Bollettino_Salesiano_199102cooperatori


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ANNO 115 - N. 4 • 2• QUINDICINA 15 FEBBRAIO 1991
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Roma 7-8-9 dicembre 90 • CONVEGNO NAZIONALE
INCARICATE LABORATORI MAMMA MARGHERITA
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SPECIALE CONVEGNO
IL GRAZIE AL NOSTRO SOSTEGNO
PER IL PROGETTO «PRO SAHEL»
DEL «PONTIFICIUM CONSILIUM
COR UNUM» DEL VATICANO
C arissime Sorelle in Cristo,
Siete riunite in questa Casa delle Suore Rosminiane per cele-
brare il Convegno delle incaricate dei numerosi Laboratori
MAMMA MARGHERITA, sorti in diverse regioni d'Italia in me-
moria della madre di San Govanni Bosco.
La Vostra opera solerte e generosa si esplica nel quadro del-
l'Associazione Nazionale di Cooperatori Salesiani, che persegue
il suo cammino di Fede, di Speranza e di Carità alla luce degli
insegnamenti del Vangelo e dell'intensa testimonianza d'Amore
per Dio eper il prossimo lasciataci dal Santo Fondatore della So-
cietà Salesiana. Con questo stesso spirito di Carità fraterna avete
voluto animare la felice iniziativa di allestire, in occasione del
Vostro Convegno, una mostra-mercato dei prodotti dell'artigia-
nato dei vostri Laboratori MAMMA MARGHERITA, i cui pro-
venti sono destinati a sostenere la FONDAZIONE GIOVANNI
PAOLO II PER IL SAHEL.
A nome del Santo Padre, Vi ringrazio per questa filiale egene-
rosa adesione alle Sue sollecitudini per le popolazioni saheliane,
impegnate in una impari lotta contro la siccità ela desertificazio-
ne. Papa Giovanni Paolo II, istituendo la Fondazione, ha voluto
porre nelle mani delle Comunità Ecclesiali dei Paesi del Sahel
uno strumento significativo che concorra a rendere quelle popola-
zioni artefici prime del proprio sviluppo sociale, economico, e,
perché no?, cristiano. Insieme coi Responsabili della Fondazione,
che io legalmente rappresento, Vi esprimo sentimenti di profonda
riconoscenza e di grande apprezzamento anche per il contributo
saggio e discreto che voi date alla formazione di tante giovani.
Vogliate portare loro la gratitudine del Papa e della Fonda-
zione che Egli ha voluto. Dite a quante sono impegnate nei vostri
laboratori MAMMA MARGHERITA, che accompagniamo e so-
steniamo la loro opera silenziosa esolerte con la nostra preghiera
e col nostro fraterno affetto. Confermate ad esse quanto sia im-
portante da sempre il ruolo della donna nella società civile e nella
Chiesa, anche se, nel correre della storia del mondo, èstato talvol-
ta dimenticato. Vostro in Cristo.
+ Roger Card. Etchegaray, Presidente
earissimo Don Alfano,
14 dicembre 1990
Innanzi tutto La ringrazio per la squisita accoglienza riserva-
tami in occasione de/l'apertura del Convegno Nazionale delle In-
caricate dei laboratori «MAMMA MARGHERITA}/.
A nome del cardinale Etchegaray, presentemente in missione
ringrazio vivamente Lei e, per Suo gentile tramite, tutte e singole
le Convegniste e quanti hanno generosamente collaborato nell'al-
lestire la mostra-mercato dell'artigianato «salesiano» in favore
della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel. Il cospicuo im-
mediato ricavato dell'iniziativa (L. 5.000.000) testimonia dello spi-
rito di solidarietà fraterna verso i più bisognosi che anima ed
ispira l'azione di codesta Associazione dei Cooperatori Salesiani
e dei suoi singoli membri.
A tutti ed a ciascuno auspico di cuore le copiose Benedizioni
del Divin Redentore.
Nei prossimi giorni ritireremo gli oggetti rimasti presso le
Suore Rosminiane evedremo come potere utilizzarli al meglio per
completare la vostra magnifica opera. Con affetto fraterno, mi
dico vostro in Cristo.
+ Alois Wagner, Vice-Presidente
LA REGIONE DEL SAHEL
<<Non aspettiamo che la siccità, spaventosa e devastatrice, ritorni. Non aspettiamo che la sabbia porti nuova-
mente la morte. Non permettiamo che l'avvenire di questi popoli sia irrimediabilmente minacciato». Il 10 maggio
1980, dalla cattedrale di Ouagadougou, capitale dell'Alto Volta (ora si chiama Burkina Faso), Giovanni Paolo II lan-
ciò questo angoscioso apJ?ello per i popoli del Sahel. Sahel è parola araba che significa sponda; in questo caso, sponda
meridionale del Sahara. E una fascia larga mille chilometri e lunga quattromila; comprende nove Paesi: Capo Verde,
Senegal, Gambia, Guinea Bissau (che non fa parte, per ora, della «Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel»), Mau-
ritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad; vi abitano, e sarebbe il caso di dire vi sopravvivono, 35 milioni di persone.
Da alcuni decenni il Sahara copre di sabbia ogni anno dieci chilometri della sua sponda meridionale, su un fronte di
oltre duemila chilometri. Nei periodi di siccità (si sono ripetuti nel 1968, nel 1972-73 e nel 1983-84) il deserto avanza
addirittura di 30-40 chilometri all'anno. Responsabili di questo disastro ecologico sono gli uomini, che nel passato han-
no disboscato indiscriminatamente, e calamità naturali come la siccità, che ha fatto abbassare la falda d'acqua del sot-
