Brindisi, Ascensione [9 maggio] 1929


Brindisi, Ascensione [9 maggio] 1929

461 /Rinaldi Filippo 1929-5-9 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



Mio sempre buon Papà,


Nel toccare il suolo d’Italia (Brindisi) il mio primo saluto a Lei che impersona quanto ho di più caro al mondo. Ancora pochi giorni (sbarco a Venezia) e se a Dio piace sarò ai piedi di Maria Ausiliatrice e di Don Bosco, tra le sue braccia, dei superiori, dei confratelli. Quanti motivi di ringraziare il Signore in questo lungo viaggio (sono fuori di casa dal 25 marzo). Approfitto per un po’ di rendiconto.

  1. Salute ottima in tutto.

  2. Studio e lavoro: ho cercato di occupare il tempo nello studio della teologia, del giapponese, ho preparato tutto il lavoro per la futura stampa del Vangelo unificato – relazione ai Superiori ed ho cercato di conversare col personale (specie coi marinai naufraghi del “Muggia” per fare un po’ di bene – ho tenuto una conferenza su Don Bosco e le missioni e quando si poteva dir Messa a bordo, spiegazione del Vangelo, ecc.). Ma qualche cosa, molto di più avrei potuto fare per le anime… ma sono sempre il medesimo buono a niente. Tre marinai fecero Pasqua e ne preparai uno alla prima Comunione. Deo gratias! Oh, buon Padre! Come è ignorata in alto e in basso la nostra Religione!…

  3. Pratiche di pietà. Le ho fatte da me, compreso l’Eser. b. m. (ho dimenticato la lettura delle Regole che farò in questi giorni). Ho potuto celebrare ogni giorno e fare la mia confessione quasi regolare, scendendo a terra. Ho visto i confratelli di Shanghai, Hong Kong, Port Said – nel battello avanti al nostro vi era Monsignor Mathias e Don Pasotti. Tutti, tutti vogliono essere ricordati in modo speciale a Lei. Per le mie pratiche di pietà le difficoltà solite: distrazioni, sonnolenza… Oh, quando potrò farle come le faceva Don Bosco?

  4. Ss. Regole e Voti. Nulla di speciale. In mezzo a questo ambiente mondano (quasi tutti stranieri) avrei potuto custodire gli occhi, ma grazie a Dio e a Maria A. e Don Bosco (che ho esperimentato efficacissimo nelle tentazioni contro la castità) mi pare che tutto è andato bene. Avendo trovato lungo il viaggio oggetti buoni pel museo missionario a buon prezzo ho creduto bene acquistarli. Ne riferirò al Sig. Don Ricaldone.

  5. Notizie sui confratelli per ora nessuna (le troverò certo a Torino); da un biglietto di Don Lucioni, trovato a Port Said, risulta che la festa di Pasqua riuscì assai bene e tutti stanno bene. Ma spero che Don Tanguy avrà fatto il suo dovere.


La pregherei – come ne scrissi al Sig. Don Ricaldone di decidere la questione giapponese possibilmente prima della festa di Maria A., almeno nelle linee generali per dare modo di fare gli opportuni preparativi di costruzione della casa (occorrono almeno tre mesi).

Lei mi ordinò di essere in Maggio in Italia: spero in questo di aver eseguito l’obbedienza.

Grazie delle consolazioni date con questo al povero mio cuore, specialmente per la serie di avvenimenti gloriosi e ineffabili (Festa di Maria A., la glorificazione del Padre nostro, il giubileo del Papa, il Capitolo Generale, ecc.). Quanti altri più di me avevano diritto! Grazie a Dio! Grazie a Lei e ai Superiori! Un altro favore. Mi faccia lavorare, mi faccia lavorare! Prego porgere a tutti i Superiori auguri, ossequi e assicurazione di preghiere quotidiane. Mi benedica.

Tutto suo figlio:

1 Don Vincenzo Cimatti

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