Bollettino_Salesiano_199910supp


Bollettino_Salesiano_199910supp

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IL BOLLETTINO SALESIANO
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE: GIANCARLO MANIERI
Redazione: Maria Antonia Chinello -
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò -
Franco Lever - Francesco Motto - Vito Orlando
Progetto grafico e impaginazione: Pi er Bertene
Diffusione: Giuseppe Corò (Roma)
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2. 1949
Direttore Responsabile : Antonio Martinelli
Fotocomposizione: EDIBIT - Torino
Stampa: MEDIAGRAF s.p.a. - Padova
Ottobre l999
Anno CXXill
Supplemento al n. 9
3 A GENOVA IN FERROVIA
Il fanciullo ebreo - Verso Genova - I due montanari - la
sosta genovese
5 A CIVITÀVECCHIA VIA MARE
l'imbarco - Il mal di mare - Livorno - Pagare, pagare,
pagare
7 ROMA 1
Verso Roma in carrozza - Una tappa per i cavalli -
Nella città dei papi - San Carlino - Il Pantheon - San
Pietro in Vincoli - San luigi dei Francesi - Santa Maria
Maggiore all'Esquilino - la Vergine e la peste - la leg-
genda di San Galgano - Santa Pudenziana al Viminale -
Santa Prassede - Il Celio - San Giovanni in laterano
13 CITTÀ DEL VATICANO 1
la costruzione - la grande piazza - Visita a San Pietro -
Navate e cappelle
17 ROMA 2
Santa Maria della Vittoria - l'isola Tiberina - Il Campi-
doglio - Santa Maria in Aracoeli - Il carcere Mamertino
21 CITTÀ DEL VATICANO 2
Devozioni•giubilari - la tomba di Pietro: curiosità di un
santo - Altari, cappelle, sepolcri - la navata minore sinistra
24 ROMA 3
Sant'Andrea al Quirinale - Santa Croce in Gerusalemme
- Un giorno di pioggia - l'Ospizio San Michele - Santa
Maria in Cosmedin e Bocca della Verità - I vaccari -
Santa Maria del Popolo
28 CITTÀ DEL VATICANO 3
la salita al cupolone - Ai famosi Musei - In giro per Roma
31 L'UDIENZA PAPALE
Santa Maria sopra Minerva - Il piccolo bugiardo - l'an-
ticamera - Pio IX
33 ROMA4
Il Gianicolo - le Catacombe - San Pietro in Montorio -
Una disavventura - Sant'Andrea della Valle - San Gre-
gorio Magno - Santi Giovanni e Paolo - Archi di Costan-
tino e Tito - Santa Maria degli Angeli - Santa Maria
della Quercia - Il carcere femminile - Due episodi - San
Paolo fuori le Mura - Il Colosseo - San Clemente - Don
Bosco... salesiano! - Santo Stefano Rotondo
43 PASQUA ROMANA DI DON BOSCO
la domenica delle Palme - Don Bosco caudatario - la bene-
dizione Urbi et Orbi - Intrappolato - Il ricordo del Papa - la
sfida educativa di Don Bosco - le ultime visite - Verso casa
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS
Premessa
A ROMA IN COMPAGNIA
DI DUE SANTI
DON BOSCO E DON RUA
f occasione del Giubileo del 2000 ha suscitato una
notevole offerta di iniziative editoriali. Il Bollettino
Salesiano da parte sua crede di fare un gradito dono
ai lettori offrendo come numero unico per la loro "bisac-
cia del pellegrino" la cronaca del primo viaggio a Roma
di Don Bosco, e ffettuato da l 18 febbraio al 16 aprile del
18581 in compagnia del ventunenne chierico Michele
Rua, che sa suo primo successore. In vero quell'a nno
non fu giubilare (come non lo era stato il 1850: i prodro-
mi della "Questione Romana " non ne consentirono /'in-
dizione la celebrazione). Ma Don Bosco a Roma si
comportò come un pellegrino giubilare, e come tale
compì le sue visite e fece le sue devoz ioni. Qualche
anno prima, nel 1854, aveva scritto un volumetto da l ti-
tolo " Il G iubileo e pratiche di vote per la visita dell e Chi ese".
Il viaggio a Roma costituì un'esperienza unica, intima
e profonda che effettiva mente mise i due a contatto con
una rea ltà trascendente e sa lvifica che raggiunse il suo
vertice nella partecipazione ai solenni riti pasqua li offi-
ciati dal Pontefice. Una esperienza che, ovviamente,
Don Bosco non tenne per sé, ma trasmise ai suoi giovani
con una ca rica come solo lui sapeva fare, descrivendo
minuz iosamente viaggio e visite, con chiaro intento apo-
stolico ed educa tivo.
Ecco allora il diario di quel viaggio in una Roma - an-
cora per poco papale - che contava circa 160.000 abi-
tanti. Una cronaca appuntata nei giorni di visita e arric-
chita successivamente da tutte quelle informazioni stori-
co-a rtistico-religiose che la letteratura popolare, agiogra-
fica e miracolistica di allora offriva.
Di tale cronaca, godibilissima, pubblichiamo ampi stral-
ci, evitando il linguaggio ottocentesco, che renderebbe
ad alcuni difficile la lettura e la compiuta comprensione.
dove abbiamo giudica to lo scritto ripetitivo o ridon-
dante o il linguaggio desueto, abbiamo tagliato il testo in-
dicando il fatto coi classici puntini tra parentesi quadra
[. .. }e attua lizza to il periodo senza stravolgerne il senso.
Ricordiamo di non aspettarsi una guida turistico-reli-
giosa di Roma: le conoscenze storiche attuali sono ben
altre e molto più sicure di quanto narri Don Bosco; si
tratta di un saggio teologico-spirituale sul Giubileo. Si
vuole solo mettere i lettori in condiz ione di far propri gli
intensissimi richiami religiosi vissuti dal santo dei giovani.
li testo costituisce anche un'occasione affascinante di
viaggiare in una città inesorabilmente perduta (basti pen-
sare ai vaccari con relative mucche bivacca nti in piazza
Bocca della Verità presso Santa Maria in Cosmedin), una
città della quale si narrano motivi di viva curiosità e so-
prattutto di spiritua le interesse. Roma ha costituito per
secoli il richiamo più in tenso di qualunque altra città del
mondo; Don Bosco ha amato questa Roma, città simbo-
lo, sede di Pietro, "città santa", presidente della comu-
nione ecclesiale...
Buon pellegrinaggio, dunque, con Don Bosco!
Francesco Motto
Giancarlo Manieri

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A GENOVA
IN FERROVIA
La partenza per Roma era fissata per il giorno 18
del mese di febbraio 1858. In quella notte
ca dde quasi un palmo di neve sopra i due che
cop rivano già il terreno. Alle 8 e mezzo, mentre
ancora nevicava, co n-la co mmozione che prova un
padre che lascia i suoi fi gli, salutavo i giovan i per
ini ziare il viagg io verso Rom a. Benché avess imo
una ce rta fretta per poter arrivare in tempo al treno,
ci trattenemmo anco ra un po' per fare testamento:
non volevo infatti lasciare pendenze di nessun ge-
nere all ' Orato rio qualora la Provvidenza avesse vo-
luto darci in pasto ai pesci del med iterraneo [... ] .
Po i di corsa ci reca mmo all o sca lo ferroviario e, as-
sieme a don Mentasti [... ], partimmo co l treno alle
dieci del matti no .
Avve nne qui uno sp iacevo le incidente : le carroz-
ze erano quasi co mplete per cu i dovetti lasciare
Rua e don Mentasti in uno scompartimento e trova-
re posto in un altro [... ].
IL FANCIULLO EBREO
Capitai per caso vicino a un ragazzino di dieci
anni. Notandone l'aspetto sempli ce e il viso buono,
mi misi a co nversa re co n lu i e [... ] mi accorsi che
era eb reo. li padre, che gli sedeva acca nto, mi ass i-
cu rava che il figlio frequentava la quarta elementa-
re, ma la sua istruz ione mi pareva non arrivasse alle
seconda. Però era d'ingegno pronto. li padre aveva
piacere che lo interrogassi anzi, m'invitò a farlo
parlare della Bibbia . Così cominciai a interroga rl o
su ll a creaz ione del mondo e dell'uomo, sul Paradi-
so terrestre, sull a caduta dei progenito ri . Ri sponde-
va abbasta nza bene, ma rimasi meravigliato quan-
do cap ii che non aveva alcu na idea del peccato
origi nale e dell a promessa di un Redentore.
- Non c'è nella tua Bibbia la promessa di Dio ad
Abramo quando lo cacciò dal Paradiso?
- No, m e lo dica lei, ri spose.
- Subito. Dio diss e al serpente: poiché hai ingan-
nato la donna, sarai maledetto fra tutti gli animali, e
Uno che nascerà da una donna ti schiaccerà il capo.
- ( hi è quest'Uno di cui si parla?
- E il Salvatore che avrebbe liberato il genere
umano dalla schiavitù del demonio.
- Quando verrà?
- È già venuto ed è quello che noi chiamiamo...
Qui il padre ci interruppe di ce ndo:
- Queste cose noi non le studiam o perché non ri-
guarda no la nostra legge.
- Fareste bene a studiarle, perché sono nei libri di
Mosé e dei profeti cui voi credete.
- Va bene, disse l'altro, ci penserò. Ora gli chieda
qualcosa di aritmetica. Vedendo che non des idera-
va che gli parlassi di religione, co nve rsa mmo dico-
se piacevoli, cos icché il padre, il f igli o e anche gli
altri viagg iatori comi nciarono a divertirsi e a ridere
di gusto. Alla stazione di Asti il ragazzino doveva
scendere, ma non si decideva a lasciarm i. Aveva le
lacrime agli occhi, mi teneva la mano e commosso
riuscì so lo a dirmi :
- Mi chiam o Sacerdote Leone di Monca/va; si ri-
cordi di m e. Venendo a Torino spero di poterle far
visita. li padre per all entare la commozione disse
che aveva cercato a Torino la Storia d'Italia [da me
scritta] . Non avendo la trovata mi pregava di man-
dargliene copia. Promisi di inviare quella stampata
appos itamente per la gioventù, poi sces i anch'io
per cercare i miei compagni per vede re se c' era
posto nel loro scompa rtim ento. Trovai Rua che ave-
va le mandibole sta nche a fo rza di sbadigli are,
giacché da Torino ad Asti si era annoiato molto,
non sapendo co n chi attaccare discorso: i suoi
compag ni di viaggio non parlavano che di balli,
teatro e altre cose di poco gusto [.. .].
VERSO GENOVA
Giungemmo agli Appennini . Si alzava no davanti
a noi alti ssi mi e ripidissimi. Po iché il treno viaggiava
a gran ve loc ità, avevamo l' impress ione di andare a
urtare co ntro le rocce, finché su l treno si fece im-
provvisamente buio. Erava mo entrati nelle ga ll erie.
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

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Queste sono "fori" che passando sotto le montagne
fanno risparmiare parecchie decine di miglia [...].
Senza ga llerie sarebbe imposs ibil e valicarfe, e sic-
come ci sono molte montagne, esistono parecchi
trafori. Uno di ess i è lungo quanto la distanza tra
Torino e Mon ca lieri; qui il convoglio rim ase al buio
per otto minuti , tempo necessario a percorrere il
tratto di ga ll eri a.
Ci stupì constatare che la neve diminuiva man
mano che ci avvicin avamo all a riviera di Genova.
Ma qua le non fu la nostra meraviglia quando scor-
gemmo le campagne senza un filo di bianco, le
rive verdeggianti, i giardini pieni di co lori, le piante
di mandorlo fiorite e gli alberi di pesco co i boccioli
in procinto di sch iudersi al so le! Allora, facendo un
co nfronto tra Torino e Genova, ci sia mo detti che in
questa stagione Genova è la primavera e Tori no iI
piì:1 crudo inverno.
I DUE MONTANAR I
Mi dimenticavo di parlare di due mo ntanari che
salirono nel nostro scompartimento all a stazione di
Busalla. Uno era pallido e infermiccio da far com-
passione, l' altro invece aveva un 'a ri a sana e vivace,
e, sebbene toccasse i settant'a nni , mostrava la vigo-
ria di un venticinquenn e. Aveva le brache corte e le
ghette quasi sbotto nate, tanto che mostrava le
gambe nude fino al ginocchio sferzate dal freddo.
Era in maniche di camicia con la so la maglia e una
giubba di panno grosso lano buttata sulle spalle.
Dopo averlo fatto parlare di vari argomenti, gli
dissi:
- Perché non vi aggiustate questi abiti in modo da
difendervi dal freddo? Rispose:
- Vede, caro signore, noi siam o m ontanari, e
siamo ab ituati al vento, alla pioggia, alla neve e al
ghiaccio. Quasi nemmeno ci accorgiamo della sta-
gione invernale. I nostri ragazzi camminano a piedi
nudi in mezzo alla neve, anzi ci si divertono senza
badare al freddo . Da ciò ho potuto capire che l' uo-
mo vive di abitudini, e il corpo è capace di soppor-
tare a seconda dei casi il freddo o il caldo, e quelli
che vorrebbero porre riparo a ogn i piccolo incomo-
do rischiano di indebo li re la loro co ndi zione inve-
ce di rafforzarla.
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS
LA SOSTA GENOVESE
Ma ecco Genova, ecco il mare! Rua si agita per
vederl o, allu nga il collo: qua nota un bastimento,
alcune navi , più in giù la lanterna che è un alti ssi-
mo fanale . Giungiamo intanto alla stazione e scen-
diamo dal treno. Il cogn ato dell ' abate Montebruno
ci attendeva con alcun i giovan i, e appena a terra ci
acco lsero co n gioi a, e portando i nostri bagag li ci
condussero presso l' opera degli artigia nelli che è
una casa sim il e al nostro Oratorio. I complimenti
furono brevi giacché tutti avevamo una gran fame:
erano le tre e mezza del pomeriggio e io avevo
preso solo una tazza d i caffè . A tavola sembrava
che nulla ci potesse saziare, tuttavia a forza di
manda r gi ì:1 iI sacco si ri empì.
Subito dopo abbiamo visitato la casa: scuole,
dormitori, laboratori: mi sembrava di vedere l' Ora-
torio di dieci anni fa. I co nvittori erano venti; altri
venti , pur mangiando e lavorando qui, dormivano
altrove. Qual è il loro vitto? A pranzo un buon piat-
to di minestra, poi ... ni ente altro . A ce na una pa-
gnottella che si man gia in piedi quindi a letto !
Al termine siamo usciti per un giro in città che a
dire il vero è poco attraente, sebbene abbia magnifi -
ci palazzi e grandi negozi. Le vie sono strette, tor-
tuose e ripid e. Ma la cosa più seccante era un
vento molesto che, spirando quasi senza interruzio-
ne, tog lieva il piacere di ammirare qualsiasi cosa
anche la più bella [... ] .
A Genova insomma andarono deluse le nostre
aspettative. Come se non bastasse iI ve nto contra-
ri o impedì l'attracco del bastimento su cui doveva-
mo imbarcarci, perciò, nostro malgrado, dovemmo
attendere fino al giorn o seguente [... ] . Al mattino
ho detto messa nella chiesa dei Padri Predicatori
sull ' altare del Beato Sebastiano Maggi , un frate vis-
suto circa trece nto an ni fa . Il suo corpo è un prodi-
gio continuato, perché si conserva intero, flessibile
e con un co lore che lo diresti morto da pochi giorni
[...]. Poi andammo a vidimare, cioè firmare il pas-
saporto. Il conso le pontificio ci acco lse con molta
cortesia [...] . Cercò anche di farci avere qualche
sconto su l batte ll o, ma non fu possib il e.

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A CIVITAVECCHIA
VIA MARE
L'IMBARCO
Alle sei e mezza di sera, prima di avviarci verso
il battel lo a vapore chiamato Avent in o, saluta mmo
parecchi eccles iastici venuti dag li Artigianelli per
augurarci buon viaggio. Anche i ragazz i, attratti
darl e buon e paro le, ma soprattutto da alcun e porta-
te in più nel pranzo di quel giorno, ci erano d ive-
nuti amici e sembrava provassero dispiacere a ve-
derci partire. Parecchi di loro ci accompagna rono
fino al mare, quindi saltando agi lmente su una bar-
chetta, vo ll ero scortarci f ino al batte ll o. li vento era
assa i fo rte: non avvezzo a viagg iare per mare, ad
ogni agitarsi della barca temevamo di capovo lgerc i
e affonda re e i nostri accompagnatori ridevano d i
gusto. Dopo venti minuti giu ngemmo fina lmente
all a nave.
A prima vista ci sembrava un palazzo circondato
dalle onde. Salimmo a bordo, e portato il nostro
bagag lio in un alloggiamento alquanto spazioso, c i
sedemmo per riposarci e pensare: ciascuno provava
particolar i sensazioni che non sapeva come esp ri-
mere. Rua osservava tutto e tutti in sil enzio. Ed
ecco il primo intoppo : essendo arrivati all 'ora d i
pranzo, non siamo andati subito a mangiare; quan -
do l'abb iamo richiesto, era tutto finito. Rua dovette
ce nare con una mela, una pagnottella e un bicchie-
re di vi no Bordò, io mi accontentai d i un pezzetto
d i pane e un po' di que ll 'eccell ente vino. Da notare
che quando si viaggia in nave, nel bigli etto sono
compres i anche i pasti, per cui che si mangi o no si
paga ugualmente.
Dopo siamo saliti in coperta per renderci conto
d i co me fosse questo "Aventi no" . Abbiamo così sa-
puto che i bastimenti prendono nome da i luogh i
più famosi delle zone verso cu i sono diretti. Uno si
chi ama Vaticano, un altro Quirinale, un altro Aven-
tino, come il nostro, per ricordare i sette famos i
co lli di Roma. Q uesta nostra nave parte da Marsi-
glia, tocca Genova, Livorno, Civitavecchia, poi con-
tinu a per Napo li , Messina e Malta. Al ritorno ripete
lo stesso percorso fino a Marsiglia. Si chi ama anche
battello posta le perché porta lettere, pieghi, ecc.
Che facc ia bell o o brutto tempo parte com unque.
IL MAL DI MARE
Ci avevano assegnato la cuccetta che è un a spe-
cie di armad io a ripiani dove i passeggeri si corica-
no sopra un materasso in ciascun ripi ano. Alle
dieci salparono le ancore e il battello, sp into dal
vapore e da un vento favorevole, cominciò a corre-
re a gran ve loc ità all a vo lta di Livorno. Quando
fummo al largo fui assalito dal mal di mare che mi
torme ntò per due giorni. Questo fastidio cons iste in
un vo mito freq uente, e qu ando non si ha più null a
da rigettare gli sforzi diventano più violenti, sicché
la persona diviene così sfinita che rifiuta qualsiasi
alimento. L' uni ca cosa che può recare qualche sol-
li evo è il metters i a letto e stare, quando il vomito
lo perm ette, co l co rpo interamente disteso.
LIVORNO
Quella del 20 febbraio fu una brutta notte. Non
correvamo peri co lo per il mare agitato, ma il mal di
mare mi aveva ta lmente prostrato che non riuscivo
a stare cori cato, né in pi edi. Mi getta i giù dalla
cuccetta e andai a vedere se Ru a fosse vivo o
morto . Egli però non aveva che un po' di spossatez-
za, ni ent'a ltro. Si alzò subito mettendosi a mia di-
sposizione per all eviarmi i disagi dell a traversata.
Q uando Dio vo ll e giungemmo al porto di Livorno.
Per porto s' intende un seno del mare riparato dalla
fur ia dei venti da barri ere naturali o da bastioni co-
struiti dall 'uomo. Qui le nav i sono al riparo da ogni
pericolo, qu i scaricano le loro merci e ne caricano
altre per altre destina zioni, qui si fa nno i riforni -
menti. I passeggeri che lo desiderano possono
anche scendere a terra per qualche giro in città
purché tornino in orario[ ... ].
Sebbene io desiderassi scendere per visitare la
città, d ire messa e sa lu tare qualch e am ico, non
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

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potei fa rlo, anzi fu i costretto a to rn are nell a mi a
cuccetta e starmene buono buono a d igiuno. Un
cameriere di nome Charl es mi gua rdava co n occhi o
di co mpassione e ogni tanto mi ve niva vicino of-
frendomi i suoi servizi. Vedendo lo così buono e
cortese co min ciai a conversare co n lui, e fra le altre
cose gli domandai se non temesse di essere deriso
assistendo un prete sotto l'occhio di tante persone.
- No, mi disse in francese, com e vede nessuno fa
le m eraviglie, anz i tutti la guardano con bontà, mo-
strando desiderio di aiutarla. D'a ltronde mia madre
mi ha insegnato ad avere grande rispetto per i sa-
cerdoti per guadagnare la benediz ione del Signore.
Charl es, andò po i a chiama re un dottore: ogni ba -
stimento ha il suo med ico e i principa li rimed i per
qualsiasi bisogno . li med ico venne e le sue mani ere
affab ili mi sol fevarono alquanto .
- Comprendete il francese? Mi disse. Ri spos i:
- Comprendo tutti i linguaggi de l m ondo, anche
quelli che non sono scritti, perfino il linguaggio dei
sordomuti. Scherzavo per sveg li armi dall a sonn o-
lenza che mi aveva preso. L' altro comprese e si
mi se a ridere.
- Peut etre, può darsi! Di ceva mentre mi visitava.
All a fine mi annunciò che al ma l di mare si era ag-
giunta la febbre e che una bibita di tè mi avrebbe
fatto bene. Lo rin graziai e gli ehies i iI suo nome.
- Il mio nome, disse, è Jobert di Ma rsiglia, dottore
in m edicina e chirurgia. Charles attento agli ordini
de l dottore in breve tempo mi preparò una tazza di
tè, di a poco un 'a ltra, poi un'a ltra anco ra. E mi
fece bene, tanto che riusci i a prendere sonno.
All e cinque [pomeridi ane] il battello levò le an-
core. Q uando fu mmo in alto mare di nuovo ebbi
co nati di vom ito ancor più viol enti, rim anendo agi-
tato per circa quattro ore, poi per lo sfi nimento -
non avevo orma i più null a nello stomaco - coad iu-
vato dal rolli o de ll a nave mi addorm entai e riposa i
di un sonno tra nqui llo fino all 'arrivo a Civitavecchi a.
prese quattro tazze pagammo un supp lemento di
due fra nchi, va le a dire cinquanta ce ntes imi a tazza.
li cap itano, fatti vid imare i passaporti , ci con se-
gnò il permesso di sba rco; e qui co minciò la teori a
delle mance: un franco ciascuno ai barca ioli , mez-
zo franco per il bagag lio (che portava mo noi),
mezzo franco all a dogana, mezzo fra nco a chi ci
invitava in vettura, mezzo al facchino che sistema-
va i bagagli , due franchi per il visto sul passaporto,
un franco e mezzo al co nsole pontifi cio. Non si fa-
ceva in tempo ad ap ri re bocca che subito bisogna-
va pagare. Con l'aggiu nta che, variando le monete
di nome e di va lore, dovevamo fidarci di chi ci fa-
ceva il ca mbi o [.. .] . A ll a Dogan a rispettarono un
pacco in diri zzato al cardi nal e Antonelli co l bollo
pontificio, entro cui aveva mo messo le cose più im-
portanti [... ].
Terminate le operazioni mi recai dal barbiere a
farm i radere una barba di dieci giorni . Tu tto andò
bene, ma in bottega non riuscii a distogliere lo
sguardo da due co rn a su un tavolino. Era no lunghe
ci rca un metro e ornate di anelli lucc ica nti e nastri.
Pensavo fosse ro destinate a qualche uso particol a-
re, ma mi dissero che erano di giovenca, che noi
chiami amo bu e, poste so lo per orn amento[ ... ].
PACARE, PACARE, PACARE
li riposo della notte mi aveva fatto tornare le
forze. Sebbene sfinito per il lungo digiuno, mi alza i
e prepara i i bagag li . Stavamo per scendere quando
ci avv isarono di un debito che non sapeva mo di
aver co ntratto. 11 caffè non era co mpreso co l vitto
ma si doveva paga re a parte, e no i che ne aveva mo
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS

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ROMA 1
VERSO ROMA IN CARROZZA
Inta nto don Mentasti era su tutte le fu ri e perché
non ci vedeva arri vare, mentre la vettura già ci at-
tendeva . Noi c i eravamo messi a correre per arrivare
in tempo. Sa liti in vettura partimmo per Roma. La
distanza da percorrere era di 47 miglia italiane che
co rri spondono a 36 miglia piemontesi; la strada era
molto bella. Avevamo preso posto su l cou da
dove potevamo contemp lare i prati verdegg ianti e
le siepi fiorite. Una curiosità ci d ivertì non poco. Ci
accorgemmo che tutto andava a tre a tre: i cava lli
della nostra vettura erano aggiogati a tre a tre; in-
co ntrammo pattuglie di so ldati che andava no a tre
a tre; perfino alcuni contadini ca mmin ava no a tre a
tre, come pure alcu ne vacche e alcuni asini pasco-
lavano a tre a tre. Noi ridevamo su queste strane
coi ncidenze [...] .
UNA TAPPA PER I CAVALLI
A Palo il vetturino concesse ai viaggiatori un'ora
di libertà per avere il te mpo di ristorare i caval li.
Noi ce ne servimmo per co rrere nell a vicina loca n-
da a leva rc i la fa me. Le faccende ci aveva no quasi
fatto dimenticare il mangi are; da mezzogiorno del
venerdì non avevo preso che una tazza di caffelat-
te. Ci sia mo messi intorno al le pagnottell e e abb ia-
mo mangiato, o meglio, divorato tutto. Nel vede re
poi il cameriere tutto sfinito e pallido gli chi esi che
cosa avesse .
- Ho le febbri che da molti mesi mi affliggono, ri-
spose. lo al lora feci il buon medico:
- Lasciate fare a me, vi prescrivo una ricetta che
caccerà per sempre la febbre. Abbiate so lo fiducia
in Dio e in San Luigi. Preso quindi un pezzo di
ca rta co n la matita scri ssi la mi a ricetta, raccoma n-
dandogli di portarla da qualche farmac ista . Era
fuori di sé dalla gio ia, e, non sapendo come meglio
dimostrare la sua gratitudine, baciava e ribac iava la
mi a mano, e voleva baciarla anche a Rua, che per
modestia non gli elo permise.
Fu pure simpatico l'incontro co n un carab ini ere
pontificio. Egli pensava d i co noscermi, ed io crede-
vo di conoscere lui, così ci siamo sa lutati tutti e
due co n gran festa. E quando ci siamo accorti del-
l'equ ivoco, l'a mi cizi a e le esp ressioni di benevo-
lenza e di ri spetto continuarono: per farg li piacere
ho dovuto permettere che mi pagasse una tazza di
caffè, da parte mia gli offrii un bicchierino di rhum.
Avendom i poi chi esto di lasciarg li qualche ricordo,
gli rega lai la medaglia di San Lui gi Gonzaga. Il no-
me di quel buon ca rab ini ere era Pedrocchi.
NELLA CITTÀ DEI PAPI
Montati nuovamente in vettura e volando più ve-
loci co l desiderio che con le za mpe dei cava lli, ci
-San Pietro in Vincoli.
sembrava ogn i momento di essere a Roma. Ca lata
la notte, ogni volta che si scorgeva lontano un ar-
busto od una pianta Ru a subito esclamava:
- Ecco la cupola di San Pietro. Ma prima di arri-
vare abb iamo dovuto procedere fino al le dieci e
mezza del la sera, ed essendo ormai notte fonda,
non riuscivamo a scorgere più nessun particolare.
Un certo brivido tuttavia ci prese al pensiero che
stavamo entrando nell a città santa [...]. Arrivati fi-
nalmente al punto di fermata, non avendo alcuna
conosce nza del luogo, abb iamo ce rcato una gu ida
che per dodici baiocchi ci accompagnò a casa De
Maistre, in via del Quirinale 49, all e Quattro Fon-
tane. Erano già le undi ci. Fummo acco lti co n bontà
dal conte e dalla co ntessa; gli altri era no già a letto.
Preso un po' di ristoro ci siamo dati la buona notte
e siamo andati a dormire.
SAN CARLINO
La parte del Quirinale da noi abitata viene chi a-
mata Quattro Fontane perché zampi ll ano quattro
font i perenni da quattro angoli di quattro co ntrade
che qui si uniscono. Di fronte alla casa dove aveva-
mo preso dimora vi era la ch iesa dei carme litani.
Costoro, tutti spagnoli, apparteneva no all 'ordin e
detto della Redenzione degli Schiavi. La chi esa fu
costruita nel 1640 e intitolata a San Carl o; ma per
distinguerla da altre dedicate al medesimo sa nto fu
chi amata San Carlino. Recatici in sacrestia, abbi a-
mo mostrato il Celebre( (il tesserino per ce lebrare
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

1.8 Page 8

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San Carlino all e Quattro Fontane.
n.d.r.) e così abb iamo potuto dire messa [.. .]. Il
giorn o lo passammo quasi interamente ad ordinare
re nostre ca rte, fa re co mmi ss ion i, portar lettere [... ] .
IL PANTHEON
Approfittando di un'ora che rimaneva ancora
prima di notte, ci reca mmo al Pantheon che è uno
dei più antichi e ce lebri monumenti di Rom a.
Venne fatto costruire da M arco Agr ippa, genero di
Cesare Au gusto, ve nti cinque anni prima dell'era
vo lga re (dell a nasc ita di Cristo n.d.r. ). Si crede che
questo ed ificio sia stato chi amato Pantheon, che
vuo l dire tutti ~li dei, perché di fatto era dedicato a
tutte le divinita. La facciata è ve ramente superba .
Il Pantheon.
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS
Otto grosse co lonn e reggono un elegante co rnici o-
ne. Subito dopo ecco un porticato formato da sedici
colo nn e fatte di un so l blocco di gra nito, poi il pro-
nao, o ava ntempi o, costituito da quattro pi Iastri
scanalati, entro cui sono ri cavate ni cchi e antica-
mente occupate dalle statue di Augusto e di Agrippa.
All'interno si presenta un 'a lta cupol a aperta in
mezzo, dalla quale penetra la luce, ma anche il
vento, la pioggia, e la neve, quando ne cade da
queste parti . Qui i più preziosi marmi servono da
pavimento o da ornamento tutto into rno. Il diame-
tro è di ce ntotrentatre piedi, co rri spondenti a di -
ciotto trabucchi (e.ca 55 m). Questo tempio servì al
culto degli dei fi no al 608 dopo Cristo, quando
papa Bonifacio IV, per im pedire i disordini che si
co mmetteva no durante i sacrific i, lo dedicò al culto
del vero Dio, cioè a tutti i santi.
Questa chiesa andò soggetta a molte vicende.
Quando Bonifacio IV ottenne questo luogo dall'im-
peratore Foca e lo dedicò al cu lto di Dio e della
Madonna, fece trasportare da vari ci miteri ventotto
ca rri di reliquie che co llocò sotto l'a ltare maggiore.
Da allora comin ciò ad essere chi amato San'ta Maria
ad Martyres. Fra le cose che gradimmo molto fu vi-
sita re la tomba del grande Raffaello [...] . Ora que-
sta ch iesa porta anche il nome di Rotonda, dall a
forma della sua costru zione. Davanti si estende una
pia zza il cui ce ntro è occupato da una grande fon-
tana di marmo, sormontata da quattro delfin i che
gettano co ntinu amente acq ua.
SAN PIETRO IN VINCOLI
Il 23 febbraio [... ] siamo rim asti mo lto co ntenti
della visita a San Pietro in Vincoli, chi esa a sud di
Roma sul co nfin e dell a città. Fu una giornata me-
morab il e perché co in cideva co n una delle rare
volte in cui venivano messe in mostra le ca tene di
San Pietro, le cui chi av i sono custodite dallo stesso
Santo Padre.
Una tradizione ritiene che fu lo stesso Pietro a
erigere qui la prima chi esa, dedica ndola al Salvato-
re. D istrutta dall'incendio di Nerone, ve nne da San
Leone Magno ricostruita nel 442 e dedicata al
primo Papa. Fu chi amata Sa n Pietro in Vinco li, per-
ché il Pontefice vi co ll ocò la catena con cui il Prin -
cipe degli Aposto li a Gerusalemme era stato, per
ordin e di Erode, incatenato. il patriarca Giovenale
l'aveva rega lata all ' im peratrice Eudossia, che a sua
vo lta l' invi ò a Roma all a figl ia Eudoss ia junior, mo-
gli e di Valentini ano lii. A Roma si co nservava an-
che la catena cu i era in cate nato San Pi etro nel car-
ce re Mamertino. Quando San Leone vo lle fare il
co nfronto di questa con quella di Geru sa lemme, in
modo prodigioso le due catene si unirono, cosic-
ché oggi ne fo rm ano una so la, che si co nserva in
un altare apposito a lato dell a sacrestia. Noi abb ia-
mo avuto la conso lazione di toccare quelle catene
co ll e nostre mani , baciarle, mettercele al collo e
accosta rl e all a fronte. Abbiamo anche attentamente

1.9 Page 9

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San Luigi dei Francesi.
co ntroll ato per riu sc ire a scorgere il punto di unio-
ne delle due, ma non ci fu possibile. Abbiamo solo
potuto constatare che la catena di Rom a è più pic-
co la di quella di Gerusalemme.
A San Pietro in Vincqli si trova il magnifico se-
polcro di Giulio Il [.. .] . E uno dei capolavori del ce-
lebre Michelangelo Buonarroti, che è ritenuto uno
dei massimi artisti del marm o, spec ialmente per la
statua del Mosè posta vicin o all ' urna. Il patriarca è
rapprese ntato con le tavole della legge piegate
sotto al braccio destro, in atto di parlare al popolo
che egli guarda fieramente, perché si era ribell ato.
La chi esa è a tre navate, separate da venti co lonne
di marmo pario, e due di granito ben co nservato.
non aven do figli , des iderava impi ega re le sue so-
sta nze in qualcne opera di pietà [... ]. La notte del 4
agosto del 352 gli apparve in sogno la Madonna
cne gli comandò di inn alzarle un tempio nel luogo
dove la mattina dopo avrebbe trovato neve fresca.
La stessa visione ebbe il papa di allora Liberio. li
giorn o seguente si sparse voce che sul co ll e Esquili -
no era cad uta abbonda nte neve, perciò Liberio e
Giovanni vi si reca rono, e, constatato il prodigio, si
attivaron o per mettere in pratica il co mando avuto
nell a visione. Il Papa segnò il tracciato del nuovo
tempio, che in breve fu portato a termin e co n i de-
nari di Giovanni: pochi anni dopo Li beri o poté pro-
cede re all a consacraz io ne[ ... ].
Davanti alla chiesa si estende una vasta piazza al
centro della quale è posta l' antica co lonna di
marmo bianco, tolta dal tempio della pace. Il pon-
tefice Pao lo V l'a nno 1614 la dotò di una base e un
cap itello, sopra cui co ll ocò la statua della Madon-
na co l Bambino. L'architettura della facc iata è mae-
stosa ed è sostenuta da grosse co lonne di marmo
che formano uno spazioso vestibolo. In fo ndo ad
esso è stata posta la statua di Filippo IV, re di Spa-
gna, che fece molte donazioni a favore di questa
ch iesa e voi le egli stesso essere iscritto fra i ca non i-
ci. Il pavimento è in mosaico prezioso lavorato co n
marmi di vario genere, tutti di incalcolabile valore.
La cappella a destra dell'altare maggiore conser-
va la tomba di San Girolamo, la culla del Salvatore
e l'a ltare di papa Liberio. L'altare papale è ricoperto
da preziosi marmi di porfido, e sostenuto da quat-
tro putti di bronzo dorato. Sotto di esso si apre la
Co n fess ione, che è un a cappe lla dedicata a San
Santa Maria Maggiore.
SAN LUIGI DEI FRANCESI
Verso le nove ci portammo a Santa Maria sopra
Minerva, ove fummo ricevuti in udi enza privata dal
card inal e Gaude per circa un 'ora e mezza. Egli par-
con noi in dialetto piemontese, interessandosi ai
nostri oratori [... ] . Dopo mezzog iorno ci recammo
a fare visita al marchese Giovanni Patrizi [...]. In
facc ia al suo palazzo c'è la chiesa di San Luigi dei
Frances! che il nome all a piazza e all a contrada
vic ina. E una chiesa ben tenuta e arricchita di molti
marmi prezios i. La sua singolarità co nsiste nei se-
polcri degli uomini illustri francesi morti a Rom a.
Infatti il pavim ento e le mura sono cope rte di ep i-
taffi e lapidi [... ] .
SANTA MARIA MAGGIORE ALL'ESQUILINO
. Dal Quirinale si apre una via che porta all'Esqui-
lmo, così detto per i molti elci di cui era ammanta-
to. Nell a parte più elevata s' inn alza Santa Maria
Ma$g!ore, !a cui ori gi ne è narrata così da tutti gli
storici sac ri. Un ce rto Giovanni, patrizio romano,

1.10 Page 10

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M attia. Siamo andati a visitarla nel giorno della sta-
zione quaresim ale, così abb iamo avuto la fortuna
di trovare esposto sopra un ricco alta re il ca po di
Sa n Matti a. L'abbiamo osservato attentamente, e
abb iamo notato la pell e attaccata all a testa, anzi,
appa iono anco ra alcuni ca pelli attaccati al venera -
to teschi o.
LA VERGINE E LA PESTE
Nella cappella a sinistra dell'altare si può osser-
vare un dipinto della Vergine attribuito a San Lu ca,
mo lto venerato dal popolo. L'immagine fu tenuta in
grande co nsiderazione dai papi . San Gregorio M a-
gno nell a te rribil e pestilenza del 590 la portò in
process ione fin o al Vatica no. Era il 25 april e. Giun -
to il corteo nei press i della mole Adri ana, fu visto
un angelo che riponeva la spada nel fodero, indi-
ca ndo così la cessaz ione della peste. In memori a di
qu esto prodigio la M ole Adriana fu denominata Ca-
ste l Sant' Angelo, e da all o ra la processione si ripete
ogni anno nel giorno di San M arco Evange lista . In
Santa M ari a M aggiore tutto è maestoso e grande; ma
il parlarne o scrivern e sono insuffi cienti per arrivare
a descriverla co n verità . Chi la vede co i propri
occhi ferm a lo sgua rd o merav igli ato in ogni angolo.
Oggi mercoledì di quaresima qui a Roma si di-
giuna e questo vuol dire che sono proibiti non solo i
cibi di ca rn e, ma anche ogni minestra o pietanza a
base di uova, burro o latte. Olio, acqua e sale sono
i co ndimenti che si usa no in questi merco ledì. La
pratica è ri gorosa mente osservata da ogni classe di
persone tanto che nei mercati e nell e botteghe quel
giorno non si trova ca rn e, né uova, né burro.
LA LEGGENDA DI SAN GALGANO
A sera la signora De Maistre ci raccontò una sto-
ria degna di essere ri co rd ata. Di sse:
L'a nno scorso venne a trovarci il vicario generale
di Siena . Fra le ta nte cose di cui era solito parlarci,
ci narrò la storia di San Galgano soldato. Questo
santo è m orto da secoli, e il suo capo si conserva
intatto; ma la m eraviglia più grande è che ogni
anno gli tagliano i capelli, che crescono insensibil-
mente e tornano della medesima lunghezza l'a nno
seguente. Un protestante dopo che ebbe ascoltato
questo prodigio si mise a ridere dicendo: lascino si-
gillare da me l'urna dove è conservato il capo, e se i
capelli cresceranno ugualmente riconoscerò il mi-
ra colo e diventerò cattolico. La cosa fu riferita al
vescovo che rispose: io metterò i sigilli vescovili
per l'autenticità della reliquia, egli metta i suoi per
assicurarsi del fatto. Così fu fatto; ma quel signore,
impaziente di vedere se il prodigio cominciava ad
operarsi, dopo alcuni mesi chiese di aprire l'urna.
Immaginate la sua meraviglia quando vide che i ca-
pelli di San Galgano erano già cresciuti come
avrebbero fatto se fosse sta to vivo! Allora è vero!
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS
Santa Pudenziana.
Esclamò. Diventerò cattolico. Infatti l'anno seguen-
te nel giorno della festa del Santo egli con la sua fa-
miglia rinunz iò al lutera nesimo e abbracciò la reli-
gione cattolica, che oggi professa con esemplarità.
SANTA PUDENZIANA AL VIMINALE
Dalle Quattro Fontane si sale al Viminale, chia-
mato così per i molti vimini, cioè i giunchi, che un
tempo lo ri copr ivano. Ai piedi di questo colle nell a
casa di Pud ente, senatore romano, alloggiò San
Pi etro quando ve nne a Roma. Il santo apostol o
co nve rtì all a fede il suo osp ite e trasformò la sua
casa in chiesa. San Pio I verso il 160, su istanza
delle vergini Pudenzian a e Prassede, figlie del nipo-
te del senatore Pud ente, co nsacrò questa chi esa,
che [... ] in seguito ven ne ded icata a Santa Puden-
ziana perché vi aveva ab itato e vi era morta. Molti
pontefici mi sero mano all a ri strutturazione di que-
sto luogo che co nti ene preziose testimonianze cri-
stiane. M erita speciale attenzione il pozzo di santa
Pudenziana . Si crede che in esso ell a seppellisse i
co rpi dei martiri. Sul fondo si possono notare una
grande quantità di reliquie : la stori a dice che con-
ti ene le reliqui e di tremil a martiri.
Accanto all'altare maggiore c'è una cappella di
forma oblunga sul cui altare si ammira un gruppo
marmoreo di Gesù nell 'atto di co nsegnare le chiavi
a San Pietro. Si crede che l'a ltare sia quello stesso
su cui ha ce lebrato messa San Pietro, e sul qual e

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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co n grande co nso laz ione ho potuto ce lebrare io
stesso. Vi sono co nservati vari pezz i d i spugna, gli
stess i d i cui si serviva Pudenz iana per raccogliere i l
sa ngue da ll e piaghe de i martiri, oppure da ll a terra
che ne era impregnata.
Co nt inu ando verso sini stra si gi unge a una ca p-
pell a dove si co nserva la testimon ianza di un gran-
de miracolo. Mentre ce lebrava messa un sacerdote
ca dde in dubbio sull a poss ibilità dell a presenza
rea le di Gesù nell 'ostia santa. Dopo la co nsacrazio-
ne l'ost ia gli sfuggì da lle mani e ca dendo sul pavi-
mento rimbalzò prima su un grad ino, po i su un
altro. dove batté la prim a vo lta il marm o rim ase
qu as i forato, anche nel secondo sca lino si fo rm ò
un a cav ità assai profonda a fo rma d i ostia. Q uest i
due grad ini d i marm o sono co nservati in quell o
stesso luogo, custod iti da appositi ca nce lli .
SANTA PRASSEDE
Da Santa Pudenziana salendo verso l'Esqui lino, a
poca d istanza da Sa nta Ma ri a Maggiore s' inco ntra
la chi esa di Santa Prassede. Ve rso l'a nn o 162 d. C.,
sopra i l luogo dove erano le te rm e, oss ia i bagni di
Novato, Sa n Pio I eresse una chi esa in o nore di
questa vergine, sorell a di Novato, Pudenziana e
Teotil o. il luogo servì di ri fugio ag li ant ichi cri sti ani
in tempo d i persecuz ione. La Santa, che si adopera-
va per forn ire quanto occorreva ai cr istiani perse-
guitati, provvedeva anche a raccog li ere i corpi dei
martiri che po i seppe lliva, versa ndo il loro sangue
nel pozzo che sta in mezzo all a chiesa . Essa è ri c-
chi ss ima d i ornamenti e ma rmi prez iosi, co me lo
sono quasi tutte le chiese di Roma.
C'è anche la cappella dei martiri Zenone e Valen-
tino, i cui co rpi, fatti trasportare da San Pasqu ale I
l'anno 899, riposano sotto l' altare. Qui si co nserva
anche un a co lonn a di diaspro, alta circa tre palmi,
che un ca rdin ale di nome Colonna l' anno 1223 fece
trasportare dalla Terrasa nta . Si ri tiene che sia quell a
a cui fu legato il Sa lvato re du ra nte la fl agell azione.
IL CELIO
Dall'Esquilino guardando a ovest si vede il colle
Celio. Ant icamente ven iva chiamato Querchetula-
no dall e querce che lo rico pri va no. Più tardi fu de-
nomin ato Celio da Ce le Vil enn a, ca pi ta no degli
Etru schi ven uti in soccorso d i Roma, e che Tarqui-
nio Prisco fece all oggiare su detto co ll e. La prim a
cosa che si nota è l'obelisco più grande che si co-
nosca. Ramsete, fa raone d' Egitto, lo fece inn alza re
a Tebe dedica ndo lo al sole . Costa ntin o il Grande lo
fece tra sporta re attrave rso il Nil o fi no ad Al essan-
dri a, ma, colto dall a morte, toccò al figli o Costa nzo
trasporta rlo a Roma. Per il v iaggio si usò un vasce ll o
d i trecento rem i, e attraverso il Tevere fu co ndotto
nell'U rbe e posto in un luogo detto Circo M assim o.
Q ui ca dde spezza ndos i in tre parti. Papa Sisto V lo
fece resta urare e in na lzare nell a pi azza de l Latera-
no l'a nno 1588 . !--'obelisco giunge all 'a ltezza di
153 pi edi romani. E tutto orn ato di gerog lif ici e sor-
montato da un 'a lta croce.
A destra della piazza c'è il battistero di Costanti-
no co n la chiesa d i San Giovanni in Fonte . Si di ce
sia stata costruita da Costa ntino in occas ione del
battes imo che ri cevette da l pontefice San Sil vestro
l'a nno 324 . Dall e due ca ppell e annesse dedi cate
un a a San Giovanni Battista, l' altra a San Gi ova nni
Eva nge li sta ha preso il nome d i chi esa di Sa n Gi o-
va nni in Fonte. Il battistero, che è una vasca di
grande larghezza ri vestita di marmi prezios i, è nel
mezzo. La cappell etta annessa dedi cata a San Gi o-
vann i Battista si crede sia un a ca mera di Costanti-
no, ca mb iata in orato rio e dedi cata al sa nto Precur-
sore dal papa sa nt' ll ario .
- Santa Prassede.
SAN GIOVANNI IN LATERANO
Uscendo dal battistero e attraversando la vasta
piazza, s' inco ntra la basili ca di San Giovanni in La-
terano. Q uesta ce leberrim a costruzione è la prima
e principale chi esa del mondo catto li co. Sull a fac-
ciata è scritto: Ecclesiarum Urbis et Orbis Ma ter et
Caput (madre._ e capo di tutte le chiese di Roma e
del m ondo). E la sede del Sommo Pontefice come
vescovo di Roma; dopo la su a inco ronaz ione eg li
va a prenderne so lennemente possesso . Fu chiama-
ta anche Basilica Costantiniana, perché fo ndata da
Costa ntino il Grande. Fu detta po i Basilica Latera-
nense perché in nalzata dove era il pa lazzo di un
certo Plauz ia Laterano, fatto ucc idere da Neron e; e
anche Basilica del Sa lvatore a seguito di una appari -
zione del Sa lvatore avvenuta durante la costru zio-
ns SUPPLEMENTO OTTOBRE

