Bollettino_Salesiano_199712


Bollettino_Salesiano_199712

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- LA GRANDE VIGILIA
di Juan E. Vecchi
LE PAROLE DEL
GIUBILEO/EUCARISTIA
Quello di Emmaus è uno degli episodi evangelici che,
letto una volta, ci rimane definitivamente nell'immaginazione.
E ci ritorniamo volentieri. È un racconto magistrale,
pieno di accenni vicinissimi alla nostra esperienza di fede.
Idue discepo-
li cammina-
no, allontanan-
dosi da Ge-
rusalemme ,
che simboli -
camente è
il luogo do-
ve avven-
gono i fatti ca-
paci di portare salvezza:
Cristo è morto e risorto e si è mani-
festato già agli apostoli. ha il
punto di incontro la piccola comu-
nità del Risorto , nel cenacolo , dove
il Signore fece l'ultima cena e istituì
l'Eucaristia. I due discepoli vivono
ancora nel passato, nei giorni della
morte e dell'umiliazione che pesa
su di loro. Ignorano che è già spun-
tata l'alba del tempo della Risur-
rezione . Non sanno che il Cristo Ri-
sorto si è già manifestato ai loro
compagni. Perciò la loro fede è tri-
ste e fragile.
Gesù si unisce a loro, ma essi
non lo riconoscono . Si fa raccon-
tare la loro esperienza e ascolta le
loro frustrazioni . Le illumina e scio-
glie aiutandoli a capire il senso di
tutta la Scrittura. Essi sentono che
qualche cosa cambia nel loro inter-
no ; ma ancora non riescono a iden-
tificare il pellegrino con il Gesù che
avevano conosciuto . Non gli passa
nemmeno per la mente che potreb-
be essere lui , talmente sono fissati
sulla tragedia della sua morte.
Quando arrivano al villaggio dove
erano diretti lo trattengono e lo invi-
tano a restare con loro. Si mettono
a tavola. Gesù prende il pane e pro-
nunzia la preghiera di benedizione;
lo spezza e comincia a distribuirlo.
Allora i loro occhi si aprono e rico-
noscono Gesù. Lui sparisce fisica-
mente; rimane però fra e dentro di
loro in una relazione tanto miste-
riosa quanto sentita. « Resta con noi
Signore! », era stata la loro preghiera.
Capita in altri episodi del Van-
gelo che i discepoli riconoscono
Gesù Risorto , non quando « appa-
re » anche a porte chiuse , e nem-
I IMMAGINI DALLA TERRA SANTA.
Venditrice di pane a un mercato
di Gerusalemme.

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meno quando incomi ncia a parlare ;
ma quando compie un gesto di co-
munione o di perdono. Questi gesti
sono così propri ed esclusivi di lui
che quando li fa « gli occhi dei disce-
poli si aprono ».
Noi troviamo Gesù oggi nella vita
della comunità ecclesiale . In essa
ci sono però momenti nei quali egli
si rivela e si comunica in modo sin-
golare : sono i sacramenti, in parti-
colare quelli della riconciliazione e
dell ' Eucaristia.
Senza l'esperienza dei sacra-
menti, la conoscenza di Gesù ri-
sulta inadeguata e scarsa, fino al
punto di non riuscire a distinguerlo
tra gli uomini come il Risorto Salva-
tore. A ragione si dice che sono me-
moria di quello che Gesù compì e
opera ancora oggi per noi: riaccen-
dono quindi la nostra fede in lui , per
cui lo vediamo meglio nella nostra
vita e negli avvenimenti. Sono pure
rivelazione di quello che sembra na-
scosto nelle pieghe della nostra esi-
stenza, per cui ne prendiamo co-
scienza: nella riconciliazione scopria-
mo la misericordia di Dio e alla sua
luce misuriamo le nostre infedeltà.
Sono energia, grazia trasformante,
perché comunicano la vita di Cristo
Risorto e in essa ci innestano.
Sono profezia, pegno di una pro -
messa di comunione e felicità che
ci è stata fatta e a cui ci affidiamo.
Nella riconciliazione si aprono
gli occhi sulla nostra vita per farci ve-
dere quello che essa è e quello che
può diventare secondo il progetto e
il desiderio di Dio; e ci viene ridato
lo Spirito che la purifica e rinnova.
Nell'Eucaristia, Cristo ci incorpora
alla sua offerta al Padre e rafforza
la nostra donazione agli uomini. Ci
ispira il desiderio che entrambe di-
vengano una grazia per tutti e per
tutto: « Annunziamo la tua morte ,
proclamiamo la tua Risurrezione,
vieni Signore Gesù! ».
Quello di Emmaus è il cammi-
no attraverso il quale ogni discepolo
giunge a una conoscenza di Cristo :
l'incontro , la parola, l'invocazione,
l'esperienza sacramentale. Dobbia-
mo tenerlo presente in questo anno
di preparazione al giubileo in cui il
nostro sguardo è tutto rivolto a lui!
Dicembre 1997
Anno CXXI
Numero 11
In copertina,
il benvenuto a Gesù
sotto ogni cie lo
e tra tutti i popoli .
Cfr il messaggio
di Nata le di mons.
Tonino Bello a pag. 13
(foto L. V./.A .!Cun eo).
IL BOLLETTINO SALESIANO
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Maria Antonia Chinello Giancarlo
De Nicolò · Franco Lever · Francesco Motto
10 EMARGINAZIONE
Albaré: tenua è la nostra luce...
13 NATALE
Andiamo a Betlemme
14 INDIA
La parabola di Kokrajhar
16 ON UNE
L'olandese che ha scelto il Guatemala
18 A SCUOLA
Una fiaba aiuta a diventare grandi
19 INSERTO STACCABILE
La Mostra del Centenario a Valdocco
31 IL PROFILO
Quello che Dio vuole non è mai troppo
34 L'INTERVISTA
Per le pari opportunità
di GIANCARLO MANIERI
di MONS. TONINO BELLO
di MONS. THOMAS MENAMPARAMPIL
di ANGELO BOTTA
di GIUSEPPINA CUOEMO
a cura di AUGUSTO MUSSO
di TERESIO BOSCO
di MARIA ANTONIA CHINELLO
RUBRICHE
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38 Libri - 40 Il doctor J. - 41 Box - 42 Come Don Bosco - 44 I nostri Sa nti - 45 I nostri morti -
46 Solidarietà - 47 lii primo piano
Collaboratori : Teresio Bosco· Angelo Botta· Ernesto
Gattoni Giuseppina Cudemo • Graziella Curti ·
Margherita Dal Lago • Serdu Bru no Ferrero
Sergio Giordani • Antonio Mélida · Jean-François Meurs ·
Pietro Moschetto Angelo Montonati Giuseppe Morante
Gaetano Nanetti • Angelo Paoluzi • Alessandro Risso ·
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie Franco Marzi
Carla Morselli Guerrino Pera · Pielro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali e
19 lingue diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie)
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Don Bosco in the W orld
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BS DICEMBRE 1997

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IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
,,CON,, I GIOVANI
È MEGLIO
Raduni giovanili di ogni genere.
Promossi e organizzati dagli adulti per i giovani.
Ma nonostante questo apparente protagonismo, i giovani
non sono padroni del proprio futuro personale e collettivo,.
F olle di giovani. Il 1997
ne ha radunate tante. Talune
emozionanti , come quel milione
con il Papa al Longchamp di Parigi
nella canicola d'agosto . O allo stadio
di Bologna, sempre con il Papa,
in occasione del Congresso Eucaristico
nazionale, quando si è firmata la pace
tra chiesa cattolica e musica rock.
Per non parlare degli U2, che in Italia
e a Sarajevo hanno spopolato .
D Ma tra questi e altri incontri
giovanili merita di essere ricordato
uno che non è stato grande
per dimensione (800 partecipanti , metà
maschi e metà femmine ) e non ha
impressionato particolarmente i media,
più curiosi di illustrare le gesta
dei nuovi trophy boys o ragazzi cui
viene offerta la possibilità di prostituirsi
con uomini miliardari, invidiati e riveriti.
Gli 800 invece, si sono dati
appuntamento a Roma da molti paesi
del mondo e da tanti istituti religiosi.
Erano, infatti , 400 suore e 400 religiosi
al di sotto dei 30 anni . E il tema del
loro appuntamento aveva uno slogan
latino " Vidimus Dominus ", ossia
«abbiamo visto il Signore ». Il venire
a raccontare di come e dove le nuove
leve della vita consacrata hanno visto
il Signore, rientrava in un preciso
disegno strategico degli istituti religiosi.
Si potrebbe dire una discontinuità
storica per istituzioni dove i giovani
sono per lo più tenuti a obbedire
e imitare i maestri anziani.
D Erano stati proprio i superiori
generali degli istituti religiosi maschili
e femminili a radunarli con uno scopo
di consulenza specializzata: chiedere
ai giovani consacrati suggerimenti
e spunti per indirizzare nei prossimi
decenni la vita consacrata in modo
da renderla significativa alle nuove
generazioni . Una voglia di svecchiarsi ,
insomma. E nessuno - a parere di
questi autorevoli dirigenti - poteva
profetare meglio dei giovani il futuro
e le vie per restare attuali.
Mossa indovinata.
D Sono i giovani infatti
che anticipano il futuro concreto,
al di là delle teorie sociologiche
e demografiche. Essi annusano
i cambiamenti , denunciano i ritardi ,
ns DICEMBRE 1997
chiedono percorsi nuovi .
Nonostante questo fiuto, dovuto alla natura
e perfezionato dalla cultura, i giovani
non sono però quasi mai pad roni
del proprio futuro personale collettivo.
Non sono certamente i soli componenti
della società, ma ad ascoltar! ,
tanti problemi sociali potrebbero essere
risolti in termini più umani e piacevoli
per tutti. Invece capita quasi :;empre
che loro debbano subire e adattarsi
al già deciso e preconfezionato
e quanti tra loro si rifiutano o fann·o
resistenza a entrare nei comportamenti
catalogati , vengono estromessi e recisi ,
senza possibilità di realizzare nulla
di quanto si aspettavano e sognavano.
Le più dure sono le istituzioni a
cambiare , anche quelle relig iose .
Ma le famiglie vivono anch'esse
un difficile equilibrio tra genitori
e figli. I giovani sono difficili perché
credono che al primo posto clebba
restare la persona concreta
e non le sovrastrutture. In realtà sono
le sovrastrutture che condizionano
e piegano le persone a cambiare.
Quando i giovani recepisconl)
che esiste un cammino obbligato
per sopravvivere, allora diventano
competitivi e portatori di nuovi egoismi .
"Per» i giovani si fa molto. Ora anche
i governi mettono a punto lengi quadro
per i giovani. Si dice che la scuola
è per i giovani, i sacrifici dei grandi
sono per i giovani. Si cercano soluzioni
di impiego e inserimento sociale
per i giovani. Insomma si pianifica
tutto per i giovani, anche i ritmi
dell'esperienza religiosa.
D Sarebbe tutto più semplice
se invece si facesse «con » i giovani
tutto ciò che li riguarda. Un dialogo
alla pari dove si confrontano
esperienza e intuizione. Anche le paure
che sembrano addensarsi sul futuro dei
prossimi decenni del nuovo millennio,
potrebbero ridimensionarsi
se ci fermassimo tutti , almeno un
attimo, a programmare con i giovani
e non con i diktàt delle borse e
dei mercati , il mondo che vogliamo.
Ne guadagnerebbero anche gli anziani .
Non sono i giovani infatti a volerli
isolare dalla società, ma teorie etiche
e interessi economici elaborati
da menti mature.
D

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I giovani a Parigi. Tanta voglia
di essere presenti e di contare.

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......................... BS domanda ························i NON CREDO NELL'UO-
MO. « Ho trovato la vostra ri-
ANTICO TESTAMENTO .
« Dal Concilio in qua 1111/i pos-
sono leggere la Bibbia e mi sta
bene. \\ledo però che molti pas-
si proposri alla messa che sono
de l ' A ntico Tesra111e11to rispec-
chia 110 una 111e11ralirà rropp o
lonra11a da lla nostra, addirirtu-
ra a volre mi pare conrraria al-
lo spirito de l vangelo. Quel-
/' a ntica men ra /i tà ebra ica è
davvero alla radice della 110 -
srra fe de ? Quel bisog110 di ve11 -
de((a , f ig ure discuribi/i come
Davide , I' a f/a ccamen ro esage-
ra ro alla « terra promessa » e
cose simili , possono insegnarci
qualcosa? e come possono ar-
ricchire la 11 osr ra spiriru a li-
rà? » (Lettera firm ata, Arezzo).
Risponde Fausto Perrenchio•:•
Il card. Martini , in occasione
de ll 'Assemblea general e de ll a
CEI ne l magg io scorso, ha fatto
un inte rvento inte ressante da l
titol o: « Proposta di pas toral e
bib lica per un incontro con Ge-
sù Cri sto ». G liene cito un pas-
sagg io: « Quanto piLì conosco e
j ì-equ.ento la Scrif!ura, tanto più
mi appare bella e tanto pitì mi
appare bru f!a. Mi dispiace cer-
ramente di usare quest' ultima
parola per una realtà di fronte
alla quale vivo in un rapporto
di devota f igliolanza. Ma
anche una madre con il tempo
pu ò mosrrare a lc un e fa rtezze
meno af!raemi, pur rimanendo
ugualmente amabile.. . \\li sono
lC/nte pagine della Scrittura non
so lo difficili da spiegare, ma
pesanti da leggere e anche da
digerire e da assimilare. Penso
alle pagine che parlano un lin-
guaggio violento, che descrivo-
no uccisioni e stermini come
voluti da Dio, che parlan o
tranquillamente di pene capita-
li , di vendette di vine. E ciò non
solo nel Primo Tesramento, ma
.f,no al ' Ap oc al isse, no n so lo
nei racconti storici, ma anche
nei prof eti e n ei Salmi .. S e
queste pagine a me f anno diffi-
coltà, trovano in me una qual-
li bri de ll ' AT come sacri al pari
di que lli del NT. Ciò è stato de-
finito so lennemente nel Conci-
li o di Trento ed è stato ribadi to
ne i co nci li successiv i. on so-
lo, ma questi libri la Chiesa li
ha usa ti continu ame nte lun go
la stori a, senza di scriminaz ioni .
Ora questo è un « dato di fa tto »
(i11 terminologia recnica: u1w
prassi-reologica) estremamente
significati vo che fo nda un dato
di principio. li cri sti ano dunque
pu ò, anzi deve accos tars i co n
fi duc ia a questi libri nell a con-
vin zione di poterv i in contrare
la Parol a d i Dio e un alimento
pe r la propri a v ita spiritu a le.
Ma al di là de l dato d i fatto, è
poss ibil e e nu c lea re, in fo rm a
più es plicita, le rag ioni che so-
no all a radice d i questa opzio-
ne? Eccone alcune.
D La realtà a cui è interessata
la Bibbia è il progetto di sa l-
vezza di Dio a favo re dell ' uo-
mo rea lizzato ne ll a storia. Di o
ri vela e reali zza questo proget-
to, ata·averso parole e gesti sa l-
v ifi ci, in form a rea le anche se
non piena e completa, g nel-
1' AT . La sua Ri ve laz ione sa lvi-
fi ca è tuttav ia in crescita, un a
crescita che conosce in Cri sto
il suo momento culminante. Ai
mie i studenti amo dire che « la
Bibbi a è_ un a specie di libro
g iallo»! E l' ultima pagina (cioè
Cristo) che permette di ca pire
be ne il tutto . P e dire c he
Ges ù Cri s to è il c ulmin e, il
compimento dell a Ri ve lazione,
non implica che in lu i l ' intera
Ri ve la zione ve nga rid etta in
de ttag lio. Ci so no as petti che
non verrebbero pe rcepiti ne lla
conte mpl az ione de l mi stero di
Cristo, in cui sono pure global-
mente presenti , senza lo stimo-
lo di c che I' AT contiene ed
es plic itamente es prime anc he
se in form a incompl eta. Ges ù
Cristo è cioè il culmine quali-
tarivo dell a rive lazione, ma non
necessari amente ne è il culmi-
ne quant itativo. Sant ' Agostino
diceva che il NT è nascosto nel-
1' AT e che l' AT si rivela nel NT.
D Ges ù Cri sto non è di venuto
uom o gene ricamente, ma si è
fatto giudeo; è nato, è cresc iuto
e ha es presso il suo annun zio
e nt ro un hu mus ve te rotes ta -
mentari o. Per capire rettamente
la sua persona e il suo messag-
gio è ind ispensab ile conoscere
questo retroterra .
D In og ni uomo so nn ecc hi a
un a porzione di AT. Anche se
medi ante la fede e il battes imo
il cri sti ano è stato inserito ne l
mi stero di Cri sto, per crescere
veramente in Iui deve ri percor-
rere ne l suo intim o e a li ve lli
se mpre nu ov i di es iste nza lo
s tesso ca mmin o attraverso il
quale Di o guidò il suo popol o a
Cristo. Per questo la pedagogia
divina de ll ' AT ha per ogni uo-
mo, almeno sotto certi aspetti ,
valore di segno che gli ind ica
la strada da seguire per incon-
trare Cristo.
D Se sotto un profi lo la Chiesa
vive già ne l momento ultim o ,
ne.Il a pi enezza de i tempi inau-
gurata dal Cristo, sotto un altro
profil o resta protesa verso un
11011 ancora, verso la seconda e
definiti va venuta di Cristo Si -
gnore c he segnerà la perfetta
comuni o ne deg li uo mini co n
Dio. Dunque, per un certo aspet-
to, la Chiesa vive con una psi-
colog ia s imil e a qu e lla de l
popolo de ll ' AT, in attes a de l
Mess ia. Per questo di ceva Bon-
hoe ffer: « Ritengo che non sia
cristi ano, chi vuol essere preci-
pitosamente e direttamente
neotestamentario ».
* Professore di sacra scriuura ali' Uni-
versità salesiana. diret1ore del Cemro
teologico imerna:ionafe di Cremisan
(Israele).
vi sta in c hiesa e ho pe nsato di
scri verv i. Io c redo in Dio, ma
il mi o proble m a è che non
c red o più ne gli uomini . Eg li
pe nsa di essere a l centro de l-
!' univ e rso, c apace de ll e im-
prese più inc re dibili. Invece è
soggetto a un ' infinità di limi-
ti. Eppure pe rs is te ne lla s ua
pres un z ione. G es ù ha de tto
c he il regno di Dio è nascos to
a i sapi e nti e ag ii inteli ige nti.
L ' unico assoluto è Gesù Cri-
sto, la V e rità. Le a ltre so no
opinio ni c he mutano ».
Girolamo R. , Bari
Può accadere nella nostra ,·ita
che una intuizione si renda co-
sì evidente, da oscurare altre
verità. È fo rse il suo caso. Ma
Dio è il primo a credere nel-
/' uomo: gli ha affidato l'uni-
verso, la costruzione della sto-
ria, gli ha messo nelle mani le
chiavi del regno dei Cieli.
PRIMA COMUNIONE. « D e-
s ide ro ri cevere un ' immag ine
grande e l' abitino di san Do-
menico Savio: vorre i farl o co-
noscere al « Centro di Aiuto
a ll a Vita » che è sorto d a alcu-
ni anni ne l mio paese e che
aiuta le mamme nelle varie
difficoltà. Ma lo vorrei anc he
per il mio Dami a no c he è un
diav o le tto , m a c he da quando
aveva 4 a nni des ide ra riceve re
G es ù. Adesso ha sette anni e
ie ri a ll a m essa il s acerdote g li
stava dando l'Eucaristia e ho
dovuto mette rgli una mano da-
vanti a ll a bocca. Quasi qu as i
la prossima volta ho pensato di
fare a m eno di impedirlo ... ».
Gloria Molenza,
Lonigo (Vicenza)
Ogni cosa a suo tempo. Un
che sorta di resistenza istinti-
va, mi domando quale f atica
farà con esse chi conosce poco
la Scrittura e 11011 è allenato a
usare le regole ermeneutiche».
po' di impazienza non guasta
e intanto si può motivare me-
glio il desiderio del suo Da-
miano .
Come vede , nel porre la s ua
domanda, lei s i trova in buon a
compagnia! Ecco la mia ri spo-
sta. li valore de ll' AT per iI cri-
MULTISALA PER IL CINE-
MA. « Nel corso di una tra-
stiano scaturisce anzitutto da
smi ss ione radiofon ic a che par-
. .. un dato di fatto. La Chiesa ha
lava d i cinema, ho sentito che
sempre considerato tutli interi i
a C o ll efe rro (spe ro di non ri-
,••••••••••.••.•..•....••••••.•..•.•...••.•••.••.•...•..•.•.....••.••....••......•......... cordare male), cittadina pres-
DICEMBRE 1997 BS

