Bollettino_Salesiano_194910


Bollettino_Salesiano_194910

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Bollettino Salesiano
PERIODICO QUINDICINALE DELLE OPERE E MISSIONI DI SAN GIOVANNI BOSCO
PP,R LE CASE SALESIANt:;, r DIRETTORI DIOCESANI E l ogcu RIONI
OJREZ IO NE GENERALE: TORINO (109) - VIA COTTOLENGO, S2 TELEFONO 12•117
SOMMARIO: Mnrla SS. e il Clero • Don Bo9co
predicatore Nuovi orlen111mcoll dell'apos10La10
missionario In Giappone • Oma:;'gl pervenuti.
Convegno di Decurioni in Sicllla: ~rlgc,nto.
MAR IA 55. E IL CLERO
<< ... Sovresaltata su Pietro, Vicario di Cristo in terra, la madre di Gesù
Signor Nostro ha comune con Pietro, in un modo suo proprio, una di-
gnità, una autorità, un magistero che l'associa quale Regina al collegio
degli Apostoli. A Lei, amante di Cristo più che Pietro, Gesù affidava
nella persona di Giovanni, sotto la Croce Redentrice del mondo, come
suoi figli, tutti gli uomini, pecore e agnelli in un gregge disperso, costi-
tuendo cosi Lei Divina Pastora, Madre comune e universale dei cre-
denti, e assomigliandola a Pietro che ne è il Padre comune e universale,
e il Pastore terrestre. Lei l'Augusta Sovrana della Chiesa militante, pur-
gante e trionfante; Lei la Regina dei Santi; Lei la :\\Iaestra di ogni virtù,
dell'amore e del timore e della scienza e della speranza santa. Per Lei
egerminata la candida rosa del paradiso; per Lei si è iniziata l'èra novella
dell'umiltà, che viene fiorendo il giardino della Ch.iesa di gigli, di viole
e di corolle dei più soavi e mirabili profumi. Se Pietro ha le chiavi del
cielo, Maria ha le chiavi del cuore di Dio; se Pietro lega e scioglie, anche
Maria lega, con le catene dell'amore; anche essa scioglie con l'arte del
perdono. Se Pietro è il custode e il ministro d'indulgenza, Maria è la
munifica e sapiente tesoriera dei divini favori, e, " qual vuol grazia e
a lei non ricorre, sua disianza vuol volar senz'ali " >> ( 1 ) .
(1) Pio XII, il 21 nprile 1940 a nume.rO!li pellegrini.
***
PER LA FESTA DI MARIA SS. AUSILIATRICE La S.E. I sta stampando il
"proprio" dell'Ufficio di Maria
SS. Ausiliatrice. Coloro che ne desiderano copia posiiono indirizzare le ordinazioni
alla SocIBTÀ EDITRICE lNTERNAZtON\\LE - Corso Regina :\\fargherita, 176 - TORINO (109).
Anno LXXUI
15 MAGGIO 1941)
Nt,mero 10

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DON BOSCO PREDICATORE
fl ,rostro D. Gfo,mi11i d ha passato questo articolo che
può servire ad aggiornare con disrrezione andu: i rriteri
di predica..-ion<'.
Crediamo cli fare cosa ,:iradita ai nostri confratelli
nel ministero della parola presentando loro il i_rran
Santo dei tcmpj moderni, come modello di predicatore
popolare ed efficace. Fin dai suoi anni più teneri a,·eva
sentito la chiamata divina aU'apostolato della gioventù.
Per assolvere ti dtffictle còmpitn nffidato(!li dalla divina
Provvidenza, il giorno dello gua primR Messa 1mplorb
dal Signore come grazio unica e rara l'efficacia della
parola. Eglj certamente sapeva o intravvedeva che fra
l!li uditorii, il più difficile è quello dei giovani. Ed a
ragione. Difatti i professioniM1 del pulpito, i cosiddetti
predicatori di cartello, che affrontano i grandi pubblici
e sanno imporsi a tutti, difficilmente sentono poi il co-
raggio di affrontare un pubblico composto di fanciulli
e dt giOVllni.
