Bollettino_Salesiano_199203cooperatori


Bollettino_Salesiano_199203cooperatori

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ANNO 116 - N. 6 2• QUINDICINA • 15 MARZO 1992
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)
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SuileBsouuemuuow
Quindicinale di informazione
e d1 cultura religiosa fondato
da San Giovanni Bosco nel 1877
Anno 116 - N. 6 - 2• Quindicina
15 MARZO 1992
SOMMARIO
2 DON BOSCO RITORNA
Don Pasquale Massaro
3 LA PAROLA DEL PAPA
4 IL VOLTO DI DOMEN ICO SAVIO
Don Teresio Bosco
5 I GIOVANI E LA NUOVA
EDUCAZIONE
Don Egidio Viganò
6 CALENDARIO APRILE-MAGGIO 1992
7 Conosciamo la Famiglia salesiana
ASSOCIAZIONE EXALLIEVI
ED EXALLIEVE DI DON BOSCO
8 CONCLUSIONI DELLA
SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ
10 Conosciamo il RVA Art. 3:
VERO SALESIANO NEL MONDO
Lello Nicastro
11 ATTIVITÀ DEI CENTRI
12 SCUOLA BIENNALE
PER FORMATORI LAICI
13 Conosciamo i nostri Santi
BEATO MICHELE RUA
Don Pasquale Liberatore
15 I GIOVANI, LA CITTÀ E IL FUTURO
DELLA POLITICA
Direzione e Amministrazione:
Via della Pisana, 1111 - C.P. 9092
00163 ROMA Aurelio
tel. 06165.92.915 - Fax 06165.92.929
Direttore Responsabile:
UMBERTO DE VANNA
L'Edizione di metà mese è particolarmen-
te destinata ai Cooperatori Salesiani ed è
curata dall 'Ufficio Nazionale ACS
(Pasquale Massaro)
Via Marsala, 42 - 00185 ROMA
tel. 06144.60.945 - Fax 06144.63.614
Per riceverla rivolgersi al proprio Centro
ACS, che, tramite l'Ufficio lspettoriale, in-
vierà la richiesta all'Ufficio Nazionale.
Registrazione:
Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
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Don Bosco ritorna
P ochi giorni prima della solennità di San Giovanni Bosco, le Edizioni Paoli-
ne, con intelligente tempestività, offrivano nelle Librerie un bel volume della
Collana «Interviste-Verità» dal titolo DON BOSCO RITORNA. Intervistato dal
giornalista Angelo Montonati, exallievo, con una raffica di oltre duecento do-
mande, Don Egidio Viganò traccia un coraggioso bilancio di 150 anni di storia
e di vita salesiana. Passa in rassegna luci e ombre del mondo giovanile, pro-
blemi della scuola, educazione cristiana, missioni... ribadendo l'attualità del
carisma salesiano: «Siamo con Don Bosco e con i tempi - non con i tempi di
Don Bosco - per evangelizzare educando ed educare evangelizzando».
Si tratta, in pratica, di una piccola enciclopedia di «cose salesiane», utilis-
sima per essere sempre aggiornati sui campi dell'azione apostolica e della me-
todologia pastorale salesiana. Nell'8° Capitolo, intitolato LA FAMIGLIA SA-
LESIANA, ci sono alcune domande/risposte che riguardano i Cooperatori. Il
giornalista chiede al Rettor Maggiore: «I Cooperatori Salesiani crescono anco-
ra o sono in crisi? Che cosa rappresentano nella Chiesa e nella Società? Come si
inseriscono nel laicato cattolico organizzato? Sono paragonabili al Terzo Ordi-
ne del passato?11.
Le risposte di Don Viganò costituiscono ancora una volta una chiara indi-
cazione di cammino nella fedeltà a Don Bosco, alla Chiesa e ai giovani. Ecco il
testo delle risposte:
«Don Bosco sui Cooperatori così scrive nel 1877: 'Un'associazione per noi
importantissima, che è l'anima della nostra Congregazione e che ci serve di
legame ad operare il bene d'accordo e con l'aiuto dei buoni fedeli che vivono
nel secolo ... praticando tutto lo spirito dei Salesiani. Questi Cooperatori devo-
no moltiplicarsi quanto è possibile'. In questi anni diversi elementi hanno co-
tribuito in maniera decisiva alla crescita, in qualità e quantità, dei Cooperato-
ri Salesiani nel mondo. Dalle comunicazioni pervenute alla nostra sede cen-
trale, la somma complessiva di coloro che hanno ricevuto il nuovo «attestato»
di aggregazione ali' Associazione Cooperatori Salesiani risulta essere di circa
quarantamila membri. C'è stato un congresso mondiale che ha radunato a
Roma rappresentanti da tutto il mondo, per una precisazione dell'identità e
una indicazione degli impegni e dei settori operativi: Chiesa, società, famiglia,
scuola. Si è rielaborato il Regolamento di vita apostolica (è il loro Statuto, re-
datto sostanzialmente dallo stesso Don Bosco); esso rappresenta un insieme di
principi e di linee formative ben definite; una vera carta costituzionale che,
ricollegandosi al Fondatore, risponde in maniera fedele e creativa alle situa-
zioni nuove della Chiesa e del Mondo.
I settori in cui maggiormente si sta camminando sono quello della forma-
zione dei giovani Cooperatori e dei dirigenti, e quello dell'organizzazione dei
Centri locali e della composizione dei diversi Consigli regionali.
L'operosità apostolica ha una sua caratteristica nello stile dei Cooperatori
Salesiani. Per spiegare la sua idea, Don Bosco affermava che i Cooperatori po-
tevano essere considerati come un Terzo Ordine, ma nei confronti del passato
c'era una differenza importante da richiamare: ordinariamente i Terzi Ordini
collegati con una grande fondazione religiosa si caratterizzavano per motivi de-
vozionali; Don Bosco chiedeva che i Cooperatori si distinguessero per ardore di
carità pastorale, di impegno apostolico, di ricerca della salvezza del prossimo».
La fascetta «strillo» sulla copertina del libro dice: «I Salesiani: una grande
famiglia che continua a credere nei giovani». Siamo noi tutti i Salesiani della
grande Famiglia di Don Bosco, che possiamo non solo cantare «Don Bosco ri-
torna», ma rinnovare la sua presenza tra i giovani.
Don Pasquale Massaro
Egidio Viganò, DON BOSCO RITORNA - Intervista di Angelo Montonati -
Edizioni Paoline, 1992