2.2 Page 12

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-
San Giovanni in Laterano.
ne. La chi amano ancora Basilica Aurea per i pre-
zios i don i di cu i fu arricchita, e Basilica di Sa n Gio-
vanni perché dedicata ai sa nti Giova nni Battista ed
Evange lista .
Fu Costantino il Grande a farla costruire presso il
suo palazzo, attorno all ' anno 324. Ampli ata poi co_n
nuovi co rp! di fab~r ica, _f~ ceduta al san!o Pontefi-
ce. Qui abitarono I Papi fino al tempo d1 Gregorio
Xl. Quando costui riportò la Santa Sede da Avi gno-
ne a Roma trasferì la sua abita zione in Vatica no.
L'ann o 1308 scoppi ò un ter ribil e in ce ndio che la
di stru sse, ma Clemente V, che all ora era in_Avigno-
ne, mandò subito i suoi agenti co n gra ndi somm e
di danaro, e in breve fu ri costruita. Il porti co è retto
da venti quattro grossi pi lastri; in fondo vi è I~ ~tatua
di Costa ntino trovata nell e sue terme al Qu irin ale.
La porta grande di bro nzo di s~raordi nari ~ altez-
za. Essa fu tolta dall a chi esa d1 Sa nt1Adriano ,n
Campo Vaccino e fatta trasportare qui. Costi!ui sce
un raro esempio di porte anti che dette Quadn_fores,
cioè costruite in modo che si potessero ap rire in
quattro parti, una per volta senza che alcuna met-
tesse in perico lo la stab ilità de ll 'a ltra. Sull a destra
c'è un a porta mu rata che si apre so lo nell 'an no de l
giubil eo e perc è detta Porta Santa.
L'interno è a cinque navate. La lun ghezza, l' al-
tezza, la preziosità dei pavi menti , delle sculture _e
dell e pitture sono cose che in ca ntano a veder le. B1-
sognerebbe fa rn e grossi vo lumi a parlarne degna-
mente. Le reliquie più in signi di questa c~1 es_a sono
il capo dei due principi degli Apostoli P1~tro e
Paolo. Ess i sono custoditi sotto l' altare maggiore e
incassat i in un altro ca po d' oro . Vi è pure un a reli-
quia insi gne di San Pa~crazio ~ artire, e vi si cu~to-
disce una tavo la che s1 pensa sia quella medesima
sop ra la qua le Gesù ce lebrò la sac ra ce na co i suoi
Apostoli.
Uscendo dalla chiesa per la porta principale e at-
traversa ndo la piazza si trova la Scala Santa, un
edifi cio che papa Sisto V fece innalzare per custo-
dirvi la sca la, che prim a si trovava a pezz~ nel vec-
chio pa lazzo papa le de l Laterano. Essa e forr:r,at~
da ventotto grad in i di marmo bi ~nco, del pretorio ~,1
Pilato a Gerusa lemme che Ges u sa li e discese p1u
volte durante la sua passione. Sant' El ena, madre di
Costantino, li inviò a Roma insieme co n molte altre
cose sa ntificate dal sa ngue di Gesù Cristo. 9uesta
ce leb re sca lin ata è tenuta in grande venerazione e
perciò si sa le in ginocch io; e si ri1i scen~~ p~r una
dell e quattro scal e latera li . Quest_1 gr~d_1n1 _s 1 son~
incava ti per il grande afflus~o d1 c~1st1an1 che I!
hann o sa liti , per cui sono stati co perti co n tav~lon1
di legno . Lo stesso Sisto V fece co ll ocare nell alto
dell a scala la ce lebre cappe ll a domesti ca dei pap~
che è pi ena delle più insigni reliquie, e che perc10
vien e chi amata Sa ncta Sanctorum.
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS

2.3 Page 13

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CITTÀ
DEL-VATICANO 1
LA COSTRUZIONE
Il colle Vaticano contiene quanto esi ste di più
eccellente nelle arti, e di memorab il e nell a religio-
ne; perciò ne daremo un ragguag lio un po' più pre-
ciso. Fu chi amato Vati ca no da Vagita nus, una divi-
nità che pensavano sovrintendesse al vagito dei
fa nciulli . Infatti la prima sill aba Uà (va n.d.r.) di cui
è composta la parola è anche il prim o grido dei
ba mbini. li co ll e acq ui stò ri nomanza quando Ca li -
go la vi costruì il circo che fu poi detto di Nerone.
Ca li go la per passare dalla sinistra all a sponda de-
stra del Teve re costruì il ponte Vatica no, detto
anche Trionfa le che ora però non es iste più . li circo
di Nerone incominciava dov'è oggi la chi esa di
Santa Marta e si estendeva fino all e sca le dell'a nti-
ca bas ili ca Vatica na. In questo circo fu seppe llito il
co rpo del Principe degli Apostoli [... ] .
vennero anche sotterrate le ossa di altri papi
tra cu i Lin o, Cleto, Anacleto, Eva ri sto ed altri anco-
ra. La Memoria di San Pietro, oss ia il tempietto co-
struito sull a sua tomba, durò fin o ai tempi di Co-
stantino che, per desideri o di San Silvestro, verso il
319 mi se mano all a costru zione di una chiesa in
onore dell 'Aposto lo. Essa fu eretta propri o into rn o a
quel tempietto, servendos i di materiale tolto da edi -
fici pubbli ci. La costru zione fu chi amata Basilica
Costantiniana, e a quei tempi era reputata fra le più
ce lebri dell a cristi anità. Nel mezzo di quell a chi e-
sa, fatta a form a di croce latina, vi era l'a ltare dedi-
cato a San.P\\etro sotto iI quale era sepo lto, protetto
da ca nce lli, il suo corpo; quel va no fin da allora si
usava chi amare Confess ione di Sa n Pietro. Termin a-
to il tempio e dotato lo di ri cchi arred i papa Sil ve-
stro lo consacrò il 18 novembre del 324 [...] . I pon-
tefici che vennero in seguito lo abbe llirono e am-
P!i arono. Per undici seco li fu l'oggetto de ll a devo-
zione e dell 'a mmiraz ione dei cri stiani che si reca-
va no a Roma.
Nel secolo XV cominciava ad andare in rovina,
perciò Ni co V pensò di rinn ova rl o, ma ebbe so lo
il merito di ini ziare i lavori, perché la morte gli fece
sospendere ogni cosa. Giul io Il ri prese la costruzio-
ne all a quale ca mbiò nome, da Basilica Costa nti-
nia:1a a Sa n Pietro in Vatica no, e pose la prima pie-
tra il 18 april e 1506. Gli architetti furo no Bramante,
in seguito fra Giocondo Domeni co e Raffae ll o Sa n-
zio. Dopo costoro lavorarono i più ce lebri architetti,
e i più sub limi ingegni del tempo.
fo rm ata da 284 co lonne e da 64 pil astri che, dispo-
sti in semi cerchi o da ambo i lati in qu attro fil e, fo r-
mano tre vie di cui la più ampi a quell a centrale
può perm ettere il tra nsito di due ca rrozze. Sopra al
co lonnato sono poste 96 statu e di sa nti, in marm o,
dell 'a ltezza di circa 1O pied i. Al centro invece s' in -
na lza l'obe li sco egizio. Esso è formato da un sol
pezzo, ed è il so lo che sia restato intero . Mi sura
126 pied i di altezza compresa la croce e iI piedi -
sta llo. Non ha gerog lific i. Nuccoreo re d'Egitto l'a-
veva inn alzato a Eli opo li, da dove ve nne prelevato
e fatto trasportare a Roma da Ca li go la l'a nno del
LA GRANDE PIAZZA
[.. -) Din anzi all a basi li ca si apre una vasta piazza
la cui lunghezza supera il mezzo chil ometro. Essa è - Piazza San Pietro.
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

2.4 Page 14

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suo impero. Fu co ll ocato nel circo costruito ai pied i
del co ll e Vati ca no, co me dimostrano le iscrizioni
che v i si le~gono. Questo circo fu chi amato di Ne-
ron e perche da lui mo lto freq uentato; qui quel cru-
del e imperato re fece strage di cristiani, ca lunnian-
doli di essere autori dell ' in cend io di Roma che lui
stesso aveva appiccato.
Nel 1818 sulla piazza venne costruita una meri-
diana. Per terra si disegnarono i dodi ci segni dello
zodiaco. L'obeli sco faceva da gnomone (asta), e
co n la sua ombra indicava le stazioni del so le.
Tutto intorno furono scritti i nomi dei venti nell a di-
rezione in cui spira ciascuno di essi. Ai lati due
fontane uguali gettano perennemente acqua da un
gruppo di za mpilli che s'inna lza no anch e fino a
sessa nta pi edi. La regina di Scozia accolta con
pompa in questo luogo guardò con meraviglia le
due fontane pensando che fossero state fatte appo-
sta per la sua accoglienza. No, disse un signore che
le stava a fianco, questi zampilli sono perenn i.
VISITA A SAN PIETRO
Camminando verso la facciata della basilica si ar-
riva a una magnifi ca gradinata fiancheggiata da due
statue una di San Pi etro l'a ltra di San Paolo, fatte
collocare dal regnante Pio IX. Sa lite le sca le si è da-
vanti alla facciata che ha questa iscri zione: In onore
del Prin cipe degli Apostoli Paolo V Pontefice Massi-
mo l'anno 76 72 del suo pontificato. Sopra al por-
ticato si estende la grande Logg ia de ll e benedi zio-
ni . La facciata è maestosa e imponente. Il porticato
è tutto adorno di marmi, pitture in mosaico e altri
elega nti lavori. In fondo al vestibol o a destra si può
osservare la belli ssima statua equestre di Costantino
in atto di mirare la prodi giosa croce apparsagl i in
cie lo prima dell a battagli a fin ale co n Massenzio.
Dal portico si entra in basilica attraverso quattro
porte, di cui l' ultima a destra non si apre che per
l'an no santo. La porta magg iore è in bronzo, di
- San Pietro: acquasantiera del Bernini.
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS
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.,
- Statua in bronzo di San Pietro.
grande altezza, e occorrono mo lte e forti braccia
per ap rirl a. L'intern o si presenta a cinque navate
o ltre la croc iera che term ina co n la tribun a. La cu-
riosità e la sorpresa ci portò nel mezzo della navata
maggiore. Qui ci siamo fermati ad ammirare e ri-
fl ettere senza dire parola. Ci parve di vede re la ce-
leste Gerusa lemme. La lunghezza dell~ bas ili ca è
di palmi 837, la sua larghezza di 607 . E il maggior
tempio di tutta la cri stianità. Dopo San Pietro il più
vasto è que ll o di San Pao lo a Londra. Se all a chiesa
di San Paolo aggiungiamo que ll a de l nostro Orato-
rio si forma la precisa lunghezza di San Pi etro .
Dopo di essere stati per qualche tempo immobili
abbiam o ce rcato il catino del l'acqua santa. Abb ia-
mo scorto due putti , a prima v ista mol to piccoli ,
che reggevano una spec ie di conchigl ia nel primo
pilastro del la basilica. Ci recò meravigli a che un a
chiesa tanto vasta avesse un 'acquasa ntiera così pi c-
co la. Ma la meraviglia si camb in sorpresa quan-
do vedemmo i putti fa rsi sempre più grandi man
mano che ci avvicinavamo. La conc higli a divenne
un vaso di circa sei pi edi di circonferenza, e i putti
ai lati ci faceva no vede re le loro man i co n le dita
grand i co me un nostro braccio. Ciò dimostra che le
proporzioni di questo meraviglioso edifi cio sono
così ben rego late da rendern e meno sensibil e l'a m-
pi ezza, la qua le però si nota sempre meglio esami-

2.5 Page 15

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nando ciascu n dettag lio. Into rn o ai pil astri de ll a na-
vata maggiore si vedo no sco lpi te in marmo le sta -
tu e dei fondatori degli ordini religiosi .
Nell'ultimo pilone a destra è collocata la statua
in bronzo di San Pietro tenuta in grande venerazio-
ne. Fu fatta fondere da San Leone M agno co l bron-
zo d i quell a di Giove Cap ito lino. Essa ricorda la
pace che quel Pontefice ottenne da Attila che infu-
ri ava co ntro l'Itali a. Il pi ede destro che sporge fuori
del piedistallo è consumato dalle labbra dei fedeli
che non passano mai davanti senza baciarlo co n ri-
spetto. M entre stavamo rimirando la statu a, passò
l'a mbasciatore austri aco a Roma che s' inchinò di-
nanzi al principe deg li Aposto li e gli baciò il piede.
NAVATE E CAPPELLE
Passiamo ora a dire qualche cosa delle navate
minori e dell e ca ppell e che vi si trovano. In quell a
di destra si inco ntra per prima la cap pell a dell a
Pietà . Oltre a magnifi ci mosaici e al le statue che la
adorn ano, si ammi ra sopra l'alta re il ce lebrato grup-
po sco lpito da Michelangelo Buonarroti in marmo
bi anço, quando non aveva che ventiquattro anni di
età. E fo rse la più bella scultura de l mon do. Il me-
desimo Buonarroti se ne co mpi acq ue, tanto che lo
firmò sull a cinto la del petto di Maria.
A sinistra della cappella della Pietà c'è quella in-
tern a dedicata al Crocifisso e a San Nicola. Da qui
si entra nell a così detta Cappellina della Colonna
Sa nta, dove si conserva, protetta da una ca nce ll ata
in ferro, un a dell e co lonne a vite che stava no anti-
ca mente davant i all 'a ltare dell a Confessione di San
Pietro. È questa la co lonna a cui si appoggiò Gesù
Cristo all orché predicò nel tempio cli Salomone. Si
am mira co n merav igli a in questa co lonn a che la
parte toccata dall e sacre spa ll e del Salvatore non è
mai imbrattata di polvere, e perciò non occorre che
sia spolverata co me il resto.
Dopo la cappella della Pietà s'i ncontra iI monu-
mento sepolcrale di Leone Xli, fatto eri gere da Gre-
gorio XVI. Il Pontefice è ritratto mentre benedice il
popo lo dalla Loggia sopra il porti co; attorn o si ve-
dono le teste dei ca rdin ali assistenti all a cerimonia.
Di fro nte a questo sepolc ro è il ce notafio di Cristina
Alessandra, regin a di Svezia, morta a Rom a il 19
aprile 1689. Costei, protestante, co nvintas i della
poca co nsistenza della sua religione, si fece istruire
nel catto li ces imo e fece la solenne ab iura a lspru ch
iI 3 novembre 1655. Vari bassori Iiev i che adorn ano
iI sepo lcro rappresenta no l' avvenimento.
Segue la cappella di San Sebastiano anch'essa
ri cca di pitture e marmi . Usce ndo a destra si trova
il depos ito sepo lcrale di Innocenzo Xli dei Pignatelli
di Napoli. Di fronte c'è il sepolcro della fa mosa
co ntessa Matilde, insigne benefattrice della Chi esa,
e sostenitri ce dell a autorità pontificia. Urbano VIII
fece trasferire qui le sue ceneri togliendole dal mo-
La Pietà del Michelangelo.
nastero di San Benedetto a Mantova. Essa fu la
prima delle illustri don ne che meritarono un sepol-
cro nella basi Iica Vaticana. La con tessa è rappre-
sentata in piedi; il sepo lcro è orn ato da un bassori-
li evo che raffigu ra l' asso luzione impartita da Gre-
gori o VII ad Enri co IV imperatore di Germania, su
istanza di Matilde e di altri personaggi, il 25 gen-
naio 1077 nella fo rtezza di Canossa.
Si giunge così alla cappella del Sacramento, ricca
di marmi e mosa ici . Acca nto all 'a ltare un a sca la
porta al palazzo pontificio. Questo altare è dedicato
a San Maurizio e co mpagni martiri , patroni princi-
pali del Pi emonte. Le due co lonne a vite di un so l
pezzo che orn ano l'a lta re sono due delle dodi ci
che si credono portate a Rom a dall 'anti co tempio
di Sa lomone. Sul pav imento davanti all 'a lta re si
ammira il sepolcro in bronzo di Sisto IV Dell a Ro-
vere. Esso fu esegu ito per ordine di Giulio Il suo ni-
pote, e rappresenta le virtù e la sc ienza proprie del
defunto . In esso sono co ntenute le ce neri dei due
papi.
All'uscire dalla cappella ecco a destra il sepolcro
di Gregorio Xlii Buoncompagni. Lo orn ano due sta-
tue: la Religione e la Fortezza, al centro un grande
bassori Iievo rapp resenta la riforma del calendario,
detta perciò Gregoriana. Qui sono ritratti una quan-
ss SUPPLEMENTO OTTOBRE

2.6 Page 16

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Altare della Cattedra del Bernini.
tità di personaggi illustri che ebbero parte in quel-
l'opera, tutti in atto di venerare il Pontefice. Di
fronte, entro un'urna di stucco, riposano le ossa di
Gregorio XIV de ll a famig li a Sfrondato. Qui termina
la navata minore e si entra nell a croce greca secon-
do il disegno del Buonarroti .
Uscendo dalla navata, a destra si trova la Cap-
pella Gregoriana. Sopra l'a ltare è vene rata un'anti -
ca immag ine de ll a Madonna dei te mpi di Pasqu ale
Il. Sotto riposa il co rpo di San Gregorio Nazianze-
no, fatto trasferire per ordine di Gregorio Xlii da ll a
chi esa de ll e monache di campo Marzio. Prose-
guendo il cam mino si giunge al monumento sepol-
crale di Benedetto XIV Lambertini, fatto erigere dai
cardinali da lui creati. Ai due lati del sepolcro s' in-
nalzano due magnifiche statue che rappresentano il
Disinteresse e la Sapienza, le due vi rtù maggior-
mente luminose di questo papa. La statua del Pon -
tefice, in piedi , benedice il popolo con gesto mae-
stoso. Questo lavoro è tanto ben eseguito che i I
semplice rimirare il Papa ci fa ri co noscere in lui la
gra ndezza e la elevatezza de l suo animo. Di fronte
si riconosce l'a ltare di San Basilio Magno con sopra
un prezioso quadro in mosaico de ll ' imperatore Va-
suPPLEMENTO OTTOBRE BS
lente svenuto alla presenza del Santo, mentre lo
guardava ce lebrare la messa.
Si giunge quindi alla tribuna. Il primo altare a de-
stra è dedicato a Sa n Venceslao martire, re di Boe-
mi a; quello di mezzo è consacrato ai sa nti Processo
e Martiniano, guard ie del carcere M amertino, con -
vertite all a fede da San Pi etro, quando l'Aposto lo vi
era rinchiuso. Da questi sa nti prende nome il com-
plesso; i loro co rpi riposano sotto l'a ltare. Tre pre-
ziosi bassori Iiev i rappresentano San Pi etro in pri -
gione liberato dall 'An gelo (quello di mezzo), Sa n
Paolo che predica nel l'Areopago (quel lo a destra), iI
terzo i santi Paolo e Barnaba, presi per divinità
dagli abitanti di Li stri.
S' in contra poi il sepol cro di Clerryente Xlii Rezzo-
ni co, scult ura di Antonio Canova. E un capo lavoro.
li quadro dell 'a ltare che rimane in faccia al monu-
mento, raffigura San Pietro in peri co lo di annegare,
sostenuto dal Redentore. Più ava nti ecco l'a lta re di
San Michele, poi quello di santa Petronilla, figl ia di
San Pietro. Questa sa nta è rappresentata in un mo-
saico che narra il dissotterramento del cadavere di
lei per mostrarlo a Fi acco, nob il e Rom ano, che l'a-
veva chiesta in sposa. Nell a parte superi ore è raffi-
gurata l'a nima di lei che co n preghiere otten ne di
morire vergi ne ed è acco lta da Ges ù Cristo. Più
avanti si vede il sarcofago di Clemente X, A ltieri: il
bassorilievo rappresenta l' apertura dell a porta santa
per il Giubileo del 1675. L'altare è sormontato da l
quadro di San Pietro che all e preghi ere di una turba
di mendicanti ri suscita la vedova Tabita.
Attraverso due gradini di porfido che facevano
parte del l'a lta re maggiore dell' antica basi Iica si
ascende all'A ltare de7{a Cattedra. Un sorprendente
gruppo di quattro statue di metallo reggon o la sede
pontificale. Le due davanti rappresentano due padri
latin i Ambrogio e Agostino; le due di di etro i pad ri
Grec i, Atanasio e Giovanni Crisostomo. li peso di
questi gruppi ammonta a 2 19.161 libbre di meta l-
lo. La sed ia in bronzo riveste, co me preziosa re li-
quia, quella di legno intars iata con va ri bassorili evi
d'avorio. Questa sedia è quel la de l senato re Puden-
te che servì l'Apostolo Pietro e mo lti altri pap i dopo
di lui .
Sopra l'altare della Cattedra come sfondo è effi-
giato su tela lo Spirito Santo tra vetri colorati e rag-
gianti di modo che, a chi lo guarda, sembra di ve-
dere una stell a d'oro risp lendente. Sotto invece, a
sinistra di ch i guarda, c'è il magni fico sepo lcro di
Paolo lii Farnese, monumento mo lto pregiato per le
sue scu lture. La statua del Pontefice assiso sull ' urn a
è di bronzo, le altre due statue, di marmo, rappre-
sentano la Prudenza e la Giustizia. Di fronte è
posto il sepo lcro di papa Urba no VIII la cui statua è
di bronzo. La Giustizia e la Carità sono ai suoi lati,
sco lpite in marmo bianco. Sull ' urna si scorge l' im-
magin e della morte in atto di scri vere in un li bro il
nome del Pontefice. Qu i interrompem mo la visita :
eravamo stanchi , la visita era durata dall e undi ci
de l mattino alle cinque pomerid iane.

