Bollettino_Salesiano_199710


Bollettino_Salesiano_199710

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Mensile • Anno CXXI • nr. 9
SPtKliz. in a.p. art. 2 comma 20/C legge 662/96
FRiale di Padova
Spedizione nr. 9/ 1997
Au1orizz. Direz. Prov. P.T. 35100 Padova· C.M.P.
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Jr

1.2 Page 2

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- LA GRANDE VIGILIA
di Juan E. Vecchi
LE PAROLE DEL
GIUBILEO/
LA MADRE DI GESÙ
Gesù rimane sganciato dall'umanità se non lo pensiamo
come figlio di Maria. Non di una donna in generale, anonima.
Ma di una donna che nella storia umana ha avuto
e ha un singolare rapporto con Dio.
<<B ellissi_-
ma! » e
la parola che
la Chiesa ri-
volge a Ma-
ria nella fe-
sta dell ' lm-
macolata :
«tota pul-
chra es! ,,. Una
specie di estasi prende la
comunità cristiana quando si mette
a contemplare Maria. Il nostro sguar-
do vi si sofferma felice come davan-
ti a un capolavoro. Cogliamo , se-
condo l'espressione di Paolo VI « il
pensiero preferenziale che Dio ha
avuto per questa creatura; l'inten-
zione di rivedere in lei l'innocenza
primitiva di un essere ideato a imma-
gine e somiglianza di lui, non conta-
minato da macchia alcuna ».
ce e aiutato a crescere
non solo il corpo ma l'u-
manità di Gesù figlio di
Dio . E l'ha fatto attenta
al mistero che si andava
rivelando in lui al ritmo
della crescita umana.
Per cui continua a esse-
re sua madre, anche sul
Calvario , quando assu-
me in un'offerta totale
tutti gli uomini come
suoi fratelli.
È sotto i suoi occhi , con
le sue cure , nell 'am-
biente familiare da lei
costruito da mamma e
sposa , insieme a Giu-
seppe, che Gesù «cre-
sceva in età, sapienza
e grazia davanti a Dio e
agli uomini ».
È interessante! Gli evangelisti
scoprono la vocazione di Maria
alla luce del Cristo Risorto . Alla
luce di Cristo Risorto ci tramandano
la sua figura, ricamano la narrazio-
ne degli avvenimenti che riguardano
Maria e ne fanno emergere il senso.
Da Maria però ripartono per pene-
trare meglio il mistero di Gesù , so-
prattutto la portata reale della sua
incarnazione : nato da donna! Gesù
rimane sganciato dall'umanità se
non lo pensiamo come figlio di Ma-
ria. Non di una donna in generale,
anonima. Ma di una donna che nel-
la storia umana ha avuto e ha un
singolare rapporto con Dio. Lei non
ha «prestato ,, il suo seno come luo-
go materiale dove Cristo prendesse
corpo. L'ha accolto nella e con la to-
talità della sua persona, mente, cuo-
re, volontà, esistenza; ha dato alla lu-
o rroaRE 1997 BS
Perciò il Vangelo, so-
prattutto Luca e Gio-
vanni , quando parlano
della Madonna presen-
tano un panorama con
cinque piani simulta-
nei e intrecciati: rac-
contano la storia perso-
nale di Maria di Naza-
reth in rapporto al miste-
ro di Cristo ; e in questa
storia evocano l'umanità
tutta che nelle sue aspi-
razioni desidera Dio e
ne sente il bisogno : da
«povera » si apre e si af-
fida a lui ; ricordano poi il
popolo eletto, Israele o la
Figlia di Sion , che di que-
ste attese e speranze,
per scelta di Dio , fu por-
tatore nella storia urna-
IMMAGINI DALLA TERRA SANTA.
Nazareth. Grotta dell'Annunciazione.
In alto, la basilica di Gesù Adolescente
in una giornata di neve.

1.3 Page 3

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na; in modo particolare raffigurano
la Chiesa, chiamata ad ascoltare
l'annunzio della salvezza, a genera-
re nella fede Gesù in ogni epoca e
luogo; infine dicono a ogni cristiano
come si vive secondo il Vangelo e
ne offrono un modello concreto : lei
è la prima, la più perfetta e fine di-
scepola di Cristo.
Così Maria è se stessa; ma as-
sume e rappresenta tutti noi. Con
lei e in lei noi , umanità, attendiamo
il Salvatore ; con lei ci apriamo all 'o-
pera dello Spirito , con lei diamo car-
ne al Verbo , con lei accogliamo il
mistero della morte e risurrezione di
Gesù ; quando lei intona il Magnifi-
cat, siamo tutti noi , umanità e Chie-
sa che esaltiamo le opere di Dio
nella storia. La sua è la nostra voce ;
la sua lode è la nostra lode, pura e
vera come vogliamo fosse.
Per questo la Chiesa, cioè noi , non
si stanca di guardare a lei da diver-
se prospettive : donna, vergine, spo-
sa, madre, piena di grazia sono
quelle che presentano i Vangeli .
Assunta in cielo, corredentrice, me-
diatrice, regina, ausiliatrice e altre
simili sono quelle che emersero in
una riflessione di secoli .
Dove c'è Cristo c'è Maria come
a Betlemme e sul Calvario. Dove
ci sono i discepoli di Gesù c'è Maria
come nel Cenacolo. Per questo non
si trova tempio cristiano dove non ci
sia la sua immagine, né terra abita-
ta da cristian i dove non sia sorto un
santuario. Sento sempre con ammi-
razione la storia delle bellissime ico-
ne che vengono, ormai con una cer-
ta abbondanza, dai nostri fratelli del-
l'Est europeo. Prima di dipingerle si
fa un camm ino, quasi una prepara-
zione o apprendimento. Non si tratta
solo di acquisire conoscenze e tec-
niche pittoriche, ma di interiorizzare
la figura di Maria, nella contempla-
zione con il cuore e con la mente del
mistero o fatto che si vuole comuni-
care . Si guarda, si prega, si interio-
rizza, si approfondisce, si traccia e
dipinge l'icona dentro di noi. L'arti-
sta offre non solo un prodotto ma la
sua esperienza spirituale.
Lo stesso siamo invitati a fare per
avere uno sguardo più reale di Cri -
sto e per dare una risposta più pie-
na al suo annunzio.
Ottobre 1997
A nno CXXI
N umero 9
In cope,t ina:
agii amori disinvolti e
diffic ili de i giovan issimi
è ded icata la ru brica
« li punto giovani »
all e pp. 4-5
(foto Cipricmo De Marie) .
IL BOLLETTINO SALESIANO
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANNA
Redazione : Mari a Antonia Chinello - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Motto
10 CENTENARIO ROSMINIANO
Rosmini-Don Bosco, storia di un'amicizia
14 SPECIALE
Madre Teresa, «Gemma dell'India»
16 STAMPA GIOVANI
Cosa leggono le nostre ragazze ·
20 DOSSIER MISSIONARIO
MENINOS DE RUA
Una sfida educativa
Tutto ha inizio dalla famig lia
L'esperienza nasce dalla strada
30 ECOLOGIA
Un check-up per la terra
34 ON UNE
Kumamadjin vuol dire «stare insieme»
Corigliano Calabro/Nuove radici
42 MATHILDE SALEM / IL RITRATTO
I poveri battono alla porta
di UMBERTO DE VANNA
di LUCA SORRENTINO
di MARIA ANTONIA CHINELLO
a cura del VIS
di FERDINANDO COLOMBO
di NICOLETTA DELLA TORRE
di MAURIZIO DI SCHINO
di MARIO SCUDU
di LUCA SORRENTINO
di ENZO PAPPACENA
di TERESIO BOSCO
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore - 4 Il punto giovani - 6 In Italia & nel ,nondo - 8 lettere - 13 Prima pagina -
19 Osservatorio - 29 Box - 33 Il doctor J. - 36 Co me Don Bosco - 37 Carta di Co,nunione -
38 libri - 40 Zoom - 41 / nostri Santi - 45 I nostri ,norti - 46 Solidarietà - 47 In primo piano
Collaboratori: Teresio Bosco - Angelo Botta - Ernesto
Gattoni - Giuseppina Cuderno - G raziella Curti -
Margherita Dal Lago - Serdu - Bruno Ferrere -
Sergio Giordani - Antonio Mélida - Jean-François Meurs -
Pietro Moschetto - Angelo Montonati Giuseppe Morante -
Gaetano Nanetti - Angelo Pao luzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione :
Ufficio Grafi co SE I
Diffu s ione: Arnaldo Montecchio (Torino)
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in ol tre 45 edizioni nazionali e
19 lingue diverse (tiratura annua oltre 1O milioni di copie)
in : Antille (a Santo Dom ingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fia mmingo) - Boemia - Bo liv ia -
Brasile - Canada - Centro America (in Guatemala) - Cile
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Bretagna - Italia - Korea del Sud · Litu ania - Malta -
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Portogallo - Slovacchia - Slovenia - Spagna • Sri Lanka -
Stati Uniti - Thailand ia - Ung heri a - Uruguay
Venezu ela - Zaire.
Edizione Coo peratori. A cura dell'Uffici o Nazi on ale
(Gian Luigi Pussino) Via Marsala 42 - 00185 Rorn a -
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Registrazione: Tribun ale di Torino n. 403 del 16.2. 1949
Fotocomposizione : EDIBIT - Torino
Stampa: MEDI AGRA F s.p.a. - Padova
Don Bosco in the W orld
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Opere Don Bosco, Roma.
BS OTTOBRE 1997

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IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
AMORE E AnlllCI_ZIII,
CHE FATICA
-
Oggi per riuscire non basta più essere s~mplicemente
dei «bei ragazzi» o dei «bravi ragazzi» •.Per questo diventa
fondamentale recuperare la capacità c:li dialogare tra ragazzi
e ragazze, fuori dagli stereotipi del consumismo.
U n quotidiano qualsiasi ,
di piccola o grande tiratura.
Pubblicità a tutta pagina di uomini
che sembrano efebi. Inserti di riviste
femminili con ragazze top model
strettamente imparentate con
l'anoressia. Il mercato dell 'immagine
lancia questi modelli di essere
uomini e donne per avere successo .
C'è stata una trasmissione riuscita
in televisione , fatta di giovani e
per i giovani, che l'autore ha definito
di «tendenza » cioè attenta
a cogliere dove si va , e a favorire
questo andare. Non priva di qualche
messaggio positivo , ma dove
il rapporto tra ragazzi e ragazze
è giocato sul filo del doppio senso
e dell'equivoco costante .
Una moda disinibita. Che non tutta
e non sempre si traduce nella realtà ,
perché non tutti i ragazzi sono
i «pariolini» delle trasmissioni
televisive o degli inserti pubblicitari .
Ma che sempre più frequentemente
si incrocia nella vita ordinaria
delle grandi città e piccole province,
dove per le giovani generazioni
si ripropone l'eterno gioco erotico
della «caccia » e della scelta.
È sempre esistito questo
cercarsi e incontrarsi o rifiutarsi
tra ragazzi e ragazze . Ma oggi
la partita è diventata più complicata ,
specialmente per i ragazzi. Assediati
come sono da un mondo che ruota
sui sogni pubblicitari e mercantili ,
i giovani devono fare doppia fatica a
cogliere l'attimo dell'innamoramento.
All 'antico Cupido non bastano più
le frecce del suo arco, relegate
nel veteroromanticismo. Si respira
una sessualità naturalista e vitalista
- dice la psicologa dell'Auxilium
Rosanna Costantini - e
il femminismo raccoglie i suoi frutti .
Positivi per le ragazze, diventate
più esigenti e sicure di sé,
ma problematici per i «maschietti ,,,
sempre più alla ricerca
di un'identità perduta.
Sono sempre più le ragazze
a scegliere il partner con il quale
chiedono di avere un rapporto
paritario. E la loro sicurezza dà
spesso l'impressione che la ragazza,
anche sessualmente, stia a portata
di mano ; invece, salvo eccezioni,
non si offre tante facilmente come
potrebbe sembrare in apparenza.
Il rapporto sessuale è più facile
nella preadolescenza
(con le conseguenze che tutti
conoscono : si pensi agli 8Omila
aborti annui di minorenni) ,
meno scontato subito dopo.
La fatica di ridisegnarsi che
il nuovo contesto porta con sé, spinge
i ragazzi a vivere maggiorm_ente
la psicologia del «branco » (che può
trasformarsi diverse volte in violenze
collettive sulle giovani •dònne) o
del gruppo che, con lo star~ insieme ,
tra ragazzi , copre l'incertezza
di dover affrontare per.sonaln:iènte
1
una ragazza. Con la quale
non basta più ess,erè semplicemente
dei «bei ragazzi » o
, ',
dei «bravi ragazzi» P.ér sfondqre.
Disegnare progetti di vita ilJI
coppia, per i giovani è sempre più
arduo. Perciò dop0 l'evéntuale
accoppiamento cala Rresto la paura
del vacuo. Amare senza progetti .
non rende significative le persone
una per l'altra. E verp che ci si
sceglie per se stessi. N/la l'amore
non regge a lungo sol0 a guardarsi
negli occhi , aspettando
passivamente gli evenii. Il pericolo
del fuoco fatuo è sempre in agguato,
anche oggi che sedurre diventato
un obiettivo ugualmente rilevante
dell 'uomo e della donna. Se non
ci si contenta di conforidere sesso.
con amore (anche se con l'amore
il sesso gratifica di piw), recuperare
la capacità di dialogare tra ragazzi e
ragazze , fuori dagli stereotipi
del consumismo, diventa
fondamentale per un f1;1turo dalle
prospettive meno grame per tutti.
OTTOBRE 1997 BS

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IN ITALIA&NEL MONDO
COSTA RICA
LASCUOLA
SI SPOSTA A SUD
Sono 1500 g li alli ev i del « Té-
cnico profesional Don Bosco »
di San José di Costa Rica, in
Centro America . 4 1 class i, 70
insegnan ti laic i, quasi tutti ex-
alliev i/e, tutt i stipendiati dal
governo, che in questo modo
lasc ia aperta la scuola anche
ag li alliev i più bisognosi . Mo l-
San José (Costa Rica) .
Alcune fasi delle
manifestazioni
e dei lavori del nuovo
«Centro Salesiano
di Educazione
Don Bosco».
Si riconoscono
il presidente
della repubblica
(con don Coro)
e il nunzio apostolico
(che si congratula con
i due benefattori). Sotto,
alcuni «ragazzi della
strada» al momento
del pasto e don Coro
con uno di loro.
te le spec ializzaz ion i. Un bel
gruppo di elettron ici è già sta-
to precettato per un 'azienda
della zona. Ma la stessa cosa
sarà degl i altri , che troveran-
no impiego presso le nuove
ditte che come funghi stanno
sorgend o nel paese. Accanto
all a scuo la un grande orato-
r io, e un centro di accog lienza
per « ragazzi dell a strada »: più
di 300 ragazzi poveriss imi ,
per lo più immigrati dal Nica-
ragua. Dà impul so a tutto il
direttore, un veneziano, don
José Cor6, 56 anni, « in mi s-
sione » sin dal 1963, che ri e-
sce a coinvolgere molte perso-
ne ne i suoi progetti. D ue per-
sone gli hanno offerto un gran-
de terreno a sud di San José e
ri costruirà l'opera in una zona
meno trafficata. La scuola avrà
aule e laboratori più funzio-
na li. La prima pietra è stata
posta a gennaio di quest ' an-
no dallo stesso presidente del-
la repubblica. La scuola sarà
fun zionale fra un paio d 'anni ,
l' oratorio in vece aprirà subito,
con i suoi 10 campi di pallaca-
nestro , le du e bande musicali
e tante e perienze di vo lonta-
riato giovanile. Nell' insieme
con le nuove strutture si pensa
di ragg iungere 5.000 giovani.
OTTOBRE 1997 8S
KOREA
LA MAMMA DEI
RAGAZZI POVERI
« Ho cercato di vivere in pie-
no. E ora non mi resta che
mettere tutto ne lle mani di
Dio », così ri ass umeva la sua
vi ta Mari a Uel-Seun Chung,
una coreana di 80 anni, du-
rante un a messa celebrata nel-
la casa di Terimdong (Seoul ).
Maria ha battuto un primato
difficilmente supe rabile: ha
dato tutti i suoi ave ri per I'e-
ducazione dei ragazzi poveri.
Korea. Maria Chung
con i due figli,
che condividono le sue
scelte, e con i ragazzi.
« Vale la pena dare tutto
ciò che ho affinché
essi possano credere
in Dio ».
E non era ri cca. Trovatasi so-
la, con due figli , dopo il gran-
de esodo causato dall ' invasio-
ne comunista del Nord , si è
ri costruita una vita mettendo
su un a bancarella in un mer-
cato di Seoul. Vita dura ogn i
g iorno, tra difficoltà di ogni
genere, non ultima la sorda
lotta delle gang del la malavi-
ta. « Quante volte ho pianto in
sil enzio, quando i miei fi g li
non erano presenti. Non vole-
vo scoraggiarli ». Poi a 40 an-
ni Maria scoprì la fede e si fe-
ce battezzare. E con la fede le
arrivò un 'energia nuova. Ri-
corda le i stessa: « Mi sentivo
una nuova energia. Volevo
spendere la mia vita per g li
a ltri ». Ne lle carceri di Sede-
mun c 'erano anche i condan-
nati a morte. M ari a cominc
ie sue visite. Diceva a qu esti
poveri condannati parole di fe-
de. Molti prima dell ' esec uzio-
ne ricevevano il battesimo. Poi
Maria incontrò un salesiano,
don Arch imede Martelli, che
lavo rava per l'educazione dei
g iovani poveri. Maria sentì
il ri chiamo: il momento era
duro e a vo lte il cibo mancava
davvero per i piccoli studenti.
E Maria, povera anch'essa, ad
aiutare, racimo lando le mone-
tine. Terziaria carmelitana,
ai utò i g iovani sem inaristi per
favo rire le vocazioni. A 70
anni Maria da povera vendi-
trice amb ul ante era diventata
una affermata proprietaria di
una picco la azienda. Avrebbe
potuto cambiare stile e conce-
dersi qua lche comodità. Inve-
ce continuò la sua vi ta povera
e pars imoniosa, aiutando i po-
veri. Ha detto recentemente ai
sales iani : « Guidate i vostri ra-
gazzi a ll a fede, vivendo gior-
no per g iorno come se fosse
l' ultimo ».

1.7 Page 7

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LITUANIA
Flash sulla prima riunione della nuova regione Africa-Mada-
gascar. Presenti gli ispettori, i superiori delle circoscrizioni ,
alcuni delegati. L'incontro, organizzato dal superiore regionale
don Antonio Rodrfguez, si è tenuto ad Addis Abeba nella
sede della Croce Rossa. Tre sono stati i temi in programma
nella settimana: due giorni per l'animazione missionaria, con
don Luciano Odorico, consigliere per le missioni; l'organizza-
zione economica di un'ispettoria in Africa, presente l'econo-
mo generale don Gianni Mazzali; il progetto di strutturazione
della nuova regione. Ma ci si è limitati a programmare i pros-
simi incontri , senza varare le prime conferenze ispettoriali
africane.
ETIOPIA
ADADUA
SI FA SUL SERIO
Sales iani e Figlie di Maria
Au siliatrice hanno cominciato
l 'oratorio ad Adu a. Ed è pre-
so d' assalto da centinai a di
giovani e adulti . I ragazzi si
danno ai giochi tradizionali e
allo sport. Gli adulti guard ano
in una sala la tel evi sione, poi-
ché non l 'hanno in casa. Qui
le FMA hanno già avviato
una sc uola per la promozione
feinminile e per l'alfabetizza-
zione delle donne, mentre i
sales iani stanno costruendo la
grande scuol a profess ionale.
Du rante il passaggio del re-
gionale don Rodrfguez sono
state di stribuite alle famiglie
una quarantina di contenitori
da 25 litri per poter attingere
l ' acqua dal pozzo. Infatti la
zona è molto arida e le auto-
rità non ri escono a garantire
l' acqua ovunque. M a ad alcu-
ni chilom etri dalla città stan-
no costruendo una diga su ter-
reno roccioso, che garantirà
acqua per tutti .
RINASCE
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Si stampava già a Torino nel
1927 in 2 1mila copie e arriv a-
va ai litu ani in patri a e all ' e-
stero. Così fino al 1940, quan-
do gli invasori ru ssi impedi-
rono ogni comunicazione. Poi
in qualche modo continuò a
uscire per i profughi in Italia
e nel mondo. Oggi, a 70 anni
dagli ini zi, ri sorge stampato
con dignità, per inizi ativa del
coragg ioso don Pranas Gavé-
nas, che nel 1993 ebbe I' inco-
ragg iamento di don Vi ganò.
L a data anniversari a viene ce-
lebrata con incontri sui temi
dell a comunicazione sociale a
I Il nuovo Bollettino
Salesiano lituano.
È stato fondato a Torino
nel 1927. Oggi rinasce
in Lituania.
servizio dell 'evangelizzazione,
con una rassegna mondiale dei
Bollettini Salesiani e un ' espo-
sizione dell ' atti vità dei m is-
sionari litu ani , oggi presenti
in vari e nazioni e nell a stessa
ex U ni one Sov ietica.
Adua (Etiopia). L'assalto degli oratoriani
e la distribuzione delle taniche alle famiglie .
L'egiziano don Louis Refaat si era reso famoso qualche
anno fa , quando all 'università salesiana di Roma si era
presentato al rettor maggiore don Egidio Viganò indos-
sando il caratteristico Kefiyeh arabo. Qualche mese fa
era a Betlemme e con lo stesso entusiasmo e disinvoltura
ha incontrato Yasir Arafat, premio Nobel per la pace
1994, e lo ha incoraggiato a proseguire nel suo impegno
a favore della pace e del progresso nel paese .
BS OTTOBRE 1997