tosuolo e inaridito gli strati dove cercano alimento le pur profonde radici delle piante subtropicali. Altre calamità non
sono per nulla naturali. Il cosiddetto «effett serra» ha già fatto innalzare di qualche centimetro il livello degli oceani.
Così l'acqua salata dell'Atlantico ha invaso 150 chilometri del fiume Gambia, bruciando centinaia di ettari di risaie.
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l\\WVllVIA lVIABGBEBITA
PBllVIA COOPEBATBICE
dalla relazione di Don Blio Scotti
Durante la solenne Eucarestia
celebrata dal Papa Giovanni Paolo
II al Colle Don Bosco il 3 settem-
bre 1988, fu offerta al Papa l'effige
di mamma Margherita. La porta-
vano una pronipote della famiglia
di Giuseppe, fratello di Don Bo-
sco, e un pronipote della discen-
denza Occhiena, del fratello di
mamma Margherita. La donna
che presentava il quadro espresse
il desiderio comune della famiglia
salesiana: «Santità, vorremmo che
Lei proclamasse "santa" mamma
Iviargherita». «È vero - rispose il
Papa - questa mamma Marghe-
rita era veramente una mamma
santa". E dopo messa fece invito
al Rettor Maggiore di promuover-
ne la causa. Ebbe a dire a Valdoc-
co: «È a tutti noto quale impor-
tanza abbia avuto mamma Mar-
gherita nella vita di S. Giovanni
Bosco! Non solo ha lasciato nel-
l'oratorio di Valdocco quel carat-
teristico "spirito di famiglia" che
sussiste ancora oggi, ma ha sapu-
to forgiare il cuore di Giovannino
a quella bontà e a quella amorevo-
lezza che lo fanno l'amico e il pa-
dre dei suoi poveri giovani».
Il 1988, oltre il centenario della
morte di Don Bosco, ci ricordò
pure il secondo centenario della
nascita di mamma Margherita,
nata il 1° aprile 1788. Ed il 1° apri-
le di molti anni dopo, nel 1934, fu
canonizzato suo figlio Don Gio-
vanni Bosco. Coincidenze?
Le «Memorie Biografiche» del
Santo narrano che mamma Mar-
gherita morì a Valdocco il 25 no-
vembre 1856 e fu sepolta nel cimi-
tero di Torino. Quattro anni dopo
la sua morte, nell'agosto vicino al
santuario della Consolata, appar-
ve a Don Bosco. Margherita aveva
un aspetto bellissimo e gli dichia-
rò: «Vivo e sono felicissima». Re-
plicò Don Bosco: «Datemi un sag-
gio della vostra felicità». Allora,
scrive il biografo (MB 5,568), vide
sua madre tutta risplendente, or-
nata di una preziosissima veste,
con un aspetto di maestà meravi-
glioso, e dietro a lei un coro nu-
meroso. Margherita si pose a can-
tare e il suo canto di amore a Dio
era di una inesprimibile dolcezza;
sembrava l'armonia di mille voci e
di mille gradazioni. Finito il can-
to, Margherita disse a Don Bosco:
«Ti aspetto, poiché noi due dob-
biamo star sempre insieme».
Margherita svolse l'importante
ruolo di madre: mamma di Don
Bosco e mamma di quanti il figlio
raccoglierà nel suo primo orato-
rio; e con questo nome che verrà
ricordata nella nostra tradizione.
Parlando di Don Bosco, Papa
Pio XII ebbe a dire con ragione:
«La madre che egli ebbe spiega in
gran parte il padre che egli fu».
Mamma Margherita fu vera-
mente l'angelo custode di Giovan-
ni; in tutti i momenti più impor-
tanti della sua vita lei ebbe l'ispi-
razione appropriata. Eccone un
saggio: «Quando sei venuto al
mondo, ti ho consacrato alla
Beata Vergine. Quando hai co-
minciato i tuoi studi ti ho racco-
mandato la devozione a questa
nostra Madre. Ora ti raccomando
di essere tutto suo».
Alla prima comunione: «Figlio
mio, per te questo è stato un gran-
de giorno. Sono sicura che Dio è di-
ventato padrone del tuo cuore. Pro-
mettigli che ti impegnerai per con-
se,varti buono per tutta la vita».
Nella scelta della vocazione: «Se-
gui la tua vocazione, senza ascol-
tare nessun altro, se non Dio e la
Madonna. Ricordati, la prima
cosa è la salvezza dell'anima: tutto
il resto non conta niente (sarà que-
sto il famoso motto di Don Bosco).
Il parroco vorrebbe che tu pensassi
a me, ma io ti dico: Dio prima di
tutto. Non aspetto nulla da te. Solo
che tu diventi un buon prete. Ri-
cordati sempre: sono nata povera e
povera voglio morire. Anzi, ti av-
verto, se tu diventassi un prete ric-
co, io non verrei a farti una sola
visita. Non dimenticartelo!».
Alla prima messa: «D'ora in poi
pensa soltanto alla salvezza delle
anime e non prenderti nessuna
preoccupazione per me. Sei prete;
celebri la messa: da qui in avanti
sei dunque più vicino al Signo-
re. Ricordati però che celebrare
la messa vuol dire cominciare a
patire».
In tutte queste situazioni divie-
ne ideale esemplare di ogni mam-
ma cristiana.
Essa è legata ad una equazione
che vi invito a tener presente:
Mamma Margherita sta a Don Bo-
sco come le cooperatrici e i coo-
peratori stanno ai salesiani o Fi-
glie di Maria Ausiliatrice, nel rea-
lizzare un apostolato giovanile e
missionario nella chiesa santa di
Gesù Cristo, come cooperatori.
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1. Formazione
una famiglia
È una figura che ha un non so
che di straordinario, di ecceziona-
le. Somiglia, è vero, per le doti di
cuore e per il suo spirito a tante
donne, con un pizzico di fantasia
