Bollettino_Salesiano_198615


Bollettino_Salesiano_198615

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ANNO 110 N , 15 2• QUINDICINA 15 OTTOBRE 11188
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2" (70)
RMSTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NIL 1877
Missionari nella Chiesa
con il «cuore oratoriano»
Sussidio formativo anno associativo 1986-1987
<<La vostra
Associazione
ha bisogno
di approfondire
esemdipraesspimi.u'ilare
la dottrina
conciliare
sul laico
(Dalla lettera del Rettor Maggiore
ai Cooperatori)
Al Consiglio Nazionale, per essere in linea con il tema
della CEI, si è deciso di riprendere e approfondire lo
stesso argomento dello scorso anno «COMUNIONE E
COMUNITÀ MISSIONARIA», da presentare in chiave
salesiana.
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PREMESSA
IN CAMMINO CON LA CHIESA ITALIANA
« Quello che abbiamo veduto ed udito, noi lo annunziarrw anche a
Voi, perché anche Voi siate in cammino con noi».
(1 Gv 1,3)
Nell'art. 18 RVA, paragrafo 1, si leg-
ge: «L'attività apostolica dei Cooperatori
ha dimensione ecclesiale. Con la testimo-
nianza personale e le diverse attività di
apostolato essi contribuiscono alla vita
della propria Chiesa particolare, diocesi e
parrocchia, e alla sua edificazione come
comunità di fede, di preghiera, di amore
fraterno e di impegno missionario».
Inoltre all'art. 6, tra l'altro, sottolinea:
« •..in spirito di fedeltà ai pastori ed in col-
laborazione con le altre forze ecclesiali».
La dimensione ecclesiale è anche
evidente nella formula della Promessa:
- «essere fedele discepo/,o di Cristo
nell,a Chiesa Cattolica...";
- «...a lavorare nel tuo Regno...";
- «a coll,aborare alle iniziative apo-
stoliche della Chiesa locale".
L'inserimento nella vita apostolica
della Chiesa locale è proprio della vocazio-
ne specifica del laico:
- « •..i laici hanno la loro parte attiva
nella vita e nell'azione della Chiesa. Al-
l'interno delle comunità della Chiesa la
loro azione è talmente necessaria che sen-
za di essa lo stesso apostolato dei pastori
non può per lo più raggiungere la sua pie-
na efficacia» (Ap. Act. n. 10).
OBIETTIVI:
- Sensibilizzare le coscienze circa il
problema della fede oggi e le modalità del-
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la sua trasmissione nel contesto del mon-
do contemporaneo;
- far crescere il senso di «missiona-
rietà» quotidiana con l'offerta di alcune
motivazioni teologiche e pastorali;
- approfondire l'appartenenza alla
Chiesa ed ali'Associazione.
MODO DI UTILIZZARE
IL SUSSIDIO:
- Testi guida: indispensabile al rela-
tore sono il documento CEI « Comunione
e Comunità Missionaria» e il commento di
Antonio Martinelli, edito dalla ElleDiCi.
- Ad ogni lezione far seguire una
conversazione in comune seguendo la pi-
sta indicata o altra più adatta alla situa-
zione del Centro. Alcune lezioni possono
anche dividersi in due incontri.
- Fare molto attenzione alla Parola
di Dio evidenziata nel testo: e'l,a chiave di
lettura dell,a lezione. Va perciò meditata!
- Collegare gli argomenti delle varie
lezioni con richiami costanti: si insista
molto sull'unità di cammino della Chiesa
italiana (documenti! ).
- Si auspica che i «Relatori» siano
opportunamente convocati dal Delegato
Ispettoriale e «istruiti» sul tema da an-
nunciare.
- Si comprenda che il Sussidio è uno
strumento di formazione: come tale sia
presentato e approfondito, non trascuran-
do di illustrare sia la presentazione che la
Premessa.

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IL LAICATO DAL CONCILIO VATICANO II
AL CONVEGNO ECCLESIALE DI LORETO
« Voi siete il sai.e del mondo; ma se il sai.e perdesse il sapore?... Voi siete la luce del mondo... Così
risp/,enda la vostra htce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al
Padre vostro che è nei cieli».
(Mt 5,13-16)
PREMESSA
Mi sembra opportuno introdurci
nella nostra riflessione ricollegan-
doci alla verifica che la Chiesa ha
avviato sul laicato a 20 anni dal
Concilio ed alla vigilia del Sinodo
straordinario dei Vescovi.
Collocarci in questo clima di stu-
dio e di attenzione ecclesiale, ci aiu-
ta a metterci non solo in sintonia
con il cammino della Chiesa, ma an-
che a vedere le nostre problemati-
che, le nostre esigenze in un'ottica
più ampia e non ristretta alla vita
dell'Associazione dei Cooperatori.
Occorre riconoscere subito che la
tematica della laicità e dell'impegno
secolare del cristiano non èstata an-
cora sufficientemente approfondita,
a differenza di quanto invece è ac-
caduto con altri temi dell'aggior-
namento post-conciliare, come il
movimento liturgico, ecumenico, bi-
blico. Non si è avuto finora un ade-
guato approfondimento teorico e
pratico che mettesse in chiaro, da
un lato, le .ragioni ultime di una ge-
nuina laicità e, dall'altro, i modi le-
gittimi di viverla nell'impegno sto-
rico del cristiano, cosi da superare
quello che il Concilio chiama Io
«scandalo» della divaricazione tra
vita cristiana e vita secolare.
PRIMA PARTE:
DUE INTERROGATIVI
1. Inadeguata riflessione
teologica sulla laicit.à
All'origine di lamentevoli devia-
zioni nel rapporto fede-storia e di
inquietanti divisioni ecclesiali sta
proprio l'inadeguata riflesm.one teo-
logica sulla laicità. In sostanza si
tratta di dare una risposta, teologi-
camente fondata, a interrogativi che
sono prevalentemente di natura pa-
storale: come vivere ìl cristianesimo
da laici, in una società pluralista e
secolarizzata. I laici fanno parte, a
pieno titolo del «popolo di Di.o•.
Essi non sono, quindi, inferiori né
per dignità né per vocazione alla
perfezione, ai «chierici-religiosiit,
ma hanno come vocazione propria
quella di «cercare il regno di Dio at-
traverso le cose temporali ed ordi-
nandole secondo Dio», agendo al-
l'interno del mondo «a modo di fer-
mento».
Da un concetto sano di laicità, ra-
dicato nelJa teologia prima che nella
pastorale, derivano alcune impor-
tanti conseguenze:
- Il cristiano deve rispettare l,a
laicità del mondo, voluta da Dio,
evitando di clericalizzame fini, leggi
e strumenti per scopi confessionali,
o di cadere nel laicismo o agnostici-
smo, quasi che ammettere l'orien-
tamento delle stesse finalità «inter-
medie» del creato ad un fine ultimo
trascendente possa essere d'ostacolo
ad una legittima laicità.
- I credenti sono impegnati a
collaborare con tutti gli uomini di
buona volontà nell'edificazione della
città terrestre.
- I wici sono chiamati a.Ila san-
tità non imitando /,a spiritualità
propria dei monaci o del clero.
- La laicità ha un suo fonda-
mento ecclesiowgico. L'unica mis-
sione della Chiesa è compiuta per
mezzo di due funzioni: qu_ella sacer-
dorole, attraverso la quale la grazia
di Cristo fluisce dal capo alle mem-
bra del corpo, rigenerandola alla
vita divina mediante il ministero
della Parola, dei sacramenti e del
ministero pastorale, e quella /,aicale,
destinata a ordinare le realtà tem-
porali secondo Dio.
Il dopo-Concilio ha visto chiarirsi
progressivamente il ruolo dei laici
nella Chiesa in una visione ecclesio-
logica del popolo di Di.o che si è an-
data sempre più diffondendo, ma
non sempre né dovunque allo stesso
modo i laici vengono stimolati ad
assumere le loro responsabilità.
2. Carenze d'identit.à
dei movimenti laici
La precedent.e problematica, ac-
cennata anche brevemente, non ha
favorito e non favorisce la chiarezza,
innanzitutto, e la profondità della
vocazione del Cooperatore Salesia-
no. Un po' ovunque si è confuso col-
laborazione e cooperazione con ap-
partenenza. La collaborazione sca-
turisce dall'amicizia con le persone,
dall'entusiasmo di una proposta an-
che momentanea, dalla simpatia o
inclinazione verso iniziative, interes-
si vari... E tutto questo aggrega ma
varia e finisce nel tempo e col mu-
tare delle persone e delle situazioni.
Fermiamo l'attenzione su alcuni
problemi:
- Esperienza di gruppo
e di Associazione
Spesso, sorattutto nel campo gio-
vanile, l'esperienza dell'Associazione
si è limitata o confusa all'esperienza
di gruppo con i suoi momenti felici,
con ottimi ed apprezza.ti risultati sul
piano operativo soprattutto, ma
poi... il tempo ha scolorito entusia-
smi e si è ritornato o nell'anonimato
o si sono cercate altre forme aposto-
liche al di fuori dell'Associazione.
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Sovente da tanti bravi collabora-
tori o animatori ci si sente richie-
dere il «perché» di una adesione, di
un «entrare a far parte dei CC».
Cosa significa questo se non il biso-
gno di una Proposf,a non solo molto
convincente ma soprattutto più ric-
ca di rrwtiuazioni teologiche ed an-
che pastorali?
- Urgenza di una spiritualità
salesiana laica
Certamente esiste una spiritualità
salesiana laicale ed uno spirito sale-
siano proprio del nostro laico, la-
sciata con sapiente intenzione, pre-
correndo anche i tempi, da Don
Bosco.
Non è stato facile, anche per noi,
approfondire, assimilare e proporre
con chiarezza una vocazione Apo-
stolica laica adatta per i nostri
tempi.
Occorre perciò muoversi «insie-
me» su questa strada, per evitare la
tentazione dell'approssimazione o
superficialità ed aiutare a far cresce-
re vocazioni laiche salesiane, capaci
di esprimere nella Chiesa un aposto-
lato genuino e creativo al servizio
dei giovani.
- Nel segno della formazione
Per maturare nella coscienza della
«identità» laicale e per assumere re-
sponsabilmente I.a «missione» l.ai-
cal.e, è del tutto indispensabil.e una
tempestiva e progressiva formazio-
ne: «L'apostolato può raggiungere
piena efficacia soltanto attraverso
una multiforme ed integrale forma-
zione, la quale è richiesta non sol-
tanto dal continuo progresso spiri-
tuale e dottrinale del laico, ma an-
che dalle varie circostanze di cose, di
persone, di compiti a cui la loro at-
tività deve adattarsi».
Fine precipuo di questa generale
formazione dei laici deve essere la
maturazione degli atteggiamenti
personali responsabili e perciò mo-
rali che corrispondono alle grandi
verità della Chiesa e le rendono esi-
stenzialmente concrete nella vita in-
dividuale e sociale.
È necessario in particol,are sui-
/.uppare l,a coscienza dell'apparte-
nenza a Dio com.e contenuto fon-
damentak dell,a li'bertà cristiana e
criterio di giudizio sulle vicende del
mondo e dell'appartenenza a Cri-
sto nella Chiesa, con il carisma sa-
lesiano!
SECONDA PARTE:
IL CONVEGNO DI LORETO
- Event,o di fede
e di comunione
Innanzitutto il bisogno di ricor-
darlo per ritrovare insieme l'inten-
sità del suo significato, per ringra-
ziare insieme il Signore per ciò che
ha donato alla sua Chiesa con il
Convegno ecclesiale come esperienza
di riconciliazione vissuta: per far-
cene carico nei nostri Centri con la
stessa intensità, con lo stesso stile di
comunione, con la stes.qa disponibi-
lità e coraggio con cui lo abbiamo
celebrato.
In secondo luogo il nostro essere
testimoni di quella COSCIENZA
DI CIBESA che a Loreto è emersa,
particolare ed universale, ci impe-
gna anche come Associazione.
Ci è stato detto «si è messo in mo-
vimento qualcosa di profondo, un
impegno di comunione di cui dob-
biamo essere instancabili educatori,
un impegno che deve lasciare il se-
gno anche nella comunità degli uo-
mini, se saremo capaci di lavorare
assieme».
- n convegno del '73
In questi dieci anni che sono tra-
scorsi da Evangelizzazione e Pro-
mozione umana c'è stato un cam-
mino di maturazione della Chiesa
italiana. Evangelizzazione e Pro-
mozione umana, deciso dalla CEI
nel 1973 in un momento di forti ten-
sioni, ma anche ricco di germi di cre-
scita legati alla lezione del Concilio
ed all'esplodere di problemi che ri-
chiedevano una nuova attenzione da
parte della Chiesa, ebbe come nu-
cleo fondamentale un Comitato Pro-
motore che elaborò un documento
base, approvato dalla CEI e discus-
so e studiato a lungo in tutta la
Chiesa italiana.
Fu un convegno preparato e gesti-
to con un coinvolgimento più diret-
to dell'intera base ecclesiale, con
una corresponsabilità effettiva delle
diverse componenti, specie laicali,
nonostante le riserve di qualche
espressione.
Con Evangelizzazione e Promo-
zione umana la Chiesa italiana
scoprl di avere un volto proprio ed il
compito di una propria traduzione
del Concilio, in risposta ai muta-
menti profondi che investivano la
società e la realtà italiana. Il prose-
guimento di Evangelizzazione e P.U.
avvenne nella sostanza della vita ec-
clesiale anche se non furono creati
gli strumenti richiesti nelle sue con-
clusioni come, per esempio, un or-
ganismo di consulenza permanente.
Loreto continua su questa strada
ma ne è, allo stesso tempo, una crea-
tiva rielaborazione.
- Una risposta
ai problemi di oggi
Molteplici avvenimenti hanno ra-
dicalmente cambiato in questi anni
il quadro di riferimento ed in con-
testo globale, dalla rivoluzione tec-
nologica in atto, alle condizioni esi-
stenziali ed al costume della gente.
La Chiesa italiana si è trovata sti-
molata a divenire più stessa, con
un proprio volto o itinerario, a ri-
pensare e ridefinire il rapporto con
lo Stato, con la società civile nel no-
stro Paese.
I mutamenti profondi della situa-
zione del nostro Paese hanno impe-
gnato la Chiesa italiana a rivitaliz-
zare il tessuto delle comunità cri-
stiane per far fronte all'evoluzione
in atto ed essere presente dentro la
realtà in tutta la sua complessità,
senza rinnegare la lezione di Evan-
gelizzazione e P.U.
Al Convegno di Loreto si è ten-
tato di porre le basi per una presen-
za evangelica dei cristiani in Italia,
fatta di solidarietà e di condivisione,
in un dialogo senza contrapposizio-
ne polemica al di di ogni schie-
ramento con la gente nella scelta
privilegiata degli «ultimi».
PER LA RIFLESSIONE
IN GRUPPO:
1. Il convegno ecclesiale «Evange-
lizzazione e Promozione Uma-
na»: quale contributo al cam-
mino della Chiesa?
2. Siamo a conoscenza di alcuni do-
cumenti importanti della Chiesa
di questi ultimi anni?
3. Quale, in termini concreti, il mes-
saggio del convegno di Loreto?
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ALLE SORGENTI DELLA MISSIONE
«Come il Padre ha mandato me anch'io mando voz... Ricevete l,o Spirito Santo».
(Gv 20,21)
È, senza dubbio, una lezione im- (l'edizione della Bibbia liturgica è
pegnativa, ma è il punto chiave di del 1971);
comprensione del nostro tema. Non - da questo «affidarsi alla Pa-
è pensabile una trattazione sulla rola» (cfr. At 20,32), che è il senso
«Missione,. senza approfondire l'o- profondo dell'audace impresa di rin-
rigine ed iJ senso da applicare ai novarnent:o catechistico (il Docu-
comportamenti di ogni cristiano. mento base esce nel 1970, con una
Sono le motivazioni, infatti, che notevole maturità di prospettive);
danno significato alle nostre azioni. - dall'esperienza di una liturgia
La riscoperta della profondità tri- in cui, caduta la barriera della lin-
nitaria della Chiesa aiuta a vivere in gua, si è provocati ad una parteci-
una Chiesa che ha le sue radici pro- pazione consapevole ed attiva. Que-
fonde nella fede. Proprio in questa sti impulsi sono troppo innovativi
carenza teologica sono da ricercarsi per non suscitare resistenze e paure,
insuccessi e confusioni della nostra o per non detenninare a volte rin-
azione pastorale.
novamenti soltanto di facciata. È
Occorre perciò, pur nella brevità, qui che si innesca un primo, origi-
affrontare questi contenuti con nario processo di discemirnent,o, la
estrema attenzione e... pazienza! cui incidenza non è stata forse suf-
ficientemente va/,uto.ta: è la «crisi»
1. TEOLOGIA
DELLA MISSIONE
a partire dal cuore, dalla forza del
mistero proclamat:o e cekbrat:o, che
esige di diventare mistero vissut:o in
Dal punto di vista teologico è pos• una rinnovata prassi di Chiesa...
sibile caratterizzare il rinnovamento L'origine trinitaria fonda in effet-
conciliare come riscoperta della pro- ti l'esigenza che la forma ecclesiale
fondità trinitaria della Chiesa: «De sia «icona della Trinità», è l'istanza
unitate Patris et Filii et Spiritus ·dell'ecclesiologia di comunione del
Sancti plebs adunata" (S. Cipriano), Concilio (Lumen Gentium), che pas-
la Chiesa viene dalla Trinità, è sa nel vissuto come bisogno di par-
strutturata a sua immagine e tende tecipazione e di collegialità. Nasce
verso di essa come meta e come la CEI, evento che il Santo Padre
Patria.
non manca di evidenziare nella sua
La riscoperta dell'origine trinita- profondità teologica, os.servando
ria della Chiesa si salda alla risco- «non essersi mai verificato, in tutta
perta dell'iniziativa divina riattua- la serie dei secoli, a partire da San
lizzata nella parola (Dei Verbum) Pietro a noi, che i Vescovi dell'Italia
e nel Sacramento (Sacrosanctum abbiano, prima dei nostri giorni, co-
Concilium): il rinnovamento biblico, stituito un unico corpo ecclesiasti-
liturgico e catechetico esprime sul co... », ed aggiungendo: «Se i fatti
piano della prassi questa rinnovata salienti della Chiesa hanno origine e
coscienza. Anche in Italia, la Chiesa, significato e valore e merito nella
«creatura Verbi», si scopre suscitata misteriosa assistenza dello Spirito
con nuova freschezza:
Santo, noi dobbiamo avvertire che
- da questo nuovo, abbondante un'intenzione divina si svolge nelle
udire la Parola nellapropria lingua nostre presenti vicende (Paolo VI
alla I Assemblea della CEI, 25 set-
tembre 1966). È l'urgenza di porsi
insieme alla scuola del Concilio, «il
grande catechismo dei tempi nuo-
vi» (ibJ. Si avvia nelle Chiese locali
l'azione faticosa e non priva di
tensioni.
Il Concilio Vaticano II (Decreto
sull'attività missionaria n. 2) affer-
ma: «La Chiesa peregrinante è per
sua natura missionaria, essa trae
origine dalla missione del Figlio e
dalla missione dello Spirito Santo,
secondo il disegno di Dio Padre,..
- L'iniziativa del Padre: «Dio
ha tanto amato il mondo che ha
dato il Figlio suo Unigenito affinché
chiunque crede in lui non perisca,
ma abbia la vita eterna». Perciò
ogni missione e ogni spiritualità
missionaria, va «ricondotta all'ini-
ziativa missionaria del Padre ed al
gesto missionario di Cristo, che, ve-
nuto al mondo a salvarci, ha effuso
il dono dello Spirito Santo.
- Crist,o missionario del Padre:
«Gesù, buon samaritano, si china
sull'umanità ferita dal peccato e da
ogni sorta di made. Una missione
fatta di parole e di gesti, di testi-
monianza piena, fino al martirio...
- La forza dello Spirit:o Sant:o:
Nella storia di ogni vocazione è sem-
pre lo Spirito Santo che manda,
sostiene ed aiuta. Cosl avviene
nel Vecchio Testamento (Isaia) cosi
nel nuovo (Apostoli), cosi oggi (Sa-
cerdoti).
- Maria, modello di Missione:
Maria accoglie il «mandato» e lo
trasforma in «annuncio, in canto, in
profezia».
In parole semplici, questo «ingres-
so» di Dio nella storia del mondo si-
gnifica che noi tutti, creati ad im-
magine di Dio, restiamo l'oggetto
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del suo amore salvifico, siamo crea-
ture amat.e e chiamat.e alla salvezza.
2. L'UMANITÀ E IL MONDO
NEL PROGETTO SALVIFICO
La riscoperta conciliare dell'in-
dole escatologica della Chiesa e
quindi della Trinità come mèta e
come patria del popolo di Dio pel-
legrino nel tempo, porta con sé, sul
piano della prassi, un nuovo sti/,e c/,el
porsi c/,ella comunità eccksiale nel
mondo (Gaudium et Spes): è l'esi-
genza del vivere la fedeltà al Regno
nella reale ed intima solidarietà
«con il genere umano e con la s ua
st.oria» (Gs l).
Cosa significa per noi questo
discorso?
IN BREVE:
- La missione si realizza nel-
l'una. santa, catt.olica, apost.olica
Chiesa di crist.o, sparsa in tutto il
mondo.
- Luogo privilegiato dove vivia-
mo e partecipiamo del progetto sal-
vifico è la Chiesa particolare, la Par-
rocchia: qui è offerta la catechesi,
qui riceviamo i Sacramenti e qui
parte resercizio della carità.
- La nostra azione missionaria,
quanto facciamo con la parola, l'e-
sempio ed i fatti, si radica in Dio,
che è Padre, Figlio e Spirito Santo e
vuole ogni uomo salvo.
- La ragione e lo stile della mis-
sione sono quelli stessi di Gesù, for-
za e modello di ogni azione mis-
sionaria.
- Il destinatario dell'azione mis-
sionaria è l'uomo che soffre.
PER LA RIFLESSIONE
IN GRUPPO
1. Cosa significa per noi avere una
spiritualità missionaria?
2. La funzione della CEI in Italia.
3. Leggiamo attentamente il brano
del Vangelo Gv 20,21-23.
MISSIONARI NELLA CIDESA ITALIANA
« ...amatevi gli uni gli altri con affetto fraremo, gareggiare nel/,o stimarvi a vicenda. Siare... solleciti per
le necessi'tà dei frarelli, premurosi nella ospitali'tà. B enedire co/,oro che vi perseguitano, benedire e non
maledire... vivete in pace con tutti... vinci con il bene il male».
(Rm 12,10)
L'immagine nuova della comunità
ecclesiale che si offre oggi a noi non
può essere costruita al di fuori di
una adeguata conoscenza e valuta-
zione storica culturale ed ecclesiale.
Quale Chiesa si presenta oggi a
noi? In quale Chiesa noi siamo
chiamati a svolgere la nostra azione
apostolica?
Introduciamo solo l'argomento da
ampliare con l'esperienza personale.
1. UNA CHIESA IN CAMMINO
Una Chiesa che si rivolge a rutti e
tutti invita alla riconciliazione: non
è unaChiesa che non conosca le di-
visioni, che non sperimenti i travagli
del secolo. Essa è maestra certamen-
te. è garante di verità, conosce sulla
propria pelle le divergenze di giudi-
zio sul temporale e sulla contingen-
za storica. t maestra ma è anche
compagna dj strada, è Chiesa pelle-
grina accanto all'«homo viat.on, al-
l'uomo in cammino.
Una Chiesa che crea comunità,
che sa parlare un linguaggio comune
ed insieme sa infondere una fondata
speranza. Ad un mondo spesso di-
sintegrato, afflitto dalla solitudine,
pur nel fervore dell'attivismo e del-
l'organizzazione sociale, la Chiesa
offre una esperienza comunitaria di
eccezionale e singolare originalità.
Costituisce certamente un punt.o di
riferiment.o sicuro, un confront.o, un
luogo dove la comprensione è pos-
sibile, una patria dove la misericor-
dia ha ancora un senso. La Chiesa
italiana può essere, in parte lo è già,
tutto questo. La fioritura di movi-
menti, l'esplodere del volontariato,
il rilancio della catechesi, l'attenzio-
ne più sentita alla vita sociale, alla
famiglia... sono segni di un efficace
cammino, anche se restano ancora
aperti problemi di coordinamento e
di assestament.o su livelli operativi e
organizzativi.
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2. PROBLEMI TEOLOGICI
Nascono su questo itinerario,
complessi ed ardui problemi di na-
tura teologica, morale, etico-politica
che vanno affrontati con matura
prudenza senza complessi di inferio-
rità e senza improvvisazioni. La
stessa tradizione di cui la Chiesa è
portatrice si incontra con istanza di
interpretazioni che vanno conside-
rate con apertura e rigore. Tra le ri-
chieste di nuovi significati c.b.e sale,
a volte con sofferta e tormentata ur-
genza, dal mondo in cui viviamo, e i
contenuti dogmatici e morali del
messaggio cristiano non vi è sempre
convergenza e talvolta la diversità è
rilevante.
In termini più comprensibili: da
una parte si invoca un mondo più
giusto, senza violenza, con più
«amore» e dall'altra parte si rifiuta
o si stenta a vivere con coerenza il
messaggio evanr;elico, il solo capace
di. darci una cultura di pace.
Da una parte si denunciano mali
morali, squilibri sociali, incoerenze
nella pratica cristiana, dall'altra
parte si vive costruendosi una « leg-
ge» morale e religiosa a proprio pia-
cimento. È in conclusione il predo-
minio della cultura laica su quella
permeata dai valori del Vangelo.
3. LINGUAGGIO E LITURGIA
Vi è anche un'altro aspetto del
volto con cui la Chiesa si presenta
all'appuntamento con la realtà ita-
liana, un aspetto non tanto stret-
tamente culturale o dottrinale, ma
di concreto esercizio di esperienza
religiosa, un'esperienza che giunge
fino al linguaggio del rito, al gesto li-
turgico. Questo è un ambito di rile-
vante significato, poiché può favo-
rire un incontro attraverso una sim-
patia di linguaggi, una partecipazio-
ne gestuale e simbolica oggi ampia-
mente sentita come esigenza di coin-
volgimento, come via d'accesso a ciò
che trascende.
Accanto a persistenti forme di re-
ligiosità tradizionale, si vanno deli-
neando nella Chiesa italiana, in ma-
niera sempre più larga, altri espe-
rimenti di spiritualità. Il costume
religioso oggi, anche se in proporzio-
ni limitate, si configura in forme che
cercano nella più antica tradizione i
modi, i gesti, i simboli di ciò che vie-
ne sempre più qualificandosi nella
sensibilità odierna come autentica
religiosità. Tutto ciò non si esauri-
sce nella ricerca di una novità for-
male, ma coinvolge il senso più pro-
fondo del sentimento religioso.
Dobbiamo al Concilio un mutato
stile di convenire liturgico. Si pensi
al modo di ritrovarsi nelle assemblee
cristiane. Prendiamo atto che la ri-
forma liturgica ci ha ridonato tutta
intera la Santa Scrittura. Se il con-
venire liturgico è in gran parte mu-
tato, e molto potrà ancora mutare
in una crescita di coscienza globale,
mutato è anche il convenire nella
partecipazione ecclesiale tutta. Laici
e chierici andiamo imparando a per-
correre le stesse vie della lode e del-
l'apprendimento, della sensibilità
ministeriale e della formazione spi-
rituale. Si guardi alla crescente do-
manda di formazione e promozione
teologica o alla crescente coscienza
circa la propria identità ministeria-
le, allo stare di ogni cristiano nella
chiesa e nel mondo, sotto il segno
della profezia, della lode, della cor-
responsabilità regale.
Non a caso l'appuntamento del
Sinodo ordinario riguarda il laicato.
Bisogna riconoscere che nelle
chiese d'Italia la componente laicale
del popolo di Dio muove verso l'e-
mancipazione che le compete a par-
tire dalla esatta coscienza della ini-
ziazione cristiana. Nè si tratta di
emergenza, una supplenza dei laici
per il venir meno dei chierici. È in-
vece maturazione del fatto che in
una comunità si dà ragione della
speranza, si traduce vigorosamente
la fede e si autentica la carità se
ognuno è pienamente consapevole
della propria identità.
4. LA NOSTRA RISPOSTA:
LA FORZA
DELLA RICONCILIAZIONJ
La Chiesa italiana si presenta alla
società italiana con l'impegno re-
dentivo di sempre, ma forse resa più
attenta alle consonanze e dissonan-
ze con la realtà sociale, culturale,
politica, nella quale compie il suo
pellegrinaggio storico, alle soglie del
secondo millennio. Il dialogo, la ri-
conciliazione, sono oggi forse più
sentiti, più esigiti di ieri. Gli uomini
sono meno sicuri delle proprie con-
vinzioni e più incerto è il futuro:
sono quindi più disponibili all'incon-
tro purché fatto con sincerità e con
umiltà.
Soggettività ed egemonia, eman-
cipazione ed emarginazione, com-
petitività e contestazione sono vari
aspetti della «crisi del paese», di cui
segnale traumatico e patologico è la
nascita del terrorismo e lo sviluppo
della delinquenza organizzata. La
complessità provoca la comunità de-
gli uomini in Italia, e la comunità
ecclesiale in essa, ad un discerni-
mento, che aiuti a relazionarsi con
la complessità stessa ed a vivere l'e-
sperienza della riconciliazione al suo
interno.
Lo stile della «compagni.a». E: la
risposta concreta della chiesa italia-
na agli uomini d'oggi. Uomini nuovi
per un mondo in cui far calare il
« Vangelo». Quando infatti ci si ùn-
merge nella realtà del quotidiano, si
è detto, emergono dei problemi, ten-
sioni; emarginazione, senso di soli-
tudine, divisioni, confusione di va-
lori morali e religiosi. E in questo
mondo di ogni giorno che il laico è
missionario! Ai fratelli si presenta
con lo stile della «compagnia» e del-
la disponibilità, esempio visibile di
come la fede può trasformare il cuo-
re e l'agire umano. Vive accanto al
fratello per tenergli «compagnia»
cercando ciò che unisce e non ciò che
divide.
PER LA RIFLESSIONE
IN GRUPPO
Leggere e meditare la «magna
charta» della vita cristiana: Rm
12,3-21.
*
7/87

1.8 Page 8

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MISSIONARI NEL SEGNO
DELLA RICONCILIAZIONE:
DALLA TENDA ALLA STRADA!
«Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nel/,a frazione del
pane e nelle preghiere... godevano /,a simpatia di tutto il popolo)).
(Atti 2,49)
A. PER UNA CHIESA
SOLIDALE
COL SUO POPOLO
«La crisi della società interpella
la Chiesa italiana a partire dalla re-
cezione del Concilio e dai mutamen-
ti in atto nel paese, come si è notato
nelle lezioni precedenti. Qui ripren-
diamo il tema per integrarlo e ap-
profondirlo.
Come porsi da cattolico in questo
contesto sociale ed ecclesiale?
Si parte dal rinnovato impegno di
«compagnia» della fede e della vita
del popolo di Dio nella e con la co-
munità degli uomini. Questo «spez-
zare il pane» nella solidarietà può
essere precisato in tre direzioni.
1. Matura l'esigenza per la co-
munità ecclesiale di imparare a CO·
noscere la complessità dei problemi
facendosi carico dei ritardi e delle
lentezze, si prende atto della fine
dello «stato di cristianità», con le
conseguenze spesso deresponsabiliz-
zanti che esso comporta sul piano
dell'analisi delle situazioni e dell'im-
pegno di trasformazione in esse, e si
impara ad anda,re a scuo!,a della
storia, non per lasciarsi catturare
da. essa, né per catt:urar/,a, ma per
conoscer/,a ed amar/,a nella verità.
Si avverte l'esigenza di vivere uno
stile di ascolto e di ricerca: si scopre
come l'uomo sia «la prima e fon-
damentale via della Chiesa, via trac-
ciata da Cristo stesso, via che im-
mutabilmente passa attraverso il
mistero dell'incarnazione e della re-
denzione».
8/88
2. Dal riconoscimento della com-
plessità, ci si sente impegnati a im-
parare a stare nella complessità: è
infatti sulla «strada, segnata dal
senso critico e dalla complessità del-
la situazione esistente che si gioca la
possibilità del dialogo con l'uomo e
la scoperta di quei "semi del Verbo"
che si trovano sparsi nel mondo». Si
tratta di imparare a «stare con»,
non solo per confessarsi solidali nel
peccato e nella povertà, ma per por-
tarne insieme il peso, per vivere una
sorta di spiritualità del conflitto, il
cui segno più alto è la Croce, propria
di chi non demonizza nessuno, è
pronto ad imparare da tutti, fuggen-
do i giudizi e le soluzioni comode ed
affrettate, per condividere la soffe-
renza, cercare ogni giorno la via in
comunione ed andare avanti con fi.
ducia. Si avverte che «ricerca e co-
scienza sono luogo teologico nel qua-
le il credente colloca i problemi di
cui è segnata la nostra storia e li leg-
ge sulla scorta del mistero pasquale,
sentendosene compartecipe e testi-
mone come e assieme al suo Signore
che salva».
3. Imparare a CAMMINARE
INSIEME nella vita reale di ogni
giorno, sapendo offrire con gratuità
il proprio servizio di Chiesa che è il
ministero della riconciliazione, non
al di fuori, ma esattamente con e
dentro la complessità della vita e
della storia. Se il Dio della Chiesa è
il «Padre della misericordia, parti-
colarmente vicino all'uomo, soprat-
tutto quando questi soffre, quando
viene minacciato nel nucleo stesso
della sua esistenza e della sua digni-
tà», il posto della Chiesa, di questo
Dio, nella fedeltà rigorosa alla pro-
pria identità, non sarà di preferenza
quello di stare nei conflitti e nelle
tensioni, ll dove si gioca la dignità
dell'uomo, per farsi serva ed amica
degli uomini? La «compagnia» ri-
chiesta ai credenti è in questo senso
anzitutto la «compagnia della cari-
tà», /,a solidarietà e /,a generosità
del servire in essa.
B. LA CHIESA LOCALE:
SOGGETrO
E LUOGO CONCRETO
DI RICONCILIAZIONE
1. La nuova emergenza teologica
e pastorale della Chiesa locale è un
dato significativo del Concilio Va-
ticano II e del processo della sua re-
cezione. Dal punto di vista teologico
è possibile indicare una triplice let-
tura di questo dato: in primo luogo,
la riscoperta della profondità trini-
taria della Chiesa porta con /,a
rinnovata attenzione all'opera dello
Spirito, che non si compie mai al di
fuori della nostra storia, ma nelle
concrete strutture di essa. In secon-
do luogo, l'approfondimento del
rapporto costitutivo fra Eucarestia
e Chiesa porta naturalmente con sé
l'attenzione alla concreta comunità
celebrante, sotto la presidenza del
vescovo, circondato dal collegio dei
prebisteri e dei diaconi, nell'unità
del popolo santo di Dio.
Infine, l'attenzione all'incultura-
zione del messaggio rende parimenti
attenti alla concreta comunità eccle-
siale in cui essa di fatto è attuata. In
forza di questa triplice fondazione

1.9 Page 9

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- trinitaria, eucaristica ed antro-
pologica - è po~bile dire che la
Chiesa locale è la «Catholica• rea-
lizzata «qui ed ora», il «mistero del-
la riconciliazione» che nella sua pie-
nezza viene a mettere le tende in
una concreta comunità di uomini.
C. TESTIMONIANZA
1. La ricca e varia arti.colazione
carismatica e rnìnist,eria/,e della
Chiesa /,oca/,e esige di essere vissuta
in una prassi di comunione.
2. Dal punto di vista pastorale,
questa emergenza della Chiesa par-
ticolare viene ad indicare in essa il
primario soggetto ecclesiale: non
esiste atto veramente ecclesiale, che
non si rapporti alla Chiesa locale.
Nel rapporto alla Chiesa particolare
trovano la loro consistenza strutture
fondamentali come la parrocchia,
che è il farsi a dimensione umana
del mistero della Chiesa locale, in
relazione al territorio ed alle concre-
te espres.sioni della comunità degli
uomini, cellula insostituibile della
Chiesa.
E innegabile la fioritura dei mo-
vimenti e delle associazioni nella
Chiesa di questi anni: è da salutare
come una rinnovata primavera dello
Spirito, che distribuisce i suoi doni
come vuole.
Poiché la natura del carisma esige
che esso sia vissuto al servizio dell'u-
tilità comune, è necessario che i mo-
vimenti e le associazioni si _pongano
nella comunione del primario sog-
getto ecclesiale, che è la Chiesa lo-
cale. Unmovimento o un'associazio-
ne che si proponessero come alter-
nativi, rispetto all'azione della Chie-
sa locale, denuncerebbero con ciò
stesso la loro carenza di ecclesialità.
Restano per tutti vincolanti le pa-
role del Papa: «Cercate di fare unità
nei pensieri, nei sentimenti, nelle
iniziative intorno ai vostri Parroci e
con es.9i intorno al Vescovo, che è il
«visibile principio e fondamento di
unità» della Chiesa particolare. Me-
diante la comunione col Vostro Ve-
scovo voi potete raggiungere la cer-
tezza di essere in comunione con il
Papa, con tutta la Chiesa».
In questa linea anche i Coopera-
tori devono confrontare la propria
azione apostolica.
In questa linea non è po~bile
trascurare il bisogno del nuovo
dialogo con tutti coloro che ci ap-
paiono istintivamente «diversi• o
«lontani».
E su questo che si misura la verità
di una Chiesa riconciliata e ricon-
ciliante.
E in questo contesto che va segna-
lata la preoccupazione che i candi-
dati all'apostolato siano formati a
questa mentalità ecclesiologica, a
questo stile di Chiesa della riconci-
liazione, viva nel dialogo al suo
interno, sollecita ed amica degli
uomini.
Di questo stile di Chiesa l'impe-
gno missionario può essere conside-
rato la pietra di paragone, nell'am-
bito della Chiesa locale ed in quello
della Cooperazione missionaria.
Dove non c'è ansia missionaria,
non c'è dialogo; dove non c'è dialo-
go, non c'è riconciliazione, non c'è
Chiesa.
2. La Chiesa italiana vun/,e es-
sere tutta e insieme popo/,o della
compagnia, della memoria e della
profezia, Chiesa con l'uomo e al ser-
vizio dell'uomo nella costruzione del
Regno, fedele al ~ondo presente e
fedele al mondo che deve venire, im-
pegnata costantemente a conit1gàre
queste fedeltà nel primato dell'a-
more... ed in verità la carità appare
la forma propria di una chiesa sol-
lecita ed amica degli uomini, nella
forza della riconciliazione che le è
stata donata, pegno della promessa
riconciliazione di tutte le cose,
quando il mondo intero sarà la Pa-
tria di Dio. L'interrogativo diventa
che cosa in concreto significhi essere
popolo della compagnia, della me-
moria pericolosa e della profezia de-
gli ambiti complessi della persona
umana, della famiglia e dell'educa-
zione, della Chiesa comunità ricon-
ciliata e riconciliatrice, dell'intero
nostro paese alla luce del primato
della carità.
Compagnia, memoria, profezia,
sono l'altro nome di uno stile di
Chiesa che ci viene continuamente
insegnaro e contagiat,o daJ1a festa
eucaristica., dove il Dio che si fa no-
stro compagno, pane spezzaf,O per
noi, viene a sovvertire, orientare e
riconciliare il nostro cammino, nu-
trendo parimenti la speranza del
Regno. Se la nostra Chiesa in Italia
è andata in questi anni maturando
questo stile di compagnia, di me-
moria della parola e di profezia, non
è forse questo anche il frutto dell'in-
tera opera di rinnovamento liturgi-
co? E se ci sono ritardi o catture ri-
tualistiche da superare, la via regale
da percorrere, stimolata e nutrita
dal rinnovamento della catechesi,
non può essere che questa della ca-
rità, come compagnia della fede, alla
scuola della Parola, in prospettiva
missionaria aperta alla speranza del
Regno.
Una figura esemplare è la figura
della Vergine Madre Maria, Vergine
nella pura accoglienza del dono, Ma-
dre della gratuità dell'amore e del
servizio, icona di una Chiesa ri-
conciliata e riconciliatrice, nostra
«compagna», Madre e Serva della
Parola, anticipo della gloria pro-
messa.
PER LA RIFLESSIONE
COMUNE
1. Che senso ha nella mia vita di
cattolico essere inserito in una
parroochia•?
2. Ci è chiaro il concetto di «Chie-
sa» _popolo della compagnia, della
memoria, della profezia?
*
9/89

1.10 Page 10

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I COOPERATORI
MISSIONARI DEI GIOVANI
« Vide molta folla e si commosse per loro, perclié erano come pecore senza paswre e si mise ad inse-
gnare loro molte cose».
(Mc 6,35)
Il tema di questa lezione implica
la mis.sione stesM. del Cooperatore
salesiano, un chiamato, entro la pro-
pria realtà secolare, a condividere il
progetto apostolico di Don Bosco.
«Si impegna - art. 3 RVA - nel-
la stessa missione giovanile popola-
re, in forma fraterna ed associata».
È qui il centro unificatore ed il
punto di convergenza del complesso
programma di cooperazione elabo-
rato dal nostro Fondatore. Quando
parla di «membri esterni» o quando
invita a seguire un tenore di vita si-
mile, nella misura del possibile, a
quello che si tiene nella vita comu-
ne, intende la missione comune. Don
Bosco è convinto - per intuizione
e per esperienza - che è questo
«l'unico mezzo per sostenere la ci-
vile società: aver cura dei poveri
fanciulli».
Anche la Chiesa italiana ha più
volte accentuato questo impegno a
«ripartire dagli ultimi e con gli
ultimi».
Indichiamo alcune «vie» sulle
quali camminare, in sintonia con la
propria vocazione e «insieme» alle
nostre comunità ecclesiali.
1. CORAGGIO E AUDACIA
DEI GRANDI MISSIONARI
Il disinteresse per l'evangelizza-
zione o la politica della delega sono
oggi mali comuni anche per chi
ha fatto una scelta apostolica ben
precisa.
Il tirarsi indietro o anche non far-
si avanti, è segno di una coscienza
«addormentata», che non recepisce,
10/90
nella sua specifica condizione, il gri-
do «la messe è molta». Si chiede
maggiore coraggio e maggiore dispo-
nibilità. Essere audaci significa ave-
re la forza di lanciarsi anche su vie e
progetti nuovi per incontrare i gio-
vani dove essi sono.
Questo ci impegna a non essere
custodi e depositari di un tesoro da
tenere ben nascosto, rifarsi cioè a
don Bosco, alla sua figura di «Padre
e Maestro», come studiosi, devoti,
nostalgici ammiratori.
È necessario rivivere don Bosco
nelle situazioni di oggi, tra questi
giovani. Esm non sono semplici de-
stinatari, ma anche compagni di
viaggio, di strada, di crescita, di
esperienza in cammino «insieme»,
verso il Cielo.
Don Bosco ci insegna spirito di
iniziativa, coraggio, creatività apo-
stolica. «Nelle cose che tornano a
vantaggio della pericolante gioven-
tù o servono a guadagnare anime
a Dio, io corro avanti fino alla te-
merità».
2. NUOVO STILE DI VITA
Nella nostra spiritualità ci è fa.
miliare l'immagine di Cristo Buon
Pastore, anzi costituisce il riferi-
mento e l'essenza della «carità pa-
storale», nota e patrimonio della
nostra identità di educatori della
gioventù.
Stile di vita caratterizzato da al-
cuni comportamenti:
- Ador azione e fedeltà a Dio:
preghiera!
- Adesione personale a Cristo:
sacramenti!
- Solidarietà e servizio al pros-
simo: presenza e condivisione!
I Cooperatori sono mismonari dei
giovani, impegnati a portare ad essi
il Vangelo: missione ispirata a Cri-
sto ed al suo Vangelo, vissuto secon-
do lo spirito di Don Bosco e realiz-
zata tra i giovani, cercati ed incon-
trati con il «cuore oratoriano».
3. CHIARO L'OBIETIIVO:
SALVARE LE ANIME!
Non è raro oggi, nella nostra azio-
ne apostolica ignorare o accantonare
questo obiettivo: lo si dà per scon-
tato, quando in effetti non lo è nel
concreto. Questa carenza genera im-
provvisazione o risultati solo appa-
rentemente eccellenti.
Nelle lettere ai missionari e nei
discorsi ai cooperatori sono temi ri-
correnti «la diffusione del Vangelo»,
«guadagnare anime», «dilatare il re-
gno di Gesù», «salvarsi l'anima sal-
vando anime»...
La «salvezza della pove.ra gioven-
tù» si colloca nel centro stesso delle
molteplici iniziative e proposte di
Don Bosco. Sembra proprio che sia
persuaso di possedere una specie di
investitura universale per salvare la
gioventù abbandonata: «Da mihi
animas coetera tolle».
Don Rua, che gli è vissuto accan-
to, ci ricorda questa formidabile
tensione di missionario dei giovani.
«Non diede passo, non pronunciò
parola, non mise mano ad impresa
che non avesse di mira la salvezza
della gioventù. Realmenie non ebbe
a cuore altro che /,e anime».

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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4. IMPEGNO: INTERESSARSI!
Diffidiamo di progetti enfatici, di
parole.
Guardiamoci attorno, ecco tutto!
Abbiamo occhi e cuore per vedere.
C'è un altro risclùo. Quando si
parla di poveri, oggi, il pensiero va
subito verso paesi in via di sviluppo.
Pochi riescono a farsi carico delle
urgenze materiali e morali che ci in-
terpellano. Al convegno ecclesiale di
Loreto si è preso coscienza di una
Italia, terra di missione, colpita da
varie forme di povertà: economi
ca, culturale, affettiva, morale, re-
ligiosa.
Concludiamo con un riferimento
di Don Bosco.
Due mesi prima di morire (8 di-
cembre 1887) scrisse una lettera ai
Cooperatori, insistendo, tra l'altro,
proprio sul tema di questa lezione.
«Vi raccomando la cristiana edu-
cazione della gioventù, le vocazioni
allo stato ecclesiastico e le missioni
estere; ma in modo affatto partico-
lare Vi raccomando la cura dei gio-
vanetti che furono sempre la porzio-
ne più cara del mio cuore».
5. LA 1' ORZA
DELLA TESTIMONIANZA
La prima testimonianm missio-
naria, il primo annuncio è la confor-
mità, la comunione con Cristo. Que-
sto comporta. l'obbedienza al co-
mando di Gesù èii «lavare i piedi» ai
fratelli, di impostare la vita come
«servizio», come dono di sé agli
altri.
È la conseguenza concreta del va-
lore espresso nelle prime lezioni.
PER LA RIFLESSIONE
IN COMUNE
1. Una verifica della condizione gio-
vanile del proprio territorio.
2. Iniziative in atto o da proporre
per la gioventù locale.
3. Esperienze personali nel contat-
to con «ragazzi e giovani biso-
gnosi» alla luce dei cinque punti
trattati.
L'ENERGIA DELLA CARITÀ
«Ecco: manda me».
(Isaia, 6,8)
Le precedenti lezioni ci hanno
aiutato ad acquisire ed approfondire
una coscienza missionaria, che ha la
sua sorgente nel mistero trinitario.
Anche se in modo diverso e con
forme di servizio diverso, tutti par-
tecipiamo alla missione della Chie-
sa, perché tutti siamo in comunione
con Cristo missionario.
«Una matura coscienza missio-
naria ci apre anzitutto all'impegno
della missione universale».
Questo comporta in noi una ten-
sione missionaria, che ha due poli di
attenzione.
- Il primo verso la missione uni-
versale della Chiesa: oltre due terzi
dell'umanità a duemila anni dalla
venuta di Cristo, non conoscono an-
cora il suo Vangelo.
- Il secondo polo spinge il laico
ad una generosa e motivata atten-
zione verso il «quotidiano». Siamo
sollecitati «ad incontra.re l'uomo che
è sulla strada, la gente delle nostre
città, delle nostre borgate e dei no-
stri campi•· Siamo sollecitati a dare
con le parole, con i gesti, con la vita,
una risposta «che consenta di recu-
perare il senso smarrito dell'esisten-
za, il desiderio di una più vasta fra-
ternità e della pace, il gusto di va-
lori morali disattesi ma non mai
spenti».
Sorge, di conseguenza, spontanea
la domanda: «come può il Coopera-
tore tradurre nel concreto questa
tensione? Come può vivere questo
slancio missionario nella propria di-
mensione laica.
In termini semplici si potrebbe ri-
spondere: fedeltà alla propria voca-
zione, attraverso la pratica del pro-
prio Regolamento di vita apostolica.
11/91

2.2 Page 12

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Tralasciamo gli aspetti del «quo-
tidiano» della vocazione propria-
mente del laico: può farsi in sede di
discussione.
Richiamiamo l'attenzione su due
impegni comuni all'attuale aposto-
lato del Cooperatore.
1. LA CATECHESI
Tutto nacque da una lezione di
catechismo. Scrive Don Bosco nelle
memorie dell'Oratorio: «Mi alzai e
feci il segno della Santa Croce per
cominciare. Mi accorsi però che Bar-
tolomeo non lo faceva, non ricor-
dava come doveva farlo. In quella
prima lezione di catechismo gli in-
segnai a fare il segno della Croce, gli
parlai di Dio Creatore e del perché
Dio ci ha creati... Questo è l'inizio
del nostro Oratorio».
Siamo come famiglia apostolica
per educare, per catechizzare, rivol-
gendoci soprattutto a chi è «più
esposto al pericolo di rovinarsi».
Nel RVA, art. 16, «la catechesi e
la formazione cristiana» sono in
elenco al primo posto tra le forme di
apostolato. Anche don Bosco, al n.
IV, 1, del Regolamento dei Coope-
ratori scrive: «Promuovere novene,
tridui, esercizi spirituali e catechi-
smi, soprattutto in quei luoghi do-
ve si manca di mezzi materiali e
morali».
Alla luce dell'identità del Coope-
ratore salesiano si evidenziano al-
cuni criteri per la figura del Coope-
ratore Catechista.
cale. Il catechista preparato e ag-
giornato culturalmente e didatti-
camente, si inserisce con disponibi-
lità nei piani pastorali e progetti
formativi elaborati dalla/nella co-
munità ecclesiale ai vari livelli. Lo
ricorda l'art. 18,1 del RVA: «L'at-
tività apostolica dei cooperatori ha
dimensione ecclesiale. Con la testi-
monianza personale e le diverse at-
tività di apostolato es.si contribui-
scono alla vita della propria Chiesa
particolare, diocesi e parrocchia, e
alla sua edificazione come comunità
di fede, di preghiera, di amore fra-
terno e di impegno uùssionario».
2. LABORATORIO
«MAMMA MARGHERITA»
E una forte realtà dell'Associazio-
ne e non si può ignorare.
I Cooperatori sono stati alle ori-
gini, sull'esempio della prima Coo-
peratrice, Mamma Margherita, le-
gati ad una forma originale e fami-
liare di cooperare nell'oratorio di
Valdocco.
Leggiamo nelle Memorie Biogra-
fiche: «Non disdegnavano di ram-
mendare stracci nella povera sua
stanzetta. E quando Don Bosco co-
minciò a ricoverare gli orfanelli, con
un'abnegazione materna esse ne pre-
sero cura come di propri figli».
I tempi sono cambiati, ma l'eser-
cizio della carità verso i bisognosi,
specialmente giovani è ancora «ur-
gente», aggiornando il lavoro verso
nuove forme di impegno.
taglio e cucito, occupare e intratte-
nere «salesianamente» ragazze
«sbandate,. con un'infinità di brico-
lages, cosi utili per interessare le più
giovani.
- Un aspetto tipico dei labora-
tori «M.M.» è la cooperazione mis-
sionaria mediante la preghiera e la
sofferenza. La Chiesa, da sempre,
nella sua opera di evangelizzazione è
sostenuta con l'adorazione assidua e
con l'offerta delle sofferenze: sono la
forza tra le più efficaci di ogni apo-
stolato.
E la forza dello Spirito che forti-
fica la nostra tensione missionaria.
PER LA RIFLESSIONE
IN COMUNE
1. Avere una coscienza ed una ten-
sione missionaria:
- verso la Chiesa Universale;
- verso la gente che incontro
ogni giorno.
2. Quali le iniziative «missionarie»
nel Centro?
3. La catechesi: quanti «fanno ca-
techismo»? Come, dove, a chi?
Sono rispettati i criteri esposti?
4. «Laboratorio M.M.». Se esite:
con quali criteri? Se non esiste:
potrebbe essere avviato?
- Cat:echista-educatore. Il Coo- Si t:enga perciò present:e:
peratore salesiano non si limita «al-
l'annuncio», ma accompagna e gui-
da i ragazzi nel loro cammino di cre-
scita umana e cristiana. Non di rado
ci si limita a quel momento di lezio-
ne, tralasciando ogni contatto con il
mondo del tempo libero, della fa-
miglia, della scuola.
- Il Laboratorio «M.M.» è
espressione della vita di un Centro,
ne condivide lo spirito e ne segue gli
orientamenti.
- La comunione è la forza dell'a-
nima di ogni laboratorio.
*
- Scelta preferenziale. Occhio ai
«lontani»! Sono tanti e ovunque ra-
gazzi che vivono ai margini di ogni
- Il lavoro nasca dalla fraterni-
tà, dall'amicizia e dallo spirito di
preghiera dei soci.
struttura di catechesi. Per questi oc- - I laboratori, accanto alla con-
corre «inventare» modi e tempi per fezione di biancheria liturgica, guar-
una indispensabile formazione uma- daroba per squadre sportive, tea-
na e cristiana.
tro... accanto ai manufatti, raccolte
da destinare alle Missioni, alle pe-
- Collaborazione e fedeltà agli sche di beneficenza, dovrebbero,
obiettivi pastorali del/,a Chiesa /,o- dove è possibile, promuovere corsi di
12/92

2.3 Page 13

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«IMPEGNO 88»: CREARE ORATORIO
DOVE MAGGIORMENTE SI AVVERTONO
LE ESIGENZE DEL MONDO GIOVANILE
«Io susciterò per loro un pastore unico... Egli li pascerà e sarà il loro pastore».
(Ez 34,23)
Dalla coscienza missionaria nasce nuale di qualche anno fa: «riubicar-
la vita missionaria. Dal cuore nasce ci nelle Valdocco d'oggi».
la ricchezza del dono. Dalla convin- Questa lezione deve aiutare l'As-
zione di sentirsi «chiamati» cresce sociazione a non far morire questa
nel Cooperatore la gioia di «servire» proposta: ce lo ricorda l'art. 27,1:
i fratelli. L'esperienza tipica per chi «Il Cooperatore pratica l'esperienza
è apostolo salesiano, anche laico, è spirituale di Don Bosco, vissuta con
quella dell'Oratorio.
particolare intensità tra i giovani
E in questa prospettiva i Coope- del primo Oratorio in Valdocco».
ratori hanno sentito l'urgenza di as- Per ora ci limitiamo ad alcune
sumere come impegno specifico per considerazioni, tratte da uno studio
la ricorrenza del Centenario di Don di Teresio Bosco.
Bosco il «rilancio dell'Oratorio».
Nella mente di Don Bosco, l'idea
In questa ultima lezione si vuole di Oratorio si viene componendo di
soltanto far cenno alla scelta e non tre elementi fondamentali.
ad uno studio organico, che potreb-
be essere fatto eventualmente il
prossimo anno. «Don Bosco 88» è
un momento forte, un dono per tut- 1. UN AMBIENTE
ta la famiglia salesiana.
RICCO DI UMANITÀ
«Dobbiamo riproporre - ci dice
il Rettor Maggiore - con più effi-
cacia e credibilità al Popolo di Dio
ed al mondo d'oggi la figura e l'o-
pera di Don Bosco Fondatore: far
risaltare la sua statura storica di
Santo, amico dei giovani, portatore
originale di un messaggio evangeli-
co, pastorale, pedagogico e sociale».
La scelta dell'oratorio è il punto
concreto di «Impegno 88». Quale il
senso di questa coraggiosa scelta?
L'espre$ione «creare Oratorio»
va intesa in un duplice significato.
Da una parte c'è la volontà di col-
tivare nella vita di cooperatore il
«cuore oratoriano», vivendo nelle
Viene creato:
- dalla presenza fisica, attiva,
costante dell'animatore: persona
che impedisce il male, ma special-
mente organizza l'allegria e molti-
plica le iniziative. La chiamiamo an-
che «assistenza» salesiana;
- dall'amicizia dell'animat.ore
verso i ragazzi, che si trova bene tra
i ragazzi, passa il tempo tra loro,
parla e scherza con tutti;
- dall'interessament.o dell'ani-
matore, che si informa, aiuta, con-
siglia, che li cerca se mancano, va a
trovarli fuori dell'Oratorio, per loro
pensa, riflette, prega.
varie situazioni personali e di grup-
po il senso dell'accoglienza, della fe-
sta e del servizio. Avere un cuore ed 2. UN AMBIENTE
una mente «a forma di Oratorio», in DI GIOIA E ALLEGRIA
altre parole agire impregnati di spi-
rito salesiano. Dall'altra parte c'è Viene creato:
l'impegno concreto dell'Associazione - dalla presenza non di «un»
a creare o a potenziare in questi due giuoco, ma di svariati giuochi, rin-
anni, di intesa con la Chiesa locale, novati da strumenti nuovi e gare
«Oratori» in zone particolarmente nuove, inventati dalla fantasia degli
bisognose. Ritorna la campagna an- animatori;
- dalla partecipazione degli ani-
matori ai giuochi;
- dalla presenza dell'animatore
che previene i bisticci, dice •la pa-
rolina all'orecchio», invoglia tutti
al gioco;
- dalla musica, dal teatro, dal-
le gite...
3. UN AMBIENTE CRISTIANO
Viene creato:
- dalla presenza di animatori
cristiani sul serio, testimoni convinti
dello spirito oratoriano;
- dalla capacità de.gli animatori
ad aiutare i ragazzi a trovare nell'a-
micizia del Signore, la radice della
loro dignità e della vera gioia, a co-
municare !,oro l'arrwre di Dio, a farli
crescere nell'amicizia con Gesù, at-
traverso i Sacramenti;
- dallo spirito creativo nell'or-
ganizzare esperienze di gruppo, mo-
menti formativi (Santa MesM, riti-
ri, pensierino cristiano quotidiano,
buona notte...) tenendo conto del-
la crescita umana e spirituale dei
ragazzi.
Questi sono solo spunti per ri-
flettere.
Concludiamo con alcuni brani
delle «Memorie» dell'Oratorio: «lo
mi servivo di quelle ricreazioni lun-
ghissime per avvicinare ogni ragaz-
zo. Con una parola all'orecchio, ad
uno raccomandavo maggior ubbi-
dienza, ad un altro maggiore pun-
tualità al catechismo, ad un terzo di
venirsi a confes&ire... la ricreazione
era il tempo in cui agganciavo unbel
numero di ragazzi...».
Ricca di significato è anche la te-
stimonianza di un ragazzo del primo
Oratorio, Stefano Castagno, che ci
offre un modello di animatore.
«Don Bosco era il primo nei giuo-
13/93

2.4 Page 14

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chi, l'anima della ricreazione. Non
so come facesse, ma si trovava sem-
pre in ogni angolo del cortile, in
mezzo ad ogni gruppo di giovani.
Con la persona e con l'occhio ci se-
guiva tutti. Noi eravamo scarmiglia-
ti, talvolta sudici, importuni, capric-
ciosi. Ed egli provava gusto a stare
con i più miseri. Per i più piccoli
aveva affetto di mamma. Spesso bi-
sticciavamo, ci si pestava. E lui a di-
viderci. Alzava la mano come per
percuoterci ma non ci picchiava
mai, ci tirava via a forza, prenden-
doci per le braccia».
PER LA RIFLESSIONE
COMUNE
1. Che senso ha per noi avere «un
cuore oratoriano»?
2. In che misura i Cooperatori sono
presenti nell'Oratorio?
3. «Discutiamo la proposta «Im-
pegno 88 », partendo da iniziative
piccole...!
PER UN RILANCIO DELL'ASSOCIAZIONE
In questa ultima lezione siamo invitati a una riflessione sull,a lettera del Rettor Maggiore ai Cooperatori:
è stato un grande dono! Occorre approfondirne il contenuto e confront,ar/,o con l,a vita di ogni Centro.
Ne riportiamo, a conclusione di questo itinerario formativo, unaparte,preziosa sul piano operativo: sono
sei punti utili anche per !,a discussione in grupp o.
<eia solenne promulgazione del Regolamento co-
stituisce certamente, cari Cooperatori e Cooperatrici,
un evento che esige un rilancio dell'Associazione.
Vorrei qui riunire alcuni suggerimenti operativi che
vi muovano a formulare dei propositi pratici.
ALCUNE INTERPELLANZE
OPERATIVE
1. - La prima di tutte è, evidentemente, 9uella
di studiare, interiorizzare e mectere in pratica i con-
tenuti di questo vostro progetto di vita apostolica. È
un c()lllpito di fomzazione pemzanente a favore di una ac-
cresciuta interiorità spirituale, di taglio secolare, ca-
pace di permeare il tessuto del quotidiano (fatto di
rapporti familiari , professionali, culturali, sociali ed
ecclesiali) con i valori evangelici dello spirito salesia-
no. Urge, oggi più che mai, rafforzare l'<UJ()lllO interio-
re». Un impegno, dun9ue, che serva per l'identità cri-
stiana dei singoli ma anche come stimolo per la stessa
Associazione e per tutta la Famiglia Salesiana.
2. - Tale compito deve essere accompagnato
da una particdare attenzione a ciò che il Vaticano II ha
proclamato circa la «secolarità», e, in modo particolare,
circa la vocazione e missione del «laico» nella Chiesa.
14/94
La dottrina conciliare richiede oggi una coscienza mol-
to più ampia e più coraggiosa del «sentirsi cattolico»
in un mondo pluralista e pervaso dalla terribile renta-
7..ione di immanenza temporalista. Il materialismo che
caratterizza il nostro tempo in vaste zone sociali si ri-
solve in quel terribile <<peccato contro lo Spirito San-
to» che non ha remissione.
A questo riguardo il Papa, nella sua recente enci-
clica «Dominum et vivificantem» dice che, in una
mentalità materialista, «l'ori.zzonre dei valori e dei fini
dell'agire è strettamente legato all'interpretazione
come "materia" di tutta la realtà; (si presenta così
come) lo sviluppo sistematico e coerente di quella
"resistenza" e opposizione, denunciare da San Paolo
con le parole: <<La carne ha desideri contrari allo spi-
rito». È missione irrinunciabile per il cattolico, oggi,
quella di saper proclamare e testimoniare la presenza
arriva dello Spirito Santo nella storia e i suoi valori vi-
vificanti e trasformatori della vita personale, familiare
e sociale.
3. - Inoltre, la crescita in interiorità porta ne-
cessariamente con sé, per un Cooperatore salesiano,
alla revisione e all'intensificazione delle proprie iniziative
apostoliche. Emerge, perciò, un appello a rinnovare i
propri compiti di testimonianza e di apostolato: in fami -
glia, nel matrimonio, nell'ambiente di vira e lavoro,
r

2.5 Page 15

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nella realtà sociale, nelle opere salesiane, «specialmen-
te negli Oratori, nei Centri giovanili, nella Scuola».
Bisogna riconoscere che le strutture dei Salesiani e
delle Figlie di Maria Ausiliatrice offrono un campo as-
sai concreto e organico per le iniziative apostoliche.
In tal senso vorrei anche ricordare, soprattutto ai più
giovani, l'ambito del volontariato missionario così va-
sto e attuale.
In ogni situazione il Cooperatore deve sentirsi
coinvolto con personale responsabilità e spirito d'ini-
ziativa per svolgere la missione comune <<secondo le
sue capacità e possibilità». Così ciascuno arricchirà
l'Associazione, e quindi la Famiglia Salesiana, con una
crescita di identità:
«i Cooperatori adulti e anziani apportano - dice
il nuovo testo del vostro Regolamento - la ricchezza
di un'esperienza matura e di una lunga fedeltà;
i Cooperatori giovani, portatori del dinamismo
delle nuove generazioni, concorrono alla missione co-
mune con la loro propria sensibilità e dedizione;
i Cooperatori provati dal dolore e impossibilitati a
svolgere un'attività, fanno fruttificare l'apostolaro di
rutti con l'offerta della loro sofferenza e preghiera;
i Cooperatori sacerdoti e diaconi, la cui presenza è
utilissima, offrono il servizio del proprio ministero
specialmente per la formazione e per l'animazione».
4. - Un ambito particolarmente urgente da cu-
rare in profondità e fedeltà al magistero è quello del-
l'insegnamento sociale della Chiesa.
Esso è di somma attualità; è delicato e complesso;
è misconosciuto o travisato con troppa facilità. Ep-
pure è posto alla base dell'impegno cristiano per il
rinnovamento della società e per l'avvio di una civiltà
dell'amore.
In questo insegnamento dei pastori si rrovano i
principi fondamentali, i criteri di giudizio e le diret-
tive di azione per l'urgente impegno di trasformazio-
ne culturale che compo.rra l'educazione delle persone,
la solidarietà dei popoli, l'umanizzazione integrale del
lavoro. Troviamo una sintesi illuminante di tali orien-
tamenti nel capitolo della recente Istruzione vaticana
su <<libertà cristiana e liberazione». L'articolo 11 del vo-
stro Regolamenco esprime sintecicamence l'atteggia-
mento del Cooperatore di fronte a queste esigenze ec-
clesiali. Anche se l'Associazione, in quanto tale, «ri-
mane estranea ad ogni politica di partito», ruttavia si
interessa per una robusta formazione dei suoi membri
in questo ambito; infatti, <iinterviene coraggiosamen-
te, seguendo le direttive della Chiesa locale, per pro-
muovere e per difendere i valori umani e cristiani. Il-
lumina e stimola i singoli Cooperatori ad assumere re-
sponsabilmente i propri impegni nella società.
5. - Un altro campo di azione in cui la Fami-
glia Salesiana si è proposta di crescere, in fedeltà a
Don Bosco, è quello della Comunicazione sociale, so-
prattutto in vista dell'educazione della gioventù e del-
la cosòenza cristiana dei ceti popolari. Urge oggi che
voi Cooperatori siate presenti cristianamente nel vasto
mondo dei «mezzi» di comunicazione sociale, special-
mente dove si definiscono piani e programmi che toc-
cano punti nevralgici della retta formazione delle co-
scienze. Essendo la comunicazione una delle vie più
incisive, di fatto, nella nuova cultura che emerge (per-
ché influisce fortemente sull'opinione pubblica e sulla
configurazione della città dell'uomo), si dovrebbe cu-
rare molto la professionalità e l'intervento di coloro,
tra voi, che sono qualificaci al riguardo. Il Regola-
mento considera l'impegno dei Cooperatori in questo
campo come una «attività tipica» da preferire: infatti,
«l'impegno nella comunicazione sociale crea cultura e
diffonde modelli di vita tra il popolo».
6. - Infine, mi è caro ricordarvi, come interpel-
lanza operativa da privilegiare, quella di intensificare i
buoni rapporti, la comunionefraterna e la collaborazione
con gli altri Gruppi della Famiglia Salesiana. Questo si
ottiene «attraverso la conoscenza e l'informazione re-
ciproca, il vicendevole aiuto spirituale e formativo, e
il coinvolgimento negli impegni apostolici comuni».
In questo senso vanno curati meglio anche i ser-
vizi informativi destinati a far circolare esperienze, no-
tizie, testimonianze, iniziative che stimolino ed ele-
vino il rendimento spirituale e apostolico di tutti. In
particolare dovete favorire costantemente nelle varie
Nazioni la diffusione e promozione del «Bollettino Sa-
lesiano», a cui Don Bosco collegò i cooperatori e il
loro apostolato.
L'inèremento di un senso più vivo delle esigenze
di comunione e di collaborazione nella Famiglia Sale-
siana ridonderà in beneficio della Chiesa, soprattutto
delle Chiese particolari in cui convivono i vari gruppi.
Infatti il nostro senso rinnovaro di Famiglia non è
guello di costruire una «cappella a parte», bensì quel-
lo di essere «insieme» il vero carisma di Don Bosco,
ossia un dono più autentico e più efficace da appor-
tare salesianamente alla Chiesa locale».
(Dalia lettera
del Rettor Maggiore ai CC)
15195

2.6 Page 16

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oe
~
Spedlz. In •bbon. postale • GrupPo (70) • 2• quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
Oulndlclnal& di Informazione e di culture religiosa
l'edizione di metà mne del 88 particolarmente de-
stinata eJ Cooperato,t Sal•lanl. DlruJone e ammlnl-
atru.lone: Via della Plaana, 1111 C.P. 9092 . 00100
Roma Aurello - Tet 69.31.341 .
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Redattote; ALFANO ALFONSO Via Mar11la, 42 •
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Autortu. det Trib. di Torino n. 408 del 18 lebbntlo 1949. - e.e.
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aco · Torino. - e.e.P. 482002 lntaai.to a Dir. Otln. Opeq Don
Bosco Roma. - Per cambio d 'lndlttzzo lmlant anche l'lndlrlno
pracedame.
BOLLETTINO SALESIANO
EDIZIONE COOPERA TORI
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Di fronte a richieste in continua crescita e
col vincolo della tiratura limitata si
impone una verifica della lista dei desti-
natari!
L'INDIRIZZARIO ATTUALE VIENE AZZERATO
Chi ha interesse a ricevere il BS-CC deve
compilare presso il proprio Centro ap-
posita scheda (vedi tac-simile).
Ogni Centro trasmetterà le schede al pro-
prio Ufficio lspettoriale.
Attenzione! NON saranno prese in con-
siderazione richieste o schede pervenute
Pl/'Ufficio Nazionale a titolo personale o
tramite i Centri.
Le richieste devono essere fatte entro il
mese di ottobre 1986.
Dal primo numero 1987 il Bollettino Sa-
lesiano Edizione Cooperatori verrà spe-
dito ai cooperatori che ne avranno fatto
richiesta secondo le modalità sopra de-
scritte.
...
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FAC-SIMILE DELLA «SCHEDAit
Isigla
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Le schede si chiedono e si riconsegnano
compilate al proprio Ufficio lspettoriale.
16/96