1.8 Page 8

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BS domanda ························i GIOVANI E LAVORO. «A-
bito in un piccolo paese de ll a
SALES IAN I COADI UTORI
O LAICI? « S ul BS di april e ,
ne ll 'art icolo su Artemide Zatti ,
ho trovato due vo lte l'es pres-
sione salesiano coadiutore . Pur
non essendo un laudator tem-
poris acti, questo mi ha procu-
rato una grande gio ia e un a
spe ran za : la spe ran za c he s i
ritorni a qu es ta te rmin o log ia,
molto pili be ll a e più modern a
di salesiano laico. Per il recen-
te docum ento sull a Vita Conse-
crata tra l'altro « reli gioso lai-
co » è un a co ntrad di z ion e cli
noi ». Don Bosco all ora fece os-
serva re che «e ra convenie11te »
co nse rva re i no mi co nsacrat i
da ll a Congregaz ione dei vesco-
vi e rego lari , cioè ji-atres coa-
diutores. Anche se eg li stesso
trattando con persone esterne,
usava term ini prop ri dei laic i
come: sig. Ross i, cav . Oreg lia,
ecc. per indi care i suoi coadiu-
tori. Don Bosco no n era in
co nt rad di z io ne co n stesso,
egli usava il linguaggio adatto a
ciasc uno , all e persone cli chi esa
l' uno e a qu ell e de l mond o l' al-
re nell a reciproca complemen-
tarità la spec ifi ca vocaz ione cli
c iascu no ne ll 'ambito de ll a m is-
s ione giovanile.
O Al Ca pitolo Genera le 22, il
renor maggiore, a proposito
dell a componente laica le dell a
nostra congregazione, si esp res-
se così : « Mentre nell a Ch iesa
s i sta parl ando cli '·un 'ora cie l
lai cato", sembrerebbe che gli
istituti maschili cl i vita att iva( e
noi tra ess i) non abb iano sap u-
to co invo lge re questo aspetto
Sardegna e ti sc riv o in un m o-
me nto di grande sconforto.
H o 24 anni , so no d ipl omata
eia un a nn o com e terapis ta
della riabilitazione. H o d ue
genito ri c he mi vog li o no be ne
e un fidanzato che mi adora,
m a il nost ro probl e ma è la di -
socc upaz ione. S ia m o conti -
nu amente a ll a ri ce rca cli un
lavoro per po te rc i s posa re, ma
qui eia noi è pratica m e nte im-
poss ibi le tro va rl o. Que l c he è
pegg io è c he i genitori de l mio
termini : o si è re li gios i, e all ora
non s i è laici ; o s i è la ici, e
all ora non si è re li gios i. Qua n-
d o Vita Co nsecrata pa rl a d i
« la ic i », intende sempre e so l-
ta nto i laici non co nsacrati che
v ivo no ne l mo nd o . Qu a nd o
parla cli « consacrati », li distin -
gue in presbiteri eji·atelli. Mi
tro . A Do n Bosco interessava
cl i esse re capit o, ed era mode r-
no anche in q ues to. Dunque il
nome « coad iutore » restò, ma
a nc he le co nseg ue nze, se iI
bea to don Rin a lcli , te rzo s uc-
cessore cl i Don Bosco, sentì iI
bisogno cli ribadire il concetto
de l fo nd ato re sc ri ve nd o : « li
ne l processo di rinn ova mento
de ll a loro comunit à re li giosa.
No i sales iani , po i, quanto pili
c i ri vo lg iamo ve rso i nostri cle-
ti natari prefe renziali , soprat-
tutt o ne l Te rzo Mondo , tant o
pi ù senti amo angosc iosamente
l' impatto nega ti vo de l ca lo nu -
meri co de i coad iutori . La co-
fidanzato no n to ll e ra n o più la
presenza in casa d i un fi g li o
di quasi 28 anni! Abbiamo
g provato impi eghi sa ltua ri ,
co n il ri sc hi o add irittura di
no n essere pagati. È g s uc-
cesso a e ntrambi! li mi o fi -
danzato Raimondo sta spro-
limit o ad a lcuni esempi: n . 4:
« tutt i i fedeli si di st inguono in :
vescov i, pres bite ri , d iaco ni ,
pe rso ne co nsac ra te e la ic i » .
Qualche ri ga sotto, s i legge che
qu es to doc um ento vie ne dopo
que ll o sui lai ci e quell o sui pre-
sbiteri . li n. 60 è in vece dedica-
to a i « re iigios i frate IIi » (no n
religiosi laici). Se mpre ne ll o
stesso numero, si auspica che i
cos iddetti istituti laica li si chi a-
mino invece: « istitut i re li gios i
cli fr a te lli » (so tto li nea to ne l
testo). Il 11. 105, verso la fin e,
ribadi sce che l' intera comunitit
c ri s tiana co ns ta cli « pas to ri,
la ic i e perso ne co n ae rate ». E
coadiutore ales iano non è né il
seco ndo, né l'a iu to, il brac-
c io des tro de i sace rdo ti s uo i
fratelli di re li gione, ma un loro
uguale ».
O Oggi la Chiesa usa il ter-
mine frat ello per ind icare il re-
li gioso non prete, ed è un ter-
m ine bell o e signifi cavo in al-
cuni paes i (bro1her , her111 a110) .
Tuttav ia c i pare di essere pili
chi ari ed esplic iti in campo sa-
les iano se us iamo i nomi sacer-
dote, chieri co. laico come agget-
ti vi del sos tant ivo comu ne « sa-
lesiano », come ha fa tto il Capi -
tolo Generale S pec iale. In que-
munità sa les iana non può pre-
sc indere da qu esta fi g ura carat-
teristica di soc io ». E il Cap ito-
lo in vitava a dare una ri sposta a
ques to gri do cl i all arm e, con
ques to or ientamento operativo:
« S i approfondisca no a i vari li-
ve lli la ri cc hezza cle ll ' iclenti
vocaz ionale ciel salesia110 laico
e il suo signifi ca to essenzia le
per la vit a e la mi ssione de ll a
congregaz ione ».
O Ecco perché con i lettori del
Bullettino Sal es iano in lin gua
italiana non sembra f"u ori lu o-
go es prim ersi con l'appell ati vo
« sales iano la ico », ciancio a esso
fo nd a nd o ne ll a depress io ne. Il
lavoro è un dir itto , e la mia
rabb ia è tanta. D opo il d ipl o-
ma m ag istra le ho studi ato a l-
tri tre ann i, gravando econo-
mi ca m e nte sull a mi a famig li a,
e ora mi ritrovo con un fog li o
di terapi sta in m a no c he no n
se rve a ni e nte! Ho pe nsato d i
sc ri vere a nche a te: c hi ssà c he
no n c i s ia qu a lc un o c he vo-
g li a a iuta re d ue innamorati
c he sperano d i trovare lavoro
per poter vivere serename nte
sotto lo stesso tetto. li mi o fi -
dan zato è g ia rdini ere, m a sa
si potrebbe continu are: tu tto il
doc um elllo si esprim e co n que-
sta te rmin olog ia. Non sare bbe
be ne che c i agg iorn ass im o? »
(Luigi Melott i, Veron a).
sto senso « sa les iano laico » che
sta per «re li g ioso lai co» non è
una contraddi z ione, perché re-
lig ioso è sosta nt ivo e laico ag-
getti vo , speci fica cioè il modo
il signifi cato che gli è propri o.
*Salesiano laico della Direzio-
ne Generale
fa re di tutto » .
Valeria Stefan ia Pilieri
Via delle Eriche, 5 1
09048 Sinnai (Caglia ri )
con il qu ale il religioso laico
Risponde Renato Romaldi * es prime la sua natu ra apostoli -
« Le pa rol e, s i sa, es prim o no
co nce tti . s us c it a no re az io ni ,
crea no me nt a lità e produco no
attegg iam enti . È il caso de ll a
pa ro la « coadiut o re » . co pi a ta
eia istituti re li gios i ant eced ent i
e usata da ll a nasce nte soc ie
sales iana per di stin guere il so-
ca di versa e compl ement are di
qu ella del reli gioso prete: seco-
lare l' un a, 111i11isteriale l'a lt ra.
Nel caso nostro. le svariate man-
s ioni a cui si dedica il sales iano
laico lo mettono a cont att o con
la soc ietà c ivil e, il mond o de l
lavo ro, le sc uole pro fes sionali.
LE RAGAZZE TN CASER-
MA. « Ho trovato ne ll e paro le
di Marta, Roberta e le a ltre (cf
Donne al' assalto de lla naia,
ES/m aggio) presunzione e
c lassism o sess ua le . Le donn e
no n sono né in feriori, s u-
cio lai co dal prete e dal chi eri - ecc. che lo rendono pili sens ibi -
perio ri . Es is to no tuttav ia s u-
co . Ma il s ignifi cato lette ral e
de ll a parol a coadiutore co rri -
spo nd e a qu e ll o cli aiutan te ,
Sel"l'itore, s11bordi11a to. Il che,
f"in dall ' ini zio, mal s i adatt ava
alla natura ciel nuovo socio sa-
lesi ano , tanto che Giu se ppe
Buzzetti al 3° Capi to lo Genera-
le disse chiaramente: « li nome
coadiutore suona poco bene tra
le e pa rt ec ipe de i prob lem i che
vi sono co nness i. Sens ibilità
che s i fa ponte Ira il mondo e la
congregazione. De l resto Don
Bosco ne ll e Costituz ioni s i è
es presso chi ara mente : « La no-
stra soc ietà si compone cli sa-
cerdoti , chi eri ci e laici». I com-
piti di ve rsi, « mini steri ali» o
« seco lari », dovevano esprime-
Seoul (Korea). Il salesiano
laico prof. Marino Bois. Sin
da giovanissimo ha fatto la
scelta missionaria . Vive in
Korea , ma con puntatine an-
che in Sudan e Manciuria.
peri o rità masch ili e s upe ri o-
rità fe mminili , d ipe nde d ai cas i
e da i campi. A l serv iz io mili -
tare le donn e potre bbero por-
tare il loro contributo, c he non
sa re bbe né mi g li ore, né peg-
g io re » (Carlo Romani, S . Al-
bano Stura). « Ho letto l'arti -
co lo Donne ali' assalto della
naia ed esprimo la mia opi-
OTTOBRE 1997 /JS

1.9 Page 9

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ni one personale. Care ragaz-
ze, avete mai pensato a cosa
vuo l dire fare il soldato? C hi
vi parla ne l lontano 193 1 è
partito volontario con una fer-
ma di 36 mesi e che ha poi
abbandonato perché « schi fa-
to » di tante cose che non ave-
vano ni e nte a che vedere con
la vera discip lina. Se il Signo-
re vi ha fatto donne, perc hé
non accettare il regalo che
avete ottenuto? Siete struttu-
ra lmente diverse da noi uom i-
ni , a partire dal privi legio di
mette re a l mondo dei figli,
cosa che vi metterebbe in ce rti
g io rni decisamente in diffi-
coltà. Penso c he sarebbe me-
g lio che vi orie ntaste verso at-
tività più utili , co me il campo
sa nitario, assis te nzia le, ed u-
cati vo. A pensare questo s ia-
mo tanti, e non solo g li anzia-
ni come me. Vi invito a pub-
blicare a lmeno in parte questa
mia, pe r ridim e nsionare certe
idee e mentalità » (Osvaldo
Alessandria, Savona).
MYRIAM, LA PICCOLA
DOWN. «A proposito della
bimba a c ui è stata tolta l' in-
dennità di accompagname nto,
suggerisco che chi può facc ia
pressioni presso la USL loca-
le. Ma forse non basta, per
questo propongo di aprire una
sottoscrizione, privandoci di
qualcosa di superfl uo, crean-
do in questo modo un fon do
di so lidari età per la piccola
Myriam. Così faceva no i pri -
mi cristiani che s i aiutavano
concretamente» (Giovanni Gi-
gliola, San Michele Sa lentino ,
Brindisi). « Presto il mi o tem-
po li bero ne l vo lon tar iato vi n-
ce nziano. La mia esperienza
per casi analog hi a que llo
della picco la Myriam è que-
sta: fino a tre anni a i bambini
non viene concessa l' in va li-
dità di accompagnamento, ma
solo l' indennità di freque nza
(d urata dell 'anno sco last ico)
il c ui importo varia a seconda
de i luoghi frequ e ntat i (as il o
ni do, sc uo la materna, luog hi
Convegno
internazionale
per i 125 anni di
« Mondo e Missione »
Milano , 27-29 ottobre 1997
RACCONTARE
ALTRI POPOLI
ALLE SOGLIE
DEL DUEMILA
La missione
a confronto
con le culture
del Sud del mondo
Mondo e Missione
Rivista del Pime
via Mosè Bianchi , 94
20149 Mi lano
tel. 02/48 .00 .91.91
fax 02/46.95 .193
~---u----- e~'.,.-....:;:;, ,VI'
c""' rroN,
di te rapia) . Al bambino viene
rilasciato un tesserino per l'e-
se nzione del ticket s u esami ,
vis ite, med ici nali . C'è inoltre
un contributo tax i o buoni ben-
zina da richiedere al comune
di res idenza. Al compi mento
de l terzo anno, s i fa domanda
a ll a USL per "aggravamento
de llo stato di inval idità". A
segu ito di questa nuova visita,
la commis ione concederà l'as-
segno di acco mpagnamento
se persisterà l' invalidità al
100%, o assegno d ' in validità
mens ile se questa sarà supe-
riore ai due terzi. A 18 anni,
se la ragazza non potrà lavo-
rare, o ltre a ll 'assegno di ac-
compagnamento (in validità
100%) av anche l'assegno
di in va li d ità. Questo per la
tranquillità de ll a fam iglia di
Myriam ».
Elena Guenzi, Milano
Ci auguriamo che queste ulti-
me notizie possano tranquil-
lizzare i genitori di Myriam.
Quanto al «fondo di solida-
rietà», non è questo che la fa-
miglia chiedeva.
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli amici.
Comunicate subi-
to il cambio di in-
dirizzo (mandan-
do sempre la vec-
chia etichetta).
Per la vostra corrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.556
E-mail: biesse@sdb.org
BS OTTOBRE 1997

1.10 Page 10

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Duecento anni fa nasceva Antonio Rosmini, una delle menti più
ROSMINI-DON BOSCO
STORIA DI UN'AMICIZIA
di Umberto De Vanna
La singolare amicizia
tra un uomo
dal « cuore grande»
e un uomo che «pensa
in grande». Uniti dalla
passione per la carità
e l'educazione.
zione dell a sera, e all ' altro di dare la
benedizione eucaristi ca. Le Memorie
biografiche, riportando l'episod io,
concl udono dicendo che il sacerdote
di statura meno alta era l' abate Anto-
nio Rosmini, fo ndatore dell 'Istituto
della Carità; l'altro era il canonjco ar-
ciprete De Gaudenzi, fu turo vescovo
di Vigevano. Da que l giorno si di-
mostrarono sempre ammi ratori , buo-
ni amici e benefattori di Don Bosco.
COME NASCE
UN'AMICIZIA
I Un bel ritratto di Rosmini,
di Anonimo inglese, che si trova
nel collegio di Ratcliffe
(Inghilterra).
E' lo stesso Don Bosco che narra
come conobbe Rosmini . In un
giorn o di fes ta, vennero a far-
gli vi sita a Valdocco due sacerdoti .
Don Bosco stava per cominciare il
catechismo ed era tutto in moto per
ordinare le classi. All a vista dei due
eccles iastici, che « in contegno umile
e rispettoso erano venuti a rallegrarsi
con lui » e volevano scambiare qual-
che idea sui suoi metodi educativi e
l' organizzazione, come prima rispo-
sta disse loro: « Abbiate la bontà di
aiuta1mi ». Al Rosmini affidò una
cl asse di catechismo, quella dei più
grandicelli . All ' altro, che era più alto
di statura, affidò un gruppo di ragaz-
zi piuttosto vivaci. Essendosi accorto
che facevano a meraviglia il catechi -
smo, pregò il primo di fare una breve
predica ai suoi ragazzi durante la fun-
i
li Rosmini scoprì
« Dio come valore assoluto »
a 16 anni e decise di farsi prete.
Se non mancano studi sul Rosmini
che ripro pongono la sua fi gura e le
sue idee, oggi si fa strada con cre-
scente convinzione la percezione del-
la sua santità. Non per niente il 1°
lugli o a Stresa si è aperta ufficial-
mente la fase diocesana del suo pro-
cesso di canonizzazione. Discusso in
vita, Rosmini viene sempre più ac-
cettato come anticipatore di istanze
ecclesiali. Nato nel 1797, Rosrnini
aveva quindi 18 anni più di Don
Bosco. Quando nasceva l' oratorio di
Valdocco, Rosmini era già un perso-
naggio noto . Basti dire che all ' uni-
versità torinese si insegnavano le sue
dottrine filosofiche, mentre Carlo Al-
berto aveva voluto che la celebre ab-
bazia della Sacra di San Michele
fosse affidata ai suoi reli gios i.
Tra Don Bosco e Rosmini fu
un 'amicizia singolare, fatta anzitutto
di reciproco apprezzamento. Don Bo-
sco condivise il giud izio favorevole
sul Rosmini del clero torinese, men-
tre il Rosmini apprezzava le iniziati-
ve di Don Bosco, av rebbe voluto
condividerne qualcuna, fu suo bene-
fa ttore generoso.
Parliamo di questa amicizia con
l' aiuto di Rachele Lanfra nchi , Figli a
di Mari a Ausiliatrice e docente di
storia dell a pedagogia e dell 'educa-
zione pre so la Facoltà di scienze del-
1'educazione Auxiliurn di Roma. Lan-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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acute e innovative dell'Ottocento cattolico italiano.
franchi quest' anno ha presentato una
comunicazione a Rovereto , al VI
Convegno internazionale di studi ro-
sminiani , e ha parlato al Convegno
sulla pedagogia di Antonio Rosmini,
che si è tenuto a Brescia nel maggio
scorso.
La vita di Don Bosco è un conti-
nuo alternarsi di realizzazioni e di
incontri. Il decennio 1845 -1855, an-
no della morte del Rosmini, è un pe-
riodo intensissimo di iniziative. Suor
Lanfranchi, è a questo punto che Don
Bosco trova sulla sua strada l'abate
Rosmini come amico e benefattore.
«Questo periodo corrisponde alla
prima parte dell'attività di Don Bo-
sco a Torino tra i giovani e all 'ult~-
mo decennio di vita di Rosmini. E
un periodo per il Rosmini molto in-
tenso. Si pensi ai numerosi scritti di
questi anni, alla forte polemica con il
Gioberti, alla missione diplomatica a
Roma presso Pio IX ( 1848), alla con-
danna di due sue opere: Delle cinque
piaghe della Santa Chiesa e La Co-
stituzione secondo la giustizia socia-
le, alla sua forza morale che sa "ado-
rare, tacere, godere" in mezzo a ten-
sioni di ogni genere. Per Don Bosco
questo periodo è, forse , il più signifi-
cativo per quanto riguarda il suo
coinvolgimento nell 'attività assisten-
ziale ed educativa. Negli anni se-
guenti, soprattutto dopo il 1860, Don
Bosco viene sempre più assorbito in
attività che non gli permettono un
impegno educativo immediato, che
viene svolto dai suoi collaboratori.
Don Bosco è tutto e solo prete dioce-
sano totalmente consacrato a un cer-
to tipo di azione giovanile e popola-
re; non è ancora fo1malmente "reli-
gioso" e fondatore di istituti di vita
consacrata».
UNA FITTA
CORRISPONDENZA
Chi accosta per la prima volta il
carteggio Rosmini-Don Bosco può ri-
manere molto perplesso, per non di-
re deluso, perché la maggioranza dei
contatti tra i due sono per affari eco-
nomici: compravendita di terreni , ri-
chiesta di prestiti e di dilazione nel
pagamento di interessi e cose simili.
« È vero. Soprattutto nelle lettere
vengono affrontati problemi econo-
mici. Ma anche se l'argomento sem-
bra lontano da interessi educativi,
tutte queste lettere sono dettate dal-
!'amore di chi vuole offrire casa,
pane, lavoro a ragazzi lasciati a se
stessi. Sono lettere che coinvolgono
in un progetto preventivo le più
vaste cerchie di persone. Nelle sue
lettere Don Bosco si rivolge con
uguale fiducia e schiettezza a Pio IX
e al suo segretario di stato, al re e ai
ministri, a funzionari statali, ad auto-
rità provinciali e comunali, a vesco-
vi, sacerdoti, laici di tutti gli strati
soc iali. Don Bosco chiede aiuti per
sostenere le proprie iniziative a favo-
re di giovani da strappare alla strada
e preparare alla vita».
STIMA RECIPROCA
Dalle lettere è evidente tra Don
Bosco e Rosmini la stima e l' appog-
gio reciproco, la carità che li ispira,
la fidu cia nel!' educazione per rige-
nerare la società.
« Nello scambio epistolare tra Ro-
smini e Don Bosco è curioso osser-
vare, soprattutto nelle lettere di Ro-
smini, il graduale passaggio da uno
stile molto formale a uno più imme-
diato, cordiale e familiare,
rivelativo del clima di sti-
ma, fiducia e amicizia in-
stauratosi tra i due. È quindi
naturale che Rosmini si ri-
volga a Don Bosco per far
fronte ad alcune situazioni
di ordine caritativo e di or-
I Don Bosco e Rosmini in stampe
d'epoca. Quella di Don Bosco
è una caricatura sulla «fabbrica
di preti. .. » di Valdocco.
dine pedagogico-educativo. Gli rac-
comanda, per esempio, il padre e il
fratello di Costantino Comollo, mem -
bro dell 'Istituto della Carità. All'ami-
co Niccolò Tommaseo che volendo
trasferirsi a Torino si trova in diffi-
coltà per l'educazione e l'orienta-
mento professionale dei figli di sua
moglie, scrive e suggerisce di andare
IVaticano,
Sala dell'Immacolata
(di Francesco Podesti,
1800-1895).
Tra i grandi del tempo
vi compare il Rosmini.
I Numerose le pubblicazioni
e i convegni in occasione
del bicentenario.
BS OTTOBRE 1997

2.2 Page 12

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I Mons. Antonio Ribaldi,
rosminiano doc. Com'è noto, era
rosminiano anche l'arcivescovo
di Torino mons. Gastaldi.
da « un ottimo sacerdote che a Tori-
no fa prodigi di carità ». Rosmini ve-
de in Don Bosco l' uomo secondo il
cuore di san Francesco di Sales e di
san Filippo Neri. Per questo desidera
che i due giovani rosminiani don
Marco Beccaria e Germinio Mar-
tinelli, che vanno a Torino per soste-
nere gli e am i per essere approvati
maestri, si confessino da Don Bosco.
Per lo stesso motivo, con lettera di
metà dicembre 1853 , gli raccomanda
il parroco di Brovello, per ottenere
"direzione, consig li o e aiuto". E quel
parroco, appena rientrato nella sua
parrocchia, crive a Rosmini che
Don Bosco il migliore de i sacer-
doti che finora ha potuto ritrov are" .
Quanto a Don Bosco, indirizza al
Rosmini alcuni giovani che vogliono
fars i religiosi. Ci si può chiedere per-
ché Don Bosco scelga proprio I'Isti-
tuto della Carità e non altri istituti re-
li gios i. Probabilmente perché lo rite-
neva quello più consono all'indole
dei giovani e maggiormente in sinto-
ni a con il suo sentire. Nelle visite a
Stresa, Don Bosco si trovava talmen-
te bene con il Rosmini e i rosm iniani
che qualcuno poté pensare che voles-
se entrare nella sua congregazione ».
IL BENEFATTORE
DELL'ORATORIO
Sarebbe interessante approfondire
altri aspetti di questa amicizia . E so-
prattutto quanto Don Bosco debba
OTTOBRE 1997 BS
al Rosmini-benefattore. Sappiamo che
lo ha aiutato nella costruzione della
chiesa di san Francesco di Sales , e
che voleva impiantare con lui , met-
tendoci generosamente del suo, la ti-
pografta a Valdocco.
« Ripercorrere il contributo del Ra-
smini nella compera di Casa Pinardi ,
dei terreni su cui si edificheranno la
chiesa di san Francesco di Sal es e
altri stabili , ci porterebbe troppo lon-
tano . Sarebbe s ignificativo anche se-
gnalare molte lettere nelle quali si
parla di invio e scam bio di libri nel
tentativo di prevenire e arginare la
vendita e la lettura di materiale con-
trario alla religione e al buon costu-
me: premesse queste di un sentire
comune che poteva sfociare nel nuo-
vo impi anto di una tipografia a Val-
docco. Ma le cose andrebbero troppo
per le lunghe. Certo, il Rosmini in
ogn i trattativa con Don Bosco fu lar-
gamente generoso ».
SINO ALLA FINE
Le chiedo, perf1nire: l'amicizia di
Don Bosco non è venuta meno nean-
che nei momenti difficili ?
« Don Bosco ricambiò il benefatto-
re-amico con un ' ugual e fedeltà e
amicizia. Ricordo la ri sposta di Don
Bosco alla lettera del rosminiano
don F lecchia che gli ch iede testimo-
nian ze sulle virtù del suo fondatore .
Essa è un 'esp licita dichiarazione del-
la stima del santo torinese per il Ro-
smini. Dichiarazione che acq ui sta un
valore particol are perché siamo nel
1884, a quasi trent'anni dalla morte
di Rosmini, quando la polemica anti-
rosminiana era durissima. Don Bo-
sco inoltre s in dall'edizione del 1859
dell a sua Storia d' Italia aveva inseri-
to un nuovo capitolo che presentava
la vita e l'opera del Rosmini. Il capi-
tolo rimase inalterato nelle successi-
ve ristampe, anc he nel periodo in cui
maggiormente infuriò la polemica
contro il Rosmini e nonostante che
Don Bosco ven isse da più parti di s-
suaso di ristampare il capitolo. Scri-
veva Don Bosco nella Storia d' Ita-
lia: "Fra la moltitudine delle opere
di questo insigne filosofo e scrittore
ve ne ebbe alcuna che venne ripro-
vata dalla Chiesa e messa all'indice
de ' libri proibiti. Questo fatto il quale
in altri sarebbe stato motivo di sde-
gno e di ri sentimento , fu app unto op-
portuno per far conoscere al mondo
tutto, che il Rosmini all a profondità
della scienza accoppiava la fermezza
e l' umiltà di buon cattoli co".
Infine mi piace riportare una lette-
ra che è la sincera e fraterna testimo-
ni anza di un uomo "dal c uore gran-
de" all ' uo mo che " pensa in grande".
È di monsignor Vincenzo Tasso che
racconta ciò che gl i disse Don Bosco
quando gli fece visita a Valdocco nei
suoi ultimi anni di vita. « Riguardo
all a sua filosofia io non me ne inten-
do e non potrei pronunziarmi », gli
di sse Don Bosco; « non solo a Tori-
no , ma anche a Roma c chi lo giu-
dica in un senso, e chi in un altro.
Ma quello di cui m ' intendo, e di cui
posso gi udicare, e che so positiva-
mente, si è che a principio dell 'ora-
torio, quando eg li era a Torino, veni-
va spesso a trovarmi, e non partiva
mai senza lasciaimi qualche cosa per
i miei ragazzi. Qualche volta mi ai u-
tava a fare il catechi smo, e io ammi-
ravo come quel grand' uomo sapesse
abbassarsi tanto, e mettersi alla por-
tata dei miei poveri ragazzi , con una
semplicità che incai1tava. Talvolta si
fermava a recitare il rosario con noi ,
ed era una grande edificazione il ve-
dere con che devozione modestia e
fervore pregava. Così qualche vo lta
è venuto a dire messa, e non ricordo
di aver vi to un prete a dire la messa
con tanta devozione e pietà come
Rosmini. Si vedeva che aveva un a
fede vivissima, da cui proveniva la
sua carità, la sua dolcezza, la sua
modestia e gravità esteri ore. Aven-
dolo conosciuto così da vicino e
concepito tanta stim a di Lui , come
pure era tanto stimato e venerato da
altri , quando poi l' ho sentito tanto
criticare, ho pensato che alcu ni lo fa-
cessero in buona fede e con zelo, sti-
mando pericolose le sue dottrine, ma
mi è venuto anche il sospetto che
altri lo facessero un po ' per invidia.
Ma lasciamone il gi udizio a Dio, che
a uo tempo saprà far trionfai·e la ve-
rità e la giustizia. Quello che posso
assicurare si è che a me non fece che
del bene, e materiale con le sue ele-
mosine, e morale con la edificazione
che diede a me e ai miei giovani ».
Umberto De Vanna

