Bollettino_Salesiano_199612


Bollettino_Salesiano_199612

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Mensile - Anno CXX - nr. 11
Spedizione in Abb. Post. - comma 27, art. 2, legge 549/95
Spedizione nr. 11/1996 - 10100 Torino
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
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1.2 Page 2

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IN QUESTO NUMERO Mensile Anno CXX Numero 11
3 IL RETTOR MAGGIORE
Europa dell'Est, laboratorio di ecumenismo di JUAN E. VECCHI
4 IL NOBEL PER LA PACE
La forza della non-violenza a Timor est di UMBERTO DE VANNA
10 FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
Donne in cammino
14 TESTIMONI/PADREAURELIO MASCHIO
di MIELA FAGIOLO D'ATTILIA
Un sorriso, una pagnotta e poche rupìe
17 ANNIVERSARI
di ANGELO BOTTA
Il Genrosso ha trent'anni
22 «FAMIGLIE DON BOSCO»
di SILVANO STRACCA
La famiglia diventa adulta
26 PROBLEMI GIOVANILI
di DANILO LEONARDI
La spina della disoccupazione
28 UNGHERIA
a cura dei «SERVIZI CIVILI ESOCIALI»
26 ragaui ebrei
34 MISSIONARI
di GIORGIO TORRISI
Il Natale di padre Remo
38 OCTAVIO ORTIS ARRIETA
di VITTORIO CHIARI
Il vescovo dei «pueblos» a Chachapoyas di TERESIO BOSCO
RUBRI CH E
6 h1 Italia, nel Mondo - 8 Lettere - 13 Prima Pagina - 16 A scuola - 20 Libri - 21 Osservatorio
- 25 Il dottor J. - 31 Zoom - 32 Come D011 Bosco - 31 I Nostri Santi - -H / Nostri morti - 42
Solidarietà - 43 /n Primo Pia110
Betlemme oggi
il
ARolk;ttino
:}a/èszano
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANNA
Redazione : Maria Antonia Chinello - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco - Angelo Botta -
Ernesto Gattoni - Giuseppina Cudemo -
Graziella Curti - Margherita Dal Lago - Serge
Duhayon - Bruno Ferrere - Sergio Giordani - Antonio
Mélida - Jean-François Meurs - Pietro Moschetto -
Angelo Montonati - Giuseppe Morante - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Mari e - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Pier Bertene - Ufficio Grafico SEI
Archivio : Guido Cantoni (Roma)
Diffusione : Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione: EDIBIT - Torino
Stampa : ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati non
vengono restituiti.
Edizione Cooperatori. A cura dell'Ufficio Nazionale
(Gianni Filippin) - Via Marsala 42 - 00185 Roma -
Tel. (06) 44.60.945.
fL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali
e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 1O milioni di copie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (in fiammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in Guatemala) -
Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia - Croazia -
Ecuador - Filippine - Francia - Germania -
Giappone - India (in inglese, malayalam, tamil e
M~;!~ 6 ~~~g9lìt~~~~f~
~:!!fc~a_- 1I!1~~; ~area del
Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo - Slovacchia -
Slovenia - Spagna - Stati Uniti - Thailandia -
Ungheria - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede.
Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei
limiti del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
Don Bosco in the W orld. È possi-
bile leggere parte di questo numero
al computer. Basta collegarsi via
WWW (Internet), a questo indirizzo:
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INDIRIZZO
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Casella post. 18333
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Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.

1.3 Page 3

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EUROPA DELL'EST
LABORATORIO DI ECU ENISMO
L'impegno ecumenico è nel cuore di tutti i cristiani. Ma nei paesi cfèll'Est è davvero urgente
il bisogno di accettare le diversità, di costruire l'accoglienza e la 1,:apacità di interscambio.
Inter-etnico, interculturale, interreligioso, intercon- gono dall 'estero e lavorano insieme agli animatori
fessionale , internazionale ... il prefisso "inter » è locali. La lingua non è impedimento alla comunica-
oggi prefisso ricorrente e quasi logoro. Evidenzia le zione . Ci sono i progetti comuni e il desiderio di
diversità presenti in tutte le nostre società e l'ur- aiutarsi. I giovani che si sentono amati corrispon-
genza di accoglierle in forma positiva. Non basta dono anche là con spontanea generosità. E il
abituarsene, non badarci, o peggio ancora farne sistema preventivo dimostra la sua efficacia.
motivo di divisione: Bisogna imparare a convivere e
a interscambiare. E questo un aspetto della "nuova
educazione" e parte ormai necessaria del com -
portamento cristiano.
I CRISTIANI ORTODOSSI. È una postazione sulle
frontiere della nuova evangelizzazione. Comporta
esigenze particolari : tra queste, accogliere e aiutare a
crescere giovani e adulti
LE NUOVE COMUNITÀ
che seguono la fede orto-
CRISTIANE. Ne ho avuto
dossa. Su di essa si è pla-
il senso dell'urgenza nel-
smata l'anima russa. Pos-
la mia recente visita ad
siede ricchezze spirituali
alcuni paesi dell'Est eu-
che sono condivise in
ropeo. Nel 1995 i sale-
grande percentuale con la
siani hanno aperto un
Chiesa cattolica. Impres-
noviziato nei dintorni di
sionano le rappresenta-
Mosca. Nell'agosto scor-
zioni artistiche dei misteri
so ci sono andato per ri-
che pure noi crediamo.
ceve re le prime profes-
Chi non ha sentito parlare
sioni: dodici giovani pro-
delle icone o non ha visto
venienti da Russia, Bielo-
una fotografia delle chie-
russia, Ucraina e Geor-
se ortodosse? Ma un seco-
gia. I salesiani in questa
lare sentimento di contrap-
vasta area sono già 141.
posizione ostacola ancora
Una visita ai posti dove
il dialogo e la coopera-
lavorano, il dialogo con
zione nell'evangelizzazio-
loro e con la gente rive-
ne del popolo. C'è biso-
lano che alcune tenden-
gno da entrambe le parti
ze si vanno affermando Il rettor maggiore a Odessa, nella prima comunità
a mano a mano che si
di accoglienza per ragazzi in difficoltà.
di una crescita evangelica
che porti a credere nelle
espande la libertà : il ri-
possibilità della comu -
sveglio dei sentimenti e della pratica religiosa, la nione, che ispiri atteggiamenti di riconoscimento e
restaurazione delle chiese adibite finora a usi vari , la gesti di valorizzazione, che rimuova sospetti di prose-
formazione delle comunità cristiane, la presenza in litismo e concorrenza, elimini le diffidenze, porti a
aumento di congregazioni religiose e movimenti incontrarsi e a lavorare a favore delle persone.
ecclesiali, il riaprirsi di seminari.
È L'IMPEGNO ECUMENICO, segno della evangeliz-
PER I GIOVANI. I salesiani vi partecipano con lo zazione del terzo millennio! Ci fa pensare alle mete
sguardo volto verso la gioventù e con una grande e alle invocazioni che sono nel cuore di tutti i
voglia di oratorio. Approfittano degli stretti locali a cristiani: l'unità di coloro che si rifanno a Cristo. Ci
loro disposizione per attività giovanili durante tutto segnala un apprendimento che tutti dobbiamo fare ,
l'anno. Al giungere del bel tempo si anima anche qui quello della convivenza nella diversità, della acco-
I' " Estate ragazzi»: uno spettacolo inedito per la glienza e condivisione , della capacità di inter-
gente del posto . Gruppi di giovani animatori ven - scambio.
O
JJS DICEMBRE 1996

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IL NOBEL PER LA PACE
di Umberto de Vanna
LA FORZA
DELLA ON-VIOLENZA
ATI OR EST
Al vescovo salesiano Carlos Filipe Ximenes Belo e al leader
indipendentista José Ramos Horta, il « Nobel per la pace».
Per la loro instancabile attività di mediazione.
uello che ho cercato di fare
(( sinora e sto continuando a
fare , è solo lavorare per il rispetto
dei diritti umani ». Così monsignor
Belo alla nostra rivista che lo
intervistava un anno fa, quando
stampa e televisione si erano
mobilitati per l'imminente Nobel,
che andò invece allora a chi con la
sua attività si opponeva alla
Francia per i test nucleari di
Mururoa. Il Nobel lo raggiunge
quest'anno a riconoscimento del
suo coraggio, quello di un vescovo
giovane e indifeso che ama la sua
terra e la sua gente. « Stiamo
morendo come nazione e come
popolo», ripete da molti anni ,
riassumendo la tragedia di Timor
orientale .
« TIMOR È UNA PICCOLA MEZZA
ISOLA, LONTANA DA TUTTI.
I nostri diritti non vengono
riconosciuti. Siamo come in
prigione, il mondo deve prendere in
considerazione che anche una
piccola nazione ha il diritto di
esistere e di autodeterminarsi ».
E il vescovo ha ottenuto il
consenso dell'ONU, che condannò
l'annessione unilaterale
dell'Indonesia del 1976, quando le
truppe coloniali portoghesi
abbandonarono il paese.
Mantenere unito il suo popolo,
lavorare per l'unità del paese, della .
chiesa e dei governanti, è il suo
impegno più arduo, ma anche
quello in cui riesce meglio.
« Sediamoci a un tavolo,
dialoghiamo, confrontiamoci » è da
sempre il suo invito. Anche al clero,
diviso tra preti indonesiani e
timoresi. La sua arte di fine
mediatore si è manifestata poco più
di un anno fa nell'incontro dei
leader timoresi che si è tenuto in
DICEMBRE 1996 /JS
Austria, dove gli è stato
riconosciuto il merito di aver
promosso il dialogo e di aver
contribuito a migliorare le condizioni
di vita sia fisiche che spirituali della
sua popolazione.
SUI GIOVANI, tra i quali le
1tensioni a volte si fanno più
accese, che la sua capacita di
mediazione si fa più visibile. I
giovani protestano In piazza e lui
scende tra di loro e con il
megafono li invita alla calma. Le
madri si rivolgono al vescovo per
cercare conforto e notizie del loro
figli arrestati e scomparsi.
« Dobbiamo educare I giovani al
perdono e al rispetto per l'Uomo»,
dice, pensando forse che la pace
alla fine nascerà soltanto dalle
nuove radici.
« Il Nobel in realtà mon è per me»,
dice adesso, cc ma pér tutta la gente
i Timor». E Ramos Horta da
ent'anni in esilio, incalza perché
clal Nobel venga subito qualcosa di
nuovo. « Il popolo di Timor ha
sofferto abbastanza», dice. È
tempo che ci sia un serio dialogo
sotto gli auspici delle Nazioni
Unite ». E afferma che il Nobel
dovevano darlo a mons. Belo e a
Xanana Gusmao, leader
dell'opposizione, oggi in carcere a
Giacarta.
Il « Nobel per la pace» a monsignor
Belo e a Ramos Horta viene
consegnato a Oslo, in Norvegia,
il 10 dicembre.
I Giovanni Paolo Il a Timor Est
nel 1989. Affetto e solldarletà
per Il giovane coraggioso vescovo
e la popolazione.

1.5 Page 5

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e, L'OSSERVATORE ROM

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IN ITALIA&NEL MONDO
TORINO
PARTONO
I MISSIONARI
Nella basi lica di Maria Ausi-
liatrice, 35 missionari hanno
ricevuto il « mandato» dal suc-
cessore di Don Bosco, don
Juan Vecchi . È questa la 126"
spedizione missionaria. da quan-
do I' 11 novembre 1875 lo stes-
so Don Bosco inviò i primi
dieci in Argentina.. I miss io-
nari quest'anno provengono
da 12 nazioni e sono invia.ti in
altre 18 nazioni, da.Ila Siberia
all 'Africa, da.Ila Cina all 'A-
mazzonia. Significativa la
presenza di tre salesiani da
Haiti. Ma anche da Timor e
da altre nazioni di recente
evangelizzazione c'è chi ha
messo la sua vita a di sposi-
zione de lla evangelizzazione
dei giovani. Prima di ricevere
il « mandato », i nuovi missio-
nari hanno fatto un breve ·
corso di preparazione a Roma.
A ricevere il crocifisso mis-
sionario, vi erano pure due
laici, Laura Posani e Andrea
Sartori che si sono sposati il
19 ottobre e che hanno scelto
di vivere a Kara, nel Togo.
Torino. I neo-missionari
haitiani, André Frantz
Saint-Preux, Délèce
Séjour, Harold Raphael
Alfred con il superiore
dell'Africa tropicale
equatoriale don Miguel-
Angel Olaverri e il rettor
maggiore. I tre chierici
haitiani sono destinati
all'Africa.
SEOUL (KOREA). VI CON-
GRESSO EXALLIEVI DI
ASIA-AUSTRALIA. « L'ul-
timo Congresso regiona-
le degli exallievi, il primo
che non si è tenuto in
lingua inglese, è stato
forse il più grande, sia
per la quantità dei paesi
rappresentati, che per il
numero degli exallievi
presenti », dice Hilario
Seo, direttore del Bolletti-
no Salesiano koreano. So-
lo la Korea ne ha accolti
2000, ma hanno fornito
una buona rappresentan-
za anche Australia, Hong
Kong , India, Indonesia,
Giappone, Macao, Papua
New Guinea, Filippine,
Sri Lanka e Thailandia.
Senza contare gli osser-
vatori dall'Europa (Italia,
Portogallo, Belgio). Nelle
fotografie, la cerimonia
di apertura, presente il
cardinal Kim e una dan-
za folcloristica degli stu-
denti della Salesian
Highschool. Il prossimo
congresso regionale si
terrà nel 2000 a Bang-
kok, in Thailandia.
ROMA
ESTATE NEL CUORE
« Undici parrocch ie coinvolte,
mille ragazzi iscritti, 250 ani-
matori presenti », così titolava
un quotidiano a Castello di
Godego, Trev iso. E a Porde-
none: « Oltre cinquecento ra-
gazze e ragazzi per un 'estate
creativa. e riflessiva. ». « Grest
per mille a Palmanova », scri-
veva. La Vita Cattolica di Udi-
ne. E nell 'art icolo si precisava
che in realtà i ragazzi erano
1200. Ma le cifre sono state
grandi e l'estate bella per tanti
altri ragazzi in ogni angolo
Roma. « Estate ragazzi »
in pineta e a Ostia.
d ' Italia. A Rom a l' « Esta.te ra-
gazzi» ha coinvolto centinaia
di giovan issimi durante il me-
se d i lug lio. Ne lla parrocchia
Ma.ria Ausi liatrice, al popolo-
so quartiere Tuscola.no, ha
funz ionato il tandem salesia-
ni-Figlie di Maria Ausi liatri-
ce, che nel mese di luglio
hanno organi zzato di tutto, dal
teatro a. Ila danza, dai corsi di
inglese al viaggio due volte la
settimana al mare di Ostia.
Be lle le gite a Gaeta, Genza-
no, Arcinazzo. Per non parlare
delle visite g uidate ai posti
più belli di Rom a: San Pietro,
piazza di Spagna, Aventi no,
Orto Botanico . A lla fi ne i ge-
nitori erano sorpresi: « Ma che
cosa avete fatto a questi ra-
gazzi? Non riusciamo a stac-
carli da voi !».

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AFRICA
«RADIO PARANA »
A Touba (Mali) è orm ai av-
viato il progetto « Radi o Para-
na ». La missionaria sa lesiana
suor Eleonora Fulcini fa parte
cieli' organico della redazione
ed è la prima responsabile di
una rubri ca settimanale dedi-
cata all 'edu cazione sani taria.
La radio si propone di diven-
tare mezzo di formazione e di
in fo rm azione per tutto il terri-
tori o della gra nde diocesi. li
direttore, padre Alexis Dembe-
le, sacerdote diocesano, coor-
cl ina un comitato composto da
7 laici, comprese due donne.
Touba (Mali). Suor Eleonora Fulcini
prepara il programma per « Radio Parana » .
Le trasmissioni , diffuse in
fran cese e ne lle due lingue lo-
ca li boré e bambara, hanno
una durata di c irca quattro
ore. Ogni parrocchia ha due o
tre corrispondenti loca li inca-
ricati di assicurare c irca 15
minuti settimanali di informa-
zione su lla vita della comu-
nità cristiana e c ittadina.
DOPO 43 ANNI . I dieci figli viventi della famiglia Ce-
sare di Marsango, Padova, si sono ritrovati dopo 43
anni, arrivando da ogni angolo della terra : Angelo
dall'Australia, Davide dal Venezuela, suor Armida
dallo Zaire, Fernando dal Kenya, suor Severina dal-
l'Uganda, suor Franca da Roma ... La famiglia di
Maria Zoccarato e Luigi Cesare in realtà di figli ne ha
avuti 13, e di essi ben otto si sono consacrati al Si-
gnore. Nelle due foto, i genitori e i figli nel 1953 (ne
manca uno, presente nella fotografia tra le mani della
bambina). L'altra fotografia è dei mesi scorsi. Tra i
consacrati vi sono due comboniani , due salesiani, tre
Figlie di Maria Ausiliatrice, e una missionaria di Pa-
dova.
BOLIVIA
I
LA CARITÀ
AL SAN CARLOS
Sono g ià 17 i· sa lesiani che
dal Veneto sono passati dalla
missione di Santa Cruz. E
monsignor Tito Solari, primo
direttore, è ora vescovo ausi-
liare. « li piccolo seme è cre-
sc iuto», dice l'attuale diretto-
re, don Arturo Bergamasco.
« Abbiamo costrui to tre chie-
se, due santuari (a Santa Fé e
S. Juan), 35 cappelle ne lle
o ltre cento comunità éampesi-
ne sparse in 12 mila kmq. Ab-
bi amo fo ndato l' ospeda le -
"perché i poveri abbiano il
gusto delle lenzuo la bianche" ,
disse il giorno de ll 'inaugura-
zio ne mons. Tito Sola ri - , la
casa del nifio denutrito, con
52 bambini, la scuola agrico-
la, la fabb ri ca " La guayaba"
in Buen Retiro». Completa
l'opera la «Rad io Televisi6n
TORINO. Don Giuseppe
Baracca, missionario in
India per 35 anni, fon-
datore dell'associazione
«Amici di Don Bosco » -
ente riconosciuto dal go-
verno italiano per le ado-
zioni internazionali -, se
ne è andato in punta di
piedi il 3 di luglio. Al suo
funerale nella basilica di
Maria Ausiliatrice, deci-
ne e decine di genitori
adottivi e di giovani di
colore. «Quando li strin-
geremo a noi e li guar-
deremo negli occhi », ha
detto uno dei genitori,
« rivedremo il tuo sorriso,
e il tuo volto sereno ».
Ic hilo »: due onde radio e un
canale televisivo. È diffic ile
però fare la cronaca dei tanti
gesti cli carità che ogni giorno
nascono in questa zona dell 'o-
riente boliviano. « Ch i vuole
può ven ire a vederci», dice
don Arturo: «chi beve l' acqua
di San Carlos ha sete dell 'ac-
Iqua che disseta per sempre ».
Santa Cruz (Bolivia).
Benedizione della
chiesetta di
Sant'Antonio, nella
selva. Al centro mons.
Tito Solari e don Arturo
Bergamasco.

1.8 Page 8

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ERE
VUOI RICEVERE
IL BOLLETTI O
SALESIANO?
Il Bollettino Salesiano
viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici. Comunicate
subito il cambio di indi-
rizzo (mandando sem-
pre la vecchia etichetta).
• Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa a volte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi e di copie che vanno
smarrite.
• Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a:
Il _ I
Salesiano
D1ffusiore
Casella Postale 18333
00163 ROMA
DICEMBRE 1996 BS
CATTOLICI E POLITICA. Potrebbe invece diventare mo- Sarebbe utile avere i recapiti
« Che nostalgia ne l pensare a tivo di divisione la scelta di al- per approfondire. Grazie per i
quel '48 con i cattolici uniti e cuni caflolici, che organizzano semi di speranza che diffon-
impegnati nella politica - sa- crociate contro chi fa un' opzio- dete, per la rubrica « Come
cerdoti inclusi e anzi in prima ne diversa dalla loro, pur 11011 Don Bosco», ecc. ».
linea, almeno a live llo di pro- essendo in disc11ssio11e proble-
paganda - e che tristezza nel mi dottrinali.
Marco Fraire, Torino
vederli oggi - i cattolici - di-
visi in due schieramenti dia-
metralmente opposti. Che qual- UN ADDIO E UN BENVE-
cuno abbia il buon gusto di NUTO. « Dopo quasi mezzo se-
non rendere pubblico il dis- colo di presenza salesiana nel-
senso di taluni cattolici (o se- la pa1rncchia San Pio X di Ca-
dicenti tali , che così bisogna a tania, con immenso rammari-
questo punto dire) nei con- co le comunico che i salesiani
fronti di chi è schierato - da . lasceranno l'opera e quindi il
cattolico - con la parte avver- qua1tiere. Tra noi cooperatori
sa» (Cosimo De Mafleis , Pa - è sorto un dubbio: che sarà dei
dova). « Le mando questa ana- lettori del Bollettino Salesia-
lisi sul "caos politico" che è no? Io penso che sarà tutto co-
frutto di numerosi incontri, me prima, ma voJTei che lei ras-
dibattiti e confronti tra creden- sicurasse le famiglie che lo ri-
ti. Con un pizzico di umiltà, cevono perché rimangano sa-
meno protagonismo e tanta lesiane nello spirito e ancora
sincera voglia di servire il po- legate a Don Bosco ».
polo, in Italia ci sarebbe la Gi11seppe Fraziano , Catania
possibilità di fo1mare tre rag-
gruppamenti politici aventi Ha detto benissimo lei, signor
ciascuno ideologie compatibi- Fraziano, nel saluto di com-
li per formare un partito ,omo- miato ai salesiani, di cui ci ha
geneo .. . A nome di numerosi mandato il testo: « In piena
Ecco gli indirizzi richiesti:
Les villages de l'A.E.e.
Résidence du Pare B.P. 54
Rue de la Tournette - 74230
Thones - France.
Quanto al Movimento «Fami-
glie Don Bosco», vedere I' arti-
colo a pagina 22 (affondo sono
indicati anche telefono efax).
In Italia sono molte le possibi-
lità di trascorrere periodi di
vacanza in famiglia con exal-
lievi e cooperatori. Ci si può
informare presso la piiì vici-
na casa salesiana.
QUESTE DONNE. « Mia mo-.
glie si direbbe abbia perso l'e-
quilibrio personale e morale.
Si dice buona cristiana e legge
anche in chiesa durante la mes-
sa, ma pensa e agisce senza
scrupoli. E inoltre per ogni suo
amici, la prego di riservarci un estate ecco 1111 jitlmine a ciel problema coJTe dal ginecolo-
po ' cli spazio sulla sua rivista. sereno, che ha prodotto ferite go. Ma possibile che i miei
La nostra proposta ha lo sco- profonde. Ma altri sacerdoti
po cli provocare nei cattolici faranno di tuflo per aiutarci
una riflessione sul necessario nel nostro cammino spirituale.
senso di unità politica sgan- Collaboreremo in piena armo-
ciata eia movimenti e partiti nia e disponibilità con il nuo-
politici laicisti» (Luigi Batti- vo parroco, dimostrando cosi' TG FRONTIERE
gelli , Moimacco, Udine). «So-
no indignato nei confronti del
clero che nel corso dell ' ulti-
ma campagna elettorale ha in-
vitato i credenti a votare a si-
ni stra. Fino a ieri le alte ge-
rarchie ecclesiastiche invoca-
vano l' unità dei cattolici, oggi
i nostri preti raccomandano il
voto proprio a quei raggrup-
che i salesiani non hanno la-
vorato invano... ».
VACANZE IN FAMIGLIA.
« Mi è piaciuto ed è stato illu-
minante il "dossier estate" del
numero di luglio. È interes-
sante che vi sia la possibilità,
anche per chi ha bambini , di
EDIZIONE 1996
« Appuntamento con il sud
del mondo »
« Fronl iere » è un video
notiziario mensile con qua11ro
servizi di 5 minuti ciascuno.
Nasce dalla collaborazione
tra la Conferenza Episcopale
llaliana. l'Editrice
Missionaria llaliana,
pamenti che conservano le trascorrere qualche giorno di le Ponlilicie Opere Missionarie
stesse caratteristiche ideologi-
che e morali di ieri . I sacerdo-
ti dovevano assolutamente re-
stare al di fuori della competi-
zione elettorale. Non hanno sa-
puto farlo, provocando una
frattura in seno ai praticanti».
(Federico Mantovani, Cremona).
Allo stato attuale - partiti spes-
so cosi' simili e intercambiabili
nei loro programmi - lo schie-
rarsi non è pitì 1111 problema.
tranquillità in un ambiente fa-
miliare in stile. .. salesiano .
Da tempo penso che alcune
opere potrebbero aprire alle
famiglie di exallievi nei pe-
riodi estivi locali a volte se-
mivuoti , e non solo in Italia!
Gradirei avere l' indirizzo ciel-
i 'A.E.C. francese e conoscere
altre eventuali possibilità in
luoghi italiani. Analogo inte-
resse mi ha suscitato il « Movi-
mento Famiglie Don Bosco »,
citato nello stesso numero.
e la NOV A T,
socie1à di produzioni televisive
di Torino. È un TG che viene
distribuito atlualmente
da una novantina cli televi sioni
locali. È di stribuito
dalla Newpress (CEI, Roma)
e posto in vendita
in videocassetla nelle librerie.
Per informazioni:
NUOVA T, via F. Bocca, 15
101 32 Torino
lei. 011/899.14.00
fax OI/898.70.98

