Cimatti|Ricaldone Pietro|1948-7-…

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a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



Luglio 1948

Rev.mo ed amat.mo Sig. D. Ricaldone,


Deo gratias! Dal 25 maggio al 5 luglio si è finalmente chiusa la nostra peregrinazione, e siamo in Giappone. Le vicende del viaggio or tristi or liete si sono succedute come in tutti i viaggi di questo mondo. Eravamo in 6: casa regolamentare dunque. Distribuite le varie mansioni, tutto procede bene, ed ognuno cerca di far meglio che può la sua parte, perché il materiale e lo spirituale della comunità funzioni in pieno. Quando poi non si parla la lingua del paese, sorgono peripezie impensate che danno colorito e tonalità al viaggio, ne rompono la monotonia.

Mi sono però persuaso che si può girare il mondo anche senza parlare l’inglese. Perché sul più bello vi si presentano, o a togliervi d’imbroglio o a complicare la situazione, volenterosi che si dicono pronti a parlare lingue le più disparate e che, nel maggior numero dei casi, vi lascian ancor più negli impicci. Ma al postutto, basta accontentarsi; e chi si contenta gode: e così facevamo noi.

Gioie ineffabili poi nel rivedere confratelli carissimi nel breve tempo di transizione, e che con vera carità si fanno in quattro per facilitarvi ogni cosa, che vogliono farvi vedere il loro lavoro, che vogliono interessarvi di quanto sta loro a cuore, che vi si fa insomma provare in pratica la realtà del QUAM BONUM ET JUCUNDUM HABITARE FRATRES IN UNUM! Ah!, evviva D. Bosco, che ci ha voluti così!

Ed eccomi al telònio. Le necessarie visite di ufficio alle autorità religiose e civili – la visita alle case per rendermi conto della situazione – la presente relazione al nostro amatissimo Padre e agli altri Superiori.

Non esagero. Nel decorso anno i cari confratelli, corrispondendo alla bontà della Provvidenza, hanno fatto miracoli. Mi sembra di sognare nel vedere tante cose nuove a Tokyo: l’ampliamento della scuola professionale D. Bosco; tre grandi edifici che raccolgono a Kokubunji i ragazzi della strada (oltre 150); la nuova casa di Meguro, che si inizia coll’Oratorio festivo.1

In missione la riorganizzazione delle case distrutte a Nakatsu (Orfanotrofio), a Oita, a Miyakonojo; e soprattutto la scuola media a Miyazaki, risorta in pieno dalle rovine e già frequentata da 270 allievi. Lavoro in pieno anche per le Figlie di M. A. e per le suore giapponesi della Carità di Miyazaki. È proprio l’ora delle opere di Carità e di beneficenza, e beati noi salesiani, se, fedeli allo spirito di Don Bosco, vi sapremo navigare in pieno.

Buono pure il risveglio dei giapponesi verso la religione nostra, ed in questa attività, non solo i confratelli della missione ma anche quelli di Tokyo, non stanno colle mani in mano.

In missione danno ottimo risultato le riunioni giovanili, tanto maschili che femminili, per l’attivo lavoro, che anche se ancor pagani, fanno per il bene della missione stessa. Nella nostra residenza di Miyakonojo, ad es., in occasione del disastroso terremoto di Fukui (del giugno scorso) per aiutare i sinistrati questi bravi giovanotti e ragazze raccolsero ben Yen diecimila. Così ad Oita l’attività giovanile organizzata in occasione del movimento cattolico contro la stampa oscena che, con le libertà democratiche, tenta di straripare anche in Giappone, raccolse ben 60.000 firme.

Quali siano i disegni di Dio per questo povero popolo è difficile il dirlo: non bisogna certo farsi illusioni troppo rosee. Non si rompono in breve decorso di anni, le tradizioni secolari da cui è avvinto. Nelle sue manifestazioni familiari, religiose il Giappone tira dritto come prima. Nelle sue manifestazioni sociali sente tutte le conseguenze di un popolo vinto, che tenta di assestarsi alle direttive democratiche, cui è più o meno preparato. La lotta per la vita materiale, per il riconoscimento adeguato dei diritti del lavoro operaio e agricolo, per la ricostruzione delle abitazioni, per la riattivazione del suo commercio e della sua industria, che prima invadeva il mondo, dà origine anche qua a terremoti sociali, analoghi ai suoi terremoti tellurici, ai tifoni, alle inondazioni, che continuano a tormentarlo.

Il povero Giappone non ha ancor trovato l’ubi consistam, e il suo equilibrio instabile va volgendosi qua e là in ritmo irregolare, come per le questioni sociali, così per le religiose.

Si può in cifre sintetizzare il lavoro annuale salesiano missionario come segue:

In missione: cristiani 2.163 – battesimi 449 – catecumeni 439 - Comunioni 124.637 –

matrimoni 29

Orfanotrofi 5, allievi 537

Ospizi 2, ricov. 65 – Scuole primarie 2, allievi 285 – scuole medie 3, allievi 330

Asili d’infanzia 4, allievi 375 – Scuole varie 2, allievi 80. Scuole domen. all. 150

Sto preparando relazione speciale del lavoro salesiano a Tokyo che si estende oltre che alla gioventù povera negli orfanotrofi e oratori, nella scuola media professionale D. Bosco (allievi 300) e alla propaganda stampa colla Società D. Bosco.

Coadiuvano pure salesianamente le Figlie di Maria A. e le suore della Carità giapponesi.

Si possono valutare a duecento i battesimi amministrati dai nostri: numerosi pure i catecumeni.

Data la pressione continua della Cina e Russia comunista in Manchuria, d’ordine delle autorità ecclesiastiche ci siamo ritirati momentaneamente da Dairen, tanto più che sono rimpatriati i giapponesi, per cui in modo speciale si lavorava.

La riorganizzazione educativa del Giappone sulla base dell’obbligo dell’istruzione esteso a nove anni per tutti, mentre ci mette nella necessità di riorganizzarci per la scuola media sulle nuove basi, ci ha dato la possibilità per i nostri orfanelli di avere approvata la scuola per loro nelle nostre case, mentre pian piano andiamo avviandoli al lavoro professionale – agricolo con iniziali laboratori di vario genere (falegnami, calzolai, sarti, ecc.)… proprio come faceva D. Bosco nel suo primo Oratorio.

Mentre i confratelli si danno un po’ di turno pel riposo estivo, attendiamo ai nostri Ss. Spirituali Esercizi. Il sottoscritto tenta di far conoscere ai confratelli la parola d’ordine, le esortazioni, i consigli dei nostri superiori, che da otto lunghi anni non ci erano giunti.

Partecipiamo così tutti alle gioie, ai dolori, alla ricostruzione della nostra cara Società, e, dimenticando il passato, con rinnovato ardore vogliamo rimetterci al lavoro.

Come in gran parte del mondo, anche noi siamo in mezzo a ruine e a miserie materiali e più spirituali; anche qui si fa sentire la lotta del male contro il bene. Voglia, amato Padre, sostenerci colle preghiere ed aiuti noi, i fratelli nostri, gli allievi e cooperatori. E preghiamo a ché il Giappone non dica di no al Signore, che gli apre la via alla fede.

Suo nel Signore

D. V. Cimatti, sales.

1 La nuova casa di Meguro è dove ora si trova la omonima parocchia salesiana detta anche di Himonya dal nome della zona. All’inizio era in mezzo alle risaie, ora è una zona centrale di Tokyo.