Bollettino_Salesiano_197911


Bollettino_Salesiano_197911

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BOLLETTINO
ANNO 103 N. 11 1• QUINDICINA 1 GIUGNO 1979
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)
SAL
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

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Sommario
ANNO 103 - NUMERO 11
1 1 GIUGNO 1979
Foto di José Luis Mena
Servizio di copertina: pag. 3-7
LE IDEE
Un'Europa cristiana per loro, pag. 3
Don Bosco oggi nell'Europa del Nove, 4-5
Essere di più per donare meglio, 28
LE FORZE
Associazionismo. Il Coni riconosce le Polisportive, 12-13
UPS.125 anni di «Orientamenti pedagog ici», 31
L'AZIONE
Cina. Il nuovo govern o ci lascia scrivere!, 16
Ecuador. Dopo l'incendio si ricomincia, 30
Francia. I cento anni di La Navarra. 31
Haiti. Padre Bohnen è olandese ma non è «bianco., 8-11
Italia. Oscure manovre al San Zeno, 17-21 .
Invito da Bologna: aiutiamoli a c rescere, 11
A Roma terza radio salesiana, 29
Da Verona bilancio missionario, 30
Un villaggio per ragazzi in difficoltà, 30
La buona stoffa degli ADS, 30
Messico. Omelie a fumetti, 29
Norvegia. Don Bosco è conosciuto anche qui, 29
Papua. Il vescovo chiama I salesiani, 7
Spagna. Con i ragazzi del rione Pilar, 22-23
Tunisia. Giovani samaritani per I senzatetto, 31
Zaire. Così combattiamo la morale delle «4 B •, 14- 15
IL PASSATO
VDB. Tullia ti ricord iamo, 24-25
Storia salesiana. Ragazzi In fam ig lia con Don Bosco, 26-27
RUBRICHE. Libreria, 13 - Caro BS, 27 - Educhiamo come
Don Bosco, 28 - Ringraziano i nostri santi, 32 - Preghiamo
per i nostri morti, 34 - Solidarietà missionaria, 35.
LA VIGNETTA
.DIECI E LODE•
I
v
- TI ho comperato Il mitra, Il carro
armato, Il cannone, la plstola, Il
lanclallamme, Il missile terra aria...
E adesso lasclaml In PACE!
(Carlettmi e Sed/nl)
2
BOLLETTINO
SALESIANO
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'informazione e cultura religiosa
DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCO
Collaboratori. Giuliana Accornero - Pietro Ambrosie - Marco Bon-
gioanni- Teresio Bosco- Elia Ferrante - Adolfo L"Arco
Fotografia Antonio Gottardt
Archivio salesiano; Guido Cantoni
Archivio Audiovisivi LDC
Diffusione Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa Officine Grafiche SEI - Torino
Autorizzazione Tribunale di Torino n 403 del 16.2.1949
L'EDIZIONE DI META' MESE
del BS è particolarmente destinata al Cooperatori Salesiani.
Redattore don Armando Buttarelli, Viale del Salesian i 9, 00175 Ro-
ma Tel. (06) 74.80.433.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 20 lingue diverse
(tiratura annua oltre 1 Omliioni di copie) in:
Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia - Austria - Belgio
(in fiammingo)- Bolivia - Brasile - Centro America (a San Salvador) -
Clie - BS Cinese (a Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Flllpplne -
Francia (per I paesi di lingua francofona) - Germania - Giappone -
Gran Bretagna - India (In Inglese e lingue locali malayalam , tamil e
telugù)- Irlanda - Italia - Jugoslavia (in c roato e in sloveno) - Korea
del Sud - BS Lituano (edito a Roma) - Malta - Messico {due edizioni)
- Olanda - Perù - Polonia - Portogallo - Repubblica Sudafricana -
Spagna - Stati Uniti - Thailandia - Uruguay - Venezuela.
DIREZIONE DEL es ITALIANO
Via della Pisana 1111 - Casella Postale 9092
00100 Roma- Aurelio. Tel. (06) 69,31.341
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guardanti /a Famiglia Salesiana, e s' impegna a pubblicarle secondo
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- le Missioni attraverso la Solidarietà missionaria o altre forme.

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IN MARGINE ALLE ELEZIONI EUROPEE
Un'Europa
cr1st1ana
per loro
I figli di Don Bosco si trovano In massima parte in
Europa, impegnati nell'educazione della gioventù
europea. Ma impartono un'educazione europeista?
Ecco alcune testimonianze e dati per una riflessione
sull'argomento: nove spunti sull'Europa dei Nove.
1 Appello dei Vescovi:
"E' un'occasione dJ fratellanza"
l Vescovi d'Europa nelJo scorso
aprile hanno rivolto ai cattolici un ap-
pello, invitandoli a considerare le ele-
zioni del 10 giugno come « una felice
occasione di sviluppo economico, cul-
turale e spirituale per tutti».
Essi dapprima hanno elencato al-
cune « motivazioni che stanno alla ba-
se della costruzione dell'Europa dei
Nove». Per esempio: «Proseguire nello
sforzo di riconciliazione imrapreso al-
l'indomani dell'ultima guerm e mai
sufficientemente compiuto; favorire
un clima di pace all'interno della co-
munità europea; consentire migliori
scambi economici e culturali fra i no-
stri paesi...». Ma hanno subito preci-
sato: «Si tratta certamente di scopi lo-
devoli, ma ci sembrano ancora insuffi-
cienti». Perché? Perché «non possia-
2 Libri e sussidi
sull'Europa cristiana
CONTE PIERO (a cura di)
I Papi e l'Europa - Documenti
(Pio Xli, Giovanni XXIII, Paolo VI)
Ed. LDC 1978. Pag. 424, lire 6.000
CONTE PIERO (a cura di)
I cristiani e l'Europa
Documenti
Ed. LDC 1978. Pag. 128, lire 1.000
PALTRO PIERA
Europa chiama Europa
Romanzo. In appendice un ampio
servizio su/l'europeismo.
Ed. Paoline 1979. Pag. 190, lire 2.500
BOSCO TERESIO - FIORE CARLO
L'Europa unita
Estratto da Mondo Erre, maggio 1978
Ed. LDC. Pag. 16, lire 250
Tempo d'Europa
Dossier da rivista Primavera, 1.4.1979
mo accontentarci
di una Europa fon-
data 11nica111ente
sull'interesse eco-
nomico o politico
dei suoi membri».
Infatti «non si può
dimenticare che
l'uomo ha aspira-
zioni più profonde
ed essenziali. Crea-
to a immagine di
Dio, /'uomo porta
in dei valori spirituali. Sono questi i
valori che hanno costituito la nostra
civiltà, e che devono appartenere a/-
l'Europa di domani».
La fratellanza. Passando a elencare
i valori dello spirito da promuovere
neUa nuova Europa, i Vescovi hanno
posto in primo piano la fratellanza:
«L'unione europea non potrà realiz-
zarsi senza uno spirito di apertura e di
fratellanza, di rispetco e di accoglienza
degli altri, delle Loro persone, del loro
modo di pensare, sentire, agire». Tutto
questo però, hanno subito aggiunto,
comporta « rinunce, sacrìfici, cambia-
menti di mentalità. I giovani in parei-
colare ci interpellano su questi p11ntL
Non esitiamo a supe,·are certe resiscen-
ze ereditate dal passato... ».
Scendendo al concreto i Vescovi
precisano che « la crisi econ9mica che
stiamo vivendo ci impone di rivedere lo
stile di vita occidentale. Siamo chia-
mati a una vita sobria. Le scesse conte-
stazioni contro la società dei conswni
sono i11 armonia con alcune esigenze di
una vita evengelicamente più sempli-
ce».
I vescovi ricordano poi alcuni fon-
damentali diritti dell'uomo, che han-
no bisogno di essere meglio ricono-
sciuti in Europa: • Si traila del diritto
alla vita, dei diritti del fanciullo prima e
dopo la nascita, si 1ratta della donna,
della famiglia, dei rifugiatl dei lavora-
wri, di quelli stranieri in particolare; si
devono ancora compiere molli sforzi
perché ciascun uomo possa vivere con
dignità».
n Terzo Mondo. r Vescovi hanno
pure ricordato che« l'Europa non può
rinchiudersi nelle proprie frontiere.
Come potremmo noi costituire una co-
munità entro la quale si starebbe bene,
dimenticando il resto de/l'Europa e del
mondo? Rileniamo che gli europei ab-
biano delle responsabilità nei confronti
degli altri continenti, specialmente dei
paesi del Terza Mondo. Essi devono
essere traltati su un piano di ugua-
glianza, e non come degli assistiti, o
peggio degli sfnatati. Quando gran
parte della popolazione mondiale con-
tinua a essere sotco-alime11tata, talvolta
fino a morire di fante, non è forse
scandaloso che i paesi industrializzati
vivano ne/l'opulenza?»
In questa prospettiva i vescovi ri-
portano le parole del Papa attuale
(22.10.1978): «Aprite i confini degli
stati, i sistemi economici e politici, gli
immensi campi della cultura, della ci-
viltà, dello sviluppo. Non abbiate pau-
ra!»
Per un'Europa più umana. I Vesco-
vi hanno concluso: «Invitiamo i catto-
lici a una nuova fede e speranza nel-
l'uomo, salvaw da Gesù Cristo e desti-
na/o a essere associato alla sua risur-
rezione, per costruire insieme un 'Eu-
ropa più umana. Chiediamo a tutti i
cattolici di sentit"si responsabilmeme
3

1.4 Page 4

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coi11volri e/alle prOs\\ime ele::io11i del
Pa,·lame11to Europeo, di partecipare in
quanto t:ri!>tiani - pie,wmeme con i11-
rellige11:;a -ai problemi europei».
3 Come l'opera di Don Bosco
divenne europea
Don Bosco europeista? No, non 10
fu: si potrebbe dire per difetto e per
eccesso. Per difetto, perché ai suoi
lempi l'europeismo era ruori moda. E
più ancoro per eccesso, perché egli nei
progctlì e nell'azione fu mondiale e
uniYcr!>ale. L'iconografia dei santi
suole rappresentarli con cmblemi e
simboli che li caralteri?rnno: la palma
del martirio, gli strumenti della pas-
sione o altro. Don Bosco potrebbe es•
sere rappresentato come «santo con
mappamondo». Nella sua cameretta
ne a,•c,•a uno, e i suoi \\egretari rac-
contarono dt averlo sorpreso sovente
- lui sempre indaffarato in mille cose
concrete - chino su quel mappa•
mondo, intento a fantasticare. pro-
gettare e realizzare. Certo la sua opera
si è diffusa nel mondo a macchia d'o-
lio, ma l'Europa è il continente in cui
si è abbarbicata con radici più pro-
fonde. Cosl la Famiglia Salesiana an•
cora oggi è in maggior parte «euro-
pea».
La penetrazione. Ecco la progres-
sione delle date: nel 1846 Don Bosco
ave, a impiantato la '-Ua prima casa
stabile a Valdocco; nel '73 apriva la
prima opera fuori Torino. a Mirabcllo
Monlcrra10. Nel '70 la prima fuori del
Piemonte, ad Alassio; nel ·75 la prima
fuori Italia: in Francia, a Nizza (ma sul
finire di quello stesso anno, apli\\ a
due opere anche in Argentina). Due
anni dopo fondava in Francia anche la
prima opera all'estero delle FMA. Poi
era la \\ olta della Spagna: nell'8 I con i
salesiani e nell'86 con le FMA. L'anno
sucCC!>!.ivo collocava i suoi salesiani in
Gran Bretagna e - se si può dire cosl
- in Aw,tria (esallamente a Trento,
allora ciuà dell'Impero asburgico).
Alla !>ua monc nel 1888, Don Bosco
lasciava 57 case salesiane, di cui 40 in
Europa: 28 in halia, 8 in Francia, 2 in
Spagna, I in Gran Bretagna e quel-
l'altra in Au!>tria. La sua spinta «euro-
peistica• fu naturalmente accresciuta
dai !>Uoi !>uccessori.
Prima che il secolo scorso finisse,
don Rua manda\\'a i salel!iani in Sviz-
zera, Belgio, Polonia, Portogallo, e
collt>cava le FMA in Belgio e Svizzera.
Tra l'ini1io del secolo e la prima guer-
ra mondiale i salesiani apli\\ ano ca!>c
in Jugoslavia. Unghena e Malia, le
FMA in Gran Bretagna e Albania. Fra
le due guerre mondiali ~i ave\\'a la
massima espansione, con i salesiani in
Germania, Cecoslovacchia, Olanda,
4
$\\•czia, Lituania, Ciuà del Va1icano e
Albania; e con le FMA in Irlanda,
Germania, Polonia, Lituania, Austria,
Jugoslavia, Ungheria, Cecol!lovacchfa
e Portogallo.
I dati del 1978. Dopo la seconda
guerra mondiale, rimanevano ben
pochi altri stalt in cui penetrare (i sa-
lesiani a Andorra e Lussemburgo. le
FMA a Malto e in Olanda). Se mai, ora
accadeva il contrario: i figli di Don
Boscoin diverse na,ioni- inutile dire
quali - venivano cacciati via, o si ve-
devano confi'>carc le opere e impedire
o ,offocare l'apostolato.
Resta pur sempre la mas:.iccia pre•
-,cn1a dei figli Ji Don Bosco oggi in
Europa: su 17.108 salesiani, I0.02S
(pori al 58%) som1 suJ vecchio conti-
nente; e 10.488 FMA su 17.568 (pari al
59%). I dati sono del 1977-78.
E come loro i Cooperatori Salesiani
e gli Exallie...-i (difficili da contare). e
altri gruppi più o meno organizzati -
tutti impegnati nel progetto di Don
Bosco a favore della gioventù - pre-
,umibilmentc più numerosi in Europa
che in lutto il resto del mondo.
4.
Che cosa pensano
i giovani d'Europa
C/11~01101 gwn1111 tturupe,. che cu.\\a
pensano e ,·oglùmo?A queste doma11de
lia iemato di I i!,po11dere 1111'inchiesw
e/(eu11ata pres~o i giovani fram.:e.çi, i11-
gle.i.i e tedeschi co111presi rra i dodici e i
ventitré anni. I dati non risultano e11-
r111>iasma11ti pt•,· l'Europeismo e ~aprat-
rutto per f'halia, nw talllo 1·ale cu110-
sc:erli e 11011 far.\\i illw,io11i.
Dalla verifica dei risultati un fat-
to sembra certo: uin Ge1·mania, Fran-
cia e Gran Bretagna, l'epoca delle ri-
bcllio11i swde,uesche e dell'immagina-
z1onc al potere» si è (per lo meno
prov\\'isoriamente) conclusa, a dieci
anni di distanza dal 1968.
,.. li 70°0 dei giovani anglosas-,oni
intervistati, il 53% dei lcdeschi e iJ 43%
dei francesi si dichiara «fiero» della
propria llUZIOIWlilà.
C'è una crescente se11sibr/1tà eco-
l01:ica in quanto il •paesaggio» tende
unanirnamentc ad apparire come una
caratteristica saliente dei tn: pac~i in
questione.
Don Bosco oggi
nell'Europa dei Nove
Nella comunità europea la Famiglia
Salesiana è presente in otto stati su no-
ve: manca solo in Danimarca.
I Salesiani complessivamente al lavo-
ro negli otto stati sono 6.171 In 395 ope.
re.
Le Figi/a di Maria Ausitiatrrce sono più
numerose: 8.638 In 697 opere.
L'Istituto Secolare delle Volontarie di
Don Bosco è presente nella Comunità
europea con 387 membri, raccolti in 26
gruppi.
I Cooperatori Salesiani hanno 568
Centri; gli Exal/iev, di Don Bosco 289
Unioni, e altre 425 Unioni hanno le Exat-
lieve.
Per l'Informazione della Famiglia Sale.
siana si pubblicano sette Bollettini Sale-
siani nelle lingue: fiamminga, francese,
inglese (due edizioni: Gran Bretagna e
Irlanda), italiana. olandese e tedesca.
In Europa I Figli di Don Bosco sono
presenti anche in altri dodici stati: An-
dorra, Austria, Cecoslovacchia, Città del
Vaticano, Jugoslavia, Malta, Polonia,
Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera,
Ungheria.
Ma ecco stato per stato la situazione
nell'Europa dei Nove.
Belgio. I primi Salesiani vi si recano
nel 1891 Nel 1902 li Belgio è lspettoria,
nel 1911 Invia missionari salesiani in
Congo oggi (Zaire), nel 1959 si divide in
due lspettorle. Complessivamente 1Sa-
lesiani sono 412 in 29 opere.
Anche due lspettorle vi hanno le Figlie
di Maria Ausillatrice(entrate nel 1891); in
tutto sono 243. con 28 case.
Vi lavorano pure due gruppi di Volon-
tarie di Don Bosco.
Centri del Cooperatori 17, Unioni
Exellievl 12, Unioni Exa/1/eva 13.
Piullo~to limitato si presenta, nel
complesso, l'interesse per la Co11-umirà
europea, con le punte più basse in
Gran Bretagna (10%) e più alte in
Francia (21 %). l giovani francesi, in-
somma, si sentono un po' più europei
dei loro coetanei tedeschi.
l'iaf:gt: il 36<¼ dei gio"ani tede-
schi intervistati si è recato nell'Europa
del Sud, contro il 1sqn degli inglesi e il
30% dei francesi.
Lu,·oro: Le percentuali diminui-
scono di fronte al quesito: •Saresti
dispo~to a la\\'orare in un paese della
Comunità europea divcn,o dal tuo?»
Soltanto il S"o dei rede~chi accellcreb-
be volentieri un'occupa1.ione in Italia,
preferendo in alternativa cspotriare in
Francìa (19%), Gran Bretagna (18%).
Benelux (7110) e Danimarca (6°0). L'or-
dine delle preferente ing/c!:,i riguardo
aJlo Me!>So quesito è risultato il se-
guenti.': Francia (28¾), Germanio
(279o), BcneJux ( 17!\\o), Danimarca
(13%), Italia (12%). I (rt111ce~i, per parte

1.5 Page 5

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Una Europa del Nove• piena di Exalllevl sa-
lesiani che Innalzano la bandiera con Il loro
distintivo raNlgurante Don Bosco: Il disegno è
stato eseguito dall'exalllevo spagnolo Sora.
Danimarca. I figli di Don Bosco non
sono presenti.
Francia. Don Bosco fondò la sua pri-
ma opera a Nice nel 1875. Oggi in Fran-
cia ci sono due lspettorie con 403 Sale-
siani In 41 opere.
Due anni più tardi cominciava nel
paese anche l'attività delle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice, che oggi contano In due
lspettorie 336 suore e 40 opere (com-
prese quelle missionarie Gabon e Tuni-
sia).
Ci sono pure 3 gruppi di Volontarie di
Don Bosco.
Centri dei Cooperatori 4, Unioni degli
Exallievi 21, delle Exallieve 19.
Germania Ovest. I primi Salesiani in
Germania giunsero nel 1916 provenienti
dall'Austria. Oggi nella Repubblica De-
mocratica sono organizzati in due lspet-
torie, con 474 confratelli In 39 opere (di
cui una a Berlino Ovest). Ottimo servizio
alle missioni salesiane e alla Chiesa del
Terzo Mondo è svolto dalla « Procura
Missionaria• di Bonn.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice, entrate
nel Paese nel 1922, vi hanno un'lspetto-
ria con 148 suore in 16 case.
Centri dei Cooperatori 12, Unìoni
Exal/ievl 16, Unioni Exallfeve 9. Un'Edi-
trice a M0nchen (libri e audiovisivi).
Gran Bretagna. La prima opera sale-
siana fu aperta a Battersea (Londra) nel
1887. Oggi l'lspettoria inglese conta 213
salesiani in 13 case.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice, presenti
nel paese dal 1902, sono 125 e hanno 12
case.
Centri dei Cooperatori 8, Unioni Exal-
lievi 8, Exallieve 6. Un'Editrice.
Irlanda (Eire). I Salesiani vi sono pre-
senti dal 1919. La loro lspettoria conta
152 confratelli in 6 case.
Un anno più tardi cominciavano l'atti-
vità le Figlie di Maria Ausiliatrice, che ora
hanno un'lspettoria di 126 suore e 10
case.
Centri dei Cooperatori 8, Unioni Exal-
lievi 3, Exallieve 5.
Italia. La patria di Don Bosco e dell'o-
pera salesiana conta oggi 11 lspettorie
per un totale di 4.094 Salesiani e 250
opere. La Casa Generalizia, a Torino
Valdocco fino al 1972, ora si trova a Ro-
ma. Pure in Roma è il loro maggiore
centro culturale, l'Università Pontificia
Salesiana, che prepara le nuove gene-
razioni in ambiente Internazionale.
Complessivamente I Salesiani In Italia
ammontano a 4.394.
Da segnalare alcune importanti case
editrici: a Torino la Sei specializ.zata in
testì scolastici per la gioventù, la LDC
specializzata In pubblicazioni catechi-
stiche e riviste giovanili (ambedue pro-
ducono audiovisivi): inoltre l'Editrice
dell'UPS (a Roma) e altre minori.
La Congregazione delle Figlie di Maria
Ausiliatrice sorta a Mornese nel 1872,
conta oggi In Italia 20 lspettorie com-
prendenti 7.643 suore in 588 case. La
Casa Generalizia è a Roma; pure a Roma
è la Pontificia Facoltà di Scienze dell'e-
ducazione, frequentata da FMA prove-
nienti da tutto il mondo.
A Torino è nato l'Istituto secolare Vo-
lontarie Don Bosco che conia oggi in
tutto ii mondo 588 membri raccolti ìn 53
gruppi. In Italia le Volontarie sono 345,
con 21 gruppi.
in Italia sono al lavoro anche le Suore
Salesiane Oblate. fondate nel 1939 dal
vescovo salesiano mons. Cognata, che
si prodigano fra la gioventù soprattutto
nel Sud. Le suore sono 276, con 80 case
in 27 diocesi diverse.
Hanno aperto una casa a Roma anche
le Suore della Carità dì Miyazakì, fondate
dal salesiani In Giappone.
Centri dei Cooperatori 516, Unioni
Exa/lievi 225, Unioni Exallìeve 373. Il
Bollettino Salesiano (fondato da Don
Bosco nel 1877) ha una tiratura mensile
dì 370.000 copie.
Lussemburgo. Nel piccolo paese i
Salesiani dal 1969 hanno un pensionato
per artigiani. Un centro Cooperatori e
un'unione Exallievi.
Olanda. I Salesiani dal Belgio estesero
la loro attività in Olanda nel 1928. Oggi I
122 confratelli olandesi formano un' l-
spettoria con 1Oopere.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno
una casa per la gioventù, aperta nel
1965.
Due centri Cooperatori e tre Unioni
Exallìevi.
loro, si trasferirebbero preferibilmen-
te in Gran Bretagna (24%), Germania
( 18%), in llalia e Benelux ( 11 %), Dani-
marca (10%).
* Lingue. Il numero dei giovani
tedeschi e inglesi capace di padro-
neggiare l'italiano tenderebbe allo 0%,
e soltanto il 3% dei francesi sarebbe in
grado di leggere un giornale italiano;
le lingue più studiate risultano l'ingle-
se e il francese.
Alcune conclusioni. Agli occhi delle
giovani generazioni tedesche, britan-
niche e francesi (tedesche soprallul-
to), l'Italia rappresenta un paese me-
ritevole di essere visitato, ma poco at-
traente quanto alle condizioni di vita e
alla cultura attual e.
Ancora oggi l'antica contrapposi-
zione fra Europa sellentrionalc cd
Europa meridionale sussiste, e tuttora
la Francia svolge il suo antico ruolo di
cerniera fra le due zone. Le forme
tradizionali di solidarietà culturale
continuano a prevalere sullo spirito di
coesione determinato dalla nascita
della Comunità.
Riduzione da« Tempo d'Europa»)
6 Giovane europeo
giovane disoccupato
Giovane uguale disoccupato? Oue-
Sta drammatica equazim;e diventa
ogni giorno più vicina alla verità. Nel-
la Comunità europea due milioni di
giovani al di sotto dei 25 anni erano
senza lavoro nel l977 (contro 400.000
nel 1969), ma nei prossimi 10 anni il
loro numero aumenterà in maniera
vertiginosa. Ogni anno infatti se ne
affacceranno in media sul mercato
del lavoro altri quattro milioni, con
prospettive sempre più scarse di col-
locamento.
Molti fauori giocano a loro sfavore:
prima di tulio la crisi intrinseca del-
!'occupazione; poi la tendenza delle
imprese a dare preccdcm:a ai lavora-
tori che avevano un impiego e che Lo
hanno perduto; senza contare la loro
riluttanza a nuove assunzioni. Infine
la diversità rra l'istruzione professio-
nale richiesta dal mercato del lavoro,
e quella fornita dalla scuola.
Si noti poi che la disoccupazione dl!i
giovani non è soltanto un dato nume-
rico, ma si traduce in un fattore di-
rompente di instabilità sociale e di
deterioramento delle stesse struttnre
culturali della nostra civiltà. E' come
se alla società non si assicurasse il ne-
cessario ricambio. e La si condannasse
quindi a una sclerosi progressiva.
Già al primo insorgere del proble-
ma, la sua urgenza e gravità è stata
percepita da tutti e nove i paesi della
Comunità; e fin dal 1975-'76 essi han-
no messo in atto misure destinate a
ovviare alle conseguenze più imme-
diate. I risultati. però sono stati estre-
mamente modesti, e insufficienti a
disinnescare la mina.
(Da « Tempo d'Europa») ~
5

1.6 Page 6

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7 "Sussurri e grida''
sull'Europa domani
Già nel 1623. Che piacere sarebbe
vedere gli uomini andare liberamente
di qua e di là, e comunicare insieme
sen/a alcuno scrupolo di paese. di ce-
rimonie, o di allre simili differenze,
come se la terra fosse - qual è in
realtà - una città comune a tutti!»
Progetto-sogno: «Giungere alla tol-
leranza, alla sopressione delle barriere
doganali, a un sistema unificato di
pesi e di misure, all'armonia dell' Eu-
ropa attraverso l'istituzione di un'as-
semblea europea con i.ede a Vene-
zia...». Così il monaco francese Emeric
Crucé, nel lontano 1623.
Qualche anno dopo, nel 1645, il ve-
scovo moravo Co1ne11ius usava per
primo l'espressione « nostra patria
europea•.
Stati Uniti. «Ancmo pace solo
quando avremo gli Stati Uniti d'Eu-
ropa». Carlo Cattaneo, economista e
patriota (I 801-1869).
Aut aut. «O l'Europa si unisce, o
l'Europa perisce•. Alcide De Gasperi
Comunità europea vuoJ dire. • E'
soprattutto l'unione europea che sta
in cima ai nostri pensieri. La Comu-
nità ew·opea \\'uol dire la pace assicu-
rata fra Francia e Germania, \\'Uol dire
una modesta ma permanente funtio-
ne dell'Italia nel concerto europeo,
vuol dire l'apertura del mercato co-
mune del lavoro e il graduale accesso
alle comuni risorse, ,·uol dire - '><-'
non la fine - certo la compressione
degli egoismi nazionali, e la libera1io•
ne delle energie popolari"· Alcide Di.:
Gosperi (27.5.1954)
Con realizzazioni concrete. •L'Eu
ropa non si farà in una sola volta, n('
con una costruzione d'insieme: si farà
con delle realizzazioni concrete cht•
creino in primo luogo una solidarieta
di fatto•. Robel't Sclwma11 nel voluml'
«Per l'Europa• (1950)
La miglior garanzia. « Dopo duL·
buerre mondiali, abbiamo finito col
riconoscere che la miglior garanzia
per una nazione non sta più nel suo
splendido isolamento, e neppure nella
sua for.i:a, per quanto potente possa
essere. Essa sta nella solidarietà delle
nazfoni che sono guidate da uno stes-
so spirito e accettano compiti comuni
in un interesse comune». Roberr
Schuma11
Economicamente? « Se non possia-
mo unire l'Europa politicamente,
perché non tentiamo di unirla econo-
micamente?» Così Paul-Henri Spuak
nel 1954, dopo il fallimento della CED.
Fu la strada seguita col "mercato co-
mune•.
Ed ecco i risultati: •Al miti del bl'-
nessere economico è seguita una pau-
rosa decadenza politica e morale al-
l'interno dei nostri stati. Si è costruita
l'Europa dei mercati e dei mercanti,
dell'egoismo sociale e delle fiere por-
nografiche di Copenaghen,.. Così V.
Timossi del Movimento federalista
europeo.
L'Europa della tecnocrazia.« L'Eu-
ropa futura tende a essere l'Europa
della tecnocrazia, che si preoccupa
cioè di offrire unicamente benessere
materiale e potere, e quindi sicurezza.
E' un'idea diffusa, che si riscontra tra i
politici, i managers dell'economia, e
anche tra gli elettori delle democrazie.
Ma una lecnocrazia che domina tutto
e ignora la dimensione spirituale del-
l'uomo, è destinata alla fine a fallire
per contraddizione interna. Se l'Eu-
ropa del futuro si costruirà come
semplice tecnocrazia. perirà a causa
dell'atrofia spirituale deU'uomo.
«Se l'Europa ,uole sussistere, deve
ritrovare le sue energie spirituali, le
sue radici cristiane. l1 cristianesimo
nell'Europa del fu1 uro ha un compilo
di enorme portata. Soltanto un cri-
stianesimo autentico, fondato sull'a-
more cristiano a Dio e al pro~simo,
potrà salvare l'Europa». Card. Frw1;,
Koenig, arcivescovo di Vienna.
percreare un Europa unila", scriveva
Schuman.
Sotto iJ pretesto di esaltare il senti-
mento nazionale, di favorire il pa-
triottismo nei ragazzi, i libri di storia
finiscono troppo spesso per esaltare
guerre che invece furono inutili e in-
giuste. Per questi manuali di storia i
nostri generali furono sempre it1/a/.
libil1: i nemici furono sempre cauivi e
con tul1i i torti di questo mondo.
Dovrebbero invece insegnare le
cause profonde della rivalità che han-
no lacerato l'umanità, farci ragionare
sull'assurdità dei sac1ifici che tante
guerre inutili hanno in1poslo ai popoli,
i quali hanno sempre pagato con il
sangue e la morte le ambi1ìoni fri, ole
dei regnanti, il fanatismo di patrioti
esaltati, e gli interessi di industriali e
commercianti.
Dovrebbero sottolineare l'ugua-
glianza delle aspirazioni e dei senti-
menti che è sempre esistita tra i po-
poli, i quali desideravano i.oltanto la
pace, e non volevano scannarsi per
cento chilometri di frontiera.
Disintossicare dunque la geografia,
la storia, la leueratura, la cultura in
genere. Liberarla dalle visioni assurde
di un nazionalismo razlista, per
La sede del Parlamenro a Strasbu,go (Francia). A eleggere Il Parlamento sono chlamatl 180 milioni
di cfttadlnl europei (l'Europa del Nove conta 260 mlllonl di abi tanti).
8 Una scuola diver sa
per l'E uropa di domani
LI doS!>1er «/'l:.uropa 1111ita• apparso
su Mo11do Erre presenta ai ragazzi un
testo valido per lol'o e ancor più l'alido
per gli educatori.
Disintossicare I manuali. In questi
anni ci stiamo impegnando a com•
battere l'inquinamento dell'acqua. a
disintossicare l'ana. Ma c'è anche un
altro genere d'inquinamento, di disin-
tossicazione, da cui dobbiamo libe-
rarci. Disintossicare i manunii della
storia: ecco unn delle prime necessità
aprirsi al riconoscimento dei tanti va-
lori che tulle le nazioni hanno espres-
so in mirabile varietà durante i secoli.
Due giornate. Due avvenimenti ncl-
1'anno scolastico offrono l'occasione
di approfondire il nostro spirito euro-
peo: la giomata eu.ropea della scuola, e
la giomata dell'Europa che si celebra
ogni anno il 5 maggio.
Esse possono offrire l'occasione di
mollissime iniziative con i giovani:
studio in gruppo di tm paese europeo
(con l'allestimento di mostre disegni
illustranti le caratteristiche di quel
paese); raccolta di francobolli, mone-
6