in più, con una prudenza ed una
saggezza non comuni, con un?
spirito di osservazione ~d una VI-
sione delle cose presenti e future,
che lasciano perplessi.
Margherita, ormai ventiquattren-
ne, era una ragazza da marito, an-
che se di marito non ne voleva sa-
pere, sempre fissa nella sua _ferma
decisione di non allontanarsi dalla
sua casa nell'intento di assistere la
mamma e la vecchia nonna.
«Questa è la mia missione, questo
il mio dovere» diceva. E la madre:
«Ma no, figlia mia: tu hai una tua
strada da battere, tu sei chiamata a
formare una nuova famiglia, ad ave-
re dei figli, se Dio vorrà».
Ai Becchi di Castelnuovo, un
pugno di case nella frazione di
Morialdo, non molto lontano da
Capriglio, viveva Francesco Bo-
sco, di ventotto anni: era rimasto
vedovo con un figlio, Antonio e la
vecchia madre. Un giorno, dome-
nica, la mamma di Margherita,
abbordò di nuovo la figlia, indi-
candole in quella povera casa ai
Becchi la sua missione: «Tu do-
vresti sposare quel brav'uomo».
Margherita rispose prontamente:
«Mamma, ho bell'e deciso. Farò
come voi dite. Dio mi aiuterà».
Il matrimonio fu celebrato il 16
giugno 1812 e nelle due famiglie fu
quello il segno benevolo della Prov-
videnza. Così Francesco ebbe una
nuova compagna fedele e affettuo-
sa Antonio una seconda madre e la
su~era una premurosa, attaccatis-
sima nuora. E la vita riprese sotto
una nuova luce tingendosi di rosa e
di speranza. L'8 aprile 1913 nasce il
primogenito Giuseppe ed il 16 ago-
sto 1815 Giovanni.
· . Fiducia in Dio
Tutto sembrava filare nel mi-
gliore dei modi. Ma i disegni di
Dio sono imperscrutabili. Ed ecco
4/20
DAL SALUTO DEL COORDINATORE DELLA CONSULTA MONDIALE
...
E con viva gioia che vi porgo il saluto e l'augurio di un ricco e frut~oso
Convegno nazionale da parte della Consulta mondiale_ eh~ ho l'o~or; d~ i:aJ?-
presentare, della Segreteria esecu_tiva c~ntr~e e di Pierange o a nm,
Consultore mondiale per l'Italia e il Medio Onente.
to vostro Convegno nazionale che vi approntate a vivere è senza dub-
:~e~ momento di preghiera, di incontro e di c~mfr'?nt~ su _t~tte qu!lle t~-
matiche relative ai Laboratori Mamma Margherita di c111 VOI _s1_ete le 11:1can-
cate, rappresentanti di tante altre vostre so~elle cooperatrici che vivono
l'esperienza dei Laboratori Mamma Marghenta.
.. . . .
Quello che io penso e vi chiedo, carissime so_relle ~ooperatric1, e d_i vivere
nei Laboratori Mamma Margherita in un clima di grande c'?m~one tra
voi, attraverso un santo lavoro, che fa innanzitutto bene a VOI e POI a tante
missioni nel mondo.
.
Paolo Santoni
improvvisa una campana a mor-
to. Una polmonite ribelle ad ogni
cura, una tomba aperta. Papà
Francesco, appena 5 anni sposo e
solo trentaquattrenne, muore
strappato all'amore della famiglia
e Giovannino, colui che diventerà
il padre degli orfani, rimane orfa-
no a soli due anni. Le ultime rac-
comandazioni del poveretto alla
moglie furono proprio per il pic-
colo. Così la «misera madre»,
come tutti dicevano in paese, ri-
mase con tre figli: il giovane Anto-
nio non considerato mai figlia-
str~. Giuseppe e Giovanni, e la
suocera paralitica. Lei fa assestare
il porticato comperato da France-
sco, in casetta a 4 stanze.
Mamma Margherita, rimasta
vedova ancora giovane, non pen-
sò che alla famiglia, alla casa, alle
sue terre, ai suoi figli - tutti e tre
sullo stesso piano nonostante
qualche sgarbo di Antonio - e
alla vecchia suocera.
I raccolti andavano bene.. .?
« Tutto merito del Cielo - diceva
contenta e soddisfatta - ringra-
ziamo Dio». La stagione era con-
traria un acquazzone, una gran-
dinat~ rovina ogni cosa... ? E lei,
sempre serena e fiduciosa: '.'Di?
dà, Dio toglie. Sia benedetto il Si-
gnore!». Donna veramente forte,
coraggiosa, perché ricca di fede e
di pietà. Virtù che sono fonda-
mento di ogni buon cristiano e
quindi di ogni cooperatore.
. Sostegno della vocazione
di Giovanni
Dopo il sogno dei 9 anni, che
Mamma Margherita interpreta
con una felice intuizione «Forse ti
farai prete e ti interesserai dei ra-
gazzi», Giovannino . m_anife~ta
apertamente il desiderio di studia-
re. E la Mamma, che ha intuito
questa sua grande voglia ed h~
scoperto l'intelligenza e la volonta
del ragazzo, lo asseconda, anche
contro il parere di Antonio. La
casa di Margherita, intanto era di-
ventata la «casa della carità»: tutti
quelli che avevano bisogno arriva-
vano alla sua porta sempre spa-
lancata come il suo cuore, a
chiunq~e chiedesse una fetta di
polenta, un tozzo di pane, un bic-
chiere di quel vino buono o doman-
dasse ospitalità nel fienile o nella
stalla. Perfino ai soldati delle ultime
guerre, rimasti sbandati nel territo-
rio e datasi al brigantaggio, non sa
negare l'aiuto, approfittando per
un richiamo, un ammonimento, un
invito a cambiare vita.
Mamma Margherita è felice, e
le sembra giunto il momento di
inviare a Chieri, presso una sua
amica compaesana - Lucia Mat-
ta - il caro figliolo perché prose-
gua gli studi. Dieci anni a Chieri,
che valgono una vita!
4. Compartecipe della mission -
di Giovanni
Don Cafasso chiama Giovanni a

