Bollettino_Salesiano_199412


Bollettino_Salesiano_199412

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Dicembre 1994
ANNO 118 N.18
12 Quindicina Dicembre 1994
Sped. in Abb. post. (50) - Tarino
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

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di don EGIDIO VIGANÒ
CONTEMPORANEI
DI UN "GRANDE"
,, Giovanni
Paolo Il
protagonista
del nostro tempo.
Un pontificato
autorevole
a difesa dell'uomo
e dei grandi
valori,,
2 - DICEMBRE 1994
<< P otrebbe dirci che cosa l'ha colpita un inno al mistero del perdono e della
in modo speciale quest'anno che riconciliazione. È un'omelia da rileggere.
ormai si conclude? ». : il sentirmi con-
temporaneo di un uomo "Grande".
Il dono delle sue forze fisiche. Il Papa
Il Grande di cui parlo è Papa Giovanni è un anziano. lo, che sono suo coetaneo,
Paolo Il. L'anno che si chiude ci ha offerto posso assicurare che a 74 anni si sente la
dei parametri per misurarne la statura : ne differenza di agilità, di robustezza , di resi-
enumero tre .
stenza , di vigoria , a confronto con una
decina di anni prima ; e, poi , per la salute
Il coraggio di proclamare tempesti- di questo Papa bisogna calcolare le
vamente la verità sull'uomo e sul futuro conseguenze del famoso attentato del 13
della società umana.
maggio del 1981 , della deli-
Conosciuto il documen-
cata operazione di tumore a
to di preparazione del-
l'ONU al Cairo, Giovan-
ni Paolo 11 si è alzato
GIOVANNI
PAOLO II
cui si è sottoposto più tardi e,
proprio quest'anno, della rot-
tura del femore . La sua figura
come un profeta uni -
non è più quella di un atleta,
versale per ridurre il più
ma di un sofferente, e tuttavia
possibile gli orienta-
sostiene un cumulo di lavoro
menti negativi . La veri-
e di iniziative che risvegliano
integrale sull 'uomo
l'ammirazione e la meraviglia
che si estende alla sa-
VARCARl:
di chi lo osserva: coloro che lo
cralità della vita, alla fa-
miglia (cuore della civil-
tà dell 'amore) , allo svi-
lA
SOGLIA
DELLA
SPERANZA
accompagnano da vicino sten-
tano a seguirne il ritmo quo-
tidiano .
luppo democratico della
società, alle relazioni tra
i popoli, dev'essere pro-
clamata con forza e chia-
rezza in un'ora stra-
tegica della storia, quan-
do l'umanità sta rea-
lizzando una svolta epo-
cale .
Se , alla luce di questi dati
degli ultimi mesi , guardiamo
alla sua immensa opera di
Il libro-intervista di
Giovanni Paolo Il. In un
linguaggio personale,
le risposte alle domande
che nascono dalla vita.
pontefice , ai suoi viaggi pa-
storali , alle sue encicliche e di-
scorsi , alle incontabili udienze,
all 'animazione dei vescovi, alle
visite alle parrocchie di Roma,
alla promozione delle cause di santi , alle
Sarajevo : città simbolo. Giovanni relazioni con i governi , all 'impulso dato
Paolo Il è il primo Papa slavo. Ha seguito all 'ecumenismo e al dialogo interreligioso,
con assai sofferta attenzione le tragiche allo straordinario interesse per la cultura,
situazioni vissute in questi anni nei Bal- all 'istituzione della giornata della gioventù
cani. Si è mosso ed ha fatto di tutto per e all 'entusiasmo suscitato tra i giovani an-
cercare soluzioni che portassero alla pa- che con la sua attraente simpatia per lo
ce. Ultimamente aveva programmato un sport (sci , alpinismo , nuoto ... ), alla cura
viaggio ardito e straordinariamente signifi- dei laici e della Vita consacrata, ecc. , ci si
cativo di mediazione con una sua visita può chiedere se per caso porta al polso
pastorale di fraternità a Belgrado , a Sa- un orologio con più quantità di ore degli
rajevo e a Zagabria. Da Belgrado c'è sta- altri .
to subito un "no"; è stata poi amministrata Sentiamo di sperimentare con lui la ge-
una impossibilità pratica fino all 'ultima ora stazione di una nuova epoca storica.
per Sarajevo ; e, finalmente , lo ha accolto Prendere sempre più chiara coscienza di
una moltitudine oceanica a Zagabria.
questo nostro contemporaneo Grande im -
L'omelia preparata dal Papa per Sarajevo plica impegnarsi a seguirlo e a collabora-
è davvero emozionante: costituisce un re .
eccezionale commento al "Padre Nostro",

1.3 Page 3

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Ailllollfllino
~SlllllO
Quindicinale di
informazione e cultura
religiosa edito
dalla Congregazione
Salesiana di
San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE :
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Eugenio Fizzotti - Francesco Moti.o
Collaboratori: Teresio Bosco - Ernesto Cationi -
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Serge
Duthayon - Bruno Ferrere - Sergio Giordani -
Antonio Mélida - Jean-François Meurs ·
Pietro Moschetto - Angelo Montonati - Gaetano
Nanetti · Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Maria - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro
Scalabrino
Progello grafico e Impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione: EDIBIT - Torino
Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del
16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese
(undici numeri,
eccetto agosto) per tutti.
tt 15 del mese per i Cooperatori Salesiani
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiani inviali non
vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Gianni Filippin) - Via
Marsala 42 00185 Roma - Tei. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
li BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni
nazionali e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 10 milioni di copie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (in fiammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in
Guatemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) -
Colombia - Croazia - Ecuador - Filippine -
Francia - Germania - Giappone - India (in
inglese, malayalam, tamil e telugù) Irlanda -
sri~n~;: t~~f;. l~~~;i~o'.eol~~~:~d
Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo -
Slovacchia - Slovenia - Spagna -
Stati Uniti - Thailandia - Ungheria - Uruguay -
Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede.
Copie arretrate o di propaganda : a richiesta ,
nei limiti del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
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Via della Pisana 1111
Casella post. 18333
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Conto corr. post.
n. 46.20.02 Intestato· a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
Dicembre 1994
Anno118
Numero 18
In copertina, Fiorello,
inventore del karaoke
(foto Marka). Qui di fianco,
don Gaetano Nicosia,
"Premio Cuore 1994",
tra i ragazzi di Coloane
(servizio alle pagg. 10-12).
2 IL RETTOR MAGGIORE
Contemporanei di un "Grande"
di don Egidio Viganò
10 PROTAGONISTI
Cuore missionario ·
di Umberto de Vanna
14 COMUNICAZIONE
Navigare tra mouse e bit
di Margherita Dal Lago
18 ATTUALITÀ ECCLESIALE
Un vescovo missionario al Sinodo
di Silvano Stracca
22 PROFILI
Il mago si è fatto missionario
di Elvira Bianco
26 SOCIETÀ
Scuola: la riforma
cento volte annunciata
di Alessandro Risso
SOCIETÀ
I giovani attendono
la nuova scuola
30 FAMIGLIA SALESIANA
È l'ora dei laici
di Giorgio Torrisi
34 ZAIRE
I re della strada
di Mario Valente
38 GIUSEPPE MARELLO
Servo della Chiesa
e amico dei giovani
di Paolo Risso
RUBRICHE
Il punto giovani, 4 - In Italia e nel Mondo,
6 - Lettere, 8 - Come Don Bosoo, 13 -
Prima Pagina, 17 - Il mese in Libreria,
21 - Cinema, 25 - Il Diario di Andrea, 29 -
Osservatorio, 33 - I Nostri Santi, 37 - I
Nostri Morti, 41 - Solidarietà, 42 - In
Primo Piano, 43
34 ZAIRE
I re della strada
DICEMBRE 1994 · 3

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Dl1 OOJ~~ @D@W[i_\\J]D ------------------------~-
di Carlo di Cieco
KARAOKE:~ABBRACCIO
DEL GRANDE EFFIMERO
Karaoke in tutte le salse. Superka-
raoke; se formato gigante, con più
spettatori e concorrenti famosi. Tut-
to firmato Fiorello Rosario , grande
comunicatore venuto dal profondo
Sud . Segno di riconoscimento: il
codino più famoso d'Italia insieme
a Baggio . Tutta sua la trovata del
karaoke, il grande effimero eletto a
sovrano nelle piazze d'Italia, molti-
plicato e ripetuto in centinaia e cen-
tinaia di famiglie dagli schermi tele-
visivi. Qu·alcuno ha scritto che l'Ita-
lia di Dante è stata sconfitta da
Fiorello. Lui, più modestamente, si
è detto inventore del più grande
avvenimento di costume italiano
dopo il '68. Così grande, racconta-
no le cronache, che non ha conta-
giato solo ragazzi e ragazze che vi-
vono di idoli , ma gli stessi idoli
come il sindaco di Roma. La sini -
stra della capitale ha rischiato la
spaccatura sulla concessione di
piazza san Giovanni al "Superka-
raoke" finale.
ROSARIO FIORELLO resta l'inven-
tore e il. .. matador del karaoke.
Già, perché la nota trasmissione
televisiva da settembre ha passato
la mano , pur restando nell 'appalto
familiare . Dopo Fiorello è venuto
Beppe di Augusta, fratello minore di
Rosario , battezzato dai suoi spon -
sor "Fiorellino". Durante la prima
trasmissione del fortunato erede ,
dalla piazza di Belluno le teleca-
mere inquadravano con insistenza
un solitario cartello sollevato sulle
teste della gente. Una mano incerta
vi aveva inciso una sentenza: Fio -
rellino, il Mito continua.
QUI STA IL PUNTO. Piaccia o non
piaccia, il karaoke continua con la
vitalità dell'effimero. Contro l'effimero
delle estati romane lanciate con
grande successo dalla prima giunta
di sinistra di Roma negli anni set-
tanta, si era levato un coro di prote-
ste. L'effimero era diventato in qual-
che modo il marchio di novità della
4 - DICEMBRE 1994
giunta, sepolta e spazzata via, alla
fine, da una nevicata super. L'effime-
ro pareva debellato a livello di piaz-
za. Invece è rinato sotto una tempe-
rie politica nuova e senza le ostilità
riservate all'assessore Nicolini. In
maniera affrettata qualcuno ha defi-
nito il karaoke espressione culturale
di destra. C'è da chiedersi se l'effi-
mero sia di centro , di sinistra o di
destra. È forse una categoria più
profonda della categoria politica.
Compagno di viaggio delle età della
vita.
Niente è più presente dell'effimero
nel trapasso delle generazioni. L'ef-
fimero contende l'uomo all'eterno e
all'immortale. Anche coloro che non
si radunano in piazza a fare karao-
ke devono fare i conti con l'effime-
ro, con il provvisorio.
Saran~o competenti sociologi e
psicologi a raccontarci perché il
karaoke sia diventato una spia di
costume , un simbolo di aggrega -
zione specialmente giovanile.
Maledire l'effimero che si afferma
nel sociale è una battaglia contro i
mulini a vento. Caduto un effimero,
ne sorge un altro. Passata una mo-
da ne spunta una nuova che dure-
rà il tempo di una ... moda.
La vittoria dell'effimero sta nel riu-
scire a farsi considerare qualco.sa
di diverso , qualcosa con cui fare
seriamente i conti. Anziché riderci e
scherzarci e prenderlo ·per quello
che è, ossia un fenomeno momen-
taneo .
Il karaoke ha concorso a rivelare
che il re è nudo. Quanti credono a
valori immensi, umani e divini , da
un bel pezzo vanno canticchiando
canzoni stanche e sgualcite. Il
karaoke, "mutante" moderno dell'ef-
fimero televisivo , potrebbe risve-
gliarli dal grande sonno.
o
Da Fiorello a Fiorellino, il karaoke
continua a impazzare (foto.Marka) .