Don Bosco per cinquant'anni parlò aj giovanetti e
al popolo con catechismi, istruzioni, omelie, confe-
renu dialogate e sermoncini della sera. Fu un origi-
nalissimo psicoloj!o, che snpen1 leggere nei cuori e far-
seli suo,. Parlava sempre il linguas(gio del cuore. Questo
è un segreto che non sempre cli omtoTÌ conoscono o
sanno praticare. Fu in modo straordinario cateclùsta,
cioè un maestro dell'eloquenza più sostanziosa e più
difficile, ma più necessaria soprattutto ai nostri sdoro.i,
in cui dilaga un'ignoranza impressionante e deplorevole
in fatto di relil{ione. Catechizznva in forma piano, con-
fidem:iale ed efficace.. Fu anche applauditissimo, irresi•
scibile oratore dei grandi pubblici non solo in Italia,
ma nelle Francia stessa. Dovunque parlava, era il trionfo
dell'eloquenza sacra di un santo, che accendeva luci
divine d'aurora sul secolo mo, ente. li segreto del suo
successo fu senza duhbio e innanzitutto la sua santità.
È un elemento indispensah,Je e in.surrogabile per l'un-
zione e l'efficacia della pru·ola. L'efficacia più preziosa
e più satutare è certamente l'efficacia della propria vita.
Pertanto se la predicazione dei nostri oratori sacri è a
volte sterile, se non fa breccia sul cuore degli uditori,
i: perchè le loro condotta, i loro esempi non edificano o
contrastano con le loro parole. L'oratore sacro che non
sia uomo di orazione, disinteressato, generoso, carita-
tevole, non farà frutto nelle anime.
Ma oltre alla santità che rifulgeva di viva luce in
Don Bosco, vi erano pure le altre doti necessarie alla
buonu riuscita. Usava mezzi e sussidi particolari per
farsi ascoltare volentieri. Diceva spesso: Cib che si
ha da dire, bisogna dirlo con forte convinzione, con
parole nppropriate e alla portata degli uditori t. Di lui
si può dire ciò che S. Francesco di Sales diceva di se
stesso: Quando predico sento che qualcosa esce di
me, che io non riesco a comprendere t.
Chiarezza.
Ecco alcuni consigli pratici che Don .Bosoo dava ai
suoi collaboratori per ottenere un filCUro e felice risul-
tato nel ministero della parola: Abbandonate la lingua
e l'orditura dei classi<.;; padate in volgare ove si può,
ed anche in lingua iroliarui., ma popolarmente... Invece
di tanti ragionamenti, attenetevi al!li esempi, alle si-
militudini, ad apologhi semplici e pratici. Ritenete che
il popolo capisce poco e che le verità della fede non
gli sono mai abbastalll'.a spiegate. Fate entrare neUe
menti dei vostri uditori le verità per mezzo di esempi,
di fatti, di parabole, ecc. li mjg]ior ornamento è la
chiarezza nelle parole, negli argomenti, nei pensieri.
Non sono le idee sublimi, orig:inali. profonde che fanno
del bene alle anime, ma le idee chiare. Cib che esi!!c
il popolo è di capire. Vuole vedere posto alla portata
del suo spirito il pensiero che occupa In vostra anima.
Se capisce, si interessa e se ne ritorna a casa contento.
Se non capisce, si annoia t. Se si parla, glt è per farsi
capire e non per far ammirare la sublimità del proprio
spirito e la facilità di parola o lo resistem~1 delle corde
vocali. L'uditorio è davanti a voi. Voi a,·ete una ve-
rità nel vostro spirito, cruda ed austera. Il problema
che si prospetta è questo: come fare a renderla limpida
prima e poi calda e simpauca, per farla accettare nella
mente e nella volontà? lnnan-,;itutto bisogna farsi ca-
pire; qujndi non si è mat troppo cluar1. Dura fatica.
Per essere chiari è necessario possedere bene la ma-
teria, prospettarla sotto tutti gli aspetti. BJSOJZna rt•
nunciare ~i facili successi di eloquen7..n; avere a propri:1
disposi-,;ione un repertorio di immagini, di parngoni,
di esempi, di fatti, ecc. che rendano come sensibile
quclht verità austera. ln una parola bisogna concretiz-
zarla, drnmmatìzzarln. Se poi dopo tutto cib l'att~-
zione scappa ancora. non rimane aJl'oratore che trovare
qualcuno di quei trucchi nuovi capaci di svegliarla, di
sosteneda, d'incantarla.
