Bollettino_Salesiano_198812


Bollettino_Salesiano_198812

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2 I LUGUO 1988
an Rivista fondata da san Giovanni Bosço nel 1
Quindicinale di Informazione e cullura religiosa edito dal-
la Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Roma-
Aurelio - Tel. 06/69.31.341.
Con1o corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redaziona: Giuliana Accornero - Marco Bongloannl -
Plerdante Giordano - Gaetano Nanetti - Angelo Paohu:I -
Cosimo Sameraro.
Collaboratori: Nino Barraco - Sergio Centofantl - Paolo
del Vaglio - Umberto De Vanna - ~onice Ferrarl - Maria
Galluzzo - Maurizio Niella - SIivano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Fotocompoalzlone, spedizione: Stabilimento Grafico
SEI - Torino
Stampa.: ILTE - Torino
Reglstrazlone: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto ago-
sto) per tutti.
Il 15 dal mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazlona: La Dìrezlone Invita a mandare notizie
e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'Impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di matt mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rlnaldlnl) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lin-
gue diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) In:
Antille (a Santo Domingo) - Argentina Australia
Austria - Belgio (In fiammingo) - Bolivia • Brasile Ca-
nada - Centro America (in Guatemala) - CIie Cina (a
Hong Kong) - Colombia • Ecuador Flllpplna Fran-
cia • Garmanla - Giappone India On inglese, malaya•
1am, tamil e telugu) - Irlanda e Gran Bretagna Italia
- Jugoslavia (In croato e In sloveno) - Korea del Sud
- Lituania (edlto a Roma) Malta Messico Olanda
- Paraguay - Perù - Polonia Portogallo Spagna
Stati Uniti Thailandia Uruguay Venezuela Zaire
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede.
Copie arretrata o di propaganda: a richiesta, nel limiti
del possibile,
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vec•
Chio.
SOMMARIO
3 CRONACHE SALESIANE
8 CRONACHE DEL CENTENARIO
lo sono qui a ringraziarvi•
servizio redazionale
10 Tremila penna nere a Valdocco
servizio redazionale
14 Il grande cuore dal giovani messicani batte
per Don Bosco
servizio redazionale
18 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Più vicini le Istituzioni e coloro che hanno
fatto una soelta di solidarietà
di Gaetano Nanetti
21 EDITORIA
Senza confini la presenza di Don Bosco nel
mondo
23 VITA ECCLESIALE
Catechisti per una Chiesa missionaria
di Giuseppe Costa
27 PROBLEMI EDUCATIVI
Nell'educazlone del figli sono moltl I geni-
tori a rischio
dlG.N.
30 STORIA SALESIANA
L 'avventura umana e salesiana In settemi-
la pezzi
di Cecilia Narduzzl
35 PROBLEMI EDUCATIVI
Non solo violenza verso I bambini ma an-
che tanti gesti d'amore
servizio redazionale
37 STORIA SALESIANA
A cent'anni dall'ultimo contratto che portò
I ffgll di Don Bosco In Ecuador
di Giovanni Barroero
RUBRICHE
Plgy di Del Vaglio, 6 - Cerchiamo di capire, 5 - I no-
stri Santi, 41 - I nostri Morti, 42 - Solidarietà, 43.
1 Luglio 1968
Anno 112
Numero 12
In copertina:
Giovane messicana
allo stadio
cli Que,.taro
(servizio a pag. 14}

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- - - - - - - - - - -yl
I LUGLIO 1988 3
ITALIA
Convegno su Informatica e
Gestione deU'Azienda Agraria
a Lombriasco
Agricoltura in Bit è lo slogan alla cui
insegna si è svolto il convegno su
Informatica e Gestione dell'Azienda
Agraria.
Una formula breve che però immette
in quella corrente che oggi attira
immediatamente l'attenzione di tutti.
È lo sforzo che la Scuola Agraria
Salesiana di Lombriasco ha sostenuto
per sottolineare da un punto di vista
culturale la celebrazione dell'anno
centenario della morte di Don Bosco.
Un'iniziativa che si inserisce nella più
genuina tradizione della Scuola che nei
primi anni della sua presenza a
Lombriasco, aveva istituito cattedre
ambulanti dì agricoltura per
volgarizzare le tecniche e gli interventi
più opportuni nella coltivazione dei
campi. Se nel 1913 il progresso
coincideva nelle nuove forme di
a1revamento del baco da seta, nelle
molte varietà di grano da seminare o
nelle più avanzate pratiche colturali,
oggi lo stesso progresso porta il nome
di Informatica.
E questa scienza sta bussando alla
porta dell'Agricoltura con insistenza
essendo questo un campo da lei non
ancora esplorato e per molti aspetti
ancora vergine.
Così sono stati presentati problemi e
realizzazioni inerenti al mondo rurale,
in cui il computer può venire incontro
e dare una mano a migliorare tempi di
intervento, a suggerire soluzioni più
aggiornate, ad immagazzinare dati che
comunque diventano indispensabili per
una gestione razionale ed
economicamente valida dell'azienda
agraria.
li pubblico presente al convegno è
stato un pubblico essenzialmente
giovane adeguato all'età del tema
prescelto, per lo più abituato a
maneggiare tastiere e stampanti e che
per anni ha già familiarizzato con
monitors a colori o semplicemente a
tonalità diverse di verde od ocra
brillante.
Questo convegno ha rappresentato il
frutto di dieci anni di studio
appassionato e di sforzi generosi che
la nostra Scuola ha compiuto
credendo fermamente in questa nuova
possibilità che la scienza offre e che
già ha invaso il mercato mondiale.
La presenza di uomini di spicco del
mondo politico, del mondo del lavoro,
della scuola, della finanza ha impresso
alla manifestazione un carattere di
grande serietà ed impegno e
l'apprezzamento che si è potuto
raccogliere da chi era addentro alle
«segrete cose» ha ripagato
ampiamente il molto lavoro che allievi
ed insegnanti hanno compiuto per
presentarsi al mondo rurale con quella
attrattiva e capacità d'aggancio tipica
di ogni attività salesiana. .
Il convegno ha potuto accogliere allo
stesso tavolo il professore di
Università con tutto il peso della sua
preparazione culturale e competenza,
il tecnico che ha elaborato dati da lui
raccolti e che si è inserito in un
progetto nazionale ed europeo,
l'allievo che ha costruito con fatica,
ma con l'entusiasmo del neofita il suo
programma, collocandosi nella scia di
coloro che hanno voglia di camminare
con i tempi accelerando il passo e
senza farsi venire il fiatone.
A chiusura dei lavori la visita agli
stands allestiti dai ragazzi, nei quali
ciascuno faceva bella mostra della sua
padronanza del computer e dell'uso
dei fogli elettronici, ha conferito
maggior sicurezza a quanto i relatori
avevano esposto in sala ed ha dato
conferma che il giovane è destinatario
e protagonista allo stesso tempo della
nostra attività scolastica.
D. Genesio Tarasco
Si incontrano a Torino i
familiari dei missionari
Anche quest'anno, come oramai di
tradizione, si è celebrato a Valdocco,
la domenica 20 marzo, la Giornata
Missionaria Salesiana, con la gradita
presenza dei Familiari dei confratelli
missionari del!'lspettoria Subalpina
(circa un centinaio sparsi nel Terzo
Mondo) intervenuti in buon numero.
Essi, nel ricordo dei loro congiunti in
terra di missione, hanno manifestato
la gioia e la riconoscenza per questa
simpatica iniziativa, che loro
l'opportunità per tanti ricordi e per la
reciproca conoscenza.
Durante la Concelebrazione
Eucaristica nella Chiesa di
S. Francesco di Sales, il Sig. Ispettore
Don Luigi Testa, ha espresso tutta la
gratitudine che l' lspettoria Subalpina
sente nei confronti di tanti confratelli
partiti per le Missioni.

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ITALIA
A Sesto continua l' hobby
deJla ricerca
I
Nella foto:
Gruppo di familiari del
mlulonarl salealanl a
Torino
Ai convenuti, durante il cordiale
incontro conviviale, fu dato in
omaggio il volume «Don Bosco uomo
e santo», accompagnato da altri
oggetti-ricordo cli Don Bosco.
Dopo il momento del gruppo
fotografico, fu proiettato il nuovo
documentario della Scuola di
Applicazioni Fotografiche di
Valdocco, <<Giovanni, il ragazzo del
sogno>), che presentava i dieci anni di
vita del giovane Giovanni Bosco a
Chieri, coronali dalla vestizione
clericale. La proiezione è riuscita di
gradimento, suscitando ammirazione e
commozione aì presenti.
Col saluto augurale del Sig. lspeuore,
la Giornata si è conclusa, tra la
soddisfazione di tutti per questo
incontro, nella Casa Madre, da cui
sono partiti per le Missioni tanti
Salesiani.
Baracca Giuseppe
difficoltà in cui versano i Paesi del
Centro America biografie cli Don
Bosco sono state distribuite un po' in
tutti gli ambienti. Particolarmente
gradito questo dono è stato presso i
carcerati del Penitenziario di Santa
Ana. Qui i carcerati hanno ricevuto il
libro dal suggestivo titolo «Te espero
en el paraiso» con grande gioia dopo
una settimana di preparazione e la
celebrazione il 3 marzo 1988 di una
Eucarestia.
Per questi carcerati - ha detto il
salesiano toro cappellano don Antonio
Guevara - la maggior parte giovani,
è stata una gran bella festa>).
I
Nella foto:
La consegna della vita
di Don Bosco.
È un vero carcere!
Sesto San Giovanni. Ormai è diventata
una tradizione, una specie di sodalizio
tra allievi, professori e il palco dei
vincitori dei concorsi scientifici
italiani. La scuola salesiana di Sesto
San Giovanni ha aggiunto un'altra
gemma alla corona di «più premiata
d'Italia». L'ennesimo alloro glielo ha
fatto conquistare l'«en plein>► alla
ventesima edizione del concorso
« PhiUps» per giovani ricercatori, che
si conclude oggi pomeriggio al Museo
della Scienza e della Tecnica con la
premiazione dei vincitori.
L'istituto di viale Matteotti si era
presentato con due lavori, e se li è
visti riconoscere entrambi dalla giuria
di esperti. Premiali Tiziano Fossati, lo
studente che ha presentato ,<il
pirografo a circuito elettronico», in
collaborazione con i Centri Salesiani
di Milano e Arese, uno strumento che
permette di incidere nel legno) e
premiato il professor Eliseo Negrisolo,
con il suo prototipo di «meccanismo a
moto alternativo ad azionamento
pneumatico».
La scuota salesiana non è nuova ad
affermazioni di questo tipo. l concorsi
vinti sono stati a decine: da trent'anni
sono il coronamento della presenza
dell'istituto cattolico nei più svariati
settori della ricerca, dalla fisica alle
EL SALVADOR
«Don Bosco» in carcere
Le celebrazioni centenarie sono una
o uima occasione per divulgare la
conoscenza della vita di Don Bosco
dappertutto.
In Salvador nonostante le ben note

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- - - - - - - - - -#1-
r LUGLIO 1968 · 5
erchiamo di capire
AMARLI PRIMA
I
Nella foto:
I di.:a vincitori Donaddu (a sin.) e
Fossati (a de•tra)
scienze naturaJi, fino alla farmacologia
e all'elettronica. Alla « Philips» questo
è il «settimo anno», per niente
sfortunato, come vorrebbero i
superstiziosi.
Del resto, altre numerose scuole
salesiane (Brescia, Milano,
Sampierdarena, Verona) hanno
condiviso pienamente le finalità del
concorso, perché <<suscitano nei
giovani interessi scientifici e
naturalistici>>, portano
aU'«acquisizione d'un meLOdo di
lavoro» e valorizzano le migliori doti
«di mente e di cuore degli allievi».
Questa doppietta farebbe felice Don
Bosco. È uno dei modi con cui la
scuola ha celebrato il centenario della
morte del prete di Valdocco,
l'apostolo del mondo giovanile, il
fondatore delle scuole per Arti e
Mestieri, cioè dei futuri istituti
professionaJi (fu lui a far stendere i
primi contratti di lavoro per i suoi
assistiti).
Uno dei più attivi professori della
scuola è certamente don Tarcisio
Meroni, docente di scienze con quasi
cinquant'anni di insegnamento alle
spalle, di cui oltre trenta presso i
Salesiani. «Ci è stato rivolto l'invito a
fare qualche cosa per onorare Don
Bosco - spiega -. E cosi abbiamo
pensato di presentare al concorso
L 'assessore all'istruzione dello stato di New York progetta di allestire al-
l'ingresso di ogni scuola pubblica (sono quasi mìlle) un «metal detector»,
cioè uno di quegli apparecchi che permeuono di svelare la presenza di oggetti
di metallo, in particolare le armi. La decisione è motivata dall'aumento di
criminalità che si sviluppa fra gli studenti della metropoli americana (rva an-
che in altre citlà la situazione è analoga), in una spirale di violenza che - a
titolo di esempio - nel l 987 ha fallo registrare il ferimento, con armi o a
percosse, di 1.400 alunni e l'assassinio di tre di essi.
I tossicodipendenti newyorchesi souo i 16 anni raggiungono la cifra, che
fa venire i brividi, di circa centomila, 1.052 l'anno scorso sono stati arrestati.
Numeri assoluti e percentuali sono destinati ad aumentare, anche perché nel-
le scuole si spaccia ormai droga con un'organizzazione che utilizza persino le
radio portatili e che si fa spazio, oltre che con le armi, con le minacce contro
gli stessi professori.
Non bisogna illudersi: come «la moneta cauiva scaccia la buona)) - se-
condo una collaudata legge economica - , cosl il modello negativo si sovrap-
e pone per lo più a quello positivo. ciò che accade oggi a New York o a Lon-
dra avviene anche, con proporzioni e caratteristiche diverse, anche a Milano,
a Parigi, a Berlino e addirittura a Mosca; e dovunque è destinato ad esten-
dersi. I rimedi che si attuano sono, quindi, repressivi. La società si dlfende;
come al solito punendo i «devianti» che essa stessa e la sua logica hanno ge-
nerato. Evitando di ricercare le vere cause, essenzialmente la mancanza di
amore verso il prossimo, e quel prossimo più indifeso che è il fanciullo.
Qui, ancora una volta, risalta tutta l'umana saggezza del «sistema preven-
tivo» di Don Bosco. Amarli primo, i giovani, non punirli dopo. Indurli a
non far uso deglì strumenti della violenza, piuttosto che doverli rieducare a
civili costumi. Ma ciò comporta una disponibilità totale a morire per lo ro: un
messaggio difficilmente ricevuto dal diffuso egoismo odierno. Perciò gli
adulti spacciano per libertà una serie di segnali negativi e di pulsioni istintuali
che privilegiano i non valori: il potere, il successo, l'appagamento sensuale.
È del tutto logico che si ritrovino alla fine con una generazione dì drogati.
Cerchiamo di capire che nessuno può «chiamarsi fuori» da una situazione
del genere, e arren"ersi, come sembra sia disponibile a fare una parte dell'o-
pinione pubblica statunitense. Tanto meno lo deve il cristiano: io, tu, lui.
Tante indulgenze che ci concediamo, tante accidie che ci permettiamo, e ma-
gari tanti rigori che pretendiamo dagli altri senza un corredo di carità e mise-
ricordia, lllllO questo non favorirà un metodo preventivo di educazione dei
ragazzi se, ben saldi nei principi della fede, non disarmeremo la violenza de-
gli spiriti con la forza dello spirito invece che con il carcere per minorenni.
Angelo Paoluzl
«Pbilips» un apparecchio didattico,
ideato e realizzato nei nostri laboratori
di elettronica ed elettrotecnica, che
trova largo impiego nei cent ri
ricreativi, nelle scuole e in altri
ambienti, preferito ad altri più
tradizionali e di fabbricazione
straniera».
Don Tarcisi~ da anni continua a
promuovere opere e progetti di questo
genere. Proprio graz.ie alla sua
instancabile e fortunata allività è stato
soprannominato «il mago dei
concorsi». E i suoi <tappreadisti
s tregoni», vale a dire i suoi studenti,
continuano a guadagnare fama e
onori. Anche Tiziano Fossati è stato
incoraggiato nel presentare il suo
lavoro da don Tarcisio. Il principio su
cui si basa il «pirografo» è
relativamente semplice: riscaldare con
la corrente elettrica una punta
metallica e ripassare un disegno già
ricalcato su una tavolella.
Il secondo vincitore, il professor
Negrisolo, è un salesiano laico,

1.6 Page 6

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resp0nsabiJe del laboratorio di
meccanica, frequentato da circa 200
allievi. La giuria lo ha premiato per
« aver sensibilizzato e valorizzato gli
interessi scientifici e professionali dei
giovani apprendisti».
Fuori dalla scuola è rimasto ancora
attaccato un manifesto della famiglia
salesiana di Milano per il centenario di
Don Bosco. Sotto il ritratto del santo
è scriuo: «Educare è cosa del cuore,
Educare è costruire il futuro».
Francesco Anfossi
U na catena di solidarietà
da Tombolo all'India
Tombolo (Padova) - Ancora una
volta, la domenica dopo Pasqua, il
salesiano P. Anti:mio AJessi, da ,63
anni missionario in India, ha
vivamente desiderato incomrare la
comunità di Tombolo. Voleva rivedere
i suoi «amati» tombolani che; in
questi anni, l'hanno aiutato con tanta
generosità a realizzare il primo
padiglione del «Villaggio•
Risurrezione» pe.r i «fratelli lebbrosi»
alla periferia di Bombay, a Veholi.
«Sono venuto a ringraziarvi
personalmente, disse P. Alessi durante
la concelebrazione eucaristica,
solennizzata dalla Schola Cantorum,
perché voi mi siete stati vicini nei
momenti più difficili ed ora lo siete
ogni giorno con la preghiera e con i
mezzi necessari per sfamare centinaia
di creature, affidate ai Salesiani di
Don Bosco. A me si uniscono
P. Maschio e le Suore del Sorriso».
Gli abbiamo chiesto perché
sull'entrata deJ padiglione sia scriuo:
«TOMBOLO-PIUS X».
« Intanto perché é il segno
dell'impegno missionario di tuua la
comunità; e poi dire Tombolo é
richiamare Pio X, il quale, proprio
130 anni fa, nel 1858, come sacerdote
novello, Don Giuseppe Sarto
incominciava qui il suo apostolato...
Quindi: "Tombolo-Pio X" é un
binomio di grazia».
È seguita poi l'agape fraterna e
P . Alessi, tra la commozione e la gioia
di tutti, ripeteva: «Noi non vi
dimenticheremo mai: siamo proprio
diventati un'unica famiglia: nella
carità di Cristo e nel nome di Don
Bosco».
BELGIO
E per Don Bosco
teatro per tutti
La comunità educativa salesiana
dell'internato di Wijnegem in Belgio
animata dalle Figlie di Maria
Ausiliatrice per commemorare Don
Bosco ha ideato un grande gioco-
teatro coinvolgendo ben 150 bambini
che per più volte hanno fatto
conoscere ad un vasto pubblico la
figura del Santo piemontese. Al centro
del lavoro fatto di testi, ritmi, canti e
movimenti le Suore belghe hanno
messo il Sogno dei 9 anni.
II'
ll
I Nella foto:
Una Immagine della
rappresentulone.