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La parola del Papa
Il Figlio di Dio, incarnandosi
per la nostra salvezza, si è scelto
una famiglia, mostrandoci così
che matrimonio e famiglia fanno
parte del disegno di salvezza e ri-
vestono un ruolo singolare per il
bene della persona e della società
umana. Questa è la ragione pro-
fonda per la quale, di fronte alle
odierne contestazioni, la Chiesa
«sente in modo più vivo e strin-
gente la sua missione di procla-
mare a tutti il disegno di Dio sul
matrimonio e sulla famiglia, as-
sicurandone la piena vitalità e
promozione umana e cristiana, e
contribuendo così al rinnova-
mento della società e dello stesso
Popolo di Dio». (F.C. 3)
Contemplando la Santa Fa-
miglia nella semplicità della vita
di Nazareth, vorrei esortare le
famiglie cristiane a imitarne
l'esempio, a essere sempre più
«comunità di amore» nella quale
vige in ogni momento «il rispetto
dell vita». Vorrei invitarle a
prendere coscienza dell'impor-
tanza che esse rivestono nella
Chiesa e nella società in ordine
alla nuova evangelizzazione. Per-
ché il Vangelo penetri profonda-
mente in ogni ambito sociale è
infatti importante evangelizzare
innanzitutto il nucleo familiare,
cellula di base della comunità de-
gli uomini, resistendo a ogni
spinta disgregatrice e alle molte-
plici insidie che minacciano la
saldezza dei valori morali e spiri-
tuali.
La crisi della società moder-
na sarà superata se si restituisce
al matrimonio e alla famiglia la
loro vera fisionomia e la loro
precisa funzione; e questo potrà
verificarsi pienamente quando la
famiglia è fondata sul matrimo-
nio unico e indissolubile, che il
Signore Gesù ha elevato alla di-
gnità di sacramento; quando l'or-
dinamento sociale, economico e
lavorativo non la ostacola, ma la
favorisce nella comunione coniu-
gale, nella generazione e nel-
l'educazione dei figli; quando il
ruolo della donna, come sposa e
madre, è concretamente sostenu-
to anche sotto il profilo economi-
co, oltre che_apprezzato dal pun-
to di vista culturale; quando la
stessa famiglia è rispettata nei
suoi diritti e nei suoi doveri edu-
cativi contro penalizzazioni in-
giuste nei confronti delle sue li-
bere scelte educative e scolasti-
che; quando in essa si coltiva la
vita spirituale e progredisce in-
sieme la crescita dei coniugi e
quella dei figli.
Occorre avere capacità e co-
raggio nel cambiare ciò che è ne-
cessario cambiare. Ma occorre
ancor più coraggio nel combatte-
re ogni forma di egoismo perso-
nale e sociale. Siate, dunque,
pronti ad ogni sacrificio per rin-
vigorire in voi e nella vita sociale
i valori morali. Essi sono il fon-
damento di ogni vivere civile e di
ogni azione sociale. Aprite la vo-
stra vita a Cristo, fondamento e
forza della libertà che accoglie la
verità.
La Chiesa è per natura sua
missionaria e quanti ne fanno
parte devono sentirsi apostoli e
testimoni, rendendosi a tal fine
sempre più credibili, affidabili,
convincenti.
Non tralasciate di porre al
centro di ogni piano pastorale la
famiglia. Il nucleo familiare,
quando è unito, tiene vivo il dia-
logo con le nuove generazioni; è
il luogo naturale della matura-
zione della fede e la palestra del-
le virtù umane e cristiane.
Difendete la famiglia! Essa
costituisce il luogo del primo an-
nuncio del Vangelo e, quale
«Chiesa domestica», consente di
crescere nella carità divina, sor-
gente di incessante rinnovamen-
to personale e comunitario.
Una seria e costante forma-
zione al servizio gratuito, la ri-
cerca di uno stile di vita sobrio e
attento agli autentici valori,
l'educazione all'accoglienza, alla
fraternità e alla condivisione, co-
stituiscono la migliore prepara-
zione che si possa offrire ai gio-
vani perché sappiano reagire con
atteggiamenti maturi ai richiami
della cultura del profitto, del
consumismo e dell'edonismo.
I giovani sono portatori delle
attese dell'umanità e delle aspi-
razioni che vanno affermandosi
nella storia. Hanno sete di liber-
tà e di verità, di autenticità di
rapporti e di amore per la pace,
la solidarietà e il rispetto della
natura.
La società umana è anzitutto
società di persone, i cui diritti
inalienabili devono sempre esse-
re rispettati, e nessuna autorità
politica, nazionale o internazio-
nale, può mai proporre, né tanto
meno imporre, una politica con-
traria al bene delle persone e del-
le famiglie.
Non dimenticate mai che il
vostro primo apostolato è pro-
prio quello che svolgete in fami-
glia e che il nucleo familiare cri-
stiano, nato dal sacramento del
Matrimonio, è chiamato a rende-
re «manifesta a tutti la viva pre-
senza del Salvatore del mondo e
la genuina natura della Chiesa,
sia con l'amore, la fecondità ge-
nerosa,-l'unità e la fedeltà degli
sposi, che con l'amorevole coope-
razione di tutti i suoi membri».
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Il volto di
Domenico
Savio
Unfotografo entrò per la prima volta all'Ora-
torio nel 1861, per ritrarre Don Bosco tra i
suoi ragazzi. Domenico Savio se n'era andato
in Paradiso quattro anni prima. Di lui non
conserviamo perciò nessuna fotografia.
Ma Don Bosco voleva pubblicare insieme
alla Vita anche l'immagine di Domenico, e in-
caricò Carlo Tomatis (allievo di pittura ali'Ac-
cademia di Torino e amico di Domenico Sa-
vio) di disegnarne un ritratto. Tomatis, insie-
me a Francesco Cerruti, si recò a Mondonio .
Con l'aiuto della memoria e della fisionomia
delle sorelle e dei fratelli di Domenico fece un
ritratto molto modesto . Don Bosco si accon-
tentò, e lo inserì nelle prime pagine della Vita.
Giovanni Bonetti, amico e compagno di Do-
menico, scrisse «Carlo Tomatis.. . lo fece con
intelligenza e amore, sebbene noi non vedessi-
mo interamente in quel lavoretto l'amico soa-
vissimo Savio Domenico». Giovanni B. Fran-
cesia è più esplicito. Dice che «non piacque a
nessuno», e anche Don Bosco finì per non ri-
stamparlo più.
Nel 1905, quando si cominciava a parlare
di introdurre la causa di beatificazione di Do-
menico , il salesiano Don Stefano Trione chiese
a Don Francesia (il compagno e insegnante di
Domenico) di indicargli tra le centinaia di gio-
vani di Valdocco quello che, secondo lui, asso-
migliava di più a Domenico Savio. Dopo aver
scrutato volti e volti, il sessantenne don Fran-
cesia indicò Carlino Domenico, un ragazzo di
Borgomasino (Torino), studente di prima gin-
nasio. Il ragazzo fu portato nello studio di un
rinomato pittore torinese, Lorenzo Kirch-
mayr, ritrattista dei principi di Savoia e di
molti nobili torinesi. Kirchmayr fece posare
Carlino nello stesso atteggiamento ideato da
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Tomatis. Il ritratto fu diffuso a migliaia di co-
pie, e il volto di Carlino divenne il volto «uffi-
ciale» di Domenico. Ma ai ragazzi non piace-
va, non era simpatico.
Nel 1941 Don Alberto Caviglia, insegnante
di architettura sacra all'Accademia di Torino
decise di rinnovare il volto di Domenico nel~
l'imminenza ormai della sua beatifica;ione.
All'Accademia l'avevano colpito il talento e le
disposizioni di un allievo chiamato Mario Caf-
faro-Rore, destinato a firmare molti quadri,
specialmente religiosi. Don Caviglia (che sta-
va pubblicando uno studio di 700 pagine su
Domenico Savio) parlò a lungo con lui, spie-
gò, documentò, e alla fine gli diede l'incarico
di rifare il volto di Domenico Savio . Ecco
come lo stesso Don Caviglia spiega il lavoro
dell'artista:
~<Il prof. Mario Caffaro-Rore, per mio sug-
gerimento, ha restituito (e, nel caso, ricostrui-
to) la figura del Savio studiando i dati positivi
dell'incisione (il ritratto di Tomatis) e (le testi-
monianze) dei Processi; ma poi, con profonda
intuizione e senso d'arte squisitissimo, ha im-
presso nella sua immagine quella personalità
di Santo, calma e consapevole, e pronta al sor-
riso come alla preghiera, quella semplicità
candida e profonda, senza della quale il Savio
non si può pensare... E dal tutto spira un'amo-
rosa simpatia, eh'era appunto la prima e più
cara impressione che il Santino lasciava di
sé... Ognuno che la vede può credere ch'essa è
la più prossima alla verità fisica e spirituale del
caro giovanetto.. .».
Il ritratto del Caffaro-Rore tuttavia non
piacque a tutti. Don Giraudi (economo 1gene-
rale dei Salesiani in quel tempo) ci vide un Do-
menico troppo bambino, e nel vestito che por-
tava vide più «il costume di un cameriere che
quello di un ragazzo dell'Oratorio». Caffaro-
Rore dovette (di malavoglia) ritoccarlo, e il 31
marzo 1970 scriveva: «Il ritratto divulgato non
è quello che ho fatto per primo.. . ma è piutto-
sto una alquanto infelice riproduzione del di-
pinto da me fatto ».
Nella copertina di questo fascicolo riappa-
re il dipinto che Caffaro-Rore ha «fatto per pri-
mo», e che «aveva inciso così profondamente
sull'animo di Don Caviglia».
(da VITA DEL GIOVANETTO DOMENICO SAVIO , scritta da
San Giovanni Bosco - Trascrizione e complementi di
Teresio Bosco - Elle Di Ci, Leumann (TO) 1991)