2.3 Page 13

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PRIMA PAGINA
Silvano Stracca
A ncora una volta la sor-
presa , lo stupore , l'in-
credulità dei media, degli
indifferenti , dei « laici » che
stentano a capire e a rac-
contare quello che vedono .
E ancora una volta la fragi-
lità e il carisma di un papa
anziano , sofferente, costret-
to ad appoggiarsi al bastone
per correre per il mondo .
Eppure capace , al solo con-
tatto con i giovani , quasi di
liberarsi della vecchiezza,
della malattia, della fatica
fisica.
I
D Un successo impreve-
dibile l'evento di Parigi
nella Francia che duecento
anni fa festeggiava la dea
ragione . Un popolo accorso
I Parigi. Un milione di giovani, giunti da 160 paesi.
A Roma per il Giubileo
potrebbero essere anche di più.
x11rnE JOURNEE MONDIAlE
DE lA JEUNE55E
PARIS t997
da 160 nazioni alla chiamata
del vecchio pellegrino di
Cristo , che sa parlare ai gio-
vani . Anche se indica loro
strade impervie di santità « in
un mondo in cui il male sem-
DOPO PARIGI
ccCHI VIVRA' ,
questi bisogni sono oggi la
sfida ».
Il vecchio papa non ha
barato con i giovani. È stato
bra trionfare ». Invitandoli a
essere « profeti di un mondo
nuovo ». A non accettare la
VEDRÀ>>
il primo ad avvertire il rischio
che possano chiudere i pro-
pri occhi e presto dimentica-
miseria e le ingiustizie come
re. Ad ammonire che la loro
«una fatalità ». Ad avere co-
raggio e immaginazione per
costruire un futuro più giusto.
Giovanni Paolo Il ha riconfermato a Parigi
il suo carisma nei confronti dei giovani.
vita non sarà solo una festa,
ma dovranno fare « l'es pe-
rienza della sofferenza » che
Ai quali ha dato appuntamento
può comportare «scelte mo-
Le immagini e i gesti
della Xli Giornata mondia-
le della gioventù sono or-
a Roma per il 2000.
«Chi vivrà, vedrà» , ha detto loro.
ra Ii opposte ai comporta-
menti del mondo e, perciò ,
talora eroiche ». « Il vostro
mai consegnate alla storia.
cammino non si ferma qui »,
L'impressionante catena umana di ogni razza e colore ha ricordato al momento dell 'addio, che si è trasformato
che ha stregato « la città dei lumi ». L'immenso ovale di in un impeg nativo mandato. « Il tempo non si ferma oggi .
Longchamp trasformato in una cattedrale a cjelo aperto Andate per le vie del mondo, su lle strade dell 'umanità.
da milioni di ragazzi e ragazze . E, soprattutto, l'inatteso, Continuate a contemplare la gloria di Dio, l'amore di Dio,
leale, coraggioso « mea culpa » di Giovanni Paolo Il per la e sarete illuminati per costruire la civiltà dell 'amore ».
«notte di San Bartolomeo », la strage deg li Ugonotti pro-
testanti perpetrata dai cattolici un 24 agosto lontano nei Il cammino dei giovani del mondo con il papa con-
secoli. Una data, un atto che non possono cancellarsi e tinua . Il prossimo appuntamento è già alle porte . Il 19
che il papa evoca proprio dinanzi ai giovani, perché rico- ottobre, domenica delle mi ssioni , in san Pietro, per la pro-
noscere « i cedimenti » del passato «ci aiuta a rafforzare clamazione a « dottore della Chiesa » di una santa cara ai
la fede » contro tentazioni e difficoltà del presente.
giovani, Teresa del Bambin Gesù , simbolo di un amore ra-
dicale, tenero e forte. Ma l'arrivederci di Giovanni Paolo Il
O Parigi è stata una testa come lo furono , a suo tempo , è a Roma , durante l'estate del Duemila. Sulla tomba di
Denver, Manila, Czestochowa, Santiago di Compostella, Pietro iniziò l'itinerario del papa con i giovani del mondo
Buenos Aires , Roma. Ma «dopo la festa »?, si chiedeva- intero, la domenica delle Palme 1984 in occasione del-
no già all 'indomani taluni commentatori. Adombrando un l'Anno Santo della Redenzione. E dalla città eterna ri-
inquietante paragone tra il raduno sulla riva della Senna e prenderà nel cuore del Grande Giubileo, che marcherà il
l'ultima Love-parade di Berlino. Qualcosa che tanti scor- tran sito dell 'umanità dal secondo al terzo millennio.
deranno e che non scaverà nelle coscienze e nelle menti Sarà un incont ro « straordinario ", ha già promesso il
dei giovani una volta tornati nei loro paesi. Anche se vecchio papa che lotta con l'età e con il male. «Vivremo
resteranno naturalmente tracce nei cuori dell'appello del insieme un 'esperienza di comunione spirituale che se-
papa a « disarmare i violenti », a curvarsi amorevolmente gnerà certamente la nostra vita. Chi vivrà vedrà ». Lui
sui «feriti della vita », ad «aprire meglio gli occhi dell'ani- spera di esserci.
ma ai bisogni così numerosi degli uomini d'oggi , perché
BS OTTOBRE 1997

2.4 Page 14

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Madre Teresa e salesiani. Un rapporto di buona collaborazione
MADRE TERESA
di Luca Sorrentino
GEMMA DELL'INDIA
Il mondo ha già proclamato santa
la piccola suora albanese che ha scelto
di vivere in India. L'hanno battezzata
«Mahatma» (Grande anima)
come Gandhi, «Bharat Ratna»
(Gemma dell'India, la più alta
onorificenza indiana).
Ha ricevuto il Premio N ehru,
il Balzan, il Nobel per la pace.
M adre Teresa , il pensiero della morte non
//
la rende 1riste? » , aveva chi esto una no-
''
stra giorn ali sta all a suora qu alche tempo
fa, in un ' intervista esc lu siva ril asc iata a Roma. « Non
c'è bisogno d i essere tri sti », aveva sorriso la suora,
« c bisogno d i essere santi. Gesù ha condiviso la no-
stra vita, la nostra soli tudine, la nostra agoni a, la nostra
morte. Ges ù ci a iuta e ci conso la. Con la morte ritornia-
mo a Di o ».
Ora che il S ignore l' ha raggiunta per sempre, la gente
de l mondo med ita sul coragg io di questa suora appa-
rentemente indi fesa e frag il e, che ha dedicato la sua
vita ag li ul timi.
MADRE TERESA era entrata tra le « Suore di Lore-
to » a Ca lcutta , ma la visione dell a mi seria e lo squ all ore
delle strade l' avevano sconvo lta e mandata in crisi. Lo
di sse al suo vescovo, il gesuita belga monsignor Per-
rier, che le consig li ò di fa re gli esercizi spirituali presso
il santu ario dell a Madonn a di Bande!, affidato ai sale-
siani. Q ui si confro ntò ed espose i suo i dubb i a don
Fiore Di Benedetto e decise di cambi are vita, di lasc iare
le ragazze-bene dell a sua scuo la per scegli ere gli am-
malati , g li esc lusi, gl' intoccabili .
ALL'INIZIO DELLA SUA « SECONDA VITA » ri-
sa le dunq ue il legame di Madre Teresa con i sales iani.
Altri incontri fecero seguito a q uel primo e altre co ll a-
borazioni .
In ogni ango lo del mondo, sono spesso i salesiani a
fa re da cappell ani all e suore. Sappi amo che Madre Te-
resa ha fo ndato un a congregazione di sacerdoti , impe-
gnati come le « M ission arie della Carità » per i più po-
veri. Sono g ià quasi 450, ma essi, per espresso des ide-
ri o di Madre Teresa, non si occupano delle suore.
OTTOBRE 1997 8 S
- La carezza di Dio al piccolo ammalato.
Curiosa è la stori a di don Rosari o Stroscio, primo
cappell ano delle « Miss ionarie della Cari tà » a Ca lcutta.
Don Stroscio era stato espulso dall'Indi a, così com'era
avvenuto per tanti altri preti non indiani. Ma il salesia-
no pensò astutamente di ri volgersi a Madre Teresa per-
ché ottenesse per lui la revoca del provvedimento. E
grazie all a suora poté rimanere nel paese. Oggi per ri -
conoscenza fa l' anim atore, il predicatore, il cappell ano
a tempo pieno per le suore di Madre Teresa.
DON LUCIANO COLUSSI, per molti anni direttore
del Centro Catechi sti co « Nitika Don Bosco » a Ca lcut-
ta, ri cord a: « Madre Teresa voleva che le sue suore pri-
ma dell a profess ione frequentassero il corso di cateches i
nel nostro Centro . Più volte , anche molto recentemente ,
sono stato invitato dalla suora a tenere ritiri spirituali e
corsi di cateches i. La suora aveva un fraterno rapporto
con tutti no i. La presentavamo ai novi zi, la in vitavamo
ai nostri incontri . Padre Maschio e padre Alessi più
volte l' hanno aiutata nelle sue nuove fo ndazioni ».
A GUARDARE MADRE TER ESA neg li ultimi
tempi , co n il suo inconfo ndibile sari bi anco orl ato di
azzurro e la bella faccia piena di rughe, si pensava a
san Francesco. Una vita unifi cata dall a sce lta di Di o.
Ma si pensava anche a Don Bosco, all ' ul timo Don Bo-
sco, affati cato e anziano, logorato dall a povertà, popo-
lari ssim o in Europa e ne ll e Americhe , riconosc iuto
come «santo », prima della morte.
« Prega per me, io prego per te », aveva detto in in-
glese alla nostra giornali sta. Certamente la piccol a
suora non ha abbandonato l' Indi a, né il mondo .

2.5 Page 15

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in ogni angolo del mondo. Molti l'hanno accompagnata nelle sue scelte.
Madre Teresa con padre Maschio e padre Alessi in India
(al centro padre Alessi junior).
Il simpatico gesto di fraternità tra Madre Teresa
e Don Dino Colussi a Calcutta.

2.6 Page 16

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Viaggio nelle riviste per gli adolescenti, un mercato in crescita,
COSA LEGGONO
LE NOSTRE RAGAZZE
di Maria Antonia Chinello
Le riviste giovanili
nascono, crescono e
muoiono con estrema
facilità. Ma non cessa
l'attenzione delle editrici
per un prodotto che tiene
bene.
S ostare dinanzi alle edi cole può
rivel ars i un ' avventura estre-
m amente interessante. Si spa-
lancano gli occhi verso un orizzonte
colorato e diversificato, spesso sco-
nosciuto, ma stabilmente presente tra
la gente di ogni età.
I giov ani ss imi , soprattutto, sono
lettori abituali di carta stampata che
passa tra i libri di scuola e all ' inter-
no del gruppo. Secondo un ' indagine
del « Premio Grinzane », il 7 J,4% dei
g iov ani legge abitu almente il g ior-
nale, e quasi tre ragazzi su quattro
leggono i settim anali . La rivista , na-
turalme nte, ri sulta più facile da leg-
gere ed è preferita al libro , pe rché fa
un di scorso più accessibil e, lucci-
cante, coloratissimo.
L'ORIZZONTE DI CARTA
Non è sempli ce enumerare le te-
state giovani presenti oggi in edico-
la, proprio pe rché sulla base del
pubblico e sull e sue caratte ristiche
vengono confezionati prodotti e ro-
tocalchi a mi sura di _ragazzo, ragaz-
za, età, espe rie nza. E un s istema in
continua evolu zione che si regge
sulle richieste del mercato. Cioè,
Ciao, Mini , Più , Halfòl , Beau.tifu/
Ma gazin e, Mia, TV Stelle, Cleò,
Cioè Giri... Le testate richiamano
immediatamente un registro confi-
denziale, molto vicino al mondo de-
orroaRE 1997 ns
In gran parte il mercato delle riviste giovani si rivolge alle adolescenti.
g li ado lescenti , e ri specchiano im-
medi atamente il loro linguaggio.
La grande esp los ione de ll a stam-
pa per ado lescenti s i è av uta nell a
second a metà deg li anni ' 80. Infatti ,
tranne le veterane Cioè e Tuttomusi-
ca, nate l' un a ne l 1979 e l'altra nel
1977 e ancora oggi presenti sul mer-
cato , gli altri titoli sono apparsi n~-
gli anni 1984-1987 e 1992- 1994. E
ev ide nte anche un a concentraz ione
ed itori ale ne ll e mani di poc he case
editrici, fatto che rivela una concor-
re nza vivace e battagliera. L'intento
è que llo di arriv are a coprire un
me rcato in continua evo!uzione,
c reare bisogni sempre nuovi e mute-
voli . E di fatto la carta stampata è
un a grande costell azione. Ma l' uni -
co obiettivo è que llo di vendere ,
quindi di costruire una ri vista in
grado di competere sul mercato.
Buona parte delle riviste presenti
in edicola hanno come target spec i-
fico le giovani ssime. E questo si
spiega tenendo presente che i ragaz-
zi leggono molto me no delle ragaz-
ze. In oltre, g li interess i degli ado le-
scenti sono spesso soddi sfatti da
produzioni che si rivo lgono a un pub-
blico più vasto e non strettamente
giovanili , come le riviste sportive,
di motori e di mu sica.
ZONA MITO:
TRA DIVI ED EROI
« TV Stelle: 64 pagin e di segreti
sui tuoi bigi ». Così si presenta «TV
Stelle », una tra le ultime nate. Le
sue pagine, come quell e dell e altre
rivi ste, sono vivaci e rimandan o le
immagini dei divi. Ci sono tutti: da
quelli de l cinema a quelli de ll a tele-
visione, da l mondo della canzone
alle top model. A modo suo un mon-
do capace di affasc inare, fatto di
sorrisi e ammiccamenti, di pe rso-
naggi considerati grandi e irrag-
giung ibili. Le sole informazioni e
l'attu alità che traboccano dalle pa-

2.7 Page 17

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capace di rinnovarsi. Quali modelli di vita promuovono.
gine delle rivi ste sono tese a co no-
scere l' umore del divo di turno, lo
scandalo, l'ultima novità musicale.
Tutto diventa visibile e conosciuto.
Prestano la voce, alzano la cortina
del mistero e del sogno che circon-
da i divi dello spettacolo. Fornisco-
no un surplus di informazioni al-
i'immediatezza e alla velocità della
comunicazione televisiva.
Un altro filon e di « miti » che le ri-
viste veicolano per le giovanissime
è quello degli eroi ed eroine quoti-
diani , di «coloro che ce l' hanno
fatta ad avere successo! ». Le ex ra-
gazze di «Non è la RAI », per esem-
pio, o i ragazzi e le ragazze della
trasmissione «Amici ». I sogni qual-
che volta, diventano anche realtà.
L'importante è non scoraggiarsi e
sop rattutto essere baciate dalla for-
tuna. Questa invasione di miti ri-
sponde però in qualche modo all'e-
sigenza dell'adolescente di trovare
modelli a cui riferirsi e su cui co-
struire la propria immagine. Ed è
un a fase importante nella definizio-
ne della propria identità.
I personaggi però rappresentano
situazioni « lontane dalla realtà di
ogni giorno», portano a estraniarsi
dalla quotidianità per sognare e ac-
carezzare l'avverarsi di simili vi-
cende. I protagonisti , belliss imi e
inoss idabili, passano da una tournée
all'altra, riempiono di i set cine-
matografici e i palchi dei concerti,
dormono in albergo, si cibano di
birra e succhi di frutta, Sono questi
gli ideali che queste pagine sc inti I-
«Psicologia»,
incompresa e affascinante
TESTATE PER GIOVANI SECONDO ANNO DI PUBBLICAZIONE, PERIODICITÀ, CASA EDITRICE
Testata
Anno
Periodicità
Casa Editrice
Fonte: Catalogo dei Periodici Italiani, La Bibliografica Editrice Milano
lanti trasmettono. Chiaro che non
compare il vero volto degli adole-
scenti e il loro complesso mondo.
Manca la fatica di crescere. La noia,
la solitudine che sempre più spesso
attraversano la vita di tanti di loro.
IL TEST: 11DIMMI COME
E TI DIRÒ CHI SEl11
Buona parte dello spazio sulle ri-
viste è occupata dai test. Al plurale.
Perché se ne offrono più di uno. Nel
periodo dell'adolescenza il ragazzo
e la ragazza sono costantemente pro-
tesi a capire se stessi, i mutamenti
che stanno avvenendo in loro e sono
attratti da tutte quelle occasioni che
pennettono loro di misurarsi con sé
e con gli altri. Scorrendo veloce-
mente alcune pubblicazioni presenti
BS OTTOBRE 1997

2.8 Page 18

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«Test », la donna ideale.
« Rispondi presto », problemi giovanili.
sul mercato, è interessante femiars i
su alcuni titoli . «Cioè», a esempio, ha
Love test, Psico test e Mystery Test:
amore,futuro, segreti e un po' di tut-
to ; «TV Stelle » propone semp lice-
mente il Test, ma con due percorsi
differenziati per lui e per lei; «Beau-
tiful Magazine », infine, a seconda
dell ' argomento, cambia il titolo: co-
sì si ha Familytest, Cibotest, Rob-
bietest, lstintotest, oppure uno Spe-
ciale « Magazine Test » con tanti gio-
chi e giochini per conoscere la pro-
pria personalità e scoprire il futuro.
I percorsi della crescita sono affi-
dati a cifre e inteITogativi che, se
guardati in profondità, lasciano al-
quanto perplessi. Concentrandosi su l-
le soluzioni fomite , colpisce il lin-
guaggio e il tono altalenanti tra la
rassicurazione dolciastra e il pater-
nalismo ironico. Si ha la sensazione
di non essere poi male, di sapersela
cavare, in fondo in fondo , in ogni
caso. Qualunque sia il risultato. Da
un dettaglio del comportamento si
aITiva a giudicare e a comprendere
tutta la persona. Le adolescenti ven-
gono esonerate dalla fati ca di pene-
trare dentro di sé, in quanto scoprire
se stessi e gli altri non è frutto di ri-
cerca, dialogo, rifl essione, ma deci-
frazione di particolari e misurazione
di punteggi. Tutto qui.
LA CORRISPONDENZA:
UN SEGRETO
DA CONFIDARE
La corrispondenza può essere
considerato lo spazio del confronto
tra il giornale e le sue lettrici . L' alo-
ne che si crea attorno a queste pagi-
ne è di una intimità calda e compli-
ce: la rivista è l'amica che invita a
scrivere con lei storie di ragazze e
OTTOBRE 1997 8S
ragazzi , di settimana in settimana.
Alcune lettere vengono tagliate (e
non solo per evidenti ragioni di spa-
zio) per mettere in risalto maggior-
mente certi problemi dei giovanissi -
mi. Colpisce il fatto che vi sono al-
cuni temi ricoITenti attorno cui ven-
gono se lezionate le domande e for-
nite le risposte. Le ragazze che scri-
vono in redazione sembrano vivere
a senso unico alcune difficoltà rife-
rite al rapporto con i coetanei, all' a-
mica gelosa, al ritorno di fiamma del-
l'ex, alla «prima volta», ai genitori
troppo possessivi, all a timidezza,
alla bellezza, ali ' accettazione di sé e
ai progetti per il futuro , a come vi-
vere la relazione con il ragazzo e a
come far fronte alla fi ne di un rap-
porto d'amore.
Non ci sono interrogativi riguardo
la dimensione sociale e religiosa del-
la persona. La soc ietà, quella dalle
tinte scure che si legge sulla crona-
ca nera dei quotidiani o che rimbal-
za dalle immagini del TG, sulle rivi-
ste proprio non ci sta.
« Aiutatemi vi prego, ho un gran
bisogno di veri consigli »; « Ho biso-
gno di ai uto, vogli o uscire da questo
circolo vizioso »; « Vi prego, consi-
gliatemi voi esperti »; «Nessuno mi
capisce, spero che almeno voi pos-
siate darmi un cons iglio! ». Le ra-
gazze si lamentano che i genitori
non le comprendono, non le ascolta-
no, le redazioni si fanno carico di
questo stato d'animo e amplificano
lo spazio per darne risonanza. Nelle
risposte si tende a tranquillizzare:
sono pochi i punti interrogativ i e i
rimandi a scelte di responsabi lità.
Se c un invito al dialogo con gli
adulti non è mai per comprendersi e
accettarsi, crescere e imparare gli
uni dagli altri, ma per barattare le
parti di un contratto.
....-....~.,.
E ALLORA, CHE FARE?
Dall ' altra sponda delle riviste
stanno gli educatori, genitori e in se-
gnanti. Sanno bene che la società dei
consumi, attraverso questi strumen-
ti, fa una proposta di vita: l'uomo, e
i giovani in particolare, vanno solle-
citati a comprare e perciò bisogna
far nascere sempre nuovi bisogni.
I percorsi ed ucativ i devono tener
conto del reale ambiente in cui vi -
vono i ragazzi e le ragazze d ' oggi.
Una realtà non più solo audiovis iva,
ma virtuale, condiziona e muta le
tradizionali percezioni di spazio e di
tempo. Per non disancorare l'educa-
zione dalla vita, è necessario educa-
re « con » la vita. E la vita dei giova-
ni ssimi oggi è fatta di immagini,
suoni , colori. Si tratta di assumere
l'aspetto problematico dei contenuti
delle riviste e, insieme ai ragazz i e
all e ragazze, criticare, smontare il
messaggio, fornire senso alla vita e al-
l'esistenza.
Se le perplessità di fronte a queste
riviste sono tante, esiste un segnale
che interpella gli educatori: la gros-
sa audience giovan ile dei rotocalchi
e dei media in genere. Di fronte a
questo fenomeno appare evidente
che il segreto sta nella modalità co-
municativa. La prevalenza delle im-
magini sulle pagine, infatti, e il lin-
guaggio evocativo scavalcano il cer-
vello per conquistare 1'emotività e i
sentimenti .
La risposta finale non sta nel ri-
durre i contenuti cultu rali e la vita a
faci li formu le per il successo, ma
nel dare fascino all a propria propo-
sta, perché si traduca in un messag-
gio avvincente, libero dalla ripetiti-
vità e dalla rigidità delle strutture.
Maria Antonia Chinello

2.9 Page 19

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OSSERVATORIO
La redazione
« e i sono preti che i
soldi li maneggia-
sere la nostra povertà per
essere credibile all 'ester-
no per vocazione, o quasi.
no . Da una parte - infatti
Sono gli economi degli
- non ci devono mancare
istituti religiosi », scrive Ro-
tutti gli strumenti moderni ,
berto Beretta su Avvenire .
un po ' perché la legge ce
Sono coloro che si occu-
lo impone e un po ' per
pano delle comunità negli
essere efficienti nel nostro
aspetti pratici, dagli acqui-
servizio . Dall 'altra le co-
sti agli adempimenti fisca-
munità esercitano un con-
li , dalla gestione del per-
tinuo esame critico sul lo-
sonale agli investimenti
ro stile di vita, come un
finanziari. Da qualche an-
persistente pungolo che ci
no gli economi generali
impedisce di allinearci agli
delle congregazioni ma-
ideali borghesi ».
schili e femminili hanno co-
stituito una sorta di «club ».
Si radunano due o tre vol-
te l'anno a Roma , divisi
per gruppi linguistici , per
aiutarsi in questo difficile
«mestiere », ma soprattut-
to per stimolarsi a non
perdere l'anima in un'atti -
vità arida e per di più ber-
sagliata dalle critiche del-
l'ala «pauperista » della
Chiesa. Roberto Beretta
ha intervistato su questi
temi don Gianni Mazzali ,
eletto da poco più di un
anno « economo genera-
le » dei salesiani .
Allora, don Mazza/i: si può
essere preti e manager?
Don Gianni Mazzali. In atteggiamento giovanile,
dopo una partita di basket.
I CONTI
IN TASCA
Al PRETI
L'uso del denaro nella Chiesa.
Di questo ha scritto Roberto Beretta
su «Avvenire». Tra gli articoli,
Qualcuno vi propone di
mettere almeno i soldi in
una «banca etica ». Cosa
rispondete?
«Questo è un terreno che
gli economi generali anco-
ra non conoscono bene; a
differenza del "commercio
equo e solidale", del quale
anzi siamo promotori , le
proposte degli sportelli "eti-
ci " non ci sono ancora
chiare e anche per questo
dedicheremo a tale tema il
nostro prossimo incontro .
Non solo : come gruppo
abbiamo determinato di
chiedere alle banche di
cui siamo clienti un impe-
gno per investimenti "puli -
« Ho posto la domanda ai
colleghi e ho riscontrato
l'intervista a don Gianni Mazzali.
ti", disposti anche a cede-
re una parte degli interes-
che qualcuno avverte effettivamente il conflitto. So- si a fini benefici ».
prattutto si sente il disagio di essere assorbiti negli
aspetti gestionali dei capitali , con tutti i connessi di
apparente "ricchezza". Ci rassicurano però le finalità
dei nostri beni , che devono essere sempre in ordine
alla missione e al carisma, la certezza di non essere
proprietari del capitale ma solo al servizio del proprio
Istituto religioso e - infine - la realtà di fatto che nei
nostri conti in banca c'è sempre un forte movimento
di entrate e uscite. Vuol dire che le somme, che pure
possono sembrare cospicue , vengono continuamente
Vi sentite un po' sotto tiro de/l'opinione pubblica, ma-
gari anche nella Chiesa stessa?
«Non ne ho la sensazione. Oggi l'economo non è un
ruolo ambìto : richiede grandi responsabilità, non è di-
rettamente pastorale e la materia è talmente vasta
che va spesso affidata a esperti e consulenti. Poi ci
si mettono anche i luoghi comuni sui "soldi dei preti",
amplificati da una propaganda interessata: ma basta
conoscere un po ' la realtà per ricredersi ».
reimpiegate e non servono a fare speculazione ».
Qualcuno però somma la crisi di vocazioni al
Ma_il_buon economo è quello che capitalizza meglio?
« D1c1amo che occorre mantenere un sano equilibrio
tra spese di gestione e capitali impiegati per la
missione. Di solito, infatti, non si valuta che parecchi
istituti compiono investimenti coraggiosi per fini di
evangelizzazione e di carità, talvolta esponendosi a
un forte indebitamento. In questo senso economia e
salvezza non sono fattori contrapposti , anzi ».
crescente peso delle vostre strutture e vi chiede di
«restituire » le case vuote al «popolo di Dio ».. .
« Beh , anzitutto rivendichiamo fortemente la nostra
appartenenza a questo "popolo di Dio". Il quale, anzi ,
ci affida tuttora le sue proprietà perché riconosce in
noi la capacità di gestirle per il bene. E poi gli slogan
non rispecchiano mai la realtà: nella Chiesa primitiva
si metteva tutto in comune , è vero, ma c'erano an-
che degli squilibri , come nel caso di Anania e Saf-
Ma in cosa consiste, allora, la vostra povertà? Non fira che trattenevano parte dei beni per sé... No, per
c'è bisogno di maggiore radicalismo?
favore, guardiamoci dalle semplificazioni ».
«Restiamo perplessi nell'indicare come dovrebbe es-
/JS OTTOBRE 1997