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studiare teologia al Convitto. L'8 di- po, anche quello, verrà spesso rovi- gnotta da rimediare. Pensiamo al
cembre 1841, proprio in occasione nato da qualche birichino. Ma lei, corredo suo e a quello di Giovan-
della festa della Madonna, con il paziente, ricomincia tutto daccapo ni, e a quello dell'altare, che ser-
giovane Bartolomeo Garelli, inizia il come nelle sue terre, dopo una vono per fasciare i colerosi presso
catechismo e con il catechismo i grandinata, o come le formiche cui si recano quei ragazzi; pensia-
giochi all'aria aperta, l'oratorio. È il dopo l'acquazzone. Fu veramente mo all'orto ben coltivato e altret-
primo seme, poi centinaia. L'orato- una santa donna, da imitare.
tanto ben calpestato. Ma soprat-
rio comincia a popolarsi, il lavoro Una volta fu regalata a Mamma t;gtto pensiamo a quella mamma
cresce giorno per giorno, le difficol- Margherita una splendida manti- in ansia per il suo Don Giovanni,
diventano enormi, i nemici si glia perche se ne adornasse, spe- che accetta molte predicazioni,
moltiplicano, i pericoli si fanno cialmente quando uomini illustri e che lavora notte e giorno, che vie-
sempre più numerosi. Proteste, mi- nobildonne venivano a contatto ne cercato a morte, anche se dife-
nacce, ingiunzioni.
con lei per parlare con Don Bosco so dal misterioso cane Grigio, che
A Torino insistono i ragazzi del- e lei, subito, la tagliò per fame in- viene salvato per miracolo dal
1'oratorio: «O Mamma Margherita dumenti da donare ai suoi ragazzi. crollo delle costruzioni che stava
viene a Torino, oppure porteremo Senza preoccuparsi rmrnma- erigendo. La pensiamo ancora
l'oratorio a casa sua, ai Becchi». mente del suo avvenire e delle sue preoccupata nel rattoppare i vesti-
Don Bosco ha un grande amico: necessità si disfece di tutto ciò che ti ai ragazzi senza mamma, che
Don Cinzano, il quale lo sprona: aveva. Al momento della morte le andavano al lavoro come murato-
«Fa' venire tua madre a Torino. trovarono solo un vestito e, in ta- ri o come facchini, nel cucire cal-
Avrai un angelo accanto». E lui: sca di questo, legate in un fazzo- zoni, mutande e giubetti e stirare
«Ma mia madre è una santa, se letto, le ultime dodici lire che il fi- un po' di tutto. Conoscete bene,
glielo dico, ne son certo, lo farà». glio le aveva dato affinché si com- voi quanta pazienza occorre! Que-
Infatti, alla richiesta precisa, prasse un abito nuovo. Fu vera- sto nei ritagli di tempo dei lavori
pressante, per quanto attaccatissi- mente una mamma educatrice! di cucina che erano urgenti, poi-
ma alla sua casa, alla sua famiglia, Un giorno, stanca e affranta dagli ché i ragazzi resistevano coi calzo-
ai nipotini, la buona mamma, con anni e dalla fatica, esclamò: «Quasi ni rotti, ma reagivano agli stimoli
poche cose messe in un grande quasi tornerei ai Becchi». Ma Don dell'appetito.
paniere, scende «giù dai colli - Bosco le additò il crocifisso appeso Ormai c'è accanto a lei la mam-
con il figlio accanto». È il 3 no- alla parete, senza dir nulla e con gli ma di Don Rua e altre brave don-
vembre 1846. Lei aveva cinquan- occhi supplichevoli. Bastò quel ge- ne, persino la mamma del vesco-
totto anni. Incomincia l'avventura sto, bastò quello sguardo per farle vo Gastaldi, che fanno gruppo,
di Mamma Margherita, prima subito cambiare idea. E rimase al che si avvicendano, si sostuisco-
Cooperatrice.
suo posto fino alla morte.
no, si aiutano.
Da quel giorno Don Bosco divi- Ripercorrendo, non come cu- È l'inizio di quei laboratori
se le preoccupazioni per l'oratorio riosi ascoltatori di episodi interes- «Mamma Margherita», che sorge-
anche con sua madre. Senza di lei santi della vita di Don Bosco, ma ranno ovunque, con nomi diversi
l'oratorio non avrebbe continua- come cooperatrici che desiderano o senza nome, presso gli orfano-
to. Quanti parroci o istituti di ra- imitare un così simpatico e valido trofi, gli oratori e le parrocchie,
gazzi oggi attendono una Mamma esempio, come fu mamma Mar- presso gli istituti in funzione di
Margherita, una donna che si ren- gherita, rendiamoci partecipi del- aiuto alle attività dei salesiani. La-
de aiutante o meglio ancora re- le ansie, delle preoccupazioni, del- vorano in funzione dei paramenti
sponsabile di qualche attività con i le paure ed angosce, delle speran- delle chiese, delle guardarobe dei
ragazzi. È qui, in questa iniziativa ze deluse, delle stanchezze fisiche salesiani, dei ragazzi poveri e per
vostra, accettata con fiducia dai di questa donna sessantenne, a inviare materiale liturgico e vestia-
responsabili delle opere ecclesiali fianco di un figlio imprevedibile rio ai missionari. Ogni cooperatrice
o salesiane, che ogni cooperatrice nelle iniziative, nelle avventure ha la sua attività, ogni gruppo o co-
cerca di operare con la Chiesa. educative per i suòi ragazzi, nelle mitato o patronesse ha la sua sto-
ostilità politiche, nelle incompren- ria, ma ovunque c'è il cuore e lo
sioni dei preti stessi.
spirito di mamma Margherita.
S. Mamma, mamma ...
Pensiamo ai fanciulli orfanelli
che essa ospita (che gli rubano le
coperte), a quelli che hanno fame
Mamma Margherita impegna o che si ammalano, ed alcuni
tutto quello che possiede: parte muoiono anche. Essa si affeziona
dei terreni, argento, oro, il suo ad ognuno di essi, e sono 10, poi
corredo, perfino il vestito da spo- 20, poi 40, poi 70, in poche stan-
sa, ma è felice. Ha un solo svago: zette, su materassini di fortuna, e
l'orto, dove può far rifulgere le sono 30-50 attorno al focolare con
sue qualità di contadina. Purtrop- la scodella da riempire e la pa-
Come lei, anche voi, Cooperatori,
avete bontà, voglia di lavoro e di
preghiera, amore ai ragazzi, ai po-
veri e ai confratelli salesiani o alle
consorelle FMA. Come lei, siete
partecipi del loro lavoro apostoli-
co. Il Signore ve ne renda merito,
vi dia gioia e premio.
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Non si può parlare dei no- VERIFICA EPROSPETTIVE
stri laboratori senza pensare
DEL LABORATORI MM a Mamma Margherita. E lei
la promotrice, colei che, sen-
za sapere, dava origine ad
una cosa così bella che non
sarebbe mai finita. Aveva
Relazione di Jolanda Masotti
tanto da fare per tutti quei ra-
gazzi che suo figlio le portava abbia pensato ad un labora- realtà del bene fatto ha supe-
in casa che fu costretta a torio per attirare le giovani rato ogni fantasia: i Salesiani
chiedere aiuto ad altre signo- del suo paese, a parlare loro di Don Bosco e le Figlie di
re; dalle Memorie Biografiche di Dio.
Maria Ausiliatrice hanno per-
leggiamo:
Si inventa perfino un picco- corso una lunga e faticosa
«Queste sante donne si era- lo oratorio domenicale a casa strada ma accanto a loro ci
no raggruppate attorno a perché le sue ragazze non an- sono sempre stati tanti Coo-