1.7 Page 7

▲back to top
le; studio approfondito del folklore,
dell'arte, dei tipi di abitazione, dei
problemi urbanistici ed ecologici...
Due giornate per sentirci cittadini
d'Europa.
9 Europeisti come?
Un discorso aperto
I Salesiani, secondo i dati raccolti,
si Lrovano nell'Europa al 58%, le FMA
al 59%. Cooperatori ed Exallievi, se
fosse possibile fare un calcolo esano,
presenLerebbero anch'essi percentua-
li del genere. Questa Famiglia Sale-
siana è dunque in massima parte eu-
ropea.
Ma è anche europeista? In che mi-
sura lavora consapevolmente a co-
struire un'Europa cristiana? Come si
impegna a formare nei giovani degli
schietti cittadini dell'Europa e del
mondo? Il problema per molli aspeLLi
è nuovo; se si esclude un cerLo inte-
ressamento da parte degli ExalHevi,
non è ancora stato studiato, discusso,
messo sulla carta, tradollo in pro-
grammi e in azione. Intanto non sarà
male raccogliere qui qualche dato su
ciò che già si fa: come traccia, indica-
zione, prospettiva e orientamento.
Incontri e convegni. Si può notare
anzitutto che incontri, convegnj, gior-
nale di studio, riguardanti la Famiglia
Salesiana, tendono a diventare mani-
festazioni europee e non più locali. Lo
si constata a Roma presso il Salesia-
num, come pme all'Università Ponti-
ficia Salesiana. J « Colloqui sulla vita
salesiana», incontri annuali fra stu-
diosi che raccolgono poi le riflessioni
in interessanti volumi, sono europei a
doppio titolo: si realizzano ogni volta
in una nazione diversa, e vedono la
partecipazione di studiosi provenienti
da diversi stati e con diverse espe-
rienze. (Proposta: perché in un pros-
simo Colloquio non affrontare il tema
« Salcsianità ed eurnpcismo»?)
Gli ExaUievi, si diceva: nel l975 essi
chiamarono « Eurobosco » il loro se-
condo Congresso europeo. E al terzo
affrontarono il tema esplicito: « Gli
Exallievi di Don Bosco e l'Europa»
(vedere il BS di novembre 1975 a pag.
12-13; edi marzo 1978, pag. 6-7).
Exallievi a Strasburgo. Diceva nel
1975 all'Eurobosco di Lovanio uno dei
relatori, il belga Augusto Van.inde-
stael: « Presenti praticamente in tutto
il continente, gli exallievi possono -
rafforzando le loro organizzazioni na-
zionali - scambiarsi informazioni,
creare collegamenti interni ed esterni;
stimolare la formazione tecnica e
umanistica dei giovani e la qualifica-
zione dei lavoratori, promuovere il
turismo come mezzo di formazione di
una mentalità comune, approfondire i
problemi sociali e collaborare per la
loro soluzione, dedicarsi all'aiuto de-
gli emigrati che formano attualmente
il problema forse più rilevante del-
l'Europa, divulgare l'ideale europeo"·
E non sono state solo parole. Il loro
impegno europeistico è stato ricono-
sciuto anche ufficialmente: dal 1977la
Confederazione Exallievi di Don Bo-
sco è stata ammessa al Consiglio
d'Europa di Strasburgo come « Mem-
bro consultivo non governativo».
Sulla strada dell'europeismo, gli
Exallievi sono stati indirizzati anche
dal Rettor Maggiore, che nel Con-
gresso nazionale italiano (1978) ha
detto: « Oggi per voi è aperto l'oriz-
zonte dell'Europa unita. Assumetene
le iniziative e gli impegni, puntate il
vostro sguardo su questo ideale più
ampio, formulate dei progetti genero-
sL L'educazione salesiana parte da un
cuore aperto, quello di Don Bosco,
grande come le arene del mare. Siate
italiani con ideale europeo e con cuore
trniversale! »
« Europeo d'Italia •· Salesiani e
FMA in varie loro opere si impegnano
esplicitamente a livello europeo. Que-
sto fascicolo racconta a pag. 21 quan-
to si fa al San Zeno di Verona per la
preparazione di insegnanti venuti
dall'estero. All'Aquila e altrove si ten-
gono i corsi diurni e serali per una
formazione professionale di base che
renderà più facile agli operai l'inseri-
mento in industrie europee. Diversi
sacerdoti dal Veneto si sono portati in
Germania per assistere gli emigrati...
E l'elenco potrebbe continuare (anzi,
BS attende informazioni su queste e
altre iniziative, per parlarne).
Ma c'è un lavoro capillare a cui so-
no chiamati tutti gli educatori della
Famiglia Salesiana: si tratta di for-
mare i giovani all'europeismo in una
visione di fraternità cristiana. Come?
Un piccolo saggio del nuovo orienta-
mento scolastico è già stato anticipa-
to.
Al momento di concludere ci si ac-
corge che il discorso è appena comin-
ciato. Intanto è certo: i Figli di Don
)3osco già stanno dando - ma ancor
più. possono dare - un contributo
positivo alla costruzione di una nuova
Europa. fl solo Mercato Comune sta
diventando una « scaqJa stretta»;
qualcuno ha suggerito che l'Europa
delle merci deve diventare l'Europa
degli uomini. I giovani sono destinati a
cogliere i frutti di quest'Europa unita.
Come oltre oceano i ragazzi dicono
« Sono un americano della California,
o del Texas», così un giorno i nostri
ragazzi potranno dire: «Sono un eu-
ropeo dell'Italia, o della Francia... ».
ln un clima di fraternità, che trova
fondamento in Cristo fratello di ogni
uomo.
FERRUCCIO VOGLINO
* PAPUA IL VESCOVO
CHIAMA I SALESIANI
Il vescovo di Kerema, mons. Virgil Co-
pas, ha invitato i salesiani a lavorare
nella sua diocesi In Papua (Nuova Gui-
nea). Il Superiore del salesiani nelle Fi-
lippine, padre José Carbonell, si è recato
sul posto per un primo contatto, e quan-
to prima verrà presa una decisione.
Mons. Copas ha offerto a padre Car-
bonell, giunto In visita nel marzo scorso.
una scuola apostolica e una parrocchia
In zona di autentica missione, tra popo-
lazioni in gran parte ancora primitive. La
Papua, stato di recente indipendenza,
occupa la parte sud-est dell'isola Nuova
Guinea, a nord dell'Australia. E' vasta
poco meno dell'Italia (234 mila kmq) ma
conta appena 3 milioni di abitanti. Il
paese è ricco di vegetazione e di mine-
rali, ma la sua popolazione è in parte
primitiva e alcune zone dell'Interno sono
ancora Inesplorate. I cattolici raggiun-
gono già il milione, e sono alcune centi-
naia di migliaia gli aderenti a denomina-
zioni protestanti. I missionari sono ben
accolti dalle autorità governative, e
hanno grandi possibilità di lavoro: ma al
momento sono troppo pochi.
• E' un paese in cerca di identità - ha
detto padre Carbonell al ritorno dalla
sua visita - . lo credo ohe quel posto
potrebbe essere un campo di lavoro ve-
ramente adatto al missionari salesiani».
Kerema, la diocesi di mons. Copas, è
la meno sviluppata, la più bisognosa e la
più missionaria di tutto Il paese. La ri-
chiesta di aiuto è giunta al salesiani di-
rettamente dalla Sacra Congregazione
per l'Evangelizzazione dei popoli. La
scuola ohe verrebbe affidata ai salesiani
è già iniziata, e viene frequentata dai ra-
gazzi dei villaggi disseminati nella fore-
sta: una foresta così fitta che I villaggi
costieri comunicano tra loro soltanto via
mare.
I salesiani delle Filippine andranno
nella nuova missione? La buona volontà
c'è. Dice padre Carbone!: «Sul mio ta-
volo giace una lunga lista di salesiani
generosi che si sono offerti volontari. E'
molto Incoraggiante scoprire ohe c'è
grande spirito missionario nel nostri
giovani confratelli». Ma proprio perché
si tratta di salesiani giovani (l'lspettoria è
di data molto recente), il compito risulta
difficile.
Nella loto: mons. V lrgll Copas.
7

1.8 Page 8

▲back to top
* HAITI CENTO SCUOLETTE NELLA BIDONVILLE DI PORT-AU-PRINCE
Padre Bohnen
lilezza. Questi poveri hanno mille ra-
gioni di ~cntirsi tristi, e im ccc non lo
sono. Hanno una traboccante vitalità,
una stupenda gioia di vivere. E osano
è olandese
cantare, in contrasto rivoltante con la
loro situazione. Questi ragaai a mi-
gliaia mi hanno insegnato rarte di
an
''b·
o''
sorridere: mi hanno evangelizzato•.
Nei vent'anni precedenti, con l'arri-
vo dei primi salesiani a Lo Saline, in-
tanto ne erano successe <li col.e...
I ragazzi neri della bidonville « La Saline » alla periferia di Port-au-
Prince non potevano frequentare la scuola professionale aperta per
loro dai salesiani, perché prima non avevano frequentato le scuole
L'Enam non bastava. li primo sale-
siano giumo Il si chianl!lva (e si chia-
ma) padre Picrre Gimbcn. E' ancora
vivo, ha 98 anni - è nato a Rcnnes in
elementari. Ora i salesiani procurano un pasto ogni giorno a più di Francia il 2 ottobre l 891 - e si rende
ottomila scolaretti, e fanno in modo che abbiano un maestro, un ancora utile come confeM,orc nella
abbecedario e una capanna-scuola.
comunità di Pétionville. Era i:.petlore
in Medio Oriente quando gli dbsero di
andare ad Haiti: avrebbe trovato già
A d Hai1i, generalmente definito il pc, capire dove l'avevano mandato a la ca:.a pronta per aprire la scuola.
paese più povero dell'America l:n orare. Racconta: «Rimasi stupito e Racconta: « invece non trovammo
La1ina, 1'851lo degli abitanti risultano ltbalordito, per 11 numero spaventoso niente». Scelse un piccolo terTeno
ancora analfabeti. In pratica solo 15 di fanciulli che popolavano questo proprio Il a La Saline, e cominciò con
ragaai su cento, nel paese, trovano agglomerato ùi miseria. Avevo quasi quaranta iscritti. Ma erano cosJ privi
posto nelle scuole o sono abbastan✓a vergogna di passeggiare in meno a di basi che a fine anno gliene boccia-
ricchi da poterle frequentare. Ma c'è loro. Vergogna di me stesso? Rabbia rono metà. Poi la scuola crebbe. LI go-
un quartiere della capitale Port-au- di vedermi incapace di risolvere i loro verno dava un piccolo susMdio per
Prince, forse il più povero di tutti, che problemi? lnlanto dove\\·o continua- ogni aJliC\\'O, ma la moneta si svalutava
sta sconl'iggendo l'analfabetismo. Si mente guardar bene dove meuevo i ogni anno un po', e la sovvenzione di-
chiama La Saline, è una bidonville e piedi, e far aucnzione a non sbaltcre venne presto irrisoria. Anzi a un certo
rigurgita di bambini, ma essi al 60% la tesla contro 1,?li i;rigoli ».
punto « restammo senzu niente: solo
frequentano le scuole e imparano a Racconta: •Lo sguardo di quei fan- elogi e belle parole•. Per lortuna i la-
leggere e scrivere. Bambìni che Lrova- ciulli! Uno sguardo scrutatore, incon- boratori diventarono in grado di pro-
no proprio in quel po\\'erissimo quar-
tiere le scuole che mancano altrove, e
trovano nel refcuorio i.colastico quel
po' di cibo che occorre per sostenersi.
Questa fortunata anomalia in un
quadro generale piullosto inquietan-
te, ha cominciato a fonnarsi il giorno
in cui un missionario olandese volle
passeggiare per iJ quartiere e pro\\'Ò
sciamente accu~atore, che non può
lai,ciarvi indiflerente. ti loro sorriso
nell'avvicinarsi era timido, sospetto!>o
(Irullo amaro della loro precoce
esperienza di vita), e insieme d'una
conJidenz.a incantatrice. Un ragaz;,;o
mi disse: " Padre, hai l'aria tris1c".
Doveva essere coi,i, i.i può avere l'aria
triste senza rendersene conto. Ma solo
durre. e di aiutare a \\'ivcrc.
Così era nata l'Enam (Scuola na-
zionale arti e mestieri). Posta nel cuo-
re del quartiere povero, era destinata
ai ragaui più poveri, ma essi non po-
tevano lrcquentarla: era una scuola
post-elementare, ed essi non a\\evano
fatto le elementari. Cosi l'Enam fu
frequentata non ceno da ragaui ric-
vergogna di quel che vedeva. Perché un bimbo può rinlacciartelo con gcn- chi, ma neppure dai più poverL Ep-
vedeva la povertà senza Iuturo d1 quei
bambini neri, e sapeva quanta colpa
avessero di quella situazione gli uo-
mini bianchi. Quel missionario. padre
Lorenzo Bohnen, da quel giorno ba
aggiunto nuove iniziative all'opera
!>alesiana già esistente, e ha pr0\\'oca10
la svc,lla che apre alla speranza.
Oggi nella zona di La Saline una
ventina di salesiani mandano avanti
una grande scuola elementare che si
prolunga in un biennio professionale,
un centro di aJimeotazione, corsi di
artigianato del legno, e un centinaio di
« piccole scuole" demcntari che :,i
prolungano anch'esse in un biennio di
preparazione profes:,ionaJc. ln tuno
sono più di oLLomila i ragazzi (quando
non si traila di gio\\lanolli) che impa-
rano l'alfabeto e una professione.
"HaJ l'aria triste". Padre Bohnen
(olandese di Llmburgo, 65 anni, dal
1955 ad Haiti) appena ariivato a La
Saline andò in giro nella bidonville, Una via di La Salfne, padre Lo,enzo Bohnen e alcuni suol plccoll amici.
8

1.9 Page 9

▲back to top
pure ha avuto e ha ancora, nella pic-
cola repubblica, un ruolo insostituibi-
le (oggi ha 400 allievi, dai suoi inizi
migliaia di ragazzi sono stati capaci-
tati a un mestiere e abilitali alla di-
gnità cli uomini). Ma non bastava. La
scuola sorgeva nel quartiere povero,
ma i suoi allievi in gran parte veniva-
no da lontano...
Nel 1946 i salesiani aprirono una
grande scuola elementare (oggi con
1200 allievi), che era una prima rispo-
sta, ma ancora incompleta, al proble-
ma della bidonville. Infatti restavano
tagliati fuori dalla scuola migliaia di
altri ragazzi. E allora? Allora un gior-
no, poco dopo il suo arrivo ad Haiti,
padre Bohnen prese a passeggiare per
la bidonville. E vide...
Le "cento piccole scuole". Vide al-
cune persone - quattro o cinque in
tutto - che abitavano in semplici ca-
panne, e in quelle stesse capanne fa-
cevano scuola. Si fermò a parlare, si
informò, e vide che l'iniziat.iva era
sorta spontanea e in forma del lutto
autonoma. Erano le scuole private
così com'erano possibili in quella si-
tuazione di abbandono. Gli allievi pa-
gavano una piccola somma ai maestri,
che dovevano pur vivere. Padre Boh-
nen incoraggiò allievi e maestri, e si
chiese come aiutare gli uni e gli altri.
C'era un modo evidente e urgente:
quello economico, e si dette a rastrel-
lare un po' di denaro.
Col denaro raccolto - chi tra i suoi
amici vicini e lontani, potendo, non
avrebbe offerto qualcosa? - egli ir-
robusù le piccole entrale dei maestri,
e potè invitare gli allievi alla refezione
scolastica gratuita del collegio. Otten-
ne così maggior disponib.ilità nei
maestri, e - pur di mangiare qualco-
sa in -più - la frequenza entusiastadei
ragazzi. Magari ci fosse stato scuola
anche nei giorni di festa.
Non solo, ma padre Bohnen trovò
altri maestri, e naturalmente altri al-
lievi. Per i maestri poi redasse un Re-
golamento ancor oggi in funzione. Si
curò pure della loro qualificazione e
preparazione pedagogica, sociale e
religiosa: Per loro organizzò week
ends e sellirnane di studio, e anche
giornate di ritiro. Col risultato che a
poco a poco i migliori maestri sono
diventati animatori del quartiere. E le
piccole scuole, da quattro o cinque
che erano all'inizio, ora sono diventa-
le un centinaio, con 6.250 ragazzi. E'
gra7je a questo sistema che il 60% dei
bambini di Brooklyn e dintorni (per-
centuale impressionante per Haiti)
vengono scolarizzali.
Non solo, ma i migliori sono orien-
tati agli «studi superiori»: qualcuno
nell'Enam, e 300 in una nuova scuola
profess ionale messa in piedi da padre
Bohnen appositamente per loro.
HAITI LA BIDONV . LE. I Fl<'I I DOfi eosc-
La Repubblica di Haiti occupa la parte
occidentale dell'isola omonima, nelle
grandi Antille. L'isola, scoperta da Cri-
stoforo Colombo nella prima spedizione
del 1492, fu da lui battezzata Hispaniola
(piccola Spagna). Nel secolo successivo
l'isola si popolò di neri giunti in schiavitù
dall'Africa, e la popolazione nera oggi
costituisce il 90% degli abitanti.
Il paese ha una superficie di 27.000
kmq (poco superiore al Piemonte), e con
i suoi 5 milioni di abitanti risulta sovrap-
popolato rispetto alle esigue risorse na-
turali. E' una singolare repubblica, indi-
pendente dal 1904, in cui il presidente è
eletto a vita, e - com'è accaduto re-
centemente - alla morte fa eleggere
come successore Il figlio.
Lingua ufficiale è il francese, ma gli
abitanti parlano li kréol, un miscuglio di
francese e lingue africane. Il paese è
cattolico, ma all'interno è molto pratica-
to il voodoo, culto di derivazione africa-
na. La situazione economica, ancora
oggi estremamente precaria, risente In
un modo pesante i postumi dell'epoca
coloniale.
La bidonville di La Saline, il quartiere
dove lavorano isalesiani e le FMA, sorge
in una zona paludosa a nord della capi-
tale, in prossim;tà del mare. Alcune sue
parti sono chiamate dagli abitanti, con
dolorosa autoironia, Brooklyn e Boston.
La gente vi si ammassa dopo aver ab-
bandonato I campi e i monti dell'interno.
Salesiani e FMA sono nell'isola dal
1936. Oggi sono rispettivamente 35 e 32,
e hanno 4 opere ciascuno, di cui 3 nella
pariferia della capitale. Sono opere di
promozione umana basilare, con scuole
elementari e professionali, e con refe-
zioni gratuite. Lavorano fianco a fianco
nel nord del paese a Cap-HaTtien, e nella
periferia di Port-au-Prince a La Saline e
Pétionville. I salesiani hanno la loro
quarta opera a Crolx-de-Missions, e le
FMA a Thorland. Da qualche tempo le
vocazioni locali vengono a Infoltire le
loro file, e assicurano il futuro nell'isola
della presenza salesiana.
Nella loto: una scuola di padre Bohnen.
"Anche sotto gli alberi". Se un
ispettore scolastico di casa nostra fa.
cesse una visita alle "piccole scuole»
se ne partirebbe inorridito. Esse, am-
mette padre Bohnen, «non hanno
nulla di brillante o attraente: sono
misere capanne, malfatte come le al-
tre del povero quartiere. I maestri
stessi non sono formati pedagogica-
mente. TI materiale scolastico fa pietà,
e ciò che è più grave, gli alunni ven-
gono a scuola senza aver mangiato a
sufficienza». Ma dove prima c'era
nulla, ora c'è un embrione di organiz-
zazione scolastica.
Il Regolamento st.ilato da padre
Bohnen comprende dieci articoli a dir
poco rudimentali, ma pratici. 11 primo
articolo dice ai macstTi: «Le scuole
sono vostre. lo non vi pago un vero
salario, ma solo un aiuto e un inco-
raggiamento. 1 maestri possono do-
mandare una modesta quota agli al-
lievi. l quali poi mangiano tutti al re-
feuorio scolastico». L'articolo 6" un-
pcgna a progredire nella didatt.ica: « I
maestri seguiranno un corso di for-
mazione permanente». L'8" impone
una supervisione: «Appositi ispettori
controllano regolarmente la presenza
dei maestri e degli allievi, e il buon
andamento delle piccole scuole».
L'ultimo articolo dà unitarietà all'ini-
ziativa: « L'insieme dei macst1i costi-
tuisce una Cooperativa, per migliora-
re la situazione materiale, pedagogica
e culturale delle piccole scuole».
Padre Bohncn accanto alle piccole
scuole sta organizzando dei centri
scolastici veri e propri, dove gli allievi
più grandi o più capaci possano rice-
vere un'educazione migliore. Un cen-
tro (con quattro locali) è stato allestito
nella grande scuola elementare, un
altro a Boston nel 1977, un terzo, l'an-
no seguente a Brooklyn. Essi cono-
scono il «lusso» dell'acqua corrente,
dei servizi igienici e di un bel cortile.
9

1.10 Page 10

▲back to top
Tutte cose che, va da sè, farebbero
inorridire un ispetlore scolastico no-
strano. Ma per capire l'enorme passo
a\\'anti compiuto a La Saline basta te-
ner presenti le disposizioni date di re-
cente dal Ministro dclJ'Educazionc
nazionale: «Aprile nuove scuole an-
che in baracche sollo gli alberi. Impe-
gnate come maestri giovani contadini
che abbiano ttrminato le scuole ele-
mentari. Ciò che importa è l'alfabeu1.-
azione delle masse•.
Miracolo con una differenza. Il rc-
feuorio scolastico è la risposta con-
creta di padre Bohnen al principio in-
discutibile: «Sacco vuoto non sta in
piedi». Se non mangiano, i bambini
non possono fare attenzione per ore di
seguito, imparare. Così il refettorio
scolastico fornisce il pasto di me7,7.o-
giorno ai ragazzi di tutte le scuole di
La Saline: quelle salesiane, le •piccole
scuole» quasi salesiane, e le poche a l-
u·e. In tullo, nel 1978 a 8.500 allievi.
Il pasto non è certo da ristorante di
prima classe: il piatto fondamenta le
consiste in farina di mais e fagioli. A
, olte riso, e magari biscotti. Ma sono
8.500 presenze per almeno 180 giorni
all'anno, insomma un milione e me7.zo
di pasti. Il bilancio di padre Bohnen
segna per il 1978 un'uscila di 164.500
dollari (140 milioni di lire). E le entra-
te? Arrivano aiuti dagli Stati Uniti,
dalla CEE. anche dal governo haitia-
no. Ma non bastano: il '78 ha lasciato
un passivo d i oltre 60 milioni di lire, a
cui padre Bohncn ha don1to far fron-
te di tasca propria.
L'appeùto che dimostrano i ragani
però è incoraggiante. Gente che assi-
steva pasti fece notare a padre
Bohnen che sembrava si ripetesse il
miracolo della molliplicazione dei
pani e pesci •Con una piccola diffe-
renza - osservò padre Bohnen -.
Che alla fine si raccolsero dodici
ceste di avanzi, mentre qui non si
avanza mai n eppure una briciola».
Come quadrare U bilancio? Fra le
uscite, padre Bohnen deve aggiungere
alle spese del refellorio scolastico an-
che i contributi ai maestri, i saJari al
personale, l'acquisto del materiale
scolastico e per i laboratori. Deve ag-
giungere le spese generali per veuure,
benzina, coslru.doni, riparazioni, at-
trezzature sportive e - Don Bosco
sarebbe d'accordo - per la banda
musicale. Le uscile del 1978 comples-
sivamente sono sali.te a 322 milioni di
lire. Le entrate hanno coperto appena
168 milioni, lasciandogli da colmare
154 milioni dì lire. Come fa padre
Bohncn a quadrare il bilancio? la sua
è una sfida alla Provvidenza, che dura
ormai da 24 anni. E ogni anno spende
di più. La Provvidenza lo fa penare e
tribolare, ma non lo pianta in asso.
Anzitutto una mano gli viene dai
piccoli laboratori, che almeno si man-
tengono da soli. è nella grande
scuola elementare quello dell'artigia-
nato del legno, dO\\•e lavorano allievi,
e.'laaievi e anche artigiani del quartie-
re: i manufatti sono ,·enduti in Olanda
c fruttano sui 30 milioni l'anno.
Ma sopratLutto padre Bohnen, imi-
tando Don Bosco, quando giungono le
vacanze estive si pianta il cappello in
testa e gira il mondo in cerca di bec-
chime per i suoi uccellini•. Dal 1961
viaggia negli Stati Uniti, in Canada, in
Europa. Spiega, sollecita, convince,
ottiene. Ottiene dagli organismi inter-
nazionali, ma 0 1tiene soprattutto dalla
gente comune. Non tanto dai ricchi
sfondati. Aroidice: «I lo già convinto i
poveri, mi resta da convincere i ric-
chi•· E spiega il fenomeno con un
proverbio haitiano: La pietra nel-
l'acqua fresca non sa quanto soffre la
to la su a visita a una piccola scuola:
« Mi hanno ricevuto come un dignita-
rio, con l'inno nazionale. H o distri-
buito qualche foto del Canada, e su-
bito sono corsi ad appenderla alla pa-
rete. Ma che parete! Assi piene di bu-
chi. Ho seguito le lezioni del mattino, e
sono rimasto stupito di quanto iie-
scono a fare anche senza attrezzature.
Ogni tanto dalla porta e dai buchi
delle pareti spuntava il \\lisino sorri-
dente dei più piccoli del quartiere,
curiosi di vedere. Un maialetto tutto
ossa e le gallihc attraversavano l'aula,
perfettameme a loro agio... La scuola?
Una capanna in mezzo alle altre, nel
quartiere maleodorante. Quanto ho
sudato sotto il basso tetto di lamiera.
Ma me ne sono accorto solo alla fi-
ne...•.
Una signora degli Stati Uniti, dopo
la visita a una piccola scuola, ha rife-
II
I
Una delle cento • piccole scuole•: quattro aut, qualche abbecedario a tanta buona volontà.
pietra sotto il sole•·
Negli Stati Uniti ha organiuato i
•padrini» per i suoi ragazzi: ha 500
padrini, ciascuno si addossa le spese
per uno scolaro. L'iniziativa raggra-
nella 40 milioni all'anno. A volte trova
gruppi disposti a venire sul posto a
dare una mano. Nel '76 ba portalo a
La Saline 25 studenti canadesi che in
una decina di giorni hanno fabbricato
73 banchi scolastici e 83 panche, e
hanno pavimentato a cemento dieci
piccole scuole.
''Mi sono sentita miserabile". Suc-
cede che qualcuno degli amici che
padre Bohnen si è fatto in giro per il
mondo, poi viene a visitare le scuole.
Si guardano attorno con sgomento.
« Un americano abituato alle buone
bistecche dello Towa, vedendo le
mucche smagrite di Haiti ha osserva-
to: "Ci vuole mezza dou.ina di queste
mucche, per fare una delle nostre
belle bistecche"•· Un direttore scola-
stico di Montreal (Canada) ha descrit-
ri to: «Tornata all'albergo, mi sono
sentila miserabile. Ho dovuto tornare
alla scuola. E Il i ragazzi, ridendo,
cantando, danzando, hanno trasfor-
mato le mie lacrime in sorriso». La
signora ha adottato quella piccola
scuola, e ora si sente meno miserabile.
Dice padre Bohnen: 11 L'opera delle
piccole scuole sarebbe impossibile
seMa l'aiuto generoso e fedele di
molte persone. Essa si è sviluppatn
gradatamente lungo gli anni, per ri•
spondere a necessità sempre crcsccn-
Li. E sono cresciute anche le mie
preoccupazioni finanziarie. L'incer-
te1.za del domani a volte mi rende
nervoso e irritabile... •· Ma non si fer-
ma per quei.Lo: anche quando è in giro
per il mondo, sa che i suoi ragazzi
hann o bisogno di lui e lo aspettano. Sa
che son o senza refezione fino atrini:1.io
dell'anno scolastico. Un suo ragaa:o
ha serino in un tema: «Verso la fine
delle vacanze estive, aspeniamo il ri-
torno di padre Bohnen. Sentiamo
10