1.9 Page 9

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problemi familiari e morali li
debba ri solvere il medico? È
diventata una donna che in no-
me di una modernità che non
capisco, ha perso molta della
sua femminilità».
Lettera firmata , Orbassano
23° CONCORSO
NAZIONALE
DELLA BONTÀ
Tema: « Il mio colloquio
quotidiano con Dio».
Aperto ag li iillievi dalle
e lementari a lle superiori
(u l 22° concorso hanno
partecipato oll re
4.000 sluclenli).
l?ichiedere regola111e1110 a:
Arciconfraterni la cli S. Antonio
Pi azza de l Sa nto, 11 - 35 123
Padova - Te l. 049/87.55 .235.
,,
DoH 8 11 d.i
MUSEO
E VILLAGGIO
AFRICANO
24050 Calci nale, Bergamo
9° Concorso sul tema
LA DONNA NEL TERZO
MONDO
Aperto a: scuo le e lementari ,
medie, superiori , associazioni,
gruppi. singoli.
Invio elaborati entro
il 20 aprile 1997:
fo tografie, 1cmi , d isegni,
poesie, ricerche, fum etti ,
coll ages.
Premi: medaglie, pergamene.
batik africani.
Il Museo ha prepara/o
1111 dossier sulla donna
in Aji'ica , Asia,
Amerirn La1ina e sulle C011f'e-
reme ONU di Messico. Cope-
naghen. Nairobi. Pechino.
Richiedere
in contra.uegno a lire diecimila
(spedizione compresa).
Tefefo11are a ()35/84.24. JJ
NON E$15Té
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BIANCO MIO
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BS DOMANDA
DON 80S(O 1 ',Al Lh- nanti , vi si impi antarono nel
c ROSJA. « Ho appena letto 1870 con una grandiosa
l'ultima copia del Bollettino opera: scuole gratuite, ospi-
Salesiano e ho ricevuto una zio, chiesa per il popolo. Si
doppia piacevole sorpresa. Il erano davvero introdotti in
servizio speciale su "Mary bellezza e si erano attirati il
Help Of Christian Academy" favore della popolazione. E
in North Haledon '(New Jer- i genitori , piuttosto di veder
sey), e quello sull 'opera di crescere analfabeti i propri
Alassio, dove oltre 30 anni fa figli, s'adattavano a mandarli
freq uentavo la vostra chiesa. alle scuole valdesi. li novan-
Oggi sono professore in un tenne vescovo mons. Loren-
"american college" e un mo- zo Biale non si diede pace
desto benefattore delle suore fi no a che non riuscì a im-
salesiane, nel senso che divi- piantare vicino alle scuole
do con loro le... verd ure fre- protestanti quelle cattoliche.
sche del mio orto! Ciò che Adattò alla meglio un mode-
mi spinge a scrivere è que- sto locale della casa di Fran-
sto: in passato avete parlato cesco Lavagnina e cercò
anche dell'opera di Vallecro- maestri cattolici. Non aven-
sia, senza però ricordare do però mezzi adeguati, im-
padre Giacomo Viale, che in- plorò soccorso dai buoni e
vitò Don Bosco ad aprire fece appello a Roma. Pio IX
una scuola, come controffen- si congratulò con lui e inviò
siva all'invasione della Chie- un 'offerta. Ma per mancan-
sa Valdese in quella zona» za cli locali, di persone e di
(Giacomo Scarato, New York). mezzi quelle scuole andaro-
no deserte. È a questo punto
Rispondt t< pifani11 olmn
bara La piana di Vallecro-
sia, tutta un canneto paludo-
so, dopo il 1866, anno dell'i-
naugurazione della ferrovia,
si andò popolando. Prosciu-
gata e coltivata, dava abbon-
danti frutti e attirava sempre
nuovi abitanti. E la via Au-
relia vedeva man mano sor-
gere ai suoi fianchi qualche
nuova casa. Col tempo s' im-
pose grave il problema del-
)'assistenza reiigiosa e sco-
lastica della popolazione del
Torrione, che si vide troppo
lontana dalla chiesa parroc-
chiale e dalle scuole comu-
nali. La dama inglese Luigia
Boyce, che nel 1866 era ve-
nuta qui a cercare un clima
mite per i suoi disturbi, si
fece costruire la villa di Pog-
gio Ponente e approfittò per
fa rvi erigere la Casa Valde-
se, allo scopo di aprire la via
ai suoi correligionari. E col
suo denaro, i Valdesi, in-
neggiati dalla stampa e dal
favore settario dei gover-
che entra in scena il france-
scano Giacomo Viale, parro-
co di Bordighera. Le avver-
sità avevano temprato que-
sto frate. Non era molto che,
vittima della persecuzione,
era stato cacciato assieme ai
confratelli dall 'Annunziata di
Genova. Era un uomo di 43
anni , dal carattere fermo.
Commosso dal dolore del ve-
scovo, si offrì di predicare
per l'Italia e la Francia allo
scopo di trovare i mezzi per
l'impianto a Vallecrosia di
scuola e chiesa cattoliche. Pa-
dre Viale rientrò nell 'agosto
1873: aveva chiesto l'obolo
dai pulpiti italiani e francesi
e i frutti erano stati buoni.
Fu così che, senza saperlo, di-
venne un cooperatore salesia-
no, perché preparò i mezzi
con cui il vescovo sovven-
zionò per i primi tempi i sa-
lesiani di Don Bosco, che ar-
rivarono il 9 febbraio 1876 a
Vallecrosia, dove diedero vi-
ta a oratorio, scuola e chiesa.
o
BS DICEMBRE 1996

1.10 Page 10

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La prima intervista a madre Antonia Colombo, appena
DONNE IN CAMMINO
di Miela Fagiolo d'Attilia
Sono venute da grandi metropoli, da zone di guerra,
da scuole e parrocchie, dalla realtà
di paesi e culture diverse.
Sono donne del quotidiano,
ma capaci di pensare
in grande.
E insieme di controllare
l'orologio del tempo
per arrivare in orario
agli appuntamenti
della storia.
I I mio compito sarà quello
~~ di sviluppare e comporre
' ' in armonia le diversità che
caratterizzano le sorelle che opera-
no nei più diversi paesi del mon-
do ». Così madre Antonia Colombo,
nella sua prima intervista come nuo-
va madre generale delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, «Culture e na-
zionalità diverse che sono una ric-
chezza per la nostra grande famiglia
e che manifestano il disegno di Dio
sull'uomo. E sulla donna, natural-
mente ».
DICEMBRE 1996 BS
PRESENZA FEMMINILE
Le Figlie di Maria Ausiliatrice, a
poco più di cento anni dalla loro
fondazione, si sono ritrovate a riflet-
tere sul loro essere «comunità di
donne radicate in Cristo chiamate a
una missione educativa inculturata
verso il terzo millennio ». È questo il
tema centrale del 20° Capitolo, l' ul-
timo di questo secolo che si sta chiu-
dendo, ma già progetto di lavoro per
il prossimo che preme alle porte, co-
me spiega la stessa madre Antonia:
«È un compito che da sempre sento
chiaro dentro di me, quello di ri-
spondere all'impegno particolare a
cui Giovanni Paolo II, in molteplici
occasioni, richiama la donna: essere
educatrice e testimone di un servi-
zio aila comunità improntato a
una specificità femminile. Dobbia-
mo umanizzare la cultura del nostro
tempo, rivalutando la persona uma-
na, al di là delle categorie della ra-
gione, del progresso, dell 'avere fine
a se stesso, del dominare. Come
donne possiamo portare un atteggia-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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eletta nuova Madre Generale dal 20° Capitolo delle FMA.
mento di maggiore piccolezza, po-
vertà, e questi gesti vanno inseriti
dentro la quotidianità per promuove:.-
re la vita di tutti , sotto tutti i cieli. E
una esperienza comune alle madri
che generano fig li e, in un altro mo-
do, a noi donne consacrate alla castità
per il regno di Dio. Questa esperienza
ha un valore particolrumente grande
proprio nell 'epoca in cui assistiamo
alla caduta delle illusioni sui tragu~r-
di di un progresso lineare fondato
solo sulle potenzialità umane ».
A questo Capitolo, che fa da ponte
oltre il Duemila, madre Antonia è ar-
rivata con una lunga esperienza di ri-
cerca nel campo della giurispruden-
za e della psicologia, come docente
prima e poi preside della pontific ia
facoltà di scienze dell 'educazione
« Auxilium » di Roma. Promotrice di
convegni , dibattiti e iniziative sulla
questione femmin ile, il suo contribu-
to si è rivelato fondamentale per la
definizione dello « Strumento di la-
voro » di questo Capitolo dedicato a
mettere a fuoco gli orientamenti per
« un nuovo stile di vita religiosa».
I « Una femminista guiderà le Salesiane », così ha scritto
senza sfumature il Corriere della Sera per l'elezione
di madre Antonia. Nella foto, l'omaggio delle capitolari
subito dopo l'elezione.
I Dice suor Colombo: «Giovanni
Paolo Il in molteplici occasioni
richiama la donna a essere
educatrice e testimone di un
servizio specifico alla società».
IL CAPITOLO IN CIFRE
A partire dal 18 settembre (do-
po una visita sui luoghi della me-
moria a Mornese) 189 Figlie di
Maria Ausiliatrice provenienti da
51 paesi del mondo, hanno tra-
sformato la casa generalizia di
Roma in una grande «agorà » di
lingue (ben 25) in rappresentan-
za delle 16 mila e più suore pre-
senti in 84 nazioni (13 in più ri-
spetto al Capitolo precedente) .
Tra le novità da registrare la pre-
senza di 103 partecipanti che vi
prendono parte per la prima vol-
ta. Molte delle «matricole » sono
frutto dell'ampliamento della geo-
grafia del lavoro apostolico nei
paesi dell'Est europeo e dell'A-
sia. Esaminato per continenti , il
«parlamentino » delle capitolari è
stato composto da 75 rappresen-
tanti dall'Europa, 62 dall'Ameri-
ca, 24 dall'Asia, 11 dall'Africa e 2
dall'Oceania, oltre naturalmente
alle 15 «madri » del consiglio ge-
nerale . Vere e proprie autorevoli
decane, la madre generale uscen-
te, madre Marinella Castagno, e
madre Laura Maraviglia, entram-
be protagoniste degli ultimi sei
Capitoli , con una esperienza di
23 anni di governo nel consiglio
centrale, cosa che ha arricchito e
arricchisce l'Istituto anche dopo il
loro passaggio del testimone ad
altre sorelle.
UNA DELLE NOVITÀ PIÙ SI-
GNI FICATIVE di questo Capitolo
va registrata sul fronte dell'infor-
mazione e della comunicazione
su Internet, che ha permesso
collegamenti in "tempo reale"
con le comunità periferiche, in
grado di ricevere e di trasmettere
notizie e commenti che altrimenti
avrebbero impiegato tempi lun-
ghi per arrivare a destinazione.
Com nicati hanno diffuso alla
stampa le notizie calde sul Capi-
tolo, suscitando interesse.
M.F.d'A.
BS DICEMBRE 1996

2.2 Page 12

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I Madre Colombo: «Vogliamo prendere sempre
più coscienza di ciò che comporta il carisma
salesiano al femminile». Nella foto, un momento
dei lavori capitolari.
I Madre Antonia tra i ragazzi del « Progetto Africa».
La «missione,, è al centro dell'attività giovanile salesiana.
«In Africa ho sentito salire dalle nuove generazioni la
domanda di una società diversa», dice madre Colombo.
LA NOSTRA PRIORITÀ
SONO I GIOVANI
« Insieme, nella diversità », conti-
nua madre Antonia Colombo sorri-
dendo, «vogliamo sottolineare la
bellezza di una vita che ci è stata
donata, dialogando con il mondo e
usando i mezzi di cui oggi disponia-
mo per portare ancora più lontano il
nostro messaggio, la nostra speran-
za. La nostra priorità sono i giovani.
Siamo consacrate a loro da Cristo,
per essere un amore di supplenza
dove non c'è amore o un amore che
collabora con quello dei genitori
dove c'è una famiglia. Sono loro i
cittadini del domani e i portatori
della speranza umana e cristiana nel
futuro. Per questo noi investiamo
tutto su di loro e abbiamo tanta fi-
Iducia. Viaggiando in vari continenti
Ha detto madre Antonia Colombo,
citando Don Bosco: « La rivoluzione
francese si servì delle donne
per fare un gran male e noi
per mezzo di loro faremo
un gran bene».
ho visto realtà diverse: in Afri.ca ho
sentito salire dalle nuove generazio-
ni la domanda di una società diver-
sa: in paesi segnati dalle dittature ho
sentito la forza e il coraggio di ra-
gazzi disposti a pagare in prima per-
sona. I giovani hanno bisogno di es-
sere creduti nelle loro potenzialità,
sono più liberi da sovrastrutture
ideologiche, sono una provocazione
ad affrontare il futuro. Ci insegnano
molto e noi siamo per loro compa-
gne di cammino, con un po' di
esperienza in più».
UN NUOVO STILE
DI VITA RELIGIOSA
In piena «era dei computer», la
vocazione religiosa pone quesiti
forti a una donna che ha scelto di
consacrarsi a Dio per servire gli uo-
mini. Una strada in salita, che da
sempre provoca le coscienze e che
i:esta un enigma affascinante anche
per clii è soggetto in prima persona
di questa opzione così speciale.
Donne di Dio capaci di camm ·na-
re a piedi scalzi lungo le .frontiere
del/ missione o persone raccolte in
una meditazione che trascende il
quotidiano ?
Nessuna salesiana avrà esitazioni
nel rispondere a questo dubbio, dato
quel patiticolare tratto di famiglia
che coniuga la dinamicità con la
conc11etezza, il bisogno d~ comunica-
zione con l'attenzione ai giovani,
alle donne e alle categorie più deboli
e con gli abitanti di quel villaggio
globale, punteggiato da grandi an-
tenne paraboliche, per comunicare
un messaggio di speranza capace di
annonizzare memoria e profezia.
Madre Colombo si sofferma vo-
lentieri su questo tema: « La nostra
volontà di essere più presenti nel
mondo risponde anche a un interesse
più generale verso la nostra identità
di religiose, interesse che a volte si
trasforma in amicizia, in dialogo
anche con persone con posizioni o
ideologie diverse. A volte ci si sente
addirittura "rivelate" a se stesse dallo
sguardo di persone che non hanno
avuto il dono della fede. Il nostro
sforzo di uscire fuori si incontra
spesso con un desiderio di scam-
bio. Una lettura più inculturata
nell ' oggi dell'impegno che,
come religiose, abbiamo assun-
to di vivere in castità, povertà
e obbedienza è vista da parec-
chi studiosi come la speranza
di un futuro più umano, per-
ché il mondo ritrovi il senso
della gratuità e dell'amore».
Mieia Fagiolo d'Attilia

2.3 Page 13

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N ~A E 1932/1996
Il brano che riportiamo è di Tagore, premio Nobel per la letteratura 1913.
Le sue parole sembrano state scritte oggi, per noi, ma portano la data del Natale 1932.
Il poeta e drammaturgo Tagore non è giunto a una fede cristiana esplicita,
ma parla del Natale cristiano come noi oggi non avremmo il coraggio di fare.
are una cerimonia religiosa particolare, in un
giorno fissato per onorare i grandi uomini, è uno
sdebitarci a poco prezzo. Non ricordandoci di loro per
364 giorni e onorandoli solo il 365°, noi facciamo
piacere solo alla nostra materialità. La realizzazione
della verità non sta nel riconoscere i nostri doveri :
qui è facile sbagliarsi. Se cerchiamo di eliminare la
nostra responsabilità ripetendo parole, rendiamo
solo più difficile il camm ino alla verità. Non viven-
dola nella nostra vita, pensiamo di salvarci presen-
tando facili offerte di lode. Abbiamo ingabbiato
dentro la ripetizione di rituali esteriori coloro che so-
no venuti a liberarci della esteriorità. Mi sento pieno
di vergogna al pensiero di essere chiamaJo un
giorno solo a compiere il rito celebrativo . E una
mancanza di serietà molto grande ripagare con
parole Colui al quale dobbiamo legarci con la vita.
Parlerò della sua nascita legandola solo a una pre-
cisa data del calendario?
IL FIGLIO DEL PADRE È NATO NELLA NOSTRA
VITA il giorno in cui abbiano compiuto una rinuncia
in nome della verità, il giorno in cui abbiamo chia-
mato fratello con amore vero un altro uomo.
Questo è il Natale, in qualsiasi momento avvenga!
Il giorno della nascita di Gesù può arrivare nella
nostra vita in qualsiasi momento , così come il
giorno della sua crocifissione arriva un giorno dopo
l'altro. In questo giorno particolare, in tutti i paesi,
in tutte le chiese si eleva-
no inni di lode a Colui
che ha parlato a tutti gli
uomini del Padre su-
premo. E fuori da quelle
stesse chiese la terra è
bagnata dal sangue per
l'uccisione dei fratelli. Co-
loro che oggi gli elevano
inni di lode nel tempio ,
lo rinnegano col tuono
del cannone, lo deridono
nella sua parola facendo
piovere dal cielo la mor-
te . C'è un'avidità cru-
dele: è tolto con violenza
il cibo ai poveri. Coloro
che non hanno il corag-
gio di affrontare le per-
cosse opponendosi alla Alt, zona di guerra!
violenza nel nome di Cristo, ritti davanti all'altare,
inneggiano con parole formali alla vittoria del Mise-
ricordioso trafitto dalla lancia. Allora, perché questo
è un giorno di festa? Come posso sapere che
Cristo è nato in terra? Di che cosa posso gioire?
Come posso proclamare solo a parole la nuova
nascita di quello stesso Gesù che da un'altra parte
percuoto con le mie stesse mani? Anche oggi nella
storia umana Egli è crocifisso ogni momento.
EGLI HA CHIAMATO L'UOMO FIGLIO DEL PADRE
SUPREMO. Ha detto al fratello di unirsi al fratello;
ha fatto umile offerta della verità umana sull'altare.
Ci ha esortato con parole eterne all'unità. Ma di
secolo in secolo noi abbiamo rigettato il suo invito.
Abbiamo fatto di tutto per opporci alla sua parola.
Nelle formule dei Veda è scritto che Dio è Padre;
per questo c'è la preighiera: « Si risvegli in noi la
coscienza che Egli è Padre I». Colui che è venuto a
darci la consapevolez2'.a di questa paternità, frustrato
e deriso è arrivato alla nostra porta. Non releghiamo
la sua parola solo noi canto e nelle lodi. Oggi è
giorno per pentirsi , non per godere . Oggi la ver-
gogna per quello che l'uomo compie pervade tutto il
mondo. Abbassiamo nella polvere il nostro capo
altezzoso e dagli occhi scendano lacrime. Il Natale è
un giorno di riflessione, un giorno per farci tutti umili.
Santiniketon, 25 dicembre 1932.
BS DICEMBRE 1996

2.4 Page 14

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Se ne è andato serenamente, con le mani piene dei suoi miracoli
UN SORRISO,
schio mise gli occhi su un pezzo di
60 mila metri quadrati fuori città,
zona Matunga, disponibile e a buon
prezzo. «Troppo lontano », gli disse-
UNA PAGNOTTA ro. «Poi non vede che è una palude?
Qui al massimo veniamo a pescare ».
« La città arriverà presto », rispose
EPOCHE RUPI'E
lui. C'era una massa eno1me di ma-
cerie nel porto, i prigionieri italiani
di guerra le portavano via. Corse la
voce che, a Matunga, un prete dava
sigarette e bi1rn al conduttore che sca-
ricasse da lui. Uno dopo l'altro arri-
di Angelo Botta
varono pit1 di 40 mila camion, Don
e he bella chiesa! Che bel-
//
la chiesa! Che bella chie-
gente non avrebbe avuto stima per
una religione che confinasse Dio in
Maschio fece preparare. il piano di
una scuola per tremila allievi con
una chiesa grande. E bella. Riuscì a
costruire tutto alla svelta, Bombay
''
sa! ». Paolo VI lo ha det- una catapecchia.
con i suoi otto milioni di abitanti ab-
to così, per tre volte, mentre dall'in-
bracciò Matunga, la superò. E don
gresso del santuario di Maria Ausi-
Liatrice di Bombay procedeva verso
SCUOLE E CHIESE
Maschio fu inviato a risolvere pro-
blemi analoghi in altre città del nord
l' altare il 5 dicembre 1964. E prima Aveva 28 anni quando, dalle colli- e del sud.
di andare via osservò, con il tocco ne dei Khasi, l' avevano fatto scen-
di esagerazione proprio del suo ani-
mo gentile: «Pare di essere in una ba-
dere a Bombay affidandogli la dire-
zione della scuola di Tardeo. Duecen-
ANGELO DEI LEBBROSI
silica romana ». Jn fondo, trattando-
si di un 'opera di don Maschio, non
c'era da meravigliarsene h·oppo. Al
costruirla, lui sapeva che in India la
to allievi , andava béne, ma il proprie-
tario stava vendendo il terreno a un
produttore cinematografico e i sale-
siani dovettero sloggiare. Don Ma-
In India i ragazzi sono tanti e i po-
veri abbondano. Per loro don Aure-
lio costruì orfanotrofi, scuole pro-
fessionali e agricole, fornì vitto, ve-
stiario, libri e docenti qualificati per
strapparli a una vita grama e avviarli
a un avvenire sicuro. Curò la stam-
pa. Si preoccupò dei lebbrosi. Defi-
niva la lebbra « una tragedia che in-
terpella l'insensibilità del mondo mo-
derno ». Aggiungendo: «Con ciò che
costa un solo sottomarino atomico,
tutti i lebbrosi del mondo potrebbe-
ro essere curati». Costruì asili per i
loro bambini, che nascono sani e so-
no le prime vittime del contagio. Nel
1993 le opere grandi che recavano
la sua filma - quelle piccole sono an-
cora da contare - erano 31 e lui fe-
steggiava il 60° di messa. li passo
era diventato lento, la persona si in-
curvava. Ma il missionario continua-
va ad avere fretta. « Sogna costante-
mente», affermava un confratello.
«Sogniamo anche noi. Ma lui i so-
gni li trasforn,a in realtà».
IAmato da tutto Il mondo.
Tante le famiglie In Italia
e nel mondo che ricevevano
regolarmente le sue lettere
e Il racconto delle sue nuove
Iniziative.