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FRANCIA
MALTA
ROMA. La toto ritrae i re- ta presa in considerazione
sponsabili centrali della Fa- la Carta di comunione della
miglia Salesiana nell'ultimo Famiglia Salesiana e, con
raduno organizzato presso piacevole sorpresa, nell'An-
la Casa generalizia. Pre- no della Famiglia si è preso
senti don Antonio Martinelli atto delle molte attività svol-
a suor Rosalba Perotti per te dai vari gruppi a favore di
le figlie di Maria Ausiliatrice , questa istituzione, sia sul
si è trattato del terzo mo- piano operativo che cultura-
mento di verifica e di coor- le, organizzativo e artistico.
dinamento organizzato dal Il prossimo incontro è in pro-
gruppo. Nell'incontro è sta- gramma per il maggio '95.
UN CAMPO
PER SCOPRIRSI
LA VOCAZIONE
Un gruppo di g iovani francesi ,
ragazzi e ragazze di 16-20 anni ,
hanno partecipato a un campo
"vocazionale". Sono venuti dal
Belgio, dalla Svizzera, da varie
regioni della Francia per segui-
re le tracce di San Francesco di
Sales attraverso carrefours,
g ioch i, montaggi aud iovisivi,
tempi di deserto, spettacoli di
espressione corpora le, mo-
menti liturgic i cli qualità, spazi
cli preghiera e di riconciliazio-
ne, passeggiate in montagna,
visita agli abitanti e ai luoghi
storici , chiese e castelli ... In
questo modo sono riusciti a
metters i a confronto con la sto-
ria e la personalità del Santo, ap-
passionato "cercatore di Dio" e
grande missionario tra la sua
ge nte.
ELAL HA TROVATO
UNA CASA
« I migliori giorni della mia
vita. Così ritengo cli poter rias-
sumere l'esperienza vissuta al
"Sav io College". Trovai mo-
dernità ed effic ienza, il gi usto
rigore e allegria, un' allegria
che pervase tutti e cinque gli
anni dell a mia educazione. Ri-
Thonon-Les-Bains
(Francia}. I giovani
in marcia alla scoperta
di un santuario nella
parte alta della città.
MILANO
ATTILIO GIORDANI
UN SANTO
ALL'ORATORIO
Il 2 l novembre scorso a Mila-
no s i è tenuta la prima sessio-
ne del "processo rogatoriale"
su ll a vita, le virtù e la fama di
santità di Attilio Giordani.
Nell 'anno della fam iglia si
ap re così la strada ve rso la ca-
nonizzazione di questo laico,
coniugato, padre di tre figli,
cooperatore salesiano. Dopo
avere vissuto con pass ione sin
da giovanissimo l'attività pa-
storale oratoriana al sant' A-
gostino di Milano, decide a
59 anni di partire per le mis-
sioni , dove muore condivi -
dendo la vita dei più poveri .
6 - DICEMBRE 1994
Milano. Attilio Giordani (al centro} nel giugno 1972, prima deRa partenza per il Brasile.

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cardo l'atmosfera di serenità, l'altra, ma erano le stesse per-
ogni volto, ogni sorriso, ricor- sane con le quali giocavamo a
do lo spirito salesiano che ha pallone, gli stess i amici con i
formato il mio carattere e che quali scambiavamo le cassette
mi ha insegnato a crescere e a musica li, gli stessi con c ui
vivere con gli altri ». Adrian parlavamo dei nostri problemi
Scerri è un exall ievo del "Sa- e ci confidavamo». « I corsi
vio College" di Di ng li, a Mal- sono gratuiti», spiega l'attua-
ta, scuola secondaria che pro- le direttore, «ed è previsto il
prio in questi mes i sta festeg- sov·venzionamento statale. La
giando i 25 anni di attiv ità. « I scuola è a disposizione di quei
nostri professori, compresi i ragazzi che non possono la-
laici, non erano degli esseri sciare Malta per le vacanze
misteriosi che passavano di- estive. E per i fine-settimana
stranamente da una classe al- sono organizzati campi in va-
. rie zone dell ' isola per un di-
vertimento costruttivo che
coinvolga i ragazzi» . Ali ' a-
pertura, nell 'anno scolastico
1968/69, gli studenti erano 12
e componevano una sola clas-
se. Oggi sono 250 e formano
dieci classi. A loro dispos i-
zione computers, laboratori di
scienze e d'arte, uno studio
audio-visivo, una sala- teatro e
campi sportivi. Altra caratteri-
stica è la Parents Teachers As-
sociarion, che riu nisce i pro-
fessori e i genitori in iniziati-
ve di solidarietà e li coinvolge
nel progetto educativo. Tra i
ragazzi ospiti del "Sav io Col-
lege" c'è anche Guazé Eia!, 15
anni, fuggito mesi fa dal Ma-
rocco per sottrarsi a una dram-
matica situazione fami liare.
Ha raggiunto Malta nascosto
nella stiva di una nave dopo
alcuni giorni senza cibo ac-
qua. Ora Guazé ha una nuova
casa e una nuova famigl ia e
tutta l'isola gli si è stretta at-
torno. In occasione della ceri-
monia di apertura dei recenti
Giochi europei della Gioventù
salesiana, tutti hanno voluto
che fosse lui a po11are la fiac-
cola olimpica.
VERONA
PARTITO
IL 22° CONCORSO
FAO DEL COMITATO
VERONESE
L' idea è nata un giorno di do-
menica del 197 1, quando Do-
menico Marcon, padre di Eu-
genio, ora missionario in Bra-
sile, decise di partecipare a
Verona. Il signor Marcon fondatore del Concorso FAO
sulla fame nel mondo, con la moglie e il figlio Eugenio,
missionario salesiano in Brasile.
SYDNEY (Australia). L'atto-
re Mickey Rooney ha tra-
scorso qualche ora con i ra-
gazzi della Boys' Town di
Engadine. Protagonista con
Spencer Tracy nel film "La
città dei ragazzi", una pelli-
cola degli anni trenta, la vi-
cenda di Mickey Rooney e
padre Flanagan ha ispirato
un sacerdote irlandese a
occuparsi dei giovani orfani
di Sydney, dando vita per
loro alla Boys' Town. Dal
1952 l'opera è stata affidata
ai salesiani. Nella foto, l'at-
tore hollywoodiano è con
Chris, Jeff, Shaun, Chad e
Greg, della Boys' Town, per
le vie della città. L'ultimo a
destra è l'attuale direttore
padre Peter Monaghan.
Roma alla marcia dei I00 mi-
la organizzata da Mani Tese.
Durante la ma rcia conobbe la
signora Thorrens, un' ameri-
cana che lavorava agli uffici
della FAO. La donna lo con-
vinse che bisognava fare qual-
cosa, perché tanta gente nel
mondo moriva davvero di fa-
me. E che era importante ai u-
tarli a modern izzare il loro si-
stema di produzione agricolo.
Fu così che il Signor Marcon
iniziò una serie di iniziative
per coinvolgere prima la Fiera
Agricola Internazionale del-
!'Agricoltura di Verona e poi
gli studenti delle scuole, prima
di Verona e poi di tutta Italia.
L' ul timo anno scolastico ha
visto la partecipazione di 223
scuole di 63 provinçe, e la par-
tecipazione di oltre IO mila
studenti.
DICEMBRE 1994 - 7

1.8 Page 8

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VUOI RICEVERE
IL BOLLEITI O
SALESIANO?
Il Bollettino Salesiano
viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani:
Diffondetelo tra i parenti
è gli amici. Comunicate
subito il cambio di indi-
rizzo (mandando sem-
pre la vecchia etichetta).
• Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa a volte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi e di copie che vanno
smarrite.
• Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a:
Il E.iollt:..111110 Salesiano
Diffusione
Casella Postale 18333
00163 ROMA
8 - DICEMBRE 1994
UN AMICO. « Vi ringrazio
per la gentilezza con cui mi
fate arrivare la rivista. Anche
se a malincuore non ho mai
potuto mandarvi un 'offerta.
Ora più che mai mi è impos-
sibile, dato che sono disoccu-
pato. In più devo cercare di ti-
rare avanti la mia famiglia, in
quanto sono sposato e ho un
bel bambino di tre anni. Vi
scrivo per il cambio cli incli-
ri.zzo, mi piacerebbe riceverla
ancora».
Lettera.firmata
Grazie per le parole di sim-
patia . Quanto ali' offerta, lei
sa che il BS viene mandato
gratuitamente sin dai tempi di
Don Bosco. Siamo· con1e111i
che il vostro piccolo Maffeo
sia guarito.
GIOV AN1 ,APERTI E GE-
NEROSI. « Ho 21 anni e da 7
sono iscritto ali' Azione Cat-
tolica. Ho sempre sentito la
necessità che i gruppi parroc-
chiali assumano un atteggia-
mento di maggiore, piena e schivo, ma cambio in me- dunque riprovare. Trova il
apertura verso le diverse real- glio quando trovo delle perso- coraggio di fare amicizia con
sociali per evitare il for- ne che mi capiscono. La mia te stesso e di guardarti al/or-
marsi di "club di ben educati" vita mi pare sprecata, anche se no.
(come dico io), dove non c'è ho un discreto lavoro e una
posto per chi proviene da piccola proprietà. Non chiedo
realtà familiari e sociali diffe- chissà cosa, ma solo un po' cli
renti. Da sempre ho tenuto comprensione, qualche ami- SCOPERTA CASUALE. «Ho
presente, per quel poco che co, per condividere qualcosa scoperto solo adesso che esiste
conosco, il comportamento di di utile. Sembra che ognuno la vostra rivista e sapete co-
Don Bosco nei confronti dei si senta sicuro solo dentro il me? L'ho pescata nel mucchio
giovani e da molto tempo sto suo cerchio, manca il vero in- della corrispondenza del con-
cercando inutilmente di rilan- teresse per gli altri. Alla mia dominio. Premetto che vivo eia
ciare l' idea di un oratorio età mi sento ormai stanco. 15 anni nel rione "sales iani"
nella mia parrocchia. L'anno Chiedo una ri sposta sul la ri- della mia città, frequento la
scorso ho seguito un gruppo vista».
parrocchia e le mie due figlie
"giovani ssimi" che spero di
riformare con la -ripresa ciel -
Lettera firmata
sono frequentatrici cieli 'orato-
rio, che è secondo me il luogo
i'anno scolastico ».
Simone Silemi,
È troppo facile dirli che mol-
to dipende da te, che non devi
più bello e costruttivo che esi-
sta per i giovani ».
Monte san Giusto aspellarti tuffo dagli altri. Ci
Lettera firmata
avrai certamente provato. Gé-
rard Depardieu, il grande at-
tore francese , per molto tem-
LA FATICA DI VIVERE. po si è sentito a disagio , poi DALLA SIBERIA. « Gradite
« Ho 36 anni , ho sperato sem- ha fatto amicizia con se stes- il nostro profondo e rispettoso
pre il buono dalla vita, ma ra- so. « Adesso ci intendiamo be- grazie per i fratelli che avete
ramente ho trovato sulla mia ne », ha dello. « A ogni modo, mandato e che lavorano tra
strada persone disposte a di- le carte sono queste, le accet- noi nell a città di Aldan. Essi
mostrarmi un po ' di bene. So- to senza cercare di guardare dedicano molto tempo e mol-
no sempre stato un po ' timido il gioco degli altri ». Ci de vi ta attenzione ai nostri orfani,