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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passare un aereo e guardiamo all'in
su, dicendoci: presto, con uno di que-
sti aerei, il padre tornerà .. ».
La povertà assoluta. Che senso ha
l'opera di padre Bohnen? Dice lui
stesso con realismo: «Lontano da me
l'idea di dare una risposta ai proble-
mi». Ma intanto si interroga sull'av-
venire del Te1-w Mondo («Fin dalla
mia gioventù ho avuto un profondo
interesse ai problemi sociali. Ho co-
stantemente letto e continuo a leggere
molto, in varie lingue». Cita sovente
un« Rapporto della Banca Mondiale»
in cui si ricorda che «una massa di800
milioni di uomini vive ancora nella
povertà assoluta, con redditi troppo
scarsi per assicurarsi una nutrizione
adeguata e l'accesso ai servizi essen-
ziali dell'educazione e della salute».
Quel Rapporto riconosce che « nei
paesi a debole reddito la limitazione
della povertà assoluta sarà impossibi-
le entro la fine del secolo», che «la
povertà assoluta costituirà per decen-
ni ancora un problema gigantesco». E
lui sottolinea l'asserzione perentoria
del Rapporto: «Questa massa di 800
milioni di uomini è il rivelatore im-
placabile di ciò che resta da fare».
Quanto ad Haiti, egli prende atto
della sua situazione post-coloniale,
recente e complessa, «con tendenza a
diventare sempre più complessa».
Avverte neu·aria una «legge dell'iner-
zia» che porla qualcuno a dire: «Non
c'è niente da fare», e che applicala alla
realtà sociale finisce per ribadire il
«circolo chiuso di fame e ignoranza».
Dice: «E' una legge disfattista». E'
vero che « le risorse del paese non so-
no sufficienti» ma- padre Bohnen lo
constata ogni giorno - «-la popola-
zione è coraggiosa e ama il lavoro». Si
può quindi tentare di ricostruire.
"Non è un bianco". Dice ancora
padre Bohnen: «In un articolo ho let-
to: " La parola coscientizzazione
sembra che non esista nella lingua
kréol di Haiti. E anche l'élite franco-
fona hal'aria di non conoscere questa
parola. Conseguenza di una tradizione
di schiavitù, di oppressione e di cor-
ruzione". Certo la situazione non fa-
volisce la coscientizzazione delle
masse; ma come è difficile la coscien-
tizzazìone in un paese illetterato!» E
ancora una volta ricorda i proverbi
haitiani. Ce n'è uno che dice: «Sto-
maco vuoto non ha orecchie». E un
altro: «Gli occhi per vedere, le orec-
chie per a.scollare, la bocca per... ta-
cere•.
Padre Bohnen lo sa che la strada da
imbucare è quella della coscienlizza-
zione, ma sa che essa presuppone la
scuola (almeno quella elementare!), e
la scuola a sua volta presuppone al-
meno un pasto al giorno. Per questo
anche «senza voler dare una lisposta
INVITO DA BOLOGNA:
AIUTIAMOLI A CRESCERE
«Aiutiamoli a crescere• è l'impegno
che si sono assunti gli Exallievi del
«Gruppo artistico Don Bosco» di Bolo-
gna: essi conoscono la situazione di
Haiti, e vogliono costruire una scuola
professionale. BS ha già parlato dell'ini-
ziativa (marzo 1979, pag. 29). Ora da
Bologna è arrivato Il primo elenco di de-
naro raccolto - lire 3.422.800 - e BS
ne rende conto.
E' il primo passo. altri seguiranno. L'i-
niziativa, animata dal presidente degli
Exallievi bolognesi Nino Salomon!, con-
siste nel distribuire tra allievi, exallievi o
altri gruppi, delle cartelle grafiche con-
tenenti riproduzioni artistiche di Don
Bosco o Maria Ausiliatrice (pittore Gior-
gio Rocca). Le cartelle sono in omaggio;
chi le prende invierà liberamente un
contributo per la scuola di Haiti.
L'iniziativa è stata realizzata finora in
otto case salesiane. e presso altre è in
svolgimento. Merita segnalazione Il
contributo della «comunità terremota-
ta• di Tolmezzo (Udine): a suo tempo
era stata soccorsa dal Gruppo di Bolo-
gna, e ora I suoi alunni e cooperatori
hanno risposto aiutando con generosità
I ragazzi di Haiti.
Ma Il Gruppo Artistico si presta ad altri
interventi interessanti. Per esempio un
Oratorio voleva finanziare una micro-
realizzazione e fece appello a Bologna: I
pittori fornirono 40 quadri con cui alle-
stire una mostra; i 18 quadri venduti
permisero di coprire le spese della mi-
crorealizzazione. Ma c'è dell'altro: i pit-
tori del Gruppo si sono messi a disposi-
zione di Case Editrici salesiane per lllu•
strazioni di libri e altra collaborazione,
chiedendo come compenso la soddisfa-
zione di lavorare per Don Bosco. Anco-
ra: il ricordato Giorgio Rocca ha dipinto
uno splendido Domenico Savio, quadro
di un metro per 1,20, che è stato donato
al Papa il 5 maggio scorso, durante l'u-
dienza speciale concessa in San Pietro
alla gioventù salesiana. Il quadro era of-
ferto a nome dei ragazzi neri di Haiti...
Molte altre cose bollono nella pentola
del dinamico Nino Salomoni e dei suoi
amici pittori. Se ne riparlerà. Intanto ec-
co Il primo elenco di Case che hanno
aderito all'iniziativa delle «cartelle arti-
stiche• per la scuola di Haiti:
Tolmezzo (allievi e coop.) lire 923.000
Comacchio (exallievi)
149.500
Codigoro (exallievì)
117.000
Taranto (allievi)
600.000
Bologna (allievi del San
Luca)
321.000
Bologna (exallievl)
666.300
Brindisi (allievi)
100.000
Courgnè (allievi)
546.000
Per Informazioni e richieste (anche di
singole cartelle) scrivere a:
Nino Salomon!, Centro missionario
saleslano haitiano, Via Jacopo della
Quercia, 1 - 40128 Bologna.
ai problemi», lui provvede a 8500 sco-
laretti. Li aiuta a imboccare la strada
giusta.
In qualche modo i ragazzini intui-
scono tutto questo. Essi hanno ri-
guardo ai bianchi certe idee... Sono i
bianchi che già nel 1499, appena sette
dopo la scoperta di Hispaniolia e del-
l'America, cominciarono a trasportar-
vi dall'Africa gli schiavi neri. E fu su-
bito colonizzazione. Nell'is.ola misero
poi le loro solide basi i pira.Li inglesi,
francesi, olandesi; i neri dovevano la-
vorare la campagna. Alla fine del 17"
secolo i francesi trasformarono l'isola
in un'immensa piantagione di canne
da zucchero, lavorata naturalmente
dagli schiavi neri. Solo attraverso ri-
volte sanguinose, guerre e stragi, gli
haitiani riuscirono nell'epoca napo-
leonica a strappare l'indipendenza
nazionale (era il 1804, ed era la prima
nazione nera del mondo a diventare
libera). Ma tra le due guerre mondiali
Haiti conobbe ancora l'occupazione
americana...
L'uomo bianco, agli occhi dei neri
haitiani, ha dunque una certa fama, e
una certa etichetta, confezionata dai
secoli. I ragazzini delle piccole scuole
l'hanno ereditata dagli adulti, e ora si
trovano in una piccola difficoltà: non
riescono a inquadr:are padre Bohnen
nelle categorie correnti.
Dice padre Bohnen: «Nel 1955,
quando sono arrivato qui, avevo ver-
gogna a passeggiare per La Saline.
Vent'anni dopo, sento il diritto di pas-
seggiare senza vergogna. Qualche ne-
ro che non sia del quartiere, vedendo-
mi, può anche salutarmi: "Buon gior-
no, bianco"; ma tutti gli a.lui allora lo
correggono: "Non è un bianco, è il
padre!". Quando capita, io cerco di
vincere il mio orgoglio, ma proprio
non ci riesco».
«D'altra parte - conclude con un
velo di tristezza padre Bohnen - non
s.iamo che noi salesiani a visitare que-
sto quartiere. Un uomo normale non
lo fa».
ENZO BlANCO
11

2.2 Page 12

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ASSOCIAZIONISMO
Il Coni riconosce
e
e
Dal febbraio scorso le Pollsportlve Giovanill Salesiane sono un « ente
nazionale di promozione sportiva» ufficialmente riconosciuto dal
Coni. Questa promozione premia una struttura educativa presente in
78 province d'Italia, che conta 1.352 gruppi sportivi a cui aderiscono
119.075 atleti con 4.140 dirigenti.
I l ricono.,cimento, accollo con gioia
dalla Famiglia Salesiana, è a\\ ve-
nuto il 22.2.1979. durante la 57 · sc!--
sione del Consiglio nazionale del Coni:
le « PGS», sono state accolte nel ri-
stretto cerchio degli «enti nazionali di
promozione sportiva•. n ricono:.ci-
mento è a\\'venuto a larga maggioran-
,.a (27 \\'Oli fa\\ ore\\'olie 3 schede nulle);
ma per 1I dibattito che l',n•c\\·a prece-
duto è risultato - come hanno ~critto
i giornali!,ti - «piuttosto battagliato•.
E non poteva essere che cosl, se si
pensa che gli enti ammessi sono ap-
pena 12, e che una presenza cal 1olica
non è gradita da lutti. Ma la promo
zione è meritata, non fosse altro
perché le PGS svolgono dav\\'ero pro-
rnoiione sportiva, e su la1·ga ~cala.
Associazionismo maturo. Le PGS
sono una struttura educativa operan-
te nelle case salesiane e delle FMA
d'ltalia. I dati complessivi per il
1978-79 parlano di una presenza in 78
province, con 670 Polisporth e e 1353
gruppi, a cui aderiscono 119.075 atleti
guidati da 4.140 dirigemi. Es!>e hanno
la sede centrale a Roma, in da Mar-
sala 42. Costituite nel 1967, sono pas-
sate dall'impro\\1\\'isazione ini1ialc e
dal I olontaril>mo di pochi a un asso-
cia1ioni!>mo maturo a lh ello naziona-
le. An1.ilullo :.i sono date una solida
struuura: tengono le loro assemblee,
eleggono democraticamente il consi-
glio direttive, e la presidenza na1.iona-
le. Nello Matuto hanno ùichiarato
esplicitamente il loro scopo: "Pro-
muovere, disciplinare e coordinare le
anh,uà !>ponive, ricreath·c e culturali,
assumendole Come \\'aJide per l'edu-
cazione fisica, morale e ~ocialc dei
giovani, in una visione crhtiana della
persona e della società».
Queste finalità sono perseguile an-
zitulLo con la buona prepara1.tone dei
dirigenti. Dal 1972 al '78 -..ono stati or-
ganin.a1i 20 campi-scuola residenziali
a li\\'cllo na,:ionale, senza contare le
iniziative a livello regionale e provin-
ciale. Attravcr!>O i campi, i quadri di-
rigenti sono !>lati formati non solo per
l'aspetto strettamente tccnico-:.porti-
vo, ma in una visione più gen1:rale di
animazione crbtiana. In questi campi
- in cui è risultato insostituibile il la
voro di don Gino Borgogno e di suor
Giuliana Cabras - i futuri dirigenti
hanno acquistato una precisa identità,
scoprendo con chiarezza il ruolo a cui
erano chiamati.
Complcs.sivamcnte 3.000 giovani
sono passati attraverso i «Corsi Na-
zionali di qualificazione educativa per
animatori di :.econdo grado... E il l~,-
voro continua: altri 6 campi-scuola
!>Ono previsti per l'estate '79, per i più
diversi tipi di ~port.
La saleslanità. La sa1esianilà delle
PGS salta facilmente agli occhi. Don
Bosco diceva oi suoi figli «amate ciò
che i gio\\'ani amano•, e questo ba1,1a
da solo a orientarli verso lo sport. Uno
spon che fu praticato, seppure in for-
me diverse, in tuui i tempi della storia
salesiana, nel modesto «cortile sale-
siano»: un ambiente con possibilità
educative inesauribili. Ha scritto in
merito uno slu<lioso, Alberto Caviglia:
«Togliete dalla vita di Don Bosco, co-
me dalla vita di una sua Casa, la vita
del cortile: rimane una figura se111.a
carattere, e nella Ca'>a fa un , uoto
incolmabile, in cui sprofonda senza
compenso una pane grunde. ma
grande da, vero, della sua tipica co-
struzione educativo».
Le ricreazioni con giochi di movi-
mento, la partecipazione degli educa-
tori, la ricerca <lei gruppo, il disintc-
rel,!,e e la «sportività» nelle competi-
1ioni sono elementi noti a chi conosce
la realtà educativa salesiana Più re-
centemente si !>Ono introdotte le
olimpiadi ornwrianc, i campionari
~ludcntcschi, la partecipazione a rna-
nifcstaz:ioni sportive di carauere an-
che nazionale: il cortile tende a di-
vcmare stadio o palestra: ma la so-
stanza, lo spirito, rimane quello di
prima. li rispcuo delle regole può farsi
più rigoroso, ma n:sta nelle attività
sportive salesiane il ~ignificato di in-
contri di amicizia.
In sostanza gli educatori che si sono
messi al servizio dei giovani in questa
attività, hanno trovalo nelle PGS l'in-
quadramento e gli orientamenti per il
loro lavoro. Hanno potuto constatare
con soddisfa,ionc che sport e pasto-
rale non sono il dia,•olo e l'acqua san-
ta ma possono conciliar1>i molto bene.
•PGSa è come una targa che contrassegna quesll ragazz.lnl mllanesl che prallc:ano il judo, ma è
anche qualcosa che I d irigenti si mettono... In testa (nella toto accanto al lllolo Stefano Cantele,
dirigente di Lecce).
12

2.3 Page 13

▲back to top
Basterebbe a dimostrarlo il fatto che i
vari campionati delle PGS hanno
avuto quest'anno la loro fase conclu-
siva a Roma dall'l al 5 maggio, per
culminare nell'udienza che il Papa ha
concesso alla giovemù salesiana. Si
tratta di 102 squadre finaliste di cal-
cio, pallacanestro, pallavolo, tennis da
tavolo: una grande festa sportiva, e
insieme una manirestazione cli fede.
Nel vivo del tessuto sociale. Le
PGS, ora che sono ufficialmente rico-
nosciute, guardano al futw·o con
maggiore speranza. Ma le auendono
compiti non (acili da svolgere, perché
la gioventù cambia di continuo, la so-
cietà crea situazio11i sempre nuove e
complesse. L'entrata in vigore della
legge 382 sulle Regioni ha posto le
PGS nella necessità di ristrullurarsi a
livello regionale. La donna, che sta
conquistando nella società spazi nuo-
vi e legittimi, sembra nello sport an-
cora relegata a ruoli secondari; non
così nelle PGS, dove la massa delle
ragazze, organizzata capillarmente
dalle FMA, supera in numero la gio-
ventù maschjJe.
Le PGS poi sono chiamate a una
presenza nel sociale che al di Jà degli
aspetti atletici vuole raggiungere un
significato umano e cristiano. Il pre-
sidente delle PGS, Edmondo Mondi.
in una relazione denunciava le ten-
denze pericolose di questa « nuova
società, che suggerisce come compor-
tamento sociale una proposta di vita
fondata sull'individuaUsmo, sulla ne-
gazione della dimensione spirituale
dell'uomo, sulla dcerca del benessere
e del piacere». E auspicava che le PGS
diventassero sempre più - contro le
tendenze oggi correnti - un'efficace
«struttura educativa».
In questa prospettiva egU insisteva
presso i clirigenti perché si sottraesse-
ro alla retorica di un facile giovanili-
smo: «Con la nostra quotidiana pre-
senza e con il nostro quotidiano
esempio a fianco dei giovani, dobbia-
mo dire che lo sport è fatica, che la
vita è fatica, che lo studio è fatica, che
la scuola è come l'officina, il campo, il
cantiere; evitando, nel dire e nell'e-
sempio, blandizie e tentennamenti».
Dunque le PGS, dopo 10 anni di at-
tesa - e grazie anche al tenace impe-
gno di don Mjchele Valentini - sono
state ora riconosciute dal Coni. E
aspirano questo l'augurio del presi-
dente Mondi) a stabilizzarsi sulla so-
glia permenente dei 150.000 aderenti e
delle 1.500 società affiliate». Un tra-
guardo a portata di mano, se permane
la volontà di penetrazione nel vivo del
tessuto sociale, e la scelta - salesia-
* nissima - delle aree di gioventù più
bisognose di una presenza sportiva e
di un licupero umano e cristiano.
Li rer1-
AMATO ANGELO (a cura di)
Annuncio cristiano e
cultura contemporanea
Ed. LAS 1978. Pag. 128, /tre 4.500
Ogni anno presso l'UPS si tiene un
ciclo di conferenze pubbliche sopra un
tema unitario, e poi I testi vengono rac-
colti in volume. Le conferenze tenute nel
1978 vertevano sull'argomento • An-
nuncio cristiano e cultura contempora-
nea»: i sei studi, a firma di Galot, Soli,
Groppo, Gevaert, Pomilio e Paratore,
non potevano certo coprire tutta la va-
sta area dell'argomento, ma offrono utili
suggestioni a livello teologico e cate-
chetìco per una « rifondazione dell'es-
sere cristiano secondo moduli nuovi e
rilevanti per l'uomo d'oggi•·
DE MARTIN! NICOLA
Gesù l'amico di tutti
Ed. LDC 1979. Pag. 368, lire 4.000
Ecco un • Trattato di Cristologia», di-
vulgativo ma completo e aggiornato.
L'uomo d'oggi vive la crisi della• perdita
di significato dell'esistenza., e la rispo-
sta gli viene da Cristo - volto umano di
Dio - e dalla sua amicizia offerta al-
i'uomo. li libro si presta come testo nelle
scuole medie superiori, nelle scuole di
teologia per laici, nella catechesi ai gio-
vani e adulti, come strumento di studio
per associazioni cattoliche e comunità
di base.
VAI MILLI
I libri di Mosè
Ed. SEI 1979. Oltre cento tavole a colori,
lire 8.000
Il contenuto della
« storia sacra» è
raccontato con pa-
role adatte ai bambi-
ni, e con Incantevoli
disegni a colori. La
narrazione si svilup-
pa come una piace-
vole fiaba, consen-
tendo ai piccoli let-
tori un'immediata e
chiara interpretazio-
ne del messaggio divino. E' un'opera
stupenda che affascina grandi e piccini,
un libro strenna con i fiocchi.
RIVELLI LUISA
Dalla parte del cittadino
Ed. SEI 1979. Pag. 230, lire 4.000
L'autrice, che cura la trasmissione
• Filo diretto» sulla rete uno televisiva,
ha ricevuto in questi anni qualcosa co-
me 40.000 lettere, e Il volume ne pre-
senta una selezione. La montagna di
lettere trova spiegazione nel fatto che
l'autrice si è messa senza compromessi
dalla parte del consumatore e del citta-
dino. Le lettere ora pubblicate sono una
testimonianza umana senza precedenti:
descrivono il paese reale, con i suoi
problemi, interrogativi. speranze, con-
traddizioni. E sono un'occasione di ri-
flessio.ne sulla vicenda italiana, fuori de-
gli schemi, delle ideologie e delle astra-
Zionl. Un'occasione da non perdere.
BIANCO ENZO (a cura di)
Enciclica al giovani che Paolo VI
non sapeva di avere scritto
Ed. LDC 1979. Pag. 32. lire 250
i ] ~
-..::.~.!!m,.
Fra tutti I Papi,
Paolo VI è quello che
più ha parlato al gio-
vani e sui giovani.
i.-,.:'.
Questa "Enciclica ai
giovani•. che si cer-
cherebbe Invano tra
gli atti ufficiali della
Chiesa, è un «veris-
simo falso storico• :
_:..:
è Il montaggio di ai-
--/ cunl testi significativi
del Papa scomparso, Inseriti in uno
schema armonico. Ne nasce un invito ai
giovani perché entrino nell'ascolto di
uno dei pochi adulti che ha osato parlare
loro con franchezza. E anche una pro-
posta agli adulti: proposta di stile nel
comunicare con i giovani. e di contenuti
e ideali da trasmettere loro.
ACCORNERO PIER GIUSEPPE
Prete a 19 anni
Testimonianze su Cesare Bisognin
Ed. LDC 1979. Pag. 180, lire 2.500
Il caso ha commosso il mondo cattoli-
co: un giovane chierico torinese, colpito
da un male che non perdona, nel 1976
grazie a un permesso speciale dei Papa
è stato ordinato sacerdote a soli 19 anni.
E dopo 24 giorni appena, ha concluso
con la morte ii suo singolare e prezioso
ministero sacerdotale. Il caso di questo
prete-ragazzo è ora consegnato alla
storia in un libro che tutti. ma soprattutto
i giovani, i malati, I sacerdoti e le comu-
nità cristiane, troveranno sconvolgente.
OLGIATI LUIGI
La direzione spirituale
dei giovani d'oggi
Ed. LDC 1978. Pag. 80, lire 1.200
La direzione spirituale, discussa e
contestata in questi anni recenti, esce
dalla tempesta " ripulita e arricchita». In
realtà I giovani hanno bisogno di dire-
zione spirituale oggi forse più di ieri, ma
di una direzione diversa. L'agile opu-
scolo nasce dalla preparazione teologi-
ca e dall'esperienza vissuta dall'autore,
e perciò risulta tanto più utile a chi opera
in questo campo delicato.
FRANTA HERBERT - SALONIA GIO-
VANNI
Comunicazione interpersonale
Teoria e pratica
Ed. LAS 1979. Pag. 170, lire 4.500
Un testo scientifico (si colloca nella
collana • Enciclopedia delle scienze e
dell'educazione ») che parte dalla ma-
linconica constatazione: «Facciamo
spesso l'esperienza che i tentativi di mi-
gliorare ii nostro stile di comunicare con
gli altri risultano vani». e giunge a dare
una risposta teorica e pratica al proble-
ma. L'opera torna utile a psicologi, pe-
dagogisti e a quanti sono impegnati nel-
la promozione delle relazioni umane.
13

2.4 Page 14

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Così combattiamo
la morale delle 4 B
Se I giovani sono l'avvenire del mondo - dice padre Piero Gavloll-
bisogna che possano Inventarlo•· Ma a Lubumbashi i giovani questa
possibilità non ce l'hanno, e allora si abbandonano alla morale delle
quattro B •· Perciò lui fonda e organizza i gruppi giovanili: numerosi,
curiosi, e efficaci.
P adre Piero Gavioll, missionario in
Africa, da alcuni anni lavora co-
me i11carica10 della pastorale giovanile
nella diocesi di l11bumbas'1i. Rientrato
in Italia per un periodo di I iposo, ha
accettato di descrivere la sua auività tra
i giovani neri della sua missione. Dice;
li mio ruolo fondamentale è quello di
accompagnatore (ho un modello bi-
blico nelrarcangelo Raffaele che ac-
compagnava il giovane Tobia): essere
all'ascollo dei giovani, dei loro pro-
blemi e delle loro aspirazioni, per
camminare con loro verso una più
ricca e completa maturità, umana e
cristiana.
Se sono l'avvenire. In pratica, pre-
cisa padre Caviali, con i gruppi si per-
mette ai giovani di esprimere i loro
problemi, la loro creatività, la loro
culwra: sono infatti più sensibili ai
nuovi valori che nascono dall'incon-
tro fra la tradizione africana, sempre
molto viva, e il mondo moderno
(scuola, lavoro, mezzi di comunica-
zione...) in cui sono inseriti. Se i gio-
vani sono l'avvenire del mondo, biso-
gna che po~~ano inventarlo. Così con i
gruppi giovanili vogliamo offrire loro
questa po1,~ibilità, nel confronto e nel
dialogo con gli adulti, ma con una
reale partecipazione e responsabilità
Ja parte dei giovani stessL
Non e/re sia facile. Nella società ~ai-
rese - aggiunge padre Gaviali - i
giovani hanno poche po~sibilità di
esprimersi lìberamenre. In famiglia
devono tacere (gli anziani detengono
la saggena e il potere); a scuola o sul
lavoro c'è il rischio di perdere il po~to
se non si riga diritto; la vita politica li
emargina. Aggiungete un'altissima di-
soccupazione: a Lubumbashi solo un
abitante su dieci riceve un salario
mensile. Spesso ai giovani non re!>la-
no che le bande di quartiere do\\'e si
ritrovano per giocare a calcio, ascoltar
musica e ballare, o peggio per prati-
care la morale delle «4 B» (dall'inizia-
le di quattro parole del dialcuo swa-
hili): 8a11gi = canapa indiana, droga;
Bugomvi = zuffa, lotta; Banamuke =
donne; Boke birra, bevande. Ora
con i gruppi giovanili vogliamo offrire
un'alternativa.
Alcuni dei nosui gruppi sono com-
posti da ragaui e ragazze di uno stes-
so quartiere o scuola, e sono general-
mente in~criti in una parrocchia (che
offre spazio vitale e assistenza). Altri
riuniscono giovani di tutti i quartieri
della ciuà, con obiettivi più precisati.
Li chiamiamo «gruppi di impegno».
E padre Cavioli ne presenta alcuni.
Gruppo di az.ione sociale. E' nato
circa un anno e mezzo fa, su iniziativa
di sei ragaui e ragaue che volevano
uscire dalle solite chiacchiere per un
impegno più concreto. 1 soci si ritro-
vano solo ogni due mesi per fare il
bilancio e l'autocritica della loro ani-
vità, per incontrare un «invitato,.
adulto impegnato in un settore socia-
le, e programmare il lavoro. QuC!>IO è
Ma un ragano comune non sposerebbe mal
una ragazza Istruita, perché... gli sapr&bbe rJ.
spondere per le rime.
sempre gratuito, il tipo manuale, se-
condo un ritmo e una partecipazione
che dipendono dal tempo libero.
L'impegno principale dell'anno scor-
so è stato quello di rinnovare l'ospizio
dei vecchi della cinà: pulire il cortile e
i dintorni, imbiancare le camerette,
scavare un poao, ripristinare lo scolo
dell'acqua.
1 giovani si autotassano per finan-
ziare i lavori, ma sanno soprattutto
interessare gli adulti, sia quelli che
sono incaricati ufficialmente del set-
tore (come i responsabili dell'assi-
stenza sociale governativa), sia altri
adulti che attendono uno stimolo per
darsi da fare. Con l'aiuto di queste
persone, ogni cameretta dell'ospizio è
stata dotata di un leilo con materasso
e coperta, e si sta studiando un piano
per assicurare un minimo di assisten-
za medica e cibo regolare (la pensione
data dallo Stato per i ricoverati è in-
sufficiente).
L"obiettivo principale di quest'anno
è la prigione centrale di Lubumbashi.
I carcerati ricevono scarsi~sirno cibo, i
familiari possono, anzi devono por-
tarne loro. Ma ci sono anche dei pri-
gionieri senza parenti a Lubumbashi.
I ragazzi e le ragazze dell'a7Jone so-
ciale banno deciso di «adollare» i più
abbandonati (segnalati dal cappel-
lano delle carceri): si impegnano a
procurare loro cibo, un pagliericcio,
far visita, distribuire la corrisponden-
1.a e cercare gli eventuali parenti..
Gruppo dei giovani lavoratori E'
formato da una ventina di ragazzi e
qualche ragazza, che hanno finito gli
studi o la formazione professionale, e
hanno trovato lavoro. Desiderano ri-
trovarsi per discutere i loro problemi.
L' ultima volta che ho partecipato
alla loro riunione avevano scelto co-
me tema: i/ furto negli ambienti di la-
l'Ol'O. Gli operai, soprallullo i giovani,
sono pagati pochissimo, e molti sono
tentati di rifarsi prelevando mateciale
vario appena se ne presenta l'occa-
sione. li ragionamento è chiaro: il pa-
drone ruba a mc (non mi paga abba-
stanza), quindi io rubo a lui. E è ciò
che capita a tutti i livelli. Questo siste-
ma in cui ognuno sì arrangia non ri-
solve il problema di fondo, anzi lo ag-
grava, precipitando sempre più in
basso la situazione del paese. I giovani
lavoratori si sono impegnati a rompe-
re la catena di questo ingranaggio, per
essere credibili quando verrà il mo-
mento in cui potranno rivendicare i
loro diritti.
Gruppo delle ragazze. A Lubumba-
!>hi. più del SO"i> delle ragazze dai 15 ai
19 anni sono già sposate. Sono po-
chissime quelle che finiscono gli studi
secondari, e molte - soprattutto nei
quartieri periferici - non finiscono
neppure le elementari. La loro educa-
14

