Bollettino_Salesiano_196611


Bollettino_Salesiano_196611

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BOl TTIN
..... SA SANO

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IN QUESTO NUMERO:
.'
I laici nelle comunità della Chiesa
Vacanze con i figli
Don Mantovani
visto da un giornalista
Un tesoro per la Chiesa:
le vocazioni adulte
Vita da Kivari, semplice e rude
Cristianesimo maturo
nella Terra dei Liberi
IN COPERTINA:
Indi XavantH (Mato GroHO•Brulle), QueaU
piccoli figli della ■-Iva nel loro primi contatti
con la civiltà rivelano Intelligenza, buone
dlapo1lzlonl un elevato grado di assimila•
zlone di aplrlto crlatlano
I membri dt1I Consiglio Superiore della Congregazione Salesiana al lavoro, sotto la
presidenza del Re/tor Maggiore. Sul loro taro/o I problemi di tutta la Congregazione

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PANORAMICA
DELL!APOSTOLATO
DEI LAICI
La salvezza offerta da Dio al mondo per mezzo
di Gesù deve essere conosciuta: l'evangelizzazione
è il primo campo di apostolato. Anche se in modo
del tutto proprio esso è affidato ai ministri di Dio,
i documenti del Concilio richiamano anche i laici
cristiani a questo dovere. La costituzione sulla
Chiesa ricorda « quegli uomini e d,onne che aiuta-
vano l'apostolo Paolo nell'evangelizzazione, fati-
cando molto per il Signore ».
Certo la vita cristiana integralmente vissuta, il
buon esempio, la testimonianza cristiana nei vari
stati di vita, sono già di per un "annuncio" del
Vangelo, come attesta Gesù quando dice: « Vedano
gli uomini le vostre opere buone e diano gloria
a Dio»; ma l'appartenenza alla Chiesa e la soli-
darietà con Cristo capo, chiama tutti i fed.eli a
cooperare direttamente all'evangelizzazione, quando
se ne dà l'occasione o quando sono espressament e
invit ati.
I laici possono essere il ponte che dal clero giunge
alle varie situazioni umane, i messaggeri del Van-
gelo atteso e ancora non giunto in molti ceti di per·
sone, i traduttori in linguaggio vicino alla sensibi-
lità umana particolare di determinati ambienti.
Talora essi possono supplire il clero assente o insuffi-
ciente o scacciato. Sempre essi, proprio perchè
immersi nel contesto del mondo da evangelizzare,
sono dei preziosissimi interpreti delle ansie degli
uomini presso il magistero ecclesiastico, come hanno
luminosamente dimostrato gli interventi degli os-
sérvatori laici al Concilio Vaticano.
Se essi non parlassero, il Vangelo sarebbe per
sempre interdetto a molte situazioni; Cristo sa-
rebbe senza mani per gestire, senza piedi per cam-
minare, senza occhi per vedere, senza voce per
parlare, quasi persino senza cuore per amare se
essi, membra sue, non si mettessero generosamente
a sua disposizione.
Per dare al mondo
un'anima cristiana
Preziosa nel campo dell'evangelizzazione, l'opera
dei laici diviene insostituibile nel campo dell'ani-
mazione cristiana dell'ordine temporale, della con-
sacrazione del mondo, cioè nella parte dell'opera
della salvezza, che deve orientare di nuovo a Dio
il creato che il peccato ha distorto e disorientato.
È l'affermazione della regalità cli Cristo e di Dio
per mezzo dell'ufficio regale che i fedeli tytti rice-
vono dalla loro appartenenza al corpo mistico di
Cristo Re. C'è qui - afferma il Concilio - un
campo immenso aperto all'impegno dei laici, che
« servendo Cristo anche negli altri, conducono,
con umiltà e pazienza, i loro fratelli al Re, servire
al quale è regnare. Il Signore, infatti. desidera di-
latare il suo regno anche per mezzo dei fedeli laici»
(Lumen Geniium, n. 36).
Per animare cristianamente l'ordine temporale
è necessario prima di tutto avere una conoscenza
profonda della sua realtà; del AUO ordinamento al
fine ultimo dell'uomo; della bontà che gli deriva
dalla creazione; del servizio che può rendere alla
persona umana; della gloria che il suo ordinamento
può dare a Dio. Qui è il campo vastissimo della
filosofia, della cultura, della tecnica da pone al
servizio dell'uomo e di Dio. Qui è l'esercizio dei
vari uffici temporali come servizio reso alla co-
struzione di un mondo di giustizia, di carità, di
pace. Qui l'acquisto di una competenza nei campi
del proprio lavoro, per meglio rispondere alle at•
tese del mondo. Qui, infine, l'impegno di operare
per il risanamento delle 'istituzioni e delle condi-
zioni del mondo. In una parola: l'economia, la
sociologia, la politica, la vita 11indaoale, la vita
civica ecc. Ecco le parole della Costituzione conci-
liare: « Per loro vocazione è proprio dei laici cer·
I

1.4 Page 4

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care il regno di Dio trattando le cose temporali e
ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè
implicati in tutti e singoli i doveri e gli affari del
mondo e nelle ordinarie condizioni della vita fa.
miliare e sociale, di cui la loro esistenza è come
intessuta. lvi sono da Dio chiamati a contribuire
quasi dall'interno a modo di fermento, alla santi.6-
cazione del mondo mediante l'esercizio del pro•
prio ufficio e sotto la guida dello spirito evangelico,
e in questo modo a manifestare Cristo agli altri,
principalmente con la testimonianza della loro
stessa vita, e col fulgore della loro fede, della loro
speranza e carità. A loro quindi particolarmente
spetta di illuminare e ordinare tutte le cose tem-
porali alle quali sono strettamente legati, in modo
che sempre siano faue secondo Cristo, e crescano e
siano di lode al Creatore e al Reden1ore » (Lumen
Gentium, n. 31).
L'animazione cristiana ci darà il progresso cri-
stiano e così avremo la glorificazione di Dio nell'or-
dine temporale. I beni temporali sono ambigui:
possono servire al bene o al male; tocca ai laici,
che ne hanno la _responsabilità, ordinarli al bene,
cioè al servizio dell'uomo e alla gloria di Dio.
SI dilatano
gli spazi della aarltà
A.i messi di Giov~ che gli chiedevano il segno
della sua messianità, Gesù disse: « Andate a rife-
rire a Giovanni quel che udite e vedete: i ciechi
vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mon-
dati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è
annunziata la buona novella, ed è beato chi non si
scandalizza di me ». In queste parole di Gesù è
esemplificato il posto preminente che nel Regno di
Dio ha la carità, fermento della salvezza, legge del
nuovo popolo di cui Cristo è il Re. Nella carità
si realizzano la legge e i profeti, cioè l'attesa del-
l'Antico Testamento; essa è il comandamento nuovo,
cioè tutta la novità portata da Gesù nel nuovo,
rapporto di figli di Dio e di fratelli in Lui; essa è
il segno che notifica, tra di loro e a tutti, i seguaci
di Gesù; essa diverrà anche il richiamo più po•
tente di tutti gli uomini all'ovile di Cristo. Nel
suo duplice aspetto di amore di Dio, di cui si
deve procurare la gloria, e di amore del pros11imo,
di cui si deve favorire la salvezza, la carità è il
fondamento regale del1'apostolato dei Laici.
Il nostro tempo offre alla carità un campo vastis-
simo di lavoro. Il nostro tempo ha realizzato l'au-
gurio di Sant'Agostino: « Si dilatino i campi ope-
rativi della carità! ». Abolendo le distanze con i
rapidissimi mezzi di trasporto; rendendo simulta-
neamente presenti a tutti gli uomini le situazioni
di bisogno, dl indigenza e di intervento in tutto
il mondo per mezzo degli strumenti di comunica•
zione sociale, aumentando con i ritrovati della
tecnica e del progresso le po~sibilità di presenza e
di aiuto; facilitando per mezzo di intese interna-
zionali, sempre piii vaste e agili, la cooperazione di
tutti dove condizioni penose lo richiedono in
modo urgente; facendo intravedere, con sistemi di
sicurezza sempre più perfezionati, anche la pos-
sibilità di eliminare il flagello ricorrente della guerra,
gli uomini del nostro tempo hanno aperto all'apo-
stolato una prospettiva che, trasbordando dagli
stessi confini un tempo sterminati ed oggi angusti
della terra, si affaccia, con le imprese spaziali, alle
dimensioni misteriose dello spazio non più negato
agli uomini. La carità, che è un divino fermento,
non si esaurirà nemmeno in queste dimensioni,
avrà sempre qualche altra cosa da dire. Perchè
la scienza finisce e anche la fede si esaurisce,
e si compie la speranza, ma la carità è ine-
sauribile.
Ebbene la carità rende inesauribile anche l'im-
pegno dell'apostolato dei laici; e siccome qui in
terra la carità si applica specialmente a situazioni
temporali, essa diviene in tutti i campi lo stru•
mento più valido anche per l'animazione cristiana
del mondo, che è il "proprio" dell'apostolato dei
laici.
Esempi r ecenti confortano questi visione.
UN SECOLO PRIMA DEL CONCILIO
Don Bosco divinò, or è un secolo, con l'intui-
zione del genio e della santità, quella che doveva
essere più tardi nel mondo cattolico la mobi-
litazione del laicato contro l'azione del mondo
nemico della Chiesa.
PIO Xli
Il sacerdote può lavorare con zelo nel sacro
ministero; ma la cooperazione morale e mate-
riale appartiene di preferenza alle persone che
vivono nel secolo, entro le officine, negli uffici
civili, nel commercio. Essi possono con maggior
libertà e con maggiore facilità conoscere i bi-
sogni e meditare sui mezzi atti a provvederci.
pON BOSCO
2

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Il loro apostolato
non ha limiti
Per comprendere quale immen!'o campo sia
aperto all'apostolato dei laici, .sarebbe necessario
· riepilogare quel singolare documento che conclude
il lavoro del Concilio, il cosiddetto "schema 13",
che inizia con le significative parole: « Le gioie e le
speranze, le triste2:ze e le angosce degli uomini
d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che
soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze
e le angosce dei discepoU di Cristo, e nulla vi è di
genuinamente umano rhe non trovi eco nel loro cuore ».
Dimensioni nella presenza della Chiesa nel mondo,
dimensioni dell'apostolato.
Presenti nella Chiesa, i laici possono aiutare la
loro parr.occhia e la loro diocesi, come quef?li uo-
mini e donne che aiutavano gli Apostoli nella pre-
dicazione. Possono condurre chi sta lontano, co-
municare la parola di Dio nella catechesi indivi-
duale e in quella organizzata, amm.inistrare i beni
della Chiesa, mettere le loro competenze al ser-
vizio della comunità, aiutare le esigenze della pa-
storale che sono sempre più vaste, sostenere le
opere missionarie, la stampa, le associazioni di ca-
tegoria, le opere caritative, il tempo libero.
Impegnati nella loro famiglia, cellula su cui la
Chiesa e la s ocietà cristiana si fondano e crescono,
essi possono restituire all'amore cristiano, da cui
la famiglia nasce, la sua purezza; darsi reciproca
testimonianza di fede, di speranza e di carità;
educare cristianamente i loro figli, esigere che la
società li aiuti in questa opera; scoprire le voca-
zioni, educarle e custodirle; dare esempio di ma-
trimonio santo, inclissoluhile, radiante di apertura
verso altri nuclei familiari; rivendicare i suoi di-
ritti - legislazione, scuola, alloggi, sicurezza, la-
voro -; tutto il numero 11 del decreto sull'aposto-
lato dei laici è un documento base dove si 1:ichla-
mano le possibilità grandiose di apostolato fami-
liare, a cui si chiede cli assicurare il permanere del
cristianesimo nei paesi cristiani e il suo radicarsi
nei paesi dove per la prima volta viene annun-
ziato.
Un altro campo, collaterale e conseguente alla fa.
miglia, è quello della gioventù verso cui il Concilio
guarda con particolare speranza e con cui vuole
che si instauri da parte degli adulti « un dialogo
amichevole, che -permetta... passando sopra alla
distanza di età, di conoscersi reciproca.mente, e di
comunicarsi reciprocamente le proprie interiori
ricchezze» (Decreto, n. 11).
Immessi nella società, i laici lavoreranno a co•
struire una "cristianità" che non sia lontana dalle
Unee della "città celeste", a cui anche essa deve
cooperare a condurre gli uomini. « L'impegno di
informare dello spirito cristiano la mentalità e i
Apostolato del mezzi di comunicazione sociale. Questi quattro
allievi dell'Istituto Don Bosco di Woluwe-St.-Plerre, vincitori In
una trasmissione della televlslone belga dedicata al giovani, si
preparano a svolgere Il loro apostolato In un settore dove urgono
più che altrove gli apostoli laici
costumi, le leggi e le strutture della comumta ~
cui uno vive, è compito e obbligo proprio dei laici
e che dagli altri non può essere debitamente com-
piuto. Essi completano la testimonianza della
vita con la testimonianza della parola. Nel campo
del lavoro o della professione o dello studio, del-
l'abitazione, del tempo libero e delle associazioni,
sono i più adatti ad aiutare i loro frate]]j >> (Decreto,
n. 13).
Il decreto sull'apostolato dei laici spezza la sua
ultima lancia esortandoli a non rimanere chiusi
nel loro individualismo, ma a recare il proprio
apporto alle organizzazioni di apostolato. In un
mondo dove tutto si organizza e si pianifica, anche
l'apostolato vuole le sue organizz-azioni. Il capi-
tolo IV del decreto si chiude anzi con una prospet•
tiva offerta ai più generosi, la prospettiva della
consacra.none all'apostolato. « Nella Chiesa sono
degni di particolare onore e di raccomandazione
quei laici, celibi o uniti in matrimonio, che si con-
sacrano in perpetuo o temporaneamente al ser-
vizio delle istituzioni e delle loro opere, con la
propria competenza professionale. È per essa di
grande gioia vedere crescere sempre più il numero
dei laici che offrono il proprio servizio alle associa-
zioni e alle opere cli apostolato... ». È un appello
che ogni laico cristiano deve meditare; è un invito
che riguarda tutti; i più generosi rispondano!
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LA SICILIA
HA FESTEGGIATO
DON RICCERI
Dietro l'insistente invito dei suoi concittadini, il Rettor Maggiore nell'aprile scorso ha visitato
Minéo. Ha sostato anche in diverse case salesiane della Sicilia, festeggiato con viva simpatia
da autorità, confratelli, allievi, exallievi e cooperatori
Volevano rivederlo a tutti i costi. Cominciarono
a tempestare con lettere e telegrammi fin dal giorno
dopo la sua elezione a Rettor Maggiore, più di un
anno fa. Don Ricceri tenne i suoi concittadini sulla
corda per un anno intero, poi si arrese e il 17 aprile
scorso, domenica in Albis, andò a visitarli.
A cinque chilometri dalla cittadina di Minéo, alle
nove del mattino, erano tutti al bivio Fondacaccio
ad attenderlo sulle auto: il sindaco in tricolore, la
giunta municipale e il consiglio al completo, due
deputati regionali, un senatore della circoscrizione,
il viceprefetto della provincia, il viceprovveditore
agli studi, il comandante la tenenza dei carabinieri,
il vicario foraneo, i parroci delle tre collegiate,
tutti i religiosi e le religiose del luogo.
Poi i discorsi. Don Riccerj parlò per ultimo e disse
che aveva portato sempre con sè il ricordo e la no-
stalgia della piccola città dove era nato e dove ripo-
sano i suoi genitori. La sua voce non riusciva a do-
minare l'intensità e la sincerità della sua commozione.
Quindi a piedi, accompagnato da un lungo corteo,
si recò alla sua antica chiesa parrocchiale. Intanto
le campane facevano capriole di gioia. La gente si
era riversata: tutto esaurito in chiesa e 'fuori. Ci fu
Messa comunitaria, con le voci bianche dei pueri
cantore:r.
FESTONI INFIORESCENZE
GRAPPOLI STELLE
CAMPANE E MORTARETTI
Minéo, diecimila abitanti, era pavesata più che
per la festa patronale. Gli alunni della scuola media
schierati lungo 1a via di accesso, ciascuno con la
bandierina o il ritratto del Rettor Maggiore, costi-
tuivano una gentile nota di colore. Lo stesso ritratto
era profuso sui muri e nelle vetrine.
Ed ecco la piazza, molto grande, col monumento
al cittadino illustre Luigi Capuana, stipata di folla,
e la banda degli exallievi di San Gregorio che dava
voce alla gioia comune. Due aie di bambini e bam-
bine nel colorito costume siciliano mantenevano
come potevano un lungo corridoio tra la folla.
Sulla gradinata della scuola le bimbe della prima
elementare nel vestitino immacolato, cantarono l'inno
Gizì dai colli. Ci stava a proposito quell'inno:
Don Bosco in qualche modo veniva nella persona
del suo sesto successore.
Al ritorno don Ricceri fece vts1ta alla scuola e
l'intraprendente direttore didattico lo accompagnò
presso alcune bacheche in cui erano esposti vecchi
fogli ingialliti dal tempo. C'erano le sue pagelle, i
suoi voti delle elementari, altissimi, di quelli che
fanno inorgoglire le mamme. C'era solo una leggera
flessione nel voto di calligrafia. «Dovevo immagi-
narmelo! » commentò con un sospiro il suo segre-
tario, che quotidianamente e alle prese con i gero-
glifici della sua grafia non ancora emendata. Intanto
nel cortile della scuola gli 850 alunni di Minéo
erano schierati, e don Ricceri li passò in rassegna
e annunziò ai più piccoli la distribuzione delle ca-
ramelle.
La mattinata si concluse con iI ricevimento al
municipio. Il sindaco gli consegnò un orologio da
polso col preciso intento che tutte le ore gli ricor-
dassero Minéo.
Nel primo pomeriggio fu la visita d'obbligo a tutti
gli istituti, enti, chiese e organizzazioni cittadine.
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Don Ricceri parlò con i malati dell'ospedale, pregò
sulla tomba dei genitori e vi depose un mazzo di
fiori, si intrattenne con i piccoli dell'orfanotrofio,
con i parroci, con i cooperatori. Inaugurò un asilo
che porta il suo nome.
A sera, dopci il canto del l'e Deutn, si ritrovarono
sul terrazzo prospiciente la piazza centrale di Minéo.
Partecipò anche il vescovo di Caltagirone. La piazza
stipata di gente era uno spettacolo. Migliaia di
piccole lampadine si accesero tutte insieme con i
colori dell'iride, lungo le facciate dei palazzi, for-
mando linee, festoni, infiorescenze, grappoli, stelle.
Il vescovo e il sindaco parlarono ancora alla gente
dalla terrazza: poi parlò don Ricceri e invitò il ve-
scovo a benedire tutti. Il vescovo disse che toccava
al Rettor Maggiore; infine si accordarono di recitare
contemporaneamente la formula. Dal cielo, dopo la
benedizione, piovvero anche i fuochi d'artificio.
I diecimila di Minéo quella sera si addormenta-
rono rimuginando un pensiero che era stato varia-
mente espresso nei diversi discorsi della giornata,
e che li riempiva di orgoglio: i salesiani sono dap-
pertutto nel mondo, dapperfutto parlano del loro
Rettor Maggiore, e nominano la città che gli ha dato
i natali.
IMMAGINI, RICORDI, AMICIZIE
Mioéo rappresentò la giornata clou della visita in
Sicilia, ma tante altre sorprese ed emozioni attende-
vano don Ricceri, i salesiani gli exallievi e i coopera-
tori delle varie case che lo accolsero fra il 13 e il
23 aprile. Immagini e volti che sbiadivano, ricordi
che si stemperavano nel tempo, amicizie che si at-
tenuavano, tutto ritornò vivo nella memoria.
Don Ricceri era giunto a Catania il I 3 aprile,
in aereo da Torino. Al momento dell'atterraggio
parecchie persone lo attendevano al portello di uscita
della prima classe, e non lo incontrarono: don Ricceri
era uscito dal portello della classe turistica, tra la
gente anonima e indaffarata. Rimase però molto
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confuso quando vide che ad accoglierlo c'era persino
l'arcivescovo di Catania.
L'istituto del Cifali diveMe il suo quartier gene-
rale, ma già quella stessa sera lo lasciò per avventu-
rarsi nei luoghi che lo avevano visto fanciullo, chierico,
giovane sacerdote, consigliere, direttore.
La prima tappa fu a San, Gregorio, che ora è no-
viziato e studentato, con oratorio e parrocchia, e che
era stato per lui, a 13 anni, la sua prima casa sale-
siana, a 24 anni la casa dell'ordinazione sacerdotale,
e poi la casa che lo vide consigliere e direttore d'o-
ratorio. In quegli anni lontani i suoi ragazzi, aspiranti
IJ 16 aprile visitò in periferia l'opera alla Barriera,
che aveva conosciuto nel 1922. Allora c'erano pochi
ambienti scomodi; ora trovò una moder11a scuola
professionale per radiotecnici, elettrotecnici, analisti
chimici, disegnatori tecnici, eccetera.
Fece visita anche alle Salette, altra opera di
periferia. Ll nel 1922, giovane chierico, aveva fatto
le sue prime esperienze oratoriane; erano stati tempi
tristi: i monelli gli avevano lanciato sassi. Il suo in-
gresso alle Salette fu piuttosto movimentato. L'au-
tista notò da lontano un assembramento, e da uomo
pratico sentenziò: ~ C'è stato un incidente; dovremo
Minéo
Il Rettor Maggiore
accompagnato
dal Sindaco
e dalle altre autorità
della sua cittadina
Pa lermo, I stituto
Santa Lucia
Il Rettor Maggiore si
Intrattiene con le allieve
di Azione cattolica, avevano vinto il primo premio
catechistico nazionale, e in udienza speciale da
Pio XI avevano ricevuto il gagliardetto dalle mani
del Papa.
Al suo arrivo a San Gregorio don Ricceri trovò
il sindaco, la giunta, la banda e molte persone altri-
menti compassate e dignitose, che in quell'occasione
mostravano un loro piglio allegro e pittoresco.
(( Non si stupisca - bisbigliò un euforico giovanotto
al segretario, quasi per scusare le esuberanze di quegli
anziani signori. - Non si meravigli del chiasso:
per noi don Ricceri è tutto. I nostri padri l'hanno
avuto direttore all'oratorio, li ha tirati su lui cosi».
Don Ricceri sorrise indulgente, lasciò che lo chia-
massero (come si fece un po' dappertutto) «il Don Bo-
sco della Sicilia », dichiarò di considerarsi <( cittadino
di San Gregorio ». L'indomani impose l'abito chie-
ricale a ventiquattro novizi salesiani.
Il 15 aprile visitò l'aspirantato di Pedara e il col-
legio di Randazzo, la casa madre dei salesiani in
Sicilia, che lo ebbe per 6 anni, come chierico e come
sacerdote; poi ad Acireale - dove nel 1923 aveva
ricevuto il suddiaconato dal card. Cento - sostò nel
noviziato delle suore, che gli fecero dono di pregiate
tovaglie da altare, ricamate dalle novizie.
cercare una deviazione, se vorremo passare». La
stava cercando quando dall'assembramento uscirono
uomini e ragazzi in costume siciliano, gridando
«Viva Don Bosco! Viva don Ricceri I )). In un niente
.la macchina fu risucchiata dalla gente e non potè
più andar oltre, per non arrotare qualcuno. Don Rie-
ceri smontò e fu fagocitato dalla calca: quelli del
seguito lo ritrovarono solo più tardi, nell'interno
dell'istituto. I ragazzi delle Salette questa volta non
gli gettarono sassi, ma insieme con gli anziani can-
tarono, suonarono e danzarono per lui, e ci guada-
gnarono caramelle e medagliette.
IL GARBATO DISCORSO
DEL VESCOVO
Dopo la festa a Minéo, il 18 aprile don Ricceri
fu a Caltagirone. Vescovo, canonici, sindaco, giunta,
banda, valletti in costume e, graditissima sorpresa,
la presenza dell'onorevole Scelba, exallievo di Cal-
tagirone. Don Ricceri sostò alla tomba monumentale
di don Sturzo. Pranzo all'istituto salesiano, ospite
l'onorevole Scelba, per il quale andarono a ripescare
negli archivi i documenti antichi che portavano la
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1.9 Page 9