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rizzo dei missionari, così chi
vuole può mand are deg li aiu-
ti. Tutti ins ie me potremo fa·e
molto. Ai nostri bamb ini non
facc iamo mancare null a, men-
tre chi vive in certi paes i ha
b isogno d i tutto. Bene pe r
l' articolo su Madre Teresa, ma
dovevate dargli più spaz io ».
Stefania Libendi,
Collecchio (Parma)
PERCHÉ SI NASCE? « Leg-
giamo in casa il Bollett ino Sa-
les iano con g rand e inte resse e
- UN ALBERO DI NATALE COSÌ SAREBBE PIACIUTO MOLTO A SAN FRANCESCO
vi a uguro di mi g li ora re sem-
pre . Vi chiedo di mand arm i il
libro «lo credo in Dio ». Vorrei
so Roma, ci sarebbe una « mu l- EGIDIO BULLESI. « Ragaz- po i fa rvi un paio di domande
ti sala » di sette locali, la più zo di 13 anni lo trov iamo car- in tutta se mp lic ità: che d iffe-
g rande d' Itali a. Fin q ui nie nte pentie re e aposto lo di Ges ù re nza c ' è tra risurrezione e
di male, viva il cinema se tra decine di ope ra i nel can- re incarnazio ne? C hi ha c reato
passa c ultura. Ma il gesto re si ti e re navale di Scogli o Ol ivi a il diavo lo? Pe rc hé si nasce e si
vantav a d i conoscere be ne i Pola ita li ana dal 19 18, e poi muore? Atte ndo una risposta ».
gusti de i gio vani, che , di ceva, sotto le armi , giovane mari-
amano soprattutto ri de re, d i- naio, fa da m iss ionari o fran-
Aldo Barbiera, Canada
verti rsi, d istrarsi. È fac ile im- cescano e «salesiano » laico tra Non possiamo fa re vendita
mag inare q uali fi lm saranno mi lle altri marinai sull a coraz- per corrispondenza e non co-
programm ati a Natale, pri ma zata Dante A lighie ri a La Spe- nosciamo il libro che ci se-
e do po la messa di mezzanot- zia e sui mari d ' Itali a. Egidio gnala. Quanto alle sue do-
te. M i domando qu anto inc i- (secondo nome Cristoforo), mande, ne affideremo fo rse
de rà qu esta mu lti sala sull a nato a Po la e a Pola morto a qualcuna ai nostri esperti . A
matu raz io ne dei g iovani del 24 anni , oggi è stato ricono- lei e a tutti consigliamo però
posto ».
sciuto « venerabi le », e ha aper- il nuovo « Catechismo della
Elio Trombini, Vigevano
to la strada per essere procl a-
mato santo dalla Chiesa di quel
Chiesa Cattolica » (pp 790 ,
lire 30.000, Libreria Editrice
Gesù che ha tanto amato. Io Va ticana , 00120 Città del Va -
PER NON COLLABORARE. ho conosc iuto Eg idio Cristo- ticano). Oppure il « Catechi-
« Di fro nte ali' ennes ima pub- foro e vi invito a cond ivide re smo degli Adulti» in una delle
blicità arrogante, ho rifl ettuto la mi a gioia ».
edizioni nazionali.
su come si può reagire. Pen-
sando a L uther Ki ng ho capi-
to che pe r cambi are certe si-
Prof Giuseppe Bullesi,
Soverato CONQUISTARE IL CUORE.
« La fo rte pe rsonalità di Ges ù
tuazioni occorre essere in tanti
a crede re in un grosso ideale
pe r riuscire a incidere anche
s ul lato economico dell a so-
cietà. Ri cord ate? Quando in
A labama i neri no n potevano
sede re sugli autobus, pe r pro-
testa v iagg iavano a piedi e
Kin g di sse di no n compe rare i
prodotti di q ue lle ditte che no n
assum evano gente di co lore.
Anche no i poss iamo so ltanto
« non compera re » i prodotti
c he vengo no rec lamizzati in
qu el modo. S i potre bbe fa re
di più , ma questo poss iamo
fa rlo subito, dando prova tra
l' altro della nostra libertà ».
Giuseppe Mainardi ,
Pontedecimo
CRITICHE COSTRUTTIVE.
« Belli ssimo e inte ressante iI
BS , ma vorrei criticare costrut-
ti va mente alc une cose. Mo-
strate meno immagini assurde,
mondane, in un a riv ista dove
si parla di mi ssio ni e pove rtà.
Non parl ate di certi politi ci,
anc he se sono exall ievi sale-
siani , ma che fa nn o sfo ggio
delle lo ro ricchezze. Perdona-
te lo sfogo. Sono una mamma
d i 29 anni , di soccupata (lavo-
ra so lo mio marito) e abbiamo
due bimbe. E ppure troviamo
sempre qu alche soldi no per
gli altri e non manchiamo di
aiutare qualche organizzazione
benefica. Al la fi ne dei vostri
aiticoli scrivete sempre I' ind i-
ha affasc inato g li aposto li, c he
hanno ri sposto al suo invito e
lo hanno seguito. Così è stato
per Don Bosco: ha conq uistato
il cuore dei giovani e molti so-
no rim as ti con lui per sempre .
Mi dirà: dove vuole and are a
parare? A qu esta concl usione:
sull a vocazione si ragiona
troppo, spec ialme nte oggi. È
la personali t~1 de l religioso, la
sua santità, che posso no con-
qu istare il c uo re de i giovani e
dive ntare il punto di parten za
pe r una vocazione . So di non
dire niente di nuovo. lo m i
fec i salesiano grazie all 'entu-
siamo di un m io compagno di
scuola più grande di me ».
Lettera f irmata, Va razze
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli amici.
Comunicate subi-
to il cambio di in-
dirizzo (mandan-
do sempre la vec-
chia etichetta).
P e r la vo s tra c orris pon -
de nza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656 .12.556
E-mail: biesse@sdb.org
8S DICEMBRE 1997

1.8 Page 8

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IN ITALIA&NEL MONDO
INDIA
RECUPERO
DI DONNE
TOSSICODIPENDENTI
Il Manipur è un crocev ia di
cultura, ma anche un centro
de l traffico internazionale di
droga. Proprio in questo stato
è so110 « Sneha Bhavan », il pri-
mo centro di accogl ienza per
giovani donne a rischio. È un a
risposta concreta che le Figlie
di Mari a Ausiliatrice del Nord-
Est dell 'India danno alla si-
tu azio ne di povertà di alcune
g iovan i donne. Al centro, che
ora è stato ri conosciuto da Llo
stato, lavora ogni giorno suor
Teresa Karottukunnel, la re-
sponsabile, coadiuvata da un 'é-
quipe specializzata. «Reach
out », c ioè « esci da te stes-
so», è lo slogan. Il lavoro di
rec upero si può definire « a
catena », perché quelle che ri e-
scono a uscire dalla droga di-
ventano spalla d i appoggio per
le altre. Quest'anno le giovan i
acco lte sono un a trentina e la
loro età oscilla tra i 16 e i 26
anni. TrascmTono nel centro
c irca IO mesi. È previ sta an-
che un a fo rmazione profess io-
nale, per fornire a lle ragazze i
mezzi, una vo lta uscite, per
trovare un lavoro di gnitoso.
RUSSIA. 8 DICEMBRE IN
SIBERIA. Sono entrati in
Yakutia cinque anni fa i
pri mi salesiani slovacchi.
Subito ad Aldan , poi, due
anni dopo, a Yakutsk. Qui
la nuova opera per i giova-
ni viene i_naugu rata 1'8 di-
cem bre. E un bell 'edificio,
in grado di sopportare il
gelo e il disgelo siberiano
e i 55 gradi sotto zero . Ma
i tre salesiani - don Prav-
da, don Bajor e don Stan-
ko - che sono aiutati da
numerosi giovani volontari
slovacchi , svolgono molte
delle loro attività nelle strut-
ture pubbliche, scuole e or-
fanotrofi. Nelle tre foto, la
costru zione in fase di com-
pletamento; don Stanko con
gli adolescenti all'uscita dal-
la scuola e mentre distribu i-
sce la Bibbia ai ragazzini.
DICEMBRE 1997 !JS
VENEZUELA. A El Hatillo-Caracas le « Damas Salesia-
nas », associazione internazionale di donne impegnate in
campo ecclesiale e sociale, che fanno parte della Fami-
glia Salesiana, hanno inaugu rato nel giugno scorso un
complesso socio-educativo che comprende la chiesa (350
posti a sedere) , laboratori per l'inseg namento professio-
nale per 360 giovani , dispensario medico per 400 pazienti ,
una scuoletta per 240 bambini in età prescolare, e inoltre
biblioteca, sala conferenze, cinema, campi sportivi e altro
ancora. li foglietto che elenca queste opere notevoli si
conclude con queste parole : « Haz e! bien y no mires a
quien », che tradotto suona più o meno così : « Fa' del be-
ne a tutti , senza distinzione ».

1.9 Page 9

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SWAZILAND
ESPERIENZA
POSITIVA
I catto lici di questo piccolo
regno non superano il 18 per
cento, ma le scuole sal esiane
di Manzini e M alkerns hanno
1600 alliev i di ogni credo re-
ligioso e sono apprezzate per
l ' impegno educativo e soc ia-
le. Gli all iev i, non solo i cat-
tolici, sentono fo rte I 'apparte-
nenza alla Famigli a Salesiana
ed è norm ale trovare nelle lo-
ro case il quadro di M aria A u-
siliatrice. Il sistema preventi-
vo da quarant'anni contribui-
Swaziland. Attività libere.
Molti i giovani di colore,
ma il problema
dell 'apartheid
praticamente non esiste.
sce a eliminare le distanze tra
bianchi e neri , anche se qui
l'aparth eid è meno fo rte che
in Sudafrica. Non manca il la-
voro tra i ragazzi della strada
e fra i giovani che hanno pro-
blemi di disadattamento so-
ciale. In tre case si offre loro
«pane e affetto », l' opportuni -
tà di completare gli studi e di
imparare un mestiere. Un sa-
les iano lavora tra i giovan i ri-
fugiati del Mozambico, che
fuggono dalla paura e dalla
guerra.
SHlLLONG . Ricky e Lorenzo (nella foto, con i capelli lun-
ghi) sono due exallievi di Verona che hanno passato cin-
que mesi in India, a Madras e Shillong. Sono con loro due
giovani salesiani laici, Pascal Dkhar e Fernandez Diane-
tius , che si sono qualificati presso il Centro di formazione
professionale di Verona-San Zeno e che ora lavorano a
Shillong. Al centro il direttore della Don Bosco Technical
School don Roland Kharkrang , e alla sua destra il sale-
siano Giovanni Colombi . La Don Bosco Technical School
è una prestigiosa scuola tecnica con molti indirizzi profes-
sionali per giovani che hanno già terminato gli studi medi
e vogliono avviarsi al lavoro: tecnici radio-Tv, meccanici ,
elettricisti , grafici e legatori , motoristi, saldatori , tornitori ,
informatici, stenografi , segretarie d'azienda. La scuola è
aperta a giovani di ogni religione (chi non è cristiano per
lo più è animista) , di tutte le condizioni sociali, anche ai
poverissimi (il 70% sono figli di contadini) ; e vi è pure un
corso per drop-out, cioè per ragazzi che non hanno finito
gli studi e vogliono apprendere un mestiere in breve tem-
po. Shillong è la capitale dello stato del Meghalaya, ed è
l'opera. da cui ha preso inizio la presenza salesiana in
India. E stata fondata da mons. Luigi Mathias, che ha se-
gnato in modo indelebile il lavoro nel nord-est dell 'India.
VENEZUELA. La fondazione Rotaria-Don Bosco di Ca-
racas è un'iniziativa nata dalla collaborazione del Rotary
Club locale e i salesiani di Don Bosco. Ha come obiettivo il
finanziamento di « Juventud y Trabajo », che si occupa della
formazione e dell'avviamento al lavoro di giovani disoccu-
pati tra i 15 e i 20 anni . «Juventud y Trabajo », che ha una
ventina di centri sparsi in tutto il paese, si sostiene anche
grazie agli aiuti dell 'Unione Eu ropea, della Misereor tede-
sca e di altre istituzioni. La Rotaria-Don Bosco interviene
anche con borse di stuqio a favore dei più bisognosi.
SUBIACO
COMPAGNO
DI VIAGGIO,
NONIDOLO
A San Biag io di Subiaco con-
tinuano le esperienze di per-
sone di ogni età, mol ti i gio-
vani, per fare un 'esperienza
alternati va, di silenzio, di pre-
ghiera. «Negli ultimi anni
sempre più persone vengono
qui, feri te dal chi asso, da
traumi, delusioni, anche ma-
trimon iali », dice suor Maria
Pia Giudici, che ha aperto
questa casa di preghiera e di
accoglienza vent'anni fa.
«Persone giovani che sono ri-
maste traumati zzate e sono
disorientate. E qui ritrovano il
possesso del loro vivere. Il
matrimonio è oggi vissuto co-
me un ' idolatria e quando il
marito o la moglie rivelano tu t-
ti i loro limiti, ecco che s' in-
frange l ' idolo, mostra i suoi
segni di morte e la persona ci
muore dentro. Proprio per
questo abbiamo ini ziato nella
prima domenica di ogni mese
un cammino per giovani cop-
pie, sposate da poco tempo o
all a vigili a del matrimonio, e
abbiamo scritto con il loro
aiuto la « Carta di vi ta per
coppie nuove» . ci sono le
nostre sensibilità, le nostre
proposte, nate da alcune espe-
rienze, come quella della fa -
migli a di un medico che ha
già cinque figli ». L a « Carta
di vi ta » chiede alle nuove
coppie di porsi in linea alter-
nati va, di trovare il coraggio
di rifiori re come fa l 'albero
dopo la potatura, di accettare
la «reciproca correzione», per-
ché il marito e l a moglie non
è un idolo, ma un compagno
di viaggio a cui si vuole bene.
Suor Maria PiaSuGbiuiadcioc.i ,
con un 'ospite.
Nell'altra foto ,
un angolo suggestivo
del ritiro di San Biagio.

1.10 Page 10

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La comunità dei giovani di Verona-Albaré festeggia i venticinque
~
TENUE ELA NOSTRA
LUCE MA ILLUMINA...
di Giancarlo Manieri
L'epopea degli inizi,
la scommessa sul futuro,
i bilanci del
venticinquesimo,
le battaglie contro
la diffidenza
e l'indifferenza,
le sconfitte
e le mòlte vittorie.
L e « nozze d 'argento » di Al-
baré ci offrono l'opportunità
di gettare uno sguardo su
una realtà significa tiva tra i giovani
in difficoltà. Venticinq ue anni di un
lavoro tanto oscuro qu anto diffic ile,
spesso mal capito , alcune vo lte osta-
Impianto dello sfruttamento
del vento a Pian di Festa.
DICEMBRE 1997 BS
colato. Venticinque
lunghi anni di spe-
ranze, d i sacrific i e
di sfide estreme
contro i sogni fa l-
lac i e la realtà vir-
tu ale costrui ta da-
gli stupefacenti su
tanti g iovani che
nella droga hanno
cercato li bertà e ve-
rità: venticinque an-
ni di utopi a, c he ha acceso ,un po ' di
luce lun go il cammin o. E qu anto
basta perc hé l' opera s ia degna di
me mori a. La « Comunità de i G iova-
ni », esempi o be ll o e attu ale di co l-
laboraz ione tra sa les iani e la ic i ne l
ri spe tto de lle diverse compe tenze, è
costruita atto rno al « progetto edu -
cati vo » che s i ispira al progetto sa-
les iano. Fin dal! ' in iz io sono stati
presenti don Fra ncesco C remon, at-
tuale direttore de i sales iani di Al-
baré, e don Serg io Pi ghi , al quale
abbi amo chiesto di ri corda re i pri -
mordi orm ai miti ci dell a comunità.
Don Se,gio, quando e come è ini:ia-
ta questa avventura cosl. .. salesiana ?
« Ri sale al 4 lug li o 1972. Un grup-
I Assemblea di programmazione.
Sotto il titolo, un incontro
di tutta la comunità,
che si conclude con la messa .
po di vo le nteros i a Verona sta rac-
cog lie ndo stracc i, sca rti di fe rro e
carta pe r ai utare il le bbrosario di
Poxoreu in Bras il e. A ll a messa c he
conc lude la g io rnata uno dei g iova-
ni , Vito, dura nte la preghi era dei fe-
de li in voca: "per i raga::i che que-
sta sera do rmono sulle panchine de i
giardini de lla stazione ferrov iaria" .
G li dico: " Vito, s iamo a Verona non
in un paese sottosv iluppato!". Lui ,
offeso se ne va , ma un ' ora dopo ec-
co lo con due ragazz i minore nni ,
di quelli ri cordat i ne ll a preghi e ra.
Non c'è altro da fa re: s i approntano
in fre tta tre materass i: il prete non
pu ò non dormire con loro. La sera
dopo si prese ntano in l 7 ! Così ini -
zia l' avventu ra ... ».

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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anni della fondazione. Una lunga storia di presenza tra i tossicodipendenti.
PREVENZIONE. I ragazzi provengono nor-
malmente dal la strada, sono senza fami-
glia o di messi dagli istituti. Dall'opinione
pubblica vengono chiamati disadattati o
sbandati. Alcuni vi vono accampati in pic-
cole bande, nei pressi della sta-
zione ferroviaria o su i bastioni, vi -
vono di scippi, piccoli furti, prosti-
tuzione, rapine agli omosessuali.
Fra di loro si conoscono dai tempi
del collegio, alcuni sono fratelli o cu-
gini, altri hanno una famiglia con pro-
blemi di alcolismo , prostituzione, carcere ,
altri ancora sono figl i illegittimi senza nes-
suno. Fra loro si chiamano con sopranno-
mi che ne identificano le caratteristiche fi-
siche o caratteriali : Barba, Tappo, Cuccio-
lo, Grezzo, Pignata, Sio, Lord, Figo, Dòrmi-
tu, Cicago, Katmandu , Onto .
I « Un passato che voglio
dimenticare. Una strada che
non voglio più attraversare.
La paura di tornare là
dove non sono mai stato ... » .
Ricorda un po' l'oratorio di Don
Bosco. Venticinque anni è un quarto
di secolo: è tempo di bilanci. Puoi
f ornirci qualche cifra?
«Potrei citare oltre cinquemila gio-
vani accolti in queste nostre strut-
ture terapeutiche ».
Cinquemila scommesse!
« Puoi dirlo. Più altre migliaia in-
contrati sulla strada, nelle piazze,
nei bar. E non è finita: siamo stati
punti di riferimento anche per altri
gruppi, uomini e donne più disgra-
ziati che colpevoli. Bada, questa non
è autocelebrazione, ci tengo a dirlo, è
solo consapevolezza di aver fatto ciò
che si doveva fa re. Chi ci ha incon-
trato come comunità si è sentito
provocato e spinto suo malgrado a
mettere a nudo i propri problemi e
affrontare le domande di senso ».
È possibile chiederti, ancora sul
versante del bilancio, qualche ri-
svolto diciamo meno gratificante?
« Contiamo centonove morti, ma
sicuramente la cifra è per difetto;
centonove vite che in un mondo
violento o a causa di malattie con-
tratte durante il periodo della piazza
non abbiamo saeuto o potuto strap-
pare alla morte. E roba che pesa ».
Contro chi hai dovuto lottare? ...
« Direi meglio, contro "che cosa".
E la ri sposta è presto evasa: contro
la diffidenza di alcuni e l' indifferen-
za di molti. La diffidenza prima di
tutto. II nuovo vero e serio scardina
concrezioni stratificate, genera so-
spetti, preoccupazioni , paure, in-
comprensioni. Cose peraltro legitti -
me , data la natura dell ' impresa. Poi
l'indiffe renza. Trovi sempre chi non
gl iene importa niente di quello che
fai ; tutt 'al più ti prende per strano,
quando va bene! ... ».
Se no ?
« Se no per matto del tutto; o ti li -
quida con una battuta, punto e ba-
sta. L' indifferenza, dicevo , fa più
male, anche se devi aspettartela: non
puoi pretendere attenzione quando
agisci troppo fuori dagli schemi abi-
tuali , e pretendi di scomodare chi ha
fatto scelte più normali e altrettanto
legittime».
Chi sceglie di far parte della co-
munità di Albaré?
« Tutti quelli che sentono l'urgenza
di vivere in modo alternativo e vo-
gliono concretizzare questa esigenza,
basandola sui valori umani fonda-
mentali, con particolare riguardo e
attenzione a quelli del volontariato ».
Per esempio?
«La condivisione intesa come ac-
coglienza e solidarietà verso tutti ,
ma soprattutto verso i più poveri; la
semplicità e l' essenzialità in un mon-
do che è tutto l'opposto , complesso
e sovrabbondante di cose general-
mente futili e perfettamente inutili ;
il tutto in un clima di confronto e
dialogo. Rifuggiamo da qualsiasi im-
posizione, perché abbiamo sperimen-
tato che non costruisce nulla né cam-
bia le situazioni , al contrario le scle-
rotizza, rendendole impermeabili al
bene ».
Ecco perché parlate di condivi-
sw. ne.I
« Precisamente. Condividere è ave-
re stima dell' altro, anzi di più, è
aver fiduci a di ognuno , è proporre
un 'esperienza non mass ificante, ma
ri spettosa della gradualità, privile-
Battesimi dei pri mi nati
da ragazzi ex-tossici.
In gita, come nella migliore trad izione salesiana.
Ma ci sono anche teatro e altre atti vità di socializzazione.
IJS DICEMBRE 1997