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I giovani
e la nuova
educazione
Il Rettor Maggiore ha preso parte in qualità di mem-
bro eletto tra i Superiori Generali - allo speciale Sinodo
dei Vescovi dell'Europa, convocato dal Santo Padre, in
Vaticano, dal 28 novembre al 14 dicembre '91. Riportiamo
l'intervento fatto dal Rettor Maggiore nell'aula sinodale,
che tocca da vicino la nostra missione tra i giovani.
L'educazione è un impegno culturale e pastorale che
esige inseparabilità tra promozione umana e formazio-
ne cristiana: una non facile sintesi di unità fortemente
necessaria nell'età evolutiva.
La Chiesa, nella sua responsabilità materna per la
fede, accompagna i genitori - a cui appartiene «fonda-
mentalmente e prioritariamente» il compito educativo
(LC 94) - con l'apporto di molti carismi ricevuti dallo
Spirito del Signore. Tra questi si annoverano non pochi
Istituti religiosi.
Ora, nello scambio dei doni per il futuro dell'Europa,
vorrei richiamare l'attenzione su un duplice tema:
1. Pensando ai tre grandi patroni d'Europa - che
erano religiosi - sottolineo l'importanza della presenza
della vita religiosa nel continénte. Credo ci sia bisogno,
al riguardo, di riprendere e di approfondire, secondo
una attenta ecclesiologia conciliare, il documento «Mu-
tuae relationes», specialmente in rapporto all'Est con
accurata conoscenza delle Chiese orientali e dei loro
vari riti. Il tessuto della vita ecclesiale va ripensato in
rapporto alla realtà socioculturale dei popoli, ridefinen-
do il ruolo delle mediazioni parrocchiali e carismatiche
in mutuo coordinamento complementare: non solo in-
terventi «pastorali» con i fedeli, ma anche attività «mis-
sionarie» con i non credenti; ci sono in questi popoli
tanti areopaghi da evangelizzare.
Questo comporta la necessità di considerare diffe-
renti impegni apostolici, che non possono venire inqua-
drati unicamente in un'organizzazione parrochiale.
2. Un vasto settore da considerare, dal punto di vista
degli areopaghi da evangelizzare, è l'educazione dei gio-
vani. La nuova evangelizzazione esige, per i giovani, an-
che una nuova educazione.
In questo campo non basta una visione pastorale; ci
vuole inoltre una aggiornata competenza pedagogica in
adeguamento a quella cultura emergente che viene oggi
dinamizzata dai segni dei tempi.
Questa cultura è in stato di crescita, dopo il collasso
di varie ideologie. I giovani sono in ricerca, desiderano
imparare ad essere cittadini liberi e responsabili.
Quale uomo per quale Europa? È questa una doman-
da assai complessa. D'altra parte l'educazione cristiana
rifugge dal proselitismo; essa si dedica piuttosto a intro-
durre il fermento del Vangelo nella crescita evolutiva
del giovane.
Con il tipo dell'«homo sovieticus» e dell'«homo occi-
dentalis». Si è tentato di sostituire il Cristianesimo con
ideologie secolariste, attraverso molteplici correnti di
pensiero. In occidente si prospetta ancora un umanesi-
mo razionalista, in cui il relativismo verrebbe elevato al
rango di filosofia della democrazia.
Da qui, una complessa patologia della persona e del-
la società, che ha bisogno di essere curata con l'integra-
lità dell'antropologia cristiana.
C'è urgenza di riscoprire il progetto fondamentale di
Dio «creatore», il valore storico dell'evento di Cristo «li-
beratore», e la potenza trasformatrice dello Spirito San-
to «rinnovatore».
Da qui emerge l'importanza della vocazione e missio-
ne dei laici, e quindi l'urgenza di una nuova educazione
dei giovani.
La novità di questa educazione deve considerare con
concretezza che la prospettiva culturale dell'Europa di
domani è certamente quella di una coscienza umanista
in rapporto a un contesto multiculturale, multirazziale,
multireligioso. C'è, senza dubbio, una eredità cristiana,
ma urge ripensare tutta la sua dinamica di fermento.
Una nuova evangelizzazione che sappia animare la nuo-
va educazione, dovrà essere simultaneamente memoria
di una preziosa eredità, ma anche profezia e progetto
creativo di un originale e attuale messaggio evangelico:
un compito esigente per un'epoca storica inedita.
A questo riguardo ci sono all'Ovest e all'Est due gra-
vi difficoltà di senso contrario, che risultano riduttive
nel compito educativo: in Occidente la difficoltà consiste
nel faticare a dare una dimensione veramente evange-
lizzatrice agli impegni culturali di promozione umana;
all'Est, in cambio, la difficoltà consiste nel saper dare
una dimensione culturale e sociale alla catechesi e alle
altre attività pastorali.
La nuova evangelizzazione richiede che nell'educa-
zione dei giovani si sappia assicurare una sintesi peda-
gogica tra «evangelizzare)) ed «educare)). Non è cosa faci-
le; ma è che incomincia il superamento del famoso di-
vorzio tra vangelo e cultura.
Per questo è importante assicurare uno spazio di
maggior considerazione alla vita religiosa, in generale,
e, in essa, a quei carismi suscitati dallo Spirito come
portatori di quella «grazia di unità», interiore e metodo-
logica, che renda capaci di «educare evangelizzando».
Ecco un tema che richiede davvero un interscambio
di doni.
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e l'umiltà. l'austerità di vita e la gioiosa
CALENDARIO APRILE-MAGGIO 1992 donazione di sé.
*
VII GIORNATA MONDIALE
DELLA GIOVENTÙ
Domenica 12 aprile 1992
Il tema della Giornatà «Andate in tutto
il mondo e predicate il Vangelo » é stato
illustrato dal Messaggio che Giovanni
Paolo Il ha indirizzato a tutti i giovani
del Mondo. «Cristo - ha ribadito il Papa
- è la vera risposta a tutte le domande
che riguardano l'uomo».
ASSEMBLEA MONDIALE
EXALLIEVI DON BOSCO
30 aprile-6 maggio 1992
L'Assemblea Mondiale della Confe-
derazione Exallievi Don Bosco riunirà
per la prima volta Exallievi ed Exallieve
di Don Bosco. Vi parteciperanno i diri-
genti nazionali di 110 paesi. Gli obiettivi
principali dell'Assemblea sono l'elezio-
ne della nuova Presidenza, lo studio
dell'attuale statuto della Confederazione
e dei nuovi modi di dinamizzare e rilan-
ciare la medesima e la partecipazione
alla nuova evangelizzazione del mondo
secondo il progetto educativo-operativo
di Don Bosco.
SEMINARIO
MISSIONARIO ACS
1.2.3 maggio 1992
Ha per tema: «Verifica del passato ,
conoscenza del presente, prospettive
per il futuro ». Vi partecipano i Respon-
sabili del Settore Missioni dei Consigli
lspettoriali ACS e tre Cooperatori per
ogni lspettoria, possibilmente giovani,
che abbiano fatto esperienza o intenda-
no fare esperienze di impegno missio-
nario.
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FESTA DI
SAN DOMENICO SAVIO
Mercoledì 6 maggio
L'articolo 35 del RVA invita i Coopera-
tori a venerarlo con predilezione, quale
frutto speciale della pedagogia pastora-
le di Don Bosco. Accolto dodicenne da
Don Bosco all 'Oratorio di Torino , gli
chiese di aiutarlo a «farsi santo» e alla
scuola di Don Bosco capì che la santità
consiste nello stare molto allegri .
XXIX GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA
PER LE VOCAZIONI
Domenica 1Omaggio 1992
«Desidero quest'anno invitarvi a pre-
gare perché lo Spirito conduca un nu-
mero crescente di fedeli, specialmente
giovani, ad impegnarsi nell 'amore di
Dio con tutto il cuore , con tutta l'an ima e
con tutte le forze , per servirlo in quelle
particolari forme di vita cristiana che si
attuano nella consacrazione religiosa» .
Con queste parole il Papa Giovanni Pao-
lo Il sintetizza il Messaggio inviato ai
Vescovi e ai fedeli di tutto il mondo in
occasione della Giornata per le Voca-
zioni. «Oggi - dice il Papa - c biso-
gno della testimonianza della vita con-
sacrata perché l'uomo non dimentichi
che la sua dimensione è l'eterno ».
FESTA DI SANTA MARIA
DOMENICA MAZZARELLO
Mercoledì 13 maggio 1992
La Liturgia la definisce «Confondatri-
ce dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice» Don Bosco, infatti , nel 1872 la
scelse per dare inizio al l' Istituto delle
FMA, e presso le case delle FMA viene
celebrata come «Solennità». Lasciò alle
sue Figlie una tradizione educativa tutta
permeata di valori evangelici: la ricerca
di Dio conosciuto attraverso una cate-
chesi illuminata e un amore ardente, la
responsabilità nel lavoro, la schiettezza
SAN LEONARDO MURIALDO
Martedì 19 maggio 1992
Viene ricordato nel Calendario sale-
siano perché in un periodo della sua
vita operò in stretto contatto co n Don
Cafasse e con Don Bosco, da cui accettò
la direzione dell'Oratorio San Luigi a
Torino. Nel 1887 fu colpito da malattia
mortale . Don Bosco, già stremato di for-
ze, andò a benedirlo e Don Murialdo ,
guarito, lavorò ancora intensamente
fino al 30 marzo 1900.
SOLENNITÀ DELLA
BEATA VERGINE MARIA,
AIUTO DEI CRISTIANI.
Patrona principale
de/l'Istituto della FMA
e della Famiglia Salesiana
Sabato 23 maggio 1992
(liturgicamente si anticipa al 23,
perché il 24 è la 6° Domenica di Pasqua)
Don Bosco vide nell'invocazione «Aiu-
to dei cristiani» una sintesi stupenda del
mistero della Beata Vergine nel piano
della salvezza operante nella Chiesa.
Nel 1868 scrisse : la storia «ci fa vedere
in modo luminosissimo che Maria ha
continuato dal cielo e col più gran suc-
cesso la missione di Madre della Chiesa
e Ausiliatrice dei cristiani ».
SECONDA
CONFERENZA ANNUALE
Maggio 1992
L'art. 30 del RVA definisce le confe-
renze annuali come «iniziative partico-
larmente formative» e ricorda che esse
furono istituite da Don Bosco: «Ogni
anno si faranno almeno due conferenze :
una nella festa di Maria Ausiliatrice »
(RDB VI , 4) o in prossim ità della festa.
*

