Cimatti|Rinaldi Filippo / 1927-1-30

236 /Rinaldi Filippo / 1927-1-30 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



30 gennaio 1927

M.R. Sig. Don Rinaldi, Padre nostro amat.mo,



Posso ora darle notizie un po’ più chiare della nostra posizione. Ecco quanto è combinato col Vicario della diocesi. Col primo di Febbraio entriamo ufficialmente a Miyazaki, col 20 Febbraio a Nakatsu, col 10 Marzo ad Oita. Deo gratias! 1

Alla benedizione del Delegato Apostolico, unisca abbondante la sua, che davvero ne abbiamo bisogno. Sentiamo la nostra insufficienza, ma d’altra parte se non ci buttiamo un po’ in acqua con questa benedetta lingua non si nuota.

Faremo del nostro meglio e dove non arriviamo noi faranno Maria Ausiliatrice e Don Bosco: anzi è meglio facciano e faranno tutto loro, così certo tutto andrà bene.

Unisco relazione di Don Tanguy e Don Piacenza che partiti il 29 c.m. sono andati a Nakatsu e Oita per un primo sopralluogo e contatto, mentre il sottoscritto ha parlato di S. Francesco e di Don Bosco a Miyazaki, facendo così la prima conferenza salesiana in Giappone.

Come vede il buon Dio ha voluto che proprio in questi giorni delle memorie nostre, in qualche modo iniziassimo salesianamente le cose nostre. Quanto alla nostra vita salesiana:


  1. Orari regolari secondo le nostre case in cui hanno il primo posto le pratiche di pietà.

  2. Due ore di scuola. Spero che il 20 c.m. finiremo il 12.mo libro e così le elementari sono finite. Quando avremo alla mano questi 12 libri (di cui due furono studiati a memoria) avremo già un materiale per la lingua parlata e scritta, quale non ha la massima parte dei giapponesi. Già quasi tutti hanno letto il catechismo ed altri libri; la preparazione delle prediche domenicali è già alla mano; quello che ci manca è la pratica della lingua che certo si faciliterà in questi mesi; i preti si preparano già a gran forza sugli esami di coscienza per avere il materiale per le confessioni. Fortunatamente i cristiani si preparano per questi esami. Diremo loro: “Per ora capiamo tutto!”. C’è dentro tutta la teologia e ancora un po’… E avanti nel Signore.

Creda che è stato un bene per noi aver impiegato questo tempo insieme nella lettura di questi libri. Forse parleremmo un po’ di più, ma non leggeremmo, e col leggere si fa molta strada e si ha in mano la chiave per fare da sé: ed è così appianata la strada per il futuro.

Non bisogna illudersi: per essere bene a posto, occorrono due anni di studio intenso, se non si va sui trampoli e non si è mai a posto. Il giapponese è difficile a parlare e a scrivere, non ha contatto alcuno con la nostra lingua (finora due sole parole su migliaia ho trovato simili all’italiano = Pan (pane, e non è giapponese perché non l’hanno e tanto che ha lo stesso nostro significato di quantità), e si tratta di affidare alla memoria migliaia di vocaboli, uniti in costruzioni stranissime, che hanno un po’ del latino, e con lungaggini indefinite di espressioni, che essi chiamano enfatiche.

  1. Per la salute salvo le indisposizioni inevitabili, tutto bene. Già fioriscono i prugni, pur con -7° di temperatura al mattino! Non è il caso di parlarle di stufe. Ah, terribili gli incendi giapponesi. Se incomincia una casa e c’è vento non c’è che far fagotto. L’altro ieri nella nostra prefettura un incendio ha messo 5000 persone al fresco. In un altro posto vicino a Miyazaki quasi un migliaio idem. Di notte gira il tamburo segnalatore (o meglio avvisatore, che si stia in guardia), ma pensi a case in legno, e… legno resinoso. Sono orribili falò di cui è vana la descrizione.

  2. Il nuovo periodo di assestamento porterà certo un po’ di sconquasso, ma insisterò, a) con visite, b) con stretto orario (pietà, studio) con affidare incarichi per rendersi esatto conto della situazione, di allontanare la malattia della solitudine, diversificando la vita necessariamente monotona in principio.