2.2 Page 12

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ALBARÉ-VERONA: ALCUNE DATE SIGNIFICATIVE
Luglio '72
Settembre '73
Ottobre '76
Febbraio '79
Maggio '79
Settembre '81
Settembre '84
Marzo '89
Luglio '95
Gennaio '97
Prima convivenza in una vecchia
soffitta abbandonata
Prima comunità alloggio maschi le
Prima com un ità alloggio femminile
Cooperativa Lavoro " La Comun ità »
Comunità terapeutica maschile
Appartamento Protetto
Centro Studi
Prevenzione Lavoro su l territorio
Accoglienza extracom unitari
Progetto minori
I
Da sinistra a destra, Albaré; comunità località
Sole; comunità Pian di Festa ; Biondella,
un forte austriaco trasformato in centro diurno.
giando l'esperienza comunitaria e
lavorativa».
Si può dire che la vostra sia una
comunità autarchica, nel senso che
si cerca di risolvere tutto al/' inter-
no, senza ingerenze esterne o colla-
borazioni con strutture pubbliche ?
« Tutt'altro. La metodologia è ba-
sata proprio sull a co llaborazione con
L'Ente Pubblico, con le forze politi-
che, sindacali , sociali e religiose.
Non per nulla la « Com unità dei
Giovan i » fa la scelta del territorio
come luogo di azione. D 'altronde
proprio questo detta il nostro Statu-
to. Se e come l'abbiamo attuato spet-
ta solo a ll a nostra coscienza g iudi-
care e all a coscienza della gente,
che ci vede operare e costituisce il
termometro de ll a nostra incidenza ».
Come considerate quelli che vi
aiutano , dei mecenati o dei benefat-
tori ? Avete una lista di benefattori?
Sono tanti ?
« È difficile ri spondere a questa
domanda, mi sembra che siamo su
un ' altra lunghezza d'onda. Noi cre-
diamo che non ci siano benefattori
veri e propri, siamo invece convinti
che tutti abbiano qualcosa da offri-
re, delle proposte poss ibili . L' im-
portante è l'approccio. Chi si sente
accolto e capito ha la strada aperta
per tirar fuori dalle profondità del
suo essere il meglio che c 'è. E ce
n in tutti, ci ricorda don Bosco.
Abbiamo imparato tante cose in
questi ventic inque anni , ad esempio
che non esistono persone i1Tecupe-
rabili , anche se alcune possono sem -
brare tali, e mo lti fa lliscono e si ar-
rendono alla morte invece che sce-
gliere la vita. Abbiamo imparato che
non è lecito giudicare nessuno , pur
nella condanna di fatti oggettiva-
mente criticabili . Abbiamo imparato
ancora che quelli che la gente consi-
dera " bravi" o " buoni " forse sono
solo "fortunati", e ci siamo convinti
in questi lunghi anni di esperienza
che i metodi devono essere sempre
aggiornati e che prima delle struttu-
re vengono le persone ».
Cosa vi ha colpito di più agli inizi
di questa vostra missione tra i più
svantaggiati ?
« La sofferenza e il dolore gratuito
di tanti che non meri tavano di sof-
frire, almeno non pii:1di altri . È stata
questa la spinta più forte che ci ha
fatto muovere per tentare di cambia-
re alcune situazioni di dolore legate
al mondo giovanile. Non essendo
possibile ribaltare le strutture che ge-
nerano questo dolore , abbiamo pen-
sato che potevamo agire almeno
sulle persone, a comi nciare da noi
PANE E ANGURIA. A casa nostra si prese ntano un giorno Franz e Vito all'ora
di pranzo. A niente valsero le nostre insistenze: non hanno fame e rinu nciano a
una saporita bistecca. Noi termin iamo di mangiare e visto la stagione calda,
prendiamo una fre sca anguria e tagliatala in quattro parti , cominci amo ad assa-
porarla con piacere . Franz, esperto in antiche tradizioni contadine, ci dice che
un tempo era usanza mangiare l'anguria con il pane, anzi, " dato che ne è rima-
sto sul tavolo un po', ne approfitto ». Il Vito che non era da meno lo imita. Per la de-
cina di panini presenti in tavol a non c'è scampo . Negli anni ci racconterà Franz,
che oltre al la fame di quel giorno , ce n'era tanta anche dei giorn i precedenti e
che si è maledettamente pentito di non aver mangiato quella bistecca. Dopo
qu el giorno siamo diventati amici e Franz ha avuto tante occasioni di rifarsi.
DICEMBRE 1997 BS
stess i. Ma senza cadere nella trap-
pola di diventare funzionali al siste-
ma. Un grande sforzo è perciò rivol-
to ad avere una visibili tà concreta
nel territorio ».
È forse questa la ragione p er cu i
avete fondato anche un centro studi ?
« È questa certamente. IJ centro
studi è finalizzato alla cosc ientizza-
zione di g iov ani e adulti e alla ri-
flessione critica e creativa sull'ope-
rato della comunità. Il che in soldo-
ni vuol dire : mai teoria senza prassi
e mai prassi senza teoria ».
E "Il Moschino"?
« Fa parte dello stesso progetto. È
il nostro g iornale, la nostra voce che
arriva lontano e testimoni a il fervo-
re dell ' opera, rendendo visibile il si-
stema educativo di don Bosco che
ci aiuta nell ' impresa».
Offrici solo un saggio di questo
sforzo dei ragazzi di misurarsi con
una riflessione che tenta di aprirsi
al ' universale .
« Posso proporvi la breve lirica di
Corrado, che « In una immagine»
fotografa la sua condizione e quell a
di tanti suoi amici:
In una immagine/un passato/che
vog lio dim enticare/Una strada/che
non voglio più attraversare/La pau-
ra/di tornare/là dove non sono mai
stato ».
Venticinque ann i di lavoro di alto
profilo, di difficoltà superate e divo-
lontà reiterata di andare avanti no-
nostante tutto. Come concluderesti ?
« Come concl udemmo la nostra
prima relazione annuale ventiquattro
anni fa: Tenue è la nostra luce, ma
pur sempre illumina il cammino1».
Giancarlo Manieri

2.3 Page 13

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PRIMA PAGINA
Tonino Bello
Miei cari fratelli , ~orrei
essere per voi uno
strada della felicità. Quella
felicità che stiamo inse-
di quei pastori veglianti
guendo da una vita, e che
sul gregge , che la notte
cerchiamo di tradurre col
del primo Natale, dopo l'ap-
linguaggio dei presepi , in
parizione degli angeli , al -
cui la limpidezza dei ru-
zò la voce e disse ai com-
scelli , o il verde intenso
pagni : Andiamo fino a Be-
del muschio , o i fiocchi di
tlemme. Il viaggio è lungo ,
neve sugli abeti sono dive-
lo so . Molto più lungo di
nuti frammenti simbolici
quanto non sia stato per i
che imprigionano non si
pastori. Ai quali bastò ab-
sa bene se le nostre no-
bassarsi sulle orecchie
stalgie di trasparenze per-
avvampate dalla brace il
dute, o i sogni di un futuro
copricapo di lana, allac -
riscattato dall'ipoteca della
ciarsi alle gambe i velli di
morte. Auguri , allora, miei
pecora, impugnare il vin-
cari fratelli.
castro, e scendere giù per
le gole di Giudea, lungo i
O Andiamo fino a Be-
sentieri odorosi di sterco
tlemme, come i pastori.
e profumati di menta. Per
L'importante è muoversi .
noi ci vuole molto di più
che una mezz'ora di stra-
da. Dobbiamo valicare il
pendio di una civiltà che,
I Monsignor Tonino Bello. « Se a Natale
ci imbattiamo nella fragilità di un bambino,
con tutte le connotazioni della miseria,
non ci venga il dubbio di aver sbagliato percorso ».
Per Gesù Cristo vale la
pena lasciare tutto : ve lo
assicuro . E se , invece di
un Dio glorioso, ci imbat-
pur qualificandosi cristia-
tiamo nella fragilità di un
na, stenta a trovare l'an-
tico tratturo che la con-
ccANDIAMO
bambino, con tutte le con-
notazioni della miseria,
giunge alla sua ricchissi-
ma sorgente : la capanna
di Gesù.
A BETLEMME,,
non ci venga il dubbio di
aver sbagliato percorso .
Perché, da quella notte, le
O Andiamo fino a Be-
tlemme. Il viaggio è fati-
Il Natale di un vescovo.
« Andiamo a Betlemme» è l'augurio del
fasce della debolezza e la
mangiatoia della povertà
sono divenuti i simboli nuo-
coso , lo so. Molto più fati-
coso di quanto sia stato
per i pastori. I quali , in fon -
Natale 1986 che monsignor Tonino Bello,
vescovo di Molfetta,
vi della onnipotenza di
Dio. Anzi, da quel Natale,
il volto spaurito degli op-
do, non dovettero lasciare ha indirizzato ai fedeli della sua diocesi. pressi , le membra dei sof-
altro che le ceneri del bi-
ferenti , la solitudine degli
vacco , le pecore ruminanti tra i dirupi dei monti , e la infelici , l'amarezza di tutti gli ultimi della terra, sono
sonnolenza delle nenie accordate sui rozzi flauti divenuti il luogo dove Egli continua a vivere in clan-
d'Oriente. Noi , invece, dobbiamo abbandonare i re- destinità. A noi il compito di cercarlo . E saremo beati
cinti di cento sicurezze, i calcoli smaliziati della nostra se sapremo riconoscere il tempo della sua visita.
sufficienza, le lusinghe di raffinatissimi patrimoni cul-
turali , la superbia delle nostre conquiste ... per anda- O Mettiamoci in cammino, senza paura. Il Natale
re a trovare che?
di quest'anno ci farà trovare Gesù e, con lui , il bando-
lo della nostra esistenza redenta, la festa di vivere, il
O Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è difficile, gusto dell'essenziale, il sapore delle cose semplici , la
lo so. Molto più difficile di quanto sia stato per i pa- fontana della pace , la gioia del dialogo , il piacere
stori. Ai quali , perché si mettessero in cammino , della collaborazione, la voglia dell'impegno storico, lo
bastarono il canto delle schiere celesti e la luce da stupore della vera libertà, la tenerezza della preghie-
cui furono avvolti . Per noi , disperatamente in cerca di ra. Allora, finalmente , non solo il cielo dei nostri pre-
pace, ma disorientati da sussurri e grida che annun- sepi , ma anche quello della nostra anima sarà libero
ziano salvatori da tutte le parti , e costretti ad avanza- di smog, privo di segni di morte e illuminato di stelle.
re a tentoni nelle circospezioni di infiniti egoismi , ogni E dal nostro cuore, non più pietrificato dalle delusioni ,
passo verso Betlemme sembra un salto nel buio.
strariperà la speranza.
~
oL8'Vt, / O Andiamo fino a Betlemme. È un viaggio lungo, Buon Natale! Vostro +
~ 1,11,,0 I Jp✓.,&nlo
faticoso, difficile , lo so . Ma questo , che dobbiamo ANTONIO BELLO, OLTRE IL FUTURO, PERCHÉ SIA NATALE,
compiere , è l'unico viaggio che può farci andare sulla EDIZIONI LA MERIDIANA.
BS DICEMBRE 1997

2.4 Page 14

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L'arcivescovo di Guwahati ci scrive dalla zona del conflitto tra
LA PARABOLA
DI KOKRAJHAR
di mons. Thomas Menamparampil
ons. Menamparam il
Q uando Gesù Cristo parlava del
regno diviso che sarebbe sta-
to faci lmente sconfitto, ave-
va in mente le esperienze storiche
del popolo d'Israele; del regno di Da-
vide, che fu diviso alla morte di
Salomone, e cadde presto in mano
dei nemici. La memoria del regno
diviso rimaneva come una parabo-
la vivente nella memoria collettiva
d 'Israele. La cronaca degli avveni-
menti viss uti attorno alla cittadina di
Kokrajhar sembra una parabola, con
tanti insegnamenti per il nostro tem-
po e le future generazioni . Ecco la
parabola in poche parole: due fratel-
li che vissero da sempre assieme in
pace e in armonia cominciarono, in
un momento di rabbia, a bisticciare.
DICEMBRE 1997 BS
Le ferite che si inflissero l' un l' altro
furono profonde. Finalmente, a poco
a poco, sentirono il bisogno di rap-
pacificarsi, e compresero che cia-
scuno aveva bisogno dell'altro.
LA TRAGEDIA. I Santhali vennero
ad abitare tra i Bodo nel lontano 1850.
Assieme prosperarono assai. Ma dal
maggio 1996, quando ci furono le
elezioni generali, apparve chiaro che
i voti dei Santhali andarono contro
alcuni candidati dei Bodo. Di qui il
rancore. E da quando i partiti diven-
nero attivi , tra le due comunità ci
furono anche nuove ragioni di dis-
senso. Se ci fosse stato un tempesti-
vo intervento delle autorità, il buon
senso sarebbe prevalso. Ma i gover-
ni , sia il locale che quello centrale,
erano troppo desiderosi di trovare
alleati e le conseguenze furono che
migliaia di vite andarono perdute.
Oltre ai morti, più di 250mila perso-
ne fuggirono verso i campi dei pro-
fughi per scampare alle angherie de-
gli altri. Molte altre vite sarebbero
andate perdute se non fosse stato
per la «Missione di Pace », un co-
mitato costituito di membri delle di-
verse Chiese. Molti bambini furono
salvati , grazie ai 400 e più volontari
organizzati da questo comitato. I
volontari offrirono a tutti quelli in
necessità la loro assistenza. Fonna-
rono piccoli gruppi e visitarono tut-
te le baracche e le tende portando
ovunque medicine e cibo.

2.5 Page 15

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Santhali e Bodo. Tra loro è tornata finalmente la pace.
Mons. Thomas Menamparampil
con alcuni giovani Bodo e Santhali.
In un villaggio della tribù Adivasi.
KOKRAJHAR SORRIDE DI NUO-
VO. Tutto sta cambi ando ora a Ko-
krajhar. Que ll o che semb rava im -
poss ibile si è avverato proprio sotto
gli occhi di tutti . La popolaz ione ri-
tornò alle sue casette di fa ngo. Sono
ritornati anche a Gossa igaon-S orai-
bil, dove la carnefi c ina è stata così
orribile. Oltre il 60 per cento sono
già ritorn ati alle loro case, e nell a
reg ione di Runbikatta la qu as i tota-
1ità. Que lli che ancora sono rim asti
nei campi de i profu ghi , per lo più
gente che viveva ai bordi dell a bo-
scag li a, troveranno, durante i mesi
futuri , un posto fi sso, anche se non
imm e di a tam e nte.
SFORZI DI PACE. Ma è doveroso
ri cordare anche altri sforzi di pace
che furono la leva del successo. I
«Rall y di pace » tenuti a Gossai-
gaon ne l luglio '96, le settimane di
pace tenute in Guwahati nell 'otto-
bre '96, i campi sc uola per giovani
tenuti a Barpeta e Bongaaon nel
fe bbraio e marzo '97, le giorn ate ca-
nore all 'aperto organizzate dai
« Peace Ventures », gli articoli pub-
blicati sui giornali locali sui terni
dell a pace e de l progresso, i volanti-
ni nell e varie lingue di stribuiti sui
bus e i treni: tutto questo sforzo ha
contribuito al successo de lla pace.
La tensione etni ca tra Bodo e
Santhali è quas i totalmente scom-
parsa. Non poss iamo dire certo che
siano scomparsi tutti i contrasti po-
litic i. La pace è ancora molto fragi-
le. Ma il conflitto etnico che comin-
ciò nel maggio ' 96 è terminato. E
questo è di per un grande ri sulta-
to . Oggi si vedono di nuovo Bodo e
Santhali lavorare lungo le strade
fia nco a fianco. Si vedono Bodo e
Santhali viaggiare assieme sugli au-
tobus, e altri che lavorano ass ieme
sui campi. « Com bello e conso-
Attraversando il fiume. Il vescovo e i suoi fedeli.
!ante vi vere ass ieme come fratell i!»
(Salmo 193 ,31)
INSEGNAMENTI. Krokrajhar è
una parabola. L' insegnamento che
ci è che non ci sono solu zioni
semplici per un pro blema che è
piuttosto complesso. La lotta per i
diritti dell a propri a comunità può a
volte sembrare contrastare con i di-
ritti e le giuste aspirazioni di un 'al-
tra comunità. La vera educazione
popolare consiste nel trasmettere idee
e valori dai qu ali una comunità pos-
sa trovare in se stessa la forza di vi-
vere con l' altra comunità in un mo-
do che risulti benefico per entrambi.
L'obiettivo deve essere il progresso
del proprio gruppo , senza che sia a
detrimento di altri .
Non sarà comunque una fo rmul a
che ci aiuterà. Il nostro desiderio di
essere innovativi ci deve far trov are
modi che evitino lo scontro. Sareb-
be ben poca cosa se noi imparassi-
mo sol o dalle conseguenze disastro-
se dell a violenza e non dall a espe-
rienza costruttiva di altri . Durante
una discussione uno dei partecipanti
domandò : « Che cosa poss iamo fa re
quando i diritti um ani sembrano es-
sere in conflitto con i diritti dell e
popolazioni indigene? Quali devono
avere la precedenza? Qu ali sono le
relazioni tra il princ ipio " lottare per
la giustizia" e " perdonare senza con-
dizioni"? Che cosa è più cristia-
no? ». La saggezza viene spesso da
persone che sono libere da legami
ideol og ici.
(a cura di Pau l Cheru1ho1111puram .
Traduzione di don Giuseppe \\lerzollo)
BS DICEMBRE 1997

2.6 Page 16

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L/;1/E-
L'OLANDESE
di Angelo Botta
CHE HA SCELTO
IL GUATEMALA
Da oltre vent'anni l'olandese
Antonio De Groot è missionario
tra gl'indigeni Qeqci. Per loro
ha fondato i « Missionari di Cristo
Buon Pastore».
Don Antonio De Groot nella sede
del Bollettino Salesiano a Roma, durante l'intervista.
e hi va missionario, il più delle volte fa un viaggio
che lo porta in un paese diverso dal suo. Il per-
corso può essere lungo o corto , secondo la meta da
ragg iungere, ma la linea non è complicata: dall'Europa
all'America Latina, per esempio, si sorvola l'Atlantico e
si è . Invece per l'olandese don Anton io De Groot le
cose sono state un po ' complicate. Dopo la guerra,
dall 'Olanda em igra con i genitori in Tasmania, dove
frequenta la scuola di Don Bosco e diventa salesiano.
Lo mandano a studiare teologia negli Stati Uniti e lui ,
durante le vacanze , scende nel Guatemala a lavorare
con gli indigeni. Ordinato prete, sente di essere arri-
vato finalmente al punto giusto , e si fe rma a fare il
missionario ad Alta Verapaz.
I
Don Odorico, consigliere generale delle missioni
salesiane, con una « suora della Risurrezione »
e due « missionari di Cristo Buon Pastore ».
Don De Groot, è contento della scelta fatta ?
« Certo. Anche se non si tratta della classica missione
ad gentes. Siamo dodici salesiani in una diocesi di
S00mila cattolici. A noi è affidata una zona di indigeni ,
150mila circa , in maggioranza appartenenti all 'etnia
Qeqcf. Nel 1982 nel villaggio di Rax ruhà abbiamo
creato il Centro Don Bosco per aiutare i giovani - due-
cento interni - a scoprire e rispondere alla propria vo-
cazione, preparando così gli operatori che sappiano
servire le comun ità rurali . Li vogliamo identificati piena-
mente con i loro fratelli, membri attivi della Chiesa lo-
cale. Nel 1991 abbiamo aperto un ce ntro analogo a
Tzacan ihà, altro villaggio Qeqcf, e anche qui gli allievi
sono ormai duecento ».
DICEMBRE 199 7 BS
Processione all'Ausiliatrice tra i Qeqci.