Mamma Margherita, e non di- dassero altrove.
peratori e soprattutto coope-
sdegnavano di associarsi al- Il suo laboratorio pr ende ratrici che con il frutto del
l'umile contadina dei Becchi subito uno stile particolare: è loro lavoro hanno sostenuto e
per rammendare stracci nella una famiglia in cui le ragazze sostengono ancora molte mis-
sua povera stanzetta. E quan- sentono che sono accolte con sioni salesiane e varie opere
do Don Bosco incominciò ari- amore ma soprattutto dove di questa nostra grande fa-
cevere gli orfanelli, con una regna tanta semplicità ed al- miglia.
abnegazione materna, esse ne legria.
Nel preparare la relazione
presero cura come dei propri Il lavoro si interrompe ho creduto opportuno cercare
f igli. Vi erano di coloro i cui spesso per chiacchierare ma nel materiale d'archivio qual-
calzoni e la giubetta erano a anche per pregare, cantare o cosa che riguardasse la vita
brandelli e ne perdevano i meditare su una lettura.
dei nostri laboratori e vi assi-
pezzi da ogni parte anche a Questo modo di stare insie- curo che è stato oltremodo in-.
scapito della modestia. Ve ne me diventerà più tardi lo stile teressante e sopratutto com-
erano di quelli che non pote- di vita che caratterizza anco- movente.
vano mai cambiarsi quello ra oggi, tutti i nostri «Labora- Il primo pensiero è stato
straccio di camicia che ave- tori M. Margherita».
quello di ringraziare il Signo-
vano bisogno. Fu qui che co- Maria Mazzarello non co- re per averci dato Don Bosco
minciò a campeggiare la nosceva ancora Don Bosco che ha saputo suscitare tanto
bontà e l'utilità che arreca- ma sembra che Dio stesso le amore, tanto entusiasmo, tan-
vano le cooperatrici)).
abbia tracciato la strada per ta abnegazione in un numero
Così nacque il primo labo- poterlo incontrare, per met- così grande di persone.
ratorio ed è interessante no- tere in comune sogni e tanta Nel leggere le relazioni del-
tare che anche Maria Mazza- voglia e tenacia per realiz- le incaricate di molti anni fa,
rello, laica impegnata nella zarli.
ho scoperto un patrimonio
sua parrocchia a Mornese, La storia ci racconta che la immenso di dedizione, di la-
voro, di inventiva, che se non
fosse stato scritto forse ne
I PRECEDENTI CONVEGNI
avremmo perdute le tracce.
Non abbiamo il diritto di di-
TORINO, 19-21 MARZO 1976 (Partecipanti 73)
menticare chi ci ha precedu-
Temi trattati: «Spiritualità del lavoro»; «Spirito missionario del Labo-
to, chi nell'ombra e nel silen-
ratorio»; "Nuove proposte e testimonianze». Interessanti le conclu-
sioni operative a conclusione del Convegno.
La situazione Laboratori MM. nel 1974: 113. Presso Opere FMA: 72.
Presso Opere SDB: 41.
zio fatto preghiera, ha lavora-
to tanto per le missioni, per le
necessità delle Case Salesia-
ne, degli Oratori, delle Par-
TORINO, 22-24 MAGGIO 1981 (Partecipanti 63)
rocchie e per chiunque si tro-
Temi trattati: «Il lavoro santificato nella tradizione salesiana»; «Il la-
vasse in difficoltà.
voro santificato nella testimonianza di Santa Maria Mazzarello»;
«Il Laboratorio MM.: scopo, esigenze e realtà».
La situazione dei laboretori 1980: 58 (dalle schede ufficiali).
Le donne sempre più impe-
gnate in mille cose non trova-
no più il tempo per imparare
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un lavoro che richiede una gioventù di oggi sono eccezio-
lunga e paziente applicazione. nalmente urgenti e numerosi».
Ma una cosa è certa, in Nel nostro oggi non do-
ogni epoca, ed anche nella no- vremmo mai smettere di pre-
stra, il Laboratorio rimane il gare perché i bisogni dei gio-
luogo dove si respira gioia e vani sono semplicemente
spirito salesiano, dove si cre- drammatici.
sce e si matura nella fede in Occorre quindi non dimen-
stretto contatto con Dio.
ticare mai di offrire il nostro
Gesù ci dice: «Dove due o lavoro al Signore, così vera-
tre si riuniscono nel mio no- mente tutto il nostro tempo
me, io sono in mezzo a loro». sarà tempo di preghiera e
Ecco un modo bellissimo di questo ci aiuterà a farci senti-
fare Chiesa. Un canto che i re ancora salesianamente vi-
ragazzi ripetono spesso dice: cini ai nostri giovani e a crea-
«La Chiesa non è una casa di re armonia e comunione al-
mattoni, non è un altare colo- l'interno di ogni gruppo.
rato, è la realtà che nasce tra Lavorare in un laboratorio
di noi se ci amiamo con l'amo- per una Cooperatrice è sentir-
re di Dio».
si utile e presente concreta-
Questo è l'obiettivo di ogni mente ad ogni progetto sale-
nostro Centro ma in modo siano che richieda aiuto e
particolare del laboratorio, partecipazione; ma oggi la
dove lo spirito che le anima è realtà è cambiata e diverse
la cosa più preziosa, dopo ver- sono le esigenze e noi, sul-
il lavoro, fatto col cuore, 1'esempio del nostro fondato-
con intelligenza, rendendoci re, dobbiamo essere utili, ca-
conto delle nuove esigenze in paci di vedere, interpretare,
modo concreto e fattivo.
perché il bene sia fatto meglio
Qualcuno dieci anni fa scri- e soprattutto sia utile.
veva: «Quando recitiamo il Per le missioni per esem-
rosario durante il lavoro, pre- pio, occorrerà lavorare sem-
ghiamo sempre che aumentinu pre in stretto contatto con
gli operai nella vigna di Don l'incaricato a livello ispetto-
Bosco perché i bisogni della riale per essere sempre ag-
giornate sulle vere necessità
e sui modi di intervenire.
In diverse ispettorie l'espe-
rienza di gemellaggio con una
missione in modo particolare,
è risultata veramente valida,
anche perché il lavoro che
molte persone fanno con
tanto amore, è finalizzato ad
uno scopo preciso; e questo a
livello psicologico è impor-
tante.
Vorrei anche ricordare
un'esperienza già fatta in pas-
sato ma che potrebbe ripeter-
si ovunque, specialmente
dove si hanno elementi capa-
ci e validi: una scuola di ta-
glio e cucito per le ragazze
o di lavori artigianali per i
ragazzi.
Questa potrebbe presentar-
si come novità ma sarebbe ol-
tremodo interessante: primo
per non far sparire una ric-
chezza di esperienza così pre-
ziosa, inoltre per aiutare i
giovani ad inserirsi nel mon-
do del lavoro che oggi più di
ieri apprezza e stima qualsia-
si prodotto artigianale pro-
prio perché sempre più raro.
Una realtà nuova invece è
la forte presenza di extra co-
munitari ormai in quasi ogni
parte d'Italia: essi hanno bi-
sogno di tutto, dagli abiti
alle coperte, al cibo per so-
pravvivere.
Non si può restare indiffe.
renti; ci interpellano perso-
nalmente, molti di essi sono
giovani e la povertà non ha
colore.
Diversi nostri laboratori
sono già impegnati in tal sen-
so ma è necesssario sensibi-
lizzarsi di più per dare rispo-
ste a queste nuove emargina-
zioni come possiamo: impor-
tante è non chiudere gli occhi
per non vedere.
Questo sarebbe peccato di
omissione. Io ho citato solo
alcune soluzioni, ma è chiaro
che ce ne possono essere mol-
te altre; ognuno deve porre
7/23