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Conosciamo la Famiglia Salesiana
ASSOCIAZIONE EXALLIEVI
ED EXALLIEVE DI DON BOSCO
Istituita il 24 giugno 1879 (onomastico di Don Bosco)
CONFEDERAZIONE MONDIALE
Giuseppe CASTELLI
Don Charles CINI
Tommaso NATALE
Francesco SPONZILLI
Francesco MASSANA
Antonio SOLER
Gérard DEMESSEMAEKER
Duarte CONTRERAS
Louis CAMILLERI
Richard LYNCH SHANN
Aldo ANGELINI
Giovanni SARTORE
Luca SBROGIO
Dario BUCCELLA
José GONZALES TORRES
- Presidente
- Delegato
- Segretario
- Tesoriere
- Consigliere
- Consigliere
- Consigliere
- Consigliere
- Consigliere
- Consigliere
- Consigliere
- Consigliere
- Consigliere
- Consigliere
- Presidente emerito
L'attività degli Exallievi e delle Exallieve di Don Bosco, ai vari livelli (unionale, ispettoriale, nazionale
e mondiale), è consacrata nello Statuto della Confederazione Mondiale, nel testo attualmente in vigore,
approvato dalla Giunta Confederale in data 31 gennaio 1990. Il primo testo risale al 15-18 luglio 1909.
Indirizzo: Confederazione Mondiale Exallievi ed Exallieve di Don Bosco
Via del la Pisana, 1111
00163 Roma - Aurelio - Tel. 06/65 .92 .915 - Telefax 06/65.92.929
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1.8 Page 8

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La dottrina sociale
ed' esltlraumChenietsoanecessari.o
di educazione alla fede
* la cura degli ultimi;
* dei giovani e del ceto popolare;
* la preoccupazione educativa;
* la difesa dei diritti dei giovani lavoratori con
i primi contratti;
* la capacità di proposte efficaci per l'elevazio-
ne dei 'poveri' e degli apprendisti in particolare;
* la concezione rinnovata dell'Italia, sostenu-
ta da impegno culturale attento alle esigenze con-
crete dei giovani e della gente;
* l'istituzione di un'opera, com'è l'Oratorio,
per assicurare la continuità educativa, con il tipi-
co sistema preventivo.
Conclusioni della Settimana di Spiritualità
per la Famiglia Salesiana
Roma 20-25 Gennaio 1992.
LaFamiglia Salesiana pone a fondamento del-
l'impegno civile e sociale dei suoi membri, in ar-
monia con la vocazione originale di ciascun grup-
po e membro di essa, il magistero della Chiesa di
questi ultimi anni.
Don Bosco Padre e maestro
Come Famiglia Salesiana sentiamo il dovere e
il bisogno di ritornare all'esperienza che ha in
Don Bosco il punto di partenza anche per quanto
interessa la 'sensibilità' verso il sociale. Alla sua
scuola e alla sua luce sono nate poi, e abbastanza
rapidamente nel tempo, molte esperienze similari
che hanno visto coinvolti confratelli, consorelle e
cooperatori. La presenza dei 'laici' è stata deter-
minante fin dal principio.
Molto di quanto oggi possiamo raccontare ha
come protagonisti cooperatori ed exallievi, ani-
mati da Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice.
Nel contesto sociale del tempo Don Bosco si è
inserito con proposte di novità, nel campo delle
scuole professionali e agricole, nel settore della
grapca e dell'industria in generale.
E sua la parola 'essere all'avanguardia'. Cam-
minare 'con i tempi e con Don Bosco' volle signifi-
care, per la Famiglia spirituale che da lui ha pre-
so origine, la volontà risoluta di influire sul cam-
mino della storia.
«Come Don Bosco, figlio del popolo, per nativa
simpatia era andato ai fanciulli poveri per dare
loro dignità, così la Congregazione Salesiana, per
la medesima natura e per le medesime istanze,
tendeva a inserirsi nel ceto popolare, e anzi in tut-
ta la società, per contribuire al progresso e alla
giustizia sociale. (...) Don Bosco propone la novità
sociale del Salesiano non in chiave di lotta di clas-
se, ma in quella di progresso civile del popolo(. ..).
Egli vede il rinnovamento, la salvezza e lari-
generazione della società come opera primaria-
mente educativa».
(P. Stella, Don Bosco nella storia della religio-
sità cattolica, v. IL pp. 369, 370, 376).
Si ritrovano qui i 'criteri' di fondo che fanno
dell'opera di Don Bosco un'opera sociale, vivifica-
ta sempre dalla dimensione religiosa della vita e
dalla fede che si fa presente attraverso la carità:
8/ 40
La Centesimus Annus
interpella la Famiglia Salesiana
Le suggestioni nate dalla presentazione della
Centesimus Annus per noi rappresentano il passo
indispensabile per aiutare i singoli membri dei di-
versi gruppi della Famiglia Salesiana a rendersi
sempre più attenti alla voce dello spirito nei con-
testi culturali concreti.
Noi rappresentanti della Famiglia Salesiana
partecipanti alla settimana proveniamo da diver-
si Paesi d'Europa e da altre nazioni ancora.
Conveniamo, però, nei seguenti elementi:
* è ancora più necessario conoscere la dottri-
na sociale della Chiesa;
* è importante privilegiare nell'organizzazio-
ne delle attività interventi particolari, (personali,
di gruppo e comunitari) che incidono sul sociale;
* sono da sostenere (ci si riferisce a un soste-
gno, oltre che morale, formativo) e da aiutare in
maniera critica coloro che operano, in maniera
più diretta e come risposta a una vocazione, nel-
l'ambito del civile, sociale e politico;
* vanno ripensati in chiave di spiritualità i
nuclei fondanti della dottrina sociale della Chie-
sa: democrazia, libertà, centralità e dignità della
persona umana, collegandoli contemporaneamen-
te ad altri aspetti tipici e originali dello spirito di
Don Bosco.
Tentando una lettura possibile, a titolo esem-
plificativo:
«Centralità e dignità della persona umana»
per noi dovrà comportare un richiamo alla di-
mensione educativa della spiritualità salesiana;
«libertà e democrazia», che indicano i valori
più significativi della 'laicità' richiedono gli atteg-
giamenti di accoglienza, di confronto, di collabo-
razione con quanti mossi dalla buona volontà in-
tendono perseguire il 'bene comune' della gente, e
in particolare dei più bisognosi;
* il 'territorio' come geografia, cultura e orga-
nizzazione délla vita insieme, da un punto di vista
civile e dal punto di vista religioso ecclesiale, è
l'ambito più naturale per esprimere la sensibilità
e l'operatività sociale.
Qui nasce l'esigenza di «operare insieme» con
la Famiglia Salesiana e operare «condividendo le
forze» di tutti;
* vanno introdotti nella riflessione della Fami-
glia Salesiana aspetti nuovi che fanno parte, oggi,
di una rinnovata coscienza giovanile: la domanda
di qualità della vita, l'ecologia umana, il rifiuto
del consumismo, la promozione di politiche a fa-
vore della famiglia, ecc. ecc.

