Bollettino_Salesiano_198911


Bollettino_Salesiano_198911

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1.1 Page 1

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2 · 1 NOVEMBRE 1989
~ il
1
SOMMARIO
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1887
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/69.31 .341 .
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bongioanni -
Pierdante Giordano - Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi
- Cosimo Semeraro.
Collaboratori: Nino Barraco - Sergio Centofanti - Paolo
del Vaglio - Umberto De Vanna - Monica Ferrari - Maria
Galluzzo - Maurizio Nicita - Silvano Stracca.
Impaginazione : Ufficio Grafico SEI
Archivio : Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torin o
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto)
per tutti.
* Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione : La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazional i. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lingue
dive rse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in : An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiamming o) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Centrç, America (in Guatemala) - Cile - Cina (a
Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine - Francia
- Germania - Giappone - India (in inglese , malayalam ,
tamil e telugù) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia - Jugo-
slavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud - Litua-
nia (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Para-
guay - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati Uni-
ti - Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede .
Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei limiti
del possibile.
Cambio di indirizzo : co municare anche l'indirizzo vec-
chio .
3 STRENNA '90
di don Egidio Viganò
5 CRONACHE SALESIANE
10 VERSO IL 23° CAPITOLO GENERALE
I giovani del mondo ai raggi X
servizio redazionale
14 OBIETTIVO BS
La formazione professionale guarda all 'Eu-
ropa del '93
servizio redazionale
16 FP al femminile per nuove opportunità di
lavoro
servizio redazionale
19 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
A caccia d 'anime nella selva del Chocò
di Mie/a Fagiolo d'Attilia
47 _ EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Don Bosco entra nei campi dei rifugiati cam-
bogiani in Thailandia
di Gaetano Nanetti
50 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
L 'oratorio è ce di casa» anche nel mondo
islamico
diG .N.
54 COMUNICAZIONE SOCIALE
Che bravi, questi francesi!
di Angelo Pao/uzi
58 PROTAGONISTI
Nel passato e nel presente della Signora di
« lo confesso » c'è un pizzico di salesianità
di Cecilia Narducci
61 STORIA SALESIANA
Curiosando fra vecchie carte e polvere
d 'archivi
di Francesco Motto
RUBRICHE
Pigy Del Vaglio, 8 - I nostri Santi, 64 - I nostri Mor-
ti , 65 - Solidarietà, 66
1 Novembre 1989
Anno 113
Numero 16
In copertina:
Allieve in un
laboratorio
linguistico
dei CIOFS-FP

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CONTI CORRENTI POSTALI
t:::=============:J Certificato di accreditam. di un versam.to di L
o postagiro
Lire _____________________________
:stato a:
osco
)MA
sul C/C N.
462002
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111 - 00163 ROMA
intestato a:
eseguito da _______________________
residente in ________________ CAP _____
via - - - - - - - - - - - r-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-__n_.~~~~~~~~~~~~~..:;
SPAZIO RISERVATO Al CORRENTISTI POSTALI
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Titolare del C/C _ _ __ __ _ _ _ __
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per il 1990
<<Siamo inviati dal Signore
a far maturare nei giovani
una convinta sintesi personale tra fede e vita>>
La Strenna per il nuovo anno
ci stimola a qualificare e a intensificare
l'impegno dell'educazione alla fede.
I. « Inviati dal Signore». Siamo missionari dei giovani;
seguiamo il mandato apostolico di Gesù: « Andate, fate
diventare miei discepoli tutti gli uomini del mondo»
(Mt 28, 19). La nostra opera educativa, perciò, non si
ferma solo a una trascendenza religiosa generica, ma
punta sulla« fede» centrata nel mistero del Cristo, con
l'evento supremo della sua Pasqua: la morte e la risurre-
zione. Mistero che comporta anche la presenza viva e
materna di·Maria, primizia della risurrezione, che aiuta
la Chiesa, i popoli e la gioventù a trasfigurare la storia.
Certamente ci adattiamo pedagogicamente alle situa-
zioni; incominciamo come si può, magari con il « dio
ignoto» di San Paolo ad Atene, ma lo imitiamo nel pro-
cedere oltre.
Noi « come Don Bosco, siamo chiamati tutti e in ogni
occasione a essere educatori a (questa) fede. La nostra
scienza più eminente è conoscere Gesù Cristo e la gioia
più profonda è rivelare a tutti le insondabili ricchezze
del suo mistero » (Cost SDB 34) .
2. «Far maturare ». Nella prassi educativa la metodo-
logia deve fare i conti con le esigenze proprie di una
crescita. li verbo «maturare» è usato dal Papa nella
sua Esortazione sulla formazione dei fedeli laici; sup-
pone gradualità e continuità nella risposta alla « chia-
mata a maturare in continuità ... a tutte le ore della
vita » (CfL cap. 5).
Nella gradualità, però, è necessario aver sempre
presente in forma chiara il fine da raggiungere. Noi,
infatti, « imitando la pazienza di Dio, incontriamo i
giovani al punto in cui si trova la loro libertà. Li ac-
compagniamo perché maturino solide convinzioni e sia-
mo progressivamente responsabili nel delicato processo
di crescita della loro umanità nella fede » (Cost
SDB 38).
3. « Originalità educativa». li processo di maturazio-
ne nella fede ha una sua specifica originalità.
Sappiamo che, di per sé, l'educazione appartiene al-
l'ambito della cultura; e che, in essa, sono emerse sfi-
de nuove e complesse. Purtroppo si costata, un po'
ovunque, una separazione deleteria tra cultura e Van-
gelo. Così la giusta distinzione tra « educare» ed« edu-
care alla fede» è degenerata in un dualismo che ha
aperto di fatto una profonda distanza tra le due.
Urge correre ai ripari.
L'educazione alla fede ha delle esigenze proprie che,
però, non sono alter.native a quelle dell'educazione
umana in se stessa; anzi che le rispettano, le illumina-
no e le perfezionano. Per Don Bosco, l'educazione al-
la fede si muove al di dentro della promozione umana.
Ce l'ha ricordato anche il Papa: il vostro Fondatore
è riuscito « a stabilire una sintesi fra attività evangeliz-
zatrice ed attività educativa»; la sua metodologia «si

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4 · 1 NOVEMBRE 1989
sit ua a ll ' intern o del processo di fo rm azio ne uman
affi nché « la fede di venga elemento unifi ca nte e illu-
min a nte dell a persona lità dei giovan i». P er q uesto l' e-
du catore « si preoccuperà di ord in a re tutto il processo
educat ivo a l fin e religioso della sa lvezza » (JP 15) .
4. « Convinzioni personali ». Educare comporta fa r cre-
scere dell e «co nvi nzio ni » che si tradu cano in stile di
condo tta. Con vi nzioni in cui si compenetra no mutu a -
mente i valori um a ni e i valori eva ngelici. È una com-
pe netrazio ne che si può rea li zzare propria mente nel
cuore di ogni perso na; da lle persone, poi, in cide sul -
l'ambi ente .
Per q uesto è una esigenza pedagogica sa lesiana che
gli educato ri d ia no testimonia nza quotidia na delle lo-
ro convinzioni cristiane e co n esse permeino il clima
e i m etodi dell 'educazio ne.
Trad urre le convinzio ni person ali in una vita con-
creta è caratteri stica inerente a ll 'autenticità del C risti a-
nes imo; lo assicura il Vange lo : « Perc hé mi chiama te
"Signore, Signo re" e no n fate quel che vi dico? Se uno
m i segue, ascolta le mi e pa role e po i le m ette in pra ti -
ca » (Le 6, 46).
Le co nvinzio ni cristiane so no linfa cli vita, e no n sem-
plice teoria .
5. « Sintesi vitale ». P er Do n Bosco la prassi educativa
te nde a raggiunge re com e sua meta la sintesi person ale
tra fede e vita; per q uesto egli .ha ri ce rcato e per fezio-
na to un metodo peculia re che risultasse effi cace. Il rag-
giun gim ento di qu esta sintes i porta con la capac ità
di rinn ovare le persone, e quind i le fa miglie, le a ree del-
la professi on e, del lavoro , dell 'eco no m ia e dell a poli -
tica . Così il cl o no dell a fede di viene una vera « energia
sto ri ca» per la t rasform azio ne del m o ndo . Basti pe n-
sa re che il Ba ttesim o, « sacra mento dell a fede» , è in-
nesto sul mistero del! '« Uomo nuovo»; che la sua grazia
p urifica, sublim a e trasfigura in pienezza gli elementi
cost ituti vi della na tu ra uma na.
Il Co nci lio Vatica no II desc ri ve chiaramente la sin-
tesi proveniente da l Ba ttes im o: « Sia no con te nti i cri-
stia ni , seguendo l'esempio di C risto che fu un a rtigiano ,
di po ter espli care tutte le loro attività terrene, unifica n-
do gli sforzi uma ni, domestici p rofessio na li scientific i
o tecnici, in una sola sintesi vitale in sieme co n i valori
reli giosi, sotto la cui a ltiss im a direzion e t utto viene
coo rd inato a gloria d i Dio » (G S 43).
Per ottenere questa energia uni tiva no n basta l'edu-
cazion e um ana ei a sol a, ci vuol e q uell 'educazione a ll a
fede che compo rta l' in te rvento diretto del S ignore at-
traverso la sua P aro la e i suo i Sacramenti, sopratt ut to
quelli dell 'E ucarist ia e dell a P eni te nza, e quell o di Ma-
ria come A usili a trice e Madre de ll a C hi esa che ci ott ie-
ne i doni dello Spi rito Santo.
6. « Sistema preventivo» . Ecco , a ll o ra-, che la Strenna
ci rima nda ai grandi criteri pedagogici dell a prassi ed u-
cati va di Don Bosco . Giovan ni P aolo II , a mmi rato per
la genialità del suo cuore, lo ha p rocl a mato solenne-
mente« padre e m aes tro dell a gioventù », e ci ha scrit -
to un a lettera, particola rm ente illu minante , che
possia m o co nsidera re come un a uto revo le commento
a tale t itolo. In essa esprim e « l'auspicio di un " ri tor-
no di Do n Bosco" e di un " ritorno a Do n Bosco", per
essere educato ri capaci d i u na fede ltà antica ed insie-
me attenti , come lui , a lle mill e necessità dei giova ni
d ' ogg i » (JP 13).
La nostra Fa miglia dov rebbe eccellere nella C hi esa
per la sua aggio rnata co mpetenza nell ' « ed ucare eva n-
gelizza ndo » e nell eva ngelizza re ed uca ndo ».
7. « La fe de cristiana». La riflessione su ll a sintesi tra
fede e vita ci po rta, infine, a capi re con p profo ndi
che cos'è propri a mente la fede cri stia na.
È di venuto urge nte oggi ri visita re i va lo ri del Ba tte-
si m o co n la sua scelta esistenzia le per Cristo .
L'occaso delle ideologie, a cui ass istia mo, dov reb be
fa rci accorgere dell ' indispensabilità della fede e dell ' im-
portan za della maturazione battes im ale a nche per un a
piena uman izzazione della cul tura e per il m iglioramen-
to dell a società .
La fe de è un tesoro in a pprezza bile per t utti : con es-
sa« l' uomo supera l' uo mo ». La fede con fe ri ce purezza
e valo re a d og ni attività; dona co cienza d i poter d ive-
nire protagonista respo nsabile; a bilita a superare la dif-
fusa moda dell ' irrazion a li tà; in fonde luce d i saggezza
sin tetica e il senso critico del di scernimento; favo risce
la crescita di una perso na li defi ni ta e coraggiosa; aiuta
a fa r dilagare nei po poli la grande aspettati va della nuo-
va creazione; ci rende co ll a bora to ri dei due risuscita ti ,
Cristo e Mar ia : il nuovo Adamo e la nu ova Eva per
l'uman ità del futuro assoluto .
Sare bbe davvero imperd ona bile che, in via ti a i gio-
vani da l Signore, non sapessimo o ffrire lo ro ques to suo
do no inestim a bile.
Rinn ovia mo, dunque, l'adesio ne generosa a lla gran-
de mi ss io ne che ab bi a mo ricev uto ed educhi a mo i gio-
va ni a ll a fede: rinnoveremÒ la loro vita, a iu te remo a
migliorare la società e daremo u n valid o ap po rto per
la trasfo rmazio ne del mo nd o.
O. Egidio Viganò
[R oma, 2.X.891

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- - - - - - - - - - -s8-
ITALIA
Cinquanta videocassette
per l'anima zione salesiana
Ne l nuovo an no si parla molto cli
educazione all a fede e cli vocazione
sacerdota le, religiosa , laica le,
missionaria. Lo sforzo Fatto dall a
S.A.F. per suscit are anim azione
missionaria e vocazionale è un
interessa nte apporto all ' illu trazione
ciel tema.
I filmati so no presentati in 50
videocassette ben confezion ate VHS:
esse sono state gradite eia molti. Si
possono richiedere a:
S.A.F./Document ari sa les iani, Via
Ma ri a Ausili atrice, 36/ IO I52 Torino
[telefo no (011) 522.43. IO]
una larga della città natale
a Don Calogero Riggi
In occasione dell e nozze d'oro
sacerdotali , il Co mun e cli S. Cata ldo
(CE), paese natale cli don Ca logero
Ri ggi, insigne studioso cli patristica e
docente emeri to all'Uni ve rsità
Pontificia Sa lesia na, ha voluto
consegnargli una targa d'oro.
La sugges tiva quanto fam ili are
cerimoni a ha av uto luogo
il 23 luglio 1989 .
Dopo la so lenne Messa gi ubil are,
co ncelebrata ei a numerosi confratelli e
sacerdo ti diocesa ni nella chi esa della
Mercede, e all a quale ha assistito una
folla stra ripante, nell ' au la consiliare
ciel Com un e, alla presenza della
Giunta, dell'ispettore della Sici li a don
Vittori o Costanzo, ciel Decano della
Faco lt à cli Lettere clell 'UPS, e di una
scelta rapp resentanza, il sin daco Dr.
Giuseppe D'A mi co, exa lli evo
salesiano, dopo un breve discorso
commemorativo ha consegnato
all ' illustre co ncittadi no la targa d'oro
della Città. Subito dopo il Decano
Preside don Biagio Amata ha
illustrato, nell a rela zione accademica,
la brillante ca rriera e l'atti vi
fil olog ica, teo logica e didattica ciel
suo Maestro, presentando e offrendo
la racco lta cli stud i in suo onore, dal
tito lo signifi cativo : Mesotes. I giorn ali
e la radio loca le hanno fat to larga eco
all 'avvenimento.
I Nella foto : (da sinistra) L'ispettore
dei Salesiani di Sicilia, il festeggiato ,
il Sindaco ed il Preside
don Biagio Amata.
L Politecnico di Torino
dit>loma ad honorem
un sa lesiano coadiutore
« Mercoledì 21 giugno 1989 il
Magn ifico Rettore ciel Politecni co cli
To rino, prof. Rodolfo Zich,
co n egnerà il diploma ad honorem in
Sc ienze e Arti della Stampa al prof.
Giu eppe Pelli tter i, fondatore, insieme
al prof. Giu seppe Maria Pugno, dell a
cuoia diretta a l"ini speciali cli Scienze
ed Ani dell a Stampa del Polit ecn ico
tor inese, attualmente diretta dal prof.
Giovan ni Ga1:clano ... ». Co n qu es to
comunica to il Politecnico cl i To rin o
ha ann un ciato una noti zia che non
può non rallegra re tutti i sa les iani ,
s·pecialm ente qua nti credo no all a
trad izione gra fica sa lesiana e al
co ntributo eia essa dato per l' in tera
gra fi ca italiana . Giuseppe Pellitteri è
un sa les iano coadiutore che da oltre
ci nquant 'a nni si è ded ica to
all 'insegnamento gra fi co aiutand o
centinaia di ragazzi ad inserirsi co n un
mestiere nel mondo ciel lavoro. Su lla
sua esperienza ed atti vità il Bollettino
dov parlare più diffusamente , per
intanto gli giungano anche eia ques te
pagine vivissim e co ngratulazioni .
GIAPPONE
A Tokyo è sorta
un'opera d'architettura
educativa tutta da vedere
Il rinno va mento architettonico
dell 'opera sa lesiana cli Koclaira/ Tokyo
ha fatto noti zia non solt anto per la
comunità cri sti ana cli quel Paese ma
anche per gli appassionati cli
archit ettura: due prestigiose ri viste
giappo nesi infatti vi hanno dedicato
ampi servizi fotografic i. La storia,
scri ve da Tokyo don Tass inari, è
anelata così. Appena fin ita la guerra i
sa lesiani hanno fonda to a Tokyo una
cillà dei ragazzi. Orga ni zzata « alla
salesiana» aveva ri cosso
l'amm irazione delle autorità e la
sim patia della gent e: dopo

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6 I NOVEMBRE 1989
quarant'anni bisognava rinnovare
tutto .
Un gruppo di noti architetti
d'avanguardia si offerse a studiare il
progetto mentre un gruppo di
salesiani indicava loro le esigenze
educative. Dopo quattro ann i di
lavoro il nuovo complesso è stato
inaugurato durante la Pasqua 1989:
sette case-famiglia per i ragazzi,
cappella e casa per i salesiani, una
bella e grande chiesa, cuore
dell ' opera.
« Da ogni abitazione i ragazzi possono
vedere la chiesa dove c'è Dio che tutti
invita e consola . .. ». « In mezzo alla
chiesa è il battistero, fonte di acqua
viva per ragazzi ed ed ucatori. .. ».
La solenne inaugurazione ha regalato
a tutti una so rpresa: due architetti che
hanno seguito i lavori , Fujiki Takao e
Murakami Akiko, assieme ad alt ri
undici hanno ricevuto il battesimo.
Per poter meglio progettare e seguire i
lavori i due avevano frequentato
lezioni di liturgia preso il salesiano
don Nakaga ki a Chofu. Da qui la
ri chiesta di un approfondimento e
quindi del battesimo .
Le costruzioni si estendono per cinque
ettari e le ingenti spese di costruzione
sono state sostenute
dall'amministrazione metropolitana di
Tokyo e da altri Enti giapponesi.
Nelle foto: Alcune belle immagini
dell'opera di Tokyo
PORTOGALLO
si svolgerà a Fatima
il 4 ° Euro Gex
I giovani exallievi di Don Bosco
aderenti a ll a Confederazione Mondiale
si ritroveranno a Fatima in Portogallo
per il 4° Euro Gex dal 4 ali ' 11 aprile
1990.
L' iniziativa vedrà riuniti un centinaio
di giovani provenienti dai va ri Paesi
europei in una esperienza di
interscambio culturale e sociale.
Tema generale sarà il significato e il
va lore dell 'essere exallievo di Don
Bosco nell 'Europa unita.