2.7 Page 17

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ROMA2
SANTA MARIA DELLA VITTORIA
Dal Quirinale guardando verso mezzogiorno si
vede la via di Porta Pia, così chi amata daf pontefi-
ce Pio IV che per abbe llirl a eseguì non pochi lavo-
ri. Lungo questa strada, presso la fontana dell'Ac-
qua Felice, s'innalza a sinistra la chiesa di Santa
Maria della Vittoria, edificata da Paolo V nel 1605,
e chiamata così per una immagine miraco losa della
Madonna trasportatavi dal padre Domenico dei
Carme litan i Scalzi. A questa immagine, o meglio
all a protezione di Maria, Massimiliano duca di Ba-
viera dovette la gra nde vittoria riportata in pochi
giorni contro i protestanti, che co n un ese rcito nu-
merosissimo avevano messo sottosopra iI regno
d'Austria. La prodigiosa immagine si co nserva sul-
l'a ltare maggiore. Ai cornicioni sono appese le
bandiere tolte ai nemici : glorioso monumento alla
protezione di M aria.
In memoria della liberazione di Vienna fu istitui -
ta la festa del Nome di Maria che si ce lebra da tutta
la cristianità la domenica tra l' ottava della nascita
di Maria. La cosa accadde iI 12 settembre 1683
sotto il ponti ficato di Innocenzo Xl. In questa stessa
-Isola di San Bartolomeo.
chiesa si celebra una speciale solennità nella se-
conda domenica di -novembre in ri cordo della fa -
mosa vittoria riportata da i cristia ni contro i Turchi a
Lepanto iI 7 ottobre 15 71, sotto Pio V. Anche alcu -
ne bandiere tolte ai Turchi sono appese come trofei
al corni cione di questa chiesa.
Davanti a Santa Maria della Vittoria si trova la fon-
tana di Termini, ch iamata fontana del Mosè, perché
in una ni cchia vi è scolpita la statua di Mosè che
co n Ja verga in mano fa scaturire l' acq ua dalla pie-
tra . E anche chi amata Acqua Felice da fra' Felice,
che è il nome di Sisto V quando era in convento.
- Santa Maria della Vittoria.
- Acqua Felice.
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

2.8 Page 18

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Plastico dell'isola Tibe rina.
L'ISOLA TIBERINA
Nel pomeriggio abbiamo deciso di andare co l
conte De Maistre a v isitare la gran de opera di San
Michele al di de l Tevere. Dovemmo perciò attra-
versare il fium e all 'a ltezza di un'iso letta detta n be-
rin a o anche Lycao ni a, da un tempio dedi cato a
Giove Lycao ni o. Qu est' isola ebbe origine così.
Qua ndo fu espulso Tarquinio da Rom a il Tevere era
quasi privo d'acqua, e lasciava scope rti alcuni ban-
chi di sabb ia. I Romani , mossi da odio co ntro que-
sto re, andarono nei suo i ca mpi , tag li arono le biad e
e il farro che era vici no a matu rare e getta ron o tutto
nel Tevere. La pagli a andò ad arresta rsi sopra quell a
sabb ia, e depos itandosi la fanghi glia di arena che
l'acqua faceva scorrere, gi unse a co nsolidarsi a tal
punto da potersi co ltivare e abitare. In quest' iso la i
pagani inn alzarono un tempio in onore di Escul a-
pio; ma nel 973 vi fu trasferito il corpo di Sa n Bar-
to lomeo che ri posa nell' urna sotto l'a lta re maggiore.
Passato il Tevere e continua ndo verso il San Mi-
chele s' in co ntra a destra la chi esa di Santa Cecilia,
edifi cata nel luogo dov'era la sua casa. Urbano I,
ve rso la metà del terzo seco lo, la co nsacrò, e San
Gregorio Magno la arri cchì di molti oggetti prezio-
si. Entrando a destra c'è la cappe ll a ove era il
bagno di Santa Cec ili a, in cu i si di ce abbia ricev uto
il co lpo morta le. L'altare maggiore protetto da una
ca nce ll ata di ferro, custodisce il co rpo dell a santa.
Sopra l'urna è sco lpito un commovente lavoro in
marmo che la rappresenta distesa e vestita co me fu
rinvenuta nel sepo lcro.
Giunti all'ospizio San Michele abb iamo avuto
udienza dal Ca rdin ale Tosti che ci racco ntò var i
epi sodi a lui accaduti al tempo dell a repubblica.
An ch'egli fu costretto a vivere per un po' lontano
dall 'ospizio per non rim anere vittima di qu alche at-
te ntato. Fra le varie cose derubate in quell a triste
circostanza a questo pio porporato vi furo no tre ta-
bacchi ere assa i preziose spec ialmente per l'ant i-
chità e la proveni enza. Portate ai componenti del
triumvirato, M azz ini pensò di trattenerne una per
e rega lare le altre due a suo i co mpagni . Ma ess i
non osa rono prend erl e. M azz ini aggiustò tutto, e
graziosamente se le pose tutte tre in ta sca !
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS
IL CAMPIDOGLIO
Lungo il tragitto di ritorno, a metà strada si alza
il co ll e più alto di Rom a, il Camp idog li o così chi a-
mato da caput Tali, capo di Tolo, che fu ritrovato
mentre Tarquini o il Superbo ne faceva appi anare la
sommi tà per erigerl o in forte zza. Noi sa limmo una
lunga gradin ata all a cu i estremità si alza no due sta-
tu e colossa Ii rapp resentanti Castore e Poi Iuce. II
piano che forma la pi azza si chi amava anti ca mente
in ter duos lucos, perché restava tra i boschetti che
ri coprivano le due cime. Q ui Romolo aveva creato
un riparo per i popoli vic ini che avessero vo luto ri -
fugiarvi si. Il Ca mpidogli o d'oggi non ha più impo-
nenza guerresca, ma è una piazza maestosa con-
to rn ata da pal azzi che ospitano musei, e dove si
trattano gl i affa ri muni cipa li . In una parte di questa
piazza es isteva il tempi o di Giove Feretrio, così
detto dall e armi dei v inti che i vinc ito ri andava no
ad appendere all ' altare di quel te mpio.
In mezzo alla piazza s'innalza la famosa statua
equestre di Marco Aurelio in atto di pac if icatore.
Essa è la più bell a fra le più anti che statue di bronzo
che si siano conservate intatte. Un a parte de i gran-
di ed ifici che circo ndano la pi azza costitui scono il
palazzo senatorio, fondato da Bon ifac io IX nel
1390 sopra il medes imo terreno ove era l'a ntico se-
nato dei Rom ani . A lato si trova la fo nte dell 'Acq ua
Santa Cecilia in Trastevere .

2.9 Page 19

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Il Campidoglio.
La statua di Marco Aurelio.
Felice, cui fan no ornamento due statue giacenti del
Nilo e del Tevere. Da qui, attraverso una piccola
scala, si arriva all a torre del Campidogli o, eretta in
forma di campan ile sul medesimo luogo ove anti-
camente montavano gli osservatori per ammirare
Roma e co ntroll are i nemici che tentassero di avvi-
cinarsi all a città [...] .
Nella parte più elevata verso oriente vi era il tem-
pio di Giove Capitolino che ven iva chiamato d i
Giove Ottimo, Massimo, ed era stato eretto da Tar-
quinio il Superbo sopra le fondamenta preparate da
Tarqu ini o Prisco che ne aveva fatto voto durante la
guerra contro i Sabini. Proprio mentre si faceva lo
scavo fu rinvenuto il caput Tali.
tempo si ch iamò Santa Maria in Camp idoglio, dal
luogo dove sorgeva. Fu poi detta Aracoeli i:la l fatto
seguente. Avendo un fu lmine colp ito il Campido-
gli o, Ottaviano Augusto per timore di qualche sven -
tura mandò ad interroga re l'oracolo di Delfi [...].
Per questo fatto, e per alcuni detti delle Sibille che
riguardavano la nascita del Salvatore, Augusto fece
innalzare un'ara intito lata: Ara primogeniti Dei, al-
tare del primogenito di Dio. Donde ne derivò il
nome di Santa Maria in Aracoeli, dopo che su l
posto fu innalzata una ch iesa in onore della Madre
di Dio. L'interno è a tre navate divise da 22 co lonne
di marmo già appartenenti al tempio di Giove Fere-
trio. L'altare maggiore è degno di specia le osserva-
zione, perché sopra di esso si venera un'immagine
di Maria, che si pensa sia di San Luca. Questa ai
tempi di Sa n Gregorio Magno venne portata pro-
1 cessionalmente er Roma per ottenere la liberazio-
ne dalla peste. I fatto è rappresentato in un dipinto
sul pil astro a lato dell ' alta re. Nel mezzo della cro-
cie ra è co ll ocata la cappe ll a di sant' El ena, dove
ven ne innalzata l'Ara Primogeniti. La mensa dell'al-
ta re è una grande urna di porfido, entro cu i sono
stati riposti i corpi di sa nt'E lena madre di Costant i-
no, e dei santi Abbondio e Abbondanzio.
In una stanza vicina alla sacrestia si conserva
un ' effigie miracolosa di Gesù Bambino. Le fasce
che lo ri vestono sono arricch ite di pietre preziose.
Essa viene esposta in ve nerazione durante le feste
1 di Natale, in un be l presepio che si ra presenta in
chiesa dentro una cappella . Insieme co Bambino si
pongono anche le figure di Augusto e della Sibilla a
ricordo d i una trad izione che afferma che la Sibilla
Cumana predicesse la nascita del Sa lvatore e per-
ciò Augusto vi eresse un'ara.
Uscendo da Aracoeli e andando verso la parte
occidentale del Campidog li o s'incontra la rupe Tar-
pea che occupava la parte verso il Tevere, e si chia-
mava così dalla Vergine Tarpea, che vi fu uccisa a
tradimento nella guerra de i Sabini. Dall'alto di que-
sta rupe venivano precipitati i traditori della patria.
SANTA MARIA IN ARACOELI
Dove era il tempio di Giove Capitolino, ora c'è la
maestosa chiesa di Santa Maria in Aracoeli, edifi-
cata nel VI secolo dell'era vo lgare. Per qualche Santa Maria in Aracoeli.
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

2.10 Page 20

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- Ex palazzo De Maistre, dove Don Bosco fu ospitato.
Qui furono martiri zzati molti cri sti an i che, in od io
alla fede, furono gettati in basso. vici no si trovava
la Curia, e la ca pann a di Romolo, dove, si dice,
abbia atteso il responso degli avvo ltoi [.. .].
Scendendo verso il basso ecco il tempio della
Concordia, fatto costruire da Cam ill a l'a nno 387 d i
Roma [... ] . Presso questo tempio nella parte sinistra
di chi scende era situ ato quello d i Giove Tonante di
cui resta no tre co lonne di marmo. Fu eretto da Au-
gusto sul clivo ca pitolin o e dedi cato a Giove in rin -
graziamento di essere sca mpato al fu lmine che uc-
cise il servo che lo precedeva.
altare ove co n grande co nsol azione ho ce lebrato la
messa, cui hanno partecipato la famigl ia De Mai-
stre e altre pie persone. Sopra l'a ltare un bassoril ie-
vo rappresenta Pao lo che pred ica e Pietro che bat-
tezza le guardie[ ... ].
In un angolo del 1° piano del carcere si nota su l
muro l'impronta di un volto umano. Si dice che
San Pi etro abbia ricevuto un forte schi affo da uno
sgherro, sicché battendo con la faccia nel muro vi
abb ia lasciato impresso il suo volto che in modo
miraco loso si è co nservato . Al d isopra di questa fi-
gu ra è scolpita questa antica iscri zione: 11/n questo
sasso Pietro batté la testa spinto da sgherro ed il
prodigio
res
ta
11
Sopra
questo
carce re
venne
ed ifi ca -
ta una chi esa, e sopra questa un 'a ltra anco ra ded i-
cata a San Giu seppe. H a sede qui la co nfraternita
dei falegnam i. 1 membri si radun ano nei giorn i fe-
stivi, ass istono all e funzion i sacre e provvedono a
quanto è necessario per la man utenzione del la
chiesa e a quanto occorre per la puli z ia del ca rce-
re. Anticamente per arrivare all ' ingresso della pri-
gione si scendeva attraverso una sca la in fondo all a
quale era l'apertura da cui ven ivano prec ipitati i
condannati. Que ll e sca le furono chi amate Gemo-
nie, dai gemiti dei cond ann ati [.. .].
IL CARCERE MAMERTINO
Il mattino del 2 marzo insieme con la famiglia
De Maistre siamo andati a visitare il carcere Ma-
mertino, che è ai piedi del Campidogli o nell a parte
occidentale. Questo ca rce re è chi amato così da
M amerto, o Anca M arzio, re di Rom a che lo
fece costruire per spargere terrore nel la plebe, e
così imped ire i furti e gTi assass ini . Serv io Tullio
Re di Rom a agg iunse sotto a questo un altro ca rcere
che fu chia mato Tulli ano. Esso ha due sotterranei ,
che nell a volta presentano un'apertura capace di
far passare un uomo. Attraverso questa si ca lavano
con una co rd a i conda nnati [... ].
Qui sgorga una sorgente d'acqua che si di ce sia
stata fatta miracolosamente scaturire da San Pietro
qu ando co n San Pao lo vi era tenuto in prigione. li
prin cipe degli Apostoli si servì di quest'acqua per
battezza re i sa nti Processo e Martiniano, custodi
del ca rcere, ass ieme ad altri 47 compagni morti
tutti mart iri. Qu est'acqua presenta aspetti miraco lo-
si . li suo gusto è naturale. Non cresce mai, né ma i
diminuisce di volume qualsi as i quantità se ne attin-
ga. Due signori inglesi quasi per burlare i catto li ci
voll ero prova re a svuota re la pi cco la fossa del l'ac-
qua che assomi gli a a un vaso di piccole dim ens io-
ni . Si stan ca rono essi e i loro am ici, ma l' acqua ri-
mase sempre allo stesso live ll o. Si raccontano
molte guarigioni miraco lose ottenute da l suo uso.
Accanto all a fonte è posta una colo nn a d i pietra a
cui furono legati i due principi deg li Aposto li. A
fi anco dell a colonna è ubicato un picco lo e basso
SUPPL EMENTO OTTOBRE BS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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CITTÀ
DEL VATICANO 2
DEVOZIONI GIUBILARI
Il 3 marzo era destinato all a visita a San Pietro.
Partiti al le sei e mezzo da casa con un fresco che
al Iietava la vita e rendeva celeri i nostri passi, pren-
demmo la direzione del co ll e Vaticano. Giunti al
Ponte El io, o Ponte Sant'Angelo, sopra cu i si passa
traversando il Tevere, recitammo il credo. I Pontefici
concedono ci nqu anta giorni d'indulgenza a quelli
che recitano il simbolo degli Apostoli mentre pas-
sano sopra questo ponte. Vien e chiamato Elio da
Elio Adri ano che lo ha costruito . Ma si chi ama
anche ponte Sant'Angelo da Castel Sant' Angelo,
che è il primo edificio che s'incontra su ll a sponda
opposta.
Diremo qualche cosa di questo castello. L'impera-
tore Adri ano vo ll e eri gere un gra nde sepo lcro sulla
riva destra del Tevere. Per la sua larghezza, lun-
ghezza e altezza lo chiamarono Mole Adriana. Al-
rorché Teodosio imperatore fece prelevare le colon-
ne dal mausoleo di Adriano per dotarne la basilica
di San Pao lo, questa costruzione restò priva della
metà superiore e senza co lonne. L'anno 537 le
truppe di Belisario diedero l'assalto ai Goti per al-
lontanarli da Roma, e alIora quasi tutti gli avanzi di
quel mausoleo venne ro ridotti in pezzi. Nel seco lo
X fu chiamato Castro e Torre di Crescenz io da un
certo Cescenzo Nomentano che se ne impadronì e
lo fortificò. Poco dopo la storia gli di ede il nome di
Castel Sant'Angelo, derivandolo forse da una chi e-
sa dedicata all' ange lo Michele [... ]. Ma l'op inione
più probabil e resta que ll a che narra di un a proces-
sione di San Gregorio Magno per ottenere dalla
Vergine la liberazione dall a peste: in quell ' occas io-
ne apparve su ll 'a lta cima dell a M ole un angelo che
rimetteva nel fode ro la spada, segno che il fl agello
stava per cessa re. Ora Caste l Sant'Angelo è ridotto
ad una fortezza ed è l' uni ca di Rom a.
Continuando il nostro cammino siamo arri vati
nell a grande pi azza San Pi etro. Passa ndo dava nti
all 'obelisco, ci siamo to lti il cappello, perché i papi
hanno concesso cinquanta giorni d' indul genza a
chi fa riverenza o si scopre il capo passando vici no
a que ll 'obeli sco, sopra cui è stata appli cata una
croce che conti ene un pezzo de l Santo Legno de lla
croce di Gesù.
Eccoci dunque di nuovo nell a Basili ca Vatica na.
Ne avevamo già visitata la metà più la tribu na, che
forma come il coro de ll 'a ltare papale, ubi cata in
mezzo all a croc iera, dirimpetto all a catted ra di Pi e-
tro. Detto co ro fu fa tto eri gere da Clemente VIII e
da lui co nsacrato l'an no 1594: racchiude l'a ltare
già edifi cato da San Silvestro. Essendo l' altare papa-
le, vi ce lebra so lo il Papa, e quando qualche altro
vuole usarlo occorre un II Breve" apostoli co. Ai
qu attro lati s'inna lza no quattro grandi co lonne a
vite che sorreggono un baldacchino ornato di fregi
tutto di bronzo. L' altezza di questo baldacch ino dal
pi ano del pavimento eguagli a quello dei più alti
pa lazz i di Torino .
LA TOMBA DI PIETRO:
CURIOSITÀ DI UN SANTO
Davanti all'altare papale attraverso una doppia
scala di marmo si discende nel piano della Confes-
sione. All'estremità dell e sca le sono poste due co-
lonne di alabastro d' Orte, materiale assa i raro, tra-
sparente come diamante. Centododici lampade ar-
dono conti nuamente intorno al venerando luogo.
Nel fondo si ap re un a ni cchi a formata su ll 'a nti co
oratorio eretto da Sa n Silvestro, dove sant' Anacleto
"eresse una memoria a San Pietro". Qui ripos a il
corpo del Prin cipe degli Aposto li . Nell e pareti late-
rali si aprono due porte munite di un ca nce ll o di
ferro da dove si passa all e sacre grotte. Proprio di
fronte all a ni cchi a il 28 Novembre 1822 venne col-
locata la statua in marmo di Pio, VI che, in ginoc-
chio, sta in fervorosa preghiera. E qu esta un a dell e
più bell e opere di Anton io Ca nova. Pi o VI era so lito
di giorno e ta lvo lta anche di notte recars i presso la
tomba di San Pietro per pregare. In vita mostrò il
vivo desideri o di essere sepolto e alla sua morte
si volle esa udirl o. M a fatto uno scavo di poca
profondità fu scoperta un a tomba sopra cui era
scritto: Linus episcopus. Immedi ata mente fu rim es-
sa ogni cosa a posto, e iI Pontefi ce fu sepolto in
altro ango lo dell a chi esa. In quello prescelto invece
del co rpo fu co llocata la statua di cui abbi amo par-
lato . Noi abb iamo visto e toccato con mano quanto
c'è qui di prez ioso, ma non abb iamo potuto vedere
il co rpo de l primo papa, perché da seco li il sepo l-
cro non è stato più aperto per timore che qualcuno
tenti di spezza rn e qua lche reliqui a.
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

3.2 Page 22

▲back to top
Castel San!' Angelo.
Sopra questa tomba è stato innalzato un ricco al-
tare : qui ho avuto la co nso lazione di ce leb rare la
sa nta messa. Questo altare co n una cappe ll etta an-
nessa ri ceve luce da alcuni oblò ri coperti di grate
di metall o. Durante la costru zione della basilica,
avvenne un fatto prodigioso, riferito da un testimo-
ne ocul are. Prima che il tetto fosse terminato, cad-
dero piogge così impetuose che le acq ue inondaro-
no il pavimento della basilica fino a un palmo di
altezza. Malgrado tanta abbo ndanza, l'acqua non
osò accosta rsi all 'a ltare della Confessione, e nep-
pure discese nell'oratorio inferiore attraverso i tre
oblò suddetti, perché, giunta nell e vi cinanze, si
ferm ò rim anendo sospesa di modo che neppure
un a goccia giunse a bagnare quel santuario. Dopo
aver osservato ogni oggetto, guardato ogni angolo,
le mura, le vo lte, il pavi mento, chi edemmo se non
ci fosse più null a da vedere.
- Più nulla, ci fu risposto.
- Ma la tomb_a del santo apostolo, dov'è?
- Qui sotto. E situata nello stesso luogo che occu-
pava quando era in piedi l'a ntica basilica [... ].
- Ma noi vorremmo vedere fin là.
- Non è possibile [.. .].
- Ma il papa ha detto che avremmo potuto vedere
tutto. Se tornando da lui ci dicesse se abbiamo
visto tutto, mi rincrescerebbe di non poter rispon-
dere affermativa m ente.
Il monsi gnore [che ci accompagnava] mandò a
prendere alcune chiavi e aprì una specie di arma-
dio. Qui si ap riva una cav ità che scendeva sotterra.
Era tutto buio.
- È soddisfatto? Mi di sse il monsignore.
- Non ancora, vorrei vedere.
- E com e vuol fare?
- Mandi a prendere una ca nna e un cerino. Porta-
rono ca nn a e ce rin o che app li cato sulla punta di
quella ven ne ca lato giù, ma si spense subito nell'a-
ria senza ossigeno. La can na non giungeva fino in
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS
fondo . Allora fu fatta venire un 'a ltra ca nn a che
aveva all 'estremità un uncino di ferro. Così si giunse
a toccare il coperchio della tomba di San Pietro.
Era a sette/otto metri di profondità. Battendo legger-
mente, il suono che veniva su indi cava che l' unci-
no stava urtando ora nel fe rro ora nel marmo. Ciò
co nfermava quello che aveva no scri tto gli storici
anti chi.
Ci vorrebbe un volume per descrivere le cose vi-
ste. Quanto es isteva nell a basilica costanti ni ana si
co nserva in lapidi laterali, o sui pavimenti o nell e
volte dei sotterranei. M etto in risalto so lo un a cosa,
l' immagine di Santa Maria della Bocciata, molto
anti ca, posta in un altare sotterra neo. Il nome deri-
va dal fatto seguente. Un giova ne per disprezzo o,
forse, in avvertitamente co n una boccia co lpì in un
occhio la fi gura di M ari a. Avvenne un gra n prodi-
gio. Grondò sangue dalla fronte e dall'occhio che
anco ra rosso si vede sop ra le gote dell ' immagine.
Due gocce schizza ro no latera lmente sopra il sasso
che si co nserva gelosa mente riparato dietro due
ca nce lli di ferro.
ALTARI, CAPPELLE, SEPOLCRI
Sopra l'a ltare papale e la tomba di San Pi etro si
alza la sterminata cupola che fa resta re inca ntato
chi la osserva. Quattro grandi piloni la sostengono:
ciasc uno di ess i ha ce nto cinqu anta passi , circa
venticinque trabucchi, di circuito. Tutto intorno a
quell 'a lta cupol a ci sono elega nti lavori in mosaico
eseguiti dai più ce lebri autori. Sui pilastri sono in-
cavate quattro nicchie dette Logge delle Reliquie,
che sono il Volto Santo della Veroni ca, la Santa Cro-
ce, la Sacra Lancia, e Sant'Andrea. Tra esse è ce le- .
bre quella del Sacro Volto che si crede essere quel
pannolino di cui si servì il Salvatore per asciuga rsi
la faccia grondante di sa ngue. Egli vi lasciò impres-
sa la sua effigie che rega lò a Veroni ca che piangen-
te l'accompagnava al Ca lvari o. Persone degne di fe-
de racco ntano che questo Sacro Volto l'an no 1849
trasudò sangue più volte, anzi ca mbiò co lore tanto
da variarne i linea menti . Queste cose furono scritte,
e i ca noni ci di San Pi etro ne danno testimonianza.
Partendo dall'altare papale e proseguendo verso
la parte meridionale si inco ntra il sepolcro di Ales-
sa ndro VIII degli Ottobuoni . Fu fatto erigere dal ni-
pote ca rdin ale Pietro Ottobuoni. La statua del Papa
ass iso in trono è di metallo. Due statue in marmo
sono ai due lati, e rapp resentano la Religione e la
Prudenza. L'urn a è coperta dal bassorilievo della
ca noni zzazione di Lorenzo Giustiniani, Giovanni
da Capistrano, Giovan ni da San Facondo, Giovanni
di Dio e Pasquale Bajl on, fatta da A lessandro VIII
nel 1690. A fianco si erge l'a ltare di San Leone Ma-
gno su cui si ammira il sorprendente bassorilievo
del Pontefice che va incontro al feroce Attila . In
alto sono effigiati Pietro e Paolo, accanto al Papa
Attila, spaventato dalla co mparsa dei due e in atto