1.9 Page 9

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insegnano loro ad amarsi a vi- Pubblichiamo il suo indirizzo ,
cenda come frate lli e amici , in- chi vorrà potrà fa rsi vivo.
segnano a perdonarsi. Ci ai u- Quanto ai due chierici sale-
tano non poco anche material- siani cinesi, uno è don .fohn
mente, specialmente con del Baptist Zen, attuale ispettore
vestiario. Nella nostra scuo la- salesiano in Cina; l'altro non
casa de l fa nc iullo, vivono e lo conosciamo. Presto faremo
stud iano 85 ragazzi da i 7 ai un servizio sul' atti vità mis-
16 ann i, 35 de i quali sono or- sionaria di don Ricchiardi.
fa ni di entrambi i genitori .
Av viamo questi ragazzi al la-
vo ro, dopo aver dato loro la
cultu ra di base per nove anni.
Anche i ragazzi sono contenti
per quanto fa nno per no i ».
La lettera (tradotta dal russo
dai salesiani di Bratislava) è
.f,rmata dagli insegna111i e da -
gli educatori della scuola au-
siliare statale internato 11 . 8
di Nizny Kuranach (Repubbli-
cc, Sachaa - Jakutia).
TESTIMONl Dr GEOVA.
« Desidero me tte re in g uardi a
i lettori a c che vanno in-
contro dando retta ai testimo-
ni di .Geova. Q uando vengono
a bussare alla vostra porta
sembrano delle pecore, invece·
sono lu pi rapac i e per g iunta
addestrati per fare la loro pro-
paganda. La mia fa mi glia si è
sfasc iata da l momento in c ui
LA GIORN ATA DEL PA-
DRE NOST RO. « Il 26 gen-
naio 1995, giorn o successivo
alla "Ottava di preghiere per
l' un ità dei cri stiani ", sarà ce-
lebrata anche quest' anno la
ho cercato di mettere in evi-
. <lenza la loro organ izzazione
affaristica. Mia moglie da cin-
que mesi mi ha lasciato. Se
qualcuno vuo le scrivermi , po-
trò agg iungere alt ro ».
LE MILLE LIRE AL
SEMAFORO. «Agli an-
goli di ogni semaforo non
ci si può pi ù difendere da i
vend itori d i accendi ni e
da i lavavetri. Per mille li -
re che dai a uno, cinque ri-
mangqno all 'asciutto. Mol-
ti, io tra questi , hanno im-
parato a girare la testa da l-
l'a ltra parte e a fingere d i
non vedere. Ma rimane un
problema alla nostra co-
scienza: non fi niremo per
di ventare de l tu tto insen-
sibi li? E servono a qual-
cosa le mille lire date al
marocchino? » (Mario Col-
la, Roma) .
Risponde Guido Gatti.
Dipe;1de naturalmente da l
ti po di coscienza che uno
si ritrova. Certo è che I'e-
lemosi na a l semaforo o
alla big lietteria della sta-
zione ragg iu nge solta nto
uno (i l più fo rtunato; o il
cosa si può fare d i più. Lo
stato italiano, sotto la
morsa de l debito pubbl ico
e della recess ione, ha ri-
dotto il g poco che dava
nel passato, spendendo (a
quanto pare mali ssimo) i
soldi delle nostre tasse, a
parzia le sgrav io della no-
strn coscienza.
Restano sull a brecc ia le
diverse fo rme d i volonta-_
riato: si tratta di gente che
va direttamente sul posto,
G iornata de l Pad re Nostro,
Giuseppe Catalano,
più sfacciato?) de lle deci- che paga di propria tasca,
come invito ad aprirsi a una di-
Via Mister/ella, 21
ne di mig liaia di terzo- lavora, insegna, condi vi-
mensione ecumenica più gran-
/ 0040 Druento (TOJ
mond iali presenti in Ita lia de. Possono fa rl o anche
de. Promossa nel 1963, l' ini-
e delle centinaia di milio- per conto nostro se li a iu-
ziativa d i ispirazione fra nce-
scana è stata poi celebrata al-
ni presenti ne l mondo.
tiamo.
Terzomondo vuol d ire po- Ma prima natu ra lmente
tre volte. Ch i fos se interessato
vertà d isumana, fame, ma- occorre conoscerli , infor-
al materi ale ci scriva ».
"Cenacolo del Pater",
Piazza Busacca, 2
90145 Palermo
SIMPATICHE CURIOSITÀ.
« Sono un exall ievo del colle-
g io di Lanzo e vorrei attraver-
so il BS rintracc iare i mie i
compagni . Allego po i una fo -
to scattata nell ' anno scolasti-
co ' 57-' 58 , in cui due chieric i
salesiani aveva no parteci pato
con noi all a g iorna ta mi ssio-
nari a. Mi potete d ire chi so-
no? Vorre i anche mandare un
salu to al mio caro ex- inse-
gnante don Gigi Ri cchiard i,
oggi miss ionari o in Ec uador.
Potreste fa re un serviz io an-
che sull a sua miss ioi1e? ».
PER FORTUNA NE SONO
USCITA. « Ho letto l' articolo
sul budd ismo e sento il dove-
re di far conoscere la mia e-
sperienza. I-l o fa tto parte de lla
soka-gakkai per due anni e
mezzo e poi per fo rtuna ne so-
no uscita. Dapprima mi era
sembrata una delle tante tec-
niche orienta li cli concentra-
zione , med itazione, accumulo
cli energia. Solo in un secon-
do tem po mi è stato comuni-
cato che si trattava di una ve- _
ra e propri a relig ione e mi è
stato imposto cl i non anelare
lattie, ana lfabetismo, im-
possibilità d i inserirsi nel
circuito mic idiale del siste-
ma mondiale d i mercato.
Mille li re (e magari anche
diec imil a) sono una goc-
c ia in un oceano stern1ina-
to. Certamente troppo po-
co per sentirsi d ire il fat i-
dico « Avevo fame e mi
avete dato da mangiare »,
che c i aprirebbe le porte
del Regno.
D'altra parte, se si pensa
alla smis uratezza de l bi so-
gno viene da chiedersi che
più a messa, né di pregare.
Ora ho trent' ann i e so che i
più debo li sono proprio i g io-
vani . Prima si presenta come
una cosa buona, poi invece li- soffrire per i mali degli altri ,
bera nell ' individuo ogni sorta d icendo che chi ri ceve un ma-
di desideri. Per loro non esisto- le se lo è meri tato. Dicono d i
marsi, mettersi in contatto.
E prima ancora, bisogna
che l'ai uto venga davvero
da noi; cioè da qualcosa d i
non in-iJevante che rinun-
ciamo a consumare, da
una magg iore semp licità e ,
austeri tà di vita.
Non temi amo che l' indu-
stria nazionale abbia a sof-
fr ire per questo ca lo di do-
manda interna: esso ali -
menta ' nuov i commensa li
al banchetto del benessere,
e fo rse anche nuov i cl ienti
per la nostra industria.
e cli male. Sono subdo li . Pub-
blicate la m ia léttera: bisogna
che i giovan i siano mess i in
Marin o Cena, 1 ia Caluso , 7 no regole, ogni desiderio è illu- non penti rsi, d i non scusarsi: guard ia ».
10034 Chivasso (TOJ minazione; insegnano a non non hanno il concetto di bene
Lell era.f,rma ta
DICEMBRE 1994 - 9

1.10 Page 10

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« Cuore Amico» proclama missionario dell'anno un salesiano
CUORE
MISSIONARIO
di Umberto De Vanna
Don Gaetano Nicosìa,
79 anni, quasi sessanta
vissuti in Cina.
Nel territorio di Macao
ha costruito due scuole
per ragazzi e disadattati.
Ora sta costruen(i,o
un centro di accoglienza
per bambini e giovani
a rischio e si prende cura
dei lebbrosi di 30 ospedali
sparpagliati nel sud
del Paese.
Potrebbe considerarsi un patriar-
ca soddi sfatto per ciò che il Si-
gnore ha compiuto per mezzo di lui ,
ma l'instancabil e don Gaetano Ni-
cosìa fa fatica a raccontare. Si di-
rebbe che non desideri che si parli
della sua opera, teme addirittura che
le sue iniziative possano subire un
freno.
Due mesi fa è tornato in Italia e a
Brescia è stato proclamato missio-
nario dell ' anno. Poi ha fatto ritorno
per qualche giorno nella sua Sicilia.
A Catania si è fermato una setti ma-
na, giusto il tempo per vedere Gio-
vanni Paolo il che incontrava la
diocesi e proclamava beata Madda-
lena Morano.
Piccolo orfano di guerra
Don Nicosìa è nato a San Giovan-
ni La Punta, ma a otto anni si tra-
sferì a Catania con la madre, rima-
10 - DICEMBRE 1994
sta vedova nel ' 18, quando le morì
il marito in guerra, lasciando orfano
il piccolÒ Gaetano di tre anni. « A
cinque anni conobbi i sa lesiani e fu
la mia più grande fortuna», ricorda
oggi. « Quei sales iani della prima ora
ci volevano bene».
Non aveva ancora dieci anni quan-
do la madre lo mi se a garzone da un
sarto, facendogli dare da un maestro
privato un po' di istruzione. L'anno
dopo prese la grande deci sione e lo
mise in collegio a Caltagirone. « Pic-
colo, lontano dalla mamm a, freddo,
neve, nostalgia, con altri 40 ragazzi-
ni, quasi tutti orfani di guerra». In
seguito passò un anno con i salesia-
ni di Marsala. « Qui non c 'era la
neve, ma il vento e la sabbia africa-
na, che si poteva raccogliere nel
cortile, come la manna ai tempi di
Mosè... ». Ma c 'era don Livigni,
con la sua presenza affettuosa e i
consigli spirituali , c'era la lettura ap-
passionante di Gioventù Missiona-
ria. <~ Come trovare però a quei
tempi il coraggio di parlare di voca-
zione e di vocazione mi ssionaria? ».
Ma il pensiero e il desiderio ce l'a-
veva dentro e non si spegneva. A
Cifali (Catania) fu accettato come
allievo tipografo e a 15 anni , nel
grande cortile davanti al monumenc
to a Don Bosco, ricevette la cresi-
ma. « Fu allora che decisi di seguire
la vocazione. Ma un povero artigia-
no avrebbe potuto diventare pre-
te? ». Nel mese di giugno, nel gior-
no della festa del Sacro Cuore, si
fece però coraggio e ne parlò a don
Allegra. Entrato nel suo ufficio, g li
disse che voleva farsi salesiano.
«Non ero fatto per l'Italia»
Fu mandato a Pedara, a Gaeta, a
Ivrea... Ma pensava sempre alle
missioni. «Non mi sentivo fatto per
la Sicilia, per l' Italia ». Al tenni-
ne del 1935, a 20 anni , i superiori
accolsero la sua domanda, e lo de-
stinarono alla Cina, con a ltri due
compagni: Dopo gli studi di filoso-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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italiano che lavora in Cina tra più poveri di Coloane.
BS
Isola di Coloane (Cina). Nelle due foto, don Nicosia accanto ai lebbrosi e ai loro
familiari. Dice: « I lebbrosi sono come Gesù alla colonna dopo la flagellazione».
firt a Hong Kong, a Macao studiò
teologia. Diventato prete, lavorò pri-
ma nell a missione di Shiu Chau e
poi a Hong Kong, fino al 1963, la-
sciando ovunque entusiasmo per Dio
e nuovi gruppi di cristiani.
Ma il suo più grande desiderio,
coltivato sin da giovanissimo, era
quello di lavorare tra i lebbrosi, ... e
ripeteva che per fare questo era
pronto anche a trasferirsi in Sudame-
rica!
Finalmente nel 1963 il suo supe-
riore lo accontentò e fu mandato a
Coloane, un'isola amministrata dai
portoghesi di Macao, per prendersi
cura di un centinaio di lebbrosi ab-
bandonati da tutti e relegati nell 'e-
stremo lembo dell ' isola. A Coloane
si arrivava con un 'ora di battello (e
solo con l'alta marea!), e altre due
ore a piedi.
Don Nicosìa si lasciò prendere
completamente dal suo nuovo lavo-
ro. Aveva a disposizione una piccola
stanza, ma lo si trovava dappertutto,
lungo sentieri impossibili, alla guida
della sua motocicletta. Dovette fare
un po' il dottore, ottenere i medici-
nali dalle autorità. Costruì una chie-
sa più grande per i suoi battezzati,
che crescevano di numero. Fu lo
stesso Paolo VI ad aiutarlo, a ricor-
do del cugino salesiano defunto, don
Luigi Montini, missionario in Cina.
I lebbrosi intanto guarivano, ma pre-
ferivano non staccarsi dal loro vil-
laggio e dal loro missionario.
Poi fu la volta dei portatori di han-
dicap. Mamme disperate abbando-
navano sui marciapiedi della città i
loro bambini handicappati o ritarda-
ti. Don Nicosìa li raccolse e li affidò
a un gruppo di signorine impegnate.
Fu il primo nucleo dei collaboratori,
le prime Volontarie di Don Bosco di
Macao.
Il San Giuseppe
e il Dom Versiglia
Venne la volta delle due scuole-
collegi per g li orfani e per i giovani
in difficoltà. Il San Giuseppe crebbe
di anno in anno fino ad arrivare ad
accogliere gli attuali 300 bambini e
bambine. Ora è affidato alle figlie di
Maria Aus iliatri ce. Il Dom Luis Ver-
siglia ospita in questo momento
oltre I00 giovani interni, ragazzi pe-
ricolanti che hanno finalmente tro-
vato una casa e possono affrontare
gli studi primari e secondari o impa-
rare un mestiere.
Don Nicosìa venne infine a sapere
che in Cina esistevano numerosi leb-
o,cEMBRE 1994 - 11