1.9 Page 9

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ITALIA
l1 Rettor Maggiore inaugura
a Ortona un centro per
tossicodipendenti
Con la partecipazione del Rettor
Maggiore, di don Luigi Bosoni e del
Consiglio Jspettoriale dell'Adriatica, il
9 luglio u.s. si è inaugurato a Ortona
il terzo Centro della « Comunità
Proposta» per il recupero dei giovani
a rischio.
Questa nuova struttura, dovuta alla
munificenza della Famiglia Cespa,
permette di completare il ciclo
rieducativo programmato per un
graduale reinserimento dei giovani
nella società.
Don Luigi Giovannoni, presentando
la complessa e impegnati va att ività
rieducativa che si svolge nei tre Centri
a favore di una cinq uantina di
giova ni , ha eletto che la metodologia
cl i Don Bosco, che fa perno sullo
spirito di famiglia, sulla fiducia data
a i giovani e sulla proposta di ideali
concreti, risulta ancora una volta,
a nche con questo tipo di giovani,
pienamente vincente.
Ottimi sono i risultati raggiu nti fino a
questo momento. La cosa che
magg iormente sorprende in questo
tipo di ·opera è il coinvolgimento
sempre più grande di persone, di
vo lontar i, di enti pubblici e privati
che inserendosi in questa spi rale di
autentica carità cristiana fanno
crescere la stima per Don Bosco e per
il carima salesiano. Attraverso
l'azione ed ucativa svolta neU_a
Comunità Proposta si rinnova il
miracolo dei primi ternpi dell'Oratorio
di Valdocco: i giovani sentendosi
amati in un modo così concreto
riacquistano fiducia in se stessi,
diventano solida li con gli educatori e
si offrono spontaneamente per
co ll aborare alla salvezza di alt ri
giova ni che approdano nella
Co muni tà.
Il Rettor Maggiore nell'omelia ha
sottolineato il fatto che Don Bosco ha
percepito qual è la cosa essenziale da
fare in un dato momento stori co
Nella foto: Un momento
dell'Inaugurazione del Centro.
Don Giovannoni presenta
un giovane. Al centro seduto
è il Rettor Maggiore con alla
destra l'Ispettore dell'Adriatica
don Gaetano Galbusera e
alla sinistra il regionale d'Italia
don Luigi Bosoni.
proprio affrontando con decisione gli
emergenti problemi concreti.
Impegnarsi per i giovani che
desiderano uscire dal tunnel della
droga è uno dei problemi concreti del
momento.
Affrontarli con lo spirito di Don
Bosco significa semplificare
l'approccio con i giovani e rendere il
nostro carisma veramente attuale.
Dopo l'Eucaristia e l'offerta dei doni
da parte dei giovani, una caratteristica
cena all'aperto ha chiuso la bella
giornata che ha dato ad essi la
certezza di non essere soli a lottare
perché i figli cli Don Bosco si sono
messi al loro fi a nco come amici
s in ceri.
COREA
Storia semplice di un
monumento
a Don Bosco in Seul
Nel 1976, un piccolo gruppo cli ex
allievi che avevano fr equentato il
corso nel nostro istituto, nello stesso
anno, si radunarono e form arono una
piccola associazione, chiamata «TAN
SEONG HWE ». Lo scopo era quello
di aiutarsi vicendevolmente e
mantenere vivo lo Spirito di Don
Bosco.
Come prima ini ziativa pratica deci sero
di erigere un busto a Don Bosco
nell' at rio dell ' istituto . Erano convinti
che era molto importante, per i
giovani che crescono nel nostro
istituto, incontrarsi spesso con il volto
sorridente cli Don Bosco.
Anche a noi l'idea parve ottima ma
c'erano delle difficoltà: A quei tempi
tutti prendevano paghe molto piccole,

1.10 Page 10

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e tutti quanti fat icava no non poco ad
ai utare la famig li a a tirarsi fuori da
una situazione diffici le. Oltre a questo
c'era il fatto che nel giro di un anno
o due tutti sarebbero andati al
servizio militare co n la probabili tà che
il gruppo si sarebbe sciolto senza
portare a porto il progetto.
Vedere il busto di Don Bosco era una
bella cosa ma portare i Suoi
insegnamenti nel cuore era la cosa
molto più importante. Così dicendo il
Direttore cercò di convincerli che era
megli o rin viare il progetto a tempi
mi gliori. Anche se a malincuore,
riuscì a convincerli .
Nell'86 il gruppo si era ricostituito:
tutti aveva no finito il servizio militare
QUAHJ>O V/~/0
Pl:/l IL MDNPO
POIZTO SEHP/lé
C.ON M€
(in Corea dura tre ann i e non tutti
entrano alla stessa età), la maggior
parte erano già sposati e tutti aveva no
un lavoro sicuro .
Decisero di tassarsi ogni mese, in
proporzione al loro sa lario, fin ché
sa rebbero riusciti a radunare la
somma suffi ciente per fare un a statua
di Don Bosco, in marmo , di
grandezza naturale.
Dopo un anno circa, si incominciava
a in travvede re un piccolo capitale, mi
in vitaro no a fare un giro in diverse
località in Corea, dove ci sono
scultori famosi, lo scopo era quello di
vedere le possibilità di affidare il
lavoro e co ntrattare il prezzo. Tutti
gli artisti che incontrammo ci di ssero
( NOH .SONO UJ.10
~va>vro
LC} MIA c.lì/2'/A
PI CRE>Jro
o
che per poter fare con precisione il
profilo di Don Bosco: av remmo
dovuto importare il blocco di marmo,
i marmi loca li non si prestavano per
quel tipo di lavorazione. Questo
complicò le cose e obbl igò a ripensare
tutto il progetto.
Avvicin andosi 1'88 anche altre per one
espressero il desiderio cli fare qua lche
cosa cli bello che, dando tono al
centena rio, rimanesse per il fut uro. Si
decise di allargare la ca mpagna pre so
tut ti gli exalli evi ciel nostro isti tuto , gli
exall ievi di Quanju e gli ami ci di Don
Bosco in Co rea. Fare un vero
monumento, con la statua di Don
Bosco, insieme a Domeni co Savio e
un giova ne corea no .
L'idea piacque e, in poch i mesi, si
riuscì ad avere la somma necessa ri a.
Vo llero che il pi ccolo capolavo ro
rosse fatto in Itali a. Ci ve nne
suggerita la di tta Arrighini di
Pietrasanta. li signor Arri ghini ebbe
la grandi ss ima pazienza di asco ltare
tutte le loro idee, schi zzi e foto cli
vo lti di giova ni corea ni e inviare foto
di di versi provini prima cli riuscire a
soddisfare i nost ri amici.
li piccolo monumento pot é essere
inaugurato all ' Imm acolata dell'88 e le
spese aveva no superato un po ' i ve nti
milioni di lire, la somm a esatta che si
era riusciti a raccogliere. Non si era
potuto investire mol to per il
basamento e il giardino attorno ,
l'importante era avere Do n Bosco in
mezzo a noi .
Proprio in questo periodo venne a
visitarci un benefattore-che ci aveva
aiutato in molti momenti difficili. Ci
disse che ven iva perché vo leva fare
qua lche cosa per Don Bo co. Quando
vide il monumento ci disse di rifare il
basamento e il giardino attorno, senza
badare a spese.
Ora che abbiamo Don Bosco al centro
della nostra opera sentiamo il cuore
più tranqu illo. Venti ann i fa eravamo
in piena periferia, oggi sia mo
praticamente in centro di una città
che supera i dieci milioni , una città
che scoppia di gioventù. Siamo una
picco la comunità desiderosa di fare
qualche cosa.
Ora a bbi amo la fidu cia che Don
Bosco, che ogni giorno sorri de ai

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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- - - - - - - -- - - sB-
1 NOVEMBRE 1989 9
erchiamo di capire
giovani che già sono nel nostro
istituto, ci dirà cosa dobbiamo fare
per essere al servizio di tanti altri
giovani nel cammino verso il 2000.
La famiglia del «Don Bosco
Youth Centern
di Seul - Corea
~ ~C:.Z! "\\12.!& 't'~~ll:ls ~1-ti i;:
,i"i!. • AtP/!J 011~'.i'.i!,l!;ri! .lfliJI 0Jlti1' ::t~J
C:!i:'111 1!.!5:~li!!-'1 ftti!i'Alllllll 'l'!!J:!!
., ~- §f~Ol!J At!c.!l ~lrll!! :!'lçJ;fO!Afq.
ATTENZIONE: NON
FACCIAMO DEI RAGAZZI
DEI PEZZI DI RICAMBIO
Il presidente degli Stati Uniti George Bush ha convocato i governatori dei
cinquanta stati della Confederazione per studiare con loro !'«emergenza scuo-
la ». Sembra infatti che l'istruzione USA sia la peggiore di tutto il mondo oc-
cidentale e che il sistema faccia acqua da ogni parte, minacciando fra l'altro
lo stesso benessere americano. Alle nuove leve, infatti, cominciano a manca-
re le basi nozionistiche e culturali che permettano domani un efficace· inseri-
mento nel ciclo produttivo e, quindi, all'insieme del paese di continuare a
marciare sui ritmi cui è abituato. Aggiungiamo che una simile riunione di go-
vernatori non' si verificava dalla grande crisi degli Anni Trenta, quando fu
convocata dal presidente Franklin D . Roosevelt, appena eletto.
Se gli Stati Uniti sono ultimi, dall'inchiesta risulta che penultimo è il no-
stro paese. Anche qui, pessimo il sistema, scarsi i risultati. I giovani che stia-
mo allevando sanno poco, lo sanno male, e sembra che quanto imparano non
serva per il loro futuro. Ora, l'Italia si accinge a un confronto che è una sfi-
da: nel I993 si apre un mercato nel quale la competizione sarà severa e che
premierà i più preparati. Se il livello dell'istruzione non sarà all'altezza della
concorrenza, potranno esserci guai seri.
li ragionamento che sottende l'indagine della quale abbiamo parlato ci sem-
bra però avere un vizio di origine: guarda ai giovani come pezzi di ricambio
per una struttura produttivistica, pensa al risultato e mai ai singoli protago-
nisti, alla loro esigenza personale di crescere. Tutto è in fun zione del sistema
capitalistico, come in altre situazioni potremmo parlare del sistema collettivi-
stico. Altra cosa è il metodo educativo che coglie i ragazzi in un momento
di formazione e li accompagna a maturare secondo criteri di adattamento a
situazioni obbiettive, ma nel rispetto delle singole individualità.
Vorremmo cercare di capire le mete alle quali indirizzare l'insegnamento,
favorendo la doppia maturazione del ragazzo - nell'apprendere e nel com-
prendere-, non per farne una pedina intercambiabile di un quadro di pro-
duzione, un numero della cosiddetta forza-lavoro. Sino a quel momento ci
sembra indi fferente essere primi o ultimi. I forsennati traguardi di efficienza
non ci sembrano fare parte del Regno. Don Bosco educava le anime dei suoi
giovani artigiani, insegnava loro l'amore di Dio, non delle loro chiavi inglesi.
Angelo Paoluzi
ITALIA
Exallievi ed exallieve
in convegno a Soverato
L'Istituto Salesiano di Soverato in
Calabria ha ospitato il 10 settembre
I989 il convegno annuale degli
exallievi e delle exallieve. Ha dato il
primo saluto il presidente professor
Franco Sacchi, quindi il direttore don
Umana e l'ispettore don Antonio
Martinelli che ha anche moderato il
dibattito seguito alle due relazioni sul
tema: « L'exallievo a testimone di fede
nella famiglia e nella società».
Sono stati applauditi relatori del tema
il dottor Michele Errico e la
professoressa Antonietta Lazzaro,
entrambi exallievi.

2.2 Page 12

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2.3 Page 13

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- - - - - - - -- - - ~ -
Dai «contributi» delle lspettorie salesiane
di tutti i Continenti al prossimo
Capitolo Generale emerge il quadro
di riferimento su cui ilnpostare il lavoro
di educazione alla fede della gioventù.
Dove stanno andando i
giovani, oggi? Quali correnti cultu-
rali, quali mode, quali miti condizio-
nano il comportamento dei giovani,
nel bene e nel male? Quali sono i va-
lori cui si richiamano e quelli che re-
spingono? Quali le loro attese? Quali
le loro sfide? Sono solo alcune delle
molte domande che si pongono
quanti si inoltrano nell'esplorazione
del mondo giovanile. Ad esse rispon-
dono i «contributi» che i Capitoli
ispettoriali salesiani hanno inviato a
Roma in vista del Capitolo Genera-
le 23 della Congregazione, convoca-
to per il marzo del prossimo anno.
E una vera e propria radiografia
della condizione giovanile a livello
mondiale quella che si disegna leg-
gendo i «contributi» ispettoriali. Chi
se non i salesiani, « esperti in gioven-
», a contatto diretto con la multi-
forme realtà .del « pianeta giovani»
praticamente in quasi tutti i Paesi del
globo, poteva disegnare un più am-
pio quadro della situazione? Non si'
tratta della solita, e magari rispetta-
bile, inchiesta settoriale, limitata a
questo o quel Paese. Qui si spazia a
360 gradi. Siamo di fronte - ed è
questa la migliore garanzia - a un
risultato che scaturisce da una osser-
vazione non per campioni, ma su una
grande massa di giovani, prolunga-
ta nel tempo, attenta a cogliere sia gli
aspetti più appariscenti, sia le sfuma-
ture, radicata nel concreto della vita
quotidiana di milioni di soggetti. E
se qualche carenza nella più appro-
fondita conoscenza della complessa
realtà giovanile viene qua e là leal-
mente ammessa assieme all'assunzio-
ne di un impegno a colmare le
lacune, ciò non inficia la validità del
risultato globale.
salesiana - e per la finalità che i
«contributi» ispettoriali si prefiggo-
no - conoscere al più alto grado
possibile il mondo giovanile i"n rife-
rimento al tema del Capitolo Gene-
rale e cioè« l'educazione dei giovani
alla fede come compito e sfida per la
comunità salesiana oggi» - la « ra-
diografia» cui ci riferiamo non è fi-
ne a se stessa, semplice esercizio
sociologico. È, invece, l'indispensa-
bile premessa per impostare su una
1 NOVEMBRE 1989, 11
piattaforma concreta la verifica che
il CG 23 sarà chiamato a compiere
per tracciare la linea d'azione nell'ot-
tica dell'educazione dei giovani alla
fede. E ciò in tempi che vedono ra-
pidi e talvolta tumultuosi cambia-
menti, in un ambiente intriso di
«secolarizzazione », e in un mondo
giovanile che vive spesso drammati-
che lacerazioni. Raccogliamo qui, e
le proponiamo al lettore, alcuni fra
i molti spunti forniti dall'ampia
rassegna.
Che fra i giovani prevalga oggi un
disagio diffuso, un senso di incertez-
za, è un dato largamente ammesso.
È da qui che partono le «sfide» dei
giovani, alle quali occorre dare una
risposta mediante il confronto. Ma
se la «crisi » giovanile è ammessa co-
me fatto generalizzato, le cause che
la determinano sono differenziate a
seconda dei diversi contesti socio-
culturali e religiosi, con accentuazio-
ni diversificate fra varie aree geogra-
fiche e, all'interno di esse, fra i vari
Paesi. È tuttavia possibile raccoglie-
re la materia in alcuni grandi blocchi.
Indispensabile
premessa
Naturalmente, per la specifica
qualificazione degli osservatori - sa-
cerdoti e membri della Famiglia

2.4 Page 14

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12 · 7 NOVEMBRE 1989
negativo dei mezzi di comunicazio- te legati alla ancora diffusissima po-
Cultura
dell'immediato
ne di massa, che vengono usati in vertà, alla mancanza di facilità edu-
modo acritico. Sul piano civile, le cative. La miseria mette in primo
conseguenze si esprimono con il di- piano le emergenze vitali: cibo, allog-
simpegno, con il rifiuto della politi- gio, lavoro, che sovrastano così lari-
Un primo blocco comprende il ca. Per molti giovani - in numero chiesta religiosa. Ciò spiega in parte
mondo industrializzato, o «del be- crescente - tutto ciò sfocia nell'e- perché, nonostante la cultura india-
nessere». Qui le dominanti sono marginazione deviante (delinquenza, na sia fondamentalmente religiosa, si
molte. I giovani rivelano spesso una droga ecc.) intesa come «rifugio ». vadano gradualmente erodendo i va-
preoccupante fragilità, che trae ori-
Nel secondo blocco sono inclusi - lori religiosi. I giovani finiscono per
gine della mancanza di punti di rife- sempre senza dimenticare le diversi- chiudersi nell'ambito ristretto della
j
rimento sicuri, dall'incertezza di ficazioni del caso - i Paesi dell' A- tribù e manifestano forme sempre
fronte all'avvenire e davanti a scelte merica Latina. Qui è forte fra i più evidenti di fatalismo.
definitive. Tendono perciò ad affer- giovani la consapevolezza di sentirsi
Infine, l'Africa. Anche qui il com-
rare ciò che è più facilmente a por- impotenti a partecipare ai processi portamento giovanile è influenzato
tata di mano, rifiutando il sacrificio. della propria crescita, in un ambien- dalle condizioni di estrema miseria in
È quella che viene definita« cultura te che vede in primo piano i proble- cu i si dibattono molti Paesi. Si è an-
dell'immediato », del piacere, del- mi sociali, economici e politici. I data accentuando la propensione al
l'immagine, del disimpegno, con il giovani patiscono la miseria, la po- benessere che alimenta la fuga di tan-
conseguente disorientamento etico vertà, l'emarginazione, si sentono ti giovani dalle campagne verso le cit-
alla cui base c'è l'assenza di un pro- vittime di strutture ingiuste. Sono tà, all argando a dismisura il feno -
getto di vita.
diffuse carenze cu lturali e di cono- meno dell'urbanizzazione, con tragi-
A influenzare questi atteggiamen- scenza religiosa.
che conseguenze che si chiamano de-
ti concorrono il consumismo, assun-
linquenza, prostituzione, droga,
to come « valore» dalla società del
alcolismo . A influire sul processo
benessere, la secolarizzazione intesa
educativo è soprattutto il contrasto
come tendenza a costruire l'uomo
prescindendo da Dio, la perdita del-
Realtà di miseria
fra il passato e il futuro, fra cu ltura
tradizionale e modello occidentale.
le radici cristiane, la disaffezione per
Se questi sono i tratti più evidenti
le istituzioni religiose. Inoltre - ma Un blocco a sé, per le spiccate ca- della crisi in cui versa il mondo gio-
questo è un tratto comune anche ad ratteristiche che gli sono proprie, è vanile, non mancano però gli aspet-
altre aree - si è affievolita la capa- costituito dal subcontinente indiano, ti positivi, che si colgono trasver-
cità educativa della famiglia, di cui oltre che da vari Paesi dell'Oriente. salmente nei vari « blocchi » . Ovun-
talvo lta si constata la disgregazione. Qui i problemi che toccano da vici- que ci sono giovani provvisti di sen-
Entra in gioco anche l'influsso spesso no i giÒvani sono in larga par- so religioso, sensibili ai valori um an i
&7/tllt &11/111r
INTERNATI0NALE INTERNATIONAlE