2.5 Page 15

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;,jonc è lasciata a lla famiglia, che
spesso non può o non sa occuparsene.
La prescn1a delle ragazze nei gruppi
giovanili è molto ridotta. D'altronde. è
raro che esse osino parlare in presen-
za di ragaui - che approfittano di
questo senso di inferiorità psicologica
tradizionale per affermare la loro su-
premazia. Molli ragazzi non accette-
rebbero mai di sposare u na ragazza
istruita come loro o più di loro, perché
una moglie capace d i rispondere sa-
rebbe troppo indipendente...
Varie parrocchie organizzano labo-
ratori di taglio e cucito, e di educa.Lio-
ne generale per ragazze che non van-
no più a 1,cuola (anche per quelle già
sposate). Da due anni, le raga.t.Ze dei
vari gruppi si incontrano una volta al
m ese per discutere un tema, condivi-
dere le iniziative. Ultimo tema affron-
tato: la do1111a come persona e 11.011 co-
me cosa. Hanno discusso su come
farsi rispellare, come sviluppare tutte
le possibilità dell'essere donna...
li gruppo è una deUe poche occa-
sioni in cui studentesse e ragaz;:e di
quaniere si ritrovano: la lingua è co-
mune (tulle i:.i esprimono in swahili) e
Le conseguenze poi:.sono essere disa-
strose per l'equilibrio della loro per-
sonalità: rischiano di trovarsi senLa
«radici• e senza padronanza sul
mondo moderno. in squilibrio tra due
poli entrambi sfuggenti. L'arci\\'esco-
vo di Lubumbashi, Monsignor Ka-
banga, ha invitato i giovani a cono-
scerei valori africani tradizionali, che
sono il fondnmenlo della loro perso-
nalità. Un gruppo d i ragazzi e ragazze
si è costituito per .-ispon<lere a q uesto
desiderio.
Dala la notevole diversità delle ori-
gini e delle provenienze, ogni membro
del gruppo può informarsi sulle usan-
7.C della sua tribù e confrontarle con
quelle degli altri. Il primo tema di ri-
cerca è stato - per cominciare dall'i-
nizio - la nascita, i riti che la accom-
pagnano, il senso dei nomi (non ci so-
no cognomi che si trasmettono di pa-
dre in figlio)...
Tra gli scopi deUa ticerca c'è pure
quello di confrontare i valori tradizio-
nali con il crbtiancsimo, per poter su-
perare il divorLio Lra la vita africana e
la religione •importata• dall'Europa.
J giovani cercano così di rispondere
Un gruppo. I missionari - dice Il card. Malula - hanno crl1tlanlzzato gll africani; ora noi
dobbiamo alrlcanlzzare Il cristianesimo•·
i problemi sono fondamentalmente
gli ste si. Un primo risultato: le ra-
gazze superano la paura di parlare in
pubblico. E forse sup ereranno i limiti
del «kula-kuvaJa-kuzala • (mangiare,
,,estir:.i e far figli) in cui spesso si la-
sciano rinchiudere.
Gruppo di cultura africana. Lu-
bumbashi è una ciu à di più d i mezzo
milione di abitanti. I ragaz:d vi cre-
scono in un ambiente molto diverso
da quello del villaggio: i valori propo-
sti dalla ciuà (scuola, lavoro, diverti-
menti...) sono spesso alJ'oppoMo dei
\\'alori tradilionali. I giovani rischiano
di dimenticare questi ultimi, anzi di
disprcuarli (non servono più, oggi!).
all'invito del cardinal Malula, arcive-
scovo di Kinshasa. che diceva: «Fino-
ra i missionari hanno cristianiuato gli
africani; ora noi dobbiamo africaniz-
zare il crbtianesimo•.
Gruppo "vocazioni". Riunisce ì ra-
gazzi e le ragaz1.e che pensano alla vita
sacerdotale o religiosa. Sono abba-
stanza numerosi. Per loro si organiz-
zano ritiri di riflessione e di preghiera.
Ci sono quindi segni di speran1.a per
una ripresa delle vocazioni. che anche
qui avevano conosciuto un calo note-
vole. A Luburnbashi sono pochissimi i
preti zairesi, e questa mancanza di
modelli incide sulla nascita delle vo-
cazioni. Come essere prete in mezzo
'ti.alla gente: con lo stile dei missionari
cu1·opei, o con uno stile nuovo? Come
inventarlo?
In questi ultimi tre anru. una venti-
na di ragazzi della diocesi di Lubum-
b:u,hi sono entrati in seminario, e altri
i:.i preparano a farlo. La :.trada è an•
cora lunga (sette anni di studi e di
preparazione): se anche solo metà di
questi seminaristi anivasse al tra-
guardo, potremmo sperare di avere
tra una decina d'anni un buon gruppo
dì giovani preti Lairesi, che permette-
rebbero dì alluarc una pastorale ve-
ramente africana.
Gruppo " ca tena di onestà ". Uno dei
principali mali della società z.airese è
senza dubbio la co1Tuz.ione. •Biso-
gna• corrompere per avere un posto
di lavoro o a scuola, per essere curati
all'ospedale, per ollcncrc giustizia in
tribunale... E' una situazione così ge-
neralizzata che provoca lo scoraggia-
mento anche di coloro che vorrebbero
agire diversamente. Eppure. alcune
persone hanno ,,oJuto reagire. hanno
lanciato una «catena di onestà•, e 5i
impegnano a non corrompere e a non
lasciars.i corrompere.
Non è facile. Ciò vuol dire. per
esempio, che un lm,egnante (che
prende circa 40.000 lire al mese, in-
!tufficientiper vivere) rinuncia ai soldi
che gli offrono i genitori dei suoi sco-
lari perché falsifichi le pagelle (pratica
comune), e che uno studente rinuncia
a pagare a un suo professore le 5 o IO
mila lire che lui richiede per assicu-
rargli la promozione (altra pratica co-
mune: un ragazzo che non paga ri-
schia di essere bocciato). Ora ci sono
dei ragazzi che sanno a cosa vanno
incontro, e che agiscono ugualmeme,
per coerenza umana e cristiana, stretti
insieme in questa «catena di onestà•.
In un volantino divulgativo hanno
scritto: "Il primo anello della catena si
chiama Gesù di Nazareth•. Sanno che
solo pagando di persona la situazfone
potrà cambiare.
Per credjbiJità. E' chiaro che non
sono solo a seguire tutti questi gruppi
(e gli altri che non ho nominato). li
mio compito ptincipale consiste nel
tro\\·are altri «accompagnatori• e nel
coordinare il lavoro. Ci sono quindi
riunioni a vario livello, con i giovani
animatori dei gruppi, con gli accom-
pagnaLori, con i responsabili della pa-
storale diocesana. E c'è pure un bol-
lcllino mensile di collegamento.
Ma i grandi piani strutturati - al-
meno in Africa - valgono meno delle
rela2-ioni personali; cerco quindi di
essere presente nei vari gruppi, di far-
mi vedere, di ascoltare. E per maggior
concretezza e credibilità, cerco di ap-
plicare io stesso le d irettive che pro•
pongo ai gruppi.
Padre PIERO GAVIOLJ
15

2.6 Page 16

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* CINA UNA LETTERA E' GIUNTA DA SHANGHAI
Il nuovo governo
ci lascia scrivere!
E' una lettera inattesa, e quindi tanto più gradita: è stata spedita a
Hong Kong da un salesiano cinese di cui si sapeva ben poco in questi
ultimi trent'anni. Forse qualcosa sta cambiando davvero in Cina; di
sicuro è rimasta immutabile la speranza di questo figlio di Don Bosco,
passato attraverso il crogiolo del carcere e dei lavori forzati.
H a indiriz:::ato la lettera al s110 vec-
c/1io maestro di noviziato, padre
Luigi Massimino, oggi direttore dello
st11dentato salesiano di Hong Kong.
Essa è giunta inauesa ma graditissima
da Shanghai, dal cuore della Repub-
blica Popolare Cinese. E porta la firma
di un figlio di Don Bosco con gli occhia
mandorla, di cui ormai si sapeva ben
poco, salvo che dal 1950 in poi aveva
conosciuto quactro volte ilcarcere e per
il resto del tempo i lavori forzati.
La lettera dunque, con data 3.3.1979,
è stata scn'tta da padre Mattia Yao
Wi-Li, oggi sessant'anni, ordinato sa-
cerdote nel 1949. Eccone il testo tra-
dotto dal cinese.
Rev. don Massimino e carissimj
compagni, saluti cordiali! Sono già
trascorsi trenta e più anni da quando
ci siamo separati. Durante tutti quc~ti
lunghi anni, mi sono sempre ricordato
di voi. Sono convinto che anche voi
avete conservato sempre il ricordo di
me, e vi ringrazio.
Rievoco alla memoria i miei anni
giovanili: ero un contadinello igno-
rante, di intelligenza ottusa e ru carat-
tere cocciuto, ma pure un passo alla
volta sono cambiato e migliorato.
Questo è dovuto alJa guida paziente di
tutti i superiori, e all'aiuto e ai buoni
consigli dei compagni. Ma penso che
soprattutto è dovuto alla devozione
filiale verso la Madonna che ho avuto
fin dall'infanzia, e molto di più du-
rante gli anni della giovinezza.
La Madonna, Aiuto dei Cristiani,
era il mio unico sostegno spirituale.
Quando incontravo delle difficoltà, a
volte insolubm, ricorrevo sempre a lei
e la supplicavo insistentemente con le
lacrime agli occhi. Ricordo che ho
sempre ottenuto ottimi risultati. Oggi
è l'esperienza che mi conferma: Ma-
ria, Aiuto dei Cristiani, è vero e unico
aiuto in qualunque difficoltà. In que-
sti lunghi anni, delle giornate penose
ne ho passate, delle strade veramente
tortuose e faticose ne ho fatte, ma
sempre con la Madonna. Essa è sem-
pre stata vicino a mc, e così ho sempre
16
Shanghal: la chiesa dell'osplzlo «San Giusep-
pe-, qualche tempo prima che l'opera fosse
soppressa e I saleslanl dispersi.
goduto la vera pace durante il lungo
tragitto.
Questi anni sono stati lunghi, ma
sono ormai passati come un sogno,
con grande velocità. Il sogno che ho
vissuto era brutto e terribile, ma or-
mai è alla fine. Oggi ho già i miei 60
anni compiuti, ho la sembianza di un
vecchietto coi capelli bianchi, ma mi
sento pieno di forza ed energia come
nei miei anni verdi. Anzi, nel parlare
misento assai più energico di prima, e
interiormente provo una gioia inde-
scrivibile.
Al vedermi, tutti dicono sottovoce:
« Guarda questo vecchietto, ingenuo
come un bambino!» Sì, questo vec-
chietto è rimasto ancora come un
bimbo, ma è perché si ricorda a ogni
momento di Maria Ausiliatrice, e la
supplica sempre di cuore chiamando-
la « Mamma! Mamma!» Carissimi
Maestro e compagni, siete lieti nel
leggere queste mie parole? Sì, gioite
insieme con me. Se posso avere questi
giorni, lo devo tutto all'aiuto della
Madonna.
Da tempo volevo scrivervi, ma le
circostanze non me lo lasciavano fare.
Oggi, sotto la guida del Presidente
Hua, viviamo nella nuova Cina, il po-
polo è contento e soddisfatto. Un pas-
so alla volta, il nuovo governo ci per-
mette anche di scrivere lettere, poi in
un prossimo futuro di fare anche il
lavoro missionario, e finalmente il
popolo potrà conoscere la dottrina
cattolica.
Quando potrete, mandatemi libretti
cinesi con le preghiere del mattino e
della sera e altre preghiere giornaliere,
libri di catechlsmo, anche in Inglese,
perché oggi i giovani sono in massimo
fervore per lo studio della lingua in-
glese. Mandatemi anche delle imma-
gini di Gesù e della Madonna.
Ora sto bene fisicamente e spiri-
tualmente; non vi preoccupale. Piut-
tosto vi domando molte preghiere.
Auguro al Maestro e compagni buona
salute. Mattia Yao Wi-Li
Padre Mattia dopo l'ordinazio11e sa-
cerdotale lavorava nell'Orfanotrofio
San Giuseppe di Shanghai: un 'opera
che nel 1951 contava 14 salesiani e 334
ragazzi (si conoscono anche i loro stu-
di: 190 e/ementarLsti, 20 nelle medie, 62
meccanici, 41 falegnami, 15 sarti e 16
calzolai). Fu arrestato una prima volta
sulla fine del 1950, e ai primi di marzo
1951 - in attesa di processo - fu ri-
messo in libertà. Allora scrisse a Torino
al Rettor Maggiore una leaera che si
conserva. Tra l'alrro diceva:
« Dopo tre mesi di prigione ho po-
tuto finalmente far ritorno tra i cari
superiori, confratelli e giovani Quan-
to sono felice di aver potuto attestare
a Don Bosco e alla mia cara Congre-
gazione il mio amore e attaccamento
filiale! Sono orgoglioso e felice di
portare il nome salesiano...
« Le offro, amato padre, come pe-
gno ru riconoscenza e di amore, il
proposito di rendermi sempre meno
indegno ru portare il nome salesia110, e
ru spendere tutta la mia vita per il be-
ne della Congregazione e dei giova-
ni... "·
Notizie giunte da Hong Kong dicono
che padre Mallia in Lutti questi anni fu
altre tre volte in prigione, e poi costretto
ai lavori forzati. Ancora oggi si trove-
rebbe in questa situazione. Ma questi
trent'anni di sofferenza non lo hanno
piegato. La sua speranza - sembra di
poter leggere nelle sue lettere - è
aperta al futuro delle situazioni umane
che possono mutare in Cina, e più an-
cora al futuro di Dio che rimane fedele
in eterno.

2.7 Page 17

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ITALIA
''Osc ____
al
novre'
eno
Il Comune di Verona propose di donare 45.000 mq di terreno ai sale-
siani perché vi costruissero le scuole professionali, e il consigliere
social-radicale subito ci vide «oscure manovre» combinate dietro
«cortine fumogene». Le scuole ora sono sotto gli occhi di tutti:
frequentate e contese (ogni anno si accettano 750 giovani e si devono
respingere mille domande), e benefiche per la società.
I l quotidiano veronese «L'Arena»,in
un articolo di cronaca del 23 mag-
gio 1961. informava i lettori che il
Consiglio comunale aveva all'ordine
del giorno 14 punti. Il sesto era jl se-
guente: «Istruzione professionale:
cessione ru un'area all'Istituto Don
Bosco per la costruzfone ru una scuola
professionale». Quel sesto punto fu
dibattuto la sera del 21 luglio, e la di-
scussione (u burrascosa.
rt consigliere social-radicale an-
nunciò il suo voto contrario, perché si
trattava ru «oscure manovre» che si
svolgevano dietro «cortine fumoge-
ne». I consiglieri democristianj e so-
cialdemocratici ribatterono che la do-
nazione di 45 mila metri quadrati nel-
la 1.ona di San Zeno, costali al comune
25 milioni, aveva come unico scopo
quello di aiutare un grande numero ili
giovani a inserirsi con dignità e con
preparazione adeguata nel mondo del
lavoro. La votazione registrò 28 si e 9
no.
La costruzione del Centro Profes-
sionale, veramente grande e impo-
nente, iniziò e prosegui velocemente.
Costò 750 milioni. Il denaro non venne
da un colpo di bacchetta magica, ma
dalla generosità dei veronesi e dai
contributi sacrificati dei Salesiani
dell'[spettoria Veneta_ Polè essere
inauguralo nel 1964.
A distanza di 15 anni sono venuto a
-vedere questa grande casa salesiana.
Le «oscw·e manovre» previste dal
consigliere sociaJ-radicale sono qui
spalancate davanti a tutti. Da questi
edifici sono già uscili 2000 giovani la-
voratori qualificati, specializzati, di-
plomati. Ottocento hanno portato con
sè un diploma diPerito Tecnico Indu-
striale. Entravano in questa Casa ve-
nendo dalle famiglie più modeste del-
la zona veronese. Uscendo, sono pe-
netrali nel tessuto vivo della città, a
dare un contributo qualificato e re-
sponsabile, per il beneficio dl tutta la
società.
Per essi, non «dietro cortine fumo-
gene,, ma alla luce del sole, banno
dato il loro lavoro e il loro sudore de-
cine e decine di salesiani. Alcuni han-
no dato la salute. Qualcuno anche la
vita.
Li ho incontrati, questi Cigli di Don
Bosco che attualmente lavorano nel-
l'Istituto salesiano San Zeno. Ho par-
lato con loro la sera tardi (mentre gli
occhi si chiudevano dal sonno) e al
mattino prestissimo. Perché tutto il
resto del loro tempo è «mangiato» da
750 giovani. Sui tavoli della segreteria
ho visto accumulate centinaia e centi-
naia di domande: altri giovani che
bussano alla loro porta. Questi sale-
siani che fanno in silenzio la storia
concreta di questa città, non riescono
a trovare un quarto d'ora per scriver-
la, questa storia, a volte nemmeno per
dirla al microfono di un registratore.
E mentre i capelli s'imbiancano, e at-
tendono per ora inval}O le persone
«giovani» che vengano a dare loro il
ricambio, continuano a premere sul
pedale della buona volontà, del sacri-
ficio personale, credendo fino in fon-
do alle parole di Don Bosco: «Ci ripo-
seremo in paradiso».
Come gli alberi del frutteto. Le cifre
principali diquesto enorme lavoro me
le dice don Romano Bettin, direttore
del Centro Professionale, con la calma
e la scrupolosità di un buon contadino
che conta gli alberi del suo frutteto.
li Centro di Formazione Professio-
nale ospita 430 alunru: 205 meccanici,
158 grafici, 67 elettromeccanici. I gio-
vanj sono sudruvisi nelle molteplici
qualifiche e specializzazioni, per un
totale di 20 corsi.
L'istituto Tecnico Jnduslria/e Serale
(Jtis). nelle tre s pecializzazioru (mec-
canica, elettrotecnica e arti grafiche)
ospita 301 alunni Con il 1978 agli 11
corsi serali si è aggiunta una classe
pomeridiana di 34 allievi.
Si è pw·e iniziato quest'anno l'espe-
rimento di un Corso nuovissimo, a fa-
vore dei più disagiati giovani della so-
cietà: i disoccupati non qualillcati. TI
Corso Lenta di facilhare, anche in
tempi brevi, l'inserimento nel mondo
del lavoro di quanti, per motivi vari,
hanno lasciato la scuola e mancano dj
una qualifica professionale. Questo
Corso, che esige un lavoro molto deli-
cato e condotto in collaborazione con
gli specialisti di psicologia, ha per ora
soltanto 18 giovani.
Complessivamente, mi dice don
Bet in, l'Istituto salesiano San Zeno
17

2.8 Page 18

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UN RAGAZZONE IN TUTA AZZURRA
Accanto alle macchine, nel laborato-
rio di meccanica, sono 50 giovani. Chie-
do a un ragazzone se accetta di rispon-
dere a qualche domanda. «Ah, il Bollet-
tino Salesiano! Lo riceviamo anche nella
mia famiglia•· Gli dico che non desidero
sapere il suo nome, per permettergli una
maggior libertà diespressione.
Vuoi presentarti?
- Sto per compiere 17 anni. Fre-
quento .il terzo anno al Cip, l'anno di
specializzazione. Vengo ogni mattina da
una località a due chilometri da qui.
Vengo In motoretta.
Come comincia la tua giornata?
- Dal momento che sono vicino, ml
posso alzare alle sette. Sono qui alle otto
meno un quarto per ripassare qualcosa.
Ti sveglia tua mamma?
- Mia sorella. Mia mamma è stanca
perché lavora anche lei. Mio papà è
morto, e allora tocca a lei tirare avanti la
famiglia.
Otto ore di scuola e di laboratorio. alla
tua età, possono esigere parecchi sa-
crifici. Li fai volentieri? Sei contento del-
l'ambiente?
- lo sono venuto volentieri a San
Zeno, e anche adesso, dopo tre anni,
sono contento dei salesiani. Ci aiutano,
ci stanno vicino, non ci lasciano sco-
raggiare.
Se dovessi spiegare a un ragazzo che
non è stato qui chisono i salesiani, cosa
diresti?
- Direi che sono un gruppo unito,
una grande comunità che tenta di aiuta-
re I giovani a inserirsi nel mondo del la-
voro, a inserirsi nell'ambiente sociale.
Per che motivo credi lo facciano?
- Perché hanno scelto la strada di
Don Bosco, uno che aiutava i giovani.
Anche loro tentano di andare avanti su
questa strada. Ci si accorge che sono
cristiani sul serio.
Cosa vuol dire« cristianisul serio?•
- Voglio dire che non ho mai visto
delle persone come loro, sacrificate, di-
sponibili. Non Immaginavo che fossero
così. So che vanno sovente a pregare
giù nella cappella.
Nella vita cosa farai?
- Lavorerò come meccanico, a Ve-
rona o più lontano.
Tra i salesiani che hai conosciuto qui,
ne ricorderai qualcuno in particolare?
- Più di uno. Perché mi hanno aiu-
tato nel momenti di difficoltà. Davvero
non pensavo che mi avrebbero dato una
mano quando non riuscivo, che ml
avrebbero Incoraggiato come invece
hanno fatto.
Questi salesiani erano ragazzi come
te. Ora hanno tutti i capelli grigi. I loro
successori non arriveranno da Marte,
evidentemente. O spuntano tra di voi, o
tra dieci, quindici anni l'Opera di San
Zeno bisognerà chiuderla, o passarla a
un'altra organizzazione. Credi che tra i
750 giovani che sono qui ci sia qualcuno
che desideri diventare salesiano, conti-
nuare la loro missione?
- Penso che ci sia qualcuno. An-
ch'io, forse.
Nella foto: veduta parzla.le di un !aboralorlo.
pur ospitando oltre 750 giovani, ha
dovuto nel 1978 rispondere dj no a
mille domande. Il numero dei «no»
sarà purtroppo identico anche que-
st'anno: i corsi sono affollati al mas-
simo, e i salesiani sono al limite delle
forze.
J corsi che mangiano le ferie. 1 30
salesiani che lavorano nel Centro di
Formazione Professionale (Cfp) dce-
vono i giovani alle 8 del mattino, e
sono a loro disposizione rino alle
17.40. Anche la refezione è offerta al-
18
l'interno dell'Istituto. Poi, quando
partono i giovani del Cfp, c'è appena il
tempo di tirare il fiato e alle 19 arriva-
no i giovani dell'ltis. Dopo la giornata
di lavoro in città, essi affollano le aule
e i laboratori (ino alle 22,35.
Una Lrentina di lavoratori-studenti
delJ'ltis vengono ospitati nell'lstituto
anche per la notte.
Nel Cfp i salesiani sono aiutati da 27
operatori esterni. Nell'Itis gli aiuti
esterni salgono a 40.
I salesiani del San Zeno si prestano
ogni anno a dar vita anche ad altri
Corsi, che finiscono per •mangiare»
anche le loro ferie. Sono Corsi per ri-
qualificazione, aggiornamento, perfe-
zionamento di lavoratori adulti. li
settoregrafico ne ha organizzatiper le
aziende locali; per le Regioni Lazio,
Lombardia, Trentino Alto Adige, Ve-
neto; per Paesi stranieri. Il settore
meccanico ha organizzato "Corsi dj
aggiornamento per tecnici stranieri».
In gennaio se n'è tenuto uno per
Istruttori brasiliani di Rio de Janeiro.
Dw-ante l'estate ci saranno due
spedizioni: in Thailandia e ad Ales-
sandria d'Egitto, per aiutare due
Scuole professionali a preparare i
corsi e a usare nuovi macchinari.
"Riesce a essere un educatore?"
Domando al salesiano Guido Boni co-
me riesce a districarsi in tutta questa
massa di lavoro, e in che senso riesce a
essere un educatore. Ci pensa un atti-
mo e risponde: «Ho la responsabilità
di un settore, e do molto peso al lavo-
ro. Ma questo lavoro in cui m'impe-
gno al massi.mo mi sembra un grosso
fattore educativo: consiste nel coor-
dinare il corpo insegnante, creare il
clima di amicizia e lo spirito di gruppo
che si trasmene ai giovani.
« Un altro elemento educativo, e
cristianamente educativo direi, è la
nostra disponibilità. Siamo sempre a
disposizione, compreso sabato e do-
menica. Anche quando noi non ce
n'accorgiamo, questo fatto è moll<>
sentito dai giovani. L'apprezzano
moltissimo, e più sovente di quello
che crediamo vanno alla ricerca del
«perché» di questa nostra disponibi-
lità. Perché tante persone, che nelle
aziende della città avrebbero belle
prospettive dj carriera, di denaro, vi-
vono invece modestamente, e senza
interesse sono sempre a loro disposi-
zione? Se la risposta la trovano non
nelle nostre parole, ma nella nostra
fede e nella nostra vita religiosa, rice-
vono lezioni indimenticabili per tutta
la vita.
«Anche gli adulti che avviciniamo
nei vari Corsi, sono molto colpiti dalla
nostra vita. Gli istruttori brasiliani che
furono qui in gennaio, dopo alcuni
giorni dj ambientazione cominciaro-
no a far domande. Volevano sapere,
andare a fondo: s'informarono su che
cosa sono i voti religiosi, sui motivi
profondi della vocazione salesiana.
Ho provato piacere quando più d'uno
mi disse che nella società d'oggi c'è
bisogno di molta gente come noi».
Il clima serio e impegnato dell'Itis.
Don Fulvio Tomelleri mi parla dell'I-
stituto Tecnico Industriale Serale.
E' l'unico serale in città. Chi lo Cre-
quenla, per il 99% è gente che lavora.
Vanno dai J8 ai 40 anni Molti sono già
sposati. Il clima è quindi estrema-

2.9 Page 19

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mente serio e impegnato. C'è gente
che viene dalle province di Padova, di
Venezja.
Gli dico: « Date il vostro lavoro, la
vostra salute. Ma che cosa chiedete a
loro? In che cosa li impegnate come
Salesiani?»
Risponde: «La prima cosa che ab-
biamo cercato di creare è un clima di
amicizia e di solidarietà. Anche al
gruppo di insegnanti esterni abbiamo
chiesto di darci una mano a fare delJa
scuola una famiglia. Posso dire che
hanno risposto tutti positivamente a
questa nostra sollecitazione. Don Bo-
sco, che voleva ogni sua Casa struttu-
rata come una famiglia, credo si tro-
verebbe bene con noi.
«I giovani, innanzitutto, si aiutano
nel venire qui insieme. Si raccolgono
Verona, 12 apriie 1969: l'allora Rettor Maggiore don Renato Zlgglottl mura la pergamena nella prima
pietra del luluro Istituto di San Zeno.
nei vari paesi, con macchine fanno il zia, diamo ed esigiamo una professio- un'esposizione e da un dibattito. Non
viaggio insieme. Qui, poi, non li edu- nalità seria. Tutli, a Verona e nei din- imponiamo niente, ma offriamo a
chiamo certo a fare gli arrampicatori torni, lo riconoscono: chi è uscito dal- lutti queste occasioni, e devo dire che
sociali, a collocarsi sulle spalle dei più la nostra scuola ha un marchio di se- sono molto seguite. Molli dei nostri
deboli per salire più in su, ma esigia- Iietà professionale.
allievi sono inseriti bene nella vita
mo che si aiutino molto fra lorn. Se «Poi (e lo diciamo esplicitamente, delle parrocchie, partecipano alla vita
viene qui alla domenica mattina, vede non aggiriamo nessuno) intendiamo dei distretti scolastici portando una
nelJe varie aule dei gruppi di sette, offrire a tutti quelli che la vogliono seria testimonianza cristiana.
dieci giovani. Sono quelli che riescono una seria visione cristiana delJa vita.
«E molti ci pregano di partecipare
meglio, accanto a quelli che fanno più Ogni mese a gruppi non troppo nu- alla vita delle loro famiglie. Al sabato
fatica, e gli danno una mano nelle merosi, organizziamo incontri con sera noi ci mettiamo a disposizione
materie più difficili: meccanica, elet- persone qualificate cristianamente: si per tutti questi inviti: all'interno delle
trotecnica... C'è anche qualche inse- affrontano i problemi religiosi, i pro- famiglie li aiutiamo a vedere più chia-
gnante che spiega nuovamente una blemi della dottrina sociale cristiana, ro nei loro problemi, a sbloccare si-
parte difficile.
la conoscenza del Vangelo e della tuazioni difficili, a superare periodi di
«Accanto alla solidarietà, all'amici- Chiesa. Ogni incontro è formato da crisi. Più noi siamo disponibili a par-
tecipare alJa loro famiglia, più loro
partecipano alla nostra: ci chiedono
IL CENTRO DI ORIENTAMENTO
noti.zie sulle Opere salesiane, sulle
Missioni, partecipano alle nostre ini-
Il « Centro di orientamento scolastico vranno essere ben consci di questi loro
professionale e sociale» fa parte dal ruoli, e viverli con maturità.
1964 dell'Istituto San Zeno, ma svolge la Il Centro, attualmente, offre ai sale-
sua attività in una zona più vasta: l'intera siani dell'lspettoria tre servizi: primo,
lspettoria Salesiana e molte scuole e collaborazione alla formazione e al fun-
opere della Regione Triveneta. La sua zionamento del « progetto pedagogico
struttura e la sua azione meriterebbero ispettoriale•; secondo, assistenza psi-
un articolo a parte.
co-pedagogica a tutte le Case salesiane
E' composto da un nucleo di due sa- per una maggior conoscenza dei giova-
lesiani (don Pietro Mengotti e don Um- ni, e assistenza pedagogica ai casi più
berto Fontana) e da molti consulenti pe- difficili; terzo, una serie di conferenze
riferici.
specialistiche di sensibilizzazione e di
Formati su serie basi scientifiche, essi aggiornamento per genitori, educatori e
hanno collocato al centro della loro ambienti parrocchiali.
azione un'idea che mi pare geniale e Il Centro tuttaviadesidererebbe fare di
stimolante. Cerco di esporla in termini più. Altri tre obiettivi vorrebbe raggiun-
semplici. Ciò che sta all"orlgine della gere in un tempo abbastanza breve: pri-
personalità dei giovani è la famiglia. Don mo, partecipazione all'elaborazione del
Bosco intul la stretta relazione tra fami- progetti educativi• delle singole opere
glia e vita del suoi ragazzi, e dove la fa- salesiane; secondo, aiutare tutti i sale-
miglia mancava la sostitul ricostruendo siani dell'lspettoria a operare una seria
nella casa salesiana i ruoli del genitori. revisione pedagogica della loro opera
Se si è convinti di questo, la prima azio- educativa, prendendo atto di alcune
ne educativa deve rivolgersi alla fami- conclusioni a cui la pedagogia moderna
glia, facendola funzionare in pieno nei è arrivata, e che non si possono più
suoi ruoli educativi, sbloccando e rettifi- Ignorare; e terzo, aiutare le comunità
cando le relazioni tra genitori e figli. Solo religiose a una seria revisione delle re-
a questo punto la scuola potrà funzio- lazioni interne. a ogni gruppo.
nare a dovere, perché In essa le rela- E' uno sforzo che occorre fare per
zioni familiari vengono dal giovane spo- rendere più umana e più cristiana la no-
state sugli insegnanti: relazioni di iden- stra convivenza, e quindi più credibile la
tificazione o di rifiuto. Gli educatori do- nostra testimonianza
ziarive di aiuto per Case professionali
salesiane all'estero.
«Con un po' di tristezza dobbiamo
riconoscere che nessuno di noi Sale-
siani ha più vent'anni, e che più il
tempo passa più dovremo diminuire il
ritmo (ora molto pesante) del lavoro.
11 problema delle vocazioni si fa di
giorno in giorno non solo urgente ma
drammatico. E' il nostro tormento più
profondo».
Gli exallievl collocano i "piveIJI".
Al salesiano Giovanni Pavan (che sfo-
gliando le foto dell'archivio ho visto
giovanottino con capelli nerissimi,
mentre ora presenta lui pure ampie
spruzzare di bianco) chiedo notizie
sugli exallievi.
Due di essi stanno presLando il
«servizio civile» nella nostra Scuola
professionale di Alessandria d'Egitto.
Sono i fiori all'occhiello dell'associa-
zione. Ma non sono gli unici, alcuni
attraverso il Ceial stanno pure lavo-
rando in territorio missionario.
Gli exallievi del San Zeno sono circa
duemila. Sono molto affezionati al lo-
ro Istituto. Specialmente tra gli exal-
lievi delJ'Itis si nota una vera e con-
creta riconoscenza: più avanti negli
19