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sua firma in qualità di presidente del Circolo locale.
Nel pomeriggio accademia, nell'Auditorium del
seminario. Il vescovo nel suo garbato discorso quasi
si scusò di non essere anche lui exallievo salesiano,
ma ne attribuì la colpa ai salesiani, che pur essendo
stati invitati insistentemente ad aprire un collegio
nel suo paese, non c'erano andati. «Ora - osservò
il vescovo - io sarei non soltanto un exallievo sale-
siano ma forse un salesiano >). li Rettor Maggiore
fu lieto della benevolenza del vescovo e disse che
poteva ancora essere salesiano, accettando di dare
il nome ai cooperatori.
a lui una meravigliosa :fioritura di opere e gareggia-
rono con i salesiani nel rendere calorosissime mani-
festazioni d'omaggio al loro Superiore.
UNA RESTITUZIONE
ALLA FAMIGLIA SALESIANA
Dop. Ricceri era passato - come scrisse un quo-
tidiano locale - «da un posto all'altro, da una
casa salesiana all'altra, parlando, ascoltando e soprat-
tutto incoraggiando ed entusiasmando». La polizia
Palermo,
Istituto Don Bosco
Il Rettor Maggiore
con Il Presidente
della Regione siciliana
on. Franco Coniglio
e Il Vicepresidente
on. Antonello Dato
Caltagirone,
Istituto
San Domenico Savio
Il Rettor Maggiore
con gli
on. Scelba e Azzaro
Il r9 era a Messina. Altri festeggiamenti, garofani
rossi, e tanti ricordi: l'oratorio Domenico Savio di
Messina era stato il suo ultimo incarico in Sicilia,
negli anni infuocati 1940-42, poi i superiori lo ave-
vano chiamato a Torino. Il Rettor Maggiore visitò
l'istituto San Luigi e il nuovo studentato teologico
ancora in costruzione, che verrà inaugurato il pros-
simo anno scolastico.
Il 21 aprile, ultima tappa, fece visita ai confratelli
di Palermo, accolto da una pioggia rabbiosa che
sconvolse un po' i piani dei festeggiamenti. Fu a
cena nell'istituto di via Sampolo con i membri del
Governo regionale siciliano e molti amici dell'opera
salesiana. Ultima messe di ricordi e di rievocazioni,
gli anni 1935-40 passati nella Conca d'Oro come
direttore. Il giorno 22 visitò l'antica scuola pro-
fessionale di Santa Chiara; poi ripartì nel pomeriggio
a1 nuovo Centro di Addestramento Professionale di
«Gesù Adolescente i> e tagliò il nastro per la sua
inaugura~ione ufficiale. 11 23 aprile, scortato da un
lungo corteo, don Ricceri prese la via dell'aeroporto
e del ritorno.
Anche a Palermo, come già a Catania, ad Alì,
ad Acireale e a Messina fece visita alle case delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, che spiegarono davanti
lo scortava sempre, talvolta a sirene spiegate. I
discorsi, a decine, erano lievitati da un affetto e da
una simpatia che non si trovano di solito nelle ce-
rimonie ufficiali.
Che cos'era successo, in quei dieci giorni di visita,
attorno al Rettor Maggiore ? Qualcosa che va al di
delle parole, che perciò è difficile dire. La Sicilia
salesiana, o semplicemente la Sicilia, dialogava con
Don Bosco. Nel lontano 1879 Don Bosco aveva
mandato in Sicilia, a Randazzo, i primi dieci salesiani,
dieci piemontesi. Li aveva scelti con cura, gente
in gamba, che seppero capire la nuova terra e sinto-
nizzarsi. Ed ecco i risultati: oggi i salesiani in Sicilia
banno 34 case e sono 581; le case delle Figlie di
Maria Ausiliatrice sono 71 e le suore u86. I Coope-
ratori sono 28.000 e sono attivissimi. Gli exallievi
non si contano, sparsi ormai per tutta l'Italia, in
posti di grande responsabilità e con un affetto
straordinario a Don Bosco.
Che la Sicilia abbia dato un successore a Don Bosco
è un po' come una restituzione alla Famiglia salesiana.
Forse per questo i festeggiamenti nella piana di
Catania, nella Conca d'oro e in ogni altra parte
hanno assunto un tono e un calore che solo il cielo
di Sicilia può ospitare.
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1.10 Page 10

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Le vacanze e le ferie per molti genitori sono I rari giorni, in tutto l'anno, che essi
possono trascorrere interamente accanto ai figli. Con buona volontà, intelligenza e
affetto essi potrebbero trasformare questi giorni in un tempo di attività gioiosa, sana ,
e riposante, e in un tempo di intesa e di reciproca comprensione
Cento e più anni fa a Torino,
a un certo punto dell'estate, l'O-
ratorio di Valdocco si trasformava
in un irrequieto alveare. Sotto
l'alta direzione di Don Bosco un
centinaio di ragazzi, messi da parte
i libri, si tuffavano nelle attività
più svariate. Alcuru soffiavano
negli strumenti musicali metten-
doci dentro tutta la buona volontà
per ricavarne sinfonie, marce, va-
riazioni degne della prima banda
salesiana; altri nelle aule prova-
vano e riprovavano le battute di
commedie, drammi in cinque atti
e farse; altri a bocca spalancata
davanti agli spartiti musicali si
cimentavano in canti sacri e pro-
fani; altri ancora forgiavano at-
trezzi per il teatro e vestiti per gli
attori, e li imballavano in pjccoli
colli facilmente trasportabili.
Che succedeva ? Una cosa sem-
plice: i ragazzi di Don Bosco si
preparavano alle vacanze.
Ma bisogna prepararsi alle va-
canze ? Don Bosco pensava di si,
e ci metteva la massima diligenza.
Anche le famiglie dovrebbero pre-
pararvisi. Succede che giunti ai
monti o al mare ci si guarda in
faccia e si domanda: «Be', adesso
che facciamo ?>>; e i ragazzi dànno
la stura ai rimpianti: 11 Se avessi
portato ·1a bicicletta. Perchè non
ho preso il traforo? L'uncinetto?
La reticella per le farfalle ? La
lenza ? Il giradischi ? Le racchette
del tennis, quei libri, quelle ri-
viste da leggere ?•·
Tocca ai genitori pensarci in
tempo, e prevedere per i figli i

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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giorni di sole e i giorni di pioggia,
i giochi e le occupazioni. Si prende
un foglio, lo si intitola: «Idee per
le vacanze•> e quando viene un'idea
la si appunta. Al momento di fare
i bagaglì, sulla lista c'è già segnato
quel che si deve portare via.
Preparare dunque per tempo,
come faceva Don Bosco.
Terminati i preparativi, Don Bo-
sco si metteva alla testa dei suoi
cento ragazzi e li coinvolgeva in
una fantastica avventura attraverso
colline, paesi e città del Piemonte
e della Liguria: una gita che du-
rava venti giorni e anche più,
parte in treno ma soprattutto a
piedi; una specie di tournée con
sfilate, canti, discorsi, concerti
bandistici e recite teatrali. Tutto
era previsto, e l'eventuale impre-
visto tornava ancor più gradito: il
sole, i temporali, il pranzo dal
parroco, l'invito del sindaco, la
visita alla cantina del benefattore,
i fuochi d'artificio, i drammoni
in teatro.
I ragazzi esprimevano
il meglio di sè
Nei trasferimenti apriva la mar-
cia un tamburino che attirava i
curiosi; ma transitando nei centri
abitati era la banda al completo
che tirava la gente fuori dalle case;
un codazzo di paesani poi li se-
guiva per chilometri. Don Bosco
a volte montava a cavallo e come
un generale passava in rassegna
le sue truppe. I più piccoli e i
più stanchi avevano un somarello
che cavalcavano a turno. Un par-
roco, un. benefattore, il priore di
un convento, secondo quanto si
era da tempo combinato, allesti-
vano i pasti.
Dove sostavano, a sera gli ar-
tisti recitavano le loro farse e i
loro drammoni. Se il paese non
aveva il teatro, improvvisavano il
palco accostando due carri agricoli
e innalzando intorno i tendaggi
imprestati dal sacrestano. Finito
lo spettacolo, a notte alta, la banda
andava sotto la finestra del bene-
fattore di turno e gli propinava
una serenata di ringraziamento.
Erano vacanze piene, quelle con
Don Bosco. I ragazzi eccitati
esprimevano il meglio di sè e svi-
luppavano tutte le loro risorse
fisiche e mentali.
L'ozio:
un'illusione e un pericolo
Ma - vien da domandarsi
e il riposo? Le vacanze non son
fatte per il riposo? Non sarebbe
meglio, almeno durante le vacanze,
la.sciare i figli a far niente, dopo il
lungo anno scolastico e gli esami ?
Com'è facile sbagliare, a propo-
sito del riposoI Lo si confonde
col far niente. C'è un riposo to-
tale, dicono i medici, ed è il
sonno. Altrimenti, anche quando
il corpo è in ozio, la testa lavora.
Il non far niente non esiste, è
un'illusione: anche lo sforzarsi di
far niente è già fare qualcosa. Il
vero riposo, oltre al sonno, con-
siste nell'occuparsi in attività di-
verse dal lavoro solito, nel fare
cose piacevoli, interessanti, disten-
sive.
L'ozio non è soltanto un'illu-
sione del riposo, ma è anche un
pericolo. Don Bosco ne aveva
paura. «Di questo io mi raccomando
- diceva ai suoi ragazzi - che
le vostre vacanze siano di riposo,
ma nello stesso tempo siano occupate,
sicchè ricreandosi il corpo, non abbia
a perderne lo spirito ». I suoi ra-
gazzi in gita, al termine di quelle
giornate intensamente vissute, tro-
vavano per dormire giacigli im-
provvisati, a volte della semplice
paglia, ma i loro sonni erano pro-
fondi come su " gommapiuma ".
Tornavano poi all'Oratorio più
robusti, distesi, vivaci, ricchi di
tante cose nuove viste e impa-
rate.
E i nostri ragazzi? Fortunati
quelli che a sera, giunti all'ora del
"Carosello", cadono dal sonno,
e messi a letto si addormentano
prima ancora di toccar le lenzuola.
D egli altri invece, di quelli rimasti
con le mani m mano, nell'ozio e
nella noia, c'è da preoccuparsi.
Don Bosco se ne preoccupava.
Sul foglietto «Ricordi per le va-
canze», che distribuiva ogni estate
ai suoi, aveva :,critto: «L'ozio è il
più grande nemico, che devi costan-
temente combattere 1>.
Vien da pensare alla supina pas-
sività dei bagni di sole, a certi
ritrovi che trasudano noia e tor-
pore, all'inazione delle spiagge:
l'ombreUone, il transistor, il ba-
gno, le creme per la tintarella, il
moscone, il juke-box e l'equivoco
approccio.
<i Io desidero che in qualunque
tempa si faccia sempre qualcosa
- diceva Don Bosco - perchè
in vacanza o lavorate voi, e il
demonio se ne sta inoperoso; oppure
voi vivete disoccupati, e il demonio
lavora lui>>.
In cerca
d'una confidenza perduta
Le vacanze possono diventare
il tempo fortunato dell'intesa e
della comprensione fra genitori e
figli. Si sta tutti insieme, in ar-
monia, si impara a conoscersi
meglio, ad affiatarsi, a condividere
gli uni i gusti degli altri. È q_uesto
il grande vantaggio delle vacanze
familiari, che va sciupato quando
il nucleo si sgretola e c'è chi va
ai monti e chi va al mare.
Oggi purtroppo i figli sono in
rotta con i genitori. <1 Quando ve-
dete un adulto e un adolescente
camminare insieme a lungo senza
scambiarsi una parola - osser-
vava un umorista - non potete
sbagliare: sono padre e figlio».
Perchè mai genitori e figli tanto
spesso non si comprendono? Gli
studiosi elencano un sacco di mo-
tivi: gli adulti hanno dimenticato
com'erano in gioventù; la società
è in rapida trasformazione e· i gio-
vani vivono in un mondo comple-
tamente diverso; la rivolta fa parte
della crisi dell'adolescenza, è come
una fase dello sviluppo della per-
sonalità giovanile; i figli si fanno
9

2.2 Page 12

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uomini e i genitori continuano a
considerarli bambini ecc.
I giovani anzitutto perdono la
fiducia nei genitori. Per dirla an-
cora con un umorista, a sei anni
il ragazzo dice: <i Papà sa tutto >>.
A dodici anni dice: << Papà sa
quasi tutto 1>. A diciotto anni:
«Papà non capisce niente». E a
ventiquattro anni: «Mi consiglierò
con papà 1>. Torneranno, più tardi,
all'affetto e alla stima verso i geni-
tori, ma intanto il piccolo dramma
familiare provoca crisi dolorose.
Succede perfino che non vadano
d'accordo con i genitori ragazzi
buoni, generosi, dotati di forti
idealità e di spirito di sacrificio:
fuori casa sono esemplari, fanno il
loro dovere; in casa sono gelidi,
suscettibili, intrattabili. «È facilis-
simo capire i giovani - ha scritto
un famoso psicologo, l'Allers -
ma è molto difficile capire tm
giovane 1>. Il guaio è che questo
unico giovane che è difficile ca-
pure di solito è il proprio figlio.
Ecco dunque le vacanze da tra-
scorrere insieme. Per prima cosa,
via quell'aria austera e sostenuta.
Il commendatore tratta suo figlio
come il suo fattorino di azienda.
Unica differenza, ogni tanto gli
dice: «Ti servono soldi ? Tieni».
Il ragazz;o li prende ma con
un'ombra di tristezza. Tante volte
avrebbe voluto parlare con suo
padre di mille cose importanti, ma
il commendatore aveva sempre
altro da fare. Ora, in vacanza, è il
tempo di prendere la lenza e andar
a pescare insieme. Se il ragazw
gioca al pallone, a fine partita lo
si attende sul bordo del campo e
gli si dà un'amichevole pacca suite
spalle. Per quanto debole e deli-
e cata, quella pacca capace di de-
molire un muro: il muro dell'in-
comunicabilità.
Dialogo schietto e leale
Il primo passo è dunque condi-
videre i gusti dei figli, interessarsi
ai loro svaghi, partecipare alle loro
occupazioni. È la premessa, per
poi intavolare il dialogo.
Ma c'è dialogo e dialogo. Anche
la signora del commendatore si era
messa di buona volontà. Un giorno,
mentre sotto il pergolato dei nonni
lavorava all'uncinetto con sua figlia,
le dice: «Vedi, Mirella, d'ora in-
nanzi voglio che tu mi consideri
non più una mamma severa come
forse sono stata, ma un'amica e una
confidente. Io ho un po' più
esperienza di te, e ti posso consi-
gliare e aiutare». Mirella assente
persuasa, e il giorno dopo affida
alla mamma un piccolo segreto.
Non lo avesse mai fatto. La
mamma la sgrida, fa mille do-
mande, la tormenta, la spia, la
pedina, non la lascia più uscire.
Tutto è finito, signora: è raggiunto
il risultato opposto. Per forz;a;
non si tradisce cosi la fiducia dei
figli .
Nel 1866 un chierico faceva da
segretario a Don Bosco: era ti-
mido, sempre in apprensione per
il delicato compito che gli era
stato assegnato, timoroso di non
fare abbastanza bene. Don Bosco
se ne accorse e lo avvicinò.
«Guarda - gli disse, - tu hai
troppo timore di me. Tu credi che
io sia rigoroso ed esigente. Non osi
parlm-mi liberamente e hai sempre
paura di non potermi accontentare.
Ebbene, deponi ogni timore. Tu sai
che Don Bosco ti vuole bene. Perci.ò
se ne fai delle piccole, non ci bada,
e se ne fai delle grosse ti perdoM o.
Bastarono queste parole per tra-
sformare il chierico, che ricuperò
la sua serenità e raddoppiò il suo
affetto verso Don Bosco. Il dia-
logo con i figli dev'essere cosi:
schietto, leale, senza sottintesi o
tranelli, senza sbagliate capitola-
zioni, e veramente orientato verso
il bene dei ragazzi.
Ai monti o al mare o in cam-
pagna o anche in crociera, si re-
spira un clima di cui i sanitari e
i bollettini sul tempo non dicono
mai nulla: il clima spirituale, che
può essere sano o malsano o ad-
dirittura pestilenziale. Atmosfera
pesante dell'ozio, torbida dei juke-
box e delle spiagge, spensierata
delle gite, ruvida e forte delle
escursioni, ecc. Ovunque siano, i
figli hanno bisogno del sole, e
questo sole nel clima dello spirito
è Dio.
Nei consigli ai giovani in vacanza
Don Bosco ricordava le preghiere,
la messa, la comunione, la lettura
di qualche buon libro. I suoi cento
ragazz;i in passeggiata per monti
e pianure aprivano la giornata con
la messa, e la chiudevano con le
preghiere della sera. Di festa edi-
ficavano i paesani con la messa
cantata in parrocchia.
Un fragrante odore
di oratorio
La famiglia in vacanza ha tempo,
e una volta tanto può fare le cose
per bene. I figli ne hanno bisogno,
e anche i genitori. Tutti insieme
in chiesa, grandi e piccini. E non
dietro l'ultima colonna, ma in
prima fila, con i libretti, rispon-
dendo e cantando a voce alta.
È bene " compromettere " i figli
fin dalla prima domenica, davanti
agli amici, ai conoscenti, al par-
roco: tutti devono sapere che
essi vanno in chiesa da buoni cri-
stiani.
E non è tutto. Ci sono luoghi
di soggiorno che hanno il parroco
o il giovane viceparroco dinami-
cissimo, che s'intrufola tra i ra-
gazzi, fa amicizia, organizza giochi
e gite, trasforma la villeggiatura
in un gaio oratorio quotidiano.
Anche di fronte a questo sacerdote
è bene " compromettere" i figli:
li si presenta non come mascal-
zoncelli bisognosi di sorveglianza
speciale, ma come bravi ragaz-
zi che possono rendersi utili in
tante cose. I figli, pizzicati nell'or-
goglio, manterranno la parola e
si impegneranno al meglio. Ne
nascerà un fragrante odore di
oratorio.
E più ancora, su queste vacanze
con i figli, ben organizzate, vissute
nella reciproca comprensione e
nella sana attività, $plenderà sem-
pre il bel tempo, il sole della gra-
zia di Dio.

2.3 Page 13

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DON MANTOVANI
VISTO DA UN GIORNALISTA
Il giornalista Giovanni Giovannini si è fermato quindici giorni a Madras presso il " Centro del sollievo
sociale" di don Mantovani, per consegnargli gli aiuti contro la fama In India donati dai lettori del quo-
tidiano torinese "La Stampa". Nei suoi brillanti servizi, inviati al giornale e qui ora riassunti, egli ha
tratteggiato con acutezza la figura e l'attività del coraggioso missionario salesiano.
Madras, 26 febbraio. Dopo venti ore di volo da
Caselle, il " DC 6 " non ha ancora finito di rollare
sulla pista di Madras che già dai finestrini intravedo
figure bianche precipitarsi verso l'apparecchio, e poi
arrampicarsi sulla scaletta, e abbracciare me, il fo-
tografo che si divincola perchè deve pensare alle
fotografie, e i sci membri esterrefatti dell'equipaggio.
Sono i salesiani, capitanati da padre Orfeo Manto-
vani, che da salesiani pongono presto fine alle com-
mosse accoglienze e passano subito ai fatti.
Nell'afa atroce della notte avanzano sotto bordo
al " DC 6 " un camion e un trattore con rimorchio;
un'orda di facchini seminudi cominciano a far volare
le cassette del latte concentrato e i pacchi di pasta
a un ritmo senza precedenti negli annali dell'aero-
porto di Madras. Non è ancora l'alba quando il
singolare corteo di salesiani, aviatori e giornalisti si
muove con automobili, camion, trattori.
Non è più il caso di pensare a dormire. << Benedetti,
benedetti - dice padre Mantovani - ci sarà già
edlamo apparlrere!~i1~~e,lala stetsotlaa
" •.. V I libro delle P dietro a lui
bassa su Ilo li prete: et da un bue,
nera al co ::iirretto tira o rto "
caovannzsaorperau~na cassa da mo ...
J '..~~
··..- -~:
;~

2.4 Page 14

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gente davanti al mio centro assistenziale... Svelti, Gli aerei continuano ad atterrare, e nelle pause fra
svelti, benedetti» (anzi, dice "benedeti ", perchè è i trasporti e le distribuzioni il gifJTnalista Giovannini
veneto e nemmeno dopo trentacinque anni d'India si rende conto di come funziona il centro missionario.
ha perso l'accento natio).
Dall'armo scorso don Mantovani distribuisce ai ragazzi
Così il giornalista Giovanni Giovannini ha incon- poveri una manciata di riso. I ragazzi clze domandano
trato e ricorda don Jl,lantovani.
sono aumentati, fino a raggiungere il migliain. Un pugno
di riso è niente, 1na per molti è tutto ciò clze mange-
Cerco nella notte di vedere la città dove sono piom- ranno nelle ventiquattr'ore.
bato dal cielo. Madras è un susseguirsi sterminato
di quartieri che si uniscono in un unico caotico
conglomerato urbano dai due milioni, due milioni
e mezzo di abitanti (quanti siano, di preciso nes-
suno lo sa); una distesa di poche case decenti, di in-
fini te casupole, di decine, centinaia, migliaia di ca-
Il fotagpafa
non si sente di fatagrafal'II
panne fatte di fango, di rami d'albero, di foglie.
Per i più, anche la capanna di fango o di rami è un
lusso: è normale vivere, nascere, morire sulla strada.
Sono le prime luci. Le donne cominciano un'attesa
di ore, a centinaia, davanti a un'unica pompa, e i
bambini partono a rovistare i bidoni delle immon-
dizie alla ricerca di una buccia di banana, di una
Dopo i bambini, i lebbrosi. Racconta Giovannini.
Ce ne sono duemilacinquecento in giro per le strade
di Madras, con tutte le gamme delle mutilazioni,
le piaghe aperte e purulente, gli arti ridotti a tron-
foglia buttata via da un " ricco ".
coni, il volto ormai senza lineamenti. Sono peri-
Mentre andiamo - continua il giornalista nella colosi, e nei loro confronti la folla indiana reagisce
sua corrispondenza - padre Mantovani ammette di nei modi p differenti: in genere accettandoli con
essere stanco: prima di venire all'aeroporto -a ritirare assoluta indifferenza, altre volte lapidandoli. Sono
cibo per i vivi, ha dovuto occuparsi dei morti. «Non i più affamati tra gli affamati.
si riesce a far fronte a tutto - si lamenta. - Oggi Padre Mantovani il 24 febbraio ha inaugurato un
ne ho sepolti solo due, ma ieri sei e ier l'altro sedici, éentro di raccolta. Con la macchina piena di cassette
tutti morti di fame. Oltre che per la fatica, non so de "La Stampa", corriamo a visitare la nuova opera
come fare per la spesa».
che sorge alla periferia di Madras, in un bosco incan-
tevole di centinaia di palme: c'è ancora poco, si
stanno costruendo le abitazioni e ponendo le fonda-
menta di un ospedale che sarà attrezzato anche per
Fanno a11aoh/a/a
ool palma della n,ana
operazioni chirurgiche.
Nel verde cupo si aggirano ombre che ci muovono
incontro le mani; ma non sono molte, altre più nu-
merose sono stese all'ombra, incapaci di muoversi,
per sempre. Questi primi settanta ricoverati (diven-
È l'alba, sono arrivati al centro m1ss1onario, e c'è teranno fra poco trecento) sono stati scelti tra coloro
davvero gente che attende: un buon cent1·naio di primo per i quali non c'è più o quasi più speranza. Di
mattino, poi cinquecento, poi mìlle, 111illed11ecento.
alcuni, che ricordano appena l'uomo, il fotografo non
C'è qualche madre, qualche vecchio, ma in asso-
luta maggioranza sono tra i cinque e i dieci anni,
felici, plaudenti, irrequieti. È impressionante vedere
come piccini dì cinque o sei anni si rendano conto
di cosa vuol dire latte concentrato o galletta o pasta,
si sente di prendere fotografie, e io non mi sento
di far descrizioni.
Padre Mantovani li guarda, li tocca, li interroga
a uno a uno, e deve dire qualcosa di allegro in " ta-
mil " perchè tutti ridono. Alla distribuzione del
come facciano festa con un gioioso entusiasmo che i cibo, qualcuno imbocca il vicino che non ha più
ragazzi delle nostre zone più diseredate non riser- le mani per portare la roba ·alla bocca.
berebbero alle leccornie.
Ci salutano giungendo nel saluto indiano non le
Il latte in polvere è ora nei calderoni che le donne ma~ ma i monconi, ci guardano con il loro atroce
non finiscono di far bollire insieme a pochi pugni sornso.
di riso; poi passa nei piatti di alluminio dei bambini. E poi avanti, sempre di corsa, verso un'immensa
Centinaia di bambini accoccolati per terra, intenti ad spianata alla periferia, dove non c'è niente e nessuno,
assorbire piano il liquido caldo che raccolgono fa- dove ci sarà fra poco un quartiere con mille abitanti,
cendo cucchiaio del palmo della mano, cercando a lebbrosi. Padre Mantovani aveva deciso di costruire
uno a uno, fino all'ultimo, i chicchi di riso. Mi al- un intero " villaggio del lebbroso ", prima ancora
lontano a malincuore.
di sapere se avrebbe avuto o no i centomila dollari
12

2.5 Page 15

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necessari. ~ Bisogna sempre avere fiducia nella Prov-
videnza - mi dice. - Ecco, siete arrivati voi. Vorrei
intitolare questo villaggio alla città di Don Bosco
e de " La Stampa ", a Torino l>.
L'antlaamsra
dsll'aldllà
Padre Mantovani mi accompagna a un padiglione
dove giacciono immoti settantaquattro scheletri vi-
venti, pochi fortunati " ex morti " e cioè ormai
salvi, molti in lotta ancora, diver~i moribondi. << Per
quest'uomo, per questa donna - dice padre Man-
tovani - è questione di ore ».
Su due culle metalliche giacciono due corpicini,
due ammassi di pelle grinzosa attorno alle ossa, senza
età, forse quattro, forse sei anni. << Questa - la
presenta il missionario - l'abbiamo raccolta abban-
donata per terra poche notti addietro e forse ce la
facciamo a salvarla, ma quella sono quattro mesi
che la curiamo in ogni modo e ancora non sappiamo
se riusciremo 1>. Di vivo, l'esserino ha solo due occhi
come punte di spillo, e uno sguardo fisso allucinato
che non mi leverò più dal cervello. Il padiglione
della morte è un'allucinante anticamera dell'aldilà.
Don Mantovani conduce il giomalista ne/l'ambu-
latorio.
Passo dal padiglione dei morenti all'ambulatorio.
Da questo a quello, il passaggio non è infrequente:
tra il centinaio e più di persone che quotidianamt:nte
vengono a farsi visitare dai medici dei salesiani,
molti sono in condizioni cosl disperate da trasfor-
mare la diagnosi in una sentenza di morte a breve
scadenza. Vedo ragazzi tisici all' ultimo stadio, dis-
sanguati da dissenterie, svuotati da grovigli di vermi,
o colpiti da tutti i tre mali insieme, e tutti scavati
dalla fame...
Sotto Il sole,
a passo di bue
Il giornalista Giovan11i11i rimane impressionato non
meno dai morti che dai vivi.
A Madras - scrive - nessuno ha tempo o forza
di badare a chi si spegne d'inedia. IJ cadavere ri-
mane abbandonato dove giaceva vivo, anche un
All'aeroporto di Madras.
Il giornalista Giovannini e don Mantovani
In faccende:
è arrivata la carità torinese
giorno intero, anche due, a putrefare sotto il sole
selvaggio, finchè la polizia (che non può arrivare a
tutto) trova modo di caricarlo. Solo i salesiani hanno
organizzato un servizio: appena sanno di un morto,
mandano un uomo a prendere il corpo con una
bicicletta-riksciò, lo benedicono, lo accompagnano
al cimitero.
Il 5 marzo Giovanni11i invia al suo giornale questa
corrispondenza.
Arriviamo al Centro di padre Mantovani e tro-
viamo la grande spianata sinistramente deserta. Ve-
diamo in lontananza apparire solo, la testa bassa sul
libro delle preghiere, la stola nera al collo, il prete:
e dietro a lui avanzare un carretto tirato piano da·
un bue, guidato da un conducente indiano, con sopra
una cassa da morto, quattro assi da imballaggio in-
chiodati alla meglio. Solo quando i due uomini e
la bestia ci sono accanto, riusciamo a vedere il ca-
davere, larva scheletrica, incorporea.
Padre Mantovani ha finalmente alzato la testa, ci
ha scorti, non ci accoglie col consueto entusiasmo:
<• Benedeti, benedeti, oggi non ho tempo per voi.
Questo lo abbiamo trovato morto di fame, pura-
mente e semplicemente di fame, fin da ieri. Devo
portarlo al cimitero, non posso aspettare con questo
caldo•>.
Arriva come una freccia un ragazzino, gli va ad-
dosso urlando. Vedo il padre allargare desolato le
braccia, mormorare: <( Come faccio, come faccio >l.
13

2.6 Page 16

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Ma è un attimo, subito la sua decisione è presa.
Il morto nella cassetta e sul carro può aspettare, un
moribondo no.
Andiamo di corsa sul posto: tra la gente che passa
e tira via, c'è un vecchio steso sul marciapiede, rat-
trappito nello spasimo dell'agonia. Sole, polvere,
sudiciume, calore, indifferenza, mendicanti che pre-
mono come se non stesse succedendo niente: intrav-
vedo il padre in ginocchio, ma l'uomo non è mori-
bondo, è morto, e lui lo benedice. «Possiamo la-
sciarlo, state tranquilli, nessuno lo toccherà, manderò
i miei a prenderlo >>.
Torniamo all'altro morto, al carro col hue e l'in-
diano. Questo morto non sarà accompagnato solo dal
prete, avrà anche due giornalisti con lui. Avanti
dunque, prima con un certo disagio attraverso la
folla delle miserabili vie del quartiere, col carro
lento in mezzo al traffico tumultuoso del centro.
Poi, vista la generale indifferenza, cominciamo anche
noi a non curarci di niente e di nessuno.
Il padre mi aveva ammonito che la strada sarebbe
stata lunga, ma quanto lunga non avrei potuto im-
maginare. Anche per questo capisco come il po-
ver'uomo, già di una certa età, non in perfetta salute,
si sia commosso fino alle lacrime quando gli abbiamo
annunciato che da Torino gli fanno dono di un
autofurgone per i suoi morti.
È un'ora che camminiamo sotto il sole a passo
di bue, siamo stanchi quanto dev'essere stanco lui:
dopo un'ora e mezzo, quando ci dice che manca
ancora mezz'ora di strada, lo prendiamo a viva
forza - esausto com'è non può opporre molta
resistenza - e lo mettiamo a sedere sul carretto.
Continui 11 a pregare, appoggiato alla cassa scoperta.
Continuiamo anche noi, intontiti dal sole, dalla pol-
vere, dal fetore, gli occhi fissi sullo scheletro umano
che il rotolare del veicolo muove continuamente.
Finchè, finalmente, siamo lungo il mare; qui sono
pochi i vivi, è la città dei morti. L'atmosfera è serena
più che nei nostri cimiteri: la morte in India è troppo
onnipresente per incutere eccessivo dolo~e, commo-
zione, paura.
città, vogliamo accomiatarci nello stesso posto dove
quattordici giorni addietro, giungendo, l'orrore co-
minciò a prenderci alla gola per non lasciarci più.
Nel Centro di padre Mantovani, dove poche luci
rompono l'afosa oscurità della spianata, teorie di
spettri stanno sfilando lentamente, avviandosi a pren-
dere posto, ad accoccolarsi ordinatamente sulla pol-
vere rossa. Avanzando a uno a uno dal buio, sembrano
non terminare mai: sono bambini soprattutto, ma
anche madri e vecchi trascinati a braccia, malati
afflitti da una gamma inimmaginabile di mutilazioni,
ciechi dalle orbite vuote che incedono tenendo stretti
fra le mani gli stracci di chi li precede. È un filo
di miseria indicibile che si snoda per ore, ininter-
rotto, da tutto il desolante quartiere, da tutti gli
altri quartieri della città, anche i più lontani, dove
è corsa fulminea la voce. Spuntano a migliaia, tanto
che padre Mantovani e io ci sentiamo sgomenti.
Ma ci sarà qualcosa per tutti. Ci sarà, anche se alle
otto di sera la pu.r immensa spianata di polvere rossa
appare come una compatta distesa di gente acco-
sciata, come il simbolo di tutta l'infinita miseria
dell'India.
Davanti a questo strato umano sono allineate
stasera molte sedie. Hanno voluto intervenire a
questo pranzo d'addio l'Arcivescovo di Madras,
l'Ispettore salesiano, i missionari che in questi
giorni abbiamo visitato intenti alle loro opere.
Padre Mantovani al microfono cerca le parole
per ringraziare. Il sant'uomo è preso da tanta com-
mozione (e noi con lui, mentre avanzano bambi-
nelli a offrirci la collana della riconoscenza, mentre
dall'immensa folla si leva un interminabile applauso)
che deve andare svelto a sostituirlo al microfono
il suo Ispettore, a dire lui della riconoscenza di tanti
poverj per tanta esplosione di carità.
Ci siamo dovuti scuotere tutti per po.rre mano
ai mestoli. Arcivescovo e giornalisti., preti e auto-
revoli ospiti indiani, abbiamo rovesciato dai pento-
loni giunti fumanti dalle cucine razioni enormi sulle
grandi foglie che fanno da piatto.
Così col ringraziamento ufficiale delle autorità
indiane e il saluto commosso dei buoni padri e dei
loro assistiti, è teaninata la nostra missione a Madras.
Questo prete
dalla letizia lncrollablle
IO marzo, è l'ultima sera di permanenza a Madras:
domani Giovannini tornerà in Italia. Scrive al giomale.
Per la prima volta stasera nè io nè padre Manto-
vani saremo a ricevere l'aereo, l'ultimo destinato a
Madras. Dopo il saluto ufficiale del sindaco della
Il giomalista GiO'l)annini dice che non dimenticherà
mai la fame in India, i paesaggi riarsi dal sole, i buoi
che tirafl.O aratri a chiodo. Soprattutto non riuscirà
a dimenticare don Mantovani, questo prete dal pizzo
seicentesco, dalla letizia incrollabile, che chiama i
poveri e i lebbrosi «le mie perle, i miei gioielli »,
che si è scelto come motto: «Dare and hope: osa e
spera».
14

2.7 Page 17

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UN TESORO
PER LA CHIESA:
LE
VOCAZIONI
ADULTE·
Le scuole fondate da Don Bosco
per le vocazioni adulte e
Imitate un po' dappertutto, hanno donato
alla Chiesa manlpoli di sacerdoti
temprati nella virtù e
pronti agli apostolati più ardui.
La Congregazione Salesiana sta ora
riattivando In ltalla tait scuole,
con la certezza che le vocazioni adulte
anche oggi come Ieri sapranno offrire
alla Chiesa un aiuto prezioso
Un sabato sera del 1875 Don Bosco stava confessando
nella sacrestia di Maria Ausiliatrice. Un pensiero, in-
sistente come un assillo tormentoso, lo distraeva. Pen-
sava: i sacerdoti sono insufficienti, le vocazioni scarse,
bisogni della Chiesa urgenti. Come risolvere il pro-
blema ? Si vedeva circondato da tanti ragazzi buoni
e innocenti, ma quanti si sarebbero messi per la via
del sacerdozio e quanti avrebbero perseverato?
Continuando a confessare, comincib a sognare a
occhi aperti. Gli parve di trovarsi nella sua camera,
seduto a tavolino col registro dei giovani dell'Oratorio
tra le mani. Una voce gli disse: «Vuoi sapere il modo
15

2.8 Page 18

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di accrescere e presto il numero
dei buoni preti? Osserva quel
registro e da esso ricaverai quanto
devi fare ». Don Bosco sfogliò,
lesse i nomi, riflettè, ma non
venne a capo di nulla. Disse tra
sè: sogno o son desto ? •Eppure
la voce che ho udito è voce vera.
<< Mi volli alzare - racconta -
per vedere chi fosse Colei che mi
aveva parlato, e mi alzai realmente.
I giovani che si confessavano a me
d'intorno, vedendo che mi alzavo
cosl in fretta e spaventato, credet-
tero che mi venisse male; mi
sorressero; e io rassicurandoli che
era nulla, continuai a confessare».
Il segretario di Don Bosco com-
menta: «Noto che il signor Don
Bosco da prima non disse se la
voce fosse d'uomo o di donna,
ma sul fine disse precisamente:
" lo mi volli alzare per vedere
chi fosse Colei che mi aveva par-
lato ". Allude manifestamente alla
Madonna».
Com.e nacqur
l'Opem dei F igli di Mm·ia
Finite le confessioni, Don Bosco
corse davvero in camera sua ed
esaminò attentamente i registri
antichi dell'Oratorio. Osservò che
di tanti ragazzi che intraprende-
vano gli studi per seguire la via
del sacerdozio, appena quindici su
cento (neppure due su dieci) ar-
rivavano a mettere l'abito eccle-
siastico; invece quasi tutti coloro
che erano venuti già adulti, cioè
otto su dieci, avevano indossato
l'abito, e in minor tempo.
Convinto che l'Opera fosse vo-
luta da Dio e che Colei che gli
aveva parlato fosse Maria Ausi-
liatrice, vi pose subito mano e la
intitolò alla sua celeste Ispiratrice.
In questo modo nacque l"' Opera
di Maria Ausiliatrice per le voca-
zùmi tardive ".
Molti Vescovi l'approvarono con
espressioni lusinghiere, dichiaran-
dola «degna di ogni encomio >>,
«rispondente a un sentito bi-
sogno», «di grande utilità alla
Chiesa» e «tale da potersene spe-
rare preziosissimo frutto >>. A que-
ste lodi il Papa stesso metteva la
firma. Pio IX con un Breve del
9 maggio 1876 la benedisse «col
massimo piacere e di tutto cuore>>
e concesse a quanti vi si sarebbero
iscritti per sostenerla, anche solo
finanziariamente, l'indulgenza ple-
naria in arti.culo mortis e tutte le
indulgenze plenarie e parziali dei
Tet'.i:iari di San Francesco d'Assisi.
Due direttori santi
Don Bosco elesse a direttore
dell'Opera un sacerdote santo, il
beato don Luigi Guanella, futuro
fondatore dei" Servi della Carità",
che la Provvidenza aveva condotto
a Valdocco a vivere per tre anni
alla scuola di Don Bosco. Sotto
la direzione di don Guanella quei
generosi giovanotti fecero tali pro-
gressi che nell'aprile del 1876
don Guanella seriveva a Pio IX:
«Questi Figli di Maria quanto a
bontà sono i giovani più esemplari,
e quanto all'applicazione ammira-
bili. Molti si possono ormai ripro-
mettere di passare i cinque anni
di latinità nel periodo di dodici mesi,
e gli altri in quello di due anni.
Sono entusiasti del carissimo 1wstro
Don Boscu, ammiratori del gran
Pontefice dell'Immacolata, e impa-
zi.ellti del ministero delle ani.me. Li
benedica tutti, Santissimo Padre,
acciocchè, come si spera, si molti-
plichino negli armi avvenire, e tutti
riescano operai valorosi nella vigna
del Signore>>. P"io IX lesse il foglio
presentatogli personalmente da
Don Bosco e vi scrisse sotto
un'ampia benedizione autografa.
Più tardi Don Bosco affidò la
direzione dell'Opera a un altro
santò, il servo di Dio don Filippo
Rinaldi, lui stesso maturato al sa-
cerdozio tra i Figli di Maria.
Fatto Rettor Maggiore, egli di-
chiarerà: «Circa la Pia Opera di
Maria Ausiliatrice ho dei ricordi
affatto personali per avermene
Don Bosco affidato la direzione,
prima a Mathi e poi a San Gio-
vanni Evangelista, durante un
periodo di sei anni, cinque dei
quali furono gli ultimi della sua
vita. Il buon Padre voleva che io
mi recassi a dargliene conto quasi
ogni settimana; s'interessava del-
l'indirizzo, della parte materiale
come di quella scolastica e spiri-
tuale; e con grande compiacenza
mi ripeteva quanto aveva detto
di quest'opera a Papa Leone XIII,
e gli elogi che il grande Pontefice
ne aveva fatto. Posso dirvi in-
somma con tutta verità che l'Opera
di Maria Ausiliatrice per coltivare
le vocazioni tardive fu una delle
più care a Don Bosco, come con-
tinuò ad esserlo ai suoi due primi
successori, e lo è a me che vi
scrivo)>.
Da questa " scuola di fuoco ",
come amava chiamarla Don Bosco,
non sono usciti dei mezzi preti,
dotati di scarsa cultura e ca-
paci di realizzare poco di buono.
Ne uscirono, oltre don Rinaldi,
vari membri del Consiglio Supe-
riore della Congregazione, come
don Francesco Provera, don Fran-
cesco Bodrato, don Carlo Ghi-
varello, don Giuseppe Lazzero,
don Domenico Belmonte, e molti
valorosi missionari, come mons.
Fagnano, don Milanesio, don Bac-
cino, don Balzola e l'apostolo dei
lebbrosi don Unia. L'insigne sto-
rico P. Grisar ha osservato: «I
Figli di Maria sono per le Missioni
Salesiane preziosi operai, perchè
d'ordinario dànno ad esse gi()Va:ni
robusti, indurati alla fatica, i quali
per seguire la loro vocazione dovet-
tero già soste11ere, la maggior parte,
gravi sacrifici •>.
Del resto Don Bosco l'aveva
preannunziato dicendo: «I Figli
di Maria sara11110 per l'azione,
mentre i piccoli che vengono su nelle
nostre case saranno per la scienza».
Sta auverandosi
w,a 111·0/ezi a
Il Santo andò oltre e profetizzò
che molti avrebbero imitato il suo
esempio: «Vi sara11110 molti Ve-
16

2.9 Page 19

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scO'Vi - disse un giorno a don Bar-
beris - che vista la buona prova
che facciamo noi di questi adulti,
~eguiranno il nostro esempio e apri-
ranno case a questo fine 11.
E in un discorso ai direttori
salesiani aveva asserito: «L'Opera
di Maria Ausiliatrice va aumen-
tando assai; e prendendo, come spero,
proporzioni colossali, farà un gran
bene alla Chiesa >I,
Anche Pio IX, sentendo che
l'Opera per le vocazioni adulte
fondata da Don Bosco prosperava,
commentò: « Se i frati vorranno
frati, dovramw ricorrere a questa
via; cosi anche i Vescovi, se vor-
ranno preti».
La profezia dei due Santi co-
minciò subito ad avverarsi. Il
"Bollettino Salesiano", nell'ago-
sto del 1892, a soli quattro anni
dalla morte di Don Bosco, scriveva:
<1 Le speranze di Don Bosco non
andarono deluse: ben oltre 500
furono già i chierici che in questi
anni uscirono · da dette scuole
[per vocazione adulte]. AlcUI1i al
presente, già da più anni ordinati
sacerdoti, sono zelanti parroci,
altri indefessi apostoli nelle Mis-
sioni». Poi le case si moltiplica-
rono e sotto il rettorato di don Rua
gli istituti nei quali in tutto o in
parte erano coltivate le vocazioni
tardive erano, nella sola Italia,
undici.
L'avveramento della profezia è
in atto anche per la Chiesa tutta.
In Italia l'attuale sommo Ponte-
fice quand'era ancora arcivescovo
di Milano, confidava al cardinale
Konig, arcivescovo di Vienna, di
aver fatto «ottime esperienze »con
i sacerdoti provenienti dalla scuola
per le vocazioni adulte istituita
presso il Seminario.
-Tali scuole sono sorte in Ger-
mania, in Austria, in Francia, nel
Belgio, in Olanda, in Inghilterra,
nelle Americhe. Molti Vescovi
sono tornati dal Concilio con l'in-
tenzione di fondare nelle loro dio-
cesi una scuola per vocazioni adulte
o almeno una scuola di orienta-
mento vocazionale per giovani dai
quindici ai venti anni.
La Congregazione Salesiana
pensa a riattivare tali scuole e ha
deciso di aprirne una in Italia,
tutta e solo per questo scopo:
accogliere e formare giovani adulti
che si sentono chiamati alla vita
sacerdotale, sia in diocesi come
nelle varie famiglie religiose. Con-
tinuerà cosl ad .attuarsi uno dei
più cari ideali di Don Bosco,
racchiuso in queste sue espres-
sioni: «Ricordiamoci che regaliamo
un grande tesoro alla Chiesa, quando
noiprocuriamo una buona vocazione;
che questa vocazione, o questo prete
vada in diousi, nelle misswni, o
in casa religiosa, non importa; è
sempre tm gran tesoro che si rPgala
alla Chiesa di Gesu Cristo ».
11postoli laici, tocco o voi
I cooperatori, gli exallievi, i de-
voti e gli amici di Don Bosco,
anzi tutti i cattolici che sentono
un dovere che il Concilio Vati-
cano II ha messo in piena evi-
denza, quello dell'apostolato, sono
invitati a collaborare a quest'opera
vòluta da Dio e urgentemente ri-
chiesta oggi dalle necessità della
Chiesa. Nell'ambiente in cui vi-
vono, lavorano e svolgono le loro
attività apostoliche, non sarà loro
difficile individuare giovani dai
quindici ai venticinque anni che
militano con gioia nelle file degli
apostoli laici, e segnalare al nostro
Rettor Maggiore quelli che aspi-
rano a diventare sacerdoti e che,
per le loro doti, dànno serio affi-
damento di riuscita.
«Questi giovarii adulti - ha
detto Pio XII - anche se giun-
gono al sacerdozio in età avanzata,
sono spesso Jorniti di maggiori e di
piu solide virtù, essendo già stati
sperimentati e avendo rafforzato il
loro a11imo al contatto delle diffi-
coltà della vita e avendo già colla-
borato in un campo che rientra nelle
finalità dell'azione sacerdotale».
Quattro salesiani di primissimo piano,
vessilliferi di una schiera di apostoli
uscita dalla Scuola fondata da Don
Bosco per vocazioni adulte
Oal/'al/o; don Unla, apostolo del leb•
brosl; don Balzola, apostolo dei Bo-
roros; mons. Fagnano e don Mllanesio,
conosciuti dagli indi patagoni rispet-
tivamente· come Il "padre grande" e
Il "padre buono", braccio destro e
braccio sinistro del cardinale Cagllero,
apostolo della Patagonia
17

2.10 Page 20

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,, COOPERATORI"
perchè?
Cooperare um Dio e con la Chiesa
(o meglio nella Chiesa) alla salve:tza
delle anime è proprio quello che co-
munemente si chiama apostolato. Co-
operatore quindi è sinonimo di apo-
stow.
Il Concilio Vaticano II ha spalan-
cato ai laici un orizzonte nuovo e
quasi abbagliante nel dichiarare: «La
vocazione cristiana è per sua natura
anche vocazicme ali'apostolato ».
11 vero cristiano che è e si sente
figlio di Dio non sta ad attendere
una seconda chiamata o vocazione
per darsi all'apostolato: Dio lo ba
chiamato e costituito apostolo fin dal
Battesimo; lo ha riconfermato tale
con la Cresima e lo ha equipaggiato
di tutto punto con l'Eucaristia. Il
vero cristiano è e deve sentirsi un
cooperatore di Dio al piano della
salvezza.
Il mirabile ' 1 Decreto sul!'Aposto-
lato dei Laici " si chiude con uno
squillo che dovrebbe scuotere tutti
i fedeli: «I/ Sacro Cunei/io scongiura
nel Signore tutti i laici a rispondere
volentieri, con generosità e con slancio
di cuore alla voce di Cristo... affinchè
Gli si offrano come cooperatori 11el/e
varie forme de/L'unico apustolato della
Chi.esa >►•
Lo stesso Decreto usa spesso il
termine di cooperatori proprio nel
senso paolino di cristiani-apostoli ossia
cli veri cristiani, che ~ esercitano
l'apostolato evangelizzando e santi-
ficando gli uomini, e animando e
perfezionando con lo spirito evange-
lico l'ordine temporale».
La profezia cli Don Bosco: «Verrà
un tempo in cui il nome di coope-
ratore vorrà dire vero cristiano » è
ormai scattata. È scattata appunto
con il Decreto sul!'Apostolato dei
Laici. D'ora in poi risulterà lampante
per tutti il genuino significato dato
da Don Bosco ai suoi " Salesiani
esterni " chiamandoli " Cooperatori "
ossia: cristiani veri, che vogliono coo-
perare con Dio alla salvezza delle
anime, soprattutto dei giovani.
COOPERATORI SALESIANI
...
Reda di Faenza (Ravenna) Un bel manipolo di nuovi Cooperatori. Il Concilio ha
detto che I giovani devono fare l'apostolato tra I giovani. La formula del Cooperatori
giovani, bene attuata, può corrispondere a questa esortazione della Chiesa
A.
Roma Sacro Cuore , Convegno di Sacerdoti Cooperatori ed Exalllevl
Bari , L'arcivescovo mons. Nicodemo, dopo aver aperto un ciclo di conferenze sul-
l'Apostolato del Laici, riceve l'omaggio del Cooperatori e degli Exalllevl
T
18

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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NEL MONDO
I problemi dei giovani nell'èra del Concilio». Con
acutezza di studioso e con vivo senso di penetrazione
psicologica presentò un panorama approfondito
della gioventù dell'èra conciliare, con riferimenti
atti a rendere più illuminata la pastorale giovanile.
SALESIANO
I nostri giovani - disse - non sono dei ribelli,
degli "arrabbiati". Sono solo dei frustrati nel loro
bisogno fondamentale di sicurezza nella verità e di
_fiducia nell'amore. Non s'impegnano per i nostri
ideali perchè non sappiamo presentarli a loro come
si deve. Questo è vero in ma-
niera tragica specialmente per
VOI SACERDOTI SIETE LA PUPILLA DEI MIEI OCCHI i valori religiosi. Quello che
non viene offerto - sul piano
religioso - è la coscienza mo-
Veniva spontaneo pensare a queste parole rivolte tivata che il Cristianesimo è veramente un complesso
da Don Bosco agli Exallievi Sacerdoti nel 1883, dottrinale sublime, coerente, profondamente soddi-
mentre il 28 aprile scorso si svolgeva a Valdocco il sfacente le esigenze della ragio,ne (oltre che del
convegno interregionale dei Sacerdoti Cooperatori ed cuore): degno cioè di persone intelligenti, mature
Exallievi. Era stato indetto per commemorare il 150" e viventi in una società moderna e " razionale ".
della nascita di Don Bosco con lo studio dei pro- Proprio i più intelligenti, davanti a un insegnamento
blemi giovanili di oggi e per rendere omaggio al episodico, asistematico, disincamato, sentono, come
suo V1 Successore al compiersi del primo anno un dovere di coerenza, di disimpegnarsi, di rifiutare
di rettorato.
il messaggio, come residuo arcaico di una età imma-
Intervennero oltre 300 sacerdoti, provenienti dal tura e infantile.
Piemonte, dalla Lombardia e dalla Liguria. Celebrò I giovani hanno accettato la civiltà moderna con
la santa Messa e tenne l'omelia nella Basilica di Maria tutto lo slancio. Per questo vogliono essere rassicu-
Ausiliatrice mons. Francesco Sanmartino, Vicario rati sulla possibilità di vivere cristianamente nelle
Generale di Torino, consacrato vescovo pochi giorni nuove strutture sociali e di accettare serenamente
prima. Subito dopo nel teatro di Valdocco il nuovo i nuovi valori scientifici, tecnici, di democrazia, di
Consigliere generale dei Cooperatori e degli Exal- solidarietà universale... Perciò saranno i pri.m'i e i
lievi don Luigi Fiora aprì il convegno, creando più pronti ad accogliere i nuovi orientamenti usciti
con le sue parole un gradito clima di famiglia. dalla grande discussione conciliare, perchè sono libeò
I sentimenti dei convenuti verso i Superiori dalle incrostazioni del passato culturale e sono già
furono interpretati da mons. Agostino Fasano, rap- sulla linea dello sviluppo storico della società e della
presentante degli Exallievi Sacerdoù.
Chiesa. IIConcilio è veramente - anche se non sempre
Quindi don Pier Giovanni Grasso, direttore del- coscientemente - la grande speranza dei giovani.
l'Istituto di Psicologia del Pontificio Ateneo Sale- Mons. Angrisaui completò il quadro scendendo
siano in Roma, svolse il tema centrale del convegno: alla pratica pastorale, soprattutto nella cura delle
19

3.2 Page 22

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vocazioni. Riaffermata con parole di Don Bosco
la dottrina della Chiesa, la quale insegna che Dio
getta abbondante il germe della vocazione sacerdotale
religiosa, invitava a esserne pescatori solerti special-
mente in tre momenti: quando il ragazzo entra nelle
medie, quando le termina e tra i giovani adulti.
Mentre parlava mons. Angrisani, giungeva applau-
ditissimo l'arcivescovo di Torino che, salutata l'as-
semblea, diede una sua geniale interpretazione della
spiritualità salesiana. In essa mons. Pellegrino vede
due componenti: una continua ansia di aggiorna-
mento e di sana modernità, ma insieme uno spirito
di serenità, ottimismo e gioia, che formano una
seconda componente e che distinguono la spiritua-
lità salesiana da altre spiritualità che oggi sono di
moda, dominate da un non cristiano senso di soli-
tudine e di angoscia.
Chiuse il convegno il Rettor Maggiore, che rin-
graziò i convenuti del " dono " che gli avevano of-
ferto con la loro presenza e confermò La sua volontà
di fraterna collaborazione col Clero diocesano nella
Chiesa e per la Chiesa, come vuole il Concilio e in
linea col programma che fu già suo negli anni di
direzione del movimento Cooperatori. A conferma
di ciò il Rertor Maggiore annunziava che la Con-
gregazione Salesiana sta per prendere delle iniziative
pratiche, soprattutto nel campo delle vocazioni.
UNA FINESTRA SUL COLLE
La li/lessa di Diamante di don Spriana
La domenica in AJhis, 17 aprile, nd.la Basilica di Maria Ausiliatrice di
Valdocco celebrava solennemente la sua Messa di Dinmante il venerando
sale.i.ano don Pio Evasio Spriano, noto a molti Cooperatori per le Con•
fettru-,e con _proiezioni lwninose che per oltre un ventennio tenne in tutta
Italia come propagandista delle Missioni Salesiane. Tra le sue bene.me-
renze c'è quella di aver fondato, per ispirazione del servo di Dio don Fi-
lippo Rinaldi, il periodico " Maria Ausiliatrice", o.be contribui a diffonderne
il culto finchè le restririoni della seconda guerra mondiale costrinsero a
sospenderlo. E c'è anche una numerosa schiera di exallievi che venerano in
don Spriano l'educatore saggio e l'insegnante solerte e sacrificatissimo. Ora
continua a dirigere l'Ufficio Filatelico Missionario, da lui fondato nel 1924.
L'afflusso dei pellegrini al Santuario del Colle
Don Bosco nei giorni di festa si va moltiplicando con
punte inattese. Nella notte di Natale, alla Messa
di mezzanotte, chi avrebbe preveduto la presenza
di oltre 500 pellegrini ?
La domenica 20 marzo, allo scopo di informare
l'Ente Turismo, si vollero contare le auto in arrivo.
Era una giornata primaverile piena di sole: ne ar-
rivarono 1004.
Nel giorno di Pasqua, 10 aprile, superarono le
I 500. Nel Tempio, alle cinque sante Messe, po-
temmo distribuire un bel migliaio di Comunioni.
Il concerto elettronico delle campane e la visione
dell'umile casetta, lo spettacolo grandioso del nuovo
Tempio e dell'Istituto festante, specialmente nelle
ore di ricreazione, dànno ai visitatori il conforto
d'un'ora armoniosa in onore del santo Pastorello
che, divenuto buon Pastore d'un gregge innumere-
vole, oggi è onorato in tutto il mondo.
Il nostro lavoro ora mira a rendere più accogliente
il piazzale, a circondarlo di verde e di aiuole e a ren-
derne più facile l'accesso e l'uscita con un viale
a senso unico. Intanto è già in cantiere il travertino
per il rivestimento della facciata e del pronao.
Benedizioni e grazie a tutti i nostri generosi Be-
nefattori!
DON R ENAT O ZI GGIOTTI
Rettore
20

3.3 Page 23

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MADRAS [INDIA)
MONS. MATHIAS HA IL SUO SUCCESSORE
A conclusione delle feste della consacrazione i sa-
lesiani di Madras hanno voluto festeggiare il vene-
rando mons. Carvalbo, già Vescovo ausiliare di
mons. Mathias e poi Vicario capitolare, Cooperatore
salesiano e grande ammiratore di Don Bosco: egli
si ritira per la sua tarda età di 79 anni.
L'arcidiocesi di Madras-Mylapore ha il suo nuovo
Pastore nella persona di mons. R. Arulappa, che
succede al nostro compianto mons. Luigi Mathias.
Il nuovo Arcivescovo, che è nato nel 1910, compi
gli studi nel Pontificio Seminario di Ahvaye in lndia
e nel Pontificio Collegio Urbano di Propaganda
Fide in Roma. Mons. Mathias, che nutriva per lui
grande stima e affetto, lo nominò parroco della cat-
tedrale di San Tommaso, e in seguito Cancelliere
dell'Archidiocesi.
La consacrazione di mons. Arulappa ebbe luogo
il 25 marzo scorso nel vasto cortile del collegio sale-
siano San Beda, alla presenza di oltre 15.000 persone,
per mano dell'Internunzio Apostolico in India
mons. K.nox. Uno dei due con-consacranti fu
mons. David Marianayagam, salesiano, vescovo di
Vellore. In più occasioni il nuovo Arcivescovo ri-
cordò le benemerenze del suo indimenticabile pre-
decessore.
Madras Il nuovo arcivescovo
mons. Arulappa tra l'internunzio
mons. Knox alla sua destra e
mons. MarlanaYéllJam, salesiano
Il Rettor Maggiore don Luigi Ricceri col dott. Gino
Piacenza e il prof. Castagna, exallievo salesiano, in
visita alla "Trasformazioni Tessili", la nota T. T.
che ha sede a Torino, e il complesso aziendale a
Moncalvo (Asti). Accolto a festa dai signori Piacenza,
dalle maestranze e dalle alunne della Scuola Media
Axiendale, tenuta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice,
ba rivolto a tutti la sua parola di compiacenza per
lo spirito che vi domina, ha ascoltato commosso la
nostalgica canzone di mons. Cimatti: La casetta di
Don Bosco, rievocatrice del 150° , e ha ricevuto una
generosa offerta per la fame nel mondo.
21

3.4 Page 24

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ANCHE A CERIGNOLA I RAGAZZI
SONO LA CALAMITA DEI SALESIANI
La nuova chiesa saleslana Intitolata a Cristo Re,
che sorge presso le opere giovanili, già par-
zialmente operante a Cerignola (Foggia)
Torino Basilica di Maria Ausiliatrice. Mons.
Mensa, vescovo di Ivrea, durante l'ordinazione
sacerdotale del diaconi salesiani dello Stu-
dentato teologico di Bollengo, appartenenti
a diverse nazioni
A Cerignola, la città in provincia
di Foggia nota come posto avanzato
del comunismo nell'Italia meridionale,
si è inaugurata la maestosa chiesa
di Cristo Re, che domina l'imponente
complesso salesiano di Opere giovanili
e sociali in parte già funzionante fin
dal 1961 col Centro di addestra-
mento professionale per radiotecnici
ed elettromeccanici. Va realizzandosi
così il sogno tanto vagheggiato da
mons. Donato Pafundi, defunto ve-
scovo di Cerignola, e perseguito con
tenacia dal suo successore mons. Ma-
rio Di Lieto.
Nel vasto programma di festeggia-
menti ha assunto particolare interesse
la Messa prelatizia celebrata da
mons. Augusto Bertazzoni, arcive-
scovo di Potenza, già allievo della
casa madre di Valdocco vivente
Don Bosco, uno dei giovani (tra
cui il servo di Dio don Orione) che
offrirono generosamente la loro vita
per prolungare quella di Don Bosco.
Mons. Bertazzoni (è un venerando
novantenne dal passo fermo, dalle
idee chiare e dalla memoria lucidis-
sima) ha ricordato gli episodi più
salienti della sua vita di allievo di
Don Bosco e ha fatto rivivere mo-
menti di intensa commozione quando
ha rievocato le reazioni dolorose dei
giovani dell'Oratorio alla morte del
Santo dei giovani.
Nel pomeriggio convennero a Ce-
rignola i Cooperatori della regione,
che parteciparono alla santa Messa,
concelebrata dal Vescovo diocesano
con alcuni Direttori salesiani, e assi-
stettero alla prima Conferenza annuale
tenuta dall'Ispettore don Antonio
Marrone, che ha rilevato come l'apo-
stolato dei Cooperatori attui in pieno
le direttive del Concilio. Don Mar-
rone ha quindi parlato dell'Opera di
Cerignola, già in avanzato stato di
costruzione, e ha concluso: «A Ceri-
gnola siamo venuti perchè attratti
dalle frotte di giovani che affollano le
strade e reclamano assistenza reli-
giosa, ma anche per corrispondere al-
l'eroica fede di monsignor Vescovo >>.
22

3.5 Page 25

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IN BREVE
Santo delle dassi lavoratrici è venerato
in tutte le famiglie di Vigo, per le quali
queHo monumento costitui•ce una •riaf-
fc:rmazione pubblica del culto che la
città ha per il Santo •·
ITALIA
EzaUiet•o elle -ra misslo11ario
tiell'EcuadoT
Jl giorno cli S11n Giu•<"ppr il •iR, Bruno
Oberto Paget, exallievo delle ..cuulc
professionali salrsiane di San Bcn~no
Canave~, rictntte dalle mani del Pre-
fetto generale della Congrega,ione Sai~
,iallll, don Albino Fedri:i;otti, il çroci-
li.•so di nùssionario r fubito dopo parti
P"r l'Emador. Si è ttt"ato nellA città di
Cue11ca per coUllhorarc con i salesiani
del luogo all'in"('imamrntn dtllr mat.-rie
elettromeccaniche rd elettroniche. in •e•
guito a r~golure contratto. Il •ig. Oberto
~ta atlunndo uu apo~tolato che t"ntra in
pieno nello spirito dd Concilin. Altri
Cl<allievi hanno chiesto ,li imitarne
l'esempio.
ARGENTINA
Una Fnioue e.x:alliet:i
nelle fo~ armate
In occa•ione del 90° annivrrsario
della fondaz.ionf' della prima Optta ta·
le.iana in Ar11entina, ei è couituitR
l'Unione Exallie,i Don Bosco am·he
nelle foru armate arpntine rnidenti in
Buenos Aires. Gli exollie,,-i ufficiali e
eottu.lJìciali di corriera N>no 316 eosl di-
vi.si: 155 apparrenirono all'E-creito, 75
alla Marino, 60 all'Anonautira e 26
allo Gendarmeria, Pre~idente di questo
•iOA:olare t ' nione è il Contrammirairlio
Edoardo Garcia Pulle~. Il Regolamento
è qnello delle Unioni Exallii,vi, adattato
all'ambitnte. n primo articolo dice cht'
Rii Exallie,·i sale~iani incorporati ndlo
Forze Armate, l!llsendo stati formati
n~ll'amorc- a Don Bo,co e ai auoi ideali,
de•iderano manteouli , i,i e operanti
nflla vita, rimanendo fraternamente
uniti fra loro sotto lo ll(uida dei Sup<'riori
aale!<iani. Prim., loro attività è di for-
mare buoni ciuodini e ottimi cri!.tiani
fra i militari, attraveroo l'insegnamento
dei princfpi cristiani t dello dottrina
110ciale cltlla Chie111 ».
BELGIO
Rapi<lo svilt,ppo
dell'opera di Tor,rnai
Lo Scuola per ingej!neri-tecn.ici in
elettromet'ranica td elettroni('a dell'hti•
tuto Don Roàt'o di Tournai presenta
uno sviluppo che Df(li inizi nes'<Uoo o.;ava
~pcrorc cosi rapido. Quest'anno ![li
iocritti ,-0110 73 e la loro proHnic-111.a rÌ·
vela fin dove Jo Scuola è CI\\D()Scinta:
ne provtnp;ono anche da Bruxdle,<, da
An,·eJ'Sa, e una ,·ent:ina dalla Francia.
L't>difìcio, che sarà sed~ della Scuoio,
ere-cc rapidamente. La moderna costru-
,ione ~icurerà lo migliori condizioni
di lavoro,
COLOMBIA
l II elogio tlel Presiclente
della Re1mbblka
[ salesiani della Colombia <'On varie
maruf.,,.tazioni di imponenti mas•e gio-
vanili. hanno celebrato i 75 anni dallo
fondo.:ione della prima ca•a in Bogoui.
Nel Teatro Colc'io il Prt>•idente de.Ilo
Repubblica. dopo aver tlr1giato l'opera
religiosa, ~ociale e co.ritalivu ~volta dai
FiAli e dalle figlie di San Gio,·anni
Bo-co, di,-e: « Ptr tulio que:1to il Go-
verno drllu Repuhblica d~creta 11i ~u-
lesioni lo decortizione della Cro~e d1
Boyacà nt'I ~110 ma•runo !!fado, Hahi-
lita daJ lihtratorr ~.iuwne Bolh ar per-
ch6 hrilluij•e imJ prtto degli uomini e
~ulln bandiera delle i,Lit nzioni che lottano
per la libertà, ptr 111 p;iu,;ti,ia, per l'ordw
r, in que•to CIISO. che ~ono il migliore
rifle~,o della Divinitll :1ulla lt'rra, pen:M
c'inorgnano ad amard rome fratdli ».
FRANCIA
Crescenti simJ>atie per l'opera
di Don JJosco 11ell'A fsa:da
A Witttnhtim neU'Al•azia il 5 marzo
venne inaugurato un nuuvo broccio di
n fabbrica dtll'l•tituto "Don Bosco" delle
Figlie di \\laria Au'!.Ìliatrice. Diret-
tore della "Cassa di Soccor«o Familiare''
sig. Lung, tclllll' il di~car«o, metltndo in
rilievo l'importanza dell11 fomuuione
dellr giovani alla vita familiare ed e.lo•
giondo altamente l'opero edurativu <lolla
Ca•a. Le alunne nei lipiri co•tunù alsa-
ziani HegDirono canti corali, danze folclo-
ristiche e rievocazioni storiche, eon rife-
rimenti alle finalità della f,COOla. La
Banda munidpale, formata in gran parte
dn minat<>ri, rallegrò la cerimonia.
SPAGNA
L'n m-0nuntetdo citfmliuo
a Don Bosco
Ln città di Vigo ha innngurato un
mouuml'nto II San Giov11ru1l Bosco nella
piana intitolata al Santo. Note,oli le
offcrmazioni del Sìndoco deTio rittà.
Di~~l': « Don HoSC-ù uvt, o già 1111 mo-
nnmtnto nel cno"' di ogui ,ice•r. Il
Un ff1'(111dloso progetto
di Don Bosco attuato a .Uatlrid
Cento anni fo San Giovanni Boeco
ilhutrava al pittore Lorenzoni il •110
progetto pt'r il quadro di Maria Au•ilìa-
trice. Il progetto eru grandiollO, trot•
tava dc-Da gloriA di Yaria, Madre della
Chit,a. Con calcoli geometrici il pittore
dimostrò a Don Bo•ro l'impo~•ibilità cli
rulh,art: il auo progetto. li quadro
cbe ogp •i ,·enrra nella Builira di To-
rino " uno riduzione di quello ideato
da Oon Bosto. Do,·cvano passare cento
anni prima che un grande artista •pa-
gnolo, di fama mondiale, ,i decide•se
nel 1965 a realiu,o.re il primo progetto.
L'arti•la è :;antiago Pndr6•. che ha al
ruo attivo la decorazione pittorica di
import.auli ,nutuori, La chlt>,,a nella
quale è attuata l'idu di Don Bo•co è
quella del collegio ,,dt,iano di Estrecho
in l\\ludrid. Ln m.estosa cupola cli 21 metri
di diametro ~ orrfo,·hita di 75 figure in
mo,airu che occupano una ruperfìcie di
400 metri 111111drati. La figura di Maria
Ausiliatrice mi•ura metri 6,50: qucllu
di Don Bo,,co che nr rontempla la irloria
dalla porte opposto rni•ura metri 4,S0,
le alt re fiiture sono •ui tre metri.
STATI UNITI
Il <lecimo '' Con i·eg,10
Giot•anile Salesiano"
;'dille gìovo)1i di rrntu ,cuoh: dell'nr-
cidioce,i di Ln, Angele, •i "OUO radu-
nati nella Scuola te<'nica •·Don Bo..co"
di South Strn Gabrlel per il IO• f.on•
vegno Gio, anilc Salr,iano. Srop,1 di
quc~to "5ale,ian \\ outh Forum., è di
colti,nre il t~rreno dove vi~ne gettnto
il •elllt" che dovrà dare i leodera collo-
lici di domani. Per c1u,i.to i gio, oni
che Hngono invitllti a partecipa,..,i
•Ono •celti tra i •~liori. I leoder, 11011
na•cono, ma ~i formano. Gli or,::i.nizza-
tori lo ~a11no, per que.to i,i preoccupano
di ~ceglierli, prepararli e Corrnarli.
SUD AFRICA
Qt1attro OperP In cinque mmi
Un gruppo di quattro Figlie di Maria
Ausiliatrice, ~ono giunte a Brentwood
Park-Beuoni (Transvaal), dove hanno
aprrto una cua pn l'umten~a e l'edu-
cazione delle fanciuUe e dei ragaui
portotthe.i e immigrati nrlla dfoce•i di
Johann,,burg. {;n'altra opua di lin,rua
ingle,e e arricana fu aperto u Doo>•rns
in locali ceduti dai aale~iani nella par-
rocchia di Turfonte:in. Sono cu•i quallro
le opere che le Figlie di Maria ;\\u..i.lio-
trice hanno aperto nel Sud Africa in
meno di cinque anni.
23

3.6 Page 26

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L'OPERA BUONA
DEL
DOTTOR ORTÌZ
In Messico,
mentre è in atto una magnifica fioritura di vocazioni,
un noto medico della capitale
dona ai figli di Don Bosco
un moderno aspirantato
Dalle parti del Popocatépetl, il
gigantesco vulcano del Messico,
sorge una casa salesiana non
molto grande ma di taglio deci-
samente moderno. È l'aspiran-
tato di Panzac61a costruito prima
ancora che col calcestruzzo, con
la fede di un uomo che volle
rispondere alle prove del Signore
con un atto cLi generosità.
Quest'uomo - si era nel 1962 -
fu visto più volte presentarsi alla
portieria della casa ispettoriale sa-
lesiana in Città di Messico, e
domandare dell'Ispettore. L'Ispet-
tore era sempre fuori, in giro, in
qualche parte dei quasi due mi-
lioni di chilometri quadrati di su-
perficie messicana. Constatato che
era assente, il signore se ne andava
rassegnato, deciso però a tornare
per realizzare a tutti i costi il
suo progetto. Si chiamava Juan
Mora Ortfz e nascondeva sotto
l'aspetto sereno una ferita ancora
aperta: poco tempo prima gli
era morta una figlia.
Non era certo la prima prova
a cui il Signore lo sottometteva.
Nato a Morelia dove sorge una
minuscola casa salesiana, il si-
gnor Ortfa era rimasto presto
senza babbo. La mamma, coope-
ratrice salesiana, si era trovata
nella povertà, ma lo aveva man-
tenuto agli studi con le risorse
del suo lavoro. Il giovane Juan
aveva corrisposto appieno alle
aspettative della mamma: stu-
diando col massimo impegno, era
diventato medico, docente uni-
versitario, e aveva aperto una cli-
nica. Sposato, aveva avuto due
figlie, con le quali sparti-va il suo
affetto e anche i suoi risparmi
destinati alla loro dote. Ma il
Signore gli portò via la figlia più
giovane, Maria, e allora il dottor
Ortiz decise che con la sua dote
avrebbe compiuto un'opera buona.
Sognava di far sorgere un col-
legio per ragazzi poveri, e a que-
st'idea spontaneamente associava
i figli di Don Bosco. Non aveva
studiato presso i salesiani, e quasi
neppure li conosceva. Solo da
piccolo si era imbattuto in un
salesiano coacLiutore, che ogni
mese faceva il giro di Morelia
consegnando personalmente il
"Bollettino Salesiano" nelle mani
dei Cooperatori della città. Con
questo lontano ricordo in mente
il dottor Ortiz si presentò con
perseveranza alla portieria della
casa ispettoriale, finchè un giorno
finalmente trovò l'Ispettore e gli
parlò del suo progetto.
Don Gonz:ilez, l'Ispettore, si
trovò in un pasticcio. Aveva già
troppi collegi aperti, pieni di ra-
gazzi, e non aveva salesiani a cui
affidare un nuovo collegio. An-
cora una volta si mise in viaggio
e accompagnò il dott. Ortiz a
visitare le opere salesiane più
vicine. Risultò evidente che prima
di costruire altri collegi occor-
reya tirar su i salesiani da met-
terci dentro. Urgeva soprattutto
in quel momento una casa di
aspirantato in cui i ragazzi chia-
mati dal Signore potessero pre-
pararsi alla loro missione.
L'Ispettoria messicana aveva
già i suoi aspirantati, ma non
bastavano. Tanto più che dai
collegi molti ragazzi erano pronti
a rispondere alla chiamata del
Signore.
Non deve stup.ire che in quel
Paese ci sia una primavera di
vocazioni: il Messico cristiano è
uscito dal bagno di sangue della
persecuzione religiosa, e il sangue
dei martiri - come aveva già no-
tato Tertulliano mille e settecento
anni fa - è seme di cristiani.
Il dott. Ortiz non ci pensò
due volte: in soli tre mesi fece
costruire il moderno aspirantato
di Panzac6la e lo intitolò alla
figlia de(unta Maria Estela Mora.
Un anno dopo, circa, si ripre-
sentò all'Ispettore -e gli domandò:
E << ora, che cosa c'è di urgente
da costruire? 1>. L'Ispettore gli
rispose che bisognava terminare
l'opera iniziata, perchè gli aspi-
rnnti cLi Panzac6la non avevano
una chiesa vera e propria. L'anno
scorso il Vesoo-vo benedisse la
nuova chiesa, moderna anch'essa,
dalle ampie vetrate luminose. Il
dott. Ortfz partecipò alla festa e
lesse l'Epistola della Messa.
I centodieci ragazzi dell'aspi-
rantato - quando un giorno sa-
ranno diventati sacerdoti sale-
siani - grazie al gesto del dottor
Ortfz potranno aprire non un
colle~io (come lui sognava), ma
molti collegi per i ragazzi poveri.
24

3.7 Page 27

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DON CESARE CASTELLINO
gli missionario salesiano in Thailandia
In Thailandia il Papa ha introdotto la gerar-
chia episcopale. Il gesto di Paolo VI premia il la-
voro intenllo delle Congregazioni mii;11ionarie (e tra
esse la Società Salesiana, che in Thailandia ha llna
diocesi e una ispettoria), P. riconosce la maturità
di fede raggiunta dai cattolici thai.
Un capitale di fatiche e di sangue. versato lungo
l'arco di quattro ,iecoli, ha dato in que11ti giorni il ~uo
frutto: gli otto -vicariati apostolici della Thailandia
sono diventati diocesi. Il Papa ha giudicato adulta la
fede dei cat.tolif'i thai e ha donato alloro Paese, come
premio ddla raggiunt.a maturità, la gerarchia epi~opale.
Ciò significa che i .missionari, veri marines della
Chiesa ~emprc pronti a hultar~i allo ~haraglio,
hanno a,;~olto in lwllezza il loro compito di "'11fon-
damento"' e hanno gettato le premesse alla fiori•
tura del clero !orale serolarc. Tra i mi~sionari ci
sono anche i figli di Don Bosco, con a capo
moru;, Pietro Carretto, primo Ve~covo della nuova
diocesi cli Bang-Nok-Khuek.
Terminata dunque l'opera di sfondamento, le
Congregazioni mh&ionaric rimetteranno a pot'O a
poco le leve del comando nelle mani del clero 1:,e•
colare, ma non per questo il loro com1>ito sarà fi.
nito. I marines rimarranno ancora il solido pilastro
della Chiesa thailandese.
25

3.8 Page 28

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LA THAILANDIA DIVENNE PARROCCHIA
Il loro assalto alla roccaforte buddista del Siam
cominciò l'anno 1511 con la conquista di Malacca.
Erano i tempi in cui Alfonso di Alhuquerque, gi-
ronzolando cou la sua :Botta nei mari dell'Oriente,
collezionava per conto della corona portoghese
grosse perle dai nomi prestigiosi di Goa, Ceylon,
Socotra ecc. Capitato in Siam., l'A.Jhuquerque
impose silenzio una volta tanto ai suoi cannoni,
e si limitò ad accreditare alla corte del re una mis-
sione diplomatica fissa. Con tutta probabilità fu
allora, o poco dopo, che i primi sacerdoti cattolici
misero piede in Thailandia: due domenicani, cap-
pellani dt>i civili e militari portoghesi assoldati dal
re del Siam.
Quando però di a poco una delle frequenti in-
vasioni birmane falciò via i sacerdoti cattolici in-
sieme con parecchia popolazione, già 1500 thailan-
dèsi erano stati convertiti. Da allora fu un susse-
guirsi di lunghi periodi di libertà religiosa alternati
alle strettoie soffocanti cli violente persecuzioni,
dopo le quali bisognava cominciare tutto da capo.
E puntualmente ogni volta i missionari domenicam
o fra11cescani o gesuiti si trovarono pronti a rico-
minciare.
A ogni modo nel 1622, con l'arrivo dei Padri
delle Missioni Estere di Parigi, la Thailandia era
parrocchia; nel 1673 diventò vicariato apostolico;
poi si frantumò in diversi vicariati e nel 1944 ebbe
il primo Vicario thailandese.
Tra il popolo thai e l'Occidente ci fu sempre una
forte simpatia.
Accadde una vicenda alla corte siamese, che gli
scrittori hanno Iaccolto volentieri e sviluppato in
Iomanzi, teatri e film: la vicenda di una istitutrice
inglese di nome Anna, assunta da un re del Siam
come governante dei suoi figli. Essa li educò con
mentalità apertamente occidentale (come era lo-
gico aspettaisi); e chi ora prende contatto con la
produzione letteraria che la riguarda si persuade
che quest'Anna debba a buon diritto attrihuire a
il merito di aver introdotto in Thailandia la cul-
tura europea. Non è cosi. Quest'Anna venne dopo.
Tutto cominciò prima, e cominciò con un missio-
nario.
IL PRINCIPE E IL MISSIONARIO
Quando cento e più anni fa morì il re del Siam
Rama III, gli sarebbe dovuto succedere il figlio
primogenito, ma un fratellastro in una congiura di
palazzo gli soffiò il trono. Il giovane principe eredi-
tario si ritirò deluso in un monastero buddista di
Bangkok e si fece bonzo. Caso volle cl1e il mona-
stero confinasse con la chiesa cattolica "Immacolata
Concezione", tenuta dal missionario franceae padre
Pallegoix. Il principe e il ID.Iss1onario s'incontra-
rono, si frequentarono, divennero amici. Di più,
il principe dimostrava acuto interesse per la cultura
occidentale, e trovò iu padre Pallegoix una guida
e un maestro. Poi i loro destini si divisero: padre
Pallegoix divenne Vescovo e si trasferì in altra parte
della città; il principe riuscì a far valere i suoi di-
ritti regali, voltò le spalle alla bonzeria e salì al
trono col nome di Rama IV. La loi:o amicizia ri-
mase tenace.
Il Vescovo morì. Il suo corteo funebre doveva
transitare, sul fiume, davanti al palazzo reale.
Rama IV volle essere presente al passaggio e quando
il corteo sfilò innanzi al palazzo fece sparare i suoi
cannoni in segno di supremo saluto al suo caro
amico.
Dopo il funerale, il pro-vicario andò dal re e gli
consegnò l'anello episcopale. « ~ desiderio del Ve-
scovo defunto - gli dii;se - che il re conservi que-
sto pi:ezioso oggetto come ricordo della loro lunga
amicizia ». Rama IV gradì il dono, e collocò l'anello
tra le cose care del suo 1:esoro.
Sembra una favola. Ma sono passati più di cento
anni e l'amicizia tra la Thailandia e l'Occidente
continua. Lo si vede bene in questi giorni difficili
in cui la Thailandia è insidiata dalla minaccia co-
munista. I guerriglieri filocinesi pullulano nei Paesi
confinanti (Laos e Cambogia), e talvolta scon.fì-
nano anche in territorio thai, ma il Paese con de-
cisione ha messo fuori legge il partito comunista.
UN PIZZICO DI PROVVIDENZA
La storia dei Salesiani in Thailandia comincia
nel 1927 e si snoda attraverso queste tappe. Anno
1930: è eretta la "Missione sui iuris" di Ratbu.ri;
1934: la missione diventa prnfettura apostolica
11otto mons. Pasotti; 1941: la prefettura si tra-
sforma in -vicariato apostolico; 1965: il vicariato
diventa diocesi. La sede si trasferisce da Rathuri
a Bang-Nok-Khuek, ed è come un ritorno alle ori-
gini, una specie di giustizia, perchè li a Bang-Nok-
Kbuek era sprizzala la prima scintilla della fole.
Cento e più anni fa un piccolo cinese, pagano,
povero in canna ma con un pizzico di Provvidenza
nella bisaccia, lasciò la Cina e tutto solo scese
lungo il maestoso fiume Menam, giù fino a Bang-
kok, in cerca di fortuna. Non trovò la fortuna che
cercava, ma trovò un'altra fortuna, impensata: la
fede. Un certo padre Alhrand, passato alla storia
come "apostolo dei Cinesi", lo battezzò e gli mise
nome Francesco. Per parte sua ~i chiamava già
Ngai.
Francesco Ngai, cinesino errante, con la sua bi-
saccia, i suoi stracci e la sua fortuna tutta inte-
riore, si rimise in cammino. Giunto in riva al fiume
26

3.9 Page 29

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Ban Seng Arun (Thailandia) // nuovo Santuario della Ma-
donna di Fatima, costruito da mons. Carretto dove fino a 15 anni
fa c'era foresta vergine e proprio sul valico dove passarono i primi
missionari delle Missioni Estere di Parigi nel Jugllo del 1662
Mons. Carretto con le autorità Inaugurano Il nuovo edl{1clo della
Scuola di Haad Val (Thailandia), una delle opere cattoliche che
Il Vescovo si preoccupa di disseminare attraverso la penisola
con metodica regolar/là
Me-Klong, trovò quattro case, una pagoda bud-
dista e una segheria; il posto gli piacque e si fermò.
Aveva una fede contagiosa: i pescatori del villaggio
vollero anch'essi il battesimo. Dal 1857 un missio-
nario si fermò stabilmente tra loro; costrui una
chiesetta e una scuola d,j legno teck, acquistò i
circostanti terreni incolti e si mise a disboscarli.
Con i suoi neofiti lottò aspramente contro la fo-
:resta, ma alla fine vinse, e dove prima barrivano
gli elefanti fece sorgere orti e piantagioni di noce
di cocco.
C'era un buddista a Bang-Nok-Khuek, uomo
molto importante perchè padrone della segheria,
che non vedeva di buon occhio il fe:rvore dei primi
cristiani. Alcuni di loro per recarsi in chiesa pas-
sav ano innanzi la segheria, e il padrone buddista
li ingiuriava, li copriva di maledizioni e anche li
maltrattava. Che fare? Qualche neofito non ben
rodato nelle vie dello spirito si sentiva prudere le
mani, ma Francesco Ngai. calmava tutti e invitava
alla pazienza. « Sopportiamo queste ingiurie per
amor di Dio - diceva. - Non saremmo degni del
nome di cristiani, se ci vendicassimo! ». E i neo-
fiti tiravano avanti alla men peggio, rispondendo
ai maltrattamenti con sospiri e preghiere. Ma un
giorno il fuoco bruciò la segheria e il vento ne di-
sperse le ceneri. Il padrone buddista si trovò sul
lastrico; faceva pena. Francesco Ngai allora passò
di casa in casa da tutti i cristiani e fece una col-
letta. Raccolto un gruzzoletto, lo mise nelle mani
del povero buddista e gli disse: « Noi cattolici
siamo poveri, ma Gesù Cristo ci ha ins~-ato ad
amare e aiutare i bisognosi anche se sono nostri
nemici. Abbiamo perciò messo insieme questo poco
denaro e te lo doniamo con tutto il cuore ».
Non passò molto che quel buddista domandò il
battesimo.
LA PAGODA TRASFORMATA
IN CATTEDRALE
La pagoda, in quella fìoritu:ra di cristianesimo,
era come un pesce fuor d'acqua. I bonzi suoi in-
quilini vi si trovavano a disagio, e un bel giorno
la abbandonarono. Essa intristì e dopo qualche
anno crollò.
Intanto alcuni neofiti poveri come Francesco
N gai (e come lui con un pizzico di Provvidenza
nella bisaccia), migrarono altrove in cerca di for-
tuna. Avevano anch'essi una fede contagiosa, e fu
cosi che nella zona si svilupparono pa:recchi villaggi
quasi interamente cristiani.
Sulle rovine della pagoda abbandonata il missio-
nario costruì poi una imponente chiesa in mura-
tura, che ora è la cattedrale di mons. Carretto. I
cristiani di Bang-Nok-Khuek oggi sono tremila, e
da questa fiorente cristianità sono so:rti una decina
d,j centri minori. Ma la diocesi è enorme, pari a un
terzo d'Italia. Si snoda lungo il budello di terra,
sottile come il collo di una clava, che tiene unit a
la Penisola màlese al continente asiatico. Lungo
quel collo stiracchiato, il Vescovo si prodiga per
disseminal'e delle opere che non siano troppo di-
stanziate l'una dall'altra. Un collegio, una scuola,
almeno una chiesetta in legno teck. Qua e là di-
stano ancora cento o centocinquanta chilometri
l'una dall'altra, ma il rosario d,elle opere cattoliche
si sta sgranando da nord a sud attraverso la peni-
sola con metodica regolarità.
I buddisti della diocesi sono 5 milioni e i catto-
lici 14.000 appena. ln tutta la Thailandia gli abi-
tanti sono 30 milioni, e i cristiani poco più di
120.000. Ma che importa? Il Papa li ha trovati
maturi e ha fatto loro il dono della gerarchia epi-
scopale.
27

3.10 Page 30

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ESERCIZI SPIRITUALI
PER COOPERATORI
Per comodità clei nostri Cooperatori ripe1iamo l'elenco dei
corsi che si •volgeranno in 1Jl ug n o, l uglio e agosto,
rinnovando a quanti hanno a cuore iJ progr,u,so delfo
propria anima e l'efficacia del loro apostolaw, caldo invito a
parteciparvi e a condurvi altri Cooperatori e Cooperatrici
COOPERATORI
Muuano Biellese (Vercelli): 17-21 agosto
Mu.o,ano Biellese (Vercelli): 12-16 agosto (ri.ervata a
co,ùugi)
Gallian.o Eupilio (Como): 26-29 giugno
Calliano Eupilio (Como): 30 luglio-2 agosto
Calliano E!!pilio (Como): 27-30 agosto
Cison di Va/marino (Tret·iso): 17-21 agosto
Eremo Rocca di Garda ( Verona): 31 luglio-4 agosto
Bologna-San Luca: ll-14 agosto
Pietrasanta (Lucca): 3-6 agosto
Lore1.o-1"1~ntereale: 28-31 luglio
Loreto-1\\fontereale: 24-27 ago•to
Moni,,fiolo di Ca$peria (Rieti): 27-31 agosto
Pacogna110 di Vico Equense (Napoli): 12--16 agosto
(per Cooperatori coniugi e genitori di salesiani)
Pacognaw, di Vico Equense (Napoli): 18-22 agosto
(Cooperatori giovani e aduJLi con predicazione distinta)
Ostuni Istituto Salesiano (Brindisi): 6-10 luglio
Potenza - Casa S. Cuore: 27-31 luglio
COOPERATRICI
11:-fozzano Biellese (Vercelli): 30 lnglio-3 agosto
Muzzano Biellese (Vercelli): 3 agosto-7 agosto
Mw:zano Biellese (Vercelli): 21-25 agosto
Varese - Cubeno: 23-27 agosto
C11Suna Villa Tabor (Vicm:a): 18-22 luglio
Montebelluna (Treviso); 24-28 agost.o
Bologna-San Luca: 30 giugnq-3 luglio
Calci (Pisa): 6-10 ogo8tO
Loreto-Montereale: 24-27 luglio
Loreto-Montereale: 28-31 ago•to
Fiuggi (Fro3inone): 29 giugno-3 luglio
Pacognano di Vu:o Equense (NA): 26 giugno-2 luglio
(Cooperatrici giovo.ni e adulte con predicazione distinta)
Osiuni-Villa Specchia (Brindisi): 6-10 luglio
Poterua-Casa S. Cuore: 1-4 agosto
Zafferano Etnea (Catania): 29 ginguo-3 luglio
ESERCIZI DI ORIENTAMENTO
per signorine dal 18 ai 25 ann i
Brescia-Via Martinengo da Barco, 4: 26-29 giugno
Moniebelluna (Treviso): 24-28 agosto
Fiuggi (Frosinone): 4-9 luglio
Bari-Oasi Fraru:escarui: 13-17 luglio
28
Maria Ausiliatrice
è stata sempre il mio aiuto potente
Ho frequentato la Scuola "Maria Ausilia-
trice" di Alessandria d'Egitto e dalle Suore
ho ricevuto l'istruzione e la formazione spi-
rituale. L a devm::ione alla Vergine è stata
sempre il respiro della mia anima e ha addol-
cito le numerose prove di questi anni con
grazie segnalatissime.
Profuga con la famiglia dall'Egitto, venni a
Roma. Mancavamo di tutto e mio marito era
senza lavoro. La novena consigliata da Don
Bosco, ripetuta con fede, incominciò a darci
sollievo morale e anche l'aiuto indispensabile
di cui avevamo bisogno. Nella grande famiglia
dei Cooperatori, della quale facevamo parte
già in Egitto, ritrovammo serenità e conforto.
Mio marito trovò lavoro, anche se fuori di
Roma, con la prospettiva di un trasferimento.
Frattanto una grave malattia lo colpì. Ri-
coverato d'ur~enza in clinica per essere sotto-
posto a difficile atto operatorio, fu fra la vita
e la morte per più settimane. La l\\'ladonna
però vegliava su di lui, maternamente, ascol-
tando le nostre invocazioni piene di fede.
Dopo tanta an~oscia, quando con la guari-
gione quasi miracolosa di mio marito era
tornato il sereno, una nuova burrasca veniva
a turbare la pace familiare: mio marito stava
per essere dichiarato inabile al lavoro. Ricor-
remmo ancora a Maria, "aiuto potente", e
mio marito fu riassunto al lavoro e trasforito
a Roma come desideravamo.
Rom.a
ADELE CAMBRIA
Ora continua fiducioso il suo cammino
Da più tempo mi trovavo in una situazione
complessa per cui, nonostante i miei sforzi,
non riuscivo a trovare una soluzione e per
cui passavo giornate di mortificazione e di
assillanti preoccupazioni. Riconoscendo in-
sufficienti i rimedi umani, mi sono rivolto con
fiducia all'intercessione della Madonna Au-
siliatrice, di San Giovanni Bosco e di San
Domenico Savio, invocandoli incessantemente
di venire in mio aiuto. E proprio in questi
giorni mi è stata concessa la grazia implorata.
Riconoscente alla Divina Provvidenza e grato
ai Santi Protettori, invio l'obolo per la cele-
brazione di tre sante messe in loro onore e
in suffragio dei miei genitori. Conservo una
profonda devozione verso questi miei Santi

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Protettori, ai quali in ogni circostanza della
vita mi rivolgo col pensiero, e continuo fidu-
cioso il mio cammino.
S. Cat,rina Jonio (Catanuro) .FRANCESCO DA.QUA
La macchina si rovescia
giù dalla scarpata
Eravamo lungo una strada di montagna, di
ritorno da un sopraluogo per stabilire una
Colonia pro Orator io, quando improvvisamente
la macchina slitta da una stretta curva, rove-
sciandosi a più riprese giù dalla ripida scarpata,
tra balzi e urti fino alla ripa sovrastante il fiume.
Un sasso ne fermò la tragica valanga, ma più,
e certamente, il nostro fiducioso grido di in-
vocazione all'Ausiliatrice e a Don Bosco.
E fummo miracolosamente salve. Rotture
da urti, ferite profonde, sofferenze non lievi
ebbero guarigione rapida e felice. Maria Au-
siliatrice e Don Bosco fecero stupire tutti, anche
i medici curanti, dello straordinario e tangibile
loro intervento nel nostro difficile salvataggio.
Rendiamo pubbliche grazie con commossa
e rinnovata fede.
GttlOfla
TRE FIGLIB DI MARIA AUSILIATIUCE
01 HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Agnese Teresa - Aldegnai Rina Aleasio Avelino - Alfl
.Eater. A1011i Lina • Amerio Oiw,eppirut. Antonellt Maria •
Aatonioli Lina - Anv~rn Enza • Arcidlocono Maria -
Ardimuno An1onlo - Arlriuw Lidia • Arreabini Luii;:i -
Arrabbio Catenn• • 9a<cioo Emma - Bado Francesca •
Baffi Daniele Tueaa - BaRnati Eu11enio Baìo«lu Lina -
Balbo Guglielmo - Baldiolli Margherita - Barbera Maria •
B■rberu Cusini• Flav11 • Barbero Serafina Bartoloua
Franca e T on)• • Baaco1to Amabile - Bech11 J\\lessandrn •
Ballonl Teraa - Bclloro Mdy - Bcllott1 Lucia - Benano
Moddalena - Benai Renato • Bernarcli Cianni e Monella -
Bcrnardi Rina - Bertalna Mcincri Cumc - Bcrtcro Ro1c11a -
Bozzi Sofui • Bianco Pinuecla - B!golin Mario • Bl•ne In,
nocenzo • Bonardi Catcriru, ved. Rovc,e - Bonl!Ìovanni
Maria - Bonventre ;\\.nrui vcd. Calamia . llor1a1• Giuup-
pìn• - BottUS>ì Mercedea - Breci Indorato Iolanda Broc-
cardo Domenica - Brunonc Mtris • Bucci F'ranc:eaco •
8-uJfa O..llir11 Ada • Buffclli Eufroliru, - Bur11•1 ~lariaa •
B111cemi Nunzia - Bw,to Giuseppina • Caalicro Savio
Elvira - Calvi..,tti Dino cd Ermelinda • Cammar■u Gruia
Camouo Sorelle • Canr11ta .\\ngdiru, Campanari Maria •
Comp•nella Bentìvegna Maria - Capellino Mouro - Ca-
priata Roso - Caravati Giampiero e M. An11cl• • Cardaaco
J\\ch,l)c cd Elda· Cornl,lo Attillo Ca11zz• .Roaa • Cuctta
Novo L uigina - C111aldl Mario • CllJltaldo AutUlo • Caetello
Olr,a • Catalano Gina • Cauda Vincen:io • Cenai Aa_hilleo
e Flessinga • Cerum Gi111eppina • Chesaa Giovanna •
Cbia-ppetta RoH • Chlupo1ti Camilla - Cicontc Maria
Stella • Comino Emma • Contemo f,11erir11 • Contino
Carla • Cordiali Maria Roa • Conino Mvia - Cortei!~
Uboldi Antonietta • Cortct& Gupare - Corteac lnea -
Corti ruga.monti Mana Conablo• I.ria - Coa1amagna
Mar_abc:rita - Cotta Antonio - Cragnolini r.bria • Cravcro
Domenico - Cri.trino tuia Giustina - Cri1tofooetù Fabio -
Croaazzo Angelo - Cutt.aia Concetta • Daffronto Anna •
Datin• MarRherita • Dal Bianco Arcangelo - Dal Gaudio
Oiovnnni Damano Sorelle• D'AmbrOJio Marta - D'Anna
Do Martini Eu11enia - DavoU Fornaciari M. Livio - De
Ctt0nimì C&rolina • Delfino Chiarina • Delfino Santina -
Deliperi Rina Del.l' ltola Antonio - Del Mangano Da-
c:anu Franca. Deman:ini Carmelina - De Mattini Giovanru,
- De Vanna An1onietta • Di Maio Giulia • Oioconzi Do•
menica • Oubini ROJa vcd. Gruai - F'orralob Silvio • Favrc
Palmira - Fclchcr" Rina • Femì Rosina - Fcnhio Lella •
Ferro C.rmin• • Fi~ Maria • Filippi Wanah•r Adele •
F iorenza Maria • Fiorini Angela • F1orit1J 'Bclmonte Vit-
to.ria - forn•roll Enza • Fna•an Criettna • Fruncini Giulia -
Froscarnlo Nornana e Cado - Frau Crobu Elisa~rta •
Freggiano Luilli• • 1' rigioni \\'irlrilia - Gabuttl Fam.
Cnlbiati Lue,a Galliano Dina Gallo Ca1erlna Oava
Emilia • Gelmiru Lina • Gennaro Giacomo e Giorgio
Obesi Elu · Oh,oni Aldo - Giacomui,i Borio Vìoletta •
Gilcuo Giusepp1r11 • Giuria Rosetta • Oraruano Lucia •
Graui An1onlens - Gnaui Ce.ira • Graiiano Carlo -
Gruiono Fedora - Oreaon Luiu - Groppi i\\laddalcna -
Origoleno Maria - GrHletta Giulia • Grillo Lantero Luilfia
- Grillono Rotina Ou:uiento Pietro • Ouuone Carla -
Ougliclm.i Paolo • Guizzi Fninca • Gullno Slllvati>re -
J nnoctnti Anni111 • Jorio Arge.n1ino • L•mbcrti Franeeaco
Lanzeni Giuseppe La Rocca Rou Mario - Lasagna
M,,ria - Lepon Tereaa ved. Cocco - Ubardi Alice • Liuzzo
Mam Rin - Lo,a Santir11 - Lombard, Ruffini Marui -
Loop RoH - Lo Presti Gemma • Lorenai Giusepp,na •
Loria Oiut•ppc • Lotauro Franceac:o • Luchi Annunziata •
LMuacliaog uMt i a nOaJaa
~I.
G. • Ma
Mando.le
ffeuoni
Oiuaep
Eva
pe •
-
Maani Monica •
Manfredi Conao-
ltna - Mall,ll'ano An11elo - .ManioHi Antonio • M.antello
Elsa - Marn:in1 L. - M.arani Vera • Marchiaio Gu11lielmo •
Margiocco Rotil • Mari11Ha Edu • Mar,n Oiunppina •
Marzano Eliu - M..i.,ro Maria - Ma»A Adelaide - Massone
Luciano - Mu,uello Gennaro - Muclnello D. Enrico •
Mcazzinl Angela • Merendi Bucchi .Enrichetta - Merlotti
Ma.ria - MiccicM C•rolina - Mialio Luiai - Miglioruco
Roaa - Milan! Maria Luisa - Millet ltlna • Mlmmìti Giu-
•eppina • Min•U• Ricca Claudtn• • Minuci Serra Ines •
Miorelli Maria - Mini Roaalb■ - Modica Marianna •
Moruiucci Evelina • Montcnino Colomba • Manzealio
Clelia • Morello Maria - Morina Maddalena • Moroni
An11elina vcd. l'eietti • Morra D. Oreste Monello An-
tonietta - Mu,ino E.firia - Nadali M.aria Nattero Teresa •
Neri Mario • Olh-iero Renzo - Orrll Anna Maria • Onattl
Mufa - Ottani Maria - Pogliasso Bial(ia Pantano Giovanni
• Papìli Maria • Pcano Maccarìo Pinuccaa • Pcdroni Alma -
Pcllitteri An11ela - Pepe Baldruisare • Pcrotti Claudio •
Perrone euor Alcuandra - Perrucbon Andrea • Petrillo
Annamaria • Pianta Carmen • Plnter Maria e Carmen •
Pollioai F'ranccaea • Poloni Stefano - Pompumaier Oobb<!r
Elda - Pondemi Roberto - Poozancll1 Iulo e Rina - Sii!'. Por-
liod Celestina - Pona Maria • Poni .\\dole nd. Molla •
Pnm<Jtton Vittoria Praticò Ca1erina Prevedello Ade-
lina Pugnetti Maria • Pulcjo Anr11 Maria • Puleri Bon•
, . _ P ietrina • Puuolu Angelina • Puuolu J\\.fanaueta •
Ragona Francuco - Ragostn Mich<le - Raimondi Maria
Ramdla Erneato • Razzoli Clementina • Reina Alfonao •
Remotti Pietro • Rintldi Concetta - Rlni Do-co Angiolina •
ru-,a Maria - Rlvcll• Revello Maria - Rino Rosetta - Ros-
aano Anastasia - .Ro..etti Cecilia • Roui Benedetta - Ro..o
Giuseppe - Ruucri Anna Maria - Ruaacri Giuditta •
Saffiorti N11ale - Sala Giuseppe • Sala Scbcnono Rosa
Samuele Nieola • Sanfilippo Antonina • Sangiorgio Giu-
~ppe • Sanna Franc:aca - Santamarla Concena • Sa.porlti
Giovanna • Savio Lan:zerta Ida - S..J'aine Vaher • Serocc:bi
C.rolina - Serra Albertina ~ Laura e Domenica •
Scartiottt Mana Sc:anduua Rourio - Sdutto .Fam. -
Sc:odalupi Anunta • Silvestro G,weppina - Simo11etli
M. Grazia • Simonta Giuseppe - S1rac111a Vittorina •
Spallino Roulia - Spompatti Giovanni - Spinola L ucia -
Spraga Maria • Stcc40 1uor Mario - Stl1,i Giuseppina •
Stropeni Livio • Sudino J\\naclìca T~•n• Eleonora
Tl\\mburello CaHccio Maria TarHchi ROJaria • Tardltl
Maria - Tardilo Valentina - Tenchio Elda • Tczzo Fran-
cesco • Tom~ Lulu • Tomè Mariu Picetn - Torcbiani
Nizioli sorci.le - Torelli Zardo prof. Maria - Tosini Gia-
c:omo - Tousco:i Dina • Tovani Cainclli Au1wta - Trcnlin
Matteo • Trevi1iol Emilio • Tripodi Vinc~o:io - Trucc:o
Giuseppe • Trufl'a M.aru - Truffini Cleonice - Tufara
Picco Gi111eppina - Tuaa Provvidenza • Ubbiali Carlo •
Valenti Barbara Vanelli ZilioU Dina - Vaudano Cele-
otirui - Venturcllt U11oloni Armido - Vicario Maria Vìirna
Elisabcua - Vi11one M. Antonietta - Villa Antonio • Vil-
lareale Rosa - Vira• SalV11tore - Zanda Giovanni - Zedlli
Vinceru:ina.
29

4.2 Page 32

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Felice ispirazione!...
Ero malata di grave deperimento organico
in seguito a forte esaurimento nervoso. Le
moltissime cure mediche non solo non mi
avevano migliorata, ma non mi avevano im-
pedito peggiorare al punto da non poter
più prendere alcun cibo. Ridotta io gravi con-
dizioni e senza speranze umane, ebbi una
ispirazione: tolsi dal collo di mio figlio l'abi-
tino di San Domenico Savio e lo i.ndossai io
pregando con viva fede il Santo che mi otte-
nesse di migliorare, avendo un figlio disgra-
ziato e molto bisognoso delle cure materne.
«Non per me - lo supplicai - ma per l'in-
nocenza di questa creatura! 'Il. Fui esaudita e
oggi posso dire c~e, se non so~o guarita .de~
tutto, ho potuto riprendere le 011e occ1Jpaz1om
domestiche. Anche mio marito nel 1963 spe-
rimentò l'aiuto di Maria Ausiliatrice, di San
Giovanni Bosco e di San Domenico Savio in
occasione di un intervento per ernia strozzata.
Sciolgo quindi i miei voti e ringrazio i nostri
Santi protettori.
Moml>aruzzQ (Asti)
ERNESTINA LUCETTl
La nostra grande fortuna
Desidero far sapere che la mia fiduciosa
preghiera a San Domenico Savio perchè mi
ottenesse che il mio bimbo appena nato non
morisse, come purtroppo pronosticavano i
medici dell'ospedale, è stata esaudita. Il caro
San Domenico Savio è intervenuto e, dopo
venti giorni di ansie e timori, ho potuto por-
tarmi a casa dall'ospedale il mio Riccardo Do-
menico perfettamente normale in tutte le sue
funzioni, con sollievo del pediatra che ha ri-
tenuto mio figlio un "vero fortunato". Sono
persuasa che la nostra grande fortuna sia la
devozione a questo meraYiglioso piccolo Santo.
ugnanQ (Milano)
ADA GALIZIA
Fede premiata col dono di un bimbo
Erano trascorsi u anni dal giorno del nostro
matrimonio. Tristi e scoraggiati, mio !Imito e
io, andaYamo man mano rassegnandoci al pen-
siero di non sentire mai risonare la nostra casa
di grida festos«? d~ bu:J?-bi. Mia sore~a, .Fi~lia
di Maria Ausiliatnce, mtuendo la nua mtuna
pena, un giorno mi parlò dell'efficace interces-
30
siono di San Domenico Savio, invitandomi a
indossare l'abitino del Santo che ella mi donò.
Passarono due anni che trascorsi perseve-
rando nella preghiera e nella speranza. La lunga
fiduc;iosa attesa fu premiata col dono di un bel
bimbo, a cui è stato imposto il nome di Do-
menico Giuseppe. Il piccolo ha già sperimen-
tato 1a potenza del suo santo protettore, oue-
nendo da Lui la guarigione da una seria conge-
stione polmonare sopravvenuta due giorni dopo
la nascita.
Ora il piccolo Domenico ha un anno e gode
perfetta salute. Rendo pubbliche le due grazie
ottenute, riconoscentissima, con mio marito,
al grande San Domenico Savio, artefice della
nostra immensa felicità di sposi.
Pucoumnita (Benfvento)
CATERINA BOFFA IN P'APOLJ.ONIO
San Domenico Savio ci ha resi felici
Durante undici anni di matrimonio, quattro
volte abbiamo atteso invano la gioia di vedere
allietata la nostra casa dal sorriso di un bimbo.
Perduta ormai ogni speranza umana, da buoni
Cooperatori salesiani, ci siàtno affidati con
fede incrollabile al nostro caro San Dome-
nico Savio.
Con questa fede iniziammo la quinta att~sa.
A ogni difficoltà e pericolo insorgente dice-
vamo concordi: ~ Sa11 Dome11ico Savio non fa
le cose a metà!~- E la nostra fede, contro ogni
umana speranza, fu esaudita. La nostra casa
è stata allietata dal sorriso di un bimbo, che
abbiamo chiamato Domenico perchè deside-
riamo che viva con lo stesso spirito di San
Domenico Savio.
Abbiamo piacere sia pubblicata la gr~zia
affinchè nessuna mamma non perda mai la
fiducia. Aggiungiamo una modesta offerta.
Mi11erbe (Verona)
IMELDA E GUIDO MENEGAZZl
Giuseppe Randazzo (Castel di Lucio - Messina) _mandan~o
offerta ringrazia S. D. S. per la salute del figlio, nato in
condizioni precarie.
Elena Sclplonl (Genova) invia offè'rta per la ricuperata
salute della piccola Elena.
Michelina Catalano (Montemaggiore Belaito - Palermo)
ottenuta da S. D. S. una grazia per il suo Filippo, ne
implora un'altra,
ÀIU\\ll Tealdo (Vesime - Asti) ringrazia S. D. S. per la
salute della bambina nata prematura.
Eugenia Croce Alrale (Milano) con l'abitino di S. D. S.
ebbe un bel bambino in condizioni che sembravano
impossibili.

4.3 Page 33

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Scampata da morte sicura
Stavo per uscire quando, nell'attraversare la
strada per salire sull'autocorriera, fui investita
da una veloce macchina, che mi fece violente-
mente stramazzare sul lastricato, riportando
una grave ferita alla testa e una profonda
frattura alla gamba sinistra. Subito soccorsa
dal padrone della vettura e da un Padre sale-
siano dell'Istituto " San Giuseppe" - dinanzi
al quale avveMe l'investimento - ricevetti
la benedizione di Maria Ausiliatrice. Mi. parve
allora di sentire 'Madonna vicina a me,
infondermi una calma meravigliosa e una ras-
segnazione fiduciosa mai provata in vita mia.
Tutti disperavano della nùa guarigione, ma
io no. Trasportata d'urgenza al pronto soccorso
di Catania, venne a farmi visita in clinica un
altro salesiano, che mi portò una reliquia del
venerabile don Michele Rua, il quale è ancora
vivo come santo nel ricordo delle sue visite
a Peda.ra il 15 marzo 1900 e il 24 aprile 1906.
Posi con fede la reliquia sulla gamba fratturata.
Don Rua avrà certo affrettato la grazia inter-
cedendo presso la Madonna. Guarii infatti
cosi bene da non aver bisogno di bastone;
e questo con grande stupore del medico cu~
rante, il prof. Branciforte, il quale mi disse:
«Signorina, lei ha saputo pregare! l). Veramente
chi ha saputo pregare per me fu il grande
devoto della Madonna Don R.ua.
Pedara (Catania)
ALFINA PAPPALARDO STRANO
Di essere guarito bene provaogni giorno
Nel settembre del 1964 fui chiamato improv-
visamente al letto di mio padre morente. Avendo
avuto sempre una grande fiducia in don Rua,
presi con me la reliquia del Venerabile.
Trovai mio padre in condizioni abbastanza
critiche, perciò invitai i familiari ad avere
fiducia il\\ don R.ua, che fa tante grazie, e ad
applica.re la sua reliquia al malato. 11 consulto
dei medici vedeva indispensabile una opera-
zione grave e delicata, ma questa non era pos-
sibile, data la debolezza e l'età avanzata del
malato. Perciò lo licenziarono dall'ospedale
augurandoci che potesse tirare avanti ancora
per qualche tempo. Nel nostro dolore ripo-
nemmo tutta la fiducia nell'aiuto di Dio per
l'intercessione di don Rua. Poco per volta il
padre riprese forze, incominciò a prendere
cibo e potè lasciare il letto.
Ora è passato un anno e mezzo. Il babbo
si sente riarito. Ha già 82 anni e oini giorno
fa mezz ora di cammino per assistere alla
santa Messa e ricevere la santa Comunione
per rendere grazie al Signore e pregare per la
conversione dei peccatori. Si alza alle cinque
del mattino e ne dà questa ragione: «Se mio
figlio sacerdote si alza ogni giorno cosi presto
per compiere i suoi doveri religiosi, non devo
essere da meno io, suo padre ».
Kri:itvci (Jugo$.lavia)
Sac. MARINO MANDlC SALESIANO
Promette gli ori ereditati dalla mamma
Avevo una sorella, sofferente da diversi anni,
ricoverata in ospedale. Avendo molta fede nella
intercessione del venerabile don Rua, feci la
promessa di donare gli ori ereditati dalla
mamma jtlle Opere salesiane se avessi ottenuto
la grazia della sua guarigione. Essendo ormai
un anno che la sorella gode buona salute e non
essendosi più verificate le abituali cadute, de--
sidero mantenere la parola e mando quanto ho
promesso, sempre sperando nella protezione
del Venerabile. Sono felice di comunicare la
grazia ottenuta per far conoscere la bontà del
venerabile don Michele Rua.
S. Zenone ili Minerbe (Verona) AGATA BRVILACQOA
Maria Ravizza (Frinco - Asti) sofferente di
miocardite e preoccupata del suo stato di salute,
supplicò fiduciosa don Rua e ottenne un buon
miglioramento. Lo prega ancora a continuarle
la sua valida protezione.
Giuseppina Monzelio ringrazia S.G.B. e
Don Michele Rua per la particolare assistenza
avuta nella buona riuscita di una grave ope-
razione; porta la sua modesta offerta per le
Opere salesiane.
R. D. (Bit<mto - Bari) dichiara che, ricoverato
in ospedale per colica renale, per dieci giorni
dovette sottoporsi agli opportuni accertamenti,
ma che pregando Don Rua, potè evitare l'ul-
timo, il più doloroso. Ora ha tanta fiducia che
Don Rua 1o guarirà del tutto.
Biagia Di Lorenzo (Vittoria - RG) anni ad-
dietro fu colpita da peritonite. Si rivolse con
molta fede e insistenza al ven. Don Rua e fu
esaudita.
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Giovanni Battbta Borlno t a Roma a 8-1- a.nni il ~-1v-1966.
La vita di don Borino si svolse in una ininterrotta e intensa attìvità
di studioso come scrittore della Biblioteca Vaticana, alla qu3le fu
chiamato da mons. Achille Ratti, futuro Pio Xl. Oltre b pubblicazione
di alcuni volumi sui codici deU• Biblioteca Vaticana stessa, approfondi
con diligentissimo e acuto metodo critico lo stucllo della Storia Eccle-
siastica del secolo Xl. La sua fatica fu coronata da una poderosa rac-
colta di Studi Gregoriani e di altri scritti, che ebbero la più lusin-
ghiera accoglienza detrli studiosi per il loro vo.lore storicq e per il
sienificato che vennero ad a,uumo.re .nel mondo culturale del dopo-
guerra. Altri lavori potranno essere condotti a termine con l'obbon-
danrissimo e ordinato materiale da lui preparato sulla figura e sui
te.mpi di Gregorio VTT. Nel laborioso e severo isolamento dello studio
don Borino ha nutrito sempre un aff~ttuoso e tenace attaccamento
a Don Bosco, al qua.le si era consa.a:ato con due suoi .fratelli. 11\\ questi
ultimi tempi ebbe prova di particolare interessamento da parte dì
Giovanni XXIII e un' alta e personale parola di riconoscenzo da parte
di Paolo VI.
Don Luigi Cencio t a Buenos Aires (Arg~ntina).
A 9:i anni <li età conservava una luciditA di mente e una energia fisica
straordinarie. Nato nel 1874 a Ce.rreto (Cuneo), venne ordinato u-
cerdote nel 1001 da mons. Cagliero. Nel 1011 parti per la Patagonia,
dove per oltre trent'anni fu il braccio destro del Superiore di quelle
Missioni. Apostolo pieno di ardimento, {u. il primo che raggiunse.
la
Terra
del
Fuoco
con
una
1
'
Ford".
Diede
vita a
vari
collegi,
tra
cui quello di Comodoro Rivadavia, oggi sede d~ll'l.! niversit,I San Gio-
vanni Bosco. Quando continciò a sentire il peso degli anni, ebbe l'in-
carico di organizzare la propaganda salesiana e si s.tabill a Buenos Aires,
dove diede vita a un centro di stampa che distribuisce mensilmente
70.000 copie del Bol~t{n Saltsiano e altrettante copie del 111ornaletto
Ob,a d• Don Bosco en la Patagonia S ,ptt ntrional e del B oltt{n C,f~-
,.;niano. Negli ultintl anni don Cencio ha distribuito pH1 di 50.000 copie
della biografia di Zeffirino Namuncurà e oltre 100.000 vite clJ Don Bosco.
Inoltre ha diffuso a decine di migliaia le biografie dci miS&ionari sa-
lesiani e opuscoli e fogli di propaganda senza numero. Fu in.somma
un autentico e ardimentoso 11postolo df:11.a buona ttampa .
Don Giuseppe Sutera t a Buenos Aires a 85 anni,
Don Eugenio Hector t a St. Bonnet le Ch. (Francia) a 72 anni.
Don Patrl:ùo MoUoy t a Bros.na (Irlanda) a ss anni.
Don Mario Garda f n Sa.o Salvador (El Salvador) 54 a.nni.
Don LeOPoldo Ptxa t a Cuzco (Perù) n 49 anni.
Coad. Vlncenso N assetca t a Newton (Stati Uniti) a 76 anni.
(:oad, Lulcl Brambad t ad Asti a 72 annL
Coad. Orante Cblarilli t a Roma a 64 annL
OOOPERATORI DEFUNTI
c:ui.. Teol, Gluuppe Marchislo t a Ivrea (Torìno) a 88 anni.
Nativo di Castelnuovo, si ara. proposto di rlcopia.re in t è le virtù dei
Sa nti caatelnovesi, ispirando la sua vita sacerdotale. 1 San Giuseppe
Cafasse e a San Cjovanni Bosco. Visse per le anime c.onaacr:andosi
fino all'ultimo aJ loro servizio _nella cattedrale. Professore in seminario,
seguiva con zelo anche j giovani dell' Oratorio e di Azione Cattolica.
Plinio Beni t a Terni il 31-UJ-1966.
Era consigliere del Centro Cooperatori e incaricato della orga nizza-
zione degli Eserci-zi Spirituali. Criatiano convinto e fervente, fu amato
per la sua bontà, per la vita- esemplare, per la sua disponibilità di ser-
vizio. Fu costante ogni anno agli .Esercizi Spirituali.
Comm. Etcore Groppi t a Montù Beccaria (Pavia) a 95 anni.
Padre esempltre, integerrimo fuMionario del Mini,tero delle Poste
e Telccomunicazio.ni, munifico benefatt6re dcli'Asilo infantile locale,
trovò nella pratica delle virtù c:;ristiane il segreto della forza educativa
per j quattro figli, tra cui ullll Figli.a di Maria Ausìlìatrice.
Zaccaria Pferl t a Roma il 5-1v-1966.
Visse nello 1pìrito e nel lavoro dci figli di Don Bosco: prima nell'Ora-
torio cli Frascati, ove fu l' anima della Filodrammatica; poi • Roma
dove, essendo in pensione, mise a disposizione le sue ore libere la-
vorando nella Pia Opera del Sacro Cuore per le Messe perpetue. Edu•
catore esemplare in famiglia, donb un fi111io al Signore, og11i sacerdote
· salesiano.
Pericle Giarrusso t a Napoll a 8s anni.
Zelò il culto sacro nella chiesetta di Sant'Antonio, succunale della
Parrocchia di San Giovanni Bosco al Rione A.m.icizia, e si dis tinse
per la sua bont¼.
Giovanni Tlbonl t a Varallo Pombia (Novara).
L~ fede lo guidb nel cammino della vita operosa e lo sostenne nello
strazio della morte del suo Gian Carlo, cxallievo dell'Oratorio, angelo
clJ candore e di bontà, vittima della guerra fratricida nel 1945. Sorpreso
dal male che lo strappb alla terra, cllsse una sola parola: Sia fatts
hl volon1à dì Dio•. Affezionato Coop·eratore, predilesse le nostre 1\\1.issioni.
VJncenso Salvi t a Travagliato (Brescia).
Padre esempi.are di sette figli, si atimava onorato di aver dato a Don Bosco
due delle aue figlie. Nella lunga malat.tia mantenne saldo lo spirito
di preghiera, a cui aninse serenità fino all'ultimo.
Giovanni Gallarate t a Milano a 77 anni.
Padre di un sacerdote salesiano_. ha trascorso la sua vita donando ge-
nerosamente e con sacri"ficio. La sua fede lo ha sorretto nel-la doloroaa
malattia. Diceva convinto: i Dobbiamo a ccettare tutto dalJe rnani di Dio •.
Bianchi Giuseppina t a Lugagnano d'Arda (Piacenza) a 81 anni.
Rimasta orfana di madre quando era postulante tra le Figlio clJ Maria
Ausiliatrice, consjgJiata dal vener::abile don Rua , sacrificb la s ua voca•
zione per far da mamma ai fntelli e alle sorelle. Maestra di grandi
capacità didattiche e pedagogiche, trasferitasi a Milano, seppe fare
della scuola la palestra del suo ardente apostolato salesiano, rimanendo
consacrata " Dio nel mondo. Per alcuni anni fu pu.ce j atitutrice stimata
e benvoluta in casa Mussolini. Il servo di Dio don Filippo Rinaldi
la ebbe tra le figliuole spirituali di predùezione (" Zelatrici di Maria
Ausiliatrice " ) e le fece da padre fino alla morte. Passb gli ultimi anni
in una casa del !uo caro Istituto delle Pitrtlie di Maria AusiLiatriée,
circondata di cure e di affetto. Coopttatrice zelante, fu lar,ga di aiuti
verso la Famiglia Salesiana e verso altre js titu.tioni benefic he.
Gl11sepp.lna Làconl Mells t a U•sassai (Nuoro) il 1-Jv-1966.
Donna forte, fu ammirabile per la sua fede, per il &uo abbandono
in Oio nella prova e per la generosim nel donargli il figlio don Fran-
cesco Làconi, Ispettore. salesiano nel Medio Oriente, e una figlia tra
le Suore di Maria Ausiliatrice. Assidua alla santa Messa quoticllana :
al parroco che, per il male che la travagliava, si offriva ili portarle
Ja Comunione. in ca.sa, rispose: Non è il Sii"flore che dev~ andare
dalfo sua serva, ma la serva dal suo Signore•·
Carolina Bertanl t a Casorezzo (Milano) a 60 anni.
È pas_s.ata all'eternità silenziosamente, come già il fratello don Ugo,
salesiano, la sorella Virginia e il papà. Nel giro di pochi anni si è spenta
una famiglia esemplare, che perb continua a risplendere nello mente
e nel cuore di tutti i parrocchiani clJ Casorezzo e della famiglia di
Don Bo,co. A lei ora non m.ancano i suffragi di quanti ha aiutato come
ulatricc delle vocazioni.
Dina Bohagurl t a Forlì.
Zelatrice dell'Unione Cooperatori, conobbe il segreto di fare il bene
senza farlo apparire. Affezionatissima all'Opera salesiana locale, fin
dagli ini"Zi assistette le Figlie di Maria AwjHatric.e con la ·preghiera,
il consisdio, il lavoro eJ infine, con l'offerta eroica della sua s.offere.nza.
Ved. l'errua Caterina nata Demlchells.
Con la $UB forte tempra cristlana., sull'esempio di Mamma Marghe-
rita, crebbe nella bontà e nel sacrificio la sua fami~lia. Grande devota
di Maria Ausiliatrice, offr) a Dio le sue lunghe sofferenze per Je vo-
cazioni sacerdotali e religiose.
Unda Cavagnls f a Fuipiano al Brembo (Bergamo).
Donna di grande fede, umile e paziente, •i decllcb tutta. alla famiglia.
Promone la fonduione deU' Asilo infantile parrocchiale. Si preparò
all'unione etérna con Dio sopportando con nm.ni.irevole raa.aegna-
zione la lunga malattja,
Luqlna Samaden ved. Vanoni t a Morbegno (Sondrio).
Eccezionale il suo spirito di carità e viva la sua fede. Tutta la sua vita
fu tc.:sa alla rea.li.z.2:.uione di quei princlpi di solìdarietà umana e crì-
1tfana che erano alla base della aua attività di ogni giorno,
ALTRI OOOPERATORI DEFUNTI
Artcsanl Marisa Be.rtelli Teresa - Bonecher Antonia • Brini Vit-
toria • Bugatti Martinelli Luigia • Busaglia Virginia Buttigliero Anna
Maria - Caserta Antonia• Castagno Domenica - Crupi Enrico - Da.nieli
1
Marta • Duroni ins. Maria • Fabiani D. Giuseppe • Fabbri Angela in
Righi • Ferrero Teres a Grassi• ved. Teresa • Greco Grazia Licastro
Sisina Manzo Angela • Medici Pi.etro - M ercanti Gina - Miscioscia
Francesco • Morini Mich ele - NoUi loes - Piaizalunfill Elis a Puddu
Redenta Rass u Giuseppe • Sartori Dionigio - Scghezzi Maddalena •
Vittone Caterina • Zanette Regina • Zugni Marco.
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, eretto In Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n. 22, può legal•
mente ricevere Legai/ ed Eredi/A. Ad evitare p011lblll contestazioni si consigliano le seguenti formule:
Se trattaal d'un legato: «... lascio all'lstllulo Salesiano per le Missioni con sede In Torino a titolo di legato la somma di Lire... (oppure)
l'lmmoblle sito In...».
Se trattasi, Invece, di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe euere questa:
«... Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede unlver,ale l'lsl/tuto Sales/ano per .fe Missioni con sede In
Torino, lasciando ad eno quanto ml appartiene a qualsiasi titolo».
(IUOflO e data)
((Irma per esteso)
32

4.5 Page 35

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TOTALE MINIMO PER BORSA L. 50.000
Avvertiamo che la pubbllclllone di una Bora& I ncompleta si effettua
quando Il ver■amento Iniziai• raggiunge la somma di L, 25,000, ovvero
quando tale ■omma viene raggiunta con offerte succn■lve
Non potendo fondare una Borsa, al pul> contribuire con qualslasl somma
a completare Borse già fondate
CROCIATA
MISSIONARIA
BORSE DA COMPLETARE
·
Borsa: Maria Aus:lliatdce e Don Bocso, a cura
della famig.lia Elia, (]solabella). L. 25.000.
Borsa: Guarino Salvatono, a cura di Ant.onina
Catalano, (Palermo). L. 25.000.
Borsa: Maria Auslllatrice, a ric(Yl'do , mnnoria
dt:i defunti della famiglia Aicordi, a cura di
Aicardi Battistina, (Cartari-Imperia). L. 25.000.
,·n Borsa: Maria. Ausiliatrice e S. G. Bosco,
ri,igr<Uimnmto, protnione dei vi-ui t suffragio
dn defu11li, a cura <li Brunetti Maria, (Mon-
tcmagno d'Aati). L. 25.000.
Bona: Maria Auslllatrice o S. G. Bosco, a
cura <li Botto Giorgio, (Vani). L. 30.000.
Borsa: Gesu, Maria e S. G. Boico, anisùu i
min figli e le loro Jawglie, a cura di Bindì
Alberighi Maria, ($iena). L. :15.000.
Borsa: Anùne del Pureatorlo, a cura di FM-
rero Rosa. L. 25.000.
Borsa: Don Bosco, graziel a cura di Faac,lo
Maria, (Rivoli). L. 25.000.
Borsa: Maria AU5lll:atrice, proteyg,u , aiutau
i mia figliuoli, a cura di Gi.riba.ldi Pozzi
Vinorina, (Melzo). L. 25.000.
Borsa: .Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, p. g. r.,
a cura di Silvia F&lzin, {Bolzano). L. 25.000.
Borsa: Santa Rita, n cura dei ConiuQ'i Ga-
gliolo, (Su,llondlo-Savona). L. 40.000.
Bona: Sacro Cuore di Oa!l e Don eo.co, a cura
di Lago Giovanni, (Portici-Napoli). L. 30.000.
Borsa: Mlll'ia A\\Eillatrlce, S. G. Bo$co e Papa
Giovanni XXIII°, prottggtlt la mia famiglia,
a cura di Mastella Amalia, (Va_rese). L. 25.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. O. Boaco, a
cura cli Leda Manfredi, (Varese). L. 25.000.
Bona: Don Boseo, Venttabile Don Rua e
Don Rlnllldi, a cura di Matdloni Olimpia
e figli, (Solbiate Amo). L. 30.000.
Borsa: Don Bosco o S. Margheritn, a cura di
Garis Carlo (Torino). L. 25.000.
Bona: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
suffragio è ria,rdo dd marito, a cura di Elsa
Gallo Ci11lia, (Alassio). L. 25.000.
Borsa: Cimino Umber to, a cura di Antonauo
Maria, (Copt'rlino-Leccc). L. 35.000.
Bona: Maria AusUlatrice, "1u1ami! a cura di
Giannina Cerinì Ved. Borronì, {Varese).
L. 25.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. O. Bosco e
S. D. Sa~io, in suffragio dti miri dtfunti e JH1'
la continua protnione n1pra la nostra famiglia,
a cura de.Ila famiglia Montuori, (Casr.ru).
L. 25.000.
Bo.-a: Maria Ausilia trice e DoD Bosco, Pl!1'
l• mie necessito, e cura di lnvcrnizz.i Adele,
(Milano). L. 34--000.
Borsa: San Domenico Savio, protrggi i mili
figli, cura di Genco Giuseppe, (Orbassano).
L. 4T.650.
Bo:raa: Zia Lella, n cura di Vcuosi JolandB,
(Reggio Emilia). L . 30.000.
Bora3: Ma.r:1.3 Auslliatrlce e Don Bosco,
a cura di Vclikonja Milka, (Follonica).
L. +4.ooo.
(ooim,roA)
BORSE COMPLETE
Borsa: Don Rua e Don Rlnaldl, in numoria
dei coniugi P. Libolle, a cura della figlia Gio-
vaMa Libotte, (Grand-Halleux, Belgio).
L. 50.000.
Borsa: Maria AusUlatdce e S. O. Bosco, a
cura dei Coniugi Bettonvillc, (Grand-Hal-
leux, Belgio). L. 50.000.
Borsa: Conlulfi Caratti Bruno di Vison e
d'Acqui, fondate dal Geom. Alfonso Cal"lltti,
a ,u./Jragi.o dell'anima proprio o delle a11it110
dei suoi cari def1.nri, (Torino). L. 6o.ooo.
Bona: Maria Aua!JJatrice, S. G. Bosco e
S. D. Savio, pr,gau pg la no1tra bambina,
• cuni di N. N. (Ancona). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausilia trice, S. O. Bosco e
Don Pietro Berrutl, 9• a cura di Alberto
Arnodo, (Rom.a), L. 50.000.
Borsa: Don Paolo Scelsi Cuccia, sacerdote
solui011D, in 1uffragio ricordo, a cura del
fratello Dr. V1ncc1120 e famiglia, (Collesano).
L. 50.000.
Bona; Marla Ausillatrlce e Don Bosco, i,1
suffragio dli mili defunti., a cura di Tullio
Cauinelli, (S. Francisco, USA). L. 52.700.
Bona! Maria AusU!atrice, S. G. Bosco e
Don Michde Rua, in ruffragio dti loro defunti,
a cura delle sorelle Lucia e Letizia, (Didla).
L. 50.000.
Bora: Saya Concettina ved.. Mazza, in suf-
fragio -ricordo, cura della figlia Maria
Maua, (Rometta-Messina). L. 50.000.
Borsa; Divina Provvtdl!DZa, inttrude.nti S. Giu-
seppe Laura Vicr,na, contim,ate la tJostra
btmroolenza wi nostri cari tJivi e defunti, a
cun, dei c,oniugi Miceli, (Roma). L. 50.000.
Borsa: Maria SS. Addolorata e Auslliattlce,
a suffragio di,· loro cari defrmti, a cura di Anna
Maria e Emma PBAquino, (Serra S. Bruno).
L. 50.000.
Borsa; San Domenico Savio, proteggtle mia
figlia ndla nuooa maUntitd, a cura di Bolla
Letiz:ia, (S. Bonifacio). L. 50.000,
Borsa: Sacro Cuore di Oesù, Mula Ausilia-
trice e S, O. Bosco, esauditmri, a cura di Bolla
Letizia (S. Bonifacio). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, s. G. Bosco e Don
Rinaldl, protqgm m, e la miafamiglia, cura
di Giuseppina Amaducci (Lucca). L. 50.000.
Bona: Sacro Cuore di Oes!l e Maria Ausilia-
trice, in ringraziamento e prote..--io11t, a cura
di Maria Ponta (Udine). L. 50.000.
Bona: Maria Ausiliatrice, prega pu m, adesso
e ndl'ora della mia moru, a cura di Cargnoni
Lucia (Brescia). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, s. G. Bollco, arsi-
tteteci, a cura di Decarli Giovanni (Trento).
L. 50.000,
Borsa: Mons. Vincenzo Cimutd, a cura cli:
dott. Vincenzo Bertagalli, Fumi, Gino Rosati,
dott. Ven> Pellegrino. L. so.ooo.
Borsa: Maria Ausil.llltrlce, prottggeuci in r.ita
e sp,cialmwte in punto di morte, a mffragio 11-
r rit(Yl'do di Maria Dorotea. L. 50.000.
Borsa: Malfinl Don LuJ&I, Dir~ttort d,l-
l'Istitulo Coktti, a cura della locale Unione
Exa.llievi, (Venezia). L. 50.000.
Borsa: Favreno cav. Aneelo. già prmdente
de/J'Union, ExallUJVi Caletti, a cura del
comm. Silvio Garola, (Venezia). 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. D. Savio, i,1110-
cando proumone, salutepu il piccolo Riccardo,
a cura della Zia M. G. L. 50.000.
Bonl8: Maria Au sllletrlce e S. G. Bosco, ù1
riconoJ~tnza dti fatJori .tpirituali e tempora/i
rict1Nti, a cura cli Mametti Giulia e Dcai-
dcrio, (Como). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù e S. G. Bosco,
p. r. e in m,moria dei propri dr/unti, a cura
di C. P . (Lecco). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Mal'lll AuslUatrice e
S:mU Salesiani, p. g. r. e in mtmoria dei propri
d1Jw1ti, a cura di C. P. (Lecco). L. 50.000.
Borsa: Maria Immacolata e S. Glovamu Bat•
rista, prr i d,J11111i della Famiglia Pdricat,cio
Pietro, a cura di Pctricaccio Vincenza, (Trior-a-
Imperia). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore dl Gesù e S. O. ao.co, I
cura de.Ila Famiglia Studero Franccsi:o,
(Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllattlce, Don Bosco e Sanll
S•lcslanl,
pregare
per
me
i11
0
t'l10
e
in
mol'tt,
i11 ,ujfragio di Boleri Clemente o figlia, a curo
di Dclcr~ Mario Vcd. Boltri. L. 50.000.
Borsa: Maria Aua!Jlatrice e S. G. Bosco,
in ruffeagio e ricordo di Michele Dematris,
a cura de.Ila moglie Emma Dcmateu, (ChA-
tillon-Aosta). L. 50.000.
Borsa: San GlovannJ Bosco, o cura cli L uiso
Avanzini, (Milano). L. 50.000.
Born: Maria AuslU.atrlce e S. G. Bosco, a
cura di S. A. (Carmagnola). L. 50.000.
Borsa: Gesù Sacnunentato, Maria Ausiliatrice,
S. O. Bosco e Santi Salesiani, ,·,. memoria e
suffragio di t«tti i miii dt/rwti, a cura
di N. T. L. L. 50.000.
(CO.llmRIA)

4.6 Page 36

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Spedizione In abbonamento po•
staia • Bruppo 2• • I• quindicina
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GENNARO AULETTA
ESAMI DI COSCIENZA
DI UN CRISTIANO
MEDIOCRE
Pagine 227 • L 1000
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Lo scopo di questi esami di coscienza è di
essere uno stimolo e un aiuto alla forma-
zione di un'autentica mentalità cristiana,
Di qui la novità della formula su cui sono
impostati: più che a una individuazione di
colpe, si punta alla " revisiohe " della
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Direzione e amministrazione:
via Maria Ausiliatrice 32, Torino , Telefono 48.29.24
Direttore responsablle Don Pietro Zerbino
Aut.orlzzazlone del Trib. di Torino n. 403 del 18 febbraio 1141
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Direzione Generale Opere Don Bosco• Torino
Per cambio d'lndlrizzo Inviare anche l'Indirizzo precedente
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