3.3 Page 23

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di ossequi are il Pontefi ce. In un ' urna sotto l'altare
riposa il corpo del sa nto papa e dotto re dell a Chi e-
sa. Davanti è posta la tomb a di Leone Xli, morto
nel 1829, il qu ale aveva tanta veneraz ione per que-
sto suo glo rioso antecessore, da vo ler essere sepo l-
to acca nto a lui [... ].
L'altare che segue è dedicato alla Vergine della
Colonna, così detta perché vi si ve nera l' immagine
di M ari a dipinta sopra una co lonn a dell 'a nti ca basi -
li ca costa ntini ana. Vi fu co llocata nel 1607. L'altare
custodi sce i co rpi di Leone Il, lii e IV. Co nt inu ando
il giro sull a li nea meridi ona le incontri amo a destra
il sepol cro di A lessa ndro VII Ghi gi co n qu attro sta-
tue: Giustizia, Prudenza, Ca rità e Verità. Si cco me
questo pontefice aveva sempre presente iI pensiero
de ll a morte, lo scultore ha steso un a co ltre in rili e-
vo, sotto a cui la fi gura dell a morte mostra un a
clessidra, cioè un oro logio a po lve re, che sta per
termin are la sua ca ri ca. I[ Papa sta pregan do a mani
giunte in ginocchi o. L' altare sull a sini stra è dedicato
ag li aposto li Pietro e Pao lo. Vi è rappresentata la
caduta di Simon M ago. Di fronte è co llocato l'a ltare
dei sa nti Simone e Giuda che qui riposa no. L' altare
a destra in vece è dedi cato a Sa n Tommaso e custo-
disce il corpo d i Bonifacio IV, mentre quell o as ini-
stra co nserva le spog li e d i Leone IX. Di fronte all a
porta dell a sacrestia l'a lta re dei sa nt i Pietro e A n-
drea rappresenta in prez ioso mosa ico la morte di
An ani a e Saffira.
Si giunge così alla cappella Clementina, il cui al-
ta re, dedi cato a San Gregorio Magno, è sorm ontato
da un be l mosa ico del santo in atto di co nvin ce re
gli increduli. Sotto l'a ltare se ne ve nera il co rpo.
Sopra la porta che co ndu ce all'orga no è posto iI
monumento sepo lcrale di Pio VII. Il Pontefice, se-
duto sopra una ri cca sedi a e vestito deg li abiti pon-
tifica li , è in atto di bened ire. Le statu e poste ai lati
rappresenta no la Sapienza e la Fortezza. Prim a d i
arri va re all a navata laterale si inco ntra l'a ltare de ll a
Trasfigurazione il cui mosaico presenta la trasfi gu-
raz ione del Sa lvatore sul monte Tabor.
- Piazza San Pietro.
- Le Guardi e Svizze re.
LA NAVATA MINORE SINISTRA
Entrati nella navata minore si inco ntrano ai due
lati due sepolcri, a destra quell o di Leone Xl dei
M edic i. Un bassorili evo desc rive il Pontefi ce ch e
asso lve Enri co IV re d i Fra ncia [... ] . Pi ù in basso vi
son o rose sco lpite co l motto: Sic floruit, per indi ca re
la ca ducità dell a vita e simbo leggiare la brevità del
ponti ficato di Leo ne Xl, che fu di so li 2 1 giorni .
Il sarcofago di si ni stra è d i Innocenzo Xl Odesca l-
chi. Il bassorili evo sovrapposto ritrae la liberaz ione
di Vi enna dai Tu rc hi, avvenuta sotto il suo ponti f i-
cato. Ino ltrandos i lungo la navata, si giun ge all a
capp ella del coro, arri cc hita di mosa ici e dipinti .
Sotto l'a lta re ri posa il co rpo di Sa n Giovanni Criso-
stomo. Qu esta ca ppell a ha un sotterraneo ove si
conserva no le ceneri di Clemente Xl. Vi ene chi a-
mata Cappella Sistin a da Sisto IV che ne aveva eret-
ta un'a ltra nel luogo medes imo dell 'anti ca bas ili ca.
A destra si accede all a ca ntori a del co ro, e all a
Cappella Giulia, così detta da Giuli o Il che ne fu
l' istituto re. Sop ra questa porta es iste un' urna d i
stucco che racchiude le ce neri di Gregorio XVI,
morto nel 1846 . Q uest' urna viene ri servata per ac-
cog li ere il cadave re de ll ' ultimo pontefice sino a
che gli venga eretta una sepoltu ra .
Il sepolcro d'Innocenzo VIII della famiglia Cibo
è di fronte . Due sono le f igure di quel Papa: un a se-
duta co l ferro dell a lancia in mano, per alludere a
quell a con cui ve nne trafitto Gesù, mandatagli in
dono da Bajasetto 11 , imperatore dei Turchi ; l'a ltra
distesa, sotto la prima [... ] . Prosp ic iente all a porti -
cina che imm ette all a sca la dell a cupo la c' è il ce-
notafi o di Giacomo lii, re d' Inghilterra, dell a fa mi-
gli a Stu art, morto a Roma il 1° d i genn aio 1766, e
dei due suoi fig li Carlo lii ed Enrico IX, ca rdin ale,
duca di York. I tre bu sti in basso rili evo, sono di An-
toni o Ca nova.
L'ul ti ma cappell a è quell a del Battistero. La co nca
battesim ale è di porfi do e formava il co perchi o del-
l' urna d i Otton e Il im perato re ch e fu qui trasportata
qu ando le sue ce neri ve nnero poste nell e grotte Va-
t icane[ ... ].
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

3.4 Page 24

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ROMA3
SANT'ANDREA AL QUIRINALE
Il perm esso di visita terminava a mezzogiorno e
mezzo, sicché il signor Carlo, che ci guidava e noi
pure gu idati da buon ap,Jetito, abbiamo rim andato
ad altra volta la salita su la cupo la e la visita al pa-
lazzo Vaticano. Dopo il pranzo, e qualche ora cli ri-
poso abbiamo dato un 'occhiata al Quirin~le e all e
cose più importanti vicine all a nostra dimora. 11
Quirinale è uno dei sette co lli di Roma antica, così
chi amato dai Quiriti che vennero qui ad ab itare, e
da un tempio dedicato a Romolo, venerato sotto il
nome di Quirino. All a nostra si ni stra proced endo
verso piazza Monte Cavallo, s' in contra la chiesa di
Sant'Andrea, dov'è oggi il noviziato dei Gesuiti.
Essa custodisce, in una cap pella dedicata a San Sta-
nislao Kostka, dentro un ' urn a cli lapis lazzuli ornata
di marmi preziosi, il co rpo del santo. Accanto a
questa chiesa c'è il monastero clel_le ~o!11 enicane.
Si vuol e che queste due costruz1on1 siano sorte
sulle rovin e del tempio di Quirino. A destra della
via s' innalza il maestoso palazzo del Quirina le, ini-
ziato da Paolo lii ci rca 300 anni or sono, e term in a-
to dai suoi successori. Lo ornano arch itetture, scul -
ture, pitture e mosaici cli gra n pregio. Il Papa v i
ab ita per una parte dell 'anno. Il palazzo ha uno
spazioso giardino di un miglio circa di perimetro .
Fra le altre merav igli e vi si ammira un organo che
suona alimentato dalla forza dell 'acqua che qui
scorre.
Davanti al Quirinale si apre la piazza di Monte
Cavallo, così chiamata per vi a cli due cava lli co los-
sali in bronzo che rappresentano Castore e Polluce.
Pio VI fece innalzare un obe li sco in mezzo a que-
sta piazza. Esso è lavoro eseguito per ord ine di
Sm arre ed Efre, principi dell 'Egitto, e trasporta_t? ~
Roma dall ' imperatore Claudio. Non ha gerogl 1f1c1.
A sud domina il magnifico palazzo Rospigliosi, in-
nal zato dove anticamente erano le terme di Costan-
tino. Gli amanti dell e bell e arti possono qui visitare
molti capolavori di pittura e scu ltura.
SANTA CROCE IN GERUSALEMME
li 4 marzo era dedicato alla basilica di Santa Cro-
ce in Gerusalemme. Il tempo era nuvoloso, e fatta
appena un po' cli strada _fu_mmo sorpresi ?a ll a piog-
gia . Non essendo provv1st1d1 ombre ll a giungemmo
bagnati come due sorc i; ma la co nsolazione provat_a
nefl a visita ci, compensò sia dell 'acqua che del di-
sagio patito. E qu esta un a dell ~ sette basiliche che
si visitano per guadagnare le 111dulgenz~. Fondata
da Costa nt ino il Grande, dove sorgeva il palazzo
detto Sassorio, fu chiamata Basilica Sassoriana e
venne eretta in memori a del ritrovamento dell a
santa Croce fa tto da sant'Elena, madre de ll ' impera-
tore a Gerusalemm e. Quel la prin cipessa vi fece
trasportare molta terra del Ca lvario, prelevata dal
SUPPLEMENTO OTTOBRE fJS
-Via della Greca presso Bocc: della Verità.
luogo dove fu rinvenuta la Croce di Cristo. L'e?ifi-
cio prese il nome Santa Croce dall a parte cons ide-
revole del santo Legno che vi si conserva, e fu ag-
giunto in Gerusalemme perché qu_esta santa reli -
qui a, assieme a molte altre, fu qui trasportata ?a
quell a città. La chiesa venne consacrata ei a San Sil-
vestro papa. Sotto l'altare maggiore riposano i corpi
di San Cesario e sant'Anastasio martiri [... ].
Di fronte all'altare vi è la cappella Gregoriana,
privilegiata perch é si può lucrare l'i nclul genz? ple-
naria appl icabile all e anime del purgatorio, s1? per
qu elli che ce lebrano la messa, che per qu elli che
l'asco ltano. A questo altare con gra n c_on so laz ione
ho ce lebrato anch' io. Accanto all a chiesa sorge il
convento dei Cistercensi. Il padre Abbate è un certo
M archini, piemontese, il qual e ~i- usò mo_lta_ corte-
sia. Fra le altre cose ci ha fatto v1s1tare la b1bl1oteca,
ricca di perga mene antiche e di altre opere[ ... ].
UN GIORNO DI PIOGGIA
li 5 marzo fu un giorno piovoso, perci_ò l' abbia:
mo impi egato quasi interamente a scriver,~. Ce
qu esto di sin golare a Rom a, che piove e ce so le
contemporaneamente, sicché in ce rte epc:i~he del-
l'a nno bisogna essere co ntinu amente mun1t1 cli om-
brello per difendersi o dal sole o da!l a_ pi og_gia: Al le
di ec i di qu esto giorno pas~a_va a m1 gl1 or vit~ il pa-
dre Lol Ii rettore del nov1 z1ato dei Gesu 1t1, nel la
chiesa di Sant'Andrea a Monte Cavallo, un pi e-
montese che dimorò per lungo tempo a Torin? ov_e
si rese ce lebre per la predicazione e la sollec1tud1~
ne nell'apostol ato del confessionale. La regina d1
Sardegna Mari a Teresa lo aveva sce lto co me suo
confessore [... I.
In questo giorno siamo venuti a sapere che le
malattie a Rom a si erano moltipli cate, e che la mor-

3.5 Page 25

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,'
Santa Croce in Gerusalemme.
Sant'Andrea al Quir'inale.
ta lità attuale è quattro vo lte superi ore all a med ia.
Nei soli mes i di gennaio e febbraio morirono circa
6600 persone; un numero assa i gra nde, tenuto
conto della popolazione che ammonta a circa 130
mila abita nti. Verso sera so no uscito per fa rmi rade-
re la barba. Andai in una bottega e fui servito abba -
sta nza bene; ma fec i il proposito di non andarc i
mai più, perché tanti furono gli urti e gli scro ll oni
che mi diede co ll e sue manacce il barbiere che mi
avrebbe spostato denti e mandibo le, se non avesse-
ro avuto radici ben sa lde.
L'OSPIZIO SAN MICHELE
Secondo l'invito fattoci dal cardinale Tosti, il 6
marzo siamo andati co ll a fam iglia De Maistre a vi-
sitare l'Ospizio San Michele. Oltre a quanto dissi la
vo lta scorsa, posso aggiungere quanto segue. Il
primo tratto d i cortes ia usatoci fu una sontuosa co-
lazione, cu i però non abb iamo potuto pa rtecipare,
perché l'aveva mo fatta prima d i partire, ed essendo
giorno di d igiuno non potevamo più mang iare fino
al pranzo. Così ci siamo li mitati ad una piccola
tazza di ciocco lata, che sua Em inenza c i disse esse-
re compatibil e co l digiuno. Ci fu data anche una
bibita d i ottimo sapore al mandarino, una specie d i
vi no fatto con frutti disseccati e posti in fusione co n
acqua e zucchero. So ltanto Rua non essendo obbli-
gato al dig iu no mangiò qualche cosa di più so li do.
Poi abbiamo iniziato la visita di quello spazioso
ospizio dove sono ricove rate o ltre ottocento perso-
ne. Il card inale Tosti ci accompagnò ovunqu e. Ci
siamo fermati spec ialmente a co nsiderare il lavoro
dei giova ni . Qui imparano gli stess i mesti eri che
imparano da noi: la maggior parte si occ upa nel di-
segno, nel la pittu ra, neIfa scu ltura; e molti lavorano
in una tipografia interna. Il Santo Pad re per aiutare
l'Ospi zio g[i ha co ncesso il privilegio di stampare
in escl usiva i libri di scuo la che si usano negli Stati
Pontifici. Sopra l'ed ifi cio vi è un terrazzo co n una
magn ifi ca vista: guard ando a ponente si scorge l'ac-
campa mento dei francesi ven uti a liberare Rom a
[.. .]. A ll e dodici e mezzo, quando orma i i ragazzi
erano a pranzo, essendo anche il card in ale mo lto
sta nco, abbi amo preso congedo [...].
Ex ospizio San Michele.
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

3.6 Page 26

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Santa Maria in Cosmedin. A destra, la Bocca della Verità.
SANTA MARIA IN COSMEDIN
E LA BOCCA DELLA VERITÀ
Secondo il solito pioveva a meraviglia, e tra me e
Ru a, avendo una sola ombre ll a assa i picco la, ab-
biamo trovato il modo di bagnarci tutti e due. Ab-
biamo passato il Tevere sopra un ponte chiamato
Ponte Rotto perché, si era rovinato, e fu sostituito
co n un ponte di fe rro molto simile a quello che ab-
bi amo sul Po a Torino. Anticame nte si chiamava
ponte Coclite, perché è quell o stesso, in cui Orazio
Coclite oppose un 'eroi ca res istenza all 'esercito di
Porsenn a, fin ché il ponte fu tagli ato, ed eg li si gettò
nel Tevere passando a nuoto all'a ltra sponda fra i
dardi dei nemi ci meravigli ati .
S'incontra qui una via detta Bocca della Verità,
perché in fondo all a medes ima c'era il luogo dove si
co nduceva no co loro che doveva no fare un giura-
mento . Adesso c'è un a chiesa chi amata Santa Maria
in Cosmedin, parola che vuo l dire ornamento, per-
ché fu co n magnificenza ornata dal pontefice Adri a-
no I. A l suo interno si co nserva la catted ra di cui si
servì Sa nt' Agost ino quando insegnava Retori ca.
Sotto al vestibo lo ci siamo ritirati per attendere che
smettesse l' acquazzone che stava inondando tutte le
vi e. M entre stavamo abbi amo dato uno sguardo
all a piazza chi amata anch'essa Bocca dell a Verità.
I VACCARI
Vi erano molti buoi aggiogati che bivaccavano,
esposti all a pioggia al fa ngo e al vento. I bovari si
erano riparati sotto il medesi mo vestibolo metten-
dosi a pranzare co n invidi abil e appetito. Al posto
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS
dell a minestra e dell a pi etanza aveva no un pezzo
di merlu zzo crudo, da cui ciascuno strappava un
pezzo. Alcune pagnottell e di meli ga e sega la era il
loro pane. Acq ua la bevanda. Scorgendo in loro
un 'aria di semp li cità e di bontà mi avvicin ai e feci
questa conversazione.
-Avete buon appetito?
- Molto, rispose uno di ess i.
- Vi basta quel cibo a togliervi la fame e sosten-
tarvi?
- Ci basta, grazie a Dio, quando possiamo aver-
ne, giacché, essendo poveri, non possiamo preten-
dere di più.
- Perch é non conducete quei buoi nelle sta lle?
- Perch é non ne abbiamo.
- Li lascia te sempre esposti al vento, alla pioggia,
alla grandine giorno e notte?
- Sempre, sempre.
- Fate lo stesso ai vostri paesi?
- Si, facciamo lo stesso, perché nemmeno là ab-
biamo stalla, perciò o piova, o faccia vento, o nevi-
chi, giorno e notte stanno sempre all'aperto.
- E le vacche e i vitelli piccoli sono anch'essi
esposti a tale intemperie?
- Certamente. Tra di noi si usa che gli animali,
quelli di stalla stan no sempre in istalla e quelli che
cominciano a stare fuori se ne stanno sempre fuori.
- Abitate molto lontano di qui?
- Quaranta miglia.
- Nei giorni festivi potete assistere alle sacre fun-
z ioni ?
- Oh! chi ne dubita? Abbiamo la nostra cappella,
il prete che ci dice messa, fa la predica ed il cate-
chismo, e tutti, comunque lontani, si danno premu-
ra d'intervenire.

3.7 Page 27

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- Andate anche qualche volta a confessarvi?
1
- Oh! Senza dubbio. Ci sono forse cristiani che
non adempiono questi sa nti doveri? Adesso ci è il
giubileo e noi tutti ci daremo sollecitudine di farlo
bene.
D a questo ragionamento appare la buona indol e
di questi paesa ni, i quali nella loro sempli cità vivo-
no co ntenti de ll a loro povertà e li eti del loro stato,
purché possano adempiere i doveri di buon cristi a-
no e disimpegnare ciò che riguarda al basso loro
co mmercio.
SANTA MARIA DEL POPOLO
Domenica 7 marzo era destinata alla visita di
Santa Maria del Popolo. Alcune pi e e nobili perso-
ne des ideravano che andass imo là a ce leb rare la
messa, per poter fa re la co mun ione. Era qu esta un a
pi a devozione. Al le nove il si gnor Foccardi , perso-
na servizievo le e piena di fede, ci venne a prendere
con la propria vettura per trasportarci al luogo indi-
cato. Questa chiesa fu costruita su l luogo dove
erano stati sepo lti Nerone e la fa mi gli a Domizi a. La
trad izion e dice che vi apparissero co ntinuamente
spettri che atterrivano i cittadini tanto che nessuno
vo leva abita re nei dintorni. Il pontefice Pasq uale Il
l' anno 1099 vi fece innalza re un a chi esa, e per al-
lontanare l' infestaz ione diabo li ca la ded icò a M ari a
Santissima. L'anno 1227 l'a nti ca chiesa min acc iava
di cade re e il popo lo romano co ncorse co n genero-
sità all e spese di ricostruzione. Proprio per questo
fu ch iamata Santa Mari a del Popolo. Un a chi esa
grandiosa, ricca di marmi e pitture. Nell 'altare mag-
giore si venera un ' imm agine mi raco losa de ll a Ma-
donn a fatta preleva re per ordine di Gregorio IX dal-
la ca ppell a del Salvatore in Latera no. Vi cino c'è il
co nvento dei padri Agostiniani .
Porta del Popolo anticamente si chiamava Porta
Flaminia, perché era all 'i nizio della via Fl amini a[...].
Fuori di questa porta, vo ltando a destra, si trova
Villa Borghese, un maestoso ed ificio degno di esse-
re visitato dai turisti a motivo dei molti oggetti d' arte
che vi sono conse rvati. Porta de l Popolo de limita
una gran piazza ch iamata Piazza del Popolo, e ab-
bellita da cop iose fontane, e da obe li schi, i qua li
co me ognun o sa, sono mon umenti di una remota
antichità fatti inn alza re dai re del l' Egitto per rende-
re immortale la memoria dell e loro azioni . Il super-
bo obelisco che si eleva in mezzo all a piazza fu
costruito a Eliopoli per ordin e di Ramesse, re di
Egitto, che regno nel 522 a. C. L' imperatore Augu-
sto lo fece trasportare a Roma; ma per sventura si
rovesciò, spezza ndosi e fu cope rto di terra. Papa
Sisto V nel 1589 lo fece di ssotterrare inn alzando lo
nel la pi azza, dopo avern e dotato il culmine di
un 'a lta croce di meta llo. Le sue quattro facce sono
coperte d i gerog lifici , cioè di simboli mi steri os i dei
quali si servivano gli Egizia ni per esprimere le cose
sacre ed i misteri dell a l oro teologia.
Santa Maria dei Miracoli in piazza del Popolo.
Nel fondo della piazza s'innalza la chiesa di San-
ta Maria dei Miracoli, costruita da Alessandro VII ,
e chi amata così a ca usa di un'immagine miraco losa
dell a M adonna che prim a era dipinta sotto un arco
nei pressi del Tevere . A sinistra c'è un'a ltra chi esa,
Santa Maria di Monte Santo, perché edificata sopra
un 'a ltra chi esa che apparteneva ai carme litani dell a
provinci a di Monte Santo. Fu inau&urata nel 1662.
Appagata così devozione e curiosita, siamo di nuo-
vo safiti in vettura che ci portò a casa dell a prin ci-
pessa Potosca, dei conti e prin cip i Sobieschi, anti-
chi sovrani di Po lonia. La co lazione appa recchi ata
per noi era sontuosa, ma troppo signoril e, quindi
poco adatta al nostro appetito. Ci siamo aggiustati
alla megli o. Siamo tuttavia rim asti molto soddisfatti
dalla co nversazio ne vera mente cr isti ana, che quel le
signore tennero per il tempo che ci trattenemmo a
casa loro.
Una cosa susc itò la nostra meraviglia. Termin ato
di mangiare, la padrona di casa si fece portare un
mazzetto di sigari e si mise a fumare . Malgrado una
co nversaz ione assa i animata ell a co ntinuò co n
grande avi dità a fumare un sigaro dopo l' altro, e
questo mi mise a disag io, essendo costretto a sop-
portare l' odore di fumo che impregnava tutta la ca-
sa. Mi provocava la nausea ri su ltandomi insoppor~
tabi le [... ].
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

3.8 Page 28

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CITTÀ
DEL VATICANO 3
LA SALITA Al CUPOLONE
Riservammo 1'8 marzo per visitare la fa mosa cu-
pol a di San Pi etro. Il ca noni co Lanti eri ci aveva
procu rato il bi gli etto necessa rio per appaga re que-
sta curi os ità. L'orari o in cui è permessa la sa lita va
dall e 7 all e 11 .3 0 del mattino. Il tempo era sereno
e perciò propi zio. Dopo aver ce leb rato l' euca restia
nell a Chiesa del Ges ù, dove stanno i Gesuiti, sul -
l'a ltare d i San Francesco Saverio, giun gemmo in
Vatica no all e 9 in compagnia del signor Carlo De
M aistre. Consegnato il biglietto, ci fu aperta la porti-
ci na e comin ciammo a sa lire su per una scala assa i
comoda fatta co me un ripido terrazzo . Salendo
s'incontrano varie iscrizioni che ricordano il nome
e l'anno di tutti i pontefici che aprirono e chiusero
gli anni giubilari. Vi cino al ripia no del terrazzo
sono scritti i più ce lebri person aggi, re o principi ,
che sa lirono fino all a pall a dell a cupola . Abb iamo
letto co n piacere anche il nome di vari dei nostri
sovrani e della fa migli a rea le.
La cupola di San Pietro .
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS
Abbiamo dato un'occhiata al terrazzo dell a basili-
ca. Si presenta co me un a vasta pi azza selciata dove
si può giocare a pall a, a bocce, e simili. Qu i abita-
no alcune person e cui è affidata la cura dell a parte
superiore del temp io: fa legnami , ferrai , lavorato ri
de ll 'asfa lto. Q uasi nel mezzo del te rrazzo è posta
un a fonta na sempre aperta, dove Ru a andò a bere .
Dall a piazza sottostante aveva mo osservato le
statue dei dod ici aposto li che orna no l'a lto corn i-
cione de ll a bas ili ca. Da lagg iù apparivano picco le,
ma da v icino c i accorgemmo che il so lo d ito po lli -
ce de l piede aveva la grossezza del co rpo d'un
uomo. Da ciò si pu ò ca pire a quale altezza erava -
mo. Abb iamo anche vis itato la ca mpana maggiore
che ha un di ametro di oltre tre metri che significa-
no tre trabucchi di circonfere nza (e.ca 9 m etri n.d. ,:).
Una veduta per noi assai curiosa fu il giardino
vaticano dove il papa suol e andare a passeggiare a
pi ed i. Si ca lco la che esso abb ia la lunghezza che v i
è da Po rta Susa al princ ipio di Via Po. A Sud si
scorgevano vaste ca mpagne. La nostra guida ci
d isse:
- Tutto quel pia no era cop erto di soldati francesi
quando vennero a liberare la nostra città dai ribelli.
E ci ind icava la basi li ca di San Sebastiano, San Pie-
tro in Montorio, Villa Panfili, Villa Corsini, tutti
edifici che soffrirono gravi ssimi dan ni per essere
stati fatti ca mpi di battag li a.