2.10 Page 20

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anni che i ragazzi, essi hanno ...viMO•
maggiormente i sacririci che si sono
falli per loro.
Gli exallievi che insegnano nelle
scuole pubbliche hanno creato dei
gruppi di impegno cristiano. Molti so-
no inseriti nelle opere ecclesiali delle
loro parrocchie.
Alla vita della Cai,a salesiana conti-
nuano a panecipare inter\\'enendo a
speciali incontri periodici e convegni.
Uno degli impegni più concreti è
l'aiuto vicendevole per il posto di la-
voro. Ogni anno gli exallievi si danno
da fare per collocare bene i «pivelli,.
che escono da San Zeno. Ogni exallic-
vo che si trova in difficoltà telefona
all'associazione, e è sicuro che verrà
aiutalo.
Alito laboratorio del San Zeno, nell'Istituto di Arte grafica.
Tracciare un consuntivo. E' sera
tardi: gli allie\\'i ddl'ltis affollano le guata alle ultime esigenze del la, oro.
« Innan1itutto non \\'Ogliamo che
auto per partire (c'è poco chiasso, so- Recentemente e venuta a farci visila il ragazzo si ~enta un anonimo, un
no tutti stanchi dopo il lavoro e la una commi~ione tèdesca, e ha a\\uto numero nella scuola. Deve avere l'at-
scuola). Io sono nell'ufficio del Diret- un'impressione o ttima: per le attrez- tenzione speciale di almeno un sale-
tore. Davanti al piccolo registratore. zature, i programmi è la prepara1.ione siano: deve sentire, vedere un salrsia-
don Giuseppe Soldà cerca di tracciare dei nostri ragaui. E poi per i Corsi di no che pensa a lui. Ogni classe è stata
un consuntivo di quei,t'opera gigante- riqualificazione e di aggiornamento. I quindi assegnala a un educatore. Al
sca, di cui egli è responsabile da, ami giovaniche escono dalla nostra scuola mattino e li a riceverli, alle 8. ei "enti
alla Congregazione.
sono ricercali.
minuti che sono a loro dispo izione,
•Che cosa diamo a questi giovani?•.
Ma dal pttnto d, l'ista pastorale, che ricevono dall'educatore il « buongior-
si domanda penso~o. E risponde: cosa date? Dice: "Da quando è ces~alo no», programmano insieme la ,·ila in-
«Dal punco di vi.\\W tecnico-scolastico l'internato, ci 1roviamo ad avere i ra- terna e le attivilà della classe. e vivono
diamo un'ottima preparazione. Anche ga-:zi quasi esclusivamente per le 8 on.: un momento formativo, religioso. Con
le macchine sono tra le più aggiorna- di scuola e di lavoro. Ed ecco come ci questo educatore programmano pure
te, e la preparazione può essere ade- stiamo muo\\'endo.
le loro giornate di 1itiro.
Dalle 8,20 alle 8,40, coloro che lo
desiderano p0!,!,Ono partecipare alla
IL CORSO PER
I DE OT V/' I > I T
ricupero di motivazioni alla professione
e allo studio, partendo da un'analisi del-
le cause che hanno portato all'insuc-
messa. Un centinaio vi partecipa ogni
mattino, e al venerdì un gruppo note-
vole si accosta alla confessione. Una
Secondo una statistica attendlblle,
ogni mille ragazzi che si iscrivono alla
scuola media superiore, circa 13 non
arrivano al diploma. Lasciano. Motivi?
Sono svariatissimi. Coscienza di aver
fatto una scelta sbagliata, resa davanti a
cesso e alla demotivazione».
Dal 2 ottobre, 18 giovani (15-18 anni)
hanno iniziato Il corso Attraverso un
meccanismo di prove .a moduli» po-
tranno ottenere una qualifica professio-
nale. Il corso è stato preceduto da un
buona parte di quc1,ti giovani sono in-
seriti nella vi1a della loro parrocchia.
«Come direttore, mi sono pro-
posto di ,;eguirc più da vicino quelli
che si tro\\•ano in dil,agio per qualun-
ostacoli imprevisti, difficoltà familiari lavoro preparatorio di test attitudlnall e que motivo: diff1collà di riuscita, dt
che aggiunte a quelle scolastiche ren- colloqui condotti dal Centro di Orienta- orientamento, di in!>erimento familia-
dono difficile la vita...
mento.
re. Tenendo anche i contatti con le fa.
Questo 13 per mille, nella spietata so- I giovani provengono da ogni tipo di miglie, ne ho potuto a iutare un ceno
cietà industriale
mi umani• che
mvaondneornaal,lsaodneoriiv.ar.otsta~-
condo le parole più asettiche degli sp~
ciallsti, sono I «coinvolti in processi di
emarginazione sociale Irreversibili•. I
demotivazionatl•·
DaJJ'ottobre del 1978. nel Centro di
scuola. Qualcuno, collezionando Insuc- numero. Abbiamo organizzato la
I cessi, è passato per due o tre istituti di-
versi. Il gruppo di educatori ed esperti
che li segue si riunisce più volte durante
la sel1imana. e cerca di coinvolgerli an-
che nel dare un parere,. su se stessi.
Durante fl primo trimestre. I giovani sono
«scuola dei genitori». Almeno, noi la
chiamiamo cosl. Mensilmenie, ai ge-
nitori sono offerte due confercn1c
(una di sabato, una di domenica) !>UI
problemi educativi. Sono appreuate
San Zeno si è Iniziata un'opera che per stati chiamati ad autovalutarsi sulla base molto: papà e mamme possono capire
me è la più salesiana di tutte. Come Don
Bosco aprl la sua casa al ragazzi • che
non sapevano dove andare•, cosi i suol
salesiani hanno iniziato un Corso per
questi giovani che la società sta emargi-
nando.
delle prove superate. Alla fine del primo
trimestre tutti avevano deciso quale ra-
mo Intraprendere, dimostrando un buon
impegno.
Il corso •S moduli» permette a chi su-
pera alcune prove di inserirsi ìn diversi
e !,eguire più da vicino il loro adole-
scente, le sue la~i critiche, le i,ue esi-
genze. Molli genitori ci hanno chiesto
<li ripetere quei.te conferen,:e nei vati
quartieri e paesi. per i «gruppi dei ge-
E' Iniziato con l'assistenza della CEE e anni di corso. Alcuni hanno potuto es- nitori• che si vanno costituendo.
della Regione Veneta Spiega don Ro- sere ammessi direttamente al secondo
«Uno dei «momenti forti• del
mano Bettin: •Il nostro Centro è stato corso grafico, altri al secondo corso nostro anno è il mese di gennaio, che
delegato dalla CEE all'attuazione del
quarto progetto-pilota, che si riferisce
"allo sviluppo motivazionale e al suc-
cesso socio-professionale di adole-
scenti inoccupati e non qualificati"
L'obiettivo del nostro Corso. dunque, è il
meccanico ed elettro. Tra meno di due
anni, usciranno dal corso sperimentale i
primi qualificati.
E la parola «emarginazione irreversi-
bile sarà definitivamente cancellata
dalla loro vita.
abbiamo u·a1,formato in "mese di Don
Bosco». Agli is1ruuod e ai genitori
pre1,enliamo il nostro metodo educa-
tivo. Ai ragani parliamo quotidiana-
mente di Don Bosco. La fei,ta di Don
Bosco, che chiude il mese, è una \\'era
20

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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IL CORSO CON DODICI STELLE
Nella segreteria e nelle aule cl sono
mazzi di bandierine azzurre con le dodici
stelle gialle dell'Europa Unita. E ci sono
facce adulte, con baffoni cascanti e
profili mediterranei. E' Il Corso organiz-
zato dal Consiglio d'Europa per l'ele-
vazione professionale dei Popoli ade-
renti».
Da 13 anni si tengono questi corsi -
mi spiega Guido Soni -. L'edizione
1978 si tenne a Vienna. Poi toccava al-
l'Italia. Invitarono noi dì San Zeno. e con
una buona dose di temerarietà accet-
tammo•.
Il Corso raduna 40 tecnici greci, por-
toghesi, ciprioti e turchi, e li aiuta a tra-
sformarsi In • istruttori di formazione
professionale». Ha pure lo scopo di av-
vicinare i lavoratori dei vari popoli, di at-
tratellarll.
Se volete la guerra. A Vienna, dove
andammo a vedere come funzionava la
faccenda - continua Guido Soni -
notammo un particolare che non ci
piacque: i corsi per I greci e per i turchi si
svolgevano in tempi completamente di-
versi. Quando annunciammo la nostra
intenzione di fare un corso unico per
tutti i gruppi linguistici, sorrisero. Disse-
ro: "Se proprio volete la guerra, provate
pure". Noi ribattemmo: "Ma al di là del-
l'aggiornamento tecnico, non è la fratel-
lanza uno degli obiettivi fondamentali?"
Sorrisero ancora, guardandoci come
degli ingenui colossali. Ci predissero
grane e fallimenti.
Dopo Vienna le cose scattarono au-
tomaticamente: mentre provavo brividi
fummo presentati ufficialmente come gli
organizzatori del Corso successivo, e
sollecitati a girare per le capitali a pren-
dere i primi contatti. Dovetti così pel-
legrinare ad Ankara, Atene, Nicosia, Li-
sbona. Poi, tutto di corsa, affrontammo Il
problema del personale specializzato e
deglì interpreti (poiché pensavamo a le-
zioni con traduzione simultanea).
« Riuscii ad agganciare due ingegneri
salesiani pieni di voglia di lavorare: Pie-
tro Marcante e Natale Zanni. Gli inter-
preti sono una suora brasiliana (si trova
qui al Ceial), uno studente greco di Pavia
e un Italiano nato in Turchia. Abbiamo
pure, a gran velocità, attrezzato un'aula
per la traduzione simultanea. I corsisti
arrivarono il 20 febbraio. Iniziammo con
Il cuore in gola, ma puntammo decisi
* verso tutti e tre gll obiettivi del Corso.
Dovevamo anzitutto creare uno
spirito di gruppo e di accettazione tra i
vari popoli. Lo sappiamo tutti che in ogni
nazione ci sono realtà irritanti, scottanti.
su cui non si possono chiudere gli occhi.
Nonostante questo, finora questo obiet-
tivo di fraternità è stato raggiunto. Le
grane e i fallimenti predetti da Vienna
* sono ben lontani.
Dovevamo prepararli alla profes-
sione di istruttori, cioè "Insegnare a in-
segnare". A questo provvediamo con
spiegazioni ed esperienze nel nostri la-
boratori, visite a industrie d'avanguardia
* nell'Alta Italia, corsi specifici.
Dobbiamo anche prepararli a es-
sere animatori di gruppo, con lezioni di
psicologia, dinamica di gruppo, teoria
della comunicazione, ecc.•·
I 40 corsisti abitano tutti insieme in un
albergo di Bardolino. Giungono In pull-
mann alle 8,45, e ripartono alle 17,15.
Complessivamente hanno 7 ore di lavoro
giornaliero, 5 giorni alla settimana.
Il Corso finisce a giugno. Verrà Il Co-
mitato del Consiglio Europeo a chiuder-
lo. Con loro arriveranno i rappresentanti
di Essen (Germania) che organizzerà il
Corso 1980.
«Ciò che più ci ha impressionato in
questo gruppo di giovani uomini, è Il
grande rispetto che hanno per noi e per
la suora Interprete. Ci hanno invitato alle
loro feste, si sono Informati discreta-
mente sulla nostra organizzazione sale-
siana ».
Stablllre un'amicizia. Scendo con
Guido Soni In un saletta dove un gruppo
sta tracciando grafici e tabelle. Chiedo
di parlare con qualcuno, e ridendo ru-
morosamente tutti mi indicano un por-
toghese dai basettoni foltissimi « che sa
italiano». In una lingua impacciata, e
quindi sommarla, riesco a scambiare
con lui alcunebattute.
Prima di venire qui, aveva sentito par-
lare dei salesiani?
- Si. Li conoscevo di nome. perché a
Lisbona ci sono due Opere salesiane.
Cosa dicono i Portoghesi di noi?
- In Portogallo I salesiani lavorano
come in tutto il mondo: formazione pro-
fessionale, scuole, opere umanitarie per
il popolo.
Che cosa faceva nella sua patria?
- Facevo già l'Insegnante professio-
nale. Riprenderò a tarlo quando tornerò.
La nostra speranza è di poter realizzare
anche in Portogallo qualcosa di simile a
San Zeno per la formazione professio-
nale dei giovani.
Che oosa ne pensa oggi dei salesiani?
- Che stanno facendo un lavoro ec-
cellente. Mi ha Impressionato special-
mente il loro sforzo in favore dei ragazzi
poveri.
Tornando in patria, andrà a vedere le
opere salesiane? Continuerà a essere
nostro amico?
- Certamente. Vorrei stabilìre un'a-
micizia e una collaborazione che duri.
Ricorderà in modo particolare una
persona?
- Ricorderò con piacere tutti.
Nella loto: l'Inaugurazione del Corso euro-
peo» ( In primo plano l'attrezzatura per la lta-
duzlone In simultanea delle lezlonl).
sagra. una resta per tuui e souo tulli i
punti di vista. Si apre con La messa, e
continua con giochi, gare, competi-
zioni, secondo il tipico stile salesiano.
« Tullo questo insieme di cose crea
nei ragazz.i un rapporto di famiglia.
Essi ci sentono sempre a loro disposi-
Lione, non sentono timore a chiederci
aiulo nei momenti difficili Ci vedono
impegnati anche nel cercare la loro
collocazione nel mondo del lavoro:
anche Don Bosco faceva così. Questo
edificio si trasforma quindi nella loro
casa. E nella casa, tra amici fidati, si
possono intavolare i discorsi pili im-
portanti della vita».
Due problemi. Questo è ciò che
tentate di dare. E i problemi che ave-
te? Dice ancora don Soldà: « Devo ac-
cennare per forza ad almeno due, e
gravi, che dobbiamo assolutamente
affrontare. Il primo è il limi/e delle no-
sire (orze. Le nostre energie sono
quelle che sono, e dobbiamo operare
una scelta drammatica: o sbriciolarle
in tante attività rino a esaurirci, o
concentrarle in ciò che è più essen-
ziale. anche dal punto di vista della
continuità dcUa nostra Congregazio-
ne.
«E qu~slo è il secondo problema: le
vocazioni. Negli anni passati, San Ze-
no ha dato alcune vocazioni, anche
belle. Ma ora dobbiamo impegnarci di
più, più esplicitamente. L'ambienle in
cui lavoriamo è popolarissimo: figli di
operai, famiglie sane e ancora nume-
rose, pochi i figli unici. Sono convinto
che è un terreno che può capire e ri-
cevere tutti i valori cristiani, anche
quello vocazionale. E qui, io credo, si
giocherà nei prossimi anni la validità
profonda della nostra Opera».
TERES.IO Bosco
21

3.2 Page 22

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SPAGNA
Con i ragazzi
del rione Pilar
« Come osa, suor Nati, venire sola da queste parti?"• domandò Il
Churrero della banda di Rafael. Poi la rassicurò: « D'ora Innanzi, fino
all'autobus la accompagneremo noi». E i ragazzi terribili di quel peri-
coloso sobborgo di Madrid, fecero presto amicizia con le FMA arrivate
ad aprire Il Circolo giovanile e con i Cooperatori accorsi ad aiutarle.
Ora I Circoli sono due: si studia, si prega, e si fa Il karaté.
Quelli di Madrid lo conoscono be-
ne: il rione del Pilar è pieno di
«grattacieli,., come eufemisticamente
sono chiamati gli sc"3toloni o alveari
umani in cui vivono centinaia e mi•
gliaia di famiglie operaie, che hanno
abbandonato la campagna in cerca
della felicità delle fabbriche. li rione è
salito agli onori della cronaca a causa
del conOillo per la «vaguada• (il fon-
dovalle), un polmone di verde, uno
spiazzo vitale che slava per essere fa-
gocitato dalla speculazione edilizia. E
per il quale la gente ha dovu10 lottare.
Ebbene, proprio questo è il rione
scelto dalle FMA per aprire un cen1ro
gio\\lanile. Esse nel 1972 desidera,•ano
un'opera sociale con cui celebrare il
centenario del loro Istituto. E suor
Nati - il nome intero. Natividad, è
troppo luogo- fu mandata a saggiare
il terreno. C i mancava solo quella
proposta, alla suora, già piena di in-
quietudini per la gioventù. Subilo si
circondò di Cooperatori salesiani e si
lanciò nelJ'avventura. E trO\\'Ò un po-
sto don! piantare le tende, al n. 11 di
piaua Corcubi6n.
I migliori alleati della sua impresa
sono la povertà, l'incomprensione, e
difficoltà d'ogni genere. Ma suor Nati
sembra leggere nelle difficoltà la ma-
no di Dio, e non si dàpace, e non lascia
in pace neanche gli altri. M.i lo fa con
tanto garbo, che sembrano contenti di
essere disturbati da lei. Forte come
l'acciaio, di solito porta a termine quel
che comincia; e comincia molte cose.
Hanno fatto bene ad affidare a lei
quel compito, perché altrimenti se Io
sarebbe preso da sola. Ha scritlo fra i
suoi appunti: «Se questa è un'opera dl
Dio, io non la posso fermare. E se sono
un'inviata, tanto meno la posso ab-
bandonare per mia comodità. Allora
avanti, e che il Signore la sostenga"·
E perbacco se è andata avanti. Suor
Nati si è data da fare per u-ovarc mu-
ratori e carpentieri, mano d'opera a
basso prezzo e ben disposta: braccia
che lavorassero per lei, cioè per Dio e
22
per i ragazzi. La storia del primo ora-
torio di Don Bosco nei paraggi di Val-
docco è ripetuta qui mirabilmente.
Le cinque bande. Suor Na1i, in
quegli inizi dell'opera fa nuove sco-
perte ogni ,•olla che mette piede nel
rione. Un giorno sorprende alcuni ra-
gazzi che tirano pietre contro il suo
locale, e contro i muratori che vi la•
vorano. A vederla, i monelli la insul-
tano e scappano di corsa, la chiamano
dracula e strega... Ma lei non si spa-
venta. « E' la banda del Grego - le
spiegano alcune ragazzine-. Hanno
rubato in chiesa duemila pesetas. A
scuola portano \\ ia quanto possono
per venderlo•. Carmen e Josefina
banno un fratello nella banda, e sanno
molte cose. 11 loro fratello Quique è
sempre con Grego, e fa tutto quel che
lui dice. Non obbedisce alla sua
mamma, perchl: l>llO padre lavora
lontano e non torna a casa da molto
tempo. Sono nove fratelli e Quique.
undici anni, è il maggiore. Vivono con
la nonna perché la mamma deve an-
dare a lavorare...
La banda del Rafael è più temibile.
Sono ragazzi dai 13 ai J5 anni e di
notte scorazzano sulla pia2.2a. 1 Coo-
peratori da quando si sono resi conto
del pericolo che può correre suor Nali,
ogni sera a lle nove la accompagnano
sulla strada del ritorno.
Altra banda è quella del Quiyico,
che costituisce il terrore delle raga1.zc
che osassero avventurarsi per strada.
Più simpatica è la banda del Casimiro,
i cui componenti sono di piazza Verfn
e vanno matti per il pallone. Sono
amici del Grego, ma non partecipano
alle sue ruberie e malefatte.
«Suora, non lasci entrare Jesus
Pina, che è un delinquente•, dicono a
suor Nati quelli della banda del Casi-
miro. E' un ragaLZo da\\'vero sbanda-
to: è appena uscito dal carcere. Era
stato in Germania con la famiglia. e
lassù ne aveva combinate di tutte i
colori Ha 17 anni, è disoccupa10 d i
professione. Sua madre lo manda a
scuola ma lui non frequenta, non stu-
dia e non fa nulla. Passa i giorni al
biliardo. Poco tempo fa ha rubato una
moto...
Questo è il primo materiale umano
con cui nel 1972 si cominciò il circolo
giovanile. I primi frequentatori furo-
no proprio i monelli delle cinque fa-
migerate bande.
Ditelo con i fiori. Poi arrivarono aJ.
trì più educati e rìspellosi. Ma le ra-
gazze non Crequenlava110 tra l'altro
perché avevano paura dei ragazzi del
quartiere. «Come osa venire sola da
queste parti? Aveva chiesto a suor
Nati il Churrero, della banda di Rafael
-. Non si rende contodel pericoloche
corre? Qui la gente è molto cattiva e
possono farle del male•. •Non ho
paura•, aveva risposto suor Nati E il
Churrcro: «Be', anche se lei non ha
I ragazzi del rione PIiar 11 ,cuoia di Judo.

3.3 Page 23

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paura, d'ora innanzj la accompagne-
remo noi all'autobus».
Quel ragazzo aveva ragione, perché
a quell'epoca venivano compiuti con-
tro il Circolo non pochi atti di teppi-
smo. Ogni tanto cadeva sull'edificio
una pioggia di pietre, di fango, d'ogni
sorta di immondizie. Unico rimedio
era la pazienza, il dialogo con i primi
ragazzi che avevano cominciato a
presentarsi. Più tardi si aggiunsero a
suor Nati altre u·e suore: le domeniche
diventavano più allegre e frequentate.
Venivano anche le ragazze, c'erano
giochi, canti e catechismo. Nel di-
cembre 1972 venne benedetto il locale.
I ragazzi assistettero a una recita pre-
parata dalle alunne del ginnasio, ve-
nute dal più vicino collegio delle FMA.
l complessini strimpellarono, si cantò
e si danzò. Alla superiora le ragazze
del circolo offrirono fiori, primo se-
gno di gratitudine di gente che co-
minciava a capire l'avventura di suor
Nati e delle sue compagne.
I collaboratori. Le suore presto si
sono rese conto che da sole possono
fare molto poco, e cercano collabora-
tori e amici. I Cooperatori salesiani si
fanno avanti, e la loro presenza di-
venta così importante che il circolo si
può dire anche opera loro.
Maria fa il catechismo ogni sabato,
Julio dirige l'orchestrina di strnmenti
a corda, Isidoro e Tomas alJenano va-
rie squadre di calcio, Mir~bcl e Pilar
seguono i più piccoli. Ogni giorno c'è
scuola di alfabetizzazione. Carmen
insegna dattilografia, Blanquita ste-
nografia, mentre Angeles fa scuola di
taglio e cucito tre giorni alJa settima-
na. Tutti i ragazzi all'inizio vogliono
impara.re dattilografia, e ci sono solo
due macchine; ma all'ora della verità,
quando si rendono conto che ci vuole
molto impegno e costanza, tanti si di-
sanimano e piantano tutto.
Un'altra cooperatrice viene ad ag-
giungersi: due volte alla settimana in-
segna lavori manuali. Si fanno oggetti
in stagno, come porta-bicchieri con
fiori in rilievo. I ragazzi ci pigliano
gusto, anche se non sono docili. Anzi,
quando si scatenano, rompono tutto:
sedie, vetri, quel che capita loro sot-
tomano.
Dal 1973 si è aperta una colonia
estiva per una cinquantina di ragazzi,
che richiede l'impegno a fondo di pa-
recchi collaboratori.
Tra i nuovi ragazzi sono stati inseriti
alcuni ritardati mentali: un'altra coo-
peratrice si cura di loro con grande
sacrificio. C'è poi un cooperatore che
viene una volta alla settimana a ripa-
rare i guasti che i ragazzi producono
nel circolo: rimette i vetri alle finestre,
cambia tubature e guarnizioni, dipin-
ge qualche parete. Salvador e Albe,-to
offrono disinteressatamente le loro
SI pub dire che Il Cir-
colo è stato restaurato
dal ragaul stessi; si
sono Impegnati soprat-
tutto nella sistemazio-
ne della cappellina, che
considerano un am-
biente loro In modo
particolare.
Foto accanto al titolo:
Suor Nati.
automobili quando c'è da andar a
prendere o riportare qualcuno. Un
giovane universitario ripetizioni di
matematica ...
«Senza di voi non avrei potuto fare
nulla», diceva Don Bosco ai suoi anti-
chi benefattori E la storia si ripete.
Il secondo Circolo. Nel 1976 sorge il
secondo Circolo giovanile in Calle
Ponferrada; è il trapianto richiesto
per un nuovo impulso. Cinque dei ra-
gazzi che erano stati fra i primi in
pia1,za Corcubi6n, passano ad aiutare
nella nuova fondazione. J osé, giovane
cooperatore, si entusiasma di fronte
alle nuove difficoltà, e coinvolge i
compagni, giovani cooperatori, per il
lavoro nel nuovo campo. In tutto ora
si trovano impegnati: tre suore, otto
cooperatori e sette exalJieve. l ragazzi
che frequentano sono 300, dagli 11 ai
18 anni. E si può dire che il Circolo è
stato restaurato dai ragazzi stessi; si
sono impegnati soprattutto neUa si-
stemazione della cappellina, che con-
siderano un ambiente loro in modo
particolare.
Anche nel secondo Circolo le atti-
vità sono numerose, parascolastiche e
del tempo libero. C'è scuola di steno-
dattilografia e stenotip.ia, di canto,
chitarra, calcio e karaté. Ma il lavoro
più importante è quello dei gruppi di
formazione. Sono 15 gruppi.! giovani
partecipano con vivo interesse alle
celebrazioni della parola e all'Eucari-
stia. Si tengono giornate di ritiro e an-
che veri e propri esercizi spirituali
neUa vicina trappa di Cobreces. Que-
ste iniziative richiedono non poco
spirito di sacrificio, ma i ragazzi stan-
no comprendendo e accettando il
nuovo stile di vita cristiano che viene
proposto. E quando hannopropblemi
o difficoltà personali, corrono per ri-
solverli insieme: «Non lasciatemi so-
lo», dicono.
Sei anni dopo. Ora nei Circoli tutto
procede col vento in poppa; ma suor
Nati ricorda con gusto le difficollà e le
angustie degli inizi. E le vengono in
mente le parole del salmo: «Andava-
no piangendo, mentre spargevano la
loro semente; tornando vengono can-
tando e con allegria, raccogliendo i
covoni».
Nel giro di sei anni anche il rione ha
cambiato volto. Ora ci sono tre scuole
nuove, abitazioni più confortevoli,
nuove parrocchie, zone verdi, parchi
di ricreazione. Dove un tempo erano
angoli pericolosi, depositi di spazza-
tura e bande di ragazzi armati con ca-
tene e cinghie, oggi si è compiuta una
trasformazione spettacolare. In parte
il cambiamento è dovuto anche al la-
voro di quel pugno di persone, ani-
mate con lo spirito di Don Bosco.
E sia detto di passaggio: la gente del
rione, unita, è riuscita a conquistare il
celebre fondovalle, che oggi è diven-
tato (almeno in parte) una splendida
zona verde. Suor Nati dice sempre ai
suoi ragazzi che non si mettano in po-
litica. Però di sicuro, quando lei non li
vede, quei ragazzi formano i loro
schieramenti e scendono in campo.
Chi per qualche partito, e chi per
qualche partita...
RAFAEL ALFARO
23

3.4 Page 24

▲back to top
Una dou;ina di testimonianze sono
cadute sul 1avolo di redazione:
parlare di Tullia: se lo merita. Non c'è
neppure un aneddoto, un colpo di
scena, nulla che faccia notizia per i
giornali. Ma - ecco una delle tes1i-
monianze - tmcl,e oggi esistono per-
sone eccezionali pur nella loro grande
semplicità. E sono esse (ma chi se ne
accorge?) dotale di quella forza mi-
steriosa che tiene insieme gli uomini e
impedisce alla società di sfasciarsi.
Persone come Tullia, sempre col sor-
riso sulle labbra.
Ecco i dati e i pensieri i.parsi, piluc-
cati dalle tcMimonianze di chi la co-
nobbe e non può dimenticarla.
Un'esistenza qualunque. Tullia na-
sce a Milano il 21.4.1916. Un'infanzia
felice, e a sene anni la prima prova:
un'otite curata male, la setticemia, tre
dolorose operazioni, tre ospedali, il ri-
cambio completo del sangue, una
lunga immobiliLà. Per selle anni a Lu
per tu col dolore, e lei anche nelle po-
si1ioni più difficili riusciva a ricamare
piccoli capolavori di prech.ione e a
continuare gli studi.
Poi, con qualche periodo di asscn1.c,
frequenta l'istituto magbtrale dclii.:
FMA in via Bonvesin de la Riva: nd
1938 è maestra. Ma le circostanze non
la portano all'insegnamento; si im
piega in una fabbrica di macchine da
scrivere. poi c'è lo sfollamento duran-
te la guerra, poi diventa segretaria in
una scuola privata. La i.cuoia è umida,
Tullia che non è un colosso di salute si
prende una pleurite, giunge la secon-
da durissima prova del dolore. Solo
nel 1949 può riprendere il lavoro: ora è
impiegata alla contabilità nell'azienda
Yomo. Nel ·53 le muore i] padre, nel
'64 si ammala la mamma e la assisterà
per quasi un anno, fino alla morte. Nel
'72, dopo 23 anni consecutivi di lavo-
ro, va in pensione. E nel '78 il Signore
chiama anche lei.
Vicenda comune di un'esìsten~a
qualunque? Ma Tullia fu eccezio11ale
nella sua grande semplicità.
Impiegata alla
Yomo. Intanto,
quei 23 anni cli im-
piegata. Ha detto il
direttore generale
dell'azienda Yo-
mo: « Emergeva
per la sua capacità,
prcci.\\ione e çoerenza 11ello svolgere il
mo la\\'oro. Ve1111e assegnata sempre a
uffici "in prima linea•: e collaborò con
discrezione e tenacia. La ricordo infa-
ticabile. incurante degli orari, intenta
al la,,oro con .\\enso di dOl'l!re esempla-
re. Raggiunta l'elà del pe11sio11amenco
.si è ritirata, lasciando w1 vuoto nella
24
Tullia
ti ricordiamo
Tullia Braga - exallieva, cooperatrice e Volontaria di Don Bosco -
era a MIiano una plccola presenza silenziosa e preziosa. Occupava Il
suo posto con naturaJezza e nessuno la notava; ma quando lasciò
l'incarico in ditta, decisero che meritava la medaglia d'oro. E quando
un anno fa lasciò anche la Famiglia Salesiana per il cielo, a llora si vide
il grande spazio che occupava e Il grande vuoto che ha lasciato.
nostra società; la proposta di asse-
gr,arle 1111a medaglia d'oro è partita
imanime111ente non solo dai vertici
dell'azienda ma da tu/10 il pel'sonale
che giustamente l'apprezzm•a. Era
maestra nel lavoro per capacità e dedi-
zione, e maestra nella vita per il suo
profo11do se11s0 morale e la bonrà af-
feauosa "''''so wni•·
In pensione. Per
1an1i che lavorano
con gusto, l'andata
in pensione a volte
rappresenta un
dramma: sembra
la fine della vita.
Per Tullia è il con-
trario. Un giorno, invitata in una riu-
nione delle VDB a parlare di sé, ba
portato questa" testimonianza di gioia
che deriva dalla mili situaòone di pen-
sionata. Sì, gioia, c:he non avrei mai
immaginato quando decisi di ritil'armi
dal lavoro. I mieidirigenti d'~ienda mi
pre,·ede~•ano mona dopo appe,w 15
giorni di ina11ivicà... Non dico quel clze
faccio (perché solo il Signore lo del'<!
sapere). Ma assicuro che il mia attuale
stato di pensionata mi permei/e di rea-
lizzare ancora la m,a vocazione di do-
11azione agli altri. No11 ho 1e111po di
semfrmi sola, tutta protesa ud a,rivure
dove è necessario per fare contento
qualcuno. Bisogna però saper morire a
certe cose, perabbracciarne altre che la
vita presenta giorno per giorno. Ma la
mia gioia dolce e serena la Ull!J.Ltro a
nme le pensionate, e a quelle che s1
preparano a dfrencarlo... •·
Come occupava il suo tempo la
pensionata Tullia? Per esempio in
parrocchia.
In parrocchia. il nome e l'attività
a numerose organiuazioni: all'Azione
Cauolica; al Gruppo del Vangelo (riu-
nioni al giovedì sera); al «Movimento
della terza età» (al sabato pomeriggio
con un gruppo di signore si trova per
lavori a maglia da vendere a beneficio
di amiani poveri). Tullia è poi re-
sponsabile delle "Samaritane~, grup-
po caritativo che si occupa di visite e
assistenze ai malati. Lei che è stata
maturata anzitempo nella capacità di
acce/fazione silenziosa del e/olore. Lei
che passò un periodo mollo tribolato,
quando la sua mamma si ammalò
gravemente ed ebbe bisogno della sua
a::.sistenza quotidiana per quasi un
anno. Lei che aveva saplllo dedicare
tutta se stessa nel delicatissimo compi-
to di confortare e rischiarare gli ultimi
a1111i di vita dei genitori. Per la sua
lunga, personale esperienza, Tullia
poteva ben capire il valore th una sosta
delicata al capezzale di chi 1,offre. E
guida le sue compagne con capacità
organizzativa, ma sopramttto infon-
dendo una visione soprm111aturale di
ogni gesto.
Si impegna anche per le missioni:
completamente. Molte sere della sel/l-
11u111a le dedica ci preparare c:amici de-
sti11ati alle /011ta11e conw11i1à cristiane.
Ulumamente
aveva accettato di
tenere anche la se-
greteria del consi-
glio parrocchiale.
Diligellfe. auenta,
1empestil'C1, sapeva
realiz;:are il suo
co111piro co11 -~ig11orile discrezione e i11-
1elllge11~a. Riserbma sempre, mai la-
!:>Ciò trasparire .\\tancJ,ez;.a and1e cli
fronte alle difficoltà.
Ancora: negli ultimi tre anni ha
prestato la sua preziosa collaborazio-
ne anche presso I'•Istituto regionale
lombardo di pastorale• (una scuola di
aggiornamento teologico per i sacer-
doti ùelle diocesi lombarde): fungeva
da i.egretaria.
Per il quieto \\'iverc di una pensio-
nala, evidentemente, non c'è male.
Oggi sei donna. Fra le pochissime
carte di Tullia è stato ritrovato un bi-
glietto a firma di suo padre, in data
21.4.1937: il giorno in cui Tullia compl
21 anni. E' un programma di spiritua-
lità che dice: "\\/o/ere wmpre per gli