2.2 Page 12

▲back to top
Fatti &
Persone
MED_IO .ORIENTE. In Palestina, Siria
e Libano si sono tenuti quest'estate quat-
tro campi di lavoro g iovanili per iniziati-
va della casa sales iana di Varazze. Di ri-
lie vo, ne ll 'Anno de lla Fami g lia la pre-
senza ne l g ruppo palestinese dei lombar-
di Giovanni e Maria Grazia Parri, geni-
tori cli tre figli; e de i g iovani coniugi Pa-
trizi a e Mario Ravanelli , di Cernusco
(Milano), c he hanno g uidato un ·g ruppo
ad Aleppo. È da 25 anni che la casa di
Varazze organizza queste galoppate g io-
vanili ne l Med io Oriente.
PALERMO. Nel capoluogo sicÙiano si
è riunita a ottobre la consulta nazionale
per l'em arginazione e il disagio per af-
frontare i problemi dell ' immigrazione in
Ita lia. All 'ordine de l giorno, un panora-
m a sulle iniziative g esistenti, le impli-
canze sociali e politiche cieli ' immigra-
zione, qual e risposta a un 'eme rgenza che
provoca i salesiani chi am ati a vivere tra
i giovani poveri e abbandonati.
Significativamente la consulta si è riuni-
ta presso Santa Chiara, c he ha una pre-
senza particolarme nte attiva nell ' acco-
glienza degli extracomunitari. Pe r essi
ha allestito un poliambulatorio, corsi di
ling ua, uffi cio lavoro, casa e pratiche
burocratiche.
PERÙ. Primi battes imi tra gli Achuar di
Panintsa. Li ha amministrati il mi ssiona-
. rio Luis Bolla, che lavora tra di loro sin
dal 1983, aiutato dal g iovane cooperato-
re Juan Chac6n . li missionario ha atteso
quasi dieci anni prima di apri.re al cate-
cumenato i primi Achuar. Ora sei intere
fa miglie di Achuar, dopo essersi pre pa-
rate per due-tre anni, hanno ri cevL1to il
battesimo. Il lavoro di padre Bolla a di-
fesa della cultura Achuar s i è svolto
spesso tra difficoltà, incomprens ioni e
solitudini, ma anche tra calunnie e mi-
nacce, soprattutto dalla gente del fiume,
che cerca in ogni modo di sfruttare la
comunità indigena.
VENEZUELA. Suor Mari a de Los An-
geles, ispettrice delle fig lie di Maria Au-
si liatrice, pres idente de lla Conferenza
nazionale de lle re ligiose, è ·stata designa-
ta anche presidente de l Segretariat con-
g iunto dei religiosi e religiose de l Vene-
zue la.
12 - DICEMBRE 1994
Ogni anno il premio « Cuore Ami-
co " viene conferito a tre missionari
italiani - un sacerdote , una suora e
un laico - tra i quali viene suddivisa
la somma di 21 O milioni a sostegno
delle loro iniziative. Scopo del pre-
mio è certo anche l'aiuto economi-
co , ma soprattutto quello di far co-
noscere la loro attività missionaria.
Quest'anno sono stati scelti , oltre a
don Gaetano Nicosìa, suor Saveria
Menni, delle Dorotee di Cemmo, da
26 anni missionaria in Argentina. A
Santiago De l'Estero ha realizzato la
Casa della gioventù, a cui fanno
capo 900 giovani, diretti da 120 diri-
genti con ben 9 scuole (dalle mater-
brosari . Cominciò a vi sitarli e, coa-
diuvato da ex lebbrosi e da giovani
volontari, riuscì ad assicurare una
catena di sostegno a migliaia di leb-
brosi che si trovano nella zona di
Canton, in 30 centri, dove i lebbrosi
vivono in situazioni pietose, raccolti
in vecchie fattorie abbandonate o
vecchi ospedali. Don Nicosìa e i
suoi volontari li visitano periodica-
mente , li assistono, venendo incon-
tro ai bisogni: medicinali , cibo, ve-
stiti , danaro, stampelle, carrozzel-
le .. . M a soprattutto trovano l'amici-
zia dei volontari e quella preziosa
de l mi ss ionario. « Alcuni di questi
centri hanno 25 malati , altri 250 e
più. Per loro spendiamo decine di
migliaia di dollari ogni anno. Un
camioncino almeno due volte al
mese passa per tutti i centri a portare
il necessario . Questi lebbrosi vivo-
no oggi una vita più umana e più
cristiana. Il che non è poco ... ». Tra
le strutture più recenti e importanti
ne alle superiori) , quattro cooperati-
ve sociali per l'insegnamento pro-
fessionale e 20 gruppi-comunità.
Tra i laici è stata scelta Marilena
Pesaresi , dottoressa volontaria "Fi-
dei donum" della diocesi di Rimini.
In Africa da 26 anni nella ex Rhode-
sia ha dedicato il suo servizio a 5
ospedali ora divisi tra Zambia e
Zimbabwe . A Mutoko ha aperto un
reparto per malati di Aids. In Zam-
bia la chiamano "Il leone che sa" e
in Zimbabwe "La donna dal grande
cuore". Una donna forte, coraggio-
sa e cordiale .
o
vi è l'ospedaletto, dove un 'équipe
di medici e infermieri operano, pre-
parano arti artificiali e organizzano
la prima riabilitazione. Il tutto con il
soccorso della carità, che don Nico-
sìa non smette di sollecitare e rice-
vere.
« Non sono mai stato stanco in
vita mia. Adesso rni accorgo però di
esserlo, ma non ci bado: a quasi 80
anni si è ancora giovani, basta voler-
lo ... ». Il piccolo Gaetano, che a Ca-
tania non riu sciva ad aprirsi la strada
per fa rsi miss ionario, ora a 79 anni,
si ritrova " mi ssionario dell'anno" e
riceve il premio « Cuore Amico».
La piccol a comunità di ex lebbrosi
in cui vive, fa vita comune insieme
a lui e ~i ritrova ogni giorno per la
messa. E la carità che si è fatta mi-
racolo per il corpo, ma che ha porta-
to soprattutto re piro all 'anima e
piena dignità all ' uomo in questo an-
go lo della Cina.
Umberto De Vanna

2.3 Page 13

▲back to top
di Bruno Ferrero
VEDIAMO CHI LAVA I PIATTI Il cuore del metodo è formato da
sei tappe importanti :
Identificare e definire il conflitto.
È il momento più delicato : genitori
e figli devono metterci molta buona
volontà. È necessario trovare un
momento assolutamente tranquillo ,
in cui entrambi siano disponibili. Si
devono evitare formule vaghe e
venire al nocciolo della questione. I
genitori devono evitare formulazioni
che offendono o sanno già di
rimprovero , ma · dire chiaramente
quello che provano , i figli facciano
la stessa cosa.
Il dialogo in famiglia: una risposta ai ragazzi negli anni evolutivi.
Del dialogo in famiglia tutti parlano.
Ma pare una questione così com -
plicata. I termini del problema, in
realtà, sono semplici. I genitori ve-
dono il-problema della disciplina nel-
l'educazione dei figli come un di-
lemma tra essere severi o indulgen-
ti, duri o arrendevoli, autoritari o per-
missivi. Così considerano le loro re-
lazioni con i figli come una lotta per
il potere, uno scontro tra due vo-
lontà, un combattimento per vedere
chi vince, in una parola una guerra.
« Non m'importa quello che pensa!
Mia figlia non porterà mai la mini-
.gonna. Ecco una cosa su cui non
cederò », afferma un papà pronto al-
la battaglia.
I figli , dall 'altra parte, agiscono in
modo speculare e concepiscono le
loro relazioni con i genitori come
una lotta, che comporta per forza·
vincitori e perdenti.
Gli svantaggi di questo tipo di rela-
zione sono notevoli. Quando i geni-
tori impongono con l'autorità le loro
decisioni , i figli le sopportano male,
si ribellano , provano una sorte di
rancore , si chiudono e sfuggono .
Se "vincono " i figli , le cose vanno
anche peggio : diventano di solito
ragazzi violenti, incontrollabili , in-
trattabili , impulsivi , maleducati ed e-
goisti. I tipici ragazzi -viziati e anti-
patici al mondo intero. In più, i
genitori "perdenti" sono irritabili ,
pieni di rimorsi.
ESISTE UNA TERZA POSSIBILITÀ:
quella in cui "non perde nessuno".
Lo psicologo americano Thomas
Gordon lo chiama il metodo senza
perdenti.
È una forma di "trattativa" in cui
vincono entrambi, genitori e figli ,
perché insieme cercano una so -
luzione che sia accettabile per
tutti .
Ecco come si può descrivere: uno
dei genitori e un figlio si trovano in
una situazione di conflitto (per
esempio una camera in perenne
disordine) .
Il genitore chiede al figlio di parteci-
pare alla ricerca di una solu zione
( « È una cosa terribile per me pulire
la mia camera », « E io non sono la
tua cameriera» . « Se mi impegno a
lavare i piatti tre giorni alla setti-
mana , tu mi metti in ordine la
stanza? », « Possiamo provare »). I
due valutano le possibili soluzioni
in modo critico e poi accettano
quella gradita ad entrambi. Non c'è
alcun bisogno di ricorrere al potere
o a minacce .
Il figlio è motivato ad applicare la
decisione , perché non gli è im-
posta d'autorità, impara a pensare
e a confrontarsi con i problemi. È
fiero di essere considerato "alla
pari ".
-
I genitori devono ricorrere meno a
sgridate e castighi . In famiglia c'è
più affetto e meno guerriglia.
Enumerare le soluzioni possibili.
Guai a cominciare con "di ch i è la
colpa?". L'unica domanda consen-
tita è "come possiamo venirne fuo-
ri?". Le soluzioni proposte da geni-
tori e figli devono essere scritte· su
un foglio , senza essere commen -
tate .
Valutare le soluzioni enumerate.
« C'è una soluzione migliore delle
altre? ». È importante , a questo
stadio, che genitori e figli espri-
mano onestamente i loro veri senti -
menti : « No. Questa non mi piace-
rebbe proprio ».
Scegliere la soluzione più con -
veniente e accettabile. « Sembra
che siamo d'accordo su questa
soluzione: cominciamo a realizzarla
per vedere se veramente risolve il
problema ». I genitori si assicurino
che la decisione scelta sia stata
ben compresa.
Stabilire i particolari e i mezzi di
applicazione della decisione. « Chi
farà questo e quando? Quante vol-
te alla settimana? ». Se il conflitto ri-
guarda l'ora di andare a letto , chi
guarderà l'orologio?
Rivedere e rivalutare le decisioni.
Succede spesso che i ragazzi pren-
dano degli impegni che poi non
sono in grado di mantenere. Qual-
che volta le circostanze impongono
ritocchi e cambiamenti.
o
DICEMBRE 1994 - 13

2.4 Page 14

▲back to top
Un gruppo di figlie di Maria Ausiliatrice si abilita all'uso
di Margherita Dal Lago
NAVIGARE TRA
"Coniunicazione formato
futuro": un corso
di 600 ore per educatrici
di 15 nazioni.
Come affrontare
la fi·ontiera
della multimedialità
e apprendere il linguaggio
dei nuovi giovani.
S ono lanciatissime: in 600 ore, no-
nostante il caldo dell'estate ro-
mana, hanno dato la scalata alla mul-
timedialità. È questa la frontiera del-
la didattica moderna nel tempo del-
· 1' immagine. Una trentina di figlie di
Maria Ausiliatrice, che hanno esplo-
rato i segreti per imparare a comuni-
care unendo, attraverso il computer,
l' immagine, la scrittura, la musica.
Non è un corso su lla cresta della
moda questo, organizzato dal dica-
stero per la Comunicazione sociale.
"Comunicazione Formato Futuro" è
un programma densissimo: è il ten-
tativo di preparare educatrici che
sappiano muoversi con le fo1me e i
sim boli amati dai giovani.
Virtual, una rivista specializzata
che ha solo due anni di vita, ha ap-
pena pubblicato una riflessione che
è sulla lunghezza d'onda di chi ha
elaborato questo progetto di aggior-
namento: c'è bisogno cli aiutare i
giovani a trovare dentro di sé i punti
fenni di orientamento, perché stia-
mo vivendo in un mondo "virtuale"
che compare solo nelle immagini ,
che ci pe1mettono di esplorare mon-
di vicini , ma che non sempre sono
collegati.
Sono state proprio le riflessioni
su ll a realtà giovanile a far scattare la
14 - DICEMBRE 1994
Suore, educatrici nuove tra monitor e computer.
grande operazione: una volta tanto
anche gli educatori cristiani sono in
anticipo sul futuro .
Ridurre le distanze dai giovani
Muoversi tra chi sta scrivendo una
notizia, chi sta ·preparando l' impo-
stazione grafica di un volantino, chi
ancora sta studiando un arrangia-
mento musicale è quasi un ' impresa.
Praticamente tutte hanno lavorato
tenendo conto che le attendevano
ancora la scuol a e l' oratorio.
Domando: « Chi ve l' ha fatto fare
di passare l'estate al computer? Non
vi bastava un anno sco lastico pie-
no?». «È chiaro che la stanchezza
c'era, ma la voglia di imparare cose
nuove era altrettanto forte. E poi
non si tratta so lo di manovrare degli
strumenti sofisticati, cli abbattere il
tabù ciel computer, ma di capire me-
glio le esigenze dei giovani e di im-
parare-a saldare la distanza culturale
che ci separa, spesso, da loro ».
« Don Bosco non si è mai tirato
indietro dalle novità, se queste per-
mettevano di parlare direttamente

2.5 Page 15

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didattico dei mass media e delle nuove tecnologie.
BS
MOUSE E BIT
con il mondo del lavoro, con pro-
fessionalità emergenti».
« Non ti pare che la nostra scuola
abbia bisogno di trovare strumenti
più vicini al mondo dei ragazzi?».
crificare le vacanze. Ma qui è chiaro
che le priorità sono altre. I giovani
gridano forte e la loro voce non ci
lascia tranquille. Meno male.
Suor Marta, suor Maika, suor Li-
na mi rispondono indirettamente.
Già: Don Bosco sarebbe stato a n-
che lui tutta l'estate a decifrare que-
ste piccole icone che lampeggiano
Il rischio rinnova il coraggio
« È stata un 'avventura preparata
con un anno di lavoro », dice Madre
Graziella Curti che è responsabile
UNIVERSITÀ PONTIFICIA
SALESIANA FACOLTA
DI SCIENZE
DELL'EDUCAZIONE
LA FAMIGLIA
PER L'EDUCAZIONE
DEI GIOVANI: PROBLEMA?
OSTACOLO? RISORSA?
Convegno
di aggiornamento pedagogico
"Comunicazione formato futuro" è stata un'iniziativa del dicastero
per la -Comunicazione sociale delle FMA che ha coinvolto suore di 15 nazioni
d'Europa e Africa.
sul monitoi·. Avrebbe anche lui im-
parato a distinguere il bitmap e il
tiff. .. esorcizzando la paura di non
riuscire a stare al passo con i tempi.
« Correrò sempre in avanti, aveva
detto, finché avrò respiro, per far fe-
lici ·qui e per l'eternità i miei giova-
ni ». Mi pare che Don Bosco abbia
detto pressappoco così e queste gio-
vani suore me lo ridicono con pas-
sione e intanto, rapide, si muovono
su finestre consec.utive che sembra-
no spalancare orizzonti uno dopo
l'altro. Se non ci fosse l'amore ai
giovani forse non avrebbe senso sa-
del dicastero per la comunicazione
sociale. « Abbiamo chiamato a rac-
colta le nostre forze. Ci sono tante
sorelle che hanno abilità splendide e
che possono mettere a disposizione
delle altre quello che sanno ».
Il progetto è nato così: con un
gesto di coraggio. E con sorpresa
abbiamo costatato che il coraggio ne
fa nascere cieli' altro.
Lo stage preparatorio a cui hanno
partecipato più di 60 figlie di Maria
Ausiliatrice d 'Europa, è stato il mo-
mento di sensibilizzazione larga: dal-
le varie nazioni sono tornati gli echi.
ROMA 2-4 GENNAIO 1995
Contributi di Guglielmo
Malizia, Franco Garelli,
Giulia Paola Di Nicola, Cor-
rado Pontalti, Renato Mion,
Enrica Rosanna, Giorgio
Campanini, Giannino Pia-
na, Domenico Ricca, Bal-
dassarre Meli, Luigi Zoppi,
Renzo Ferraroli, Lorenzo
Macario, Carlo Nanni, Anna
Rita Colasanti, Cesare Bis-
soli , Michele Pellerey, Pie-
tro Gianola, Giulio Carmi-
nati.
Introduzione di don Egidio
Viganò .
Relazione conclusiva di
mons. Dionigi Tettamanzi.
Per informazioni e iscrizioni :
Segreteria FSE
Piazza Ateneo Salesiano, 1
00139 Roma
Tel. 06/87290.426
Fax 87290.656
DICEMBRE 1994 - 15