2.5 Page 15

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- - -5'1-
Cosa dice il << Regolatore>>
Don Francesco Maraccani, 53 anni, di Brescia, laureato in ingegneria
elettronica, già ispettore dei salesiani di Verona e da alcuni anni segreta-
rio generale della Congregazione, è il Regolatore del 23 ° Capitolo Generale.
Allora, don Maraccani , quali sono i «dati» tecnici di questo Capitolo?
Il Capitolo è stato convocato dal Rettor Maggiore con lettera del 6 ago-
sto I988 ed avrà come tema/ base « Educare i giovani alla fede: compito
e sfida per la comunità salesiana oggi ». Ad esso parteciperanno i rappre-
sentanti di 84 lspettorie, per la prima volta dovrebbe essere rappresentato
anche l'est europeo, anche qui giunge quindi l'effetto perestrojca. Ad es-
so parteciperanno 206 membri in maggioranza eletti dalla base. Per la pre-
parazione immediata di questo capitolo è stata nominata dal Rettor
Maggiore una commissione precapitolare di 18 salesiani «esperti » che han-
no redatto un documento bas~ per Olavoro dell'Assemblea che inizierà
il 4 marzo del 1990 presso la Casa generalizia di Roma. La commissione
preparatoria ha avuto in mano le proposte ed i contributi delle varie ispet-
torie che , a loro vo lta, hanno tenuto un capitolo ispettoriale.
Che tipo di «problemi» deve affrontare un «regolatore »?
Innanzitutto problemi organizzativi e tecnici che vanno dall'ospitalità
al fun zionamento di segreterie, traduzioni sim ultanee, non si dimentichi
che ormai la Congregazione è sparsa in 102 Paesi , e tutto quel supporto
tecnico ed umano di cui necessita una assemblea del genere. C'è anche un
lavoro di assistenza giuridico-contenutistica da dare sin dall 'atto dell'in-
dizione dello stesso Capitolo .
In questo suo lavoro ha dei condizionamenti?
li tema è fissato, per costituzione, dal Rettor Maggiore. Per il resto non
avverto condizionamento alcuno : lavoro con tutta la libertà di chi prepa-
ra una assemblea di religiosi che ha la massima potestà rappresentativa.
Dalla lettura dei «contributi» ispettoriali e dal documento precapitola-
re è difficile o no educare i giovani alla fede oggi?
Tutt'altro. Educare alla fede è in ogni contesto ispettoriale una sfida
e le ispettorie hanno sottolineato tutte la difficile ricerca nei giovani di una
identità. Dalla lettura dei materiali poi si notano almeno due convergen-
ze: una che riguarda la mèta da raggiungere, l'educazione integrale del gio-
vane e la sua piena adesione al Vangelo, e l'altra la strada da seguire:
l'impegno educativo quotidiano . Qui il nodo da sciogliere è quello fra edu-
cazione è educazione alla fede , due realtà diverse e convergenti. Esiste poi
una generalizzata disponibilità delle Comunità salesiane a diventare ani-
matrici di nuove forze di laici collaboratori per la realizzazione della mis-
sione salesiana.
G.C.
1 NOVEMBRE 1989 13
e sociali , desiderosi di giustizia, di ve-
rità, di libertà, che aspirano a una
maggiore autenticità di vita, che chie-
dono modelli nuovi di comporta-
men,to. Giovani alla ricerca di radici
e di sicurezza, aperti al dialogo, alle
relazioni, all'amicizia, che avverto-
no il bisogno di aggregazione, impe-
gnati nei gruppi e desiderosi di
coinvolgimento personale, che sento-
no il bisogno di esperienze forti di
preghiera, che cercano alternative al-
la mentalità corrente.
Ciascuno dei «blocchi» sopra ri-
cordati possiede valori cu lturali che
offrono notevoli aperture ali'evange-
lizzazione. In Africa (e anche in
America Latina) molti giovani par-
tecipano della religiosità popolare
propria degli africani, della loro cor-
dialità, del senso di accoglienza e di
ospitalità, dell'amore alla giustizia e
alla pace, del piacere dell'incontro e
delle manifestazioni di fede, della
gioiosa accettazione della vita, del
senso di solidarietà. In India e nel-
1' 0riente in genere, è tuttora vivo il
fondamentale orientamento religio-
so e la ricerca appassionata per ciò
che è spirituale, il senso della verità,
del distacco, dell ' ospitalità, dello sta-
re insieme, il rispetto per Dio e la
simpatia per l'uomo, la considerazio-
ne per gli anziani. Nel mondo indu-
strializzato, i valori della cu ltura
giovanile che possono svolgere un
ruolo di apertura all'evangelizzazio-
ne sono il rispetto dei diritti umani,
la salvaguardia della natura e del-
1' ambiente, l'apertura alle realtà
mondiali , l'attenzione alle nuove for-
me di povertà, l'attrattiva esercitata
dalla festa, l'amore per la musica,
l'espressione, lo sport, la tolleranza,
il senso della partecipazione e della
democrazia.
Del quadro che abbiamo succinta-
mente descritto emergono esigenze
che coinvolgono gli educatori e i lo-
ro progetti, se vogliono mettersi in
sintonia con i giovani nei diversi con-
testi culturali. Per i salesiani è il pro-
getto educativo-pastorale che deve
essere messo a punto in tutti i suoi
molteplici aspetti. Anche su questo
piano, i «contributi » delle Ispetto-
rie sono ricchi di spunti, suggerimen-
ti , richieste e anche di rilievi critici.
Avremo modo di riferirne nei pros-
simi numeri del giornale.

2.6 Page 16

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14 I NOVEMBRE 1989
OBIETTIVO BS
LA FORMAZIONE
PROFESSIONALE GUARDA
All'EUROPA DEL '93
Roma, Novembre - Al-
i'orizzonte dell 'Europa comunitaria
c'è l' appuntamento con l'ormai fa-
tidico 1993. Alla mezzanotte fra il 31
dicembre 1992 e il l O gennaio 1993
le frontiere che ancora separano i
Dodici della CEE cadranno e verrà
a formarsi un unico grande rpercato
con la libera circolazione, oltre che
delle persone, dei beni e dei servizi .
Una tappa storica su l lungo cammi-
no verso l' unificazione europea. I va-
ri Paesi vi si stanno preparando con
una serie di misure che sfoceranno
Essa può rispondere
alle nuove domande
che nasceranno con
il Mercato unico, ma
deve mettere in primo
piano l'uomo.
Congresso a Roma
del CIOFS-FP
nell'adozione di leggi comuni, nel-
l'armonizzazione delie politiche fi-
scali, nel miglioramento dei prodotti
e dei servizi locali per renderli com-
petitivi su base continentale.
Visto in questa ottica, l'avveni-
mento può apparire segnato da una
connotazione fortemente economica,
mercantilistica, non supportato da
quei valori umani e spirituali che so-
no l'autentica ricchezza dei popoli
europei. È il rischio che il progetto
di unificazione europea corre prati-
camente da sempre. E non solo a
causa del tipo di cultura oggi preva-
lente, dominato dal consumismo e
dall'esasperata ricerca dell'interesse
materiale, ma anche per le modalità
stesse con cui si è andato svolgendo,
negli ultimi quarant'anni, il proces-
so di unificazione. Anche se lo spiri-
to che animò la nascita del primo

2.7 Page 17

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- - - -- - - - ---s/J-
embrione della Comunità era im-
prontato a valori che esaltano la pa-
ce, la solidarietà, l'universalità - e
ciò grazie aUa presenza sulla scena
europea di autentici cristiani quali
erano De Gasperi, Adenauer, Schu-
man - non c'è dubbio che il terre-
no concreto su cui si operò fu quello
economico . Ancora oggi, la dimen-
sione politica, pur avendo compiuto
molti passi avanti, stenta ad affer-
marsi , come stanno a dimostrare gli
scarsi poteri affidati al Parlamento
europeo, che pure è stato eletto di-
rettamente dai popoli.
Vizio d'origine, dunque? Errore di
partenza? Sarebbe ingiusto, oltre che
sbagliato, sostenerlo, considerata la
situazione
mento in cui la Comunità si trovò a
muovere i primi passi, e anche met-
tendo in conto le finalità ultime che
i Dodici intendono perseguire. Infat-
ti , lo stesso Mercato unico è visto co-
me strumento destinato a realizzare
maggiore equità fra gli Stati membri
attraverso il miglioramento della
qualità della vita di tutti, come con-
tributo al consolidamento della pa-
ce. Ciò nonostante, vale la pena di
ricordare che Jean Monnet, un altro
dei padri fondatori della Comunità
europea, alla fine della sua vita dis-
se: « Se avessi potuto ricominciare,
sarei partito non dall'economia, ma
dall'educazione ».
Oure 300 corsi
CIOFS
La frase di Monnet, densa di signi-
ficati, è stata citata da suor Rosa Ci-
rianni, docente alla Facoltà «Auxi-
lium » di Roma, assieme ad alcune
delle considerazioni sopra esposte,
nella relazione d'apertura del conve-
gno dedicato a un aspetto fondamen-
tale dell'educazione, quello della
formazione professionale. Il conve-
gno, svoltosi a Roma per iniziativa
del Centro italiano opere femminili
salesiane (CIOFS) e realizzato da l-
1'Associazione CIOFS-FP, si è posto
in una prospettiva europea, proprio
in vista del 1993 . In primo pfano il
contributo che la formazione profes-
sionale può offrire alla realizzazio-
ne integrale della persona per
renderla sempre più libera di realiz-
zare qualcosa di duraturo e di votarsi
a un impegno .
Il CIOFS-FP ha ormai una lunga
esperienza nel campo della formazio-
ne professionale. Opera in 12 regio-
ni italiane, con 96 centri, che
gestiscono 303 corsi. Si rivolge qua-
si esclusivamente a giovani d.onne
prediplomate o diplomate dai 15 ai
25 anni e alle donne in cerca di una
riqualificazione professionale. Ogni
anno, 7000 giovani donne frequen-
1 NOVEMBRE 1989 15
tano i corsi, 1 cui indirizzi preva-
lenti sono quelli dell'artigianato,
dell'informatica e dei lavori d'uffi-
cio . Altri corsi coprono i settori
dell'alimentazione, turistico, alber-
ghiero e del commercio. Si avvale di
507 insegnanti, così suddivisi : 238 Fi-
glie di-Maria Ausiliatrice, 38 laici e
238 laiche.
La formazione professionale ha
subito negli ultimi anni una profon-
da evolu:èione in corrispondenza del-
1'esplosione di conoscenze e di
sviluppo del sapere tecnico-scienti-
fico, che da un lato ha imposto di da-
re risposte adeguate alle nuove
richieste del mondo del lavoro, e dal-
1'altro ha evidenziato la necessità di
rendere l'uomo capace di capire i
mutamenti in corso, di interpretare
il senso degli eventi storici di cui è
protagonista, di scoprire i valori pro-
fondi del proprio essere e del proprio
agire. Lo ha sottolineato la dottores-
sa C. De Agresti in una relazione che
ha spaziato sulle politiche adottate
dai vari Paesi europei in tema di for-
mazione professionale.
Ovunque si registra un imponente
sforzo per controllare, programma-
re e innovare le opportunità forma-
tive in rapporto al bisogno di
soddisfare esigenze derivanti dal pro-
gresso tecnico, dall'evoluzione socia-
le, dal problema della disoccupa-
zione giovanile . Se la formazione
professionale contribuisce ad allarga-
re la tuttora ristretta mentalità di im-
prenditori eh~ stentano a compren-
dere l'importanza di coordinarsi in
rete per poter assumere dimensioni
adeguate di fronte al prevedibile in-
cremento della ·concorrenza sul pia-
no europeo, occorre d'altra parte
stare in guardia - e lo ha sottolinea-
to il prof. Michele Pellerey - da una
mentalità solo produttivistica, eco-
nomicista e aziendalista nella forma-
zione del futuro lavoratore, la cui
persona deve acquistare sempre mag-
gior rilievo .
Riforma
della secondaria
L'analisi dei diversi aspetti della
formazione professionale in ambien-
te scolastico ed extrascolastico, ha

2.8 Page 18

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16 · l NOVEMBRE 1989
messo in evidenza il suo ruolo e le sue
prospettive nel più ampio quadro
della riforma della scuola seconda-
ria in Italia. L'argomento è stato
trattato dal prof. Guglielmo Malizia
e da Claudia Montedoro, in una cir-
costanziata relazione, ricca di dati.
Come è noto, una delle finalità del-
la riforma è quella di innalzare l'ob-
bligo scolastico. A sostegno di tale
obiettivo concorrono molti validi
motivi, strettamente collegati alle
caratteristiche dell'attuale società e
all'esigenza di costruire una demo-
crazia compiuta. Sono gli stessi gio-
vani, del resto, che manifestano in
grande maggioranza l'intenzione di
proseguire gli studi dopo la media se-
condaria. Sul prolungamento del-
l'obbligo giacciono in Parlamento
diverse proposte di legge. Ma se il
consenso è generale, è sul piano stra-
tegico che emergono i dissensi. Essi
investono anche la formazione pro-
fessionale e la sua collocazione. La
tendenza europea è orientata a pri-
vilegiare il concetto che non esiste al-
cun principio pedagogico che scon-
sigli di far partecipare la formazione
professionale al progetto di innalza-
mento dell'obbligo. Anzi, esistono
molte ragioni per accoglierla, fonda-
te non solo sulla domanda dei gio-
vani, ma anche sulla convinzione che
i corsi di formazione professionale
forniscono una cultura sufficiente
per un buon inserimento nel mondo
del lavoro e nella società, sono i più
idonei per chi ha attitudini operati-
ve e permettono di recuperare chi ab-
banclona la scuola.
Su qualifiche, professioni, livello
di professionalità in Europa, sempre
nella prospettiva del 1993, ha riferi-
to C. Tagliaferro, mentre Pier Gio-
vanni Bresciani si è soffermato ad
illustrare le strutture e il funziona-
mento dei corsi di formazione pro-
fessionale. A sua volta, la dottoressa
Claudia Mon:tedoro ha delineato le
caratteristiche personali e professio-
nali dei docenti in Europa. È, que-
sto, un punto critico del sistema del-
la formazione professionale, tanto
che - ha detto - il rinnovamento
del settore, se deve riferirsi alle strut-
ture, ancor prima richiede una riqua-
lificazione delle risorse umane.
Con le relazioni e le successive di-
scussioni in assemblea e nei gruppi
di lavoro, il convegno ha ottenuto di
fornire un valido contributo alla ri-
flessione, che attualmente la CEE
porta avanti, sulla formazione inte-
grale e continua. In questo ambito,
la formazion~ generale, la formazio-
ne professionale, l'influsso dell'am-
biente socio-culturale e delle istitu-
zioni nazionali, ecclesiali, della
famiglia , dell'industria concorrono
allo sviluppo armonico dell'indivi-
duo nonostante la complessità di una
società che a ragione si può definire
« a rischio». Istruzione generale più
formazione professionale è il bino-
mio su cui si gioca il futuro del-
l'Europa.
FP AL FEMMINILE
PER NUOVE
OPPORTUNITA
DI LAVORO
Problemi e prospettive
della formazione
professionale
delle giovani
in una intervista con
suor Lauretta Valente
Suor Lauretta Valente
FMA la formazione professionale la
conosce a fondo, anche perché -
confessa - « mi piace molto». Vi si
è impegnata fin dal 1967, preferen-
dola all'insegnamento nella scuola,
che sostiene, « è più statica, mentre
la formazione professionale è, per
sua natura, dinamica». Intende dire
che la formazione professionale è ne-
cessariamente più sollecita a coglie-
re le novità che affiorano nel mondo
del lavoro e nella società e richiede
un costante aggiornamento. Per suor
Lauretta l'impegno nel campo della
formazione professionale è una
« scelta di campo» perfettamente in
linea con lo spirito salesiano in quan-
to è rivolta ad aiutare giovani che più
hanno bisogno. Ha cominciato inse-
gnando materie contabili e cultura
generale nelle scuole professio-
Nella foto suor Lauretta Valente

2.9 Page 19

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- - - - - - - -- - - sB-
1 NOVEMBRE 1989 · 17
nali. Ha fatto parte della Commis-
sione didattica della Regione Lazio.
Attualmente ricopre l'incarico di vi-
cepresidente del CIOFS-FP.
Suor Lauretta, quali erano gli ob-
biettivi del Convegno europeo?
«Abbiamo puntato a sensibilizza-
re gli operatori della formazione pro-
fessionale a livello nazionale in vista
degli impegni che ci attendono. Il
1993 impone di guardare all'Europa
del Mercato unico, e quindi di appro-
fondire le tematiche poste in eviden-
za dalla Comunità in materia di
formazione professionale, uscendo
da ambiti regionali che si riveleran-
no col tempo sempre più angusti».
Come avete realizzato al convegno
il raccordo con la dimensione
europea?
« Al convegno hanno partecipato
rappresentanti delle Figlie di Maria
Ausi liatrice che operano in alcuni
Paesi membri della Comunità. C'è
stata una verifica delle esperienze.
Inoltre sono state avviate iniziative
di lavoro comune. Per esempio, si è
deciso di redigere un manuale che
raccolga tutte le esperienze di forma-
zione professionale a livello europeo,
per favorire una più ampia informa-
zione e per consentire Io scambio di
a lli evi e di personale insegnante».
Quali sono in Italia i problemi del-
le scuole professionali femminili?
« Abbiamo svolto indagini sulla
condizione della donna nel lavoro e
sulle sue scelte professionali per riu-
scire, come Figlie di Maria Ausilia-
trice, a cogliere il problema di fondo
delle donne. Questo perché non vo-
gli amo che il nostro impegno sia
quello di avere come destinatarie le
donne solo in quanto donne, ma si
innesti sulle peculiarità e su lle esi-
genze delle donne, in modo da ri-
spondere sempre meglio alle loro
necessità. Ora la formazione profes-
sionale risente nelle nostre istituzio-
ni dei condizionamenti che la donna
incontra nelle istituzioni generali del-
la società. Di conseguenza, per la
donna la scelta della professione si
snoda secondo una certa linea che
prevede l'insegnamento, i servizi,
l'assistenza. Poi c'è la questione della
scuola di provenienza. Spesso le don-
ne vengono da studi a indirizzo uma-
nistico e ciò impone di valutare una
possibilità di riciclaggio, perché quei
diplomi hanno minori possibilità di
investimento. Per fare un esempio,
possono essere riciclati in preparazio-
ne di attività didattiche o formative
utilizzando il computer».
E nelle vostre scuole professiona-
li, come vanno le cose?
« Usando un'espressione concisa
potrei dire che sono contenta di co-
me vanno le cose, ma non soddisfat-
ta . Mi spiego . Sono contenta perché
vedo molto dinamismo interno, ve-
do la volontà di aggiornarsi, di ripro-
gettare costantemente le attività. In
questo modo si va incontro alle es i-
genze della gioventù, con un piglio
tipicamente salesiano. L'insoçidjsfa-
zione nasce dal fatto che non è così
dovunque, e dalla constatazione che
talvolta il dinamismo non basta a
soddisfare l'esigenza di istituzionaliz-
zare la ricerca, di attuare cambia-
menti necessari in rapporto alle
esigenze del mondo giovanile e del la-
voro via via che si presentano».
Si ha la sensazione che nel Mezzo-
giorno d'Italia abbondino i corsi di
taglio e cucito, ovviamente privi di
sbocchi occupazionali a fini sociali.
Forse ne traggono vantaggio le sin-

2.10 Page 20

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bra temere le cose nuove. E forse an-
che noi dovremmo dimostrare più
coraggio pe°r poterlo infondere all'i-
stituzione pubblica».
Sul futuro delle scuole professio-
nali maschili pesano molti problemi.
E sul futuro delle scuole femminili?
« I problemi sono gli stessi, né più
né meno. E sa il perché? Perché so-
no i problemi dell'istruzione profes-
sionale. Naturalmente hanno accen-
tuazioni diverse da Regione a
Regione.
Ecco, se le Regioni decidessero, si
fa per dire, di tagliare /fondi, sare-
gole ragazze che imparano così a far
meglio la casalinga. Ma è una finali-
soddisfacente?
« Non posso dire che questo tipo
di indirizzo mi entusiasmi, non tan-
to in sé, quanto per il fatto che fini-
sce per fondarsi su quello che io
definisco il "consolidato", cioè su
orientamenti che hanno dato frutti in
passato ma che hanno bisogno di
spinte innovative. Vorrei che da par-
te dei centri ci fosse una più attenta
va lutazione del loro servizio sul ter-
ritorio. In parte almeno abbiamo
cercato di favorire questa tendenza.
In Sicilia, per esempio, c'è stato un
convegno che ha consentito di riflet-
tere sulla programmazione, sulla
progettazione, sul valore della for-
mazione professionale come contri-
buto alla realizzazione del progetto
di vita dei giovani. Altri centri hanno
sentito l'esigenza di verificare il loro
contributo alla gioventù locale ».
Quali sono i corsi che pensate si
possano definire «moderni»?
« Non credo che ci siano corsi più
moderni e corsi meno moderni. Di-
rei piuttosto che tutta la formazione
professiona le risponde a esigenze di
modernità, di nuovo, di più adegua-
to ai tempi. E deve perciò operare
su lla base di progetti che tengano
conto delle necessità territoriali, delle
esigenze occupazioni ma anche delle
industrie».
·
A chi vi rivolgete per suggerire
questi orientamenti?
« Alle responsabili della formazio-
ne professionale dei Centri».
E chi non li accoglie... ?
«Be', non è che ci andiamo con il
bazooka... Noi cerchiamo di convin-
cere che è importante il progetto e
quando un progetto si è concluso
bisogna riproporre un altro sempre
più aggiornato. Riisposte ne abbiamo
avute. Cito un caso, quello di Cu-
miana, in provincia di Torino. Là il
progetto è stato innovativo nel sen-
so che ha tenuto ben presente il pa-
norama di tutte le industrie del
territorio, si è collegato con esse per
avere il quadro delle loro richieste,
ed ha ottenuto anche un finanzia-
mento. Ciò significa che il 90 per
cento dei partecipanti ai corsi può di-
re di avere in tasca l'impiego».
Perché esperienze del genere non
trovano spazio nel Sud?
«È difficile dirlo. È probabile che
ci siano più difficoltà di interazione
con l'istituzione pubblica, che sem-
ste in grado di mantenere le scuole
a vostro rischio e pericolo?
« Come CIOFS-FP sosteniamo che
la formazione professionale è un set-
tore importante e quindi coerente-
mente ci impegneremmo a mantenere
in vita le scuole anche senza sovven-
zioni. Del resto è già accaduto in
Abruzzo. Non è stato facile, ma la
volontà di rischio c'è. Però, attenzio-
ne, perché, soldi a parte, si tratta di
individuare gli spazi giusti e inve-
stire con progetti. Certo, ci vuole una
notevole dose di coraggio. Soprattut-
to bisogna darsi da fare, non rima-
nere passivi in attesa che quegli spazi·
si formino, ma giocare d'anticipo».
o