1.7 Page 7

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- - - - - - - - - - -#1-
I LUGLIO 1988 7
CILE
Don Bosco
celebrato sulle Ande
Un centinaio di giovani (65
dell'fspettoria salesiana del Cile e 30
dell' lspettoria salesiana argemina di
Cordova) si sono riuniti a Las Cuevas
sulle Ande per un incontro di pace e
I
Nelle foto:
Alcune Immagini
dell 'Incon t r o.
per condi videre una esperienza
saJesiana. Presenti don Rugo
Strahburger, vicario dell'ispettoria
cilena e i coordinatori ispettoriaJi don
Silvio Bardini per l'Argentina e don
Daniel Lescot per il Cile, i giovani non
soltanto hanno voluto celebrare il
centenario di Don Bosco ma hanno
voluto ricordare il particolare rapporto
che il Santo ebbe con queste terre. Si
pensi, ad esempio, ai suoi sogni.
Il programma della giornata, il 30
gennaio 1988, ha visto uno scambio di
saJuti con bandiere fra i due gruppi
all'ombra del Cristo «Redentor de los
Andes» e un dibattito a partire dai
seguenti interrogativi: Chi è Don
Bosco per me? Cosa ammiro
maggiormente in lui? Cosa dice oggi a
noi questo centenario?».
Celebrata poi una Eucarestia nella
cappella Virgen del Carmen patrona
del Cile e deU'Argentina i giovani
hanno voluto inviare un messaggio ai
loro colleghi delle altre nazioni.
Nel messaggio i giovani delle
organizzazioni salesiane del Cile e
dell'Argentina ricordano che al centro
di ogni pace e di ogni speranza c'è il
Cristo «certeza de la vida» e il Cristo
«que libera>>.
ITALIA
Un film per conoscere
i giovani
li TGS Veneto guidato da don Dino
Berto con il finanziamento della
Regione Veneto e la collaborazione
deJl'ENARS ACLI del Veneto ha
preparato un documentario dedicato
alla questione giovanile dal titolo:
«Giovani: proposta o problema?».
[I film è nato come «strumento di
lavoro». Non pretende quindi né di
raccomare chi sono i giovani in
Veneto, né di fornire una lettura
esauriente del loro universo culturale.
Ciò che si vede è da interpretare come
«espressione emblematica» e forse
addirittura come semplice pretesto
iconografico per stimolare invece una
riflessione sul delicato rapporto
giovani/società adulta.
[I taglio di tutto il racconto è centralo
sulla «normalità» dei modi di vivere
giovanili. Non si fanno concessioni di
facili luoghi comuni, che tendono a
leggere la realtà giovanile o in termini
problematici o in termini consolatori.
Questo non significa che non si faccia
cenno alle questioni giovanili più
drammatiche come quelle della droga,
dell'emarginazione, della devianza in
genere. li film, però, vuole portare
l'attenzione degli spettatori sul giovane
di tulli i giorni, che vive in casa, va a
scuola, cerca lavoro o lavora, pensa a
se stesso oppure si lascia vivere,
protesta o fa il conformista.
Il «quotidiano» del resto risulta essere
la dimensione spazio-temporale più
diffusa tra i giovani, come emerge da
un'inchiesta, promossa dalla Regione
Veneto, i cui primi risultati sono
commentali, proprio nel film, dal
sociologo Silvio Scanagatta.
I nodi narrativi del documentario
sono tre:
- quello che i giovani dicono di se
stessi. Le interviste non sono
estemporanee preparate. Agli
intervistati è stato chiesto di riflettere
un momento e di rispondere
liberamente ad una sola domanda:
«Che cosa vuol dire, per te, essere
giovani oggi?».
- quello che gli adulti dicono dei
giovani e quello che fanno per loro,
con particolare riferimento alla scuota
e al lavoro.
- quello che i giovani hanno
elaborato auwnomameme, in termini
economici e in termini culturali, nel
tentativo di trovare un posto nella
società in cui vivono. Sono esperienze
giovanili significative, anche perché
finalizzate spesso a trovare delle
soluzioni ai problemi più drammatici
della condizione giovanile (handicap,
emarginazione, droga, delinquenza,
ecc.).

1.8 Page 8

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8 r LUGLIO 1988
cc lo soNo QUI
A RINGRAZIARVI»
Il Presidente della
Repubblica italiana in
visita a Valdocco.
In occasione della visita
ufficiale che il Presidente della Re-
pubblica on.le Francesco Cossiga
ha fatto alla citlà di Torino il 21
aprile u.s., il Capo dello Stato ha
voluto privatamente incontrarsi con
i Salesiani, visitare Valdocco e pre-
gare nella Basilica di Maria Ausilia-
trice. r Salesiani l'hanno accolto
c:on simpatia e tanta cordialità.
«Signor Presidente - ha detto
fra l'altro, dandogli il benvenuto,
don Gaetano Scrivo vicario genera-
le del Reuor Maggiore - tra i tanti
pellegrini che giungono a rendere
onore a San Giovanni Bosco, nel-
1'anno centenario della sua morte
qui a Valdocco, la Lerra delle origini
salesiane, siaroo felici di accogliere
il Presidente della Repubblica come
rappresentante di lutto il popolo
italiano. In questa Casa, la prima
da lui costruita, Don Bosco realizzò
quella scelta preferenziale giovanile
e popolare che avrebbe costituito il
programma fondamentale della sua
vita: immettere nella società, in
tempi di notevoli cambiamenti, una
gioventù preparata professional-
mente, moralmente e religiosamen-
te, per collaborare aJ bene di tutti;
fare dei giovani - come diceva il
Santo - bravi cristiani e onesti cit-
tadini».
Al termine della visita -il Presiden-
te ha rivolto, improvvisandole, al-
cune parole che riportiamo come da
nostra registrazione.
Cari Fratelli, care Sorelle e cari Giovani:
questo mio dire non era previsto, ma io non ho saputo
resistere. Dicono che gli uomini politici non sappiano resistere alla
domanda di dire due parole, ma questa volta proprio non so resi-
stere ad un impeto del cuore, trovandomi di fronte ad un'assem-
blea cosi ampia di giovani, nel cui volto vedo la serenità, la com-
postezza, l'impegno per una vita personale e una vira collettiva
migliore.
La mia presen1,a qui, dove Don Bosco visse, dove Don Bosco
mori,~ non solo un atto di personale pietà e di individualefede re-
ligiosa: credo che possa essere, nel rispello del credo e dell'ideolo-
gia di tu/li i componenti della Comunitd Na1,ionale, un doveroso,
anche se modesto, ringra1.iomento per ciò che Don Giovanni Bo-
sco ha significato per la vita sociale e civile della nostra Patria; per
il contributo che egli ha dato a far sì che il nostro Paese sia quello
che ~: cioè un grande Paese.
Do11 Giovanni Bosco prese ispirazione e volle intitolare la sua
opera ad un altro grande santo e/re, possiamo dire, era stato iJ1
una cerro misura suo concittadino, perché era di una contrada che.
allora faceva corpo tutt'uno con il Piemonte, con la Liguria, con
la Valle d'Aosta e con la Sardegna e la Savoia: San Francesco di
Sales, il quale fu il primo che ritenne che la via di perfezione cri-
stiana non dovesse essere una via riservata ai pochi i quali si dedi-
cavano, come si soleva dire, al servizio esclusivo di Dio, ma fosse
un messaggio che doveva rivolgersi ad ogni crisliano.
Egli fu l'ini1,iatore di quell'Umanesim'! d~v'!to, cioè di que(la
offerta di santltà ad ogni uomo, ad ogni cnsllano che Don Gio-
vanni Bosco ha poi trasformato i11 un messaggio di amore, in un
messaggio di progresso, in un messaggio di una grandissima carità
sociale. Don Giovanni Bosco seppe imporsi al suo tempo ai cre-
denti e ai non credenti, dimostrando qualefosse ilfrutto della sua
personale carità per coloro che egli aveva conquistato al suo ideale
educativo.
Egli volle che la sua opera fosse un 'opera di rieducazione e
un 'opera di educa'l.ione popolare.
Rimane come un mandato preciso del vostro Fondatore, quello
di operare perfar diventare ciascuno di voi 1111 buon cristiano e un
buon cittadino.
Per quanto Don Giovanni Bosco ha fatto per far si che l'Italia
abbia avuto e possa ancora avere tanti buoni cittadini, io sono qui
a ringra'l,iarvi.

1.9 Page 9

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~ronache_
ae/C;7entenario
I LUGLIO 1988 9
I
Alcunl momenti della visita di Francesco Cossiga a Valdocco. A sinistra mentre riceve la
medaglia ricordo da dqn Gaetano Scrivo, Vicario generale del Rettor Maggiore; sopra,
l'arrivo con le autorità locali e, sotto, In raccoglimento davanti all'altare di Don Bosco

1.10 Page 10

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10 · I LUGLIO ISBB
TREMILA
A
PENNE NERE
VALDOCCO
L'omaggio a Don Bosco
degli Alpini ex allievi tra
commozione e
partecipazione.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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f::ronache _
aelf;éntenario
r LUGLIO 1988 11
L'annuale Adunata Na-
zionale Alpini ha avuto quest'anno
un imermezzo interamente salesia-
no. La manifestazione che ha visto
la partecipazione di oltre trecento-
rrula penne nere si è svolta a Torino
il 14 e il 15 maggio 1988. Ne hanno
approfittato gli ex alJievi che per la
mattina di sabato 14 maggio hanno
convocato a Valdocco quanti, fra
gli alpini, hanno conosciuto l'espc-
rienz.a di una casa salesiana.
Precedentemente la stessa sezione
dì Torino aveva fatto pervenire il
seguente comunicato.
«Nell'anno del Centenario della
Morte di San Giovanru Bosco avver-
rà io Torino il 14-J 5 maggio I' Adu-
nata Nazionale degli Alpini.
Quale migliore occasione il ritro-
varsi di tutti gli ex allievi che hanno
servito la Patria portando la presti-
giosa Penna Nera? L'appuntamen-
to è di rigore, sono invitati i fami-
gliari e gLi Amici.
Un legame morale ci unisce come
ex allievi e come Alpiru al Santuario
di Maria Ausiliatrice: infatti la Ba-
silica in Valdocco (Vallis Occiso-
rum) è stata voluta da Don Bosco
sul luogo esatto dove alla fine del
285 d.C. morirono i Martiri di Tori-
no: i Capitani Solutore, Avventore
e Ottavio sepolti nella Cripta della
Basilica. Erano UfficiaH di San
Maurizio, Patrono degli Alpini,
Comandante della Legione Tebea
ucciso per la sua Fede il 22 settem-
bre 285 d.C. ad Agauno nelle Alpi
del Vallese, le sue Spoglie mortali
I
Don Viganò distribuisce la
Comunione agli alpini intervenuti
alla celebrazione nella Basifica di
Maria Auslllatrice
furono portate attraverso il Valico
del Gran S. Bernardo a Torino il J5
gennafo 1591 dal Duca Carlo Ema-
nuele I quando doveue cedere il
Va11ese. Nacque allora l'Ordine di
S. Maurizio e Lazzaro; in seguito gli
Alpini lo designarono loro Patrono.
Questa piccola parentesi storica
ci fa sentire ancor più vicini al no-
stro Grande Santo».
Sin dalle prime ore del mattino,
anche se disturbati da una impieto-
sa quanto imprevedibile pioggia,
quasi per ubbidire ad un richiamo
del cuore, almeno tremila alpini ex
allievi sono giunti nel cortile d i Va1-
docco per quindi concentrarsi nella
Basilica di Maria Ausiliatrice dove
il Rettor Maggiore don Eginio Viga-
nò ha presieduto l'Eucarestia.
Assislere all'ingresso di una fan-
fara la « Montenero» della Sezione

2.2 Page 12

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f:lronache __________________
-aelC;'e,itenario
12 I LUGLIO 1988
I Don Viganò circondato dagli
alplnl ex allievi e sotto l'uscita
dalla B11&lllca del labaro della
sezione di Torino
ANA di Torino, in Basilica è certa-
mente un fatto eccezionale.
Cosi come eccezionale è risullata
l' intera celebrazione fra i canti ese-
guiti dal Coro Santin, l 'offerta di
doni particolari, il ricordo degli Al-
pini caduti, la parola del Rettor
Maggio re, i confessionali affollati,
l' uscita fra gli applausi dalla C hie-
sa. Fra i doni che gli Alpini hanno
portalo all'altare al momento del-
l'offertorio, alcuni hanno avuto un
significato panicolarissimo come il
cappello del generale Mattlo Barto-
lomeo Marco, penna bianca della
divisione Ju1ia donato al Museo del
Santuario o la corda è la piccozza
nel ricordo di Pio Xl, il papa di
Don Bosco, che ricevendo un grup-
po di guide alpine e regalando loro
una medaglia del Santo disse: «Non
è a caso che io vi do questo ri-
cordo».
« Don Bosco fu in effetti una gui-
da spirituale; possa egli vegliare so-
pra di voi e proteggervi nelle ore più
dure della vita! Che egli vi faccia
ascendere le più alte cime della san-
tità, con quello stesso passo sicuro e
viuorioso, con cui voi conquistate
le cime delle vostre montagne!».
L 'ome lia del Rettor Maggiore ha
messo in evidenza la dimensione
fortemente umana del carisma sale-
siano che sa apprezzare tuuo ciò
c he di bello e di buono si trova nel-
l'uomo e sa radicarsi nei valori più
genuini del popolo.
Don Viganò ha anche ricordato i
numerosi ex a llievi caduti per la Pa-
tria; ha anche ricordato il salesiano
don Oberto medaglia d'oro morto
in Russia. Grande soddisfazione ov-
viamente tra gli Alpini intervenuti
fra i quali abbiamo notato il genera-
le Poli, oggi senatore, ex allievo di
Torino-Valsalice e il capitano medi-
co Reginato, una delle tre medaglie
d'oro viventi reduce dalla Russia.
Trevigiano, 75 anni, il Capitano
ricorda:
« Prigioniero sul Don e poi an-
ch'io 12 anni di concentramento co-
me il cappellano don Brevi, dove
curavo i miei compagni , nonostante
mille difficoltà e problemi ».
Ha voluto essere presente a Tori-
no a lui particolarmente cara: «Qui
ho studiato dai Salesiani e questo è
per me anche una sorta di pellegri-
naggio nella città di Don Bosco, che
quest'anno viene ricordato nel cen-
tenario della morte>>.
O