2.6 Page 16

▲back to top
I Rinnovare contenuti e metodi per
mettersi in sintonia con la cultura
del nostro tempo è stato l'obiettivo
di "Comunicazione formato futuro".
proposte concrete e differenziate a
seconda delle età avrebbe di che ri-
lanciare il tempo libero. E una scuo-
la che ripensa il metodo tenendo
conto che i ragazzi usano computer
e videogiochi per 4 o 5 ore al giorno
potrebbe diventare appassionante.
Ma il nodo è la preparazione di
animatori e insegnanti. Bisogna es-
sere disposti a cambiare. A provare.
A preparare schemi. Non è detto
che il computer sia la panacea che
risolve l'indifferenza di molti ragaz-
zi e i problemi di apprendimento.
Ma è un fatto che oggi "il messag-
gio è il medium", cioè una cosa in-
teressa o meno a colpo d'occhio, dal
modo con cui è presentata.
Imparare a fare informazione,
produrre video educativi e
avventurarsi sui sentieri della
multimedialità interattiva.
Nel! 'Europa occidentale non man-
cano gli strumenti, mancano forse
prospettive immediate. L'Europa del-
l'Est sta camminando velocemente
·verso l'infonnatizzazione dei servi-
zi , scavalcando molte tappe. Così è
anche per i Paesi poveri.
A servizio della didattica e dell ' e-
ducazione è stato quindi pensato un
corso di abilitazione: perché i media
. bussano prepotentemente al mondo
dei giovani e sono media sempre più
potenti che occorre usare con sag-
gezza e competenza. È finito il tem-
po in cui si andava avanti come si
poteva. Oggi il nostro mondo ci do-
manda una presenza qualificata.
"Comunicazione Formato Futuro" è
stata come una scossa elettrica: ha
voluto muovere qualcosa e avviare
un processo cli aggiornarriento che
arrivi davvero alla base. Le diffi-
coltà ci sono state, ma sono state su-
perate dall'entusiasmo stesso delle
partecipanti che hanno capito la gran-
de "opportunità" offerta loro. In più
si sono rese conto di avere grandi ri-
sorse da mettere a servizio di una
missione educativa che le qualifica
nella Chiesa.
1!5 - DICEMBRE 1994
I
Spiccare il volo
Ho visto i lavori video: brevi rac-
conti di immagini , con qualche nota
creativa simpatica. Ho sfogliato i
servizi, i reportages e le piccole rivi-
ste. Ho sfogliato un pacchetto mul-
timediale e intanto ho pensato alle
nostre scuole e ai nostri oratori. Cosa
significa attrezzarci con questi stru-
menti? Un oratorio capace di fare
Ho visto il primo festival del tea-
tro didattico in lingua straniera: un
bel modo per imparare giocando.
Iniziative così potrebbero diffon-
dersi e coordinarsi allargando quei
linguaggi tradizionali che sono stati
la ricchezza dell ' Oratorio di Valdoc-
co e che oggi noi, da sal.esiani, dob-
biamo moltiplicare.
Margherita Dal Lago

2.7 Page 17

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di Giorgio Torrisi
~ -A QUANDO LA PREDICA
[~I ÈNOIOSA
,, Quotidiani
e settimanali per
molti mesi hanno
dato spazio
al tema della
predicazione in
chiesa. Dalle varie
interviste si
potrebbero
ricavare
le caratteristiche
di un'omelia
di qualità,,
I I tema della predicazione in chiesa ha
VICINI A CHI SI PARLA. « Il segreto è
sempre incuriosito un po' tutti . Quando saper intu ire i drammi, i problemi , le speranze
all'inizio dell 'anno la rivista Mass Media ha riposti nell'animo di chi ci è davanti », aggiun-
pubblicato tre articoli su l tema la predica è ge monsignor Tonini. E monsignor Ravasi:
noiosa. Che fare?, la grande Stampa se ne è « Oggi i fedeli sono sicuramente più "lontani".
occupata con un certo interesse. Mass Media Di conseguenza non si può più dare per scon-
ha ospitato articoli di Massimo Camisasca tata nessuna parola religiosa ». L'interesse va
(Primo, parlare al cuore), Gianfranco Rava- quindi conquistato cercando di entrare nelle
si (la "buona notizia" e niente più) e Robert esigenze più profonde e personali cli chi ascol-
White (Un'omelia di questi tempi). La tema- ta. « Ormai le nostre chiese sono meta di un
tica è stata poi ripresa, come dicevo, da quo- continuo pellegrinaggio della fede , anonimo e
tidiani e settimanali .
sconosciuto. Gente che
cambia, prova e ripro-
PARLARE AL CUO-
va . .. », continua mons. Ra-
RE. È il sacerdote che
vasi. E tuttavia « il pubbli- .
nei vari interventi viene
co di oggi, pur essendo
messo per così dire sotto
spesso di " basso profilo
accusa. E i consigli si
religioso", non ha bisogno
sprecano. Prima di tutto
di soluzioni diluite, di pa-
deve essere convinto di
stoni inodori e insapori
quel che dice. «Chi capi-
buoni per ogni genere di
sce le tue parole, capisce
palato». Abituato ·alla co-
anche un 'altra cosa deci-
municazione cli massa, può
siva: se tu che parli sei
diventare sensibi le ai tem i
contento di credere, se
presentati come clecis,t-·
sei un testimone di ciò
mente significativ i, alti,
che annunci . Non basta
capaci di coinvolgere. E la
la sola abilità nel dire »,
gente in un 'omel ia deside-
dice monsignor Tonini. E
ra ardentemente cli potersi
don Camisasca: « Attra-
accostare maggio1111enre a
verso la parola è sempre
Dio, sentirne di più la pre-
un cuore che parla a un
Mons. Ravasi: « Il pubblico di oggi senza. Lo dice monsignor
altro cuore». Mentre il
cardinal Ratzinger affer-
ma che possono presen-
tare la Parola di Dio solo
non ha bisogno di soluzioni diluite,
buone per ogni genere di palato.
Può diventare sensibile ai temi
capaci di coinvolgere ».
Tonini: «La gente vuole
essere aiutata a guardare
!_a propria realtà clall 'alto.
E Dio che cerca la gente».
coloro per i quali « Dio è
diventato un'esperienza concreta e che, per
così dire_, lo conoscono di prima mano ».
ANNUNCIATORI DELLA «BUONA NO-
TIZIA ». Viviamo nell 'era della comunicazio-
ne, ma si assiste nello stesso tempo a un cre-
UN'OCCASIONE PERSA? E c ch i sot- scendo di insofferenza nell'ascoltare un alti-o
tolinea l' importanza unica di questo stru- che parla. Forse per una certa sazietà di infor-
mento, che però non è adeguatamente sfrut- mazioni o per autosufficienza mentale. Qual-
tato. « Mi succede di pensare al momento cu no arriva addirittura a pensare che sia suffi-
della omelia domenicale come a un'occasio- ciente una testimonianza silenziosa. Invece la
ne perduta», scrive Vittorio Messori. « Se a predicazione è fondamentale ·per la fede. La
Messa va il 25 o 30 per cento degli italiani, fede nasce dall'ascolto, cioè dalla comunica-
significa che quindici o venti milioni di per- zione diretta. Per parlare agli uomini Dio ha
sone ogni settimana ascoltano per un quarto scelto la strada del rapporto Lrn persona e per-
d'ora le parole di un sacerdote. Ed è una sona, di un uomo a un altro uomo. Ed è così
bella "audience", paragonabile solo a quella che continua anche oggi a farsi strada.
di certe partite di calc io in tv ».
o
DICEMBRE 1994 - 17

2.8 Page 18

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Vescovò ausiliare a Santa Cruz in Bolivia, monsignor
UN VESCOVO
MISSIONARIO
AL SINODO
di Silvano Stracca
La vita consacrata
e le attese del mondo
d'oggi.
«La scelta missionaria
è stata la risposta
di fedeltà
alla mia vocazione
religiosa», dice il vescovo
missionario Tito Solari.
tore a La Paz, la capitale. E mentre
stava per finire il suo mandato, ar-
rivò la nomina a vescovo ausiliare di
Santa Cruz, una diocesi di 52 mila
chilometri quadrati e oltre un milio-
ne di abitanti.
Per tutto il mese di ottobre don
Tito ha rappresentato a Roma i ve-
scovi boliviani al Sinodo mondiale
sulla vita consacrata.
L'avanguardia della Chiesa
D on Tito Solari stava giocando a
pallacanestro quando i "supe-
riori " gli proposero di partire per la
Bolivia. Era il 29 giugno, festa dei
santi Pietro e Paolo, di vent'anni or
sono e don Tito non ebbe esitazioni
nel dire il suo "sì". Naturalmente, do-
po aver messo a segno l' ultimo ca-
nestro e vinto il match. Iniziava così
l'inattesa, e straordinaria, esperienza
missionaria di questo salesiano,
oggi cinquantacinquenne, originario
dell'ultimo paese della provincia di
Udine verso l' Austria.
Dai monti della Carnia agli alti-
piani della Bolivia. Un bel salto. Ed
ecco. don Tito letteralmente " proiet-
tato" da un Veneto ancora cattolico
in piena foresta vergine dell 'Amaz-
zonia, nella regione di Santa Cruz de
la Sierra, a prendersi cura di una
pa,rncchia di dodicimila chilometri
quadrati. « Si poteva vi sitarla solo in
aereo per arrivare dappertutto », ri-
corda ora con un sorriso. Vi restò
per sette anni. Poi venne fatto ispet-
18 - DICEMBRE 1994
Al Sinodo l'ausiliare di Saiita
Cruz ha portato l'esperienza matu-
rata in una città che in vent 'anni è
passata da duecento ad ottocentomi-
la abitanti. Una città e una terra in
pieno sviluppo economico con gran-
dissimi problemi sociali: si pensi
soltanto alle migliaia di " bambini di
strada". Una diocesi, quella di Santa
Cruz, animò. con grandi problemi
culturali, dato che abbraccia molte
popolazioni indigene dell'altopiano
con le loro antiche culture ayamara
e quechua.
Don Tito, i religiosi in Bolivia si
trovano veramente sulle "frontiere"
della missione e del dialogo della
Chiesa col mondo.
Sono veramente " l'avanguardia"
della Chiesa. I religiosi operano su l-
le frontiere geografiche: le zone più
lontane, quasi inaccess ibili. Qui han-
no portato avanti, tra tante difficoltà,
servizi fondamentali nel campo del-
l'educazione, della salute, della co-
municazione. I religiosi sono poi pre-
Saio e chitarra, culture e tempi
diversi per un mix gradito
ai giovani.
senti sulle frontiere sociali, soprat-
tutto nelle città, dove lavorano tra i
ragazzi di strada, i carcerati, i tossi-
codipendenti, gli orfani, i malati. La
Chiesa è presente là dove non c'è
una presenza, un interesse vero del-
lo stato e dove c bisogno special-
mente di cuore e di fede. Non pos-
siamo, infine, dimenticare la pre-
senza dei religiosi sulle frontiere
culturali, fra gli indigeni. Poss iamo
citare come esempio il lavoro della
Chiesa sul piano scolastico, con
esperienze d 'avanguardia per quan-
to riguarda l'insegnamento negli
idiomi locali .

