Cimatti|Rinaldi Filippo|1927-12-10

307 /Rinaldi Filippo / 1927-12-10 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



Nagasaki, 10 dicembre 1927

Amatissimo buon Papà,


La sua dell'11 Novembre mi trova a Nagasaki, dove Monsignore mi ha chiamato per aiutare la parte musicale. Grandi feste! Posso così fare altre preziose conoscenze con questi Vescovi missionari.

Ora certo il Sig. Don Ricaldone sarà ritornato. La Cina non gli ha fatto del male, anche se l’hanno bloccato o arrestato. Noi avremo materia per stare allegri col bravo Ispettore Don Canazei che diceva che il Sud non è pericoloso!

Quanto ai rinforzi giapponesi ritardati, certo che se così succede c’è il suo perché, ed Deus scit. Se Don Cimatti ha insistito è:

  1. Per le pressioni di S. Ecc. il Delegato e di altri missionari che domandano.

  2. Perché più si tarda peggio è, non potendo questi rinforzi essere utilizzati che fra due anni. Lei faccia i calcoli, ed ora è un momento buono perché i giapponesi vedono bene l’Europa, l’Italia.

È un momento buono pure per la religione, perché il Governo la vede bene. Le pratiche per scuole sono lunghissime e per queste, se non vogliamo metterci in mano a soli pagani, ci vuole personale… E poi una cosa è da studiarsi davvero con amore per il bene di questa nazione. Quante verità non si possono scrivere sul Bollettino!

Mi creda, amato Padre, il Giappone dà di volta a tutto andare. L’elemento studenti delle scuole superiori è imbevuto di principi filosofici socialisti e comunisti. La pletora di studenti che affolla le scuole superiori (l’Università di Tokyo ne ha 7.000, quella di Niza 10.000) non trova di che occuparsi – molti entrano nella polizia, e pensare che il Giappone pensa che sarà la polizia che salverà il Giappone… La mentalità giapponese è superficiale, non riflette… e allora? Lei vede certo le conseguenze, che per me vedo chiarissime e non ci vorranno molti anni. L’elemento operaio è formato appunto di questi elementi, da queste mentalità, che piene di amore di sé, si ritengono capaci di tutto e di aver bisogno di nessuno. Mio buon Padre, non tardi. Lei scrive: “Dio va lento, ma non vuole lenti voi”. Gli ho detto in confidenza: “Ma caro Gesù, noi vogliamo andare in fretta, ma se Tu vai lento, e se i Superiori vanno lenti, come posso ubbidire al Superiore che mi scrive: Non vuole lenti voi”?

Credo mio dovere insistere quindi indipendentemente dalla questione del noviziato; mandi qualcuno, prete possibilmente, che non debba pensare che allo studio della lingua.

Quanto alla relazione alla S. Sede l’ho spedita (se non erro) al Sig. Don Tirone come era prescritto tassativamente dalla sua relativa circolare (al delegato delle missioni). In altra occasione farò come mi consiglia: dopo tutto per me è ancor più facile.

Lei dice che invece di 150 missionari ne dovrà inviare mille. Ma abbia fede, mio amato padre, e ne invierà di più.

Per i confratelli nulla di nuovo: tutti un po’ stanchi per i lavori di Oita e Nakatsu. Certo Mons. Hayasaka mi conosce, è stato mio fedele interprete nella grande commemorazione francescana a Kagoshima e spero ci aiuterà molto, pur non essendo della nostra diocesi: conto molto su lui per avere delle vocazioni. Vedrà!

Quanto alle notizie dei giornali di terremoti, tifoni, ecc. Lei stia tranquillo. La nostra zona è difesa specialmente da Maria A. e Don Bosco, non è zona battuta. In casi gravi telegraferei.

Guardino sempre i nomi; se non vede Miyazaki, Oita, stia calmo… ed abbia fede. Riscriverò tornato a Miyazaki. Mi benedica.

Suo

don Vincenzo Cimatti