In questo eccelleva Don Bosco. A volte per dram-
matizzare una scena della strada, ricorreva al dialetto
locale, così vi,·o ed espres&vo, abbassa.odo il discorso
al tono e al livello della vita. A volte si arrestava per
interrogare il suo uditorio, facendo ricavare hl morale
da lui. È un modo nuovo codesto 1 No. Lo si praticavu
già ni tempi di S. AJ:!ostino. Quando il Santo predicava,
si applaudiva, si interrompeva il predicatore, gli si
muovevano delle obiezioni; gli si citavano passi dello
Sacra Scrittura. Cosi il Santo ern in continua comunt-
cnzione coi suoi uditori, a cuj parlava in modo famigliare.
Cosl si us.wa n quei tempi nelle chiese a.fric.·me, con
gran profitto delle anime. E perchè non se.ltllirne l'esem-
pio? Noi ci auguriamo anzi che , nostri sacerdoti e
predicatori annunzino la pnrola ùella verità non solo
nelle chiese, ma anche nelle piazze, agli angoli delle
strade, nelle officine, negli stabilimenti, ecc. I nemici
di Dio e delln Chiesa spargono spudoratamente e in
pubblico i loro errori, e vomitano il loro veleno contro
i diritti di Dio e della Chiesa. Per mezzo della radio ~i
trasmettono in America delle conferenze adattnte nl J
popolo, il quale accorre in gran numero ad ascoltarle.
È tempo quindi che noi ci svegliamo e scattiamo in
pieru, pronti 11<l arginare il male che dilaga, con tutt, 1
mezzi che il momento attuale ci suggerisce. LI nostro
preciso dovere è di illuminare le menti e di muovere le
volontà alla pratica della religione e delle virtù cristiane.
Don Bosco in ciò fu ammirabile. Non si stancava
mai di predicare, catechizzare e fare delle conferenze
anche dialogate nelle circostanze più solenni.

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In breve, tutto era buono per Don Bosco, rutto egli
provava per dare la massima efficacia alla parola della
verità, a quella parola terribile che ha straordinario
potere sulla vita intima dell'uomo.
Brevità.
Don Bosco diceva: Il discorso deve essere breve;
non deve oltrepassare la mezz'ora,. Limite che il
Santo ebbe l'ardiro di fissare in tempi in cui Ja predica
e il sermone toccava l'ora e Ja passava. Oggigiorno bi-
sognerebbe dire: non de,·e oltrepassare il quarto d'ora
o al massimo i venti minuti. I giovanetti (e anche il
popolo) non sono capaci di un'attenzione prolungata.
, L'attenzione del ragazzo - diceva Montaigne - è
di stretta imboccatura; non bisogna imbottare troppe
oose alla volta •·
ìl: necessario far amare la chiesa al popolo; bisogna
che ne riporti un grato e soave ricordo, affinchè nelle
ore tristi della vita ,•i ritorni a chiedere forza, consola-
zione, perdono. Se la chiesa non richiama alla sua mente
che dei discorsi e delle prediche interminabili o delle
funzioni lunghe e noiose, certo non vi ritornerà
affatto.
Essere brevi non significa non avere nulla da dire.
Quante cose si possono dire in un quarto d'ora! Un
esempio di br~vità l'abbiamo nelle istruzioni agli uo-
mini fatta da Mons. Gibier. Basterà scorrere quelle
magnifiche conferenze per sincerarsi di questa dote.
Duravano un quarto d'ora, o tutt'al più venti minuti.
Ma quali ricchezze di spunti, quale vigore di argomen-
tazione, quale messa in valore dei fatti I
Tale brevità però non s'improvvisa, no. La lungag-
gine è lo scoglio ordinario delle improvvisazioni. Non
si può condensare i propri concetti in poche pagine
senza un serio lavoro preliminare. Quando un predi-
catore si è formato in tal modo olla concisione, allora
avrà la ricompensa delle sue fatiche. Il popolo pendcrà
dal suo labbro e trarrà profitto dai suoi discorsi. t la
ricompensa della brevità.
Gli Americani riassumono la retorica in tre parole:
avere qualcosa da dire; dirla, e poi 3" tacere.