2.7 Page 17

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~~
Giamai~ rHaiii
Mme de8s Antill8
Mercato a San Pedro Carcha {Guatemala).
Perché in villaggi e perché l'internato? Sono buoni
studenti questi vostri indigeni?
« Teniamo i giovani in villaggi per non strapparli dal lo-
ro ambiente. Interni perché molti abitano lontano. Si
impegnano molto . Li scegliamo con cura, fanno una
promessa con tanto di firma e vorrebbero soltanto
studiare. Noi diciamo: Sei mesi studiate per voi , sei
mesi andate a fare scuola nei vostri villaggi. Cari ra-
gazzi , come vedete , vengono dei volontari da altri
paesi lontani per aiutare la vostra gente e voi vi tirate
indietro? Così impiegano qualche anno in più per arri-
vare al diploma, ma vi giungono che sono uomini e
cristiani nel vero senso della parola. In questo momen-
to mandano avanti 458 scuolette rurali per l'istruzione
elementare di 25mila bambin i e 10mila adulti. Un
lavoro coordinato con l'università e finanziato parzial-
mente dal Governo ».
Il vostro lavoro fa pensare che il governo non abbia
impiantato scuole tra i Qeqcf ?
« Ne ha parecchie. Ma i maestri non sono indigeni e ven-
gono da fuori. Magari si fanno vedere due giorni e poi
spariscono per il resto della settimana. Senza contare
che non hanno nessun rispetto per la cultura locale ».
Con tante scuole, non rovinate la vostra gente? E qua-
li sono i vantaggi e i risultati?
« Guardi , tutte le autorità - governatore , sindaco, gen-
te della politica - sono di fuori. I Qeqcf, siccome non
sono andati a scuola e non parlano lo spagnolo, devo-
no rimanere sotto, disprezzati e sfruttati. La prima co-
sa che dobbiamo donare, mentre rafforz iamo la fede
in Dio, è l'educazione che rende capaci di aiutare se
stessi. Rispondiamo in questo modo ai bisogni locali.
Non abbiamo voluto , neanche a Raxruhà e Tzacanihà,
scuole tecniche moderne : i giovani finirebbero poi per
andare nella capitale o all'estero. Camminiamo al pas-
so della nostra gente , non dell'Europa ».
È interessante. E tutto questo lavoro lo fate dodici
salesiani?
« No. I due internati e le centinaia di scuolette rurali
sono ormai diretti dai « Missionari di Cristo Buon Pa-
store» , una comunità di indigeni che ho fondato quat-
tordici anni or sono. Come congregazione non è anco-
ra stata approvata, ma vuole esserlo. Gli indigeni fan -
no i voti, vivono secondo lo spirito di Don Bosco. Li
definirei salesiani dell'area rurale Qeqcf» .
In questo modo oltre che missionario è diventato
anche un fondatore.
« I giovani vengono da noi a 18-20 anni con la secon-
da elementare. Anche se danno segni di vocazione, il
seminario e le congregazioni esistenti non li ricevono.
Nel campo femminile abbiamo le « Suore della Risur-
rezione ». Perché non pensare a un ramo maschile? E
i risultati sono stati consolanti, rassicuranti. Attual-
mente abbiamo otto professi - il più anziano ha 30
anni -, quattro novizi, dieci prenovizi, una trentina di
aspiranti. Un professo è entrato nel seminario dioce-
sano di Vera Paz. Spero che altri lo seguiranno. Si
stanno dimostrando apostoli assai indicati per la loro
gente. Gli indigeni infatti nel Guatemala costituiscono
la maggioranza della popolazione. Varie etnie, sul tipo
dei Maya dei tempi di Cristoforo Colombo , sfruttati in
tutto il senso della parola dal secolo XVI in qua. Da al-
cuni anni ci sono reazioni violente, schiacciate dall'e-
sercito, e lotte pacifiche sul tipo di quella condotta da
Rigoberta Menchu, premio Nobel per la pace del 1992 ».
I Missionari di Cristo Buon Pastore sono dunque trup-
pe scelte per questa lotta pacifica?
« Vi partecipano in modo efficiente . Ma è tutto il nostro
lavoro che si imposta in quella direzione. Pensi ai ca-
techisti , per esempio : cinque o sei laici, generalmente
sposati, in ogni villaggio. Persone scelte, che godono
di ottima reputazione e si impegnano senza percepire
stipendi . Li prepariamo con brevi corsi , che poi rinno-
viamo per assicurare l'aggiornamento ».
Che tipi sono questi vostri Qeqci? E quali sono le loro
più belle qualità?
« Qualsiasi gruppo umano ha cose belle e, allo stesso
tempo, i suoi difetti. Chi afferma che gli indigeni non
toccati dalla nostra civiltà sono dei santi, si sbaglia di
grosso . I nostri sono buoni e generosi, ma riescono ad
essere anche molto cattivi. Oggi dimostrano una gran-
de apertura al Vangelo. Se c'è un corso sulla Parola di
Dio, lasciano da parte qualsiasi occupazione e vanno
in chiesa ad ascoltare i catechisti , a imparare , a
pregare ».
Quale sarà il futuro di questa vostra eccezionale espe-
rienza?
« Il Governo sta portando nella zona strade, elettricità,
radio, televisione. La gente non è più appartata come
prima, è sempre maggiormente a contatto con la cultu-
ra occidentale. Vogliamo che sappia affrontarla senza
lasciarsi schiacciare. Una vittoria pacifica, da premio
Nobel ».
o
BS DICEMBRE 1997

2.8 Page 18

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La «Mostra del Centenario» è
stata allestita in occasione del
Centenario della morte di
Q ual è l'utilità della favo-
la a scuola nel rapporto
con i bambini? Nel libro "il
Don Bosco (1888-1988). È
possibile visitarla a
Torino-Valdocco , nello
bambino nascosto" (ed . O-
scar Mondadori) l'autrice Al-
ba Marcali, psicologa clinica
di formazione analitica, ha
stesso edificio delle
«Camerette di
con
Don Bosco».
raccolto le fiabe sviluppate
occhi
in trenta anni di lavoro intor-
diversi gli
no ai sintomi di disagio, per
ha permesso
aiutare il lettore a scoprire in
di disinnescare il
le risorse necessarie a
meccanismo di rifiuto .
superare le difficoltà.
O La scelta di curare il di-
In un bosco come tanti altri
c'erano cuccioli tranquilli e
cuccioli scatenati, ma il più
irrequieto di tutti era «il Brut-
to », soprannominato così
I
Nella vita come nelle favole
ci sono percorsi obbligati, difficoltà, imprevisti,
occasioni di crescita.
sagio con le favole all'autri -
ce è venuta da un fatto for-
tuito , quando la Marcali per
evidenziare la sofferenza di
un bambino ne ha scritto una
per il suo pelo scuro e irto .
Gli altri lo prendevano in gi-
ro e lui soffriva molto. A lui
UNA FIABA
storia e l'ha letta alla madre,
scoprendo che così erano più
chiari comportamenti , fonti di
dispiaceva perché tutti gli
altri cuccioli avevano una
mamma che li amava e gli
spazzolava il pelo prima che
uscissero. Anche lui aveva
AIUTA
A DIVENTARE
rabbia e di angoscia. Da al -
lora le fiabe sono state usate
nei gruppi di sensibilizzazio-
ne psicologica per insegnanti
e genitori , perché compren -
la mamma, ma non aveva
tempo di pensare a lui per-
ché c'erano gli altri quattro
GRANDI-
dano con esempi pratici che
nella vita le difficoltà sono ine-
vitabili , ma anche superabili
fratellini da curare e a lui
pesava molto che fossero fi-
Qual è l'utilità della favola a scuola
e prima o poi può accadere
qualcosa, un fatto , un episo-
gli di un papà subentrato
dopo che la mamma si era
divisa dal suo. Un giorno il
nel rapporto con i bambini?
La fiaba aiuta nella fatica di crescere
dio in grado di modificare
radicalmente il corso delle cir-
costanze. Le fiabe insomma
saggio leone Criniera d'Oro
gli raccontò la sua storia :
anche lui aveva avuto una
e in particolare nel distacco dai genitori
e nella conquista dell'indipendenza.
ci fanno sperare e ci dicono di
non abbandonare la ricerca.
È chiaro che la scuola è il luo-
mamma che gli sembrava
go più adatto alla utilizzazio-
amasse di più i suoi fratelli; qual era il problema di ne delle favole perché in essa è possibile trovare spazi
«Brutto»? Che non aveva trovato se stesso, per questo di tempo ottimali da dedicare a questa forma di terapia,
si vedeva o rifiutato o applaudito dagli altri, per cui si oltre ad un contesto ideale per individuare i casi di disagio.
comportava in modo da essere accettato o rifiutato . Ogni bambino porta in l'eredità genetica e psico lo-
Questo accadeva perché lui aveva sempre bisogno gica dei familiari , i segni lasciati dalla relazione avuta
de/l'attenzione degli altri, in quanto gli sembrava che la con i parenti e poi con gli amici e le influenze dell 'am-
sua mamma non l'avesse fatto abbastanza. In realtà a biente in cui è vissuto . La narrazione fiabesca così per-
ben riflettere lui viveva perché sua madre si era preso mette al genitore di vedere se stesso e il bambino che
cura di lui quando era piccolo. Così un bel giorno la lui è stato e di comprendere le reazioni dei propri figli ,
guardò con attenzione e si accorse che era stanca e senza sovrapporre su questi emozion i che sono le pro-
che non stava mai ferma, ma alcune cose non riusciva prie e appartengono a un periodo precedente.
a farle, malgrado si affannasse tanto . Lupacchiotto capì
che la mamma lo aveva amato piccolo e altrettanto lo La fiaba aiuta anche nella fatica di crescere ed in
amava ora, così imparò a giocare, a litigare con gli altri particolare nella separazione dai genitori e nella conqui-
e a far pace senza dover essere necessariamente rifiu- sta dell'indipendenza. Nel libro sopra citato vi sono delle
tato o applaudito.
favole dedicate a questo, in cui il protagonista abbando-
na la propria casa per intraprendere un viaggio lungo e
O Che cosa dimostra questa favola? Che dietro cia- faticoso . In questa impresa sarà aiutato dai doni che
scun bambino difficile c'è un messaggio di sofferenza. In porta con sé , ricevuti dall 'ambiente . Alla fine il dolore
questo caso il cucciolo riproduceva il meccanismo attra- della separazione viene compensato dalla consapevo-
verso cui si metteva in contatto con il mondo: essere lezza della conquista e dalla individuazione di se stessi.
sempre "attaccato" agli altri anche attirandosene le rea- E così un momento fondamentale della crescita , grazie
zioni negative, in una relazion e importante come quella alle favole , avviene senza traumi e aiuta il bambino a
con la madre ; anche lei con alle spalle una storia triste, diventare grande.
ma mossa dall 'amore per il suo cucciolo : guardandolo
o
DICEMBRE 1997 BS

2.9 Page 19

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Al Becchi vi iJ un prato. A un albero
attaccavo una fune; Indi ponevo un
tappeto a terra. Quando ogni cosa
era prepa,ata, montavo su una se--
dia e facevo la predica, o meglfo, rJ.
petevo quanto ml ricordavo di quella
udita al mattino In chiesa.

2.10 Page 20

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Al mattino ho con premura raccontato Il sogno ai miei fratel/1,
poi a mia madra•• Mia madre:
•Chi sa che non abbia a diventar prete•.
I
Avevo vanti anni quando presi la deliberazione di abbracciare
lo stato eccleslasttco.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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A quel primo allievo se ne aggiunge--
ranno preslo molti altri.
Nasce cosi l'Oratorio
Dopo alcune peregrlriaz1onl nella pe-
riferia d1 Tonno, s1 stabilisce In casa
Pinard1, tra I praU d1 Vatdocco

3.2 Page 22

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3.3 Page 23

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Pietro Enrla, un ragazzetto accettato da don Bosco m casa sua,
ricorderà dI esser dovuto fuggire più volte dall'officina per non
subire la violenza e le oscenità dei lavoratori più grandi.
Pur con le tasche vuote, don Bosco nell'autunno del 1853. rom-
pe gh indugi e apre nell'Oratorio I primi laboratori Interni: cal-
zolai, sarti, legatori, falegnami, fabbri, tipografi, a capo del quali
porrà Salesiani laici, da lui chiamati COADIU70RI.
I fKllllU DOL"ltlllllllD PI S. ru,mco nl Sllli
1Ut SISTIIU mTIUCO DltlaAU
__ .., ---·
••-•- l
·- _ .
..~ -~
--
--
.....
·-
._.._. _
...... .
·- - -___ .. ....__ ,, "'
l

3.4 Page 24

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Don Bosco affermava che l'allegria
era la base del suo sistema edu-
cativo
Nell'Oratorio volle la banda musi•
cale, la scuola di musica, Il grup--
po del cantori. «Un Oratorio senza
musica é un corpo senz'anima...

3.5 Page 25

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Il desiderio di mandare I suoi Saleslam nelle miss10ni fu sem-
pre fortissimo In don Bosco Un sogno lo dee1se ad iniziare
le mlsslom In Patagon ia, nell'Argentina merld!onale.
È a capo della sped121one don G10-
vannl Cagllero, uno del primi, vlva-
c1ss1ml ragazzi dell'Oratorlo
Diventerà vescovo e cardinale e
diffonderà le missioni salesiane In
tutta l'America del Sud
Al m1ssionarl partenti don Bosco raccomandò rn mamera par•
ticolarlsslma gll emigrati ltaham, numerosi in America:
•Andare, cercat9 questi nostn frate/11, che fa mlsena e fa sven•
tura port6 In terra straniera•.
Don Bosco previde, In sogni m1ste-
riosl, 11 glorioso awenire delle m1s-
s1oni salesiane Sognò Santiago,
Valparalso, Pachino, Hong Kong,
Calcutta, il Madagascar.

3.6 Page 26

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3.7 Page 27

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3.8 Page 28

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3.9 Page 29

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Il fine che si propone Js Società Salesiana nell'educare e accoglfere I giovanetti arti-
giani é di allevarli In modo che, uscendo dalle nostre case, abbiano appreso un m~
stlere onde guadagnBtsl onestamente 11 pane della vita, siano bene Istruiti nella
relfgione ed abbiano ls cogn,z,om sc,ent1fiche opportune
Il sistema pedagogico di don Bosco - 11 suo SISTEMA PREVENTIVO- è la sintesi
creativa del pensiero e della tradzlone educativa del Cristianesimo e della Chiesa.
Esso si appoggia rullo sopra le ragione, la re/1g1one e sopra l'amorevolezza, perciò
esclude ogni castigo violento e cerca di tener fonranf gli stessi castighi leggarl.

3.10 Page 30

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4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Tra i quindici figli della famiglia Olivares, sorsero tre vocazioni.
Luigi divenne vescovo: un vescovo povero per i poveri.
QUEL(O CHE DIO VUOLE
NONEMAI
di Teresio Bosco
Una vocazione
TROPPO
sbocciata
a dieci anni
e per il seminario.
Ma leggendo la vita
N el vasto soggiorno mamma
Giuditta teneva in braccio l'ul-
timo nato e attorno a lei face-
vano nidiata i figliolini più picco li.
Teresa, la sua bimba più festosa, ri-
cordava che la vivacità era sempre
tanta e lo spazio non poteva conte-
nerla tutta. Di qui spintoni, risate, ca-
scatoni, strilli e pianti. La mamma in-
terveniva a castigare: a uno ordinava
di stare fermo accanto a lei un minu-
to , a un'altra ordinava di raccogliere i
giocattoli sparsi. Teresa ogni tanto pro-
testava. Ricordava sorridendo: «Di-
cevo alla mamma: il Luigino però
non lo castighi mai! ». Tra i uoi quin-
dici bambini, mamma Giuditta vide
fiorire tre vocazioni: Maria divenne
religiosa canossiana; Gioacchino sa-
cerdote missionario in Cina; Luigi sa-
cerdote sa lesiano e vescovo.
Da sua mamma Luigi imparò (e ri-
peté tutti i giorni) una preghiera corta e
decisa: « Signore, concedetemi la gra-
zia di crescere bene. Se dovessi diven-
tare cattivo fatemi piuttosto morire».
INCANTATO
DA DON BOSCO
A soli dieci anni (cosa che a noi
sembra assurda, ma che nel 1883 - in
un clima di cristianità intensa - si sti-
mava una grazia de l Signore), Luigi
vestì l'abito nero dei chierici e papà
Aiberto lo accompagnò dalla grande
casa patema di Corbetta al seminario
minore di Monza. A 15 anni fu giudi-
cato il migliore tra gli alunni del gin-
nasio e con uno studente di filosofia e
uno di teologia fu mandato in premio
a Roma per incontrare il papa Leone
Xill. Nel liceo la salute parve avere
un tracollo: prostrazione e sbocchi di
sangue. La mamma se lo riprese sotto
le ali e fece con lui una novena di pre-
ghiere alla Madonna, e un mese di
pranzi robusti. La salute
e la vivacità tornarono e
di Don Bosco,
volle farsi
non ebbero mai più flessioni.
salesiano.
I Salesiani di Don Bosco
erano arrivati a Mi lano all a
fine del 1894 e avevano
aperto il primo Orato-
rio. Il chierico Lui-
gi, 21 anni, vi ac-
compagnò diverse
volte il suo diretto-
re spirituale don
Morganti, grande
benefattore dei fi-
gli di Don Bo-
sco. Luigi lesse
I Luigi Olivares: «Sono, per dono di Dio, cristiano,
sacerdote, salesiano e vescovo. Devo farm i santo ».
la vita di quel
La sua causa di canonizzazione è iniziata nel 1963.
prete torinese, vi-
de all'opera i suoi figli e ne rimase in- sacerdoti arrivati negli ultimi tempi
cantato. Quella maniera di educare era vedevano maggior utilità nel sistema
la stessa che sua madre aveva usato di un severo distacco tra alunni e su-
con lui e con i suoi tanti fratell i: la ca- periori: non ragionare, ma dare ordi-
sa salesiana era una grande famiglia. ni; non amorevolezza, ma punizioni.
Don Olivares non reagì. Semplice-
MA IL CARDINALE
GLI DICE DI NO
mente rinnovò la sua lettera al cardi-
nale. E la risposta questa volta fu un
semplice «sì». La mamma, avvisata
Luigi Olivares è ordinato sacerdote
il 4 aprile 1896. Subito dopo scrive
una lettera al suo superiore, il cardi-
nale Ferrari. Gli chiede il permesso di
entrare tra i salesiani. La risposta è
semplicemente « no». Don Olivares
ammira la maniera di educare dei sa-
lesiani? Bene, lo invia nel collegio ar-
civescovile di Saronno. Educherà
quel centinaio di giovani alla maniera
di Don Bosco, e il cardinale ne sarà
dal figlio che nella congregazione sa-
lesiana avrebbe potuto essere inviato
lontano dalla loro Lombardia rispose:
«Mi sono unita a te nel ringraziare il
Signore che ha esaudito le tue perse-
veranti preghiere. L 'ho ringraziato
piangendo per il dolore che la tua par-
tenza mi cagiona. Soffrirò molto, ma
con la grazia di Dio spero di soffrire
con rassegnazione affinché il Signore
ti benedica e ti faccia santo».
contentissimo.
Otto anni a Saronno. Don Olivares
SALESIANO A 32 ANNI
usò il sistema preventivo di Don Bo- Entrò nel noviziato salesiano di Fo-
sco e le tre parole magiche ragione glizzo (Torino) nell'agosto del 1904 e
religione amorevolezza fecero mira- si pose sotto la totale obbedienza del
coli. Il collegio arcivescovile di Sa- superiore e maestro don Giovanni
ronno diventò una grande famiglia. Zo lin, suo coetaneo. Quest ' ultimo ri-
Ma dopo otto anni don Olivares co- cordava: « Umilissimo sempre, pareva
minciò a trovarsi a disagio. Giovani avesse dimenticato quello che era sta-
ns DICEMBRE 1997