2.5 Page 15

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di carità. Tanti lo hanno amato e aiutato.
SOLO LA FEDE IN DIO
Era nato a Vazzola (Treviso) il 12
febbraio 1909. Quando i genitori so-
no ottiini cristiani, le vocazioni fio-
riscono. Nel caso di Aurelio fu quel-
la missionaria con Don Bosco. Non
aveva ancora 16 anni quando fu in-
viato in India nel 1924. Prima Shil-
long, per gli studi e l'ordinazione
sacerdotale. Poi Che1rnpunji, terra
dei Khasi . «Ricordo con tenerezza i
primi anni di apostolato su quelle
colline. Centinaia di chilometri fatti
a piedi ... Dopo mi mandarono a
Bombay. Non avevo niente: solo la
fede in Dio ». II quale, a sua volta,
gli aveva infuso uno spirito di ini-
ziativa incomparabile, che lo spin-
geva a darsi da fare. Definito « men-
dicante affabilissimo », seppe coin-
volgere nei suoi progetti una molti-
tudine immensa cli benefattori, so-
prattutto in Italia. « Vivere è clonare »,
ripeteva. Bisognava vederlo, già an-
. ziano, quando attraversava i cortili
cli Matunga e i ragazzi interrompe-
vano i giochi per correre da lui. O il
sabato mattina, quando circa seimila
poveri sfilavano per ricevere un pa-
ne, una rupìa, un sorriso e magari ,
per i lebbrosi, una stretta di mano.
« E la prima volta che constatiamo
che i nostri aiuti sono impiegati be-
ne », affermarono i rappresentanti cli
una organizzazione mondiale che gli
portava ogni anno tonnellate di fari-
na. L'Italia gli ha concesso «La stel-
la della solidarietà» per il lavoro con
i prigionieri cli guerra italiani in In-
dia, lo ha fatto cavaliere e commen-
datore. Quello indiano e varie orga-
nizzazioni internazionali cli educa-
I L'impegno catechistico fu uno del tanti miracoli di don Maschio.
Con le sue lettere circolari, I foglietti catechistici, gli opuscoli e albi a colori,
riviste, libri, calendari murali ha Invaso il mondo.
zione hanno moltiplicato i ricono-
scimenti ufficiali. I poveri gli hanno
tributato la testimonianza silenziosa
della loro gratitudine.
Questo 9 settembre se ne è andato
serenamente, dopo alcuni mesi di
malattia. Aveva detto: «Sono stato
soltanto un umile strumento nelle
mani di Dio che porta avanti i suoi
disegni di amore verso la povera
gente, i giovani e i sofferenti». E a
chi gli chiedeva un messaggio-testa-
mento aveva risposto, nel suo parla-
re dal sapore indiano: «Fa' bene le
cose nel tuo impegno giornaliero. La-
scerai orme visibili sulla sabbia del
tempo». Le sue rimangono nel cuo-
re di molti.
O
con Madre Teresa.
In festa per i suol 80 anni.
Bombay (India). È l'alba e padre Maschio
si occupa dei suol lebbrosi.
BS DICEMBRE 1996

2.6 Page 16

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11 neuropsichiatra Gabriel
Levi e la ricercatrice Ro-
piccoli soprusi : il piccolo
leader del gruppo costringe
berta Penge, entrambi del-
i compagni più deboli a ce-
l'università La Sapienza di
dere la merenda o peggio,
Roma, hanno fatto un son-
a commettere piccoli furti ,
daggio in 20 città italiane e
pena le botte . Dice Maria
intervistato quawomila ge-
Carta, maestra elementare:
nitori e maestri. E risultato
« È già difficile mantenere il
che i bambini che non ri-
silenzio mentre si spiega e
spettano le regole sono il 9
catturare così l'attenzione
per cento. La denuncia più
dei ragazzi, difficilissimo è
frequente è "vandalismo a
correggere con successo
scuola", dice la dottoressa
questi comportamenti de-
Cavallo, giudice del tribu-
vianti. Dopo essere interve-
nale dei minori di Napoli:
nuti personalmente, indiriz-
« Negli anni Ottanta il bam-
ziamo i genitori di questi
bino cattivo è un ribelle da
bambini dallo psicologo .
punire, oggi è un ragazzo
La terapia sortisce effetti
da rieducare ». E non è det-
to che sia figlio di famiglie
povere e ignoranti. Più spes-
LA VIOLENZA
dopo molto tempo, nel frat-
tempo il bambino continua
a essere aggressivo. Quan-
so appartiene a famiglie
che, pur coprendolo di re-
DEI BAMBINI
do capita questo, il nostro
lavoro diventa difficile, sner-
gali, lo trascurano e non gli
vante» .
danno punti di riferimento .
A casa passa il suo tempo
guardando la televisione.
Sono giovanissimi, ma sono capaci
di efferatezze e di violenze.
NEL RICERCARE LE CAU-
SE di questa violenza, la
La famiglia è sempre meno
Secondo un'indagine dell'università
TV appare come la princi-
rigida e solo a scuola i ra-
gazzi si confrontano con le
regole. « Nascono così ,,, se-
di Firenze, in Italia l'aggressività infantile
ha dimensioni preoccupanti.
pale responsabile . Basta
girare la manopola e guar-
dare una delle tante storie
condo la dottoressa Caval-
Metà dei bambini intervistati
di Transformen, di Tartaru-
lo, « i piccoli capi, che buca-
no le gomme alle macchine
degli insegnanti o rubano
dice di subire violenze e dispetti
da amici e compagni di classe.
ghe Ninja o di Power Ran-
gers. Spento l'apparecchio,
il bambino è pronto a imi-
gli zainetti. Il comportamen-
tare ciò che ha visto , con
to aggressivo di alcuni compagni spinge certi bambini pupazzi che riproducono alla perfezione i protagonisti.
ad abbandonare la scuola dell'obbligo ».
Secondo Tilde Giani Gallino, docente di psicologia
infantile al magistero di Torino, autrice del libro "In
IL COORDINAMENTO GEN ITORI DEMOCRATICI principio era l'orsacchiotto" (ed. Mondadon) il bullismo
ha dedicato al "Bambino cattivo" l'ultimo convegno e e la cattiveria dei bambini hanno origine dalla cattiva
c'è stato chi ha fatto autocritica. Dice Sergio Tavas- tivù. Senza contare il cinema in cui la violenza è
si, presidente dell'associazione : « Non rimpiango cer- protagonista. Ci sono registi che dicono: i film raccon-
to l'educazione autoritaria e repressiva del passato, tano la vita reale. Ma per quanto la vita sia difficile e
violenta in casa e a scuola. Ma forse negli ultimi tren- violenta, per fortuna non capita mai che in un'ora e
t'anni siamo stati troppo permissivi. Mi riferisco a mezza davanti a un bambino si consumino spara-
certi atteggiamenti del genitore-amico, che dimentica torie, squartamenti e altro. I bambini non dovrebbero
che i figli sono piccoli, che non pone confini, che si vedere certi spettacoli.
nega di fronte a una richiesta di responsabilità. Inve-
ce le regole restano un sostegno rassicurante e neces- FACILMENTE ·GIOCA POI L'IMITAZIONE. Oltre al ge-
sario ». Di fronte a una diagnosi di bullismo le fami- nitore, il bambino sceglie come modello un fratello o
glie scantonano ; in realtà il bambino vive secondo i un compagno di scuola che, essendo più vicini alla
dettami dei genitori. Da molti anni i valori della con- sua età, fanno grande presa. Se poi viene meno la fi-
vivenza pacifica, del rispetto dell'altro sono conside- gura del genitore, è quasi automatica l'identificazio -
rati fuori moda. Si vive infatti all 'insegna della sopraf- ne con il compagno forte , che funziona da guida. Er-
fazione e della violenza.
roneamente gli adulti rinunciano al posto che a loro
compete. Spesso i genitori lasciano senza guida il fi-
QUANTO ALLA SCUOLA, sovente i genitori ne in- glio in nome di una malintesa libertà. Ma il bambino
vocano le responsabilità. Nelle aule si consumano ha bisogno di una figura di riferimento.
DICEMBRE 1996 BS

2.7 Page 17

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Una bella favola incominciata a Natale.
IL «GENROSSO»
HA TRENT'ANNI
I Lopplano. Il « Genrosso »
ha cominciato la sua attività
nel Natale del 1966, trent'anni fa.
Non meno di quattro milioni di persone
hanno partecipato ai loro concerti.
di Silvano Stracca
Se bastasse una bella
canzone a far piovere
amore. Se bastassero
i testi dei cantautori
a cambiare il mondo.
Se una ballata potesse
cambiare il cuore
dei potenti. . .
Q uante volte si è dibattuto sul
potere della musica, sulla for-
za dei ritmi e delle parole,
su ll 'ascendente talora distorto delle
rock-star. I poeti delle sette note con-
tro la guerra, la farne, la droga, la
solitudine, eccetera, eccetera. Pre-
ghiere laiche in tutte le lingue del
mondo.
Scorrendo a 360 gradi il panora-
ma musicale, ci si imbatte anche nel
Genrosso. Un gruppo che ormai da
trent'anni naviga nel mare della mu-
sica contemporanea. 11 1966 era l'an-
no dei mondiali dì" calcio in Inghil-
terra. E dalla Manica, con la disfatta
degli azzurri contro la Corea, stanno
per arrivare la minigonna, la musi-
ca-culto di una generazione, le melo-
die dei Beatles, che segnarono quei
g iorni .
NATALE 1966
Sotto Natale, Chiara Lubich, la fon-
datrice del Movimento dei Focolari,
regala una batteria rossa a un grup-
po dei suoi ragazzi che, la domeni-
ca, a Loppiano, intrattenevano i vi-
sitatori con le loro canzoni. Vedere
.sullo stesso palco un africano, un ci-
ti nese, un italiano era, secondo Chia-
ra, un esempio di «come sarebbe
mondo se si vivesse il Vangelo ». E
la data di nasc ita del Genrosso. Gen
significa «Generazione nuova». Ros-
so era jl colore di quella storica bat-
teria. Il segreto che muove tutto, è
l' ideale del Vange lo e dell ' Unità co-
me è proposto e vi ssuto dal Movi-
mento dei Focolari . «Tutto il nostro
essere, il nostro stare insieme, le no-
stre canzoni e tutto quello che fac-
ciamo», dicono i ragazzi del Gen-
rosso, « prende vita dalla vita stessa
del Movimento. Ognuno di noi ha
fatto una scelta profonda, radicale:
mettere Dio al primo posto nella
propria vita. Il che, in termini con-
creti, sign ifica mettersi al servizio
dell'umanità. Noi cerchiamo di far-
lo non solo con la nostra musica, ma
anche con i rapporti che si instaura-
no con il nostro pubblico ».
OGNI CONCERTO .
UN SUCCESSO
Già, il pubblico. La gente che se-
gue i concerti del Genrosso è molto
eterogenea. n grosso è costituito da
studenti delle superiori. E nel fondo
della sala ci sono gli amici di vec-
ns DICEMBRE 1996

2.8 Page 18

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LUMEN MUSIC FESTIVAL. Nel giugno scorso a Trna-
va in Slovacchia si è organizzata la quarta edizione del fe-
stival internazionale musicale dei cori cristiani «Lumen».
La manifestazione è un'iniziativa dei salesiani e dei giovani
exallievi e cooperatori. Quest'anno sono stati 37 i gruppi
musicali partecipanti. «Abbiamo voluto parlare di Dio ai
giovani in questo modo», hanno detto i sa-
lesiani slovacchi. Ospite d'o- - ----~~~ -::tir l;?
nore è stato David Fitz-
gerald dall'Inghilterra. Il te-
ma è stato: «Quelli che cre-
dono, vedono ogni cosa sot-
to altra luce ».
Gruppi musicali al « Lumen Music Festival».
chia data, che spesso sono i genitori
dei giovani delle prime file. Ne è
passato dunque di tempo da quando,
nel lontano l967 , si cominciarono a
stipare in un pullmino bagagli, stru-
menti e passeggeri per le prime av-
venture in Italia e in Europa_. Da al-
lora, 150 tournée in 36 nazioni di
tutti i continenti, eccetto l' Australia
e l' Africa. Più di 1400 concerti, mi-
lioni di spettatori , anche in mondo-
visione, 50 album comprese le com-
pilation e le versioni internazionali.
Questi i numeri. Ma Genrosso è so-
prattutto sentimenti, idee, comuni-
cazione.
I vecchi 45 e 33 giri sono stati man-
dati in soffitta dai più moderni e so-
fisticati CD. Nel gruppo si sono alter-
nate tante persone, 150, di tutti gli
angoli del mondo. Una babele di idio-
mi e di dialetti cementata dal linguag-
gio della musica. Il linguaggio per
eccellenza dei giovani d'oggi , un
esperanto di suoni e ritmi capito sot-
to ogni latitudine, in ogni contesto
sociale, in ogni cultura. Ma a unire
e a rendere unico il Genrosso è la fe-
de. Le canzoni sono veri e propri inni
alla vita e all 'amore. Non a caso una
delle critiche mosse al Genrosso è un
eccessivo irenismo. I ragazzi di Lop-
piano hanno sempre rigettato l'ac-
cusa, ricordando di aver composto
anche canzoni «contro»: la violen-
za, l' ipocrisia, il trnffico d'anni . «Ma
le nostre canzoni sono quasi sempre
per », dicono. « Ciò non vuol dire
fare gli struzzi. Anzi , la nostra scel-
ta è proprio la conseguenza di una
constatazione drammatica sulla si-
tuazione del mondo. Meglio portare
un discorso positivo piuttosto che
aumentare il negativo».
"MUSICANO MORE»
Lo slogan del Genrosso è « Music
and more ». Musica e qualcosa di più.
Qualcosa che va oltre il semplice
spettacolo. Dopo il concerto c'è il
« work-shop », una sorta di bottega
del lavoro, un laboratorio interdisci-
plinare. Chi lo vuole - dall 'esperto, al
dilettante allo sbaraglio - ha la pos-
sibilità di vivere un'esperienza di
« Genrosso ». In trent'anni, 50 tra Lp, compilation e CD. 320 le canzoni pubblicate, 150 tournée, 1400 i concerti.

2.9 Page 19

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total-immersion nel settore artistico
a cui è più interessato. Possono can-
tare, danzare, provare .gli strumenti
musicali. La distanza tra platea e
palco viene completamente abolita.
« I giovani hanno un ' idea sbaoliata
delle star, un ' idea cresciuta sull~ fin-
zi_one ?ei_ media. Nei work-shop i
g1ovam s1 accorgono da un lato che
non siamo diversi da loro e dall ' al-
tro che ognuno può nel suo piccolo
essere come i propri modelli. Nei
work-shop invitiamo i giovani a
uscire fuori dal proprio ambito, se-
guendo il metodo del Genrosso
cioè mettendo l' altro al primo post~
come cantiamo in « Io vorrei»: Prima
di me ho scelto te. Una vita insomma
coerente con le canzoni. Anni-luce
di di stanza dalle stelle del rock , che
cantano la miseria delle boroate e
.
.
b
poi se ne mfischiano di chi vive ne-
gli slums. Nessuna concessione al
marketing per vendere di più. Eppu-
re è ormai lontano il tempo in cui
per trovare l' ultima registrazione del
Genrosso bisognava andarla a cer-
care nei circuiti minori. Ora negli
scaffali dei maggiori negozi musi-
cali la si trova accanto all ' ultimo
Compact Disc degli U2 o dei Take
That.
Negli ultimi anni il Genrosso ha
imboccato decisamente la strada del
rock abbandonando i teatri ed ini-
z\\ando a frequentare i palasport e le
piazze. Trent'anni di attività sono un
traguardo invidiabile: quante perso-
ne si sono ritrovate a cantare insie-
me, quando il buio vien rotto so lo
dalle fiammelle degli accendini e
quando l'onda che si vede sono tan-
te bracci a alzate insieme? Emozioni
che durano. Come quella sera ad
~msterdam. Nella città della droga
libera e delle donne in vetrina, si ri -
trovano accanto il Genrosso e un fa-
moso cantante, idolo dei teen-agers.
I loro concerti terminano contempo-
raneamente in due teatri vicini. Al-
i' uscita i pubblici si mescolano, si
confondono, si uniscono. Ma la dif-
ferenza salta subito agli occhi. Tra
chi ha vissuto solo tre ore di svaoo
ed esce più o meno soddisfattobe
chi, invece, è visibilmente felice per-
ché ha preso parte a qualcosa che
l' ha arricchito e avrebbe voluto non
finisse con lo spegnersi delle luci sul
palco.
« Apriti alla vita», lo spettacolo musicale del gruppo ,; Lite»
di Biancavilla (Catania). Sopra, la copertina del loro CD.
« APRITI ALLA VITA» è il tema
dell'ultima commedia musicale del
gruppo «C.G.S. LIFE» di Biancavil-
la (Catania). Nato quasi 20 anni fa,
il gruppo si compone di orchestra
e coro e si avvale delle più raffinate
tecniche teatrali. Al suo attivo ha nu-
merosi spettacoli: Lite (1978) , Ben-
venuta Povertà (1986), Anch 'io mi
chiamo Giovanni (1988) , La ragaz-
za di Poitiers (1994), Apriti alla vita
(1995). Con i loro spettacoli sem-
pre più ricchi anche.di effetti sceno-
grafici e di luci, si sono esibiti in varie
città d'Italia e d'Europa, in centinaia
di repliche . I temi affrontano la vita
nella sua stretta attualità, e sono
presentati con viva sensibilità so-
ciale e religiosa. " Apriti alla vita »
fa perno su Maria di Nazareth, ed
è un invito ad affrontare l'esistenza
in pienezza, per costruire nuova
cultura e una nuova umanità.
"Ml AVETE DATO
LA VITA"
Trent 'anni . Quante storie, quanti
episodi i ragazzi di Loppiano si por-
tano nella valigia. Non c'è che l' im-
barazzo della scelta. Per esempio,
quella volta a Graz, in Austria, a due
passi con il confine dell'Ungheria.
Un gruppo di fan magiari vuole ascol-
tare dal vivo i suoi beniamini. Ma la
perestrojka è lontana dal venire an-
che nella terra del «comunismo al
goulash ». Nessuno può immaginare
che la storia sta per subire un ' acce-
leraz ione improvvi sa, che nel 1989
cadranno i muri e nel settembre del
'96 Michael Jackson terrà una tournée
oltre l'ex cortina di ferro, cantando
sotto le mura del Cremlino. Intoppi
burocratici impediscono alla comiti-
va magiara di arrivare per tempo
allo spettacolo di Graz. Possono go-
dersi solo gli ultimi scampoli di con-
certo. Sarebbero contenti anche co-
sì. Ma alla fine, ringraziando i com-
ponenti della band, raccontano del
loro ritardo. I ragazzi del Genrosso
si guardano tra loro. Non c'è biso-
gno di parole. Un cenno d ' intesa e
via, anche se è già tardi . Il tempo di
prendere gli strumenti e si replica
l' inte ro concerto per una trentina di
persone, un ' isola felice in un teatro
di tremila posti.
Il Genrosso è anche questo. Un rap-
porto personale con ognuno degli
amici che compongono il loro pub-
blico. Una sera, in una città del nord
d' Italia, una ragazza pensa di suici-
darsi. Tra la morte e la vita sceglie
la musica. Alla fine , la ragazza si
avvicina a uno del Genrosso dicen-
do: « Grazie. Stasera mi avete dato
la vita ». E g li consegna il tubetto di
barbiturici con cui aveva progettato
di farla finita.
Sì, all e volte basta una bella can-
zone.
Silvano Stracca
ns DICEMBRE 1996