È la ter7A che è di difficile attuazione. A volte l'oratore
non sa chetarsi. Un antico umorista diceva: «I primi
\\•enti minuti sono per le anime; gli altri venti per l'amor
proprio del predicatore; e quello che eccede è per il
diavolo •·
Da quanto s'è detto balza la necessità di una soda
preparazione: poichè la lungaggine è in genere dfetto
tli scarsa preparazione. All'inizio l'oratore non sa che
cosa dire; poi, trovato un aritomento, l'affronta sen-
z'altro. G,rn e rigira, incespica e si riprende, non cheta
nè trova mai la conclusione. Don Bosco diceva: La
predica che produce migliori effetti è quella che fu meglio
preparata e studiata •·
Un'altra caratteristica delle prediche di Don Bosco
era quella di essere infiorate di frequenti esempi e si-
militudini facili e chiare, scelte a meglio colpire l'im-
maginazione degli uditori. Narrava qualche episodio
ameno, qualche fatto concreto di storia, qualche esemp:o
contemporaneo o antico e ne ricavava sempre una
massima. Quindi voleva che, parlando ai giovani o al
popolo, si usassero degli esempi, paragoni, analogie,
fatti ben concreti e circostanziati. Si teni;.,a ben a mente
che la predica è come un abito, c'he deve essere fatto
su misura. Bisogna parlare non davanti agli uditori
ma Ugli uditori •; perciò si deve prendere l'uditorio
come è. Non cose astratte, non idee nude che non di-
cono nulla alla immaginazione. Tutti sanno che la vita
odierna è dinamica, vertiginosa. Dai mezzi di erasporto
a quelli della parola, tutto è fulmineo. Il cinema ha
guastato gli occhi stuzzicando l'appetito con dei quadri,
figure, immagini. Il popolo che affolla le nostre chiese
è sì vuoto e sfinito interiormente, ed è cosl assorbito
dalle cure temporali, cosi frettoloso e divagato che non
segue i pensieri astratti e i lunghi ragionamenti. Per in-
contrare il suo gusto e scolpire profondamente la pa-
rola di Dio nel suo cuore, bisogna attenersi ai concerti
facili e sicuri, alla semplicità lineare, infiorando il di-
scorso di esempi e di fatti concreti che ne fissino l'at-
tenzione. Solo cosi si potrà spezzare il pane della vita
al nostro popolo affamato, per saziarlo e rifarlo. Esempi,
fatti, similitudini, parabole sono di utilità massima,
diceva Don Bosco.
Dove attingere la materia per tale predicazione?
Risponde ancora Don Bosco: «Dal S. Vangelo, dalla
Storia sacra, dalla storia della Chiesa, dalla \\'ita dei
Santi •· Dalla Storia sacra soprattutto. Perchè i nostri
giovani, il nostro popolo non sanno nulla di quei bct
fatti che un giorno ci dilettavano e c'incantavano e la
cui conoscenza ò indispensabile per comprendere tanLc
cose della Liturgia e della vita cristiana.
Semplicità.
Si domandò un giorno a S. Francesco d1 Sales come
si deve predicare. , Con semp!icit11 e candore rispobe
il Santo. E questo programma fu pienamente attuato
da Don Bosco. Nei suoi discorsi rifulgeva un'aurea
semplicità di ragionare adattata a tutte le intelligenze.
Siate semplici nel tono, diceva Egli, senza retorica e
senza posa. Siate familiari e paterni. Nei suoi consigli
agli invitati a predicare nel suo Oratorio diceva: Prego
vivamente i sacerdoti che mi faranno l'onore di pre-
dicare nel mio Oratorio e di spiegare la parola di o·o
ai miei giO\\·ani, di essere semplici, famigliari, popo-
lari,. E come si rideva delicatamente di quei predi-
catori che siedono dopo un esordio roboante, si fer-
mano alquanto prima di penetrare nel corpo dell'ari,:o-
mentazione; poi, terminato il discorso, si arrestano
ancora un minuto o due, si asciugano il sudore, toss:-
scono, scatarrano prima di slnnciarsi all'assalto finale
con la più artificiosa delle perorazioni! Don Bosco
invece predicava con unzione e naturalezza e commo-
veva tutti con la sua facile e devota maniera di predi-
cazione. EpJi badava agli uditori, alla loro età, condi-
zione sociale, cultura... Difficilmente si udivano prediche
più popolari e più facili. Egli come in tutti i campi,
così anche in quello della predicazione fu un innovatore,
o meglio restauratore: un oratore moderno. Oggigiorno
si insiste tanto sull'a!?giornamento della nostra predi-
cazione, perchè ci si adatti ai tempi, ai bisogn- attuali,
lasciando da banda i lunghi ragionamenti, le pose ora-
torie, le prediche stereotipate, le frasi e i periodi antt-
quati. Ebbene, ceco il modello della vera, modem1 e
fruttuosa predicazione: Don Hosco. f:: il caso quind d,
ripetere aù ogni oratore sacro le parole scritturali:
Jnsp,ce et fac secundtmt exemplar quod tibi 111011stra-
tu111 PSI.