2.10 Page 20

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A RIO CON LE FAMIGLIE
EI "MENINOS DERUA»
LE CIFRE DI UN FENOMENO
MONDIALE
di Maurizio Di Schino
di Nicoletta Della Torre
Un 'immagine forte, di contraddizioni:
Il problema dei ragazzi di strada è mondiale,
da una parte la festa e dall'altra la miseria,
anche se assume tratti più drammatici
entrambe come sfondo al secondo incontro
nelle zone del Sud. Nei paesi industrializzati
mondiale di Giovanni Paolo II
sono vittime dell'esclusione; in quelli
con le famiglie, a Rio de Janeiro, in Brasile,
del sottosviluppo vivono all'insegna
per il 4 e 5 ottobre.
della povertà, della violenza e della paura.
L o scenario del 4 ottobre pomeriggio sarà quel-
lo dello stadio Maracanà di Rio de Janeiro, il
S econdo l' Unicef si contano nel mondo circa 80
milioni di ragazzi di strada: 10 milioni in Africa
« tempio del calcio» con oltre 200mila posti a
e Medio Oriente; 20 milioni in Asia; 50 milioni
sedere. Una spettacolare coreografia animata da ol-
in America Latina. A questi vanno aggiunti i 10 mi-
tre 2.500 giovani vestiti di colori diversi a mosaico.
lioni di ragazzi in stato di abbandono morale e/o ma-
E ci saranno anche i « meninos de rua » che attraver-
teriale nei paesi industrializzati. Le cifre sono sicura-
seranno il campo per sedersi intorno a quell ' uomo
mente sottostimate e controverse. Nella realtà dei fatti
vestito di bianco e presentare al mondo intero il qua-
circa 100 milioni di ragazzi e ragazze vivono una
dro del dolore umano e la solidarietà della Chiesa.
vita senza prospettive e, cosa ancor più grave, senza
speranza. Nel solo Brasile i dati
TRE ANNI FA IL PRIMO AP-
denunciati contano: 500.000 pro-
PUNTAMENTO A ROMA, in
stitute sotto i 17 anni; 7.500.000
piazza San Pietro, in occasione del-
bambini e ragazzi che vivono
1'Anno internazionale della famiglia.
esclusivamente della strada; 5.644
Adesso in Brasile, dove « il dramma
bambini e adolescenti torturati e
dei bambini abbandonati in strada »,
assassinati tra il 1988 e il 1991.
dice il cardinal Alfonso Lopez Trujil-
lo, presidente del Pontificio Consi-
TIPOLOGIA DEI «RAGAZZI
glio per la famiglia, «è una conse-
DI STRADA». Nelle grandi città
guenza dello sfascio della famiglia, a
brasiliane, la situazione dei bambini
causa della povertà e del disordine
e degli adolescenti di strada si può
morale ». L'evento di Rio de Janeiro
rappresentare graficamente come
sarà preceduto, dall'l al 3 ottobre, da
una piramide, divisa orizzontal-
un Congresso internazionale teologi-
mente in tre settori: I) Ragazzi
co pastorale sul tema: «La famiglia:
nella strada: sono ragazzi che vivo-
dono e impegno, speranza dell 'uma-
no nella strada, nel senso che cerca-
nità ». 2.500 persone, in particolare
no di lavorare per aiutare economi-
coppie di coniugi impegnate nella
camente la famiglia, con la quale
pastorale familiare, si ritroveranno
mantengono un ce1to legame. Molti
per tre giorni nel «Centro di conven-
di loro vanno a scuola. Rappresen-
zioni » a Rio, dove nel 1992 si tenne
tano circa i due terzi del numero to-
la Conferenza mondiale delle Nazio-
tale dei ragazzi di strada. 2) Ragazzi
ni Unite sull'ambiente e lo sviluppo.
sulla strada: sono i ragazzi che vi-
Il 4 e il 5 ottobre con Giovanni Paolo
vono sulla strada giorno e notte. Per
II sarà poi un momento di festa con
essi la strada diventa casa e fami-
testimonianze ed esperienze di vita
glia. Raramente incontrano la fa-
cristiana raccontate da famiglie. Do-
miglia d'appartenenza, che esiste;
menica mattina, invece, l'appunta- Il manifesto dell'incontro di Rio. e quasi mai frequentano la scuola.
mento sarà sulla spianata dell 'Ate1To
3) Ragazzi di strada: è il gruppo
do Flamengo per la messa. Le previsioni parlano di
meno numeroso, è rappresentato da ragazzi che non
un milione di persone. Un bel colpo d'occhio. Gli
hanno nessun tipo di rapporto con la eventuale fami-
occhi del mondo , però, saranno tutti puntati su quei
glia d' origine. Sono completamente abbandonati a
meninos che siederanno attorno a Giovanni Paolo II.
se stessi: materialmente e psicologicamente soli.
OTTOBRE 1997 BS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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I
DOSSIER MISSIONARIO
a cura di Ferdinando Colombo
MENINOS DE RUA
In Brasile ogni presenza salesiana è caratterizzata da particolare attenzione
per la prevenzione da situazioni che possono generare emarginazione,
abbandono della scuola, vita nella strada. E proprio una foresta
che cresce silenziosa, visto che nelle cinque ispettorie del Brasile
lavorano 868 salesiani e 1227 Figlie di Maria Ausiliatrice,
con un totale di 287 opere e con la collaborazione
di migliaia di cooperatori ed exallievi.
BS OTTOBRE 1997

3.2 Page 22

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Oggi in Brasile il numero dei ragazzi di strada spaventa la società
che interviene con metodi repressivi. Chi si ispira a Don Bosco
continua ad accostarli con fiducia e fantasia.
UNA SFIDA EDUCATIVA
L a favela di Jacarezinho, nel
cuore di Rio, come tutte le
altre favelas, è abbarbicata a
una delle tante colline più o meno
scoscese, dove i poveri hanno potu-
to rubare lembi di terra lasciati liberi
dai costruttori che hanno invece riem-
pito i luoghi pianeggianti di gratta-
cieli , di negozi, di serv izi. Il contra-
sto è evidente. Qui le abitazioni si
accavallano le une alle altre, si so-
stengono a vicenda come del resto
fanno i suoi 200mil a abitanti.
di Ferdinando Colombo
I A sinistra, Alessandro,
un ragazzino che aveva
trovato rifugio in un cimitero.
Quando in gruppo, accompagnati
da un salesiano, cominciamo a sali -
re i viottoli, un aquilone si alza nel-
la brezza marina e un crepitio di mor-
taretti annuncia a tutta la comu ni
che sono entrati degli estranei: ave-
vamo ingenuamente pensato che fos-
se un segno di festa. Lo stesso cre-
pitio segnalerà poi la nostra uscita.
Padre Nelson , 84 anni, ci accoglie
nel cuore delle favela , dove la chie-
sa, la scuola, l'oratorio sono una fa-
vela nella fave la: in ogni angolo è
stata ricavata una classe, anche su ll a
cantoria si fa scuola e così dalle ele-
mentari alle scuole dell 'obbl igo mil-
le ragazzi e ragazze possono prepa-
rarsi a un futuro meno disumano. In
un a sala più grande, che è pomposa-
mente chiamata palestra, si succe-
dono dalle 7 del mattino alla mezza-
notte attività ginniche, sportive e di
danza per migliaia di giovani. Padre
Nelson ci mostra con orgoglio i
volti dei suoi ragazzi e ragazze:
«Fatelo sapere a tutti che qui ci
sono i più belli e più studiosi dei
brasiliani ». Purtroppo il numero dei
ragazzi che finisco no sulla strada è
in crescita a causa di situazioni so-
ciali a cui non si sa o non si vuole
porre rimedio. La fuga dalla campa-
gna e la corsa verso la città, provo-
cata dalla povertà e dalla necessità
di accedere a servizi primari come
scuola, ospedale, farmacia, cibo, la-
voro, fi nisce con l' incentivare lo
sfasc io della famiglia. Si ca lcola
che ogni anno nella sola San Paolo
affluiscano circa 300mila persone
nuove alla ricerca di lavoro e siste-
mazione, ma questo fenomeno è co-
mune a tutte le città brasiliane.
Belém. Panoramica sulla città,
vista dall'estrema periferia.

3.3 Page 23

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Manaus. Padre Marcello Bertolusso nella casa-famiglia di Angela, Norberto e
gli altri. A destra, visita a una famiglia, alla quale provvederà una nuova casa.
A Manaus, nel cuore deU ' Amaz-
zonia, famiglie con sei-sette figli,
dopo aver venduto la poca terra che
avevano nei villaggi, si presentano
in città pieni di speranza, ma non
trovano casa e finiscono nelle fave-
las, dove si costruiscono un riparo
con cartone e plastica in queste che
sono le zone più povere, malsane,
senza serv izi, abitate da disperati
come loro. Ben presto il capofami-
glia si rende conto che non c'è lavo-
ro e parte per altre città in cerca di
fortuna. Resta la mamma con i bam-
bini e con la fame. I figli più grandi
girano al centro della città alla ricer-
ca di lavori occasionali, e i piccoli
si abituano a vivere nella strada. E
quando capita che la mamma venga
meno, tutti questi bimbi sono desti-
nati alla strada o alle prigioni.
AMANAUS1
PIÙ DI MILLE RAGAZZI
Padre Marcello Bertolusso, qual-
che anno fa ha proposto a una prima
famiglia di Manaus, Angela e Nor-
berto con tre loro figli, di adottare
due ragazzi1ù abbandonati, poi ha
affidato loro una piccola prostituta
e ... ora ne hanno nove in adozione.
A questa prima famiglia si sono
unite altre tre e ora in totale hanno
sette figli loro e 32 adottivi. Padre
MarceIlo con l' aiuto delle offerte
per «adozione a distanza » che giun-
gono dall'Italia, ha fornito loro una
casa e tutto il necessario per vivere.
Li segue un'assistente soc iale che
cerca di risolvere i mille problemi
di questa piccola comunità umana.
Nelle ore in cui i genitori vanno a
lavorare, i bambini più piccoli sono
affidati a volontarie e i più grandi-
celli frequentano la scuola e gli am-
bienti ricreativi del Pro-Menar dove
padre Marcello raccoglie piì:t di mil-
le ragazzi e ragazze tra i più poveri
di Manaus.
RAGAZZI
DAI MOLTI MESTIERI
Careca mi viene incontro alla Ro-
doviaria di Belém con un vistoso
berretto su cui campeggia la scritta
« guida turistica ». Dopo aver fatt~
amicizia mi racconta la sua storia. E
nato a Brasilia, in uno dei poverissi-
mi accampamenti degli operai che
hanno costruito questa città. Non ha
mai conosciuto suo padre; la madre
~ morta quando aveva cinque anni.
E vissuto di piccoli espedienti fino a
quando a otto anni, rannicchiato sot-
to un rimorchio di camion, sul se-
miasse, è arrivato nella città di Sal-
vador Bahia (2100 km). Dopo quella
esperienza di viaggio clandestino,
tanti altri viaggi, da un camion al-
1' altro: è nata così l'amicizia con gli
autisti che lo prendevano con per
la sua esatta conoscenza della rete
stradale. A Belém ha la fortuna di
essere preso in una retata della poli-
zia e affidato alle assistenti sociali
che lo alfabeti zzano e valorizzano la
IDon Bruno Sechi lavora in Brasile
da 25 anni. Ha fondato
la « Repubblica del piccolo
venditore », e il «Movimento
nazionale di meninos e meninas
de rua », che ora ha sede a Brasilia.
I Belém. Riformatorio minorile.
Di fianco, padre Britto, incaricato
del volontariato. Tra i detenuti
ci sono anche bambini.
Volontariato
Internazionale
per lo Sviluppo
Il VIS è l'organismo non governati-
vo dei salesiani italiani per la coo-
perazione e lo sviluppo dei paesi
poveri. È riconosciuto dal ministero
affari esteri italiano e da altri enti
internazionali. Ha progetti in 21
paesi dell 'Africa, Asia e America
Latina. Privilegia i progetti per i ra-
gazzi di strada, per la formazione
professionale, per le minoranze et-
niche e per la promozione della
donna. La sua forza sono i volonta-
ri che , per almeno due anni , lavo-
rano a fianco dei salesiani nei
paesi poveri. Le offerte al VIS (ccp
88182001) sono deducibili dalle
tasse.
I progetti del VIS in Brasile sono
orientati alla formazione profes-
sionale per ragazzi delle favelas a
Matriz de Camaragibe nello Stato
di Alagoas , Recife nel Pernambu-
co , Belém nel Para ; per le mino-
ranze etniche: pozzi per gli Yano-
mani , un ospedale galleggiante per
raggiungere i villaggi sui fiumi del-
1'Amazzonia; vi sono inoltre picco-
le realizzazioni a Humaità, San
Gabriel , Porto Alegre , Alto Ara-
guaia e altrove.
0
VIS - Volontariato Internazionale
per lo Sviluppo
via Appia Antica, 126 - 00179 Roma
Tel. 06/513 .02.53
Fax 06/513 .02 .76
E-mai l: vis@volint.it
WEB : http://www .volint.it
BS OTTOBRE 1997

3.4 Page 24

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sua naturale socievolezza inviando-
lo a fare da guida ai turisti.
Altre volte la storia finisce male.
Il ragazzo di strada si addormenta
su lle panchine del parco di Belém e
sparisce per alcuni giorni. Tre, quat-
tro giorni dopo , si risveglia in qual-
che altro posto della città con una
vistosa cicatrice sulla pancia ricuci-
ta di fresco. Don Bruno Sechi che li
segue ha constatato l'asportazione
di un rene a molti ragazzi. Altri non
sono più stati trovati e il Ministero
della sanità brasiliana ha comunica-
to che le indagini rivelano un traffi-
co di organi umani (fegato, cuore,
cornee, midollo, reni) che vengono
esportati clandestinamente verso i
«civilissimi paesi ricchi ».
AVVIAMENTO
AL LAVORO
Ci sono ormai situazioni sociali
incancrenite alle quali bisogna ri-
spondere sistematicamente con strut-
ture idonee. Ogni ispettoria salesia-
na del Brasile ha messo in atto stra-
tegie globali per prevenire, quando
è possibile, o per offrire una possi-
bilità di reinserimento sociale.
A Belo Horizonte, in periferia, c'è
una «casa aperta » 24 ore su 24,
dove ragazzi o ragazze di strada
sanno di trovare la possibilità di
fare una doccia, lavare gli indumen-
ti, giocare, donnire, vedere la TV,
curarsi e persino fare una nuotata in
piscina. Infine possono trovare un
salesiano con cui parlare: a turni di
TRA SUCCESSI E RITORNI SULLA STRADA
di Maurizio Di Schino
" Sicuramente i salesiani hanno contribuito non poco al pro-
gresso sociale del Brasile », dice Helvécio Baruffi , regionale
per I' " America latina-cono Sud », ex ispettore di
Porto Alegre. E quando don Baruffi parla di " pro-
gresso sociale» del Brasile si riferisce soprattutto
alla battaglia portata avanti in piazza nel 1988 dai
suoi confratelli e i meninos de rua, con il salesiano
Raimundo Mesquita in testa, nel far approvare dal
Consiglio nazionale brasiliano lo cc Statuto a difesa
dei ragazzi e degli adolescenti ». Questo è solo uno
dei successi conseguiti dai figli di Don Bosco in terra
carioca. Però succede che cc scriviamo poco delle
cose che facciamo in Brasile », aggiunge don Baruffi .
Per esempio è un fatto che nei Consigli nazionali dei
diritti dei ragazzi e degli adolescenti , il 50 per cento
dei componenti che rappresenta la società civile è quasi
sempre coordinato da un salesiano che si preoccupa
anche della loro formazione e dell'organizzazione del la-
voro sociale sul territorio. Don Baruffi parla pure
dei rapporti che si sono creati tra i salesiani che
fanno formazione professionale e le fabbriche lo-
cc A 5 anni ho cominciato
cali: " Molti sono riusciti a ottenere delle forme di
a sniffare colla, a 7
contratto collettivo. Inoltre, le fabbriche non stipu-
lano contratti con i ragazzi , ma direttamente con i
centri ».
la mia prima rapina
a mano armata.
Sono stato pizzicato
dalla polizia 155 volte ».
A PROPOSITO DELL'EFFICACIA DELL'AZIONE
SUI RAGAZZI , don Baruffi è del parere che si riesce a ottenere qualche risultato
solo nei casi in cui c'è ancora un riferimento familiare : " Ci si è resi conto che i meni-
nos di questa categoria accettano la proposta di cambiare vita ». Quelli che invece
non hanno più nessuno alle spalle, e vivono di strada e sulla strada, in gran parte
sono irrecuperabili. cc Finché mangiano e vengono curati , frequentano il centro . Poi ,
quando c'è da esigere qualcosa da loro, tra cui il rispetto delle regole , ecco che spa-
riscono perché vogliono vivere liberi ». Dove vanno a finire questi ragazzi? " Diversi
cominciano a frequentare il centro di un'altra congregazione religiosa, e poi un altro e
un altro ancora fin quando non finiscono il giro e ricominciano da capo . C'è dunque il
rischio che quando si cerca di quantificare il numero dei ragazzi che ruotano intorno
alla propria struttura, si finisce per contare più volte gli stessi bambini ». Di qui la ne-
cessità di un lavoro integrato tra comunità religiose che lavorano per i bambini di
strada.
8 ore, uno di loro è sempre presente
come un fratello maggiore che li ac-
compagna e, dopo aver fatto cono-
scenza, di giorno in giorno costrui-
sce un dialogo educativo per aniva-
re a propoITe sbocchi di formazione
professionale o di lavoro. Quando il
giovane ha maturato la decisione di
provare a lavorare sotto padrone,
inizia l ' altro compito difficile: con-
vincere il padrone che può fidarsi di
questi giovani. Per questo l'ispetto-
re salesiano stesso si è fatto «datore
di lavoro » a tutti gli effetti legali e
chiede ai vari padroni di far lavora-
re e di pagare questi giovani, senza
altra responsabilità o rischio: ogni
anno sono migliaia questi inseri-
menti al lavoro e con una perseve-
ranza dell '80 per cento.
Ferdinando Colombo
Manaus. Cooperativa di ghiaccioli
gestita dai ragazzi della strada.
OTTOBRE 1997 BS
Manaus. « Pro Menor ».
Laboratorio di meccanica.

3.5 Page 25

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Il circolo vizioso dei ragazzi che vivono prevalentemente nella strada,
comincia dalla famiglia. Nella strada cercano libertà,
ma la realtà che li attende è crudele.
TUTTO HA INIZIO
DALLA FAMIGLIA
Q uando un ragazzo di una fa-
vela brasiliana fa riferimen-
to alla sua famiglia, intende
di sicuro qualcosa di diverso da
quello che intenderebbe un bambino
italiano. Generalmente parla di una
avo (una nonna), di una tia (una zia)
e di una mae (una mamma). Quello
che salta subito agli occhi è la man-
canza di figure maschili. Poi ci si
rende conto che quello che manca
non è solo il padre biologico, ma
anche la madre, perché sono innu-
merevoli i bambini che chiamano
mae colei che invece è solo la mam-
ma di crescita, ossia una donna che
si è presa cura di loro. Questo sce-
nario, che poi è il più comune tra la
gente povera del Brasile, è la di-
mensione della famiglia, forse anco-
ra in cerca di un 'identità, dopo l'e-
sodo che dalle campagne ha portato
milioni di persone verso i grandi
centri urbani. Il modello familiare
tipico della realtà rurale prevedeva
lafamiglia estesa che aveva funzio-
ni sociali, economiche, produttive,
ma anche obblighi di solidarietà e
protezione mutui. Questo modello,
trasportato nella realtà urbana non
ha resistito.
LOTTA
PER LA SOPRAVVIVENZA
Le coordinate attorno a cui ruota
la realtà problematica della famiglia
brasiliana sono la povertà e la di-
sgregazione ; in città il basso reddito
delle famiglie. Anche se con struttu-
ra nucleare (mamma, papà e figli)
sono costrette a organizzarsi come
unità produttive e per sopravvivere
necessitano dell'apporto della forza-
lavoro di tutti i suoi membri, com-
presi i bambini. Tutti lottano per la
I
di Nicoletta Della Torre
Ragazzi di Belém. Serenità e spensieratezza,
nonostante la povertà e i problemi familiari.
sopravvivenza cercando un lavoro,
più o meno degno , che permetta di
«sustentar a familia » e garantire al-
meno le necessità basiche. Non sem-
pre la famiglia resiste a questa )otta
per la sopravvivenza. E in questa si-
tuazione, l'uomo, che è colpito in
modo oarticolarmente forte nell'au-
tostimi (non sottovalutiamo l'a~pet-
to culturale del machismo), 1 per
sfuggire alla frustrazione di nori riu-
scire a provvedere alle necessità fa-
miliari può cadere nel vizio dell'al-
coolismo o addirittura decidere di
abbandonare la famiglia.
UNA BOCCA IN MENO
DA SFAMARE
Per i figli la mancanza del model-
lo di genitori moralmente sani crea
situazioni di violenza e di promi-
scuità: i bambini vivono in casa, e
considerano naturale una forma di
famiglia in cui predominano rela-
zioni coniugali intermittenti o una
rotazione nelle relazioni sessuali del-
la madre. Costretti fin da piccoli a
lavorare, i bambini entrano nella re-
te del lavoro informale che li sfrutta
e li sottopone a molti rischi, tra cui
vivere in strada, prostituzione, abusi
e violenze, atti illegali, traffico e con-
sumo di droga. Da una situazione
familiare come questa sono molti i
ragazzi che decidono di andar via
con motivazioni spesso differenti. Ri-
cordo Sheila diciassettenne. Viveva
per strada da 3 anni: «Ognuno cerca
di aiutare la famiglia come può. Io
ho scelto di andare via: così aveva-
no una bocca in meno da sfamare ».
Nel gruppo di strada si tenta di
appagare la sete di famiglia attra-
verso la solidarietà tra pari, ma la
violenza fa da padrone anche nella
strada. Paradossalmente i ragazzi
tendono a ricreare nella strada le
medesime dinamiche da cui sono
scappati.
o
BS OTTOBRE 1997

3.6 Page 26

▲back to top
-
oosS\\E~AR\\0
M\\SS\\O,,
Raimundo Mesquita, premio Unicef; il VIDES del «Barrio Eldorado»;
suor Adma e !'«Associazione San Martino» di Niteroi: per passare dalle parole ai fatti.
L1ESPERIENZA NASCE
DALLA STRADA
di Maurizio Di Schino
I 52 morti dell'agosto '93.
Un massacro compiuto dalla polizia a Vigario Gera!.
Polizia militare di Rio. A loro vengono attribuite
grandi responsabilità sulle violenze ai ragazzi di strada.
E' poco noto in Italia Raimundo
Mesquita. Le cronache hanno
parlato intensamente di lui
sette anni fa, quando l'Unicef gli ha
riconosciuto il premio « Criança e
paz» per il lavoro svolto a difesa
dei diritti dei minori. In Brasile, in-
vece, Mesquita è una celebrità ed è
soprattutto sinonimo di una conqu i-
sta della società civile raggiunta nel
1988: l'affermazione dei diritti dei
bambini tanto nella Costituzione
brasiliana quanto nell a legge che la
regolamenta e che ha preso iI nome
di «Statuto a difesa dei ragazzi e
degli adolescenti ». Tutto è comi n-
ciato nel 1973 a Belo Horizonte, in
una favela di 40mila persone deno-
minata «Cabana do pai Tomaz »
(Capanna dello zio Tam). Raimun-
do Mesquita, che oggi è un salesia-
no laico di 64 anni, si preoccupava
allora di « trovare ai ragazzi un po-
orroaRE 1997 ns
sto di lavoro prima che andassero
nelle strade». Obiettivo: permettere
ai ragazzi di guadagnarsi qualcosa
sia per mantenersi agli studi che per
contribuire all'andamento della fa-
miglia. Non gli bastavano più le pri-
me strutture da lui create: il Centro
salesiano do menar e la Casa Don
Bosco, entrambe sempre a Belo Ho-
ri zonte. «La povertà del Brasile è
soprattutto povertà di diritti e di co-
sc ienza dei propri diritti . Ogni cosa
è sottoposta ai capricci della politi-
ca. No i salesiani abbiamo dato il
nostro impegno quotidiano per re-
stituire all'infanzia la di gnità che le
è sempre stata negata, perciò abbia-
mo costruito scuole e centri di acco-
glienza per bambini ». Non solo, Rai-
mundo Mesquita ha addi1ittura mo-
bilitato 4.500 meninos de rua a ma-
nifestare per strada affinché il Con-
gresso Nazionale votasse una legge
per ri conoscere i diritti dell ' infan-
zia, in particolare quella vittima
della violenza de i militari . Non si
era mai visto in Brasile un esponen-
te della Chi esa all a guida di un pic-
colo eserc ito di ragazzi , i tanto te-
muti meninos de rua , in un a spec ie
di rivolta popolare non violenta per
rivendicare in piazza il ri spetto dei
loro diritti. Lo ha fatto a Belo Hori-
zonte, come a Ri o de Janeiso, a
Goiani a, a Brasilia e il suo coraggio
è stato premiato, perché il 13 luglio
del 1990 è stata approvata la legge
8069, conosciuta come lo « Statuto a
difesa dei ragazzi e degli adolescen-
ti ». Una legge la cui applicaz ione
ha consentito due ann i più tardi la
creazione del primo Consiglio na-
zionale dei diritti dei ragazzi e degli
adolescenti e in seguito d,ei Consigli
regionali e municipali. E andato e
continua ad andare in giro per il

3.7 Page 27

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I Raimundo Mesquita. Ha mobilitato
4.500 ragazzi della strada per
manifestare davanti al parlamento.
mondo a tenere conferenze perché
«ogni paese, soprattutto quelli euro-
pei, tenga gli occhi aperti sulla que-
stione dei diritti violati dei minori
brasiliani ». Il primo risultato, im-
mediato, è stata la diminuzione del
numero di minorenni uccisi dagli
squadroni della morte. Ha ottenuto
anche che i crimini commessi dai
minorenni vengano giudicati da un
tribunale speciale; inoltre, che non
passi più di un mese dalla denuncia
al processo. «Purtroppo », commen-
ta Raimundo Mesquita, « quello del
Consiglio è un lavoro meno visibile
e più complicato, tanto che a volte
sarei tentato di tornare direttamente
sulla strada per aiutare material-
mente i bambini ».
AL «BARRIO ELDORADO»
DICONTAGEM
Racconta Simonetta della sua
esperienza tra le meninas de rua di
Contagem, in Brasile: «Erano circa
le nove di sera, già buio, quando
hanno bussato alla porta di casa.
Abbiamo aperto. Sulla soglia c'era-
no Jeane e Giselle, due bambine che
frequentavano la casa, con una loro
amica, Seulin, che nella giornata si
era rotta un braccio. Seulin era già
stata all'ospedale per farsi medica-
re, ma i medici non l'avevano nep-
pure guardata perché non aveva
soldi. Aveva incontrato le due ami-
che e, insieme, dopo aver girato un
po ' per la città, avevano deciso di
andare dalle suore. "Non abbiamo
nessuno oltre voi suore", ci hanno
detto ». Questa frase è riecheggiata
spesso nei ricordi di Simonetta Val-
lifuoco, giovane di Civitavecchia,
volontaria VIDES (Volontariato In-
terna zionale Donne per l' Educazio-
ne e lo Sviluppo). In quel Barrio El-
dorado alla periferia di Contagem,
le suore salesiane nel 1993 ali' inter-
no della scuola «Helena Guerra» ,
hanno dato vita al Nucleo de apoio
à criança carente per far fronte al
triste e noto fenomeno dei ragazzi e
delle ragazze di strada.
In quell'angolo del Brasile, a 23
chilometri da Belo Horizonte, vivo-
no oltre 700 mila persone con una
densità demografica che addirittura
ha raggiunto punte di 1.700 abitanti
per kmq. Nel solo barrio vivono
150 mila persone, di cui il 20 per
cento nelle favelas, che molto spes-
so hanno una sola stanza. Le condi-
zioni di vita sono carenti, i nuclei
familiari numerosi (dai 5 ai 12 figli)
e il padre non è lo stesso per tutti;
mancano i principali servizi come
acqua e fognature; e i bambini non
vanno a scuola o la intenompono
precocemente. Quasi tutti i piccoli
pre sent a -
no disturbi
neurop s i-
chiatrici a cau-
sa del! 'abbandono
familiare, delle percosse
e delle sev izie. A tutto questo va ag-
giunto che molte bambine vengono
messe sulla strada dai propri genito-
ri per contribuire al sostentamento
della famiglia.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice
non sono rimaste insensibili dinanzi
a quest'amara realtà. Con l'aiuto del
VIDES hanno realizzato la struttura
del Nucleo de apoio per bambine di
età compresa tra i 3 i 17 anni. L'at-
tenzione maggiore è per quei casi di
abbandono o di sfruttamento eserci-
tato nei loro confronti da parte della
famiglia di origine, oppure di anal-
fabetismo o di mancanza di prepara-
zione professionale in cui si trovano
le ragazze. L' obiettivo primario è
quello di svolgere un 'azione preven-
tiva, ma anche di creare nel centro
un clima familiare che possa ottem-
perare alla lacune affettive e ai dan-
ni della personalità riportati durante
la permanenza nella famiglia di ori-
gine; attivare un processo di orien-
tamento e di riadattamento della lo-
ro persona] ità attraverso una pro-
gressiva normalizzazione delle at-
tività della vita quotidiana, dal pasto
al riposo, allo studio e al gioco. Ma
anche ad avere cura di se stesse per
quanto riguarda la salute, l'igiene. E
là dove è possibile, il reinserimento
nella famiglia di origine. E ancora
programmi di recupero scolastico,
per inserirle in corsi appositamente
allestiti per loro e aprirle a una pro-
fessionalità. Quest'ultimo obiettivo
è stato perseguito organizzando cor-
Suor Adma e padre Carmelo Cox
allo «Zecchino d'Oro» del 1993.

3.8 Page 28

▲back to top
si di maglieria, culinaria e panette-
ria, dattilografia e computer. Tutti
corsi che durano due anni e che so-
no riconosciuti dalle autorità locali.
Per conoscere le bambine si reca-
no lungo le strade, nelle stazioni ,
nei luoghi di ristoro, nei barrios
malfamati. « Avviamo i primi con-
tatti», dicono le suore e le volonta-
rie, «e cerchiamo di trasformarli da
occasionali e diffidenti a stabili e
amichevoli, fino a creare quel suffi-
ciente livello di fiducia che le indu-
ce a entrare nella comunità ». A pro-
posito di reinserimento nella so-
cietà, c'è da segnalare la collabora-
zione delle fabbriche locali. Una di
queste, che lavora nel campo del-
1'informatica, fa lavorare alcune ra-
gazze del Nucleo de apoio e le paga
per 8 ore; solo che 4 le trascorrono
veramente in fabbrica , mentre le al-
tre 4 tra i banchi di scuola per con-
cludere gli studi.
SULLA STRADA
PER CAPIRE DI PIÙ
Per suor Adma, tutto è cominciato
nel 1983, quando insegnava religio-
ne alla Fondazione nazionale per il
benessere dei minori, oggi « Centro
brasiliano per l'infanzia e l'adole-
scenza ». «Con il professor Roberto
José dos Santos », ricorda suor Ad-
ma, «ci accorgemmo della tremenda
realtà dei minori che provenivano
dalla strada e che nella Fondazione
venivano maltrattati. La denunciam-
mo apertamente, e la nostra presen-
za divenne scomoda. Per questo de-
cidemmo di uscire e capire di più ».
Così è iniziato ciò che suor Adma
ha poi definito apprendistato della
strada, perché quell'uscire e capire
di più ha significato avvicinare i ra-
gazzi e le ragazze nell'ambiente
dove vivono: la strada; e conosce-
re da vicino la loro situazione e
quindi scontrarsi inevitabilmente con
il fenomeno dei meninos de rua.
Perché nella strada? Per due motivi.
Primo: perché non aveva altro am-
biente in cui fare proposte. Secon-
do: perché i ragazzi non parlavano
mai della propria casa o famiglia e
l'identità non era data dal proprio
nome, ma dalla via o dalla piazza di
provenienza con la quale si configu-
orroaRE 1997 BS
Belém. L'assistente sociale Nair
con una ragazza di strada.
ravano. «Azione, riflessione, azio-
ne » è stata in quegli anni la meto-
dologia per avvicinarsi « alla realtà
di quei ragazzi ». E quando si è trat-
tato di agire cominciando dalla stra-
da, in pruticolare da piazza Tiraden-
tes e dalla zona della Centrale del
Brasile, non c stato niente di me-
glio che donare le scarpe ai ragazzi
e alle ragazze che si avvicinavano
perché potessero camminru·e con
loro. Però non bastava. Quegli ado-
lescenti avevano bisogno di qual-
cosa di più. Necessitavano soprat-
tutto di una regolare occupazione
perché alcuni, rientrando la sera a
casa, erano costretti a portare qual-
che soldo alla famiglia; altri, invece,
non avendo famiglia e alcun scopo
per lavorare, campavano di furtarelli
o di espedienti illeciti. E nata così la
prima cooperativa di lustrascarpe,
seguita da brevi corsi di formazione
professionale. «Poi », ricorda ancora
suor Ad.ma, « accordandoci con alcu-
ne aziende e centri di produzione,
abbiamo potuto inserire gradualmen-
te i ragazzi nel mondo del lavoro ».
All ' inizio l 'attività si svolgeva so-
prattutto durante i fine settimana.
Però, due giorni su sette comincia-
vano ad essere insufficienti. Ormai
era necessario il tempo pieno e
quindi una struttura giuridica per
dare sostegno all'iniziati va. Così
nel 1986 nasceva a Niteroi 1'Asso-
ciazione San Martino. Al fianco di
suor Adma c'era padre Carmelo
Cox, religioso cam1elitano, e un
gruppo di volontru·i coordinati an-
che dai professori Roberto José dos
Santos e Ilda Lopes. In questi anni
il loro lavoro si è sempre basato su
quattro linee di intervento fonda-
mentali. 1) La linea dell' emergenza,
Un piccolo lustrascarpe.
che consiste nel lavorare accanto ai
giovani che sono nella strada. Gli
educatori sociali i recano ogni
giorno sulle strade per incontrare i
ragazzi, creare con loro un rapporto
di amicizia e di fiducia per poi avvi-
cinarli al Centro appoggio di Lapa.
Qui ricevono alimenti e controlli
sullo stato di salute, si cerca di far
luce sulle loro situazioni familiari e
vengono indirizzati alla scuola e a
corsi di orientamento al lavoro, in
particolare di giardinaggio e mecca-
nica. 2) La linea della prevenzion e.
Si concretizza nei Centri sociali co-
munitari attivati nelle stesse favelas
per educare al lavoro i ragazzi e le
ragazze e quindi per impedire loro
di scegliere la strada come futuro.
3) La lin ea della difesa. Il Centro di
difesa dom Luciano Mendez porta
avanti un lavoro a livello giuridico
per far rispettare i diritti dei bambi-
ni e degli adolesce,nti. 4) La linea
della formazione. E finalizzata al-
l'aggiornamento e alla formazione
di nuovi educatori. Se ne occupa ap-
punto il Centro di forma zione degli
educatori sociali.
Dalla sua esperienza, suor Adma
ha potuto constatare che «il lavoro
più difficile è con le bambine, per-
ché è la donna che vive i più grandi
pericoli della strada come la prosti-
tuzione, i furti , la droga e la violen-
za. Esse sono da sempre considerate
spazzatura: forse per il modo di ve-
dere il ruolo della donna che è anco-
ra antiquato ». Comunque la suora
non demorde e continua a lavorare
nel silenzio e con pazienza, confor-
tata soprattutto dall 'appellativo di
"nonna-madre" che le hanno affibbia-
to le ragazze che hanno già un figlio .
Maurizio Di Schino

3.9 Page 29

▲back to top
. ......................•
IN LIBRERIA ~
COOPERATORI
DIROMA
CONTRO L'USURA
LA «BUONA STAMPA»
A MARIA AUSILIATRICE
«SACRISTA» DA 60 ANNI
Giuseppe Torre, 21 anni, era
g partito da Bagnolo con i
suoi 16 ~ompagni per rag-
giungere ti porto di Trieste e
imbarcarsi per il Brasile, dove
avrebbe fatto il noviziato e
iniziata l'esperienza missio-
naria. Colpito improvvisamen-
te dalla congiuntivite, fu però
rimandato a Torino, mentre le
sue valigie partivano per il Rio
Negro. Finite le cure, pronto
per ripartire - aveva anche
partecipato per la seconda vol-
ta al la fun zione del sal uto ai
missionari in basilica - gli dis-
sero che c'era bisogno di un
sacrestano per la basilica di
Maria Ausiliatrice. Era l'otto-
bre 1937. Senza nessun 'altra
formalità, il signor Torre ini-
ziò il suo servizio in basilica.
Un servi zio che dura ininter-
rotto da 60 anni!
Iniziativa originale e utilissi-
ma per la diffusione della
buona stampa è quella del
Centro cooperatori della par-
rocchia Don Bosco di Roma.
Grazie alla generosità di un
cooperatore-benefattore, met-
te a disposizione di chi lo de-
sidera e gratuitamente copie
dei libretti della collana «Mon-
do Nuovo » (le nuove « Lettu-
re cattoliche» , pubblicate dal-
la Editrice LDC). Sono ormai
oltre 150 i titoli della collana
e rappresentano una forma di
agile aggiornamento su temi
teologici ed educativi.
CELAM
SUDAMERICA
E SVILUPPO
UN DOCUMENTO
E AL TRE STRATEGIE
Monsignor Tarcisio Bertone,
segretario della Congregazio-
ne per le dottrine della fede,
presentando a Firenze il libro
L' ingiusto guadagno ha detto:
«L'usura è stata condannata
dal nuovo Catechi smo, ma la
drammatica attualità del tema
sembra suggerire un articola-
to intervento che, oltre a pre-
cisare la dottrina cristiana sulla
questione, offra orientamenti
precisi su altre forme di pre-
stito, come quello tra gli stati,
dal quale nasce il grave pro-
blema del debito estero dei
paesi poveri ». E ha auspicato
l'elaborazione di una rifles-
sione sul corretto uso del de-
naro da proporre agli operato-
ri pastorali ed economici.
TUTTO COMINCIÒ
A NAZARET
di Aldo Rabino
Collana
«Perla preghiera
e i ritiri dei giovani"
pp. 96 , lire 9.000
Editrice ELLE DI Cl
Dalla prefazione del-
l'Autore:
« Questo non è un libro
su Maria. Semmai è un
libro con Maria, la storia
del mio incontro con lei ,
di un 'amicizia cresciuta
nel tempo.
PREMIO UNESCO
ALL'EX PRESIDENTE
ARISTIDE
Jean-Bertrand Ari stide (nell a
foto) ha ricevuto il Premio
Unesco ' 96 « per l'educazione
ai diritti umani» . Aristide ha
deci so di destinare i l0mila
dollari del premio per la co-
struzione dei locali della ra-
dio « Timeuno », interamente
destinata ai bambini.
Il CELAM (Consiglio episco-
pale latinoamericano) parteci-
perà entro novembre a un in-
contro bilaterale con gli orga-
ni smi economici internazio-
nali . Prosegue in questo modo
il summit tenuto in Vaticano
a giugno con il pontificio Con-
siglio «Giusti zia e pace » e quel-
1i de ll a Banca mondiale e del
Fondo monetario internaziona-
le. Il pres idente del CELAM
mons. Oscar Rodrfguez (nella
foto) si dice soddisfatto di que-
sti contatti. Fanno bene spe-
rare per l'auspicata liberazio-
ne dei paes i poveri dal « de-
bito estero ».
NOMINA PONTIFICIA
ALLA BIBLIOTECA
VATICANA
Giovanni Paolo Il ha nomina-
to don Raffaele Farina prefet-
to della Biblioteca apostolica
vaticana. Don Farina era ret-
tor magnifico della pontificia
università salesiana. Nato a
Buonalbergo (Benevento) nel
1933 , è laureato in filosofi a e
storia e in storia ecclesiastica.
Nuovo rettor magnifico del-
l'università salesiana è ora don
Michele Pellerey, dottore in
scienze matematiche e profes-
sore di metodologia didattica.
~:!:~~GESO
ITINERARIO
DI PREGHIERA
PER ANIMATORI
ALLA SCUOLA
DI GESÙ
Itinerario di preghiera
per animatori
Centro Salesiano
di Pastorale Giovanile
del Piemonte
e Valle d'Aosta
pp. 272, lire 15.000
Editrice ELLE DI Cl
BS OTTOBRE 1997

3.10 Page 30

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Cl STIAMO ORMAI
ABITUANDO ALLE
TARGHE ALTERNE,
A LOTTARE IN VARIO
MODO CONTRO
I VELENI PRESENTI
NELL'ARIA,
AL RICICLAGGIO.
A RISPETTARE
LA NATURA.
di Mario Scudu
E co logia. Parola giovane, de-
stinata a trovare sempre più
spazio tra la gente che conta
e sui giornali . Ma anche nella vita
di ogni giorno. La paro la è stata in-
ventata nel 1866 dal biol ogo Arnst
Haeckel , che ha accostato le due
parole greche oikos (casa) e logos
(discorso, ragionamento). Discorso
sul mondo, dunque, considerato
sempre più a ragione come la no-
stra casa.
Se la parola ha poco più di
cent'anni, l' interesse per l 'ecologia
e il nostro sistema di vita ne ha
meno di cinqu anta. Prim a si ragio-
nava in te1mini quantitativi e si
osannava al progresso. Oggi si par-
la sempre più di «qualità » del pro-
gresso. Ci si è res i fin almente con-
-. ·..'/~f -
-~ , c;o o
..
~.
,.,
·
OTTOBRE 1997 BS
to che l' uomo, la natura, l'ambiente
sono sull a stessa barca. Fanno par-
te di un unico sistema. Un ecosi-
stema, appunto.
In tempi remoti la natura era
vista come potenza ostile da domi -
nare con ogni sforzo e astuzia. Per
seco li , addirittura per millenni , la
natura significò inondazioni e sic-
cità, terremoti, incendi, pericoli da
parte degli animali , carestia e ma-
lattie. Oggi pare invece che i ruoli
si siano invertiti. Davanti agli enor-
mi mi sfatti ambientali , l'effetto
serra, le piogge acide, il dissesto
idrogeo logico, l'inquinamento del-
le acq ue e dell'aria, è l' uomo a es -
sere messo sul banco degli imputa-
ti. E si di scute il suo modello di

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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..........•......................................................... ~ ••••••••••••••••
/( DOMINATE LA TERRA11
Q ualcuno ha trovato la causa de l
disprezzo ambientale in fo nti inso-
spettabil i, la Bibbia e il cristi anes i-
mo. Attraverso la concezione linea-
re della storia e la fiduci a in un pro-
gresso crescente e illimitato, avreb-
Ell'ALLUMINIO
N. di lattine
Paese
consumate
consumatore procapite/
anno
recuperate
e riciclate
Usa
3 70
Canada
144
Gra n Bretagna 132
Islanda
120
Svizzera
115 ,
Svezia
108
Irlanda
74
Grecia
70
Germania
62
Spag na
54
Austria
41
~ta lia
31
~rancia
---
24
-~
62%
57%
16%
75%
68%
86%
13%
29%
40%
5%
40%
18%
12%
____.,,,.
N. di tonn.
di vetro
ra c c o lt e
nel 1994
Germania 2.763.000
Francia
1.300.000
Italia
890.000
Gran Bretagna 492.000
Spagna
371 .000
Olanda
367 .000
242 .000
2 35 .000
203.000
108.000
95.000
37 .000
36 .0 0 0
28 .0 0 0
28 .000
% di vetro
re c u p e r a t o
a livello
nazionale
75%
48%
54%
28%
31%
77%
84%
67%
76%
67%
56%
29%
72%
50%
31%
Ciascuno di noi butta via in un anno
90 kg di carta. Non tutta si può rici-
clare, ma se ci si impegna nel recu-
pero, una famiglia riesce a salvare
un albero ogni 12 mesi.
QUEL CARTONCINO
DELLE DOLOMITI. ..
In provincia di Belluno , a Santa Giu-
stin a, sorge la cartiera Sariò , ch e
ha uno degli impianti di recupero
della carta più grandi d'Europa, spe-
cializzato nella produzione di car-
toncino da imballaggio. Ne produce
circa 150mila tonnellate l'anno e su
ogni chilogrammo di nuovo cartone
solo 50 grammi derivano da cellulo-
sa vergin e, i restanti 950 impiegano
carta da macero.
Gli impianti sono all 'avanguardia an-
che in fatto di risparmio energeti-
co e tutela dell 'ambiente. Dalle ci-
miniere esce solo purissimo vapor
acqueo, mentre se in un processo
di lavorazione della carta servono
90 litri d'acqua per ogni chilo di pro-
dotto, qui ne servono appena 15.
Con un sofisti cato sistema di recu -
pero del calore e dell'energi a cin eti-
ca dei macchinari , ben il 71 % dell 'e-
nergia necessaria per ogni ciclo di
lavorazione viene autoprodotta. Pro-
durre carta nuova con cellulosa e
pasta di legno sarebbe notevolm en-
te più costoso e inquinante (Andrea
Vico in Mondo Erre).
bero posto le
Ma un ' ugua-
premesse per Fiumi che straripano, crollo di le responsabili-
un o sfr uttamen- ponti, case e campi coperti di andrebbe at-
to selvaggio fango. Sono la tragica conse- tribuita anche a
dell a terra. E guenza del disprezzo ambien- Marx, dal mo-
sarebbe pro prio
il versetto con
cui si apre la
Bibbia, che in-
tale. L'inquinamento è ormai
un_ prob!ema _permanente con
cui fare I conti.
mento che è
proprio della vi-
sione del mon-
do marxista ri-
vita a « domina-
tenere assoluta-
te la terra », causa prima dell a cata- mente buoni sia il progresso che la
strofe naturale. Scienziati come tecni ca. Se il marxi smo è stato cri -
Amery e Forrester, ma anche teo- tico verso lo sfruttamento dell ' uo-
logi come il controverso E ugen mo sull ' uomo, non ha speso invece
Drewermann , affermano che la mo- una parola sull o sfru ttamento del-
dern a menta lità consum isti ca occi - l' uomo sull' amb iente. E la di stru-
dentale è nata da ll ' idea che l' uomo zione amb ientale all 'Est comunista
non è « pa rte de ll a natura », ma ne è non è stata inferi ore a quella de l-
«signore e dominatore ».
l'occ idente cap italista.
Ormai i/mondo civile non dev'essere lontano.
BS OTTOBRE 1997

4.2 Page 32

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••••••••••••••••••••••••••••
Ma secondo una co rre tta eseges i
biblica, il « dominate la terra » della
Genesi non ha nessuna co lpa sul
degenerare del nostro ecosistema.
L' interpretazione più comune di
quel testo è che all ' uomo, c reato a
immag ine di Di o, viene affidata la
natura non per uno sfruttamento
arbitrario, ma pe rché - qu ale rap-
presentante di Dio sulla te rra - ne
promuova la signoria sull a creazio-
ne. La terra è la casa in cui l' uomo
deve abitare e lavorare, m a la pro-
prietà rim ane di Dio, creatore di
tutto . Per questo l' uomo non è au-
tori zzato a comportarsi in modo a r-
rogante e di spotico.
VERSO UNA BANCA
ETICA
Ha rappresentato davvero qual-
cosa di nuovo la dichiarazione sot-
toscritta ne l 1994 a New York ei a
un pool di cinquanta banche del
mondo , per una specie di magna
charra de ll 'eco logia. C'era scritto:
« Noi firmatari siamo convin ti c he
il be nessere umano , la difesa del-
1' ambie nte e uno sviluppo oste ni -
bi le a lungo termine dipe ndono dal-
!' impegno de i governi , de l .ettore
produttivo e del s ingo lo. Ri cono-
sc iamo che la ricerca della c resc ita
economica è indi sso lubilm ente le-
gata a un ambiente sano , ed è re-
sponsabilità comune di tutta I' u-
m anità. Deve quindi costituire un a
priorità per tutto il settore econo-
mico, incluso il credito». La di-
chiarazione è notevole. Anche I'e-
conomia, le banche stesse, devono
sempre più « eco logizzare » la pro-
OTTOBRE 1997 BS
pri a attiv ità, sposando l'ambi ente
con i propri inte ress i, e aiutando
con finanziamenti chi si impegna
ne l settore dell ' ecologia. Si chiede
in sostanza alle banche un impe-
gno «etico ».
N umerose istituzioni internazio-
nali e private pongono sempre più
l' accento sull ' impegno che dev e
avere la tecnolog ia nel progettare ,
sv iluppare, verificare l' impatto am -
bi entale dei propri prodotti. E dob-
bi amo riconoscere che si stanno fa-
cendo passi eia g igante in questa
eco logizzazione dei prodotti indu-
striali. La FIAT Punto, per esem-
pio, inquina venti volte meno di
un a 127 di vent'anni fa . Molti pro-
dotti, accanto al di spositivo che ri-
sparmia energia (energy saving)
hanno anche un ' etichetta che ga-
ranti sce che si tratta di un prodotto
c he non inquin a.
USA E RICICLA
Se la società del passato era stata
definita quella dell' «usa e getta»,
ogg i, e ancor più nel futuro , do-
vrebbe diventare la soc ie de l-
!'« usa e ricicla» . È questo un prin-
cipi o ormai largamente presente
ne ll e nazioni più progredite e sen-
sibili. In Italia la mentalità del rici-
claggio , dalla carta al cartone, dal
vetro alle latt ine, stenta a farsi stra-
da. Tocca ai medi a e alla scuo la
c reare questa mentalità del rici-
c laggi o e dei comportamenti eco-
logici. N umerose aziende stanno
facendo affari nel cosiddetto «eco-
bu s iness » e ci sono fabbr iche che
han no lanciato nuovi progetti met-
tendo all a base il ri c upero di ciò
che viene rottamato. Purtroppo an-
che in questo settore, secondo un
rece nte all arme, si parla g ià di eco-
tangenti e d i ecomafie.
Ci sono po i le profess ioni eco lo-
g iche, che andrebbero incoraggiate
dall a soc ietà e da ll a sc uol a, mentre
nascono nu ove ti po log ie e nuove
fi gure profess ionali , come g li ad-
detti all a protez ione e manutenzio-
ne delle fo reste, le gui de naturali-
stiche e g li animatori di aree pro-
tette, i re ponsab ili de ll ' ambiente
nelle imprese, g li esperti di certifi-
cazione amb ienta le, gli operatori di
impianti di de puraz ione, di impian-
ti tossic i e noc ivi , i tec nici cli mo-
nitoraggio ambi ental e.
LA QUESTIONE
AMBIENTE
Il discorso sull 'equilibrio eco lo-
gico si ri a pre s istemati came nte a
ogn i inondazione. L' ultima, nel cuo-
re dell ' Europa; così come quell a in
Piemonte e in Lombardia, sono sta-
te particolarmente gravi . Paesi e
quarti eri all agat i e tagli ati fuori,
case di strutte, mi gli aia di capi di
besti ame persi. Danni enormi al
teITitorio, centinaia di vittime, tan-
to dolore e lacrime, accuse, pole-
miche . E ogn i vo lta si parla d i na-
tura usata e abusata, d i natura « ma-
trigna » c he si vendica. In realtà al
banco degli imputati s iede l' uomo
con la sua idea cli progresso, lo
sfruttamento selv aggio, l' abbando-
no, la mancanza di prevenzione e
di ri spetto per l'ambie nte. E men-
tre i fiumi ripre ndono il loro corso,
si riparla ogni volta dell a « questio-
ne ambiente », di nu ova eco logia ,
cli difesa della natura , cli progresso
compatibi le e di tecnol ogia al ser-
vi zio dell'uomo e de ll 'ambiente in
c ui vive.
In realtà alla base cli tutto è ri-
chiesto un graduale cambio di men-
talità da parte de i singoli cittad ini e
de lle istitu zioni . L' uomo d 'oggi
dovrebbe sv iluppare quell o che
Schopen hauer chiamava l'attegg ia-
me nto cli «compass ione per la na-
tura ». La natura non c i è estranea:
è il prolungame nto de ll a nostra
casa. Va amata, acc udita, rispettata.
Mario Scudu

4.3 Page 33

▲back to top
IL DOCTOR J.
di Jean-François Meurs
IN F O R M A sei uno zombi perfettamente norma-
le. Niente panico, tu disponi in me-
OGNI MATTINA dia di un'ora per rimettere i tuoi cir-
cuiti in moto. Il tempo del passaggio
al lavandino (ma una buona doccia
<< e aro Doc, come fa la gente
a essere sempre in forma ?
potrebbe rimetterti in tono), e di
prendere una tazza di caffè . Una
volta in strada, di-
sponi ancora di
Per quel che mi riguarda, trovo che
mezz'ora. All 'incon-
la mattina è il momento ideale per
tro con il primo
~ capire come mai il mondo cambi
amico o la prima
così poco e lentamente, anche se in
amica dovresti toni-
quel momento io non saprei dire se
ficarti : davanti a
davvero sono in grado di pensare.
uno come te, non
Ci sono dei giorni in cui non sento
hai più il diritto di
neanche la sveglia e mia madre de-
essere intontito.
ve venire a scuotermi. Dopo, io non
Lancia un bel «sal-
so nemmeno come sia finito a tavo-
ve! » aperto e robu-
la per la colazione, in piena nebbia.
sto, anche se tu
Sento dei vaghi rumori attorno a
non sei ancora del
me, senza dubbio il resto della fami-
tutto al top. Lascia
glia ... A volte riesco a decifrare ciò
parlare l'altro , se
che mi dicono. « Ma svegliati un po '! giorno attraverso la pubblicità. È pie- non riesci ancora a concentrarti.
Sarebbe un fusto quello? Guardan- na di giovani in gran forma , che
doti, mi sento a terra ». Ma io non scoppiano di vitalità. Gli atleti bevo- Giunto a scuola, è il momento
riesco a essere un «superman » tutti no dello yogurt liquido ballando , i di raccogliere le idee. Dovrai a ogni
i giorni! Dovrei prendere dei ricosti- campioni di roller-skate si allenano costo ricordare: 1) qual è il tuo no-
tuenti, o meglio ancora una di quelle aiutandosi con cioccolato in polvere. me ; 2) in che giorno sei ; 3) dov'è la
bevande energetiche come gli spor- I divi del tennis sgranocchiano delle tua classe ; 4) che materia c'è alla
tivi? Ti lascio. Sono le undici e mez- tavolette di riso soffiato e caramello , prima ora. È difficile, ma è possibile.
za e devo studiare mate. A meno foderate di cioccolato . È semplice : a E proprio entrando in classe , per
che io legga un Dylan Dog prima di te la scelta. Con questi accorgimenti farti forza , regalati una tavoletta di
dormire » (Luciano).
in bottiglia, in tubo o in tavoletta, la qualcosa.
pubblicità ti spiega come diventare
Caro Luciano,
superman in un attimo.
Ma tu per ritrovare la forma hai
Un super-big deve essere in forma
anche altri mezzi, e non solo un
ogni giorno , anche quando è raffred- È deprimente, no? Andiamo , semplice bicchiere d'acqua, una
dato. Deve avere energia anche se non lasciarti ingannare. Hai perfetta- tavoletta di riso soffiato, o di gomme
non trova gusto a niente , muscoli mente il diritto di alzarti trascinando al gusto forte . D'accordo , i big-mac
anche quando starebbe al sole, fer- i piedi , di essere raffreddato e di sono squisiti, così come il ketchup, i
mo come una lucertola. Ma non c'è non trovare gusto a niente. La matti- chips, le patatine o la maionese in
bisogno di dirtelo : tu l'impari ogni na, soprattutto , al salto del letto , tu tubetto. Che ci sia qualcuno che con-
sidera queste cose delle porcherie è
disgustoso. Hai perfettamente il dirit-
1 CO.SA
.STA/
{f-rfl "/A N!iJ
ù I VU
1
(/
7
to di essere amico dei prodotti chi-
? miei. Ma questo non deve impedirti
di conoscere i prodotti riconosciuti
A-
St,1/l'
vVV
ll/+
,
(/;N/OR(x.UNG/ ?J,TI
~,.. "'OLWJCff/. "' ,~,
· L. _ ____J
come «?uoni ~er la salut~ », _anc~e
se non t1 entusiasmano: gli spinaci , 1
pesci , la frutta fresca, le carote, i fa-
r,. ~
gioii freschi , la carne ai ferri , il pollo
~€...l,.,..~ _J -
\\l((ff
__;;..-
' ,/f4~~'s,Z..,zZ. 2.
~ r ç
~ ~ (r t
/~~S
~-..~ V
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Y
'§v~,?, ;
é : \\~ r . . c -
v,..J
(
~7
~ )j
J(.J, ftM.{_,
arrosto. Per riassumere , diciamo
che la carne e i legumi cucinati fre-
schi sono sicuramente migliori di
due fette di pane con qualcosa in
~o~:i:~en~":~~I~ ~,~;,;e;~~~~:/,1~:~:
Ma infine , per alzarti p1u leggero ,
non è per .niente proibito che tu va-
da a dormire presto. Pnma delle un-
,,
dici , se è possibile!
0
ns OTTOBRE 1997

4.4 Page 34

▲back to top
KUMAMADJIN
VUOLDIRE
«STARE INSIEME»
di Luca Sorrentino
Nel Territorio del nord dell'Australia esiste
il problema dei ragazzi aborigeni, che non
vanno volentieri a scuola perché molte volte
non sono istruiti come i loro compagni bianchi.
A Palmerston , a nord dell'Australia, i salesiani si oc-
cupano espressamente della pastorale degli abo-
rigeni. I loro figli , per un insieme di motivi , frequente -
mente si rendono irreperibili a scuola, o - se ci vanno
- si comportano molto male. Sono sfacciati , litigano e
causano deliberatamente un mucchio di guai.
QUANDO LA « .SCUOLA DEL SACRO CUORE »,
scuola parrocchiale , iniziò a Berrimah (a 9 km da
Palmerston) ebbero gl i stessi problemi di tutte le altre
scuole . Per questo escogitarono il progetto Kuma -
madjin . « Kumamadjin » è una parola aborigena che si-
gnifica « mettersi insieme ». Il progetto consiste in una
«unità », che si dedica a insegnare le 3R [leggere, scri-
vere, far di conto] ai ragazzi aborigeni analfabeti , fino a
quando non sono in condizione di partecipare alla
scuola normale della loro età. Essi in seguito possono
sempre , anche per un breve periodo , ritornare al-
1'«unità » di partenza e trovare aiuto per qualche lavoro
difficile; per una sola ora, o per pochi giorni , o quando
un ragazzo nuovo arriva nella loro zona e ha bisogno
di stabilire dei legami . Uno dei maestri dell'unità è una
L'appuntamento era atteso
da vent'anni. Centinaia di persone
sono giunte dal Lazio,
dalla Campania, dalla Puglia,
dal Piemonte e dalla stessa Calabria
per partecipare a maggio al taglio
del nastro per la festa degli inizi.
OTTOBRE 1997 BS
CORIGLIANO
di Enzo Pappacene
I nserito in un contesto sociale assai variegato e per
molti aspetti complesso , il nuovo centro giovanile di
Corigliano Calabro rappresenta oggi una concreta e
qualificata risposta da parte della Chiesa diocesana e
dei salesiani alle problematiche legate al mondo giova-
nile. La nuova opera è frutto della collaborazione tra
due ispettorie salesiane, quella Meridionale e quella
Piemontese .
PER I GIOVANI DEL SUD. Nel settembre del 1994
giungevano a Corigliano don Mario Delpiano e don
Francesco Gobbin , che hanno scelto di vivere tra i
giovani del sud . I due, che hanno saputo conquistarsi
l'affetto e l'amicizia della popolazione , in meno di tre
anni hanno avviato una serie di iniziative e di progetti
che stanno incidendo profondamente nella realtà
sociale di questo territorio. Tra i loro interventi che
hanno riscosso maggior attenzione , quelli a favore dei
I
Corigliano Calabro. L'arcivescovo della città
mons. Andrea Cassone e il rettor maggiore
don Juan Vecchi inaugurano il nuovo centro giovanile.

4.5 Page 35

▲back to top
I
Don Remie Gerard , parroco a Palmerston.
La scuola parrocchiale si è posto il problema
della promozione degli aborigeni.
grande artista e insegna arte aborigena in
tutta la scuola. Ragazzi neri e bianchi ,
insieme, creano un enorme murale sul-
la parete esterna dell'«unità », dipingen-
do animali aborigeni e cibi della sa-
vana. Durante la funzione di aper-
tura, un ragazzo bianco e un abori-
geno hanno suonato ognuno il pro-
prio "didgeridoo" (strumento musi-
cale aborigeno) e il risultato fu otti-
mo.
I
Palmerston (Australia). Il sistema « Kumamadjin »
(stare insieme) sta rivelandosi molto efficiente per
arrivare alla "riconciliazione" tra bianchi e aborigeni.
I RAGAZZI ABORIGENI STANNO
MANIFESTANDOSI ORGOGLIOSI
DELLA LORO CULTURA e quelli
bianchi incominciano a conoscere e
rispettare i racconti on irici , le pittu -
re , disegni , musiche e danze degli aborigeni . Siccome
molti di questi ragazzi abitano assai lontani dalla
fermata del pullman e i genitori non sempre hanno le
«quattro ruote », la scuola dispone di un pullman per il
loro trasporto. C'è anche il «dopo-scuola » per aiutare
a fare i compiti . In tutto l'insieme scolastico !'« unità »
consiste in un 'aula grande e una piccola (per l'inse-
gnamento individuale) . Il « Kumamadjin », crediamo
che sia un sistema molto efficiente per arrivare alla
"riconciliazione" di cui c'è tanto bisogno.
[:]
Palmerston (Australia). Un momento di festa.
I ragazzi aborigeni stanno manifestandosi orgogliosi
della loro cultura e quelli bianchi
incominciano a rispettarla.
CALABRO I NUOVE RADICI
Corigliano Calabro. L'elegante linea della nuova opera.
minori a rischio . I due salesiani erano stati preceduti
da don Antonio Gisonno , di Soverato, che con la sua
presenza quindicinale ha reso più solido il legame tra
Corigliano e Don Bosco .
PADRE ALBINO, CUORE MISSIONARIO. Il sogno era
nato circa vent'anni fa nel cuore del salesiano padre
Albino Campilongo, che fu , alla maniera di Don Bosco,
padre, maestro e amico di tanta gioventù coriglianese.
A dieci anni dalla scomparsa, è stata intitolata a lui
questa nuova opera. Padre Albino era vissuto per
alcuni decenni in America Latina, a contatto con i più
poveri del mondo . Tornato in Italia e stabilitosi nella
diocesi di Rossano-Cariati fondò il « Movimento Oriz-
zonti Giovani » per gli adolescenti. A centinaia di loro
trasmise l'amore per la vita e soprattutto il desiderio di
viverla pienamente senza essere travolti dalla noia e
dall 'indifferenza. A questi stessi ragazzi insegnò ad
amare la propria terra e a essere fattivamente prota-
gonisti della sua crescita sociale , civile , culturale. Inse-
gnamenti di alto valore civile , oltre che religioso e
morale. Alcuni dei suoi giovani diventarono cooperatori
salesiani , dando vita, così , alla prima presenza sale-
siana in Corigliano, che ha posto le basi per la venuta
dei figli di Don Bosco in città. Padre Albino amò forte-
mente soprattutto i ragazzi e i giovani poveri e in diffi-
coltà. Soprattutto per loro padre Albino sognò questo
centro , e lo pensò come casa davvero dalle porte
aperte , che desse radic i nuove a questa cittadina
ionica. E di ragazzi a rischio , oggi , nei quartieri popo-
lari della città, ce ne sono ancora tanti.
o
ns OTTOBRE 1997

4.6 Page 36

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- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrero
A UN FIGLIO
ORMAI GRANDE
« Non è cosa buona fare del bene a un ingrato»,
diceva nel 1868 Don Bosco, citando un antico poeta.
E in una «buona notte» aveva detto ai suoi ragazzi:
« È una grande disgrazia essere causa di dolore ai propri genitori.
Dio maledice chi li fa piangere». Con i figli, soprattutto quando
sono grandi e responsabili, esiste anche un'importante
«pedagogia del rispetto e della riconoscenza reciproca».
P er una volta noi genitori non
vogliamo parlare dei « nostri
doveri ». Li conosciamo ormai bene,
perché tutti citando «psico-socio-
pedagoghi » fanno a gara a ricor-
darceli . Vorremmo parlarti di alcuni
dei «nostri diritti ».
Il nostro dare-avere è squili-
brato : quando eri piccolo , ci rim-
proveravamo di non darti abba-
stai:iza. Pretendevi tutto , ma i tuoi
occhioni , il tuo sorriso , la tua tene-
rezza , ripagavano abbondantemen-
te il nostro investimento affettivo. Da
quando sei «giovane », invece, non
funziona più niente. Continui a esi-
gere un 'infinità di cose, ma rifiuti _la
nostra presenza, la nostra attenzio-
ne e perfino il nostro amore. Eppu -
re abbiamo ribassato i prezzi. 11 più
delle volte una semplice parola ba-
sterebbe a risarcirci . Per esempio :
«Buon giorno », «Grazie », «Buona
sera », «Per favore » quando prendi
le chiavi della macchina o ti servi
del nostro guardaroba, per non par-
lare di un «Come va? » non troppo
meccanico . Come sarebbe bello se
qualche volta ti accorgessi che sia-
mo esseri umani , con i
loro momenti di avvili-
mento , di noia , di de-
bolezza. Che disponia-
mo ancora di ampie ri-
serve d'amore , di cui
potresti approfittare a
patto di considerarci
compagni di vita a tutti
gli effetti .
Vorremmo poter
parlare di cose im-
portanti con te . Ab-
biamo visto alla televi -
sione un ennesimo ser-
vizio sugli adolescenti .
Nell 'ultima inquadratu-
ra un ragazzo giovane
con l'aria sveglia man -
dava un sospirane
constatando : « Mi pia-
cerebbe molto parlare
di tutte queste cose
con i miei genitori , ma
I Figli arroganti
e senza rispetto.
Non è sempre
colpa dei genitori.
a casa nostra non si parla ... ».
Ebbene, anche noi molto spesso lo
vorremmo . Ma a casa nostra, an-
che se non abitiamo in un caser-
mone di periferia, quando ci rivol-
giamo la parola, il più delle volte è
per definire dettagli di vita ~u~ti -
diana : « Non hai qualche sp1cc10 -
lo? », «Non ho più calzini », « Per-
ché hai comprato ancora la Pepsi ,
preferisco la Coca », «Cristina non
ha per caso telefonato per me? ».
Abbiamo il diritto di sapere le
cose importanti della tua vita .
Prima di tutto perché ti amiamo e la
nostra felicità dipende largamente
dalla tua. Per questo puoi facil-
mente ricattarci e manovrarci , con
larvate allusioni , del tipo: « Me ne
vado ad abitare con un 'amica », o
«Mi butto dalla finestra »... E se
venisse a noi la voglia di scappare
di casa?
Siamo il tuo papà e la tua
mamma, non il tuo ryiaggiordomo
e la tua cameriera. E esasperante
che tu non senta di avere degli ob-
blighi nei confronti della casa in cu i
vivi e della tua famiglia. Perché non
spegni mai la luce o chiudi la porta
quando lasci una stanza? Perché
non rimetti mai a posto qualcosa
che hai usato? Perché non sosti -
tuisci mai un rotolo di carta finito ,
infischiandoti di chi entrerà in ba-
gno dopo di te? Perché non la
pianti di gridare «mamma! » quan-
do non trovi quello che ti serve?
Devi studiare e dovrai lavora-
re . Tu lo dovrai fare . E non potrai
più dare la colpa a nessuno . Tu
scappi , rimandi , procrastini , ti na-
scondi , sparisci , fai finta di niente .
Non decidi , non risolvi neppure i
problemi più semplici : li accantoni o
li lasci a noi. Quando ti deciderai a
finire di «crescere »?
Non è sempre colpa dei geni-
tori. E non è sempre colpa della
società. Esistono delle responsabi-
lità tutte tue. Ricordati infine : nel
Decalogo c'è il quarto comanda-
mento , subito dopo i tre principali
che riguardano Dio . Un giorno
(inevitabile) ti sarà chiesto conto
anche di questo .

4.7 Page 37

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CARTA DI COMUNIONE
di Piero Borelli
FINALMENTE!
IN UN UNICO VOLUME
LE PAGINE
DELLA RUBRICA
c,COME DON BOSCO»
L'atteso appuntamento
di ogni mese . libro
continua oggi ,n un
di grande successo
Bruno Ferrere
GENITORI FELICI
con il sistema di Don Bosco
pag. 160, L. 13.000
Editrice ELLE DI Cl
li libro raccoglie alcune
riflessioni per genitori ed educatori
che nascono dal cuore di un
sistema educativo, quello salesiano,
che continua a dimostrarsi
sorprendentemente efficace.
Si può educare "cacciando le mosche"
oppure applicare un "sistema",
che ha il vantaggio di offrire
punti di riferimento e continuità,
facilitando il compito più importante
dell'esistenza umana.
Il rettor maggiore ripropone nell'oggi
a tutta la Famiglia Salesiana il vecchio
cuore di Don Bosco. È il centro di unità,
che garantisce l'ispirazione di fondo e la bontà di un servizio
ai giovani che vuole richiamarsi al «buon pastore».
Articolo 9: « Il Rettor Maggiore, appiattimento e richiede attenzio-
successore di Don Bosco, è il ne ai tempi , qualificazione, profes-
padre e il centro di unità della sionalità. Don Bosco non si è ne-
Famiglia Salesiana».
gato al suo ambiente, in quell '800
pieno di contraddizioni e di slanci
Lo Spirito Santo ha fatto sorgere spesso su fronti opposti . Lo ha fat-
all'interno dell 'esperienza sale- to con lo stile suo proprio di chi
siana una molteplice varietà di non sta a guardare, di chi coglie
famiglie e gruppi , che in forma «ciò che piace ai giovani » per far
autonoma e originale attingono al accogliere il «ciò che piace a Dio ».
comune carisma di Don Bosco . Sono nati nuovi obiettivi e nuove
Questa fioritura di esperienze tro- metodologie. Il rettor maggiore,
va nel rettor maggiore il segno coadiuvato da un Consiglio gene-
unificante della comun ione .
rale sempre più rappresentativo - - -
sul piano delle prospettive mon-
O È dunque in concreto don Juan diali , ripropone nell 'oggi a tutta la
Edmundo Vecchi , ottavo succes- Famiglia Salesiana il vecchio cuo-
sore di Don Bosco , il punto di re di Don Bosco.
convergenza e la guida per la Fa-
miglia Salesiana, in « missione » al- O Tra le novità più immediate e
1'interno del mondo giovanile se- promettenti , vi è l'allargamento
condo la spiritualità e il metodo della partecipazione al carisma di
educativo di Don Bosco .
Don Bosco di un numero crescen-
te di laici . Il fenomeno spalanca
O « Il vostro Rettore avrà cura di indubbiamente impensabili e fe -
voi e della vostra eterna salvez- conde possibilità nel lavoro pasto-
za », ha lasciato scritto Don Bo - rale tra i giovani , ma esige nello
sco . La Famiglia Salesiana trova stesso tempo un richiamo più for-
naturale riferirsi al rettor maggio - te a un centro di unità, che vincoli
re , conoscerne il pensiero, legge- e garantisca la bontà di un'azione,
re e discuterne gli scritti . È il Don che vuole ispirarsi alla figura evan -
Bosco che si prolunga nel nostro gelica del «buon pastore ».
tempo , in una quotidianità storica
o
sempre in evoluzione. Don Vecchi
- e prima di lui don Viganò , don
Rinaldi e gli altri - è per la Fami -
glia Salesiana persona-sintesi tra
memoria e prospettiva.
O Nuove presenze producono
nuove esigenze , Nella comples-
sità che avanza, il mondo dei gio-
vani è cartina di tornasole di novi-
tà e di regressioni , di profezia e di
Don Juan Vecchi. Continuità
del carisma di Don Bosco.

4.8 Page 38

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità o curo di Giuseppe Morente
QUESTA È MIA MADRE
Venti scrittori italiani
raccontano
la loro madre
di Ferruccio Parazzoli
(a cura di)
Paoline, Milano 1997
pp. 190, lire 28.000
Non è sentimentalismo o
mammismo , ma un coro
di "memorie": tanti scrittori
descrivono il ricordo vivo
che hanno della loro ma-
dre. Ne viene fuori un ca-
leidoscopio che riverbera
di luce la ricchezza di una
figura che è sempre cari-
ca di significato umano ,
anche se la società del
consumo tenta di stru-
mentalizzarla. Sono mol-
teplici e sorprendente-
mente sempre diverse le
immagini di madri che si
fondono quasi a formare
un unico racconto a più
voci: la nonna "due volte
madre"; la madre "intrepi-
da ", l' amore coniugale
ricordato da figli ormai
essi stessi avanti negli
anni . È una memoria che
va oltre il personale ricor-
do ; si affidano ai lettori i
lineamenti di una civiltà
antica quanto la vita.
OTTOBRE 1997 BS
LA LITURGIA È...
L'ARTE DI PARLARE
MAESTRI POSSIBILI
Per una partecipazione
IN PUBBLICO
Figure di cristiani
più consapevole
Guida pratica
del XX secolo
di Domenico Mosso
per esprimersi meglio
di Giovanni Bianchi
LDC , Leumann (To ) 1997
e capirsi di più
Àncora, Milano 1997
pp. 112, lire 11 .000
di Carlo Majello
pp 150, lire 22.000
AFFLIGGERE
I CONSOLATI
Lo scandalo dell 'Eucaristia
Paoline, Milano 1997
pp. 278, lire 24.000
Il libro, che si pone in termini
di testimon ianza del cristia-
nesimo nella storia, descrive
di Antonio Bel lo
figure di cristiani molto diver-
La Meridiana,
1,1 :i
Molfetta (Ba) 1997
se ma con un denominatore
comune : la capacità di incar-
pp. 72, lire 10.000
nare il vangelo nella vita
Uarte ~di parlare Dove trovare gli elementi es-
senzial i della celebrazione
sociale del proprio popolo.
Qualcuno si chiede se in un
tempo - come il nostro - di
in putiblico con un linguaggio semplice
e chiaro? Che cosa significa
soggettivismo e di " fai da
te », sia ancora pos sibile
celebrare? Qual i sono le
principali celebrazioni del-
l'anno liturgico? Come par-
teci pare? Qual è il significa-
Gm'dapra1w.a
per e,~i*er~! meglio
parlare di Maestri . La rispo-
sta, positiva, è collocata
dentro questa galleria di se-
dici cristiani che hanno as-
to di certe espressioni che si
se ntono ripetere? Questi
semplici sussidi offrono aiuti
ecap1rs1 di pm
I
sunto il battesi mo con pas-
sione , intelligenza e crea-
tività. Se certi model li non
concreti . Il primo descrive i
sono influenti , è perché so-
diversi significati della vera
no sconosciuti o lontani dal -
celebrazione perché molti
le concrete situazioni di vita.
cristiani non sempre ne com-
Questi " volti », con le loro vi-
prendono il vero valore e as- Anch e il messaggio della cende umane, offrono anche
sistono passivamente alle fun- salvezza deve rispettare le una chiave di lettura che
zioni; le pagine del secondo leggi della comunicazione può aiutare a comprendere
sono una fedele trascrizione umana, se vuole arrivare ai la storia del nostro secolo ,
di alcune riflessioni proposte destinatari. Questo manuale anche nei suoi più contorti
da un vescovo ai suoi sacer- si offre come strumento di meandri .
doti , per ricuperare fino in lavoro per capire e farsi ca-
fondo lo scandalo dell 'Euca- pire di più . Un autentico ma-
ristia, centro di ogni celebra- nuale di riflessione sulla co-
zione liturgica.
municazione , ben aggiorna-
to nelle tecniche e nella for-
Antonio Bello
ma, nei contenuti, nello stile
AFFLIGGERE
e nell 'impostazione. Una mi-
I CONSOLATI
niera di suggerimenti, di in - ,.,
formazioni , di esempi e con-
sigli per docenti , conferen-
zieri , sacerdoti, catechisti ,
manager, uomini politici, che
per imp eg ni o professione
son o costre tti a parla re in
pubblico . C'è chi tra essi
ritiene che basti conoscere il ·"
proprio arg omento per po-
tersela cavare . L'esperienza
dimostra il contrario: occorre
soprattutto conoscere i de-
stinatari del proprio discorso
e formulare messaggi su
mi sura, in modo da non di-
sattend ere le aspettative.
f0"-1c1 1u, 0 10

4.9 Page 39

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~ ooNNA E CHIESA ~ GIUBILEO ~ TERZAT E A
OLTRE PECHINO
Donne e Chiesa nel Duemila
di Franca Zambonini
e Maria Elena Vasaio
Mondadori , Milano 1997
pp . 160, lire 24.000
Il vertice di Pechino , tutto al
femminile , sui principali temi
della condizione della donna
nella società contempora-
nea, ha suscitato reazioni
contrastanti: chi lo considera
uno spartiacque della cultu -
ra e chi sostiene che Pechi-
no sia caduta in un silenzio
assordante .
Le autrici di questo saggio
FH ANCA
Z AM IJO NI NI
M A HIA ELENA
V ASAIO
O LTR E P EC HI NO
l'IU1f \\ l.lUS I'
IU/.1 ,UY /\\ S'>
offrono una lettura lontana sia
dai toni trionfalistici che dalle
tentazioni pessimistiche . Ne
assumono i risultati non come
punti di arrivo , ma come pun-
ti di partenza. Si avvalgono di
una pluralità di voci estrema-
mente significative del mon-
do femminile, disegnando co-
un panorama di ampio re -
spiro dell 'universo della don-
na nella sua dimensione cul -
turale, sociale, istituzionale.
NON S I FA VENDITA PER
CORR ISP OND EN ZA . I libri
che vengono segnalati si pos-
sono acquistare presso le libre-
rie cattoliche o vanno richiesti
direttamente all e rispettive
Editrici.
"'-""Atim-'iv-w'"
.'.'.-v'
~
DONNE IN CAMMINO
Verso il terzo millennio
del Coordinamento
« Mulieris dignitatem »
Paoline, Milano 1997
pp 144, lire 12.000
Un contributo di rinnova -
mento in vista del Giubileo .
Se ogni cristiano è chiamato
a riconoscere nella storia la
presenza di Dio, una ragio -
ne in più ce l'hanno le don-
ne. Dio infatti inizia la sua
presenza nel mondo nel
grembo di una donna. Le te-
stimonianze descrivono il
cammino delle donne impe-
gnate ad approfondire que-
stioni importanti come il
ruolo femminile nella fami -
glia e nel mondo del lavoro,
il rapporto tra donne e Chie-
sa , la sfida di essere sempre
portatrici di vita e di pace .
Sono donne impegnate nella
Chiesa che offrono le loro
brevi storie di vita quotidiana
con proposte, sintesi e sche-
de informative. Aiutano a ri -
flettere sulla condizione fem -
minile alla luce della Parola
e dell 'insegnamento di Gio-
vanni Paolo Il.
NON PIÙ GIOVANI
ma con un bagaglio
di esperienza,
saggezza e humor
di Florian Chrétien
Paoline, Milano 1997
pp 150, lire 16.000
In un tempo in cui la terza e
la quarta età diventano pre-
ponderanti sociologicamen-
te , non ci si può permettere
di sciupare una nuova espe-
rienza di vita , solo perché
l'anzianità viene collocata
fuori del ciclo produttivo .
Una massima giapponese
avverte: « Si ha l'età del pro-
prio cuore ». Ciò significa
che è possibile affrontare la
vita , e i cambiamenti che es-
sa comporta , con entusia-
smo , o almeno con equilibrio
e serenità. Il libro si rivolge
ai non più giovani , offrendo
loro suggerimenti per essere
sempre in forma, fisicamen-
te e intellettualmente, e per
saper condividere con gli al-
tri un patrimonio ineguaglia-
bile di esperienza , di sag -
gezza e di humour. Ogni età
della vita offre una possibi-
1ità in più di conosc~re e
migliorare se stessi . E se-
gno di saggezza saper co-
gliere anche questa nuova
opportunità, traendone nuovi
arricchimenti .
Florlan Chrétlen
l\\Tonpiù
giovani
ma. con un baga.gl1o
d1 esperienza, saggezza.
e humour
DIZIONARIO
DI SCIENZE
DELL'EDUCAZIONE
a cura di José Manuel
Prellezo (coordinatore},
Carlo Nanni ,
Guglielmo Malizia
150 collaboratori
915 voci
Editrici ELLE DI Cl
LAS - SEI , Torino 1997
pp 1256, lire 100.000
Il Dizionario si propone di
essere uno strumento di
lavoro e di consultazione
seria e scientificamente
qualificata . Lo stile dei
contributi cerca di essere
chiaro e semplice , evitan-
do le terminologie ecces-
sivamente specialistiche .
La trattazione si pone
nella prospettiva delle
scienze pedagogiche , evi-
denziando la valenza
educativa delle proposte
dei valori.
I destinatari prioritari sono
coloro che si interessano
di scienze dell'educazione
ma anche gli insegnanti ,
gli educatori , i genitori , le
persone interessate ai
problemi educativi e sco-
lastici , in particolare gior-
nalisti , politici, sindacalisti .
Gli indici costituiscono un
sussidio utile per la con-
sultazione di questa gran-
de opera che sarà un
punto qualificato per l'e-
ducazione umana e cri-
stiana del terzo millennio.
BS OTTOBRE 1997

4.10 Page 40

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FROSSASCO (Torino). In
occasione della « Festa dei
piemontesi nel mondo », è
stato premiato don Giulio
Comba, da 60 anni missio-
nario in Brasile. Sacerdote
e insegnante , è autore di
una prestigiosa grammati-
ca latina (4 ediz. ), di una
introduzione al latino (14
ediz.), ma anche di vari al-
tri testi più volte ristampati .
ROMA. Giorno di san Gio-
vanni alla Pisana. La festa
onomastica del rettor mag-
giore e di vari altri che por-
tano questo nome (tra cui
la direttrice FMA, suor Gio-
vanna) , è stata sottolineata
da un vivace e giovanile
spettacolo , che ha visto
mattatori Motto-Llanos-
March ioli-Petit , ma anche
lo stesso Consiglio gene-
rale e il balletto delle ra-
gazze (nella foto) .
PORTICI (Napoli). A mag-
gio, in occasione della fe-
sta di Maria Ausiliatrice , la
prima « Stradonbosco »,
maratona per duecento co-
raggiosi di ogni età, ha ca-
ratterizzato la quinta edi -
zio ne di « Festinsieme ».
La manifestazione popola-
re è organizzata dai sale -
sian i e coinvolge per tre
giorni la popolazione in at-
tività ricreative e culturali.
PORDENONE . Un'iniziati-
va che impegna i giovani
exallievi universitari , sem-
pre affeziona.ti al collegio
Don Bosco . E il « Gruppo
Teatro », che ha messo in
scena a maggio la brillante
commedia " Fuoco alla co-
da di paglia ». Visto il buon
successo di pubblico, sono
ora in cartello altre rappre-
sentazioni .
r
EX ZAIRE. Il vescovo di Lu-
bumbashi , mons. Tshban-
gu ha proclamato Don Bo-
sco « Patrono della Gio-
ventù e modello degli edu-
,.,. catari ». Parlando in questa
occasione, il vescovo ha ri-
cordato la piaga dei ragaz-
zi della strada, ma soprat-
tutto quella dei giovanissi-
mi scavatori di diamanti
delle miniere (nella foto).
OTTOBRE 1997 BS
MESSICO. 25 anni fa na-
sceva a Chulavista, sulla
sponda del lago di Chapa-
la, il noviziato, con i primi
sette novizi. Oggi sono
una ventina e l'edificio è
stato radicalmente rinno-
vato , diventando più como-
do e funzionale . Per l'oc-
casione è stato rivisto an-
che il piano formativo, che
risaliva al 1987.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
deva unite in
una so la: la
carità. " Sia-
mo di fronte a
un vero cri -
stiano », dis-
sero questi
specialisti ,
« di quelli che
riflettono nel
nostro tempo ,
con particola-
re luminosità,
l'amore di Cri-
sto per i po-
veri e gli am-
malati ». E di-
co cristiani
perché Zatti
non ebbe di -
stintivi , in-
carichi religio-
si pubblici che
lo distingues-
sero: era un
laico!
Quando ero
molto piccolo
andavo a visi-
tarlo ogni tan-
to perché mio
Il 7 luglio Giovanni Paolo Il ha letto il
padre me lo
Decreto che dichiara « Venerabile » il
consigliava e
salesiano laico Artemide Zatti. Di lui la
perché Zatti di-
nostra rivista ha pubblicato un articolo
mostrava pia-
biografico nel numero di aprile, quando
cere nel ve-
si pensava imminente il riconoscimento
dermi. Così al-
dell '«eroicità » delle sue virtù. Riportia-
meno mi pa-
mo qui una testimonianza singolare. Si
reva. Entravo
tratta di un testo di don Juan E. Vecchi,
nell 'ospedale
rettor maggiore dei salesiani e parente
San José con
di Artemide Zatti. Sono i ricordi perso-
quel timore
nali del giovane Juan, quando viveva a
che viene ai
Viedma.
bambini di
fronte a quei
grandi edifici
Il ricordo di Artemide Zatti si che hanno una certa linea ar-
conservò per molto tempo nella chitettonica, e in cui circolano
memoria delle persone che lo molte persone adulte in divisa.
conobbero. Lo conoscevano A destra dell'ingresso, un corri-
tutti , letteralmente tutti gli abi- doio conduceva alla " botica »,
tanti di Viedma suoi contempo- così chiamava la gente la far-
ranei , e anche molti altri che macia dell'ospedale. Lì si incon-
abitavano nelle zone vicine o trava don Zatti quando non do-
che avevano passato qualche veva correre nelle sale o anda-
tempo in città. Di Zatti si rac- re in città a visitare gli ammala-
contavano aneddoti, detti , im- ti. Se mentre arrivavo vedevo
pressioni, giudizi: un mosaico qualche suora che co llaborava
pieno di co lore, costruito con con lui (i gesti materni di queste
gesti quotidiani e fatti straordi- religiose non si sono cancellati
nari. Con questi ricordi , più veri dalla mia memoria!), manifesta-
e numerosi dei documenti di vo il mio desiderio ed ella mi
archivio, si costruì la prima bio- accompagnava e mi indicava la
grafia scritta. Qualche anno più strada.
tardi si diede inizio al processo La « botica » mi incuriosiva. Ave-
di canon izzazione . Le dichiara- va qualcosa di misterioso. Era
zioni dei testimoni , verificate e piuttosto oscura perché riceve-
studiate da specialisti della spi- va la luce quasi esclusivamente
ritualità cristiana , diedero un dalla porta d'ingresso. Gli arma-
quadro completo e armonico di coprivano tutte le pareti. In
della figura umana e spirituale ampolle allineate , di diversa mi-
di Zatti. Lo si riconobbe " eroi- sura e colore , con coperchio
co » nella pratica delle virtù cri - smerigliato , si conservavano
stiane che l'occhio popolare ve- droghe e medicine, polverine e
pastiglie, liquidi ed erbe . Era un
qualcosa che assomigliava alle
farmacie dei vecchi monasteri.
Sul banco aveva una piccola
bilancia con piattini e minuscoli
pesi , pomate in preparazione e
foglietti : probabilmente ricette ,
preparati , conti , lettere. Un ge-
sto si ripeteva e lo aspettavo:
don Zatti , che mi sembrava un
gigante , con un sorriso pieno
quanto la sua faccia e largo
quanto la sua bocca incornicia-
ta dai grandi baffi , metteva la
mano in una boccetta azzurra e
prendeva un pugno di caramel-
le di eucalipto , indicate per la
gola. Alcune domande , due
parole di interessamento , una
raccomandazione e la visita era
conclusa .
Lo vedevo anche, ma senza
scambiare parole con lui, al
" Circolo operaio " · L'edificio com-
prendeva un cine-teatro dove ,
alle due della domenica, vi era
uno spettacolo per i piccoli ,
quello del pomeriggio . Il Circolo
era per questo una delle ferma-
te dei nostri passeggi domeni-
cali. Era stata una creazione
dei salesiani , a dimostrazione
della straordinaria sensibilità so-
ciale che Don Bosco aveva loro
trasmesso. si incontravano
operai , impi egati e artigiani, in
gran parte italiani, ma non solo.
Passavano la serata della do-
menica in compagnia. Giocan-
do a carte e a bocce.
Una volta mi trovai nelle sue
mani di infermiere. Una caduta
mi aveva procurato una ferita al
ginocchio che per negligenza si
era infettata ed estesa. Il tratta-
mento consisteva nella pulizia
sistematica con i metodi del
tempo : disinfezione (alcol e io-
dio!) , pomate , cambio del le
bende. lo ero un po' pauroso
quando toglieva la garza attac-
cata alla pelle e disinfettava. Lui
lo faceva con delicatezza e de-
cisione : senza perdersi in paro-
le dolci: sorrideva, cantava e mi
dava un buon pensiero .
Nel 1943 lasciai Viedma per
andare in aspirantato. Lo seppe
e ne fu felice. Non si sentì ob-
bligato a darmi consigli o racco-
mandazioni. Aveva in sé un mi-
sto di misura e di sobrietà, una
specie di pudore. I suoi consigli
erano sempre di poche parole:
una frase , un'espressione . La
mia vestizion e la feci a Viedma,
nella cappella del collegio san
Francesco di Sales . Era il 19
marzo 1947, festa di san Giu-
seppe. Don Zatti si sentì obbli-
gato a essere presente, come
era solito fare a tutte le celebra-
zioni salesiane. Però in quella
circostanza sentiva di parteci-
pare a una tappa importante di
due vocazioni nate a Viedma.
Sceglievamo chi dovesse chiu-
dere i numerosi bottoni della
veste talare. Era un piccolo ono-
re e un segno di affetto: il papà
e la mamma, se c'erano ; i fra-
telli , i superiori. Anche Zatti vol-
le chiudere un bottone nella mia
veste e in quella del mio com-
pagno, padre Hector D'Angelo.
Zatti si sentiva un po' parente di
tutti e lo ricordo emozionato:
mormorò una felicitazione, asciu-
gandosi una lacrima e assicu-
rando una preghiera.
L'ultimo incontro fu al funerale
di mio padre. Morì dopo una
permanenza nell'ospedale di
Zatti , già trasferito nella scuola
salesiana San lsidro: 16 luglio
1947. Per la mia vita salesiana,
era l'anno di noviziato. Don Zatti
fece parte con noi del corteo
che dalla chiesa cattedrale si
mosse verso il cimitero , mentre
le campane della vicina Patago-
nes suonavano per la festa pa-
tronale della Madonna del Car-
mine. Diriaeva il rosario con la
sua voce 'baritonale, gli occhi
apparentemente chiusi, immer-
so nel mistero della morte, della
vita eterna e partecipe del dolo-
re umano.
Da allora la sua storia, che
umanamente stava arrivando
alla conclusione, acquista una
nuova immagine dentro di me.
Lo vedo nella nuova dimensio-
ne che va assumendo la sua fi-
gura. La gente (sempre la gen-
tel) comincia a vedere tutta la
vi ta di Zatti da un solo punto di
vista e sembra presentire l'im-
minenza della sua perdita. Cre-
sce velocemente la sua imma-
gine sociale . Le notizie sul l'an-
damento della sua malattia si
mescolano con parole ed episo-
di che acquistano contorni sem-
pre più veri e luminosi.
E i funerali! Quel giorno si dice-
va che a Viedma non era rima-
sto nessuno a casa: gli adu lti
vennero per ricordare e per
simpatia, i piccoli per imparare.
Della sua presenza, corporale o
spirituale, non si poteva fare a
meno. Per questo gli dedicaro-
no una via e il nome del nuovo
ospedale, che conserva la sua
memoria.
Il testo è tratto dall'introduzione
di don Vecchi per la nuova bio-
grafia di Zatti scritta dall'argenti-
no Néstor Alfredo Noriega:
Artémides Zatti, el Hombre, el
Ap6stol, el Santo.
/JS OTTOBRE 1997

5.2 Page 42

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Mathilde Salem si staccò a poco a poco dal mondo del
I POVERI BATTONO
ALLAPORTA
di Teresio Bosco
Insieme al marito Georges fondò
una scuola professionale per i giovani di Aleppo.
Ma la sua carità era inventiva e senza confini.
<< eome ogni mattina, pa-
dre Mani venne a do-
narle la santa comu-
nione, e a meditare con lei la pas-
sione di Cristo. Essa chiese I' unzio-
ne degli infermi. Partecipò con tutta
l'anima al sacramento: rispondeva
alle preghiere, aspirava a ricongiun-
gersi con Dio. Lunedì 27 febbraio la
vegliavo ali ' alba. Una luce bianca
filtrò attraverso le persiane. Le aprii ,
essa g irò la testa verso la luce e mi
disse con una gioia nella voce: "Ne-
vica!", come se quella neve , estre-
mamente rara in quel periodo del-
1'anno, fosse carica per lei di un se-
gno mandato dal cielo: la luminosi-
tà, la purezza, la chiamata di Dio.
Ci domandò di recitare il Magnifi-
cat. Alle 9,30 il suo cuore cessò di
battere. Monsignor Pattai levò la ma-
no destra e disse: "Vai con Dio, santa
Mathilde! ". Non era nata santa, Ma-
thilde Salem , ma si era sfo rzata di
divenirlo. Rispose all'appello di Dio
e salì la montagna, staccandosi a po-
orroaRE 1997 ns
co a poco dal mondo che aveva ama-
to , soffrendo , pregando , più vicina a
Cristo ogni giorno. Io fui un testi-
mone privilegiato di questa ascen-
sione verso la santità. Ho il dovere
di testimoniare.·Ed eccomi a dare la
mia testimonia11za ». Chi scrive que-
ste righe pensose e gentili è Roland
de Sahb, nipote di Mathilde Satem .
Seguendo il filo di questa affettuosa
e austera testi rhoni anza, traccio il
profilo di questa serva di Dio nata
in Siria, ad Aleppo, nel 1904, e an-
data con Dio in quell a stessa città il
27 febbraio 1961 , a 56 anni.
A 18 ANNI SPOSA
DI UN RICCO MERCANTE
Studiò presso le suore armene del-
1'Immacolata Concezione, e per es-
se conservò sempre un ' affettuosa ri-
conoscenza. Ragazza bella e slan-
ciata, era ammirata come un fiore.
A I8 anni, nella festa dell ' Assunta
I Mathilde Salem.
Nel 1995 è stata avviata
la causa di canonizzazione.
del 1922, sposò Giorgio Elia Salem,
audace uomo d ' affari di 34 anni ,
dalla potente personalità. Per Ma-
thilde sembrava aprirsi una vita do-
rata, ma la sua non fu una continua
luna di miele. Giorgio l'amava, ma
la sua personalità potente, possessi-
va, autoritaria, richiesero da parte di
Mathilde tesori di tenerezza, bontà,
diplom azia, per ev itare contrasti e
dissapori .
Alcuni anni dopo il matrimonio fu
evidente che non avrebbero potuto
avere bambini. Giorgio ne patì pro-
fondam ente per tutta la vita, e Ma-
thilde più ancora. Poco dopo, Gior-
gio si ammalò. Il diabete (triste ere-
dità familiare) e la vita frenetica
condotta in gioventù , avevano inde-
bolito il suo organismo. Crisi car-
diache sempre più forti lo minava-
no. Mathilde acco lse questa prov a
senza un pi anto, senza un sospiro.
Divenne la più devota e la più com-
petente dell e infe rmiere. Non si
staccò più da Giorgio. Lo accampa-

5.3 Page 43

▲back to top
benessere che aveva amato. Madre dei poveri, ebbe cari anche musulmani.
gnò ne i suoi viaggi in Europa e in
Oriente. Assisteva alle riunioni di
affari, e fu presto al corrente e invi-
tata da lui a prendere parte alle di-
scussioni e alle trattative del suo la-
voro. Fu stimata e rispettata dai diri-
genti delle grandi aziende europee.
Ali ' interno dell a famiglia ebbe
una spina che cercò di dissimulare
con grande carità. Elias Salem, pa-
dre di Giorgio, vedovo da molto
tempo, viveva con loro. L'età lo
rendev a poco sensibil e alle difficol-
di salute del figlio, e soven te le
relazioni padre-figlio diventavano
tese. Mathilde interveniva con tatto
e diplomazia per ristabilire la sere-
nità. Malgrado tutta questa dedizio-
ne, incupito dalla malattia, Giorgio
arrivò a dubitare dell ' amore di Ma-
tilde. Questo sospetto la lacerava:
com 'era possibile? Piangeva di na-
scosto, ma non faceva trasparire
nulla all'esterno. La seconda guerra
mondiale 1939-45 decuplicò il pa-
trimonio della famiglia, ma la sanità
di Giorgio continuò a declinare. Spe-
cialmente gli anni 1942 e 1943 fu-
rono tormentosi.
UNA FONDAZIONE
PER FARE IL BENE
Monsignor Isidoro Fattal, nomi-
nato nel 1943 metropolita greco-
cattolico di Aleppo, seppe in poco
tempo guadagnarsi l'amicizia di
Giorgio e di Mathilde, con la sua
umiltà, il suo spirito di povertà, la
sua anima di apostolo . Un giorno
Giorgio gli confidò un suo sogno:
fondare ad Aleppo un ' opera di ca-
rità cristiana. Monsignor Fatta!, che
era stato cappellano della Gioventù
Operaia Cristiana, gli suggerì la
fondazione di una sc uola professio-
nale che formasse futuri lavoratori
cristiani. L'idea piacque a Giorgio, e
Mathilde lo incoraggiò. L' idea andò
crescendo: una scuola professiona-
le, una chiesa, case per lavoratori ,
un ospedale. Cominciarono ad ac-
quistare vasti terreni a nord della
città. Questa nuova attività, che
apriva una lu ce nel gri giore incom-
bente della guerra, parve dare nuova
vitalità a Giorgio. Fu una breve illu-
sione. La mattina del 26 ottobre
1944, in un istante, la morte lo rapì.
Mathilde fu inconsolabile. Erano
stati insieme 22 anni, e ora le sem-
brava imposs ibile vivere senza il
suo Giorgio. Eppure seppe farsi for-
za. Nei giorni seguenti la maturità
di sp irito , la dignità, il coraggio di
questa g iovane vedova di 40 anni
susc itarono l'ammirazione di tutti.
Il vecchio Elias Salem, fulminato
dalla morte de l figlio , si preparò a
lasciare la casa. Mathilde lo sup-
plicò di restare: c'era solo lui a ri-
cordargli tra quelle mura il suo
amato Giorgio.
Giorgio Salem aveva costituito una
Fondazione che doveva portare a
te1mine i suoi progetti: la scuola pro-
fessionale , la chiesa, le case per la-
voratori, l'ospedale. Aveva legato a
questa Fondazione che portava il suo
nome un terzo dei suoi beni: il mas-
simo consentito dalla legge siriana.
Ne affidava la presidenza a Mathilde
e a monsignor Fatta!. Per I5 anni,
dal 1944 al 1959, Mathilde si dedicò
totalmente alla «Fondazione Georges
Salem ». Suoi amici, avvicinandola
con discrezione, le suggerirono di
non gettar via la possibilità di rifarsi
una vita: era bella, ricca, ancor gio-
vane, avrebbe potuto anche corona-
re il sogno di diventare madre. Lei
ci pensò, pregò , poi si recò ali' orfa-
notrofio della comunità greca, dove
già tante volte si era recata a fare
del bene, accarezzò le testoline che
le corsero intorno e decise: « Saran-
no questi i miei figli per sempre. E
anche tutti quelli che il Signore mi
farà incontrare nella vita ».
LA SCUOLA
PROFESSIONALE
Allo scadere del mandato france-
se in Siria nel 1945, i Fratelli Mari-
sti dovettero abbandonare il loro bel
collegio di Aleppo, che ospitava
800 allievi. Tramite l'arcivescovo
cattolico Mathilde spinse il consi-
glio di amministrazione della Fon-
dazione Sa lem a comprarlo: sarebbe
stata la sede della futura sc uola pro-
fessionale. Poi partì per Torino e
trattando direttamente con il rettor
magg iore dei sales iani don Pietro
Ricaldone, chiese che i figli di Don
Bosco venis ero a gestire la sc uo la.
Fu ini ziata nel 1948 . Ma in quel-
l' anno ci fu anche la durissima pri-
ma guerra israeliana-palestinese, che
al di dei problemi politici portò
ondate di profughi anche in Siria.
Mamme, bambini , vecchi, g iunge-
vano poveri e spauriti dalla terra do-
ve Gesù aveva predicato la pace e
l' amore. Mathilde vi impegnò com-
ERA UNA DONNA STRAORDINA-
RIA. Per noi salesiani Mathilde Sa-
lem è stata una mamma, per i mu-
sulmani era una "eletta da Dio ».
Aveva una predilezione speciale per
i musulmani , soprattutto per i più bi-
sognosi. Nessuno bussava al bazar
di suo marito senza ricevere aiuto.
Per i nostri chierici ha fatto costruire
lo studentato e mentre c'erano i la-
vori , li ha ospitati lei stessa da set-
tembre a maggio, badando a tutto,
al vitto e ai vestiti. Ricordo che face-
va freddo e confezionava su misura
delle maglie di lana per loro. Come
una mamma, di notte rammendava
le calze dei bambini dell'orfanotrofio .
Un giorno un musulmano le disse:
" Mia figlia si sposa e non ho nulla
da darle ». Da noi la futura sposa
deve arredare la camera da letto.
Lei semplicemente prese i sold i e gli
disse: " Ecco, per la tua nuova spo-
sa! ». Un giorno un musulmano mi
chiese un passaggio. Sulla macchi-
na vide la scritta Salesiani di Don
Bosco . Disse : "Siete i salesiani del-
la signora Salem? Ah , quella è una
eletta da Dio! Un giorno sono anda-
to a battere alla sua porta perché
avevo fame . C'era la guerra. Ho
bussato e non mi ha mai lasciato
deluso » (don Gharghour Abbud, di-
rettore di Aleppo).
BS OTTOBRE 1997

5.4 Page 44

▲back to top
I
I Alepp?, _195~. Mathi_lde Sal~m vi~ita la scuola professionale.
Le e v1cmo 11 salesiano laico Giuseppe Musciati,
Aleppo. Laboratorio di meccanica.
Visita del patriarca Massimo IV.
prima vocazione locale, oggi missionario in Venezuela.
Tra le autorità presenti, Mathilde Salem.
pletamente le sue forze e la sua te-
nerezza. Aprì loro la sua, casa li
ascoltò, li sfamò, li consolò. Tra i sa-
lesian i che lavoravano nella sc uola
trovò il suo direttore spirituale, don
Giacomo Maggi. Da lui guidata si
lasc iò portare dal Signore su lle stra-
de del bene e dell a sofferenza. Fece
costruire una piccola casa vicino
alla scuola salesiana e vi venne ad
abitare. Ogni mattina partecipava
all a messa, riceveva la comunione e
rimaneva a lungo in preghiera in gi-
nocchio, anche quando tutti e n'e-
rano andati. Pregava e meditava,
prendeva forza dal suo Signore per
vivere una nuova giornata di bene.
« Se tento di tracciare l' itinerario
sp irituale di Mathilde Satem », scri -
ve Roland de Sahb, « lo trovo mar-
cato dal!' incontro con il poverello
di Assisi, san Francesco di Sales e
Don Bosco. Del primo abbracciò lo
spirito di povertà e il dono totale e
senza riserve a Dio; del secondo l'a-
more del prossimo e la comprensio-
ne della debolezza degli a ltri ; da
Don Bosco l'amore concreto verso i
giovani lavoratori ».
La Madre di Gesù ebbe un posto
importantiss imo nella sua vita. Ave-
va collocato una bella statua della
Madonna di Fatima al posto d'o nore,
all 'entrata della sua camera da letto.
Sotto i suoi occhi recitava ogni gior-
no il ro ario e le preghiere della se-
ra, circondata dagli amici e dal per-
sonal e di servizio della sua casa. E fu
quella Madonna dolciss ima che vo l-
le trasportata accanto al suo letto nei
g iorni tormentosi della sua malattia.
LA PRl ~ EMORRAGIA
A54ANNI
Nel 1958 intraprese una crociera
« giovane » in Europa con la nipote
Loris. Fu un viaggio senza troppi
confort, che le ridiede una ventata
di giovinezza, ma anche parecchia
OTTOBRE 1997 BS
stanchezza. Al termine, in Austria,
un giovane medico suo parente la
incoraggiò a fare un check-up. Lei
acconsentì, ma per delicatezza ri-
fiutò l'esame ginecologico. Risultò
sanissima. Invece era già attaccata
da un male profondo. E la sua ec-
cessiva rilu ttanza aveva impedito di
scoprirlo nei suoi inizi. Il lunedì do-
po Pentecoste del 1959, mentre era
nel suo giardino, ebbe un 'emorra-
gia. Fu chiamato un ginecologo. La
sentenza fu drastica: tumore, da
operare sub ito. Se fosse benigno o
maligno l' avrebbe detto l'esame isto-
logico. Mathilde, seria e tesa, disse:
«Grazie, buon Dio ».
Cominciarono i venti mesi più
duri della sua vita, in cui la sua
umanità fu posta nel crogiolo del
dolore, e, caduta ogni scoria, l'amo-
re di Dio rifulse in tutto il suo
splendore.
Si decise che l'operazione chirur-
gica avrebbe avuto luogo a Pari g i.
Qui però le si propose di partire per
un ospeda le deg li Stati Un iti . Fu in
quel momento che, lontana da ll a
sua casa e assalita dalla tristezza,
ebbe una crisi di pianto disperato .
« La reazione di mia zia », testimo-
nia Roland che le era accanto, « fu
tanto violenta quanto inattesa ». È il
momento in cui la ricchezza e tutte
le sue sicurezze mostrano la loro
estrema fragi lità, e ci si trova a tu
per tu, so li , davanti al mistero della
~orte e di Dio . Il nipote subito ag-
gi unge: « Rec itammo insieme il ro-
sario, e a poco a poco essa ritrovò la
sua ca lm a ». Vo lle incontrare un sa-
cerdote prima di affro ntare i chirur-
ghi . L'operazione le procurò g iorni
di grande sofferenza, che tentò di
sopportare senza lacrime. L'esame
istolog ico fu infausto : tumore mali-
gno. Occorreva sottoporsi a radia-
zioni d i cobalto per impedire la pro-
liferazione maligna. Fortunatamente
questa cura si poteva fare in patria,
e Mathilde tornò con gioia alla sua
casa. Ritornò lentamente la vita atti -
va, insieme alla messa quotidiana
nella chiesa dei sa lesiani e i lunghi
incontri con il suo direttore spi ritua-
le don Maggi.
A NEW YORK
PER OBBEDIENZA
Ma mentre le opere sociali si svi-
luppavano, il male si ripresenta alla
metà del marzo 1960. Anche questa
volta ritorna in Francia, ma alla
grotta di Lourdes, dove ch iede alla
Madonna la grazia dell 'accettazione
totale della volontà di Dio, e offre la
sua vita. Accetta « in obbedienza »
la vo lontà dei medici che vog liono
un suo ricovero al Memoria/ Hospi-
ta/ di New York. È il vescovo gre-
co-cattolico Maalouf che le dà que-
sta obbedienza, e lei , che lontano da
casa si sente morire, accetta. Nuovi
interventi chirurgici, nuova cobalto-
terapia, infiltrazioni di sostanze chi-
miche, (una chemioterapia ancora
incerta: si era nel 1960. Il ritorno a
casa è possi bile so lo in settembre. E
senza speranze. Mathi lde assiste al
rientro degli sco lari all eg ri all a sua
scuola: 280 figli di operai che ven -
gono a ricevere cultura e formaz io-
ne cristiana. È la consolazione più
grande per Mathi lde, che si sente
madre di tutti quei g iovani. Il dolore
torna, le gambe si gonfiano. La si-
gnora Mathi lde, che a Parigi ha pian-
to di disperazione, ora rifiuta i cal-
manti per offrire un amore più sa-
crificato e puro a Dio. Mentre il
dottor Chachaty le fa l'ennes imo
pre li evo dalle vene ormai stanche ,
quas i grida: « Mio Dio, offro la mia
vita per l'unità de i cri stiani , la santi-
ficazione dei sacerdoti e la prospe-
rità dell'opera Giorgio Salem ». Dio
le viene incontro all 'alba del 27 feb-
braio 1961, tra la luminosità e la pu-
rezza dei fiocch i di neve.
Teresio Bosco

5.5 Page 45

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I NOSTRI MORTI
VAJENTE Mario
t Cogollo del Cengia (Vicenza)
11 4/5/1997 a 81 anni.
Rimasto orfano della mamma a tre anni a
13 era a lavo_rare in miniera in Belgfo .
Ritornato defin1t1vamente in patria verso la
fine della guerra, per caso in treno ebbe a
trovare 11 Bolle ttino Salesiano. Rimase
se~nato dentro in forma indelebile dalla
v1s1one della miseria nera in cui si dibatte-
vano alcune missioni salesiane. Giunto a
casa, riscattò una casa co lon ica con un
pezzo di terra. Ma le missioni salesiane
d1v_en~ero la mente e il cuore di ogni sua
att1v1ta e lavoro avventizio. Il megl io del
ncavato era per le missioni, per le bri-
ciole., ritenendole anche di troppo pensan-
do a1 bisogni d1 certe missioni. Tanto gran-
de era 11 suo cuore , quanto miseri il suo
alloggio, vestito e cibo quotidiano . Fin dal
1952 con regolare testamento aveva eletto
erede universale di ogni suo bene l'istituto
salesiano per le missioni . Così la lapide
sulla sua tomba: " Ha offerto tutto quanto
aveva per vivere (Mc 12,44) - con Mario
Va~ente (3/9/ 1915 - 415/ 1997) la genero-
sita non viene sepolta, ma piantata. Con
riconoscenza : «Le Missioni di Don Bosco ».
PANZI Nino Battista, cooperatore,
t Genova il 24/4/1997 a 74 anni .
Ninetto (era chiamato così dagli amici) era
un uomo d1 fede , dal cuore buono stimato
da tutti . Amava il Centro cooperat;ri come
la sua seconda casa. È stato provato da
molta sofferenza a causa di problemi fami-
liari , ma la pazienza e la carità lo hanno
aiutato a superare le difficoltà. La breve e
dolorosa malattia che lo ha colpito ha puri-
ficato il suo cuore. È mancato serenamen-
te, assistito da un sacerdote salesiano co-
me lui desiderava, pregando Don Base~.
DIVINA Federico, salesiano ,
t Negrar (Verona) il 23/4/1997 a 85 anni.
ARATA Violetta , (1908-1996) di anni 88.
Cooperatrice salesiana.
BOERO Pierina , (1946-1996) di anni 50.
Volontaria di Don Bosco .
GHEZZI in Romano Caterina
(1944-1997) di anni 53.
'
Cooperatrice salesiana.
In meno di un anno il Padre ha chiamato a
queste tre carissime sorelle del Centro
cooperatori di Genova-Quarto . Le accomu-
navano la devozione a Don Bosco a Maria
Ausiliatrice e ai santi salesiani , l'a~ore per
1giovani e la fedeltà alla loro vocazione.
Ciascuna di esse però aveva una sua
caratteristica che le distingueva: la gioia
veramente cristiana di Violetta nel parteci-
pare , nonostante l'età avanzata, a ogni
incontro salesiano. Chi è stato vicino a Pie-
rina ,_ durante la sua lunga sofferenza, ha
sentito la sua insistente richiesta: « Non
p_regate per la mia guarigione, ma perché
sia fatta la volontà di Dio ». Il Signore ha
voluto con Pierina proprio il 25 novem-
bre , giorno in cui Mamma Margherita , la
mamma d1 Don Bosco , è nata all a vita
eterna. Rina, sposa e madre buona e co-
raggiosa, ha saputo donarsi sempre, non
solo al marito e ai figli , ma anche a coloro
che più avevano bisogno di attenzioni e di
cure a causa dell'età o della malattia.
PILLONI suor Anna
Figlia di Maria Ausiliatri~e.
t Conegliano (Treviso) il 6/3/1997 a 77 anni .
Ha speso molti anni della sua vita religiosa
come aiutante nella direzione dell'ispetto-
r1a, incaricata soprattutto dell 'archivio e del-
la segreteria. In seguito, come insegnante
nella casa di Conegliano , se ppe donare
con competenza e professionalità la sua
vita alle giovani . Quando la salute precaria
non le ha più consentito il contatto con le
giovani, ha continuato a ren dersi utile in
comunità con la sua disponibil ità fraterna
la preghiera e l'offerta.
'
Per 40 anni fu maestro d'arte falegname al
Don Bosco di Verona, stimato e amato da
allievi e imprenditori. Amava la sobrietà la
precisione e la creatività nei suoi lav;ri .
Nel '61 ricevette il «cavalierato » e nel '66
venne insignito della " Stella del lavoro ».
Quando le scuole d'arte e mestieri chiuse-
ro (1971), si trasferì a Bardolino, dove fu
" economo » pe_r dieci anni , sempre utile
con mille lavori. Fu attento alle piccole
cose ,_ signorile nel _trattare con le persone,
laborioso e versatile , di poche parole e di
tanta saggezza, capace sempre di comuni-
care serenità e allegria.
GIANNINI Anna , cooperatrice ,
t Napoli il 7/2/1997 a 77 anni.
Donna di sani principi , virtuosa , buona .
Non potendo abbracciare
ha dedicato la sua vita a
lfaarevitaderlebligeinoesa~
chi era nel bisogno , nello spirito di Don
Bosco. Pregava e sosteneva i g io vani
orientati alla vita religiosa e missionaria.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-197 1 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PÈR LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Fo1mule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
« ... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure a!l'!srituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire... , (oppure)
l'immobile sito in... per gl i scopi
perseguiti dall 'Ente,
e particolarmente per l'esercizio
del cul to, per la formazione del
Clero e dei Religios i, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nom inare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
ind icati:
« ... ann ullo ogni mia
precedente dispos izione
testamentaria. Nomino mio
erede un iversale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l' Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scop i perseguiti
dall 'Ente, e particolaimente
per l'esercizio del culto, per la
formaz ione del Clero e dei
Religios i, per scopi missionai·i
e per l'educazione cristiana.
(luogo e data )
(firma per disteso)
NB. U testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
BS OTTOBRE 1997

5.6 Page 46

▲back to top
GUIDA ALLE
ASSOCIAZIONI
GIOVANILI
SALESIANE
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO (MGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/49.40.442
Via San Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.43.855
GIOVANI
COOPERATORI
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.09.45
GIOVANI
EXALLIEVI (GEX)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.85.22
OBIETTORI
DI COSCIENZA
SERVIZIO CIVILE
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.09.45
MISSIONI
E VOLONTARIATO
INTERNAZIONALE
VIS, via Appia Antica, 1
00179 Roma
Tel. 06/513.02.53
VIDES , via S. Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.50.048
CINEMA
E COMUNICAZIONE
SOCIALE (CGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.70.01 .45
POLISPORTIVE
GIOVANILI
SALESIANE (PGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.21.79
TURISMO
GIOVANILE
SALESIANO (TGS)
Vi a Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.60.946
OTTOBRE 1997 BS
~
SOLIDARIETA
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Bosco, Domenico Savio, a cura cl i
Bontempi Gi na. - In suffrag io dei
defunti fami gli e Guerci-Bernasco-
ni-Lambri , a cura cl i Lambri En ri -
ca. Ma ria Ausiliatri ce e Don Bo-
sco, per protezione dell a piccola
Mari a Elena, a cura cl i Astolfi
Chiara. - Maria Ausiliatrice e San-
ti Salesiani , a cura cl i Giul ia Car-
do. - San Domenico Savio e San-
ti Salesiani , in suffrag io dei fa mi-
li ari defunti , a cura cl i Seggiaro El-
sa. - Don Bosco e Domenico Sa-
vio, a cura cl i Ceriani Monica. - Ma-
ria Ausil iatrice e Santi Salesiani ,
a cura cl i Barbieri Mariuccia Fall o.
- San Giovanni Bosco e San Do-
menico Savio, a cura cl i Civati
Lui gia. - Laura Vicu1ia, a cura cli
I Scena oratoriana a Piura (Perù). Il teatro, lo sport,
i gruppi giovanili sono «vitali » in tutto il mondo.
Oltre all 'oratorio, a Piura ci sono la scuola elementare
e secondaria e il santuario di Maria Ausiliatrice.
Bonacc ini Vincenzin a. - Ma ria
Ausiliatrice , a cura cl i Allievi Ele-
na. - Maria Ausiliatrice , a cura cl i
Peclrazzini Lui gi. - Maria Ausi-
liatrice e Don Bosco, per la prote-
zione de lla fami glia, a cura cl i Ca-
sale Arciera Lucia. - Maria Ausi-
Ma ria Ausiliatrice , in occasione zione, a cura dell a pron ipote Lu- liatrice, Don Bosco, Domenico Sa-
del 25° cl i sacerdozio de l nostro ciana Ponzett i Mauthe, L. 200.000. vi o, in suffragio del mari to e per
pa rroco don Gi usep pe Leonforte , a Ma ria Ausiliatri ce , in memori a protezione dell a fa mi glia, a cura cl i
cura dell a pa rrocc hia Ma ri a Ausi- dei m ie i ca ri, a cura cli N.N. , N.N . - Maria Ausiliatrice e Do n
liatrice cl i Marsala, L. 2.000.000. L. 200.000.
Bosco, a cura cli Barage11i Carlo.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, San Giovanni Bosco e Beato Fi- In suffra gio cli Ce ntenaro Mari a, a
in suffragio cl i Enzo Menonna, a lippo Rinaldi , per grazia ricev uta, a cura cl i Stefanone Giacin to. - Ma-
cura del frat ello Lu igi, L. 2.000.000. cura cl i Rinalcli Pierina, L. 200.000. ria Ausiliatrice, Don Bosco, Do-
Ma ria Ausiliatrice e Sa nti Sale- Ma ria Ausiliatrice, a cura cl i For- menico Savio , per protezione del
siani , in memoria cli don Fra nce- lin Teresa, L. 200.000.
nipotino Michelange lo, a cura cl i
sco Nerella, a cura cl i Ne rella Ma- Santi Salesiani , pregate per me, a Gagg ini Bru ni Brunell a. - Ma ria
li lcle, L. 1.500.000 .
cura cl i Rina Agabio, L. 200.000. Ausiliatrice , in tercedi per me e
Ma ria Ausiliatrice e San Gio- Ma ria Ausiliatrice e San Giovan- per i mi ei cari , a cura cl i N.N . exa l-
va nni Bosco, in suffragio cl i Ta- ni Bosco, per ringraziamento, a lieva. - San ti Sal esiani , invocan-
vern iti Roberto, a cura cl i Agata cura cl i Rezza Caterina, L. 200.000. do protezione per la fami gli a, a
Filocamo Tave rnil i, L. 1.000.000. Ma ria Ausiliatri ce, per graz ia ri - cura cl i Totaro Antonietta. - Ma-
Padre Aurelio Masc hi o, in memo- cev uta, a cura cl i Torri si Antonia ria Ausiliatrice, Santi Salesiani ,
ri a, a cura cl i Bruzzone Giovanna, Figuera, L. 200.000.
per grazia rice vuta , a cura cl i La
L. 500.000.
Ma ria Ausiliatr ice , per grazia ri - Porta Gaetana. - Ma ria Ausilia-
Ma ria Ausiliatrice e Don Bo- cev uta, a cura cl i N.N ., L. 200.000. trice , Don Bosco, Pa pa Giova n-
sco , a cura cl i Scolari Giuse ppe, Ma ria Ausiliatrice, a cura cl i Del- ni, in memori a cli Pietro e Angela,
L. 500.000.
1' Aglio Anna, L. 150.000.
a cura cli N.N. - Ma ri a Ausiliatri -
San Giovanni Bosco, in suffrag io In memoria dell a fi gli a Rosell a, a ce e Sa n Giovanni Bosco, a cura
del sac. sales iano don Ca rlo e de l- cura cli Arioli Eugenio, L. 150.000. cl i Balbiani Manzi Iride. - Ma ria
la sorell a Giovan na, a cura cli Vin-
Ausiliatrice e Don Bosco, per
ciguerra Teresa, L. 500.000.
protezione e aiuto ai miei fi gli, a
Maria Ausiliatri ce , a cura cli Vi-
gnati Ann a, L. 500.000.
Don Bosco e Domenico Savio, in
Borse missionarie da
L. 100.000
cura cl i un a mamma. - Ma ria Au-
siliatrice , invocando protezione
per il figlio, a cura cl i Chi ofalo Ma-
memoria cli R.C. , a cura cli Cami-
ria. - Ma ria Ausiliatri ce, a cura
10110 Maria. L. 4 13.000.
Ma ria Ausiliatrice , Don Bosco, di Testa Ma rio. - Ma ria Ausilia-
Ma ria Ausiliatrice e Santi Sale- Domenico Savio, per grazia ri ce- tri ce, a cura cl i Michelazz i Maria.
siani , in vocando protezione per sa- vuta, a cura cl i Ca ne Mari a Anto- - S. Cuore di Gesù, Ma ria Ausi-
nità e tranq uillit /1, e in suffragio nietta. - Ma ria Ausiliatrice e liatrice , Santi Sales iani , per rin-
dei nostri defunt i, a cura cli G. e C. Santi Salesiani. in vocando grazie graziamelllo e protezione, a cura
Ferro, L. 300.000.
e protezione, a cura cl i Eleonora e cl i F.C. - Maria Ausiliatrice e
Ma ria Ausiliatrice, rin graziando Alessia Campi. - Gesù Sacra- Don Bosco, a cura cl i Rava ioli Du-
per la cont in ua protezione, a cura mentato, Ma ria Ausiliatrice , don rando. - Maria Ausiliatrice, Don
cl i Elena e Pao lo, L. 300.000.
Filippo Rin aldi , per grande grazia Bosco, Domenico Savio, a cura cli
Don Filippo Rinalcli , a cura cli Ri- ricev uta, a cura cli C. R. - Maria Narese Calogero e Rosina. - Ma -
nalcl i Adele, L. 260.000.
Ausiliatrice e San Giova nni Bo- ria Ausiliatrice, a cura cli Durante
Maria Ausiliat rice , Don Bosco, sco, a cura cl i Casale Arciera Ma- Francesco. - Ma ria Ausiliatrice e
Domenico Savio, in vocando pro- ria. - Maria Ausiliatrice e San Don Bosco, a cura cli Spriana. - Ge-
tezione sul le mie nipotine, a cura Giovanni Bosco, a cura cli Siriotto sacramentato, Ma ria Ausilia-
cli B.A.G. , L. 250.000.
Lucia. - S. Cuore di Gesù, Ma ria trice e Don Bosco, invocando pro-
In memoria cli suor Francesca Ausiliatri ce , a cura cl i N.N. , Do- tezione nel 25° di matrimonio, a
Ghella F.M.A., invocando prore- glian i. - Ma ria Ausiliatrice, Don cura cli Gian Pao lo Donato.

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IDon Alfredo Picchioni
Nato a Gabba, Lizzano
in Belvedere (Bologna),
da 46 anni vive nell'ispettoria
del Medio Oriente , di cu i è stato
per 12 anni superiore.
Per 25 anni è vissuto in Iran .
Don Picchioni, per 12 anni è stato ispettore in Medio Oriente. ..
Sì, dal 1984 al 1996. Un periodo difficile e delicato, sia per la situazione
socio-politica, che religiosa. In questi anni anche i salesiani hanno vissuto la
loro svolta, soprattutto quella della inculturazione. Ci trovavamo tra gli arabi,
ma seguivamo i fi gli degli italiani. O prima o poi era inevitabile accogliere la
cultura araba. Per questa scelta una cinquantina di salesiani preferirono tornare
in Italia. In compenso ora dei 170 salesiani della nostra ispettoria, quasi un centi-
naio sono di provenienza locale: arabi, etiopi, eritrei, irani ani , sirian i, turchi .. .
Qual è la cosa che guarda con maggior soddisfazione in questo momento?
La più grande gioia l'ho vissuta quest'anno, con l'ordinazione sacerdotale
di cinque giovanj del posto. Ma non è mai mancato ogni anno un gruppetto di
giovani che hanno chiesto di farsi salesiani .
Guardando indietro, può dire che la situazione in Terra Santa sia migliorata?
È indubbiamente migliorata, anche se la pace è sempre insidiata e cammina
a pass i incerti . La speranza è di vedere uno stato palestinese libero e indipen-
dente, che possa esserci armon ia tra arabi ed ebrei, due culture così diverse.
Penso però che la convivenza pacifica ci sarà soltanto con i figli dell ' attuale
generazione.
In quale proporzione i musulmani son.o presenti nelle nostre opere?
A Nazareth , per esempio, sono il 50%. A Betlemme il 60%. Ma non c'è
nessun problema di convivenza tra cristiani e musulmani. Con i nostri allievi
non abbiamo problemi. Gli attivisti sono giovan i pagati per questo, o vittime
dell'esclusione sociale. Certo che il potere islamico in alcuni paesi cresce
sempre più, anche a scapito dei cristiani, che si vedono ridurre gli spazi pub-
blici e diventare una minoranza insignificante. Questo problema ha generato
l'emigrazione dei cristiani. Dobbiamo stare attenti noi cristiani a non ridurci
« a custod i di pietre » in Terra Santa!
È vissuto per 25 anni in Iran. Ha visto la « rivoluzione bianca» ...
Ho visto la rivoluzione in Egitto, con la cacciata di Faruk; quella in Palesti-
na, tra arabi ed ebrei; ho visto quella dell'Iraq e dell'Iran, con Mossadeq
prima e Khomeini dopo. Ho visto la rivoluzione in Etiopia e in Eritrea. E le
ho viss ute tutte in prima persona. Mi hanno fatto pensare alla generosità dei
nostri salesiani che sono stati al loro posto anche nel momento dell'isolamento
o della sofferenza della guerra. È stata una bella testimonianza di fedeltà.
Siamo stati accanto ai giovani, con i loro genitori, nei momenti più difficili.
Abbiamo offerto protezione, a volte mezzi di sostentamento. La gente questo
lo ha capito e apprezzato.
Guardiamo a voi come a salesiani speciali, che la vorano in un.a terra spe-
ciale , per i giovani di Betlemme e Nazareth...
I nostri allievi sono tutti arabi. Nessun ebreo frequenta le nostre scuole. A
Nazaret iamo aiutati dal governo ebraico, ma a Betlemme l'autorità palesti-
nese non è ancora in grado di sostenere un intenso programma educativo. Le
famig lie sono povere e non possono pagare la scuola. Per fortuna siamo aiutati
da organizzazioni umanitarie estere e da benefattori.
FOCU
PREMIO PAOLO VI
A Jean Vanier,
fondatore del)' Arca
Ne l I963 Jean Vanier ebbe
l' incontro che cambiò la sua
vita. A Parigi, accompagnato
dal domenicano padre Thomas
Philippe, aveva visitato un isti-
tuto per minorati mentali, sco-
prendo un mondo di sofferen-
za. Aveva 35 anni e una carrie-
ra ben avviata. Figlio del go-
vernatore generale del Canada,
ex ufficiale di marina, docente
di filosofia ali ' università di To-
ronto e un fisico d'atleta, pote-
va inserirsi tranquillamente nel-
la buona società canadese, met-
ter su fam ig lia e aspirare forse
a qualche carica. Ma abban-
donò tutto e scelse di stare
dalla parte di chi non ha nulla.
Decise di andare a vivere con
gli handicappati. Insieme a
loro , anno dopo anno, ha co-
struito la sua vita e un impero
di solidarietà. Le com unità del-
! ' Arca oggi sono più di cento e
diffuse in 30 paesi. A 69 an ni
Jean Vanier ha ricevuto in Va-
ticano il « Premio Paolo VI ».
Gi unto alla quarta edizione, il
Premio è un ' iniziativa dell ' i-
stituto Paolo VI di Bre eia.
8S OTTOBRE 1997

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
FIGLI UNICI E PREPOTENTI
di Elvira Bianco
«Qui comando io! ». I bambini viziati tiranneggiano
i genitori e si trovano a disagio in classe. E arrivano persino
alla violenza. L'autoritarismo vecchia maniera è stato
sostituito da quello dei figl i, sempre più esigenti e
prepotenti. Quali cittadini avremo da questa generazione?
DALLA GHIGLl~ffTINA AGLI ALTARI
a cura di Bruno Fe wro
,ig
Forse sarà proclama o santo il parigino Jacques Fesch,
-~
condannato alla ghig iottina nel 1957. Nel Braccio della morte,
ro
ui
il giovane cinico e at! o ha incontrato Dio.
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SEGUIRE GESÙ POVERO
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di madre Antonia Colombo
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Don Bosco e santa Maria Domenica
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Mazzarello hanno ricevuto una specifica missione educativa ne la Chiesa. Questo dono oggi è affidato a noi.
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Siamo responsabili di trovare le condizioni in cu i il carisma pos: a esprimere la sua forza nell 'educazione
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evangelizzatrice dei giovani che hanno minori opportunità.
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IN OMAGGIO
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Il «CALENDARIO 1988»
con le immagini
della Roma del Giubileo
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del Rettor Maggiore
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alla Famiglia Salesiana.
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