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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- - - - - - - - - - -ì58-
EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
1 NOVEMBRE 1989 19
Colombia
A CACCIA D'ANIME
NELLA SELVA DEL CHOCÒ
Nella cartina particolare della
regione del Chocò
A colloquio con
don Gervasio Fornara
da quasi trent'anni in
Colombia. L'avventura
di un missionario che
vive in mezzo
a 300.000 colombiani
di origine africana.
La missione è ormai tut-
ta la sua vita e la popolazione della
jungla del Chocò è la sua gente. Nelle
parole di don Gervasio Fornara, mis-

3.2 Page 22

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20 · 1 NOVEMBRE 1989
sionario salesiano in Colombia da 28
anni, la cadenza piemontese d 'origi-
ne si mescola a qualche accento spa-
gnolo che ogni tanto spunta fuori
qua e nel discorso. Mi racconta
che a Condoto, sede principale della
missione, tutti lo chiamano « corre-
caminos » perché va veloce per rag-
giungere i 22 villaggi della sua zona
e per non farsi sorprendere dalla not-
te lungo i viottoli pericolosi a causa
dei serpenti e di altri animali. Ma
don Gervasio ha scoperto un modo
per arrivare ancora più rapidamente
ai suoi fedeli. Così è nata l'idea di
mettere su un'emittente locale e og-
gi nella selva del Chocò c'è un'anten-
na che si alza accanto alla croce su l
tetto della chiesa di don Gervasio.
« Quando sono sbarcato dalla na-
ve a Cartagena, avevo 21 anni ed ero
chierico. lo stesso avevo chiesto di
andare in missione, in qualunque po-
sto avessero voluto i miei superiori.
In Colombia ho vissuto le tappe più
importanti della mia esperienza co-
me uomo e come religioso salesiano
e a Bogotà sono stato consacrato
prete da Paolo VI durante il Con-
gresso Eucaristico del 1968 (era la
prima volta che un Papa faceva visi -
ta ali' America Latina)».
Dopo gli studi di teologia a Bogo-
e il lavoro presso la grande par-
rocchia salesiana di Tuluà, don
Gervasio è passato a dirigere un Isti-
tuto tecnico industriale a Medellin e
oggi si occupa a tempo pieno della
missione di Condoto nel vicariato
apostolico di Istmina sul litorale
nord dell'Oceano Pacifico, da lui
fondata tre anni fa. Non senza dif-
ficoltà, dato che Condoto, dove ri-
siede, si trova nel cuore del Chocò,
un dipartimento grande come il Pie-
monte e la Lombardia, solcato da
una fitta rete di fiumi, e popolato da
300.000 abitanti soltanto, il 97<1/o dei
quali di razza nera. « Sono i discen-
denti degli schiavi portati giù dagli
spagnoli con le famose navi guerrie-
re per lavorare a ll 'estrazione dei me-
talli preziosi, oro, platino, argento,
di cui questa zona era ed è ricchissi-
ma. Malgrado le sue risorse però
questa è anche la regione più povera
e abbandonata della nazione».
Perché?
« Politicamente 300.000 abitanti
non sono niente per un Paese di 30
milioni di persone come la Colom-
bia, soprattuto nella difficile situa-
zione che oggi la vede alle soglie di
una guerra civile. Da parte dei po li-
tici si pensa solo a sfruttare le risor-
se minerarie ma non a dare. Pensi
che nella regione ci sono in tutto 150
km di strada e per completare i IO
km che da lstima portano a Condo-
to ci sono voluti ben 33 anni! Un'al-
tra difficoltà è il clima caldo umido:
abbiamo circa 10.000 mml di acqua
all'anno e il Chocò è la seconda re-
gione più piovosa del mondo dopo
il Banglades. Piove tutti i giorni. E
se non piove non abbiamo l'acqua,
che raccogliamo in cisterne sui tetti
e poi filtriamo e facciamo bollire

3.3 Page 23

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- - - - -- - - - - -~
-
IAlcune immagini dalla selva
del Chocò
(le foto del servizio
sono state scattate
da don Gervasio Fornara
prima di poterla usare».
Quando è arrivato a Condoto per
fondare la missione, che cosa ha
trovato?
« Una chiesa piuttosto abbandona-
ta. E una casa parrocchiale con il tet-
to che è crollato due mesi dopo.
Questo era tutto quello che avevo.
vicino ci sono 4 suore salesiane im-
pegnate come educatrici nelle scuole.
Dall'inizio di quest'anno però, dato
l' impegno dell'emittente radio, sia-
mo in tre sacerdoti » .
Come si svolge la sua opera pasto-
rale? Quali sono i problemi di que-
sta popolazione che per le sue origini
e per la collocazione geografica po-
tremmo definire un'isola nera all'in-
terno della Colombia?
« No, non ho avuto grosse difficol-
con la gente, accogliente, aperta,
piena di voglia di imparare cose nuo-
ve. Ho solo cercato di conquistare la
loro amicizia, facendogli sentire che
io pur essendo bianco ero come lo-
ro. Non c'era differenza, non avevo
autorità particolari, non ne sapevo
più di loro, anzi . Sono entrato di ca-
1 NOVEMBRE 1989 · 21
sa in casa, parlando con tutti senza
nessuna differenza. Ho fatto capire
loro che anche io lavoravo aiutandoli
nelle loro realtà . Aiutandoli a non
smarrire il senso della loro identità
e a progettare nuovi orizzonti futu-
ri. Bisogna aiutarli ad essere coscienti
di quello che hanno e del fatto che
possono fare da loro senza dipende-
re dagli altri. Secoli fa sono arrivati
qui da schiavi, dipendevano in tutto
dagli spagnoli. Dopo di loro è stata
la volta dei signorotti locali e poi del-
le potenze straniere, soprattutto gli
USA, che sfruttavano le miniere. Co-
sì si sono formati la mentalità di chi
è abituato a chiedere agli altri: arri-
vavano giù gruppi della Croce Ros-
sa, missionari o altri che portavano
mezzi, aiuti, vestiti, medicine, giocat-
toli, un po' di tutto. Una forma di
paternalismo che ha fatto che in-
crociassero le braccia e si aspettasse-
ro tutto dall'esterno. E che non li ha
resi responsabili del loro sviluppo ».
Come vive oggi la gente di Condo-
to e dei villaggi vicini?
« Ci sono persone che hanno stu-
diato e che si dedicano all'insegna-
mento ma per la maggior parte sono
minatori, una vita dur-a, faticosissi-
ma, sempre con le gambe a mollo
nell'acqua. Purtroppo queste minie-
re, dopo essere state sfruttate per de-
cenni dagli USA, oggi non
producono più niente, solo debiti.
L'oro e il platino infatti sono allu-
vionali e per scavare ancora nel let-
to dei fiumi ci vorrebbero dei mezzi
che qui non ci sono».
Quindi gli abitanti della zona vi-
vono su un terreno che racchiude
enormi ricchezze ma sono poverissi-
mi . Una situazione abbastanza em-
blematica di molte realtà del Terzo
Mondo. Come mai?
« Sono poveri non solo perché non
lo possono sfruttare come potrebbe-
ro (il discorso vale per i metalli del
sottosuolo ma anche per la mancan-
za di coltivazioni agricole in super-
ficie e ce ne sarebbe bisogno perché
tutto quello che si mangia è portato
dall'interno della Colombia coi ca-
mion) ma sono poveri anche perché
sono soggetti agli intermediari che
comprano l'oro e il platino grezzo
che i negri riescono a trovare».
Come si può uscire da questa si-
tuazione?

3.4 Page 24

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.·,
'
I Nelle foto una famiglia del luogo
e delle abitazioni tipiche
nella jungla
« In tanti modi. Recentemente ad
esempio il sindaco del paese ha re-
spinto una concessione di sfrutta-
mento auriferg che era già stata
concessa dal governo ad una società
straniera. Ma non basta, certo. Ap-
pena arrivato a Condoto la mia pri-
ma preoccupazione è stata quella di
avere un mezzo di comunicazione
che potesse "fare coscienza" in
quella comunità, anche se sparsa in
tutta quella selva immensa, dei pro-
fondi valori umani di cui è custode
e testimone. Valori peraltro minac-
ciati da un'ondata massiccia di pro-
grammi televisivi che, da quando sei
anni fa è arrivata la luce elettrica,
hanno invaso le case con telenovele
e programmi di evasione senza con-
tenuti».
Ma come, le telenovele nella jun-
gla? dove non arriva la strada ar-
rivano le chilometriche « soap
opera»?
« Sì, questi programmi sono entra-
ti nelle loro vite con i primi televiso-
ri e li hanno talmente appassionati
che la gente finisce per lasciare tutto
pur di non ·perdere una puntata del-
la telenovela. Perciò ho pensato che ·
era importante intervenire con gli
stessi mezzi e aiutarli a giudicare certi
"disvalori" che si stanno facendo
strada nella loro mentalità».
Quindi con la radio, da poco at-
trezzata anche a studio televisivo, lei
riesce ad essere più vicino ai suoi
fedeli?
«Certo, io visito i villaggi tre vol-
te l'anno, ma ora con la radio arri-
vo tutti i giorni". E la gente ci segue
con molto interesse, perché e la " lo-
ro" radio. Ma intendiamoci, è una
piccola radio, abbiamo sistemato lo
studio nella casa parrocchiale. Ora
accanto alla console dei program-
mi radio c'è anche un piccolo studio
televisivo con una telecamera fissa
(l'altra l'usiamo per andare in giro
e fare interviste). Trasmettiamo il no-
stro telegiornale, dibattiti, notizie.
Una volta durante un dibattito su
una telenovela, sono arrivate in stu-
dio persone che ci seguivano da casa
e che volevano farci sapere il loro pa-
rere (non c'è mica il telefono lì,
sa?)» .
Come vive il carisma salesiano,
l'insegnamento di Don Bosco, nello
studio di una radio catto li ca sperdu-
ta in un angolo recondito della selva
« Prima di parlare della mia mis-
sione, voglio ricordare la grandissi-
ma presenza salesiana in Colombia,
dove nel 1990 si celebra il centena-
rio dell'arrivo dei primi salesiani. Ol-
tre alle missioni dell' Ariari e di
Condoto, c'è il lavoro tra i lebbrosi
di Aqua de Dios e Contratacion.
L'opera educativa e promozionale di
migliaia di gamines (ragazzi di stra-
da) a Bogotà e Medellin e poi molti
istituti professionali, scuole, parroc-
chie, centri giovanili ed anche una
università gestita da un salesiano a
Barranquilla. In questo momento
tanto duro e drammatico per la Co-
lombia, che la lotta alla droga e la
protervia dei narcos hanno spinto di
fatto alle soglie di una guerra civile,
voglio ricordare il motto " da mihi
animas" che tradotto da noi è "dam-
mi ciò che vive" . Ecco, vogliamo ac-
cogliere la vita e dare speranza alla
gente che incontra il salesiano , pro-
positivo, costruttivo e.mai pessimi-
sta. Sappiamo che ci sono moltissimi
problemi, ma sappiamo anche che si
possono risolvere. In fondo il fatali-
smo e la rassegnazione sono i loro
più grandi nemici da sconfiggere».
del Chocò?
Mieta Fagiolo d'Attilia

3.5 Page 25

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DoN Bosco NTRA
NEI CAMPI DEI RIFUGIATI
CAMBOGIANI IN TH~ILANDIA
Affidati ai salesiani thailandesi i centri
di formazione professionale per i giovani.
Il dramma dei profughi nel mondo
Ai tempi di Don Bosco
il problema dei profughi non esiste-
va. C'erano, sì, singole persone co-
strette all'esilio per motivi politici,

3.6 Page 26

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Foto del servizio sono del Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR)
movimenti di popolazioni avveniva-
no a causa di guerre ma erano limi-
tati nel tempo, le migrazioni dai
Paesi poveri verso quelli ricchi era-
no provocate dal bisogno di cercare
lavoro o per i più ambiziosi, dal de-
siderio di fare fortuna . Nulla di pa-
ragonabile, tuttavia, al fenomeno
profughi che oggi conosciamo,
esploso nella nostra epoca e segnato
dalla drammatica ampiezza oltre che
dalle difficoltà di ges tirlo .
Se Don Bosco si fosse trovato a
doversi confrontare con questo pro-
blema, che coinvolge milioni di gio-
vani, che cosa avrebbe fatto? Don
Tito Pedron, Ispettore salesiano per
la Thailandia, non ha dubbi: « Cer-
tamente non si sarebbe rifiutato di
aiutare tanti giovani, per confortar-
li nella dura prova che debbono af-
frontare al presente e prepararli a un
futuro migliore per loro, per le loro
famiglie, per la loro Nazione ». Così
ha pensato di sostituirsi a Don Bo-
sco assumendosi un non facile com-
pito: coinvolgere i salesiani nella
direzione tecnica ed educativa di cin-
que centri di formazione professio-
nale in due campli di rifugiati
cambogiani in Thailandia.
La richiesta ai salesiani è partita
dal COERR e dall'Alto Commissa-
riato delle Nazioni Unjte per i rifu -
giati (ACNUR). Il COERR è l'Uffi -
cio cattolico per gli aiuti d'emergen-
za ai rifugiati, fondato a Bangkok
nel 1978 per volontà della Conferen-
za episcopale thailandese (ne è pre-
sidente il cardinale arcivescovo di
Bangkok Michael Kitbunchu). I tre
volontari che inizialmente si impe-
gnarono nel COERR sono saliti ai
264 di oggi, appartenenti a 15 nazio-
nalità, sparsi in tutti i numerosi cam-
pi di profughi dislocati ai confini con
la Cambogia. Sono medici , inse-
gnanti, agronomi, meccanici, in
maggioranza cattolici ma anche bud-
disti , ebrei, musulmani . Cercano di
alleviare le sofferenze materiali dei
rifugiati, senza distinzione alcuna di
razza o di religione. Pur nel rispetto
di tutti, chi desidera anche l'assisten-
za spirituale trova sacerdoti e suore
pronti ad accordarla.
L avaro impegnativo
Se il COERR e le Nazioni Unite
hanno pensato ai salesiani per assol-
vere a un compito tanto gravoso, il
motivo c'è. Anzi, i motivi sono più
di uno . In primo luogo è stata tenu-
ta in gran conto l'esperienza che i sa-
lesiani hanno maturato nel settore
dell'istruzione professionale. A ciò si
aggiunge la loro conoscenza del
mondo giovanile e, infine, il ricono-
scimento dell'efficienza raggiunta
dall ' lspettoria thailandese . Nel Pae-
se asiatico, i salesiani si sono resi po-
pol ari, oltre die per lè loro s<l'Uolç,
i centri missionari, i centri giovanili,
l'assistenza ai baraccati e ai ragazzi
della strada, anche per gli istituti pro-
fessionali e i laboratori artigianali
aperti in diverse località.
li lavoro che li attende in questo
nuovo settore di attività è molto im-
pegnativo per il contesto in cui ver-
svolto. Nei due campi loro affidati
vivono più di 200.000 persone:
40.000 in uno e 170.000 nell 'altro . I
primi sono khmer rossi, che hanno
abbandonato la Cambogia dopo l'in-
vasione da parte delle truppe vietna-
mite; i secondi si riconoscono in
fazioni fra loro antagoniste, dai se-
guaci del principe Sihanouk agli ade-
renti al Fronte di liberazio ne
nazionale. Ambiente tutt'altro che
facile, quindi. Inoltre, ciascun grup-
po desidera avere un proprio centro
di formazione professionale. Ciò
che, ovviamente, complica le cose.
Ma don Pedron non si perde d'ani-
mo. « In questi campi - dice - ci
soo moltissimi giovani con un pas-
sato di grande dolore, un presente
miserevole e un futuro molto incer-
to. Sono i più poveri tra i poveri, e

3.7 Page 27

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----------j------:--- - -s/1-
1 NOVEMBRE 1989 · 49
a noi è stata data la possibilità di aiu-
tarli. Per questo non potevamo che
rispondere positivamente alla richie-
sta che ci è venuta dall'autorità civi-
le e dalla Chiesa. Questo non ci im-
pedisce di essere consapevoli della
difficoltà che ci attendono. Ci sforze-
remo di superarle lavorando sodo».
II dramma dei profughi cambogia-
ni sembra senza fine. Rimane esile la
speranza di far ritorno a casa, in una
Patria finalmente pacificata dopo gli
orrori del regime di Pol Pot, il ditta-
tore pazzo e sanguinario che ha go-
vernato massacrando senza pietà
quasi due milioni di persone, dopo
l'occupazione dell'esercito vietnami-
ta, dopo la guerriglia che divampa
tuttora nel martoriato Paese. La
disillusione ha accompagnato pun-
tualmente gli ormai innumerevoli
tentativi di raggiungere un accordo
fra le fazioni in lotta) tutti falliti.
L'ultima della serie si è svolto l'estate
scorsa a Parigi, con la conferenza in-
ternazionale su lla Cambogia. Le di-
vergenze fra i gruppi sono apparse
insanabili e la trattativa si è arenata
sugli scogli di sempre. La stessa f:le-
cisione del Vietnam di ritirare le trLp-
pe dalla Cambogia è stata vista don
apprensione da chi teme un ulte io-
re allargamento della guerra civ le.
Dignità del!'uomo
Nel frattempo, centinaia di i-
gliaia di esseri umani languono 'ìei
campi profughi thailandesi, in un
abisso di miseria e di disperazio ~e,
affidati totalmente all 'assistenza ir-
ternazionale. Li ha visti anche Gip-
vanni Paolo Il quando, nel 1984, fa
visitato la Thailandia. Ha vol uto in-
contrarli per dire loro: « Il mio cup-
re è con voi, il cuore di un fratel l?
che viene a voi in nome di Gesù C ~i-
sto, per portarvi un messaggio ? i
compassione, di conforto, di spera?-
za » . E ai rappresentanti di tutti \\ i
Paesi riuniti a Bangkok, il Papa di -
se che « tacere sul dramma dei pr<ll-
fugh i sarebbe come rinnegare ciò cl 1e
la C hiesa cattolica insegna su lla di-
gnità dell'uomo e su come gli indivi-
dui e le Nazioni possono e debbono
agire in difesa di questa ;dignità ».
Il Papa, in quell 'occasio ne, aveva
certamente presente la situazione di
tutti gli altri profughi che nel
mondo, in questa nostra tormenta-
ta epoca, vivono la stessa tragica
esperienza. E so,no milioni, in Afri-
ca, in America Latina, in Eurppa.
Gente che ha perduto tutto, i beni
materiali e il lavoro, che ha patito lo
sradicamento dalla propria terra,
spesso dalla famiglia, che ha corso
pericoli e che oggi è in uno stato di
totale dipendenza dagli altri per il ci-
bo, un vestito, un alloggio.
L'ampiezza del fenomeno rifugiati
ha naturalmente una sua dimensio-
ne spirituale. Nei campi di raccolta,
dove si incontrano, e spesso si scon-
trano, mentalità diverse e dove le
condizioni di vita tendono ad abbat-
tere lo spirito, il sentimento religio-
so può sgretolarsi. È un motivo di
preoccupazione per la Chiesa. Ecco
perché molti sacerdoti e religiosi han-
no trovano la loro vocazione missio-
naria tra i rifugiati nei campi, per
dare ai cristiani la possibilità di vi-
vere la loro fede e ai non cristiani
quella di conoscere i valori che la
Chiesa presenta e che.fanno parte dei
tesori fondamentali dell' umanità.
Non a caso, il decreto concili are
« Christus Dominus »esortai vesco-
vi a una speciale attenzione verso i
profughi, « che, a motivo delle lo ro
condizioni di vita, non possono go-
dere a sufficienza della comune or-
dinaria cura pastorale dei parroci o
ne sono del tutto privi». A sua vol-
ta, la « Gaudium et spes » evidenzia
« la necessità di soccorrere le angu-
stie dei profughi sparsi in ogni parte
del mondo».
Don Bosco si è dunque inoltrato
in questo campo di attività lungo il
turbo lento confine tra la Thailandia
e la Cambogia per dare un aiuto ai
giovani. I suoi figli vanno incontro
a sicure difficoltà. Il personale non
abbonda, i mezzi altrettanto. Ma
hanno assunto questo compito nella
certezza di avere al loro fianco quanti
partecipano della missione di Don
Bosco in mezzo ai giovani più bi-
sognosi.
Gaetano Nanetti

