Cimatti|Berruti Pietro / 1938-12-19

2181 / Berruti Pietro / 1938-12-19 /


a don Pietro Berruti, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



Bombay, 19 dicembre 1938


Rev. mo Sig. Don Berruti,

In primis a Lei e a tutti gli amati superiori buon Natale e buon anno…

Come promisi eccole alcune idee, anche coordinate ai pensieri di Mons. Scuderi e Don Braga. Dico come mi viene in testa senza molta coordinazione.


    1. Mons. Scuderi lamenta in Sicilia il militarismo nelle case (assistenza, file, ecc.) e nell’Ispettoria freddezza, se non contrarietà alle missioni (non gli diede neppure un centesimo… ed è davvero poco!).

    2. In qualche casa di formazione (studentato) si va perdendo la tradizione nostra che al presentarsi di un Superiore = un uomo celebre (ad es. Don Cimatti… e lo è in dabbenaggine) più non corrono incontro in cortile; troppo sono assenteisti. Mi pare che all’Oratorio anche siano giù. Dipende dai Superiori, dagli assistenti (è chiaro) che dovrebbero vedere e fare ricordare tale tradizione.

    3. In molte case la visita del missionario non era sfruttata a vantaggio dei giovani o dei chierici: confessore straordinario – speciale funzione – parlare alle Compagnie, ecc.

    4. Nei Seminari diocesani si vede slancio nei gruppi missionari – nei nostri Studentati, pur stando alle nostre Compagnie, perché non si mette un po’ di fuoco? I gruppi missionari, se ci sono, come funzionano?

    5. È sentita da tutti la mancanza della visita dei Superiori alle case – non quelle ufficiali prescritte dal Rettor Maggiore – ma di quelle ad occasione del passaggio dei Capitolari da una città, di feste, ecc… Oh, come ha fatto bene la visita del R. M. in questi ultimi tempi… Che freddo ha prodotto la disposizione della non partecipazione dei Superiori alle Vestizioni!…

    6. Capisco tutte le ragioni che mi portano i Superiori, ma (permetta) è letale alla formazione dei futuri missionari l’essere educati nelle case (o meglio in certe case missionarie, così come sono costruite)… Lei ha compreso… ma so già che cosa mi risponderebbe… Ad ogni modo il povero Don Cimatti la vede così. Certo che molte nostre case (anche missionarie) non mi paiono di poveri… e Lei sa che tanti, vedendo questo dicono (perché non sanno i veri motivi) che siamo ricchi e… e alienano altri.

Ed i poveri missionari che hanno veduto, dicono: “Qui tutto… e noi…”. Per me ho lodato e benedetto Iddio, ma più che invidia (sia pur santa), non vi è risultato: pur non invidiando, anzi deplorando tale stato di cose. Che stranezza, vero? Così comprende meglio la mia testa e sa con chi ha da fare. Con certe spese inutili viste nelle case, in missione si costruirebbero case e chiese.

    1. I missionari insistono a che, come i Superiori sussidiano le case missionarie, vogliano sussidiare le case missionarie delle Missioni.

    2. Mio pensiero: non taglino i Superiori troppo netto nella propaganda missionaria, se no si taglieranno energie potenti di bene; che se le disposizioni regoleranno qualche intemperanza da una parte, produrranno morte dall’altra. Insomma: “Non legare troppo”. A Don Cimatti poi sia pur data l’Ispettoria o le Ispettorie più povere. Ho bisogno di preghiere, che mi otterranno tutto il resto.

    3. Se il Signore mi conserva spero di non tornare più almeno per un decennio. È per me così umiliante essere considerato in un rango diverso dai miei confratelli, che vedono i frequenti ritorni (più o meno utili) del Superiore. Già lo dissi chiaramente: “Stringi, stringi… Per il motivo per cui mi avevano chiamato… cioè regolarizzazione delle cose nostre, Prefettura e Ispettoria, Maestro dei Novizi e personale – dopo la visita mi si era fatto sperare perfino che mi avrebbero tolto dalla Prefettura… Mah! Va a credere al mondo! – siamo come prima…”. Ai confratelli (che pur saranno contenti, perché il gatto lascia ballare) non fa certo del bene.


Ma Lei mi ha detto che non si può, e neppure Lei ad impossibilia tenetur – e così via. Ho capito (ed i Superiori me l’hanno detto nella forma più caritatevole e delicata) che bisogna aggiustarsi a fare tela col filo che si ha: e tenteremo di aggiustarci. Grazie somme dei tre preti: è il guadagno migliore.

Mi raccomando per la parte economica. Ho la nomea di lamentarmi, ma ho sempre presenti le parole del Ven. Sig. Don Rinaldi: “Guai se non chiedi!” e più quelle di Gesù: “Petite, pulsate…” e credo fermamente che otterrò. E per questa volta stop.

Preghi per chi sempre la ricorda.

Suo brontolone

Don V. Cimatti


E grazie degli aiuti finanziari preventivi: in genere non dico quattro, finché…



ALTRE IDEE


  1. Nelle case di formazione specialmente il personale formi un blocco di carità.

  2. Come insegnanti santifichino la scuola – vi è troppa preoccupazione per gli esami (al massimo si stringano i freni in funzione dell’esame all’ultimo trimestre), in vari vi è la mania delle lezioni cattedratiche, che nessuno capisce o pochi eletti credono di capire.

  3. Maestri e assistenti conoscano i nostri regolamenti (specie quello scritto da Don Bosco per i soci e per gli altri allievi). L’estratto nelle Costituzioni ne rappresenta lo spirito, ma non è quello su cui si è formato la Congregazione. Bisogna che tale regolamento entri così com’è dappertutto e sia assimilato da tutti.

  4. Formazione dei confessori nelle scuole di pastorale teologica. Ma perché Don Bosco, Don Rua, Don Piscetta riuscivano a confessare tanti e bene, ed ora si assiste a delle lungaggini interminabili, specialmente col femineo sexu?

  5. Oh, avessimo alla mano l’ascetica di S. Francesco, S. Alfonso, Rodriguez, Don Bosco e fossimo anche in questo un po’ più semplici!


Perdoni! Mi erigo a maestro, mentre ho tanto bisogno d’imparare: ma che vuole? Certi bocconi non vanno giù e… bisogna (pardon) emetterli.

Mi staffili e preghi per me e perdoni lo stile… letto adagio e come se fossi vicino, capirà.