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DALLE NOSTRE MISSIONI
Nuovi orientamenti dell'apostolato m1ss1onar10
In Giappone.
Poichè la persi.rtenle estrema limitazione delle pagine
impoua ,la ra,:!io11i econqmiche 11011 ci consente di pubbli-
care integralmente le lettere mensili tanto Ì11teressanti di
Mo11s. Cimatti, nel tnmiero ordùurrio, facciamo posto qui
alme,w alle principali.
RM•.1110 ed amatissimo S,g. D. Ricaldo11e,
la sratistic.1 generale dello sviluppo della Chiesa cat-
tolica in Giappone nel passato 19+8 dava questo con-
solante risultato, paragonato al 19+7: Battesimi +o+8
(19+7). 6875 (1948) con aumento di 2827 (70%);
CatPromem 10.788 (1947), 15.278 (1948) con aumento
d1 4+90 (42°~); Ca11olid 109.285 (19.17), 120.285
(1948) con accrescimento assoluto di 10.800 (10%) su
una popolazione totale di 80.500.000 abitanti.
Per eh, ha seguito le ,·icende dell'apostolato missio-
nario in Giappone nel decorso ventennio, e considerò
le difficoltà in cui si dibattevano i missionari, alla con-
statazione dei modesti risultati oggi ottenuti de,·e rin-
irraziare con noi il Si~ore ed augurarsi che 1! cre-
,c~ndo che ora viene verifìrondosi, diventi una impo-
nente valanga, che coniilutint la massa del popolo gmp•
pone$e e la trascini al Signore. I coefficienti di questo
consolante movimento dc, g1appones1, verso il catto-
licismo, sono vari: il nuovo orientamento politico del
dopo guerra, che sul piano democratico delle libertà
contempla anche la libertà religiosa; il riavvicinamento
più forte e più o meno interessato cc.cli stranieri; la
riforma scolastica; l'abolizione del Shintoismo di
Stnto e delle forme militaresche nel regime civile; il
lavoro più intenso e libero dei missionari e delle Con-
g-rcgazioni reli~iose maschili e femminili, che li coa-
diu,·ano; lo spirito di imitazione e di adattamento, cosl
forti e caratterist1c1 in questo popolo. Non mi è poss1-
b1lc parlare II lun~o di 0j?lluno di questi coefficienti, ma
sarà ceno gradito accennare a quanto interessa il mondo
missionario. 1) Nuove direttive della S. Congregazione
di Propaganda Fide: aiutare la Gerarchia Ecclesiastica,
,Lflidaca o) Clero indigeno, creando t•icarie, che con re-
golare contratto s, affidano ad tempus al Clero secolare
o regolare straniero, che domanda di entrare nel nuo,·o
campo di lavoro, o vi è chiamato dai rev.m, Ordinari
giapponesi. In tal modo l'esteso campo delle Diocesi,
V,cariati e Prefetture Apostoliche precedenti, viene ad
essere suddiviso, frazionato, ed affidato a maggior nu-
mero di missionari ben attrezzati e più intensamente
coltivato. 2) All'invito della Chiesa e degli Ecc.mi Or-
dinari a tutt'oggi fra vecch i missionari ritornati e n\\lovi,
sono giunti 459 individui dei quali 248 sacerdoti e L'lici,
appartenenti n 24 società religiose, e 211 suore appar-
tenenti a 31 comunità religiose. Fra le Congregazioni
religiose maschili vi fi'llJrano: Benedettini (1), Bctle-
miti (4), Fratelli Scuole cristiane (10), Colomba.ni (24)1
\\ erbe Divino (9), Domenicani (24), l\\tissioni estere di
Parigi (16), Minori F rancescani (5), Conventuali (1),
Sceutist, (8), Gesuiti (55), Murinnisti (12), Maryknoll
(23), Oblati (3), Paolini (1), Redentorist i (7), Salesian i
D. Bosco (13), Sulpiziani (4), Trappisti (2), V1atorianì
(5)1 Preti secolari (21). Sono ~quadre degli apostoli
della Chiesa che vengono o a rafforzare le fila dei mis-
sionari che già lavorano in quesm terra di martiri, o
a dividersi fraternamente il vasto campo di lavoro.