4.2 Page 32

▲back to top
to prima, considerandosi semplice-
mente quale povero novizio tra tanti
novizi. Verso il suo maestro dimo-
strava un rispetto riverenziale, una il -
limitata confidenza. Dopo i familiari
colloqui e rendiconti chiedeva sempre
in ginocchio la benedizione». Incari-
cato di dare la benedizione eucaristica
« in cotta e stola, saliva l'altare, apri-
va la porticina del tabernacolo e ...
improvvisava lunghi tenerissimi col-
loqui eucaristici con tanto trasporto di
fede e di ardente carità che destava
l'ammirazione e ravvivava la devo-
zione dei presenti ».
15 novembre 1905. Don Luigi pro-
nuncia i voti di povertà castità e obbe-
dienza ed è salesiano. Ha 32 anni. I
superiori lo inviano a Torino a lau-
rearsi in sacra teologia ed è insegnante
presso i chierici che si preparano al
sacerdozio.
TRA I ROMANI
DEL TESTACCIO
A Roma in quegli anni il quartiere
popolare del Testaccio sta diventando
la roccaforte del socialismo e del-
1'anticlericalismo. Il papa vi ha chia-
mato i salesiani affidando loro la par-
rocchia di Santa Maria Liberatrice. I
superiori di Torino chiamano il pro-
fessore di teologia Luigi Olivares e lo
mandano al Testaccio come direttore
e parroco. È l'autunno del 1910. Don
Olivares vi si reca con umiltà, metten-
dosi subito al servizio della gente.
Nella prima omelia dice ai suoi par-
rocchiani: «Tutti vi amo nel Signore
anche coloro che per avventura nella
persona del sacerdote non vedessero
un amico ». Il senatore Mario Cingo-
lani ricordava: « Ho notato personal-
mente l'enorme cambiamento in me-
glio avvenuto al Testaccio sotto la gui-
da di don Olivares. Egli dedicava tut-
to se stesso all 'assistenza delle opere
cattoliche di aposto lato e di carità. Si
dedicava moltissimo alla confessione
e alla predicazione ed era a tutti esem-
pio di vita austera. La pressione anti-
clericale si attenuò fino ad estinguersi ».
Nel maggio 1915 l'Italia entrò nella
prima guerra mondiale. I tempi diven-
nero duri e difficili. Papa Benedetto
XV (che conosceva personalmente i
parroci di Roma e stimava lui in patti-
colare) lo nominò vescovo di Sutri e
Nepi, due antichissime cittadine a 40
chilometri da Roma.
TRA I PROFUGHI
DELLA GUERRA
La diocesi affidata al nuovo vesco-
vo non era vasta: comprendeva sol-
tanto 60mila abitanti , distribuiti in 35
parrocchie. Ma durante gli anni della
guerra stavano arrivando specialmen-
te nei dintorni di Nepi molti profughi
dal Veneto, investito direttamente dal
turbine della guerra: famiglie di salda
fede cristiana che improvvisamente
avevano perso tutto, ed erano cariche
di bambini.
Don Olivares fu ordinato vescovo il
29 ottobre 1916 davanti ai suoi par-
rocchiani. Era presente la sua anziana
mamma Giuditta, che abbracciò con
tenerezza appena terminato il rito.
Si recò immediatan1ente nella sua
diocesi dove, ricorda madre Teresa
Giglietti, «i profughi di gue1rn furono
confortati, assistiti e protetti paterna-
mente dal nuovo vescovo, il quale
non tralasciò di provvedere subito alle
loro necessità più immediate, come il
vitto e il vestiario ». In questa diocesi
mons. Olivares avrebbe trascorso 26
anni: tutto ciò che gli restava da vivere.
LO STILE DI DON BOSCO
Il suo stile buono, disposto a tutto
pur di fare il bene, nei primi due o tre
anni - attesta il suo segretario don Ri-
va - gli attirò da parte di diversi sa-
cerdoti freddezza e sfiducia. Ma egli,
che aveva messo nel suo stemma ve-
scovile le parole «fortiter et suaviter »
(con fortezza e soav ità), tirò avanti
senza badarci. C'era sempre chi alla
ragionevolezza e amorevolezza di Don
Bosco preferiva gli ordini e le puni-
zioni. Ma mons. Olivares sapeva che
lo stile di Don Bosco (che era quello
di Gesù) vinceva. Difatti anche la dif-
fidenza svanì. Il pa1Toco don Anto-
nazzi , che gli fu accanto in quei 26
anni, ha così condensato la sua atti-
vità: « Fin dal primo momento prese a
interessarsi con assiduità del clero,
del seminario, delle parrocchie. Si
può dire che egli seguisse ogni par-
rocchia e ogni sacerdote nella sua at-
tività. Era continuamente in giro per
la diocesi , accettando predicazioni,
amministrat1do cresime e prime co-
munioni e passando ore e ore in con-
fessio nale. Contribuì moltissimo a
sviluppare l'Azione Cattolica per aiu-
tare la gioventù nella formazione reli-
giosa e nella vita impegnata. Teneva
molto alla istruzione catechistica. Cia-
scuno di noi, nella sua attività patrnc-
chiale, si sentiva sostenuto e protet-
to». Il segretario don Riva ricorda il
suo impegno per i due seminari di
Sutri e di Nepi, che da anni per la loro
disorganizzazione non davano più
preti. Non poté fare miracoli, ma al
termine del suo episcopato i seminari
avevano donato più di 40 nuovi preti
alla diocesi: un numero non eccelso,
ma sufficiente.
DICEMBRE 1997 BS
IL SEGNO DELLA CARITÀ
Il segno distintivo della carità non
rimase soltanto nel suo programma di
vescovo. I suoi cristiani lo videro con-
cretizzarsi giorno dopo giorno, con
delicata tenerezza. «Nel mio paese
I È il 2 ottobre 1927
e mons. Olivares prende parte
alla cerimonia della consegna
della bandiera ai carabinieri
di Fornello.

4.3 Page 33

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Nepi. Panorama dall 'alto,
con la torre e il campanile della cattedrale.
Interno della cattedrale di Nepi, dove si trovano le spoglie
di mons. Olivares. La chiesa è dedicata all 'Assunta .
natio », attesta don Rossetti, «c 'erano
persone lontane da Dio che, trovando-
si vicino alla morte, egli visitò priva-
tamente, riuscendo a far sì che la loro
fosse una morte da buon cristiano».
«Accadde a Capranica», afferma mons.
Dante, « che un uomo tentò il suicidio
sparandosi alla testa. Il vescovo ac-
corse al suo capezzale, lo persuase a
un atto di fede e di dolore, e a ricevere
i santi sacramenti ». Per far catechi-
smo ai giovani lavoratori, d'inverno
si recava a piedi tre volte alla settima-
na fino alla sede del loro circolo.
Sempre a sera tarda, per dar la possi-
bilità a tutti d'intervenire.
Quando si iniziò il «processo di
santità » di mons . Olivares, le testimo-
nianze sulla sua carità, fatte sotto giu-
ramento, riempirono centinaia di pa-
gine. « Ho inteso non poche persone
ricordare ,con piacere gli aiuti che
avevano ricevuto. Il vescovo·dava via
denaro, cibo, biancheria, ritenendo
per il minimo indispensabile. Re-
galava biancheria e anche la dote a
qualche ragazza che entrava nella vita
religiosa. Ricordo che una vedova mi
diceva che lei e i suoi sette bambini
sarebbero morti di fame se mons. Oli-
vares non fosse venuto in loro aiuto».
« Vi sono famiglie che egli ha tolto
dalla miseria ». «Egli amava moltissi-
mo i poveri, donava loro tutto quello
che poteva. Preferiva dare ai poveri le
offerte accumu late per riparare la casa
del vescovo ». «Era voce comune che
il vescovo nascostamente aiutava fa-
miglie povere anche con prestiti, di
cui non voleva la restituzione». « Per
ben tre volte fui testimone dell'aiuto
dato a giovani sposi poveri. Pagò la
biancheria e le lenzuola ». Il segreta-
rio 1icorda: « Quando c'erano degli
infermi, mandava me perché mi ren-
dessi conto delle condizioni spirituali
e materiali in cui si trovavano. Se io
non riuscivo a mettere a posto le cose,
si muoveva lui di persona». Lo stesso
segretario ricorda le visite del vesco-
vo ai carcerati: « Vi andava spesso, e
riu a predicarvi anche gli esercizi
spirituali ». Una particolare carità, il
vescovo la usava con i suoi sacerdoti .
Non permise mai a nessuno di spar-
larne in sua presenza. Un vecchio
prete, don Tito Bonini, diceva che a
monsignore potevano cavare tutti i
denti, ma non una parola critica nei
riguardi di un sacerdote.
"NON ATTACCARCI
IL CUORE»
Nel 1926 il dittatore Benito Musso-
lini, che si era impadronito del potere
in Italia, istituì le organizzazioni gio-
vanili fasciste. Esse dovevano inqua-
drare tutta la gioventù italiana. Furo-
no quindi sciolte di autorità tutte le
altre organizzazioni. I circoli cattolici
che fecero resistenza furono persegui-
tati. La sede del circolo cattolico di
Nepi tanto caro al vescovo fu brucia-
ta. Allora si vide che la parolafortiter
non era stata scritta sullo stemma ve-
scovile per scherzo. Fece fare una pe-
rizia dei danni provocati dall 'incen-
dio, la controllò lui stesso e poi ri-
chiese che venisse saldata dal segreta-
rio politico del partito fascista. Fu in-
transigente e non concesse nessuno
sconto, poiché diceva «Non è cosa
mia, ma della comunità cristiana ».
Quando nel 1940 l'Italia entrò nella
seconda guerra mondiale, sentì tutta
la desolazione delle famiglie a cui era
portato via il padre o il figlio maggio-
re per avviarli alla guerra. La sua ca-
rità in quei momenti difficili per la
sua gente non conobbe limiti. Il se-
gretario don Riva ricorda: « Quando
gli chiedevo denaro non opponeva mai
un rifiuto. Prendeva dal cassetto i bi-
glietti che c'erano e diceva: «Toh,
toh! Sono pieni di microbi. Non attac-
carci il cuore. Spacciali bene e subito
a gloria di Dio e a bene del prossimo ».
PARADISO, PARADISO!
Nel terzo anno di guerra avrebbe
compiuto 70 anni. Nelle sue conver-
sazioni tornava sovente il richiamo al
Paradiso. Don Mancini ricordava:
« Quella del Paradiso era una aspira-
zione molto frequente ». E mons. Bal-
dini: « Aveva sempre in bocca Pa-
radiso Paradiso anche nelle conver-
sazioni ordinarie ».
« Nel marzo 1943», raccontò il sa-
lesiano don Busato, « invitai mons.
Olivares a -predicare gli esercizi spiri-
tuali ai liceisti del collegio Don Bo-
sco di Pordenone, di cui ero direttore.
Monsignore arrivò nel pomeriggio del
5 maggio. Il 6 maggio fu una giornata
regolare di predicazione. Ma al matti-
no del 7 trovammo il vescovo a letto in
uno stato pietoso. La notte si era sen-
tito molto male: era in atto una perito-
nite. Venne trasportato d'urgenza al-
l'ospedale e fu subito operato. Dal 7
ali' 11 maggio il decorso della malat-
tia parve regolare, ma il 14 maggio la
febbre riapparve e salì fino ai 40°. Era
sopravvenuta la setticemia ormai
inarrestabile».
La notizia del suo stato la ricevette
come una risposta alla sua sete di Pa-
radiso. Chiese l'unzione degli infer-
mi, la benedizione di Maria Ausilia-
trice e aspettò Dio pregando a fior di
labbra. L'infermiere salesiano Leoni-
da Tagliaferro, che l'assistette in que-
gli ultimi giorni, ha testimoniato: «In
due settimane non uscì mai in un la-
mento, ma solo parole di ringrazia-
mento e di riconoscenza. Se sapevo
che aveva bisogno di riposare, basta-
va che gli dicessi: "Eccellenza, chiu-
da gli occhi e dorma". Ubbidiva al-
l'infermiere come fosse stato un suo
superiore». A chi gli chiedeva se sof-
friva molto, diceva: «Quello che Dio
vuole non è mai troppo ». Spirò sere-
namente il 19 maggio 1943. Nella
grande tragedia delJa guerra, dei bom-
bardamenti che sconvolgevano le cit-
e i paesi, non si osò trasportare i
resti mortali alla sua diocesi. Ma la
notizia che arrivò rapida, diede insoli-
tamente ai suoi poveri una serena ras-
segnazione: «Dal cielo adesso ci aiu-
terà per sempre».
Teresio Bosco
BS DICEMBRE 1997

4.4 Page 34

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Suor Marcella Farina è stata nominata membro della
PERLE PARI
OPPORTUNll
di Maria Antonia Chinello
La nomina di una suora
alla «pari opportunità»
apre a dialoghi nuovi
e collaborazioni più
feconde là dove
si decidono le politiche
e le azioni sociali
in difesa della donna.
S uor Marcella Farina è un a don-
na piccola, es ile. Ciò c he col-
pisce di lei è il sorriso. Sembra
c he tutta la sua persona si raccolga
lì. È Figlia di Maria Ausiliatrice e
teologa. Dal 1985 sta studiando con
particolare attenzione il femminismo
per individuare i raccordi possibili
tra fe mmini smo laico, fe mmini smo
cristiano e femminismo operante nel-
la vita reli giosa, finalizzati all 'elabo-
razione di un nuovo umanes imo.
Questo suo impegno
le è valso la nomina a
membro della Com-
miss ione nazionale che
opera alle dirette di-
pendenze del Ministe-
ro per le pari oppor-
tunità. Un luogo pub-
blico e di prima frontiera per l' af-
fe rmaz ione e la valorizzazione del-
!' appo rto femminile al bene soc iale.
Le abbiamo rivolto alc une do-
mande per cercare di capire il senso
di questo evento.
La tua nomina come componente
nella «Commissione nazionale per la
parità e le pari opportunità fra uo-
mo e donna » non giunge totalmente
nuova. È stata infatti preceduta da
un cammino di collaborazion e e di
conoscenza. Puoi dirci qualcosa ?
« La mia collaborazione, più espli-
cita e s istem at ica con la Commis-
sione, è iniziata ne l 1995, dopo la
No al « maschilismo »,
ma « pari dignità » al femminile.
quarta Conferenza mondi ale di Pe-
chino. Ri cordo in particolare un ' ini-
ziativ a pensata e progettata in sieme
alla professoressa Fiorenza Tarico-
ne, coordinatrice del gruppo « Cultu-
ra » della medesima Commissione.
Partendo dalla posizione storico-
geografica e culturale dell'Itali a nel
Mediterraneo, c i siamo interrogate
su come le re li gion i possono pro-
mu overe o impedire la crescita delle
donne, quindi l' innalzamento di c i-
viltà tra i popoli , e la pace. L'Italia
si trova alla convergenza di tre
grandi continenti (Africa, Asia, Euro-
pa). Nel Mediterraneo sono nate e si
- Suor Farina a Collevalenza.

4.5 Page 35

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Commissione Nazionale per le pari opportunità tra uomo e donna.
LA STORIA AL FEMMINILE. La « Commissione nazionale per
la parità e le pari opportunità fra uomo e donna » è nata nel
1984 presso il Consiglio dei Ministri come organo consultivo,
ma attualmente ha un proprio ministero. La Commissione si
aggancia al cammino promosso dall'ONU , l'istituzione interna-
zionale che , in mezzo a tanti ostacoli , lavora per l'eliminazione
di ogni forma di discriminazione e per la parità tra uomo e
donna.
Nel 1945, lo stesso anno della costituzione dell 'ONU , nel
Preambolo della Carta delle Nazioni Unite sono sanciti il ri-
spetto dei fondamentali diritti umani senza distinzione di razza,
sesso, lingua o religione, e l'uguaglianza dei sessi. Si pone
così la base dell'impegno ONU in difesa delle donne contro
ogni forma di discriminazione.
Nel 1946 nasce la Commissione della condizione della donna
che in questi cinquant'anni ha affrontato un consistente numero
di problematiche femminili. La Commissione verifica annual-
mente a Vienna il lavoro svolto.
Nel 195? si sancisce la Convenzione di tutti i diritti politici delle
donne. E questo , il primo strumento internazionale che garanti-
sce tali diritti.
Nel 1957 e 1962 si formula la convenzione sulla parità delle
donne sposate che garantisce loro pari diritto nel matrimonio e
nel suo scioglimento.
Nel 1975 l'ONU proclama l'Anno Internazionale della Donna
per l'eliminazione delle discriminazioni e si celebra la prima
conferenza mondiale a Città del Messico. In quella circostanza
è approvata una convenzione che spinge gli Stati (di essi solo
33 la ratificano) a prendere provvedimenti per eliminare tutte le
forme di discriminazione che inculcano o mediano pregiudizi e
stereotipi circa l'inferiorità della donna.
Nel 1977 l'Assemblea generale dell'ONU invita tutti gli stati
membri a proclamare un giorno dell'anno per ricordare i diritti
della donna e della pace internazionale. Molti scelgono 1'8
marzo .
Il 18 dicembre del 1979 l'Assemblea generale adotta la con-
venzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione
nei confronti della donna. Tale convenzione diventa un trattato
internazionale il 3 settembre 1981 . Essa è costituita da un
elenco di diritti umani di cui le donne devono godere. Finora la
convenzione è ratificata da 133 Stati ; in Italia è firmata nel lu-
glio 1980 e la legge di esecuzione viene approvata il 5 marzo
1985.
Nel 1980, si svolge a Copenaghen la seconda conferenza
mondiale ONU su Donne per uguaglianza e sviluppo e pace.
Nel 1982 l'Assemblea generale adotta la Dichiarazione sulla
partecipazione delle donne alla promozione della pace e della
cooperazione internazionale.
A Pechino, per la Conferenza ONU sulla donna.
Donne protagoniste alla Conferenza del Cairo.
Nel 1985 si svolge a Nairobi la terza conferenza mondiale
ONU su Donne per uguaglianza e sviluppo e pace.
L'ultima conferenza ONU sulla donna, quella di Pechino del
1995, ha richiesto a ogni paese la formulazione di piani di
azione per valorizzare e riconoscere il contributo della donna
alla costruzione di una nuova umanità.
sono sv iluppate tre religioni mono-
teiste con una matrice comune (I 'E-
braismo, il Cristianesimo, l'Islam ).
Abbiamo organizzato un seminario
internazionale e inteITeligioso di
studio che si è svolto il 9 e 1O feb-
braio 1996, dal titolo « ... e maschio
e f emmina li creò» . È stata una sin-
go lare esperienza di condivisione,
di grande profilo culturale, che ha
visto dialogare nell a costruzione di
un umanesimo nuovo, solidale per-
ché profondamente teologale, donne
di appartenenze religiose diverse
provenienti anche da altri contesti ».
Che significato riveste la nuova
nomina ?
«Non posso prevedere che cosa
potrà significare in termini di con-
cretezza. La scelta della mia perso-
na penso sia motivata da un profon-
do bisogno che sta emergendo nella
socio-cultura, e in particolare tra le
donne e gli uomini impegnati nel
mondo politico desiderosi di co-
struire il bene. Un bisogno , cioè, di
profondità interiore che favorisce
un approccio ai problemj del Paese
più costruttivo ed efficace. Ci si
rende conto , infa tti , che senza una
solida base umanistica è difficile
edificare il bene comune e tessere
fitte reti di solidarietà tra i singoli e
i popoli . Personalmente penso di of-
frire un contributo in questa direzio-
ne proprio attingendo alla linfa vita-
le del messaggio di Gesù ».
Donne religiose e laiche. È un di-
scorso possibile ?
« Nel 1988, in occasione del con-
vegno internazionale « Verso l' edu-
cazione della donna oggi », pro-
mosso dalla Facoltà Auxilium in
cui insegno, ho tracciato un bilan-
cio sul tema donna e teologia. Negli
anni ' 80 la punta più propositiva
della riflessione critica femminista
nella Chiesa e nella società è giunta
a formulare l ' idea di "sororità".
Oggi siamo oltre: ci si rende conto
che bisogna abbandonare le rivalità
e cercare le intese, cercare le con-
ns DICEMBRE 1997