2.3 Page 13

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- - - - -- - - ---5'1-
I LUGLIO 1988 · 13
.
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ICOGNOME
NOME
I
CITTÀ
CAP

2.4 Page 14

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Il Rettor Maggiore in
visita alla Famiglia
Salesiana del Messico
dopo aver incontrato
quella del Panama.
Dal 28 aprile al 9 mag-
gio scorso il Retto.r Maggiore ha vi-
sitato la Famiglia salesiana del Pa-
nama e del Messico. Sono state
giornate vissute alJ'insegna delle ce-
lebrazioni centenarie e con risvolti
diversi dal momento che il Panama
proprio in quei giorni ba vissuto
giornate di tensione sociale.
La visita in Panama pur non
avendo consentito l'incontro con
grandi masse - la situazione politi-
ca era di estrema tensione - si è ri-
velata sin dal suo inizio al Tempio
dedicato a Don Bosco il 28 aprile un
efficace gesto di solidarietà per una
comunità sofferente.
La visita ha avuto momenti di
forte partecipazione e la Messa cele-
brata da don Viganò nel Tempio

2.5 Page 15

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---~-
I LUGLIO 1988 15
Per le piazze
di Querètaro
dove è più intensa la devozione a1
Santo è stata un eloquente testimo-
nianza. AJ termine di essa l'arcive-
scovo delta città monsignor Mc
Orath ha dichiarato al Rettor Mag-
giore: «Nell'anno più difficile della
nostra storia abbiamo avuto il dono
dell'anno mariano, dell'anno cente-
nario della morte di Don Bosco e la
visita del suo successore. Questo è
un segno della protezione di Dio».
Anche la giornata del 30 aprile
viene dedicata all'incontro con Sa-
lesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice;
nonostante la situazione sociale qui
si pensa al futuro: prima di partire
l'arcivescovo porta il Rettor Mag-
giore a visitare il « barrio Don Bo-
sco» dove intende affidare una par-
rocchia ai Salesiani.
La visita in Messico ha inizio nel
pomeriggio del 30 aprile ed ha come
luogo di partenza Querètaro, città
d'origine coloniale dalle splendide
piazze e distante appena duecento
chilometri da Città del Messico.
È governata da un exallievo che
con il suo interessamento ha reso
possibile tante cose impossibili: si
chiama Mariano Palacios Alcocer.
Qui erano conv~nuti da tutta la Re-
pubblica i giovani delle 93 opere sa-
lesiane delle quattro ispettorie (due
dei salesiani e due delle figlie di Ma-
ria Ausiliatrice). I più lontani veni-
vano da l.800 chilometri. Ogni
piazza della città è stata trasformata
in cortile salesiano fra canti e giochi
mentre il Rettor Maggiore passando
di piazza in piazza veniva accolto
gioiosamente.
Finalmente in I5.000 si è riuniti al
Jardin Obreg6n per ascoltare la
«Buona notte» del successore di
Don Bosco e pregare mentre la ban-
da dei Mixes suona «Su concierto»
(Giù dai colli e nel cielo fuochi piro-
tecnici disegnano « Don Bosco
'88»).
ll l O maggio l'appuntamento è al-
lo stadio «Corregidora», uno dei
favolosi stadi messicani dei campio-
nati mondiali di calcio.
I giovani sono oltre trentamila e il
tutto è una festa di colori e di luce.
«Cari giovani - dice fra l'altro
don Viganò durante la Messa -
sentitevi rappresentanti di tutti i
giovani del Messico. Celebriamo il
mistero di Cristo: Cristo è gio-
vane».
Dopo la Concelebrazione il Ret-
tor Maggiore assiste ad un «Mosai-
co espectacular juvenil Don Bosco
'88» mentre nell'aria si spandono le
note di <<Un corazon tan grande co-
rno Jas arenas del mar, aunque han
pasado cien anos no ha dejado de
amar». Nel pomeriggio almeno
duemila giovani si incontrarono per
parlare di spiritualità salesiana. Di-
ce loro il Rettor Maggiore:
«DB mori cent'anni fa; eppure è
ancora vivo perché agl in docilità al-
lo Spirito Santo c~ è una presenza
perenne nella storia... Questo è at-

2.6 Page 16

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16 · I LUGLIO 1988
tualità: essere vincolati alla situa-
z.ione sociale dell'ora che si vive e,
invece di affrontarla con·ideologie o
teorie, rimanere docili alle luci dello
Spirito Santo per rispondere con la
ricchezza del Vangelo alle necessità
dell'oggi, della gioventù, del popo-
lo. Per questo, più si studia oggetti-
vamente e criticamente DB più cre-
sce la sua attualità!
DB ci giuda con i criteri penna-
nenti del Vangelo in situazioni cul-
turali differenti. Lo gioventù di tut-
to il mondo è entusiasta di DB per-
ché si trova davanti a un uomo che
con assoluto sincerità e grandioso
genialilà si presenta come segno e
portatore dell'omore di Cristo ai
giovani.
Questo volete voi vedere nei sale-
siani e nelle FMA ! Questo è il gran-
de messaggio di DB! Questa è la sua
attualità, la sua profezia, il suo fu-
turol».
La banda del Mixes
esegue a Que rètaro
À ipiedi
di Nostra Signora
di Guadalupe
Da quel momento sarà un succe-
dersi di incontri.
ll due maggio è la volta del perso-
nale salesiano in formazione. Vi
partecipano circa cinquecento gio-
vani salesiani e Figlie di Maria Ausi-
liatrice nello scenario storico della
Montagna di Cristo Re, il famoso
«El Cerro del cubilete».
li tre don Viganò è a lrapuato,
Leon Tequisquiapan. Anche qui si
incontrano migliaia di giovani.
Il 3 maggio è dedicato al Pellegri-
naggio della Famiglia Salesiana alla
Basilica di N. Signora di Guadalu-
pe. Vi partecipano più di 15 mila
pellegrini ed è l'occasione per ricor-
dare che la Madonna ha un ruolo
determinante nel carisma salesiano.
Quando il lungo serpentone dei
pellegrini finisce di percorrere la fa-
mosa «CaJzada de Guadalupe» don
Egidio Viganò li accoglie con queste
parole:
« Veniamo qui come F.S., rappre-
sentando tutta la F.S. del Messico e
dell'America Latino. DB è contento
di vedere i suoi figli che vengono ad
onorare la Madonna di Guadalupe.
Veniamo qui per assumere un im-
pegno, essendo ormai vicini al
Quinto Centenario dell'evangeliua-
zione dell'America Latina e al Ter-
zo Millennio. L'Anno Mariano ci
chiede di essere Chiesa che serve l'u-
manità, con una fede che è fermen-
to dell'attività umana, lavorando
come cittadini cristiani nella costru-
zione della civiltà dell'amore.
DB ci ha lanciali a educare la gio-
ventù, ossia a preparare il domani,
a cambiare la società, a costruire lo
civiltà dell'amore.
È un compito grande: si tratta di
lrasformare i cuori ed il modo di
concepire la convivenza umana. So-
lo con cuori nuovi, pieni di fede cri-
stiano, con la fede di Mario possia-
mo pensare al 1992 di nuova evan-
geliuazione e al Terzo Millennio di

2.7 Page 17

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- - - - - - - - - - -s8-
r LUGLIO 1988 17
.,.
t
Alcunl momenti della
-
quello seguito da DB e che porta al-
straordinaria partecipazione
popolare alla festa per il
Centenario e a destra Il Rettor
Maggiore saluta i giovani
la santità>>.
... Ma il segreto sta nel presentar-
si ai giovani come segni e portatori
dell'amore di Cristo. «È un compi-
to grande che ci ha lasciato DB e
nuova società umana, fermentala
con l'amore di Maria.
Siamo qui certamente per prega-
re, per ringraziare, per chiedere per-
dono; ma soprallulto per impegnar-
ci, perché l'amore di Dio ci invita
sempre a collaborare con azioni
concrete in programmi di rinnova-
mento. Questo giorno mariano sia
un giorno di propositi, di speranza
per una società più giusta e più
umana perché più cristiana».
che dobbiamo assumerci. È il gran-
de messaggio che ci ha dato il Papa
nella sua lettera del Centenario. È la
Strenna di quest'anno: proclamare,
comunicare, testimoniare la peda-
gogia della bontà non solo come
memoria di DB ma come profezia
di rinnovamento della società.
Accogliamo questo messaggio nel
giorno di S. Domenico Savio. Chie-
diamo di essere metodologi della
santità giovanile».
Momento particolarmente sugge- Il 7 maggio è a GuadaJajara e 1'8
stivo è queUo dell'atto di affida-
mento a Maria dei giovani e della
maggio a Monterrey dove alle figlie
di Maria Ausiliatrice afferma:
Famiglia Salesiana deJ Messico. Un << Porto con me l'impressione di
gruppo di 155 Cooperatori Salesiani aver trovalo delle FMA autentiche,
provenienti dai diversi ceotri fanno operative, influenti nella Chiesa lo-
intanto la loro promessa.
cale, simpatiche e dinamiche...
)
L'indomani 6 maggio e festa di Questo non è frutto di una intuizio-
san Domenico Savio don Viganò ha ne superficiale, ma l'ho costatato
l'occasione parlando ai Salesiani nel mio lungo percorso in Messico.
dell'lspettoria Mexixo-Mexico di Vedo con piacere che siete PROTA-
dire:
GONISTE del carisma salesiano nei
« La santità giovanile, alla scuola
di DB, non è una eccezione, ma è la
mèta del nostro progetto e della no-
stra pedagogia».
luoghi dove vi trovate, specialmente
in questa zona del Messico ... Fate
brillare questo carisma, fate/o cre-
scere!».
Un secondo messaggio: DB trovò Verso sera partenza per la Spagna
anche il metodo per far crescere la e ritorno in Italia con nel cuore il ri-
santità giovanile. «La nostra spe- cordo di un Paese che ama Don Bo-
cialità nella Chiesa è di saper realiz- sco e i giovani e che perciò può ben
zare un metodo pedagogico, che è sperare nel suo futuro.
O

2.8 Page 18

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18 l LUGLIO 1988
EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Più VICINI LE ISTITUZIONI
E COLORO CHE HANNO FATTO
UNA SCELTA DI SOLIDARIETÀ
La conferenza nazionale
di Assisi
ha messo a confronto
l'esercito dei volontari
e gli Enti pubblici,
«per una collaborazione
nel rispetto delle rispettive
competenze».
Roma - Il «Palazzo»
ha finalmente deciso di aprire le sue
porte al volontariato. Per la prima
volla, il governo e le altre realtà isti-
tuzionali del Paese - Regioni, Pro-
vince, Comuni - hanno chiesto di
incontrarsi con l'altra realtà rappre-
sentata da quel mondo sempre più
vasto che reca scritto sulle sue inse-
gne la parola «solidarietà». Il con-
tatto è avvenuto, non senza un pre-
ciso significato, ad Assisi, la città di
Francesco, di un Santo il cuj nome è
sinonimo di amore cristiano, di pa-
ce, di gratuita disponibilità agli al-
tri. A promuovere l'incontro sono
stati la Presidenza del Consiglio dei
ministri e il Ministero per gli affari
speciali, quest' ultimo di recentissi-
ma istituzione, affidato alla respon-
sabilità dell'on. Rosa Russo Jervo-
lino.
Iniziativa quanto mai opportuna.
Era infatti motivo di stupore che

2.9 Page 19

▲back to top
----------sB
1 LUGLIO 1988 19
l'Ente pubblico continuasse ad ave-
re un rapporto saituario e occasio-
nale con quell'esercito di cittadini
. che, in molteplici settori della con-
vivenza civile, ha operato una scelta
di solidarietà, di condivisione, di
servizio. Vediamo qualche dato, per
meglio definire l'entità del fenome-
no. Con una avvertenza: e cioè che
a tutt'oggi nessuno è in grado di
fornire cifre precise. Gli stessi orga-
nizzatori della conferenza nazionale
di Assisi hanno ammesso di non
possedere un quadro completo delle
forze in campo, nonostante abbia-
no interessato i sindaci italiani per
ottenere di individuare tutti i gruppi
operanti nel territorio. Molti di que-
sti gruppi operano infatti nel na-
scondimento, quasi traducendo in
pratica alla lettera il precetto evan-
gelico di non far sapere alla mano
destra che cosa fa la sinistra.
Dtsponibilità gratuita
Tuttavia, dai dati che è stato pos-
sibile raccogliere, risulta che alme-
no quattro milioni e me.zzo di italia-
ni dedicano parte del proprio tempo
ad attività non retribuite per aiutare
coloro che si trovano in condizioni
di bisogno. Le ore lavorate com-
plessivamente, secondo le ultime
stime disponibili e certamente ap-
prossimate per difetto, hanno supe-
rato i 9I3 milioni. Se fossero state
retribuite, avrebbero comportato
un onere di 11.000 miliardi di lire.
Un esame analitico dell'impegno
volontario rivela che il settore dove
più consistente è la presenza, è quel-
lo degli anziani: vi si dedicano alme-
no 800.000 persone. Seguono i set-
tori degli ammalati (595.000 perso-
ne), degli handicappati (518.000),
dell'infanzia, dei tossicodipendenti.
Sono cifre indubbiamente rile-
vanti, anche se le stesse associazioni
di volont.ariato ammettano che so-
no attestate su livelli inferiori rispet-
to a quelle che si riscontrano in altri
Paesi assimilabili al nostro. Mentre
in Italia si calcola che il volontaria-
to impegni I' 11 per cento della po-
polazione, in Inghilterra la percen-
tuale arriva al 23 e in Francia al 16.
II settore che vede ancora una scar-
sa partecipazio ne è quello ospeda-
liero: solo un italiano su cento se la
sente di assistere gratuitamente i
malati in una corsia d'ospedale.
Inoltre - e il rilievo è di Luciano
Tavazza, presidente del Movimento
italiano di volontariato - «è anco-
ra troppo radicata da noi la menta-
lità dell'intervento a breve termine,
cioè saltuario, magari suscitato da
eventi che sollevano ondate emozio-
nali momentanee».
È altrettanto vero, però, che il
coinvolgimento in attività di volon-
tariato è in crescita. E che ciò sia un
dato positivo, oltre che in sé, lo di-
cono gli aumentati bisogni emer-
genti nella nostra società. Lo ha ri-
levato l'on. Giovanni Goria - al-
l'epoca della conferenza di Assisi
ancora Presidente del Consiglio -
sottolineando, per citare un solo
aspetto, il dato che riguarda le per-
sone anziane: nel Duemila, gli ita-
liani con più di 64 anni, che oggi so-
no 7,6 milioni, saranno 10 milioni,
con un aumento del 30 per cento.
Nel Mezzogiorno, le persone con
più di 70 anni cresceranno di oltre il
40 per cento.
Bisogni crescenti
Occorre inoltre tener conto delle
cosiddette « nuove povertà», delle
nuove emarginazioni che derivano