Affluiscono anche numerose Congregazioni femminili,
preziose ausiliarie, specie per le opere di carità e per
l'insegnamento delle masse femminili. t una ,·un,
sanm ed efficace mondazione, che, dopo tanti anni dt
aridità, permette che il buon seme della parola di Uio
possa germoglinre e, sia pure in patientio, dare buono
ed abbond<tnte frutto. Sono tanti apostoli di bene, ap-
partenenti u.lle più disparate Nazioni, che insegnano a
questo caro popolo pagano la fratellanza cristiana dei
popoli e la cattolicità della Chiesa. Con questi preziosi
aiuti, che in gran parte sono al lavoro o in attiva pre-
parazione, il Giappone Cattolico ha già a suo atti\\'O lu
fondazione di nove nuove scuole, che unite alle pre-
cedenti dànno 8287 allievi in 17 scuole maschili, e
21.466 allieve in 46 scuole femminili. Come pure si
contano +8 nuove opere sociali (Orfanotrofi, asili di
vario l'.lenere, ospedali, sanatori, dispensari, ecc.). Il
movimento di propaganda cattolica si accentua, oltrechè
coll'insegnamento individuale ai volenterosi o deside-
rosi cli cultura religiosa, che è il mezzo più efficace,
anche con questi altri: a) conferenu famigliari o a
p iccoli gruppi (clllbs), in cui si insegna anche a pregare
e a cantare lodi sacre, che tanto piacciono ai pagaru;
b) conferenze pubbliche, dove è possibile, organizzate
contemporaneamente in varie sezioni della stessa città,
o in un:1 stessa provincia o regione; e) propagand,1 della
buona stampa e sviluppo di librerie cattoliche (nel
Jecorso 1947-+8 le editrici cattoliche pubblicarono
165 nuovi libri); d) organizzazione di grnppi cattolici
(Associazioni: di scrittori cattolici, ,ti sru<lenti medi ed
universitari; Associaziom interne nelle fobbricl1e opc·
raie. Nell'Arsen:ll, di Nag.1saki 3000 operai cattolic1,
org;m;zzati sugli 1nsel{namenll di giusti7.ia sociale pro•
clamati tlaJ regnante Pontefice, nelle elezioni delle
Assoc1azmni interne, batterono in pieno gli elementi
sovversivi. Nelle Parrocchie si vengono organizzando
le Associazion; di Azione Cattolica, specie quelle ma-
schili e femminili: perchè, al momento, il più bell'im-
pulso alla propal(anda cattolica è quello di far lavorare
la gioventù (e vi si presta anche l'elemento pagano) nel
campo sociale, secondo le direttive cattoliche e sotto la
guida dei missio11J.ri. Lo sviluppo delle opere di carità,
specialmente nei piccoli centn, fa concorrere anche il
buon popolo delle campagne alle opere d i caritil. A
Kyoto, nd Osnka ed altrove, Comitati di carità cercano
di eccitare le città ed i villaggi agricoli ad offrire men-
silmente e sponmneamente donativi di derrate alime.n-
tru:i, che poi ven!!{)no ù islribuiti agli incligenti delfo
grandi città dnlle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli.
I n questo campo è più che do,,eroso attestare la mu-
nifica carith del S. Padre, che sempre con cuore più
che pa terno al dimandar precorre•, tanto in oc~-a-
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aione di disastri naturali (terremoti, inondazioni, ecc.,
che con frequenza nrtl1J(1tono questo povero paese),
qmnto per alleviare la miseria del popolo, specialmente
per i bambini, nonchè pel soUiero dei pnpionien giap-
ponesi in Russia, e per la ncostruz,onc delle chiese, ccc.
questo che più nmmm1no e valutano I pRgant. Ne par-
lano con elogi incondizionnti sw loro massimi giornali.
