Cimatti|Ricaldone Pietro / 1932-11-27

1022 /Ricaldone Pietro / 1932-11-27 /


a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



Takanabe, 27 novembre 1932

Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,

Deo gratias! Coll’animo riboccante di gioia le comunico che il povero Don Lucioni, scosso dalla sua lettera e aderendo alla grazia di Dio, resta. È una grazia della Madonna e di Don Bosco. Bisogna pregare per la consolidazione e guarigione totale del suo cuore e della sua testa.

Un’altra notizia buona. Oggi a Takanabe 13 Battesimi e per i grandi la prima Comunione – buona retata, che consolerà il cuore di Don Piacenza: meritato premio alla sua fede e alle sue fatiche e all’offerta a Gesù delle non poche sofferenze fisiche… perché ammalato, e delle sue preoccupazioni… perché economo. Per ora il massimo problema è far fare bene il tirocinio ai chierici, occupandoli bene col personale che c’è – ho necessità di espansione, se no sarò obbligato a domandare almeno per qualcuno la dispensa dal tirocinio. Mi aiuti il Signore e i Superiori.

Fine del mese, quindi mio rendiconto.

Cose notevoli: nulla. Spine pungenti in parte risolte, in parte perseveranti, con viva fede nella Provvidenza e nei Superiori.

Lavoro… Se non fossi legato dalla scuola, potrei fare di più per l’apostolato. Ah, quanto avevo sognato l’invio di un filosofo… Ma possibile che non ce ne siano? Povera e sola ne vai filosofia! Sia fatta la volontà di Dio!

Salute al solito, cioè buona. Tutto il resto regolarissimo… Non viene meno la buona volontà di farmi santo… Ma ne passerà ancora dell’acqua sotto il ponte… Di tanto in tanto lo “stimulus carnis”… Ma ringrazio Dio che mi ha dato il cuore così. Basta che riesca ad amare Dio, “et dives sum satis”.

Ho bisogno al solito di forza e carità nella correzione – di vigilanza affinché nessuno degli affidati a me si perda. Faccio pascolo dei ricordi confidenziali e del manuale del Direttore. Tento di istruirmi sul codice e ripassare la Teologia, di cui ho bisogno come il pane, e che non so… purtroppo.

Rendiconto degli altri. Cose notevoli non ci sono: ecco alcune notizie.


        1. Don Carò fu fortemente raffreddato. Don Tanguy anzi temeva qualche cosa (malattia al petto) ma pare tutto scongiurato. Forse lo proporrò ai Superiori per la nuova residenza di Miyakonojo. Dopo le feste di S. Francesco di Sales invierò.

        2. Gli altri bene. Il ch. Baratto di nuovo un po’ stanco di testa.

        3. A sostituire Don Margiaria nell’assenza, d’accordo col Consiglio, metterei Don Marega. Se la cava benino per la lingua: è già pratico dell’ambiente, penso che l’atto di fiducia gli farà bene spiritualmente. Così lo si vedrà anche alla prova quid valeant numeri…

La realtà della vita lo correggerà in molte cose – ha già fatto molto profitto e ancor più ne farà, perché non gli manca ingegno, buona volontà. Ha bisogno di chi lo ama e comprenda, e poi mi pare che se ne fa quel che si vuole (è così di tutti gli uomini). Gli ho anche affidato studi speciali e recentemente ha fatto un giretto nelle parti di Kyoto, appunto a questo scopo.

        1. Gli altri confratelli discretamente bene corporalmente e mi pare bene spiritualmente. Qualche nervosismo e scatto di tanto in tanto – ma lavorano e si vogliono bene e ci vogliamo bene. Si desidererebbe convertire tutto il Giappone, ma… Si convertirà.

        2. Don Cecchetti sofferente, ma mi dice che è stato sempre così. Forse non si sarà aperto coi superiori. Ora è assai afflitto per la malattia incurabile di mamma. Preghiamo. Per i confratelli ammalati sono i parafulmini della missione. Dispiace per loro, perché difficilmente si rassegnano vedendo il lavoro che c’è da fare.

        3. Chierici e coadiutori benino in tutto. Desidereremmo più intensità di studio, ma credo che la mediocrità e meno, dà quel che può dare.


Deo gratias! Oggi ho ricevuto le sue consolantissime. La Madonna, Don Bosco e i Superiori si fanno onore. (Non ne ho mai dubitato, pur avendo un po’ gridato e magari qualche volta stonato… Ma penso a Lei, anche musico… Ricorda quando in ufficio preparavamo i libretti del “Su cantiam”? Oh, che tempi!).

Lei mi ha caritatevolmente fatto capire che comprende anche le mie stonate!

Deo gratias! – Seguo a puntino le direttive indicate e sono sicuro di non sbagliare. Che vuole? Don Cimatti è così: ha bisogno di essere guidato, e poi gli diano batoste, lavoro, laetantes imus.

Crocioni? Ma se li domanda al Signore! Tutte le volte che vedo un confratello soffrire domando, domando… Pare incredibile che su questa pellaccia non attacchino i dolori fisici! Beh! Verranno anche quelli. Per me basta che non siano quelle croci… Se bene, quelle luccicanti… per cui bisogna essere “reid, poumpé, fese pourté la coua…”. [dialetto piemontese]

Sì vicino alla Croce, la Mamma e vicino a Don Bosco, perché dire Maria A…. Grazie del bene fatto con questo bel pensiero all’anima mia.

Mi raccomanda l’allegrezza… Ah! Amatissimo babbo, ma se è proverbiale tra i missionari del Giappone… Mons. Castanier mi chiama la “vieux singe”…

Mons. Breton mi prega di scrivergli in francese e fa buon sangue… Alle adunanze dei magnati, il Delegato è obbligato a richiamarmi all’ordine: “Ehi laggiù… Il Kyushu…”. Non le dico nei concerti… Ah, se mi vedesse in Figaro (Barbiere di Siviglia)… Mi raccomandi altro, amatissimo Signor Don Ricaldone.

Sì, sì… Compiere generosamente la nostra missione. Mi aiuti il Signore a compiere il dovere, tutto, tutto… Ah, peccato non saper fare… Mah! Deus scit.

Ed ora alcune direttive di massima.


              1. Per espandere l’Opera dei Cooperatori nelle diocesi, ecc., occorrerebbero speciali autorizzazioni dei Vescovi – idem per le nostre devozioni. (Opera del S. Cuore – associazione dei devoti di Maria Ausiliatrice.) Non vorrei che avesse l’aria di incettare elemosine e che quindi qualcuno si allarmasse.

              2. Secondo Lei avvenendo il trapasso della proprietà asilo e terreno delle Suore, è un caso del Can. 2347 (se non erro) essendo intenzionalmente come terreno della missione (usufruendo però dei soldi donati dal Sig. Don Torquinst, ed essendo stato la buona occasione allora e con prestito dei PP. M. E. P., ancor da restituire) per cui si debba ricorrere in alto? Oppure si può pensare in altro modo e Lei ha autorizzazioni speciali?


Scriverò a giorni al Sig. Don Giraudi. Deo gratias! Con le loro risposte vado avanti con sicurezza. E per stavolta basta.

Amato Sig. Don Ricaldone, vedendo qua e là la sua figura… Ma sa che è diventato vecchio? Su, su, diamine, coraggio… anche Lei; e si tenga su, su in alto, non piegato!

Preghi per noi, lontani, ma più vicini (non temo smentita) a Lei nell’affetto, nella preghiera e nel voler essere buoni suoi figli.

Mi benedica in modo speciale.

Tutto suo aff.mo

Don V. Cimatti, sales.