3.8 Page 28

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50 · 1 NOVEMBRE 1989
EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
L'ORATORIO
È «DI CASA»
ANCHE NEL MONDO
ISLAMICO
Convegno al Cairo sulla pastorale salesiana
nei Paesi musulmani. Un ambiente non facile
che richiede conoscenza, dialogo e rispetto.
C'è un libro, pubblicato
di recente dalla SEI, che ci offre la
possibilità di migliorare la nostra co-
noscenza del mondo islamico, sia pu-
re in riferimento a un periodo storico
delimitato, quello delle crociate, nei
due secoli compresi fra il 1096 e il
1291. li tratto più curioso del libro
sta nel fatto che l'autore, Amin Maa-
louf, libanese trapiantato in Francia,
ci propone « le crociate viste dagli
arabi» (è il titolo del volume), cioè
dai cronisti e dagli storici mu-
sulmani.
Bisogna ri conoscere che le sorpre-
se non mancano, specie per chi ha
conservato delle crociate l'immagine
idilliaca e sentimentale trasmessa da
frettolosi manuali di storia in uso
nelle scuo le, popolata di cavalieri
senza macchia e senza paura lancia-
ti nella nobile impresa di recuperare
alla cristianità i luoghi sa nti di Ge-
rusalemme e della Palestina, strap-
pandoli ai feroci musulmani . In
realtà, quelle imprese, pur avviate in
origine con intenti preva lentemente
religiosi, si trasformarono presto in
guerre di conquista e gl i uomini che
combattevano sotto le insegne della
Croce si resero responsabili di orren-
di massacri, di saccheggi, di razzie.
I loro capi divennero ·dei dominato-
ri, imponendo la propria autorità sui
territori sottratti agli arabi. Questi ul-
timi, peraltro, non furono da meno
quanto a stragi allorché riuscirono a
trovare quel tanto di unità che con-
sentì loro di avviare la « guerra san-
ta » contro glì «infedeli» venuti da
Occidente come invasori.
Millenaria ostilità
Non a caso quei terribili avveni-
menti stanno all'origine della mille-
naria ostilità tra l'Islam e il mondo
cristiano occidentale. Lo ha ricorda-
to anche Giovanni Paolo II nel di-
scorso ai giovani musulmani durante
la sua visita in Marocco. « Cristiani
e musulmai, ci siamo in genere mal
compresi - disse il Papa - e qual-
che vo lta in passato ci siamo oppo-
sti e anche persi in polemiche e in
guerre. lo credo che Dio ci inviti og-

3.9 Page 29

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- - - s8-
1 NOVEMBRE 1989, 51
gi a cambiare le nostre vecchie abi -
tudini. Dobbiamo rispettarci e stimo-
larci gli uni gli altri nelle opere di
bene sul cammino di Dio».
Le «sorprese» cui il lettore va in-
contro leggendo il libro di Maalouf
sono da collocare nel più vasto qua-
dro della scarsa conoscenza che con-
tinua a coprire, in Occidente, una
realtà fatta di quasi un miliardo di
credenti e che ha alle spalle grandi
tradizioni di civiltà, di cultura e di ar-
te. Solo di recente, soprattutto in
coincidenza di avvenimenti che han-
no sconvolto il mondo islamico -
guerre in Medio Oriente, rivol uzio-
ne di Komeini in Iran, ecc. - o che
hanno avuto ripercussioni in Occi-
dente (si pensi solo alla questione del
petrolio, al dramma degli ostaggi in
Libano, agli attentati terroristici), si
è avuto un risveglio di attenzione ver-
so l'Islam . A sollecitarlo sono state
anche le correnti migratorie che dal
Terzo Mondo hanno portato in Eu-
ropa masse crescenti di uomini che
professano la religione islamica. Nel
panorama di alcune città europee co-
minciano a svettare le sagome affu-
solate dei minareti.
Ma se in questi casi la migliore co-
noscenza del mondo islamico è stata
quasi imposta dalla forza degli avve-
nimenti, essa è da sempre una neces-
sità per chi si trova a vivere e a
operare nella realtà di quel mondo.
Diventa poi imprescindibile esigenza
per quanti, nel contesto islamico, in-
tendono svolgere opera di educazio-
ne e di evangelizzazione. È, quest'ul-
timo, il caso dei salesiani impegnati
nei Paesi a predominante presenza
islamica. « Per poter aiutare il giova-
ne a costruirsi una propria persona-
lità - afferma don Luc Van Loy,
consigliere generale per la missione
salesiana - è necessaria una cono-
scenza profonda e una comprensio-
ne non solo teorica dell ' ambiente in
tutti i suoi aspetti, sociali, politici, re-
ligios i, culturali». A questa finalità
ha mirato con intenti pastorali l'in-
contro svoltosi al Cairo con la par-
tecipazione di sacerdo ti e suore
salesiani provenienti da Libano, Si-
ria, Marocco, Senegal, Tunisia,
Giordania, Egitto, oltre che da Israe-
le. Di quell'incontro so no stati ora
pubblicati gli atti, a cura del Dicaste-
ro per le Missioni.

3.10 Page 30

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52 · I NOVEMBRE 1989
Maggio re conoscenza
Al Cairo è stata approfondita la
realtà dell'Is lam per poi confrontar-
la con il patrimonio spirituale e reli-
gioso di Don Bosco. Sullo fondo del
quadro generale della società e della
cultura in ambiente musulmano -
tracciato dalla relazione di padre
George C. Anawati - si è potuto
evidenziare l'esigenza di colmare le
lacune. che ancora sussistono nella
conoscenza del mondo islamico, con
l'aggiornamento sia personale sia co-
muni tario, anche allo scopo di fa -
vorire la crescita della sensibilità
verso i musulmani fra le minoranze
cristiane, spesso chiuse in una steri-
le ostilità .
Le difficoltà oggettive di operare
in ambiente islamico non sono poche
né di scarso rilievo. Ne ha fornito
una sintesi mons. Hanna Golta, con
specifico riferimento all'Egitto, che
è tuttavia Paese fra i più aperti, an-
che se risente di una forte presenza
di gruppi estremisti impegnati in una
martellante propaganda islamka e
arroccati nel rifiuto di qualsiasi con-
cessione ai cristiani. Ciò non ha im-
pedito l'attivazione di forme di
co llaborazione fra cristiani e musul-
mani in vari campi, dalla scuola alle
opere sociali e assistenziali, oltre che
col dialogo fra gruppi e famiglie, in
un clima di solidarietà e di fratellan-
za. L'Egitto, inso mma, al pari , del
resto, di altri Paesi arabi del bacino
del Mediterraneo, consente una cer-
LA DIFFUSIONE
DELL'ISLAM
NEL MONDO
Le popolazioni di tutti gli Stati arabi sono nella stragrande maggioran-
za di religione islamica. Si va dal 99 per cento in Marocco , Algeria, Ye-
men del nord e del sud , Arabia saudita, Libia, a l 95 per cento in Giordania,
al 91 per cento in Siria. Ma anche in molti Stati non arabi, nell'Africa
subsahariana e in Asia, i musulmani sono maggioranza assoluta: Paki-
stan (97 per cento), Turchia (99), Afganistan (99), Senegal (9 !), Niger (88),
Somalia (99) , Bangladesh (86) ecc.
Ci sono poi fort i minoranze in India (1 1,2), in Unione Sovietica (16,5),
in Tanzania (32 ,5), in Costa cl' Avorio (24), in Sierra Leone (39,4) ecc. In
Europa, Francia e Germania federale ospitano le più consistenti fra le pur
piccole minoranze presenti nel vecchio Continente . I musulmani in Fran-
cia sono quasi due mi lioni , in larga parte provenienti dal Nord Africa e
dispongono di 950 moschee. ln Germania sono un milione e mezzo, per
lo più di origine turca e dispongono di 600 moschee.
Naturalmente quando si parla cli musulmani bisogna tenere presente che
il mondo islamico è frazionato in molte «confessioni » . Le due correnti
principali sono costituite dagli sciiti (che hanno la loro roccaforte in Iran)
e dai sunniti, per la maggior parte arabi. Pur non essendo divise da fon-
damentali divergenze di ordine teo logico, le due correnti hanno diversi
motivi di dissenso su l piano della mistica, dell 'evoluzione filosofica e del-
l'azione politica. A questi due grandi gruppi fanno riferimento innumere-
voli gruppuscoli, leghe e confraternite, che pur differenziandosi spesso per
aspetti marginali, si trovano fra loro in contrasto fino al punto di com-
battersi in spietate guerre fratricide . È ciò che accade da anni in Libano,
dove si fronteggiano numerosi gruppi islamici. Le correnti più aggressive
sono quelle che si richiamano al fondamenta lismo islamico, presenti un
po' dovunque e tese a realizzare l'ideale dello Stato islamico, fondato sul-
la «Charia », cioè la legge islamica.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- - - - - - - - - + - - - - -s/1-
(Le foto del servizio
sono tratte dal volume
Il riflesso deJJ!lslam
di Folco Quilici - Ed . SEI)
ta libertà religiosa, negata invece in
altri Paesi, primo fra -tutti l' Arabia
saudita, dove è vietato ogni genere
di raduno anche per ragioni di culto
fra persone che non professano la re-
ligione islamica.
Come inserire Don Bosco in que-
sto contesto? Don Van Loy, nella re-
lazione svolta al Cairo, si è soffer-
mato a illustrare lo strumento tipico
e originale del progetto salesiano,
l'oratorio, interpretato come formu-
la educativa valida in ogni contesto
culturale, sociale, politico, religioso.
Don Bosco, in altre parole, « si tro-
va a casa dappertutto » . È una veri-
tà che emerge dalla ·lineare
esposizione dei tratti peculiari dell ' o-
ratorio. A questa linea si è attenuto
don Van Loy per fornire 'ai parteci-
panti al convegno gli spunti necess~ri
a una riflessione sull ' oratorio in rJe-
!azione al suo funzionamento in n
contesto non cristiano, in cui rispe~-
to e dialogo sono indispensabili per
attivare un cammino comune sent a
mettere in discussione valori propri
del luogo _e anzi lasciandoli libera-
mente emergere.
Sul « come essere » per poter i
inoltrare nel campo dell'educazio~e
ha riferito don Bashir Souccar, ir,
una relazione che ha offerto molfi
stimoli sul piano operativo, finaliz-
zati alla formazione di « nuovi md-
delli di giovani cristiani » illumina~i
intellettualmente e dotati di coraggi
e, al tempo stesso , di « nuovi mode -
li di giovani non cristiani » provvis i
di apertura e di spirito di servizio, d'-
sposti al dialogo serio e sereno. Sul-
la condizione della donna nell'Islam
ha infine riferito suor lbtissam Kas-
sis, che ha tracciato « piste educati-
ve » fondate sulla lettera « Mulieris
dignitatem » di Giovanni Paolo II .
Gli approfondimenti seguiti ad
ogni relazione hanno messo a punto
un complesso di orientamenti cui
ispirare la pastorale salesiana in con-
testo islamico: dalla maggiore cono-
scenza dei valori di cui la società
islamica è apportatrice all ' apertura,
nelle attività pastorali, al mondo gio-
vanile islamico, dall'accoglienza of-
ferta a tutti i giovani indistintamente
alla riscoperta dell'oratorio. dall'at-
tenzione agli « esclusi » alla promo-
zione della donna.
G.N.

4.2 Page 32

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54 • 1 NOVEMBRE 1989
COMUNICAZIONE SOCIALE
Ct1aeu.eB.sR1A1 ". ''
fRAMCES\\\\
La stampa catt,olica
francese e te
I qlaeultlat'oali·rvtaia.tnilv~gaumpateriYerrdmaI;itaiu·a.rneo.
cori ampie
. ~OANsoE .
,o./
';<..
••
All'interno della stampa
cattolica francese si riscontra, negli
ultimi tempi, un fenomeno di nuova
vitalità, dopo anni trascorsi a vivac-
chiare e ad amministrare l'esistente.
Questa nuova fioritura è stata resa
possibile da un solido impianto, un
«sommerso » - oseremmo dire -
che ha permesso di contare su una fe-
deltà di pubblico alla fine ricompen-
sato da una qualità - dai contenuti
alla grafica - sotto tutti gli aspetti
migliore. Così, forte attualmente di
500 testate, questa stampa ha lancia-
to in dieci anni quindici nuovi titoli
e ha rinnovato profondamente le for-
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4.3 Page 33

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>;e~to~:~~s<~~~g~~u;~~ A~s;~
N aro dowt e e 11oczrte"'1kow rNaroouw(&'' -----------------so-
w6_0,,.L,.A..T_,T...E..M.. .,Ub-, .......
centenario stato fondato nel 1885),
con i suoi 20.000 esemplari; è bilin-
gue, viene edito in francese e tedesco,
DE]>OLòGNE·- - =~\\~~;~r;~:ci~~~?:~::::.!~;: ~~~--•--··~ '
--6-o~JJrs·
- --- • - -
e l'altro suo titolo è «Der Elsasser».
ALENS
.
ET POUR NARODOWIEC»,60ANSDEPRÉSENCE EN FRANCE: NOTRE UNIQUE
0 e no1ro corro
QUOTIDIEN EN POLONAISFETE UN ANNNERSAIRE
.
•1><>nda111
mon ~re M'
eipl,que qu'en4u,t
~rodowiec
,fondéNa~!cheJ,Franço;8, qu· .i~fert de Nafrkhw~//e assura le
iia,u; :;J tJt d~ifIfIuI'Bsrleéac/ehndaeqpuoB/0~
00807P5ol/loilsn,a à'io.rae", '1enn~IVt-eis/.tpCh'aéJ:.iU:
A :....
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m. tem,
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~uhr. /Isét,f 18 "!V8;ienta101'6dans~- ? wiecavrutd' 11onen1914, Na.
!!~~;~tid~ PC::~nde~':i;!~t:!isait i:~f'::r:::· :~~ eiem !1,°ur tJons de ient VlctiJnes d111 JleBécu '!1tr. en 1915 Le8 "! ,:e/l81u dans la
l'e,.· ~tu~J::in.
éi:::: tiona/eet rog; na.
t~risine llO/nn~~e
mai dr,~al
pofo~ai! '~-
avait /IOur
~dit/on de
~~·'"n""'d'"e
~laient suère ,gJ&tes /IOlonaJs q · •
,~1vrecstu.s,d"a"ns,/e.s._d,w:~:~=~e~sadd. mIlainistni.
I Sopra: prima pagina di Narodowiec, giornale polacco, stampato in Francia.
A sinistra: copertine di alcuni numeri speciali; Missi dedica un fascicolo al f -
metto religioso, la Croix si «commemora" per il suo centenario, speciale di D n
Bosco aujourd'hui per il «DB '88 "
mule delle pubblicazioni tradiziona-
li e popolari.
Di ciò è specchio un quotidiano
come« La Croix », fra i cattolici uno
dei più vecchi d'Europa (fu fondato
nel 1883), una voce attentamente
ascoltata nel concerto degli strumenti
della comunicazione sociale d'Oltral-
pe. Il giornale ha avuto tempi fau-
sti, raggiungendo punte di 300 mila
copie e superando nel primo dopo-
·guerra le 150 mila copie, così come
è accaduto nel periodo conciliare;
oggi si attesta sulle 11 O mila, con
qualcosa in piu per il numero dome-
nicale.
« La Croix » è la « testa di serie»
di un gruppo editoriale di ispirazio-
ne cristiana, la «Bayard Presse», di
proprietà degli Assunzionisti ma ge-
stito da laici. È una delle quattro t~-
state quotidiane dirette in Francia al
mondo cattolico (altre tre sono in
provincia, e di esse una è bilingue,
pubblicata in Alsazia anche in tede-
sco): tiratura complessiva, intorno·
alle 200 mila copie, senza comune
misura, come del resto in Italia, con
il potenziale pubblico dei lettori cat-
tolici. Possiamo comunque aggiun-
gere l'ispirazione . cristiana del pliù
diffuso giornale francese, « Oue t
France» di Rennes (i quotidiani i
provincia sono di gran lunga più ve9-
duti rispetto a quelli parigini che p~r
« fanno opinione» internazionale~,
con le sue 600 mila copie.
\\
È venuta a mancare nei mesi sco~
si a questo nostro panorama la pr -
senza, forse modesta ma significati
va, del solo quotidiano in lingua po
J lacca dell'Europa occidentale, « Na
rodowiec», che veniva pubblicato
Lens, nel Nord della Francia, e, pe
sua stessa ammissione, molto vicin
ultimamente alle posizioni di « Soli1
darnosc >~ e in accordo ~on I~ _dottri1
na cattolica e le prese d1 pos1Z1one di,
Giovanni Paolo II in difesa dei diritt
umani. Dopo ottant'anni di esisten
za muore quindi un foglio che er
stato fondato da Miche! Kwiatowski
padre nel 1909 in Germania e aveva
seguito l'emigrazione dei minatori
polacchi nel Pas-de-Calais, raggiun-
gendo 57 mila copie nel 1938, scen-
dendo, a mano a mano, con la pro-
gressiva integrazione della comunità
polacca, e nonostante gli sforzi del
direttore, Miche! Kwiatowski figlio,
iniziative minori ma che hanno la lo-
ro parola da dire. La più importan-
te è la citata « Bayard Presse», che
controlla una quarantina di testate
(dodici all'estero, di cui sei in Belgio
e le altre in Canada, Italia, Spagna
e Hong Kong) per un complesso di
oltre centotrenta milioni di copie al-
l'anno, al sesto posto fra le imprese
editoriali di stampa, cifra d'affari
per il 1988 attorno ai 230 miliardi di
lire. Alcune delle sue testate rivesto-
no notevole importanza, come il set-
timanale « Pélerin-Magazine» (si
chiamava sino all'inizio del 1986 «Le
Pélerin » ed era stato fondato nel
1883), con più di 400 mila copie, di
cui 380 mila in abbonamento, e con
un totale di lettori calcolato in oltre
flue milioni. Esso è superato soltan-
lo, fra le analoghe riviste di « intrat-
tenimento» su scala nazionale, da
« Paris-Match » e, in campo cattoli-
co, dalla marcia trionfale di« Notre
Temps », passato in pochi anni da
650 mila a oltre un milione di copie,
che appartiene anch'esso alla« BP »,
come un altro mensile di successo,
« Panorama Chrétien ».
La « Bayard Presse» ha realizza-
to progressi anche nella stampa gio-
vani le. Dalle 100 mila copie del 1966
è passata alle attuali 1.200.000, con
un pubblico presunto di quattro mi-
lioni di ragazzi: l'ultimo nato è
«Pomme d'api solei!», detto «Po-
pi )>, per i bambini da 3 a 7 anni (140
mila copie), una filiazione del più ce-
lebre «Pomme d'api» (190 mila ac-
quirenti), il classico dell'infanzia
cattolica francese, e di «Okapi», il
bimensile per 10-15 anni (128 mila).
Da sottolineare il guizzo delle pub-
blicazioni propriamente religiose del
gruppo: fra 1'86 e 1'88 da meno di
200 mila a 425 mila copie, conside-
rando la bella riuscita di « Prions en
Eglise», che ha raggiunto quota 125
mila .
Il secondo gruppo editoriale im-
portante è quello della « Vie Catho-

4.4 Page 34

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56 · 1 NOVEMBRE 1989
Iique». La rivista« La Vie» - sot-
totitolo« Settimanale cattolico di at-
tualità» -, con oltre quarant'anni
di vita, ha rinnovato la formula gra-
fica nel 1987, gode di una tiratura di
più di 340 mila copie (di cui 250 mi-
la in abbonamento) e sta sul milione
e mezzo di lettori, considerando la
sua diffusione presso le fami-
glie e le comunità. Del gruppo fan-
no inoltre parte, fra gli altri, il men-
sile « Prier» (trattandosi, come
«Prions en Eglise», di una rivista di
pura spiritualità, ci si potrebbe me-
ravigliare dei suoi 90 mila lettori), i
mensili « Croissance des jeunes na-
tions », « lmages du monde » (mez-
zo milione di tiratura) e« L'Actualité
réligieuse dans le monde» che sosti-
tuisce - con qualche difficoltà -
dal 1983 le già celebri« lnform,9-tions
catholiques internationales ».
La locomotiva del gruppo è «Te-
lérama », un settimanale di attualità
cinematografiche, televisive e radio-
foniche che conta circa 600 mila co-
pie di diffusione , e del quale il
direttore Bernard Roux ha dichiara-
to con orgoglio che non vuole alli-
nearsi sui moduli correnti: « Siamo
votati - ha detto - alla differen-
za». E il pubblico sembra apprezza-
re. L'ultimo acquisto è «Témoignage
Chrétien », entrato a far parte della
squadra, dopo alcune vicissitudini,
con i suoi 70 mila acquirenti.
Un altro settimanale di larga dif-
fusione è« Panorama aujourd'hui »,
in combinata fra la «BP» e l'edito-
re « Sper » che, a sua volta, pubblica
un settimanale per la famiglia,
«Clair Foyer», 350 mila copie. Il
gruppo « Fleurus » è interessato alla
stampa per la gioventù, fra l'altro
con pubblicazioni di fumetti grafica-
mente, oltre che nei contenuti, fra i
migliori disponibili sul mercato, e
con i periodici « Perlin », 65 mila,
« Triolo », 45 mila e« Fripounet », 65
mila. L'editore Latour Maubourg ha
fra gli altri titoli« Fetes et saisons».
Per completare la registrazione,
indichiamo le 30 mila copie rispetti-
ve dei fogli conservatori « France
Catholique-Ecclesia » e « L'Homme
nouveau », mentre «Famille Chré-
tienne » - 50 mila il settimanale, 50
mila il mensile - stenta a decollare.
Le riviste dei gesuiti (sono quattor-
dici e fra esse« Etudes », « Cahiers de
l'actualité réligieuse et sociale»,
/
I Illustrazione
tratta da
«Don Bosco
aujourd 'hui »
«Projet », «Christus », «Cahiers
pour croire aujourd'hui », « Archives
de philosophie », «Recherches de
science réligieuse ») hanno comples-
sivamente 30 mila abbonati;
«Esprit » continua a far apparire i
suoi celebri numeri semimonografi-
ci, passando dal 1982 a oggi da 8000
a 14 mila esemplari, non senza alcu-
ne crisi, come la più recente, che ha
visto la sostituzione del direttore
Paul Valadier con lo studioso Jean-
Yves Calvez.
E ancora, in un significativo elen-
co: « 30 jours dans le monde» (esten-
sione francese del nostro « 30
giorni») si è guadagnato un certo
spazio; il mensile dei salesiani « Don
Bosco aujourd'hui » ha una cliente-
la assicurata non soltanto dai lettori
della «famiglia»; raggiunge una
buona udienza il solo rotocalco cat-
tolico destinato alle donne « Femmes
Écho »; così come il periodico dei
paolini « Sur le pas de St. Paul ».
Non dimenticheremmo inoltre il con-
tributo dell'edizione settimanale in
francese de « L'Osservatore Ro-
mano».
Recente è il fenomento di « Di-
manche >>. Sotto questo titolo comu-
ne la « Bayard Presse» raggruppa
settanta titoli di fogli parrocchiali,
che coprono trecento parrocchie per
una diffusione di 130 mila esempla-
ri (il mercato potenziale si aggira sui
due milioni e mezzo), che imita il
successo oltre frontiera di « Diman-
che Belgique », 480 mila copie. A ciò
si aggiunga la radicata presenza di
ventisei settimanali diocesani, alcu-
ni dei quali coprono più d'una delle
92 diocesi francesi (come « La Lozè-
re Nouvelle », 26 mila copie, « L' A-
mi du peuple » di Strasburgo, « La
Vie quercinoise » di Figeac, « Le Peu-
ple Libre », « Le Courrier de Lyon »,
«La Croix jurassienne», « Le Se-
meur », « La Croix du Nord »,
« L'Essor», « La Croix du Midi»),
con oltre 400 mila abbonati e che co-
stituiscono spesso, nelle rispettive zo-
ne, la sola alternativa a una stampa
laica o di puro consumo.
Come in altre situazioni, quindi,
le pubblicazio ni periodiche colmano

4.5 Page 35

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le difficoltà dell'informazione quo-
tidiana poiché si fanno veicoli di for-
mazione. li fenomeno è comune
all'Europa cattolica in cui, per qual-
che decennio a partire dall'inizio del
seco lo e sino allo scoppio della se-
conda guerra mondiale, si raggiun-
geva il centinaio di testate; attual-
mente ne dispone, a popolazione
raddoppiata, di meno della metà.
Anche se - e il caso francese lo con-
ferma - le alte tirature dei periodi-
ci sono buone testimonj della qualità
del prodotto.
Del resto la ricchezza ài una stam-
pa non più tanto «sommersa » è pro-
vata dalla presenza di un centinaio
di titoli missionari, alcuni dei quali
di riviste, mensili o bimestrali, di
grande prestigio e interessé religioso-
culturale. Le principali fra queste te-
state sono «Terre lointaine », «Peu-
ples du Monde» e «Missi». «Terre
lointaine », tiratura 100 mila copie,
è realizzata dall'Opera dell'Infanzia
missionaria ed è diretta ai giovani,
con numeri monografici che presen-
tano un paese, interrogano la gente
del luogo e superano i correnti crite-
ri di giudizio. «Peuples du Monde»
è nata nel 1968 dall'accordo di diver-
se Congregazioni missionarie e ha
una consolidata base di diffusione di
30 mila abbonati. « Missi », 37 mila
copie, fondata dai gesuiti a Lione nel
1935, è sostenuta da ventuno istituti
missionari e presenta ogni mese un
dossier completo o su un paese o su
un problema di attualità (citiamo, fra
gli altri, due stupendi numeri, del no-
vembre 1988 dedicato al fumetto re-
ligioso e del settembre 1989 alle
Chiese cattoliche d'Oriente).
Si deve ricordare che i media cat-
tolici - nonostante quella che è sta-
ta definita la « desertificazione
religiosa» - e in particolare la
stampa scritta hanno il loro peso
al momento di dibattiti nelle grandi
1 NOVEMBRE 1989 · 57
questioni nazionali. In parte per lo-
ro merito fallì, negli anni passati, il
progetto socialista di statalizzare la
scuola privata, per quattro quinti
confessionale: la mobilitazione del -
le associazioni dei genitori degli alun-
ni negli istituti cattolici e dei mezzi
della comunicazione sociale coinvol-
se anche settori tradizionalmente
laici che non volevano perdere la ric-
chezza del confronto fra scuola pub-
blica e privata. Fra l'altro va rilevato
che circolano cinque milioni di copie
della stampa che fa capo ai movi-
menti cattolici.
Ne è da sottovalutare infine il con-
tributo che la stessa stampa (tredici
milioni di esemplari al mese in com-
plesso) ha fornito, oltre l'apporto
della cultura cattolica, nel dibattito
attorno ai problemi morali connessi
con lo sviluppo delle scienze, inge-
gneria genetica, bioetica, rispetto
della vita nascente o al declino. Bi-
sogna ricordare anche, di fronte al-
la crisi delle vocazioni, che c'è un
aumento delle richieste di ingresso in
ordini conventuali e contemplativi, e
si registra un numero sempre mag-
giore di laici impegnati nel quotidia-
no religioso . E non è un caso che tre
membri del governo socialista di Mi-
che! Rocard siano laureati in teolo-
gia, il ministro dell'industria Roger
Fauroux (addirittura al prestigioso
Istituto Cattolico di Parigi), Cathe-
rine Trauttmann e Philippe Essig.
Vorremmo concludere citando un
brano dell'editoriale che il direttore
Henri da Grandmaison dedicò, nel
primo numero del rinnovato
« Pélerin-Magazine», al compito del-
l'operatore cattolico dei mass media:
« In un mondo nel quale siamo tutti
severamente sballottati, la nostra fe-
de in Gesù Cristo, per restare solida,
non ha forse bisogno di esprimersi,
di interrogarsi, di nutrirsi della co-
noscenza e dell'esperienza di altri cri-
stiani?». Concludendo: « Non vo-
gliamo avere uno sguardo beato né
sistematicamente ottimista sull'at-
tualità, la cultura e l'evoluzione del-
la società», ma provare a « mostrare
le ragioni della speranza».
Angelo Paoluzi
2. Continua
(li precedente articolo
è apparso nel fascicolo
del mese di o/lobre /989)

4.6 Page 36

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58 · I NOVEMBRE 1989
PROTAGONISTI
Enza Sampò
NEL PASSATO E NEL PRESENTE
DELLA SIGNORA
DI cclO CONFESSO»
C'È UN PIZZICO DI SALESIA~TA
Un pomeriggio ancora
assolato. Il tendone sul terrazzo
scherma la luce. In un angolo della
casa una sacco ancora pieno di ca-
ramelle, dono della redazione di « lo
confesso»
D. - Allora, Enza Sampò, l'orec-
chio della RAI. Da qualche tempo la
sua prerogativa è quella di ascoltare
chi racconta.
R. - Ma sì, un po' si finisce di ave-
re sempre questo ruolo da quando si
inizia a intervistare le persone; poi
certamente negli anni la gente ti con-
cede più fiducia e si apre più facil-
mente, ha co me l'impressione che io
sia una persona che conoscono da
anni. Ed è in parte vero poi: sono 33
anni che lavoro alla RAI, molti dei
miei spettatori posso dire di averli vi-
sti crescere e ora me li porto ap-
presso.
D. - Il suo modo di fare, il suo sti-
le viene talvolta definito proprio co-
me « stile Sampò ». Quale caratte-
ristica le si riconosce?
R. - Non è una definizione che mi
piace tanto, ma a me le definizioni
non piacciono in generale. E questo
perché trovo che spesso non ci sia
corrispondenza con la persona alla
quale si attribuiscono; non mi piace
perché si fa di una cifra personale
un'etichetta professionale, anche se
poi, certo, nella professione si riflette
la personalità. Si dice di me che so-
no una persona sobria, calma, posa-
ta; io non aggredisco nessuno per
principio ma se poi c'è da rinfaccia-
re qualcosa a qualcuno non è che non
lo faccio. Ma devo dire che poi, sì,
come etichetta personale mi va bene,
mi fa anche piacere.
D. - Oggi si fa spesso della TV ag-
gressiva. Lei ha optato una strada di-
versa; è una scelta professionale o
corrisponde anche a un suo modo di
essere?
·
R. - Anche professionalmente le
mie trasmissioni non prevedono que-
sto atteggiamento. Io non devo pren-
dere per il bavero il politico per
indurlo a dire una determinata cosa.
Io parlo sempre di costume, di vita
intima, privata e ritengo che con
l' aggressività non si ottenga la veri-
tà. Credo che invece ci si arrivi se si
dimostra ali°'interlocutore che si è ve-
ramente attenti e partecipi a quel che
si dice. E questo anche al di là della
professione: mi incuriosisce sempre
molto parlare, conoscere le persone,
sentire i loro racconti anche se poi
sono molto «orsa» e frequento po-
chi amici.
D. - So che lei è sempre molto an-
gosciata quando lavora « davanti le
quinte». È paura delle telecamere,
della diretta, del pubblico o cosa?
R. - Prima di iniziare una trasmis-
sione so no sem·pre molto angoscia-
ta. La paura credo che prenda un po'

4.7 Page 37

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- - - - ---------+-----# -
1 NOVEMBRE 1989 59
ggio televisivo
fra · iù.quotati
pesso discussi
presentatrice torinese
ha a cèttato
di «P,arlare »
al -nostro giornale.
tutti noi, soprattutto se hai una « di-
retta ». Io poi mi angoscio soprattutto
nella preparazione del programma,
nel cercare di fare il meglio, per que-
sto in realtà non cambia poi niente
quando lavoro dietro le quinte.
D. - Lei ha lavorato con Mario Pa-
store: la mattina prestissimo leggeva-
te e commentavate i quotidiani. I
tempi di preparazione erano brevis-
simi. E lì come si andava a paura?
R. - La provavo di meno; certo i
tempi brevissimi procuravano qual-
che problema e rileggendo i giornali
dopo essere andati in onda c'era il
rimpianto di essersi persi un fatto
perché non c'era stato tempo suffi-
ciente a leggere tutto. Ma lo sappia-
mo bene, in questi lavori che si
basano molto sull'intuito una volta
va bene e un'altra no.
D. - Lei signora Sampò, parla con
facilità della sua famiglia, dei figli,
di suo marito. Loro come la
prendono?
R. - In realtà loro non gradiscono
che parli di loro. Quando i ragazzi
erano adolescenti mi dicevano:
« Mamma, non vogliamo finire sui
giornali ». Io poi ho avuta poca con-
fidenza con i miei figli, forse sareb-
be stato diverso con delle femmine ,
il rapporto che intercorre tra due
donne è diverso. Non ho mai voluto
mettermi al loro livello, e discutere
con loro da pari a pari. Non credo
neanche che sia giusto fare gli amici
dei propri figli; meglio essere geni-
tori, gli amici se li trovano fuori. In
realtà la mia tendenza sarebbe con-
traria perché non ho il dono del co-
mando, ma questa è una carenza
come educatrice.
D. - Lei è nata a Torino è torna
sempre tutte le estati nelle sue miti-
che Langhe. Perché questo continuo
ritorno?
R. - Nella Langhe ci ho passato
l'infanzia; del tempo della guerra e
del dopoguerra, che era un periodo
orrendo, io ho un ricordo stupendo.
Da bambina giocavo in campagna
tra animali, prati e vigne. È un ricor-
do infantile che ho ritrovato ora in-
vecchiando, succede sempre che la
memoria vada alla radici.
D. - Le Langhe, per chi non è pie-
montese, son uno dei luoghi cari a

4.8 Page 38

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60 · l NOVE MBRE 1989
tanti nostri scrittori, da Arpino a Pa-
vese. Qual è la caratteristica che glie-
le fa amare tanto?
R. - Io sono nata a Torino, dove
ho frequentato le scuole delle suore
salesiane, poi sono sfollata nelle Lan-
ghe e poi di nuovo sono tornata a
Torino . Ma della città non ho nes-
suna nostalgia, mentre delle Langhe
sì, perché, mbé perché mi somiglia;
vi si ritrova il « bugianen », chi ten-
de ad allontanarsi il meno possibile.
E poi mi piace perché la sua gente ha
nei confronti degli altri una parteci-
pazione rispettosa, non invadente.
Potrei viverci da sola, mia madre vi-
ve sola, e so che non sarei veramen-
te sola, che al momento del
bisogno ... Ecco noi siamo poco
« storianti », come diciamo noi, ma
poi al sodo, quando c'è davvero bi-
sogno, ci ritroviamo. Anche le mie ·
amicizie sono così, non facciamo in-
sieme vacanze o grandi serate, cer-
to, ci vediamo, ma non c'è neanche
bisogno di dircelo che abbiamo bi -
sogno, basta una telefonata, un to-
no diverso di voce. Io i rapporti
umani li concepisco solo così.
D. - Sta dando una sua immagine
tutta controcorrente. Niente monda-
nità, niente viaggio in località
esotiche . ..
IEnza Sampò
in trasmissione
con Mario Pastore
(Foto DUFOTO - Roma)
R. - lo in realtà amerei stare in un
luogo. Ecco, no, non negli Stati Uni-
ti, è una realtà che non mi interessa;
ma Parigi, Londra... lo amo ancora
l'Europa. A Londra ci ho vissuto po-
chi. giorni per lavoro ma bene, per-
ché se uno deve vivere e lavorare
davvero dentro una città. Non mi
piace andare per turismo per catte-
drali e monumenti. In un posto de-
vo farci la cuccia prima di scoprirla,
devo vivere con i ritmi del quartiere
e non con quelli dell'albergo.
D. - In un'intervista lei ha detto che
la vita non sa godersela. Che si-
gnifica?
R. - Ma non so godermela nel sen-
so convenzionale del termine. Ma
forse vuol dire che me la godo così.
I miei colleghi, le mie colleghe godo-
no di più del successo: i premi per
me, per esempio, sono una tortura,
allora mi ·sembrava di aver scelto il
mestiere sbagliato. lo per anni mi so-
no fatta tremendi sensi di colpa per
questo atteggiamento. Non è un giu-
dizio moralistico il mio , bisogna an-
che riuscirlo a vivere così, il successo.
lo ho un po' il concetto che le cose
uno debba faticarsele, ho forse un
senso di sacrifico un po' esagerato.
Credo che sia un portato della mia
generazione.
D. - Una delle sue caratteristiche è
l'ironia. Da quale atteggiamento
nasce?
R. - Quella è una cosa che si cerca
di avere, anche se quando è coscien-
te di averla già non la possiede più,
perché significa che te la riconosci.
Insomma, mentre non sono goderec-
cia per altre cose - non so giocare
a carte o ad altri giochi di società,
non li capisco, faccio dei pasticci -
il gioco con le parole, con le frasi,
con le battute, diciamo con l'affabu-
lazione, è l'unico gioco che mi piac-
cia. So che per una battuta potrei
rischiare di offendere chiunque, so
che non ci rinuncio . Tante volte mi
mordo la lingua, ma ormai la battu-
ta è partita. Ed è l'unica mia fonte
di gioco .
D. - Enza Sampò, lei ha mai fatto
radio?
R. - Sì, tanti anni fa, insieme a
Maurizio Costanzo, ma non credo di
essere molto adatta, non la « sento »
tanto. Sarà una componente esibizio-
nistica che mi viene a mancare.
D. - Ma le sue ultime trasmissioni
da « Io confesso » a « Sta arrivando
la bufera » sembrano in realtà più
trasmissioni radiofoniche che tele-
visive .
R. - Mah, io credo anche nell'im -
magine televisiva. Penso che in « lo
confesso » la mimica facciale mi aiu-
tasse molto nella trasmissione rispet-
to a quello che potrebbe essere stata
la radio. C'erano cose che l'interlo-
cutore coperto non vedeva, io non lo
dicevo a parole, ma per lo spettato-
re a casa era un messaggio.
D. - È stato più difficile per lei « Io
confesso»· o « Sta arrivando la
bufera »?
R. - Forse quest' ultima, anche se
non so valutare quanto sia stata real-
mente difficile « Sta arrivando la bu-
fera », perché ci sono arrivata già
stanca e all'ultimo momento. Mi
hanno chiamata giusto un mese pri -
ma di andare in onda e ho dovuto
imparare e rivedere tutta la parte sto-
rica. Noi della nostra generazione la
seconda guerra mondiale non l'ab-
biamo studiata. L'abbiamo vissuta.
Cecilia Narducci

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- - - - - - - - + - - - - - - - -s/1 -
I NOVEMBRE 1989 · 61
STORIA SALESIANA
CuRIOSANDO
FRA VECCHIE CART~ ~
E POLVERE
D'ARCHIVI
Impressioni
di un ricercatore
dell'Istituto
storico salesiano
in visita all'archivio
di Buenos Aires.
~ UJ(JGi:SE DF. ll,11ti i;!1.I.C
A ppena arrivati in terra
a rgentina, 120 a nni fa, i mi ssio na ri
sa lesia ni incomincia ro no a «fare»
sto ria: storia di fede e d i civil tà, di
inattesi fallimenti e d i splendide rea-
li zzazio ni , d i gio ie e di sofferenze.
Ma non solo « fecero» stori a, gran-
de o piccola che la si voglia gi ud icare.
P res to incomincia ro no a «scri vere»
la loro sto ria. Così i no mi di do n
L. Carvaj al, don M. Borgatello, don
M . Mila nesio, furo no fra i primi ad
in teressarsi dell e o rigi ni dell 'opera
salesia na in A m erica Latina. In se-
gu ito verra nno vari a ltri, fi no a do n
C . G. Vall a e a d o n G. B ru no, p er
citare solo due fra q uanti ho in co n-
trato a nco ra in piena attività d i ricer-
ca, nonosta nte le otta nta e pi ù
p rimavere che pesano sull e lo ro spal-
le. I no mi po i di R. A. E ntra igas,
J. E. Belza, R. P. Paesa, mo ns. R. J.
Tavell a son o b en no ti agli studiosi
delle missio ni a rgentine.
Ma ciò che conta non è q uesto. In
q uell e lo ntane terre i missio nari ha n-
no avuto la lungimi ranza di lascia re
a i loro successo ri memorie, diari, re-
lazio ni , lettere ed altri scritti, cui è
gioco forza rife rirsi per ricostruire la
sto ri a della lo ro attività evangelizza-
trice e civilizzatrice in qu ell a che tal-
In alto: don Umberto
Baratta archivista
a Buenos Aires .
Sotto: Lettera
inedita di
Don Bosco al
missionario
don Fagnano

4.10 Page 40

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62 · 1 NOVEMBRE 1989
volta viene chiamata la « seconda pa-
tria» di don Bosco.
Semplice, si direbbe. E così inve-
ro sarebbe se non fosse che l' Argen-
tina è un paese esteso quanto dieci
volte l'Italia, che la metà inferiore,
la Patagonia, è praticamente ancor
oggi un deserto di pietra (dove una
pecora ha bisogno di cinque ettari di
terra per trovare di che sopravvive-
re), che la densità di popolazione è
minima, che i salesiani hanno lavo-
rato in molte provincie del paese, e
pertanto a centinaia, migliaia di chi-
lometri di distanza gli uni dagli altri.
Se poi ai problemi connessi con le
immense distanze si aggiunge il fat-
to che i materiali documentari spes- .
so si trovavano abbandonati e in
pericolo prossimo di distruzione e di-
spersione, talvolta per scarsa sensi-
bilità storica, più spesso per necessità
di aver a disposizione ambienti e ar-
madi per le attività giovanili, non si
può non essere riconoscenti alla
Ispettoria di Buenos Aires che da un
quindicennio, grazie anche all'aiuto
delle altre ispettorie argentine, ha
proceduto all'organizzazione di un
archivio storico, con annesso un mu-
seo e biblioteca.
Il risultato ottenuto è di tutto ri-
spetto, e la prova ne è la costante
presenza di studiosi, ricercatori, stu-
denti universitari e gruppi di perso-
ne che desiderano approfittare del
ricco materiale colà conservato. Chi
scrive è uno di questi.
ne di manoscritti del solo don G. Ve-
spignani: cronache delle case e delle
attività, conferenze, circolari, lette-
re ad ogni ceto di persone, appunti
vari. Un vero «thesaurus» per chi in-
tende ricostruire l'opera del missio-
nario romagnolo, e, possiamo dirlo,
di gran parte della prima storia sale-
Una passeggiata
siana in Argentina.
Sfogliando quelle pagine cariche di
polvere e di storia si scopre con pia-
nella storia
cere che il generale Arturo Rawson
era alunno del collegio Pio IX di
Buenos Aires; che il presidente del-
L'archivio vero e proprio è situa- 1' Accademia di medicina e veterina-
to nella sala dedicata a don Giusep- ria, dottor Antonio Pires, da
pe Vespignani. Al suo interno il giovane, ha calpestato per anni il me-
« sancta santorum » è costituito dal- desimo cortile che noi abbiamo ap-
la sezione persone, che custodisce pena attraversato; che il generale
centinaia di cassette contenenti uno Julio A. Roca, per due volte presi-
o più documenti, numerati e segna- dente dell'Argentina, espresse sulla
lati su una scheda che ne facilita la carta che rigiriamo fra le mani i più
ricerca e l'utilizzazione. Fra i pezzi lusinghieri apprezzamenti per l'atti-
pregiati: lettere originali di don Bo- vità dei salesiani in Patagonia. Del
sco, autografi di don Rua e di don servo di Dio Ceferino Namuncurà si
Rinaldi, scritti di missionari del ca- documentano i momenti di studio, di
libro del card. Cagliero, di mons. gioco, di canto a Buenos Aires; del
Costamagna, di mons. Fagnano, di famoso club calcistico della città, il
mons. Lasagna, di don De Agostini «San Lorenzo d'Almagro», l'atto di
ecc. ecc. Oltre cento le cassette ripie- nascita si conserva proprio fra le car-
te di don L. Massa, che gli diede il
proprio nome. E così via con altre te-
stimonianze sugli «exploradores de
don Bosco», sulle Figlie di Maria
Ausiliatrice, sulle attività dell'archi-
tetto salesiano, Ernesto Vespignani,
la cui opera maestra potrebbe consi-
derarsi il tempio di Maria Ausiliatri-
ce che ammiro dal.le stesse finestre
dell'archivio.
Una seconda sezione è quella del-
le opere, che conserva le testimonian-
ze delle singole «case» ripartite
secondo una triplice divisione geo-
grafica: Capitale Federale, Gran
Buenos Aires, Patagonia Australe
(Santa Cruz, Terra del Fuoco, Isole
Malvine). A queste ultime, tornate
alla ribalta mondiale pochi anni fa
a seguito della guerra anglo-argen-
tina, si riferiscono ben 15 casse, con
preziose testimonianze dell'opera dei
·francescani, dei mercedari, dei do-
menicani, del clero secolare e dei sa-
lesiani, che vi giunsero nell'aprile del
1888 e vi rimasero per oltre 60
anni.
Altre casse sono dedicate a temi
particolari: la Vergine« patrona del-
l'agro argentino», l'azione apostoli-

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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-----------'---------+----- -- sB-
1 NOVEMBRE 1989 , 63
merito all'archivista don Umberto
Baratta, salesiano argentino, già pro-
fessore prima in Bolivia e poi a Bue-
nos Aires, ex direttore della giunta
catechistica nazionale, che all'ufficio
di solerte segretario ispettoriale sa
unire con altrettanta perizia quello di
responsabile dell'archivio. Senza ri-
ferimento diretto alla storia salesia-
na, ma di immenso valore è una
pergamena originale del 1489 (tre an-
ni prima della scoperta dell' Ameri-
ca). Si tratta di una richiesta diretta
a papa Innocenzo VIII, della quale
si è appena iniziata la trascrizione .
Un modello da
perfezionare
I Immagini dell'Argentina
salesiana: dalle prime
opere a quelle più recenti
ca dei salesiani fra gli indigeni, gii ex
allievi, i cooperatori, le celebrazioni
mondiali o locali ecc. Sapevate che
all'origine dell'attuale grande devo-
zione degli argentini alla Madonna di
Lujan (60 km da Buenos Aires) c'è
anche la tradizione, iniziata da don
Costamagna all'inizio del secolo, di
porta~e annualmente migliaia di
alunni in pellegrinaggio a quel san-
tuario?
Ma il materiale cartaceo non è tut-
to. Di notevolissimo valore storico è
anche la sezione con nastri magneti-
ci e pellicole (diapositive, film in 32
mm, 16 mm, videocassette). Con
estrema facilità si possono ascoltare
registrazioni di dialoghi fra i primi
missionari e le popolazioni indigene;
s~nza particolari problemi si posso-
no vedere sequenze filmiche (le uni-
che nel mondo!) realizzate da don De
Agostini sugli indi della Terra del
Fuoco. Sembrano ricostruzioni sce-
niche, fatte in studio: ed invece so-
no veridici documenti di una realtà
che non è più, perché di quelle tribù
è rimasto solo il ricordo e quanto cu-
stodito negli archivi.
Tutto perfetto dunque? Non pos-
siamo dirlo. Lo spazio, innanzitut-
to. Praticamente non esiste una vera
e propria sala di consultazione. li
materiate' fotografico è ubicato su
pannelli esposti alla polvere, a nziché
Una pergamena
del 1489
in vetrine. La parte riservata al n,u-
seo poi è sacrificatissima e senza una
sua specifica identità logistica e do-
cumentaristica. La biblioteca deve
Può essere completo un archivio essere arricchita. La luce, infine, è
storico di questo genere senza un set- carente un po' ovunque. Tutti pro-
tore dedicato a documenti fotogra- blemi, presumo, facilmente risolvibi-
fici e numism atici, senza un museo, li all'interno della cittadella salesiana
sia pur piccolo, d i arte, folclore, cul- di Almagro, una volta acquisita co-
tura? No di cert o , ed ecco allora scienza da parte di molti e special-
un'altra sala con una galleria di 40 mente dell'autorità, del significato
quadri di missionari, con una ricca . per l'oggi di un archivio, di un mu-
collezione di medaglie e placche com- seo, di una biblioteca.
memorative (spicca quella della visi-
Se con pesante ironia all'inizio del
ta al collegio Pio IX da parte di re secolo è stato detto che i salesiani ar-
Umberto I), con un'artistica casula gentini sapevano solo trattare con i
del 1900 riproducente il famoso so- selvaggi della Patagonia e gonfiare
gno dei diamanti, con collezione di palloni per i ragazzi dei loro collegi,
frecce degli indi, di oggetti ormai ra- la raccolta, l'ordinamento, la conser-
ri, di insegne massoniche riscattate vazione, l'aggiornamento dell' Archi-
dai missionari alla « Baca» di Bue- vio Storico Salesiano di Buenos Aires
nos Aires. Non manca la parte bi - costituisce una smentita della sprez-
bliografica con decine di testi di don zante (ma forse non totalmente gra-
Bosco e su don Bosco, dei missiona- tuita) affermazione, a patto che un
ri e sui missionari.
simile esempio abbia imitatori - e
Eloquente segno di costante ed in- non·solo in Argentina - , a patto che
telligente aggiornamento è la presen- il settantaquattrenne don Baratta
za non solo dell'intera collana del trovi' continuatori capaci e coscienti
« Bollettino Salesiano» in italiano e che « un popolo che non conserva
castellano, ma anche di tutta la pro- memoria del proprio passato è desti-
duzione editoriale dell'Istituto Stori- ato a finire ».
co Salesiano di Roma. Onore al
Francesco Motto

5.2 Page 42

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64 1 NOVEMBRE 1989
FINALME~TE UN
LAVORO DURATURO
D esidero ringraziare D. Bo-
sco e Maria Ausiliatrice per
il grandissimo aiuto avuto in tem-
pi difficilissimi .
Quando nel settembre dell'87
mia moglie si trovò incinta, solo
molte circostanze positive ci per-
misero di non ricorrere all'abor-
.to. lo infatti ero da circa 6 anni in
dialisi e vivevo con il sussidio del-
la disoccupazione e c'erano già
due bambine da mantenere.
L'inizio della gravidanza si di-
mostrò molto difficile e mia mo-
glie dovette tenere il letto per
alcune settimane. Però a conso-
lazione di tutto , il 26 gennaio '88
mi è stato trapiantato un rene che
ancor oggi a distanza di 18 mesi
funziona perfettamente. 1125 apri-
le è poi nato Stefano e dal 1 feb-
braio '89 ho finalmente un lavoro
duraturo.
Adriano Antofiazzi - 4770 Soest
" Germ. Federale
È SBOCCIATA
UNA NUOVA VITA
L a nostra famiglia era in
grande angustia perchè il
nostro matrimonio non era stato
allietato dalla nascita di una nuo-
va vita. Dopo due gravidanze non
andate a buon fine la nostra sof-
ferenza si era acuita perché si
pensava che la nostra unione po-
tesse rimanere sempre sterile. Fu
allora che ci si rivolse a Dio, fon-
te della vita , perché volesse ral-
legrarci con la nascita di un figlio.
Con l'ai uto e consigliati dalla zia
suor Angelina Anastasi FMA ab-
biamo interposto l'i ntercessione
di Maria Ausiliatric e, Don Bosco
e Domenico Savio per dare mag-
giore efficacia alla nostra pre-
ghiera. Dopo una difficile
gestazione e un parto non facile
il nostro figlio Gian Domenico è
venuto a rendere lieta la nostra
casa. Ringraziamo i nostri protet-
tori mentre li preghiamo di voler
continuare la protezione perché
la nuova vita sbocciata per la lo-
ro intercessione possa sviluppar-
si e cantare a Dio la nostra
riconoscenza.
Graziano e Caterina Plese -
16031 Recco
(Genova)
NON L'AVREI
MAI CREDUTO
V oglio rendere noto e prima
di tutto ringraziare San
Domenico Savio per la grazia ri-
cevuta. Non avrei mai creduto
possibile che tutto sarebbe anda-
to come è andato. Da un mese ho
avuto un bellissimo bambino.
Quando sono rimasta incinta ero
terrorizzata data una mia prece-
dente esperienza. Infatti ho un
bambino di tre anni e mezzo na-
to prematuro con una gravidan-
za difficilissima . All'idea di
sopportare le sofferenze prece-
denti non me la sentivo; ogni gior-
no mi facevo comunque coraggio
ed era come se San Domenico
Savio mi fosse stato accanto fi-
no a quando mi convinsi che ce
l'avrei fatta ... Ora gli dico grazie
di cuore per i miei due splendidi
bambini che affido alla sua pro-
tezione .
Lettera Firmata
GUARITA PER LA
SECONDA VOLT A
L a notte tra il 15-1 6 Luglio
e.a. (1989) la mia sposa, tro-
vandosi ri coverata in clinica, è
andata in çoma e solo verso le
ore 4.50, assistita continuamen-
te dal medico di guardia e dalla
Superiora delle Suore , ha dato
segni di vita .
E questa la seconda volta in tre
mesi che Mamma Margherita, da
me pregata, mi ha ottenuto dalla
misericordia di Dio la grazia ri-
chiesta: la mia sposa è rinata.
Greco Raffaele - via Candelisi, 34
87040 Mendacino (CS)
IL CASO
ERA DISPERATO
M ia figlia Rosetta dopo cir-
ca un anno di matrimonio
si appressava ad avere il primo
figlio . Ricoverata all'ospedale do-
po una normale gravidanza, è na-
to un bel bimbo e tutto sembrava
fosse andato bene, ma nel giro
di poche ore le condizioni di sa-
lute divennero assai compromet-
tenti , per la madre che dovette
essere trasportata in sala di ria-
nimazione, per gravi e impreviste
complicazioni che potevano es-
sere fatali , e contemporanea-
mente per il piccolo, a motivo di
una grave ostruzione all 'intesti-
no, per cui dovette essere tra-
sportato in apposito ospedale
pediatrico di Catania , ove fu su-
bito operato, nonostante l'ansia
per la dubbia riuscita . In tale mo-
mento d'ansia ci siamo rivolte
con grande fiducia a San Dome-
nico Savio, accostando loro con
fiducia la sua immagine, perché
potesse scampare il grave peri-
colo della mamma e del bimbo.
Dopo alcuni giorni di ansia peno-
sa, arriva la grazia quasi prodigio-
so miracolo a detta dei medici,
che né certificano l'avvenimento
per l'uno e per l'altra , che rivedo
quasi nuove creature .
Riconoscentissima al piccolo
ma grande santo , desidero ren-
dergli l'onore dovuto mentre ne
invoco la sua validissima prote-
zione sulla mia famiglia .
Sig.ra Taglialegami - Ravanusa
(AG)
UN SICURO
INTERVENTO
U na burrascosa e turbolen-
ta divisione ereditaria è sta-
ta conclusa per il sicuro interven-
to della Vergine Ausiliatrice cui ci
siamo rivolti insistentemente e al-
la quale rendiamo un pubblico
ringraziamento .
Giorgio Ventura - 97010 Modica
(RG)
RINGRAZIANO
PER GRAZIE RICEVUTE:
Agosta Santina
Alioto Giuseppe
Arnoldo Carmen
Baciolone Rosa
Baffone Concetta
Barale Paolina
Barletti Enrico
Bertelli Famiglia
Bielr Giuseppe
Bona Anna
Bonaiuto Lucia
Borio Amalia
Bresolin Gian Pietro
Bruzzone Maria
Buffa Caterina
Burzio Maddalena
Butti Bonfiglio
Calamai Andreina
Callà Domenico
Capobianco Giovannina
Capra Natalina
Caslino Franca
Cavalieri .Rina
Cavera Rosa
Cipri M. Grazia
Cervone Placido e Mamma
ringraziano S. Dom . Savio
Colombo Elisa
Cottone Gabriella e Raffaello
Daloi Giovanni
Del Lungo Marisa
Di Carlo Rosalia
Di Giacomo Alfonsa
Fasan Bruna
Ferrero Maria
Folchi & Jole
Fontanini Elisa
Fontana Stefano
Fossati Vanna
Gabrielli Teresa
Gelosa Anna
Giorgis Caterina
Giovanelli Rosa
Girodo Franco
Gonella Maria
Grassa Famiglia
Lodi Giuseppina
Maccan Loretta
Malta Marianna Alessi
Mantello Mari uccia
Manzone Giuseppina
Martinetto Domenica
Massaro Teresa
Masserini Furio e Dovilia
Massimilla Daniela
Merlo Giuditta
Migliore Rosa
Molteni Benito
(segue nel prossimo numero)

5.3 Page 43

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- - - -------+-----s8-
1 NOVEMBRE 1989 , 65
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
BONINO sig.na ELISA - cooperatrice, t Torino
a 87 anni il 30 maggio 1989.
Nata a Strambino (Torino) il 29 giugno 1902, so-
rella di Giuseppina e di Suor Maria Bonino, ben
nota Missionaria ed Ispettrice delle F.M .A. del Ve-
nezuela. Dedita al lavoro, alla carità, alla preghie-
ra, carattere mite e schivo, ha offerto la vita in dono
di benevolenza per tutti , sempre ispirandosi a Don
Bosco.
ACERBI sac. FRANCO salesiano, t a Oita
(Giappone) a 68 anni.
Per quarant'anni lavorò come zelante missiona-
rio in varie parrocchie della missione di Oita. Tem-
peramento allegro, ottimista, buono con tutti , ha
potuto realizzare in pieno la sua vocazione mis-
sionaria .
È vissuto quasi sempre solo , in piccole residen -
ze, con poche conversioni , ma ha saputo mante-
nere vivaci le sue piccole comunità , e continuare
il suo apostolato con fede e costanza fino all'ulti-
mo. Un merito questo non piccolo in un Pese re-
frattario come il Giappone. Poté chiudere
serenamente la sua giornata, sicuro di sentirsi di-
re: .. Vieni servo buono e fedele, entra nel gaudio
del tuo Signore
LANZARA MENICHINI sig.ra EMMA, I a Roma
a 99 anni .
Mamma di sei figli, di. cui una, Suor Elena, Fi-
glia di Maria Ausiliatrice , lascia un 'orma profonda
in quanti l'hanno conosciuta, di fede vissuta, di
amabile carità, di cristiana speranza. Nei suoi scrit-
ti è costante , filiale e generoso il colloquio col Si-
gnore al quale ha offerto nella sua lunga storia,
momenti felici e ore tristissime .
Devotissima della Vergine e di Don Bosco san-
to considerava come figlie le Suore Salesiane . Ne-
gli ultimi mesi raccolta e si lenziosa , sulla sua
poltroncina, sgranava una simbolica corona in at-
tesa serena dell'incontro col suo Gesù . Sostenu-
ta da una continua e sublime fede in Dio , madre
di sei figli, ha superato per lunghi e sofferti anni
le traversie dell 'esistenza umana trasmettendo co-
munque e sempre al suo prossimo la profonda Fe-
de di cui si è continuamente nutrita nel lungo
sentiero non privo di durissime spine , della sua
vita.
Con semplici azioni di squisita cortesia ha sa-
puto provocare nel prossimo momenti di felicità
spirituale costruendo, giorno dopo giorno, prezio-
se pietruzze con cui ha completato , con volontà
e tenacia non comuni , un mosaico di opere di bon-
e di carità cristiana mediante le quali si è pre-
parata all 'incontro col Cristo Risorto.
A S. Gregorio fece l'aspirantato ed il noviziato
concludendoli con la professi_one reli~iosa ; prop/iio
in questa benemerita Casa d1 lormaz1one, dopo gli
sludi teologici , fu ordinato Sacerdote il 7 lugljo
1928. Molte furono le Case Salesiane fecondate
dal suo apostolato e varie le mansioni assegnatè-
gli dall 'obbedienza: Caltagirone, Trapani , Mars~-
la, S. Cataldo , Messina Giostra, Modica, Riesi,
Palermo S. Chiara, Ispica, Catania Barriera, lo eb-
bero dal 1928 al 1960 come catechista, incaricai:
dell'oratorio, maestro di musica, insegnante, ca -
pellano di comunità di suore, viceparroco.
Nel 1960 fino al giorno della morte operò a Me -
sina , prima al S. Domenico Savio e dal 1973 presi-
so il nostro Istituto, dedicandosi totalment!
all 'apostolato della predicazione e della diffusio~l
ne dei suoi opuscoli edificanti.
Dotato di ingegno vivace, arguto, possedeva u
estro poetico eccezionale per cui le sue poesie i
vernacolo erano richieste ed applaudite in ogni oc
casione .
Riusciva bene nel teatro , nella musica. L'urgen
za dell 'apostolato , però , ed una " svolta spiritua-
le » come egli la definisce, gli fecero abbandonare
queste attività.
.. La vera svolta spirituale , iniziata nel Novizia-
to , l'ebbi veramente dalla lettura della vita di S. Te-
resa . Lessi , rilessi questa "Storia di un 'anima ";
scelsi Santa Teresina come mia protettrice ; in se-
guito mi misi in rapporto epistolare con sua sorel-
la... (dal Diario) .
Figura sacerdotale notevole don Giuseppe To-
maselli ha avuto fenomeni spirituali meritevoli di
studio ed approfondimento . Le esequie , celebra-
te nella chiesa, dell'Istituto il giorno 1Omaggio, so-
no state l'esaltazione evangelica dell'uomo umile,
semplice e buono che è passato nella comunità
cristiana con eccezionale santità di vita, benefican-
do corpi ed anime .
MOFFA sig .ra EMILIA - cooperatrice, I Bologna
a 5 anni il 26 settembre 1989.
Cooperatrice fervente da oltre mezzo secolo, ap-
passionata di Don Bosco e dei Salesiani. Sensibi-
le al problema delle vocazioni sacerdotali impegnò
preghiera e risorse economiche per tre sacerdoti
salesiani per i quali sostenne le spese del Corso
di Teologia: un africano, un indiano e un lombardo
Per loro l'ultima offerta: il male imperdonabile
che l'ha portata alla morte nel Signore .
MINETOLA CROCIFISSA ved. GALEONE - coo-
peratrice, t Carosino (TA) il 15 luglio 1989.
Mamma esemplare ha creduto in Dio dando due
figlie all 'Istituto delle F.M.A. Ha accettato le sue
atroci sofferenze e ha raggiunto la casa del Padre
con serenità .
TOMASELLI sac . GIUSEPPE - salesiano, t Mes-
sina a 87 anni.
Era nato il 26 gennaio 1902 a Biancavilla (Cata-
nia) da una famiglia i cui sani principi, lo spirito pro-
fondamente cristiano, i grandi valori morali , egli
ricordava spesso. Frequentò le prime quattro clas-
si ginnasiali nel piccolo Seminario del suo paese
natale, sede succ'ursale del Seminario Arcive-
scovile .
MARZOLI slg .na RITA - cooperatrice, t Roma
a 74 anni il 29 luglio 1989.
Lascia tra i Cooperatori e le Exallieve il ricordo
di una vita spesa nel bene: gioiosamente attiva,
generosa nel collaborare alle iniziative spirituali e
materiali della nostra Associazione e della Comu-
nità della sua Parrocchia alla luce della Spirituali-
tà Salesiana. Il suo esempio sarà un seme fecondo
per quanti l'hanno conosciuta e amata.
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1 -1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
<<... lascio alla Direzione Generale
Opere Don·Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
norrinare erede di ogni sostanza
l'urlo o l'altro dei due Enti su
indicati:
<<... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure 11stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
ffirma per disteso)
11

5.4 Page 44

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66 I NOVEMBRE 1989
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla Direzione
opere Don Bosco
Borsa: Laura Vlcuiia , per ringrazia-
mento e invocando costante protezio-
ne, a cura di La Russa Gabriella, L.
4 .450 .0 0 0
Botsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, in suffragio <J,ei defunti e per pro-
tezione della famiglia , a cura di
Cantatore Damiano, L. 200 .000
Borsa: Beato Michele Rua, per la
sua glorificazione e invocandone pro-
tezione per guarigione di persona ca-
ra , a cura di N.N., L. 1.200.000
Borsa: Maria Ausiliatrlce, a cura del-
le sorelle Riva Pierina e Ida, L.
1.000 .000
Borsa: S. Cuore di Gesù e Maria Au-
slllatrlce, per ottenere una buona
morte, a cura di F.C., L. 1.000.000
Borsa: S. Cuore di Gesù e Maria Au-
slllatrlce, per ottenere una buona
morte, a cura di F.D., L. 1.000.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, proteggeteci, a cura di
una Exallieva di Torino, L. 1.000.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco e Domenico Savio, per una gra-
zia particolare e perché proteggano i
nostri figli, a cura di N.N., L. 1.000.000
Borsa: In memoria di Rizzi Virginia ,
a cura di Rizzi Virginio, L. 1.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in ringraziamento, a cu-
ra di Quirico - Torino , L. 550.000
Borsa: Don Bosco, a cura dei Ragaz-
zi del '24 di Somma Lombardo, L.
546.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Don Rua, per ringraziamento e
continua protezione sulla famiglia , a
cura di I.A. - Vercelli, L. 500.000
Borsa: Per la Messa di diamante di
Don Antonio Toigo , a cura dell'Unio-
ne Ex Allievi Don Bosco-Casa madre
di Torino, L. 500.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Gio-
vanni Bosco, invocando grazia per la
cognata, a cura di M.C. - Torino, L.
500 .000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in memo-
ria di Padre José M. Berto/a, a cura
della nipote Laura, _L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
lesiani, in suffragio dei miei defunti,
a cura di Bosso Sandra, L. 500.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in memo-
ria e suffragio dei miei cari, a cura di
N.N., L. 500.000
Borsa: In suffragio di Francesco Ven-
tura, a cura della moglie e delle figlie ,
L. 500.000
Borsa: SS. Cuori di Gesù e di Ma-
ria, in ricordo e suffragio dei miei fa-
miliari e parenti, a cura di Colombano
Renzo, L. 500.000
Borsa: Don Bosco, a cura di Vetto-
rello Renzo , L. 250 .000
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria
Auslllatrlce, Don Bosco, invocando
protezione per giovane missionario, a
cura del Laboratorio Mamma Marghe-
rita di Verona, L. 250.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, invocando protezione e grazie
per la famiglia , a cura di Saglietto An-
giolina, L. 500.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento, a
cura di Cinti Nella, L. 250.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, a cura di Simonetti Albina, L.
500.000
Borsa: S. Anna, S. Domenico Savio,
ringraziando e invocando protezione,
a cura di N.N. - Imperia, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Glo-
Borsa: Don Bosco e Don Rua, per vannl Bosco, per grazia ricevuta e
;ingraziamento e invocando protezio- per protezione sulla famiglia, a cura
ne, a cura di Don Luigi Frassy, L. di Ariane Anna, L. 200.000
500.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio di Cesari-
na e Giulio Poli, a cura di Poli Avv.
Valdo, L. 500.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi Sa-
lesiani, implorando grazia e protezio-
ne per mia figlia e mia nipotina, a cura
di M.R. - Alessandria, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco , a suffragio di Carlo e Angelo, a
cura di Scolari Elisa Bergomi , L.
500.000
Borsa: In memoria e suffragio di Sr.
Rina De Vita, a cura delle Cooperatri-
ci di Soverato, L. 500.000
Borsa: Don Rua, per grazia ricevuta
e protezione , a cura di Rua Giorgio e
Florina, L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco , ringra-
ziando e invocando protezione e gua-
rigione per la mamma , a cura di
Barbonaglia M.A. , L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice.e Santi Sa-
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di lesiani, per grazia ricevuta , a cura di
U.T.L. , L. 400.000
Figazzolo Antonietta , L. 200 .000
Borsa: Alla memoria di mio padre Borsa: Maria Auslllatrlce, Santi Sa-
Carmelo Arecchi, a cura di Arecchl lesiani, in suffragio dei miei defunti,
Prof. Carmela, L. 400.000
a cura di Gemma Caterina, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, ringraziando e invocando prote-
zione, a cura di una Mamma, L.
300.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, in memoria e suffragio dei nostri
morti, a cura di Maria e Attilio Teli , L.
200 .000
Borsa: S. Domenico Savio, in me-
moria di D. Carlo Vinciguerra , a cura
delle sorelle Teresa e Giovanna, L.
300.000
Borsa: S. Giovanni Bosco e S. Ma-
ria Mazzareilo, ringraziando e invo-
cando continua protezione, a cura di
N.N. Ex allieva, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Santi Sa-
lesiani , in memoria e suffragio di mia
sorella Giovanna e marito, a cura di
F.T., L. 300.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Viale Giuseppina, L. 300.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, in suffragio dei miei dèfunti, a cu-
ra di Catella Tina, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don FI-
iippo Rinaldl , a cura della Famiglia
Benelli, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Minato Renata , L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in suffra-
gio di Lina e Giuseppe Ballaira, a cu-
ra dei figli , L. 200.000
Borsa: Don Bosco e Domenico Sa-
vio, invocando protezione sulla mia
famiglia , a cura di Ruffoni Giuseppi-
na, L. 190.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Galli Barbara, L. 150.000
Borsa: Gesù Sacramentato, in suf-
fragio delle anime del purgatorio, a
cura di Z.M., L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, invocando protezione e
in suffragio dei nostri defunti, a cura
di L.V.R., L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Glo•
vannl Bosco, ringraziando e invocan-
do protezione sulla famiglia , a cura di
Marcella D. , L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, in suffragio dei genitori Codazzi
Daniele e Servetli Neriglia , a cura di
Codazzi Irene, L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, in suffragio dei defunti, ringra-
ziando e invocando protezione, a cura
di Arrigazzi Maria, L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, Invocando protezione e salute , a
cura di Artuffo Rina, L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
lesiani, a cura di Dazio Benigno, L.
150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bo-
sco e 55. medici Cosma e Damia-
no , a cura della Famiglia Lafronza, L.
150.000
Borsa: In suffragio del marito Pasino
Giuseppe e dei familiari, a cura di
Pozzi Angela, L. 120.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, invocando preghiere per nipote
gravissima , a cura delle sorelle Euge-
nia e Anna Casotti, L. 120.000

5.5 Page 45

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AWERTENZE
Per eseguire il versamento. il versante deve comp
sue parti, a macchina o a mano, purché con inchiostrc
bluastro il presente bollettino (indicando con chiareuc
intestazione del conto ricevente qualora già non sia
stampa).
NON SONO AMM ESS I BOLLETTINI RECANTI CA'
ABRASIONI O CORREZIONI.
A tergo del certificato di accreditamento é riservat,
l'indicazione della causale del versamento che è obblig
gamenti a favore di Enti pubblici.
La ricevuta non è valida se non porta i bolli e gli estri
zione impressi dall'Ufficio postale accettante.
La ricevuta del versamento in Conto Corrente Posta
in cui tale sistema di pagamento è ammesso, ha valore
fa somma pagata con effetto dalla data in cui il versa
eseguito.
Qualora l'utente sia titolare di un Conto Corrente Po
al proprio nome può utiliuare il presente bollettino co
RO, indicando negli appositi spazi il numero del propri
di traenza (che deve essere conforme a quella deposita
viandolo al proprio CCSB in busta mod. Ch42·c AUT.
Il postagiro ha valore liberatorio per la somma pag;
dalla data di addebito al conto traente.
Laboratorio Tipografico Amm.11e P.T - D.(

5.6 Page 46

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CONTI CORRENTI POSTALI
!:=::========:::I Ricevuta di un versamento
o certif.to di addebitamento
di L.
Lire _____________________
sul C/C N.
462002
intestato a:
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111 - 00163 ROMA
eseguito da ______________ ___
residente in _ _________________
SPAZIO RISERVATO Al CORRENTISTI POSTALI
Titolare del C/C _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
addì _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
I:====== Bollettino
o postagiro
di L.
Lire ____________
sul C/C N.
462002 int,
Direzione Generale Opere Don E
Via della Pisana, 1111 - 00163 R
eseguito da ________
residente in _________
SPAZIO RISERVATO Al CORRENTISTI POS
Titolare del C/C _ _ _ _ _ _ __
Firma
addì _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
I
I
L _____ _j
Bollo a data
Bollo lineare dell'Ufficio accettante
L'UFFICIALE POSTALE
Cartellino
del bollettario
progress.
Bollo lineare dell'Ufficio accet1ante
I
I numerato
I d'accettazione
I
L'UFF. POSTALE 1
L.
11
>0000000000462(

5.7 Page 47

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- - - - - - -- - - - ~ -
1 NOVEMBRE 1989 67
Borse Missionarie da
L. 100.000
Borsa: In suffragio di Nicolao Giacob-
ba , a cura dei figli Fontana
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, invocando protezione sulla fami-
glia, a cura di Vola Giorgio
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di N.N. - Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Sa-
lesiani, per grazia ricevuta, a cura di
L.B. - Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, in memoria di Grosso Anna e per
protezione sulla famiglia, a cura della
figlia Mariuccia
Borsa: Maria Ausiliatrice, in suffra-
gio di Farenda Giuseppe e Teresa e
per protezione sui nipotini, a cura di
N.N . - Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco , Sr. Eusebia, per grazia ricevu-
ta , a cura di B.L. - Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, invocando protezione in vita e in
morte per me e familiari, a cura di
M.C. Dogliani
Borsa: In suffragio dei defunti, a cu-
ra di N.N.
Borsa: Don Meliga Giacomo , a cura
di Teresa - Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice , Don Bo-
sco, Sr. Eusebia , per grazia ricevu-
ta, a cura di P.R. - Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio dei genito-
ri Assunta e Carlo Ottenga, a cura
della figlia
Borsa: Don Bosco, Don Rua, per rin-
graziamento e in memoria di Curto
Luigi, a cura della moglie Maria
Borsa: S. Domenico Savio , per pro-
tezione della famiglia , a cura di R.G .-
Torino
Borsa: Don Rinaldi, per ringrazia-
mento e protezione della Famiglia
Borra
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Longo Clementina
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per grazia ricevuta, a
cura di Alifredi Edoardo
Borsa: S. Giovanni Bosco, per pro-
tezione , a cura di E.F. - Torino
Borsa: Don Bosco, salva i miei figli ,
a cura di Guerrera Maria
Borsa: In memoria di Salvatore Cas-
sisa, a cura di Fanni Cassisa
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento e
protezione , a cura di Franco Di Gioia
Ann_a
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Maria Ermellina Fontana
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invocan-
do protezione, a cura di Schepis Nina
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, invocando protezione ,
a cura di G.P.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, invocando protezione,
a cura di C.T. - Milano
Borsa: Maria Ausil iatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per grazia ricevuta e in-
vocando protezione, a cura di Cortese
Emma
Borsa: S. Domenico Savio, a cura di
Montanelli Camilla
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G: Bo-
sco, S. Paola Frassinetti , in suffra-
gio dì Silvia Fiore, a cura di Fiore
Bardaro Pina
Borsa: S. Domenico Savio, in ringra-
ziamento per la nascita del piccolo Lo-
renzo, a cura di Adriana e Claudio -
Firerize
Borsa: In suffragio dei defunti Maz-
zocchi, a cura di Mazzocchi Filomena
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sc'o , invocando protezione e salute
per il nipote Cristian F., a cura della
mamma Maria Croci
Borsa: Maria Ausiliatrice, invocando
protezione per me e famiglia , a cura
di Chiodo Adelia
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in suffragio di mio marito e dei
familiari defunti , a cura di Bellone
Margherita
Borsa: Don Bosco, a cura di Manna
Giuseppe
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per grazia ricevuta , a
cura di Sette Luigina
Borsa: S. Giovanni Bosco, ringra-
ziando e invocando protezione, a cu-
ra del Centro Cooperatori Salesiani di
Palermo-Sampolo
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, ringraziando e invocando anco-
ra protezione, a cura di P.D. B.
Borsa: S. Domenico Savio, per rin-
graziamento e invocando protezione,
a cura di Accardi Caterina
Borsa: S. Domenico Savio, ringra-
ziando per la nascita di Emanuela, a
cura di Martini Renata
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
siliatrice e Don Bosco , per favore ri-
cevuto , a cura di Scarpetti Emilia
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per ritorno alla fede della figlia,
a cura di Cifarelli Rocco
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco , a cura di Cellini Rino
Borsa: Don Bosco, ringraziando e in-
vocando protezione per la famiglia, a
cura di Piera Poggiali Belli
Borsa: Don Bosco , a cura di Argilli
Riccardo
Borsa: In suffragio di Busa Maria , a
cura del marito
Borsa: Maria Ausiliatrice, proteggi
sempre Roberta Valentina Salta , a cu-
ra di Luigi Salta
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per la protezione dei miei cari, a
cura di N.N.
Borsa: S. Giovanni Bosco , invocan-
do protezione sulla mia famiglia , a cu-
ra di Valsecchi Luigia
Borsa: S. Giovanni Bosco , per rin-
graziamento e protezione, a cura di
Turolla Anna Maria
Borsa: Maria Ausiliatrice, per grazia
ricevuta, a cura di Francesco - Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice , per grazia
ricevuta e invocando protezione , a cu-
ra di Carla - Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, invocando protezione,
a cura di C.N.
Borsa S. Giovanni Bosco, protetto-
re della mia Famiglia: aiutami - mi af-
fido a Te , a cura di N.N . Ex allieva
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco , Domenico Savio, in suffragio
delle anime del Purgatorio , a cura di
Rebora Pia
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
lesiani, ringraziando e invocando an-
cora protezione, a cura di N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice, per grazia
ricevuta e invocando ancora profezio-
ne, a cura di Colombo Giovanna
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani, in suffragio delle anime del
Purgatorio, a cura di Rebora Pia
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, a cura di Tac-
ca Susanna
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
lesiani, in memoria di Ferdinando
Mensitieri, a cura di Giorgio e Ivana
Mensitieri
Borsa: S. Domenico Savio, per una
particolare intenzione , a cura di Nap-
pi Carmela
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, ringraziando e invocando prote-
zione , a cura di Tarditi Wilma
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco , ringraziando e invocando prote-
zione, a cura di Peteriana Maria
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco , in suffragio dei miei defunti e
invocando protezione , a cura di Ma-
gliano Francesca
Borsa: S. Domenico Savio, implo-
rando grande grazie e protezione per
la Famiglia, a cura di una mamma
Borsa: In memoria della piccola Cri-
stina Tomasetti , a cu ra della mamma
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, invocando protezione, a cura di
Tobazzi Ada
Borsa: Don Bosco, in memoria e suf-
fragio di Cadei Assunta , a cura di C.S.
Borsa: Edvige Carboni, a cura di Ac-
cardi Maria

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