4.6 Page 36

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Con Giovanni Paolo 11, papa della « Mulieris dignitatem ».
Suor Marcella Farina, Figlia di Maria Ausiliatrice , è nata a Buonalbe:go (Be~e-
vento) nel 1945. Si è laureata in teologia fond_amentale alla .facolta _teologica
dell'Italia settentrionale (Milano) . Attualmente e docen!e ~rd1_nar10 d1 t~olog1a
fondamentale e di teologia sistematica presso la Facolta d1 scienze_ dE:ll_educa-
zione "Auxilium " di Roma. Ha collaborato alla fondazione della Soc1eta italiana
per la ricerca teologica (SIRT) , il 26 giugno 1989, ed è membro del comIta~o
scientifico della rivista «Ricerche Teologiche », organo espressIv? della Soc1_eta.
Fa parte dell'AMI (Associazione Mariologica Italiana), del comitato sc1ent1f1co
della rivista Theotokos dell 'AFERT (Associazione Femminista Europea per la
Ricerca Teologica). Ha'a1 suo attivo numerose pubblicazioni.
vergenze nell 'ed ificazione del bene
coniugando le diffe renze non solo
nel .genere fe mminile, ma anche tra
i generi , tra il maschil e e il fe mmi-
nil e, in una propos itiv a reciprocità.
Bisogna mettere da parte ogni stra-
teoia che pretende di soggiogare
b
.
l'altra/o per asservirla alla propna
ideolog ia; bisogna operare per il
bene con l'apertura all 'altro/Altro,
all'oltre/Oltre. Nessuno di noi è la
norma dell'altro. Tutti , per fortuna,
attingiamo il senso di noi stess i e
dell ' umano nel mi stero del Creatore
che è Amore ».
Su quali direzioni continua la tua
riflessione teologica?
« Vorre i esprimermi con una bat-
tuta che poi esplicito: Ecologia e
bellezza. Sarebbe interessante con-
frontarsi su alcuni ambiti esistenziali
attraverso i quali , mentre si manife-
sta un disag io generalizzato anche
se inespresso, si prospettano cam-
mini nuovi nella costru zione di un
umanesimo integrale. I punti della
riflessione potrebbero prevedere te-
matiche diversificate :
Ecologia e linguaggio: dare,
cioè, un segnal e del malessere del
Paese sull a volgarità del lin guaggio,
sull a compli c ità di espress ion i e ter-
mini , sull a banali zzaz ione e vuotag-
gine e avanzare proposte per ri signi-
o,cEMBRE 1997 BS
ficare e riqu alificare il nostro parla-
re in senso solidale, ri spettoso della
di gnità delle persone, de i gruppi
umani, dei popoli.
Ecolog ia e mente: puntare sull a
capacità di non inquinare la mente
con fo ndamentalismi e ripetitività,
ma spingere sempre oltre il pensare
per costruire saggezza. Oggi I'ec-
cesso di informazioni , senza atten-
zione e proporzioni pedagogiche, ri-
schi a di accumulare contenuti che
non si riesce a gestire in senso co-
struttivo; opera una specie di ingor-
oo mentale che blocca il pensiero
~reativo e lo rende pi gro. L'ecologia
dell a mente può favorire la crescita
di perso ne veramente colte perché
" pulite" nel pensiero , ossia limpide,
trasparenti , di sponibili a pensare e
praticare il bene .
Ecologia e politica: Si tratta di
operare per la puli zia in campo poli-
tico per evitare che gli interess i dei
partiti e le prevari caz ioni di persone
prepotenti nascondano i veri proble-
mi e le profonde as pirazioni de l
Paese ubri acandolo con surrogati .
Significa scegliere la trasp_a renza
perché la gente capi sca che s1 cerca
il bene e lavorare perché cess ino i
continui litig i, che svi gori scono I'au-
torità indebo lendo la sua autorevo-
lezza e umili ando il Paese di fronte
ag li altri popo li .
Ecologia e istituzioni: per favo-
rire una presa di cosc ienza sempre
più divulgata circa un 'organ_izzazio-
ne in cui i servizi non d1vent1110
" macchine burocratizzate" contrap-
ponendosi ai bi sogni dell a gente.
In questa direz ione sto lavorando
da di versi anni favore ndo il di alogo
tra soooooetti e gruppi di varie ap.pa'r-
tenen ze ne lla Chiesa e ne ll a soc,eta.
Sono affasc inata dalla Ri velazione di
Gesù di Nazaret, Figlio di Di o e
Nuovo Adamo , fratello e salvatore
di tutti . La teologia è il grande spa-
zio aperto in cui può maturare una
svolta, un nuovo protagonismo , un
umanesimo capace di farsi carico del-
!' intera umanità oltrepassando ogni
forma di intolleranza e di di scrimi -
naz ion e».
La tua attenzione al femminile
tro va terreno fe condo anche a/I' in-
terno della Facoltà Auxilium . Re-
centemente siete state impegnate in
un Convegno internazionale sul/' u-
manizzazione della cultura . Quali i
f iloni interessanti secondo te che si
sono sviluppati da questo incontro ?
« Dal 1° al 10 ottobre si è svo lto a
Collevalenza il convegno di studio
internazion ale « Donna e uman izza-
zione della cultura alle soglie del
terzo millennio. La via cieli' educa-
zione». Si è arti co lato in tre nucle i
contenutistici: una diagnosi della
soc io-cultura contemporanea; la ri-
sposta della preventività educativa
con la valorizzazione de l ricco pa-
trimonio carismatico sa lesiano; la
scelta dell' educaz ione della donn a.
Il Convegno, in un certo modo ,
rende raoione dell ' affen11azione di
Giov annib Paolo II in Evange /t'um
Vitae n. 99: « Nella svo lta culturale
a favo re de lla vita le donne hanno
uno spazio di pensiero e di azione
singolare e forse determinante: toc-
ca a loro farsi promotrici di un
" nuovo femminismo" che, senza ce-
dere all a tentazione di rincorrere
mode lli " maschili sti ", sappi a rico-
noscere ed esprimere il vero genio
femm inile in tutte le mani festaz ioni
della convivenza civile, operando
pe r il superamento di ogni forma
di di scrimin az ione, di violenza e di
sfruttamento ».
Maria Antonia Chinello

4.7 Page 37

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,..
BOLIVIA. " Forse è stato il
p bel Natale della mi a
vita ", scrive suor Virgini a
da Kollpapampa. Coinvolti
35 bambini per un « prese-
pio vivente " memorabile. Il
24 la preparazione e la
'I
prova generale. Poi la rap-
presentazione . Alla fine al-
legria oratoriana e regali
per tutti , in proporzione al-
l'impegno manifestato du-
rante l'anno.
~
r
VEDUGGIO (Milano). In
Brianza questo presepe
simpatico e originale. Dieci
an ni fa i parrocchiani han -
no costruito una cappella a
Maria Ausiliatrice . A ricor-
do del decenn ale hanno
\\.
" costruito qu esto presepe
all 'interno della chiesa par-
rocchiale, ri producendo in
scala la cappe ll a all a Ma-
donna di Don Bosco .
~
,,..
REPUBBLICA DOMINICA-
NA . La spagnol a lnés Ro-
driguez ha passato qual-
che giorno nella parrocchia
Maria Ausiliatrice di Santo
Domingo. Tra ricordi e im-
pressioni che si è portata
-,
dietro , alcune fotografie.
Una riprende la banda di
questi ragazzi ni, tutti giova-
nissimi. Ragazzi sottratti al-
la strada grazie alla musica.
~
,
BAMAKO (Ma li ). Giovani
del Centro profess ion ale
Pad re Michel. Scrive Pi er-
re : « Ho 21 ann i e sono fi-
glia di co ntadini. Sono a-
spi rante salesiano e vog lio
\\. consacrarmi al Signore " · Il
Mali è uno de i paes i p
poveri dell'Africa, e i sale-
siani sono presenti oltre
che a Bamako anche a Si-
kasso , co n la parrocch ia
Maria Ausiliatrice.
USWETAKNIYAWA (Sri
Lanka). Benvenuto all 'arci-
vescovo di Colombo mons.
Nicholas Marcus Fernando
al « Don Bosco Savana ", per
benedire il ce ntro di riedu -
cazione per i « Beach boys "
(i rag azzi della spi agg ia).
Sono presenti il delegato
ispettoriale don Giuseppe
Giaime, Gabriele Garniga,
autorità, chierici , studenti.
MACAO . Il governatore
Vasco Rocha Vieira co n-
segna al missionario don
Ercole Tib eri un ricordo
per il suo lavoro ed ucativo
di 60 anni a favore della
g ioventù di Macao. Ora
don Tiberi , che ha compiu-
to gli 80 anni , ha lasciato
la direzione della scuola
San Paolo ed è ritorn ato in
Italia .
BS DICEMBRE 1997

4.8 Page 38

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
LUCIANO
PACOMIO
I37 anni che venti secor !
il senso dell;'mb!aro~o , a
storia e , nasi,; destini
GESÙ
u ritrai/o CDmplefD
della-
più ll11p0rfanfe
nellavfunda
dell'umanft;j
GESÙ
I 37 anni che venti
secoli fa cambiarono
il senso della storia
e i nostri destini.
Il ritratto completo
della persona
più importante nella
vicenda de/l'umanità
di Luciano Pacomio
Piemme, Casare M. 1997
pp. 334, lire 14.000
' A conclusione dell 'anno
di ~esù Cristo (in prepa-
razione al grande giubileo
del 2000) arriva, in sinte-
si , questo "Gesù ". Le pa-
role , i miracoli , la morte ,
la risurrez ione ; una rico -
struzione avvincente sulla
base delle fonti bibliche,
giudaiche e romane.
Senza rinunciare all 'esat-
tezza e al rigore dello stu-
dioso, l'autore si rivolge a
ogni lettore. Ogni scena è
ripresentata con attenzio-
ne all 'ambiente storico e
geografico , e chi legge
viene condotto indietro
nel tempo e in uno spazio
diverso, incontro al miste-
ro di chi si disse Figlio del-
l'uomo e Figlio di Dio.
Arricchito da una bibliogra-
fia ragionata e da una si-
nossi dei quattro vangeli ,
nel titolo richiama l'espres-
sione di uno storico che
riconosce che "qualche
cosa di straordinario è
capitato nella storia del-
l'umanità, se la vita di un
uomo ha impresso una
svolta straord inaria nell e
sorti dell'umanità".
INCONTRO CON GESÙ
Una lettura buddhista
del Vangelo
di Dalai Lama
Mondadori , Milano 1997
pp. 204, lire 27.000
Questo libro-testimonianza
aiuta a comprendere le mo-
dalità per il dialogo interreli-
gioso , che è una esigenza
importante per noi cristiani
nell'attuale cultura. La lettura
diventa l'espressione di un
amore che riconosce ad ogni
cultura una propria via alla
Verità. Il dialogo tra cristia-
nesimo e buddhismo può
farsi modello di come esseri
umani siano in grado di amar-
si reciprocamente perché
sono diversi , e non soltanto
malgrado le loro diversità.
Il Dalai Lama, guida spiritua-
le dei buddhisti , commenta 8
brani del Vangelo , tra cui il
Discorso della montagna e le
Beatitudini (Mt 5) , la Trasfi-
gurazione (Le 9) e la Risur-
rezione (Gv 20), delineando
affinità e divergenze tra cri-
stianesimo e buddhismo.
Confermando la fede ltà alla
propria fede (perché sul pia-
no metafisico le due dottrine
differiscono) evidenzia le af-
finità sul piano dell 'etica fra
gli insegnamenti di Buddha
e quelli di Gesù .
DALAI LAMA
INCONTRO
CON GESÙ
U N!\\ l.lèrrt >R,\\ llllOll l l lS 11\\
LA SINDONE
Un'immagine "impossibile"
di Marinelli Emanuela
San Paolo , Cinisello B. 1996
pp. 160, lire 22.000
MANUEi.A l.~IKINEl lJ
La Sindone è stata sottopo-
sta ad infinite ricerche . Non
si tratta di un documento
qualunque, perché il suo lin-
guaggio non term ina di stu-
pire , anche se per alcuni è
segno di contraddizione. Già
all'inizio del secolo così scri-
veva l'agnostico Yves Dela-
ge: « Se l'ipotesi che l'Uomo
della Sindone sia Gesù Cri-
sto non ha buona udienza
presso certa gente, è perché
molti credono che sia una
questione religiosa. lo rico-
nosco Gesù come perso-
naggio storico e non capisco
che possa esserci qualcuno
che trovi scandaloso se tut-
to ra esistono tracce materia-
li della sua vita terrena ».
L'autrice, in una ricostruzio-
ne storica , afferma che la
"bruttezza che innamora" ha
rivelato la sua armoniosa
bellezza attraverso il proces-
so fotografico , test importan-
te nell 'epoca dell 'immagine.
Resta un mistero: se è au -
tentica, è segno di un amore
sovraumano ; se è un falso,
è frutto d ' un a intell igenz a
sovrauman a.
L'AMORE
E IL MATRIMONIO
di Équipe Notre-Dame
LDC , Leumann(To) 1997
pp. 276, lire 25.000
Il libro è il risultato della ri-
flession e di coppie di coniugi
cristiani che fanno parte del
movimento laico di spiritua-
lità coniugale dell 'END (Équi -
pe Notre-Dame). La ricerca
di un modello di spiritualità
per l'uomo contemporaneo è
un compito prioritario per i
credenti laici e per la chiesa
tutta, per essere fedel i da un
lato al Vangelo e dall 'altro
alle condi zioni storiche . Si
propone come utile strumen-
to di riflessione per le coppie
credenti e per quanti inten-
dono riconoscere la dimen-
sione misterica presente in
una dinamica di coppia e di
famiglia .
Il testo delinea un modello di
spiritual ità adatto alle attuali
condizioni di vita che per-
metta a ch i vive nel mondo
di fare unità attorno al princi-
pio ispiratore della fede . Si
pone come esempio del cam-
mino di ricerca che accomu-
na molti laici sposati , che
vivono un rapporto di coppia
e di famiglia , chiamati ad
integrare questa condizione
normale di vita come una via
di salvezza e a intravedere
in essa un segno privilegiato
dell'amore di Dio.
--
,...,1111 \\:•;fil-!t\\)lt
i'AMORE
il~ ONIO
DICEMBRE 1997 BS

4.9 Page 39

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Lore Dardanell o Tos i
Tienimi la mano
Tempo di malattia, tempo di verità
INSEGNARE RELIGIONE
NEL PLURALISMO
Indicazioni per l'IRC
nella scuola elementare
LDC, Leumann (To) 1996
pp. 152, lire 20.000
Il tema è avvertito da tutti:
l'insegnamento della religio-
ne cattolica avviene "in con-
testo ", quello segnato dalla
molteplicità delle discipline
nella scuola e l'altro ancora
più vistoso , indicato dal plu-
ralismo etnico , culturale e
EFF/\\TA' @ ED ITRICE
religioso della società.
Ignorare questo contesto
non solo è illu sorio , ma si-
TIENIMI LA MANO
Tempo di malattia,
tempo di verità
di Lore Dardanello Tosi
Effatà, Cantalupa (To) 1997
pp. 90, lire 10.000
gnifica compromettere la
stessa comprensione della
religione cattolica , la quale
si propone come originale
sintesi interpretativa di molti
saperi , come proposta spiri-
tuale ed etnica aperta ad
La sfida di questo libro rivela
la ricchissima personalità
della sua autrice. In sostan-
za si afferma che quando
stiamo bene, la vita ci sem-
bra normale . Se scopriamo
di avere dentro qualcosa di
stonato , di doloroso, tutto ci
pare che crolli. E se , invece,
proprio la malattia fosse l'u-
nico modo per entrare in noi
stessi in verità? E se, di fron -
te ad un ammalato, invece di
provare disagio, provassimo
a metterci in ascolto?
Il libro si presenta come una
raccolta di brevi ma intense
ogni persona come tale e
sistema di significato in dia-
logo e confronto con tanti
altri sistemi , specie religiosi .
Perciò mette a fuoco il con-
testo in cui si muove l'in -
segnamento religioso dentro
e fuori la scuola; puntualizza
le esigen ze pedagogico-
didattiche in termini intercul-
turali ; tocca du e problemi
operativi come "comprende-
re e presentare la religione
cattolica nel contesto di tante
relig ioni" e "come compren-
dere il pluralismo etnico-raz-
ziale ed educare a esso".
riflessioni sul dolore e sulla
malattia; è scritto per gli am-
malati ma anche per i sani ,
perché indica i percorsi che
po ss ono portare maggiore
serenità e consapevolezza in
chi vive , nel corpo e nel cuo-
re , la realtà della sofferenza.
NON SI FA VENDITA PER
CORRISPONDENZA. I libri
che vengono segnalati si pos-
sono acquistare presso le libre-
rie cattoliche o vanno richiesti
direttamente alle rispettive
Editrici.
SOCIOPOLITICO
R.===:=== 0-~==~M,_,. . , , ., _!t-___l
® S,:-11:)
~
FEDERAZIONE ITAUANA EXALLIEVI/EDI DON BOSCO
Per informoz:ioni o ode1ioni: Via Marsalo, 42 . 0018S Roma
Te!. 06/4468S22 · Fox 06/4468224
« Giovani e lavoro » è il tema del 6° Forum socio-politi-
co organizzato dalla Federazione Nazionale Exallie-
vi/e di Don Bosco.
Intenso come nelle precedenti edizioni il programma,
molto qualificato il gruppo dei relatori. Tra i temi ,
Situazione e prospettive del mercato internazio~ale, Le
nuove politiche del lavoro, Lavoro ed evangelizzazio-
ne Formazione e orientamento nella scuola, Evoluz10-
ne ' del lavoro nel futuro. Il Forum si terrà a Roma tra il
5 e 1'8 di dicembre.
8 S DICEMBRE 1997

4.10 Page 40

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IL DOCTOR J.
di Jean-François Meurs
IL cc<ilOCO DEI RUOLI>> altri. Tutto questo fa del bene. Al-
cuni dicono che così facendo han-
no imparato a uscire da una timi-
<< C dezza patologica.
aro Doctor J, è una nonna credevo che questo lo facessero
preoccupata dei suoi nipo- soltanto i figli degli altri. Ora, sa- Si è anche detto che questi
tini che le scrive. Abbiamo organiz- pendo che i miei nipotini passano giochi favoriscono la fuga dalla
zato tempo fa un week-end in fami- le serate facendo questo gioco, realtà , e a questo titolo sono stati
glia, con tutti i miei figli, le loro mo- vorrei sapere ciò che ne pensa lei » paragonati alla droga e si è gridato
gli e mariti, e i miei nipotini (io sono (Luigina Saracco, Varese) .
al pericolo . Ma perché proibirli?
fortunata , sono ben 25!). Nella se-
ra, i più grandi (tra i 15 e i 22 anni) Cara « mamy » Luigina,
Non esageriamo , tante altre cose
hanno preparato un «Murder Par- questi giochi in
ty ». lo non sapevo di che si trattas- realtà non sono
se, ma essi dovettero darsi da fare nuovi : la moda
per trovare il costume giusto, e i sembra sia iniziata
genitori sono stati coinvolti, ed è una decina d'anni
).
così che noi siamo stati messi al fa. In fondo sono
corrente delle loro intenzioni di fare un'alternativa ai vi-
una specie di recita teatrale improwi- deo-giochi , che si
sata, in cui uno dei partecipanti vie- fanno sovente da
ne designato come l 'assassino, soli . Qui , il gioco ,
mentre gli altri fanno i detective. che è da sempre un
Prima di cominciare la sceneggiata, fattore di socializza-
essi hanno sfilato nei loro costumi zione , svolge il suo
(molto originali!) . Poi ci hanno per- ruolo , perché lo sco-
messo di dare uno sguardo sulla po dei giocatori è
stanza che avevano allestita: cusci- collettivo, non c'è chi vince e chi possono essere rischiose . Anche il
' I ni e materassi per terra, in cerchio. perde, si tratta solo di riuscire insie- videoregistratore può diventare pe-
Al lume di candela, si entrava in un me a condurre un'avventura o un'in- ricoloso , dipende dalle cassette che .
altro mondo, l'atmosfera era legger- chiesta. Sono sicuro che questa si guardano . Si dice che qualcuno
mente febbrile. I personaggi si so- esperienza ha rafforzato l'intesa tra resterebbe prigioniero tjel suo per-
no presentati, poi, i genitori e i più cugini e cugine.
· sonaggio , con il quale si sarebbe
giovani sono stati invitati a uscire. Questi giochi s'ispirano sovente a totalmente identificato. 1È soprattut-
Curiosa, ho fatto in seguito delle dei film , a dei libri , o a dei racconti to il caso dei « giochi di ruolo » che
domande a mia nipote, quella che che i ragazzi conoscono. La qualità si prolungano per mesr Ed è vero
mi parve guidasse il gioco. Lei mi del gioco dipende , in fondo, ' dalla che questa attività paò far esplo-
ha parlato del " gioco dei ruoli ", fonte dell'ispirazione . Nel caso che dere adolescenti dall9 ,personalità
con dei personaggi fantastici, degli lei ha raccontato , i ruoli sono pre- non ancora ben strutturata: ma non
stregoni, delle avventure. Avevo già definiti, si propongono dei canovac- si deve confondere la 'causa di un
sentito parlare di questo gioco, ma ci e degli identikit. Ma può essere fatto, con la sua manifestazione .
utile entrare nel- Non è il gioco che ha creato il pro-
la pelle di un blema, ma il problema esisteva già
}
personaggio e ed è venuto a galla in occasione
farlo vivere. Si del gioco. Ci sono tante altre cose
impara a cono- che possono accentuare il disagio:
scersi, a scopri- la musica, il computer e tutti gli altri
re in se stessi hobby, compreso lo sport. In ogni
delle nuove ca- cosa occorre essere vigilanti. Come
pacità, a cono - sempre, c'è da stare attenti quando
scere meglio gli un ragazzo si dà con passione a
altri e in una lu- una sola attività.
ce nuova. li fat-
to di mettersi In ciò che lei racconta , i giova-
una maschera ni non si nascondono dai genitori,
libera a volte da ed è rassicurante , anche se essi
mondi ancora desiderano, come è normale, vivere
sconosciuti che un'eccitante esperienza tra di loro .
si portano in se Si deve comunque stare attenti a
stessi . E poi fa- certi eccessi. E in modo particolare
vorisce il parla- alle recite teatrali. Un certo numero
re davanti agli di esse si ispirano a racconti ag-
DICEMBRE 1997 BS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