1.8 Page 8

▲back to top
attenzione su realtà specifi- prezioso è la «solitudine», il
che del proprio territorio, an- male del secolo, il male oscu-
che perché oggi tutto è terra ro che distrugge ogni speran-
di missione, il limite non è za nel cuore dell'uomo.
più così ben delineato.
Quando non si è più impor-
Un problema a volte che si tanti per nessuno, quando
presenta per alcuni è come non si è più adatti, accettati e
vendere il proprio lavoro per si pensa di non servire più, si
avere del denaro che certa- è presi da un'angoscia pro-
mente ci permette di interve- fonda che genera un grave
nire a più largo raggio e in malessere generale fino a di-
modo rapido e diretto.
ventare fatale per qualcuno.
Anche per questo bisogna È strano pensare come la
avere un po' di fantasia e nostra epoca, in cui le comu-
aguzzare l'ingegno.
nicazioni sociali hanno rag-
Intanto produrre cose che giunto tecniche complesse e
vengono richieste (aggiornar- raffinate, coincida con il mas-
si un po' più anche in questo), simo della solitudine e della
poi offrire i nostri lavori ad incomunicabilità.
amici e parenti specialmente E questo non riguarda sol-
in prossimità delle feste; inol- tanto gli anziani ma ogni fa-
tre, cercare e invitare nei no- scia d'età. Quando un giorno
stri laboratori persone più qualcuno chiese a Madre Te-
giovani, che nel proprio am- resa di Calcutta «chi sono i
biente di lavoro possono dare poveri?». Ella rispose: «I po-
a molti la possibilità di fare veri sono quelli che non sono
del bene.
amati». E chi è solo, povero
Ci sono tante giovani spose perché è poco amato.
che avrebbero voglia di impa- Mi viene da pensare a tanti
rare e magari non possono nostri Laboratori frequentati
perché non hanno a chi affi- per lo più da persone anziane
dare i bambini.
che vengono volentieri anche
A questo si potrebbe ovvia- perché trovano compagnia,
re con una cooperatrice o una qualcuno con cui parlare e
suora, se ospiti in un Istituto che sappia ascoltare.
FMA, ·che si prendesse cura Se ci si preoccupasse di
di loro.
avere poco tempo per prega-
È importante inoltre con- re, offriamo al Signore anche
servare il contatto con chi quell'ascolto che può diventa-
per motivi di salute non può re sublime preghiera se sa-
più frequentare il laboratorio premo veramente ascoltare
ma è ancora in grado di lavo- con il cuore e dare risposte
rare nella propria casa.
che sappiano infondere co-
Si può dar loro qualcosa da raggio e speranza in chi non
fare, non impegnativa, adatta ne ha più.
per le loro possibilità. Non Don Bosco ci dice riferen-
importa se non sarà un lavo- dosi ai giovani che «non basta
ro perfetto, forse non vendibi- amarli, occorre che sentano
le; quello che conta è che di essere amati», ma io vorrei
quella persona si senta anco- aggiungere che ogni persona
ra utile e soprattutto facente ha bisogno di sentirsi amata;
parte di un gruppo di amici allora il servizio più grande
che non l'ha dimenticata.
che i nostri laboratori debbo-
Infine un'altro problema, no offrire è che chi vi entra
tipico del nostro tempo, al senta che è amato almeno da
quale i laboratori possono ri- qualcuno.
spondere in modo veramente
8/24
«DITALI D'ARGENTO»
Una felice iniziativa per ringrazi.are con
un gesto originale alcune cooperatrici e al-
cuni Centri che si sono segnalati per zelo e
continuità a lavorare con Don Bosco attra-
verso i Laboratori Mamma Margherita.
Non sono tutti, ovviamente. Sia le perso-
ne che i centri premiati sono una piccola
rappresentanza di quanti hanno, con que-
sto Convegno, dato segni di vitalità e di fe-
deltà allo spirito di servizio missionario.
Stcilia:
1. Caradonna Piera (alla memoria) (Alca-
mo)
2. Cocinella Iolanda (Siracusa)
3. Munafò Giuseppina (Messina)
4. Teresa Santambrogio (Palermo)
5. Attestato particolare al Centro di
Bronte per cento anni di attività
Sardegna:
1. Ida Selva
2. De Murtas Rosina
3. Boi Assunta
4. Lab. MM S. Paolo Cagliari
Lazio:
1. Donzelli Amalia (Roma S. Saba)
2•. Anna Banetti Bandini (Roma Via Dal-
mazia)
3. Augugliar:i.Ò Cesarina (Roma S. Cuore)
4. Lab. MM Subaugusta (Roma)
Liguria:
1. Raffaella Cardinale (Lab. Centro S. Do-
menico Savio)
2. Centro FMA (Genova Via Sardegna)
Centrale:
1. Canale Teresina
2. Bellon Fiorella
3. Lab. MM Centro Torino (Crocetta)
4. Lab. MM. Moncalvo (Asti)
Emilia:
1. Piatto Ninny (Rimini)
2. Cerfogli Elisabetta (Rimini)
3. Lancioni Dina (Lugo di Romagna)
4. Lusenti Gadda
Calabria:
1. Lab. MM (Soverato)
Puglie:
1. Lab. MM Corigliano d'Otranto
2. Lab. MM Lecce
Molise:
1. Ciampitti Concetta (Isernia)
Novarese:
1. Lavarino Esterina
2. Volpati Luigina
3. Lab MM Alessandria
4. Lab. MM Novi Ligure
Veneta Est:
1. Lab. MM Mogliano Veneto
2. Lab. MM Conegliano (Treviso)
3. Lab. MM Castel Codego (Treviso)
Campania Lucania:
1. Lab.MMGragnano(Napoli)
2. Lab. MM Sacro cuore (Napoli)
3. Lab. MM V. Alvino (Napoli)
4. Lab. MM Potenza
Supalpina:
1. Bua Maria
2. Canavesio Isabella
3. Folco Modesta
4. Della Giulia Giovanna
Lombardia:
1. Lab. MM Lecco
2. Lab. MM Nave

1.9 Page 9

▲back to top
la pace. Ma rimane la diver-
sità tra il Nord e Sud del
Continente Africano che ha
tanto bisogno di aiuti.
Il fatto quindi che voi ab-
biate lavorato e coltivate nel
cuore questa sensibilità of-
frendo i prodotti del vostro
lavoro per aiutare fratelli e
sorelle di questi paesi, è
un 'espressione concreta di
GBAZIE PER QUELL
CHE FATE
dal saluto del Bettor J!B11iore
senso missionario.
Dunque, care Cooperatrici,
mamme e amici di Mamma
Margherita, ricordatevi sem-
pre che la donna è indispen-
sabile nella storia umana e
nella storia della salvezza,
che la donna deve dedicarsi
a fare il bene e costruire
la vita, a farla crescere, e
che tra le opere più belle c'è
Unsaluto, un ringrazia-
mento per quello che fate, per
la Mostra dei lavori che ho
visitato con piacere e un mes-
saggio che voi stesse ci date
pensando a chi siete e che
cosa fate.
Una prima riflessione su
Mamma Margherita, un
esempio formidabile per tut-
te le mamme.
Viviamo in un tempo di
promozione della donna.
Se le donne diventassero,
PRIMA come Maria, che
oggi festeggiamo e POI come
queste donne grandi della
storia, un 'umile popolana
come Mamma Margherita,
quanto ne guadagnerebbe
tutta la società.
Dunque il primo pensiero
è ispirarsi a Mamma Mar-
gherita.
Ma questa ispirazione si-
gnifica fare come lei, la Coo-
peratrice di Don Bosco.
Quando aveva finito di cre-
scere il figlio Giovanni, che
era il più giovane, poteva ri-
posare nella sua casetta tra
le vigne e invece ha accompa-
gnato il figlio «giù dai colli»
per lavorare tra i ragazzi
poveri.
Un secondo pensiero quin-
di è quello della COOPERA-
ZIONE, cioè fare del bene,
aiutare a fare il bene.
E poi c'è un terzo messag-
gio, che ci viene da quello che
voi fate, proprio con i labo-
ratori Mamma Margherita,
per le necessità delle Missio-
ni dove c'èfame, ci sono tan-
te malattie, tanta ingiustizia
nella distribuzione dei beni
della società.
Siamo contenti che tra Est
ed Ovest incominci l'era del-
la FRONTIERA MISSIO-
NARIA.
Allora portatelo nel cuore
questo messaggio e continua-
te a fare quanto avete già
fatto, a farne di più e per
migliorare insieme questo,
PREGATE!
CENTRI PARTECIPANTI
CON LAVORI ALLA MOSTRA: 72
CENTRI PARTECIPANTI
AL CONVEGNO: 116
Centrale ........................ 7
Emilia ........................... 6
Lazio ............................. 19
Liguria .......................... 2
Lombardia.................... 18
Meridionale .... .. ....... .... 13
Novarese ....................... 9
Sardegna ..... ....... ...... .... 11
Sicilia ........................... 14
Subalpina ................. .. .. . 8
Toscana......................... 2
Veneta Mestre ............... 6
Assenti:
Adriatica
Veneta Verona
9/25