Notizie che possono interessare:

  1. Ho visitato una piccola esposizione di “Kakemono”. Corrispondono ai nostri quadri che adornano le stanze. Sono dipinti su carta o tela o ricami, come lesene di colonne. Ho avuto un’idea dell’arte giapponese pittorica. Delicatissima, ispirata a uno splendido concetto della natura, pudicissima.

  2. Avendo un cristiano ammalato all’ospedale ho voluto andarlo a visitare (quasi, quasi il Padre mi dissuadeva, non capisco perché, ed è così gradito ai cristiani, e dovere – dico io).

  3. Ho avuto occasione di parlare col P. Callisto, francescano, che è direttore di una scuola di figlie di Oshima: vorrebbe che andassi là a fare un concerto.

Per la fondazione di scuole vi sono regole fisse legali – insiste che alla testa vi sia un direttore straniero, se no, messo un giapponese, è una faccenda toglierlo; non è come da noi, tanta difficoltà per titoli, non essendo necessaria la laurea. Essi hanno incontrato gravi difficoltà da parte dei bonzi e da parte di qualche impiegato subalterno. Mi davano pure le notizie interessanti:

    1. Il nuovo Imperatore vede di buon occhio il cattolicesimo.

    2. Ha rifiutato di andare a prestare adorazione al tempio di Ise, a cui si facevano dovere di andare tutti gli imperatori, perché là, dice l’imperatore, non c’è nessuna divinità.

    3. I bonzi e protestanti fanno guerra accanita al progetto delle religioni.

    4. L’attuale governo vede di malocchio i protestanti per vari motivi: in una questione importante per la Corea per pubblico referendum tutti i protestanti si erano messi in lista contro il governo, nessuno dei cattolici, per cui…

Un ministro protestante tentò di ingannare con false delazioni contro i cattolici – il governo appurò la verità perdendo fiducia ai protestanti, tanto che le loro adunanze domenicali furono sempre sorvegliate da agenti segreti (la polizia in Giappone è più del governo). Il governo ragiona così: “I cattolici hanno insegnamento fisso e non possono sgarrare di lì, senza cessare di essere cattolici. I protestanti leggono la Bibbia e col colorito della ispirazione dicono quel che vogliono contro il governo”.

Il resto delle notizie al ritorno di Don Tanguy e Don Piacenza.

    1. Non fu apprezzata e perciò l’ho tolta dalla circolazione pubblica, la vignetta di un almanacco missionario. Per carità non mi mettano i Giapponesi tra i selvaggi (non discuto… Sa il Signore che cosa direi se fossi vicino a Lei), è grave per loro perché davvero sono avanti in tutto ciò che è esteriorità. Possono comparire belle fotografie prese quando essi si fanno fotografare bene. A me francamente non è piaciuta la dicitura “primi frutti…” ma se non abbiamo fatto nulla! Pensi che siamo ancora in casa dei Padri [delle Missioni Estere di Parigi] ed i frutti attuali sono loro.


Spero presto iniziare con un po’ di regolarità pubblicazioni innocue sul Bollettino. Siate sicuri che i giapponesi leggono e sono informati di tutto. Ma non fa un passo un europeo che la polizia non sappia, e il tutto con un’arte così fine che incanta. Noi usciamo poco o nulla, ma sanno perfino quel che mangiamo e sapessero l’italiano, saprebbero perfino quello che diciamo.

Quindi di questa nobile terra o dir nulla o dir bene; se si tratta di illustrazioni: che siano tali in cui essi facciano la più bella figura. Vede che mi vo giapponesizzando! Oh, sentisse nelle prediche! Ma non sa che non c’è una composizione giapponese in cui non si sdilinquiscono nella signora luna, coll’uccellino, col ciliegio fiorito! Nella predica di S. Francesco e Don Bosco, da buon giapponese, ho detto che S. Francesco era un piccolo “samurai”. Ho detto: “Si avvicina la primavera – il prugno fiorisce – i vostri figli sono belli come fiori”. Non rida ve’! Mi giapponesizzo…

Dalle relazioni orali avute dagli amatissimi Don Tanguy e Don Piacenza (di cui unisco lettere particolari) mi pare risulti:

  1. Le condizioni dei locali sono abbandonate – né si riesce dalle relazioni del Missionario a vederci chiaro – come francamente non vedo chiaro a Miyazaki. Dunque ricominciare, avvicinando i cristiani – dando comodità per la loro fede – istruendoli, ecc.