▲back to top
IN LIBRERIA
gressivi. In questo caso i
giocatori sono soprattutto ,
a volte esclusivamente
maschi . E allora non si s~
mai esattamente dove sia
il limite entro il quale uno
possa liberarsi dalla vio-
lenza interiore, o al contra-
rio ciò che la favorisca.
Altre recite fanno riferi -
mento ad ambienti maca-
bri , totalmente malsani .
Chi partecipa con gusto si
espone a stati di esalta-
zione o di depressione ;
passeggeri, ma tuttavia ...
Alcuni studi tendono
a provare che gli adole-
scenti cercano nei « gio-
chi dei ruoli» punti di ri-
ferimento morali che non
trovano altrove. Ma non
vale per la maggioranza. E
si è introdotta una nuova
generazione di giochi dal
contenuto «satanico » a vol-
te molto forte, in cui si
flirta con il male in tutti i
suoi aspetti . I giochi bana-
lizzano il male, o al con-
trario gli danno una consi-
stenza indebita. Alcuni gio-
chi possono introdurre allo
spiritismo e al mondo del-
l'esoterico. Tutto questo è
naturalmente meno inno-
cuo. Se questo non fa ne-
cessariamente, e neanche
sovente, cadere in condotte
distruttive o nella schizo-
frenia, impoverisce certa-
mente la vita spirituale. Me-
no i giovani si danno a que-
sto , meglio si troveranno.
Lei ha dunque perfetta-
mente ragione di interes-
sarsi ai giochi dei suoi ni-
potini , non per proibirli ,
che non serve a nulla, se
non a farne crescere l'at-
trattiva. Ma per spiegare le
sue opinioni quanto ai loro
contenuti , senza anatemi ,
che farebbero troppo ono-
re a queste attività, ma con
degli argomenti fondati , ben
soppesati. E soprattutto con
molto umorismo e compli -
cità , come le « nonnine »
sanno fare così bene.
IL CIRCO ORFEI
L 'EXALLIEVO
WALTER NONES
Il Circo «Moira Orfe i » gira le
città d 'Italia con il suo fa nta-
stico carrozzone, che si vanta
dell a collaborazione di ottimi
artisti russi. Tra gli o ltre 150
protagonisti dello spettacolo
vi è Walter Nones , che ha stu-
diato presso l ' istituto salesia-
no di T rento. Nones , dopo gli
ottimi risultati scolas tici, si è
sposato con Mo ira Orfei e si è
dato al c irco, lo spettaco lo più
bell o de l mondo, che piaceva
anche a Don Bosco.
STATI UNITI
MEEGAN PRESIDENTE
La National Association of
Reli gious B rothers (NARB) ,
che associa i re ligios i « bro-
thers » deg li Stati Un iti e Ca-
nada, ha concluso l' annuale
riuni one presso l' uni versità di
San Francisco riconfermando
come presidente il salesiano
signor Jerry Meegan. L' asso-
ciazione è sorta nel 1972 e ha
lo scopo di dare voce ai « reli-
giosi laici » e di promuovere
nuove vocazioni . Durante una
fun zione religiosa, si è prega-
to per il pres idente, che inizia
il suo secondo mandato, e si è
chiesto per lui «fede, speran-
za, carità, avvedutezza, capa-
cità di ascolto, umiltà, solida-
rietà, pazienza, senso dell ' u-
morismo, determinazione, ca-
pacità d i servizio e pace ».
Lys terfield (Australia). Sol-
tanto l' ispettore del Vietnam
non riuscì a essere presente al
meeting. Si è parl ato di fo r-
mazione e di governo. In par-
ticolare della fo rmazione dei
sales iani laici e di come rea-
li zzare la solidarietà. Il pros-
simo incontro si terrà all ' ini -
zio del 1998 a Manila, nelle
Filip p ine.
MASSENZIO
STAND
DEGLI EXALLIEVI
Gli exallievi di Roma e de l
Lazio sono stati presenti alla
ventes im a edi zione de lle « E-
stati romane » al Massenzio di
Roma per presentare Don Bo-
sco e le atti vità a favo re dei
g iovani de lle ispettorie ro ma-
ne (S DB e FMA). Tre grandi
pannelli propri o accanto al-
i'entrata. E c'era tutto, da l vo-
lontariato alle mi ssioni , dalla
scuola profess ionale alle ini-
ziative oratoriane. L' idea è sta-
ta rea lizzata da Emidio Ducc i
e Candido Carmine, che ass i-
curano la buona riuscita del-
1' iniziativa.
GIOVANI
MAMMONI D 'ITALIA?
I giovani tra i 18 e i 34 anni
c_he scelgono (si fa per dire) di
nmanere a casa con mamma e
papà sono passati quest'anno
dal 51 ,8 al 58,5 per cento. È
questo l'ultimo dato Istat sul-
la condizione giovanile. E c'è
poco da ridere, dal momento
che lo stato italiano spende per
la fa miglia, la disoccupazione
e il co llocamento so lo l' 1,3%,
quanto la Grecia, molto meno
dell 'Irlanda (7 ,3%) e della Da-
nimarca (11 ,9%). «Per i g io-
vani lo stato spende poco »,
ha scritto Curzio Maltese. « In
cambio, loro lo disprezzano ».
MEETING
DALL'AS/A
E DALL 'AUSTRALIA
Gli ispettori dell 'Australia, Ci-
na, Filippine (Nord e Sud),
Giappone, Tail andia e Corea
a maggio si sono incontra rti a
CHE FESTA GESÙ
La celebrazione
della fede
per i ragazzi
di Valerio Bocci e
Giuseppe Pelizza
pp . 96 a 4 colori
lire 10.000
Editrice ELLE DI Cl
In un tempo in cui è
facile smarrire la pro-
pria storia e s'avverte
il bisogno di ritrovare
quegli elementi fami-
liari che permettono
la formazione di un 'i-
dentità cristiana, è
possibile aiutare i ra-
gazzi a comprendere
la liturgia, i suoi ele-
menti ,e i suoi signifi-
cati? E quanto si pro-
pone questo libro,
che nei suoi 17 capi-
to Ii affronta tutti gli
elementi della cele-
brazione , dell 'Eucari-
stia, del Battesimo e
della Cresima . Un
tentativo per rendere
più comprensibili e
partecipate le liturgie
con i ragazzi.
Il libro va acquistato
nelle librerie cattoliche
o richiesto direttamen-
te alla LDC , 10096
Leumann (Torino) .
BS DICEMBRE 1997

5.2 Page 42

▲back to top
- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrere
A SCUOLA CON I FIGLI
Diventare "onesti cittadini", uno degli obiettivi
del sistema educativo di Don Bosco, è anche un dovere.
Per raggiungere questo obiettivo la famiglia e la società
si alleano insieme in quel momento particolare
della vita educativa che è la scuola.
L a famiglia può fare molto per
rendere più sereno , utile ed ef-
ficace questo importante periodo di
vita dei figli .
La scuola è un grande periodo
di apprendistato. Quello che effet-
tivamente i ragazzi devono fare è
impadronirsi degli strumenti fonda-
mentali per incidere creativamente
nella realtà umana. Devono impa-
rare a pensare , ad esprimersi cor-
rettamente , ad usare creativamente
tutto ciò che serve ad assolvere il
fondamentale compito umano . De-
vono arrivare veramente all "'uso di
ragione". È come se dovessero impa-
rare un mestiere e questo esige
tempi lunghi . Nessuno impara a
studiare semplicemente ricevendo
l'ordine "Studia !", minacce o ricatti
di vario tipo .
Le trasformazioni sempre più ra-
pide nel campo dell 'informatica e
della telematica, le continue evolu-
zioni in campo legale ed econo-
mico pongono agli studenti un pro-
blema urgente: devono imparare, in
modo flessibile e in tempi brevi .
Un mestiere si impara guardando e
imitando chi è esperto . L'autono-
mia, le virtù sociali , la disciplina in-
tellettuale , tutto ciò che costituirà il
"se stesso" dell'uomo maturo si im-
para se è proposto, e qualche volta
imposto . I genitori non possono pen-
sare di "delegare" questa educa-
zione fondamentale alla scuola.
Non devono cioè soltanto "aspet-
tare" dei risultati. Devono collabo-
rare per raggiungerli . Sono loro i
maestri di maturità umana.
Non lasciateli soli, ma non so-
stituitevi a loro. Per quanto è pos-
sibile , i genitori devono evitare due
comportamenti opposti : sostituirsi ai
ragazzi nello svolgimento dei loro
impegni oppure abbandonarli a se
stessi , facendo al massimo "la
guardia".
Dategli una solida motivazio-
ne. Il problema di fondo dei ragazzi
è: "Perché dobbiamo studiare?" I
genitori devono manifestare chiara-
mente le loro aspettative. Attraver-
so l'incoraggiamento e l'esempio
soprattutto. In fondo, i bambini stu-
diano per forza. Gli studi sono qual-
cosa che interessa gli adulti , non
loro . I piccoli vogliono sapere, que-
sto sì. Hanno una curiosità pratica-
mente immensa, che la scuola ordi-
na e incanala, come l'acqua desti -
nata a produrre energia elettrica in
una centrale . Questo richiede sfor-
zo. Molti ragazzi non riescono però
a vedere un obiettivo convincente
nel susseguirsi delle materie scola-
stiche . La vaga indicazione di un
mitico "pezzo di carta" non è più
sufficiente .
A casa, i ragazzi devono vedere con-
cretamente "a che cosa serve la
scuola". Se la scuola non viene
collegata alla vita, rischia di essere
percepita come un'inutile vessazione.
Il periodo scolastico dei figli è il più
grosso investimento dei genitori per
il futuro . Un investimento che va
protetto in ogni modo . La scuo la
non è una condanna. Bisogna
lottare, e molto , perch é i
ragazzi sentano il piacere
d'apprendere, il piacere di
leggere, il piacere di ragio-
nare . L'amore per i libri ,
per esempio, di sol ito si
impara in casa.
Insegnate un metodo
di lavoro. Il cervello diviene
tanto più efficiente quanto
più efficientemente viene
usato . La memoria lavora
tanto meglio quanto più
viene fatta lavorare. L'intel-
ligenza di molti giovani è a
rischio di atrofia, semplice-
mente per mancanza di
esercizio . Per poter riuscire
a pensare, il bambino ha
bisogno che gli si insegni a
pensare . Per poter usare
adeguatamente la memo-
ria, ha bisogno che gli si
Ragazzi sereni anche
a scuola e nello studio.

5.3 Page 43

▲back to top
insegni a ricordare. Per poter risol-
vere adeguatamente i problemi , ha
bisogno che gli si insegnino le
tecniche di soluzione dei problemi.
Scoprire il "come si fa" dello studio
rende i ragazzi più sicuri in un cam-
po così importante della propria
vita e in un 'età che ansiosamente
cerca soprattutto la sicurezza.
I compiti e le lezioni da fare in casa
sono l'occasione per accorgersi dei
punti deboli dei figli . Molti hanno
difficoltà a comprendere un testo
scritto o ad esprimersi oralmente in
base ad uno schema memorizzato
o a elaborare in modo logico un
testo scritto. Con una matita e un fo-
glietto di carta, i genitori possono
affiancare i figli nello sforzo di capi -
re , aiutandoli a mettere ordine nelle
idee e soprattutto impedendo loro di
"lasciar perdere" con troppa facilità .
Se i ragazzi cadono nella trappola
del "tanto non ci riesco " il loro de-
stino scolastico è segnato.
Insegnate loro a gestire il tem-
po . È importante che i genitori aiu-
tino i figli a "tenere in ordine " la
giornata, a fare una sçaletta gerar-
chica degli impegni . E bene che i
genitori controllino il diario con i fi-
gli. Per aiutarli a fare una program-
mazione che deve integrare con gli
impegni scolastici anche diverti -
mento, gioco , sport, attività collet-
tive. Lo studio ha bisogno di tran-
quillità e di serenità globale.
Evitate l'ansia da insuccesso.
È necessario tenere sempre sepa-
rata la stima per la persona del
figlio dall'esito scolastico. Spesso il
giudizio scolastico guarda solo il ri-
sultato e non tiene conto del pro-
gresso che ci può essere stato .
Molte difficoltà scolastiche nascono
da problemi che nulla hanno a che
fare con la pigrizia o la distrazione.
Siate presenti nella vita scola-
stica . Come sperare che un bambi-
no prenda sul serio la scuola se i
suoi genitori se ne disinteressano?
I figli sentono importante quello che
i genitori dimostrano di considerare
importante. I genitori devono parte-
cipare alle riunioni e agli incontri .
Non come una specie di contropar-
te dell 'istituzione scolastica, ma co-
me il più prezioso degli alleati. 0
CARTA DI COMUNIONE
di Piero Borelli
--.:-::ff:NA -
/~tt~:::~~ ,(~~)7 / TUTTO CIÒ CHE
SERVE PER
/;' ~.....Il"')" 'I
~~
/, .
1
SALVARE
t,'!f;?i( ~~:~
Dice Don Bosco: « La più divina
delle cose divine è cooperare con Dio
l\\\\,\\1"~3:-'1;\\'\\\\
· ~~ -''>- ·l 1ill
'.=
alla salvezza delle anime, ed è una strada
sicura di alta santità».
Articolo 11 « La vita di Don Bo-
sco ha trovato origine, forma
ed espressione in una parola
che rappresenta il filo d'oro del-
la sua esperienza: da mihi ani-
mas, coetera tolle ».
Il terzo capitolo della Carta di Co-
munione , attraverso l'approfondi-
mento di alcune espressioni fon -
damentali e significative del pro -
getto pastoral e di Don Bosco , ci
porta a percorrere le tappe di quel-
la carità pastorale ch e a tutt 'og -
gi ancora rivela la sua genuina
attualità.
« Da mihi animas, coetera tol-
le » . Mi interessano le anime, tutto
il resto non conta. In un linguag-
gio più appropriato , oggi Don Bo-
sco direbbe che l'unica preoccu -
pazione sua è di portare a salvez-
za i giovani che incontra, le loro
famigli e, i loro amici . Salvezza -
ed è ancora una traduzione - ;
cioè portare a comprendere e a
vivere il senso globale del loro
esistere , dire loro la lieta notizia
del Regno , accompagnarli verso
Casa.
~
« Don Bosco è afta- Ì
scinato dal guardare j
esistere migliaia di gio-
vani in cui intravede il
bisogno di riferimenti , di
sicurezze materiali e spi-
rituali. Si fa in quattro
per offrire amicizia, quel-
la seria che va dalla pa-
rola incoraggiante all 'im-
pegno per inse rire nel
lavoro , dalla confessione
all 'Eucaristia. Questo è il suo mo-
do di amare : amico , confidente,
non trattiene per sé ma orienta,
prende per mano , conduce al Si -
gnore. Senza esclusione di colpi :
ragazzo saltimbanco sull e piazze
di paese, prete giocatore di barra-
rotta nei cortili di Valdocco , spet-
tatore attento nei tempi della fati -
ca degli anni . « Potrei strisciare la
lingua fino a Superga, se ciò fos -
se sufficiente a evitare anche un
solo peccato ».
« Da mihi animas » - dirà don
Rinaldi , terzo successore alla gui-
da della Famiglia Salesiana - è
stato il suo respiro , il suo vivere ».
Lo riceviamo in eredità.
La Fam iglia Salesiana fa il suo
progetto - obiettivi , metodo e stile
- che ha modulato e caratteriz-
zato la vita di Don Bosco . Scuole ,
laboratori di avviamento professio-
nale , convitti , cortili e associazio-
nismo per il tempo libero , musica
e teatro, chiesa: tutto in funzione ,
niente a caso . « Tutto ciò che ser-
ve per salvare ».
o
C'è chi attende
una parola di salvezza.
BS DICEMBRE 1997

5.4 Page 44

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- I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
no una mia carissima amica,
che poco tempo dopo entrò
r che io affidai il delicato proble-
ma all 'intercessione della vene-
AVEVO CON ME
LA SUA RELIQUIA
rabile Eusebia Palomino, ac-
nella comunità delle Figlie di
Maria Ausiliatrice. La superio-
ra della comunità mi disse di
confidare in Domenico Sa-
vio. Mi sentii più serena, ac-
cettai il mio bambino e comin-
ciai a preparargli il corredino.
La gravidanza non fu certo
facile , il calvario non era an-
cora finito . Al primo controllo
ecografico i medici scoprirono
che il mio bambino era porta-
tore di piede torto bilaterale
congenito con sospette ano-
malie generali. Dopo un con -
LA NONNA Ml DISSE trollo più approfondito queste
DI PENSARCI BENE furono escluse. Essendo in -
fermiera ero ben cosciente
Avevo 32 anni , quando già
mamma di due bambine , mi
ritrovai in attesa di un altro
bambino. La mia reazione fu
di disperazione date le mie
condizioni finanziarie e biso-
gnosa di lavoro . Le mie bam-
bine erano contente . Al con-
trario, una delle due nonne mi
disse di pensarci bene e dato
che lavoravo in ospedale un
rimedio l'avrei sicuramente
trovato; tant'è vero che un
giorno interpretando male una
mia frase , pensò che avevo
perso il bambino e accese un
cero alla Madonna. Mancava
poco al parto e io non avevo
ancora preparato nulla per il
bambino ... non ero ancora
che dopo la nascita , il mio
bambino, avrebbe dovuto su -
bire diversi interventi , con va-
ri e ingessature prima e dopo
ogni intervento. Stefano è na-
to e l'ho accettato con gioia,
con l'aiuto della fede e con
Domenico Savio ho superato
le tante difficoltà che ho in -
contrato. Riman evano gli in-
terventi: il primo a tre mesi e il
secondo a quattro e l'esito è
stato positivo. Ora Stefano ha
tre anni , frequenta la Scuola
Materna e gode di ottima sa-
lute. Di tutto questo devo dire
grazie a san Domenico Savio
al quale mi sono affidata e gli
chiedo di continuare a proteg-
gere il mio bambino .
convinta! Le prime persone
Vecchi Lorena in Pisani,
che appresero la notizia turo-
Milano
compag nato nell'invocazione da
suor Cillenga che più di ogni al-
tro congiunto , aveva seguito la
drammatica situazione . Dicevo
alla venerabile: « Tu hai visto il
Signore, docile persino ai tuoi
più piccoli desideri. Intervieni an-
che in questo caso: qui si rischia
la tragedia ». E lei non tardò ad
intervenire. Quando ormai tutti
prevedevano il peggio, l'interes-
sato decise di cambiare strada:
imprevedibile nello sceg li ere il
male , non meno imprevedibile
nel rito rn are al bene. Fu festa
per tutti , naturalmente. E la ve-
nerabile mi sembrò sorridere.
Marco Pali, Milano
r LIBERATO DOPO
UNA NOVENA
Eravamo stati compagni di teo-
logi a. In sieme abbiamo fatto
una novena in onore di suor
Eusebia Palomino per ottenere
la liberazione di don Jam es
Pulickal , SDB, che era stato fat-
to prigioniero dai guerriglieri su-
danesi da più di un anno . Su di
lui avevamo notizie contrastanti
e non si sapeva se i guerriglieri
lo avrebbero un giorno rilascia-
to. La novena ebbe luogo verso
la metà di febb raio e agli inizi di
marzo don James era già libero!
D. Gianni Rolandi, SDB, Kenya
Mi sentii improvvisamente male
sul mio lavoro , con forti conati di
vomito e dolori al petto. Ciò che
in casa credettero fosse influen-
za , all 'ospedale si rivelò come
un pericoloso infarto. Mia mo-
glie che mi accompagnava all'o-
spedale pregava Simone Srugi
incessantemente insieme a me.
Rimasi per alcuni giorni in tera-
pia intensiva, con complicazioni
dovute ad una bronchite. Nel
mio cuore ero sereno : avevo sot-
to il mio cuscino la reliquia di
Sgrugi di cui siamo molto devo-
ti. A casa, mia moglie e le mie
quattro figl ie hanno continuato a
pregare il venerabile di Nazaret,
perché tutti in famiglia siamo
devotamente legati a questo
simpatico coadi utore salesiano ,
la cui intercessione abbiamo più
volte sperim entato. Tutta la mia
famiglia ha avuto la gioia di pre-
gare sulla sua tomba a Bel Ge-
ma\\ , in Terra Santa. Anche molti
miei amici han no pregato in-
sieme a noi , tanto più che il mio
lavoro contribui va non poco alla
precaria situazione economica.
Nonostante la gravità del caso,
a poco a poco ho potuto ripren-
dermi tanto da tornare a lavora-
re tra la riconoscenza di tutti noi
a Dio e al suo servo Simone
Srugi. Continuiamo a ri ngraziare
il Signore e Lo preghiamo per-
ché vog lia concedere a Srugi la
gloria degli altari .
Giuseppe Franzone, Genova
r
NONSI
SVEGLIAVA
DALL'ANESTESIA
camma l'Ausi liatri ce con fede r
profonda e dopo tre ore di indi-
cibile preoccupazione , la mam-
ma si risveg liò, con gran sollie-
CICADDE
IL MONDO
ADDOSSO
r ORA È CAMBIATO
Mia nipote, dopo un anno di ma-
trimonio ci comunicò con gioia
che attendeva un figlio. Al terzo
mese di gravidanza, a seguito di
dolori forti ss im i fu costretta a
lasciare il lavoro e a rimanere in
assoluto riposo. lo mi premurai
di farle avere l'abitino di san
Domenico Savio e la invitai a
pregarlo con fiducia. Anche la
mia comunità religiosa elevò
ferventi preghiere al nostro pic-
col o grande santo. All 'ottavo
mese fu ricoverata all'ospedale
san Filippo Neri di Roma dove
rimase per 27 giorni im mobile.
Noi continuavamo a pregare in-
sieme ai 200 bimbi della scuola
materna. Al nono mese si do-
vette ricorrere al parto cesareo.
Dopo un'ora di intervento, il chi -
rurgo mentre ci dava la li eta
notizia della nascita del bimbo,
ci gettò però nell 'angoscia ag-
vo di tutti. Ringrazierò sempre
Maria Ausiliatrice e San Dome-
nico Savio per questa duplice
grazia mentre affido alla loro
protezione il piccolo Alessio e i
suoi genitori.
Suor Maria Faricelli FMA,
Roma
INTERVIENI
r ANCHEIN
QUESTO CASO
Sembrava ormai esser sconfi-
nato al di di qualsiasi ragione-
vole ravvedimento. Eppure que-
sto ci fu. All 'origine di tutto , una
decisione sbagliata dettata e-
sclu sivamente dalla passione.
Inutili tutti i tentativi volti a far
capi re che si trattava di una via
senza ritorno. Lui rimaneva sem-
pre più fermo nel suo cieco pro-
Siamo una coppia sposata da
quattro anni e mezzo. Desidera-
vamo tanto avere un figlio ma
questo non arrivava mai . Decisi
di andare da un medico , poi da
un altro , poi ancora da un altro,
ma senza alcun risultato. Un
giorno ci dissero ch iaramente
che non avremmo potuto avere
fig li: quel giorno mi cadde il mon-
do addosso! Mi rivolsi allora con
grande fiducia a san Domenico
Savio , pregandolo con tanta fe-
de e portando sempre con me il
suo abitino. Giorno dopo giorno
la situaz ion e migliorò e dopo
qualche mese giunse la bella
notizia: era in arrivo il figli o che
tanto avevamo desiderato . Ora
abbiamo una bellissima bambi-
na di nome Jessica e desideria-
mo ringraziare pubb li camente
Domenico Savio per questo ine-
stimabile dono.
Si è realizzato il mio più grande
desiderio. E ciò grazie a Don
Bosco . Per ann i ho sofferto a
causa di un mio nipote: co llerico
al massimo, picchiava e rompe-
va ciò che aveva tra mano , non
studiava nel modo più assoluto .
In urto con tutta la famiglia, con
tante malattie immaginarie. lo
non cessavo di pregare Don Bo-
sco ed ho passato momenti di
sconforto perché non vedevo
alcu n risultato. Ma finalmente si
è aperta la strada giusta. Dopo
una visita medica ora è cambia-
to: più sereno , più impegnato
negli studi.
F. G. , Alessandria
Per la pubblicazione non si
tiene conto delle lettere non
firmar e e senza recapito. Su
richiesta si porrà omettere
giungendo che la madre non si posito. Fu in un tale contesto di
sveg li ava dall 'anestesia. lnvo- profonda agitazione interiore ,
Simone ed Ermanno Si/va, l'indicazione del nome.
Lugagnano Val d'Arda (PC)
DICEMBRE 1997 BS