1.10 Page 10

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2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
11 / 27

2.2 Page 12

▲back to top
----OBIEftAMElffi E CORCLUSIOE-----,
1. I Laboratori MM si ispirano alla figura di Mamma Margherita, madre di
Don Bosco e prima esemplare cooperatrice salesiana.
Si rifanno al primo laboratorio che le prime mamme crearono a Valdocco at-
torno a Mamma Margherita.
2. I Laboratori MM sono un'espressione delle attività dell'Associazione dei
cooperatori salesiani.
3. Le finalità sono essenzialmente due: vivere insieme nel lavoro, nell'amici-
zia e nella preghiera, la propria vocazione cristiana e salesiana; esercitarsi nella
carità venendo incontro alle necessità dei bisognosi, specialmente dei ragazzi e dei
giovani.
5. I LBMM sono un cenacolo di attività orante.
Chi si aggrega e si impegna a lavorare nei LBMM dà spazio al dialogo con Dio e
alla preghiera viva e partecipata, con la lettura spirituale di libri o brani del Bol-
lettino Salesiano.
Nello spirito salesiano lo stare insieme si esprime anche in momenti di gioia,
di allegria. È lo stile della festa che fa gustare quanto sia bello stare insieme da
fratelli e sorelle in Cristo e in Don bosco.
7. Il lavoro sia il mezzo per rendersi utili ai bisogni delle opere salesiane, della
Chiesa locale e delle missioni, come raccogliere, confezionare, rammendare vestia-
rio per i ragazzi dei nostri oratori, curare l'arredamento sacro, collaborare alle
necessità della comunità religiosa, mensa, guardaroba, pulizie.
Ove possibile insegnare taglio, cucito, maglieria... a ragazze o giovani mamme.
Ci sia massima apertura a tutte le forme di attività del tempo libero, anche per
valorizzare le capacità di ognuno, come lavori in legno, in ceramica, paglia...
Valide sono le raccolte di materiale da inviare alle Missioni come anche l'alle-
stimento di mostre dei lavori prodotti o la cura di sagre particolari, per le necessi-
tà dell'Associazione.
8. Far crescere la sensibilità e l'apertura di laboratori a persone non solo an-
ziane, ma a quanti vi possano trovare un'occasione preziosa per la propria espe-
rienza di gruppo e per la crescita della propria vocazione apostolica salesiana.
Sarebbe anche auspicabile che le incaricate del LBMM promuovano la diffusione
della buona stampa, come il «Bollettino Salesiano» e la Collana MONDO NUOVO.
9. Il LBMM senta e coltivi lo spirito di accoglienza e di solidarietà, specialmen-
te tra i Cooperatori lontani e ammalati.
Ove sia possibile, sarebbe tanto auspicabile che il Laboratorio abbia anche una
sufficiente struttura di servizi sociali per gli anziani.
10. La responsabilità del Laboratorio, per motivi di funzionamento, è affidata
a una cooperatrice, scelta dal gruppo, che faccia possibilmente parte del CONSI-
GLIO LOCALE.
Il LBMM abbia possibilmente una propria sede, per organizzare non solo i mo-
menti di lavoro, ma anche per creare l'ambiente idoneo per una esperienza così si-
gn'ficativa.
12/28

2.3 Page 13

▲back to top
EXPORT CON ONORE
, Forse è una notizia sepolta nei
~icordi di un'apparizione su qual-
che pagina di giornale del 13 di -
cembre scorso. Già allora furono
in molti a ignorarla, forse per la
poco attent idi bi Iità della stessa no-
tizi a, forse per disinteresse.
Si è scr itto che la notizia è stata
data con un certo imbarazzo dagli
organi competenti sovietici: e si
capisce anche iI perché.
È comunque un fatto singolare.
Tra i doni, aiuti inviati da solert i
«benefattori italiani» arrivano in
Russia pacchi di giornali porno.
Cerco di immaginare la reazione
degli addetti ai lavori, le loro esc la-
maz ioni, i loro commenti, come
cerco di pen sa r e all a mente sap ien-
te di ch i in qu esta catena umanita-
ria di bontà abbia voi uto inserire
un po' d i var ietà.
Forse tra le tante vettovag li e si
sarà accorto che mancava per gli
ali ment i un po' di «p iccante» e così
avranno pensato di sostituir lo con
dei giornali porno . Tanto sempre
piccante è!
CARTOLINE A VALANGA
Un bamb in o inglese d i 12 anni,
malato da due anni di tumore,
dopo il suo accorato appello ha r i-
cevuto un grosso abbraccio episto-
lare da tantissimi amici di tutto il
mondo, attraverso circa 33 mi lioni
di carto l ine, entrandò così nella
storia dei primati. Una quantità di
carto lin e che messe in sieme equi-
va lgono a ben dieci pi le alte ciascu-
na come l'Everest .
T ra le tante anche cartoline di
personaggi illu st ri , come Michae l
Jackson.
È un fatto da primati , ma quanti
picco Ii pr imat i nel nostro perso na-
le quotidiano potremmo battere,
se avessimo più occhi e più cuore
spalancato suIla finestra del mon-
do! Piccoli gest i forse per noi insi-
gn ificanti, ma arricchenti per altri .
Forse ripassare ogni tanto le
OPERE DI MISERICORDIA non fa-
rebbe male.
L'ANEMIA DEL CUORE
Ancora un a storia di bambini
commovente quanto drammatica.
OLTRE LA NOTIZIA. treni , mezzi e tutto questo per
amore a Don Bosco!
di ADAL FUNS
Grazie ancora! Tutti v1 siamo un
po' debitori per quel che ci avete
Un bambino di 11 anni di origine
polacca, va in coma irreversibile
dopo essers i avvele nato . È capitato
nell 'Asti giano . H a lasciat o scr itto
su l diario scolastico: «Nessuno a
casa mi vuo le bene . H o i giorn i
co ntati. Presto morirò». Su icida a
11 anni!
Ricordo un 'espressione di Madre
Te.resa : « La cosa peggiore che pos-
sa capitare ad un essere umano è
sentirsi non amato da nessuno». E
il gesto fo ll e di un bambino è l'ap-
pello più forte che si possa lanciare
per avere amore.
Ed oggi d i qu est i appelli ce ne
son tanti e per tutti , pover i e rie-
.chi, sani e ammalati, piccoli e gran-
di. Peccato che le nostre orecchie
siano assordate da ben altre voc i!
E SOS così si perdono nel vuoto!
dato e continuate a darci . Avete ra-
gione: talvolta non vi diamo la dovu-
ta attenzione. È proprio così. Non
se mpre i fi gli capiscono il dono fatto
dal le mam me. E voi dei Laboratori
MM per noi siete MAMME!
Solo chi vi ha seguito in og ni mo-
mento, solo chi ha co lto le cose se-
grete e non segrete dei vostri cuori,
solo ch i si è t uffato in questo incon-
tro con animo attento, ha potuto ca-
pire la grandezza e la ricchezza che
voi, cooperatrici dei Laboratori MM ,
avete saputo esprimere.
Come si può rimanere insensibili
davanti a certe testimonianze di
totale donazione alle opere della
nostra famig lia sa lesiana?
Come non ci si può commuovere
ne l sent irv i raccontare con iI cuore
l'amore gran de che avete per D on
Bosco?
GRAZIE, MAMME
DEI LABORATORI
MAMMA MARGHERITA!
Per non parlare dei sacr ifici af-
frontati per essere numerose ed
entusiaste a Roma, incùranti del
freddo, dei forti disagi de l viagg io.
Si è conc luso a Roma il Conve
gno delle INCARICATE dei Labo-
ratori Mamma Margherita. Che
esperienza! Grazie, carissime coo-
peratrici che avete dato e conti-
nuate a donare amore. Ci avete
fatto r ivedere con i vostri vol ti
quello della mamma di Don Bosco.
Per chi non avesse mai sentito
parlare di questa nobile figura di
mamma e di educatrice, stando con
voi al Con veg no, avrebbe capito la
ricchezza che vi ha saputo trasmet-
tere .
Ci avete commosso!
Come r imanere insensibili da-
vanti ai vostr i sacrifici?
Con un tempo inclemente avete
creato i l clima gioioso di famig l ia
sa lesiana.
In curant i dell'età, degli acciac-
chi, avete sfidato il peso de l viag-
gio, sv uotato le tasch e dei vostri
rispar mi , per lo stupendo «merca-
tino» da voi stesse al lestito.
V i ho v iste con i vost ri borsoni
pesant i sostare, spostarvi di qua e
di là, tra mille difficoltà, attendere
Siete state commovent i! So lo se
si ha un cuore grande si può fare
tanto.
La MOSTRA PRO-SAHEL! Co-
struita, rea lizzata da voi .. . e da voi
stesse «fatta fuori»! Era bello ve-
dervi co me al mercatino, co ntrat -
tare, acquistare le une i prodotti
del le altre.
E la borsa si svuotava dei vostr i
risparmi. E al peso de ll a spesa del
Convegno tranqui ll amente avete
aggiunto la spesa de i lavori della
Mostra.
Come non commuoversi al con-
ferimento dei DITALI D'ARGEN-
TO e degl i attestat i di partecipa-
zione? Quante storie di fedeltà al la
Famiglia Salesiana!
Resta so lo un rammar ico: vi do-
vremmo sostenere TUTTI un po '
d.i più! Ma vo i segu ite la logica del-
le mamm e: dare, dare sempre , fos-
sero anche m ill e le d ifficoltà! Do-
narvi anche senza ricevere nulla.
Da qu esto Convegno vi giunge la
certezza che iI vostro lavoro per iI
regno di Dio, è meglio pagato.
13/29

