Cimatti|Rinaldi Filippo / 1928-7-29

366 /Rinaldi Filippo / 1928-7-29 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani





Miyazaki, 29 luglio 1928

Amatissimo Sig. Don Rinaldi,


A giorni scriverò a lungo sulle cose nostre, ma francamente non sapendo come comportarmi giuridicamente nella questione Merlino (avendomi l’Ispettore coll’acclusa inviatomi gli incartamenti) invio a Torino. Se si trattasse da pigliar pugni… prontissimo, ma si tratta di cose ben più delicate… Perciò:

  1. Non capendo nulla di quanto dice Don Canazei cui mi ero rivolto per consiglio,

  2. Non sapendo quali siano le mie attribuzioni al riguardo prego facciano i Superiori. L’unico punto credo giuridicamente giusto è la votazione di Nakatsu; se occorre il parere del Consiglio (come dice Don Canazei) e se il Consiglio è costituito dal sottoscritto, da Don Piacenza e da Don Tanguy, eccole il nostro parere favorevole – se occorre altro, pur avendo frugato nelle norme per le proposte, non trovo nulla, quindi… È comparso negli Acta S. Sedis l’erezione della missione. Si devono attendere altre cose da Roma? e come mi disse il Delegato, all’arrivo del Decreto (è sufficiente la comparsa sugli Acta e la lettera sua in cui mi dice che devo essere superiore della missione, pur non sapendosi ancora con che titolo?) “Lei deve presentarsi dal Vescovo di Fukuoka, compiendo quelle pratiche che saranno indicate dal decreto stesso”. Dal Decreto attuale non risulta che si debbono fare pratiche speciali – e quindi il Delegato alludeva certo ad altri decreti che dovranno arrivare. Quindi attendo… Dismembrati da Fukuoka quali doveri e diritti giuridici abbiamo?

Come vede, distaccati dall’Ispettoria e dalla Diocesi, siamo come coloro che sono sospesi e quindi in peggiori condizioni di prima. L’Ispettore ci caccia – per non far sbagli non ho cambiato di un ette delle nostre relazioni col Vescovo – tutto come prima – ma è davvero una cosa un po’ difficile a concepirsi la nostra posizione… perciò… prego qualche lume al più presto. Per me ci godo per tanti motivi… ma ora ne va di mezzo Merlino, e i confratelli cominciano a domandarsi: “Di chi siamo?”, perché Don Cimatti non vuole assumersi responsabilità che non gli competono. Sarà superbia, sarà pazzia mia… ma anche la lettera dell’ispettore non è certo edificante, nei riflessi dei superiori… Per me domando solo di essere istruito nei nuovi doveri – dalle regole non li desumo, perché non ci sono – da Roma o da Torino (a meno che non siano andate smarrite lettere) nulla… perciò credo mio dovere al presente fare così ed insistere presso i superiori affinché mi aiutino: è (permetta) loro dovere e, (permetta) mio diritto, ripeto non per la mia povera persona, ma per i nostri cari confratelli. A rivederla presto… per lettera… preghi e mi benedica.

Tutto suo affezionatissimo

don Vincenzo Cimatti