3.9 Page 29

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Una sca letta a chiocc io la ai fianchi de ll a cupol a
ci co ndusse su fi no all a prim a ringhiera. Da questo
ripia no ci pareva d i vo lare in alto e all ontanarci da
terra. La guida ci aprì un a porti cina la qua le immet-
teva su una ringhiera interna che faceva il giro de ll a
cupo la. L' ho vo luta mi su rare, e camm inando da
buon viaggiatore ho co ntato 230 pass i prima di
comp letare il giro. Una curi osità: in qualsias i punto
de ll a rin ghi era ti trovi, parlando anche sottovoce
con la faccia rivolta al muro, il più pi cco lo suono si
comunica nitida mente da una parete all ' altra . Ab-
biamo anche notato che i mosaic i della chiesa che
da sotto appa rivano molto pi cco Ii, da prendeva-
no una fo rma giga ntesca.
- Coraggio, ci esortò la guida, se vogliamo vedere
altre cose. Così infi lammo un'a ltra sca la a chioc-
cio la e arrivammo all a seconda rin ghi era. Qui ci
pareva d i esserci innalzati verso il Paradiso, e quan-
do entrammo nel la ringhiera intern a e lasciammo
cade re lo sguardo sul pav imento dell a basi li ca, ci
rendem mo co nto de ll a straord in ari a altezza cu i
eravamo giunti. Le persone che lavorava no o cam-
min ava no laggiù sembravano bamb ini . L'altare pa-
pa le che è sorm ontato da un ba ldacchino di bron-
zo che in altezza sorpassa le più alte case di Tori -
no, da pareva un sempli ce seggio lone.
- Interno della Cupola di San Pietro.
- Giardini Vaticani.
L'ultimo piano sopra cui siamo saliti è quel lo che
posa sopra la punta de ll a cupola, da dove si gode
fo rse la ved uta più maestosa de l mondo. Tutto intor-
no lo sguardo va a perdersi in un ori zzonte formato
dai limiti de ll a vista umana. Di cono che gua rdando
verso leva nte si può vedere il mare Adriatico, a po-
nente il M ed iterraneo. Noi però abbi amo so ltanto
potuto scorgere la nebbi a che il te mpo piovoso dei
giorni passati aveva sparso un po' dovunque.
C'era rimasta la palla, un globo che da terra pare
un a dell e bocce di cui ci serviamo per passare un
po' di tempo; da appariva grand issima . I più co-
raggiosi, passando per un a sca letta perpend ico lare
e cammi nando co me dentro a un sacco, si arrampi-
ca rono come gatti per l'a ltezza di due trabucchi,
ossia sei metri. A lcuni non ebbero abbasta nza co-
ragg io. Noi, che eravamo un po' più temerari, c i
siamo riusciti. Da ll a pal la tutto appare meravigl io-
so. M i avevano detto che avrebbe potuto contenere
sed ici perso ne; a me pareva però che ce ne potes-
sero stare co modamente trenta. A lcuni buchi, quas i
pi cco le finestre, permettono di osservare la città e
le ca mpagne. M a la grande altezza dà un a certa
sensazione e non rende del tutto gradevo le la vis io-
ne. Pensavamo che lassù facesse freddo. Tutto il
co ntrar io: il so le battendo su l bronzo de ll a pa ll a la
risca ldava a ta l punto che c i sembrava essere in
piena estate. Credo che questa sia una delle ragion i
per cui dolo pranzo non è permesso sa lire fin
lassù: per i caldo in sopportabile. Q ui dopo aver
parlato d i va ri e cose ri guarda nti i giova ni de ll ' ora-
tori o, soddi sfatti de ll a nostra impresa, quasi avess i-
mo riportata un a grande vittoria, abbiamo com in-
ciato la discesa co n passo lento e grave, per non
romperci l'osso del co ll o, e senza più fe rmarci
siamo arri vati a terra.
Per riposarci un po' siamo andati ad ascoltare la
predica che era iniz iata proprio al lora nella bas ili-
ca. Il predicatore ci piacque. Buona lingua, bel
gesto, ma iI tema non ci interessò molto perch é
trattava dell 'osservanza de lle leggi civi li. Quello
però che non servì a nutrire lo spirito servì assa i
bene a dar riposo al co rpo . Resta ndoci anco ra un
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

3.10 Page 30

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Il colonnato di Piazza San Pietro.
briciolo di tempo l'abbiamo impi egato a visitare la
sac restia che è un a vera magnificenza degn a di Sa n
Pietro.
Intanto erano arrivate le undici ·e mezzo, e a cau-
sa del digiuno e del tanto ca mmin are avevamo un
grande appetito; perciò siamo andati a fare una pic-
cola refezione. Rua non soddisfatto giudicò bene d i
andarsene a pranzo, così io rimasi solo co l signor
Carlo De Maistre, ind ivis ibil e compagno di quella
giornata. Ristorati alquanto siamo andati a fare vis i-
ta a monsignor Borromeo, maggiordomo di Sua
Santità che ci acco lse ben iss imo, e, dopo aver par-
lato de l Piemonte e di Milano sua patria, si annotò
i nostri nom i per in serirci su l cata logo delle perso-
ne che desiderano ricevere la pa lm a da l Santo Pa-
dre nella fu nzio ne della Domenica delle Palme.
ca . Ci siamo fer mati a far loro una visita e abb iamo
provato un vero piacere nell ' osservare che i princi-
pa li sosten ito ri di questa pubblicazione sono pie-
montesi. Sentivo orm ai un vivo desiderio di tornare
a casa, supera ndo ogni indugio, ed eravamo quasi
giunti al Qui rin ale, quando il signor Focca rdi ci vi-
ae passare davanti la sua bottega e ci chi amò den-
tro. A forza di inviti e cortes ia ci trattenne alquanto,
e nel momento in cui chi edemmo di partire ci
disse:
- Ecco la vettura, vi accompagno fino a casa.
Sebbene mi mettessi di mala voglia in vettura, tutta-
v ia per compiacer lo accond iscesi. Ma il Foccardi
desiderando trattenersi più a lungo co n noi ci fece
fare un lungo giro tanto che siamo arrivati a casa a
notte inoltrata.
Qui mi venne consegnata una lettera. L'apro e la
leggo . Si notifica al signor Abate Bosco che Sua
Santità si è degnata di ammetterlo a/l 'udienza do-
mani, nove di marzo, dalle ore undici e tre quarti
ad un 'ora. Questa notizia, attesa e molto desidera-
ta, mi procurò una rivo luzione inter iore e per tutta
la serata non riuscii a parlare d'altro se non del
Papa e dell'udienza.
Al FAMOSI MUSEI
Accanto alla loggia di questo prelato, intorno al
co rtil e del pa lazzo pontificio ci sono i Musei Vati-
ca ni . Ci siamo entrati e abb iamo visto cose davvero
ecceziona li . Ne descrivo so lo alcune. C'è una sala
di lunghezza straordi naria arricch ita di marmi e
preziosissimi dip inti. In mezzo all a seconda arcata
campeggia una acquasa ntiera di circa un metro e
mezzo, formata di rria lachite, uno de i marmi più
preziosi del mondo. E un dono fatto dall ' imperatore
d i Russia al Sommo Pontefice. Ci sono var i altri og-
getti di simil e genere. In fondo a quella gra nde sa la
a sini stra si apre un a spec ie di lungo corr idoio che
osp ita il mu seo cristiano [.. .]. Nel medesimo si
estende la Biblioteca Vatica na, dove si conserva no
i manoscritti più ce lebri dell ' antichità [.. .] .
IN GIRO PER ROMA
Dal Vaticano andando verso il centro di Roma
siamo arrivati a piazza Scossacava ll i ove lavora no
gli scrittori del ce lebre periodico La Civiltà Cattoli-
suPPLEMENTO OTTOBRE BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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L'UDIENZA
PAPALE
SANTA MARIA SOPRA MINERVA
Era arrivato il 9 marzo, il grande giorno dell ' u-
dienza papal e. Prima però avevo bisogno di parlare
co l ca rdin ale Ga ude; perciò mi recai a dire messa
nell a ch iesa di Santa Maria sopra Minerva, dove il
porporato aveva la su a dimora. Anticamente era un
tempio che Pompeo il Grande aveva fatto ed ificare
all a dea Minerva; fu chiamata Santa M aria sopra
Mi nerva perché fu fabbricata precisamente sopra le
rovin e di questo tempio . L' anno 750 papa Zaccaria
la donò ad un co nvento di mon ache greche. L' anno
1370 passò ai padri predicatori che tuttora la offi-
cia no . Dinan zi a questa chi esa si apre una piazza
ove abb iamo ammirato un obeli sco egizio con ge-
roglifici, la cui base poggia su l dorso di un elefa nte
di marmo. Entrati abbiamo potuto ammirare uno
degli edifi ci sacri più belli di Rom a. Sotto l'a ltare
maggiore riposa il corpo d i Santa Caterina da Sie-
na . Celebrata la messa e recatomi co n tutta fretta
dal ca rdin ale Ga ude, gli parlai, quindi partimmo
all a vo lta del Quirinale.
IL PICCOLO BUGIARDO
Lungo la via abbiamo incontrato un ragazzo che
co n buona graz ia ci ch iese l'elemosin a e per farci
co noscere la sua co ndi zione ci disse che suo padre
era morto, su a madre aveva cinque figlie e che egli
sapeva parl are ita liano, francese e latino. M eravi -
gli ato, gli indiri zza i un discorso in fra ncese a cui
c:l iede per risposta un so lo oui senza né intendere
quel che d icevo, articolare altre espress ioni; lo
invitai all ora a parlare latino, ed egli senza badare
alle mie parol e si mise a recitare a memoria le se-
guenti parol e: ego stabam bene, pater meus mor-
tuus est /'annus passatus et ego sum rimastus pove-
rus. Mater mea etc. Q ui non abbi amo più potuto
trattenere le ri sa. Però l'abb iamo poi avvertito di
non dire bu gie e gli abbiamo rega lato un baiocco.
Santa Maria Sopra Minerva.
l' ANTICAMERA
Intanto l'ora dell'udienza si avvicinava [. ..].
Giunti in Vati ca no, sa limmo le scale macchinal-
mente. Ovunque c'e rano le guardie nob ili , vestite
da sembrare tanti prin cipi. Al piano nob il e ci apri-
ro no la porta che introduceva nell e sa le pontifi cie.
Guard ie e ca meri eri , abbigli ati con gran lusso, ci
sa lutavano co n profondi inchini. Consegnato il bi-
gli etto per l' udi enza, fummo co ndotti di sa la in sala
fino all 'a nt ica mera papale. Siccome vi erano parec-
chi altri che attendevano, abbi amo aspettato circa
un'ora e mezzo prima di essere ricev ut i.
Quel temro l'abbiamo impiegato a osservare le
persone e i posto dove ci trovavamo. I domestici
del Papa erano vestit i quasi co me i vescovi dei no-
stri paes i. Un monsignore, cui si dà il titolo di pre-
lato domestico introduceva a turno le persone per
l' udienza man mano che fin iva quella precedente.
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

4.2 Page 32

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Abbiamo ammirato grandi sa le ben tappezzate,
maestose, ma senza lusso. Un semp li ce tappeto di
panno verde cop riva iI pavimento. Le tappezzerie
erano di seta rossa ma senza orn ati. Le sed ie di
legno duro. Un seggiolone posto sop ra un pa lchet-
to alquanto elega nte in dicava che quella era la sa la
pontificia. Tutto questo ci ha fatto piacere, perché
coi nostri occhi abb iamo potuto renderci conto
della fa lsità de ll e dicerie che taluni vanno spa rgen-
do co ntro lo spazio e il lu sso della corte pontificia.
Mentre erava mo immersi in vari pensieri, suonò il
campanello, e il prelato ci fece cenno di ava nza re
per presentarci a Pio IX. In quel momento io rim as i
veram ente co nfuso e dovetti farmi violenza per ri-
manere ca lmo.
- Statua di Pio IX nella basilica del Sacro Cuore.
PIO IX
Rua mi seguì recando una copia delle Letture
Cattoliche. Entrati, facemmo la genufl essione all ' i-
nizio, poi a metà de ll a sa la, infine, la terza, ai piedi
del Papa. Cessò ogni apprensione quando scorgem-
mo nel Pontefice l 'aspetto di un uomo affab il e, ve-
nerando, e al tempo stesso il più bello che potesse
dipingere un pittore. Non gli potemmo baciare il
piede, perché era seduto al tavo lino; gli baciammo
però la mano, e Rua, memore de lla promessa fatta
ai chi erici, la baciò una volta per sé e una volta per
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS
suoi co mpagn i. A llora il Santo Padre fece segno di
alzarci e metterci davanti a lui . lo, secondo l'eti-
chetta, avrei voluto parlare restando in ginocchio.
- No, eg li disse, alzatevi pure. Conviene qui no-
tare che nell'annunziarci al Papa fu letto male il no-
stro nome. Infatti invece di scrivere Bosco era stato
scritto Bosser, perciò iI Papa co minciò ad interro-
garmi :
- Voi siete piemontese?
- Sì, Santità, sono piemontese, e in questo mo-
mento provo la più gra nde consolazione della mia
vita, trovandomi ai piedi del Vicario di Cristo.
- Di che cosa vi occupate?
- Santità, io mi occupo de/l'istruzione della gio-
ventù e delle Letture Cattoliche.
- L'istruz ione della gioventù è stato un apostolato
utile in tutti i tempi, ma oggi lo è molto di più. C'è
anche un altro a Torino che si occupa di giovani.
Allora mi accors i che il Papa aveva sottomano un
nome sbag li ato, ma, senza saper co me, anche lui si
rese co nto che io non ero Bosser, ma Bosco; così
ass un se un aspetto molto più festoso, e chi ese tante
cose ri gua rd anti i giova ni, i chi eri ci, gli oratori [... ] .
Quindi co n vo lto ridente mi di sse:
- Mi ricordo dell'offerta mandata mi a Gaeta e dei
teneri sentimenti con cui quei giovani l'accompa-
gnarono. Approfittai per esp rim ergli l'attaccamento
dei nostri giova ni all a sua perso na e lo pregai di
gradire una copia delle Letture Cattoliche:
- Santità, gli dissi, le offro una copia dei volumetti
finora stampati a nom e della direzione; la legatura
è opera dei giovani della nostra scuola.
- Quanti sono questi giovani?
- Santità, i giovani della casa sono circa duecen-
to, i legatori sono quindici.
- Bene, egli rispose, voglio mandare una meda-
glia a ciascuno. Quindi andato in un'a ltra stanza,
dopo brevi istanti tornò portando quindici piccole
medag li e della Co ncezio ne:
- Queste saranno per i giovani legatori, disse
mentre me le porgeva. Rivoltosi poi a Ru a, gliene
diede una più grande dicendo:
- Questa è per il suo compagno. Quindi ri vo ltosi
nuovamente a me, mi porse una piccola scatola
che ne rinchiudeva un'a ltra più grande:
- E questa è per voi. Essendoci inginocchi ati per
ricevere i rega li , il Santo Padre ci invitò ad alzarc i,
e credendo poi che volessimo partire, stava per
congedarci, quando io presi a parlargli così:
- Sa ntità, avrei qualche cosa di particolare da co-
municarle.
- Va bene, rispose [.. .] .
Il Santo Pad re è speditissimo nel capi re le doman-
de e prontissimo nel dare le risposte, perciò con lui
si tratta in cinq ue minuti quello che con altri richie-
derebbe oltre un 'ora. Tuttavia la bontà del Papa e il
mio vivo desiderio di trattenermi co n lui prolunga-
rono l' udi enza di oltre mezz'o ra, tempo assai con-
siderevole sia ri guardo all a sua persona sia riguardo
all 'ora del pranzo che per nostra cagio ne le era ri-
tardato[ ... ].

4.3 Page 33

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ROMA4
IL GIANICOLO
Alle 13.30 del 1O marzo il padre Giacinto dei
Carmelitani Scalzi passava a prenderci con un ca-
lesse per trasportarci alla basili ca di San Pancrazio
e di San Pietro in Montorio . Sono due chiese situate
sul Gianicolo, chi amato così a causa di Giano che
dicono vi abitasse. Sulla sommità di questo colle al
di del Tevere, è situata la basilica di San Pancra-
zio, costruita da papa Feli ce Il nel 485, circa 100
an ni dopo il martirio di Pancrazio. Il genera le Nar-
sete, vinti i Goti, fece un a solenne processione in-
sieme co n papa Pelagio da San Pancrazio a San
Pietro. San Gregorio Magno che aveva gra nde ve-
neraz ione per questa chiesa vi ce lebrò più volte la
messa e vi tenne alcune omeli e, infin e la donò ai
monac i benedettini. Nel 1673 venne affidata ai
Carmelitani Scalzi co l conve nto an nesso e un semi-
nario per le missioni delle Indi e [... ].
Sotto l'altare maggiore, vi è un altro altare sot-
terraneo dove antica mente veniva co nservato il
corpo del Santo, protetto da una ca nce ll ata di fe rro.
C'era l' usanza di co ndurre quelli che erano sospet-
tati di spergi uro davanti a questa ca nce ll ata, perché
se erano co lpevo li venivano presi da un vistoso tre-
molio o da altro accidente.
LE CATACOMBE
- Venite con me, ci disse il padre Giacinto, an-
dremo nelle catacombe. Aveva approntato un lume
per ciasc un o. Noi ci siamo messi a seguirlo. A
metà chi esa sul pavimento ci indi una botola. Al-
zato il coperchio appa rve una cav ità oscura e
profonda: cominciavano le catacombe. All'entrata
era scritto in latino: 11/n questo luogo è stato decol-
lato il martire di Cristo Pancraz io11• Eccoc i nelle ca-
tacombe. Immaginatevi lunghi co rridoi ora più
stretti e più bassi, ora più alti e spaz iosi , ora tagliati
da altri co rridoi , ora in discesa, ora in salita, e avre-
te la prima idea di questi sotterranei. A destra e a
sinistra vi sono piccole tombe scavate parallela-
mente nel tufo. Qui anticamente venivano seppe lliti
i cristiani, soprattutto i martiri. Quel Ii che aveva no
dato la vita per la fede erano designati con embl e-
mi particol ari. La palma era segno della vittoria ri-
portata co ntro i tiranni; l'ampo ll a indicava che
x aveva sparso il sangue per la fede; il 11 11 significava
che era morto nelra pa ce del Signore oppure che
aveva patito per Cristo. In altri co mparivano gli
strumenti con cui era no stati martiri zzati. Talvolta
questi emblemi erano chiusi nell a piccol a tomba
del santo. Quando non infi erivano molto le perse-
cuzioni si scriveva nome e cog nome del martire e
qualche ri ga che sotto lin eava qualche importante
circostanza della sua vita[ ... ].
- Ecco, ci disse la guida, questo è il luogo dov 1era
sepolto San Pancrazio1 acca nto a lui San Dionigi
suo z io e qui vicino un altro suo parente. Poi ab-
biamo visitato alcune tombe riunite in un a ca me-
retta sull e cu i pareti si vedevano iscriz ioni antiche
che non abbiamo saputo leggere. In mezzo all a
volta era dipinto un giova ne che ci parve rappre-
sentasse San Pancrazio [... ] .
Stavolta la guida ci indicò una çripta. Cripta, pa-
rola greca, vuol dire profondità. E uno spazio più
grande dell ' ordinario dove i cristiani so leva no radu-
narsi, in tempo di persecuzione, per asco ltare la Pa-
rola, ass istere all a messa, e all e funzioni sacre. In
un lato c'è ancora un altare antico dove è possibile
ce lebrare. Per lo più era la tomba di qualche martire
a servire da altare. Fatto un po' di ca mmino ci fu
mostrata la cappella dove San Feli ce papa era solito
riposarsi e celebrare l'Euca restia. Il suo sepolcro è a
poca distanza. Ovunque si vedevano scheletri uma-
ni ridotti in pezzi dal tempo. La nostra guida ci as-
sicurò che di a poco saremmo arrivati a un luogo
dove si conservavano lapidi con le iscrizioni intatte.
Ma eravamo molto stanchi, anche perché l'aria
sotterranea, e le difficoltà del cammino - ognuno
doveva badare a non sbattere iI capo, non urtare
co n le spalle e non scivolare co i piedi - ci avevano
affaticano non poco. La guida ci avvertiva che i sot-
terranei sono moltissimi e alc uni giungono fino alla
lunghezza di quindici/venti miglia. Se fossimo an-
dati da so li avremmo potuto cantare il requiescant
in pace, perché sarebbe stato assai difficile ritrovare
la strada per tornare all'aperto. La nostra guida però
era molto pratica e in breve ci ricondusse al punto
da dove eravamo partiti [... ] .
SAN PIETRO IN MONTORIO
Saliti di nuovo in vettura col padre Giacinto ci av-
viammo giù dal Gianicolo per anda re a San Pietro
in Montorio. La parola è una corru zione di "monte
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