2.4 Page 14

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1990 · COOPEBATOBI SALESIAII · ITALIA
Ispettori e
Centri
ADRIATICA
7
CENTRALE
10
EMILIANA
6
LIGURE
5
TOSCANA
10
LOMBARDA
5
MERIDIONALE
9
MERIDIONALE PUGLIE
11
MERIDIONALE CALABRA
4
NOVARESE
10
ROMANA
7
SARDEGNA
6
SICULA
14
SUBALPINA
16
VENETA
12
VENETA
12
ALESSANDRINA
18
EMILIANA
9
LIGURE
3
LOMBARDA
7
LOMBARDA IMMACOLATA
8
LOMBARDA S. MONTE
8
MERIDIONALE
6
MONFERRINA
13
NAPOLETANA
11
NOVARESE
11
PIEMONTESE
6
PIEMONTESE S. CUORE
5
SARDEGNA
4
ROMANA S. CECILIA
6
ROMANA S. AGNESE
6
SICULA S. GIUSEPPE
13
SICULA MORANO
15
TOSCANA
6
VENETA M. REG.
5
VENETA S. ANG.
7
VERCELLESE
15
14/30
Conferenze
Prime
Seconde
5
5
2
-
6
1
2
2
1
1
2
-
6
3
10
3
1
1
8
3
6
2
1
-
1
-
15
-
-
-
2
1
18
17
8
7
3
1
2
3
-
1
5
-
5
1
10
7
1
2
11
9
6
-
2
-
2
1
4
5
4
1
1
1
2
1
5
4
-
-
1
1
8
-
Giovani CC
2
11
6
6
7
3
8
11
-
-
3
2
2
20
-
3
4
1
1
1
1
-
-
3
2
2
-
-
-
-
-
-
-
3
-
-
1
Totale lscr.
9
45
9
7
3
12
35
37
-
8
51
21
21
73
53
49
7
3
7
2
1
-
-
28
2
8
-
4
11
14
7
-
-
6
-
14
20

2.5 Page 15

▲back to top
SI ( INSlfMf
<c::,o SUSSIDIO =FORMAT•VO
NU CfNTRO PH
CONOSCHSI
Il bisogno
di incontrare
nuove persone,
di conoscere
volti nuovi,
è comune a tutti.
Diventa
un dono
e un 'esi'genza
quando si cercano
persone che -vivono
gli stessi ideali;
allora
la conoscenza
si trasforma
in FRATERNITÀ
e matura
fino a diventare
COMUNIONE!
JJJJ
....
o
i\\lCH€
V
v"//
\\,11!1?
~ ===::
o/f\\~
Tutti partecipano con gioia
alla vita di famiglia dell'as-
sociazione, per conoscersi '
scambiare esperienze e
progetti, crescere insieme
(RVA 19,2)
15/ 31

2.6 Page 16

▲back to top
oe:
ro
B.e,:
E
:e;
c"ii'
Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2° (70) - 2• quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
Quindicinale di informazione e di cultura religiosa
L'edizione di metà mese del BS è particolarmente de-
stinata ai Cooperatori Salesiani. Direzione e ammini-
strazione: Via della Pisana, 1111 - C.P. 9092 - 00100
Roma Aurelio - Tel 69.31. 341 .
Direttore responsabile :, UMBERTO DE VANNA
Redattore: ALFANO ALFONSO - Via Marsala, 42 -
00185 ROMA - Tel. 44.50.185; 49.33.51.
Autorizz. del Trib. di Torino n. 403 del 16 febbraio 1949 - e.e. Po-
stale n. 2-1355 intestato a: Direzione Generale Opere Don Bosco -
Torino - C.C.P. 462002 intestato a Dir. Gen. Opere Don Bosco - Ro-
ma. - Per cambio d'indirizzo inviare anche l'indirizzo precedente.
*
-~ '
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