2.10 Page 20

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20 r LUGLIO 1988
dal deteriorarsi del tessuto comples-
sivo dei rapporti umani, dalla buro-
cratizzazione dei servizi, da nuove
emergenze quali la tossicodipenden-
za e l'AIDS. Senza contare - ha
aggiunto Goria ~ quel fenomeno,
relativamente nuovo per l'Italia, ma
in costante aumento, rappresentato
dai lavoratori stranieri. Oggi più di
un milione di lavoratori stranieri vi-
vono nel nostro Paese, creando pro-
blemi davvero delicati, problemi
che la politica, da sola, non è in gra-
do di affrontare.
C'è poi da tener presente il pro-
cesso evolutivo subìto dal volonta-
riato nel corso degli ultimi anni. Ac-
canto alla componente che incide
più direttamente nel settore socio-
assistenziale, è venuto via via affer-
mandosi un tipo di volontariato che
opera nei campi della protezione ci-
vile, delJ'ecologia, della difesa ur-
banistica, tutti di grande importan-
za per una crescita ordinata del no-
stro Paese. Si è sviluppato inoltre
l'impegno educativo, che vede
presenza di oltre 1.100.000 persone,
o per la migliore utilizzazione del
tempo libero attraverso attività ri-
creative, sportive, culturali. A ciò
si aggiunge l'associazionismo tra
utenti di pubblici servizi, operante
soprattutto negli ospedali a tutela
dei diritti dei malati, nel settore
dei trasporti pubblici, ecc.
Questa imponente realtà è dun-
que venuta a contatto con l'Istitu-
zione. A quale scopo? Per realizza-
re una migliore reciproca conoscen-
za, ha detto il ministro Jervolino,
per dimostrare l'interesse delle Isti-
tuzioni verso chi pratica in concreto
la solidarietà umana e non solo per
le cose che materialmente fa, ma
per il significato che queste attività
assumono in una società dove pre-
valgono sempre più logiche di tipo
individualistico e che proprio per
questo rischia di impoverirsi di ten-
sioni ideali. In un'epoca che vede
avanzare la logica del tornaconto
personale, della rivendicazione dei
diritti - come ha osservato Tavaz-
za - il volontariato propone un in-
dirizzo in controtendenza: richia-
ma, e nel modo più convincente
possibile, cioè con la testimonianza,
ai doveri di solidarietà sociale, a
un'etica di responsabilità.
Energie vitali
Le Istituzioni mancavano perciò
a un loro preciso dovere disinteres-
sandosi dei gruppi che hanno sapu-
to dare risposte a nuovi bisogni del-
la società. Ma, si è chiesto qualcu-
no, non si corre il rischio di avviare,
stabilendo questo contatto ufficia-
le, le premesse di un abbraccio peri-
coloso perché destinato a diventare
soffocante? Gli stessi organizzatori
della conferenza di Assisi si sono
preoccupati di dissipare questi dub-
bi. Hanno chiarito che il rapporto
fra istituzioni e volontariato deve
essere improntato al rispetto reci-
proco, affermando che da parte del-
le Istituzioni c'è solo il desiderio di
cogliere le opportunità offerte dalle
energie vitali che emergono dalla
società e offrire loro spazi operati-
vi. «Un volontariato, quindi, non
sostitutivo o concorrenziale rispetto
aUe istituzioni pubbliche, ma inte-
grativo e soprattutto promozionale.
Del resto - e lo ha notato ancora
Tavazza - una eventuale strumen-
talizzazione del volontariato non
avrebbe che un risultato certo, e a
breve termine: la morte del volonta-
riato.
Da parte del volontariato, peral-
tro, non c'è alcuna intenzione di
trarre la propria legittimità dalla
crisi de!Jo Stato sociale, assumendo
un ruolo sostitutivo diretto a colma-
re le lacune create dalla crisi dello
Stato sociale. Esso ha la sua ragion
d'essere quale componente costitu-
tiva di una democrazia moderna
quale è configurata nella Costitu-
zione repubblicana. Lo sta a dimo-
strare il fatto che il volontariato
funziona al meglio delJe sue possibi-
lità proprio laddove lo Stato e le au-
tonomie locali funzionano in modo
più efficiente. Il volontariato è es-
senzialmente espressione di un mag-
giore coinvolgimento della società
civile, per stimolare, con le sue anti-
cipazioni, i settori pubblici inadem-
pienti. Ecco perché la Caritas italia-
na, che nel campo del volontariato
ha una esperienza consolidata da
decenni, sostiene, e non da oggi, la
«dimensione politica» deJ volonta-
riato come esigenza irrinunciabile,
la sola in grado di esercitare quella
pressione diretta a modificare le
condizioni di vita degli emarginati.
In definitiva, si tratta di precisare
i campi di intervento propri, rispet-
tivamente, del volontariato e delle
istituzioni, nel rispetto delle reci-
proche competenze e con spirito di
collaborazione. A questo fine si ri-
vela urgente l'approvazione della
legge da tempo all'esame del Parla-
mento e purtroppo penalizzata, nel
suo iter, dalle tormentate vicende
politiche italiane. Altrettanto ur-
gente è la riforma delle autonomie
locali, per consentire un più ampio
sviluppo del volontariato sul terri-
torio.
Gaetano Nanetti

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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s8_ _ EDITORIA_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
t LUGLIO 1988 21
SENZA CONFINI.
LA PRESENZA
DI DON BOSCO
NEL MONDO
La straordinaria espansione dell'opera del Santo
documentata in due volumi curati da
Marco Bongioanni in occasione del Centenario.
Don Bosco nel mondo:
è un'espressione usata tanto di fre-
quente da sembrare perfino una fra-
i se fatta. E invece è realtà. Concreta,
solida, visibile realtà. Non a caso il
Rettor Maggiore don Viganò ha
detto: «Ho fatto il giro del mondo
potendo stare sempre a casa». Po-
trebbe tuttavia accadere di pronun-
ciare quella frase senza avere la con-
sapevolezza di definire una situazio-
ne, appunto, reale. Per chi voglia
acquisirne piena coscienza, è dispo-
nibile oggi uno strumento che si in-
titola pioprio «Don Bosco nel mon-
do». Due grossi volumi proposti,
sollecitati e realizzati dalla Direzio-
ne generale delle Opere salesiane in
occasione del Centenario della mor-
te del Santo.
Lo stesso curatore dell'opera,
Marco Bongioanni, ammette di
aver provato quasi un nuovo stupo-
re di fronte a quella che definisce
«l'esplosione di Don Bosco nel
mondo». Eppure Bongioanni, gior-
nalista e scrittore, è un salesiano che
da molto tempo si occupa de!Ja fi.
gura e dell'impresa di Don Bosco,
ne ha studiato i molteplici aspetti,
ne conosce tutti i risvolti. Il fatto è
che a volte la dimensione globale
del fenomeno donboschiano non la
si coglie, non la si decifra in un così
dettagliato panorama quale è quello
che ci viene offerto da quest'opera
imponente, oserei dire monumentale,
ricca di notizie, esperienze, aneddo-
ti, documentazione, testimonianza.
Ciò che, invece, nei due grandi
volumi trova soltanto conferma è la
scaturigine prima di una cosi im-
pressionante espansione di Don Bo-
sco: l'amore del Santo per tutti i
giovani del mondo, specie i più dise-
redati e poveri, la sua sollecitudine
per la loro salvezza, la capacità del
suo metodo di far sapere ai giovani
di essere amati.
Scorriamoli, questi due volumi,
senza preoccuparci di seguire la nu-
merazione delle pagine, o le diverse
sezioni in cui sono sapientemente
suddivisi. Quanti volti spuntano
dalle innumerevoli illustrazioni!
Volti di un passato lontano, di ieri,

3.2 Page 22

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22 · I LUGLIO 1988
di oggi, senza distinzione di razze,
appartenenti a tutte le latitudini,
noti o anonimi. Tutti con un dato in
comune: il loro legame, ora intimo,
ora stretto, a volte anche tenue, con
lui, con Don Bosco. Ci passano da-
vanti i volti di Mamma Margherita,
di Domenico Savio, di don Rua,
primo successore di Don Bosco, og-
gi beato, e di tutti coloro che si sono
avvicendati alla guida della Congre-
gazione fino a don Viganò; i volti di
mons. Cagliero, apostolo della Pa-
tagonia, di mons. Versjglia e di don
Caravaglio, martiri in Cina, di Gio-
vanni Garbellone, coadiutore sale-
siano, di madre Mazzarello, prima
Superiora delle Figlie di Maria Au-
uor1
00n -C~-O
rnorìdo
siliatrice e dell'attuale Superiora
madre Marinella Castagno. Poi i
volti di molti Pontefici, da Pio LX,
che approvò la regola della Società
salesiana a Paolo VI e a Giovannj
Paolo Il, dei cardinali e vescovi sa-
lesiani ...
Ma anche i volti di innumerevoli
giovani, di tutti i Continenti, colti
dall'obiettivo nelle scuole, negli
oratori, negli istituti professionali,
nei laboratori, nei campi sportjvi
realizzati dai salesiani in ogni Pae-
se, allegri sempre e gioiosi di vita.
Essi ci appaiono come la realizza-
zione concreta di uno dei grandi so-
gni dell'umanità: un mondo senza
frontiere. È soprattutto con il se-
condo volume dell'opera, che Mar-
co Bongioanni è riuscito a trasmet-
terci il senso concreto dell'universa-
lità dell'impresa di Don Bosco. È
nel nome e sotto l'impulso del San-
to di Valdocco, che si attua
quell'«internazionalismo» origina-
to dal suo progetto, che «non sop-
porta confini>>, perché sorretto da
una mentalità aperta e sconfinata.
Con questo secondo volume, la fati-
ca immensa e ammirevole di Bon-
gioanni diventa autentico «reporta-
ge» sulla presenza di Don Bosco nel
mondo. Sfogliarne le pagine è come
compiere un viaggio intorno al glo-
bo. La partenza avviene, storica-
mente, dall'Italia, dalle molte Ispet-
torie sparse nella Penisola, per fare
tappa in Medio Oriente, dall'Egitto
al Libano, dalla Turchia alla Siria.
D'un balzo, eccoci in Africa, la
«nuova frontiera» aperta dalla
Congregazione nel 1978 con quel
<<progetto Africa» che ha portato i
salesiani in un Continente pieno di
sofferenze e popolato di giovani.
Altra tappa nel Nord America, do-
ve Don Bosco è presente fra i giova-
ni «sbandati» degli Stati Uniti, e
poi, con un altro balzo, nella terra
che per prima conobbe lo slancio
missionario di Don Bosco e che oggi
è ricca di opere salesiane: l'America
Latina, fra gli indios nelle favelas,
nelle metropoli. Tappa in Australia,
e poi «dentro» l'Asia, l'Tndia, il
Giappone, senza trascurare la neo-
nata missione in Papua Nuova Gui-
nea. Dall'Asia ancora all'Europa
Occidentale - Francia, Spagna,
Portogallo, Gran Bretagna, ecc. -
e di qui all'Europa dell'Est.
Insomma, ovunque ci si sposti, si
coglie la presenza viva di Don Bo-
sco nel mondo di oggi, attraverso i
suoi figli. Ogni i.tinerario ci ricon-
duce però a quel lembo di terra pie-
montese dove si trovano le «radici»
di un così impressionante sviluppo
dell'opera di Don Bosco. Ritornia-
mo allora al primo volume del lavo-
ro di Marco Bongioanni, che si apre
non con una biografia del Santo,
ma - come avverte lo stesso autore
- con «un profilo fondato su coor-
dinate ideali e una prospettiva pla-
netaria, che segue passo passo il
Fondatore dalle radici, alle opzioni,
a.li'esperienzà mondiale».
o

3.3 Page 23

▲back to top
_ VITA ECCLESIALE- - - - - - - - - - - - - -i 8 -
Convegno Nazionale dei Catechisti
I WGUO 1988 · 23
CATECHISTI
PER UNA CHIESA
MISSIONARIA
«Parlare di catechisti - afferma
suor Maria Luisa Mazzare/lo - è
parlare della comunità ecclesiale e
del rinnovamento postconciliare
ad essa legato>>.
Servizio fotografico di Guerrino Pera
La Chiesa italiana dal
23 al 25 aprile 1988 ha celebrato il
1° Convegno Nazionale dei Cate-
chisti. La Famiglia Salesiana vi è
stata ampiamente rappresentata at-
traverso catechisti provenienti da
parrocchie salesiane, catecheti in
rappresentanza dei loro Centri di
studio - oltre all'Università Sale-
siana e alla Facoltà Auxilium erano
rappresentati anche i Centri di Bari
e Messina - l'editrice EJleDiCi che
a fianco delle altre editrici cattoli-
che ha esposto i suoi apprezzatissi-
mi testi e sussidi catechistici. La
presenza salesiana è stata importan-
te anche a livello di contributi di
studio ed in questo settore si è di-

3.4 Page 24

▲back to top
24 t LUGLIO 1988
I
Nelle foto: pag. 23, spettacolo
serale del catechisti e , In alto lo
atand della LDC
'
stinta la professoressa suor Maria
Luisa Mazzarello docente presso la
Facoltà di Scienze dell'Educazione
«Auxilium» di Roma. È proprio a
suor Maria Luisa Mazzarello, autri-
ce di numerosi saggi sulla catechesi
e relatrice di una comunicazione
nello stesso Convegno rivolgiamo
una serie di domande per conoscere
l'importanza di questo Convegno e
i problemi relativi allo sviluppo del-
la catechesi in llalfa.
Suor Maria Luisa, qual è il signi-
ficato del Convegno svoltosi in
aprile?
D convegno che ha avuto un pe-
riodo di preparazione durato due
anni ha avuto un significato eccle-
siale mollo grande; esso ha lasciato
sentire un vento nuovo di chiesa fa-
cendo emergere le grandi potenziali-
che la chiesa italiana ha nei suoi
catechisti. Quello dei catechisti è ve-
ramente un grande movimento dal
significato fortemente ecclesiale.
Parlare di catechesi implica fare un
discorso sulla catechesi rinnovata
dal movimento post conciliare, im-
plica ancora fare un discorso sulla
comunità ecclesiale italiana.
Il Convegno
e I catechisti In numeri
Il primo Congresso catechistico Italiano è stato celebrato nel 1889 a
Piacenza da S. E. Mons. Scalabrlnl. Vi.parteciparono 300 persone cir-
ca, In magglotanza Vescovi e sacerdoti.
Questo attuale Convegno è stato preparato da due anni in tutte le dio-
cesi e ha coinvolto circa 300.000 catechisti nelle parrocchie, gruppi,
movimenti e associazioni.
Ogni diocesi ha svolto in questi due anni un Convegno diocesano sul
tema: i risultati sono stati inviati all'Ufficio Nazionale e costituiscono
materiale su cui si è impostato Il lavoro delle relazioni e del gruppi di
studio del Convegno nazionale.
Molle regioni hanno anche svolto Incontri regionali del catechisti.
Hanno partecipato al Convegno 3.200 delegati: tra essi 100 Vescovi,
400 sacerdoti, 300 religiose e 2.400 laici scelti dai Vescovi o Inviati dal-
le associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali.
Il giorno 25 aprile sonointervenuti alle conclusioni In Piazza San Pietro
con la presenza del Papa 30.000 catechisti di tutta Italia.
Hanno partecipato al Convegno anche delegazioni di catechisti del
principali paesi europei: Francia, Germania, Portogallo, Austria, In-
ghilterra, Polonia, Iugoslavia, Svizzera, Austria, Olanda, Svezia Inviati
dalle Chiese Latino Americane e una folta rappresentanza di catechisti
che lavorano In mezzo agli emigrai! Italiani e nelle missioni estere pre-
senti nel mondo intero.
Ogni parrocchia nel nostro paese può contare su un gruppo di catechi-
sti: impegnati prevalentemente nel settore della formazione cristiana
dei fanciulli-ragazzi. Non mancano catechisti dei giovani, degli adulti e
del mondo dell'handicap.
La maggior parte dei catechisti sono donne (70%). Molte sono le cop-
pie che si impegnano nella catechesi. L'età del catechisti è molto sali-
ta In questi ultimi anni e si può fissare attorno ai 30-35 anni circa.

3.5 Page 25

▲back to top
----------~-
I nuovi catechisti sono il frutto di
quel rinnovamento iniziarle seguito
al documento U Rinnovamento del-
la Catechesi (1970) che ha prodotto
l'elaborazione dei nuovi catechismi
per le diverse età ed in maniera per-
manente. li convegno ha messo in
ev.idenza una catechesi aperta al
dialogo e capace oltre che di rispo-
ste anche di domande per l'uomo
d'oggi.
n convegno quindi oltre a fare il
punto sulla situazione catechistica
italiana ha rappresentato uno
sguardo in avanti per l'intera comu-
nità eccJesiale.
AJ di là delle statistiche fornite
durante il convegno, che tipo di giu-
dizio dà sulla qualità dei catechisti
italiani?
Bisogna dire che attraverso gli
Istituti Superiori di Catechetica -
un contributo anche grande è stato
dato dall'Università Salesiana e dal-
la Facoltà Auxilium nella quale in-
segno - ci sono esperti in ognj Dio-
cesi. Certamente non tuttj i trecen-
tomila catechisti dei quali si parla
sono aJlo stesso liveJlo di prepara-
zione. Noi abbiamo bisogno di un
catechista testimone e di un catechi-
sta maestro che sappia·trasmettere i
contenuti di una fede che è esperien-
za umana e soprannaturale al tem-
po stesso. Abbiamo anche bisogno
di un catechista educatore. La for-
mazione del catechista è complessa
perché questi deve saper gestire la
Parola di Dio, saper dialogare con
l' uomo e saper proporre la Parola
alle diverse età dell'uomo con ri-
spetto delle scienze umane e peda-
gogiche. Si vede sempre più che la
crescita qualitativa dei catechisti è
c rescita dell' intera comunità eccle-
siale. Tutto ·ciò che di Parola di vi-
ta, di carità e di preghiera può offri-
re una comunità di credenti contri-
buisce alla crescita dei catechisti.
I vescovi italiani nel 1982 hanno
pubblicato un documento, un « no-
ta» con la quale guardano agli Anni
Ottanta come agli anni della forma-
zione dei catechisti cosi come gli
Anni Settanta sono stati utilizzati
per la redazione dei testi.
A proposito di testi. Si è parlato
di revisione dei catechismi. Cosa si-
gnifica?
Già nella stessa ipotesi del cate-
chismo per la vita cristiana fatta nel
1966 era prevista una verifica. Ter-
minati i catechismi è stata avviata
una verifica che ha visto coinvolte
I
Il presidente della Conferenza
Episcopale Italiana card. Ugo
Polettl con alla sinistra Il
cardinale Cà
I LUGLIO 1988 25
anche le Diocesi in vista di un mi-
glioramento. Dalla revisione è
emerso un consenso generale al pro-
getto catechistico italiano. Dirò che
il primo documento di questo pro-
getto cioè il documento li Rinnova-
mento della Catechesi (RdC) è stato
riconsegnato a tutti catechisti pro-
prio nell'ultimo giorno del conve-
gno da monsignor Ambrosiano pre-
sidente della commissione episcopa-
le per la catechesi. Purtroppo si è
anche visto che non tutti i catechi-
sti, e qui parlo di catechisti preti, di
religiosi, l'hanno assimilato.
In tulio questo il ruolo degli Uffi-
ci Catechistici Diocesani qual è?
Parlare degli Uffici Catechistici
Diocesani è parlare dell'organizza-
zione catechistica. Certo la storia
della catechesi ci dice che spesso
questa organizzazione è cambiata;
questi cambi sono dovuti anche alle
nuove idee che sottendono aJl'impe-
gno catechistico. ln alcune Diocesi
non si parla più di «Ufficio» ma di
«Centro». Nel primo caso infatti si
sottolinea più l'aspetto burocratico
che quello pastorale. È chiaro che
una sola persona incaricata per l'in-
tera diocesi non è più sufficiente. Si
pensi a tutto il lavoro necessario per
la formazione dei catechisti. A livel-
lo di chiesa locale mancano spesso

3.6 Page 26

▲back to top
26 I LUGLIO 1988
/
gruppi di veri e propri catecheti in
grado di occuparsi dei catechisti di
base e dell'intero movimento cate-
chistico parrocchiale, che deve esse-
re un vero e proprio fermento nella
massa.
Ma non ha l'impressione che esi-
sta nell'ambito delle comunità par-
rocchiali una specie di «strumenta-
lizzazione» dello catechesi che sì
«usa» per occupare i ragazzi o le ra-
gazze disponibili a qualche impe-
gno?
Forse, in questo momento si veri-
fica anche questo. Praticamente i
parroci che vanno alla ricerca di
persone a cui affidare il compito di
fare i catechisti e poi in un secondo
momento li preparano o non li pre-
parano questo è il problema. È vero
che la comunità cristiana con a capo
il parroco deve essere in atteggia-
mento di discernimento per vedere
chi è chiamato a fare il catechista.
La chiamata entra in gioco ma non
I
Una suggestiva Immagine di
Piazza S. Pietro gremita di
catechisti alla concluslona dal
convegno
deve essere una chiamata per ottu-
rare un buco o per una esigenza pa-
storale immediata, deve µsere un
discernimento per cogliere quanti
sono chiamati dallo Spirito Santo a
prestare la loro opera di ·catechisti.
Per altro tutti siamo catechisti. Il
Documento di Base dice che tutto il
popolo di Dio è catechista e deve es-
serlo nel senso che siamo chiamati
in quanto batleuati ad annunciare
la parola. C'è un annuncio direm-
mo ufficialmente riconosciuto ed
allora sono i catechisti riconosciuti
con la formazione necessaria di fare
questo servizio e ci sono gli altri i
quali si Umitano ad una testimo-
nianza ad una buo.na parola, una
catechesi occasionale. Quindi am-
messo il fatto che tutti siamo nella
chiesa catechisti occorre però un di-
scernimento, un'attenzione per tro-
vare quelli che si indirizzano parti-
colarmente a questa funzione. Per
questo motivo c'è stato il convegno.
Oggi l'Italia va puntando sulla cate-
chesi degH adulti perché si è accorta
che tutti i catechismi sono impor-
tanti ogni catechesi delle diverse età
è importante ma il primo destinata-
rio della catechesi è l'adulto perché
noi dobbiamo mirare ad una fede
adulta.
Qual è il futuro di questo Conve-
gno?
Intanto verrà rilanciata la Nota
dei Vescovi sulla formazione dei
Catechisti che soprattutto per i gio-
vani e gli adulti sono carenti. Si cer-
cherà poi di tradurre in scelte opera-
tive concrete quanto è stato detto fi-
no ad arrivare anche all'istituzione
dì catechisti permanenti anche retri-
buiti perché assicurino q_ueJla conti-
nuità necessaria per una seria cate-
chesi.
a cura di Giuseppe Costa

3.7 Page 27

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- - - - - - - - - - -~ -
PROBLEMI EDUCATIVI
, LUGLIO 1988 27
N ELl!EDUCAZIONE
DEI FIGLI
SONO MOLTI
I GENITORI
ccA RISCHIO»
Errori, scelte sbagliate,
atteggiamenti negativi
le cui conseguenze
si ripercuotono
sui ragazzi.
Come rimediare?
Uno studio
di Lorenzo Macario
ce lo dice.
Foto Archivio SEI Demarie
Sarà difficile, anzi, lo è
senz'altro, fare il Capo di uno Sta-
to, governare un intero Paese. Ma,
probabilmente, ancora più difficile
e impegnativo è esercitare il «me-
stiere» del genitore. Forse non tutti
i genitori ne sono consapevoli. E,
per contro, non tutti i figli se ne ren-
dono conto appieno. È un «mestie-
re» che bisogna imparare, con umil-
e disponibilità, per evitare errori.
Errori? Forse che i genitori com-
mettono errori nel trattare con i fi-
gli, nelJ'educarli?
Come è possibile? Non sono
forse i figli al centro delle loro co-
stanti preoccupazioni, delle loro
assidue cure, del loro interessa-
mento quotidiano? Non predi-
spongono sempre tutto ciò che tor-
na a vantaggio dei figli, che è con-
veniente per il loro divertimento,
che assicura amicizie, che va in-
contro ai loro gusti? Insomma,
non fanno di tutto per acconten-
tarli? Ecco: anche se molti genitori
mostrano di non accorgersene,
uno dei loro errori è proprio que-
sto. E, sempre senza accorgersene,
finiscono per viziare i figli.

3.8 Page 28

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28 · I LUGLIO 1988
Un quadro patologico
«AccontentarU in tutto, non far
mancare nulla, non esigere sforzo,
impegno, s-acrificio, rendere, in al-
tre parole, tutto molto semplice e
facile... considerare i figli come in-
feriori, o sfortunati se non hanno
l'ultimo grido della moda, se non
banno il vestito firmato, se non pos-
sono fare la settimana bianca...».
Una bella catena di «errori», peri-
colosamente gravida di conseguen-
ze. n brano citato lo abbiamo tratto
dalle pagine del libro di un sacerdo-
te salesiano, don Lorenzo Macario,
studioso di pedagogia familiare. 11
volume è il frutto di una lunga ricer-
ca, di una grande esperienza matu-
rata in campo educativo, soprattut-
to dell'amore che caratterizza l'edu-
catore. Lo pubblica la SEI, con il ti-
tolo: «Genitori: i rischi dell'educa-
zione » .
Quello stesso brano delinea un
quadro patologico. L'autore ne de-
finisce poi le conseguenze. «Cres1=e-
re, educare dei ragazzi con l'idea, la
convinzione che essi possano riceve-
re, anzi abbiano il diritto di avere
t uito, comporta il pericolo di fare di
essi non solo degli avidi, dei parassi-
ti, ma anche dei ribelli». La lista de-
gli errori che molti genitori com-
mettono nei loro rapporti con i figli
è piuttosto lunga. Prenderne atto è
un segno di responsabilità. Faccia-
mo qualche esempio, nella ,speranza
che i nostri lettori, nel caso siano
anche genitori, non vi trovino rifles-
sa la propria immagine.
Ci sono padri e madri che si pon-
gono davanti ai figli ancorati a un
modello di vita predeterminato, che
non va messo in discussione, che va
osservato senza deroghe dall'infan-
zia e per tutto il tempo in cui i figli
rimangono in casa. Questi genitori
sono convinti, magari in buona fe-
de, di possedere il modello giusto,
la verità totale. Credono, in tal mo-
do, di proteggere i figli, che consi-
derano immaturi, incapaci, deboli.
Non si accorgono - o se ne accor-
gono troppo tardi - che trascurano
di prendere in considerazione il
mondo proprio dei figli, trasforma-
no questi ultimi in persone sotto-
messe, oppure li spingono all'ag-
gressività, alla devianza, al ribelli-
smo.
Nell'esperienza concreta di Lo-
renzo Macario ci sono giovani in-
soddisfatti della società e di se stes-
si, che accusano i genitori di aver
imposto la loro volontà, di aver ne-
gato fiducia, di non aver dato amo-
re, affetto. Esistono, invece, genito-
ri che si collocano sul versante op-
posto: fanno di tutto per evitare al
figlio ogni esperienza allo scopo di
evitargli - dicono - possibili sof-
ferenze, non intervengono mai per
regolare modi di comportarsi o mo-
derare desideri. Conseguenza mollo
probabile: un figlio incapace di ave-
re cura di stesso, di rispondere ai
propri bisogni, insensibile ai proble-
mi degli altri. « La mancanza di un
quadro di riferimento, l'esperienza
di avere tutto e subito e sempre,
senza incontrare limiti, ostacoli,
barriere, senza provare l'amarezza
della rinuncia, della privazione, an-
che del dolore, è un modo efficace
per creare un vivaio di molluschi, di
anguille che riescono a insinuarsi
ovunque senza mai impegnarsi a
fondo, senza compromettersi>).
S enso di insicurezza·
Ma ecco un altro poco raccoman-
dabile tipo di genitore: è quello che
non ha un proprio quadro stabile di
riferimento. Accetta oggi un com-
portamento che solo ieri aveva vie-
tato, quasi che accettazione e rifiuto
siano la conseguenza del suo mute-
vole umore o di ragioni di opportu-
nità. Se cambiare idea nella vita è
normale atteggiamento umano,
« l'instabilità e l'esasperato avvicen-
damento di regole e di norme non è
una positiva esperienza educativa»,
ed è addirittura riprovevole se ciò
risponde solo alla pretesa di ottene-
re qualcosa che fa comodo o che
soddisfa i propri interessi. Anche in
questo caso, le conseguenze sui figli
sono a dir poco catastrofiche: «cre-
sceranno con un senso di insicurez-
za e con principi morali instabili e
fragili, impareranno a comportarsi
secondo opportunismo e comodità,
a essere, in altre parole, dei "fur-
bi '', che vuol dire: prima pensa a te,
fatti i tuoi interessi, gli altri sono al
tuo servizio e perciò fin che puoi
sfruttali, perché non hanno un pro-
prio valore e una loro dignità, che
impedisca che vengano manipolati,
dominati, sfruttati».
Si potrebbe continuare, sempre
attingendo alla ricca casistica pro-
posta da Macario, a descrivere i ri-
tnitti dei genitori «a rischio», fino a
formare una galleria alquanto de-
primente. Ma forse conviene dare
un'occhiata all'altro termine del bi-
nomio genitori-figli, e cioè, appun-
to, i figli. I loro atteggiamenti sono
spesso il frutto di meccanismi in-
consci, ma legati a precisi orienta-
menti non sempre limpidi dal punto
di vista educativo, e in genere dan-
nosi. Troviamo cosl ragazzi che
mettono in atto un cattivo compor-
Foto Archivio SEI - DI Francescantonio

3.9 Page 29

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- - - - - - - - - - - - -.s/1
:.,,, .,
Foto Archivio SEI • Raffìnl
tamento per catturare .l'attenzione
dei genitori, sia pure un'attenzione
negativa, punitiva, mortificante.
«Non si rassegnano all'idea di non
avere importanza, di non riuscire a
modificare l'ambiente che li circon-
da». Altri scelgono il ruolo del
«buffone», «mascherano i loro
sentimenti di inadeguatezza e di di-
sagio facendo cose strane, bizzarre,
comportandosi in modo scherzoso,
riuscendo a ouenere che i genitori si
diano da fare e si occupino in qual-
che modo di loro... a scuola fanno
divertire i compagni e nello stesso
tempo danno fastidio all'insegnan-
te... ». Altri ragazzi ancora sembra-
no aspirare al ruolo del capo. «So-
no ragazzi che cercano di forzare gli
altri a piegarsi a loro, a sottometter-
si, a cedere... Respingono e annul-
lano gli sforzi che i genitori fanno
per portarli a fare ciò che non vo-
gliono fare...».
Anche qui gli esempi potrebbero
continuare. Va detto però che spes-
so gli atteggiamenti negativi dei ra-
gazzi sono forme di risposta al com-
portamento dei genitori. E si ritor-
na così al soggetto principale - co-
me veicolo di educazione - dell'a-
nalisi di don Macario. Ricompaio-
no altre manchevolezze, errori, di-
storsioni. Come nel caso di genitori
«che non fanno alcun caso a ciò che
di buono compiono i figli, adducen-
do il pretesto che è unicamente
quanto ci si aspetta da loro, che
fanno né più meno iJ loro dove-
re», mentre un elogio al momento
giusto è rivolto non tanto al risulta-
to conseguito quanto all'impegno
profuso nel raggiungerlo, contribui-
rebbe a infondere coraggio. Oppu-
re, nel caso di genitori che usano in
misura eccessiva e distorta la critica
(sei un buono a nulla, non ci si può
fidare di te, non hai cervello e simili
delicatezze), col risultato di inflig-
gere umiliazioni che hanno effetti
devastanti sui ragazzi. O, ancora di
genitori che sottopongono i figli a
contin_ui paragoni con gli altri, con i
fratelli, con i figli degli amjci, ecc.,
tutti naturalmente più bravi e più
buoni, quasi si volesse dire ai ragaz-
zi di diventare qualcun altro. O, in-
fine di genitori che pretendono di
«prevedere, predire, predisporre ciò
che i loro figli potranno diventare
quali difficoltà dovranno affronta:
r~, « formandosi uno schema ideale
di ciò che il ragazzo dovrà essere da
grande» (e se poi lo schema non
funziona si dimostrano profonda-
mente delusi).
eapire con il cuore
I pochi esempi che abbiamo cita-
to fra i moltissimi proposti da Ma-
cario possono dare l'idea di quanto
sia impegnativo, come si diceva al-
l'inizio, fare il genitore. Ma lo spes-
1 LUGLIO 1988 29
sore reale delle djfficoltà lo si coglie
meglio seguendo Macario nell'espo-
sizione degli atteggiamenti in positi-
vo che i genitori debbono adottare
se vogliono assolvere pienamente
alla loro missione educativa. Hanno
imparato tutti i genitori ad accettare
e a rispettare il figlio? A trattarlo
come una persona di uguale dignità
in quanto portatore di fondamenta-
li e inalienabili diritti umani? A ri-
fiutare certi suoi atteggiamenti sen-
za tu_ttavia respingerlo, soffocarlo,
opprimerlo come persona? A rico-
noscere, quando capita, di aver sba-
gliato? Ad ascoltare il figlio, a ca-
pirlo, e a capirlo soprattutto col
cuore?
Tutti abbiamo sentito genitori la-
mentarsi perché i figli si aprono po-
co con loro, non parlano dei loro
problemi. Ma si sono mai chiesti
questi genitori, se non hanno res~
pressoché impossibile la comunica-
zione con atteggiamenti scoraggian-
ti, con risposte inadeguate o djstrat-
te, con sgridate eccessive? Riescono
sempre i genitori a insegnare al fi.
glio ad essere autonomo, a prendere
le proprie decisioni in modo saggio,
positivo, costruttivo, a favorire il
formarsi del senso di responsabi-
lità?
Senza la pretesa di fornire ricette
di universale validità, Lorenzo Ma-
cario mette a disposizione dei geni-
tori il frutto dei suoi studi e deU'os-
servazione di tanti ragazzi ai quali
ha dedicato la sua missione. Avver-
tendo, fin dall'inizio, che l'intera
materia ha la sua collocazione natu-
rale in un ambiente che si chiama
famiglia, intesa come società dell'a-
more, un bene voluto e creato da
Dio. Ha esortato Paolo VI: «Padri,
madri, figli di famiglia, fate della
vostra casa una piccola società idea-
le dove l'amore regni sovrano e sia
scuola domestica di ogni umana e
cristiana virtù». Ed ha aggiunto:
«Il focolare domestico è il primo
luogo dell'educazione». Il « mestie-
re» del genitore è difficile, abbiamo
detto. Lorenzo Macario dimostra
però che lo si può imparare. Con lo
strumento che egH offre, i genitori,
i futuri genitori, gli educatori in ge-
nere si sentiranno meno soli nello
svolgimento del loro impegnativo
lavoro di educare i giovani.
G. N.

3.10 Page 30

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30 · I LUGLIO 1988
Visita al Museo
Missionario del Colle.
«Andate, ammaestrate
tutte le genti battezzandole nel no-
me del Padre, del Figlio e deUo Spi-
rito Santo, insegnando loro ad os-
servare tutto ciò che vi ho comanda-
to. Io sono con voi tutti i giorni fino
alla fine del mondo».
Questi versetti dell'evangelista
Matteo fornfrono a Don Giovanni
Bosco il tema per il discorso, che ac-
compagnò la partenza dei primi die-
ci missionari salesianj verso gli emi-
grati italiani dell'Argentina ed i po-
poli indigeni della Patagonia. Era il
novembre del 1875.
Una volta tornati in Italfa, i mis-
sionari portarono per Don Bosco e
per alcuni benefattori diversi ogget-
ti donati loro dalle genti indigene in
segno di stima; a questi, successiva-
mente, si aggiunsero altre testimo-
nianze di vita e di tradizioni - co-
me quelle della tribù dell'Amazzo-
nia - che diedero origine all'Espo-
sizione Missionaria di Roma del
1925. Fu l'occasione che prefigurò
quel museo missionario permanente
voluto dal Rettore Maggiore, don
Filippo Rlnaldi, e che fu allestito
nel 1926 a Torino e più tardi, nel
1941, al Colle Don Bosco. Allora, i
materiali vennero ordinati da suor
Antonietta lvaldi e dal coadiutore
salesiano Giuseppe Bevo, missiona-
rio in Thailandfa, e furono sistemati
in tre capannoni eretti a fianco del-
l'Istituto. A questo primo allesti-
mento, ora, ne è succeduto un se-
condo, in locali di nuova costruzio-
I! AVVENTURA
IN SETTEMILA

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- - - - - - - - - - -,11
1 LUGLIO 1988 31
UMANA E SALESIANA
PEZZI
ne dove i reperti sono disposti se-
condo un criterio più moderno.
11 nuovo museo di CoUe Don Bo-
sco, inaugurato recentemente, rac-
coglie in uno spazio di mille metri
quadrati settemila oggetti, che testi-
moniano globalmente la presenza
missionaria salesiana nel mondo.
La loro revisione scientifica, il re-
stauro, la cernita, furono affidati
nel 1983 a don Giovanni Falco, di-
rettore del Museo Etnologico di
Campogrande nel Mato Grosso, in
Brasile, mentre la loro sistemazione
aU'interno del museo è stata proget-
tata dall'architetto salesiano don
Vincenzo Gorgone.
I reperti esposti provengono dal-
1'Argentina, dal Paraguay, c;lall'E-
cuador, dal Brasile; e ancora dal
Rio Negro, dall'Australia, dall'A-
frica, daUa Cina e dal Giappone;
sono presenti, inoltre, le testimo-
nianze del Vietnam, della Thailan-
dia, della Birmania e dell'India, di
tutti quei luoghi, cioè, in cui i sale-
siani portarono e continuano a por-
tare la parola di Cristo, rispettando
le culture locali e promuovendo nel-
l'uomo la sua dimensione di creatu-
ra umana.
Si legge, infatti, all'ingresso del-
l'edificio: «Questo Museo vuole se-
gnalare la densità dell'avventura
umana vivente sotto ogni cielo del
nostro pianeta. Vuol rigenerare in
un solo presente il loro e il nostro
passato nel nome di un Dio che si
celebra non contro ma dentro la
storia».
Il significato delle raccolte, per la
particolare attenzione dedicata dai
religiosi alle civiltà diverse e all'esi-
stenza di ogni persona e di ogni po-
polo, è chiaramente antropologico,

4.2 Page 32

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32 · 1 LUGLIO 1988
Don Falco curatore scientifico
del Museo
e dimostra la capacità di organizza-
zione di .quegli «uomini veri ... da
noi chiamati selvaggi ... solo perché
non li abbiamo trovati uguali a
noi », in relazione aJl'ambiente e al-
l'assoluto.
I materiali che sono giunti a ColJe
Don Bosco, pur provenendo tutti
dalle missionì, non presentano
uguale valore etnico; generalmente
sono pezzi riuniti per l'interesse dj
qualche missionario o per donazio-
ni occasionali, senza campagne di
ricerca organizzale, criteri di stu-
dio precostituiti. Ma gli oggetti per-
venuti dall'America Latina, dal
Brasile, dal Venezuela, denotano
particolare valore scientifico. Sono
questi i luoghi dove operarono don
Albisetti, don Corbacchini, don
VentureUi che, sin dai primi anni di
missione, si dedicarono con indagi-
ni rigorose alla raccolta di una do-
cumentazione utile non solo per la
storia dell'evangelizzazione, ma an-
che per la storia della civiltà umana.
li Museo Missionario, ordinato
secondo criteri geografici e cronolo-
gici, si anicola intorno alla statua
raffigurante Don Bosco, e si snoda
per un percorso di quarantasei
grandi vetrine.
La prima è dedicata all'Argenti-
na, alla regione della Patagonia e
all'isola della Terra del Fuoco. Da-
gli archi ai raschiatoi per sgrassare
le pelli e spelarle, tutti i reperti sono
etnologicamente importanti; più in-
teressanti sono quelli cbe descrivo-
no la vita dei bambini, dai giocattoli
al lettino. Un pezzo di legno rettan7
golare, fasciato da una striscia di
pelle di guanago, è la bambola; una
scaletta dove il bimbo veniva ada-
giato e accuratamente legato, è la
culla che si piantava io verticale sul
terreno, all'aperto o dentro la ten-
da, ma sempre accanto alla madre
mentre lavorava.
Seguono le teche riservate al Pa-
raguay, luoghi in cui i missionari
erano presenti già dal 1892; e quelle
riferite agli indigeni Moros, i miste-
riosi abitanti del Chaco Paraguayo,
avvicinati dai salesiani nel 1962 solo
perché guidati da un ragazzo della
tribù, salvato dal lazo di un caccia-
tore bianco. Sono testimonianze di
uomini poverissimi, dediti alla cac-
cia; eppure, il nastro di peUe di gia-
guaro, il trofeo offerto a chi uccide-
va la belva con una sola freccia, ap-
pare raramente.
Ora è l'Ecuador, gli indigeni
Shuar. Lance, scudi, rotondi, cer-
bottane, si alternano a eccezionali
ornamenti ·maschili, come la larga
fettuccia arricchita da nove penden-
ti formati da femori di uccello, o
come il casco realizzato con elitre di
coleotteri. Non è la lotta con la na-
tura inclemente ma l'espressione éli
crudele fierezza bellica.
Nelle sedici vetrine dedicate al-
i'America Latina trovano spazio,
però, anche manifestazioni di crea-
tività artistica. È il caso dei nativi
Bororo del Mato Grosso, che pro-
ducevano leggeri, splendidi e vario-
pinti diademi di piume di uccello.
Tra il Brasile e il Venezuela, nella
regione del Rio Negro, vivono due-
mila persona su un territorio di due-
centomila chilometri quadrati. La
caccia e l'arte cedono il posto alla
tranquilla quotidianeità della vita
sedentaria. Questa terra è rappre-
sentata dagli utensili per preparare
la farina di manioca, il più diffuso
prodotto agricolo, e dagli strumenti
I
Qui sopra e nelle paglhe
seguenti sono Illustrate una
piccola parte degli oggetti
esposti
per la festa. Cesti per la raccolta,
spremitoi e setacci sono come esal-
tati, cantati, da maschere, tamburi
e flauti.
L'itinerario per l'America Latina
termina con gli Yanomani, che abi-
tano la parte superiore del fiume
Orinoco.
Come molte altre tribù, queste
genti non avevano incontrato mai
altri bianchi prima dei missionari
salesiani. Nelle teche che li riguar-
dano, tra i numerosi oggetti esposti,
spicca il mortaio sacro per i riti fu-
nebri. Il defunto veniva assimilato
alla vita con una singolare cerimo-
nia: appena combusto il corpo, le
ossa erano pestate, ridotte a farina,
mescolate alla pappa di banane e
mangiate nella zucca sacra. Zucca e
mortaio venivano utilizzate una voi-
la sola, come unico è l'evento che
conclude l'esistenza.
Successivamente, è rappresentata
l'Australia dove i religiosi giunsero
ne] 1922. Gli aborigeni, dediti al
raccolto e alla caccia, sono descritti
da boomerang e frecce.
Quindi, il Continente africano:

4.3 Page 33

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-----------~
I LUGLIO 1988 · 33
Bellissimo è l'abito da sposa,
completato dal copricapo, una spe-
cie di diadema con pon-pon cli seta
crentlsi, verde, bianco e nero, uniti
a piccoli fiori e a perline di vetro;
sostiene, davanti, una lunga frangia
di conterie candide, a coprire il vi-
so. Incredibilmente piccole, troppo
piccole per una dimensione reale,
sono le scarpe da donna. Vicino ai
modellini in legno, che descrivono
le varie attività dei cinesi, non sem-
brano nemmeno tanto innaturali.
Nel 1941 la missione si ferma in
Giappone; qui, nel museo, la cultu-
ra dell'Estremo Oriente si delinea
severa tra i tempietti familiari per il
culto degli antenati e la spada del
samurai.
E ancora: il Vietnam. Nelle due
vetrine spiccano le tavolette laccate
in nero con gli intarsi in madreper-
la, che raffigurano la lunga vita, la
fortuna e la feli'Cità; c'è anche la pi-
pa ad acqua costruita in bambù,
tuttora in uso in questa nazione: si
può affittare per una boccata di fu-
mo ovunque si vada.
Le ultime tappe del percorso mu-
seale sono la Thailandia, la Birma-
nia e l'India, quest'ultima presente
sono presenti il Congo belga, il Ka-
tanga, lo Zaire, il Madagascar.
J materiali in mostra, per la mag-
gior parte, provengono dal Congo,
ora repubblica popolare, Sono
esposti panieri, palette per mescola-
re la farina, qualche «mielarlo», il
contenitore per il miele, realizzato
con una parte di tronco d'albero
scavato (vi si introdueva il favo a
pezzi; miele e cera venivano separati
durante la masticazione). Ma, so-
prattutto, è largamente documenta-
ta la danza, dagli strumenti musicali
per scandire il ritmo, come i tambu-
ri, gli attrezzi a lamine di ferro, lo
xilofono con relativi percussori, alle
maschere di legno.
Nel 1926 i missionari salesiani
s' impegnarono in Cina. A questa ci-
viltà, in netto contrasto con quelle
finora osservate, si riferiscono le
cinque vetrine che presentano og-
getti estremamente raffinati, accesi
di colore, lucidi di lacche. L'alcova
è rossa, gli arredi e gli specchi sono
decorati da pitture, gli antenati so-
no celebrati con ricami di seta che li
raffigurano.

4.4 Page 34

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con sette teche e numerosi reperti,
non Lutti pregiati. Preziosi sono, in-
vece, i finissimi lavori in midollo di
legno e le lance dei Naga, il popolo
dei «Lagliatori di teste».
L'itinerario si conclude con la
mostra di esemplari di lepidotteri e
di coleotteri esotici, provenienti dai
paesi di missione, come gli animali
impagliati esposti nelle vetrine già
osservate.
La descrizione documentata dei
diversi luoghi e delle svariate cultu-
re in cui si svolge la storia dall'esi-
stenza umana è l'espressione del-
l'idea-guida del museo, cbe non
propone antiquariato missionario
ma esperienze a disposizione dei
giovani yisitatori.
Per conoscere più profondamen-
te l'azione di evangelizzazione e di
promozione umana, operala dai sa-
lesiani dal 1875 ad oggi, sono anche
predisposti audiovisivi e pannelli
esplicativi, periodicamente rinnova-
ti, che illustrano la vita, gli usi e i
costumi, le credenze e le tradizioni
dei popoli raggiunti dai missionari
di Don Bosco.
Cecilia Narducci

4.5 Page 35

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= - - - - - - - - - - - - -~ -
1 LUGLIO 1988 35
NoN soLo VIOLENZA
VERSO I BAMBINI MA ANCHE
TANTI GESTI D'AMORE
Un « dossier»
testimonianza raccolta
dagli allievi dell'Istituto
salesiano del Sacro Cuore
a Roma.
Roma, luglio - Questa
volta, a fabbricare il loro «dossiern
sui bambi.ru, gli allievi dell'Istituto
salesiano del Sacro Cuore, di via
Marsala a Roma, hanno veramente
penato. Lo ammette senza reticen-
ze, nella presentazione del fascicolo
«Un anno d'amore per i bambini>),
l'ideatore e curatore dell'i.ruziativa,
Umberto CaselJa: « una impresa ar-
dua ». Il fatto è che, a differenza del
precedente dossier, pubblicato l'an-
no scorso e dedicato alla violenza
contro i bambini, quest'anno gli al-
lievi della scuola salesiana si sono
messi in testa di raccogliere episodi
centrali su atti d'amore verso i bam-
bini. E hanno constatato che i gior-
nali - la loro fonte di informazio-
ne - sono particolarmente avari
di notizie « in positivo», di resocon-
ti sulle buone azioni compiute.
Noi non crediamo che ìl mondo
sia pieno solo di episodi che attesta-
no la devastante azione del male.
Certo, nessuno nega che il male
operi con una intensità a volte perfi-
no scoraggiante. La lettura dei gior-

4.6 Page 36

▲back to top
36 · r lUGUO 1988
nali, appunto, lascia spesso in ognu-
no di noi un senso di sbigoltimento,
di amarezza. Ci mette a contatto
con agghiaccianti storie di bambini
percossi, di bambini violen1a1i, av-
viati all'accattonaggio, sfruttali sul
lavoro, costretti a diventare spac-
ciatori di droga o a dedicarsi al fur-
to. Sono la purtroppo quotidiana
testimonianza della violenza che gli
adulti esercitano sui bambini.
Ma è possibile che gli adulti non
siano capaci di atti d'amore, di ge-
nerosità, di solidarietà verso i più
piccoli? Noi non lo crediamo. Cre-
diamo piuttosto che i mezzi di co-
municazione di massa rivelino pro-
prio in questo settore una grossa la-
cuna, che non si siano mai curati di
attivare fonti di informazione capa-
ci di interrompere il flusso di notizie
a senso unico. Se poi capita di par-
lare con operatori del settore, la
giustificazione che di solito vien da-
ta è vecchia e inaccettabile: il gesto
di bontà, dicono, l'atto di dedizio-
ne, di solidarietà non fa troppa pre-
sa sul lettore, non lo colpisce, non
lo emoziona. E aJJora, giù con i tito-
loni di cronaca nera.
Invece - come scrive Piergiorgio
Liverani, vice direttore di «Avveni-
re» ìn un contributo al «dossier» -
«la gente ha bisogno di sapere che
la solidarietà non solo esiste, fa par-
te della realtà che noi viviamo, vie-
Foto Archivio SEI
ne praticata da molti, ma anche che
essa è possibile... E i bambini, ai
qualj vanno soprattutto le preoccu-
pazioni di questo "dossier", devo-
no avere la sensazione precisa che
l'amore esiste, la solidarietà è cosa
reale, che la gente vuole loro bene e
che non è vero che al mondo c'è so-
lo cattiveria, rifiuto, violenza».
l ragazzi dell'Istituto del Sacro
Cuore, in collaborazione con il
gruppo dell'oratorio salesiano di
Latina diretto da don Piero Lalla, si
sono messi d'impegno a sfogliare
giornali per realizzare l'impresa di
segnalare episodi di amore e di fra-
tellanza verso i bambini. «Abbiamo
voluto dimostrare, nonostante tut-
to, il nostro ottimismo nei confronti
dell'uomo» dice Casella.
Ecco allora la straordinaria vi-
cenda di Lucia, una mamma di 23
anni, e di Elisabetta, una bimba di
soli nove mesi. Lucia non è la vera
mamma della piccola, la madre na-
turaJe l'ha abbandonata quando ha
saputo di aver messo al mondo una
bambina mongoloide. Elisabella sa-
rebbe rimasta sola, in cerca di affet-
to per tutta la vita, se non si fossero
fatti avanti Lucia e suo marito An-
drea, che l'hanno adottata. Un atto
di coraggio? Andrea risponde:
« Non credo che siamo stati corag-
giosi, anche se la nostra vita è cam-
biata da un giorno all'altro. Co-
munque lo rifarei subito». E mam-
ma Lucia: «La gente non può im-
maginare quale gioia sia per dei ge-
nitori vedere i piccoli progressi di
una bimba come Elisabetta. So be-
nissimo che tutti i neonati fanno
progressi, ma per loro è cosa nor-
male. Per la nostra piccola, invece,
ogni più lieve miglioramento è una
conquista che facciamo insieme a
lei. Aver trovato Elisabetta, per me
è una fortuna».
Sono ancora due giovani sposi i
protagonisti di una vicenda accadu-
ta a Torino: hanno accolto nella lo-
ro casa il piccolo Michelino, 18 me-
si, ammaJato di Aids e abbandona-
to dalla madre tossicodipendente. A
Palermo c'è invece una giovane sie-
ropositiva che difende con forza la
sua gravidanza, che protegge la
creatura che porta in seno da chi
vorrebbe farla abortire. Attorno al-
la ragazza è cresciuta una solidarie-
che ha coinvolt'o decine di perso-
ne, citi a incoraggiarla nel suo pro-
posito, chi a offrirle ospitalità, chi
ad assicurarle l'assistenza necessa-
ria.
Alla nuova vita di un bambino si
è dedicata una donna torinese, che,
malata di insufficienza renale, a 17
anni era già in dialisi e ha successi-
vamente subiti due interventi chi-
rurgici. Nonostante le sue precarie
condizioni di salute ha voluto un fi-
glio, consapevole dei rischi cui an-
dava incontro. Il suo sogno si è rea-
lizzato con la nascita di Patrick. «È
un dono - ha detto - e la mia
gioia è cosi grande che vorrei tra-
smetterla a tutti quelli che mi hanno
aiutato». Sono finiti i maltratta-
menti, le feroci punizioni, gli stenti
per il piccolo Gianni, che, scappato
da un accampamento di nomadi a
Roma, è stato accolto da due sposi
quarantenni. Gianni era un bambi-
no difficile, la nuova casa, i nuovi
genitori banno provocato inizial-
mente in lui atteggiamenti di rifiu-
to, ma i coniugi, con pazienza e de-
dizione, rinunciando a tante loro
abitudini, soprattuuo dimostrando-
gli amore, hanno ottenuto che il
piccolo li ricambiasse di uguale af-
fetto.
Sono, questi, alcuni degli episodi
raccolti nel «dossiern, che quest'an-
no i realizzatori hanno voluto dedi-
care al centenario della morte di
San Giovanni Bosco.
O

4.7 Page 37

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- - - - - - - - - - -s8-
STORIA SALESIANA
I LUGLIO 1988 37
Una delle ultime
benedizioni di Don
Bosco morente fu data
per l'opera salesiana
ecuadoriana, presentiamo
una sintesi dell'attuale
presenza e qualche nota
storica.
Gli ultimi atti di una
persona, per chi ne legge o ascolta
la vita, assumono una luce partico-
lare. In questo anno centenario rivi-
viamo il fascino degli ultimi alti di
Don Bosco. Il biografo ne presenta
uno cosi: «Sbrigati a Roma i propri
affari, Monsignore [ndr, si tratta di
José Ignacio Ord6iiez., arcivescovo
di Quito, Ecuador] ritornò a Val-
docco il 12 febbraio 1887. Qui ven-
nero fissati gli articoli di una con-
venzione sottoscritta da lui e da
Don Bosco sotto la data del 14. È
questo l'ullimo documento di tal
genere che porli la firma del nostro
Santo». (MB 18,428).
Pochi mesi prima, il signor To-
bar, sottosegretario alla Pubblica
Istruzione, parlando alle due Came-
re della Repubblica dell'Ecuador,
così aveva presentato i figli di Don
Bosco: «L'Ordine salesiano è, per
cosi dire, il risultato della fusione
A CENT'ANNI DALl!ULTIMO
CONTRATTO CHE PORTÒ
I FIGLI DI DON BOSCO
IN ECUADOR

4.8 Page 38

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38 r LUGLIO 1988
fra gli scopi del Cattol icismo e le
tendenze di questo secolo del vapo-
re e dell'elettricità». La definizione
era tradotta esistenzialmente nella
composizione deUa prima spedizio-
ne: 4 preti, I giovane chierico e 3 sa-
lesiani laici (coadiutori) abili mae-
stri artigiani, musici ed attori. Fu
l'ultima spedizione missionaria rea-
lizzata da D on Bosco che «benché
estenuato di forze volle scendere nel
santuario» di Maria Ausiliatrice per
dare loro un commosso addio, il 6
dicembre l 887.
«I missionari dopo cinquantatré
giorni di viaggio giungevano a Qui-
to il 28 gennaio 1888, vigilia di San
Francesco di Sales.
Don Calcagno telegrafò a Don
Bosco il felice arrivo. li telegramma
gli fu letto la mattina del 30. Egli
capì e benedisse: fu l'ultima benedi-
zione da lui inviata ai suoi figli al di
là dei mari». (MB 18,431).
In quegli anni la Repubblica del-
l'Ecuador viveva la stagione politi-
ca del cosiddetto «progressismo».
U bisogno sent i to da tutti di moder-
ni zzare le strutture economiche e
sociali del Paese non trovava però
tutti d'accordo sulle vie da seguire.
L o sviluppo impresso dai figli di
Don Bosco alla loro prima opera, il
«Protectorado Cat6lico» (scuola di
arti e mestieri) fu una risposta COl\\-
creta al momento storico. Un mese
dopo l'arrivo, il 18 febbraio 1888
entrava in funzione l'Oratorio festi-
vo; il 15 aprile cominciavano a fun-
zionare a pieno ritmo aule e labora-
tori della scuola di arti e mestieri. I
primi alunni furono gli orfani curati
dalle Figlie della Carità e 35 ragazzi
di scarse risorse economiche m a de-
cisi a prepararsi per il futuro. A lo-
ro i Salesiani offrirono una vasta
gamm a di possibilità: dalla forgia
alla rilegatoria, dalla teramica alla
calzoleria, dalla panetteria alla sar-
toria e alla lavorazione dei cappelli.
Già l'anno seguente al loro arrivo il
superiore, don Luigi Calcagno, av-
via l'Associazione dei Cooperatori.
Nel clima di instabilità politica che
si viene a creare, è questo gruppo di
laici che costituisce un elemento di
essenziale continuità, quando invi-
dia e calunnia cominciano a distur-
bare l'opera felicemente avviata.
Negli anni seguenti si fondano altri
oratori e scuole di ani e mestieri
Abya-Yala:
culture valorizzate
per una evangelizzazione
che ha futuro
«Abya-Yala» è una.parola indigena che significa " terra sempre gio-
vane, in pienezza•. E il titolo d1 una serie di oltre 150 pubblicazioni
scientifiche, letterarie e storiche sulle culture Indigene americane.
Il ..centro Latinoamericano di Documentaci6n lndigenlsta» di Quito
raccoglie a livello continentale quanto la Famiglia di Don Bosco ha fat-
to e sta facendo per le culture indigene. Oltre alle pubblicazioni orga-
nizza seminari ~ incontri di carattere scientifico e sostiene progetti di
Investigazione. E uno dei servizi che i missionari prestano agli indigeni
che cercano di riscoprire le loro radici e riaffermano la loro identità.
La Federazione degli Shuar (la principale popolazione indigena del
Vicariato di Méndez) fin dal 1968 ha potuto installare una capace emit-
tente radiofonica bilingue, che diffonde programmi in spagnolo e in
shuar. Dal 1972 porta avanti un sistema di educazione radiofonica bi-
culturale che arriva fino all'ultimo angolo sperduto della foresta, con
l'appoggio e la presenza di una folta équipe di teleausiliarl, apparte-
nenti allo stesso gruppo shuar.
Punta di diamante della pastorale shuar sono gli ..etzerin• che in
ogni comunità shuar svolgono la loro opera di ministri-catechisti con la
possibilità di giungere al diaconato.
Anche con gli indigeni della Cordigliera Andina è in pieno sviluppo,
dal 1972, un lavoro di nuova evangelizzazione, nel quadro di un com-
plesso di interventi nell'educazione comunitaria, nella salute, nel rim-
boschimento, nella commercializzazione dei prodotti, nella restaura-
zione della coltura Indigena, nella scuola, nella comunicazione radio-
fonica a partecipazione popolare, nella cura dei numerosi indigeni pre-
senti nella capitale («Hospederla Campesina• con 300 posti).

4.9 Page 39

▲back to top
----------5'1-
I LUGLIO 1988 39
nelle tre principali città dell'Ecua-
dor. Nella capitale, intanto, i Sale-
siani si vedono affidare la cura reli-
giosa dei detenuti del principale car-
cere, il «Pan6ptico». U loro modo
di occuparsene è caratteristico: in-
sieme alla cura spirituale e morale,
estendono anche ad essi la forma-
zione professionale, aiutandoli a ri-
cuperare la loro dignità di uomini e
di figli di Dio.
Cinque anni dopo il loro arrivo,
1'8 febbraio 1893, papa Leone XIII
erigeva il Vicariato Apostolico di
Méndez a Gualaquiza, nella regione
amazzonica ecuadoriana, affidan-
dolo ai Salesiani. Era un'altra clau-
sola del contratto che cominciava a
compiersi.
Nel 1895 una trasformazione po-
litica cambiò gli equilibri interni
della Nazione. L' anno seguente un
nuovo governo decretò l'espulsione
dei Salesiani, tacciati di collusione
con l'opposizione. Solo poterono
rimanere a Gualaquiza, nell'unica
residenza missionaria amazzonica,
in condizioni precarie. Ma quattro
anni dopo poterono ritornare a
Cuenca e successivamente nelJa ca-
pitale, Quito. Sequestrate dal go-
verno le prime opere, bisognò rico-
minciare. È stato il primo di una se-
rie di «cambi di marcia» che si sono
operati in questo primo secolo di vi-
ta, non sempre facile. Occorsero ri-
flessi o risposte ad eventi storici di
livello internazionale, nazionale o
locale, cambiamenti di strutture e di
mentalità all'esterno e all'interno

4.10 Page 40

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40 · J LUGUO 1988
dell'opera dj Don Bosco.
Osservando oggi il panorama sa-
lesiano dell'Ecuador, colpisce anzi-
tutto la straordinaria varietà di im-
pegnL Già un'occhiata alle statisti-
che dà un'idea dell'aspetto quanti-
tativo del fenomeno e della varietà
di campi di lavoro. Si va dalla
« frontiera storica» del Vicariato
Apostolico di Méndez nella regione
amazzonica alla « nuova frontiera»
del lavoro pastorale con la numero-
sa popolazione indigena della Cor-
digliera Andina (fino ai 4.000 me-
tri).
Alcune comunità sono inserite tra
gli emarginati delle periferie urba-
ne; altri operano nel campo della
comunicazione sociale. La missione
pastorale educativa nella scuola si
svolge in tutti i livelli: dalle elemen-
tari agli istituti universitari e secon-
do diversi rami: umanistico, scienti-
fico, tecnico industriale, agronomi-
co, professionale. Sono presenti
tutti i centri per la formazione reli-
giosa e sacerdotale.
Animano questa rete di opere 267
Salesiani e 288 Figlie di Maria Ausi-
liatrice, numerosi Cooperatori e
Cooperatrici, Ex-Allievi ed Ex-
Allieve. Sono presenti anche 24 Fi-
glie dei SS. Cuori (fondate in Co-
lombia dal salesiano don Luigi Va-
riara). Un buon gruppo di Volonta-
rie di Don Bosco sviluppa il carisma
salesiano nella linea della secolarità
consacrata.
La varietà attuale è anche il pro-
I
Il nuovo centro culturale di
Cuenca, Edlbosco, costruito per
Il Centenario
l!lnlzlo
del secondo
secolo
educativo
L'inizio del secondo secolo educativo salesiano nell'Ecuador vede
un quadro di 1.135 educatori Impegnati con 21.122 alunni.
Dalla prima scuola "di arti e mestieri• del 1888, con alterne vicende,
è nata una rete di insegnamento tecnico-professionale che ha come
esponenti di rilevo Idue Istituti Tecnici Industriali di Quito e Cuenca,
l'Istituto Tecnico Agrario di Cuenca con I similari di Sucua e Sevilla
Don Bosco. Dieci anni fa l'Istituto Tecnico di Cuenca (1.200 allievi)
prolungava il suo servizio con l'apertura dell'Istituto Tecnologico a li-
vello universitario (oggi ha 180 allievi). Quest'anno anche l'Istituto
Agrario di Cuenca (250 allievi) ha potuto Iniziare il ciclo universitario
corrispondente.
G. B.
dotto di una duttilità e capacità di
nuove risposte creative che i figli di
Don Bosco hanno portato in Ecua-
dor come ultima eredità del Padre.
Questa capacità, pur costituendo
una caratteristica dello spirito sale-
siano, non si sviluppa automatica-
mente né sempre. Vi sono stati mo-
menti di stasi, di supplenza a gravi
deficienze di altri organismi, ad es.
statali. Come per ogni organismo
vivente, la crescita è avvenuta anche
attraverso periodi di tensione, dub-
bi e perplessità. Ma a cent'anni di
distanza, Don Bosco, attraverso la
sua Famiglia in Ecuador, continua
a compiere in modo rinnovato tutte
le clausole del suo ultimo contratto.
Giovanni Barroero

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- - - - - - - - - - -sB
ESAME DIFFICILE
L' esame era molto ma
rriolto difficile. Affidai tut-
to ai nostri cari Santi salesiani e
tutto è andato bene. Grazie.
M. G. - Torino
ABITINO
eS. DOMENICO SAVIO
on il cuore colmo di gioia
e di gratitudine deside-
ro rlngr~iare Il Signore perché
dopo dieci anni di matrimonio
sono rimasta Incinta.
Ho pregato S. D. Savio e ap-
plicato Il suo Abllino. Ero sicura
che nonostante la tuba chiusa il
piccolo-grande Santo avrebbe
fatto la grazia. Ora ml affido alla
Sua protezione e sono certa che
tutto andrà bene.
Rita Fretto Schiena
sTUMORE ALLO STOMACO
ono stata esaudita! Rin-
grazio Maria Ausiliatrice e
Don Bosco per la loro protezio-
·ne ad una mia nipote operata
qualche anno fa per un tumore
allo stomaco.
Ora riesce a lavorare e ad ac-
cudlre alla sua famiglia.
Lettera firmata
GIOIA PER UNA NASCITA
D esidero ringraziare San
Domenico Savio per aver
concesso a mia sorella la
gioia di diventare mamma di
una bimba vispa e sana e per
aver aiutato una persona a su-
parare un esame molto difficile.
Rosaria Perii/o - Marano (NA)
SAN GIOVANNI BOSCO
M i affido sovente, pur non
facendo parte della Fa-
miglla Salesiana, a S. G. Bosco
che a casa mia è ... •uno di fa-
miglia•! Vinto un concorso pub-
blico, ml sono visto scartare do-
po una visita medica; appellan-
domi per una visita medica di ri-
corso, sono stato dichiarato ido-
neo per Il posto di lavoro in que-
stlone. S. G. Bosco, Indubbia-
mente, ha ascoltato le mie sin-
cere preghiere e di questo sono
tanto riconoscente.
Emilio Vittozzi
Pomigliano D'Arco
SCRIVONO PER GRAZIA RICEVUTA
Abbate Salvatrice
Adelgheri Carmela
Albenzio Orsola
Alboreggia MIiena
Aliandro Maria
Amante Salvatore
Amato Luigi
Armidl Laura
Ascedu Agostina
Aslrielll Cesarina
Saccaro Rosa
Balardl Grazia e Giovanni
Baldelli Giuseppina
Banlno R.
Basso Claudina
Battaglia Maria
Benclnl Anna
Bergamino Luigi
Bettega Maria
Betti Vittoria
Bigatti Battaglia doti. Elena
Binda Amelia
Binda Giuseppina
•Binda Maria
Binelli Giovanna
Fam. Bocelli
Bodda Cesare
Bodrito M.
Bonabrigo Lucia Maria
Bonaroli Mina
Bonato Caterina
Bordin Loredana
Boscolo Diana
Bozzetti Roberta
Brancato Carmela
Brandone Lucia
Budettl Cecilia
Buscema Margherita
Gibln Pierina
Giorcelll Elda
Giovanni Mirella
Greborl SIivana
Grenzi Lucia
Lamonaca Antonio
La Rocca Rosaria
Lazzaro Lilla
Lelll M.
Licltra Giovanna
Maffei Giovanni e Pasquina
Mannea Salvatore
Maretto Rita
Marcantoni L.
Marchesi Giambattista
Marchiaro Donatella
Marini Luigia
Marini-Rolla Silvana
Mauro Raffaele
Meaggia G. Francesca
Mediato Aurora
Menghlni Sergio
Messaggi Mario
Molinaro Ilda
Monaco Egidia
Murtas M. Antonia
Novara Secondino
Obertl sr. Maria
Olivari Augusta
Orlandi Roberta
Ornato M.
Palermo Marisa
Palmierl Maria Rosaria
Pazzaia Silvana
Pellizzoni Elio
Pennacchio Colomba
Perllli Lidia
Perron Odlle
Buttìglleri Vincenza
Calai Lucia
Call Maria
Caltanlsetta Sebastiano
Canessa Ada Cecchini
Fam. Capellini
Capra Luigi
Carati Gina
Caroti Ginetta
Casiraghi Maria
Castellano M.
Castelli SIivia
Fam. Cawoto
Cetrone Egilda
Conca Concetta
Conti D. Francesco
Contlllo Leonardo
Cortez Ferdinando
Dapetto Osvaldo
De Busci Piera
De Longhi Lidia
Dldona Ermelinda
Olmaria Catena
Donati Pietro
Enriettl Eugenio
Fabbricini Anselmina
Fantini Chiara
Fantolino Carmelo
Farlnazzo Oreste
Faroppa Maria
Ferrara Lina
Flssore Marcella
Fols Pletrino
Fontana Rattin Maria
Gabriele Jolanda
Gaburri Orsola Folini
Galimberti Amedea
Glannone Silvio
Pia Irma
Pleropan Davide Domenico
Piras Giovanni
Pollice Alberto
Retico Romolo e 1am.
Resta Elisabetta Miranda
Rina Costanza
Rosano Maria
Rossi Lena
Russo Ignazio
Sabbadinl Carla
Sacco Lina
Saracco Maria
Sardo Claudia
Fam. Scalco
Sciacca FIiomena
Scotti Giuseppina Cremonesi
Seriore Maria e Settimio
Somacale Teresa
Soragno Caterina
Sprovlerl Giulia
Stabile Piermaria
Tacelli Rosa Gangami
Ticozzelll Maria
Tlnlvella Gemma
Tommasl Italia
Torbo! Carmela
Toro Maria
Urpi Isotta
Vacchelli Maria
Valenti F.
Vallarino Maria
Velia Teresa
Venezia Marco
Vitale Madonia
Zassarlnl Rosa Capelli
Zuriani Rita
segue nel prossimo numero

5.2 Page 42

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PONTE M. ROSA ved. COGO, coo-
peratrice salesiana t L'Aquila a 83
anni
Madre profondamente cristiana,
donò con gioia al Signore e alla Fa•
miglia Salesiana I suol due unici figli.
Come Mamma Margherita si prodigò
per diversi anni nella Famiglia Sala.
alena dell'Aquila.
Fu di esempio per la sua pietà, la-
boriosità e riservatezza.
PESENTI ELVIRA e marito t Zogno
a 80 anni
A poca distanza di tempo uno dal-
l'altra, i nostri genitori ci hanno la•
sciato. La mamma in seguito ad un
grave Incidente automobllistioo, Il pa-
per una malattia.
Lasciano In tutti noi un esempio di
bontà e dl grande sempllcllà.
VANZETTO alg.ra CLELIA, ved.
FAVARO, cooperatrice salesiana t
a 86 anni
Rimasta vedova a 50 anni rluscl
con molli sacrifici e grande impegno
a guidare la famiglia composta di cin•
que figli, di cui due salesiani.
SI rendeva simpatica per la sua
grande capacità di ascolto e per Il
suo ottimismo. SI senti sempre parte
della grande Famlglla Salesiana e
enorme e fattivo fu Il suo amore per
Don Bosco. Il suo ricordo resta nel
nostro cuore.
ANGELERI alg. NICOLA, coopera-
tore salesiano t Torino a 84 anni
Luminosa figura di credente, fece
della sua vita un Impegno coerente,
alla luce della spiritualità salesiana.
Amò profondamente la sua famiglia;
una seria fiducia nella Prowldenza
gli permise di allevare I sei figli, di cui
uno donato al Signore nella Congre-
gazione Salesiana.
Sentl forte l'attaccamento al lavoro
che considerò come missione, In una
testimonianza generosa della sua fe-
de in labbrica. Ma è soprattutto nel•
l'amore a D. Bosco che rivelò Il suo
grande cuore: prima all'Oratorio di
Valdocco come presidente dell'AUlò·
lium, con don Rlnaldi (che venerò
sempre), poi come catechista nella
pastorale parrocchiale dell'Agnelli.
Lascia un rimpianto, ma soprattutto
un esempio di fig.lio di Don Bosco:
amore, lavoro, apostolato.
MARTIEllUCCI ERASMINA ved.
SCAFIDDI, cooperatrice salealana
t Gaeta (LT) a 78 anni
Donna di rare virtù cristiane, coo-
peratrice d'eccezione, umile, ricca di
lede, zelante nelle opere t,ìi bene.
Sentiva profondamente la gioia di
appartenere a Don Bosco.
Partecipava con grande fervore al
momenti associativi, agli Esercizi
Spirituali, e.gli incontri mensili.
Un tragico Incidente ha posto fine
alla sua vite terrena. Lascia In tuttl
quelli che la conobbero un grande
rimpianto.
TESSORE RITA t Perreo il 14/2/88 a
67 anni
La comunità parrocchiale di Per-
reo ricordando la sua vita esemplar-
mente cristiana la ricorda con rim-
pianto.
SCARRIONE VITTORINA, coopera-
trice t Mirabello Monf. Il 20 aprile
1988 a 85 anni
Ex allieva e cooperatrice intrepida,
devota di San Giovanni Bosco e Ma-
ria Ausiliatrice. Collaboratrice gena.
rosa verso I Salesiani del Collegio
Provera di Mlrabello Monferrato ani-
mava con la preghiera la Casa di ri-
poso della cittadina.
COGLIANDRO FRANCO, ex allievo
t Roma Il 3014/88 a 59 anni
Atlaccamento esemplare al lavoro
e delicatezza negli affetti familiari so-
no stati i principali valori appresi alla
scuola di Don Bosco, coltivali e at-
tuati fedelmente nella sua vita, sera.
na ma provata alla fine da una grave
malattia. Hadato e ricevuto amicizia,
con semplicità e signorilità. •Papà,
sei contento, sei felice di stare vicino
a Gesù?• è state la domanda sponta-
nea del figlioletto Daniele nel vederlo
sul letto di morte. Espressione che
resta, per quanti lo abbiano amato,
come un messaggio di gioia in attesa
della Pasqua eterna.
ZANNANTONI aie. ANGELO, sale-
siano t Torino Il 18/8/87 a 82 anni
Quanti lo hanno conosciuto hanno
ammrato in lui un'anima schietta e
vivace di sacerdote, dall'adesione la.
dele e totale a Don Bosco, un sala.
siano •fino all'ultimo respiro•.
Delle sue belle terre del Cadore,
che ricordava sempre con nostalgia,
ha saputo mantenere quello spirito di
attivilà tranquilla e rasserenatrice
che illuminava Il suo lavoro.
Lavorò molto, moltissimo: per I gio-
vani, come assistente, insegnante,
come direttore; per la congregazio-
ne, ricoprendo cariche dlre1tlve: di•
rettore per circa 20 anni e Ispettore
dell'lspettorla Adriatica per un ses-
sennio.
•Imbevuto fino alle midolla dello
spirito di Don Bosco•, ci lascia un lu-
minoso esempio di fedeltà e di
bontà.
PINTARELLI sac. DARIO, aaleala•
no t Pietrasanta (LU) il 2/2188 a 63
anni
Spirito sereno, sempre disponibile
a dif1ondere gioia e cordialità; Inse-
gnante preciso e chiaro, esigente ma
comprensivo, dedito ai giovani con
grande bontà e pazienza.
L'i11segnamento fu Il suo lavoro
dominante e appassionato. Era nato
a Pergine Valsugana nel Trentino Il
15 Gennaio 1925. Don Darlo amava
stare con I giovani, dialogare oon lo-
ro In maniera attiva alle foro Iniziali•
ve; sapeva portare un Vangelo facile
e a,ttraente.
Ha diffuso intorno a sé tanto calore
umano, calore di bontà e di amore,
frutto della missione sacerdotale a
cui credeva e per la quale agiva. A lui
la Corona di gloria lassù nel Cielo, a
noi un fulgido esempio di lede, di
amore di umiltà da Imitare qui in
terra.
MATTIOLI slg.ra PALMA, coopera-
trice t Il 27 marzo 1988
Donna operosa e generosa fre-
quentava Il laboratorio Mamma Mar-
gherita con Impegno e dedizione. I
cooperatori del posto la ricordano
non soltanto per avere donato a Don
Bosco il figlio ma per Il suo costante
servizio alla causa salesiana.
NOCERA slg.ra LUCIANA nel BRU·
NI t Borgo S. Lorenzo (FI) a 46 anni
La sua fu una vita laboriosa spesa
a servizio della famiglia e delle per-
sone più bisognose: gli ammalali, gll
anzianl, I giovani handicappati; do-
nando a tutti gioia e serenità.
Segui sempre con appassionato
amore ed Interesse la Scuola Profes-
sionale di Genova-Quarto, dove opa.
ra suo fratello Luciano, salesiano.
Durante la sua lunga e dolorosa
malattia cl ha dato esempio di fede,
di coraggio e di speranza.
Il Signore l'ha ricompensata per-
mettendole di ricevere in piena co-
scienza i Conforti Religiosi e donan-
dole l'assistenza fino all'ultimo re-
spiro.
Alle esequie, il Parroco ci conforta-
va dicendoci: •Abbiamo perso una
persona cara, ma abbiamo acquista-
to un Angelo in Cielo..••
A quantì hanno chies10 ìnformazlcni, annunciamo che LA OIRé·
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA, rico-
nosciuta giuridicamente con D.P. del 2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-
nalit.à giuridica per Decreto 13·1•1924 n. 22, possono legalmenle ri-
cevere Legati Bd Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato: ... lascio alla Direzione Generale Ope-
re Don Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano par
la missioni con seda in Torino) a titolo di legato la somma dì lire....
(oppure) !"Immobile silo in... per gli scopi perseguili dall'Ente, e parti•
colarmenle per l'esercizio del cullo, per la lormalione del Clero e
dei Religiosi, per scopi missionari e per l'educazione cristiana.
- se si tratta lnvece di nominare erede di ogni sostanza l'uno
o l'altro dei due Enti su Indicati:
...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opera Don Bosco con
sede In Roma (oppure /'Istituto Salesiano per le Missioni con seda
in Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo,
per gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente per l'eserc,zio del
cullo, per la formazione del Clero e del Religiosi, per scopi missiona-
ri e per l'educazione cristiana.
(luogo a data)
(firma per disteso)

5.3 Page 43

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----------sB-
I LUGLIO 1968 · 43
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla Direzione
opere Don Bosco
Borsa: S. Domenico Savio, ringra•
zlando pergrazia ricevuta e Invocan-
do protezione, a cura di E. F., Cusa-
no (Ml), L. 1.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Do-
menico Savio, In ringraziamento e
invocando protezione, a cura di An•
na e Marco, L. 1.000.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Santi Salesiani, invocando
una grazia particolare, a cura di Riz-
zetto Cecchi Prof. Luciana, VE,
L. 1.000.000
Borsa: Marta Aualllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio dei F.ffi
Meregalfi, a cura di Meregalll Lui,
Monza, L. 1.000.000
Borsa: Maria Auslllatrtce e S. Gio-
vanni Bosco, in memoria di Anna
Del Degan, a cura dalla sorella Fell•
cita, L. 1.000.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, In memoria di Don
Giovanni Del Degan, a cura della so-
rella Zita, L. 1.000.000
Borsa: Maria Aualllatrlce e Don Bo-
sco, per grazia ricevuta, a cura di
Ghetti Giovanna, L. 1.000.000
Borsa: In memoria di Ghetti Dott.
Giacomo, a cura di Ghetti Giovanna,
L. 1.000.000
Borsa: Marta Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in memoria di Lucia
Romanazzi, a cura del marito Orazio
Sansonetti e lìgll, L. 1.000.000
Borsa: Maria Auslflatrlce e S . Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invo-
cando protezione e in suffragio dai
miei defunti, a cura di R. E., Alba,
L. 800.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio dei miei
defunti, a cura di Bacca Giovanni,
L 500.000
Borse: Don Bosco, In suffragio di
Gabriele Pucc( a cura di Pucci Lina,
L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, In suffragio del defunti Giraudo,
a cura di Barbero Rita, L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in suffragio dei defunti Glraudo,
a cura di Barbero Rita, L. 500.000
Borsa: Maria Ausiflatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, in ricordo di Glsontl
Lorenzo, a cura di Di Crosta Maria,
L. 500.000
Borsa: Maria Aualllatrlce e Don Bo-
sco, a cura di Di Crosta Maria,
L. 500.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, In suffragio di Vezzuffa
Bartolomeo, a cura della moglie e
delle figlie, L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani, ringraziando e invocando
protezione, a cura di A. B. D. S. P.,
L. 300.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, In me-
moria del salesiano Carlo Vinclguer•
ra, a cura delle sorelle Teresa e Gio-
vanna, L. 300.000
Borsa: Beato Michele Rua, per due
grazie ricevute e implorandone una
terza, a cura di R. M., Torino,
L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, invocando
protezione sulla mie nipotine, a cura
della nonna B. G., Savigliano,
L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, In me-
moria di Una e Giuseppe Ba/lalra. a
cura dei figli, L. 200.000
Borsa; Don Rlnaldl, a cura di P. E.,
L. 200.000
Borsa: Don Rlnaldl, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Ragghiantl Bianca, L. 200.000
Bor&a: S. Domenico Savio, a cura
di Arancio Bartolomeo e Paola,
L. 150.000
Borse Missionarie
da L. 100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, invocan-
do preghiere, a cura di Bosisio Ines
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi
Saleslanl, per ringraziamento e pro-
tezione, a cura di A. S., Udine
Borsa: Don Bosco, In suffragio del
miel defunti e chiedendo grazie, a
cura di Varaldo Teresa
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Piekut Vlsca
Prof. Nadia
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, a suffragio del miei genitor( a
cura di Giuseppina Codegone
Borsa: Don Bosco, a cura degli
alunni dassl IV e V elementare di
Gallodoro (ME)
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, invocando
protezione e intercessione di una
grazia, a cura di A. F. B. L.
Borsa: Ven. Don Rlnaldi, per ringra•
ziamento e invocando ancora prote-
zione, a cura della Famiglia Morello,
Chieri
Borea: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e Invo-
cando protezione, a cura di Diego
CasteUI
Borsa: P. G. Frassatl, invocando
protezione aiuto per superare diffici-
le esame, a cura di L. P., Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, invocando protezione
su una nuova famiglia, a cura di
L. P., Torino
Borsa: Maria Aualllatrlce e Don Bo-
sco, In suffragio del figlio Pietro, a
cura di Pittarello, Torino
Borsa: In memoria dei defunti Nicol()
e Lorenza. a cura di Rosa Maizza
Borsa: Mari• Aualllatrlce e Don Bo-
sco, implorando protezione per Car-
lo, a cura della Mamma
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Dome-
nico Savio, implorando protezione
sul nipote e famiglia, a cura di N. N.,
Dogliani
Borse: Maria Aualtiatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, invocando
protezione per i miei nipoti e tam/.
glia, a cura di F. N. Caloni
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Giu-
seppe, Don Bosco, ringraziando e
impetrando protezione e salute per I
miei cari, a cura di L. Codazzi, Reg-
gio Emllla
Bor&a: Maria Aualllatrlce e Sr. Eu-
sebia, ringraziando e invocando an•
cora protezione, a cura di M. V., To-
rino
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, in suffragio dei genitori Emma e
Francesco e per protezione dei miei
cari, a cura di Vitali Cornelia
Borsa: In suffragio di Mamma, a cu-
ra di Giglielml Giovanna
Borsa: S. Giovanni Bosco, in rico-
noscenza e Invocando protezione, a
cura di N. N. Trecallo di Como
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Ala Maccarìo Franca
Borsa: Maria Aualliatrlce, S. Gio-
vanni Bosco, invocando preghiere
dopo la mia morte, a cura di Trucchi
Carlo
Borsa: Maria Aualllatrlce, per rin-
graziamento e invocando protezione,
a cura di N. N., Dogllanl
Borsa: Marta Auslllatrlce e Don Bo-
sco, invocando protezione per mio r,.
gllo (lavoro e salute), a cura di Truc-
chi Carlo
Borse: Don Bosco, a cura di Patuzzl
Agnese
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Ala Maccarlo Franca
Bol'!la: Don Bosco, a cura di Cotto
Giovanni
Borsa: Maria Auslllatrlce, Santi Sa-
leslant, a cura di Magnani Maria
P. G. R.
Borsa: In memoria e suffragio del
Prof. Maio Giuseppe, a cura di Ma-
netti Domenico
Borsa: Maria Auslllatrlce, per rin-
graziamento e Invocando protezione,
a cura di N. N., Dogliani
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Gio-
vanni Bosco, in ringraziamento e in-
vocando protezione, a cura di Ma-
renco Claudio
Borsa: Don Bosco, a cura di N. N.
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
slllatrtce e Don Bosco, a cura di
Saccogna Mari
Borsa: Signore: pletA delle anime
purganti più bisognose, a cura di Re-
bora Pia-G
Borsa: Maria Auslllatrlce e s. Gio-
vanni Bosco, a cura di Tononi An-
gelo
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, invocando delle grazie
e in suffragio del miei defunti, a cura
di Di Virgilio Gabriella

5.4 Page 44

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Don Bosco
Eddi iDziooDneBcoolCnO8tfroattotegrdaaflievolmne
lf)ootllolploalfCtaOd.e.ll'I.OO (ed. Varia
Sei)
P81· 111
fonaato
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13 x
10.000
19
169°
migliaio
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SPDì aogdhens«·,Bearoloi-asricc-coeovn- esre-egnd-a.ireL-t.ta-1m0 ·e-0n0t0-e
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a
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(pono
m-ia -il -lib-,o - -
e
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graus)
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