  2. Le condizioni dei locali sono un po’ deplorevoli perché da anni non si fece nulla (ho già fatto ripassare tutte le finestre della chiesa – ma con queste costruzioni in legno ci vuole oculatezza giornaliera). Ora a Nakatsu la famiglia che affittava ha naturalmente portato via luce, pavimento, pollaio, ecc. Quello di Oita fa già capire che porterà via una casa di sua proprietà… In Giappone non c’è da meravigliarsi. Specialmente i poveri hanno la casa su terreni d’affitto: se trovano a star meglio altrove e se sono sfrattati smontano la casa… e via. Il Padre di Oita (e sarà lo stesso per quel di Miyazaki) porterà via ciò che è sua proprietà, oppure offrirà (dietro compenso) alla missione mobilio, ecc.

Morale. Ormai ho finito il peculio portato l’anno scorso, queste spese impreviste, urgenti esigono un pronto soccorso proporzionato. Finora entrate su cui valga la spesa basarsi, non ci sono. Dunque, nelle forme in cui si crede mi venga in pronto aiuto perché prima che Lei riceva questo sarò al verde. Per la facilitazione degli scambi alle banche è migliore la moneta americana.

Verso il 17-18 condurrò a Nakatsu i confratelli e poi quelli di Oita e poi, da soli… no, no, con Gesù, con Maria A. e Don Bosco e con le preghiere dei buoni lavoreremo.

Come vede Nakatsu (dedicato a S. Giuseppe) si apre all’inizio del mese consacrato a Lui – Oita si aprirà nella novena della canonizzazione di S. Francesco Saverio, ed è proprio a Oita dove San Francesco Saverio predicò.

Miyazaki da tempo aperta, iniziò nella festa di S. Francesco e Don Bosco. Gli auspici iniziali sono (per me, che so quanto è costato arrivare a queste conclusioni insperate) davvero provvidenziali ed una volta di più è evidente la guida amorevole di Gesù in cui ci siamo abbandonati. E ne sono certo, se noi non saremo stupidamente superbi, continuerà a guidare come tenera Madre.

Preghi – ripeto – per noi. Abbiamo bisogno di aiuti speciali anche perché vi è impegnato l’onore della Congregazione.

Oh, sapesse quanti sguardi (e in questi sensi!) sono rivolti all’opera salesiana in Giappone…

Dunque ci aiuti con preghiere, con mezzi, con consigli e specialmente (Lei che conosce i miei bisogni) aiuti chi per tutti domanda la santa benedizione, e abbracciandola in osculo sancto Dei si professa suo figlio

don Vincenzo Cimatti, sales.



P.S. All’arrivo del Gen. Nobile (tutti i giornali avendone parlato) inviai un telegramma seguendo le nostre tradizioni. Rispose cortesemente promettendo visita.2 Buona festa di S. Giuseppe.


1 Da questo momento i salesiani hanno piena libertà di azione. Don Cimatti parroco, e Don Cavoli viceparroco. Li aiuta il coadiutore Guaschino. Anche gli altri confratelli sono ancora con loro. Prima di separarsi presero una foto ricordo, conservata. Da tener presente che si trovano in Giappone solo da un anno. Fa impressione il coraggio di Don Cimatti, se si pensa alle difficoltà della lingua. Il principio che “per nuotare bisogna buttarsi in acqua” si applica bene anche allo studio della lingua. L’esperienza dimostra che non si impara a parlare coi libri: bisogna avere il coraggio di fare la dura esperienza della vita. Del primo gruppo, Don Margiaria e Don Piacenza possedevano bene il giapponese. Don Cimatti, data l’età avvanzata, era povero di vocabolario e poco sicuro nella grammatica, ma riusciva a farsi capire. In questo i nostri non erano certamente inferiori agli altri missionari.

2 Il Gen. Nobile era arrivato in Giappone pilotando un dirigibile, ordinato all’Italia dal governo giapponese. Tornò poi via nave dopo aver visitato Miyazaki, Fu il primo a raggiugere il Polo Nord in dirigibile.