4.4 Page 34

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da casa. Povero me! Al meno avess i avuto Rua in-
sieme, ci saremmo potuti co nso lare a vicenda, ma
ero solo. Il tempo era nuvoloso, soffi ava un vento
gag li ardo e co minciava a piovere. Che fare? Dorm i-
re in mezzo a quella pia zza mi rincresceva, perciò
con tutta paz ienza sa lii sul Pin cio, chi amato così
dal pa lazzo di un signore detto Pin cio [.. .]. Questo
monte non è molto ab itato e no n è uno dei sette
co lli di Rom a[ ... ].
Fontana Paolina.
d'oro", perché qui il terreno e la ghi aia assumo no
un co lore giall o simil e all 'o ro. Fu anche chiamato
Castro Aureo, fo rtezza d'o ro, per gli avanzi dell?
rocca di Anco M arzio anco ra es istenti sull a vetta. E
una delle chi ese fondate da Costa ntino il Grande,
ri cca di statue, dipinti e marmi . Tra la chi esa e il
co nvento annesso si stagli a un ed if icio chi amato
Tempietto di Bram ante di fo rm a roto nda. Si tratta di
uno dei più insigni lavori del Bramante. Esso venne
edificato su l luogo dove fu martirizzato San Pi etro.
Sul retro un a sca letta co nduce in una cappe ll a sot-
terranea circo lare, in mezzo all a quale c'è un foro
ove arde co ntinu amente un lume. E il posto dove fu
incastrata la cima dell a croce su cui San Pi etro fu
in chi odato a testa in gi ù. La chiesa è situata dove
ha termine il Gianicolo e co min cia il Vaticano.
Vicino a San Pietro in Montorio è ubicata la ma-
gnifica Fontana Paolina, da Pao lo V che l' ha fatta
costruire nel 1612. L'acq ua sgorga da tre co lonne
che sembrano un fium e. Arriva fin da Bramario,
un luogo a 35 miglia da Roma. Queste acque, pre-
cipitando, servo no a far girare macine da molino
ed altre macchine e si diramano co n gran va ntagg io
in vari punti della città [... ] .
SANT'ANDREA DELLA VALLE
Venerdì 12 sono andato a celebrare la messa a
Sant'Andrea della Valle per distinguerlo da altre
chi ese co nsac rate al medes imo Aposto lo. Valle gli
fu aggiunto sia perché la basilica si trova nel punto
più basso di Roma sia anche a ca usa di un palazzo
appartenente all a fami gli a Valle. Anticamente la
chi esa era dedicata a San Sebastiano che aveva qui
sofferto il martirio. Vi cino ne fu costruita un 'a ltra
dedicata a San Luigi re di Francia. Ma l' anno 159 1
un ricco signore di nome Gesualdo la fece ristruttu-
rare rinnovandone interamente il disegno. Essa è
una de ll e prime chi ese di Rom a. La sua cupol a mi -
sura 64 pa lmi di di ametro, e perciò dopo San Pi etro
in Vatica no è la cupo la più amp ia di tutte le altre
dell a città.
UNA DISAVVENTURA
L'11 marzo, siamo stati occupati a scrivere e fa re
comm issioni. Merita un ricordo l'episodio dell o
smarrim ento per Roma. Andai a fare un a visita a
mon signor Pacca, prelato domestico di Sua Santità.
Al ritorno ero accompagnato da padre Bresciani
avendo mandato Rua a cerca re padre Botandi a
Ponte Sisto. il buon Bresciani mi co ndusse fino al-
l'accademi a de ll a Sapienza quindi mi indi dove
pa ssa re per arrivare al Quirinale:
- Attraversi questa contrada, poi si tenga sempre
a destra. lo invece di prendere a destra presi as ini -
stra, sicc dopo un 'ora d i ca mmino mi sono ritro-
vato in Piazza de l Popolo, distante quasi un mi gli o Sant'Andrea della Valle.
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS

4.5 Page 35

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Santi Giovanni e Paolo.
La prim a ca ppell a entrando a sinistra ha un can-
ce llo di ferro che indi ca il punto dell a cloaca in cui
si crede sia stato gettato il corpo di San Sebastiano
martire. Quasi in facc ia a questa chi esa vi è il pa-
lazzo Stoppani che servì di ab ita zione all'imperato-
re Ca rlo V quando venne a Roma, co me appare da
un ' iscri zion e sul muro ai pi edi de ll a scala.
SAN GREGORIO MAGNO
Un'ora e mezza dopo mezzogiorno co l signor
Francesco De Maistre, nostra guida, siamo partiti
per visitare la chi esa di San Gregorio Magno. Essa
è ed ificata sopra una parte del monte Celio detto
anticamente clivus Sca uri, cioè discesa di Scauro,
ed era la casa abitata da San Gregorio e dai suoi.
Fu proprio lu i a co nvertirl a in monastero, dove poi
d imorò fino all ' anno 590, all'inizio come semp li ce
mo naco, quindi co me Abate. Quando fu eletto
pontefice (nel 590) dedicò quell'edificio all'aposto-
lo sant' Andrea, trasformando una parte dei locali
ad uso di chi esa . Dopo la sua morte essa venne de-
dicata a lui medes imo.
È certamente una delle più belle chiese di Roma.
La prima cappe ll a entrando a sinistra è dedi cata a
santa Silvi a, madre di San Gregorio. L'ultima a de-
stra è quella del Sacramento, sul cui altare ce lebra-
va lo stesso San Gregorio [... ] . Questo altare, vene-
rab il e per il titolo e il patrocinio del santo Papa, fu
reso ce lebre in tutto il mondo dai privilegi concessi
da molti pontefici. Capitò che un monaco del mo-
nastero avendo per comando del santo offerto la
messa per trenta giorni continui in suffragio de/l'a-
nima di un suo frate llo de funto, un altro monaco la
vide liberata dalle pene del purgatorio.
Accanto a questa cappella ne esiste un'altra più
pi cco la, dove San Gregorio si ritirava per riposa rsi.
Si fa vedere ancora con precisione il luogo dove
era il suo letto. acca nto c'è la sed ia di marmo
sopra cui sedeva sia quando scriveva che quando
annunzi ava la parola di Dio al popolo.
Passato l'a ltare maggiore s' inco ntra la cappe ll a
che custodisce un ' immagine dell a M adonna molto
anti ca e prodigiosa. Si crede che sia quella che iI
Santo teneva in casa e ogni vo lta che le passava da-
vanti la sa lutasse dicendo "Ave, Maria". Un giorno
però il buon Pontefice per la fretta che aveva a
ca usa di alcuni affari urgenti, usce ndo non indi-
ri zzò all a Verg ine il consueto sa luto. Ed Ell a gli fece
qu esto dol ce rimprovero : "Ave, Gregari", con le
quali parole lo invitava a non dimenticare quel sa-
luto che a lei tornava tanto grad ito.
f In un'altra cappella troneggia la statua di San
Gregorio, un lavoro rogettato e diretto da Miche-
langelo Buonarroti. I Santo è seduto su l trono con
una co lomba vi cino all 'orecchio, che ri corda quan-
to asserisce Pi etro Diaco no, fa mi gli are de l Santo,
cioè che ogni qualvolta che Gregorio predicava o
scriveva, sempre una colomba gli parlava all ' orec-
chio. Al ce ntro della cappe ll a è co llocata una gran-
de tavola di marmo sopra la quale il Pontefice ogni
giorno offriva da mangiare a dodici poveri serven-
c:lol i di propria mano. Un giorn o sedette a mensa
co n gli altr i un angelo sotto forma di giovanetto,
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

4.6 Page 36

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essi fa nno, cioè promu overe la ve neraz ione verso
la pass ione de l Signore.
Uno di quei religiosi, un genovese, fra Andrea,
dopo averci accompagnati a vedere le cose più im-
porta nti dell a chi esa ci portò in co nvento, un bel-
l'edifi cio che ospita una ottantina di padri in gran
parte pi emontes i.
- Q uesta, ci d isse fra Andrea, è la cam era in cui
m orì il nostro sa nto Fondatore. Ci siamo entrati ed
abbiamo in devoto raccoglimento ammirato il
luogo d'onde pa rtì l' anima sua per vo lare al cielo.
- c'è la sedia, gli abiti, i libri ed altri oggetti
che servirono ad uso del Bea to. Ogni cosa è posta
sotto sigillo e si distribuiscono come reliquie ai fe -
deli cristiani. Quella camera oggi è una cappe!la
dove si ce lebra la messa.
ARCHI DI COSTANTINO E TITO
Dato un saluto al cortese fra Andrea, c1 si amo
avvi ati verso San Lorenzo in Lucina. M a fatta un
po' di strada ci siamo ritrovati sotto ali' Arco di Co-
stantino. Esso si è co nservato qu asi integro. Un ' i-
scri zione del senato e del popol o rom ano indi ca
che po i ad un tratto di sparve. Da all ora il Sa nto au-
mentò a tredi ci il numero dei poveri da lui sfa mati.
Così ebbe ori gine l' usanza di porre tredi ci pe ll egrini
all a tavo la che nel giovedì sa nto il Papa ogni anno
serve di su a mano . Sopra la tavola è inciso il di sti co
seguente: Q 11 ui Gregorio sfa mava dodici poveri; un
angelo sedette a mensa e compì il numero di tredici''.
SANTI GIOVANNI E PAOLO
Uscendo da questa chiesa e voltando a destra
s' inco ntra quell a dei Santi Giovanni e Paolo. L'im-
perato re Gi ov iano permi se al monaco Sa n Pam- - Arco di Costantino.
macchi o di costruirl a nel 400 in onore di questi
.-,-,-------==-......:::=-=-- - - -- - -~ - -.----,
due frate IIi mart iri . Essa fu ed ificata sopra la loro
abi taz ione propri o dove subi ro no il martiri o. Ve nne
poi resta urata da San Simmaco Papa verso il 444
[... ] . Entrando si presenta allo sguardo un maestoso
edif icio . Nel mezzo un a ca nce lrata di ferro de limita
il luogo dove i sa nt i fu rono ucc isi . I loro co rpi ,
chiu si in un ' urn a prez iosa, riposano sotto l'a ltare
maggiore. Nell a ca ppell a acca nto, sotto l'a lta re,
vi ene custodito il corpo del beato Pao lo dell a
Croce, fo ndatore dei passioni sti, ai quali è affidata
la chi esa. Qu esto servo di Di o è un pi emo ntese,
nato a Castell azzo ne ll a di ocesi di A lessa ndria.
M orì nel 1775 all 'età di 82 anni. I mo lti miraco li
che a Roma e altrove accadono per sua intercess io-
ne, hanno fatto cresce re la co ngregaz ione dei pas-
sionisti , così chiamati a motivo ae l qu arto voto che - Arco di Tito.
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS

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che fu dedi cato all ' imperatore Costa ntino in occa-
sione dell a vi tto ria ripo rtata sopra il tiranno M as-
senzio. Q uesto imperatore, dive nuto cri stiano, fece
co lloca re sopra l' arco un a statu a co n un a croce in
mano in memori a dell a croce apparsagli dava nti al-
l'esercito, per ri co rdare a tutto il mondo che egli
p rofessava la reli gione di Gesù croci fi sso.
Fatto un altro tratto d i strada ecco un altro arco,
quello Arco di Tito. Esistono tre archi ~ Roma e
quello di Tito è il più anti co ed elegante. E arri cchi-
to da bassorili evi che co mmemorano le va ri e vitto-
ri e riportate da quel prode guerriero: tra essi è scol-
pito il ca ndelabro del tempio di Geru sa lemme in
memoria de ll a ca duta di quell a città e del suo tem-
pio. Sotto quest'a rco pa ssava la ce lebre Via Sacra,
una dell e più antiche di Roma, così chi amata per-
ché attraverso questa si portavano ogni mese le
cose sacre sull a Rocca, e veniva percorsa dagli àu-
guri per reca rsi a prendere i loro responsi.
Giunti a San Lorenzo in Lucina non riusc immo a
entra re a motivo de i lavori che vi si eseguivano
[.. .] . Q uesta chi esa è una dell e più vaste parroc-
chi e di Roma, e fu eretta da Si sto lii col co nsenso
de ll ' im peratore Valentini ano in ono re di San Loren-
zo martire. Per d istin guerl o dall e altre chi ese inn al-
zate a questo lev ita, fu denomin ata in Lucina o
dall a sa nta martire di ta l nome, o fo rse dal luogo
che così si chi amava . A nnesso a questa chi esa
verso il co rso è il palazzo O ttob uoni , fabbri cato
verso l'a nno 1300 sopra le rov ine di un grande edi-
fi cio anti co chi amato Palazzo di Domiz iano. Essen-
do orm ai stanchi e avvicinandos i l' ora de l pranzo
siamo to rn at i a casa [. ..].
-
San Lorenzo in Lu cina.
SANTA MARIA DEGLI ANGELI
[... ] Il 13 marzo la stazione quaresimale era a
Santa Maria degli Angeli, e no i ci siamo andati si a
per guadagnare l' indul genza p lenari a, sia anche
per pre8a re Di o a favore del la nostra casa. Questa
chi esa e distinta da un 'a ltra del medes imo nome
con l' aggiunta alle Terme di Diocleziano, perché è
costrui ta sul luogo dove ant ica mente s' inn alzava no
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

4.8 Page 38

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- Santa Maria della Quercia.
le famose terme ossia i bagni dell ' imperatore Di o-
clez iano. Il sommo pontefice Pio IV diede inca ri co
a Mi chelange lo Buonarroti che co l vasto suo inge-
gno seppe trasfo rm are in chiesa un a parte di quei
superbi ed ifi ci. In un sa lone delle term e es isteva già
un a chi esetta dedicata a San Ciri ll o martire. Questa
fu rin chiusa nell a nuova chi esa, che il Pontefice de-
dicò a santa M ari a degl i Ange li, per co mpi acere il
duca e re d i Sicili a devotissimo deg li Angeli , che
coope assa i all a sua edifi caz ione.
Nel giorno della stazione quaresimale la chi esa è
ornata co n spec iale elega nza, e si espongo no all a
pubbli ca veneraz ione le reliq ui e più insigni . In una
cappe ll a accanto all 'a lta re magg iore era posto il re-
liq uiari o con molti ss ime re li qui e tra le quali abb ia-
mo notato i co rpi di Sa n Prospero, San Fortu nato,
San Cirillo, ino ltre la testa di San Giustino e di San
Mass imo martiri e di mo lti ss imi altri. Appagata così
la nostra devoz ione siamo giunti a casa verso le se i
assa i sta nchi e co n bu on appetito.
pose sopra una quercia entro una sua vigna a Vite r-
bo. Questa imm ag ine rim ase nascosta sessa nt'anni,
fino a quando nel 1467 com inc iò a man ifestars i
con tante graz ie e miraco li che i fedeli che l'a nda-
vano a visitare, co n le loro offerte inn alza rono una
chi esa e un monastero. Papa Giul io Il des iderò che
anche a Rom a ci fosse un tempio dedicato a Maria
de ll a Q uercia, che è quell o di cu i parli amo.
Entrati in chi esa, e arri vati nell a spaziosa sacre-
stia, fummo rall egrati da ll a v ista di un a quarantin a
di giova netti. Per l a vivac ità del co mporta mento as-
somi gliano mo lto ai biri chini del nostro oratorio. Le
loro sacre fun zion i si co mpi ono tutte al mattin o.
Messa, confessione, catechismo e una breve istru-
zione è quanto si fa per lo ro [...] .
Dopo mezzogiorno i giovani vanno a San Gio-
vanni dei Fiorentini, un altro oratorio dove c'è so lo
ricreaz ione senza fun zioni d i chi esa. Ci siamo an-
dati ed abb iamo visto circa un ce ntinaio di giovan i
che si divertivano a più non posso. I loro giuoch i
erano la tombola e la ca mpana, conosc iute anche
da noi. Pratica no pure il giuoco del buco che con-
siste in ci nque buchi alquanto capac i entro cui si
metto no due castagne o altra cosa. Da un a distanza
di sei passi si fa roto lare una boccia. Chi riesce a
farl a entra re in uno dei buchi guadagna que ll o che
c'è dentro. Ci dispi acque molto che ess i non aves-
sero altro che la ri creaz ion e. Se ci fosse qual che
prete in mezzo a loro, costu i potrebbe fa re del
bene all e loro anime, perch é ce n'è gra nde biso-
gno. Tanto più ci rincrebbe in quanto abb iamo tro-
vato in costoro buon e disposi zioni . Parecchi prova-
vano piacere a d ialogare con noi, bac iando pii:1
volte la mano tanto a me che a Ru a, il quale suo
malgrado era costretto ad acconsentire [... ].
SANTA MARIA DELLA QUERCIA
Domenica 14 marzo abbiamo celebrato in casa,
poi siamo andati a visitare un oratori o, secondo le
indi cazio ni avute dal marchese Patrizi. La chi esa
dove si rad unano i giova ni si chi ama Santa Maria
della Quercia. Ecco ne l' ori gi ne, che risal e ai tempi
di G iuli o Il . Un ' immagine di Mari a era stata d ipinta
su una tego la da un ce rto Batti sta Ca lva ro, che la - Sancta Maria Scala Coeli.
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS

4.9 Page 39

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- San Paolo fuori le Mura.
Tornati a casa ricevemmo la visita di monsignor
Merode, maestro di ca mera di Sua Santità. Dopo
alcuni co nvenevo li, costui mi an nunciò che il
Santo Padre mi invitava a predicare gli eserciz i spiri-
tuali all e detenute nell e ca rceri presso Santa Maria
degli Angeli alle terme di Diocleziano. Ogni desi-
derio der Papa è per me un comando e quindi ac-
cetta i co n vero piacere [. . .] .
AL CARCERE FEMMINILE
Alle due pomeridiane mi recai dalla superiora del
carcere per co mbin are il giorno e l'ora in cui ini-
ziare la predicazione. Ella mi disse:
- Se per lei va bene può cominciare subito, poi-
ché le donne sono in chiesa e non c'è nessuno che
predichi. Così ho cominciato subito e la settimana
fu qu as i interamente dedicata a questo ministero.
La casa correz ionale si chi ama Alle Terme di Dio-
clez iano perché è situata nel medes imo luogo dove
erano le terme di quel famoso imperatore. Vi erano
ospitate 260 detenute co lpevo li di gravi delitti e
co ndannate all a ga lera [. .. ]. Gli eserc izi andarono
co n soddisfaz ione. La predicazione sempli ce e po-
pola re che usiamo tra no i riuscì fruttuosa in questo
carcere. Al sabato, dopo l' ultima predica, la madre
superiora mi annunziò co n gran piacere che nessu-
na dell e co ndannate aveva omesso di accostarsi ai
Sacramenti.
DUE EPISODI
Un piacevole episodio accadde al Santo Padre in
questa settimana. Il co nte Spada, andò a fa rgli visi-
ta, e s' intavo lò questa co nversazione:
- Santità, io vorrei chiederle un ricordo di questa
visita.
- Chiedete quel che volete e cercherò di accon-
tentarvi.
- Vorrei qualcosa di straordinario.
- Bene, domandate pure.
- Santità, desidererei per ricordo la vostra tabac-
chiera.
- Ma è piena di un tabacco di qualità infima.
- Non importa; la terrò molto cara.
- Prendetela pure, ve ne faccio un dono con pia-
cere. Il co nte Spada partì più contento di quella ta-
ba cchiera che di un gra n tesoro. Essa è sempli ce, di
corno di bufalo, unita con due anelli di ottone e
non vale quattro soldi, ma è prez iosissima per la
provenienza. Il buon co nte la mostra ai suoi ami ci
co me un oggetto degno di venerazione [. ..] .
Un altro aneddoto mi fu raccontato di questo ve-
nerando Pontefi ce. L' ann o scorso mentre il Santo
Pad re viaggiava attraverso i suoi stati si trovò nell e
vicinanze di Viterbo. Una ragazzina co n un fascio
di legna, vedendo che la vettu ra pontificia s'era fer-
mata, pensò che quei signori volessero comperare
la sua fasc in a. Corse verso di loro:
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

4.10 Page 40

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Il Colosseo.
- Signore, di sse al Santo Padre, compratela, il
legno è m olto secco.
' - Non ne abbiamo bisogno, ri spose il Papa.
- Comperatela ve la do per tre baiocchi.
- Prendi i tre ba iocchi e tieni pure la tua fascina.
Il Santo Padre le di ede tre scud i, quindi si apprestò
a ri sa lire in vettura. M a la ragazz in a vo leva che il
Santo Pad re prendesse la sua fasc ina.
- Prendetela, sa rete contenti; nella vostra vettura
c'è posto abbondante. M entre il Papa e la sua co rte
ridevano di un ta le affare, la mad re de ll a ragazza,
che lavorava in un ca mpo vicino, accorse grida ndo:
- Sa nto Padre, Sa nto Padre, perdonate; questa po-
vera ragazza è mia figlia. Essa non vi conosce. Ab-
biate pietà di noi che siamo in grande miseria. Il
Papa aggiunse anco ra sei scudi e co nt inu ò il ca m-
mino[... ] .
SAN PAOLO FUORI LE MURA
Il giorno 22 marzo domenica Don Bosco andò
dal cardinale vicario, l'em inent iss im o Costa ntino
Patrizi [... ]. Usc ito da l Vica riato, peregrin ò fino a
San Paolo fuori le Mura per venera re il sepo lcro
del gra nde Aposto lo dell e Genti e amm irare le me-
raviglie di quel tempio immenso. Dopo un migli o
di strada, arrivò al ce lebre luogo denom inato Ad
Aquas Salvias, dove San Pao lo diede il sa ngue per
Gesù Cristo. Proprio in questo pun to, in cui sono
tre mi raco lose sorgenti d'acqua, sgorgate nell e
zo ll e sull e quali fece tre ba lzi il capo tro ncato de l
sa nto Aposto lo, è stata costruita una ch iesa. Don
Bosco pregò anche nell a chi esa vic ina di Sancta
Maria Scala Coeli, di fo rm a ottagona le, ed ificata
sul cimitero d i San Zenone, un tri buno che subì il
martirio sotto Diocl ez iano, ass ieme a 10.203 suo i
co mmil iton i [... ].
IL COLOSSEO
li 23 marzo il suo sguardo sbalordito contemplò
le giga ntesche rov ine dell 'a nf iteatro Fl av io o Co los-
seo, di forma ova le con 527 metr i di circonferenza
estern a, e alto anco ra in alcun i tratti cinquanta me-
tri. Nei te mpi del suo sp lendore era cope rto di mar-
mi, orn ato di co lonn ati, di ce nti na ia di statue, di
obe li schi, di quad ri ghe d i bronzo; e nell ' intern o so-
steneva tutto all ' into rn o immense gradi nate, che
San Clemente.
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS
Chiesa de i Quattro Coronati .