3.5 Page 25

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alt,·i quanto si desidera e si brama per
sé. Regola di vita quindi: oltre a dol-
cezza e bontà (indispensabili, e in te
grandemente esislenti), occorre anche
volontà. Volontà tanto più necessaria
oggi che sei donna e donna devi essere
in uwo e per /utw; e senza fidani o
confidarti in astrazioni o super-mira-
coli. Tuo padre».
Dunque apertura agli altri, dolcez-
za, bontà, volontà: Tullia è stata fedele
a tutto questo, svolgendo il suo molo
femminile con delicatezza e ricchezza
di sentimento.
Nel 1977, in qualità di Samaritana.
ha inviato ai malati e ospiti dei rico-
veri della sua parrocchia una lettern
circolare. In essa ricorda un'intervista
televisiva a madre Teresa. La doman-
da era: ,, Madre Teresa, secondo lei
quali sono le cause dei disordini at-
tuali?» E la risposta di madre Teresa
e1·a stata: « Perché la donna 11011 è piiì il
cuore della famiglia». Ed ecco il com-
mento di Tullia nel suo ciclostilato:
« Vi rendete conto della profondilà,
della gravità di tale dichiara;,ione, e
delle responsabilità delle donne? lo
come donna sono rimasta sconvolta e
addolorata. Ho deciso di scrivervi per
invitarvi a offrire le vostre preghiere e
sofferenze, fisiche e morali, per o/tene-
re da Dio la grazia che le donne diven-
tino il cuore delle famiglie. perché i va-
lori spirituali e morali tornino a essere
la base del vivere civile. Dicono che i
malati sono i chiodi che tengono su il
mondo. l o sono convinla che Dio non
pot,·à non ascoltare chi più assomiglia
a suo Figlio crocifisso».
Volonlaria di
Don Bosco.
« Quando ne/l'ora-
torio di via Bonve-
$in si cercava qual-
che eleme,110 che
potesse entrare a
far parte delle al-
lora chiwnate "Cooperatrici oblate di
Don 80:;co ·; Tullia risponde afferma-
civamenle. Nel 1959 esse cambiano no-
me e diventano "Volontarie di Don
Bosco ", e Tullia ha la gioia di eme11ere
i suoi primi ,,oti in quell'anno e con il
nome nuovo».
TI lavoro e l'assistenLa ai suoi fami-
liari frenano per molli anni la dispo-
nibilità di Tullia, ma rimasta libera, la
sua figura gradualmente emerge in
tutta la sua vivea,a. Prima come cas-
siera del gruppo delle VDB, e poi nel
1970-76 come dirigente del gruppo
stesso. Nel '71 le è affidato, per la sua
competenza e precisione, l'incarico di
cassiera del consiglio regionale. Nel
'77 è nominata provvisoriamente Re-
sponsabile regionale, e intanto le de-
signazioni delle altre VDB la confer-
mano nella carica per il triennio
1978-79, a grande maggioranza. Mo-
rirà prima di saperlo.
La sua lenta ma continua ascesa,
nelle responsabilità, a cui non aspira
ma che accetta nella sua esemplare
docilità co-me servizio al suo istituto
secolare, è però voluta dalle sue com-
pagne, che la conoscono bene.
Riservata, sorri-
dente, disponibile.
Ecco il ritratto di
Tullia come esce
da.Ile teslimonian-
ze.
Sempre sorri-
dente, d'un sorriso
bonario: 1111 dolce soniso apparente-
mente sperduto ma in ef/eiti disar-
mante, specie nei momentidi fermezza.
Semplice, modesta, timida, schiva,
silenziosa, riservata. Molto schiva di
parlare di sé, del lavoro, delle sue gior-
nate, q1-1asi volesse rendere il meno ap-
pariscente possibile la sua presenza.
li suo segreto stava nella pace, nella
serenità interiore, nell'equilibrio asso-
luto del temperamento, nel suo car,11•
1ere dolce; mai notato uno scemo di
animosità; oosciente; ha vissuto i pro-
blemi della società, dei colleghi, degli
amici, sernpre cosciente e sernpre di-
!>ponibile. Disposta ad ascoltare tulli,
piccoli e grandi, con molta attenzione.
Si poteva telefonarle in qualunque ora
del giorno o della sera, e dall'altra parte
del filo: «Ciao, hai bisogno di me?
Dimmi pure». Disponibile per amore di
Cristo, al quale aveva consacrato fin
l'ultimo respiro della s11a vita.
Responsabile delle VDB. Del capo
aveva non il cipiglio ma la capacità di
suscitare la confidenza: destava la
confidenza, apriva alla fiducia. La sua
nota predominante è stata sempre la
bontà e la comprensione, unùe a molla
saggezza pe1· il bene della singola e
dell'istituto. Non ho mai notato uno
scalfo di animosità né con chi aveva
e/avanti a sé, verso persone assenti.
In qualunque circostanza twvava scu-
santi per le une e le altre. Diceva: «Ab-
biamo pazienza, preghiamo per chi ha
bisogno pirì di noc~ lasciamo fare al Si-
gno,•e. Lui aggiusta tutto».
Tullia aveva assorbito abbondante-
mente lo spiriw di Don Bosco, e faua
sua in modo particolare l'esortazione
del sogno dei nove anni: « Con la man-
~14etudine e con la carità guadagnerai i
woi amici». Questi due gradi dell'edu-
cazione salesiana si sono meraviglio-
same111e n·vela1i in lei quando le circo-
stanze /'hanno portata a esercitarli, sia
ne/l'ambito del lavoro che tra le sue
«sorelle di ideali».
Una di queste sue« sorelle di ideali»
:ol passare degli anni è diventara quasi
cieca, non ce la fa più a leggere, ma
ogni mese riceve la «circolare» di col-
legamento fra rutte le VDB, e dovrà pur
conoscerla. Tullia gliela legge tutta
quanta, ma a puntate, boccone per
boccone, con delicata pazienza. La
raggiunge ognisera per telefono, e le dà
la« buona notte>1 salesiana. Il telefono:
un mezzo prezioso, quando Tullia è
diventata Responsabile, per tenere i
contatti. Ma costoso, e lei, ogni volta
che arriva la bolleua della Stipe/ im-
pallidisce (deve pagare di Lasca pro-
pria). Ma l'indomani ricomincia a tele-
fonare.
Può permettersi questa spesa anche
perché per il resto è poverissima, e ha
fatto voto di povertà. Era modestà
nell'abbigliamento, e denotava anche
in questo il senso della sua povertà
mareriale a/Jbracciata per amore di
Cristo.
E così era giunta a occupare molto
spazio nella l'ita di chi le stava accanto.
Tullia con Dio.
TulJia non diceva
11rai di no, nelle
piccole come nelle
grandi incomben-
z.e che di volta in
volla le venivano
affidate. Tutto fa-
ceva da\\lanti al Signore, di cui senliva
vivamente la presenza, nel desiderio di
far~Jn ogni cosa la sua volontà. Spesso
anche lo dicel'a: «Sì, facciamo tutto
carne vuole il Signore».
Ci chiedevamo dove lei, che certo
non era robusta, trovasse tanta ener-
gia. Lampada viveme, l'abbiamo scorta
dt1vanti al Santissimo: pregava. Nella
preghiera dilatava il suo spin·to, trova-
va risorse nascoste per operare il bene.
Tut/0 aveva preso in lei la dfrnensione
(l'unica vera e reale) del riferimenlo al
Signore. n suo era un detlO e mai
ri1irato, fino a/l'estremo delle forze. Un
donato con un sorriso pieno di l11ce.
Un sì totale. generoso, consumato.
Nell'aprile 1978 cade malata, e deve
affrontare l'operazione da cui non si
sarebbe ripresa. Prima di entrare in
ospedale prende un'immaginetta (la
trovemnno nel s110 libre/IO di preghie-
re) e scrive sul dorso: « Vuoi tutto da
me, Signore. Vuoi il mio per conti-
nuar a salvare il mondo. Sia falla non
la mia ma la tua volontà. Aiutami a
dire di sì».
Se ne è andata così, con la sua fretw
abituale, in poco meno di un mese,
portando con sé il segreto della sua 1•i-
la, perché solo Dio lo potesse decifrare.
Oggi-1roppo tardi -ci accorgiamo
chi era Tullia. E sentiamo il rimorso di
averla capita poco.
25

3.6 Page 26

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STORIA SALESIANA
Ragazzi in famiglia
co Don Bosco
Giovanni Ambrè Roda era stato raccattato da Don Bosco a Porta
Palazzo, sul mercato degli aspiranti garzoni. Don Bosco se lo era
portato a Valdocco, lo aveva presentato a Mamma Margherita, e affi-
dato alle «cure» di Domenico Savio. A novant'anni ancora ricordava e
raccontava di quel tempi avventurati, e di quel cllma di famiglia che fu
il segreto di Don Bosco.
G iovanni Ambrè Roda era nato lo
stesso anno di Savio, nel 1842, il
27 ouobre. Sùbito ìl colera gli aveva
portato via il padre e la madre. Una
famiglia amica, forse in qualche modo
parente, lo aveva allevato fino all'età
«maggiorenne» dei 10-12 anni. A quel
punto, come tutti i ragazzi poveri del
tempo, bisognava andare a guada-
gnarsi il pane. Era andato anch'egli a
Porta Palazza, neiviottoli dei Molassi e
del Ba/on, sul mercato dei bocia, degli
aspiranti gar-.wni in gran pane mura-
tori, ma anche fabbri sellai e barbie-
ri... L'«esposizione» di quella precoce
mano d'opera era piutlosto fitta, un
ragazzino vi scompariva dentro. Tut-
tavia lui era stato scoperto là.
Anche in mezzo alla folla Don Bo-
sco aveva il colpo d'oocchio sicuro
suU'incfo,iduo, sapeva inquadrare il
dettaglio, e nemmeno quella volta
sbagliò. Puntò preciso su quel passe-
rotto intirizzito dalla bruma del no-
\\Cmbre piemontese. Chi sei, come ti
chiami, hai ancora i genitori, hai già
ratto la comunione e via dicendo. La
conclusione fu quella di sempre: Don
Bosco invitò il ragazzoo ad andare
con lui.
Come due fratelli. « Gli sono andato
dietro - dirà molti anni più tardi
I'Ambré Roda - come un cagnolino.
Abitava in un caseggiato non molto
lontano, una specie di cascinale con la
cbicsina bell'e nuova di fianco. Arri-
vati al cancello, prima di attraversare
un conile, ha chiamato forte: •Mam-
ma, venite un po' qui, venite a vedere
chi c'è». Ha gridato proprio cosi. -
ricordava -, facendo festa, come
quando arrivu un parente o un figlio.
Poi ha chiamato Domenico, che io ho
conosciuto in quel preciso m omento.
Cos1 ho conosciuto mamma Margl1e-
rita e Domenico Savio, che aYC\\'3 la
mia stassa età, e che era arrivato un
poco prima di me... ».
Domenico era entrato nell'Oratorio
il 29 ottobre di quell'anno stesso, tre o
quattro settimane prima. M::i una
istantanea confidenza reciproca tra
26
lui e Don Bosco era già scanala ai
Becchi fin dal primo lunedì del mese,
quando il ragazzo si era presentato a
fare conoscenza. A Valdocco era di-
ventato immediatamente «di casa».
Niente nostalgie di famiglia o di cam-
pi: ed è anche Il un .indice della grande
ahemaùva «familiare• che si godeva
con Don Bosco in casa Pinardi.
Altretlanto bene, per sua testimo-
nianza, venne subito a trovarsi Gio-
\\'anni Ambré Roda, che prese a consi-
derare «casa sua» l'Oratorio e ,·i stette
(con le interruzioni • militari» di mez-
zo) oltre una quindicina d'anni.
Incominciò così. «Don Bosco - so-
no parole sue - mette\\'a d'abitudine
qualche buon ragazzo a fare da angelo
custode a qualche a ltro ragazzo un po'
più desbela (vivace); e io dovevo esse-
re proprio un desbela con i fiocchi se
mi capitò la fortuna di avere Domern-
co a tenenni d'occhio. Abbiamo fatto
tanta amicizia che ero sempre io a
cercarlo: andavo dietro di lui, giocavo
con lui, siudiavo con lui... E lui mi
aiutava, mi dava consigli, a patto che
mi comportassi come si deve, che
smettessi di fare il monello come a
Porta Palazzo. Eravamo come due
fratelli».
La testimonianza che ora segue è
una «scheda• ricostruita su altre con-
fidenze dell'Ambré, appuntale quan-
do egli le fece (1932: aveva ormai 90
anni, ed era ancora sano diritto e vi-
vace come l'anùco dei.bela dell'Orato-
rio), ma scritte daJ confìdeme senza la
preoccupazione di doverle poi conse-
gnare ad alcuno. Succede che anche
dei molteplici appunti personali con-
1engano qualche originalità e possano
fare storia.
Domenico era una festa. "Domeni•
co era abilissimo a giocare. Giocava
bene. mollo bene, e sape,1a vincere. Le
poche , ·olle che perdeva non se la
prendeva, ci rideva sopra, era un
tipo abbastanza allegro. A ciri-mela
sembrava un Ercole scatenato. Con
quel bastone che maneggiava così be-
ne, e con quella linguetta un po' fuori
dei denti, batteva il bastoncino (cavi-
glia) con una forza che lo mandava a
finire lontano, /iii, che una bellezza...
«Era piutlosto minuto di statura.
Avevamo la stessa età, pochi mesi di
differen.1,a. Nemmeno io ero un gi-
gante, ma lui era un po' più minutino
di me. Mostrava meno degli anni che
aveva, ma era del '42 come me, era
della stessa classe 1842. All'Oratorio
c'erano anche dei garzoni più grandi e
grossi di noi, erano deslaca-sal.a111
(spilungoni) di 18-20 anni che poi par-
tivano anche militari. Grandi grossi e
robusti che quanto a fo,1:a ci avreb-
bero vinto dieci volte. Lui però sapeva
tenere testa, faceva valere le sue buo-
ne ragioni, sempre educato ma sem-
pre molto deciso. Ah, non si lasciava
mica mettere il piede sul collo . Qual-
cuno, si sa, era un po' sboccatino,
conserva,•a il gergo di Porta Palazzo,
aveva certi modi di fare che a Don
Bosco piacevano poco o niente. Do-
menico. con belle maniere: tu ti sci
dirnenùcato dei patti. avevi promesso
questo, ti eri impegnato per quello,
perché non hai detto così, era meglio
se facevi cosà... Non era mai pesante,
era sempre con\\incente e simpatico,
aveva un ascendente su tuui.
Torino, 1874: Giovanni Ambrè Roda, coetaneo e
amico di Dommllco Savio, posa per la loto sto-
rica. Foto fortunata, che ha superato Il secolo e
à giunta fino a noi.

3.7 Page 27

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«Gli ubbidivamo come a un supe-
iiore, perché era talmente buono...
Otteneva quello che era giusto, sem-
p.-c: senza discussioni. Tutti gli dove-
vano qualche cosa di bene, quindi
nessuno trovava da ridire quando
metteva le sue piccole condizioni; era
anche furbo, ma voleva solo il giusto.
Raro che qualcuno lo trattasse in ma-
lo modo. Se succedeva, quelle poche
volte, lui filava zitto zitto e se ne an-
dava in chiesa. Dava solo un'occhiata
triste, e se ne andava...
« Una volta Don Bosco ci ha man-
dati insieme tutt'e due ai Becchi. Da
soli, si capisce, lui e io da soli. Quella è
stata una gran bella sgambata atu·a-
Ancora una bella effigiedi Domenico Savio: è un
bronzo del pittore e scultore Mario Calfaro Ro-
re, ti trova a Cuelette (Torino), e à alato esé--
gulto In questi giorni per commemorare Il 25" di
canonizzazione del plccolo santo.
verso le colline e i campi Ne faceva-
mo altre di sgambate, ne facevamo
molte. Non solo ai Becchi, ma in altre
parti. Ci mettevamo il tempo che ci
voleva, ma passando per traverso, per
le scorciatoie, neanche troppo. Tre-
quattro oracce buone, si a1Tivava,
avevamo buona gamba. Mamma
Margherita quella volta era già là, era
partita prima.
«Quel giorno dunque via. Abbiamo
saltato, scherzato, riso come due
merli. Ma non perché eravamo fuori:
fuori andavamo sempre a volontà,
non eravamo mica in collegio. Don
Bosco era una famiglia, teneva sem-
pre le porte aperte. Si andava in città
dove si voleva. Glielo dicevamo, si ca-
pisce, ma quando faceva bisogno an-
davamo fuori come chiunque. Anda-
vamo a scuola, andavamo a compra-
re, andavamo per commissioni... An-
davamo persino a vedere i saltimban-
chi a Porta -PaJazzo, eravamo delle
masnà (bambini). Be', quella volta con
Domenico è stata una festa. Aveva
quel modo gentile di fare, di parlare,
di segnarsi e dire una preghiera insie-
me davanti ai piloni, alle chiese. Ma
poi infilava subito la strada e via d.i
corsa. Prendimi se riesci...
«Siamo arrivali ai Becchi tulli su-
dati, rossi come d'pito (tacchini). E
mamma Margherita a farci lavare la
faccia nel catino. Poi è andata nella
stalla, ha preso una scodella di legno,
ha munto la vacca, ci ha fatto bere
quel latte appena munto. Buono, ma
buono... Un po' di pane e burro con un
pizzichino di zucchero... Ah è stata
una festa quella volta. Il giorno dopo è
arrivato Don Bosco conil grosso della
u-uppa. Noi eravamo solo l'avanguar-
dia... ».
Da monello a gentiluomo. Quando
Domenico Savio se ne andò per sem-
pre, l'amico rimase all'Oratorio. A 17
anni si presentò volontario ncll'eser-
cilo: era il 1859, quando per il Pie-
monte si dichiararono gue1Ta Napo-
leone 111 di Francia e Francesco Giu-
seppe d'Ausllia. Lo arruolarono
perché suonava bene la tromba (l'a-
veva imparata con Cagliero). Ma non
andò al fronte, era così giovane. Lo
congedarono quasi subito, e poiché la
sua casa era solo l'Oratorio, ritornò
con Don Bosco.
Sette anni dopo scoppiò la terza
guerra per l'indipendenza italiana.
Allora lo richiamarono. Era il 1866, il
«ragazzo di Don Bosco» aveva 24 an-
ni, andò in prima linea. Combatt~ una
tragica battaglia a Custoza e Loccò a
lui, come prima «cornetta», far squil-
lare i segnali del famoso «Quadrato di
Villafranca» ercllo in difesa del futuro
re Umberto I. Dopo di che fu sempre
musico a palazzo reale. Da monello a
gentiluomo. Quando si formò una fa-
miglia fu anco1-a Don Bosco a consi-
gliarlo e persuaderlo. « Don Bosco era
mio padre», solcva ripetere il vivacis-
simo orfano raccattato una mattina
d'autunno nei viottoli della vecchia
Torino.
Chi lo conobbe così «onesto citta-
dino e buon cristiano» ha poluto farsi
un'idea dell'orma che due santi -
Don Bosco e Domenico Savio - han-
no potuto lasciare nel cuore di un de-
sbela.
MARCO 80NGJOANN1
«Caro BS ...»,--
UNA PROPOSTA
PER L'ANGELUS DEL PAPA
Sono un assiduo ascoltatore dell'An-
gelus del Papa: ogni domenica quando
sono a Roma mi reco a sentirlo.
La mia concittadina e cooperatrice
L.S. (che sul BS dello scorso marzo ap-
poggiava la richiesta della trasmissione
dell'Angelus in tv - ndr) mi trova quindi
perfettamente consenziente.
Ma a mio awlso occorre prevedere
un'ulteriore estensione della invocata
trasmissione. In tutte le chiese dove sia
possibile, sarebbe opportuno stabilire
un collegamento radiofonico. Bastereb-
be sintonizzare un modesto transistor e
awicinarlo al microfono, ormai presente
anche nelle chiese più modeste. La
santa Messa fissata per le ore 12 po-
trebbe avere inizio alle 12,15. Dal punto
di vista catechistico l'arricchimento spi-
rituale per ifedeli e per gli stessi pastori
sarebbe di notevole portata.
lng. R. d'U. - Roma
I PADRE CRESPI SONO DUE
Caro BS, ho letto sul tuo fascicolo di
aprile la storia commovente di padre
Crespi, missionario In Thailandia, e rin-
grazio Il Signore che dona alla Chiesa
dei sacerdoti come lui. Ma mi assale un
dubbio. lo ne avevo sentito parlare come
missionario In Ecuador, e molto famoso
per le sue ricerche nel campo archeolo-
gico... O sbaglio?
Giovanna Leporetto - Roma
e no, signora: i padre Crespi sono
due. Il don Crespi dell'Ecuador che lei
conosce, di nome Carlo, è fratello del
don Delfino missionario deceduto in
Thailandia.
E va detto subito: questo padre Carlos
è figura non meno singolare di padre
Delfino. Notizie giunte di recente dicono
che il 21 marzo scorso ha compiuto 90
anni, che lavora in Ecuador da 56 anni
(dal lontano 1923). « Questo patriarca -
ha scritto un giornale di Cuenca dove
risiede - è stato un seminatore di
scuole, campi sportivi e refettori per i
bambini poveri•.
Abbiamo anche notizie sulla sua atti-
vità di archeologo: In tanti anni avrebbe
messo insieme dei reperti sulle civiltà
andine scomparse, di valore incalcola-
bile. DI lui e delle sue scoperte si sono
Interessati studiosi venuti appositamen-
te a trovarlo. Lo scrittore Erlck von Da-
niken ha creduto di scorgere sui reperti
perfino raffigurazioni di viaggi spaziali!
Dal 1923 non è malpiù tornato in Italia.
Dice: « Ricordo la mia patria con dolce
nostalgia, ma voglio rimanere qui In
Ecuador per sempre». Intanto assicura
che vivrà fino a cento anni. Ha fa sua
ricetta di lunga vita: « Mi alzo alle cinque
del mattino e vado a dormire molto pre-
sto. Leggo molto e mi nutro di latte •.
La gente gli vuole un bene dell'anima.
L ·anno scorso era caduto malato, e si
temeva per la sua vita. Quando la notizia
si sparse, nelle chiese di Cuenca si co-
minciò a pregare per lui; la gente faceva
ressa davanti al collegio salesiano.
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3.8 Page 28

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Educ:hiamo c:ome Don Bosco ,_ _ _ _ __
pnrm anm m famiglia, da giovane
non riuscirà mai a correre sulle
strade della bontà. Don Bosco nu-
lriva i suoi giovani di Eucaristia, di
se stesso e di pane. Sì, egli si era
trasformato in UDa specie di eucari-
stia umana, in un pane santo che si
consumava nutrendo. Soleva ripe-
tere ai fig)j suoi: « lo per voi studio,
per voi lavoro, per voi vivo, e per voi
sono disposto anche a dare la vita"·
Essere di più
per donare me2lio
Don Bosco nell'ullima « buona
notte» del 1859 così parlò ai suoi ra-
gazzi: «Miei· cari figlioli, voi sapete
quanto io vi ami nel Signo1-e e come
io mi sia tutto consacrato a farvi quel
bene maggiore che potrò. Quel poco
di scienza, quel poco di esperienza
che ho acquistato, quanto sono e
q11anto posseggo, preghiere, fatiche,
sanità, la mia vita stessa, tultO desi-
dero impegnare a vostro sen1i_zio. In
qualunque giorno e per qualunque
cosa fate pure capitale su di me, ma
specialmente nelle cose dell'anima.
Per parte mia, per strenna vi do tutto
me stesso; sarà cosa meschina, ma
quando vi dico tutto, vuol dire che
nulla riserbo per me».
Questi nostri tempi, come af-
fermava Paolo Vl, sono insieme
splendidi e babelici. Splendidi per le
conquiste scientifiche che hanno
superato ogni fantasia, e babelici per
l'incapacità di costru.ù-si una dimora
a misura d'uomo. La zona più babe-
lica, il punto che segna il regresso
maggiore, è dato dalla confusione
tra il verbo essere eil verbo avere. E
fosse solo un errore grammaticale!
Si vuole ottene.re il benessere coniu-
gando bene il verbo avere. Coniu-
gando bene il verbo avere si può ot-
tenere tutt'al più il benavere e non
già il benessere, il quale non sj può
raggiungere se non coniugando otti-
mamente il verbo essere: essere più
sano, essere più bello, essere più in-
telligente, essere più buono, essere
più cristiano: crescere a tutti i livelli.
La formula dell'educazione
cristiana, e perciò squisitamente sa-
lesiana, suona così: essere di più per
donare meglio; quella della nostra
società dei sensi invece suona diver-
samente: avere di più per consuma-
re meglio.
La gioia nasce dal crescere e dal
donare, e non già dal consumare. La
civiltà dell'esser:e porta alla felicità,
la civiltà del profitto conduce ineso-
rabilmente alla guerra, all'angoscia
e alla droga. L'avidità degli averi sti-
mola i genitori ad accumulare sem-
pre di più per i figli, che spesso ven-
gono lasciati soli o abbandonati a
mani di estranei. Milioni .di ragazzi
con la loro esistenza gridano ai ge-
nitori: «Noi vogliamo voi, e non già
le cose vostre!» I poveri genitori
presi dal vortice degli affali non
hanno tempo da dedicare ai bambi-
ni, poi per anestetizzare il rimorso
ammucchiano doni su doni; e così le
cose riempiono gli spazi destinati al
walogo e ali'amore. I ragazzi rim-
pinzati di vitamine e denutriti di af-
fetto, sono canwdati alla violenza e
a lla d roga..
Il bambino è un accumulatore
d'amore e, se non fa il pieno nei suoi
Da Tolone il 20 aprile 1885 Don
Bosco scrisse: «Miei cari figlioli, so-
no andato in Francia e voi ne po1e1e
indovinare il perché. Voi distmggete
le pagnottelle e se io non andassi in
cerca di cum quibus (la moneta), il
panet1iere griderebbe che non c'è più
farina e che ha nulla da mettere nel
forno. Rossi il cuciniere panerebbe le
mani ai capelli e griderebbe che non
sa che cosa geuare nella pentola. Sic-
come il panettiere e il cuciniere han-
no ragione e voi ave1e ancor piiì ra-
gio11e di loro, così io ho dovuto an-
dare in cerca di fortuna perché nulla
mancasse del necessario ai miei cari
figlioli. E' vero che mi costa molta
fatica andare auorno, dare udienza
da maHino a sera, far visite ai bene-
fattori; in cerri giorni 111i sentii-o
molto male per la stanchezza e per le
mie infennilà; ma il pensare a voi mi
rendeva dolce quella fatica,,.
Appena ritornò dalla Francia
parlò così ai suoi ragazzi: «E' da
molto tempo che non ci siamo più
veduti; come dice il proverbio, è U
cuore dov'è il suo tesoro; così men-
tre io ero a Nizza e a Marsiglia, pen-
savo sempre ai miei cari giovani
deU'Oratorio. Voi siete i nùei cari
birichini: si sta pur bene nelle case
dei signori, dove non manca alcuna
cosa, ,na non vi siete voi».
11 caro Don Bosco si scusa e quasi
chiede perdono perché si è allonta-
nato da loro. Ma è partito per pro-
curare loro il pane quotidiano, e del
resto col cuore è rimasto tra loro.
I figli amati riamavano. In una
lettera scritta da Buenos Aires il 5
maggio 1885 e inwrizzata a don
Lazzarina in Italia, mons. Cagliero
affermava: «Nell'amare Don Bosco
certo non ci lasciamo vincere da voi
altri; e il cuore lavora molto più che
la penna! E vi sfidiamo nel volergli
benepiùwnoi!»
Cagliero allora non era più un ra-
gazzino: aveva 48 anni. Ma questa
gara di affetto riJiale progrediva con
gli anni. L'amore cristiano, alimen-
tato dal colore e calore di famiglia,
era il sole che faceva crescere a tutti
i livelli j ragazzi cli Don Bosco.
ADOLFO L ' ARCO
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3.9 Page 29