2.10 Page 20

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IL MESE IN LIBRERIA ---~~-~~-------------------~------
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
LA SPIRli[UALliTÀ
DEL CATECHISTA
Tracce per la riflessione
personale e di gruppo .,
di Pietro Damu
LDC,Leumann(To)1996
pp. 158, lire 15.000
Da t1na recente indagine na-
ziomale sui eatechisti emer-
ge chiaramente l'esigenza di
una preparazione più incisi-
va di questi servitori della
Parela di Dio. A essi la Chie-
sa rivolge wn pressante invi-
to alla santità, che è quaflte
dire "spiritualità", vista come
l'obiettivo più importante e
urgente della loro formazi0·
ne. Il libro offre un materiale
per la riflessione personale
e per il cenfronto nel gruppo
dei catechisti, aiutande a per-
correre wn cammir:io €li ma·
turazione spirituale attraver-
so stimoli culturali, orienta·
menti operativi, indicazioni
per la revisione di vita. I ca-
J:)itoletti sono dedicati ai sin·
geli tratti che cormpongone
l'identi~it del catechista la
cui spiritualità deve essere
funzionale al ser:vizio catechi·
stico, attenta all'uomo, nella-
dalla-per la Chiesa, nl,!Ìrita dal·
l'incontro con Die, animata
dallo Spirito.
respiro e coraggio a chi oggi è
impegnato nella stessa missio·
ne. L'autore presenta uno spac-
cato di storia ricca di significa·
tivi traguardi pedagogici nel
campo della educazione cristia-
na col sistema preventivo, ap·
plicato dai primi successori di
Don Bosco. Sfila davanti agli
occhi una schiera di personag-
gi la più numerosa e varia, in
cui ciascuno ha il suo spazio,
secondo un metro di giudizio
certamente personale, ma ba-
sato su documenti letti con se-
rietà e onestà intellettuale, rac-
contato in uno stile personale
per conoscenze dirette e per
aver ascoltato testimoni viventi.
COMUNICARE:
SORGENTE DI VITA
I giovani: non vasi
da riempire, ma lampade
da accendere
di Lorenzo Macario
LAS, Roma 1996
pp. 11 O, lire 12.000
Nella vasta produzione sul "pro·
blema" della comunicazione si
colloca questo efficace libretto
che la affronta sul terreno educa-
tivo. L'autore immagina il com-
plesso sistema comunicativo co-
me un orto da coltivare. Il lavoro
viene articolato in tre parti : la
descrizione di operazioni preli·
minari che collocano la comuni-
cazione in un rapporto interper-
sonale; l'esposizione delle princi-
pali regole della "grammatica"
della comunicazione; l'offerta de•
gli strumenti di una comunica-
zione viva generatrice di vita.
DICEMBRE 1996 BS
L'APOSTOLO E LA SUA
COMUNITÀ
Un "dialogo" con la Prima
lettera di Paolo ai cristiani
di Corinto
di Bianchi, Fabris, Maggioni
e altri
Ancora, Milano 1955
pp. 176, lire 18.000
L'essere padre o madre o fra-
tello con le persone che costi·
tuiscono la comunità cristiana
rimanda a un percorso interiore
esigente e continuo, perché
non è solo un ruolo ma un'e·
sperienza relazionale profonda.
L'apostolo Paolo la vive in pri-
ma persona nei confronti dei
membri della Chiesa di Corinto,
da lui fondata e guidata.
La riflessione multidisciplinare
è affrontata sotto il profilo ese-
getico-biblico, teologico-spiritua-
le e psicologico; e interessa pre-
ti , religiosi e laici che vi posso·
no trovare un valido strumento
di approfondimento ed una se-
ria verifica dell'esercizio del pro-
prio ministero apostolico.
UOMO PER IL 2000
di Giuseppe Pellegrino
Effatà, Cantalupa (TO) 1996
pp. 160, lire 15.000
In un tempo come il nostro in
cui lo sviluppo tecnologico è
vertiginoso, almeno nel mondo
occidentale, mentre la crescita
umana ed etica va al rallentato·
re, l'autore riflette molto oppor·
tunamente sull'uomo. Infatti, chi
potrà mai sfuggire alla domanda
sul senso della vita e della mar-
Giuseppe Pellegrino
Uomo
per il 2000
@ El'FA:1:A'
ED ITRICE
te, sul perché dello scorrere del
tempo, sul valore delle scelte di
coscienza? Scritto con stile ori·
ginale (e anche con un pizzico
di umorismo), il testo conduce il
lettore, attraverso citazioni filo·
sofiche e considerazioni psico-
logiche, sulla soglia del proprio
essere più profondo.
DA ALASSIO DON BOSCO
E I SALESIANI
In Italia e nel mondo
di Antonio Miscio
SEI , Torino , 1996
pp. 814, lire 52 .000
La memoria dei personaggi del
passato , revisionati da un am-
pio studio storico della congre-
gazione salesiana (anche se
riferito a un piccolo spaccato
geografico) non viene a soffo-
care il presente ma è un atto di
giustizia e un modo per dare
DOSTOEVSKIJ
La passione per Cristo
di Divo Barsotti
Messaggero, Padova 1996
pp. 256, lire 23.000
Il libro descrive l'itinerario di ap-
prodo alla fede del grande ro-
manziere russo, attraverso l'a·
nalisi dei suoi grandi romanzi ,
straordinari non solo per chi ama
la letteratura, ma anche come
testimonianza di un mondo spi·
rituale ricco e intenso, anche se
frastagliato e tormentato. Dopo
una sintetica presentazione del
personaggio e della sua opera,
il noto autore analizza con fi.
nezza interpretativa i personag-
gi principali degli ultimi cinque
romanzi (da Delitto e Castigo a
I fratelli Karamazon mostrando
come essi siano anche figure
emblematiche del vero dramma
della storia umana: lo scontro
fra Cristo e il Maligno, cogliendo
e dipanando il filo di un profon-
do messaggio spirituale : la pre-
senza salvante di Cristo.
Divo BARSOTTI
DosroEVSKlj

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Elena Barra
na tipica capanna co-
~ scuola non hanno potuto
struita con il fango , un
~ frequentarla e anzi , fin
fuoco acceso sul quale bol-
j dall'infanzia hanno dovuto
le una pentola d'acqua, lei
lavorare nei campi , aiutan-
china a modellare le forme
do le mamme o le zie. Jac-
di polenta di miglio - che
queline canta, sorride,
mangeranno per cena. Lei
parla. Quando le diciamo
è Jacqueline Ranson, 15
la nostra intenzione di pa-
anni , una ragazzina come
garle - insieme ad altri del
tante nel suo paese. Quan-
nostro gruppo - l'iscrizione
do ci vede , solleva il viso
a una scuola di taglio e
sudato, che si illumina in
cucito in città e di regalarle
un sorriso. Con Alessandro,
una bicicletta per poterla
uno dei miei compagni di
raggiungere, i suoi occhi si
viaggio, siamo andati a tro-
riempiono di commozione
varla per registrare la sua
e le parole sono superflue
voce, dolcissima e melo-
per esprimere i sentimenti
diosa.
che ciascuno di noi ha
provato in quel momento.
L'AVEVAMO CONOSCIU-
TA QUALCHE GIORNO
ABBIAMO AVUTO ALTRI
PRIMA, in un caldo pome-
INCONTRI con Jacque-
riggio fuori dalla missione
line , che è ormai una
di fratel Silvestro a Goun-
nostra amica. Un giorno è
di, nel Burkina Faso. Porta-
venuta al centro di Enzo
va con sé a marsupio sulla
Missoni (cf BS/maggio)
schiena, il suo nipotino più
per avere dei farmaci e,
piccolo, Salomon. Come
per l'occasione, ci ha por-
tutti gli altri bambini e
tato a vedere i suoi qua-
ragazzi del villaggio, era Goundi (Burkina Faso).
stata attirata dalla curiosità
Jacqueline, 15 anni, con alcuni dei suoi nipoti.
derni e, ancora per noi, ha
recitato poesie di autori
di incontrare dei "bianchi".
africani, poesie che can-
Si era subito distinta dagli
altri per il suo modo di in-
cedere, nonostante il peso
JACQUE INE,
tano della sua Terra, del
suo popolo, e dei valori
della vita. Essendo l'ora di
del bambino, e per il suo
sguardo dolce e fiero allo
L P CCOLO
pranzo , l'abbiamo invitata
a stare con noi, impacciata
stesso tempo. Aveva into-
nato per noi canti popolari,
R SCATTO
per trovarsi a un tavolo
con cibi per lei asso-
canzoncine infantili e di
lutamente nuovi. ..
qui l'idea di registrarla.
Quel giorno arrivavamo al
suo villaggio per mante-
nere la nostra prqmessa.
Fa la mamma e va a scuola.
È una ragazzina africana come tante.
Rappresenta simbolicamente
li pomeriggio l'abbiamo
passato sedute all 'ombra
del porticato, tagliando e
cucendo vestitini per i bam-
Jacqueline si asciuga la
fronte e ci dice di accomo-
la nuova Africa.
bini del CREN (Centro di
Ricupero ed Educazione
darci. Arriva suo cognato,
Nutrizionale).
Placide, con due dei suoi quattro figli. Mentre Jac- Non dimenticherò facilmente il giorno della mia
queline finisce il suo lavoro, egli ci intrattiene partenza, quando è venuta fino al centro per salu -
parlandoci della sua famiglia. Jacqueline è orfana, tarmi. Mi ha portato un sacchetto di arachidi per
vive con loro e, grazie all'aiuto economico da parte ringraziarmi. Dopo il commiato, ha tergiversato un
di un amico italiano, è riuscita a terminare la scuola. po' prima di andarsene e poi non si è più voltata.
La sua vita ora è molto semplice: cucina e accu- Ecco , questa è Jacqueline, una ragazza africana
disce i suoi nipotini. Non chiede nulla di più di come tante , che nella sua semplicità riesce a far
quello che ha, si rende conto di quanto possa repu- brillare quei valori umani che purtroppo oggi in
tarsi più fortunata di tante altre sue coetanee che la molti abbiamo perso.
/JS DICEMBRE 1996

3.2 Page 22

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I cooperatori hanno dato vita a un nuovo movimento che fa perno
LA FAMIGLIA
DIVENTA
ADULTA
di Danilo Leonardi
È laJamiglia
/'«istituzione» che
più di ogni altra
contribuisce alla crescita
della nostra società.
Il nuovo movimento
«Famiglie Don Bosco».
F ra le tante polemiche giornali-
stiche della scorsa estate, una
avrebbe certo meritato più at-
tenzione. Riguardava l' opportunità
di differenziare il salario tra «single»
e persone sposate. L' obiettivo dichia-
rato era di far crescere il tasso di fe-
condità e diminuire la disoccupazio-
ne. Ma non è tanto la proposta in
quanto tale che ci interessa discute-
re adesso. Ci sembra invece che die-
tro l'es igenza di incrementare in qual-
che modo le risorse economiche di
DICEMBRE 1996 IJS
chi si accasava, vi era una reale preoc-
cupazione, che da qualche tempo len-
tamente si fa strada, di favorire la
famiglia, !'« istituzione » che più di
ogni altra ha contribuito all a cresci-
ta della nostra società civi le. Su que-
sta stessa direzione si sono mosse le
proposte per assegnare gli alloggi a
canoni di favo re alle giovani cop-
pie. Oppure la richiesta di orari di
lavoro più flessibili, che meglio si
accordino con le esigenze della ma-
ternità e della paternità.
I Il movimento « Famiglie
Don Bosco» sorge nell'ambito
dell 'associazione
dei cooperatori salesiani.
Non è una novità, d'altra parte -
come ci assicura una recente stati-
stica realizzata dal! ' università di Bo-
logna - che la decisione di avere dei
figli comporta l' investimento di in-
genti risorse, anche sotto il profilo
economico. La presenza di un bam-
bino da Oa 6 anni incide mediamen-
te nel bilancio familiare per oltre un
milione di lire mensili.

3.3 Page 23

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sulla famiglia. Èla risposta salesiana a una delle esigenze più avvertite nel nostro tempo.
UNA FAMIGLIA SPECIALE.
Il coreano Francesco Kang,
33 anni, con la moglie Lucia Lyn,
29, e le due figlie. Nella foto
c'è anche uno del quindici ragazzi
che vivono con loro
in affidamento.
Purtroppo, forse perché pri gionie-
ri di un a vis ione assistenziale, i no-
stri leg islatori e gli ammini stratori
sembrano occuparsi della famig li a
solo quando si sgreto la. E dei gio-
vani , solo quando sono abbandona-
ti , o rfan i, oppure quando deviano o
si drogano. Cosa si fa quando la fa-
mig li a è viva o intende ridiventarlo?
FAMIGLIA E SOCIETÀ
Si tratta di riconoscere fino in
fondo il ruol o che spetta all a fami -
g li a e le risorse che porta con sé. La
fa mi g lia in fa tti , oltre a essere sog-
getto privato di re lazioni e affetti in -
terpersonali , è pure un soggetto so-
ciale dal cui benessere - spi ri tuale
ed economico - dipende il benesse-
re non solo suo, ma dell'intera so-
cietà. In rea ltà il nostro paese poco
ha fatto per promuovere la fa mig li a,
e per riconoscerla come preziosa ri-
sorsa per tutti . In Italia fam ig li a e
ocietà sono vissute e vivono con-
trapposte o tutt' al più ignorandosi.
E questo il quadro a cui l'associa-
zione dei cooperatori ha cercato di
dare risposta. E prima di tutto ha in -
vitato le fa mig lie a vivere lo spirito
aposto lico di Don Bosco superando
un 'es istenza coniugale chiusa ne lle
pareti domestiche. E di percorrere le
vie del mondo uscendo dal privato
per cimentarsi con le sfi de del no-
stro tempo .
È così che i cooperatori sa lesiani,
dopo aver dedicato un triennio di per-
corso format ivo all a famig lia, hanno
dato vita al movimento « Famiglie
Don Bosco ». Il convegno di fonda-
zione si è ten uto nello scorso mese
di aprile in Piemonte, mentre que-
st 'estate è partita la prima iniziativa
di formazione desti nata alle coppie
aderenti all 'i niziativa. Già in questa
prima fase si delinea con chiarezza
l'obiettivo del nuovo Movimento: of-
frire alle proprie e alle altre fa miglie
l'opportun ità di un cam mino di cre-
sc ita per la ri scoperta e la valorizza-
zione delle ri sorse familiari. Si trat-
ta di un impegno a cui i cooperatori
sales ian i sentono di poter dare un
apporto specifico; il sistema preven-
tivo di Don Bosco contiene infatti in
un ' abbondanza di punti di riferi-
mento, sia sp irituali che pedagogici ,
davvero signi fica tivi per la vita fa-
miliare, per le reciproche relazioni ,
per la responsabilità ed ucativa sui
figli , per l' im pegno sociale di tutti.
E questo un patrimonio che la Fa-
miglia Salesiana possiede e che può
diventare fermento nuovo. Le cop-
pie del " movimento" sono chiam ate
soprattutto a svolgere com piti di
animazione. Il loro primo passo si
orienterà a creare la consapevo lezza
che ogni nucleo fam iliare è po1tato-
re di grandi responsabilità ed è per-
c dotato di incance llabili diritti. Il
secondo punterà ad aggregare e
coordinare gruppi di famig lie con-
I Aderiscono al movimento « Famiglie Don Bosco »
famiglie sensibili ai problemi educativi e disponibili
a un cammino comunitario di formazione.
Scuola animatori a Castione
della Presolana (Bergamo).
BS DICEMBRE 1996

3.4 Page 24

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A Candia e a Castione della Pre-
solana hanno sorpreso la ricchezza
delle esperienze familiari già in atto.
Adozioni e affidamento sono già una
realtà tra i cooperatori sa/esiar:1i. E
l'esperienza fa crescere in modo sin-
golare la famiglia. « Per Natale non
vogliamo giocattoli, ma un nuovo fra-
tellino ", hanno chiesto due ragazzini
ai loro genitori. Nella storia di affida-
mento che riportiamo, risalta in
modo esemplare il carattere di gra-
tuità. Qui non si cerca, come forse
può avvenire nel caso dell'adozione,
una ricompensa per il bene che si fa,
ma semplicemente il dono dell'amo-
re, che non pretende nulla per sé.
«SIAMO UNA NORMALE FAMI-
GLIA composta da mamma, papà
e... tanti bei bambini. Per noi essere
famiglia non è un legame di sangue
bensì un intreccio di relazioni. Per
questo abbiamo cercato · di aprire la
nostra casa a chi aveva bisogno di
una casa e dell'affetto per crescere.
Dal luglio 1991 , dopo due anni di pre-
parazione, noi e le nostre tre bambine
abbiamo incominciato la nostra espe-
rienza di famiglia affidataria. L'affida-
sapevo li del loro ruo lo , perché di-
ventino punti di rife rimento per alh·e
co ppie .
Propri o in v ista di questo impe-
gnat ivo lavoro si avverte con fo rza
l'es igenza dell a dovuta preparaz io-
ne. li movimento « Famiglie Don Bo-
sco» ha g vissuto una prim a espe-
rienza fo rm ativa al campo animatori
di Castione dell a Presolana, presso
Bergamo, dal I Oal 15 agosto scorsi.
DICEMBRE 1996 IIS
mento familiare è un istituto giuridico
che richiede un'accoglienza totale del
bambino e dell'ambiente da cui egli
arriva, per consentire a famiglie in
difficoltà di trovare le forze per tornare
a esercitare i loro compiti. Garantisce
al figlio in affidamento una normale
crescita in una famiglia non perfetta,
ma preparata a superare le difficoltà
che si presentano, capace di non giu-
dicare e di non svalutare la famiglia di
origine ».
« IL PROBLEMA PER UN BAMBI-
NO NON È AVERE DUE FAMI-
GLIE, ma non averne nessuna. Esi-
stono due modalità di affidamento:
quello residenziale, in cui il bimbo ri-
siede stabilmente presso la famiglia
affidataria, e quello diurno, che pre-
vede il rientro del bambino nella fa-
miglia di origine tutte le sere. Nel-
l'ultimo anno la nostra famiglia si è
ulteriormente allargata accogliendo
altri due bimbi , un neonato in affida-
mento residenziale, e un bimbo di
1O mesi, in affidamento diurno ».
« IN QUANTO COOPERATORI
SALESIANI abbiamo cercato di met-
tere al centro dei nostri impegni la
scelta educativa, non rivolta sola-
mente ai nostri figli naturali, ma a
tutti quei bambini bisognosi che Dio
ha voluto mettere e metterà sulla
nostra strada. Alcuni amici coopera-
tori ci hanno sostenuti in questo
compito, sia con la preghiera, sia
con l'affetto che con l'aiuto concreto.
Ma il far parte dell'A.C.S. (Associa-
zione Cooperatori Salesiani) ci ha
aiutati nella formazione per cercare
di essere nel quotidiano una fa-
miglia autentica, capace di amore
gratuito e ci ha permesso di sentirci
partecipi di un progetto più grande
di noi che solo una comunità unita e
motivata può realizzare ».
Marco e Anna
I temi hanno fa tto rife rimento all a
spirituali tà dell a coppia, all a comu-
nicazione e re laz ione extrafamili are,
al metodo educativo viss uto secon-
do il sistema preventivo d i Don Bo-
sco. O ra si pensa a un corso bienna-
le in grado di abilitare un prim o nu-
c leo di coppie a fa re da volano per
la d iffusione de ll a spiritua lità dell a
fa mig li a, v issuta secondo lo spi rito
di Don Bosco.
ROMPERE L'ISOLAMENTO
Ha detto monsignor Giuseppe An-
foss i, presidente dell a commi ss ione
epi scopale per la fami g li a, in un
messagg io al neonato « M ovin~en_to
Famiglie Don Bosco »: « Le fam1gl1e,
o meg lio gli uomini e le donne che
sono coniugi, devono diventare con-
sapevoli de lle ing iustiz ie di cui sono
oggetto e de i diritti di cui sono de-
pos itari. Si richiede qu indi in loro
que ll a maturità po litica che permet-
te di organi zzare e di creare degli
spazi autonomi entro cui elaborare
il propri o punto di vista. Per ottene-
re de i ri sultati non serve delegare ai
partiti i compiti che sono del c ittadi -
no e de lla fa mig li a, chiedere loro
aiu to e protezione: questi modi di
rapportarsi con i partiti al governo
hanno avu to in Itali a effetti negati-
vi, hanno indotto le assoc iazioni a
perdere autonomi a po li tica e a ope-
rare separatamente, con il ri sultato
di ricevere come favo re ciò che spet-
tava loro di d iritto» .
Va dunque segnalata come fa tto
pos itivo l'adesione de i cooperatori
salesiani d ' Italia al « Forum de lle as-
soc iazioni famili ari », un coordina-
mento che raccoglie oltre trenta tra
le maggiori associazioni impegnate
ne l sociale (Azione Cattolica, ACLI,
Ordine Francescano Seco lare, Fa-
mig lie Nuove e molte altre ancora),
a sostegno de i minori , de lla donna,
dei lavoratori , che ha g racco lto
un milio ne e mezzo di firm e su una
petizione per le politiche fa mili ari ,
destin ata al parlamento dell a repub-
bli ca e consegnata ne ll e mani del
pres idente de l senato, Nicola Man-
cino, lo scorso 4 lug lio.
Notevole è pure l'impegno di mol -
te famiglie di cooperatori nel campo
dell 'adozione e dell 'affidamento. E-
sperienze cli questo genere sono dif-
fuse un po' in tutta Italia e si attende
che proprio attraverso il movimento
« Famiglie Don Bosco » trovino un
nuovo punto cli riferimento e occas io-
ni di sostegno e coordinamento.
Danilo Leonardi
Per it!f'ormazioni e adesioni al 111ovin'.e11_t?
«Famiglie Don Bosco », contattare I 1-!f/1-
cio nazionale dei cooperatori salesiani -
te/. 06/44.60.945Jax 06!44.4 ! .00 I.

3.5 Page 25

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IL DOCTOR J.
di Jean-Françols Meurs
MIO FIGLIO MARCELLO
L'IDEALISTA
Il doctor J., esperto in problematiche adolescenziali,
risponde «a modo suo» alle nostre lettere.
Oggi è la volta di una mamma angosciata
dagli ideali del figlio.
<<e aro Dottor J. , sono ango-
sciata. Da alcuni mesi mio
figlio Marcellino, 16 anni, legge e
rilegge una biografia di Don
Bosco. Ne è come stregato, e ne
parla spesso a tavola, conta -
giando anche sua sorella. Tremo
all'idea che voglia farsi prete, e
per di più salesiano. Non che io
non apprezzi la loro attività, anzi,
riconosco che fanno tanto del
bene alla gioventù, e poi si sa che
scarseggiano i preti. Ma il sacer-
dozio è troppo rischioso per i
nostri tempi. Senza parlare di tutti
quelli che abbandonano - non è
questo il soggetto - mi sembra
un 'avventura strana nella cultura
moderna. Oggi sarebbe una follia.
A volte sono presa dal panico e
prego il Signore che mi risparmi
questa prova! Ma forse posso fare
io stessa qualcosa. Non si dice:
aiutati che il ciel ti aiuta? che
gliene pare? Come potrei fargli
cambiare idea? ».
mai fermo, ne inventa sempre
una! ». In ogni caso non fanno mai
ciò che dovrebbero fare . Insom-
ma, non sono mai okay. Guai se
uno fa un passo falso , non glielo
perdonano ; proprio oggi, che vie-
ne tutto tollerato .
o Se poi non è in tutto e per tutto
d'accordo con il papa, lo si rimpro-
vera. Ma se è per il papa, c'è un
sacco di gente , magari le stesse
persone, che gli daranno del rea-
zionario e del bigotto. Non c'è via
di scampo!
O D'altra parte i seminaristi dimi-
nuiscono sempre più, e questo fa
prevedere un supplemento di
lavoro per chi si ostina per questa
strada. E oltre al resto è anche un
lavoro mal retribuito!
POTREI CONTINUARE COSÌ A
LUNGO, gentile signora. E lei dice
bene quando parla di Don Bosco:
è meglio non fidarsi di quest'uomo
dall'aria semplice, ma contagioso .
Chi viene preso dalla sua malattia
finisce per dare addio a ogni pro-
messa di carriera !
QUALI I CONSIGLI? Se non è
troppo tardi , cerchi di rendere i
suoi figli dei piccoli barattoli di
egoismo. Ma dovrà impegnarsi ,
perché la generosità e l'amore
sono come il grano che ricresce
impetuoso anche tra le erbacce! ·
E diffidi degli idealismi. Sono peri-
colosi e conducono a slanci fatali.
Per questo , niente di meglio che
fare spesso uso di Coca Cola,
Italia 1, I ragazzi del muretto, La
ruota della fortuna, «gratta e
vinci», e cose del genere.
Infine , se lei è una donna di fede ,
come appare dalla sua lettera, la
invito a pregare con particolare
fervore perché Dio scelga, al
posto di suo figlio , il figlio della
sua vicina di casa!
o
Gentile signora,
lei ha ragione. Ci sono mille buoni
motivi per non farsi prete al giorno
d'oggi.
O È un mestiere che richiede
dedizione e generosità. Presto, chi
vuole lavorare bene con le anime,
e soprattutto con i giovani in diffi-
coltà, verrà costretto alla « santi-
tà». E la santità oggi , beh, lei lo
capisce, non è più di moda!
O Si sa, un tempo il mestiere del
prete godeva di grande considera-
zione. Ma le cose sono cambiate.
I preti oggi contano molto di me-
no, anzi sono poco riveriti , e ven-
gono facilmente derisi e criticati ...
« Questo qui non prende mai
iniziative!» . «Quel prete non sta
BS DICEMBRE 1996

3.6 Page 26

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«Giovani e disoccupazione». Un documento si fa provocazione,
LA SPINA DELLA ~s~~~i~~~illesoclall»
DISOCCUPAZIONE
Frustrazione
e disperazione
dei giovani
per l'insicurezza
di fronte al futuro.
Oltre Il 20 per cento il tasso di disoccupazione al sud.
T asso nazionale di disoc-
~~
cupazione: 12,2 per cen-
' '-
to. Al sud, 21 ,7 per cento.
Per il 56 per cento sono giovani dai
14 ai 24 anni». Così il documento
« Giovani e disoccupazione », invia-
to dal Coordinamento nazionale dei
servizi civili e sociali al mondo sale-
siano. Che continua: «I temi lavoro-
disoccupazione in passato, sono
stati centrali nell'impegno di Don
Bosco e poi dei salesiani. Ricordia-
mo l'accompagnamento personale
di Don Bosco per ogni ragazzo, il
sostegno nel posto di lavoro, i con-
tratti d 'apprendistato, la "Società di
mutuo soccorso", l'attenzione alle
fasce deboli che venivano dal carce-
re o da situazioni di gravi difficoltà
DICEMBRE 1996 /JS
personali. Sono nati per questo i con-
vitti e le scuole professionali. Oggi
ci chiediamo se sia sufficiente ciò
che stiamo facendo, soprattutto nei
Centri di formazione professionale,
o se le urgenze di coloro a cui ci de-
dichiamo non esigano ben altra pre-
senza salesiana».
Ha detto a Pale1mo Giovanni Pao-
lo II: « I problemi ciel Sud si sono
radicalizzati a causa della realtà dram-
matica della disoccupazione, soprat-
tutto giovanile. La questione meri-
dionale è veramente una questione
primaria di tutta la nazione. Certo
spetta alle genti del Sud essere pro-
tagoniste del proprio riscatto, ma que-
sto non dispensa dal dovere della
solidarietà l' intera nazione ».
RISPONDERE
ALL'APPELLO
Don Egidio Viganò parlando con i
ragazzi del Movimento Giovanile Sa-
lesiano sottolineava l'impressione
di una non esatta collocazione dei
salesiani di fronte ·al mondo del la-
voro, anzi di una specie di "devia-
zione": « Le nostre opere hanno per-
so in questi anni il vigore di attua-
lità e di presenza in questo campo.
Sono cresciute le opere scolastiche
di tipo umanistico, sono cresciute le
pan-occhie, si sono moltiplicate le
piccole comunità... Dopo più di cen-
to anni non è diminuita l' importan-
za del mondo del lavoro. Noi ci do-
mandi.amo come dovremo risponde-
re a questo appello del mondo del
lavoro per essere fedeli alla nostra
vocazione »..
Il Centro Orizzonte lavo,v di Ca-
tania al Convegno ecclesiale di Pa-
lermo ha detto: «La disoccupazione
in Sicilia ha ormai superato abbon-
dantemente la soglia della tollerabi-
lità e per noi cristiani rappresenta
certamente una situazione di grave
peccato. Accostando due dati dell 'I-
STAT, si rileva che a fronte di un
tasso di disoccupazione cresciuto
nell'anno del 4,5 per cento, e giunto
al 23 per cento, si deve registrare
che la raccolta di denaro delle ban-
che è cresciuta del 9 per cento.
Quando a 20, 30 o più anni non si
sa perché alzarsi al mattino o come
dare da mangiare ai bambini, perché
si è privi di lavoro, allora le tenta-
zioni possono essere tante. È quello
che constatiamo giornalmente nelle
periferie della nostra Catania. Tanti
giovani a cui manca praticamente
tutto, l'unica attenzione la ricevono
dal sistema criminale, il quale è
sempre pronto ad offrire "lavoro" e
denaro. Se poi cedono sono certo re-
sponsabili, ma di chi è la colpa?
Forse anche nostra! ».

3.7 Page 27

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per riportare il lavoro al centro dell'impegno tra i giovani.
GIOVANI E LAVORO
" Il posto e la qualità del lavoro influiscono notevolmente sui giovani e sulla loro iden-
tità personale e sociale. Per molti di essi il lavoro è condizione indispensabile di so-
pravvivenza per sé e per la famiglia. Segna un nuovo rapporto con gli adulti e pro-
cura un posto nella vita sociale. Per altri il lavoro stabilisce anche l'uscita dalla fa-
miglia, una gestione indipendente della propria vita e una conferma sociale delle
proprie capacità. In ogni caso, il lavoro crea nel giovane una maggior sicurezza di
sé, nuovi atteggiamenti : sul posto di lavoro nascono solidarietà e amicizie, si scam-
biano esperienze, si subiscono influssi », hanno scritto i salesiani al Capitolo gene-
rale 23°.
I GIOVANI COSTRETTI A UN PROLUNGATO STATO DI DISOCCUPAZIONE o di
lavoro saltuario, soffrono un senso di fallimento personale e di inutilità sociale e re-
stano in uno stato di dipendenza economica e familiare . Per molti ragazzi , invece,
l'esperienza del lavoro è troppo precoce. È il fenomeno del lavoro minorile, svolto
sovente in condizione di precarietà, sfruttamento, senza garanzie per l'incolumità fi-
sica e la salvaguardia dei diritti personali. L'insicurezza di fronte al futuro , con un pre-
sente insoddisfacente e con altre forme di pressione, spingono alcuni a cercare ri -
fugio nella droga, nell'alcool, nella delinquenza, nel suicidio, nell'emigrazione.
(Da «Giovani e disoccupazione" )
QUALI PROPOSTE
Entrare nel problema, prendere co-
scienza , "menlalizzarsi al lavoro".
Nei luoghi trad izionali de ll a vi ta sa-
lesiana - sc uole, parrocchie e oratori
- si dovranno attivare spazi appro-
priati di form azione all a cultura de l
lavoro. Parlare di lavoro e di quanto
g li è co llegato in modo esplic ito. A
Palermo i g iovani del meridione ci
hanno chiesto questo con insistenza.
E se ne ll 'Itali a sa lesiana si pensasse
a un anno di approfo ndimento della
temati ca "solidarietà e lavoro", con-
c ludendo con un progetto, un segno
fo rte di solidarietà tra il nord e il
s ud della congregazione?
« Cultura del lavoro », sì, ma per
quale economia? Non è interrogati -
vo di poco conto quando troppo pas-
siv ame nte o fatali sti came nte si ac-
cetta che l' unico modello di sviluppo
possa essere quello basato su con-
sumo-lavoro-profitto. Quale attenzio-
ne al live llo di soddisfazione nel la-
voro? Tutto questo ben rientra nel
tema fo rmazione.
Ripensiamo la f ormazione profes-
sionale. Si dovrebbe passare da scuo-
la professionale a centro profess io-
nale, in cui coesistano di verse atti-
vità che riguardano il lavoro, non ul-
tima la fonnazione a una cultu ra del
lavoro. Centri poliji111zionali. Centri
di orientamento profess ionale per
stabilire cli quale occupazione e lavo-
ro c'è bisogno sul territori o, in coll a-
borazione con altre agenzie o asso-
ciazioni che cli questo si occupano
(s indacato, G ioe, Ac li , ecc.). Si tratta
di attivare iniziative di ricerca, speri-
mentazione, analisi de i fabbisogni
profess ionali e fonn ativi , stages, fi -
nalizzati alla progettazione e pro-
grammazione fonnativa. Analizzare
i bisogni territoriali del mercato del
lavoro e della fonnazione professio-
nale, anche attraverso strutture speci-
fi che cli orientamento professionale,
con capacità di " ricerche sul campo"
per ass icurare infonnazioni, assisten-
za, consulenza agli utenti circa le
sce lte e le attività fo1mativo-occupa-
zionali, anche a fa vore di imprese o
di altre istituzioni, nonché offrendo
progetti e packages orientativi.
Elaborare una progettualità con
interventi mirati e longitudinali , sup_-
portata da una attenzione politica. E
urgente instaurare rapp01ti nuovi con
il mondo politico e sociale dove si le-
gifera, per offrire la nostra presenza e
competenza. I servizi nazionali devo-
no trovare nuove modalità cli far po-
li tica, che non è puro pragmatismo,
ma si fonda su un progetto culturale,
assume valenza pol itica, di denunc ia,
di proposta e di presenza laddove si
decide in materia di legislazione sul
lavoro. È sotto gli occhi cli tutti che
nel settore minorile a fronte di un 'e-
ducazione al lavoro, all a sua cultura
come alla fatica, si dovrà contestual-
mente inte1venire sulla nonnativa ciel-
i'apprendistato. Come si dovrà con
fantasia esperire nuove risorse e atti-
vare sperimentazioni , borse di lavo-
ro, lavori a domicilio, ecc.
L'ATTENZIONE AL MONDO
DEL LAVORO
è fare prevenzione: dal disagio, dalla
devianza, dalla criminalità;
è problema educativo: da affrontare
con taglio educativo, in riferimento al-
1'atteggiamento dei giovani verso il
lavoro;
è pastorale familiare: la mancanza di
un'occupazione dignitosa allontana il ma-
trimonio, stimola le convivenze, attenta
la serenità di tante famiglie;
è animazione vocazionale: inserimento
nella vita attiva, è servizio;
è pastorale scolastica: se la scuola de-
ve avviare alla vita;
è ambito di fede: luogo di testimonianza
o di allontanamento da Dio;
è c,pportunità di recupero e reinseri-
mento sociale;
è radicamento nel territorio: di tutte le
nostre opere e in particolare degli oratori;
esi11e lievitazione dell'ambito socio-poli-
tico -economico ;
• può consentire un ampio coinvolgimen-
to e protagonismo dei laici e delle nostre
associazioni.
(Da « Giovani e disoccupazione")
JJS DICEMBRE 1996

3.8 Page 28

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La testimonianza di un ebreo, oggi professore universitario,
26 RAGAZZI EBREI
di Giorgio Torrisi
Drammaticità della guerra
mondiale. Una tragedia
che ha coinvolto
anche i giovanissimi.
La storia drammatica
di un ragazzo ebreo,
ospite dei salesiani
di Budapest,
sopravvissuto
alla fucilazione
dei nazisti.
DICEMBRE 1996 BS
<<V ede, qui accanto alla cap-
pella vi era anche allora
l'entrata principale della
casa religiosa», dice Gabriele al gior-
nalista della rivista unghérese Res-
publika, indicando con il braccio la
casa salesiana . « Ma noi conosceva-
mo anche il cancello in fondo all 'or-
to. Di siamo sgusciati, entrando
di nascosto il 17 ottobre 1944, due
giorni dopo l'annistizio, che i nazi -
sti non accettarono. Essi si procla-
marono invece detentori cli tutti i
poteri. Nascondendo i fuggiaschi e i
bambini perseguitati, i sales iani si
esposero al pericolo della vita. Anche
mia madre, che mi condusse là, sa-
peva cli portarmi in un luogo per me
pericoloso, ma non ci poteva essere
altro scampo. E confidava nella so-

3.9 Page 29

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che è sfuggito da ragazzo alla rappresaglia nazista.
I È su questa rivista che «Gabriele» ha raccontato come è sfuggito
alla fucilazione. Di fianco, la casa salesiana di Budapest
che ha ospitato I ragazzini ebrei.
lidarietà dei religiosi ». ·
Gabriele non è il nome vero di que-
sto ragazzo ebreo, che ancora oggi,
professore presso un istituto di ricer-
ca, preferisce nascondere la propria
identità. Ma sente un'enorme grati-
tudine verso chi gli salvò la vita.
UN PRETE CON LE
SCARPE GIALLE
In via Bécsi, di fronte all'Ospeda-
le Santa Margherita, i salesiani ac-
cettarono senza distinzione bambini
ebrei, militari disertori, gente prove-
niente dalle case segnate con la stel-
la di Davide, dai ghetti evacuati nei
dintorni di Pest. Gabriele ricorda che
si trovarono in un collegio regolare,
con pasti modesti e orari disciplina-
ti . Lì, insieme agli altri, egli prega-
va, giocava, consumava i pasti. Una
vera isola in mezzo a un mare bur-
rascoso. Ciascuno di loro sotto un
nome fittizio, con documenti falsi,
trovò protezione in quella casa, che
pure si trovava nelle vicinanze poco
rassicuranti della sede del partito
nazista. A capo del gruppo di rifu-
giati - è sempre Gabriele che raccon-
ta - c'era un giovanotto tra i venti e
trent'anni, chiamato padre Sink6.
Portava la veste talare, ma le scarpe
gialle, che male si combinavano con
il suo abito. E si temeva che in un'e-
ventuale razzia potesse andare in-
contro a guai non indifferenti. Ep-
pure "padre" Sink6 deve la sua vita
al travestimento, perché i nazisti non
ritennero opportuno verificare sul
suo corpo i segni della circoncisione
ebraica.
Padre Sink6 forse è identificabile
con Endre Dan, che, al momento in
cui i nazisti arrivarono al potere, in-
dossò l'abito ecclesiastico di suo fra-
tello, rivolgendosi ai salesiani per
l'asilo. L'economo Andras Balzsay
lo aveva incaricato dell'assistenza
dei 26 bambini ebrei. Continua Ga-
briele: « Quelli che sul volto tradi-
vano i tratti più marcati della razza
ebraica, in caso di allarme aereo ve-
nivano portati nei sotterranei dove
di solito si conservava la verdura;
gli altri andavano al rifugio pubbli-
co della casa del partito di Obuda.
Durante le funzioni religiose i primi
venivano sistemati in sacrestia, gli
altri nella cappella».
Il " prete" travestito ricorda che an-
che al Clarisseum di Rakospalota, a
quel tempo casa ispettoriale dei sa-
FR \\N{'I \\. « A coloro che non
comprendono la tua scelta di vita,
che cosa rispondi?», è stato chie-
sto a Daniel Régnery, ordinato
prete a Lione quest'anno. Don Da-
niel è ingegnere in scienze biolo-
giche ed è apprezzato per la sua
calma e sereni tà. « La mia conce-
zione di vita mi porta a fare la
scelta di certi valori. Per me, riu-
scire non significa mettere al pri -
mo posto la scelta professionale,
ma donare la mia vita agli altri. lo
sento, e l' ho provato, che chi vive
in questo modo non ha nulla da
rimpiangere ». Aggiunge: « Ho fre-
quentato le case salesiane, e mi
sono piaciuti l' ambiente e il con-
tatto speciale che c'è tra giovani e
adulti ».
TOIU 1 O Nei giorn i 27-29 set-
tembre, in concomitanza con la
« 126" spedizione missionaria », an-
che quest'anno il VIS (Volonta-
riato Internazionale per lo Svilup-
po) ha organizzato a Valdocco
I'« Harambée », incontro naziona-
le di «animazione missionaria » a
cui hanno preso parte 450 giovani
che du rante l' estate hanno fatto
un 'esperienza formativa in un
paese del terzo mondo. Nel gran-
de teatro gremito si sono ascoltate
le loro testimonianze, ed è stata
uggestiva la fi accolata che a sera
ha ripercorso le tappe dell' arrivo
di Don Bosco e di Mamma Mar-
gherita nel prato Filippi 150 anni
fa. Mons. Tarcisio Bertone ha co-
ronato la riflessione di queste gior-
nate con un intervento sulla catto-
licità della Chiesa e sulla ricchez-
za di valori umani e religiosi che
essa semina nelle diverse culture.
e;ERMANIA. Grande interesse
attorno ali'associazione « Musica
e Vita» a Ensdorf. Dopo la chiu-
sura della scuola ginnasiale e del-
!' internato, i salesiani hanno tro-
vato spazio per nuove attività, ed
è cresciuto l' interesse per la musi-
ca religioso-liturgica e l'animazio-
ne di gruppi musicali giovanili.
D ' intesa con l'ufficio diocesano
competente di Regensburg, è sor-
to un centro qualificato, dotato oltre
che di strumenti musicali adegua-
ti, anche di una biblioteca specia-
lizzata. L' iniziativa sta incontran-
do molti consensi ovunque. Sono
previsti corsi, manifestazioni mu-
sicali e corali di gruppi giovanili.
Il centro di Ensdorf ospiterà nel
1998 un incontro interdiocesano e
nazionale di specialisti nel campo
della musica religioso-liturgica.
BS DICEMBRE 1996

3.10 Page 30

▲back to top
- Il vescovo di Locri mons.
Gian Carlo Bregantini ha voluto
presentare il «Progetto educativo
pastorale della Famigl.ia Salesia-
na nella Locride». Scrive il ve-
scovo: «La Locride è fatta di tanti
buoni e di pochi cattivi. Il nostro
ouaio è che i tanti buoni sono di-
~isi e disorganizzati ». Per questo
guarda con soddisfazio~e a que~
sto «Progetto ». «A ch1ederc1 d1
lavorare insìeme, oltre alla fe-
deltà al carisma di Don Bosco, è
la stessa situazione sociale pro-
fondamente disgregata. Al fatali-
smo che taglia le gambe alle ini-
ziative di bene prima ancora di
cominciare, il Progetto suggeri-
sce di offrire responsabilità pro-
gressive, scelta di val!di c?llabo~
ratori, verifica dei piccoli passi
compiuti ... La sfida è grande,
perché coinvolge tutti , preti, reli-
giosi e laici ».
- Era stato l'arciprete mons.
Davide Massari a chiedere a Don
Bosco oltre cento anni fa di apri-
re a Legnago, Verona, un 'opera
per i giovani. Ma fu don Ru~ a
mandare i primi due sacerdoti e
un salesiano laico nel novembre
del 1896. L'anno dopo, lo stesso
don Rua visitò l'opera, che aveva
preso inizio con una scuoletta di
25 alunni. Il passato 3 novembre
sono iniziate le celebrazioni cen-
tenarie ed è già in cantiere un nu-
trito programma per coinvolgere
nella festa la Famiglia Salesiana
e la popolazione.
- I dicasteri di pastorale gio-
vani le dei salesiani e delle Figlie
di Maria Ausiliatrice hanno invi-
tato i giovani del «Moviment~
Giovanile Salesiano» a prepararsi
alla Xll Giornata mondiale della
Gioventù che si terrà a Parigi dal
19 al 24 agosto 1997 in comunio-
ne con la Chiesa, soprattutto con
la Chiesa locale, inserendosi nelle
diocesi di appaitenenza, in modo
da vivere questo avvenimento as-
sieme aoli altri giovani dei vari
Movime~ti e realtà ecclesiali.
Nella stessa circolai-e si diceva
tuttavia di approfondire la nostra
spiritualità giovanile, per essere
presenti a Parigi anche come Mo-
vimento Giovanile Salesiano.
ns DICEMBRE 1996
Piccoli e grandi in un campo
di concentramento per ebrei.
lesiani , venivano nascosti dei perse-
guitati e proprio la notizia della ra~,-
zìa operata in quella casa rese p1u
attenti i religiosi di Obuda.
Il QUELLA NOTTE
DI NATALE»
Purtroppo, alla fine di ottobre i na~
zisti trasferirono i ragazzi sospetti
alla vicina casa del partito e, non
volendo dar credito ai documenti, li
sottoposero a interrogatori. Per assi-
curarsi di prove più sicure, cercaro-
no i seoni della circoncisione sul lo-
ro corpo. Al direttore venne notifi-
cato che era stata compilata una li-
sta dei ragazzi, e da quel momento i
salesiani furono ritenuti loro re-
sponsabili, finché non. fosse1:o. stati
presi in custodia da~lt uom1~1 del
partito. Un altro testunone_ nc?rd_a
che i salesiani, non curanti dei di-
vieti, cercarono di fai· scappare quelli
che potevano trovare rifugio alt!·o-
ve. Era troppo rischioso trovarsi a
pochi passi dalla casa del partito.
La notte di Natale però si consu-
mò la sorte dei ragazzi. I nazisti ven-
nero per portarli via. Karoly Matesz,
un salesiano laico ora ottantenne, e
l'economo don Andras Balzsay, che
oggi ha 85 anni, tentarono di ac-
compagnarli. Vennero condotti per
la via Kiscelli , ma i militari a un
certo momento puntarono il fucile_
contro i due salesiani e gl' intimaro-
no di tornare sui loro passi. In se-
oouito i salesiani continuaron. o a chie.-
dere notizie sulla sorte dei ragazzi,
ma dalla casa del partito non otten-
nero che risposte laconiche: «I ra-
oazzi stanno bene ». La realtà fuco-
~osciuta solo più tardi. li gruppo ~u
portato presso la riva del !)anub1~
tra oli stabilimenti di bagni termah
Lukics e Csaszar e i ragazzi ven-
nero fucilati . I loro co1'pi furono but-
tati nel Danubio, a eccezione di uno.
Questi , al momento opportuno, riu-
scì a staccarsi dalla fila e con un
oesto fulmineo si buttò nell ' acqua
~elida del fiume. Nuotando sul dor-
~o si lasciò trascinare dalla corrente.
Sentì gli spari, il sibilo delle pallot-
tole dirette verso di lui e anche le
orida: « Lasciatelo, è già morto quel
disgraziato! ». Gabriele, era lui !I ra-
gazzo, lasciatosi ancora trasc1_nar~
dall ' acqua e del tutto esausto, nus~1
ad aggrapparsi alla spo~?a e a venir
fuori dall 'acqua. Un pol1Z1otto lo por-
all 'ospedale San R~cco. Del_f~tto
si seppe solo dopo la fuga prec1p1_t~-
sa dei nazisti e dei loro compltc1,
quando il ragazzo stesso si ripresen-
dai salesiani.
Giorgio Torrisi
(/-la collaborato Vendei Fenyo)

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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la cerimonia dell'inaugura-
zione dei nuovi edifici sco-
lastici della scuola. È il 24
maggio, quinto anniversario
della presenza salesiana
nel paese.
NEW PHNOM PENH (Cam-
bogia). «Mia moglie e io sia-
mo contenti di trovarci qui »,
ha detto Samdech. «Ringra-
ziamo la "Don Bosco Foun-
dation of Cambodia" che si
Visser, che nella circostan-
za ha ringraziato i benefat-
tori europei, americani e
asiatici, che hanno permes-
so la realizzazione dei pro-
getti.
attesimo dell'aria
zi della comuni-
del « Don Bo -
irca un'ora han-
. in ae.reo la cii-
la costiera amalfitana, il Ve-
suvio. L'Avianova ha messo
a disposizione un ATR/72,
l'Agip Petroli il carburante ,
la Gesac i servizi a terra.
CILE . La comunità del
«postnoviziato » di Santia-
go-Lo Carias. Chierici e gio-
vani salesiani laici si pre-
parano al «tirocin io prati-
11S DICEMBRE 1996

4.2 Page 32

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- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrero
RENDETELI FORTI
E CORAGGIOSI
« Renditi umile, forte e robusto», si sente dire Giovannino Bosco
nel sogno che, a nove anni, segna la sua vita.
Nel suo sistema educativo, la virtù della fortezza
diventa uno degli obiettivi fondamentali.
La fortezza è il coraggio neces-
sario per vivere e crescere , la
capacità di incanalare la propria ag-
gressività: come una condotta forza-
ta sfrutta l'acqua di un lago per farne
energia, luce e calore. Oggi, il corag-
gio è spesso confuso con la teme-
rità incosciente o la brutalità sprez-
zante, propagandati dagli eroi dei
telefilm . Oppure, al livello minimo, è
quanto basta per affrontare il cjen-
tista.
La virtù del coraggio, quella vera, si
può acquistare, si può costruire. Ed
è uno dei compiti dei genitori. I geni-
tori sentono di dover infondere sicu-
rezza ai figli, ma soprattutto devono
aiutare i figli a diventare persone
sicure. Persone che hanno dentro
una sorgente di sicurezza. Persone
che sono forti in proprio. Se la sicu-
rezza donata da molti genitori è sol-
tanto una forma di iperprotezione, i
figli non la cercheranno dentro se
stessi, ma nella vita di gruppo, nel-
la banda degli amici, la cui legge
sostituirà l'autorità paterna.
Vediamo le principali zone di ope-
razione della virtù del coraggio.
Il coraggio di essere se stessi.
La maturità dell'uomo comincia quan-
do egli accetta ciò che è. Di qui at-
tinge la forza per cambiare e trasfor-
mare le cose. La prima forza è la
comprensione per il significato di
frasi come: io possiedo questo e non
altro; io sono così e non altrimenti ; la
persona a cui io sono vincolato è
questa e non quell'altra. Vorrei che
fosse diversa, potrò, con uno sforzo
continuato anche modificare qual-
cosa, ma anzitutto le cose stanno
come stanno e devo accettarle.
Il contrario del coraggio non è la co-
dardia: questa è solo la mancanza di
coraggio. L'opposto del coraggio, in
questa nostra epoca particolare, è
un conformismo da automi. In questi
giorni il coraggio di essere se stessi
è scarsamente considerato la virtù
per eccellenza. Soprattutto nei grup-
pi giovanili tutti stanno ben attenti a
non "mettere fuori la testa". Il primo
Adolescenti. Il difficile è accettarsi.
che passa potrebbe troncarla con un
colpo netto. Ciò che si paventa di più
è uscire dal gruppo, "dar nell'occhio",
non adattarsi. La gente manca di
coraggio per paura di rimanere sola,
abbandonata, o di essere esposta
all"'ostracismo sociale", cioè di
venire derisa, ridicolizzata o respinta.
Se uno si immerge nella folla, non
corre questi rischi. I genitori devono
impedire che i figli crescano lagnosi,
sempre pronti a lamentarsi di tutto e
di tutti. Devono essere accanto a
loro, soprattutto quando tentano di
liberarsi dalle pressioni di gruppo.
Il coraggio di scegllere. Il corag-
gio, sia quello del soldato che ri-
schia la vita o del bambino che va a
scuola per la prima volta, significa
abbandonare ciò che è fam iliare ,
che è sicuro. Il coraggio è necessa-
rio non soltanto in qualche occasio-
nale decisione importante, ma nelle
piccole scelte di ogni ora, che sono
come tanti mattoni nella costruzio-
ne di sé come persona libera e re-
sponsabile. In quest'era di confor-
mismo, il segno del coraggio è la ca-
pacità di difendere le proprie idee,
non con ostinazione e aria provo-
catoria (questi sono atteggiamenti
di difesa, non di coraggio), e non co-
me gesto di rappresaglia, ma sem-
plicement~ perché sono ciò in cui
si crede . E come se attraverso le
proprie azioni si dicesse: « Questo
è il mio Sé, il mio essere ».
Il coraggio è la scelta affermativa,
non una scelta perché "non ho alter-
nativa": se non si può fare altro, che
coraggio ci vuole? I genitori tendo-
no ad alleviare l'ansia di scegliere
ai propri figl i, così questi crescono
praticamente incapaci di qualsiasi
decisione. Bisogna incoraggiare i fi-
gli. Mai sostituirsi a loro.
Il coraggio della verità. In uno
dei suoi scintillanti aforismi , Nietz-
sche proclamò: « L'errore è codar-
dia! ». Il motivo per cui non vediamo
la verità non è che non abbiamo let-
to a sufficienza o non possediamo
abbastanza titoli di studio, ma che
non abbiamo il coraggio necessa-
rio. Ricercare la verità significa sem-
pre correre il rischio di scoprire qual-
cosa che ripugna, che dà fastidio .
Spesso significa venire sradicati dal-
le proprie tranquille e comode con-
vinzioni. La virtù della fortezza ma-
nifesta tutta la sua potenzialità quan-
do il vedere la verità diventa fare ed

4.3 Page 33

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essere la verità. I genitori devono
aiutare i figli ad affrontare sempre
la verità a viso aperto.
Il coraggio di avere degli ideali.
Ma perché un tiglio abbia degli idea-
li, qualcuno deve indicarglieli. Molti
giovani si accontentano di una vita
di piccolo cabotaggio alla "come
viene viene" solo perché sono cir-
condati dalla mediocrità degli adulti.
Il coraggio di assumersi respon-
sabilità. La responsabilità si impara
solo se viene esercitata. I figli de-
vono essere incitati ad assumersi in-
carichi e compiti ben precisi a scuo-
la, all'oratorio, in casa.
La perseveranza nel « soppor-
tare». Difficoltà e contrarietà arri-
vano nella vita di tutti. E anche i fal-
limenti. E occorre amore per la vita,
e una pazienza autentica. Giacché
le cose crescono lentamente, hanno
la loro ora, tanno giri e rigiri nume-
rosi. Esse hanno così bisogno di fi-
ducia, e soltanto l'amore è capace di
fiducia. Chi non ama la vita non ha
pazienza con essa. Allora arrivano
le furie e i cortocircuiti; e ne nasco-
no ferite e cocci.
Il coraggio della fedeltà. Il nostro
è il tempo del "provvisorio". Nessu-
no si aspetta veramente che chi
prende un impegno (neanche quelli
più sacri come il matrimonio, la vita
religiosa o i contratti , la parola da-
ta, le promesse, ecc.) lo mantenga
"a tutti i costi". Eppure la nostra vita
si fonda sulla fedeltà. Da quella mi-
nima del benzinaio a quella dell'a-
mico che ci dice: « Puoi contare su
di me» , a quella di pio che ci ha
promesso l'eternità. E la forza .che
vince il tempo, cioè il mutare e il pe-
rire , non come una pietra tombale
rigida e fissa, ma come una torma
vitale che cresce e crea. Fedeltà si-
gnifica rimanere fermi in una respon-
sabilità a dispetto delle perdite e
dei pericoli.
La forza di agire secondo co-
scienza. La nostra epoca non si ba-
sa sulla ragione, rna sulla sedu-
zione. Da quella pubblicitaria a quel-
la dei rapporti personali. Insegnare
ai figli a "resistere", mantenendo sal-
do il nucleo della propria identità,
con i suoi ideali e i suoi valori, è il
dono più grande che si può tare.
DIZIONARIO PEDAGOGICO· do fornendogli una formazione
a cura di Jean-François Meurs spirituale e professionale ade-
guata. Questa mediazione non
C ASTIGO. Un castigo va da-
to solo se sono state fornite in
precedenza tutte le spiegazio-
ni e se c'è stato un confronto.
Dev'essere misurato, ma dato
senza debolezza, in rapporto
alla gravità dei fatti. E una vol-
ta dato, « si volta pagina». Poi
l'educatore e il giovane ripar-
tono come « uomini nuovi». Un
buon castigo è segno di affet-
to e di perdono.
è semplicemente una tecnica o
una metodologia; è soprattutto
un fatto di cuore: è bontà,
amorevolezza. È nell'amore di
cui si sente oggetto da parte
del mediatore che l'adolescente
riprenderà coraggio, troverà la
forza di affrontare un mondo
duro e poco accogliente e, for-
se, di romp_ere con un passato
doloroso. E grazie a lui che
potrà superare la sua mancan-
za di sicurezza, le sue paure, i
M EDIAZIONE. Il sistema
suoi problemi.
preventivo anticipa una
nozione attuale, quella della
d · d II
d.
;i~~e:~~~~ao cin~st~fnt::
ti nell'introdurre un media-
t~re tra il fanciu!lo,_ il •
giovane e la soc1eta:
~u {' 1/.! A, i:
•.. iv
i..i;.
TUOCA.ST!«),,, ..._ MANO?
,,_,,;:;~ ,,;-r
rc:-.e-.~
un adulto che lo pre-
para alla vita nel man-
r ,.
',
1,
1~
VIS '(0,.
VOLONTARIATO
. . . INTERNAZIONALE
. . . PER LO SVILUPPO
QUADERNI
PER l'ANIMAZIONE
MISSIONARIA
Finora sono usciti:
Strumenti 1.2
Per I'« animazione mIssIona-
ria » dell'11 del mese, giorno
della prima spedizione missio-
naria salesiana del 1875 verso
l'Argentina, vivente Don Bosco.
Per ogni mese vengono pro-
posti testi di riflessione, preghie-
re, suggestioni per il « Buon gior-
no/Buona sera» .
Strumenti 3/CUORE
CHE CANTA
Quaderno di canti e preghiere
per la celebrazione eucaristica
e gli incontri di formazione al
volontariato e alla mondialità.
Strumenti 4/CAMMINARE
INSIEME
Idee di fondo , che devono gui-
dare l'esperienza di formazione
e di volontariato giovanile. Testi
di riflessione tematici, riflessioni
sulla Parola di Dio. Alcuni titoli:
Gratuitamente poveri, Volontari
nel cuore, Volontari fuori legge,
Scelte preferenziali, Giovani mis-
sionari dei giovani. ..
Richiedere a:
A/V(WS
Via Appia Antica, 126
00179 ROMA
Tel. 06/51.30.253 - Fax 06/51.30.276
BS DICEMBRE 1996

4.4 Page 34

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La sua tragica fine è stata la misura dell'amore ai poveri. «La morte
IL NATALE
Ricordiamo
il missionario don Remo
Prandini, morto il 25
DI PADRE REMO dicembre di dieci anni fa,
mentre stava portando
i regali di Natale
ai bambini
di Vittorio Chiari
di Santa Cruz.
E ra Natale del 1986 quando
padre Remo è passato dalla
morte alla Vita. La vigilia era
stata sera di festa: le confessioni, la
messa di mezzanotte tra canti, suoni
e luci , la distribuzione dei doni ai
bambini , agli adulti di Hardeman, il
clima natalizio, insolito per l'assen-
za di neve (là non nevica mai!) e
per il caldo tropicale. A pranzo era
stato con le suore: un momento di
famiglia, in una giornata spesa tutta
per gli altri. Dalle suore si trovava
bene: erano le «sue » suore, le
DICEMBRE 1996 BS
aveva portate lui ad Hardeman. Per
loro aveva costruito la casa, quella
casa che lui non aveva. Donniva
nella sacrestia della chiesa, ma era
sempre pronto a fermarsi presso
qualsiasi casa dei campesinos, che
facevano a gara per averlo ospite.
Le suore appartenevano alla con-
gregazione della Dottrina Cristiana:
provenivano da L'Aq uila. La loro
era la prima esperienza missionaria
della congregazione. Si trovavano
in Bolivia da soli due mesi e faceva-
no molto affidamento su padre Re-
mo. Confidenzialmente tra loro lo
chiamavano « Il Cristo selvaggio »,
l' uomo della foresta. « Stava poco
con noi . Era sempre in giro con la
bici. Faceva anche quaranta, cin-
quanta chilometri al giorno: per tro-
vare la gente, per dire messa, bat-
tezzare, sposare. Era il missionario
della gente. Viveva con la gente.
Quando siamo arrivate, i campesi-
nos temevano che lui veni sse a stare
con noi, che non accettasse più di
essere invitato da loro. Ma lui non
li ha traditi! Era considerato il loro

4.5 Page 35

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deve trovarci vivi», amava ripetere. Se ne è andato con il suo zaino pieno di doni.
"padre". Aspettavano che tornasse
con la bici e gli correvano incontro:
padre! padre! Si era fatto uno di
loro, era il loro Vangelo! Quel gior-
no di Natale aveva celebrato la
messa alle 13,30. Venne a pranzo da
noi un'ora dopo. Era felice della
giornata: aveva dato a tutti, grandi e
piccoli, un piccolo dono di Natale.
Il tempo fuori era un po ' strano. Nei
giorni precedenti era piovuto molto
e quando padre Remo ci disse che
voleva entrare nella foresta, noi
l'abbiamo sconsigljato: "Padre, oggi
è stanco, sudato. E troppo fare an-
cora tanti chilometri per andare a
Carmen e Trompillo (i due villaggi
distavano il primo 14 chilometri e
l'altro 27 da Hardeman). Vada do-
mani". " Non posso", mi rispose, "a
Sagrado c'è solo padre Dante. Se io
vado oggi, domani posso essere da
lui a dargli una mano. E poi i bam-
bini attendono il Gesù Bambino" .
" Non andare, Padre, non andare"».
Alle sedici, invece, si alza, prende
lo zaino e lo riempie di doni: questo
per i ragazzi di Carmen, questo per
quelli di Trompillo. Mette lo zaino e
si avvia all'uscita. « Padre, c'è trop-
pa acqua in giro, c' è l' inondazio-
ne ... Se vuole l'accompagniamo ».
Glielo dice anche un ragazzo suo
amico, un catechista. « No, va a
casa. Io stasera non so se torno, non
vorrei che i tuoi si preoccupassero ».
« Non andare!». « Devo andare! ».
Doveva__ andare! Qualcuno potreb-
be dire: E stato imprudente. Con la
sua esperienza doveva capire che
c'erano dei rischi seri.
Ho capito il « devo andare» di
padre Remo quando sono stato a
Trompillo, questo caserfo di pochi
abitanti, e ho visto il volto dei bam-
bini, gli stessi che un anno prima at-
tendevano il « padre » per la festa di
Natale. Quando ho visto quelli di
Carmen, l'altro vi llaggio: bambini
con un velo perenne di malinconia
sul volto, anche quando sorridono;
bambini che ti dicono grazie anche
per una semplice caramell a; bambi-
ni, come i nostri in Italia, che aspet-
tavano il Natale come la festa dei
doni. Padre Remo, appunto perché
« padre », non poteva deluderli! Do-
veva andare anche per gli adulti, per
i quali l'arrivo del prete era sempre
un qualcosa di grande, di speranza,
di gioia, di consolazione.
COME SE ANDASSE
A UNA FESTA
Doveva andare anche perché non
era la prima volta che lottava contro
le acque. Già altre volte aveva af-
frontato le inondazioni che flagella-
vano quella te1n, lavorata dai pove-
ri, distruggendo quel poco o quel
tanto che riuscivano a far germinare
sulle ceneri della foresta, in campi
conquistati a palmo a palmo, con fa-
tiche immani, al bosco altissimo.
Quello che per gente « normale » era
imprudenza, per padre Remo era un
gesto d'amore, fedeltà al suo essere
prete per gli altri. Se il Cristo fosse
stato un « prudente », sarebbe arriva-
to a novant'anni e oggi non sarem-
mo qui a magnificare il suo amore
per la salvezza dell'umanità, per la
liberazione dell ' uomo dal male,
dalla morte. Oggi siamo diventati
incapaci di rischiare, andiamo tutti
in giro con la calcolatrice: amiamo
troppo poco! Se Abramo, Mosè,
Isaia, Francesco d'Assisi , Giovanni
Bosco, Papa Giovanni avessero usa-
to la calcolatrice o il bilancino del
farmacista, mai e poi mai avrebbero
svolto la loro missione: «Bisogna
buttarsi nel mare della vita, non
starsene sempre incerti: entrare o
no?!»; «Non conta quanti anni si
vive: conta come se li vive!». Queste
frasi scritte nel Diario sono la radice
lontana del suo «devo andare». Al-
l' incontro con lo Sposo, è andato da
solo, con il sorriso sulle labbra,
come se andasse a una festa. Come
fosse geloso di questo incontro pre-
sentito. Per padre Remo la morte
non era «come il ladro che viene di
notte, quando meno te lo aspetti»,
ma il Dio-Sposo, l'amico con il
quale viveva in familiarità, che pre-
gava nella notte, quando tornava
stanco da una giornata di lavoro, che
gli aveva prosciugato le energie.
« Arrivava qui da Santa Cruz o
Muyurina. Doveva a volte celebrare
ancora la messa. Andava in chiesa
da solo e si metteva a cantare. Can-
tava la messa ad alta voce, come
fosse una messa solenne, un pontifi-
cale con il vescovo!».
I« Bisogna tuffarsi nel mare
della vita, non starsene sempre
Il incerti», diceva padre Remo.
A sinistra celebra l'Eucarestia.
cc Il prete è un ponte su cui tutti
possono passare per andare
a Cristo».
IJS DICEMBRE 1996

4.6 Page 36

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SANTA CRUZ - BOLIVIA
ORDINANZA N. 1/87
Considerando che in data 25 dicembre
1986 ha cessato di esistere tragicamen-
te padre Remo Prandini e che un pro-
fondo dolore ha colpito gli abitanti e
coloro che sono in Hardeman e in tutta
la zona;
considerando che durante i 15 anni del-
la sua consacrazione apostolica, al ser-
vizio della nostra comunità, il reveren-
do padre ha cercato di tutto per comu-
nicarci l'amore del prossimo, il rispet-
to della dignità umana e più di tutto il
timore e l'obbedienza a Dio Padre On-
nipotente;
considerando che nei suoi viaggi in bi-
cicletta per le strade della zona ha ten-
tato di portare la voce del conforto e la
benedizione all'ammalato, coraggio al
povero campesino, affetto e regali ai
bambini, rendendosi così immagine del-
!' amore e della misericordia di Dio tra
noi;
considerando che in margine all'apo-
stolato si rese sensibile verso il popolo
e la zona, per aiutarli a costituire un ba-
luardo in difesa della salute e dell'edu-
cazione;
«A FALLECIDO!»
Come sia andata in quel Natale
non è facile dirlo. Il racconto lo ri-
porto come l' hanno raccontato i te-
stimoni di quelle ore drammatiche
per tutti.
« Eravamo a Sagrado in quel gior-
no. Saranno state le 8 di sera e sta-
vamo parlando della giornata, che
era passata molto bene. Con me -
racconta Massimo - c'era Beppe di
Rezzato, la sua famiglia e Nimio,
un giovane salesiano, che ci aveva
DICEMBRE 1996 BS
considerando che fu un riconosciuto ba-
luardo delle lotte cantonali per ottene-
re infrastrutture migliori , quali la posta
sanitaria, la scuola, il collegio, un cen-
tro per le riunioni, strade, ponti, ecc.
PER VOLONTÀ SOVRANA
DEL POPOLO, SI DECIDE:
Art. Si dichiara per gli abitanti della
zona un lutto di tre giorni con sospen-
sione delle attività, seguito da altri 90
giorni di profonda costernazione e me-
ditazione per tanto sentita scomparsa.
Art. In onore del nostro carissimo
padre e come giusto riconoscimento al
suo lavoro e alle opere progettate, il col-
legio « 12 Ottobre» prenderà il nome
« Remo Prandini ».
Art. Ugualmente, la splendida chie-
sa del popolo, che ha dedicato a Maria
Ausiliatrice, prenderà il suo nome e noi
ci auguriamo che venga battezzata con
il nome di «San Remo ».
Art. 4° Finalmente, il futuro ponte in
località Higueronal, di cui si è iniziato
la costruzione per merito dello stesso
nostro sacrificato padre che ha offerto
la sua vita al Signore nelle acque fred-
de, facciamo la promessa che a conclu-
sione dei lavori, metteremo una targa
commemorativa con la seguente scritta:
«In memoria del rev. padre Remo Pran-
dini » e la data «25 dicembre 1986».
Art. Noi ci impegniamo a trascrive-
re ufficialmente una copia della presen-
te ordinanza, di sol.lecitare il vescova-
do di Santa Cruz perché questa autori-
ecclesiastica abbia la cortesia di tra-
smettere una copia della medesima al-
l'Italia, ai familiari di padre Remo.
Documento del popolo di Hardeman,
sottoscritto alle ore 3 del pomeriggio,
domenica 18 gennaio 1987.
Seguono le firme delle autorità e dei
rappresentanti delle famiglie.
dato una mano ad animare la festa.
Stavamo parlando di Remo, che si
trovava ad Hardeman, quando si è
spalancata la porta ed è entrato di
corsa don Citino. Si è messo a gri-
dare: « A fallecido! A fallecido! ».
Non capivo bene quello che diceva.
Eravamo da poco in Bolivia e non
avevamo ancora confidenza con la
lingua. Avevamo intuito che era
successo qualcosa di grande, ma
non pensavamo a Remo. « Padre
Remo es muerto! Affogato ». Non
abbiamo capito più niente! « E i sa-
lesiani? Ha avvisato i salesiani? Lo
sa Feletti? Padre Dante?». Edoardo
Saavedra, uno dei saggi del paese,
organizzava i soccorsi, mentre noi
partivamo di corsa per Hardeman.
Lungo la cafiada c'era una grande
folla. La gente aveva preso delle tu-
tuma (specie di noce di cocco, ta-
gliate a metà, che servono da reci-
piente) e le aveva deposte in acqua,
con dentro una candela. Secondo la
tradizione si sarebbero fe1mate
dove era il corpo dell'annegato. Era
impressionante vedere quelle luci
tremolanti in acqua, fiammelle pie-
ne di speranza, di amore. Avevano
gettato anche del pane: era un altro
modo per cercare chi era sott'acqua.
Il pane si sarebbe fermato sopra il
corRO cieli ' annegato.
«È stato Ciccio, il figlio di Saave-
dra a trovarlo», mi dirà suor Albina.
L'hanno trovato al mattino alle
7,30. Padre Remo era in pantalonci-
ni e aveva la maglietta. Saggiando
con un palo, al quale avevano attac-
cato un uncino, erano riusciti ad ag-
ganciarlo. L'hanno trovato rannic-
chiato con le mani sullo stomaco.
Non aveva ingerito neppure una
goccia d'acqua ».
Furono sospesi i festeggiamenti in
programma per il Capodanno, la
festa più importante dell'anno, quel-
la in cui venivano battuti tutti i pri-
mati di sbornie e di ubriacature, una
festa attesa dai vari campesinos che
si concentravano nei vari caserfos
per stare insieme, divertirsi e bere!
«Con Beppe siamo partiti:. siamo
andati verso Carmen, là dove era
morto Remo. Arriviamo vicino: ab-
biamo preso la canoa. Sulla sponda,
di fronte al punto dove era morto,
dove ora c'è la croce che ricorda
padre Remo, llna ragazza di 16 anni
aveva dato alla luce una bambina.
L'hanno chiamata Remina. Come
bambini, ci siamo abbracciati: sem-
brava che Remo ci dicesse: "Andate
avanti, la vita continua!" ».
Vittorio Chiari
Tratto da « Un gabbiano in bicicletta ».
Editrice LDC. li libro riporta le lett.ere e
i pensieri più significativi, le testimo-
nianze di chi ha conosciuto padre Remo.
E anche una rappresentazione teatrale
che lo fa rivivere in mezzo alla sua gente.

4.7 Page 37

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale 'liberatore postulatore generale
r SEMBRÒ CHE IL
MONDO GLI
FOSSE CADUTO
ADDOSSO
Un mio nipote di 46 anni lavora
in fabbrica . In uno degli esami
medici che annualmente si
fanno, gli fu scoperto un tumore
al rene . Rimase senza parola:
gli sembrò che il mondo gli
fosse caduto addosso , era
come se la vita per lui fosse fini-
ta. Lo invitai ad aver fiducia in
san Giovanni Bosco ricordan-
dogli che all'età di due anni fu
proprio per sua intercessione
che fu salvato da una meningite
tubercolare . Ora mio nipote è
stato sottoposto a·intervento
chirurgico: tutto è andato bene
ed egli ha ripreso il suo lavoro.
Pubblico la grazia per ricono-
scenza ed anche per dire a tutti
che i nostri santi sono veramen-
te meravigliosi.
Cherubin Pompilia
Padova
r UNA TRAGEDIA
EVITATA
Giorni fa trovandomi in macchi-
na con i miei genitori, stava per
verificarsi un grave incidente tra
la mia auto e un camion . Ma la
tragedia è stata evitata per un
pelo. Uscendo illesi dalla mac-
china, è venuto spontaneo dire:
« È un miracolo di san Giovan-
ni Bosco ». Desidero che sia
pubblicata la grazia per ricono-
scenza mia personale e per
invogliare a sperare nell'inter-
cessione dei nostri santi.
Burgio Angela
Ravanusa (AG)
r SENE
MERAVIGLIÒ
MOLTO
Il 12 gennaio 1963 nasceva l'ul-
timo figlio di mia sorella , con
paralisi al braccio destro. Figu-
rarsi il nostro dolore. Il padre non
permise che fosse ingessato e
portatolo a casa gli attaccò un
elastico alla mano destra e con
questo alla culla per forzarlo a
una benefica ginnastica. Intanto
noi familiari pregavamo san
Domenico Savio affinché lo
guarisse. Il 15 agosto di quello
stesso anno il bambino si sentì
male . Quando lo portammo in
pediatria, il medico che lo visitò
rimase molto meravigliato nel
sapere che era nato con la
paralisi. Infatti a distanza di
pochi mesi , egli risultava com-
pletamente guarito. Ora, a
distanza di tanti anni, chiedo di
pubblicare la grazia.
Agata De Dona
Napoli
r MIAFFIDAI
CON FIDUCIA A
DOMENICO SAVIO
Dovevo essere operata alla gola
per un tumore alla tiroide . I
medici mi avevano dato la sicu-
rezza del 80%. Dovetti firmare
per essere operata. Pregai con
fede san Domenico Savio e mi
affidai a lui con tanta fiducia .
L'intervento andò bene e anche
adesso tutto prosegue bene.
Rodriguez Patricia
Salerno
r IL DITO SI ERA
ATTACCATO
MIRACOLOSAMENTE
Il nostro nipotino Marco di sette
mesi si era infortunato schiac-
ciandosi e tagliandosi un dito
della mano destra . Il medico
rimase sorpreso nel constatare
l'esito positivo: il dito si era attac-
cato miracolosamente . Ciò si
deve alla nostra supplica verso
san Domenico Savio cui il bam-
bino è stato affidato sin dalla
nascita. Per questo ne rendiamo
grazie di tutto cuore.
Narese 'Calogero e Rosina
Torino
r FU POSSIBILE
SALVARGLI
IL RENE
Avverto il dovere di ringraziare
san Giovanni Bosco per aver
protetto ~ aiutato il mio piccolo
Daniele. E nato con una malfor-
mazione all 'uretere destro che
comprometteva seriamente il
rene. Due mesi fa è stato opera-
to . L'intervento di ricostruzione
dell'uretere è riuscito bene ed è
stato così possibile salvargli il
rene . Come da me promesso ,
pubblico questa grazia per rico-
noscenza al santo dal quale spe-
ro sempre protezione nel corpo e
nell'anima del mio Daniele.
Pigozzi Adelia
Torino
r UNMORTO
RISUSCITATO
Sono un vecchio exallievo sale-
siano . Il 3 gennaio 1994 sono
partito di buon mattino col mio
motorino alla volta del santuario
mariano di Tindari. Lungo il per-
corso sono stato improvvisamen-
te e violentemente investito da
una macchina, tanto da svegliar-
mi all'ospedale, meravigliandomi
di non essere a Tindari. Le mie
condizioni erano quasi disperate
avendo riportato una frattura cra-
nica di 25 cm e un'altra al baci-
no. Non riconoscevo nessuno ,
vaneggiavo ed ero immobilizzato
a letto con forti dolori. Ma la si-
tuazione andò man mano miglio-
rando tanto da recuperare piena
lucidità e, con il passar del tempo,
anche un buon grado di deam-
bulazione. I medici dicono che io
sia "un morto risuscitato"!
È mia ferma convinzione che sia
stata Maria Ausiliatrice di cui ,
come exallievo salesiano, sono
stato sempre devoto a protegge-
re me che mi recavo in un suo
santuario.
M.G.
Barcellona (Me)
r PRESTO LE SUE
CONDIZIONI
MIGLIORARONO
Un mio parente era gravemente
malato al cuore. Era necessario
sottomettersi ad un intervento
chirurgico. Ma i rischi erano molti,
per cui tutta la famiglia era giu-
stamente preoccupata. lo con-
sigliai di affidare il caso alla prote-
zione di suor Eusebia Palomino
e diedi loro una sua reliquia.
Tutto andò bene e le sue condi-
zioni migliorarono a vista d'oc-
chio. Ora a distanza di mesi egli
sta bene e ha ripreso la sua atti-
vità.
Suor Trombadore Francesca
Modica (RG)
r EVITATO
L'INTERVENTO
Da parecchio tempo soffrivo di
dolori alla spalla sinistra. I medi-
ci dell'ospedale civile di Brescia,
dopo aver esaminato i referti
radiografici , avevano diagnosti-
cato una necrosi dell'omero e la
necessità di un intervento chi-
rurgico con protesi. Il fatto mi
preoccupava moltissimo. Chiesi
consiglio ad amici, i quali prese-
ro appuntamento con un profes-
sore di Bologna. Egli, dopo ac-
certamenti radiografici, confermò
la diagnosi di -necrosi e la neces-
sità di intervento. Tale interven-
to nello stesso ospedale non po-
teva essere eseguito perché
complesso e non di competenza
sua e dei suoi stessi colleghi.
Intanto mi raccomandavo nella
preghiera a Attillo Giordani. Nel-
l'ospedale di Milano, conferma-
vano la diagnosi e la necessità di
un intervento con protesi. Fui mes-
sa in lista d'attesa. Ma poiché
non venivo chiamata, dopo nove
mesi di snervante attesa, chiesi
nuovamente appuntamento. Ma
fu riscontrato un miglioramento
alla spalla e deciso di temporeg-
giare. Rendo grazie a Dio per
l'intercessione di Attilio Giordani.
Anche oggi non sento la neces-
sità dell'Intervento.
Maria Rosa Agnelli Zanardini
Brescia
r VEDENDO UNA
SUA IMMAGINE
Pur vivendo in una situazione
familiare difficile, ho sempre tro-
vato conforto nella preghiera. Ma
una serie di difficoltà sul lavoro
mi hanno fatto cadere nello
sconforto. Vedendo un giorno l'im-
magine di suor Teresa Valsè-
Pantelllni, fui spinta a rivolgermi
a lei e sperare in una soluzione
da me ormai ritenuta impossibi-
le. Dopo qualche giorno di inten-
se preghiere, tutto andò secon-
do quanto io speravo. Da allora
non ho più smesso di Invocarla
e lei ha continuato a darmi il suo
appoggio che mi ha giovato
soprattutto in altre due circo-
stanze . Non esprimerò mai a
sufficienza la mia riconoscenza
verso suor Teresa che mi ha
ridato la fiducia nella preghiera.
Mautino Maria Teresa
Torino
Per la pubblicazione 11011 si
tiene conto delle lettere 11011
firmate e senza recapito. Su
richiesta si potrà omettere
l'indicazione del nome.
BS DICEMBRE 1996

4.8 Page 38

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Fu vescovo su un territorio vasto come un terzo dell'Italia, tra
IL VESCOVO
DEI «PUEBLOS»
di Teresio Bosco
Dall'oratorio alla scuola
professionale: la storia
della prima vocazione
salesiana del Perù.
A CHACHAPOYAS
L' 8 dicembre 1891 il primo
oratorio salesiano in terra
peruviana apriva le sue por-
te in un quartiere povero e popolare
cli Lima. La noti zia che sacerdoti ita-
liani giocavano, correvano, pregava-
no con la maramaglia rumorosa, cor-
se di bocca in bocca. L' oratorio di-
venne la calamita irresistibile del
Rimac, il quartiere che rigurgitava
di ragazzini poveri. Così tutti i po-
meriggi , finiti i lavori in cui le fami-
glie coinvolgevano anche i loro ra-
gazzi, la casa salesiana si riempiva
cli monelli pronti a giocare, a canta-
re, a entrare nella banda musicale e
nelle aule di catechismo. Uno dei pri-
mi che entrò nell'oratorio ciel Rimac
fu Octavio Ortiz Arrieta , 13 anni.
Era stato battezzato Octavio perché
era l'ottavo figlio tra i nove che Dio
aveva mandato a Manuel e Benigna
Coya. In una sbiadita fotografia scat-
tata il 7 febbraio 1892, due mesi do-
po l'inizio dell'oratorio, tra i ragazzi
che circondano padre Riccarcli spun-
ta la faccia inconfondibile cli Octavio.
La città di Lima, durante l'infanzia
cli Octavio Ortiz, era una città dolo-
rante e povera per la guerra terminata
disastrosamente nel 1883. Le truppe
cilene avevano occupato il deserto
costiero ricco di minerali molto ri-
chiesti dall ' Europa. Il debole eserci-
to ciel Perù era stato battuto, e i sol-
dati ciel Cile avevano occupato Li-
ma, depredando i ricchi palazzi e tra-
sformando i saloni clell 'antica uni-
versità in case1111e. Le industrie e il
commercio erano ancora paralizzati,
i centri culturali e scientifici abban-
donati. Molti ragazzi vivevano per le
strade, senza casa e senza speranza.
Nell ' ottobre ciel 1892, accanto al-
Mons. Octavio Ortiz Arrieta in un
dipinto di Nino Musìo. Il 5 marzo
1993 è iniziato il suo« processo
di canonizzazione».
l'oratorio, i salesiani decisero di apri-
re una scuola professionale per i ra-
gazzi più bisognosi. Ne ospitarono
quaranta. [ salesiani erano quattro, e
avevano aperto tre laboratori: fale-
gnameria, sartoria, calzoleria. Nel di-
cembre 1893 anche Octavio riuscì a
esserne ammesso.
C'era molta povertà nella casa,
ma i ragazzi la sopportavano senza
lamenti perché i loro insegnanti fa-
cevano la stessa loro vita. Ed erano
allegri, buoni, come padri o fratelli
maggiori: vivevano come una vera
famiglia. E in molti di quei ragazzi
nacque il desiderio cli diventare co-
me i loro maestri.
TRA 12 APPRENDISTI,
2 VESCOVI
In un suo taccuino, padre Pane
scrisse una lista di dodici nomi: era-
no possibili vocazioni salesiane. Vi
figuravano l'apprendista sarto For-
tunato Chirichigno e l'apprendista
falegname Octavio Ortiz: sarebbero
diventati entrambi vescovi. Octavio
lavorava bene e pregava bene. [I ve-
scovo salesiano monsignor Costama-
gna veniva qualche volta a visitare
la scuola professionale. Un giorno,
girando da solo per la casa, entrò nel-
la cucina. I ragazzi passavano a tur-
no ad aiutare il cuoco. In quel mo-
mento Octavio con un grosso cuc-
chiaio rimestava la minestra, e con
l'altra mano reggeva un libro. Il ve-
scovo si avvicinò e guardò di che
libro si trattava. Rosso per il bollore
della minestra e per la confusione,
Octavio glielo fece vedere: era il ca-
techismo. Poco dopo monsignor Co-
stamagna diceva a don Pane: « Per-

4.9 Page 39

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i mille villaggi della diocesi di Chachapoyas, sulla Cordigliera delle Ande.
ché non lo fate studiare, quel ragaz- poyas, sulla Cordigliera Andina del la povertà, scendeva verso le terre
zo? Invece che un falegname potreb- Nord. Viene ordinato nel Tempio di fertilissime ma selvagge della fore-
be diventare un sacerdote».
Maria Ausiliatrice a Lima, tra la sta, doveva confidare solo nella sua
li 24 maggio 1898 Octavio Ortiz gioia dei suoi salesiani e degli alunni. salute e nella forza delle sue braccia:
fu accettato in noviziato. Continuò a In quel momento la diocesi di occorreva disboscare con fatiche tre-
recitare in teatro, a suonare il trom- Chachapoyas si estende s u un terri- mende, e non c'erano strade,
bone nella banda, ma entrò nella co- torio vasto come un terzo dell 'Italia, ponti, centri di cura medica.
munità di Callao (vicino a Lima).
e comprende 120 mila persone, in Il Perù, nazione ricchissima, aveva
Divenne salesiano il 27 gennaio maggior parte indios. Sono dissem i- allora un centinaio di famiglie che
1900 e continuò nella medesima casa nate nelle fredde gole delle Ande, possedevano gran parte del territorio.
a fare l'assistente, il maestro, lo stu- sugli altipiani e nelle umide e ine- La nazione stava sv iluppandosi in
dente di filosofia e poi di teologia.
splorate selve amazzoniche. La cit- quegli anni con ingenti investimenti
tadina di Chachapoyas sorge a 2300 di capitali inglesi e statunitensi. I ca-
metri di altezza. Non esiste in quel pitalisti stranieri esigevano (e si pro-
GIOVANISSIMO
DIRETTORE E VESCOVO
momento una strada che colleghi curavano anche con la corruzione)
Lima a Chachapoyas. Il vescovo govern i stabili, magari dittatori mili-
compie la prima parte del viaggio in tari, che li lasciassero " lavorare e
1906. Octavio Ortiz non è ancora
sacerdote, ma padre Santinelli, ispet-
tore dei salesiani in Perù, lo manda
ugualmente a fondare una nuova
scuola professionale nella città di
Piura. Lo accompagnano due chieri-
ci e il sacerdote padre Gianola, che
sarà il confessore della comunità.
Piura è una città nell'estremo nord
del Perù, a 900 chilometri da Lima.
Octavio Ortiz compie la sua prima
« ubbidienza » con maturità e spirito
di sacrificio. Apre la scuola profes-
sionale con tre laboratori. I giochi, i
canti, il teatrino, la banda musicale
danno gioia e allegria ai primi 120
nave (500 chilometri), poi su un tre-
nino che si arrampica su lle Ande.
Rimangono poi 200 chilometri in
linea d'aria, molti di più sui sentie-
rini che s'innalzano fino ai passi e si
tuffano vertiginosamente nelle valli.
Il vescovo, con due sacerdoti reden-
toristi e due studenti di teologia che
vengono nel suo seminario, li per-
coITe in parte a dorso di mulo e in
parte a piedi. Arrivano dopo un me-
se. Ad accogliere il vescovo, sfinito,
c'è una folla di adulti e di bambini
che gli gettano fiori. Tanti sono giunti
dai poverissimi villaggi (pueblos)
disseminati tra i monti.
guadagnare in pace". Non tollerava-
no programmi o rifo1me sociali che
minacciassero di mutare la situazio-
ne, e mettessero a rischio i loro enor-
mi (e a volte ingiusti) guadagni. E
così il « progresso nazionale », cioè la
costruzione delle prime grandi stra-
de, ponti, feITovie, lo sfruttamento
delle miniere, veniva pagato con la
cristallizzazione di un sistema feuda-
le inamovibile. I poveri sovente non
erano nemmeno consapevoli dei loro
diritti umani , e c01Tevano il rischio di
smarrire la loro dignità di uomini in
forme di vita degradata.
Monsignor Ortiz capì fin dai pri-
alunni. Nella banda, il direttore suo-
mi giorni che nessuna rivoluzione
na il trombone. Finito il primo anno
scolastico, Octavio Ortiz Arrieta vie-
UNA POVERTÀ
ne ordinato sacerdote. È il 27 feb- ANTICHISSIMA
violenta avrebbe cambiato la situa-
zione: i poveri avrebbero subìto, ol-
tre alla miseria, anche la violenza
braio I907. Padre Octavio è il primo E CRISTALLIZZATA
sacerdote salesiano del Perù.
delle aimi. Occorreva levare con di-
gnità la voce per aprire gli occhi
Nel 1912 la scuola di Piura apre il Octavio Ortiz aveva conosciuto la alle autorità centrali e ottenere tutto
quarto laboratorio: la tipografia. Pa- povertà dei quartieri cittadini dov 'e- ciò che era possibile. Ma specialmen-
dre Ortiz pubblica un minuscolo pe- ra nato, una povertà che con il lavo- te occorreva piantare a fondo nelle
riodico, La Campani/la, e sul primo ro e l'impegno si poteva vincere. coscienze il cristianesimo. Solo Ge-
numero scrive: « La scuola salesiana Ora dovette conoscere un 'altra po- sù Cristo avrebbe reso consapevoli
offre una maturità professionale ai vertà: quella dei mille villaggi indi- poveri e ricchi di essere fratelli , di
giovani tipografi , e a tutti gli alunni geni, antichissima, cristallizzata da avere un ' uguale profonda dignità, e
istruzione e aJlegria. Un granello di un sistema di proprietà feudale. La li avrebbe spinti a costruire una so-
sabbia, se volete; ma con granelli terra buona era divisa tra le grandi cietà più giusta. Era il lavoro lungo
di sabbia si formano le immense haciendas dei patron. Ogni famiglia e paziente che l'apostolo Paolo ave-
spiagge che ci difendono dagli assal- di indios o di meticci doveva fornire va compiuto nella Grecia pagana, po-
ti dell'oceano ».
un lavoratore ali' hacienda per tre polata di padroni e di schiavi; che
Dopo l' opera di Piura, padre Ortiz giorni alla settimana. [n cambio le Vincenzo de' Paoli aveva portato
è chiamato a dirig~re le opere di era assegnato un fazzoletto di terra avanti nella Francia scristianizzata
Cusco e di Callao. E qui, mentre si che coltivava per uso domestico. del I600. « Un granello di sabbia, se
dedica con tutta l'anima ai suoi gio- C'erano anche gli agricoltori indi- volete - come aveva scritto su La
vani, che giunge assolutamente im- pendenti che vivevano nelle comu- Campani/la di Piura -, ma con gra-
prevista l'ubbidienza che rovescerà nità indigene della sierra, ma aveva- nelli di sabbia si formano le immen-
la sua vita. A 42 anni è eletto vesco- no appezzamenti di terreno piccoli, se spiagge che ci difendono dagli as-
vo della lontana diocesi di Chacha- sovente insufficienti. Chi, spinto dal- salti dell'oceano».
BS DICEMBRE 1996

4.10 Page 40

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I Lima (Perù). Manifestazione In piazza. In primo plano,
giovani dell'opera di Callao, dove Octavio Ortlz
è diventato salesiano.
Oggi come Ieri, i cristiani trovano nella preghiera e nella
fede la forza di vincere la povertà e l'Indifferenza.
OPERE SOCIALI
O Otto giorni dopo il suo arrivo di- cominciò quasi subito a incontrare i
spose che nelle chiese della città, suoi mille vill aggi tra le impervie
Fin dal primo anno aprì una scuo- ogni domenica si facesse catechismo montagne e le umide foreste , e li
la notturna per quei lavoratori che ai ragazzi e alle ragazze. Diede l'e- continuò per 30 anni, finché gli die-
non avevano avuto la possibilità di sempio riservandosi i ragazzini che dero un vescovo ausiliare più giova-
istruirsi . Mise a disposizione i locali si preparavano alla prima comunio- ne di lui , che poteva viaggiare al suo
del seminario. Più tardi aprì una scuo- ne.
posto.
la rurale per donne e poi il collegio
nazionale delle donne. Organizzò un
centro culturale per adulti, invitan-
do notevoli docenti per cicli di con-
ferenze. Più volte il vescovo inter-
venne presso il presidente della re-
pubblica perché si costruissero le
Il lavoro catechistico fu gestito
dall ' Unione dei Catechisti, a cui si
iscrissero anche le autorità cittadine,
facendo a turno lezione di cristiane-
simo ai ragazzi.
D All ' inizio dell 'anno scolastico or-
Nessuna piccola o piccolissima co-
munità fu trascurata. Arrivava, par-
lava a tutti nella chiesa o in una ba-
racca, e si metteva a confessare fino
a notte alta per dare a tutti il perdo-
no di Dio. La mattina seguente cele-
brava la santa messa, faceva cate-
' I strade necessarie a mettere in comu- ganizzò l' insegnamento della reli- chismo agli adulti e ai bambini , ce-
nicazione la sua zona andina con il gione in tutte le classi. Nominò per- lebrava o regol arizzava i matrimoni ,
resto della nazione. Nel 1932 e nel sonalmente i nuovi professori e si si metteva a disposizione per ascol-
1937 furono costruiti due grandi riservò un centro educativo dove in- tare tutti. Nel terzo giorno dava le
tronconi della strada, che permisero segnava religione ogni volta che era prime comunioni e le cresime, en-
alla sua gente di uscire da quell ' iso- in sede.
trava nelle scuole, faceva l'ultimo ca-
lamento antico che la portava a una O Due mesi dopo il suo arrivo ini- techismo parlando di Gesù.
specie di fatalismo. Pubblicò il quin- ziò la « missione » predicata dai due Ogni cinque anni riuscì a visitare
dicinale l 'amico delle famiglie che padri redentoristi che l' avevano ac- tutti i pueblos, anche i più sperduti
fece conoscere a livello nazionale i compagnato. Fu rivolta specialmen- della sua immensa diocesi. Erano
problemi dei puehlos. Nel 1936 vi- te ai giovani e agli adulti, ed ebbe viaggi che sfiancavano chiunque.
de realizzata un ' altra delle iniziative insperati frutti.
Senza strade, cavalcando un mulo o
che aveva patrocinato: l'elettrifica-
zione di Chachapoyas e delle zone
vicine. Nel medesimo anno poté be-
nedire la prima pietra del nuovo ospe-
dale. Nel quarto centenario della fon-
dazione della città, ottenne con le
altre autorità cittadine I' installazio-
O Subito dopo la « missione» orga-
nizzò gli «esercizi spirituali » per i
suoi preti: 15 giorni passati insieme,
a riflettere sulla propria missione di
evangelizzatori e pastori, a parlare a
tu per tu con iI vescovo.
a piedi , saliva per aspri sentieri fino
ai passi ghiacciati e scendeva in val-
late ventose. Ebbe due incidenti gra-
vissimi, finendo in profondi burro-
ni. Ma se la cavò invocando la Ma-
donna e trascorrendo qualche mese
in ospedale. E ogni volta riprese i
ne del servizio di acqua potabile e la
suoi viaggi. Quando la sede arcive-
dotazione di una stazione radiotele- I VIAGGI APOSTOLICI
scovile di Lima rimase vacante, il
grafica per le comunicazioni con la
nunzio apostolico a nome del papa
capitale e le altre città della nazione. Questo intenso programma, vaiia- gliela offrì. Monsignor Ortiz ringra-
to di anno in anno, lo estese a tutti i ziò e rifiutò, dicendo che aveva « spo-
PROGRAMMA
centri della sua diocesi . Catechesi e sato » la sua diocesi, e voleva rima-
predicazione, cura dei sacerdoti e nere tra la gente dei suoi puehlos
CRISTIANO
delle vocazioni fu il lavoro semplice fino alla morte. E a Chachapoyas mo-
e sodo di tutti i suoi 37 anni di epi - rì, il 1° marzo 1958, a 80 anni. Ave-
Ma dove l'opera del vescovo rag- scopato. Ma la fatica più grave e sfi- va seminato il grano buono del Van-
giunse un ' intensità eroica fu la rea- brante furono i suoi viaggi apostoli - gelo nella sua città e nei suoi mille
lizzazione del « programma cristia- ci. Ogni vescovo è tenuto alla « vi si- villaggi. Dio, come e quando vole-
no » che iniziò fin dalle prime setti- ta pastorale » periodica delle sue co- va, avrebbe raccolto.
mane, articolato in cinque punti.
munità cristiane. Monsignor Ortiz
Teresio Bosco
DICEMBRE 1996 BS

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
YU sac. John, salesiano,
t Macao il 30/8/1996 a 91 anni.
Quand'era ragazzo il vescovo si era offerto
di pagargli gli studi per il seminario, ma lui
scelse di farsi religioso salesiano . Dopo
l'ordinazione sacerdotale fu mandato in
una casa con 60 orfani a Coloane, nell'isola
di Macao. Era tanta la povertà e la vita era
dura, ma fece tutto il possibile perché quei
ragazzini si trovassero bene.. Per trent'anni
fu fedele alla celebrazione della messa
delle 6.30 del mattino in una chiesa fuori
mano. Sin da giovanissimo ebbe una gran-
de devozione a Maria Ausiliatrice e la mani-
festò scrivendo ogni mese, sin dal 1955,
un notiziario per promuoverne la devo-
zione. Era felice di servire la comunità por-
tando ogni giorno la corrispondenza all'uffi-
cio postale . Fu un buon confessore. Una
volta disse : « Nelle grandi feste io non
posso pregare come negli altri giorni, ma io
prego anche in confessionale! ».
PIZZAMIGLIO suor Emilia
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Shillong (India) il 5/5/1996 a 79 anni.
Milanese di origine, suor Emilia dopo aver
ottenuto il diploma di infermiera professio-
nale ed essersi dedicata in alcuni ospedali
militari al soccorso delle vittime della secon-
da guerra mondiale, entrò tra le Figlie di
Maria Ausiliatrice nel 1946. Dopo solo un
anno di professione, nel 1949 partì per il
nord-est dell'India. Dal 1950 al 1973 lavorò
prima come infermiera e poi come respon-
sabile del personale sanitario, nell'ospedale
governativo "Ganesh Das" di Shillong . Fu
amata e apprezzata da tutti : malati, infer-
mieri , medici. Prudente, generosa e ama-
bile, irradiava gioia ed entusiasmo. Il male
incu rabile che l'aveva colpita negli ultimi
anni, non attaccò la sua serenità, ma fu l'ul-
tima occasione per amare e ringraziare tutti
per il dono della vita e della fede.
CAZZOLA sac. Giovanni , salesiano,
t Varazze (Savona) il 22/3/1996 a 93 anni.
Era il più anziano dell'ispettoria Ligure-To-
scana. Gracile e minuto, aveva però una sa-
lute di ferro , grazie al suo stile di vita misu-
rato e preciso . La sua fu una vita spesa
per i giovani. Fu insegnante e anche diret-
tore : preciso, esigente, dal cuore salesiano
e sacerdotale . Generazioni di exallievi lo
ricordano : era il loro «delegato » affeziona-
to e dedito alla sua missione, in contatto con
tutti, acclamato nei convegni. Per loro rap-
presentò il volto noto, amico, il richiamo de-
gli anni giovanili , il dono ricevuto.
MUSCARA suor Annunziata Caterina
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Messina il 7/5/1996 a 76 anni.
Nacque in una famiglia profondamente cri-
stiana. Da giovane, emigrata in Argentina,
frequentò le scuole presso le Figlie di Maria
Ausiliatrice delle quali apprezzò il metodo e
lo stile di vita. Per motivi di salute della
madre fu costretta a ritornare in Italia dove
continuò gli studi e conseguì il diploma di
abilitazione magistrale. Il ricordo delle "sue"
suore la spinse a scegliere di condividerne
la vita e la missione. Insegnò per molti anni
nella scuola elementare e comunicò ad al-
lievi, genitori , colleghi la sua gioia e la sua
disponibilità. Amava i ragazzi più poveri e
per loro si prodigava. La sua preghiera per
le vocazioni era incessante.
QUARELLO sac. Enrico , salesiano,
t Torino il 15/5/1996 a 88 anni.
Cappellano militare negli anni della guerra,
fu poi un salesiano per l'oratorio. Visse tra i
giovani con grande entusiasmo, dinamismo
e sacri ficio , fedele all 'amicizia cordiale ,
affettuosa e duratura. Fu soprattutto mae-
stro di bande musicali giovanili , che segna-
rono con la loro presenza innumerevoli
manifestazioni religiose e civili, trasmetten-
do tra le popolazioni di quartiere e borgate
una gioiosità tipicamente salesiana.
K~SCAT Juraj, salesiano,
t Zilina (Slovacchia) il 24/4/1996 a 73 anni.
Ebbe una vita piena di sofferenze , perse-
cuzioni, malattie, ma si mostrò sempre se-
reno , attento alla causa di Dio, pronto alla
preghiera. Frutto di questa sua testimonian-
za furono i trenta giovani seguiti da lui e
che entrarono nel seminario diocesano e
altri quindici che si fecero salesiani. Sale-
siano laico, lo chiamavano zio Giorgio ed
era un uomo semplice e alla mano, ospita-
le. Nella sua abitazione, anche durante il
passato regime , venivano a trovarlo giova-
ni studenti e militari. Li accoglieva con le pa-
role: « Hai mangiato? ». E senza attendere ri-
sposta, preparavano insieme il pasto, par-
lavano, diventavano amici. Si interessò e
aiutò le famigli e numerose , organizzava
esercizi spirituali per i giovani, li seguiva con
la preghiera, li raccomandava alla Madon-
na dopo che erano diventati sacerdoti. Chi
manda queste notizie dice: «A volte accan-
to a noi vivono i santi. Uno di questi è Juraj
Kascat ».
MESIANI MAZZACUVA Ferdinando
exallievo ,
t Bava Marina (RC) il 9/8/1996 a 85 anni.
Nella sua giovinezza frequentò il ginnasio
presso l'istituto salesiano di Bava Marina e
rimase fedele agli insegnamenti ricevuti.
Era devoto di Maria Ausiliatrice, di Don Bo-
sco, del beato Michele Rua. Lettore assiduo
de « Il Bollettino Salesiano », ha trascorso
una vita tutta dedicata alla sua famiglia, al-
l'onestà, all'amicizia sincera.
ACETO suor Gina
Figlia di Maria AusiliaÌrice
t Alessandria 1'8/6/1996 a 65 anni.
Chi l'ha conosciuta non può dimenticare la
gioia cristiana che sapeva infondere.
Diplomata in musica al conservatorio di
Lucca, fu docente apprezzata e animatrice
provinciale delle Polisportive Giovanili
Salesiane (PGS) . Con i giovani sapeva
spendersi totalmente , dando ovunque testi-
monianza della sua fede operosa.
r
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DlREZION E GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosc iuta
gi uridicamente con D.P. del
2-9- 1971 n. 959, e L' ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13- 1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
« . .. lascio all a Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all 'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire... , (oppure)
l'immobile sito in .. . per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
pai1icolannente per l'esercizio
del culto, per la form azione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
miss ionari e per l'educazione
cri sti ana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
« ... annullo ogni mi a
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure/' Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appaitiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseg uiti
dall 'Ente, e particolarmente per
l'esercizio ciel culto, per la
fomiazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi miss ionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
/JS DICEMBRE 1996

5.2 Page 42

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VUOI ENTRARE
NEL MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO?
Rivolgiti alla più vicina
casa salesiana o contatta
i responsabili della tua regione
ADRIATICA
Giancarlo Manieri:
lei. 071 /84.314
LAZIO
Patrizia Militi:
lei. 06/84.17.081
Silvano Missorl:
tel. 06/444.07.721
LIGURIA / TOSCANA
Nila Mugnaini :
lei. 0586/81.41 .74
Paolo Gambini:
tel. 010/646.92.88
LOMBARDIA/ EMILIA
Silvia Biglietti:
tel. 051 /70.21.40
Maurizio Sprealico:
tel. 02/670.74.344
MERIDIONALE
Mariangela Cecalupo :
tel. 080/53.43.379
Carlo Tucci:
lei. 081 /75.11.970
PIEMONTE
Manuela Robazza :
tel. 011 /43.65.676
Egidio Delana:
lei. 011 /52.24.238
SARDEGNA
Sandra Bona:
tel. 0785/70.293; 70.895
Giuseppe Castì:
tel. 0783/800.238
SICILIA
Gina Sanfilippo:
lei. 095/76.49.433
Giorgio Roccasalva:
lei. 095/72.11 .201
VENETO/TRENTINO
FRIULI
Mafalda Diana:
lei. 0438/41.06'. 13
Gianfranco Ferrari:
tel. 045/80.70.793
M. Cristina Zanaica:
049/80.21 .666
DICEMBRE 1996 IJS
~
SOLIDARI ETA
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Borse missionarie da
L. 100.000
I
Brasile. Missione salesiana del Rio Negro. È Natale
anche tra gli indios Yanomami. La fotografia è di
Tomas Di Stefano, che lavora tra di loro a Santa lsabel.
Mons. Versiglia e don Carava-
rio, per prorezione, a cura di N.N.
L. 3.500.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco
e Domenico Savio, in ringrazia-
menro e invocando particolare
grazia, a cura di R.S., Yerolengo.
L. 1.800.000.
Mons. Cimatti, per grazia ricevu-
ta, a cura di E.M.S . L. 1.500.000.
Maria Ausiliatrice, in memoria e
suffragio di Maria Conino Berga, a
cura di Berga Agnese. L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani, in memoria e suffragio dei
familiari defunti, a cura dei F.lli
Massucco. L. 1.000.000.
In suffragio del salesiano sac.
Luigi Cosato, a cura delle coope-
ratrici Teresa De Francesco e
Zoccali Ester. L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in memoria e suffragio dei nostri
defunti, a curn di N.N. L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in suffragio dei miei defunti e in-
vocando protezione sulla famiglia,
a cura di Gioia Dante. L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
ringraziando e invocando prote-
zione sulla famiglia, a cura cli N.N.
L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in memoria e suffragio di mia ni-
pote Amalia, a cura cli De Marco
Fulvia. L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per grazia rice-
vuta, invocando altre grazie, a cura
di Pippione Luigina. L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco, a
cura di Benzi M. Luisa. L. 500.000.
San Giovanni Bosco, invocando
protezione per mia figlia, il gene-
ro e mia nuora (vedova) e dei miei
nipoti, a cura N.N. L. 500.000.
S. Cuore di Gesù, Maria Ausilia-
trice, Santi Salesiani, in ringra-
ziamento, a cura di Mirra Maria
Giulia. L. 300.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, in suffragio dei
miei genitori Cherubina e Anto-
nio, a cura cli Repossi Rosina. L.
300.000.
Venerabile don Beltrami , per la
sua beatificazione a cura di Luc-
ch ini Rina. L. 200.000.
San Giovanni Bosco, in suffra-
gio di Lina e Giuseppe Ballaira, a
cura dei figli . L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per grazia ricev uta, a cura di Sar-
tori Pietro. L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di Ra-
schio Guicleuo Domen ico. L.
200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
ringraziando e invocando prote-
zione per Lina, Maria, Lui sa e A l-
berto, a cura di Rodolosi Alberto.
L. 200.000.
San Domenico Savio, a cura di
Bonin Cesarino. L. 200.000.
San Giovanni llosco, in suffra-
gio di mio marito Gabbato Ermi-
nio, a cura di Zatta Aquilina. L.
200.000.
Maria Ausiliatrice e San Gio-
vanni Bosco, in memoria dei ge-
nitori, a cura di N.N. L. 150.000.
Maria Ausiliatrice, in memoria
della figlia Rosella, a cura di
Arioli Angelino. L. 150.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di
Fattore Teresina. L. 150.000.
S. Cuore di Gesi1 , Maria Ausi-
liatrice, Don Bosco, ringrazian-
do e invocando protezione, a cura
di D.S. L. 130.000.
Maria Ausiliatrice, per aiuto e
protezione, a cura di Morello Eli-
sabetla. - Don Bosco, a cura
della famiglia Ferrero. - Maria
Ausiliatrice per protezione della
salute in famiglia, a cura di G.R .
- S. Domenico Savio, per grazia
ricevuta, a cura di Benedicenti G.
Battista. - Maria Ausiliatrice,
Don Bosco, Mamma Margheri-
ta , per grazia ri cev uta e implo-
rando guarigione cli Valentina, a
cura della nonna. - Maria Ausi-
liatrice, a cura di Yalentini Ma-
ria. - Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, a cura di Inchingolo Alta-
mura. - Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, invoca ndo protezione, a
cura della famiglia Mazzaglia. -
Beato Filippo Rinaldi , per la sua
protezione, a cura di Rinaldi Ma-
risa, Franco e Gianni. - Eusebia
Palomino, per grazia ri cev uta e
implorando protezione per perso-
na cara, a cura di N.N., exallieva.
- Maria Ausiliatrice, a cura cli
Conforti Maria. - Maria Ausi-
liatrice, a cura di Gianotti Anna.
- S. Giovanni Bosco, in ringra-
ziamento, a curn di Tango Ema-
nuele. - Beato Fili1>po Rinaldi ,
implorando protezione per Alber-
to e Carolina, a cura di Rinaldi
Marina. - Maria Ausiliatrice, a
cura di Terzolo Romano e Rita. -
Maria Ausiliatrice, a cura di
Medaglia Domenico. - Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
cli Bozzano Caterina. - Mons.
Versiglia e Don Caral'ario, a
cura di Bertolino Pia. - Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
di Casale Arciera Lucia. - Maria
Ausiliatrice, in memori a dello zio
don Giovanni , a cura della nipote
R. Pizzamiglio. - Maria Ausilia-
trice e Santi Salesiani, in suffra-
gio di Maria Luisa e Duilio, a
cura cli Mensitieri Giorgio e Iva-
na. - Don Bosco e Domenico
Savio, a curn di Civali Luigia. -
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in suffragio del marito Rosa-
rio, a cu ra di Maltese Maria. -
Santi Salesiani, pregate per me e
i miei figli , a cura cli N.N. exal-
lieva. - Maria Ausiliatrice, San-
ti Salesiani, implornndo prote-
zione spirituale e materiale per
marito e genitori , a cura di Pada-
ni Giorgina. - Gesù, Maria, Giu-
seppe e suor Valsè, a cura di
A.M. - Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio, a cura
di Dibattista Carmelo. - Maria
Ausiliatrice e San Giovanni Bo-
sco, per protezione della famiglia
e invocando grazie particolari, a
cura di N.N.
·

5.3 Page 43

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- -----~
Suor Beatrice Priamo
Nata a Castello di Godego.
Exallieva delle Figlie di Maria
Au siliatrice, da 50 anni
è Carmelitana di Santa Teresa
Suor Beatrice, come ha conosciuto le suore salesiane?
Dal Veneto mi ero trasfe ri ta per lavoro all a Snia-Viscosa di Verce lli.
C 'erano le FMA che si prendevano cura di noi: preparavano per noi
co lazione e pranzo, ci portavano in gita, ci assistevano nel ri poso, ci
segui vano nella nostra crescita. Eravamo varie centinaia, tutte operaie:
bresc iane, bergamasche, friulane, vicentine, padovane, trev igiane, tren-
tine. Avevo 16 anni.
Cosa ricorda di quegli anni ?
Alle suore ho voluto bene e mi hanno vo luto bene. Ero molto vivace,
mi chiamavano " terremoto". S i giocava molto, si cantava. R icordo in
particolare le belle fes te: que ll a della direttrice, dell ' ispettrice, la fes ta
di Don Bosco (era il 1935, poco do po la sua canoni zzaz ione). All ora si
incominc iava a pregare madre M azzarell o, che non era ancora beata.
Sull a balaustra c'era un a cassetta e vi pescavamo il pensierino de lla
g iorn ata. T utte le se re c ' era un 'eso rtaz ione che si concludeva co n
«B uona notte, ragazze! ». E do po si doveva fare silenzio assolu to fi no al
giorno dopo. Ri cordo ancora perfettamente le parole di un canto: « Su
compag ne a lavorare, che la macc hina c i as petta, il lavoro c i diletta
come andass imo a giocare. Col sudore de ll a fro nte salga a Dio la p re-
ghiera dal mattino fino a sera sempre allegre a lavorar. Di Don Bosco
siam le figlie ... si gioca ognor .. . ci si diverte amando il Signor! ».
Ma non fu allora che si fece suora ...
Io prendevo messa tutte le volte che potevo, prima di andare al lavoro.
Mio padre ci diceva sempre: « Messa ascoltata, giornata guadagnata». E
c'era suor Benedetta che era tremenda e vedendo che pregavo bene, mi
chiedeva sempre: « Se ti fai suora, che nome ti mettiamo? ». Ma io a
quel tempo non volevo proprio saperne. La m ia vocazione maturò tre
ann i do po, quando passai a lavorare a Chatill on , con delle suore france-
si. Ri cordo che du rante una messa, c'era un a bella fil a di soldati, ma
guardando l' Ostia sentii che il Signore mi chiamava. Ne parlai con il
confessore durante un ritiro spir ituale, e mi disse di proseg uire per que-
sta strada.
La sua fam iglia fu contenta de lla sua scelta ?
T mie i erano molto religiosi: messa, angelu s, rosario quotidiano. Mi o
padre quando gli parlai di vocazione , mi chiese di ai utarl o ancora un
po ' nel lavoro dei campi (era invalido di guerra e c'erano altre cinque
sorelle e un fratello giovani ssimi). Un anno e mezzo dopo, mentre cari-
cavo il fieno, mio padre mi disse: «Moretta, adesso puoi partire ». Nel
1942 entrai nelle Carmeli tane di Torino. M io padre mi volle accompa-
gnare personalmente, nonostante le difficoltà del viaggio e dell a guerra.
E poi venne anche alla vestizione che feci a Mondovì .
FOCUS
LAICI CONSACRATI
NEL MONDO
Prosegue il cammino dei « VO-
LONTARI CON DON BOSCO »
(CDB) , la nuova proposta vocazio-
nale sorta ali ' intern o dell a Famigli a
Salesiana per giovanj-adulti deside-
rosi di vivere ne lla società come
laici consacrati salesiani . Nel mese
di settembre una ventina di loro si
sono ritrovati al Salesian.um di Ro-
ma per gli esercizi spirituali. Prove-
nivano da ll 'Italia (Catania, Lecce,
Milano, Roma, Torino) e dall'isola
di Malta. Le g iorn ate cli ritiro si
sono concluse con la rinnovazione
dei "voti", in un a cerimonia presie-
duta da l rettor maggiore don Juan
Vecchi.
Secolarità, consacra zione e sale-
sianità sono le caratteri st iche cli
fondo d i questo incipiente istituto
secolare, che coinvol ge ormai oltre
50 g iovani di varie nazioni
(Paraguay, Sa lvador, Venezue la,
Malta, N icaragua, Italia, Spagna,
Argentina, Guate mala, Perù , Re-
pubb lica ceca ... ). Si tratta cli gio-
van i che si impegnano anzitutto a
dare pieno sign ificato all a loro vita
nell a profess ione (t ra cli loro ci
sono medici , elettricisti, insegnan-
ti , avvocat i, studenti , in gegne ri ,
operai . . .), e a portare la loro testi-
monianza evangelica nella società;
ma che si orientano anche al serv i-
z io nell a pas tor a le de ll a C hiesa
locale e nell ' apostolato tipicamente
sales iano: catechesi, campi scuola,
assistenza e animazione nei gruppi
giovani li , oratori o, comu nità edu-
cativo-assistenziali .
BS DICEMBRE 1996

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
éQ)
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
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Teresa Pérez- Higuera
'6
o
Puer natus est nobis
(J)
"u '
E
La natività di Cristo
nell'arte medievale
Traduzione di Bruno Pistacchi
e Luca Rosi
pag. 272, 197 illustrazioni a 4 colori , rii. ,
L. 90.000
- ----- ------------ ---------------1
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TITOLO
Prezzo unitario I
f------1--------------+-------11
S.E.I.
Puer natus est nobis
L. 90.000
~ -~ -- - - - - - - - - -- -- ~ - - - ~
I
1I
Società Editrice Internazionale
Area Marketing
_No_m_e_e_c~og~n_om_e_
_ __ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
I
J
Corso Regina Margherita, 176
I
_ln_dir_iz_zo_ __ _ _ _ _ _ _ _ __ _ _ _ _ __ __ I
10152 TORINO
Fax 011 / 4369261
1-------------------. I
C.A.P.
Città
Tel
I
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_Da:.....at'--_ _ _ _ _ _Fir_m_a_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ ~