Miyazaki, 28 febbraio 1928


Miyazaki, 28 febbraio 1928

334 /Rinaldi Filippo / 1928-2-28 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani


1 Mio amatissimo Papà,

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È il giorno dell’esecizio della b. m. e perciò:

Salute: buona in tutti i sensi, mi pare.

Lavoro e studio: al solito. Posso domandarmi se faccio tutto il possibile. Non nego – come spiegherò meglio – che posso far di più, ma davvero non saprei. Lavoro e studio ce n’è fin che si vuole. Forse perché non sono in grado di usufruire per il bene delle anime quanto sarà possibile fra qualche anno, mi pare che potrei far di più… ma non vi vedo ben chiaro.

Pietà: regolare. Ecco quanto provo da qualche tempo… Spero sia una grazia del Signore davvero… Vado sempre vedendo meglio il nulla di Don Cimatti in ogni senso… Nasce questo dalla valutazione di quanto vedo in riuscita fatto così bene dagli altri confratelli? Dalla constatazione che dove mette la mano Don Cimatti più che meschinità non escono? Da una maggior conoscenza dell’anima, della povera anima mia?

In qualche momento mi pare davvero che dovrei più salesianamente stare coi giovani… ma quando nella conversazione non capiscono, viene fatto di domandarmi se non sia meglio tacere… Insomma è da un po’ di tempo che sento a più riprese voci interne imperiose, le quali mi pare di non aver provato mai prima, che mi dicono: “Fa’ così!”. Delle volte mi suggeriscono le parole stesse, mi sembra alle volte di essere spinto… e non sempre riesco (non so perché. Inerzia? paura? superbia?, è certo questa) ad accontentare queste voci… e dopo sto male.

Che cosa sarà? Maggior senso di responsabilità? In uno scatto nervoso passato del bravo Don Cavoli, mi disse: “Che non andando le cose bene dovrebbe cominciare Don Cimatti a fare l’esame di coscienza!…”. Oh, che brutta cosa dover comandare o dirigere gli altri.

Ecco il fatto nuovo che succede nella mia anima e voglia il buon Dio aiutarmi a capire chiaro e quel che è più ad agire risolutamente in conformità di queste ispirazioni (quelle buone si capisce!).

Per il resto: nulla di speciale. Ho bisogno di maggior spirito di mortificazione e di maggior cura delle cose affidatemi.

Pratiche e Ss. voti: regolari. Mi vado ripassando un po’ di teologia e codice per ora nelle parti sostanziali per noi.

Mi pare carità con tutti e di non provare risentimenti o altro con alcuno. Ammiro la riuscita del lavoro dei confratelli, vedo la mia incapacità, prego il buon Dio di non farmi vedere che le miserie di Don Cimatti, ma però sempre avanti allegramente. Certo che qualche volta – specie a tavola – può essere che sia stato un po’ troppo serio e poco cordiale. Per ora inconvenienti non ne vedo.

Unisco a questa alcuni Battesimi e nomine di Direttori (trovo ora queste carte). Scadiamo quest’anno: mi intendo poco di queste cose, ma se i Superiori mi usassero questa carità di esonerarmi dalle cariche e permettermi di lavorare guidato da un buon padre che avesse un po’ di cura dell’anima mia, mi toglierebbero da un vero incubo…

Don Cavoli: benino per la salute. Di grande attività, mi pare riesca bene e che il Signore manifesti le sue grazie nel suo lavoro. Temo mi usi troppi riguardi dimostrando troppo il desiderio di fare tutto Lui. Deo gratias! È anche questo per me fonte di umiliazione. Nulla di speciale, siamo in momento buono.

Oita. Non mi constano novità nel mese. Don Tanguy è in un momento d’assoluta calma – qualche divergenza con Margiaria nelle vedute, ma bene…

Nakatsu: idem, cioè bene in tutto. Merlino viene preparandosi per i suoi voti che spero potrà fare perpetui.

Lavoro d’azione per il prossimo anno:

  1. Continuare il contatto più intimo coi cristiani, specie quelli distanti o allontanati.

  2. Contatto diretto e indiretto in varie forme (lettere circolari, libri, visite mensili e trimestrali) dando a tutti i mezzi della grazia. Lavoro lungo e difficile e per molti delicatissimo.

  3. Rassodare alcune cristianità: spero sarà un fatto compiuto la formazione di tre nuove cristianità (Takanabe, Tano e Beppu) per il nuovo anno. Preghi e ci aiuti.

  4. Vita di Savio Domenico1 e spero devozione di Maria A. (tradotta in giapponese) e forse anche un foglietto mensile per i cristiani. Inizio della traduzione della vita grande di Don Bosco e del Vangelo unificato. Sono queste due le cose che mi stanno più a cuore, in questo campo.

  5. Lavoro (specie a Miyazaki – a Nakatsu e Oita hanno potuto fare subito non essendovi cristiani) di avvicinamento dei pagani. L’opera è delicata e difficile perché i fanciulli cristiani sono dai parenti proibiti di andare coi pagani… e bisogna trasformare idee, coscienze alla vita dell’apostolato (così scarso nell’antico cristiano giapponese…), occorre non precipitare per non correre rischio di fare un patatrac. Ah, se avessi i mezzi (che Lei non mi manda ancora)… ma, avrei già aperto un oratorio in plaga pagana, appunto per non essere in questa dolorosa situazione, che non si può dire in pubblico…

Ma grazie a Dio, vari dei padri di famiglia capiscono e pur lentamente cominciano. Si spera di organizzare conferenze di propaganda cattolica con proiezioni (già iniziato a Takanabe) nelle case dei cristiani con invito ai pagani. Ma dica un po’ se Don Ricaldone (oh! tutti così i Superiori… santi uomini) è stato finora capace di inviare le proiezioni?… Ma ricordi… sì, sì le proiezioni missionarie saranno belle, ma qui, amato padre, occorre istruzione religiosa, Vangelo, catechismo, liturgia… livello basso, babbo mio, livello basso in tutto il campo.

Ma dunque si muovano e ci aiutino. Ma cosa domando in fin dei conti? Lei lo sa. Subito alcuni per studiare la lingua e poi che ci diano delle direttive. Umili principi, ma fare, fare, fare; finché si discute, si ragiona, non concludiamo… Su, Don Bosco caro, ma cosa fate in Paradiso? Convertite il cuore duro di quei superiori, che si muovano a pietà di questa terra cara al Vostro cuore… Su, dite una parola a San Francesco Saverio… e scuotete un po’ la Madonna… Cosa volete farci? Già sapete che Don Cimatti non conclude, su, su, animo!

Perdoni, mio buon Padre, ma mi pare davvero che per mandarci qualcuno non ci voglia (direbbe Don Bosco) né una voce dal Cielo, né tampoco l’esame di dieci dottori. È mio dovere insistere ed insisto con tutte le mie povere forze.

Ed ora buon S. Giuseppe, cui abbiamo affidato la cura delle famiglie più abbandonate; voi Savio Domenico, cui abbiamo affidato i giovani pagani, pensateci voi!

Per ora nulla di nuovo – sono in vista nuovi concerti – per S. Giuseppe avremo a Miyazaki Monsignore – tutti bene e lavoranti (mi pare) nello spirito del Signore e della S. Regola.

Lei, amato Padre, preghi per noi e specialmente per me. Lei sa il bisogno che ne ha Don Cimatti.

Come le ho detto, attendo ordini e sussidi in ogni senso. Mi benedica.

Tutto suo

don Vincenzo Cimatti


1La Vita di Domenico Savio scritta da Don Bosco effettivamente uscì il 9 marzo 1929, segno della devozione che Don Cimatti aveva verso l’allora Servo di Dio.