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Brevi da tutto il 1nondo
* NORVEGIA ORA DON BOSCO
E' CONOSCIUTO ANCHE QUI
Scrive da Oslo padre Roland W. Hb/-
scher. franc escano olandese.
Da venti anni lavoro in Norvegia, e da
vent'anni ricevo regolarmente il BS. De-
vo dire c he Don Bosco qui In Norvegia è
poco conosciuto, perché non ci sono
salesiani che vi lavorano. Ma io ho sem-
pre avuto una grande ammirazione per
questo santo, e ho sempre raccontato ai
miei allievi gli episodi della sua vita. So-
prattutto ml sono servito magnificamen-
te d i due serie di diapositive che ml avete
mandato dall'Olanda.
Ma ora vi posso dire che Don Bosco
diventa noto ufficialmente anche in Nor-
vegia. Infatti l' unico gruppo di Scouts
cattolici esistente nel paese, ha preso Il
suo nome. GII Scouts qui sono moltissi-
mi, ma di reparti formati da ragazzi cat-
tolici ce n'è uno solo: il mio. E ora, a
causa di una nuova suddivisione delle
zone, abbiamo dovuto cambiare il vec-
chio nome In uso da cinquant'anni. Pri-
ma il nostro riparto si chiamava « Oslo
11 , e ora si chiama • Oslo Don Bosco • .
Ho avuto modo di parlare di Don Bo-
sco anche ai miei amici protestanti, e ora
essi sono daccordo con me per il nuovo
nome, e dicono che abbiamo fatto una
buona scelta.
* INDIA FASTIDI GROSSI
PER PADRE SCHLOOZ
Fastidi grossi ha avuto a Madras padre
Francesco Schlooz in questi ultiml tempi
(lo ha raccontato in una breve lettera).
Anzitutto fastidi dalla dogana: gli giungo-
no aiuti di vario genere per i suoi poveri, e
quelli della dogana gli hanno fatto notare
che • formaggio, pesce in scatola e vestiti
sono troppo buoni per i poveri .
A marzo poi, la sua opera sociale ha
avuto una visita da parte degli uomini del
governo. • Hanno esaminato i libri conta-
bili, e alla fine sono rimasti soddisfatti:
erano tutti in ordine. Prima di partire con le
loro automobili mi hanno confidato:
"Adesso possiamo dirglielo, padre. Era da
tre giorni che le stavamo dietro, senza che
lei se ne accorgesse. Abbiamo visto tutto:
il lebbrosario, le scuole, l'ospedale, i la-
boratori. Abbiamo esaminato ogni cosa, e
parlato con molte persone. Ora più nes-
suno potrà venire a gettare sospetti sulla
sua opera. Congratulazioni: quel che fa
madre Teresa a Calcutta, io fate voi qui a
Madras"•·
Padre Schlooz considera questi fastidi
come inevitabili: « Don Bosco stesso ave-
va avuto tante visite da parte del gover-
no •· Ma aggiunge: « Devo dire che a cau-
sa di queste cose ho sofferto parecchio, in
queste ultime settimane... ·
* ITALIA A ROMA
TERZA RADIO SALESIANA
Accanto a Radio Speranza e Radio Don
Bosco (da tempo funzionanti), a Roma sta
facendo le sue prime esperienze una terza
emittente parrocchiale salesiana: Radio
Tiburtina, nella parrocchia San Domenico
Savio presso l'Istituto Gerini (ponte Mam-
molo).
Nel darne l'annuncio attraverso Il Noti-
ziario lspettoriale, l'incaricato del settore
don Fernando Mascarucci ha precisato:
Non si tratta di un hobby da dilettanti, o di
un lusso per comunità facoltose o di una
raffinatezza per operatori sofisticati: si
tratta di un equipaggiamento pastorale e
educativo ormai indispensabile per quanti
vogliono restare a contatto con I destina-
tari del messaggio cristiano».
Egli nel marzo scorso ha riunito i re-
sponsabili delle tre radio per fare il punto e
programmare a grandi linee l'attività. Nel-
l'incontro si è sottolineata l'Importanza
che queste emittenti conservino le carat-
teristiche con cui sono sorte: cioè emit-
tenti locali a servizio della parrocchia, e
salesiane; quindi con preoccupazione
educativa, apostolica, di testimonianza
cristiana, SI è anche parlato della neces-
sità di suscitare gruppi di produzione di
programmi, secondo le diverse specializ-
zazioni• come pure di organizzare al
più presto corsi di qualificazione per sale-
siani e collaboratori laici•.
Alla base di questa iniziativa. ha ricor-
dato don Mascarucci, sta l' insegnamento
di Paolo Vi che nella Evangelii Nuntlandi
ha scritto: • Nel nostro secolo, contrasse-
gnato dai mass media, il primo annuncio
la catechesi e l'approfondimento della f~
de non possono fare a meno di questi
mezzi. Posti al servizio del Vangelo essi
sono capaci di estendere quasi all'i~finlto
il campo di ascolto della parola di Dio, e
fanno giungere la buona novella a milioni
--n~ ~ \\ im:r }·:_o.~,...~n{~ * MESSICO OME~
AFUMETTI
Padre PascuaI ehavéz
ogni domenica fa l'omelia
!1'E1,VU. "l)·l.UK•n>f<llJ;•ff!!;lfJll~ lC-~~I~ IIf~ Wrl.-;r, ~, ~ ~ ~.•~.i.-.~~.~ .~~.~-:.:<.::..Q'\\J
con i fumetti. E I ragazzi di
·• 1'
Guadalajara ne sono entu-
siasti, e accorrono alla
messa nel tempio di Maria
Ausiliatrice. Entrando tro-
vano un grande tabellone
con i fumetti dipinti a vivaci
colori; uscendo ricevono un
foglietto che riproduce il ta-
bellone.
I ragazzi collezionano vo-
lentieri le omelie a fumetti,
anche perché padre Pa-
scual le disegna sorridendo.
Le sue figure sono simpati-
che e moderne. In quel
mondo antico di duemila
anni fa, appare qualche
maglietta con scritte mo-
derne, un fotografo che fis-
sa la testimonianza degli
avvenimenti, Gesù col mi-
crofono in mano. i medici
con lo stetoscopio, il ricco
Epulone con sacchi di dol-
lari, e I giovani israeliti che
sfilano con lo striscione
• Viva Gesù Superstar .
Questo salto dei secoll
non disturba, anzi attualizza
11 messaggio. E il cardinale
di Guadalajara, che riceve
ogni domenica il suo fo-
glietto, ha scritto a padre
.I.
Pascual parole di congratu-
lazione e di incoraggiamen-
to.
29

3.10 Page 30

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di persone. La Chiesa si sentirebbe col-
pevole di fronte al suo Signore, se no n
adoperasse questi potenti mezzi che l'in-
telligenza umana rende ogni giorno più
perfezionati~ servendosi di essi la Chiesa
predica sui tetti Il messaggio di cui è de-
positarla; in loro trova una versione mo-
derna ed efficace del pulpito. Grazie a essi
riesce a parlare alle moltitudini •·
Per gli amici di Roma non rimane che
segnalare le modulazioni di frequenza su
cui sintonizzarsi: per Radio Tiburtina 90,7
MHz, per Radio Don Bosco 97,4, e per
Radio Speranza 101 ,5.
* ECUADOR DOPO L'INCENDIO
SI RICOMINCIA A COSTRUIRE
A Llm6n, centro missionario tra la gente
Shuar, un incendio ha demolito trenta ca-
se: ma la solidarietà della missione sta
aiutando i senza tetto a ricominciare da
capo.
L'incendio è avvenuto nell'ottobre
scorso: le case erano di legno, e non fu
possibìle salvarle. Così 60 famiglie rima-
sero In mezzo alla strada. La missione offrì
loro per una prima sistemazione i locali del
salone-teatro, e distribuì i viveri e quanto
occorreva per affrontare l'emergenza. Ma
in aiuto dei sinistrati si è prodigato anche il
« Collegio tecnico salesiano» di Cuenca.
Padre Bolfvar Jaramilio attraverso la radio
locale ha sensibilizzato la popolazione, e
poi ha sguinzagliato per la città i Boys
Scouts e gli altri gruppi giovanili del col-
legio: essi sono passati di uscio in uscio a
raccogliere i soccorsi. La popolazione ha
risposto con generosità: si è messo insie-
me una discreta somma, che se non basta
a ricostruire tutte le case, è certo un buon
contributo per cominciare.
I salesiani lavorano a Llm6n dal 1914:
oggi sono in cinque, hanno la parrocchia
con 38 stazioni missionarie da visitare,
l'oratorio, l'Internato per i ragazzi shuar, e
le scuole elementari e medie. L'incendio è
stato per loro solo una cosa in più di cui
doversi occupare.
(ANS)
* ITALIA DA VERONA BILANCIO
DELL'ATTIVITA' MISSIONARIA
L'Ufficio Missionario dell'lspettoria di
Verona ha pubblicato sul Notiziario lspet-
toriale (febbraio 1979) un ampio bilancio
delle attività svolte durante il 1978, che
risultano numerose ed esemplari.
Figurano anzitutto le mostre missiona-
rie: ne sono state organizzate 10, e hanno
raccolto lire 115.828.000 per le missioni.
Poi te giornate missionarie, che sono ri-
sultate 47 solo nelle parrocchie, senza
contare quelle celebrate negli istituti sale-
siani. Esse avevano come animatore un
missionario salesiano, e hanno fruttato
per le missioni 14.006.850 lire.
Il bilancio comprende poi le attività va-
rie: si parla del quattro Laboratori Mam-
ma Margherita» In cui le Cooperatrici del-
t'lspettoria lavorano per le missioni; della
« Settimana missionaria ispettoriale» ce-
lebrata In novembre a livello di famiglia
salesiana; di pubblicazioni editate; di un
monumento a Don Bosco inaugurato a
Musano (Treviso)...
Il resoconto economico finale parla di
141 .940.000 complessivamente raccolte,
e spiega in otto pagine come sono state
ripartite nel Terzo Mondo.
* ITALIA UN VILLAGGIO
PER RAGAZZI IN DIFFICOLTA'
Il salesiano coadiutore Dante Dossi che
da annisi occupa di ragazzi in carcer~ o in
difficoltà, sentiva di dover fare per /oro
qualcosa di più. E con un gruppo di Exal-
/ievi bellunesi suoi amici ha dato vita a un
v/1/ag_gio montano, o colonia agricola, in
/oca/Jtà Cet-Crede. Ma l'opera è difficile, e
occorrono aiuti In uomini e denaro.
Ecco nelle parole di Dante la descrizio-
ne de/l'iniziativa.
Il vasto urgente problema di dare casa,
affetto, pane e cure, a chi è solo, biso-
gnoso di tutto, uscito dal mondo della
droga, dal carcere, o da qualche ospeda-
le, ha fatto sorgere nell'animo d i alcuni
miei carissimi amici exallievi di Belluno Il
desiderio, o meglio ancora Il bisogno, di
fare qualcosa. E la cosa più concreta era
creare una comunità dove si potesse vi-
vere assieme come fratelli.
Fu loro offerto un vecchio villaggio, con
campagna e bosco, su un altipiano a metri
800. Tra sacrifici indescrivibili, questi gio-
vani hanno così dato inizio alla Comunità
di Cet-Crede, ora costituitasi in azienda
agricola, In modo da arrivare a essere au-
tosufficiente, almeno nella gestione ordi-
narla. LI ho sempre seguiti con trepida-
zione, amore e preghiera, aiutandoli più
che potevo, e sperando con loro.
Ora ci sono grossi debiti da saldare e
ITALIA* LA BUONA. STOFFA
DEI 400 ADS SUBALPINI
Quasi 400 Amici Domenico Savio del-
l'lspettoria Subalpina 1'11 marzo scorso
hanno tenuto il loro raduno annuale a
Torino Valdocco, e tra I doni portati al-
l'altare per l' offertorio hanno presentato
pure della stoffa, con esplicito riferi-
mento al loro amico Domenico Savio. E'
noto infatti l'episodio del suo primo In-
contro con Don Bosco, che dichiarò di
aver trovato in lui buona stoffa; Domeni-
co subito gli domandò: «Che ne faremo
di questa stoffa?», e Don Bosco di ri-
mando: « Un bell'abito per il Signore».
non si può attendere oltre: sono circa 20
milioni! Se Il mare è fatto di gocce, anche
la carità di Cristo è fatta di piccoli gesti.
Quindi coraggio! La cifra poi necessaria
per ristrutturare il villaggio (ci sono solo
muri) è di circa 200 milioni. Abbiamo
grande fiducia nel Signore, Padre del po-
veri, e in Maria, madre di misericordia: so-
no loro che conducono avanti la nostra
opera, e loro susciteranno nel cuore di
tanti amici Il desiderio di darci una mano.
Però oltre il denaro, servono « volonta-
ri che a tempo pieno o in tempi diversi
(estivi o periodi di ferie) vadano lassù a
donare tutto o un poco del loro tempo e
del loro cuore. Vi è tanto bisogno. Non
lasciamoli soli.
* TUNISIA I GIOVANI SAMARITANI
PER I RAGAZZI SENZA TETTO
Lo scoppio di una fabbrica di esplosivi
presso La Manouba è stato l'occasione,
per la comunità delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice che lavora In quella città, e per due
gruppi di giovani accorsi dall'Europa al
loro fianco, di prodigarsi in una generosa
opera di soccorso e di testimonianza cri-
stiana.
La violenta esplosione aveva privato
della casa e di ogni bene numerose fami-
glie, che erano state costrette ad atten-
darsi sotto gli alberi. Le dieci FMA di La
Manouba -che hanno una scuola media,
I 400 ADS hanno vissuto a Vaidocco
un'intensa giornata: hanno visitato i
luoghi in cui Il loro amico era vissuto,
hanno ammirato i loro disegni su Dome-
nico Savio esposti in apposita mostra,
poi in teatro hanno assistito alla proie-
zione della vita di Magone Michele. E si
sono fatti onore anche durante la cele-
brazione liturgica, presieduta dall'Ispet-
tore don Marrone.
Ora sta agli ADS far sl che la buona
stoffa di cui sono dotati diventi un bel-
l'abito, nelle mani dei loro educatori.
Le foto mostrano i chierichetti dell'O-
ratorio di Cuneo, e il complessino dell'O-
ratorio Michele Rua.
30

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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tecnica e professionale in lingua araba e
francese - hanno voluto occuparsi dei
ragazzi del quartiere più colpito, La Pu-
drière: quando li ebbero raccolti tutti, ri-
sultò che essi erano più di 700, e che da
sole non avrebbero potuto assolvere al
compito. Allora chiesero aiuto in Francia e
Belgio, di dove presto giunsero due gruppi
di giovani volontari. Erano giovani di im-
pegno cristiano, che per tre mesi collabo-
rarono in pieno, mettendosi a disposizione
della comunità e della popolazione sini-
strata. Le loro giornate si aprivano con la
celebrazione eucaristica, e si riempivano
poi di ogni sorta di Incombenze.
Flnlta la loro missione, questì giovani
samaritani hanno riconosciuto volentieri
che• l'esperienza di amore cristiano• vis-
suta era servita soprattutto a loro, e che
ora se ne tornavano a casa «più dotati di
forza, più disposti al dono, più ricchi di
fiducia e di speranza».
L'opera delle FMA di La Manouba è l'u-
nica che i figli di Don Bosco hanno in Tu-
nisia, e è al servizio della gioventù di quel
paese dal lontano 1895.
(ANS)
* UPS I 25 ANNI
DI «ORIENTAMENTI PEDAGOGICI
Orientamenti Pedagogici, rivista inter-
nazionale di scienze dell'educazJone, ha
voluto ricordare I suo! 25 anni di vita rac-
cogliendo in un denso fascicolo di 350
pagine gli indici generali• di quanto ha
pubblicato nel periodo 1964-78 (in un fa-
scicolo analogo erano già stati raccolti a
suo tempo gli indici del primo decennio).
La rivista esce a cura della • Facoltà di
scienze dell'educazione . dell'Università
Pontificia salesiana, e è pubblicata dalla
SEI di Torino. Il fascicolo in questione
presenta dapprima l'indice degli autori
dei contributi• pubblicati, poi l'indice per
rubriche (vasto spazio è dedicato agli
orientamenti bibliografici »: una miniera
di titoli), e Infine l'indice analitico per ma-
terie.
A scorrere anche rapidamente le tante
voci di questi indici, Orientamenti Peda-
gogici appare - come appunto è - uno
specchio fedele della pedagogia italiana e
non solo italiana, in quest'ultimo trava-
gliato quarto di secolo. Nell'occasione del
25° si è dunque reso un ottimo servizio ai
lettori: Il fascicolo degli indici risulta uno
strumento di lavoro completo e pratico,
messo a disposizione di educatori, stu-
denti e studiosi di scienze dell'educazio-
ne.
* FRANCIA MEDAGLIE PER
I 100 ANNI DELLA NAVARRE
La casa salesiana di La Navarre (La
Crau), visitata da Don Bosco il 31 .1.1879
e da lui accettata poco dopo, Il 24 feb-
braio scorso ha ricordato il primo secolo
di vita salesiana. Erano presenti il Rettor
Maggiore giunto appositamente da Ro-
ma, e le autorità civili e religiose della
regione.
L'« lnstitution Saint.Joseph•, come si
chiamava e come si chiama tuttora, era
stata progettata nel 1868 da persone di
buona volontà perché diventasse • un
orfanotrofio agricolo affiancato da altro
stabilimento con finalità caritative e di
pubblica utilità • Ma di fronte alle diffi-
coltà sorte l'opera non riusciva a tirare
avanti, e dopo nove anni era stata offerta
a Don Bosco. Il Santo nella sua visita, da
vero monferrino e buon intenditore,
trovò ottimi i terreni. E mandò I salesiani.
Le difficoltà agii inizi furono grandissime
anche per loro, ma l'opera andò avanti.
E oggi produce 2000 ettolitri a.ll'anno di
eccellente vino francese. Ma soprattutto
continua a preparare centinaia di ra-
gazzi In grado di affrontare la vita con
una buona formazione.
C'era dunque motivo per fare festa. Il
24 febbraio scorso si è tenuta la giornata
della Famiglia Salesiana. Pranzo con I
fiocchi (500 coperti), innaffiato natural-
mente con I vini della Navarre. I salesiani
nei giorni precedenti ebbero una serie di
utili incontri con il Rettor Maggiore; lo
studioso Francis Desramaut tenne una
conferenza storica sulla Navarre sale-
siana. Ma al centro della festa sono state
non le autorità o le vecchie mura cariche
di gloria, bensl - come al solito - i
ragazzi: al migliori di loro sono andate
coppe e medaglie in abbondanza.
BREVISSIME
Molte prime pietre ha dovuto benedire
mons. Esquivel, vescovo dell'altopiano
boliviano, quando i salesiani l'hanno
chiamato per dare inizio a una chiesa
nuova dedicata a Don Bosco. che sorgerà
nella periferia di La Paz. 11templo è Il primo
che la Bolivia dedica al santo dei giovani, e
sorgerà sulle Ande a quota 4.100. Solita-
mente, di prime pietre se ne benedice una
sola; ma qui ogni famiglia o gruppo della
zona ha voluto portare la sua propria pie-
tra, come collaborazione diretta e perso-
nale. « Il gesto - dice Il missionario padre
Ild iscorso, e pol II Rettor M aggiore dlatrlbulrà coppe e medaglie al ragazzi più bra vi.
Franco Palazzo - è così bello, che merita
di infrangere una volta tanto le annose
tradizioni ».
Mamma di 12 sacerdoti può essere
considerata la signora Zumira de Andreu
Vaferte. di Llsboa (Portogallo), che si è
spenta nel Signore a 93 anni. L'amore alle
vocazioni è stata la nota dominante della
sua vita di cooperatrice salesiana. Con le
sue offerte ha contribuito a sostenere le
spese per gli studi e la formazione di 12
sacerdoti salesiani. L'affetto che nutriva
per I suoi figliocci si traduceva In atten-
zione materna, In gioia di stare Insieme, In
generosità. Era sempre presente alla loro
ordinazione sacerdotale, viveva sempre in
comunione di spirito con il sacrificio eu-
caristico che essi innalzavano ogni giorno
al Signore.
31

4.2 Page 32

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Ringraziano
i nostri santi
IL PICCOLO VOUE LA MAMMA
E.•• DA MANGIARE
Nel febbraio del
1978 il nostro picco-
lo Gianni di 22 mesi
in seguito a pertosse
contrasse l"encefali-
te, complicazione
assai rara a detta dei
Medici. Per tre giorni
il piccolo andò sog-
getto a continue
convulsioni, e infine
tu dichiarato In Im-
minente pericolo di vita. Due mie sorelle
FMA, io affidarono a Maria Ausiliatrice e~
San Domenico Savio, pregando Inces-
santemente, e Invitarono un sacerdote
salesiano a dare al bimbo la benedizione
della Madonna. La sera del 21 febbraio li
maialino ebbe un'ultima brevissima con-
vulsione, e alle 2 di notte, con stupore di
chi lo vegliava, chiese della mamma e da
mangiare. Si continuò a pregare, e Il mi-
glioramento fu costante, tanto che pochi
giorni dopo Gianni poteva lasciare l'ospe-
dale. Nel giro di dieci mesi si fecero ancer
ra cinque elettroencefalogrammi, finché il
medico ci disse che non c'era più motivo
di controllarlo, perché ormai perfettamen-
te normale.
Palermo
Famiglia Vicari e zie FMA
cini a lui. Poteva capitare una grossa di-
sgrazia, invece il tutto si è risolto con pic-
cole escoriazioni. Ogni tanto il Signore ci
vuol dimostrare che, per quante precau-
zioni possiamo prendere, c'è pur sempre
qualcosa d'imprevisto cui solamente Lui
può provvedere. lo desidero ringraziare
Maria SS. Auslllatrice per la materna pro-
tezione che ha voluto esercitare su di noi.
Torino
E.B.
UNA DURA SENTENZA: RESPINTA
Sono una ragazza di 16 anni, edesidero
ringraziare Maria Ausiliatrice e I Santi
Salesiani per questo motivo. Un anno fa
frequentai la IV ginnasio, e nonostante il
mio impegno i risultati furono pessimi. Alla
fine dell'anno sulla riga corrispondente al
mio nome c'era una dura sentenza: re-
spinta. Fu un colpo durissimo per me, che
avevo sempre frequentato la scuola con
buona volontà e ottimi risultati.
I miei genitori si dimostrarono molto
comprensivi, e grazie al loro aiuto potei
frequentare un istituto privato facendo
due anni in uno. Studiai molto, e mi affidai
alla protezione della Madonna e del santi
salesiani. Fu un anno faticoso, con la
paura continua dell'esame da affrontare.
Ma tutto riusci felicemente, e riuscii a ri-
cuperare l'anno perduto con grande sod-
disfazione mia e dei miei genitori.
UN MISSIONARIO RACCONTA
Torino
Flavia Di Maddalena
Mi trovavo in una Missione a 150 km
dalla città. DI notte fui assaHto da violenti
dolori Intestinali. Che fare? Andare a un
ospedale in città era impossibile, perché
troppo lontano. Pregammo con fede Maria
Ausiliatrice. Fui trasportato a 15 km dal
luogo In cui mi trovavo, in cerca di un me-
dico. Lo trovammo, e diagnosticò perito-
nite fulminante. Era necessario un Inter-
vento chirurgico Immediato. Nonostante
l'Inadeguatezza delle strutture igieniche e
sanitarie, tentò l'operazione, e in pochi
giorni ritornai al mio lavoro completamen-
te ristabilìto. Date le circostanze, cl fu un
indiscutibile Intervento soprannaturale, di
cui ringrazio l'Ausiliatrice.
Asunci6n (Paraguay)
Sac. Giuseppe Zanardini SDB
C'E SEMPRE QUALCHE IMPREVISTO
Assistevo all'abbattimento di una pianta
nel mio giardino. A un tratto, un grosso e
pesante ramo sotto l'azione della motose-
gasi staccò dal tronco prima del previsto e
investi la scala sulla quale l'operatore del-
la motosega era salito per eseguire il la-
voro. Egli venne così sbalzato dalla scala,
e nell'improvvisa caduta sfiorava con il
pericoloso attrezzo ancora in mano me e il
secondo operatore che collaboravamo vi-
NON SI POTEVA NEPPUkE OPERARE
Nel maggio del 1978 mio suocero venne
colpito da cancro alla gola. Le sue condi-
zioni divennero gravi e disperate: i medici
dissero che non si poteva neppure opera-
re, perché il male era già in stato avanzato.
Senza perderci di coraggio, affidammo il
caro papà nelle mani della SS. Madre Au-
siliatrice: nella nostra preghiera chiede-
vamo che potesse essere operato, e che
tutto si risolvesse nel migliore dei modi. La
Madonna ha ascoltato le nostre preghière.
L'operazione andò bene, e dopo due mesi
il papà poté tornare a casa . ·
Purtroppo, alcuni mesi dopo subentra-
rono complicazioni che ci fecero ancora
temere per la sua vita. Ci rivolgemmo di
nuovo con fede alla cara Madre, e tutto si è
risolto. Ora sta bene, e si unisce a noi suoi
figli per ringraziare la Madonna.
Alessandria
Lucia Goia
Vincenzo Lombardo (Tunisi) ringrazia
infinitamente Maria Ausiliatrice e San
Giovanni Bosco per essere riuscito a su-
perare felicemente una grave difficoltà
personale dopo ben quattro anni e mezzo
di lotta continua, nella quale le sole sue
forze erano impotenti.
RICORREMMO CON FIDUCIA
A MARIA SANTISSIMA
Una mia nipote, dopo una prima gravi-
danza delusa, stava per avere il bambino
tanto desiderato. Tutto sembrava proce-
dere bene, ma al momento della nascita
sopravvennero complicazioni non previ-
ste e, con ritardo, si dovette ricorrere alla
chirurgia. Purtroppo la neonata, rimasta a
lungo senza la normale respirazione, ave-
va molto sofferto. Furono impiegati tutti i
meui della tecnica modem&, ma con di-
chiarato pericolo di morte o di gravi con-
seguenze per l'avvenire, tanto che la
bambina fu subito batteuata. Noi ricor-
remmo con fiducia all'Intercessione di
Maria Santissima. Una comunità di Suore
invocò e mi invitò a invocare anche l'aiuto
di San Domenico Savio. Fummo esauditi:
ora la bambina è perfettamente normale.
Genova
Pia Rebora
Giulia Maneja (Novara) è profondamen-
te grata alla Vergine Ausiliatrice per aver
ottenuJo la grazia della guarigione, e
perche il nupote è uscito illeso da uno
spaventoso incidente d'auto.
Gwseppe Grandesso (Padova). minac-
ciato da forte intossicazione. ha pregato
tanto Maria Auslllatrlce, Don Bosco e Don
Rlnaldi, e ha ottenuto la perfetta guarigio-
ne.
CHE COSA HA FATTO?
HO PREGATO...
Lo scorso ottobre
sono stata ricoverata
per una grave forma
dì epatite virale prer
dotta da una trasfu-
sione di sangue. Il
professore curante
era perplesso. Ma
ecco, poco tempo
dopo tutto si è nor-
malizzato. «Cosa ha
fatto?• domandò il
professore stupito. «Ho pregato Maria
Ausiliatrice, Don Bosco e I nostri cari
Santi!• Bene, ringrazi il Signore! lo
faccio proprio di cuore, perché sto bene. e
ho ripreso il mio lavoro.
Torino
Sr. Giuseppina Tirassa FMA
ERA QUASI ALLA DISPERAZIONE
Da qualche mese vivevo con una spina
nel cuore. Mio nipote era In attesa della
sua prima creatura, ma purtroppo da mesi
si trovava senza lavoro. Aveva bussato a
tante porte, ma inutilmente, ed era quasi
alla disperazione. Allora io invocai con
tanta fiducia Maria Ausiliatrice e San
Giovanni Bosco. La mia preghiera è stata
esaudita, mio nipote ha trovato lavoro, con
tanta gioia sua e della famiglia.
Tavazzano (Mìlano)
Ines Rovida
Antigone Jatridls (Carosino, Taranto) ha
invocato l'Auslliatrice e San Giovanni Bo-
sco In una lunga e grave malattia che non
lasciava più speranze, e si è felicemente
ripresa.
32

