Cimatti|Rinaldi Filippo|1927-12-1

02 /Rinaldi Filippo / 1927-12-1 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


Venerabilissimo ed amatissimo Padre,


Sono ad Oita per le feste di S. Francesco Saverio, presenziate da S. Ecc. il Delegato Apostolico che accompagnerò a Nakatsu (non conosceva ancora queste due residenze) e poi andrò a Nagasaki (così mi consiglia il Delegato stesso) per la consacrazione di Mons. Thiry, nostro nuovo Vescovo.

Dagli “Acta” avrà veduto come Miyazaki-Oita sono affidati alle Missioni Estere di Parigi e quindi noi siamo ancora “ben lontani dalla meta… Meglio così… C’impraticheremo; metteremo molta acqua sul fuoco; ritarderemo molte cose… Se così avviene è certo per volere di Dio e così sia. Ho parlato col Delegato per avere direttive, perché mi preme che lo spirito di Don Bosco sulle relazioni colle autorità ecclesiastiche sia perfetto. Ed il sottoscritto non avendo mai fatto questo mestiere, mastica assai poco.

Quali obblighi abbiamo noi? C’è un libro al riguardo? Certo per l’andamento morale della cristianità, per le relazioni morali da compilarsi, ecc., per le facoltà che Monsignore vorrà concedere (dice il Delegato) bisogna dipendere.

Domandavo: “Vorrà entrare nella questione amministrativa? Per riparazioni, ecc. riadattamento di locali utili al nostro lavoro, ecc. ecc.? Queste benedette case, questa proprietà di chi è?” Mons. Delegato pensa che Mons. Thiry non vorrà certo immischiarsi in questo genere di cose… ma ripeto: “Don Cimatti che non capisce niente di queste cose, desidera direttive per non intralciare nulla”… Il Delegato conclude: “I francescani hanno aspettato cinque anni ed avevano dal Vescovo carta bianca”. Lo pregai a tastare il terreno, ed intanto anche Lei mi dica quid facere.

Prefetto Apostolico di Kagoshima è P. Egidio Roy, superiore attuale dei francescani.

Le rinnovo finalmente qualche raccomandazione:

  1. Il Delegato – sia pur ridendo – batte sul solito chiodo di cui vociferano l’Ispettore e confratelli cinesi e forse più lontano. “Don Cimatti, eh! eh!…” Lei conosce questo povero uomo e questa povera testa. Perché avvelenargli inutilmente il sangue? Mi lascino lavorare tranquillo, senza ciondoli e senza abiti da commenda (ma mi lasci dire così)… Guardi! Credo allora sia meglio tornare in Italia.

  2. Dal momento che è desiderio della Chiesa siano separate le autorità, secondo me è meglio che i Superiori pensino a separare subito. Così si lavora sul sodo. Tanto dovremo aspettare ancora qualche anno.

II Decreto è del Luglio 1927. Vuole che nel 1928 la S. Sede, che sentirà il parere del Vescovo (che dirà: “non ho ancora il possesso della Diocesi che già debbo dire: ho tanto lavoro che da solo non posso dirigere? Date pure un pezzo della mia torta ai salesiani!”), poi del Delegato, ecc. “pensi ai poveri figli di Don Bosco!” Se faranno in fretta sarà nel 1929-30 e forse 1931. Deo gratias! Meno responsabilità, ma meno lavoro salesiano, certo. Tutto questo umanamente parlando, perché dopo una risatina cordiale fatta con Lui, le cervellotiche impressioni (che però ritengo fortemente vere) mi lasciarono in pace. Pensando ai cavoli trapiantati: Nagasaki, Fukuoka, forse Kagoshima… Dicono che ci vorrebbero mandare nel Nord… Pensavo alle difficoltà provate da Don Bosco nel fondare la nostra Società, a petto delle quali questi sono ninnoli… E buttandomi in Dio concludo: “Pensateci Voi!”. Dopo tutto se vi sono tutte queste difficoltà, è segno che il Signore le vuole e l’opera nostra ne guadagnerà.

Riassumendo:

  1. Don Cimatti scongiura che non gli si diano cariche onorifiche, ciondoli o abiti speciali: non accetta. Credo che qui il voto di obbedienza non c’entra per nulla. 1

  2. Don Cimatti, fino ad ordini contrari (nonostante le lettere dell’Ispettore Don Canazei) dipende dall’Ispettore.

  3. Don Cimatti prega i Superiori di pensare subito, se si costituirà la Prefettura Apostolica, alle due branche: diocesi e opera salesiana. Don Tanguy, Don Piacenza sono santi, abili, ecc. ecc. Don Cimatti non sa comandare: è tanto evidente la cosa che i confratelli me lo dicono. Che farci? Ipse fecit nos! Sarà (dirà Lei) perché “non sai ubbidire e perché sei superbo”. Sarà anche per questo. Ma penso che per queste cose ci voglia una disposizione naturale che Don Cimatti non ha. Mi lascino dunque soldato sgobbone, che fa il matto sul palco, che suona e canta e balla. Basta di queste incresciose questioni, che tolgono l’appetito, la pace… e mettono in pericolo la salute dell’anima.


Per me personalmente:

    1. Salute ottima.

    2. Studio e lavoro ce n’è fin sopra i capelli, basta volere. Religiosamente mi pare di essere a posto per le pratiche di pietà. Il Signore mi viene talmente facendo toccare con mano la mia miseria spirituale e morale (superbia, cuore, ecc.) che se non sapessi esser cosa buona, ci sarebbe da disperarsi. È anche in vista di questa convinzione evidente che insisto su quanto sopra.

Comodità (di fare le pratiche di pietà c’è: sono allo stesso punto. Vivo desiderio di migliorare. Se devo farle da solo difficilmente… Le faccio meno male. Dall’altro lato il cuore, i sensi reclamano la loro parte e nella zona pagana c’è da stare sempre in guardia. I confratelli, grazie a Dio, tutti bene di salute materiale e morale personalmente – nelle relazioni fra di loro non vedo chiaro, ma si capisce “tot capita tot sententiae…” e nel lavoro apostolico qualcuno vorrebbe fare fuoco e fiamme – i direttori debbono naturalmente moderare, perciò piccoli (come si capisce) urti, contrasti, ecc. Ma se non siam neppure in casa nostra! Sono tutti buoni salesiani però e perciò… Non faccio relazione particolare sui singoli non essendoci particolarità di rilievo e non potendo in questa occasione dilungarmi nei rendiconti (conviene pure si abituino a fare il rendiconto anche ai loro direttori).

Notizie particolari che non ricordo se già le ho dato:

  1. Con Margiaria fui ad Oshima per l’inaugurazione della scuola femminile dei francescani e feste eucaristiche (processione). Tutto riuscì bene, concerti, feste, con gran vantaggio delle anime.

  2. A parte e in lungo più tardi delle nostre feste di Oita e Nakatsu.

Non posso certo concludere senza presentarle a nome dei singoli confratelli e mio auguri cordiali per le buone e sante feste. Voglia Lei avere la bontà di farsi interprete dei nostri sentimenti presso i singoli amati superiori, specialmente il Sig. Don Giulio (se è ancora vivo) e il Sig. Don Giraudi. Certo ogni giorno li ricordiamo.

Voglia benedirci con tutta l’anima e soprattutto benedica chi l’abbraccia nel Signore.

Tutto suo aff.mo


don Vincenzo Cimatti


P.S. - Parlando col Delegato questi insisteva a che insistessi per l’invio di qualcuno per iniziare lo studio della lingua. Lo assicurai delle mie insistenze e rinnovo e ripeto: “Dopo due anni di studio chi ha attitudine allo studio balbettando si fa capire e capisce… prima non è possibile senza danno”. Chiaro? Perciò insisto, insisto, insisto. Devo mandare progetti per il noviziato? E per le Suore? Dunque anime belle dei Superiori, aiutate questo buono a niente, se no…

1 Su questo argomento tornerà più volte anche in seguito.