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- San Giovanni davanti alla Porta Latina.
potevano co ntenere circa 200. 000 person e, per as-
sistere ai combatti menti dell e besti e feroci e dei
gladi atori, e all e strag i di migli aia e mi gli aia di mar-
tiri . Don Bosco entrò nell 'a rena degli spettacoli che
misura 241 metri di circo nfe renza [... ] .
SAN CLEMENTE
li 24 Don Bosco si recò alla basilica di San Cle-
mente per venerare le re li qu ie del quarto papa
dopo San Pi etro, e que ll e di sant' lgnazio martire,
vescovo d i Antiochi a; co me anche per am mirare
l'a rchitettura de ll 'anti chissima chiesa a tre navate.
In quell a di mezzo, dava nti all 'a ltare de ll a Co nfes-
sione, un rec into d i marmo bia nco de limita il coro
per il cl ero mino re. È dotato di due pu lpiti, uno per
il canto de l vange lo, presso il qua le si alza la co-
lonnina del cero pasqua le, e l'a ltro per la lettura
de ll 'episto la. A fi anco di quest' ultimo era posto il
leggìo per i cantori e lettori dell e profezie e degli
altri li br i de ll e scr itture; into rno all ' abs ide le sedi
de i sacerdoti, e, in fondo al ce ntro su tre gradini , la
cattedra episcopale [.. .] .
Da qui Don Bosco procedette verso la chiesa dei
Quattro Coronati, per visitare i sepo lcr i dei martiri
Severo, Severino, Ca rpoforo e Vittorin o, ucc isi sotto
Dioclez iano . Passò poi a San Giovanni davanti all a
Porta Latina, presso la quale sorge una cap pell a su l
luogo dove San Giovan ni Evangeli sta fu immerso
nell a calda ia d'o lio bo ll ente; da s' ino ltrò fino all a
chi es ina del Quo Vadis, così chi amata perché in
quel pu nto il Signore apparve a San Pi etro che usci-
va da Roma per sottrarsi all a persec uz ione:
- Signore, dove vai? gridò l'Apostolo stupito. E
Gesù gli ri spose:
- Vengo per essere crocifisso un 'altra vo lta. San
- Santa Maria in Domnica.
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

5.2 Page 42

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mente, tornò dai suoi accompagnatori mostrando la
medaglia . Non aveva dato null a ai ragazz i, eppu re
li aveva lasciati co ntenti .
- Orme di Pietro nella chiesa del Quo Vadis.
Pietro co mprese, e ritornò a Roma dove lo aspetta-
va il martiri o. Da questo tempietto Don Bosco rife-
ce la strada, dopo aver dato uno sguardo all a via
Appia, lungo la quale si co ntano mol tiss imi mauso-
lei dei tempi de l paganesimo, che ri co rdano la fine
di ogni grandezza umana.
DON BOSCO... SALESIANO!
Una scena graziosa accadde la mattina del 25
marzo. Don Bosco, passato il Tevere, vide in una
piccola piazza una trentina di ragazzi che si diver-
tivano. Senz' altro si portò in mezzo a loro, che, so-
spes i i giochi , lo guardava no merav igli ati. Egli alzò
allora la mano tenendo fra le dita una medag li a,
poi esclamò:
- Siete troppi e mi rincresce di non aver tante me-
daglie per regalarne una a ciascuno di voi. Quelli,
fattosi coragg io, protendendo le mani gri dava no a
gran voce:
- Non importa, non importa ... a me, a me! Don
Bosco soggiunse:
- Ebbene, non avendone per tutti, questa m eda-
glia voglio regalarla al più buono. Chi è di voi il
più buono?
- Sono io, sono io! schi amazzarono tutti insieme.
Egli co ntinuò:
- Come posso fa re io, se siete tutti ugua lmente
buoni? Allora la darò al più discolo! Chi fra di voi è
il più discolo?
- Sono io, sono io! rispose ro con grida assord anti.
Il marchese Patrizi e i suoi am ici, ad una ce rta di-
stanza, sorridevano co mmoss i e stupiti nel vedere
Don Bosco tratta re così fami li armente co n quei ra-
gazzi, che per la prima vo lta aveva inco ntrati; ed
esc lamavano:
- Ecco un altro Sa n Filippo Neri, am ico della gio-
ventù. Do n Bosco infatti, come se fosse stato un
ami co già co nosci uto da quei fa nciulli , co nti nu ò ad
interroga rli , se avessero già asco ltata la Messa, in
quale chi esa so lessero andare, se frequentassero gli
oratori che erano in quelle parti [... ]. Il dialogo era
animato. Do n Bosco, dopo averli esortati ad essere
sempre buoni cr istiani, promise che sarebbe passa-
to altra volta per quella piazza e avrebbe regalato
una medagli a ciascu no; poi , salutatili affettuosa-
suPPLEMENTO OTTOBRE BS
SANTO STEFANO ROTONDO
li 26 marzo Don Bosco ritornò al Celio nella
spaz iosa chiesa di San Stefano Rotondo, chi amata
così per la sua forma. Il co rni c ione circo lare è so-
stenuto da 56 co lonn e. Tutt'intorno all e pareti sono
dipinte le scene degli_ atroc i supp li zi co i quali furo-
no straziati i marti ri. E ornata da mosaici de l seco lo
VII , che rappresentano Gesù croc ifisso, co n alcuni
santi , e co nserva i corp i di due co nfesso ri del la
fede: San Primo e San Feliciano. Da Don Bosco
passò a Santa Maria in Domnica, o della Navicella,
per una barca di marmo che sta sull a piazza anti-
stante. Ha tre navate spa rti te da 18 colo nn e e co n-
tiene mosaici del seco lo IX. Fra questi la Vergine è
al posto d'onore fra molti ange li e ai suo i piedi è
inginocchi ato papa Pasquale [... ].
Intanto il Santo Padre aveva espresso il desiderio
che Don Bosco assistesse in Vaticano al devoto e
magnifico spettacolo delle funzioni dell a Settim ana
Santa. Quindi aveva dato in car ico a monsignor
Borromeo di invita rl o a nome suo, e d i procurargli
un posto dal quale potesse ass istere co modamente
ai sac ri riti . Il monsignore lo fece rice rcare tutto il
giorn o senza esito. Finalmente, a ora tardissima, il
messo lo trovò a casa De Maistre dov' era tornato
dopo una giornata di vis ite. Dicendo che ve niva
per ord ine del Papa, fu introdotto e presentò a Do n
Bosco la lettera d'invito, con la quale era ammesso
a ricevere la palma benedetta dalle mani stesse del
Papa. Don Bosco la lesse subito ed escla che sa-
rebbe andato co n gran piacere.
Santo Stefano Rotondo.

5.3 Page 43

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PASQUA ROMANA
DI DON BOSCO
LA DOMENICA DELLE PALME
Domenica 28 marzo, col chierico Rua, entrò nel-
la basilica di San Pietro molto prima che incom in-
ciassero le funzioni. Il co nte Carlo De Maistre lo
accompagnò al suo posto, nell a tribuna dei diplo-
matici. Egli era attentissimo poiché conosceva l' im-
portanza delle cerimonie della Chi esa . Al suo fian-
co stava un milord inglese protestante, meravigliato
di tanta solennità. A un ce rto punto un cantore
della cappella Sistina eseguì un assolo così bene che
Don Bosco ne restò commosso fino all e lacrim e e
quel milord volgendosi a lui esc lamò in latino, per-
ché in altra lingua non sapeva come farsi intendere:
- Post hoc paradisus! Quel signore dopo qualche
tempo si convertì al catto licesi mo non solo, ma di-
venne prete e vescovo. Benedette le palm e, a turno
il corpo diplomatico sfilò davanti al Pontefice, e
ogni ambasciatore e ministro ri cevette la palma
dalle sue man i. Anche Don Bosco e il chi erico Rua
s'inginocchiarono ai piedi del Papa e ricevettero la
palma . Così volle Pio IX: non era forse Don Bosco
ambasciatore di Dio? Il chierico Rua, ritornato pres-
so i Rosminiani, regalò la sua al padre Pagani, che
la gradì molto[ . .. ].
DON BOSCO CAUDATARIO
li cardinale Marini, uno dei due assistenti al tro-
no, perché Don Bosco potesse ass istere a tutte le
funzioni della settimana santa, lo prese co me ca u-
datario. Così egli in veste violacea stette quasi a fian-
co del Papa per tutto iI tempo, e poté gustare i canti
gregoriani e le musiche dell' Allegri e del Palestrina.
Il giovedì santo pontificò il cardinale Mario Mat-
!ei, essendo il più anziano dei vescovi suburbicari,
invece del cardinale decano che era imped ito. Don
Bosc? seguì il Pontefice che processionalmente por-
tava ti SS. Sacramento nella cappe lla Paolina per ri-
porlo dentro l' urna appositamente preparata; lo ac-
compagnò fin sulla loggi a vaticana dalla quale il
Papa benedice Roma e il mondo; ass istette all a la-
vanda dei piedi fatta dal Pontefice a tredici sacer-
doti, e partec ipò alla loro cena commemorativa,
servita dallo stesso Vicario di Gesù Cristo.
LA BENEDIZIONE URBI ET ORBI
[.. .] li 4 aprile le salve d'artiglieria di Castel
Sant'Angelo annunciavano il giorno di Pasqua . Pio
IX scese in basilica verso le dieci per il pontificale.
Subito dopo, preceduto dal corteo di vescovi e ca r-
dinali, si recò alla Loggia per la benedizione Urbi et
Orbi . Don Bosco col card inale Marini ed un vesco-
vo restò per un istante vicino al davanzale ricoperto
da un magnifico drapfo, sul quale erano stati depo-
sti tre Triregni d'oro. I card inale disse a Don Bosco:
- Osservate quale spettacolo! Don Bosco girava
sulla piazza gli occhi attoniti. Una folla di 200.000
persone stava acca lcata co ll a faccia rivolta alla
Loggi a. I tetti, le finestre, i terrazzi di tutte le case
era no occupati. L' esercito francese riempiva una
parte dello spazio compreso tra l'obelisco e lasca-
linata di San Pietro. I battaglioni della fanteria ponti-
ficia stavano schierati a destra e a sinistra. Indietro,
la cava ll eria e l'artigli eria. Migliai a di carrozze
erano ferme alle due ali della piazza, vicino ai por-
tici del Bernini, e nel fondo presso le case. Special-
mente su quelle a nolo stavano in piedi gruppi di
persone che parevano dominare la piazza. Era un
vociare clamoroso, un ca lpestio di cavalli, una con-
fusione incredibile. Nessuno può farsi un'idea di
tal e spettacolo .
INTRAPPOLATO
Don Bosco, che aveva lasciato il Papa in basilica
mentre era in venerazione delle reliquie insigni,
credeva che avrebbe tardato a comparire. Assorto
nel co ntempl are tanta gente di ogni nazione, non
s'accorse del sopraggiungere della sedia gestatoria
su cui sedeva il Papa. Si venne a trovare in una po-
sizione difficile; stretto fra la sedia e la balaustra,
poteva muoversi appena; tutto intorno stavano pi-
ns SUPPLEMENTO OTTOBRE

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Piazza San Pietro.
giati ca rdin ali , vescovi , cerimoni eri e sediari , si c-
ché non scorgeva alcun varco per uscirn e. Rivol gere
il viso al Papa era sconveni enza; voltargli le spall e
inciviltà; rim anere nel ce ntro del balco ne una ridi-
co laggine. No n potendo fa r di meglio, si volse di
fi anco; all ora la punta di un pi ede del Papa arrivò a
posarsi sull a sua spall a.
In quel mentre un silenzio solenne regnava sull a
grande pi azza tanto che si sarebbe potuto udire il
ro nzio di una mosca . Gli stessi cavalli stavano im-
mobili. Do n Bosco, per null a turbato, attento ad
ogni minimo particol are, osservò che un solo nitri-
to, e il suon o di un orologio che batteva le ore, si
fece udire mentre il Papa rec itava le preghiere di
rito . Egli intanto, visto che iI pavim ento dell a Log-
gia era sparso di frond e e fiori , si curvò, e racco-
gli endo alcuni "fiori li mi se tra le pagine del libro
che aveva in mano . Fin almente Pio IX si al in
pi edi per benedire: aperse le braccia, soll evò al
cielo le mani , le stese sull a moltitudine che curvò
la fronte, e la sua voce nel ca ntare la formul a dell a
benedi zione, sonora, potente, sol enne si udi va al di
di pi azza Ru sticu cc i e dall a soffitta del palazzo
degli scrittori dell a Civiltà Catto li ca.
La folla rispose con una immensa ovazione. All o-
ra il cardinale Ugolini lesse in latin o il Bre ve del-
l' indulgenza pl enari a e subito dopo il cardin ale
M arini lo ripeté in lingua itali ana. Don Bosco si era
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS
inginocchi ato, e quando si ri alzò il co rteo papa le
era orm ai scomparso . Tutte le ca mpane suonava no
a festa, tuon ava il ca nnone da Castel Sa nt' An ge lo,
le musi che militari face vano risuon are le loro trom-
be. li ca rdin ale M arini , accompagnato da l ca udata-
rio, discese e andò verso la su a ca rrozza. Af pena
questa si mosse, Don Bosco si sentì p reso da male
prodotto da quel moto che gli rivoltava lo stom aco;
non potendo più res istere, manifes tò al ca rdin ale
quel suo inco modo. Per suo consi glio sa lì in casset-
ta col cocchi ere, ma il malessere non dimi nuì, all o-
ra scese per ca mminare a pi edi. Essendo in veste
violacea, sa rebbe stato oggetto di meraviglia o di
scherno, se avesse attraversato Rom a così; perciò il
segretario gentilmente scese dall a ca rrozza e lo ac-
comp agnò a pa lazzo [... ] .
IL RICORDO DEL PAPA
Don Bosco il 6 aprile ritornò a un'udienza parti-
colare di Pi o IX col chi eri co Ru a e il teo logo M u-
ri aldo, ammesso in Vati ca no per interpos izione del-
lo stesso Don Bosco. Entraro no nell'anti ca mera all e
nove di sera, e subito Don Bosco ve nne introdotto.
li Papa appena lo ebbe inn anzi gli di sse co n vi so
se rio:
- Abate Bosco, dove vi siete andato a ficca re il
giorno di Pasqua durante la benediz ione papale? Lì,

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davanti al Papa, e tenendo la spalla sotto il suo
piede come se il Pontefice avesse bisogno di essere
sostenuto da Don Bosco.
- Santo Padre, rispose tranquillo ed umil e, sono
stato colto di sorpresa e chiedo perdono se l'ho in
qualche m odo offesa!
- E aggiungete ancora /'affronto di chiedermi se
mi avete offeso? Don Bosco gua rd ò il Papa e gli par-
ve che fingesse: un sorriso accenn ava a compa rirgli
su ll e labb ra. Ma che cosa vi è sa ltato in testa di rac-
cogliere fiori in quel momento? voluta tutta la
serietà di Pio IX per non scoppiare dalle risa [...].
- Ora, Beatissimo Padre, suppli cò Don Bosco, ab-
biate la bontà di suggerirmi una massima che io
possa ripetere ai miei giovan i, come ricordo del Vi-
cario di Cristo.
- La presenza di Dio! rispose il Papa. Dite ai vo-
stri giovani che si regolino sempre con questo pen-
siero!... E voi non avete nulla da domandarmi?
Certam ente desiderate qualche cosa anche voi.
- Santo Padre, Vostra Sa ntità si è degnata di con-
cedermi quanto ho domandato, ora non mi resta
che ringraziarla dal più intimo del cuore.
- Eppure, eppure, voi desiderate ancora qualche
cosa. Al che Don Bosco stava come sospeso
senza proferire parola. Il Pontefice soggiu nse:
- Ma com e? Non desiderate di fare stare allegri i
vostri giova ni, quando sarete ritornato tra loro?
- Santità, questo sì.
- Allora aspettate. Pochi istanti prima erano entrati
in quella stanza il teologo Murialdo, il chi erico Rua
e don Cerutti di Varazze, cance lli ere nella Curia
Arcivescov il e di Genova. Essi rim asero stupiti della
fa mi gli arità con la quale il Papa trattava Don Bosco
e di ciò che videro in quel momento. Il Papa aveva
aperto lo scrigno, ne aveva tirato fuori una manciata
di monete d' oro e senza contar le le aveva porte a
Don Bosco dicendo:
- Prendete e date poi una buona merenda ai vostri
ragazzi. Ognuno può immagin are l' impress ione che
fece su Don Bosco quest'atto di bontà di Pio IX, il
quale co n grande amorevo lezza si rivo lgeva anche
ag li ecclesiastic i sop ravvenuti, benediceva le coro-
ne, i croc ifi ss i ed altri oggetti di devozione che gli
presentavano, e dava a tutti una medaglia ri co rdo .
LA SFIDA EDUCATIVA DI DON BOSCO
Fra i cardinali che passò ad ossequiare vi fu l' E-
minen ti ssimo Tosti, per invito del quale aveva par-
lato ai giovan i dell'Ospizio San Michele. Costui,
soddisfatto della co rtesia di Don Bosco, essendo
l'ora della sua passeggiata, vo ll e averl o per co mpa-
gno, così tutti e due sa lirono in carrozza . Si inco-
minciò a parlare del sistema più adatto all 'ed uca -
zio ne dei giova ni. Don Bosco si era andato persua-
dendo che gli alunni di quell'ospizio non avevano
fa migli arità co i superiori, anzi Ii temevano: cosa
poco piacevole, poiché gl i ed ucatori erano sacer-
doti. Perciò d iceva :
- Vede, Eminenza, è impossibile educare bene i
giovani se questi non hanno confidenza nei superiori.
- Ma come, rep li cava il cardina le, si p guada -
gnare questa confidenza?
- Facendo in modo che essi si avvicinino a noi,
togliendo ogni ca usa che li allontani.
- E come si può fare per avvicinarli a noi?
-Avvicinandoci noi ad essi, cercando di adattarci
ai loro gusti, face ndoci simili a loro. Vuo le che fac-
ciamo una prova? Mi dica: in qual punto di Roma
si può trovare un bel numero di ragazzi?
- In Piazza Termini e in Piazza del Popolo, ri spo-
se il card inale.
- Ebbene, andiam o in Piazza del Popolo.
Piazza del Popolo.
li cardinale passò l'ordine al carrozziere. Appena
arrivati , Don Bosco scese di ca rrozza, e il prelato
rimase ad osservarlo. Visto un crocchi o di giovanetti
che giocava no, si avvicinò, ma i birichini fugg iro-
no. Allora li chiamò co n le buone man iere e quelli
dopo qualche es itaz ion e si avv icinarono . Don Bo-
sco rega lò qualche cos ucc ia, domandò notizie delle
loro famiglie, chi ese che gioco stava no facendo e li
invitò a co ntinuare, fermandos i prima a guarda rli ,
poi co min ciando a prendervi parte . Allora anche
altri che stava no osservando da lontano accorsero
numerosissimi dai quattro ango li della piazza into r-
no al prete, che tutti accog lieva amorevolmente ed
aveva per tutti una buona parola e un regaluccio.
Ch iedeva se fossero buoni, se dicessero le orazioni,
se andassero a confessa rsi. Quando vo ile allonta-
nars i, lo seguirono per un buon tratto, lasciandolo
solo quando egli risalì in carrozza. Il ca rdin ale era
meravigliato.
- Ha visto?
-Avevate ragione! esc lamò il ca rdin ale [... ] .
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

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LE ULTIME VISITE
Le ultime visite di Don Bosco fu rono riservate al-
la Confess ione di San Pietro ed all e Catacombe.
Dopo aver pregato nella basi Iica di San Sebastiano,
viste due dell e frecce che ferirono il sa nto tr ibuno e
la co lo nn a a cu i fu legato, scese nell e ga ll erie sot-
terranee che custod irono le ossa di mi gli aia e mi-
gli aia di martiri, e dove San Filippo Neri tante notti
vegliò in preghiera. Passò poi all e vicine Catacom-
be di San Callisto. Qui lo attendeva il cava liere G.
B. De Rossi, che le aveva scoperte, al quale lo aveva
presentato monsignor di San Marzano.
Chi entra in quei luoghi prova una tale co mmo-
zione, che gli resta per tutta la vita. Don Bosco era
assorto in sa nti pensieri nel percorrere quei sotter-
ranei, ove i primi c ri stiani, attraverso la messa, le
preghi ere in co mune, il canto dei sa lmi e delle pro-
fezie, la co munion e euca ri stica, l'asco lto dei vesco-
vi e dei pap i, aveva no t,:ovato la forza necessaria
per affrontare il martirio . E imposs ibil e contempl are
ad occhi asc iutti quei loculi che aveva no rin chiuso
i co rpi insanguin ati o bruciati di tanti eroi della
fede, le tombe di ben quattordici papi che avevano
data la vita per testimoniare ciò che insegnava no, e
la cripta di santa Cecilia.
Don Bosco osservava gli antichissimi affreschi
che ritraevano Gesù Cristo e l' Eu ca restia; e le imma-
gini che rappresentava no lo sposalizio di Maria SS.
co n San Giuseppe, l'Assunzione di M ari a in cielo,
Catacombe di San Callisto.
La cripta di Santa Cecilia e (sopra) una galler ia.
la Madre di Di o co l bambino in braccio o sull e gi-
nocc hi a. Era inca ntato dal sentimento di modestia
che sp lendeva in queste immagin i, nelle quali l'arte
cr istia na primitiva aveva saputo riprod urre la be l-
lezza incomparabile dell'anima e dell'ideale alti ss i-
mo della perfezione morale che si deve attri buire
all a Vergine. Non mancavano altre figure di sa nti e
di martiri . Don Bosco uscì dalle cataco mbe alle 6
de ll a sera . Vi era entrato all e 8 del mattino [... ] .
SUPPLEMENTO OTTOBRE BS
VERSO CASA
Don Bosco il 14 aprile partì da Roma col chieri-
co Rua, li eto che fossero state gettate le basi della
Società di San Francesco di Sales [... ]. Prese dun-
que una ca rrozza a no lo, fece un a breve fe rm ata
nel paese di Palo dove trovò l' albergatore perfetta-
mente libero dalle febbr i: la sua guarigione era
stata istanta nea. Questi non dimenticherà più l'ac-
cad uto, e ve rso il 1875 o 76, capitato a Genova per
rag ioni di commercio, vo ll e contin uare il suo v iag-
gio fino a Torino. Chiesto e saputo per te legrafo che
Don Bosco era all 'Oratori o, ci andò; ma egli in
quel giorn o era a pranzo dal signor Occe ll etti
Carlo. Allora si recò là a trova rl o, facendog li feste
senza f in e. 11 signor Occel letti ricordò sempre con
gra nde piacere il racconto da lui udito di quella
gua ri gione. Arrivato a Civitavecchia e fatta un a visi-
ta al delegato pontificio, Don Bosco andò al porto
per imbarca rsi.

5.7 Page 47

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Le onde questa volta furono calme e bello il tem-
po, sicc egli poté scendere a Livorno, intratteners i
con qua lche am ico e visitare alcune chi ese. Ripre-
so il mare su l fa r della sera, do n Ru a ri co rda come
la nave gi ungesse nel porto di Genova al sorgere d i
una spl endida aurora che illumin ava il magnifico
panorama de lla superba città. Don Bosco, appena
messo piede in terra, si recò al co ll egio degli Arti-
gianell i, dove lo aspettava don Montebruno e il si -
gnor Giu seppe Ca nale. Dopo mezzog iorno salì in
treno. Nell'attraversare la città aveva provato un a
grad ita sorpresa: quando le campa ne suonarono
l'A ngelus, molte persone per le vie e le piazze si
scoprivano il ca po, e gli stessi facc hini si era no al-
zati da ll e loro panche per recitare la preghiera . Più
vo lte eg li raccontò questo per ed ificazio ne dei suoi
alunni . Giunse a Torino il 16 di april e, acco lto dai
giovani co n tanta festa ed affetto, che ness un padre
potrebbe augurarsene di più dai propri figli.
Torino. Il ponte di pi etra sul fiume Po e la chiesa della Gran Madre di Dio nel 1858.
BS SUPPLEMENTO OTTOBRE

5.8 Page 48

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TASSA RISCOSSA
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