4.3 Page 33

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bitino di San Domenico Savio, di cui era-
vamo venuti a conoscenza leggendo il
vostro Bollettino. Iniziammo con fede e
devozione la novena al piccolo Santo e la
ripetemmo varie volte. Al termine della
gravidanza, vissuta con ansia e trepida-
zione, ma con la fiducia che non saremmo
stati delusi, nacque felicemente Domeni-
co (abbiamo voluto chiamarlo cosl in se-
gno di riconoscenza a Savio). Ora ha
quasi un anno, è un bel bambino e sta
bene. Anche a lui abbiamo fatto indossare
l'abitino perché San D. Savio lo protegga
sempre.
Biella (VC)
Luisella e Gianni Guarino
Polonia: modellino della nuova modernissima chiesa parrocchiale che I salesianl stanno
costruendo a Pila nella diocesi di Gorzow. I lavor1sono cominciati nell'autunno 1978.
P.R. (Piacenza) desidera esprimere la
sua riconoscenza a Marta Ausiliatrice e a
Don Bosco per aver ottenuto una grazia
tanto desiderata. Chiede preghiere per la
completa guarigione di un familiare molto
caro.
R.M. (Asti) ringrazia pubblicamente Ma-
ria Auslllatrlce e Don Bosco per la guari-
gione del nonno e per il felice esito del-
l'anno scolastico scorso.
Corrado Branca (Cagliari) ringrazia Don
Bosco per la buona riuscita negli studi.
UNO SBAGLIO D, ANALISI
OPPURE UNA GRAZIA?
Sono francese,
sposata con un ita-
llano, e tanto devota
di San Domenico
Savio. Da quando
me ne parlò una mia
vicina di casa, ho
posto sotto la sua
protezione i miei
bambini, due ma-
schietti e una femmi-
nuccia. Ma un anno
fa i dottori mi dissero che la bimba, di tre
anni. non aveva le gambe normali, e ml
mandarono da uno specialista a Stra-
sbourg. Là mi prescrissero una cura, ter-
minata la quale dovetti riportare la piccola
al controllo. La sottoposero a raggi e ana-
lisi varie, e la conclusione fu che doveva
essere operata perché rischiava la paralisi
alle gambe. Mi prescrissero però una cura
per altri sei mesi, dopo i quali l'avrebbero
operata.
In quei mesi di grande dolore non cessai
di raccomandarmi a San Domenico Savio
supplicandolo di scongiurare tale perico-
lo. Poi riportai la mia bambina a Stra-
sbourg, ove i medici ripeterono raggi,
analisi, ecc. Immaginate la mia gioia
quando mi dissero che la bambina non
aveva niente, che forse era stato uno sba-
glio di analisi, che la portassi pure a casa.
Ma io so che quella è una grazia che mi ha
fatto San Domenico Savio, e voglio espri-
mere tutta la mia riconoscenza.
Farebersvilfer (Francia)
Anita e Tommaso Vecchio
DER DUE VOLTE
CLIHIC>'MENTE MORTI'
Due coniugi, miei parenti, ebbero una
bella bambina, che però nacque In condi-
zioni molto gravi, come si può rilevare dal
certificati medici che accludo. Per ben
due volte parve clinicamente morta, e
questo stato si protrasse per varie setti-
mane con poche speranze di vita. Noi di
famiglia, devoti di Maria Ausiliatrice e di
San Domenico Savio, l'affidammo a lui,
fiduciosi nella sua intercessione presso il
Signore. Il miracolo si è compiuto: oggi la
bambina è sana. intelligente e vivace. Noi
la guardiamo increduli, e nel nostro cuore
ringraziamo Il piccolo grande Santo.
Napoli
Anna Labadla Demata
IL MEDICO Cl CONSIGLIO'
l'ABORlO
Durante l'attesa del nostro bimbo erano
sorte numerose complicazioni, tanto che
un medico ci consigliò di provocare l'a-
borto perché Il feto correva rischio di mal-
formazioni. Noi desideravamo tanto que-
sto bambino, anche perché ne avevamo
già perduto uno nei primi mesi di gravi-
danza. Respingemmo il consiglio di quel
medico, pronti ad accettare quel che Dio
avrebbe permesso, e ci recammo dai Sa-
lesiani della nostra città per chiedere I'a-
HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Abbo Salvatore - Acerbls Teresa - AcqufS1apace ~erena
- Agosli Bernardo-Allegranti Anna M. - Alquiò Giuseppe
- Amico Maria • Andrllo Sorelle Andrusanl Caterina
Anelli Gina Angela di Lu• Arena Rocco - Arnand Fam. -
Amone Lidia - Aronica Colomba - Arrlgonl Ancilla - At•
zenl Giovanni - Baglio Giuseppina- each1110 Maria-Baldi
Maria - Banali Linda - 8andi nl Domenico - Baracchi Le-
tizia Barcellona Teresa - Barilall Giuseppe - Barolat M.
Ida - Bartollnl Gloriana - Baslerl Maria - Basolu Giovan-
nina Battaglia Caterina - Bazzanl Fam. Bello Coletta -
Bersani Maria - Bertlnl Savina - Bertollno Altee - eertonl
Rosa - Bertorello Caterina Bianchi Ebe Biella M. Te-
resa B!s!o Maria . 81asl Ellsabelta • Boasso Lucia - Botta
Giuseppina - Bonanno Silvestro - Bonllgllo Caterina
Bonfiglio Maria Bonglorno Sante Bosco Giuseppina
eosl AQhllle - eot1aro Bruna - Bottero Pina Bottolo
Rosamaria - Bracco Merla Branchlcella Argia - Bran-
donl Antonia - Brandone Lucia Brandonl Ernesta •
Bressan Marcella• Brienzl G iuseppina· Brunatl Leonida
- Bruniera Luisa - Brunet Giovanni - erunet Giovanni -
e,uzzone Maria - Buccella Luigi - e urrlo Vincenzo - Bu-
FIN DALL'INFANZIA ERA STATO
IL MIO DIRETTORE SfllRITUALE
Era necessaria
una grave operazio-
ne, che alla mia età
(82 anni) non assi-
curava buona riusci-
ta. Pronta ad accet-
tare la volontà di Dio,
ml raccomandai al
Servo di Dio Don Fi-
lippo Rlnaldl, che
era stato mio santo
direttore spirituale
fin dall'infanzia e mio aiuto In tutte le diffi-
coltà e problemi della mia lunga vita reli-
giosa. Anche questa volta mi ha assistita.
e tutto andò bene. Ho già ripreso il mio
lavoro per le missioni.
Port Chester (USA)
Suor Cecilia Lanzlo FMA
Angela Peduzzi (Aosta) esprime la più
profonda gratitudine a Maria Auslllatrlce,
Don Bosco e a Don Filippo Rinaldl per la
costante e sensibile protezione ricevuta.
Ana Rina/di de Farro (San Nicoliis, Ar-
gentina) ha raccomandato a Don Filippo
Rlnaldl la mamma già novantenne e In
pericolo di vita. Essa è guarita, con mera-
viglia del medici, anche se l'età avanzata
porta inevitabili conseguenze.
Sr. Angiolina Pertusio (Chieri, Torino)
con la famiglia ringrazia Maria Ausiliatrice
e Don FIiippo Rlnaldl per il miglioramento
del caro papà, anche per la serenità con
cui ha accettato di sottoporsi a regolari
emodialisi necessarie alla sua salute.
senna Giovanna - Busetto Maria - Cabbol Simonetta -
Caberlln Gino - Calabrò Salvatore- Caldararo Angelina -
Calla Lucia • caro Nunziata - Callgari Maria CalvanEtSe
Amalia - Campar! Teresa - Candia Anna Cannatà An-
gelina • Cappa Fiorentina - Capucci Tommaso. Carma-
gnola Margherìla • Carone Rosa - Carullo Vittore - Ca-
saretto Giovanni• Castagna F. - Castiello Teresa - Cata-
lano Giuseppe • Cecchella Alfonsina - Chiesa Irma -
Chiarenza Rosa Chini R~a - CelJ Gaetana - Cena Matl~
de - Cervini Luigina Cervlo Fam. • Cìampollni Bruna•
Cirillo Virgilia - Coppola Carmela Conti Alessandro
Cunico Gioconda -D'Amico Franca - Oavlco Margherlla
- Della Giovanna Maria - Demlchells Giustino. De Paola
Francesco DI Grazia Emilia • Olverio Giovanni - Oonet
Marisa - Epis Noemi - Fassio Carolina - Favata Angelina -
Ferro Agosllno • Fflìppl Adele - Fossan Clotilde - Fumari
Salvatore - Gaia Iride • Gallo Sffvla - Gandolfo Maria -
Gooella Clementina - Grasso Ftancesco - Grillo Maria -
lncongito Maria - Landollna Rosa Letll Nicoletta - Matte!
Franca Morelll Pasquale Natali Rosa Nettari Giu-
seppe - Ollvero Caterina · Pauselll Concetta• Porcellana
Angioletta· Radaelll Nina - Rlnaldi Maria• Ronco Vittorio
• Saetta Rosa Secchi Maria C. - Tarasco Franca - Te>-
scano Ester • Uurso Teresa - Valente Caterina • VIiia
Francesca - Zanon M. Rosa.
33

4.4 Page 34

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Preghiamo
per i nostri morti
SALESIANI
Paese Sac. Paacual t a Bahla Bianca
(Argentina) a 74 anni
Fu un Insigne studioso, storico della Con-
gregazione, Era nato in provincia di Zara-
go,a (Spagna) e ancor fanciullo era em~
grato con la famiglia In Argentina Studiò
net Collegio Don Bosco di Bahla Bianca,
se.ntl la vocazione salesiana, e fu ordinato
sacerdote a Torino nel 1929. Tomato In
Argentina, si dedicò all'Insegnamento
della storia, e continuò per tutta la vita a
studiarla appassionatamente. SIdedicò In
modopartlcolare alla storiadell'Argentina
e a quella delle missioni salesiane In Pa-
tagonia Frutto dlquestistudi sono nume-
rosi e appre,zatl volumi, e mollissimi art~
col e conferenze. La serietà e la vastità
della sua preparazione storica, lo .stile ro-
busto e sobrio del suol scritti gli meritaro-
no molti riconoscimenti pubblici e altre
onorificenze. In Italia lo ricordiamo In mo-
do particolare per la sua preziosa col-
laborazione al Centro di Studi sulle Mis-
sioni Saleslane, eretto presso la Facoltà di
Teologia dell'Università Ponlificla Sale-
siana di Roma.
PuleoSac. Giuseppe t Podara (Catania)
a62 anni
Lavoratore sllenzJoso e umile, non si era
r~ conto della gravità del male ohe lo
Iravagllava. Ma una sera, dcpc una gior-
nata di intenso lavoro, sì sentì venlr meno.
Ancora In piedi, chiamò Il direttore, Mi
dia l'estrema unzione, perché sto moren·
do,. Dieci minuti dopc tomava a Dio, dopo
aver ripetuto con lede: • Signore, abbi
pietà di me•· La sua serenità, che si
esprimeva col sorrisosempre accogliente,
lo aveva reso amico dl tutti: del plcooll
dell'oratorio, per I quali era come una
mamma; del ragazzi, al quali sapvva Mm-
pre suggerire un buon pensiero; del gran-
di, exalllevl e ledell, che lo ricercavano
come padre splriluale. Fu un ottimo reli-
gioso e abile educatore, delicato e dispo-
nibile sempre per ogni attività di scuola e
di aposlolalo.
Coad. Otto Frltz t a Ensdorf (Germaola) a
78annl
Sentl la chiamata del Signore a Zl anni, e
!asciò la sua promettenle carriera di mae-
stro elementare per donarsi a Don Bosco e
cercare la perfezione, come scrisse nella
domanda di ammissione, nel servizio della
gk>ventù.. Per quasi 50 anni rimase nalfe
casa di Ensdort attento e fedele segreta-
rio della scuola, zelante animatore de,
Cooperatori e promotore di vocazioni. lm-
piegò lutti i suol talenti nel servizio di O lo.
come 11 ledele serv~ore deJ Vangelo, e le-
SCIÒ l'esempio di una perfetta osservanza
religiosa
COOPERATORI
t Maine Adelaide a Chlerl (T0<lno) a 88
anni
Studlò presso le FMA a Nizza Monferrato,
ove consegui Il diploma di maestra e so-
prattutto assimlll> il metodo educativo di
Don Bosco. Fu maestra elementare per 45
anni, e formò schiere Innumerevoli di
alunni con la ragione. la religione e l'amo-
revolezza (che non era sinonimo di per-
missivismo), Non solo 1ra I banchi della
scuola,main ogni sua giornatafu esempio
di solida fede elle si concretava In conll-
nue opere di bontà. Fu Insignita della M&-
daglla d'Oro del benemer~I dell'Istruzione.
Ma Ja maestra• concepiva la scuola non
soltanto come istruzione, ma come au-
tentica missione elle prepara l'alunno ad
affrontare la vita
lanetta Sef91o t a Borgomanero (Nova-
ra) e '16 annl
A 36 anni, quando più Intensamente gli
somdeva l'avvenire, una paralisi lo In-
chiodò per sempre a letto. Accettò la cro-
ce e sall Il calvario con lo stesso sorriso,
s0<retto dal Pane eucaristico che riceveva
con frequenza. Mamma e familiari lo assì-
slettero con tanto amore; le due sorelle,
Figlie di Maria Ausiliatrice, ealtrl salesiani,
lo confortarono con la loro presenza, dì
cui era manifestamente felice. Dieci anni
dì sofferenze, una vita lroppo presto con-
clusa, ma un esempio commovente di se-
reno c0<aggio, che soltanto la lede cri-
stiana può dare, per sostenere un lungo,
lento martirio
Borello Maria C-lna t morta a Trofa-
rello (To) a 89 anni
Attezionala exellleva delle FMA, ha la110-
ratò indefessamente per le Ml.sslonl sale-
siane dell'India facendole conoscere da
colleghe di ufficio e persone amiche, In
pari tempc sapeva diffondere lo spirito
salesiano, aiutando, con brevi scritti al ra-
gazzi, l'educazione da parte dei genitori e
maestri. Era devotissima di san Giovanni
Bosco
Malnardl Dernagglo Teren t a Novara
Donna di provate virtù cristiane, sempre
pronta per ogni opera di bene, fu genero-
sa cooperatrice delle Opere diOon Bosco.
Ambu Glnotta ved. Mura t a Plrrl (Ca-
gOarl) a 81 anni
Generosa cooperatrlce. da tre anni era
inchiodata a letto dalla malattia. Sctl11e la
figlia Grazia· •Ho perso una mamma
esemplare sotto tutti I punti di vista: è stata
t.ala buona mamma e una buona educal'rl·
ce del suol figli. Ha vissuto confidando
sempre neJ Signore: non l'abbiamo mai
vista pardere la speranza. Soffriva con
rassegnazione, e Il Signore l'ha premiata
facendole fare una buona morte, con tutti I
coniarti religiosi, Tre giorniprima dl mor~
re aveva ripreso conoscenza, e io le pre-
sentai Il crocifisso; l'ha baciato pregando,
e me l'ha restituito con un sorriso. Poi si è
tolta la fede dal dito e me l'ha data dlcen-
do: "Prendila, è per te". lo sono convlnla
che con quel dono voleva lasciarmi In
eredità tutto ciò che di buono aveva fatto
nella suavita. Voglio continuare ciò che leJ
come Cooperatrice amava tanto, perclo
da oggi mandate a me Il suo BS •·
t Pagllal1no Angela In Ponzo a Castel-
nuovo Calcea (Asti) a 79 anni
•Dio e Famiglia-: questa scritta, letta su
una tomba nel cimitero monumentale di
Genova durante Il viaggio di noue nel
novembre del 1919, divenne Il programma
della sua vita.
Una vita piena di fede e laboriosità. Al-
levò cristlanamente6 figli, oonsacrandone
uno al Slgn0<e nella Congregazione Sale-
slana: don Lulgl Fu assidua alle funzioni
lolurglelle della parrocchia, anche se di-
slante 2 chllometrl dalla chiesa. E quando
la malattia, a seguito dell'amputmione di
una gamba per gangrena diabetica, l'lm-
moblllzzò per nove anni Ira retto e carroz-
zella, usciva sul!'ala di casa per sentire le
campane delle 4 parrocchie del circonda-
no e unirsi In spirito alle Messe e alle fun-
zioni liturgiche che lvi si celebravano. Da
mattino a sere poi sgranava_la corona del
Rosario per le necessità della Chiesa.
della parrocchia e del suoi familiari. Il S~
gnore l'ha ohlamata a la sera del 1O
man:o, quando già s'erano celebrati I pri-
mi vespri della seconda domenica di Qua-
resima, In cui Il Vangelo della Messa r~
porta la Trasflgurazlone dal Signore, pre-
ludio della gloria con cui Dio premia le
anime e lui fedeli.
t Mazzolenl Alessandro a Collelerro
(Roma) a 76 anni
Fu un crlstlano esemplare, probo. pacifi-
oo, generoso, dedito al lavoro e alla fam~
glia. Era Cooperatore da molti anni, e vi-
veva Il suo essere salesiano con cosclen.
za e gioia, partecipando assiduamente
agli Incontri mensili e agli altri momenti
assoclalivi
t DI Cola Nicola a Càsoll (Chieti} a 51
anni
Fratello del nostro don Angelo, si era for-
mato nell'Istituto San Tarcisio di Roma Fu
un uomo retto, sincero con se stesso e
con gli altro, Amò Dio, la famiglia e Il lavoro.
Alfezlonalo exalllevo e fervenle coopera-
tore, praticò con gioie quanto aveva ap-
preso nella casa di Don Bosco e nutri
profonda devozione ali'Ausillatrlce, a Don
Bosco e al Papa.
t Gosso Paveslo Margherllll a Vlllaftan-
ca a 90 anni
Goaso Suor San GHlo t a T orlno-Cotto-
lengo a 86 anni
Due sorelle, morte a due mesi di distanza
l'una dall'altra. Devotissime dell'Ausiliatri-
ce, oltre a beneficare l'opera salesla.na e a
pregare per tutti, offersero fino all'ultimo
la loro vita per Il nlpcte don Mario. sale-
Siano missionario In Braolle tra gli Xavante
del Mato Grosse, tanto bisognoso di con-
forto e di aiuto,
t Tam Adele ved. SdlluchettJ a Villa di
Chiavenna (Sondrio) a 87 anni
Ebbe la gioia di donare alla Compagnia di
Gesù il figlio, ora provinciale dei Gesuiti In
Brasile. Suo fratello Orsino, defunto, fu
prevosto di Mese (Sondrio), e Il nipote
mons. Giovanni arciprete di Uggiate (Co-
mo), tutti !ervldlsslml devoti e cooperatori
di Don Bosco. Nel lontano 1930si ammalò
molto gravemenle, e lu guarita per Inter-
cessione del Baato Don Bosco (v. Bollet-
tino Salesiano 1930 p. 153). Visse I suol
lunghi anni con fede profonda e salule In-
vidiabile.
t Porello Sac. Michele a Ve,za d'Alba
(Cuneo) a f57 anni
Compi gli studi medi nella Casa Madre di
Don Bosco a Torino, poi entrò in Semina-
rlo e divenne sacerdote. Esercitò Il mini-
stero per 42 anni Ispirandosi alla pedago-
gia salesiana e precedendo sempre la pa-
rola con Il buon esempio. Fu felice di par-
tecipare a Torino alle fesie per la beatif~
cazlone di Don Rua
Piccioni Giuseppe t a Castefplanio Sta-
zione (Ancona) a 73 anni
Ottimo cristiano, benefattore dell'opera
salesiana e affe,ionalisslmo lettore dei
Bollettino.
t Angela Genoveslo ved. Molso a 91 anni
Aveva donato con ploia Il figlio don Lo-
renzo al Signore tra I Salesiani di Don Bo-
sco, e aveva la,vorato con lui In varie case
Cumiana, Canelll, Cavaglià, Asli. Devota
deli'Auslllatrlce, ricca di lede e di bontà,
lascia l'esempio di una vita orlsUana v,..
sula nella carità.
t Gamblllo Sac. Vlncenxo a Giaca
(Messina)
t Manauero Terue a Benevaglenna
(Cuneo)
t Parrinello Nunzleto a Male1to (Catania)
A quanti hanno chiesto Informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con D.P del 2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato: . ...lascio alla Direzione Generale Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure all'Istituto Salesiano per le
missioni con sede in Torino) a tltolo di legato la somma di lire....
(oppure) l'Immobile sito in... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente di assistenza e beneflc1enza, diistruzione e educazione. di
culto e di religione •.
- se si tratta Invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro del due Enti su lndlcaU:
...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede Fn Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in
Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, per
gli scopi perseguili dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di istruzione e educ;mone, di culto e di religione •.
(luogo e data)
(lrrma per disteso)
34

4.5 Page 35

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S o l i d a r i e t à m i s s i o n a r i a Bors.a: Maria Aualllatrlea e Laura Vicufta1
per grazia ncevu ta, a cura di S11veS1rl lla-
Ua, Avellino L. 250.000
I Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, In memoria e suffragio delgen/ron
e invocando protezione. a cura di Saliva
Marianna, Robbio (PV) L 200.000
B0<sa: Don Bosco, a cura della famiglia
Ruttini, Torino L 200.000
Borse di studio per giovani missionari salesiani
pervenute alla Direzione Generale Opere Don Bosco
Bora.a: Matta Auslllatrlce e Don Bosco, in
suffragio di Raso Carlo. a cura delle mo-
glie e dal 11911 e nipoti, Torino L 200 000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, nngraziando per la protez,one
sulla Famiglia, a cura dt P.e R.B nel ven-
tennio d el matromonio L. 200.000
B0<sa: Maria Ausiliatrice e S, G iovanni
Bosco, mvocando protezione per , nipoti,
a cura di Taragno Maria, Settimo (TO) L
200.000
Borsa: G iovanni XXIII. a cura di N.N..
Sassari L. 200.000
Boraa: Don Bosco e Don Rinaldi, a c ura di
Bellottl Piero, MIiano L. 150.000
Borsa: Maria AuaUJalrlce e S.. Gk>vannl
Bosco. In sul/rag/o del compianto Don M.
A/e/nati, a cura della Famiglia Campar! L
150.000
Borsa: Vergnano Francesco. Ferrarmi En-
zo e Don Benedetto Fiori. In memoria e
suffragio, a cura di Ferrarin, Angiolina,
(TO) L 100.000
Borsa: Maria Aualllatrlce a S. Giovanni
Bosco. In sulfrag10 del marito Fo/1/s Ga-
spare, a cura della m oglie A1mmo Qr5olma
ved, Follis, Reggio Errolla L 100.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco. nel 25" di fondazione, In ricono-
scenza perI benetic, ricevut,. a cura della
Ditta SAPS, Cascine Vica (TO) L 100 000
Bo,sa: Maria Auslllatrlce e Don Bo•co,
fnvocando protezione sul miei cari. a cura
di Clravegna Gh,seppina, Fossano (CN) L
100,000
Borsa: In memor,a & sufftag,o de, f)ropn
defunti, a cura di M,G., Vigone (TO) L
100,000
Borsa: Maria Auslllalrlce, in suffragio dei
de/unti tam /glie Mon ge e Revetll, a cura dl
Monge Anna, Venasca (CN ) L 100.000
Borsa Ex allievo Beso22I Alberto, in m&-
moria e suffragio, a cura della moglie Go-
nella Maria ved. Besozzi , (VA) L 100.000
Boraa: Maria Auslllalrlce e S, Giovanni
Bo11eo1 invocand o grazie. a cura di Zola M.
Domenica, Vlano (Svizzera) L 100.000
Borsa Maria Auslllalrlce e S. Giovanni
Bosco, per grazia ricevuta e invocando
protez,one, a cura di N.N .. Torino L.
100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco. ,n memoria e suffragio del hg/lo
Giuseppe e del maflto G.,como, a cura di
A.D.P L 100.000
Borsa: Maria Auslllattlce, S. Glo'Wannl
Bosco e S. FIiippo Neri, Invocandone
protezione, a cura di Rottlnella Luigi. To-
rino L 100.000
Borsa: S. Domeni co Savio, a cura di N.N ,
ex allievo, Monteporzio CaIone (Roma) L.
100.000
Borsa: A. Zattl, a cura di A.M.P.. Valdagno
(VI) L. 100.000
Borsa: Maria Auslllalrlce e S. Giovanni
Bosco, per grazia ricevuta. a cura cfi M~
rope Teresa. Sal uno (CN) L. 100.000
Borsa: S. Gk>vannl Bosc o. In memoria e
suffragio de, Cav Guido Ferrero. a cura
della sorella Teresa, Motella (CN) L
100.000
Borsa: S~ Domenico Savio. in memoria e
suffrag,o diZecch, Alessandro. a c ura de-
gli allievi Scuola M edia Don Bosco d1
Faenza (RA) L 100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cu,a di Rapeuo Umbeno e Vittorio, Acqui
Terme (AL) L 100.000
Borsa Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
bosco, In r1ngraziamento e Invocando
prot,wone. a cura di N.N.. Parma L.
100.000
B<><sa: Marla Auelllatrl ce e S. Giovanni
Bosco, m suffragio della Mamma Stuccn,
Mafia, a cura della figlia Giovanna L
100.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, In suffragio del
mieidefunti a delle anima del Purgatorio e
Invocando una graz,a. a c ura di Rubino
Antonella, Termlnl Imerese (PA), L.
100.000
Bora.a_; Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco. invocando protezione e suffragio
dei mie, de/unti. a cura di N.N.. Chieri (TO)
L 100.000
Boraa: Olvlna Provvidenza, a cu,a di Bo-
glione Francesco, Todno L. 90 000
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S.D. Savio, In ringrazlamento e in sulfra-
g10 del miei detunU, a cura di DI Bella Avv.
Giovanni MIiano L. 80.000
Borsa; S. Giovanni Bosco, per grazia rf..
cevuta. a cura d, Cubesta Giuseppe, Mes•
sina L 70.000
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nl, implorando grazie. a cura dI VIbem
Cerri, La Morra (CN) L. 65 000
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Giuseppina. RINO d• PUglia (BA) L. 60.000
Borsa: Maria Auslllalrlce e S. Giovann i
Bosco, Invocando protezrone su, figli, a
cura d1 Magnoni G.. Milano L. 60.000
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B0<sa: Maria Aualllatrlce, In suffragio del
nostn morri, a cura dI Spadollnl Emllla e
Renaio, S. Gennaro (LU)
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bosco, In
nngraziamento, a cura di Laz:z.arotto Gio-
vanna, Solagna (VI)
Borsa: Maria Aus111atrlce, ,n suHrag,o de,
mffJI datvnt1, a cura di Lanarotto Giovan-
na, Solagna (VI)
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Savio, implorando protaZ.Jone. a cura di
Fagetll Sperariza, s. Pielfo Dell'Olmo (Ml)
B0<sa: Maria Ausiliatrice e Santi Salesla•
nl. Invocando protez;one, a cura di Maria-
ni Margherita, Ascoll Piceno
Borsa: Maria Ausiliatrice e San ll Salesia-
ni. implorando protez,ane per la guang10-
ne di m,o marito, a cura di Ma1occo Ceslrs
,n Malano. Torino
Borsa: M aria Auslllalrlce e Santi $ale$la•
nl, m suffragio di Perucca Giovenale, a
cura della sorella Maria, Trinità (CN)
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bosco, in
suffragio della Mamma Maddalena, a cura
dei figli Giuseppe e Te1esa, Bra (CN)
Borsa: Jn memoria diAdele e Carta, a C1Jra
di N.N , Varese
Borsa: Don Bosco, Implorando pro1ezlo-
ne, a cura di C.A.. Castelnuovo D. Bosco
Borsa: Mons. Vincenzo ClmllHI, Implo-
rando la guarigione del fratello. a cura di
L Lasagna
Borsa: fn memoria della m,a ind1ment1ca-
blle Mamma. a cura di N N .. Pomno (TO)
Borsa: Maria Auslllalrlce e S. Giovanni
Bosco, Implorando protezrone, a cura di
Pagliano Giovanni, Moncalled, (TO)
B0<sa: Maria Auslllalrlce e S. Giovanni
Bosco, a cura dt Chiara Francesco, Torino
Bora.a: $. Domenico Savio, /mpforando
protezione-. -a cura dl Marras Gianni. TO
Borsa: M aria Ausiliatrice a S. G lov·an nl
Bosco, mvocando prorez,one, a cura di
N.N.. Cuneo
Élo,sa: Maria Ausiliatrice, S. Giovan ni
Bosco e S. Domenico Savio, per ottenere
grazie, a oure di leardi Adelina (Asti)
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, a cu,a d1 Guahn1 Clara. Torino
Bo, sa: M aria Ausiliatrice e S. Domenico
Savio, In suffragio do, nost,i dofunr/ o In-
vocando protezione, a cura dei fratelll
Ronco, Santena (TO)
Borsa: Don Flllwo Rlnaldl, per la sua
beatrllcaz,one, f)er grflzte ncevute, a cura
di Ferro Grasso Clemenhna, Calosso (AT)
Borsa, M aria Ausiliatrice, Santi Salesiani
e Giovanni XXIII, In ringraziamento e In·
vacando protezione. a cura di G.D.. Cara-
magna (CN)
B0<sa: Maria Ausiliatrice, In suffragio di
Mertinotti SIivana, a cura dei suol cari,
Torino
Bo,sa: S. Cuore di Gesù, Maria Auslllatrl•
ce e S. Giovan ni Bosco, a cura dt N N
Borsa: M ari• Auslllalrlc&, Don Bosco e
Don Rua, rn rmgrazlamento e Jnvocazlone
di grazie, a cura di LO T ., Testona (TO)
Borsa: M •la Auslllatrlce , Invocando la
guangione d'una nipotina, a cura di Bar-
zaghi Ernesta, Bareggio (Ml)
Borsa, Maria Auslllalrlce, r,ngrar,ando e
mvocando protez1Qne, a cura dei Conrugt
Revello, Torino
Borsa: S. Domenico Savio, ringraziando e
/f!vocando protezione, a cu,a di Parelio
Elisa, Torino
Borsa~Don Pietro Ricaldone, con ricono-
scenza. a cura di Faes Alessandro. (VI)
Bo,sa: Maria Auslllalrlce e S. Giovanni
Bosco, 1n suffragio di Nicolò, V/IIOflB,
G,ovanm e zra Rosma. a cura dt MatZza
Rosi na Monopolo (BA)
Bo,$ll; M aria Auslllalrlce e S. Domenico
Savio, ringraziando e mvocando protez,a-
ne, a cura di Campana Angelo. Peve,agno
(CN)
Borsa: In surrregio di mio manto Angelo, a
cura di Marguelll Ermmia. Serone di c;.,o
(SO)
Bo,sa: M111la Ausiliatrice, S. Giovanni
Bosco e S. Domenico Savio, nngraz,ando
e invocando protez,one, a cura d1 F M
Torino
Bo,sa: Maria Ausiliatrice e Beato Don
Rua, implorando una grande grazia, a cu-
ra di Puccl Rosy, Firenze
Borsa; In memoriB e suflr11g10 di Monfer,m
Angelo e defunti della famiglia, a cura
della mamma e dena zia, Baveno (NO)
Bo,aa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
8o1co, invocando aiuto nella necess,rà, a
cura dl N.N.S.
Borsa: Don Domsnfco Ercohnl, a cu,a di
N N., San Cataldo (CL)
Bo,sa: M aria Auslllatrlce e Don Bosco,
Invocando protez10ne sulla famlglla, a cu•
radi Chlaravalll Mario, Induno Olona (VA)
Bofla: Maria Ausiliatrice , a cura di N.N .
Bono(SS)
Borsa: Maria Auolllalrlce e S. G iovanni
Bosco, fn ncon0$Cenza e Invocando pro-
tezione su, nipoti. a cura di Fontana Ter&-
slIa, Modena
Borsa: S. Domenk:o Savio, in ringrazia~
mento p,,rla nascita delpfccoloAntonlo. a
cura di Mastriani F'iglloilno Angela, Napoli
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4.6 Page 36

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o
e
!
SpediL In abbon. postale - GNppo 2° (70) - 16 quindicina
AWISO PER IL
PORTALETTERE
In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
TOR IN O
CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
Mosè narra ai bimbi di oggi la storia più bella
e più antica del mondo: la creazione , Adamo
ed Eva. Abramo e Isacco, il lungo viaggio
del popolo d'Israele verso la Terra Promessa.
La narrazione, illustrata da delicati disegni
a colori. sì sviluppa come una piacevolissima
fiaba, consentendo ai piccoli lettori una immediata
interpretazione del m essaggio divino.
È un'opera stupenda, che affascinerà
grandi e piccini.
L. 8 .000
11 & E l SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE