Bollettino_Salesiano_199611


Bollettino_Salesiano_199611

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Mensile • Anno CXX - nr. 1O
Spedizione in Abb. Post. · comma 27, art. 2, legge 549/ 95
Spedizione nr. 10/1996 · 10100 Torino
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
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IL BOLLETTINO SALESIANO
TUTTA L'INFORMAZIONE SUI GIOVANI ELE MISSIONI
Ogni mese a casa tua undici volte all'anno; e a novembre il calendario-strenna.
Dal 1877 la rivista è un omaggio di Don Bosco a chi segue con simpatia il lavoro
dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel mondo.
I GIOVANI
L'attività
tra i giovani.
Le rubriche educative
e pastorali.
2
LA MISSIONE
I reportage
e la testimonianza
di chi vive oggi
in prima linea
in occidente
e nel mondo.
3
L'ATTUALITÀ
L'informazione
ecclesiale
e salesiana.
Le tematiche
sociali.
·------------------------------------------------------------------------------------------------------~---
Serviti di questa scheda, o trascrivi la,
Inviate il Bollettino Salesiano a questo indirizzo
per un nuovo abbonamento-omaggio
o per il cambio di indi rizzo .
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IL BOLLETTINO SALESIANO
DIFFUSIONE
CASELLA POSTALE 18.333
00163 ROMA BRAVETTA
(per cambio di indirizzo, allegare la vecchia etichetta)
NOVEMBRE 1996 BS

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il
/:Jlo~ ttino
~ <Ùeszano
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Maria Antonia Chinel lo - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco - Angelo Botta -
Ernesto Gattoni - Giuseppina Cudemo -
Graziella Curti - Margherita Dal Lago - Serge
Duhayon - Bruno Ferrero - Sergio Giordani - Antonio
Mélida - Jean-François Meurs - Pietro Moschetto -
Angelo Montonati - Giuseppe Morante - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Pier Bertene - Ufficio Grafico SEI
Arch ivio : Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione : ED IBIT - Torino
Stampa: OGS - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esige nze redazionali. Testi e materiali inviati non
vengono restitu iti .
Edizione Cooperatori. A cura dell'UHicio Nazionale
(Gianni Filippin) - Via Marsala 42 - 00185 Roma -
Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali
e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 1O milioni di copie) in: Antill e (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (in fiammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in Guatemala) -
Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia - Croazia -
Ecuador - Filippine - Francia - Germania -
Giappone - India (in inglese, malayalam, tam il e
telugù) - Irlanda - Gran Bretagna - Italia - Korea del
Sud - Lituania - Malia - Messico - Olanda -
Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo - Slovacchia -
Slovenia - Spagna - Stati Uniti - Thailandia -
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DIFFUSIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
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Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei
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Don Bosco in the W orld . È possi-
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al compu ter. Basta co llegarsi via
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n. 46.20.02 Intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
VERSO IL DUEMILA Novembre 1996 Anno 120 Numero IO
UN ANNO DI GRAZIA
Il 2000 è alle porte. E suscita diverse attese
e sentimenti. Per i cristiani ha un senso e un nome:
Giubileo, che vuol dire "tempo di grazia" per tutti .
rola e della sua grazia: è il suo corpo
visibile oggi . Il pensiero di Cristo
dunque ci sospinge verso la Chiesa e
viceversa.
Il 2000 sarà un anno di memoria
del più grande evento della storia
umana : l' incarnazione del Fig lio di
Dio. Ma non sarà solo ricordo. Ri-
sveglierà la coscienza della presen-
za attuale di Dio salvatore dell ' u-
manità. Dio non è assente dall a no-
stra vita, estraneo a questa trava-
gliata fase del cammino umano. Ma
vi sta proprio nel cuore. Di conse-
guenza sarà un anno di conversione
personale, un voltarsi verso Dio
con attenzione e fede. Ci si chie-
derà anche un rinnovamento socia-
le: riconci liazione, condivisione dei
beni , nuovi rapporti tra le persone,
le famiglie, i gruppi, i popoli .
TRE ANNI CI SEPARANO DA
QUESTO TEMPO DI GRAZIA. [n
essi siamo invitati a fare un percorso
di progressiva illuminazione della
mente e di cambiamento della vita.
È come un avvicinamento lento,
in carovana: un pellegrinaggio. Nel
1997 il nostro sguardo si fissa in
Gesù Cristo: la sua storia singolare,
il suo insegnamento, il suo si-
gnificato per la storia, la sua presen-
za come Risorto nel tempo, la sua
salvezza che ci raggiunge personal-
mente. Egli è l' immagine di Dio in-
visibi le e il prototipo dell'uomo vero
e realizzato. E oggi sono tanti gli in-
terrogativi pressanti su Dio e sul-
1' uomo che noi dobbiamo chiarirci.
La Chiesa ci offre la sua memoria
genuina, ci fa sperimentare la sua
presenza, è mediazione della sua pa-
A CRISTO VENIAMO INCORPO-
RATI CON IL BATTESIMO e con
il battesimo entriamo a far paite della
sua comunità. Oggi più che mai dob-
biamo essere consapevoli che il bat-
tesimo opera in noi delle trasfor-
mazioni reali, che possono e debbo-
no fare una differenza: ci fa fig li di
Dio; ci dà la fonn a spirituale di Cri-
sto che realizzeremo lungo la vita
con la sua grazia e il nostro sforzo;
ci fa tempio vivo dello Spirito; ci in-
serisce nel popolo di Dio. Nel batte-
simo chiediamo e riceviamo il dono
della fede: è un senso in più, che ci
rende capaci di ascoltai·e la voce di
Dio, ci aiuta a scorgerlo negli avve-
nimenti e nelle persone e ci sollecita
a mettere in lui la nostra fiducia,
fonte di vita, di luce, di felicità per
l'esistenza individuale e sociale.
Ce la po1tiamo nel cuore. E nello
zaino di pellegrini mettiamo il Van-
gelo, il simbolo della nostra fede,
le promesse battesimali.
Don Juan E. Vecchi
Rettor Maggiore
I li nostro Calendario '97 è dedicato
al Giubileo e alt ' Anno di Gestt.
Immagini dalla Terra Santa.
In copertina, la Madonna de l Mare arri va
a Tu léar (Madagascar).
Foto di Antonino Giordano
(cf. In Itali a e ne l mondo , pag. 5).
NOVEMBRE 1996 8S

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- IN ITALIA NEL MONDO
MADAGASCAR
ALLA SIGNORA
DEL MARE
Una nuova chiesa, ideata dal-
1' architetto Hervé Bri gou e
rea lizzata dal geniale frate! Jan
Boeren, ass unzionista, sorge
ora nel popoloso quarti ere di
Mahavatse a Tuléar, a Sud-
Est dell ' isola. Mahavatse è un
quartiere povero, popolati ss i-
mo, in ri va al mare, un quar-
ti ere soprattutto di pescatori.
È qui che i sales iani hanno
pensato di costruire una bellis-
sima chiesa-santuario dedicata
a « Nostra Signora del Mare» .
Vi sto dal mare, il nuovo san-
tuari o appare come una gran-
de nave a vela, trainata da una
alti ss ima croce. Ecco come
descrive l'opera l' architetto
Brigou: «Nostra Signora del
M are è stato il frutto di una
rifless ione sul nuovo orienta-
mento liturgico: la comunità
del Popolo di Di o si stringe
attorno all 'altare e al celebran-
te. Per questo la form a ovoi-
da le del progetto che rende
l'altare vicino ai duemila e più
fedeli che la chiesa può con-
tenere. Per quanto riguarda il
tetto, alcuni di ranno che è una
colomba, altri che è un omag-
gio al popolo \\/ezo per I' im -
mensa vela che dispiega. La-
sc iamo parlare i mattoni , il
legno e i poeti . In realtà essa
è il frutto di una bella trovata
architettonica che permette una
grande portata in assenza di
colonne. Che dire dell 'opera?
Sarebbe pretenzioso e inoppor-
tuno che io stesso ne facess i
l'apolog ia. Ma se voi vi sen-
tite bene, se le fo rme e i vo-
lumi vi pi acc iono, se allorché
superate la soglia, vo i sentite
l' indi cibile presenza del sa-
cro, se quelli che hanno fede
si mettono a pregare, e quelli
che non ce l' hanno abbassa-
no, entrando, la voce, all ora
la sfida è vinta: è una chi esa
ed essa è abitata... ». « Le pa-
role corri spondono pienamente
a verità», dice don Luigi Zup-
pini , superiore della circoscri-
zione del Madagascar: «s i
tra tta di un ' opera magnifica ,
ori ginale, una straordinaria sin-
tes i dell a mi gli ore tradi zione
liturgica e dell a cultu ra del po-
polo \\/ezo, il popolo del mare.
La costruzione è fa tta soltanto
con materi ale che si trov a in
Madagascar: legno e mattoni
di argill a cotti in grandi fo r-
nac i arti gianali . Anche questa
è un a sfida ». Monsignor Ful -
gence Rabeony, vescovo cli
Tuléar, l'ha consacrata la do-
meni ca 12 magg io alla pre-
senza del primo mini stro del
Madagascar il dott. Emanuel
Rakotovahin y e soprattutto alla
presenza cl i migliaia di fedeli
del qu artiere che si dicevano
l' un l'altro con fi erezza: « Bel-
li ss ima la nostra chiesa!». Ne
Tuléar (Madagascar).
La nuova chiesa, opera
dell'architetto Hervé
Brigou. L'immagine
della « Madonna del
Mare " viene portata
dai pescatori
nel nuovo santuario.
hanno parlato a lungo la tele-
visione locale e la telev isione
fra ncese. E già i primi visita-
tori stra nieri si fa nno vedere.
Alcuni , dopo le prime mera-
viglie, arricciano il naso. Vec-
chi a critica: ma perché tanti
so ldi per una chiesa in un
quartiere cli baracche? Rispon-
de don Zuppin i: «Chi non vuol
capire non vuole sentire ri-
sposta. Ma chi ha occhi può
vedere una parrocc hi a sa les ia-
na piena di giovani , con ora-
tori o, centro di fo rmazione pro-
fess ionale, centro di promozio-
ne fe mminil e, cent ro di alfa-
betizzazione, cooperati ve varie,
fa rm acia, servizi pastorali ...
Tante cose belle furon o fatte
per gli uomini: era tempo che
si facesse una cosa bella anche
per Dio. L'Europeo, vittim a di
vecchi cliché ideologici, non
capi sce. Ma il malgasc io sì: la
chiesa è la Casa cl i Dio e pro-
pri o per questo, essa è ancor
più la sua casa ».
NOVEMBRE 1996 BS
RICORDANDO
I CENTO PASSI
Il 17 giugno di cento anni fa
do n Michele Rua, successore
di Don Bosco, scendeva a Ro-
ma a benedire la nuova opera
di Genzano. Erano stati gli
stessi genzanes i a volere i sa-
Ilesiani , dopo che don Albino
Genzano (Roma).
Nella seconda domenica
di giugno la ex via Livia,
partendo dal vecchio
duomo a piazza
Frasconi , è tutta
un "' infiorata ".
Carmagnola era stato a pred i-
care " le mi ss ioni ", program -
mate a seguito del terremoto
clel 1892. In realtà a Genzano
c 'era stata nell o stesso anno
la scampag nata dei duecento
convittori del Sacro Cuore di
Roma. Preced uti dag li stru -
menti dell a band a giovanil e,
erano stati accolti con grande
ca lore, lasc iando nell a popola-
zione il des ide ri o che qualco-
sa cli simil e fosse fa tto anche
per i loro fi gli . Fu la fa mi gli a
cle l nobile Flav io Jacobini a
mettere a di spos izione il terre-
no per la nuova opera. Fu con-
cesso a don Cesare Cagliero il
terreno equi valente a "cento
pass i", che egli fece allungan-
do il più poss ibile le gambe.
L'atti vità vera e propria comin-
ciò nell ' ottobre I896, con l'o-
ra torio e il noviziato. Primo cli -
rettore e maestro dei novizi fu
don Luigi Versigli a, che nove
anni dopo partirà per le mis-
sioni della Cina. Quest'anno
Genzano vive il centenario sot-
tolineando le tappe dell a sua
stori a. Il 28 genn aio, apertu ra
dei fes teggiamenti , fes ta e pro-
cessione in onore di Don Bo-
sco; 28 aprile: meeting dei gio-
va ni del Mov imento Giovanile
Sa lesiano del Lazio, presente il
rettor maggiore; 23 giugno, fe-
sta della tradizionale infiorata,
con la process ione guidata dal
cardinale Casti Il o Lara.

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Twtsmc,Oi<,,- -
SAI.ESIAN
i
Pr . , . _l ! l GIO ~ A l f.
COMUta al
à
ALBERTO MARVELLI.
Fu un giovane dalla vita
integra, instancabile nei
confronti dei poveri e nel-
l'assistenza agli sfollati,
ma anche impegnato nel-
le organizzazioni cattoli-
che e sul fronte socio-
politico. Investito da un
cam ion militare, morì a
28 anni il 5 ottobre 1946.
La comunità di Rimini,
per aprirsi al cammino
del Giubileo e per dare
inizio al 50° della morte
di Alberto Marvelli , il 4
ottobre scorso ha orga-
nizzato una tavola roton-
da con la partecipazione
del card. Ersilio Tonini e
di Sergio Zavoli . A que-
sta seguiranno numero-
se altre iniziative per ri-
cordare questo giovane,
proclamato «venerabile »
nel 1986.
BRASILE
I Marina di Ragusa.
Il megaconcentramento e la gioia di don Franco Solarino
(a sinistra) per la riuscita del "Grest '96 » .
MARINA DI RAGUSA
ESTATE RAGAZZI
PER 2500
Erano o ltre 2500 i ragazzi pre-
senti al raduno di Marina di
Ragusa per festeggiare la chiu-
sura delle attività esti ve. Una
marea di ragazzini in festa di
Modica, Ragusa e Vittoria, ma
anche di Alì Marina, Melilli ,
Pozzallo. In piazza Malta so-
no stati salutati dal presidente
della provincia e dall ' assesso-
re all ' istruzione. Dopo una pa-
cifica in vas ione per le strade
de lla c ittà, i ragazzi si sono
stre tti attorno al candidato No-
bel Bruno Ficili , a c ui don Sal-
vino Raia, direttore de ll 'ora-
torio di Rag usa, ha consegna-
to una somma a favo re degli
orfani della ex-Jugos lavia. Al
direttore di Modica, don Fran-
co Solarino, è stata consegna-
ta una targa per i suoi 50 anni
di attività nel « Grest ». Il me-
garaduno si è concluso al Koa-
la Maxi , presente il vescovo
monsigno r Angelo Ri zzo.
DON ALBERIONE VER-
SO GLI ALTARI. Gio-
vanni Paolo Il nel giugno
scorso ha promulgato il
decreto di «venerabili-
tà» di don Giacomo Al-
berione, fondatore della
Società San Paolo e dei
vari istituti della Famiglia
Paolina. Morto il 26 no-
vembre di 25 anni fa, fu
uno straordinario aposto-
lo, attento ai più moder-
ni mezzi di evangelizza-
zione.
ALLARME BAMBINI
« La prevenzione de llo sfrut-
tamento sessuale dei minori è
un atto politico. li Brasile pos-
siede una tra le migliori leg i-
slazioni in difesa dei bambini ,
manca so ltanto la volontà di
attuarla ». Sono queste, in si n-
tesi, le conc lusion i a cui sono
gi un ti i c irca 800 partecipanti
al seminario contro lo sfrutta-
mento sess uale dei bambini e
degli ado lescenti svoltosi a
Brasilia nel mese di aprile,
promosso dal CELAM , in vi-
sta del Congresso mondiale
organizzato dall'UNICEF, che
si è svo lto a Stoccolma (Sve -
zia) nel mese di agosto. Quattro
Figlie di Maria Ausiliatrice -
Giustina Zanato, Adma Cas-
sab Fadel, Paola Pellanda e
Nazaré Gonçalves - tutte im-
pegnate in Brasile nella pa-
storale a favore dei bambini/e
di strada, si sono ritrovate con-
cordi nel dire no e nel ricercare
le strade per fermare il feno-
meno del turi smo sess uale. ln
Brasile sarebbero circa 500
mila le ragazze c he hanno ini-
ziato la strada della prostitu-
zione. « Che cosa si può fare?»,
dice suor Giustina Zanato, mis-
sionaria italiana a Manaus. « La
risposta può venire dall 'ascol-
to delle stori e delle giovani ,
delle ragazze, delle bambine;
IBrasilia.
Le quattro Figlie
di Maria Ausiliatrice
partecipanti al seminario
contro lo sfruttamento
sessuale dei
giovanissimi brasiliani.
poi l'inserimento negli orga-
nismi municipali di difesa del
minore per orientare la politica
e le scelte. Un 'azione di pre-
venzione può essere tentata
con le famiglie: assicurazione
di un salario, di un lavoro, di
una casa e di un accesso all ' i-
struzione ». La situazione bra-
siliana è però ormai quella di
altre parti del mondo, Europa
compresa. E dal Congresso di
Stoccolma si sono levate voci
vigorose e piani d 'az ione per
arrestare questa piaga sociale,
in cui i più piccoli diventano
parte del g ioco degli ad ulti.
BS NOVEMBRE 1996

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~
En'ERE
DON BOSCO NON SI DI-
MENTICA DI NOI. « Un pic-
colo episodio vi ss uto da bam-
bina. Era l'epoca della cano-
ni zzazione di Don Bosco. La
mia mamma lavorava presso
la ditta Maina e Doglio di via
sant'Ottav io 8 a Torino, fioc-
chi e frange per i tappezzieri
e pe r le chi ese. Essendo io in
que i g iorni amm alata, la mam-
ma mi ass isteva mancando
dal lavoro. Un giorno suonaro-
no a ll a porta di casa due suo-
re c hi edendo di lei. Venivano
pe r co nto de i sa lesiani. Tras-
se ro da una borsa un pacco
piccolino contenente un filato
ricoperto d ' oro zecchino. La
mamma doveva con quel filo
e con le "anime" di legno con-
fezionare i fio cchi che sare b-
bero stati poi posti ne ll'urna
contene nte la salm a di Don
Bosco. Le suore si fermarono
in casa fino a c he il prezioso
lavoro non fu te rminato. La
mamma con la sua perspi ca-
cia trovò il modo - passa ndo
inosservata - di cucire dentro
a un fiocco un minuscolo pez-
zo di carta velina con su scrit-
to il mio nome, que llo di mam-
ma e papà; "così" , disse, "Don
Bosco non può dimenticarsi
di noi ". Quando vado a Maria
Ausi li atri ce e mi soffermo in
preghi e ra davanti all ' urna, ri-
cordo sempre il foglietto che
è come una speciale racco-
mandazio ne della mia buona
mamma di protezione e di
aiuto ».
Anna Dervalle, Torino
DIVERSITÀ DI lDEE. «Mia
mog lie è un ' exal lieva. Abbia-
mo orma i 70 anni , sei figli , un-
dici nipoti , ma abbiamo idee
diverse e sarebbe ridicolo che
mandassimo in rovina il no-
stro matrimonio dopo tanti
anni. lo ho delle idee mie, che
non sempre vanno pienamente
d'accordo con la Chiesa, anzi
dico che chi va a messa non è
detto che sia migliore degli
altri . Mia moglie non accetta
la mi a libe rtà di g iudizio (per
esempio non mi piace che i
preti non facciano l'oratorio,
come lo faceva Don Bosco):
mia mog lie dice che per lei va
tutto bene, che a lle cose c'è crià
chi ci pe nsa megli o di me~ Il
nostro è un tempo di tanta con-
fu sione generale: come si fa a
non vedere ciò che non fun-
z1.0na.? ».
Lettera firmata , Pavia
I Sotto l' apparente scorza ruvi-
da , è evidente la sua rettitudi-
ne. La le/tera porta la data del
11 «_ Gr~ppo_F~mi~l(e DC?~ Bosco » di Ragusa,
qui all Oasi d1 spmtuahta di Montagnagebbia
a Piazza Armerina (EN).
'
29 maggio e forse partiva in
un momento di tensione. Si sa
che le divergenze tra marito e
moglie sono il sale della vita.
Ma non si deve tirare troppo
la corda: il rispetto per l'altro,
anche quando la pensa diver-
samente, è fondamentale per
qualsiasi convivenza.
compute r, grafici , visualizza-
zioni varie. Ci sapete fare e so-
prattutto sa pete parlare il lin-
guaggio dei ragazzi. Ho vi sto
incarnata la fede ltà ai ragazzi
d 'ogg i. Porto ne l cuore il vivo
ri cordo de ll a vostra grande
pass ione educativ a, che è una
caratteri stica de lle s uore sale-
per ad ulti , tratto dal Catechi-
smo degli Ad ulti La verità vi
farà liberi, proposto da don
Cravotta. La fraternità e la con-
d ivi sione hanno caratterizzato
ogni momento del campo,
dalle preghie re de l mattino alla
buonanott e, inframezzata da
re lazioni , g ruppi di studio e
s iane. Da la ica, non nascondo momenti di ricreaz ione nello
EDUCATRICI BRAVE E
FURBE. « A fin e magg io so-
no stata invitata a parlare ai
genitori de i ragazzi di terza
media a Conegli ano, a concl u-
s ione di una ri cerca sull ' uso
della tel ev isione. Ero un po-
chino ne lle spine, perché non
pe nsavo cli dovermi "sorbire"
più cli un 'o ra e mezza di spet-
taco lo: ero per te ne re una
bre ve re laz ione e poi sc hizza-
re a pre ndere il treno per tor-
nare a casa. Ma non mi aspet-
tavo : proprio lo spettacolo mi
ha fortemente impressionato.
Mi hanno colpito l' organizza-
z10ne, la vostra capacità anche
tecni ca di saper usare alcuni
strumenti cos iddetti moderni:
telecame ra, diapos itive, mon-
taggi di spezzoni rielaborati al
la stim a ne i co nfro nti della
vostra congregazione, di suore
brave, furbe , in gamba. Sono
impegnata ne llo scou tismo e ho
colto una certa affi nità che ci
accomuna, il mettere al centro
i ragazzi, va lo ri zzand o li per
que llo che ono oggi , ri spettan-
do il loro modo di esprimersi, e
ne llo stesso tempo aiutandoli a
diventare grandi ... ».
Paola Dal Toso,
Creazzo, Vi cenza
FAMIGLIE DON BOSCO.
« Dal 9 a l 12 agos to s i è svol-
to - com'è ormai consuetudi-
ne - il campo dei gruppi « Fa-
mi g lie Don Bosco» di Ragusa.
Circa 30 fami g lie hanno se-
g uito un itinerario di cateches i
stil e sales iano. Nato circa quat-
tro anni fa d all ' entusias mo di
un a coppi a cli coo peratori , so-
tenuti dall 'allora direttore don
Pate rn ò e oggi da don Pres ti-
filippo , e c urato dal responsa-
bile de ll ' Uffi c io diocesano di
pastoral e fam ili are don T ad-
de i, il g ruppo s i è infoltito per
l'ades ione di molti genitori di
g iovani de ll 'oratorio. ln breve
l' entu s ias mo de i primi è stato
contag ioso e sono nati altri
gruppi , aJ ritmo di uno ogni an-
no, ognuno composto da una
ventina di famig lie. Siamo certi
che, come di ceva Don Bosco,
la M adonna ha chianiato que-
ste fami g li e a un cammino di
crescita ne lla fede e a prende-
re cosc ienza di que l ministero
coniugale, rice vuto con il sa-
cramento del matrimonio, mi-
g liorando in ques to modo il
.o,, ...---- C
Y....-::.> A.II ' - - - - - - - - - , rapporto di coppi a, l'impegno
edu cativo e la crescita di un
mondo migliore . Avremmo
molte aJtTe cose da scrivere sul-
ABC: DE FGHIL M NO PQRST UVZ
la nostra esperi enza, ma non
vog li amo abusare dell ' ospita-
lità di questa, che consideria-
mo " la nostra" rivista. Rima-
niamo a disposizione di chiun-
re."'
que voglia scambiare opinioni
e condividere esperienze simili
. ;(
alla nostra ».
.-· ~::
i)/
È una maestra che non sa niente: continua a fare domande .
Giuseppina e Dino La Terra
cooperatori salesiani
Piazza A. Ancione, 2
97100 Ragusa
Tel. 0932 /62 .39.33
NOVEMBRE 1996 BS

1.7 Page 7

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MORNESE (Alessandria).
Le Figlie di Maria Ausiliatri-
ce (FMA) partecipanti al 20°
Capitolo generale hanno
trascorso alcuni giorni nei
luoghi storici della loro con-
gregazione. A Mornese han-
no posto la loro firma al
registro dell'anagrafe. Nella
foto so no al la Valpo nasca,
di fronte alla casa di santa
Maria Mazzarello.
ROMA. 18 settembre, ses-
sione di apertura del Capi-
tolo generale delle FMA. Nel-
la foto il card. Martfnez So-
malo, prefetto della Congre-
gazione degli istituti di vita
consacrata, il rettor maggio-
re don Juan Vecchi , che in
mattinata ha presieduto l'Eu-
caristia, madre Marinella Ca-
stagno e la regolatrice suor
Antonia Colombo.
ROMA. Oltre ai responsa-
bili delle associazioni della
Famiglia Salesiana, all 'a-
pertura del Capitolo erano
presenti anche due giova-
ni , Gianluca Arcangeli e Ni-
ky Cozzolino. A nome dei
giovani di tutto il mondo
hanno detto: «Siate un ri-
chi amo a Dio. Donateci Ge-
sù, donateci la vita ; l'alle-
gria e la semplicità di ma-
dre Mazzarello ».
ROMA. A riflettere sul te-
ma del Capitolo, " FMA: co-
munità di donne radicate in
Cristo ch iamate a una mis-
sione educativa inculturata
verso il terzo millennio »,
so no presenti 189 FMA, tra
ispettrici e delegate, tre in-
vitate da Vietnam , Madaga-
scar e Timor. Le FMA sono
presenti in 84 nazioni. Lo
scorso agosto sono entra-
te in Camerun.
ROMA. Mons. Luciano Men-
des de Almeida, arcivesco-
vo di Mariana (Brasile) ha
condiviso un'intera giornata
con le capitolari. Nella sua
conferenza su "Vita reli-
giosa oggi », ha detto: «Se
il carisma salesiano non
fosse ancora stato inventa-
to , bisognerebbe farlo oggi,
perché siete necessarissi-
me nella Chiesa e nella
società ».
ROMA. Il 22 settembre alla
tavola rotonda sul tema:
«Scommettere sul la perso-
na: la sfida del nostro tem-
po », hanno partecipato Eleo-
nora Masini, dell'Università
Gregoriana, Antonio Nanni,
del Centro di Educazione
alla Mondialità, Luciano Ta-
vazza (Fondazione Italiana
per il Volontariato) e suor
Marcella Farina, della Fa-
coltà «Auxilium ».
IJS NOVEMBRE 1996

1.8 Page 8

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Il "bagno di spiritualità" del nuovo Rettor Maggiore e del suo
DAL COLLE
A MORNESE
A LEZIONE
DI STORIA
di Giovanni Fedrigotti
AL COLLE DON BOSCO
E CASTELNUOVO
I A Valdocco, auspicando un nuovo
slancio per la missione
e la spiritualità salesiana.
Era stato uno
degli ultimi desideri
di don Egidio Viganò
quello di pellegrinare
sui "luoghi santi
salesiani" per rendere
grazze e pregare
per l'imminente Capitolo
generale-24°.
Poi la malattia aveva
reso impossibile
il progetto. Il quale fu
prontamente ripreso
dal nuovo rettor
maggiore don Juan
Vecchi e realizzato
dal 15 al 19 giugno
insieme al Consiglio
generale.
NOVEMBRE 1996 BS
N ei primi mesi del 1996 due im-
portanti avven imenti erano ve-
nuti a ridestare l'attenzione per le
origini salesiane: il 12 aprile ricorre-
va il 150° anniversario dell'approdo
di Don Bosco a Valdocco nel giorno
di Pasqua del 1846. E il 22 aprile si
concludeva positivamente presso il
tribunale ecclesiastico di Torino il
processo diocesano per la canonizza-
zione di Mamma Margherita. Il no-
stro recente Capitolo generale 24°
non aveva trascurato tali eventi in
cui non era difficile riconoscere "se-
gni " provvidenziali che spi ngevano in
direzione di un pieno recupero e di
una rinnovata valorizzazione della
storia delle origini salesiane.
Il pellegrinaggio del rettor mag-
giore e del nuovo Consiglio ha se-
guito per così dire l'ordine cronolo-
gico: partendo dai Becchi è passato
per Valdocco raggiungendo quindi i
luoghi della storia delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, Nizza e Mornese.
Tre diversi "ciceroni" animavano la
riflessione: don Natale Cerrato, don
Teresio Bosco e suor Erta Cigolla.
La semplice evocazione della sto-
ria del Co ll e è sufficiente a indicare
che la cura amorosa dei luogh i delle
ori gini salesiane è una costante che
si trasmette da un successore di Don
Bosco ali 'a ltro, dal beato Michele
Rua a don Juan Vecchi. L'impegno
è sempre quello di adeguare le strut-
ture ai nuovi bisogni pastorali se-
gnati dall'incremento dei pellegri-
naggi spec ialmente del Movimento
Giovanil e Salesiano, che nel Colle
ha la sua patria ideale. Afferma don
Vecchi: «Il Colle è lo spazio ideale
per ricomprendere le nostre radici ,
leggere il presente, sognare il futu -
ro ». Camminiamo sulle orme di Don
Bosco, riconoscendoci sua "discen-
denza", chiamata a custodirne vital-
mente nell a Chiesa l'eredità. Qui si è
spinti a credere alla beatitudine della
povertà, alla reali zzazione di sogni
"impossibili", alla grazia, che - co-
me l'acqua del ruscello - ama scen-
dere in basso e abitare nei piccoli.
Il confe rimento della cittadinanza
di Castelnuovo al nuovo rettor mag-
giore da parte del sindaco della città
(ved i riquadro), è stato uno dei mo-
menti più interessanti. Significativo
è apparso pure l'incontro col par-
rocco di Capriglio, paese nativo di
Mamma Margherita, quasi a ricon-
durre la santità del figlio e della
madre a quelle terre.

1.9 Page 9

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Consiglio, pellegrini ai luoghi storici della congregazione.
A VALDOCCO
La tettoia Pinardi è certo assai di-
versa da que lla degli inizi dell'opera
salesiana. Ma la collocazione, le di-
mensioni, la piccola statua della
Conso lata sono quelle di all ora. Il
dipinto della Risurrezione, opera del
Crida, vuol ri cordare quel luminoso
g iorno di Pasqua del 12 apri le 1846,
quando alla testa dei suoi birichini,
Don Bosco issa sulla fro ntiera di
Valdocco le sue bandiere di ed uca-
tore. Torna all a mente anche un ' al-
tra Pasqua, quella del 1934, quando
il "sognatore" dell a tetto ia Pinardi
viene proclamato "santo" dal suo an-
tico amico e ospite, don Achill e Rat-
ti, divenuto papa Pio XI.
Fra l'umiltà delle prime, coraggio-
se origini (tetto ia Pinardi) e l'umiltà
della sofferta vecchiaia (camerette)
si inserisce - come segno di una
certezza definitiva, pubblicamente
professata - la Basilica dell'Ausilia-
trice, riconosci uta, celebrata, ringra-
ziata come "Fondatrice e Sostenitri-
ce" di tutta l'opera. A lei, agli inizi
del suo ministero, il nuovo rettor
maggiore ha voluto affidare l' intera
eredità consegnatagli da Don Bosco,
auspicando « una nuova stagione del-
lo Spirito, un movimento chiamato a
vivere in com unione la missione e
la sp iritualità sales iana ».
La casa dell' Ausiliatrice, le came-
rette di Don Bosco, la stanza di Mam-
ma Margherita fanno di Valdocco il
principale punto di riferimento del-
1' intera Fam ig li a Salesiana. Per que-
sto il luogo è apparso singolarmente
indicato al rettor maggiore per ap-
porre la firma alla nuova Strenna
per l'anno 1997, che prendendo spun-
to dal Giubileo del 2000, c i stimo la
alla nuova evangeli zzazione: «Con
lo sguardo fisso in Gesù, primoge-
nito di molti fratelli, aiutiamo i gio-
vani ad accoglierlo nella fede». Il
testo viene firmato sopra l'altare di
Don Bosco - davanti ali ' urna - per
ev idenziare il sign ificato di com u-
nione con il carisma e la santità del
Fondatore, espresso nell'antica usan-
za della Strenna annuale.
Al Colle Don Bosco,
cuore della congregazione.
I Con il parrocco di Capriglio,
ricordando la fede, la speranza,
la carità nel quotidiano
di Mamma Margherita.
Valdocco. Tutto ebbe inizio 150 anni fa.
Nella cappella Pinardi, recentemente restaurata .
A Mornese. Qui si è manifestata la santità di Maria Mazzarello. Nella foto
a sinistra, don Van Looy, don Fedrigotti (autore dell'articolo} e don Van Hecke.
BS NOVEMBRE 1996

1.10 Page 10

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STATI UNITI. Lo spagnolo
don Emilio S. Allué è stato no-
minato il 24 lug lio scorso vesco-
vo ausili are per l 'arc idi oces i di
Boston. Nato a Huesca (Spagna)
nel 1935 , è stato parrocco a New
Brunsw ick e a Miami ; d iretto re
per l' aposto lato tra g li spagnoli
ne ll a d iocesi di Metuc hen, e vi-
cari o parrocc hi ale per mi niste -
ro is pani co all a " Ma ry He lp of
Chri stians Pari sh" a New York .
CINA. A nord-est di Pechino
nella città cli Yanji City, è ormai
spianato il terreno dove si potrà
costrui re l'edificio de ll a prima
scuo la tecnico-professionale. I la-
vori sono in iziati ad agosto e si
spera d i terminare la costru zione
entro il 1997. Il terreno ha un' a-
rea d i 60 mil a metri quad ri . La
nuova opera sorge per iniziativa
de i sales iani coreani ed è affidata
a don Henry Bonetti e Joop Rott-
ge rm g .
ECUADOR. Nel Vicariato di
Méndez sono stati ord inati i pri-
m i quattro d iaconi perm anenti
shuar. Nei giorn i precedenti si
era ten uto il congresso annu ale
de i WEA (ministri istitui ti del
popolo shuar). Erano presenti 58
WEA e 12 AP (operato ri pasto-
rali ). De i 50 WEA, 26 erano al
servizio della loro com unità da
o ltre 15 anni . li tema sce lto per
la rifless ione è stato que ll o dell a
fam iglia ed è stato affrontato con
mo lta chiarezza. L' ord inazione
de i quattro diaconi shuar si è te-
nu ta ne lla cattedrale di Macas ed
è stata pres ieduta eia mons.
Pedro Gabrielli. Erano presenti
c irca 300 shuar prove ni enti da lle
comunità dei nuov i di aconi.
THAILANDIA. Cresce in q ue-
sto paese il n umero de i suicid i,
specie tra i giovani tra i 15 e i 24
anni. Il tasso sfi ora i 50 cas i
ogni I00 mila abitanti . Un dato
drammati co, co llegato a ll a cre-
scita della violenza g iovanile,
alla perdi ta cl ' importanza de ll a
fa mig li a, all a mancanza d i ade-
guamento a ll a nuova società de l-
1' attu a le sistema ed ucativo.
NOVEMBRE 1996 BS
«CITTADINO» DI CASTELNUO-
VO DON BOSCO
Don Juan Vecchi onorato pub-
blicamente nella terra di Don Bo-
sco. Ecco qualche passaggio del-
la risposta al sindaco, dott. Gior-
gio Musso, che lo dichiarava «cit-
tadino onorario ".
« Ringrazio di cuore il signor sin-
daco e il consiglio comunale per
questa distinzione conferita alla
mia persona in quanto rettor mag-
giore dei salesiani e centro della
famiglia religiosa che guarda a
Don Bosco come a suo fondatore
e padre. Sono lieto e onorato di
essere concittadino di Don Bosco
e vostro. Accolgo questa onorifi-
cenza a nome di tutti i salesiani
sparsi per il mondo. Quella civile
esprime esternamente e completa
un'altra cittadinanza astigiana pro-
fondamente sentita da noi: quella
umana e spirituale. Tutti i salesia-
ni sono in una certa misura citta-
dini di Castelnuovo. Di
questi luoghi si è riempi-
ta la nostra fantasia sin
dai primi anni della no-
stra esperienza salesia-
na: la casetta, il campo,
la mamma, la chiesa, la
scuola, la piazza, le fi-
gure di preti, gli attrezzi,
gli amici, l'ambiente, le
strade, le feste e l'am-
biente popolano. Abbia-
mo abitato e vissuto qui
molto prima di essere
venuti ».
« Vedevamo Don Bo-
sco ragazzo nella sua vita di fami-
glia, nei suoi primi laboriosi anni
di scuola... e poi le vacanze, l'in-
contro con il neo-sacerdote don
Cafasso. E via fino alle visite de-
gli ultim i anni ... Tutta un'immagi-
ne di salute, bellezza, vita sem-
plice e impegnata, rapporti intes-
suti di schietta gioia e fedeltà . In-
fatti non c'è solo ricordo e immagi-
nazione. Qualcosa di questo am-
biente e di questa comunità, con
cui Don Bosco si era identificato
è passata a noi . Don Bosco era
astigiano non solo di nascita, ma
di temperamento e formazione . E
la santità non ha tradito queste
rad ici ma ha portato allo splendo-
re della perfezione i suoi germi
eliminando anche le sue scorie.
Per questo ci sembra di essere
da tempo vissuti in questo scena-
rio geografico, di partecipare alla
vita di questa comunità umana, e
di condivide re la vostra preghiera
e la vo stra fede ... »
D
A NIZZA E MORNESE
Conc lu sa la visita a Valdocco, si
pun ta su Nizza Mo nferrato . Le Fi-
glie d i Maria Aus iliatrice c i ri serva-
no un ' accog li enza calorosa e fest i-
va. Ci d icono che è la prim a volta
nell a storia c he l'i stituto ospita il
re ttor maggiore con il suo Consi-
glio. Insieme v isitiamo le stanze di
santa Maria Mazzarello, che vi m o-
riva cantando, la bell a chiesa, il
luogo dove Don Bosco vedeva l'Au-
s ili atrice stendere sopra la casa il
manto dell a sua protezione . . .
Nizza rinvia a Mornese. E an-
d iamo a esprimere una comunione,
e che getta profonde le sue radi ci
verso il passato allunga i suoi rami
verso il futuro. Vediam o i luoghi
della "storia parallela" d i " Main", la
casa del tifo, quell a del sarto, dove
apprende il mestiere, e le a ltre dove,
successivamente, migra il circo lo
oratori ano fem minile, c he si andava
info ltendo atto rno a Maria Dome ni-
ca. U n "trattamento spec ia le" viene
riservato all a Valponasca, app un ta-
mento ormai desiderato dai giovani
e meno g iovan i, anche per la bell ez-
za e dignità del luogo. Al centro de l-
l'attenzione sta que ll a fi nestre ll a
lassù, in cima alla casa, che sapeva
nutrire m iracolosamente dialogh i
eucaristici e preghiere di fa miglia. E
che invita, sempre di nuovo, a sco-
prire gli spazi d i cielo, d i c ui può es-
sere tess uta una quotid ianità povera
di tutto, ma sovrabbondante di fede.
Giovanni Fedrigotti

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Verso il Giubileo d
Presentazione
TRA GIUBILEO
E CONGRESSO
EUCARISTICO
di Franco Fontana
segretario generale del Congresso
Eucaristico di Bologna
li 24 novembre 1996, Festa di
« C risto Re de ll ' unive rso », quest'an-
no ass umerà un s ignificato spec ia le: a
tutte le comunità ecclesiali ita li ane
vi ene proposto di ini z iare insieme il
cammino di pre para zione al gra nde
G iubil eo de l 2000, mentre s i apre uf-
fi c ialmente l'anno de l « 22° Congres-
so Euca ri stico Nazionale », che si
conc lude rà a Bo logna dal 20 al 28
sette mbre 1997.
Tn quest' ultim a domenica cli no-
ve mbre le di oces i sono in vitate a pro-
muovere un a Convoca:ione s/raordi-
naria pres ieduta dal propri o pas to re
affin ché ogni comunità possa comin -
c iare fin eia subito a fare proprie le fi -
nalità de l Congresso e ciel G iubileo.
Il tito lo stesso de l Congresso E ucari -
sti co « Ges ù C risto uni co sa lva tore
de l mondo, ieri, oggi e sempre », ri -
cord a le tematiche cristo logiche e le
mete c he G iovann i Pao lo U ha pro po-
sto a tutta la Chi esa ne ll a Tertio mil-
lennio adveniente: « O biettivo prima-
rio è il rin vigo rimento dell a fede e
23° CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE
BOLOGNA, 20-28 SETTEMBRE 1997
de ll a testimonianza dei cri sti ani , par-
tendo proprio cla ll ' urgente bi sogno di
approfondire la ve rità su Ges ù C ri sto,
unico medi atore tra Di o e g li uomini
e uni co redentore de l mondo ».
li « primo anno » di preparazione al
G iubileo e il Congresso Eucaristi co
divent ano così un uni co momento di
celebraz ione. Le tappe di questo itine-
rari o sono state studi ate in modo da
segnare momenti straordinari all ' inter-
no de i percorsi ordinari di pastorale:
così dopo il 24 novemhre, ogni comu-
nità parrocc hia le vivrà come prepara-
zione al Congresso Eucaristico la
prima domen ica di A vvenlo. Seguirà
la solennità del Corpo e del Sangue di
Cristo, e sarà un 'occas ione propizia di
approfondimento; c i sarà infine la ce-
lehra:ione del Congresso Eucaristico
a Bologna il 20-28 settembre '97 con
la presenza di Giovann i Pao lo II.
Anche il testo de ll a confe renza te-
nuta dal card. Giacomo Biffi, arc ive-
scovo di Bologna, che viene pubblica-
ta in questo numero de l Bo llettino Sa-
les iano, per ge ntil e concess ione de ll a
editri ce LDC, offrirà più cli un o spun-
to per prepararsi a l doppi o evento de l
Giubileo e de l Congresso Eucaristico.
« To ho puntato su cli lui la mi a vita,
l' uni ca vita che ho », scri ve il cardina-
le. Si tratta cli una presentazione non
convenz ionale de ll a fi g ura di Gesù.
L'arc ivescovo ha tenuto questa confe-
renza in un luogo inconsueto : il consi-
g li o comunale cli una c ittadina de lla
fasc ia perife ri ca cli Bo logna. La sem-
plic ità e l' immedi atezza cie l testo sca-
turi scono dallo zelo apostolico del-
l' auto re, che è pastore cli anime. Ma il
lettore attento non faticherà a ricono-
scervi il ri gore robusto del teologo.

2.2 Page 12

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dire che un po' mi secca, perché ho
puntato la mia vita su di lui e non
so neppure di che colore fossero i
suoi occhi. Era bello o era brutto?
Be', secondo me era bello. C'è un
episodio dell'undicesimo capitolo
del Vangelo di Luca. Gesù sta par-
lando alla folla. All'improvviso
una donna, lanciando un grido di
entusiasmo, dice: «Beato il grem-
bo che ti ha portato e il seno che ti
ha nutrito». Ecco, questo è il primo
panegirico di .Cristo. Ed è fatto in
termini molto... corporei. Tant'è
vero che poi Gesù le rimprovera di
trascurare la Parola di Dio per sof-
fermarsi sulla sua bellezza: «Beati
quelli che ascoltano la Parola di
Dio». Noi però ringraziamo questa
donna sconosciuta che ci ha per-
messo di rispondere alla nostra do-
manda preliminare: Gesù era dav-
vero un bell 'uomo.
GESÙ CRISTO
UNICO SALVATORE
DELMONDO
del card. GIACOMO BIFFI,
arcivescovo di Bologna
Verso il Giubileo del 2000
1997
Anno di Gesù
PREMESSA. Ho accettato l'invito
a parlare di Gesù Cristo perché è
lui il cuore, il vertice, la sintesi del-
l'annuncio evangelico: questo non
dobbiamo mai dimenticarlo.
Il Cristianesimo
è una persona: Cristo
Il Cristianesimo, in sé, non è una
concezione della realtà, non è un
codice di precetti, non è una litur-
gia. Non è neppure uno slancio di
solidarietà umana, né una proposta
di fraternità sociale. Anzi, il Cri-
stianesimo non è neanche una reli-
gione. È un avvenimento, un fatto.
Un fatto che si compendia in una
persona. Oggi si sente dire che in
fondo tutte le religioni si equival-
gono perché ognuna ha qualcosa di
buono. Probabilmente è anche ve-
ro. Ma il Cristianesimo, con que-
sto, non c'entra. Perché il Cristia-
nesimo non è una religione, ma è
Cristo. Cioè una persona.
L'identikit di Cristo. Io ho punta-
to su di lui la mia vita, l' unica vita
che ho: e quindi sento il bisogno
ogni tanto di contemplarne il mi-
stero, di rinfrescare l ' identikit di
Cristo. Molte volte sentiamo parla-
re di Gesù Cristo, ogni tanto sul
giornale c'è qualcuno che fa qual-
che scoop su di lui, ogni tanto si
inventano e danno interpretazioni
su chi sia Gesù Cristo, ma gli unici
testi che ci parlano di Cristo sono i
Vangeli. Perciò o si sta ai Vangeli,
oppure si rinuncia a parlare di lui.
Quindi, non dirò neanche una pa-
rola che non sia documentabile, a
differenza di chi si inventa libri,
film e parole.
Che tipo era? Prima domanda, la
più semplice: che tipo era questo
Gesù Cristo? Che uomo era? Que-
sto il Vangelo non lo precisa. E devo
Il suo sguardo. E aveva anche due
splendidi occhi. Lo sguardo di
Gesù colpiva chi lo incontrava. I
Vangeli, soprattutto quello di Mar-
co, parlano spesso del suo sguardo:
penetrante su Simone, che gli
viene presentato dal fratello; affet-
tuoso sul giovane ricco, quello che
poi se ne va perché lui gli dice di
« lasciare tutto e di seguirlo»; di
simpatia su Zaccheo, il capo dei
pubblicani, gli esattori delle impo-
ste che rubavano (solo allora, per
carità, non voglio dar giudizi ... ),
che lo guardava stando appollaiato
su un albero. E ancora, di tristezza
suli' offerta dei ricchi, di sdegno su
quel che avveniva nel Tempio, di
dolore per chi lo tradisce ... Insom-
ma, il suo era uno sguardo che par-
lava.
Aveva idee chiare. E che faceva
capìre come Gesù avesse le idee
chiare. Molto chiare. Quando par-
lava non diceva mai «forse , secon-
do me, mi pare ». E non aveva peli
sulla lingua neanche con i potenti:
ricordate quando dà della «volpe »
al re Erode?
Uomo libero. Ma una delle cose
più belle di Gesù è che era un uomo
libero. Anche dai suoi amici. Quan-
do san Pietro fa la sua professione
di fede (ogni tanto ne azzeccava una
anche san Pietro ... ) Gesù gli fa un

2.3 Page 13

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panegirico mai dedicato ad un uo-
mo, tanto che san Pietro probabil-
mente si ringalluzzisce, comincia a
pensare in grande. Ma quando Gesù
gli annunci a che il suo destino è
quello di essere mandato a morte, e
Pietro, che già si sente « primo mi-
nistro del Regno di Dio » lo prende
per un braccio e lo rimprovera.
Gesù neanche lo guarda e lo tratta
malissimo: «Va' via da me Satana,
tu non pensi alle cose di Dio ma alle
cose degli uomini ». Niente male
per un amico, no?
Ancor più libero con i parenti.
Con i parenti, poi, certe volte era
anche peggio. Quando Gesù abban-
dona la sua casa, a trent'anni, loro
lo considerano pazzo. Lo dice il
Vangelo di Marco, capitolo terzo:
Uscirono (i suoi parenti) per andare
a prenderlo, perché dicevano: «È
uscito di sé», è fuori di testa. Poi,
quando la gente comincia ad andar-
gli dietro, i parenti cercano di riav-
vicinarsi a lui, perché capiscono
che in qualche modo sta acquistan-
do potere. E allora chiamano Ma-
ria, per cercare di convincere Gesù
a tornare da loro. E lui? Capisce
tutto, al volo. E fa finta di non rico-
noscere nemmeno sua madre.
Gesù amava
Ma non crediate che fosse un uo-
mo troppo duro. Gesù amava. Mol-
to. Anzitutto, i bambini. Sapeva
capirli, dote che raramente noi
adulti abbiamo: in genere, quando
parliamo con loro, sappiamo solo
chiedere quanti anni abbiano, quale
classe frequentino ... Roba che a
loro non interessa per niente. Lui,
invece: «Lasciate che vengano a
me». Poi , gli amici. Aveva un forte
senso dell'amicizia, Gesù. Per esem-
pio, era molto amico dei suoi di-
scepoli: e, tra questi, era particolar-
mente legato a Pietro, Giovanni e
Giacomo; e, ancora, tra questi so-
prattutto Giovanni gli era più ami-
co. Insomma, anche lui aveva delle
preferenze tra i suoi amici. Come è
giusto: gli amici non sono mica
tutti uguali. Poi, Gesù amava il suo
popolo. Si sentiva pienamente e-
breo, israelita. Tanto che il pensie-
ro della distruzione di Gerusalem-
me lo fece addirittura piangere.
Attenzione ai particolari. Ma c'è
un'altra cosa della personalità di
Gesù che mi ha sempre colpito: la
sua attenzione ai particolari. Gesù
stava molto attento alle piccole cose
della vita, anche perché sapeva che
poteva farne delle parabole. Pensate
a quella, quasi "emiliana", del Re-
gno di Dio che è simile a una donna
di casa che prende un po' di lievito
e lo impasta con la farina finché è
tutta fermentata. O a quell'altra del-
1'amico seccatore che deve essere
accontentato pur di potersene libe-
rare. Verissimo. Mi ricorda i nove
anni in cui sono stato parroco a Le-
gnano: c'era una donna che veniva
a trovarmi ogni giorno, lamentando-
si del marito. Ma che cosa potevo
fare, io? Non potevo mica ammaz-
zarglie lo!
Una «lucciola». E ce ne sarebbero
tanti altri, di episodi da ricordare.
Nel capitolo settimo di Luca si rac-
conta che Gesù è a pranzo da un
capo fariseo: a un certo punto vie-
ne dentro una di quelle donne che
non si sa come chiamarle ... Dicia-
mo una «lucciola ». Questa donna
si mette vicino a lui e comincia a
fargli dei complimenti, lo profuma.
Era una scena gravissima: come se
a un pranzo parrocchiale in cui il
_parroco di Granarolo invita il sin-
daco e il maresciallo dei carabinie-
ri , una di queste donne entrasse e si
mettesse a fargli dei complimen-
ti ... Eppure Gesù non si scompo-
ne. Anzi, la difende quasi con ca-
valleria.
Una figura umana
eccezionale: soltanto questo?
Dal Vangelo, dunque, riconoscia-
mo una figura umana eccezionale.
Al punto che quando Ponzio Pilato
lo presenta alla gente, dice: Ecco
l'uomo. E invece io dico: ecco il
punto. Gesù era solo un uomo? Per-
ché anche la maggior parte delle
persone che non credono lo consi-
derano un grande uomo, da stimare.
Ma è una posizione insostenibile,
se guardiamo a quel che Gesù Cri-
sto stesso dice di sé. Esempi? Si de-
finisce «Figlio del!' uomo », che era
il titolo usato nelle profezie di Da-
niele per indicare un personaggio
misterioso che sarebbe venuto dal
cielo e che avrebbe posto fine alla
Storia. E con questo Gesù evoca la
sua origine celeste e la sua definiti-
vità. Poi, dice di essere «più grande

2.4 Page 14

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di Davide »: e Davide era il re
ideale, l'ideale della monarchia e
della regalità per gli Ebrei.
È più che un uomo. Ma la cosa
forse più seria la dice nel Discor-
so della montagna. «Beati i pove-
ri ... » e via dicendo, ricordate?
Be' , in quel discorso dice tra I'al-
tro: « Avete udito che è stato detto
agli antichi "non uccidere". Io, in-
vece, vi dico ... ». Pensateci bene:
con questa frase Gesù quasi «cor-
regge » la Rivelazione di Dio. E
rivendica a sé anche il potere di
giudicare l'uomo. E chi può farlo,
se non uno che si crede Dio? E le
altre cose che raccomanda? « Chi
dà la vita per me la troverà... ».
Oh, dare la vita per uno non è
mica uno scherzo. Una volta, in
una visita pastorale, un bambino
mi ha chiesto: « Ma tu saresti di-
sposto a dare la vita per il Signo-
re? ». Io ci ho pensato su e gli ho
risposto: « Senti, io sarei anche
disposto a dare la vita per il Si-
gnore. Però mi seccherebbe pa-
recchio ». Che era un tentativo di
mettere insieme il dovere con la
sincerità. E ancora: «Da' da man-
giare a tuo fratello perché in lui
vedi me ». Se un mazziniano sto-
rico dicesse: « Aiutate i fratelli
perché in essi dovete vedere Giu-
seppe Mazzini », direbbe una cosa
che non commuoverebbe nessu-
no , perché un uomo povero vivo
è molto più importante di Mazzi-
ni morto. Ma, Gesù? Gesù ripaga
con la vita eterna. Lo dice anche
san Marco, scrivendolo nel uo
Vangelo in maniera un po' umori-
stica: « Chi avrà lasciato il padre
e la madre, i campi e la casa per
me, avrà il centuplo quaggiù . Con
le persecuzioni e la vita eterna ».
Come dire: prima un po' di botte,
va bene. Ma poi, la vita eterna.
Gesù è Dio. Perché il fatto è che
Gesù sarà pure stato un grande
uomo, un uomo eccezionale. Ma
soprattutto è Dio. È il Figlio di
Dio. Non come lo siamo tutti noi,
come lo sono tutte le creature, co-
me la farfalla della vispa Teresa
(anche lei è «figlia di Dio »): lui è
il Figlio prop1io, l'Unigenito.
Una parabola inverosimile. Ne-
gli ultimi giorni di vita Gesù rac-
conta una parabola, una delle più
inverosimili nella sua struttura let-
teraria (a Gesù non interessa rac-
contare una novella verista, ma tra-
smettere un messaggio); è la pa-
rabola dei vignaioli omicidi, che
occupavano il terreno del padrone
senza dargli niente in cambio. Al-
lora il padrone manda alcuni servi
a riscuotere. I vignaioli li picchia-
no. Il padrone ne manda altri: ma
i contadini li uccidono. E fin qui,
secondo me, è un racconto un po'
esagerato: come facevano a pen-
sare di uccidere così la gente e ca-
varsela senza problemi? Ma a que-
sto punto la parabola diventa ad-
dirittura una cosa da matti. Il pa-
drone dice: « Ah, ho un figlio uni-
co, manderò lui perché avranno ti-
more di mio figlio ». Ma chi è quel
padre che sapendo di avere in casa
dei briganti arrischia il suo unico
figlio? E infatti i vignaioli decido-
no di uccidere anche lui, in modo
da ereditare il patrimonio del pa-
drone (chissà in quale codice sta
scritto che l'eredità passa agli as-
sassini dell'unico erede!). Insom-
ma la parabola è tutta sballata.
Eppure si è verificata alla lettera:
infatti Gesù verrà ucciso fuori del-
la vigna, fuori delle mura di Ge-
rusalemme. Ed è stato il Padre a
mandarlo.
Dinanzi a lui non resta che ingi-
nocchiarsi. Mettete insieme tutte
queste cose. Ne esce il ritratto di
un uomo eccezionale, che dice di es-
sere Dio. Una provocazione! Ma
noi dobbiamo raccogliere questa
provocazione. Perché se uno si pre-
senta in questo modo, se dice di es-
sere Dio, c'è poco da fare: o que-
sto qui è matto, e allora non lo si
può stimare, oppure è vero quel
che dice. E allora bisogna ingi-
nocchiarsi. Non basta mica dire: è
un grande uomo.
L'annuncio degli apostoli
e il nostro annuncio.
Gesù è risorto! Gesù è vivo!
E infatti, che cosa sono andati a
dire gli apostoli di lui? Il nucleo
del messaggio cristiano qual è?
Una parola sola: è rismto. Si è ri-
svegliato dalla mo1te. Gli apostoli
sono andati in giro a dire che Gesù
è risorto ed è ancora vivo. Oh, vivo
oggi. Quando facevo scuola a Mi-
lano, all'Istituto di Pastorale, ho
fatto una lezione sulla risurrezione
di Cristo. Finita la lezione, una si-
gnora si avvicina e fa: « Ma lei vuol
proprio dire che Gesù è vivo .. .? ».
«Sì, signora: che il suo cuore batte
proprio come il suo e il mio ». «Ma
allora bisogna proprio che vada a
casa a dirlo a mio marito ». «Bra-
va, signora, provi ad andare a dirlo
a suo marito ». Il giorno dopo la si-
gnora torna da me e mi dice: «Sa,
l'ho detto a mio marito ». «E lui? ».
« Mi ha risposto: "Ma va', avrai
capito male" ». Notate che quella
era una catechista. Eppure era
sconcertata. Io le faccio avere la
registrazione della lezione. Lei la
fa sentire a suo marito.
Se è così, cambia tutto. E lui alla
fine croll a: «Ma se è così, cambia
tutto ». Pensateci, e ditemi se non è
vero: se quell'uomo, bello, buono,
eccezionale, è davvero Dio, e se è
ancora tra noi, allora cambia dav-
vero tutto.
La conferenza del cardinale
Giacomo Biffi la si può trovare
in libreria - pp. 20, lire 1000 -
o direttamente alla LDC, 10096
Leumann (To) - tel. 011/95.91.091-
c/c postale 8128.

2.5 Page 15

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Uomini e donne speciali hanno costruito una comunità.
di Ferdinando Colombo
Formazione professionale
e promozione delle ragazze;
una parrocchia animata
dai laici; il santuario
di Maria Ausiliatrice:
le quattro carte vincenti
del progetto-Kenya.
<<E ra esattamente il 31 gennaio
J988 , centenari o della morte
di Don Bosco. A Makuyu, in Kenya,
nella diocesi di Murangha, a soli 70
km da Nairobi, diamo il via a una
nuova opera miss ionaria. Il vescovo
ha chiesto ai sales iani di aprire qui ,
tra i braccianti cli una grande multi-
nazionale agri co la, un a nuova par-
rocchia, che pon ga al primo posto,
nell'attenz ione pastorale, l' amore
per i giovani , seco ndo il cuore cli
Don Bosco. Comi nci amm o con una
baracca di lamiera lunga otto metri
e larga cinqu e. Era il nostro quarti er
generale». Don Felice Molino ha
gli occ hi lucidi mentre ricord a gli
in izi de ll a mi ss ione di Makuyu.
Quella sera c'era con loro un «sale-
siano eia com battimento », don Luigi
Abbate. Cappellano all a Fiat in ten;-
pi difficili , per le lotte operaie, ave-
va 78 anni e si trovava in Kenya da
quattro an ni appena. Tutti lo aveva-
no sconsigliato di andare in Africa
all 'età di 74 anni , ma lui non aveva
rinunciato all a gio ia cli partire per le
missioni.
SOGNATORE
COME DON BOSCO
Racconta don Felice: « Una matti-
na don Abbate dice che ha sognato
una bella chiesa sul la co llina so r-
montata dalla statua di Maria Ausi-
li atrice. Del sogno non parliamo
più , ma intanto lass i:, costruiamo una
chiesa- baracca. Nel '90 don Abbate
non sta bene e viene ri coverato al
Cottolengo di Torino. Cancro. « Non
se la caverà », dice la suora. Poi: « Pa-
re che ce la farà ... no, è troppo agi-
tato, strappa monitor, tubi e tubicini
e anche i punti .. . studi a kikuyu (la
lingua della sua gente in Kenya)
anche nel delirio ... ora va meg li o ».
Una lunga convalescenza durata me-
si in cui la suora sembra ave re ra-
gione, poi la Madonna fa la grazia e
lui , a 80 anni riparte per il Kenya.
Prima va a salutare tutti gli ami ci. A
tull i ch iede un 'offe rta per il "s uo"
santuario. Quando arriva a Makuyu
dice che si deve ini ziare subito la
costruzione. Ma lass ù, sull a co llina,
si sono già stabiliti i protes tanti e
all a richi es ta cli un terreno per la
chiesa le autorità so no sorde. Don
Abbate è insistente. « Io la Chiesa
l'ho vista in sogno , ho visto la Ma-
donna! ». Il racconto di don Felice a
questo punto si interrompe e, anos-
sendo in vo lto, come per un ricordo
imbarazza nte, mi dice: «È sempre
così. Negli uffici del catasto mi fan-
no aspettare tre ore e poi mi dicono
di tornare dom ani . So che non devo
farlo, che in ogni caso non è nelle
mie intenzioni fare del male. Ma so
che l'impiegato, così sicuro di e
prepotente, è superstizioso. "Non tor-
nerò più! Maledetto tu, il tuo ufficio
e tutti quanti qui state a passare il
tempo bevendo il the! ". Me ne vado
inseguito dal poveretto, che mi mi-
naccia se non ritiro le mie parole.
La mattin a dopo abbiamo la pro-
prietà del terreno» .
Ora don Abbate, che sente la vita
scorrere troppo veloce, non dà più
respiro ai confratelli e ai benefattori.
Bisogna costruire subito. I di segni
sono so lo abbozzati , ma bisogna ini-
11s NOVEMBRE 1996

2.6 Page 16

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Makuyu (Kenya). 400 persone portano in processione il trave principale della chiesa
di Maria Ausiliatrice, su un percorso sconnesso e in salita, lungo sette chilometri.
ziare ugualmente le fo ndamenta. Lui
tutte le sere si raccog lie nella cap-
pellina, davanti alla statua del!' A usi-
liatrice e prega a lungo. Riesce a far-
si portare lassù, su ll a cima della col-
lina. La schiena gli duole terribil-
mente a ogni salto della strada. Ven-
gono iniziate le fondazioni , ma lui
deve fare rientro in Italia. Non ce la
fa più.
CRESCE LA CHIESA
COMUNITÀ
Mario Be1tello, il fabbro di Castel-
nuovo Don Bosco, lascia la sua offi -
ci na e si trasferisce a Makuyu. Il tet-
to della chiesa è davvero difficile.
Inizia dal travone principale di 30
metri che dovrà sporgere di 12 me-
tri . II travone è completato, ma le
piccole strade di co llina non consen-
tono il passaggio di camion . Si ri-
corre al la gente. La domenica matti-
na la gente è là. 400 persone portano
in processione il trave principale
della chiesa di Maria Ausi li atrice, su
un percorso sco nnesso e in saiita,
lungo sette chilometri. Oggi il san-
tuario è una realtà. A li 'età di 72 an-
ni , Mario Bertello è sa lito a 14 metri,
su l torrione, per issare una bianca,
grande statua delI' Ausili atrice, ac-
quistata da don Abbate prima della
sua morte. Di lassù ogg i la Madonna
protegge la parrocchia e presiede al-
lo sv iluppo dell 'opera salesiana in
M a k uy u.
Dal 1988 a ogg i la parrocchia si è
allargata e ha 13 succursali in otto
delle quali si è costruita la chiesa in
muratura. Vi lavorano ora se i sa le-
siani e quattro Figlie di Maria Ausi -
liatrice, insieme a 40 membri del
consiglio pastorale, l 5 catechisti, 30
incaricati del la celebraz ione dome-
nicale quando il sacerdote non può
essere presente, 50 leaders delle 50
comunità di base, 50 cooperatori sa-
lesiani in formazione e 30 giovani
cooperatori. 40 gli animatori degli
oratori fest ivi nelle 13 succursali.
F un zionano undici sc uole materne
con oltre 800 bambini, un centro
professionale con 150 ragazzi e I00
Makuyu (Kenya). Don Luigi Abbate (a destra),
(.là il primo colpo di piccone.
E con Albina Marcelli, madre del salesiano
laico Alfonso. Nonna Albina , classe 1914,
ha lasciato dieci figli in Italia per venire
accanto all 'undicesimo che lavora in Kenya ,
diventando in comunità la loro
"Mamma Margherita", alternandosi
con un 'altra nonna, da tanti conosciuta
a Torino come nonna Croce (classe 1918).
NOVEMBRE 1996 8S
DON LUCA MASCHIO. Aveva incontrato giovanissimo i
salesiani all'oratorio di Torino-Leumann. Chiese presto di
partire per il Kenya. Quando parlava dell'Africa, don Luca
non presentava immagini fo lkloristiche o visioni di bellezze
naturali, ma il grido di aiuto dei poveri e le tragedie della
loro situazione disumana. Condivise con loro la difficoltà di
vivere, negli slums che visitava, nel campo profughi di
Kakuma, nel centro salesiano , e trascorreva con loro quanto
più tempo poteva. Ordinato sacerdote al Colle Don Bosco
nel 1991 da mons. John Njue, vescovo di Embu , era imme-
diatamente tornato in Kenya. Allegro e socievole, portato
per la musica, era il regista apprezzato di ogni attività sia
professionale come del tempo libero. Il Signore lo ha accolto
nella vita definitiva il 19 settembre 1994 all'età di 31 anni , a
seguito di un tragico incidente automobilistico. Quella matti-
na aveva detto ai giovani: «Siamo una sola famiglia . Abbia-
mo tutti il nostro ruolo da svolgere per il bene degli altri ».
F.C.

2.7 Page 17

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Makuyu (Kenya).
I laboratori della nuova tipografia.
ragazze da 17 a 25 anni e, dal 1994, UNA GRANDE
un di spensario medico parrocchia le,
sotto la completa responsabilità d i
TIPOGRAFIA
mento nel mondo del lavoro, questo
accompagnamento continua come
consulenza e collaborazione.
suor Hele na Ka min ska. Le FMA
Il pres ide , 1' indiano padre Nor-
collaborano attivamente e in perfet- Con l'aiuto dell a Misereor tede- man D'Souza ci assic ura che pur se-
ta annon ia con la parrocchia, coor- sca e d i altri nun1YJOSÌ benefattori i lezionando gli alliev i tra i giovani
dinate dalla direttri ce suor Delfina salesiani nel gennaio 199 1 erano in poveri della zona, la quali tà dell ' in-
Ceron, che si cura anche delle 15 grado cli aprire il centro profess io- segnamento e i programmi di dattici
maestre. C'è pu re una casa di for- nale ai primi 50 allievi, offrendo le opportunamente adattati, garantisco-
i mazione per le aspiranti alla vita sa- speciali zzazio ni in meccanica, fa le- no un alto livell o di preparazione
les iana. Esse si dedicano all 'attività gnameria e mu ratura con un corso profess ionale. Don Luigi Gariglio,
pastorale dell a parrocchi a ne i giorni annu ale. I n questi ultimi anni le direttore dell a Comunità salesiana,
d i sabato e domenica: catechismo, speciali zzazioni nei laboratori sono sotto linea che il vero segreto dell o
oratorio, celebraz ione dell a Parola diven tate sette: mu ratori, idra ul ici, svilu ppo di tutta l'opera di Makuyu
per i fanc iulli.
ele ttricisti, meccanic i, saldatori, au- è 1a pedagogia d i Don Bosco e ci ri -
La costruzione di due capannoni tomeccanica, fa legnameria.
corda la fi gura d i un giovane sal e-
per i laboratori d i taglio e cucito e le Ultim amente, sponsorizzata da l s iano, don Luca Maschio, che con
aule scolastiche ha permesso alla fi- VIS (Volontariato Intern az ionale per la sua gio iosa din ami cità era il cuo-
lippina suor Cec ili a Cardena l di ac- lo Sviluppo), che è l'Organismo re di tutte le attività tra i g iovani. Un
cogliere un centinaio di alli eve che Non Governativo laico c he affianca tragico incidente ha fermato la sua
seguono un corso biennale. Sono ra- in modo auton om o il trad izional e attività teJTena a soli 31 anni, ma cer-
gazze di Makuyu, e la loro età varia impegno dei sales iani per i giovani tamente ha inte ns ificato la sua pos-
dai 16 ai 25 an ni . Pro lunga re la loro dei paesi poveri, si è agg iunto un si bilità cl i protezione su tutta la co-
formazione, sia pure pe r due anni moderno ed effic ie nte Centro gra fi - munità.
so ltanto , signifi ca sa lvare queste ra- co. Data la quasi total e ines istenza
Ferdinando Colombo
gazze da numeros i prob lemi legat i di sc uole grafic he ne l paese, questa
a ll ' ignoran za e ritard are, cli qu alche ini ziativa costitui sce un co ntributo
tempo, maternità premature. Pur- determinante allo sv iluppo um ano
troppo in Makuyu, come anche in della nazione e per g li alli evi, c he
diverse altre parli del Kenya, la ricevono un attestato della sc uol a
magg ioranza de ll e ragazze d iventa stessa, la ga ran zia di notevo li poss i-
madre prima del matrimon io anche bilità di lavo ro. TI Ministero dell a
c ivil e, e molte cli esse restano ragaz- pubb lica istruzione kenyota ricono-
ze madri per tutta la vita. La sc uola sce agli alliev i che terminano il cor-
"Laura Vi c uiìa - Training Centre" so, il tito lo CRAFT, di opera io tec-
o ltre ai corsi di taglio e c ucito e ma- nico spec ializzato nel settore grafico.
glieria offre i cors i accademici di in- Anche la Procura mi ss ionari a sale-
g lese, matem at ica, ki-swahili, etica siana di Bonn ha cofinanziato questo
soc iale, sc ie nze economi che, igiene Centro gra fico che certamente, in tut-
e re lig ione. La sc uo la s i preocc upa ta l'Africa sub-sahariana, è il più
della formazione c ulturale e soc ia le compl eto quanto ad attrezzature e ag-
dell e ragazze, formando tra esse ani- giornato nella tec nologia de l settore.
matri c i de lle dive rse chiese locali , Tre sales iani laic i, Virg ilio Radici,
s pec ialm e nte per l'anim azione de- Abramo Pinakat e Alessandro Ber-
g li oratori domenicali. Le ragazze tocchi , eguono a tempo pieno gli al-
fanno parte anche del movimento liev i, garantendo una fo1mazione pro-
ispettoriale « Giovani donne per l' A- fessionale .tecnolog icamente avanzata
frica ».
e agg iorn ata. Anche dopo l'inserì- Ora la Madonna è là e benedice.
BS NOVEMBRE 1996

2.8 Page 18

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Si è conclusa il 22 aprile la fase diocesana del processo
UNA MAMMA
A VALDOCCO
di Umberto De Vanna
Giunse a Valdocco nel
novembre di 150 anni fa,
e per dieci anni
fu la madre per centinaia
di ragazzi.
M amma Margherita venne a Val-
docco 150 anni fa. Nel 1846
era ape110 solo l'orato1io, e i ragazzi
vi affl uivano soprattutto all a domeni-
ca. Le Memorie Biografiche parlano
di almeno 800 giovani . Lungo la set-
timana, ogni sera, dopo il lavoro in
città, veni vano i ragazzotti dell a scuo-
la serale. I documenti raccontano di
oratori ani che mettevano tutto sotto
sopra e inv adevano ogni spazio. Gli
schi amazz i si possono immaginare. I
gruppi occupavano la cucina e la ca-
mera di Don Bosco, la sacrestia, il
coro, la cappell a. Voci , canti , andi ri -
vieni, ma non si poteva fare altrimen-
ti . Mamma Margherita era con
loro. L' igiene di questi ragazz i era
quell a che si poteva immag inare. Con
le scarpe e gli zoccoli infangat i, i ve-
stiti logori e male odoranti, erano ad-
dirittura pericolos i non solo perché si
trovavano per le strade di soccupati,
ma perché portatori di malattie pol-
monari e della pelle. D ' inverno il pa-
vimento della cappella diventava una
poltiglia melmosa e nelle domeniche
estive, gremita di ragazzi, diventava
una nauseabonda accolta di giovani s-
simi dal fiato pesante e dagli indu-
menti puzzolenti. Ma l'odore non dif-
feriva da quell o· che i ragazzi trova-
vano nelle strade e nell e proprie
case. Quando al- •·
l'oratorio ven- 6-.~-
nero accolti gli f '
interni le con-
dizioni cam-
biarono.
UNA DONNA FORTE
Questo è il mondo nel quale Don
Bosco aveva invitato sua madre. At-
torno a lei la sera si scatenava un.a
specie di terremoto. Una donna sofa,
in mezzo a un marasma che si scari-
cava nelle poche stanze della casa e
NOVEMBRE 1996 BS
La congregazione è nata sulle ginocchia di Mamma Margherita.
(Dipinto di Nino Musìo).
invadeva anche la cucina. Dove si
sarà rifugiata quell a povera donna in
quell e ore? Quale appello doveva
fare all a sua pazienza per essere sem-
pre serena e a disposizione per ogni
necess ità? Certo veni vano sacerdoti
e anche laici ad ai utare Don Bosco e
alcune donne vennero in seguito a
dare una mano. Ma solo Mamm a
Margherita era sempre « volonta-
ri a » a tempo pieno. Quando poi ven-
nero i ragazzi intern i ebbe anche un a
posizione di responsabilità. E non
per qu alche giorno, ma per di ec i
anni , dal 1846 al ' 56.
Don Rua ri corda Mamma Mar-
gherita ai Becchi. Rimasta vedova a
29 anni , le era stato pro-
posto un matrimonio
favo revo le, ma pre-
ferì rim anere sem-
plicemente l'edu-
catrice dei suoi fi gli. E li crebbe a
un a vita reli giosa e spirituale inten-
sa, all a vita povera, all a sopporta-
zione dell e fatiche. Ed era una
donna in traprendente. Nell a borgata
c'erano de lle donne dal comporta-
mento ambiguo e lei le smascherava.
Una donna non vo leva che il prete
andasse a dare la comun ione all ' uo-
mo con cui conviveva, ma lei riu scì
a fa rl o entrare. Era coraggiosa.
Nell a sua casa dava osp italità a ca-
rabini eri e briganti. La gente del
paese l'aiutava perché sapevano che
faceva la carità. Capì la vocazione
del figli o e lo mandò a studiare, op-
ponendosi all a volontà di Antoni o,
che lo vo leva contad ino.
Giunta a Va ldocco, gior-
no dopo giorno, diven-
ne la madre di tutti .
· La magg ior parte

2.9 Page 19

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di canonizzazione di Margherita Occhiena, la mamma di Don Bosco.
di quei ragazzi vive-
vano e lavoravano
fuori. Ricevevano 25
centesimi per com-
- perarsi il pane, a-
-:.- / vevano fame. Glie-
chiedevano e
l ei aveva una buo-
na parola per tutti.
« Don Bosco si sacrifica per te», di-
ceva a uno. E a un altro, che Don
Bosco aveva trattato severamente,
diceva la parola dolce, che consola
e fa riflettere. Nessuno le m ancò
mai di rispetto.
C'era poi tutto un mondo che si ri-
versava qui . Don Bosco si assentava
per i suoi viaggi, per trovare denaro,
per predicare ovunque, anche lonta-
no. Lei rimaneva la responsabile
della casa. Si imponeva ai ragazzi,
ma sapeva anche conquistarsi la
stima delle persone esterne che pas-
savano da Valdocco. Pur nella mode-
stia degli inizi , l 'opera di Don Bosco
si presentava come una realtà peda-
gogicamente nuova e molte per-
sonalità del mondo della politica,
della cultura, della vita ecclesiastica
e civile facevano capolino a casa Pi-
nardi . Non c'era sala di ricevimento
e tutti dovevano affacciarsi alla porta
di Mamma Margherita, passare dall a
cucina o dalla stanza della guard aro-
ba. Nella sua sem-
plicità, e ricca di
buon senso, trattava
con la stessa disin-
voltura e cordialità il
marchese, il ricco
borghese, il ci abatti-
no e lo spazzacami-
no (la testimonianza
è di don L emoyne).
ACCANTO
Al PRIMI SALESIANI
Mamma Margherita era arrivata a
Valdocco pen sando di dover prepa-
rare la minestra a Don Bosco. Ma
dopo due mesi le aveva già portato
in casa il primo orfano, e dopo un
anno erano diventati sette. Essa si
trovò ben presto coinvolta nella
mi ss ione educativa del fi glio. Na-
scevano in quegli anni il carisma di
Don Bosco e la congregazione sale-
I Mamma Margherita sempre più
popolare in ogni angolo
del mondo. Il particolare
di un murale brasiliano.
IN PRINCIPIO
C'ERA LA MADRE ...
Come nacque la biografia
di Mamma Margherita
di Luigi Fiora
La prima biografia di Mamma Mar-
gherita tu scritta da don Lemoyne
tra il 1883 e il 1886, vivente Don
Bosco. Ma essa non fu stampata,
perché l'autore voleva darle un'ulti-
ma sistemazione. Egli la fece com-
porre in bozze e la fece conservare
nell'Archivio salesiano centrale, do-
ve si trova tuttora. Solo nel 1886
ne pubblicò una parte, con una
leggera elaborazione per lettori del
popolo e la presentò a Don Bosco
nella sua festa onomastica. Don
Bosco la lesse con commozione e
la approvò.
È INTERESSANTE il contesto in
cui nacque la biografia. Negli ultimi
anni della sua vita, Don Bosco era
preoccupato di definire, conservare
e tramandare il patrimonio spiritua-
le della congmgazione . Per questo
chiamò vicino a sé, tacendolo uffi-
cialmente storico della congrega-
zione, don Lemoyne, a cui disse:
« lo ti confido la mia povera perso-
na. Abbi pietà di me, soprattutto per
ascoltarmi. lo non avrò segreti per te,
né del mio cuore, né della mia con-
gregazione ,,. E da Don Bosco stes-
so ricevette l'ordine di scrivere la
vita di sua madre. La biografia di
Mamma Margherita doveva aprire
la storia della congregazione per-
ché Don Bosco la considerava
parte di essa, almeno suo presuppo-
sto: «In principio c'era la madre...
QUALI FURONO LE FONTI DI
DON LEMOYNE? Le Memorie del-
l'Oratorio, scritte da Don Bosco
stesso; la Storia dell'Oratorio, scritta
da don Sonetti sul Bollettino Sale-
siano e letta ogni mese da Don
Bosco e dagli altri ; le Cronàche di
Sonetti, Ruttino , Viglietti che aveva-
no preso nota tra l'altro di quello
che Don Bosco andava raccontan-
do nelle sue conversazioni con i sa-
lesiani e i giovani ; i ricordi che meti-
colosamente ricercava presso chiun-
que avesse informazioni a Valdoc-
co, ai Becchi, a Castelnuovo. Don
Lemoyne raccolse in 44 grossi dos-
sier tutto questo materiale.
DON LEMOYNE SI SERVÌ soprat-
tutto delle conversazioni confiden-
ziali con Don Bosco. Lo racconta
nelle Memorie Biografiche. Don Bo-
sco era interessato a narrare, don
Lemoyne interessatissimo a doman-
dare e a scrivere su fogli che tene-
va in mano. Poi correva subito in
camera e trascriveva quello che Don
Bosco gli aveva narrato. Si noti che
don Lemoyne ricorda particolari si-
gnificativi : il sorriso con cui Don
Bosco narrava; cose che solo Don
Bosco poteva conoscere. Fedele e
scrupoloso com'era, don Lemoyne
non poteva non riprodurre esatta-
mente quanto riferiva Don Bosco.
Inoltre coloro che avevano già
sentito la narrazione avrebbero av-
vertito la falsità. Se Don Bosco era il
solo vero testimone dei fatti avvenuti
ai Becchi , molti erano invece i testi-
moni viventi e benissimo informati
dei fatti di Valdocco. Raramente
una biografia ha avuto un informa-
tore diretto come Don Bosco, un
raccoglitore immediato come don
Lemoyne, dei garanti di informazio-
ni come i primi salesiani che co-
nobbero la storia dell'Oratorio e di
Mamma Margherita.
BS NOVEMBRE 1996

2.10 Page 20

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A Roma in ottobre si è tenuto il Convegno nazionale dei Laboratori Mamma Margherita. Nel nome della
mamma di Don Bosco in tutto il mondo sorgono gruppi che si ispirano a lei , quale « maestra di spiritualità sale-
siana ». Nelle due foto in alto, laboratori Mamma Margherita di Nairobi in Kenya (qui con l'ambasciatore sviz-
zero) e di Potenza. In basso, gruppi di « Madri di consacrati » di Montevideo, Uruguay (a sinistra) e di Torino-
Valdocco . Le mamme dei consacrati considerano Mamma Margherita come la « prima associata ».
o
VALDOCCO È ANCORA LA SUA
CASA. Il palazzo che si affaccia
sulla piazza Maria Ausiliatrice è
stato recentemente ristrutturato
per accogliere i gruppi giovanili in
visita a Valdocco. L'ambiente ha
una capienza di 100/11 O posti let-
to , con una ventina di camere sin-
gole. Si chiama « Casa Mamma
Margherita », in onore della mam-
ma di Don Bosco, che fu la prima
collaboratrice del figlio nell'acco-
gliere i ragazzi in cerca di un tetto.
Nel volume L'Oratorio di Don Bo-
sco, don Fedele Giraudi scrive:
« Quando era già incominciata la
costruzione del tempio dell'Ausilia-
trice (1866), Don Bosco, attraver-
sando un giorno la piazza non an-
cora livellata e regolarizzata, si
fermò a contemplare con compia-
cenza la facciata e guardando ver-
so destra indicava al suo accom-
pagnatore il luogo dove aveva l'in-
tenzione di costruire un grande
caseggiato che servisse come
ospitalità ai sacerdoti , ai benefat-
tori , e soprattutto ai giovani che
sarebbero venuti a Torino per visi-
casa
MAMMA
MARGHERITA
I Torino. La nuova casa
di accoglienza in piazza
Maria Ausliatrice.
tare la chiesa e i luoghi adiacenti e
assistere alle "sacre funzioni "». Il
caseggiato costruito tanti anni fa,
realizza oggi il desiderio di Don
Bosco.
o
NOVEMBRE 1996 IJS
siana. Se Don Bosco emer-
geva con la sua santità e
azione, accanto a lui
in posiz ione mode-
sta ma ind ispen -
sabile c'è stata ~
la presenza di ' -~.4.
sua madre. I pri- (!
mi chierici e i futuri
salesiani - Rua, Albera, Francesia,
Costamagna, Cerruti - chiamavano
Mamma Margherita « la mamma».
Se Don Bosco ha come caratteristica
di fondo una bontà ispirata al Van-
ge lo, quel lo che noi chiamiamo "lo
spirito dell a fam iglia" è nato sull e
ginocchia di Mamma Margherita,
che ha creato prima la personalità
del piccolo G iovanni, e ha fa tto poi
sentire il calore di una casa e la ma-
ternità ai piccoli osp iti di Valdocco
senza famig lia. Don Bosco ha sem-
pre rimpianto quegli anni passati a
Valdocco con la presenza di Mamma
Margherita, " l'età dei cuori ape1t i, del-
la confidenza e dell'affetto".
Umberto De Vanna
Acquarelli di Luigi Zo111a

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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I NOSTRI MORTI
GRUSSU sac. Mario , salesiano, t Roma il
6/4/1996 a 83 anni.
Nato a Mogoro (Cagliari) , maturò giovanissi-
mo la vocazione al sacerdozio diocesano,
dove si laureò in filosofia e iniziò il corso di
teologia. Ma nel 1930 , scriveva al rettor
maggiore don Rinaldi: "Da più di cinque
anni sento insistente la voce di Gesù che mi
chiama a diventare salesiano. Questo desi-
derio l'ho sentito leggendo nel Bollettino
Salesiano le relazioni dei missionari". I
superio_ri del seminario lo presentarono
così: " E certamente il migliore o uno dei
migliori chierici della diocesi , sia per l'inge-
gno che per la pietà e l'indole dolcissima
amabile allegra e quieta». Ordinato a Ro-
ma, nella basilica del Sacro Cuore , don
Grussu , che conservava nell'animo l'ideale
missionario, fu invece destinato all 'insegna-
mento della teologia in vari studentati teolo-
gici: a Bollengo, Torino-Crocetta, Cremisan
(in Terra Santa) , dove fu anche direttore.
Nel 1972 si trasferì presso la casa generali-
zia di Roma, dove si occupò dell'Ufficio giu-
ridico , lavoro delicato, che svolse con com-
petenza, sostenuto dalla sua esperienza e
saggezza. Della sua Sardegna, egli conser-
per tutta la vita alcuni tratti del tempera-
mento: la fermezza della volontà, la costan-
za nella prova, la capacità di affrontare le
difficoltà, il senso profondo dell'amicizia. Fu
un salesiano di fede e di preghiera, ferma-
mente radicato in Dio: spiritualità che tra-
smise anche nel servizio come confessore
che caratterizzò gli ultimi anni della sua vita.
ZEIZYTE suor Emilija , Figli a di Maria
Ausiliatrice , t Kaunas (Lituania) il 6/4/1996
a 78 anni.
Nata a Rokiskio nel 1918, suor Emilija ha
vissuto la sua vocazione religiosa di Figlia
di Maria Ausiliatrice interamente nella clan-
destinità. Dal 1944 al 1986 fu responsabile
di scuole materne e di orfanotrofi statali. In
lei si ritrovava la stoffa dell'educatrice nata.
Dotata di un carattere energico , intrapren-
dente , non aveva paura di manifestare ,
anche pubblicamente , le sue idee e le sue
convinzioni a favore dei giovani del suo
paese. Più di una volta, a causa di questo
suo spirito critico, perse il posto di lavoro e
venne perseguitata. Nello stesso tempo , lo
stato apprezzava il suo lavoro educativo a
favore dei giovani con riconoscimenti pub -
blici.
JELLICI sac. Pietro, salesiano, t Nazareth
House, Banpong (Thailandia) il 5/10/1995 a
90 anni.
Nato a Tesero (Trento), terzo di 1O fratelli ,
cominciò presto a lavorare in famiglia
come contadino, ma fece pure il falegname
e il muratore. Era un ragazzo serio, fedele
alla messa domenicale , e fece anche parte
della filodrammatica parrocchiale. A 21
anni si recò a Ivrea per farsi salesiano. Qui
ricuperò gli anni di studio , e si rivelò quale
fu sempre: disciplinato e pieno di buona
volontà, lavoratore umile, di fine intuito pra-
tico. Durante le ricreazioni e l'estate i supe-
riori gli affidarono sempre vari lavori in
muratura, falegnameria , ecc. Partito per la
Thailandia, divenne salesiano e sacerdote.
Ben presto gli fu affidata la più grande par-
rocchia, quella della missione di Ban-Nok-
Khuek. Per 6 anni fu ispettore e poi vicario
generale accanto a mons. Carretto, nella
diocesi di Surathani. Fu un superiore ze-
lante , instancabile viaggiatore , un grande
costruttore di scuole , chiese , nuove opere.
Per le esigenze dei parrocchiani , diede ori-
gine a una fabbrica di tappeti , trovò aiuti
per un villaggio di lebbrosi , favorendo per
loro l'attività della coltivazione di verdure
varie e una scuola per i loro figli. Don Pietro
ha dato la sua vita alla Chiesa di Thailandia
e senza risparmiarsi . E in occasione della
morte gli furono manifestati tanti segni di
riconoscenza.
BARBARO sac. Federico, salesiano, t Por-
denone il 29/2/1996 a 83 anni.
Licenziato in Filosofia a poco più di vent'an-
ni, nel 1934 fu inviato a Tokyo (Giappone),
capogruppo di 8 giovani missionari , che
furono accolti amorevolmente da don Vin-
cenzo Cimatti (ora "venerabile"). In Giap-
pone don Barbaro si sente soprattutto mis-
sionario ed è colpito dall'esiguo numero dei
cattolici. Vedendo che i giapponesi sono
molto portati alla lettura, decide di fare della
stampa lo strumento per portare l'annuncio
evangelico. Diventerà così un instancabile
traduttore. Dalla biografia di Don Bosco ai
Promessi Sposi e alla Vita di Cristo del
Ricciotti , furono più di cento i titoli pubblicati.
L'opera di maggior rilievo fu senza dubbio la
traduzione in giapponese moderno della
Bibbia, completata con l'aiuto di don Del Col
e dalla signora Ogata Sueo. Il suo stile fu
definito "scorrevole , elegante, robusto". Ma
lo slancio missionario di don Barbaro non si
limitava alla stampa: fu un valido insegnante
di filosofia e teologia e un ricercato predica-
tore e direttore spirituale. Amava definirsi il
kerai (servo) del Signore , ma i giapponesi
hanno visto in lui un samurai del Vangelo.
MELLONI Antonietta , ved. Di Tucci , coo-
peratrice, t Gaeta il 6/7/1996 a 91 anni.
Fu l'ultima superstite di un benemerito grup-
po di cooperatori che si strinsero attorno ai
salesiani inviati dal beato don Filippo Ri-
naldi a fondare l'aspirantato missionario a
Gaeta. Sempre a fianco dei salesiani nelle
loro molteplici attività, ne visse lo spirito e la
missione con fervore e zelo impareggiabile.
Sposa e madre esemplare, educò saggia-
mente i figli , ai quali lascia l'eredità di una
testimonianza di viva fede cristiana. Fu
devotissima di Maria Ausiliatrice e di Don
Bosco, di cui conosceva come pochi la vita
nei suoi particolari , e ne seg uiva l'esempio ,
facendosi apostola tra la gente della sua
città. Non per nulla molti concittadini ama-
vano chiamarla " la signora di Don Bosco " .
Beneficò con elargizioni eccezionali , frutto
di una vita vissuta sobriam ente, le missioni
salesiane dell'India, che aveva visitato.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
« ... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire... , (oppure)
l'immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dali 'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la fonnazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
« ... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'/stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(jzrma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
8S NOVEMBRE 1996

3.2 Page 22

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Agli allievi del D on
Bosco d i Verona, don Ser-
gio Pighi , da 25 anni impe-
gnato in regione nella lo tta
alla tossicodipendenza, ha
parlato del problema del
fumo, spesso guardato con
indulgenza dalla società e
anche dai famil iari . Non si
sa se don P ighi sia ri usc ito
a conv ince re quei giovani.
È un fatto che tra i m aschi
i fum ator i accaniti sono in
di minuzione, mentre sono
sempre più numerose le ra-
gazze, che accendono la si-
gar etta come gesto di eman-
c ipazione e di parità.
La segreteri a nazio-
nale del Mov imento G io-
va nile Salesiano (MGS) ha
lanciato l 'idea di creare e
raccog liere un repertori o di
canzoni nate neg li am bien-
ti gi ovanili sa lesiani e che
espri mano la « nostra » spi-
ritualità. Lo scopo è cl i va-
lori zzare la produzione lo-
ca le e di renderla patrimo-
nio di tutti. M a, pur parten-
do dall ' esistente, intendono
anche suscitare una nuova
crea ti vi tà, promuovendo le
qualità arti sti che giovanili .
M ercato delle v ideo-
cassette in continua cresc i -
ta. I dati dell a Ast.ra/Demo-
skopea pubblicati da Ciak
par lano di ben 33.200.000
italian i in possesso di un v i-
deoregi stratore. Mentre nel
peri odo gennaio I 995 -feb-
bra io I 996, 20.200.000 ita-
l iani hanno ut i li zzato cas-
sette preregistrate, acqui-
state o noleggiate; le cas-
sette-pirata sono state quasi
7 milioni ; 13.300.000 le
persone che hanno noleg-
gi ato cassette. Numeri " pe-
santi " per g li operatori pa-
stora li.
L'ultimo «Trofeo del-
la bontà », assegnato in oc -
cas ione del c inq uantesimo
cli fondaz ione dell ' U nione
exa llievi di Trapan i, è sta-
to assegnato a Sabr ina Sur-
do, 11 anni , " per il gene-
roso impegno profu so nel-
!'ass istenza fratern a, senza
ri sparm io cl i tempo,
cli fatica, al fratello G io-
vanni , 22 anni , affetto dalla
nascita da tetraparesi spa-
sti ca.
NOVEMBRE 1996 BS
E I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
r
UN
RINGRAZIAMENTO
PUBBLICO
La situazione si era fatta diffici-
le: un posto di lavoro mal accet-
tato (e reso quasi insopportabile
da diverse ci rcostanze) influiva
negativamente sul mio stato
d'animo e anche su llo stesso fi-
sico. Mi sono rivolta con grande
fiducia alla cara Laura Vicufia
chiedendole di fare chi arezza.
Oggi, anche se non tutto si è ri -
solto , però giudico la situazione
nettamente migliorata, come
hanno dimostrato recentemente
anche gli esami clini ci fatti. Di
qui il bisogno di ringraziare pub-
blicamente la nostra Beata.
Maria Brambilla
Cinisello Balsamo (Mi)
r SI PREVEDEVA
UN ITER
LABORIOSO
Intuimmo sub ito che quell 'im-
provviso malessere di mia sorel-
la sarebbe stato fonte di molte e
prolungate preoccupazioni. Pur
procedendo ad una serie di
esami clinici , la diagnosi rimane-
va ancora co nfusa e, co me capi-
ta in questi casi , si co minciò a
temere il peggio. Fu in tale perio-
do di dolorosi interrogativi che io
affidai a Mamma Margherita
questa preoccupante situazione.
Si era ormai pervenuti alla deci-
sione di un interven to chi rurgico
e tutto lasciava supporre un iter
laborioso e una non breve as -
senza di mia sorella dalla fami-
glia dove però la sua opera era
asso lutame nte necessaria per
un insieme di circostanze.
Le cose tuttavia cambiaro no al-
l'improvviso. In base ai risultati
deg li ultimi esami, l' interve nto
non si rendeva più necessario ,
anzi le co ndizioni com inciarono
a migliorare così rapidamen te
che l'ammalata poté far presto
ritorno in famiglia . Ora, grazie
all'intercessione di Mamma Mar-
gherita , le i sta bene e io mi
affretto ad adempiere la mia pro-
messa di pubblicare la grazia.
A.C. Milano
r PROPRIO NEL
GIORNO IN CUI
INIZIAVA IL
PROCESSO
Voglio seg nalare una graz ia
grande avuta per intercessione
di Mamma Margherita. Una mia
nipote desiderava avere un
bimbo, ma non era mai riuscita a
portare a termine una gravi dan-
za. Dopo aver "patito" due aborti
si era decisa a inoltrare doman-
da di adozione. Ma , proprio il
giorno dell'inizio del processo di
canon izzazione di Mamma Mar-
gherita scoprì di essere incinta.
Abbiamo subito af fid ato all a
Mamma di Don Bosc o questa
nuova vita e dopo una gravidan-
za molto problematica , dove
tutto portava a di sperare , il 6
ottobre è nato un bel bambino :
Paolo . Sono certa che solo l'aiu-
to di Mamma Margherita ha por-
tato a compimento questo sogno
e le sarò grata per sempre.
M.L. Torino
r
UNA
PREOCCUPAZIONE
INDESCRIVIBILE
Mi è nato un figlio co n una grave
malformazione al cranio e per di
più affetto da nanismo. Ho pian-
to tanto. Quando ero in attesa di
lui , i medi ci aveva no previs to
una tale possibilità. Immaginarsi
la mia preoccupazione. Ma non
ho mai ced uto alla tentazione di
abortire . Abbiamo messo Gian-
luca sotto la protezion e di san
Domenico Savio e le nostre pre-
ghiere si son fatte più intense
quando il bambino è stato sotto-
posto a un delicato intervento chi-
rurgico a Parigi. Oggi , a distanza
di due anni , nostro figlio è un ra-
gazzo normale: cammina, parla,
si sviluppa regolarmente. Vorrei
rivolgermi a tutte le mamme per
invitarle a non perdere mai la
speranza e saper ri co rrere con
fiducia ai nostri santi.
D'Antonio Lia
La Spezia
r DOPO DIECI ANNI
Ringraziamo san Domenico
Savio per la grazia della nascita
del nostro figlio Michele. Da più
di dieci anni desideravamo ave-
re un figlio . Passavano gli anni
nel nostro desiderio e dolore.
Siamo stati invitati alla preghie-
ra a san Domenico Savio , affi n-
ché ci aiutasse co n la sua inter-
cessione. Abbiamo pregato noi
stessi e con noi gli altri. Siamo
stati esauditi. Abbiamo ottenuto
la graz ia e siamo molto felici e
grati.
Graiyna e il marito, Polonia
r NONOSTANTE
L'ESPERIENZA
PRECEDENTE
Qualche anno fa, proprio nel gior-
no del mio compleanno , perdetti
il bambino che portavo in grem-
bo. La ricordo come una giorna-
ta di un dolore inimmag inabi le.
« Ma è proprio vero? ,, - chiede-
vo al medico - « Come è possi -
bile? Passò del tempo ed ec-
com i di nuovo in stato di attesa.
Alla gioia però suben trò subito
una grande preoccupazione: ri -
sultavo affetta da rosolia. Tutta-
via pur nella preoccupazione ,
non smettemmo mai di affidare il
caso a Domenico Savio. Dopo
otto mesi molto travagliati, nac-
que, nel giorno dell'Assunta, una
stupen da bambina del tutto sa-
na. Ringraziamo pubblicamente
Domenico Savio per questo ine-
stimabile dono.
Mozzanica Vittoria
Dolzago (Lecco)
r CONTRO OGNI
PREVISIONE
MEDICA
Desidero dare testimonianza di
quanto sia potente la preghiera
fatta con fede sincera: può strap-
pare anche dei miracoli! Colpito
da grave malattia, mio padre ,
contro ogni previsione med ica,
ha iniziato la via della guarigione
solo dopo che io , i miei famiglia-
ri e tanti nostri amici ci siamo ri-
volti al Padre con insistenti pre-
ghiere, ricorrendo all'intercessio-
ne di san Giovanni Bosco .
C.E. Rivoli (To)
Per la pubblicazione non si
tiene conto delfe lettere non
firmate e senza recapito. Su
richiesta si potrà omettere
l'indicazione del nome.

3.3 Page 23

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I Antonio Carlos Altieri
Nato a Sao Paulo del Brasile
nel 1951.
Ispettore salesiano a Sao Paulo.
l' ispettoria di Sao Paulo in numeri...
210 salesiani in Brasile, 43 che lavorano nella delegazione dell'Angola.
28 le opere, di cui 15 scuo le tra piccole e grandi - quella di Santa Tere-
sinha in Sao Pau lo ha 4300 alliev i -; 16 parrocchie, una editrice, moltis-
simi i corsi professionali.
Quali sono i principali problemi della sua ispettoria?
Il principale è la sproporzione tra il numero delle opere e quello dei sale-
siani. S iamo pochi, molto impegnati, spesso dalle cinque e trenta del
mattino alle undici e trenta di notte. Di qui problemi per la salute fisica,
lo stress, la mancanza d i tempo per la formazio ne, la preghiera. Eppure i
vescovi continuano a chiederci di apri.re nuove presenze nella loro dioce-
si. Le esigenze giovan ili sono molto grandi in ogni angolo del Brasile.
Altri inconvenienti?
La mancanza di contributi da parte dello stato. Le nosb·e scuole funzio-
nano bene e sono molto apprezzate, ma gli insegnanti laici, sempre più
numerosi, vanno pagati con giustizia e questo incide sulle rette. Le fa-
miglie dei nostri alliev i sono per necessità del ceto medio e rischiamo di
passare per "gestori e padroni" di una scuola, più che operatori pastorali.
Vi siete aperti però ai corsi professionali per i giovani economicamente
meno fortunati ...
Sì, in ogni scuola. Sono corsi brevi, di un anno, al massimo di due, che li
qualificano presto al lavoro. Accogliamo inoltre in tutte le scuole un
ce,to numero di allievi a titolo totalmente gratuito . A Campinas per
esempio sono 700 i giovani accolti senza spesa da parte loro , anche per
il pranzo.
·
Avete anche delle università...
È un' es igenza dei ceti popolari, che non possono frequentare quelle sta-
tali . Abbiamo già tre centri a Lorena, Campinas e Americana, con cin-
quemi la studenti. Ma quando apriremo la sede universitaria di Sao
Paulo, con la possibilità di frequentare di sera, raddoppieremo certa-
mente il numero.
Posso chiederle com'è nata la sua vocazione ?
Sono figlio di due cooperatori. Mio padre era exallievo e anch 'io ho
fatto il liceo dai salesiani. Volevo diventare medico, ma dopo la matu-
rità, a contatto con i giovan i e le loro difficoltà, capii che la serenità
della mia giovinezza era un dono che dovevo condividere. Passai diretta-
mente da un «campo scuol a» al noviziato. L' ispettore mi disse che il
"prenoviziato" l'avevo già fatto in famiglia!
. J. F..O..C..U..S............
.l
ATLANTA:
L'ORO
DI JEFFERSON PÉREZ
di Seg1111do Torres
«Il mote (che è gra-
noturco bollito, il
pane dei poveri della
regione andina) è la
chi ave della velocità
dei nostri camp io-
ni », ha scritto il pe-
riodico ec uadori ano Vistazo . E
gli ameri cani hanno dovuto rico-
noscerlo . Dopo cento anni ,
Cuenca ha il primo campione
mondi ale, il primo oro olim-
pion ico.
«Bisogna lavorare sodo per arri-
vare a qualcosa, e se si vuole che
le nuove generazioni abb iano un
futuro migliore », ha detto Jeffer-
son. « Mi piace rendere il cento
per cento nel lavoro che sto fa-
cendo. Diventare cam pi one è re-
sponsabi Iità enorme, perché ti
impegna a essere una persona
senza macchia ».
«Tutti abbiamo speranze e so-
gni », continua Jefferson, «ma non
sappi amo mai se riusciremo a
farli diventare realtà. Questa me-
dagl ia olimpica è dovuta all' im-
pegno di molta gente e di varie
istituzion i. Cuenca è la capitale
culturale dell'Ecuador. Per que-
sto si dice che lo sport è la mani-
festazione viva della cu ltura dei
popoli ».
I giornali sti agg iungono: «Jef-
ferso n Pérez è fatto così: non
sopporta l' ipocrisia e ammira la
sincerità. Ha grande
fede in Dio e gratitu-
dine per la vita,
che gli ha per-
messo di svi-
luppare le sue
qualità». Sono
queste le motiva-
zioni di fondo che
lo po1tano ad essere
un giovane «disci-
plinato e tenace »,
che non abbassa
mai la testa.
BS NOVEMBRE 1996

3.4 Page 24

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TORINO C.M.P.
(§)
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 -10152 Torino
Luigi Accatto/i
CERCO FATTI
DI VANGELO
fil chiesta
di
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L. Accattali
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Cerco i fatti del Varagelo
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Inchiesta di fine millennio
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sui cristiani d'Italia
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Religione , pag. 336, L. 29 .000
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