1.9 Page 9

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Le esigenze della solidarietà
e del servizio
Le due parole-realtà 'solidarietà e servizio'
possono raccogliere in maniera sufficiente gli ele-
menti più significativi di una spiritualità che si
lascia illuminare dalla Centesimus Annus. La de-
scrizione della spiritualità giovanile salesiana ri-
chiama in forma esplicita l'una e l'altro.
Gli interventi più volte ripetuti in assemblea
per un «lavoro insieme» fra tutti i gruppi che co-
stituiscono la Famiglia di Don Bosco trovano qui
il terreno più propizio e la verifica più normale.
Potrebbe essere utile allo sviluppo più appro-
fondito dei contenuti della spiritualità salesiana
riportare i temi della solidarietà e del servizio al-
l'interno dei gruppi della Famiglia Salesiana.
Prendere coscienza delle conseguenze concre-
te dell'educazione alla solidarietà e al servizio, e
insieme verificare le scelte e gli interventi che
operiamo in conformità o difformità rispetto alla
solidarietà e al servizio, possono diventare occa-
sioni di una reale conversione dei cuori.
La solidarietà 'non è un sentimento' di vaga
compassione o di superficiale intenerimento per i
mali di tante persone vicine o lontane.
Al contrario, è la determinazione ferma e per-
severante di impegnarsi per il bene comune, ossia
per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti sia-
no veramente responsabili di tutti. L'impegno per
il bene del prossimo con la disponibilità, in senso
evangelico a 'perdersi' a favore dell'altro invece di
sfruttarlo, e a 'servirlo' invece di opprimerlo per il
proprio tornaconto (Sollicitudo Rei Socialis, 38).
Animare un territorio con gesti concreti che
mentre esprimono la gratuità di un volontariato
anche professionale, coinvolgono interiormente
le persone.
Come salesiani oggi parliamo di 'interiorità
apostolica', per indicare l'impegno all'azione e la
radice profonda e religiosa che presiede all'attivi-
tà, soprattutto quando questa è molteplice e in-
stancabile.
Animare un territorio è creare lo spazio suffi-
ciente perché i carismi laicali possano manife-
starsi ed espandersi nella loro originalità insosti-
tuibile. La Christifideles laici nei nn. 34-44 presen-
ta la ricchezza del volto laicale della Chiesa oggi,
indicando i settori possibili di intervento per una
nuova evangelizzazione.
Solidarietà e servizio mettono in evidenza al-
cuni aspetti concreti della vita.
Ne enumeriamo alcuni:
1) il peso straordinario, oggi, della comunica-
zione.
Va curata una comunicazione interna, ma nel-
lo stesso tempo è necessario dare un impulso più
convincente alla comunicazione sociale.
La formazione di giovani e di adulti al senso
critico è il primo indispensabile passo. Il secondo
passo è rappresentato dall'offerta di sussidi che
aiutino il cammino dei... volenterosi;
2) i destinatari privilegiati di un intervento
«solidale» e di un impegno di «servizio» sono i gio-
vani bisognosi, quanti sono colpiti dalle numero-
se «nuove» povertà;
3) la ricerca costante della comunione tra tut-
te le forze che si riconoscono nello stesso carisma
salesiano.
Il profilo spirituale
dell'educatore salesiano oggi
Fare spazio allo Spirito del Signore che parla
alla sua Chiesa il linguaggio del tempo e dei pro-
blemi della storia ci aiuterà a comprendere in ma-
niera più profonda il cammino della spiritualità
salesiana.
1. L'educatore salesiano è un 'operatore', che
si sente continuamente sospinto dal Vangelo e
dalle urgenze.
Non incrocia le braccia. Non si lascia vincere
dalle difficoltà. Non rimanda a domani le soluzio-
ni che riguardano i problemi di oggi.
S'intende richiamare:
* l'importanza della dimensione missionaria e
apostolica della vocazione salesiana. Ridestare lo
zelo dell'evangelizzazione e della diffusione del
Regno di Dio è l'anima del lavoro apostolico;
* l'amore alla vita che racchiude in sé la con-
sapevolezza della dignità di ogni persona, e il co-
raggio n ecessario per creare a tutti le condizioni
di vita degna;
* l'efficacia simbolica dell'esperienza dei di-
scepoli di Emmaus: farsi compagni di cammino e
di scoperta, saper raccontare la storia che salva,
sedersi alla mensa della parola e del pane eucari-
stico;
* la conversione del cuore fino all'espressione
esterna di gesti nuovi che realizzano presenze
nuove in ambiti non ancora esplorati, o presenze
rinnovate degli ambiti che da sempre sono stati
oggetti dell'intervento della vocazione salesiana;
* la globalità dell'intervento educativo per
una formazione integrale, attento alla crescita
umana e alla disponibilità al dono di Dio.
2. I gruppi e le comunità che si ispirano a Don
Bosco hanno da realizzare alcune esigenze:
* l'apprezzamento e l'apertura per la realtà
denominata, ordinariamente, «politica». Spesso la
paura e la controtestimonianza di uomini impe-
gnati nel settore chiudono gruppi e comunità nel
loro guscio;
* la ricerca della concretezza.
Non bastano le parole e i buoni intendimenti.
Oggi, in particolare, solo i gesti, che rendono
pratiche le idee, sono comprensibili e compresi;
* l'allargamento degli orizzonti.
Le dimensioni mondiali della Famiglia Salesia-
na offrono l'occasione per creare interscambi tra
Paesi diversi.
Mentre si scorgono tanti segnali in favore del-
la comunione e comunità nazionali, siamo inter-
pellati a contribuire, con lo spirito di Don Bosco,
all'unità dei cuori.
Conclusione
Don Bosco rimane per noi memoria e profezia.
Il suo esempio è ricco, ancora oggi, di criteri
per l'azione sociale nei differenti contesti.
Il titolo di Ausiliatrice, con il quale ricordiamo
ed invochiamo la Madonna della Famiglia Sale-
siana, è un invito ad operare il bene sempre, per-
ché diventi un bene di tutti, un «bene comune/I.
9/41

1.10 Page 10

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Conosciamo il REGOLAMENTO DI VITA APOSTOLICA
ARTICOLO
VERO SALESIANO NEL MONDO
Il Cooperatore è un cattolico che vive la sua fede ispirandosi, entro la
propria realtà secolare, al progetto apostolico di Don Bosco: si impegna
nella stessa missione giovanile e popolare, in forma fraterna e asso
ciata; sente viva la comunione con gli altri membri della Famiglia sale-
siana; opera per il bene della Chiesa e della società; in modo adatto
alla propria condizione e alle sue concrete possibilità.
N elle pagine in cui il RVA si sofferma sull'identità del Cooperatore salesiano all'art. 3 vie-
ne subito in rilievo, fin dal titolo , un elemento che, anche se essenziale , spesso non viene
considerato nel giusto valore .
Il Cooperatore salesiano è un «vero salesiano nel mondo», secondo una definizione ri-
presa dal Capitolo Generale Speciale dei Salesiani e contenuta anche nel Nuovo Regola-
mento del 1974: cioè «un cristiano , laico o sacerdote, che realizza la propria vocazione alla
santità impegnandosi in una missione giovanile e popolare, secondo lo spirito di don Bo-
sco, a servizio della Chiesa locale, ed in particolare comunione con la Congregazione sale-
siana» .
L'aggettivo «vero» intende sottolineare che quella del Cooperatore è una vocazione sa-
lesiana completa, che non manca, cioè, di alcun elemento rispetto a quella propria dei Sa-
lesiani sacerdoti ; essere Cooperatore significa, cioè, essere salesiano a tutti gli effetti.
In questa definizione risultano , perciò, indicati i tre elementi caratterizzanti l 'identità
del Cooperatore:
1) l 'ecclesialità: seguire la vocazione salesiana di Cooperatore è un modo di parteci-
pare alla missione della Chiesa, che si realizza essenzialmente nel servizio all'uomo;
2) /a sa/esianità: il Cooperatore si ispira al progetto apostolico di don Bosco condivi-
dendo con SDB e FMA «la missione giovanile e popolare da vivere in forma fraterna ed as-
sociata» - sia all'interno dell'Associazione che della Famiglia salesiana stessa-, lo spiri-
to salesiano e l 'operare per il bene della Chiesa e della società;
3) e, infine , la sua piena secolarità, che è l'aspetto che differenzia il Cooperatore dagli
altri gruppi vocazionali della Famiglia Salesiana: vale a dire, questa indole propria di per-
sone che vivono in famiglia e sono dedite a impegni temporali , ma che sono parimenti
orientate alla promozione integrale dei giovani poveri e abbandonati, pur senza l'impegno
specifico di una consacrazione religiosa e secolare (come è il caso delle VDB) ; in altre pa-
role , la vocazione propria dei Cooperatori è quella di essere «Salesiani nel mondo» senza
vincoli di voti religios i.
Tutto il Regolamento di vita apostolica ha cercato di ripensare la missione e lo spirito
salesiano in questa prospettiva secolare , evidenziata particolarmente nel Capitolo Il del Re-
golamento stesso; in questo sforzo di adattamento un grosso contributo nella redazione del
RVA è stato dato dagli stessi laici associati. Tenere semp re presente questo elemento fon-
damentale (che stava particolarmente a cuore allo stesso Don Bosco) ci servirà di riferi -
mento per poter essere sempre dei buoni Cooperatori salesiani.
Lello Nicastro
10/42

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Attività
dei Centri
MAMMA MARGHERITA
a Napoli
Mamma Margherita moltiplica la
sua presenza materna e laboriosa nel
Laboratorio del Centro S. Cuore di
Napoli Vomero. La Mostra-vendita,
la Pesca, la vendita dei dolci e mille
altre attività rivelano il cuore grande
delle Cooperatrici napoletane affasci-
nate da Don Bosco. Sanno industriar-
si in tutti i modi per aiutare economi-
camente l'Associazione e le Missioni.
È un lavoro benedetto dal Signore,
perché santificato dalla preghiera e
finalizzato al bene.
Un angolo della ricca Mol·tra-vendita
COOPERATRICI PER LA VITA
a Moncalvo
Un gruppo di Cooperatrici Salesia-
ne di Moncalvo (Asti) aderisce da
tempo al «Movimento per la Vita» e
al «Centro Aiuto per la Vita»
(C.A.V.). È un gruppo molto affiatato
che dalla nascita ufficiale del movi-
mento , ha cercato di portare aiuto e
calore umano nelle situazioni di ne-
cessità che man mano venivano se-
gnalate.
Alcune delle Cooperatrici del Laboratorio Mamma Margherita di Napoli Vomero
Scrive la Responsabile: «Continuia-
mo a dare affetto e aiuto a una ragaz-
za madre, mamma di due bambine, a presenza è stata utile a una famiglia di Don Bosco, sempre più fiduciosi in
una famiglia di marocchini e a due di bisognosa di aiuto economico e di ap- Maria Ausiliatrice, sicuri dell'aiuto
albanesi, una di esse con una bambi- poggio e guida per un migliore anda- per continuare quello che con tanta
na piccola, Marsida, nata in Italia. Ci mento familiare . L'affidamento di trepidazione abbiamo iniziato».
siamo prodigate in tutti i modi per Anna, con la sua bimba Chiara ai co-
dissuadere una mamma dal fare un niugi Scaiola si rivela molto positivo,
aborto, purtroppo con esito negativo. ed è di grande esempio a tutta la co-
È stata una grande sofferenza per munità di Moncalvo. Il giorno 20-
noi, ma l'abbiamo offerta al Signore 10-91 Chiara, col battesimo è diventa-
ESERCIZI SPIRITUALI DELLA
chiedendogli la forza di non abbatter- ta figlia di Dio. In questa occasione FAMIGLIA SALESIANA
ci e diventare sempre meglio stru- tutte le appartenenti al gruppo si
menti nelle sue mani per svolgere il sono autotassate per festeggiare con
a Colle Sarrizzo (ME)
nostro delicato compito. Con la colla- grande solennità la piccola Chiara.
borazione di altre persone, siamo riu- Per far conoscere il nostro movimen- La Famiglia Salesiana in Sicilia da
scite a trovare casa e lavoro a una fa- to C.A.V. siamo andate nelle Parroc- tempo è impegnata in un progetto co-
miglia di extracomunitari. Abbiamo chie della nostra Vicaria, in occasio- mune a favore dei giovani nei singoli
sostenuto economicamente e affetti- ni particolari e ci hanno accolto be- ambienti, con diverse iniziative e va-
vamente un nucleo familiare con due ne. I problemi non mancano, però rie attività.
bambini piccoli. Ci è stato segnalato ogni aderente mette al servizio del Salesiani, Figlie di Maria Ausilia-
da Asti, il caso di una mamma in at- prossimo i propri talenti e una gran- trice, Volontarie di Don Bosco, Coo-
tesa di un bimbo, con una delicata si- de disponibilità, così anche gli insuc- peratori e Cooperatrici, Salesiane
tuazione familiare, ed è stata aiutata cessi vengono accettati con umiltà e Oblate dei Sacri Cuori, Apostole del-
con tanta disponibilità. La nostra ci stimolano a rivolgerci sull'esempio la Sacra Famiglia, Exallievi ed Exal-
11 /43

2.2 Page 12

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lieve: questi i gruppi della Famiglia
Salesiana presenti in Sicilia che per
la prima volta hanno fatto insieme
l'esperienza degli Esercizi Spirituali.
Si sono tenuti a Colle Sarrizzo (ME)
dal 18 al 24 agosto e si è riflettuto sul
tema proposto da don Antonio Marti-
nelli, consigliere generale per la Fa-
miglia Salesiana e le Comunicazioni
Sociali: ({L'interiorità apostolica)).
Don Martinelli, oltre a dare la base
teologica dell'interiorità apostolica,
ha messo in rilievo le caratteristiche
specifiche dei vari gruppi della FS
confrontando i vari articoli dei testi
ufficiali e costituzionali.
In questo modo sono emersi i con-
tenuti del carisma del 'salesiano'
che è insieme contemplativo e attivo.
Chi è allora l'apostolo salesiano? È
colui che incontra Dio quando prega
e quando lavora, senza schizofrenie
ma con quella «grazia di unità» che
lo lancia verso «l'estasi dell'azio-
ne» e quindi verso la santità che si
conquista nel quotidiano.
Un'esperienza molto positiva per i
contenuti ma anche per il confronto
che si è instaurato tra noi parteci-
pl\\nti, che nel dialogo e nella fraterni-
salesiana abbiano capito, forse con
più lucidità, l'importanza di essere
uniti e di essere più presenti nella
realtà sociale ed ecclesiale come Fa-
miglia Salesiana che opera per i gio-
vani con interiorità apostolica.
Enzo Volpe
OSPITALITÀ
a Roma Subaugusta
«Ero forestiero e mi evete ospitato))
(Matteo 25,35).
Faccio parte della Famiglia Sale-
siana come Cooperatrice da oltre die-
ci anni e sono occupata a tempo pie-
no come Catechista e Animatrice al-
l'Oratorio delle FMA. Noi sappiamo
che Don Bosco ci ha lasciato un'ere-
dità molto difficile, ma anche molto
bella. Questa ansia per i giovani, que-
sto vivere accanto a loro condividen-
do le loro gioie e le loro difficoltà. In
questo apostolato sono aiutata da
mio marito, Cooperatore anche lui e
Animatore nell'Oratorio. D'estate poi
diventa cuoco, quando con le Suore
portiamo i nostri giovani in campeg-
gi di formazione. Circa tre anni fa
una Suora dell'Oratorio mi chiese se
potevo ospitare per un breve periodo
di tempo una bambina di colore, arri-
vata da pochissimi giorni dall'Africa.
I genitori, in estrema difficoltà e con
cinque figli, avevano chiesto aiuto
alla sig.ra Adelaide, Cooperatrice, e
lei, a sua volta, si era rivolta alle Suo-
re per cercare qualche famiglia di-
sponibile. A questa richiesta non mi
sono fermata a riflettere troppo; ho
solo pensato: «Il Signore ha bussato
alla nostra porta, Lui ci darà i mez-
zi». Praticamente mi sono fidata di
Lui. Devo dire che, nonostante le dif-
ficoltà, come lo scombussolamento
familiare per dover cambiare i nostri
ritmi di vita, gli interventi delle Assi-
stenti Sociali e altre cose, stiamo vi-
vendo una bellissima esperienza, ar-
ricchente soprattutto per le mie ra-
gazze. La bambina si è inserita con
molta serenità nella nostra famiglia e
attualmente frequenta l'Asilo. Natu-
ralmente noi abbiamo sempre favori-
to i rapporti con la sua famiglia di
origine. Quando qualcuno le chiede
come si chiama la sua mamma, lei ri-
sponde: «Io ho due mamme». Ora i
genitori hanno trovato una casa a
Valmontone e il papà un lavoro. Gli
altri figli sono ritornati in famiglia,
ma durante le feste tornano nelle fa-
miglie affidatarie. Spesso mi sento
dire da amici e parenti: «Vedrai
quando te la leveranno quanto soffri-
rai!». Forse queste persone non san-
no che i bambini non sono «co.se» e
non sono di nostra proprietà. Noi ab-
biamo il dovere di aiutarli a crescere,
di dare loro tutto il necessario e tan-
to affetto, ricordando sempre che
non sono «nostri». Quando Azisa (co-
sì si chiama la bambina) tornerà nel-
la sua famiglia io sarò felice perché
nessuno potrà cancellare il rapporto
che esiste tra noi.
SCUOLA BIENNALE
PER FORMATORI LAICI
in Sicilia
L~ Coordi11atrice lspettoria/e Maria Barbieri e il Delegato Do11 Giulio Tessa hanno orga-
mzzato, con la presenza del delegato Nazionale, tre giomate di Spiritualità per i Coopera-
tori della Toscana
12/44
L'Associazione Cooperatori Sale-
siani di Sicilia, come risposta alle sfi-
de provenienti dalla società di oggi,
per la quale è necessaria una «Nuo-
va Evangelizzazione» (cf. Christifi-
deles Laici),
promuove una
SCUOLA BIENNALE PER FOR-
MATORI LAICI», Secondo obiettivi,
modalità e contenuti qui specificati.
Obiettivo generale
Maturare la consapevolezza dello
specifico impegno apostolico che, nel
quadro più ampio della vita e della
missione della Chiesa oggi, sono
chiamati a svolgere i Cooperatori Sa-
continua a pag. 14

2.3 Page 13

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Conosciamo nostri santi
Beato MICHELE RUA
LJ n giorno Don Bosco confidò a Don Costamagna: «Se Dio mi dicesse: preparati a morire; scegli però un
successore, perché non voglio che l'opera tua cessi ; per lui sollecita quante grazie, virtù , doni e carismi
credi necessari, e tutto concederò: ti assicuro , caro Costamagna, che non saprei che cosa chiedere, per-
ché tutto vedo già in Don Rua».
Quando Don Bosco morì non ci furono dubbi : Leone Xlii lo nominò suo primo successore.
Don Rua nacque a Torino il 9 giugno 1837. Aveva dieci anni quando avvenne il suo primo incontro con
Don Bosco. Celebre e profetico dialogo: «Prendi, Michelino, prendi » gl i disse il Santo, porgendogli la
mano sinistra aperta e facendo con la destra l'atto di tagliarla in due. E il ragazzo : «Cosa devo prende-
re?». La risposta di Don Bosco va oltre il piccolo interlocutore, crea pagine di storia salesiana: «Tu farai
sempre a metà con Don Bosco». E sarà proprio così.
La sera del 18 dicembre 1859 - data di nascita della Congregazione - Don Rua, ordinato suddiaco-
no il giorno prima, viene eletto, all'unanimità, Direttore Spirituale. Nel '63 , sacerdote da tre anni , viene in-
viato da Don Bosco ad aprire il collegio di Mirabella. Ma nel '65 è" richiamato a Valdocco per sostituire Don
Alasonatti. Vi resterà per 45 anni, fino alla morte. «Fu il segretario , il confidente , l'aiutante di Don Bosco;
- afferma Don Francesia - non vi era opera nuova a cui mettesse mano Don Bosco che non trovasse nel
Servo di Dio un aiutante zelantissimo ». Negli ultimi anni della vita del Fondatore, Don Rua lo accompagnò
anche nei suoi viaggi in Francia, in Austria, nella Spagna e per l'Italia. Nell'84 viene nominato Vicario con
pienezza di poteri in tutta la Congregazione. «Parve allora - continua Don Francesia negli atti del proces-
so - che l'ufficio di Vicario facesse maggiormente sentire al Servo di Dio il dovere di essere e di mostrar-
si con tutti tenero padre, mentre peraltro si studiava di far primeggiare la bontà di Don Bosco ». La succes-
sione al timone della Congregazione lo trovò preparato e mise in luce ancor di più la sua ricchezza inte-
riore. «Se per canonizzare Don Bosco - ha testimoniato Mons. Bertagna - non si potesse per caso forni-
re le prove di tutte le sue virtù eroiche, basterebbe soltanto osservare come egli ha formato Don Rua ».
Nel prendere la guida della Congregazione , egli si limiterà, umilmente, ad offrire una sola certezza:
«Se nell 'assumere la successione di Don Bosco, non ho ereditato le grandi virtù del nostro Fondatore, al-
meno il suo amore per i suoi figli , sento che il Buon Dio me lo ha concesso. Di questo sono proprio sicu-
ro» . Ma i fatti parlavano più delle parole . La sua santità si imponeva. «Don Rua non è soltanto il successo-
re di Don Bosco - scrisse un Cooperato re di Nizza - è un altro Don Bosco . La stessa dolcezza, la stessa
umiltà; identica semplicità e grandezza d'animo; la medesima gioia che irraggiava dalla sua persona. Tut-
to è miracoloso nella vita e nelle opere di Don Bosco; ma questo suo perpetuarsi in Don Rua mi sembra il
più grande di tutti i miracoli ».
Fedeltà, povertà, pietà furono le aree in cui brillò maggiormente il suo eroismo. Ma la nota che più
d'ogni altra ritrare il volto di Don Rua è l'ascesi : un'ascesi fatta soprattutto di laboriosità, com'è nella no-
stra tradizione salesiana.
Non gli mancarono le spine: basti pensare ai «fatti di Varazze», dovuti a una montatura settaria, come
la storia poi dimostrò. Ma il Signore benedisse largamente il suo operato . Quando morì - il 6 aprile 1910
- le Case salesiane si erano quintuplicate (da 64 a 341) e la Congregazione presente in 5 Nazioni si era
estesa in 32 Nazioni.
Ha detto bene Paolo VI , beatificandolo il 29 ottobre 1972: «... continuatore, figlio, discepolo, imi tatore ,
ha fatto dell'esempio di Don Bosco una scuola, della sua vita una storia, della sua regola uno spirito, della
sua santità un mode.Ilo; ha fatto della sorgente un fiume! ».
Don Pasquale Liberatore
13/45

2.4 Page 14

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lesiani, in spirito di fedeltà alla loro
vocazione e al loro carisma.
Obiettivo specifico
In sintonia col cammino e con le
urgenze pastorali attuali della Chie-
sa, recepire l'appello per una «nuova
evangelizzazione» rivolto dal Papa a
tutta la Chiesa e, all'interno di essa,
ripensare l'annuncio del Vangelo ai
giovani come impegno prioritario dei
continuatori del progetto apostolico
di Don Bosco.
Destinatari
Consiglieri ispettoriali; Consiglieri
locali, in particolare i Coordinatori e
i Consiglieri per la Formazione; Coo-
peratori che vogliono qualificarsi per
un servizio nell'Associazione, nella
Famiglia Salesiana e nella Chiesa.
Modalità
La Scuola, che ha la durata di due
anni, si apre con un Incontro in cui
vengono presentati i temi gggetto di
studio nel corso dell'anno. E compito
degli iscritti, poi, studiare individual-
mente, sulla base di una bibliografia
suggerita, i temi proposti.
Ogni anno della Scuola si conclude
con un convegno per un confronto-
sintesi fra gli iscritti e per le relazio-
ni conclusive. Cooperatori dello stes-
so Centro o di Centri viciniori posso-
no confrontarsi anche al di fuori dei
suddetti incontri.
Contenuti
A) Una sfida per la Chiesa: la
«nuova evangelizzazione» (Secola-
rismo e bisogno religioso; Evangeliz-
zazione oggi; Cosa significa evange-
lizzare; Perché una evangelizzazione
«nuova»; Contenuti e spirito della
nuova evangelizzazione; Gli operai
della nuova evangelizzazione).
B) Il Vangelo ai giovani: evange-
lizzare educando ed educare evan-
gelizzando (L'attenzione privilegiata
ai giovani; La promozione integrale
della persona del giovane; Educare
ed evangelizzare: un unico impegno
formativo; Indicazioni del CG23 ri-
guardo all'educazione dei giovani
alla fede oggi).
5. Egidio Viganò, La nuova evange-
lizzazione, Atti Consiglio Genera-
le n. 331.
6. Egidio Viganò, Spiritualità sale-
siana per la NE., Atti Consiglio
Generale, n. 334.
7. Egidio Viganò, La nuova educa-
zione, Atti Consiglio Generale, n.
337.
8. Egidio Viganò, Il progetto educa-
tivo salesiano.
9. Giovanni Paolo II, Juvenum Pa-
tris.
10. Giovanni Fedrigotti, Famiglia
Salesiana e NE., Atti Convegno
FS, 1991.
11. Atti del CG23, parti prima e se-
conda.
12. R.V.A., artt. 13-15.
13. Commento ufficiale del R.V.A.,
pagg. 157-190.
N.B. - I Documenti 1-6 riguardano i
contenuti del punto A); i Documenti
7-16 riguardano i contenuti del punto
B).
FESTA DI DON BOSCO
a Corigliano Calabro (CS)
Come ogni anno a Corigliano si è
festeggiata la ricorrenza di S. Gio-
vanni Bosco con una grande marato-
na per le vie del centro storico ed
una affollata conferenza dal titolo:
«Don Bosco, educatore moderno». Il
tutto si è poi concluso con una Santa
Messa e la proiezione di diapositive
sul Santo dei Giovani, che tanto entu-
siasmo suscita in questo grosso cen-
tro della provincia di Cosenza.
Lo spirito salesiano fu portato nel
1970 da un missionario salesiano,
Don Albino Campilongo, ormai
scomparso, che tanto si prodigò per i
giovani di Corigliano e Rossano.
Don Albino ha lasciato la sua im-
pronta indelebile in un movimento di
giovani volontari, che ormai da anni
operano nel tessuto sociale di Cori-
gliano: il Movimento Orizzonti Gio-
vani, affiancato dalla presenza di 19
cooperatori salesiani. Le loro attività
sono rivolte alla prevenzione delle
devianze giovanili e si concretizzano
attraverso un doposcuola per ragazzi
«a rischio», le animazioni di quartie-
re e le attività sportive. L'unica man-
canza in questa enorme realtà sale-
siana è proprio un centro giovanile
che dovrebbe sorgere con l'arrivo di
Salesiani S.D.B. Per ora Don Antonio
Gisonno ci assicura una presenza
quindicinale e il responsabile dei
cooperatori della Calabria Don Ma-
rio Cogliandro ci segue con amore sa-
lesiano.
ERRATA CORRIGE: sul numero
del 15 settembre 1991 del Bollettino
Salesiano è apparso un trafiletto sul-
la promessa di 15 cooperatori adulti
nell'Istituto di Locri in data 16 Mag-
gio '91; ci piace precisare che ben 11
adulti sono proprio del Movimento di
Corigliano e tra questi anche un sa-
cerdote secolare. Queste nuove pro-
messe hanno portato il numero dei
cooperatori a 19, mentre gli altri 8
erano già con la promessa sin dal
1985.
Per documentarci
1. Giovanni Paolo II, Christifideles
laici, nn. 3-4; 33-34.
2. C.E.I., Evangelizzazione e testimo-
nianza della carità, nn. 3-11.
3; Paolo VI, Evangelii nuntiandi,
tutta, o almeno i capp. Il, II, VI,
VII.
4. Giovanni Paolo II, Catechesi tra-
dendae, nn. 35-45; 56-61.
\\4 /46
Marato11a orga11izzata dai Cooperatori di Coriglia110 Calabro (CS) in occasione della fe-
sta di Don Bosco 1992

2.5 Page 15

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STRENNA 1992
I giovani,
la città
e il futuro
della politica
I tre termini che i salesiani laici di Maddaloni han-
no formulato per la Nona edizione della Nove gior-
ni con don Bosco (gennaio-febbraio '92) indicano,
nella loro non casuale successione, il senso e la pro-
spettiva dell'impegno civile e politico che gli incon-
tri e il convegno prògrammati vogliono suggerire o,
quantomeno, invitare a discutere.
Mettere al centro i giovani non è scelta facile.
«Un'intera condizione giovanile è esposta, è a ri-
schio. Drammaticamente segnata dalla grande
«questione sociale» del nostro tempo e del nostro
Mezzogiorno - la disoccupazione giovanile con il
suo corredo di disagi, di sbandamenti, di disorien-
tamenti etici, familiari, sociali - è percorsa inces-
santemente dalla precarietà, che incombe sul tessu-
to sociale urbano fino a diventarne caratteristica
essenziale ed ineliminabile».
Così Pino Acocella in un intervento alla Fami-
glia Salesiana vede nel problema giovanile la «que-
stione sociale di oggi» e invita i salesiani «laici» a
recuperare un forte senso del sociale vincendo la
«tentazione dell'oasi».
La frantumazione del tessuto strutturale e cul-
turale, il ripetersi degli scandali, l'invadenza a volte
fastidiosa ed esagerata dei partiti nella società civile
e soprattutto la diffusione di un pragmatismo im-
prontato alla logica del più spietato realismo, han-
no senza dubbio concorso ad allontanare dalla poli-
tica coloro che coltivano ancora tensioni ideali.
Di qui l'orientamento ad imboccare la strada
del «sociale», dove è possibile dare efficacia alla
propria presenza ed esercitare un controllo reale
sulle decisioni. Ma non si può dimenticare che «il
sociale» non basta; la presenza meravigliosa del vo-
lontariato di solidarietà, segno espressivo della vo-
lontà di agire nel quotidiano deve armonizzarsi con
la «politica».
L'articolarsi della vita democratica presuppone,
il collegamento con un quadro più ampio di strut-
ture, che esercitano una influenza decisiva sulla de-
terminazione degli assetti della convivenza umana.
La «politica», intesa come definizione complessiva
del bene comune e come responsabilità nei con-
fronti delle Istituzioni, è un momento necessario ed
ineludibile della crescita civile.
È assolutamente necessario oggi, riaffermare,
culturalmente e cristianamente che il passaggio at-
traverso la politica, nella sua accezione più grande
e più umana, è non soltanto una necessità, un biso-
gno per potere essere da laici cristiani testimoni del
Vangelo nel nostro tempo, ma è un dovere, perché
siamo collocati nella storia; è un dovere che ci vie-
ne dall'insegnamento evangelico e dalla consapevo-
lezza che una comunità civile e politica è un luogo
importante per poter testimoniare fino in fondo il
Vangelo.
La nostra collocazione di salesiani laici ci porta
a un'ulteriore riflessione: ripensare la politica come
educatori, collocati cioè dalla parte dei giovani, del
loro cammino di umanizzazione, del loro costruirsi
come «cittadini» del mondo.
Sollecitati dal legame stretto tra fede, cultura e
mediazione politica riteniamo indispensabile per i
giovani che si preparano all'impegno politico, per-
seguire una formazione culturale autentica, con-
vinti che la «cultura politica» è politica e che «l'uo-
mo», la persona umana - come ci ha insegnato
Giuseppe Lazzati - è il termine ultimo e irrinun-
ciabile della «città dell'uomo» e che questo non è, e
non può essere, senza conseguenze per chi costrui-
sce e gestisce la città, per chi fa politica».
Una politica puramente prassi è la fine della po-
litica, perché nel momento in cui si tagliano i rap-
porti con la società, con quei mondi vitali che
esprimono esigenze e valori, la politica diventa fine
a se stessa. Il che vuol dire in termini chiari potere
per il potere, clientelismo, divisioni di sedie con tut-
ti gli scandali che ne susseguono e che hanno but-
tato spesso vergogna e fango sullo stesso nome cri-
stiano.
Come autorevolmente posto in evidenza nel do-
cumento dei Vescovi italiani sullo «Sviluppo nella
solidarietà. Chiesa italiana e mezzogiorno», per
raggiungere la piena maturazione ed autonomia
dei nostri territori, sia sul piano economico-
produttivo sia su quello sociale e civile, bisogna
riattivare la moralità, la stabilità nelle regole della
convivenza sociale e la certezza del diritto superan-
do il vittimismo e la rassegnazione che contraddi-
stinguono troppo spesso i comportamenti etici del-
la nostra gente.
Si tratta, in breve, di affrontare le sfide del futu-
ro della politica nella vita quotidiana con la concre-
tezza dell'impegno a servizio gratuito degli altri. Il
che non vuol dire gratis o inefficace, ma un servizio
donato (cioè senza speranza di ricompensa, senza
speranza di ricambio, senza attesa di riconoscimen-
to, senza ritorni di utile personale). È questa la for-
ma della grandezza d'animo di cui si sostanzia ogni
testimonianza.
a cura del Centro Salesiano don Bosco
di MADDALONI (CE)
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Il settimo successore di Don B,o-
sco traccia un coraggioso bilancio
.di 150 anni di storia e di vita sale-
siana.
Con cinque cardinali, un 'ottantina di
vescovi, centinaia di case, istituti, ora-
tori, scuole professionali, parrocchie
in ogni parte del mondo, i Salesiani -
dal 1841, quando Don Bosco incontrò
il primo dei suoi ragazzi - sono una
forza nella Chiesa. Il loro Rettor Mag-
giore, in questa intervista/ verità, pas-
sa in rassegna luci e ombre del mondo
giovanile, problemi della scuola, edu-
cazione cristiana, missioni, ... riba-
dendo l'attualità del carisma: «Siamo
con Don Bosco e con i tempi - non con
i tempi di Don Bosco - per evangeliz-
zare educando ed educare evangeliz-
zando».
16 / 4 8
Edizioni Paoline. 1992
Stabilimento Grafico SÈI Torino