Oh la cantà cr1sttarta I vero fulcro in17,iale dell'aposto-
lato mis,non mo I Col S. Padre non bu•ol(1lll dimenticare
numerose ed efficienti ns•ociaz,on,, 1:,pccialmente nme•
ncnne, fra rui primcl!Jli:t la LARA, per i munifici con-
tributi d1 cnsLmn:1 car1tù dnrq1ti ul Giappone. Per chi
,-.,nosce le diffo:oltil .:be minano n.nd1c la \\'Ìta del m,~.
~,onano "18 pur solo dal punto d, ,·,sta unemoo (clnna,
rn,ufficientc powre nuuit,,·o del semplice alimento
l!iapponese, miserie ig,cn,che del paese, ccc.), nsentne
più fortemente nel dopo J(Ucrrn, bo modo di amm1n1re
e nnj!raz1are la Pro,·v1den;,.a di D10, che s1 servì d,
rn,mstri co,l efhcaci per oiutare gli indi,·idui cd i po-
poli b1soirno,1 A questa ma1?11ilica lionrurs d1 attivìtò
m1ssion.u·ia ,e m· poSl>onu ,ll(l!iungcre nitre, come, ad
~.: l'apostolato nelle pri1210ni, nelle miniere, nelle fub-
briche; h: ,icuolc speciali w lingue, ecc., che tcntuno di
4n1cinarc le ,m1mc in qual~ias1 condizione s1 tro\\'ino,
purcbè Gesi1 sm conosc1uto L'<i amato.
Ed ora c naturale che le,, amato Padre domandi:
I voi che cosn fate in questo magnifico concerto di
utt,vità apo~rolìca ? ,.
Anche I suo, poveri figli. con fede, con amvttà sa-
le..iana. con P•l:lln liducin nell'niuto di D10, dei loro
~upenori e di tutti i cooperatori, sono fl:mtamcntc Qr-
lòlt>l(liosi di portare il loro modesto contributo di lavoro
nelle zone loro affidate, proprio in ruue le forme sopra
mdìcate, oltre :1 quelle caratteristiche e proprie del
loro spirito: lavoro per l,1 11iovcntù povern cd abbnn-
dunnw negli orotors, internali, scuole professionali c
Al(ricole; propug.inda ~t11mp,1; associ<1zion i religiose e
J1 Azione Cattolica interne, ecc. li nostro co.mpo di
azione si è eMeso: nuove opere si sono donlle mi:dore:
ecco perchè domandiamo pret.?hicre r,1i1 intense; du-
m,mdiamo che c1 vengo ,n n,uto con buon personulc;
dumnndiamo che ecciti per noi la amlà dei nostri be-
nefattori. t, l'ora del G111pponc.
C1 benedica rum e &pec1almente il suo nff.mo
Ge,mmo I <H9,
,1,lons. \\', C1M,.TTl, salemmo.
Omaggi pervenuti alla Direzio ne.
mn: SEC'OL.I DI STORl~I DHUA D/0('/,!SJ nT PINERO/.(J
d,n. In occaa:.,n,
s. celobraJ<o<lJII lt1c<Jlte1\\arit, f;'. :.lori.. H,-
rtnithi ha f■tto or,ponunamrntC": racço.:liert>, 111 2.10 pagine moho
antc-fdaanll. un"11tr1le r.tueJtna atone.a dtll'onr■nia~~nc e d.tl11
,,tJL dt'lla Dlcx+.:ti dJlla CO!llltu~onc ".i iti<>mi nc.tri, utldivi1a eotto
I nom, dei I o V,.rovi d.n \\1nn,. D'Orlié a 1\\lon, Sardl
Chiudono 111, riluc.rnij ak:uni cC"nf11 sui Va.ldet1i1 l'Ordine r-I1rn-
n1t1no, l'.\\z1onr Cattolica nella D1ncea1 t'd un'•p~ndtcc:: uJI■
Cattedrale di S. Donl.llo col di!'Cl>rao 1l'lllu20ntc dc• festeggiam<"nU
lf"mJtl d~lratrualc VNC.O\\'O diacnano. i.. lucci •t diffondr, anche
aullt \\Ìtende: ,1dr1, he di questi ultimi dll.l! ,e<tJh nell"ambie.nte n.-..
z1un1lc. e ne.i ritlcul 1ntc.rrutz1c;mah.