2.9 Page 19

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Tito Solari ha preso parte al Sinodo sulla vita consacrata.
B
Che tipo di religioso, a suo avviso,
si attende il mondo contemporaneo?
Lasciamo allo Spirito Santo il
compito di modellare il religioso di
oggi e di domani. Penso, comunque,
che oggi siano necessari religiosi
"controcorrente" e religiosi "d'avan-
guardia". Chiamo "controcorrente"
quei religiosi che sono testimoni di
Dio in un mondo che vuole negarlo;
religiosi che .si danno ai bisognosi
in un mondo di egoismi, religiosi
che si dedicano alla contemplazione
in un mondo d'attivismo; religiosi
che cercano la libertà nella .castità,
nella rinuncia e nel servizio in un
mondo sch iavo del sesso, della
moda, delle ideologie, del benesse-
re. E chiamo "d'avanguardia" quei
religiosi che, sullo stile di un Don
Bosco, sono aperti ai tempi nuovi,
alle culture nuove, ai valori nuovi.
Capaci, in definitiva, di vivere i va-
lori delle Beatitudini.
A servizio della stessa Chiesa
Lei è, allo stesso tempo, religioso e
vescovo. Come vede il delicato tema
del rapporto tra autonomia della
vita consacrata e comunione eccle-
siale?
È necessaria chiarezza di visione.
I vescovi hanno un compito preciso
di magistero, di guida della Chiesa
loro affidata, di responsabilità per la
sua unità. Quello dei religiosi è un
compito diverso: aITicchire la Chie-
sa con carismi speciali. Distinte
chiaramente le due posizioni, si trat-
ta di far che le due dimensioni sia-
no complementari. Come il corpo
ha bisogno dell'anima, così il corpo
sociale della Chiesa ha- bisogno del-
1'anima religiosa con la sua ricchez-
za, ma sempre nel ri spetto della co-
munione. La Chiesa è comunione,
unità. Dunque i carismi religiosi de-
vono arricchire, abbellire il volto
della Chiesa.
Come vive da pastore la fedeltà al
carisma salesiano?
Quando mi hanno fatto vescovo,
mi sono chiesto: che cosa vuole,
cosa si aspetta la Chiesa da me? E
ho trovato questa risposta: se mi han
fatto vescovo, vuol dire che mi ve-
devano già vescovo così come sono,
col mio carisma salesiano, col mio
modo di servire gli altri, di essere
utile alla Chiesa. Non devo quindi
cambiare il mio stile, la mia iden-
tità. Solo offrire questo dono, que-
sto carisma salesiano alla Chiesa e
svolgere la mia missione di vescovo
in fedeltà allo spirito e all ' identità
salesiana. Non vedo contraddizione
tra le due cose. Certo, come salesia-
no, ho un cuore aperto, un occhio
particolare per i giovani.
Quali sono le sue scelte fonda-
mentali come vescovo salesiano del-
la Chiesa in Bolivia?
Al primo posto non ho paura di
mettere le vocazioni. Al secondo i
giovani. Al terzo i laici, i laici impe-
gnati, preparati. Tre scelte che in-
tendo portare avanti in ùna dimen-
sione educativa. In altre parole, le
vocazioni, i giovani, i laici devono
essere formati, arricchiti di una cul-
tura religiosa per diventare portatori
di un messaggio, di una buona noti-
zia. In tutto questo mi ispiro eviden-
temente allo stile di Don Bosco:
uno stile di ottimismo, di sempli-
cità, di creatività. Queste tre scelte
mi sembrano fondamentali in una
Chiesa giovane e in crescita come
quella boliviana.
La scelta dei poveri
La Chiesa latino-americana ha
fatto da tempo la scelta dei poveri.
Che cosa signifié:a questo per lei?
I poveri devono essere una scelta
del cuore. Dobbiamo rivolgerci loro
con lo stesso spirito con cui Gesù
Cristo si avvicinava ai poveri e li
amava. Dobbiamo tradurre tutto ciò
in testimonianza, servizi. Non pos-
siamo ridurlo a parole e, tanto me-
no, a un'ideologia. I poveri, per me,
hanno la ricchezza di un sacramen-
to. Sono veramente il segno di Dio
presente in mezzo a noi nello stile
più semplice, più umano, più spo-
glio, che ci deve far sentire più vicini
a Dio e aprire il cuore ai valori dei
poveri che sono i valori delle Bea-
titudini.
DICEMBRE 1994 - 19

2.10 Page 20

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LA VITA CONSACRATA
E LA SUA FUNZIONE
NELLA CHIESA
E NEL MONDO
Dal Messaggio del Sinodo dei Ve-
scovi
Rivolgiamo una parola di rin-
graziamento ai giovani che hanno
trovato Gesù Cristo e in Lui il
coraggio, in mezzo alle insicurez-
ze del nostro tempo, di accogliere
l'invito alla via dei Consigli evange-
lici. Auguriamo a essi ardore e
perserveranza anche nei momenti
di sfiducia e di dubbio.
Alle soglie dell'anno 2000 la
Chiesa intera è chiamata a una
Nuova Evangelizzazione. Le don-
ne e gli uomini del nostro tempo,
specialmente le generazioni gio-
vani, hanno bisogno di conoscere
la buona notizia della salvezza che
è Gesù Cristo.
I Vescovi e i partecipanti al Si-
nodo hanno visto con chiarezza
che la Vita Consacrata ha una sin-
golare attitudine a occupare un po-
sto molto importante in questo com-
pito provvidenziale e così attuale
della Nuova Evangelizzazione.
Con la vostra forma di vita espri-
mete la vicinanza e la bontà di Dio,
la verità della speranza nella vita
futura, la forza e l'efficacia dell'amo-
re che Dio mette nei nostri cuori per
vincere il potere del male e il dolore
che affligge tanti nostri fratelli.
Senza la vostra vita di contem-
plativi, senza la vostra povertà e
verginità, senza la testimonianza
della vostra obbedienza gioiosa e
liberatrice, senza lo splendore del
vostro amore disinteressato ed ef-
ficace per i più bisognosi, la Chie-
sa perderebbe gran parte del suo
potere evangelizzatore, della sua
capacità di mostrare i beni della
salvezza e di aiutare gli uomini ad
accogliere nel loro cuore il Dio di
questa grande speranza.
Guardando verso il terzo millen-
nio ci rivolgiamo con predilezione ai
giovani nella speranza di una loro
adesione convinta .ed entusiasta a
Gesù Cristo, specialmente nella Vi-
ta Consacrata. Essi potranno tra-
smettere con coraggio alle società
del futuro il tesoro del Vangelo. A
voi, cari giovani, che amate i sogni
proponiamo questa nostra speran-
za come il migliore dei vostri sogni.
20 - DICEMBRE 1994
ISTITUTI FEMMINILI E MASCHILI
Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli
Figlie di Maria Ausiliatrice
Suore della Misericordia (degli Usa)
Nostra Signora della Carità del Buon Pastore
Suore di Carità delle Sante Capitanio e Gerosa
Scolastiche di Nostra Signora
Suore della Carità della Santa Croce di lngenbohl
Suore di Carità di San Vincenzo de' Paoli (Thouret)
Società del Sacro Cuore di Gesù
Piccole Suore dei Poveri
Domenicane di Carità della Presentazione (Tours)
Orsoline dell'Unione Romana
Suore di San Giuseppe B. Cottolengo
1966
45.048
18.435
7.140
9.579
8.795
11.980
8.975
7.736
6.963
5.656
5._103
6.1 33
6.284
1991
28.999
16.915
7.291
6 .7 13
6.598
6.227
5.653
4.435
4.340
3.808
3.530
3.425
3.282
Compagnia di Gesù
Frati Minori (Francescani)
Salesiani
Frati Minori Cappuccini
Fratelli delle Scuole Cristiane
Frati Predicatori (Domenicani)
Redentoristi
Fratelli Maristi delle Scuole
Società del Verbo Divino (Verbiti)
Missionari Oblati di Maria Immacolata
Frati Minori Conventuali
Congregazione della Missione (Lazzaristi)
Congregazione dello Spirito Santo
35.919
25.272
22 .726
15.710
17.787
9 .946
9 .052
10.221
5.748
7.890
4.605
6.230
5.137
23.778
18.738
17.555
11 .699
8.149
6.715
6.135
5.791
5.729
5.331
4.295
3.681
3.323
Al Sinodo i vescovi hanno ringraziato "quel milione e più di donne e uomini" che co-
stituiscono la grande famiglia dei consacrati e che "portano il peso del lavoro in si-
tuazione di precarietà e di forze minori che nel passato". Quanto alle donne consa-
crate il Sinodo ha detto che "debbono partecipare di più nelle consultazioni e nella
elaborazione delle decisioni nella Chiesa".
Le suore di Madre Teresa, tra
le religiose più popolari e più
presenti nel mondo dei poveri.
Un'ultima domanda , don Tito. Co-
me vive il rapporto tra missione e
vita religiosa?
Questa questione la porto con me
da almeno trent ' anni. Da quando mi
son chiesto come salesiano se dove-
vo partire o no per le missioni. E mi
sono pure chiesto se non era parte
della vocazione salesiana, cioè reli-
giosa, la vocazione missionaria. È
stata una ricerca profonda, condivi-
sa coi miei formatori . Alla fine mi
sono convinto che la relazione tra la
missione e la vita religiosa è, in
fondo, una relazione di fedeltà alla
vocazione religiosa. Quando un reli-
gioso vive in profondità la sua vo-
cazione, si rende disponibile alla
chiamata missionaria. Anche le con-
gregazioni d1e non sono tipicamen-
te missionarie, includono come
parte della vita della Chiesa la chia-
mata alla missione. E questa, forse,
è pure la mia storia: una ri sposta di
fedeltà alla mia vocazione religiosa,
salesiana.
Silvano Stracca

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Libri novità a cura di Giuseppe Morante
, m,srerwso
fin ua ·
miltà, per ricercare il vero sen-
so della vita nel raggiungimen-
to delle proprie aspirazioni. So-
no virtù riflesse dalla luce divina
e costituiscono l'autentica con-
dizione del discepolo negli at-
teggiamenti-base del cuore.
Le meditazioni- sono ispirate
al tema evangelico della sem-
plicità e umiltà, arricchite da
testi liturgici; vogliono aiutare a
scoprire il nucleo centrale della
vita che consiste in un corag-
gioso affidamento a Dio, a imi-
tazione di Maria, segno vivo di
semplicità e di umiltà per tutti i
discepoli del Signore.
IL MISTERIOSO
LINGUAGGIO DEL CORPO.
Sessualità: richiamo,
incontro, dono
di Tonino Lasconi
Elle Di Ci , Leumann (TO) 1994
pp. 192, lire 13.000
L'autore invita gli adolescenti
ad un viaggio di scoperta attor-
no al proprio corpo , per appro-
fondirne la conoscenza dal pun-
to di vista della contemplazione
estetica (ammirare la sua bel-
lezza, ascoltarne le voci e i
desideri, soprattutto scoprire il
mistero della sessualità, che
condiziona tutta la vita), inter-
pretarne il lingùaggio misterio-
so, ascoltarne il profondo mes-
saggio. La proposta si realizza
attraverso un confronto con i
progetti culturali oggi in voga,
valutandone gli aspetti positivi e
mettendosi in atteggiamento cri-
tico verso i loro punti problema-
tici. Destinato ad adolescenti ed
educatori , il libro è scritto con
un linguaggio brioso e realistico,
senza falsi pudori ma anche
senza grossolanità, quasi in dia-
logo diretto e con riferimenti
concreti alla vita dei ragazzi e
dell~ ragazze .d'oggi.
MARIA NOSTRA SORELLA
NELLA FATICA
DI CREDERE.
Considerazioni
sulla enciclica
Redemptoris Mater
di Giuseppe Taliercio
Edizioni Paoline, Milano 1994
pp'. 152, lire 12.000
Vengono offerte alla spiritua-
lità dei fedeli 31 meditazioni
che presentano la tradizionale
figura di Maria, oltre che "ma-
dre" nella fede anche "sorella".
Si tratta di meditazioni brevi e
dense di spunti, sviluppate a
partire dall'enciclica mariana. Il
ruolo di Maria di Nazaret viene
approfondito in tre direzioni :
vita di Gesù, vita della Chiesa,
storia della salvezza.
Aiuta a riscoprire il senso au-
tentico della sua imitazione,
nutrita non solo di devozione e
fervore ma anche del desiderio
di attualizzarne l'esempio nella
vita .
F~ LAZIONI
I CAVALLI
DI BRANDEBURGO
di Angelo Paoluzi
Editrice San Paolo , 1994
pp. 206, lire 28.000
IN SEMPLICITÀ ED UMILTÀ
DI CUORE
di Antonio Donghi
Ancora, Milano, 1994
pp. 142, lire 15.000
In una società complessa e
selettiva è urgente riscoprire i
valori della semplicità e dell'u-
AMARE CON IL CUORE
OIDIO
di Ernesto Olivero
Edizioni Piemme, 1994
pp. 216, lire 28 .000
LO $COMPORTAMENTO
di Enrico Rolla
Editrice SEI , 1994
pp. 124, lire 17.500
IL SIGNIFICATO
DELL'AMORE.
" .. .e i due saranno
una sola carne"
di Raimondo Bardelli
Elle Di Ci,
Leumann (TO) 1994
pp. 206, lire 14.000
Nell'anno dedicato alla fa-
miglia questo libro affronta
il sacramento del _matrimo-
nio nella sua globalità, at-
traverso un'accurata analisi
corporea, psicologica, so-
ciale e religiosa. Il significato
dell'amore e della sessualità
viene percepito in tutta la
valenza della loro ricchezza
umana e divina.
camente come sorgente di
Se l'uomo del nostro tem- piacere o come compensa-
po comprendesse e vivesse zione distensiva per le tensio-
la sessualità rispettandone ni accumulate nella pesan-
tutti i valori , ricupererebbe il tezza della vita quotidiana.
vero senso dell'amore co- Il libro può apparire come
me forza e luce della vita, un dono prezioso per i gio-
come sorgente di gioia e di vani in preparazione al ma-
pace per l'individuo e la so- trimonio cristiano , recupe-
cietà .
randone la stima e com-
Vi traspare un raggio di cal- prendendo la bellezza della
da luce che penetra nel fred- sessualità vissuta nella pie-
do mondo del sesso, troppo nezza della verità del cuore
spesso viss(Jto purtroppo uni- e del corpo.

3.2 Page 22

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« Passerò il Natale tra ragazzi in Nigeria», dice mago Sales, che è
....
IL MAGO SI E FATTO
di Elvira Bianco
L'anno scorso in Bolivia,
quest'anno in Madagascar
e in Kenya,
presto in Nigeria
e nelle Filippine:
mago Sales fa la valigia
e porta .i suoi trucchi
in terra di 1nissione.
M ago Sales si definisce "un bam-
bino di sette anni" a cui è sta-
ta regalata una scatola di giochi di
prestigio e che dopo quarant'anni ci
gioca ancora. « Il mio spettacolo è
piccola cosa», dice, « un esile fioc-
co di neve su un ramo, ma che se
riuscirà a rendere. felice almeno un
bambino, per me sarà il più grande
spettacolo del mondo ». I slÌoi spet-
tacoli di trasformismo e magia, ric-
chi di humor e di effetti scenici coin-
volgenti , hanno omiai raggiunto ogni
angolo d' Italia.
Tra i più poveri della terra
Da qualche tempo, specie nella
stagione estiva, mago Sales ha co-
minciato a girare il mondo, anzi le
miss ioni piì:1 povere della terra, per
confrontare la sua magia con quella
dei ragazzi del Terzo Mondo. Con
due valigie piene di cose colorate e
di giochi di prestigio, insieme ad al-
cuni amici e coll aboratori è partito
per l'America del Sud, in Brasile e
in Bolivia. Tra gli alljevi di molte
scuole salesiane e tra i figli dei mina-
tori e dei campesini boliviani ha pre-
sentato complessivamente 42 spet-
tacoli. L' incontro è stato cordiale e
immediato: tra giovani e adulti ric-
chi di tradizioni folcloristiche e cul-
turali, che sentono spontaneo il do-
22 - DICEMBRE 1994
Ankililoaka (Madagascar). Il trucco
c'è, il difficile è scoprirlo, anche
per gli attentissimi malgasci.
no della solidarietà e della sempli-
cità.
In Africa ha raggiunto i ragazzini
del Madagascar e del Kenya. A gui-
darlo al di là delle misteriose valLi
del Nilo è stato il desiderio di in-
contrare popolazioni ancora capaci
di meravigliarsi. Mago Sales si è in-
trattenuto con piccoli e grandi in
una trentina di spettacoli quasi im-
provvisati nelle località più di spara-
te, dai villaggi della foresta, alle
isolette della barriera corallina, o
nelle zone più povere degli altipia-
ni. In realtà il primo a divertirsi è
stato lui, di fronte all ' ingenuità di
quella massa imponente e immobile
di ragazzi, che sgranavano ·g li occhi
davanti al fiume immaginifico di
trucchi e trasformismi. Dappertutto
è stato accolto con grande gioia e
simpatia, ma soprattutto dal sorriso
divertito dei più piccoli.
La magia è come la musica
« I giovani, soprattutto i piccoli,
non hanno preconcetti e il loro entu-
siasmo non conosce frontiere », ha
detto mago Sales. « Se il linguaggio
o la pelle sono diversi, non c'è bar-
riera nel condividere la gioia o nel
partecipare a un gioco. Lo spettaco-
lo della magia è come il linguaggio
della musica: è universale e riesce
ad accomunare tutti i giovani della
terra ».
A Natale quasi sicuramente sarà

3.3 Page 23

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diventato missionario per la gioia di tanti giovanissimi.
BS
MISSIONARIO
IN LIBRERIA - - - - - .
in Nigeria, tra i salesiani italiani che
là hanno fondato alcune opere mis-
sionarie. Per l'estate prossima sta
programmando un viaggio nelle iso-
le Filippine.
Le iniziative missionarie del sale-
siano mago Sales, cominciate forse
come espansione della sua arte ma-
gica, in realtà stanno diventando im-
Un progetto di ffvca1ior,e mo,ale Olt(GYefMI
LE CARTE DEL $h,
Betafo (Madagascar). Anche se
indossa il cilindro, mago Sales è
il salesiano don Silvio Mantelli.
IO E GLI ALTRI
Un progetto di educazione morale
· attraverso le «carte del »
Per la scuola materna a cura di Sira
Serenella Macchietti
Guida, pp. 54, lire 5.000
Schede per i bambini , lire 10.000
VOGLIA DI EDUCARE
di Pino Pellegrino
Pagg. 190, lire 22.000
GUARDIAMO DENTRO
LA BIBBIA
Storia, informazioni, attività
di Fiona Walton
A colori, formato grande, cartonato
Pagg. 64, lire 18.000
SINTONIZZATI SUL CANALE
GESÙ
di Fiorino Triverio
Collana «Cammini di spiritualità gio-
vanile»
Pagg. 180, lire 11.000
Nelle vesti di Mago Merlino tra i ragazzi boliviani.
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Tel. 011/95.91.091 .
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DICEMBRE 1994 - 23

3.4 Page 24

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IN LIBRERIA
DOMANI
SFOSI
M I POSI
PROGETTO
MULTIMEDIALE
DI PREPARAZIONE
DEI FIDANZATI
AL MATRIMONIO
Quattro programmi
in due videocassette
I quattro programmi
1. Istantanee di un amore.
2. Stanze di vita quotidiana.
3. Quella piccola grande comu-
nità.
4. La mia vita per te.
Sussidio realizzato
da Audiovisivi San Paolo
e Elle Di Ci Audiovisivi
in collaborazione con
padre Giordano Muraro
e la sua Associazione
« Punto Familia »
a cura di Francesco
Antonioli, Roberto Di
Diodato e Riccardo Grassi
Con Guida didattica.
Ciascuno
dei quattro programmi:
durata 20 minuti
Lire 29.900
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24 · DICEMBRE 1994
Santa Cruz (Bolivia). Tra i ragazzi del collegio salesiano.
portanti , e la missione gli sta entran-
do nel cuore. « Attraverso i miei
spettacoli in Italia finanzio le mie
spedizioni e sostengo in vario modo"
le missioni », dice, « e ch issà che un
giorno non trovi il coraggio di fer-
marmi definitivamente in qualcuno
di quei posti per me meravigliosi ».
Ma ci auguriamo che la sua arte non
diventi escl usiva di una missioì1e,
ma che tanti ragazzi in ogni angolo
della terra possano godere ciel fasc i-
no misterioso e divertente della sua
mag ia.
Magia bianca
La stregoneri a per secoli ha tiran-
neggiato le popolazioni dei primiti-
vi, seminando dolore, terrore, super-
stizione. La magia di mago Sales
non ha null a a che vedere con questi
stregoni della terra, e nemmeno con
quella deg li astro logi moderni , che
sfruttano l'ingenuità e sono avidi di
guadagni , ma pure sono così sedu -
centi e popolari nell a società occi-
dental e. La sua magia è semplice-
mente diversa, e si fond a sulla fan-
tasia, il trucco divertente, la capa-
cità cli sorridere e di sentirsi più li-
beri .
«La magia può anche essere un
mezzo terapeutico», assi~ura. «Può
curare ansie e timidezze. E un mezzo
utilissimo di comunicazione. L' im-
parare un gioco di presti gio ed ese-
guirl o in pubblico può migliorarci e
modificare positivamente il nostro
rapporto con gli altri . Se non ci
credi , non ti resta che provm'e».
Mago Sales, che ha iniziato alla
mag ia molti giovan i, tra cui il famo-
sissimo Arturo Brachetti , intende
continuare a servirsi della ,magia per
fa rsi amico dei giovani. «E il nostro
carisma salesiano che ci chiede que-
sto », dice, anche se gli sono spuntati
i capelli bia.llchi , e sono tanti i
"gruppi di anziani" che lo vogliono
alle loro feste . «Il mio linguaggio
teatrale è stato creato proprio per i
giovanissimi. E questo mi pare in
linea con il mio socio più rappresen-
tativo, il giocoliere Giovannino Bo-
sco, che creava simpatia e vita cri-
stiana con i suoi trucchi».
Dice che altri presti giatori , suoi
amici e colleghi, sono stati conta-
giati dal suo amore per le missioni e
vogliono unirsi a lui. E forse .darà
vita a un festival di maghi eia portare
in ogni angolo del mondo. Non sarà
questa l'ultima magia ciel nostro
simpaticissimo mago.
Elvira Bianco
Mago Sales
\\lia Paisiello, 37- 10 154 Tori110
Te /. O/ l /24 .8 / ./ 0

3.5 Page 25

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L'intervista a Guido Josia, scenografo
DUE FILM ITALIANI
Due bei film per giovani e adulti
(non per giovanissimi) da vedere e
da discutere insieme. Il toro, di Car-
lo Mazzacurati, è la storia di un ita-
liano che spinto dalla disperazione
dell'ingiustizia sociale ruba e vende
in Ungheria uno dei migliori tori da
riproduzione.
La prima cosa che colpisce è la
presenza di questo toro...
« Una enorme massa nera, im-
maginifica, che nel film acquista un
significato simbolico. Il film si snoda
come un fatto di cronaca. Ma la
presenza del toro C_orinto rende il
racconto allegorico. E una parabola
della vita con le sue lotte , le spe-
ranze, i cedimenti».
Ed è il racconto di un viaggio.
« Un viaggio reale in Ungheria,
ma anche di un viaggio mentale,
dove realtà e finzione si fondono . È
il tentativo di risolvere alla grande i
propri problemi attraverso un'occa-
sione insperata. La presenza del
toro è paradossale, la vicenda è im-
probabile : un toro difficile da sot-
trarre, da trasportare , da vendere.
Ma è un espediente molto efficace.
Si tratta di un elemento simbolico
Carlo Mazzacurati (al centro),
leone d'argento a Venezia. Con lui
Abatantuono e Citran, protagonisti
de// toro.
che può rappresentare l'assurdità
della vita e come certe situazioni si
possano risolvere nell'imprevisto ».
È anche il racconto di una
amicizia.
« Di due uomini dal tempera-
mento opposto , secondo una co -
stante delle coppie vincenti del ci-
nema : da una parte l'uomo sicuro
di sé , l'uomo forte che in qualche
modo si ritrova nell'immagine del
toro . Dall'altra il poeta, l'altruista
ingenuo. Sembrano caratteri incom-
patibili e invece si integrano . "Ho
bisogno di te", dice Franco a Loris
all'inizio della vicenda. E nei mo-
menti critici se lo ritroverà vicino ».
LAMERICA di Gianni Amelio è la
storia di due affaristi italiani spre-
giudicati che tentano di fare fortuna
in Albania.
« È un film di qualità senza dub-
bio . Mi ha fatto ·pensare a Brecht:
un tentativo di costruire una grande
opera sulle rovine umane ».
Un film dalla forte e insistita ten -
sione . ..
« Sì. È oppressiva la presenza
degli albanesi : bambini ovunque ,
come topi che assalgono ogni co -
sa, sporcizia e squallore . Una mise-
ria che insegue tutto ; fatalismo. Un
realismo aggressivo dal punto di
vista delle immagini ».
Amelio ha detto che in Albania ha
visto gente dalle facce scavate, ve -
stita poveramente, in misere case,
che sognava l'Italia vista alla TV.
« E così l'ha rappresentata. Amelio
mi è parso come Caronte che con -
duce lo spettato_re in un viaggio tra-
gico, infernale. E un cammino attra-
verso l'inferno e i suoi gironi in at-
tesa di passare all 'aldilà, in quell'A-
merica che non troveranno ».
Gli italiani non fanno bella figura.
« Sono due cinici e conoscono
solo il denaro. Ma anche loro fini-
scono nell'inferno e a loro volta
vengono sfruttati , ingannati , deru-
bati. Si salva solo il vecchio , che
rappresenta con la sua semplicità
la memoria storica di un'Italia più
umana ».
ANALOGIE? C'è qualcosa che
accomuna i due film?
« I registi sono della stessa gene-
razione, ma si differenziano nelle
scelte tematiche. Sono film di buo-
na qualità: la fotografia e il montag-
gio sostengono egregiamente le due
vicende. Si tratta nei due casi di un
viaggio verso l'Est del dopo-comu-
nismo. E i protagonisti in entrambi i
casi sono per affari. Ma si tratta
di film molto diversi, con una
tensione diversa. Ne Il toro c'è uma-
nità, lotta, sogno , speranza; il
paesaggio è piacevole, c'è incontro
di popoli. Lamerica invece è un
viaggio nell'inferno verso l'inferno .
Non è la rappresentazione di un
esodo biblico, ma di un dramma
senza sbocco . Il film è tutto così.
Amelio lo ha voluto anche senza la
pausa dell'intervallo perché . il di-
scorso non perdesse tensione ».
DICEMBRE 1994 - 25