5.5 Page 45

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I NOSTRI MORTI
BORRINI sac. Fermo,
t Cuiaba (Brasile) il 31 /5/1997 a 79 anni.
A 13 an ni vuo l farsi sacerdote , ma le mo-
deste condizio ni economiche della famiglia
non gli permettono di entrare nel seminario
diocesano e sceglie i salesiani di Bag nolo
Piemonte . Alla partenza la madre lo saluta
dicendo solo: « Sii devoto del Sacro Cuo-
re! ». Dive ntò salesiano in terra di missione
nel 1934, dove inseg fino al 1963 nelle
scuole professionali. Poi per un'operazione
alle co rde voca li , dovette ripiegare sul la-
voro di segreteria, dandosi anche alla ri-
cerca stori ca . Volendo co nservare il con-
tatto con i ragazzi , era pronto ad accog lierli
con il suo sorri so all'ingresso della scuola.
La cosa piacque tanto che quando ritornò
da un breve soggiorno dall'Italia, gli misero
alla porta questo biglietto : « Che bello, sei
tornato! Con il tuo arrivo i nostri cortili ri-
tornano a sorridere! ». In una delle ultime
lettere, scrisse che aveva parenti e affetti
in Italia, ma che il suo cuore si trovava in
Brasile, al quale aveva dedicato tutta la
sua vita e nel quale voleva riposare anche
dopo la morte.
CAMICI Luciano, exallievo,
t a Pisa il 7/6/1997 a 73 anni.
Gli exallievi di Pisa lo ricordano così: « Alun-
no del ginnasio alla scuola salesiana di Li -
vorno , attivo nell'oratorio di Pisa, stimato nel-
l'ambiente di lavoro per onestà e co mpe-
tenza; affezionato alla sua famiglia e ag li
amici , ha avuto una singolare devoz ione a
Don Bosco. Ha diretto co n infaticabile cura
la no stra Union e Exa llievi , meritando la
gratitudine di tutti ».
TOMATIS suor Maria,
Fig lia di Maria Ausiliatrice,
t Chofu (G iappone) il 2/5/1997 a 88 an ni.
Era giunta, non ancora ventenne, in Giap-
pone con il primo gruppo di miss ionarie,
pioniere del lavoro apostolico delle FMA in
quella terra . Per vari anni fu incaricata del-
la formazion e delle giovani. Direttrice di co-
munità per lungo tempo univa la fermezza
del su o temperamento a una grande dol -
cezza e zelo apostolico. Ha saputo soppor-
tare con generosità e pazienza i non pochi
disturbi di salute che l'hanno accompagna-
ta per tanti anni e soprattutto nel l'ultimo
periodo .
un grande vuoto soprattutto tra i po ve ri.
Per i giovani fu un padre: aveva davvero il
« cuore oratoriano ".
SABA suor Maria,
Figlia di Maria Ausiliatrice ,
t Cagliari il 7/5/1997 a 85 anni.
Dovette superare non poch e di ffiooltà per
ottenere il consenso dei genitori a entrare
nell 'Istituto delle FMA. Visse come inse-
gnante di scuola materna ed elementare in
num erose case della Sardegna e del-
l'Emilia. Trasco rse gli ultimi anni nella pre-
gh iera e nell'assistenza in cortil e tra i ra-
gazzi. Negli ultimi giorni della sua vita poté
affermare: « Ora, solo Dio basta».
CUNNINGHAM Roger, salesiano ,
t a Macclesfield (Gran Bretag na)
il 20/4/1997 a 85 anni.
Brother Roger, più conosciuto co me Ro ry ,
trascorse molti anni di servizio laborio so
nell 'ispettoria inglese : in Irlanda, Scozia ,
Sud Afri ca e finalmente in Inghilterra . Fu
un uomo laborioso e semplice, che ebbe un
profondo attaccamento alla sua vocaz ione
di rel igioso. Molta gente rimaneva affasci-
nata dal suo bel modo di fare, la sua pietà
e il suo humour.
PECORARO Savino, cooperatore ,
t Potenza il 16 maggio 1997 a 76 anni .
Uomo ricco di fede e di umanità, estrema-
mente se mplice, schi vo e umile , seren o,
dal sorriso inconfondibile, era legato a Don
Bosco co me pochi. Era entusiasta di se-
guire le notizie del Bolletti no Salesiano e
se mpre impegnato a farlo co nosce re ad
amici e fami liari. Generoso e puntuale nel
sostenere le opere sal esiane e mi ssiona-
rie , era di preghiera continua. Confessione
e messa quotidiana sono stati il suo soste-
gno . Il figlio Rocco ricorda : « Il nostro papà
era un padre speci ale. Lavoratore indefes-
so, è riu scito in tutto ciò che si prefiggeva
di rea li zzare. Alla sc uol a di Don Bo sco
aveva appreso le cose fond amentali per
essere un buon cri sti ano, dimostrando che
si può cam minare tutta la vita insieme al
Signore riman endo umili, disponibili , fedeli,
attenti alla parol a di Dio ».
SILVESTRE SANZ sac. Francisco
t Alcoy (Alicante , Spagna)
il 12/7/1997 a 66 anni .
Era missionario nel Mali , della co munità di
Sikasso . Era tornato in Spagna per una vi-
sita di controllo al cuore, ma si è aggravato
1mprovv1samente ed è morto in meno di
12 una settimana. Era un uomo buono alle-
gro , preciso , laborioso . È vissuto anni
nel Mali , dimostrando grand i qualità di co-
municazione con la gente e spirito di sacri-
ficio. Sorprese un po' tutti quando decise di
andare in missione a 54 anni. Ha lasciato
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
info1mazioni , annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1 971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule va lide sono:
- se si tratta d'un legato:
« ... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all 'lstiluto
Salesiano per le Missioni con
·sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire... , (oppure)
l'immob ile sito in .. . per gli scopi
perseguiti dall 'Ente,
e particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
miss ionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indi cat i:
« ... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentari a. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e parti colarmente
per l'eserci zio del culto, per la
formazione del Clero e de i
Reli giosi, per scopi miss ionari
e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(ji'rma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
BS DICEMBRE 1997

5.6 Page 46

▲back to top
GUIDA ALLE
ASSOCIAZIONI
GIOVANILI
SALESIANE
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO {MGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/49.40.442
Via San Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.43.855
GIOVANI
COOPERATORI
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.09.45
GIOVANI
EXALLIEVI {GEX)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.85.22
OBIETTORI
DI COSCIENZA
SERVIZIO CIVILE
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.09.45
MISSIONI
E VOLONTARIATO
INTERNAZIONALE
VIS, via Appia Antica, 1
00179 Roma
Tel. 06/513.02.53
VIDES, via S. Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.50.048
CINEMA
E COMUNICAZIONE
SOCIALE {CGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.70.01 .45
POLISPORTIVE
GIOVANILI
SALESIANE {PGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.21 .79
TURISMO
GIOVANILE
SALESIANO {TGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.60.946
DICEMBRE 1997 BS
~
SOLIDARIETA
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Borse missionarie da
L. 100.000
Natale a S. lsabel (Brasile), tra i piccoli Yanomami.
Sacro Cuore di Gesù , Maria
Ausiliatrice e Santi Salesiani,
ringraziando per grazia ricevu-
ta , in suffragio di papà Gerar-
do e invocando protezione, a
cura di Musurace Marta Lui sa.
L. 2.000.000.
Maria Ausiliatrice e San Gio-
vanni Bosco, in suffragio de i
familiari defunti , a cura di Mas-
succo Miche le. L. 1.000.000.
Sacro Cuore di Gesù, Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, in suf-
fragio della sorella Maria e del
fratello Arturo, a cura del fratello
Renzo Colombano. L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e San Gio-
vanni Bosco, in suffragio dei
miei genitori , a cura di Filoca-
mo Mariella. L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e San Gio-
vanni Bosco, in ringraz iamen-
to e implorando protezione, a
cura di Secondina Raimondo.
L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, invocando protezione su di
noi, in vita e in morte, a cura di
Brevi Mario. L. 700.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in memori a di papà, mam-
ma, e sorella, a cura di Amaldi
Giuseppina. L. 500.000.
Sacro Cuore di Gesù, Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, in suf-
fragio di Everardo Scotti, a cura
de ll a moglie Maria. L. 500.000.
Sacro Cuore di Gesù , Maria
Ausiliatrice e Santi Salesiani, a
cura di Olga Fedrigo. L. 500.000.
Beato Don Rinaldi , in memo-
ria del fatello Francesco, sale-
siano, e invocando protezione
sulla fam iglia, a cura della so-
rella Anna. L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco e Domenico Savio, implo-
rando protezione per i mi e i ni-
potini , a cura di Silvestri Italia.
L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di
Terrazzani Anna. L. 330.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di
Maria Cinque. L. 300.000.
Santi Salesiani, a cura di Lioy
prof. Maria. L. 300.000.
Maria Ausiliatrice, in ringra-
ziamento, a cura di Cirio Augu-
sta. L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, invocando aiuto e prote-
zione, a cura di Valeria e Enri-
co Castagno. L. 200.000.
San Domenico Savio, invocan-
do protezione per alunni scuol a
S. G. Bosco di Catania, a cura
di Sr. Agata Borzi. L. 200.000.
In ricordo di mio zio Padre
Giov anni Pian, a cura di Pi zza-
miglio Rita. L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e San Gio-
vanni Bosco, a cura di Teodora
Galli. L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani, in suffragio di Galvagno
Rinaldo, a cura del Centro coope-
ratori di Castellanza. L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco
e Domenico Savio, in ringrazia-
mento e per protezione, a cura
di Bellu Carmina. L. I50.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
lesiani , a cura di Pecchioli Lu-
cia. L. 150.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, rin graziamento, a cura di
Gerloni Annamaria. L. 150.000.
Sr. Eusebia Palomino, in rin-
graziamento, a cura di Ferrari
Giuliana. L. 150.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Mamma Margherita, in-
vocando se mpre protezione, a
cura di N.N. - Maria Ausilia-
trice e San Giovanni Bosco,
per rin graziamento e protezione
a cura di Mollo Ange la. - Don
Bosco, invocando costante pro-
tezione per i mipoti , a cura
della nonna N.N. - Maria Ausi-
liatrice e Don Bosco, per aiuto
e protezione, a cura di Morella
Eli sabetta. - Maria Ausiliatri-
ce, Don Bosco e Domenico Sa-
vio, per aiuto e protezione a
tutti , a cura di E.C. - Don Fi-
lippo Rinaldi , per grazia ricevu-
ta, a cura di Bogino Lina. - Ma-
ria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, a cura di Di
Pierro Nunzio. - Maria Ausi-
liatrice, Santi Salesiani, per rin -
graziamento e protezione dei ni-
poti Sil ç ia, Barbara, Cristian, a
cura di Bruno Maddalena. - Ma-
dre Mazzarello, in suffragio di
Sommaruga Luigia, a cura dei
cooperatori di Castellanza. - Sa-
cro Cuore di Gesù, Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, a cu-
ra di Musurace Maria. - Sacro
Cuore di Gesù e Domenico
Savio. Grazie per l'aiuto dato a
mi a fi g lia, a cura di N.N. Exal-
lieva. - Maria Ausiliatrice e
Santi Salesiani , a cura di Par-
lani Giorgina. - Maria Ausi-
liatrice e Santi Salesiani , a cu-
ra di Giorgio e Ivana Mensitie-
ri. - Maria Ausiliatrice e San
Giovanni Bosco, a cura di Ca-
sal e Arciero Lucia. - Santa Ri-
ta da Cascia, San Giovanni
Bosco, proteggete mio fi gli o in
tante diffi coltà, a cura di una
mamma exallieva. - Maria Au-
siliatrice, a cura di Canotto Gio-
vanna. - Maria Ausiliatrice,
Don Bosco, Domenico Savio,
a cura di Costa Giuseppe. - Don
Bosco e Domenico Savio, a cu-
ra di Don Ugo Di Biagio. - Ma-
ria Ausiliatrice, a cura di Tina
Tedesc hi. - Sacro Cuore di Ge-
sù, Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, a cura di Rosella Fisa-
notti. - Maria Ausiliatrice e
Don Bosco in suffragio de i
mi ei defunti e per mia protezio-
ne, a cura di Rossi Antoni etta.

5.7 Page 47

▲back to top
I Herbert Bihlmayer
nato a lmmenstadt, in Baviera.
È superiore dell'ispettoria
di MOnchen (Germania sud).
l numeri della sua ispettoria.
272 salesian i., 22 opere. 11 parrocchie, qualche scuola tecnico-professiona-
le, vari pensionati, centri giovanili, ecc. Alcune parrocchie della diocesi affidate
a salesiani stranieri, per lo più polacchi. Essi tra l'altro aiutano in vari modi
la Chiesa dell 'Est. La nostra università di Benediktbeuern è unica come mo-
dello in Europa per gli studi di pedagogia, filosofia e teologia. Il suo centro di
«ecologia e cultura » attira ogni anno l'interesse di migliaia di visitatori.
Ha guidato a Roma una ventina di salesiani per un corso di forma zione
permanente. Cosa si aspettava da questa iniziativa?
È un corso istin1zionale, che organizziamo ogni due anni. I più sono tede-
schi, ma ci sono anche rappresentanti austriaci, cechi , croati, slovacchi , un-
gheresi, svizzeri. Siamo stati una settimana in Piemonte, a visitare i luoghi
storici salesiani . Poi a Roma per due settimane, dove ci siamo incontrati con il
centro della congregazione. Per noi che siamo immersi ogni giorno nel lavoro
è prendere un po' di respiro e allargare gli orizzonti. Tutto questo avrà sicura-
mente un riflesso positivo sulle ispettorie partecipanti.
In tutta Europa è in crescita la pr;esenza dei laici nelle nostre opere. Anche
da voi ?
Ne abbiamo oltre 900, ben inseriti: nelle scuole, nei pensionati, nei labora-
tori, nell'animazione. E sono desiderosi di qualificarsi anche nel nostro siste-
ma educativo. Sia loro che noi stiamo facendo un cammino di reciproca fidu-
cia e collaborazione. Cresce nelle opere la collaborazione volontaria dei coo-
peratori e degli exallievi.
La Germania, dopo l'inattesa e per molti versi entusiasmante unificazione,
ha attraversato un momento difficile. I tedeschi sono ancora presenti nelle
iniziative di solidarietà?
Sì. Come sempre le organizzazioni umanitarie e lo stato finanziano progetti
ben documentati a favore del terzo mondo. La Procura missionaria salesiana
ha in atto il finanziamento di centinaia di progetti. La nostra ispettoria in parti-
colare sostiene un'opera per i ragazzi della strada di Mosca.
Come sono i giovani tedeschi?
Come gli altri giovani ew-opei, sono preoccupati per il problema della di-
soccupazione. Non mancano i giovani in difficoltà, emarginati , che si danno
alla droga e vivono per le strade. Un salesiano partecipa a un programma
della città di Monaco e fa parte di un'équipe di 12 «educatori della strada».
Come giudica l'imponente manifestazione della «Love Parade » , che ha
coinvolto un milione di giovani a Berlino?
I giovani sono come stregati dalla libertà. Ma molti sono così solo a Berli-
no, durante la festa; quando poi tornano a casa, si dimostrano spesso disponibi-
li al dialogo. E molti sono alla ricerca di valori alti .
ocu
«ORA SALVERÒ
UNA VITA»
Di Lorenzo Menotti si era par-
lato un paio di anni fa, quando fu
uno dei testimonial del « Videoca-
techi smo », una serie di quattro
videocassette per la catechesi dei
ragazzi. Minotti era stato scelto
perché calciatore attento al prossi-
mo e impegnato nella campagna
per la donazione del midollo os-
seo. Di Minotti si è nuovamente
parlato recentemente e non sol-
tanto per il suo trasferimento dal-
la squadra del Parma a quella del
Torino, ma perché ha dichiarato
pubblicamente che finalmente ha
saputo di essere compatibile con
un malato che ha bisogno del tra-
pianto del midollo osseo. Dice:
« Anche se non saprò mai chi ri-
ceverà il mio midollo, né lui saprà
ch i è il donatore, potrò finalmente
salvare una vita ». A vo lte si deve
aspettare anche 20 anni prima di
essere chiamati per un ammalato
(quasi sempre di leucemia).
Minotti rapp resenta i donatori
da cinque an ni , e insieme a un
paio di am ici si era posto l' obiet-
tivo di coinvolgere centomila do-
natori. In realtà sono diventati
duecentomila e a Panna hanno fat-
to festa. «La vita mi ha regalato
tanta fortuna , devo sdebitarmi.
Soprattutto se penso che le perso-
ne che ne hanno bisogno, il più
delle volte sono bambini ».
Lorenzo Minotti.
Quest'anno gioca nel Torino.
BS DICEMBRE 1997

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
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NEL PROSSIMO NUMERO
LASEI
di Sergio Giordani
Don Bosco , il grande comunicatore,
ha pensato in grande, ha realizzato in grande.
Non perdere il patrimonio culturale ereditato.
VIAGGIO A CUBA
di Giancarlo Manieri
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Il Rettor Maggiore don Juan Vecchi nella perla dei Caraibi ,
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impero del vecchio Fide/,
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tuttora fedele al partito e alla rivoluzione ...
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I sogni e le speranze dei salesiani,
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in una terra che non ha perduto il sapore del cristianesimo.
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plus je I'écoute et plus je /'aime
IN MADAGASCAR,
SULLE ONDE DI RADIO DON BOSCO
di Luigi Zuppini
Non ha compiuto ancora un anno di vita ma
"Radio Don Bosco Madagascar" ha saputo crearsi già
una grande simpatia e un 'infinità di amici e di ascoltatori.
QUEL "SIT-IN" DI PROTESTA
di Elvira Bianco
Quando la scuola di Valdocco fu chiusa dallo zelo
dell 'assessore all 'istruzione di Torino
e i ragazzi fecero lezione sui prati della Dora.