CONVEGNO DI DECUR1ONI
IN SICILIA
In occa~ìone del Conl{['esso Euranstico Mariano Re-
gionale, che: si tenne ad Agrigento dal 1-6 al 24- apr-ile,
S. E. \\.fons. Giovanni Peruzzo, \\ 'e,icovo dioce,iano, ,·olle
che la 11iomata del Clero si s,·olsc~se sotto iili auspici di
S. G101:unn1 Bosco e che al raduno del Clero s1 abb,-
na•~c 11 Convegno dei Oecunun1 Snlesiant.
Vi parteciparono 200 sacerdoti ,,, con Mon•. Peruz.zo,
gli Ecc.m, ::\\-Ions. Anl!elo F1cam• Vescovo d1 P,mi e
Mons. Filippo lacohno \\·csco,·o d1 Trapani.
li no,tro Don Antonio Fa~ulo recò 11 inluto del
Renor :\\lnir~iore a1 convenuti ed espresse la viva e
piena 1>1mecipazionc dei Salesiani agli omaggi del Clero
e dcllu d10Q!S1 di Al!r1gento al venerato Pastore nel
25° del <1.10 fer,.-ido Episcopato.
Apd l'ndunanzo 1I iesteegmto con paterne parole di
compinctnz.1, di rinl{rnziamento e di incoral{ginmento.
Portò nl venerato l'u~torc e ai reverendi ospiti l'os-
se,'luio della cirtnù1mrua, in nome del Sindaco, il
V1cc-smclaco AH. C:ucl1elmo Cavallaro.
Dopo un'edificantt' relazione: del rev. P. Erminio
Tnroa, della Conll'reimzionc SacCTdotnJe Figli del
S. Cuore, sulla santtti\\ richiestll nell'esercizio dell'apo-
stolato, furono illustrnti i tre punti messi all'ordine del
giomo del Convej!no salesiano;
C.:ooperweionr 1aluiana;
Crociata catechistica:
Culto marimm.
Don Fasulo, primo relatore, dopo avere rilevato come
1 temi proposti si inquadravano nelle linee e nell() spi-
rito del Congresso Mariano e che l'opera di S. G. Bosco
è opera eminentemente mariana, ricordò l'esemplare
coopernz.1onc del Clero a quc,1t'opera pron1Jenz1ale
voluta dalh1 Vergcne Ausiliatrice e ne trasSe mot1,·o per
raccomandurne la ripresa con rinnovato fcr,·ore.
ChiuN1 l'applaud,ta rclaz1onc, l'oratore ricordò il
comp1unto l\\fons Caloecro Caglio, benemerito Diret-
tore D1occ,,ano e, a nome del Rcttor ,raggiare, presentò
il succeswre: rev.mo Mons. Vinct'nzo facono, Vicario
Generale. n no,·ello Direttore Diocesano s\\'Ol~e magi-
srnilmente il 2,Q temo.
li 3" fu illustralo do S. E. l\\lon~. Iacolino che, a
corno.a tiella sua relnzione e <lei com·Cjlllo, propose
all'elettn e amore\\'Ole assemhle, l'm,'lo di un'iSUlnza
al Sommo Pontefice perchè la fesm lituri.tiCll d1 Maria
Aus1lmtr1ce sia estc~n nlll\\ Chiesa universnle. Lu proposta
fu npprovnm con cnloros1, gc:ncmli applausi.
Partecipò all'ndunnniu il re,· P ~ih;o :\\-lorosini il
quale, m qualità d, Sel!l'etano Generale del Comitato
promotore del Con!tfesso, disse! dcll'affettuO!l.l benevo-
lenza di Mons. Peruzzo per I Salcsiani e, hcto che il
ra~no del Clero si svoll(essc sotto Rii 11ullpici di D. Bosco,
additò ti Samo a1 sacerdoti come 1,,uida e modello da
·<eg1.11re nèlla vita e nelle attività i;.'lcerdotali.
Chiuse 11 come~no la benedizione d1 S. E. Mons. Fi-
carrn.
\\utomzutonc 11tl Tnbunalc di Tonno m dau, 16-2-19411 • n. 403.
Con opprovuione E,:cJ......,ca.
Oftìcmc Orafich<· ddl• Socittà f:dilritt [ntemnion■I" - Din:uoro responsabile: U. CU[D0 FAVl:-fl, via Co11olcn10, 3:& - Torino (ro9).
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