Cimatti|Ricaldone Pietro / 1932-2-8

892 /Ricaldone Pietro BS / 1932-2-8 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 8 Febbraio 1932


Un po’ di meditazione sul passato1



M. R. Sig. Don Ricaldone,


Una data per noi memoranda


L’8 febbraio 1926 segnava per la nostra P. Società una data memoranda: l’entrata cioè in Giappone dei primi missionari salesiani di Don Bosco. Lo ricordiamo tutti. Una mattina nebbiosa; là nel porto di Moji, nell’ansia di trovare anime amiche che ci aiutassero pel disbrigo del nostro sbarco; la nebbia che si squarcia e si dilegua, il panorama del porto, il paesaggio verde e fiorito e lontano le cime dei monti nevosi irradiate dal sole; il volto sorridente di P. Martin delle Missioni Estere di Parigi; la prima entrata nelle case giapponesi; la novità di questo mondo così caratteristico pei suoi costumi, per la sua lingua; l’accoglienza paterna dell’allora Vescovo di Nagasaki Mons. Combaz di s. m.; la visita ai luoghi sacri della storia della Chiesa cattolica in Giappone, che ci mettevano chiaramente sott’occhio il diuturno sacrificato lavoro dei missionari; la nostra prima entrata in Miyazaki… Quanti ricordi!

Persone care allora conosciute, ed ora scomparse. E dopo un affrettato anno di incompleto lavoro di formazione e di studio, le prime manifestazioni del nostro povero apostolato. I primi sbagli (e quanti!); le prime delusioni; le prime consolazioni accompagnate dagli inevitabili dolori… Meminisse juvabit.


Il nostro metodo


Se qualcuno dei fratelli nostri o dei nostri benefattori risfogliasse il Bollettino e Gioventù Missionaria dal ‘26 ad ora può seguire le fasi del nostro modesto lavoro. Realizzare la gloria di Dio e la salvezza delle anime coi mezzi in uso fra noi salesiani – metterci, mi lasci dire così, nei panni del nostro Don Bosco – tentare di fare come avrebbe fatto Lui, fu la nostra parola d’ordine – penetrare nelle famiglie per mezzo dei fanciulli; farcene corona; vivere di loro e per loro, è quanto si cercò di attuare – suscitare intorno a noi amici, simpatie, relazioni con ogni ceto di persone – consacrarci alle opere di carità più apprezzate dal cuore gentile dei giapponesi (fanciulli, ammalati, poveri e vecchi) fu la nostra meta. Ho la piena convinzione che anche in Giappone il sistema di Don Bosco, applicato a fondo, è più che mai adattato a queste nature, e non potrà non condurre che a ottimi risultati.

L’esperienza, che ora per necessità di cose non possiamo che fare in piccolo, ce lo fa vedere chiaramente. Ci troviamo, è vero, di fronte ad una nazione, che non ha lesinato e non lesina punto nei mezzi educativi: quanto di più moderno ed efficace in questo punto si viene attuando nel mondo, si tenta con gli opportuni emendamenti di riprodurre da questi buoni giapponesi. Vi riescono forse solo nell’apparato esterno, più dal lato teorico che dal pratico, ma la realtà è che in questa, come in altre parti del progresso sociale, il Giappone vuol essere alla testa. Ma Don Bosco trova da lavorare qui, come altrove e più che altrove. I fanciulli, i giovani… li vedete numerosissimi dappertutto. La povertà e la miseria materiale e morale… qui, come altrove e più che altrove. Ah, sì, Don Bosco, è in casa sua anche qui – e farà certo anche qui i miracoli di bene che ha fatto altrove.



Condizioni


Quel tanto che si è potuto finora realizzare dopo Dio, è dovuto ai nostri benefattori. Come numerarli e ringraziarli tutti? Già si viene delineando anche un po’ di movimento di organizzazione dei nostri cooperatori fra noi. Questi, uniti alla falange di quanti sono sparsi in mezzo al mondo sono gli aiuti nostri.

È per voi, o Superiori, o fratelli, o giovani allievi ed ex-allievi; o cooperatori e cooperatrici nostre, che abbiamo potuto fare quanto in questo sessennio si è realizzato. Godetene e continuateci il vostro aiuto, che i bisogni crescono. Godetene, perché la mercede vostra è scritta in cielo, godetene perché per mezzo vostro, anime sono salvate; poveri orfanelli sono raccolti ed educati, ad altri si fa apprendere un mestiere; poveri vecchi trovano conforto ed aiuto per chiudere in pace i loro giorni; anime chiamate da Dio possono realizzare la loro vocazione. Voglio nominare fra i nostri amici una categoria di persone che meritano tutta la nostra ricompensa. Anime, che consacrate a Dio nei conventi, nei monasteri, negli ospedali, pregano specialmente a che il lavoro dei poveri salesiani in Giappone sia fruttuoso. Oh, quanta fonte di bene proviene dalla preghiera umile, nascosta, sacrificata!

M. R. Sig. Don Ricaldone, voglia comunicare a tutti gli amici della missione giapponese il sentimento di gratitudine dei missionari, dei cristiani nostri e di quanti con noi all’inizio del nostro settimo anno di apostolato lavorano.

Preghi per noi e ci benedica.

Dev.mo

Don V. Cimatti, sales.





1 Manoscritto inedito.