3.6 Page 26

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SOCIETÀ Come va la scuola? Allievi e insegnanti concordano con gli esperti:
1, '
---
- -'
SCUOLA:
LA RIFORMA
CENTO VOLTE
ANNUNCIATA
di Alessandro Risso
Incontro con Gennano
Proverbio, una vita
vissuta nel mondo
della scuola.
Le proposte di riforma
del nuovo 1ninistro,
l'abolizione degli esami
di riparazione,
il futuro della forma zione
professionale, l'università.
<< I I tempo nella scuola si è fer-
mato ». Sembra paradossale
questo esordio in un periodo di
grande fem1ento intorno alla propo-
sta di riforma delle Superiori, con la
fresca novità dell 'addio agli esami
di riparazione. Don Gennano Pro-
verbio è uno dei maggiori esperti in
Italia sulle tematiche della scuola,
in particolare della didattica, che in-
segna all'Università di Torino. Au-
tore di oltre cento pubblicazioni,
fondatore dell 'Associazione Scuola
Educazione e direttore della rivista
Scuola Viva, non fatica a convincere
l'interlocutore che da oltre trent'anni
- istituita la Media dell'obbligo - la
montagna dell 'istruzione pubblica
ha partorito per ora l ' unico topolino
della riforma della scuola elementa-
re. E· non mancano le critiche alla
26 - DICEMBRE 1994
nuova organizzazione per "moduli",
con alcuni rientri pomeridiani e tre
maestri che ruotano su due classi.
«Questa soluzione mi pare adotta-
ta principalmente sotto la spinta
corporativa degli insegnanti per sal-
vare posti di lavoro in una scuola
che deve fare i conti con una forte
denatalità. Ma ci allontaniamo dalla
realtà europea, che tende a salva-
guardare la figura dell ' insegnante
unico, importante punto di riferimen-
to per i bambini ». Lo studioso cat-
tolico si trova in sintonia con le ar-
gomentazioni proposte dal laico
Strik Lievers, già senatore radicale
nella Commissione istruzione, sulle
pagine de " il Mulino" (nr. 2/93). « In
positivo va però notato che tra gli
insegnanti elementari esiste una no-
tevole sensibilità sul piano pedago-
gico e didattico, aspetto che non si
riscontra in altri ordini di scuola».
Lacune che si trascinano
C'è chi lamenta che non si presti
più attenzione alla preparazione di
base: leggere con proprietà, scrivere
correttamente sotto dettatura, far di
conto. L'Elementare come una pro-
La riforma delle elementari.
Spesso non si raggiungono i livelli
minimi di apprendimento.

3.7 Page 27

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non decolla, è jurassica, sempre in attesa di riforma.
BS
Ad aprile gli studenti francesi
sono scesi in piazza per chiedere
maggior attenzione al futuro dei
giovani.
secuzione del/' asilo, che non richiede
un livello minimo di apprendimento.
« Non conosco ricerche in propo-
sito, quindi espolTÒ solo m4e im-
pressioni. Esiste un vezzo di' scari-
care le proprie responsabilità verso
il basso. I docenti universitari col-
pevolizzano gli insegnanti di scuola
superiore, questi i colleghi delle
medie, che a loro volta si rivalgono
su maestri e maestre per spiegare
l' impreparazione degli alunni. Detto
questo è comunque vera l' osserva-
zione fatta: va bene introdurre una
lingua straniera, poi altre educazioni
come quella alimentare o ,stradale,
ma di fatto ciò va a discapito del
tempo dedicato alle abilità fonda-
mentali. Le lacune di base spesso si
trascinano per tutto il corso di studi.
Anche all'Università molti docenti
si lamentano di studenti che non
sanno scrivere, che non posseggono
la lingua. Magari sono anche spi-
.gliati nel discorso su argomenti co-
muni, ma quando devono espri-
mersi su temi specifici , e specie in
forma scritta, vengono a galla le ca-
renze. Non solo nelle facoltà scien-
tifiche, dove potrebbe essere in par-
te spiegabile, ma anche in quelle
umanistiche. Si paga in certa misura
l' impostazione della scuola post-
sessantottina, pur fervida e feconda
per certi aspetti , con la superiorità
del parlato sullo scritto, dell 'espres-
sione sul! ' apprendimento.
Qualcosa sta cambiando, perché
le denunce contro il non saper scri-
vere sono vive da tempo. Mi auguro
che gli insegnanti ne .prendano atto e
intervengano, liberandosi dalle ma-
lintese preoccupazioni di tipo cultu-
rale, dato che la scuola elementare
deve fornire alcune precise compe-
tenze e non altre ».
Come si può controllare il lavoro
degli inses nanti?
« Prima di parlare di controllo oc-
corre parlare di preparazione. E non
esiste una preparazione professionale
orientata ali' insegnamento, neppure
là dove dovrebbe esserci. Manca la
sensibilità all ' aspetto pedagogico e
didattico. L' Università non prepara
all ' insegnamento, c'è questa grossa
DIGNITÀ DELLA SCUOLA PROFESSIONALE
Il salesiano Lambert Peti!, licenza
in Filosofia e Pedagogia all'Ateneo
salesiano, ha insegnato per un ven-
tennio nelle scuole professionali del
Belgio.
Père Petit, cosa pensa della scuo-
la professionale?
È una scuola vera, differente, ma
non inferiore all'altra. Sviluppa nei gio-
vani un'intelligenza pratica. I ragazzi
manifestano un notevole buon senso
e possono diventare abilissimi nella
loro qualificazione professionale. Spes-
so trovano gusto e si sentono addirit-
tura fieri di ciò che imparano.
Alcuni insegnanti si sentono fru-
strati ...
Troppi. E trasmettono agli allievi il
loro stato d'animo, il senso di sfidu-
cia. Insegnare bene in una scuola
professionale comporta una speciale
competenza che pochi hanno. Biso-
gna saper insegnare in modo concre-
to, accessibile, intuitivo. E poi creare
una scuola seria, che formi in modo
specifico: non per niente i docenti
che hanno più ascendente su questi
ragazzi sono gli insegnanti di labora-
torio .
In Italia con la nuova riforma, il
biennio professionale ci sarà, ma si
arricchirà nei contenuti teorici, per
allinearsi ai livelli degli altri bienni.
Penso che la scuola professionale
abbia una sua identità specifica che
dovrebbe conservare. L'orientamento
non è speculativo, letterario o tecni-
co: deve rispettare la sua specificità,
pur trasmettendo una formazione uma-
nistica autentica. Certo, alcuni allievi
cambiano e a volte desiderano passa-
re a un biennio di tipo diverso, più im-
pegnativo, e si dovrebbe rendere pos-
sibile il passaggio.
O
DICEMBRE 1994 - 27

3.8 Page 28

▲back to top
attenuante a favore dei laureati che si
impiegano nella scuola ».
Manca la valutazione del prodot-
to finito.
« Infatti . Si parla tanto di creare i
manager nella scuola: le aziende
hanno la valutazione del prodotto fi-
nito, la scuol a non prevede ql!lesto
momento».
Media e Superiore, divise da un.
baratro. La tanto sospirata riforma
dovrebbe lanciare un ponte tra i
due corsi.
« La riforma pre vede la so luzione
del problema del biennio, con l'ele-
vazione de ll'obbli go sino a 16 anni.
La questione però è come spendere
questi due anni : scuola de ll a forma-
zione culturale o dell a fo1maz ione
professionale? Il biennio andrebbe
costruito in modo da superare que-
sto duali smo. In passato tutti i pro-
getti di riforma presentati si sono
a renati su questo punto, se ingloba-
re o meno ne ll a scuo la riformata i
centri di formazione profess ionale,
gestiti dalle Regioni ».
Problemi aperti
Nel!' attuale progetto di riforma il
problema della scuola professionale
sembra aver trovato una soluzione.
In questo momento però la riforma
D' Onoji-io non ha ancora ottenuto il
benestare del Parlamento. Per ora ci
dobbiamo accontentare del provve-
dimento a sorpresa del!' abolizione
degli esami di riparazione.
« Di questo provvedimento, come
di altri che definirei " a singhiozzo",
direi che non basta turbare un equili-
brio, ma occorre crearne uno nuovo.
L'abolizione degli esami di ripara-
zione ha un neo, la nebulosità delle
norme per organizzare i corsi di so-
stegno prev isti in sostituzione. Era-
no già un punto qualificante della
scuola media rifo1mata e non hanno
mai funzionato, adesso ripetiamo l'er-
rore. Sono un recipiente vuoto.
Una soluzione diversa è quella di
reinventare la classe, spezzare le
barriere tra le classi per raccogliere
i ragazzi con carenze simili. Questi
gruppi di apprendimento pe rò non
sono previst i. Le classi sono realtà
fittizie, perché s i formano sull' età
28 - DICEMBRE 1994
cronologica e non sul! 'età mentale.
Occorrerebbero gruppi con ritmi di-
ve rsi , dove non esiste più il passag-
g io verticale da una classe all'altra,
dove in una dete rminata di sci plina o
in un as petto di questa lo studente
possa rimanere anche più tempo,
senza . per questo perdere un intero
anno sco lastico ».
Sarebbe una rivoluzione anche per
gli insegnanti..
« Ai gruppi di apprendimento do-
vrebbero corrispondere gruppi di in-
segnamento, gestiti in modo del
tutto nuovo. Al limite con un pro-
fesso re per 200 ragazzi, ad esempio
nel proporre un cineforum, e all ' op-
posto potrebbero anche essere ne-
cessari più insegnanti per un solo
ragazzo in dete rminate lezioni. Re-
inventare la classe significa abolirla
per sostituirla con gruppi più ade-
guati all'età mentale dei ragazzi,
alle loro capacità e attitudini».
La formazione professionale. La
proposta prevede un salto di qualità.
Ma forse l'handicap pilÌ grosso è lo
scollamento dal mondo del la voro.
Direi che questo problema coinvolge
però tutta la scuola, non solo quella
professionale. ...
« Responsabile è la scuola, ma an-
che imprese e sindacati devono inte r-
venire. Per primo va superato il dua-
lismo tra scuola c ulturale e profess io-
nale. Si potre bbe considerare profes-
sionale ogni tipo di scuola superiore:
anche il liceo classico dà una profes-
sionalità perché consente di procede-
re a un corso universitario che forma
al lavoro. Sono diversi i tempi , corsi
brev i, a medio termine o lunghi , ma
è tutta scuola profess ionale ».
Ali' Università, si è qffermato il
numero chiuso. Ed' accordo ?
« Con un eufemismo viene chia-
mato numero programmato. Le giu-
stificazioni al provvedimento sono
anche convincenti, poiché sui gran-
di numeri il servizio che l' università
può offrire è più scadente, mentre
su un numero ridotto di studenti è
senz'altro migliore. Vorrei però dire
che oggi nell ' Unive rs ità si avverte
una grande separazione dalla secon-
daria, mentre un tempo ciò non esi-
steva perché molti docenti proveni-
vano dall'insegnamento nelle supe-
riori. Oggi invece "si nasce" profes-
sori univers itari, è una carriera tutta
interna. Si è anche persa la figura
degli assistenti volontari, insegnanti
di scuola secondaria che prestavano
gratuitamente servizio per un arric-
chimento personale, portando in
cambio la propria espe rienza profes-
sionale. Si dovrebbero moltiplicare i
contatti tra Università e insegnanti cli
scuola secondaria, ad esempio con
sem inari perma nenti ».
In chiusura due domande con ri-
sposta secca. Qual è la materia pilì
trascurata nella scuola italiana ?
« La piì:1 penalizzata .è senza dub-
bio la lingua, l'italiano. Il maggior
numero di bocciati o rimandati nei
primi anni di scuola s uperiore ha
questa lacuna ».
E sul complesso di questa scuola
alle prese con decennali problemi,
c'è da essere ottimisti?
« Non sarei pessimista, conside-
rando la buona qualità di gran parte
del corpo docente».
Alessandro Risso

3.9 Page 29

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Ul1 ~ [{] ~~
di Jean-François Meurs
I RE MAGI
DEL XX SECOLO
Quando i magi videro la stella, nel-
l'hotel a cinque stelle dove si erano
riuniti per scrutare l'avvenire del
mondo, erano un po ' sbronzi, ma
questo non ha impedito al primo di
saltare sulla sua Rolls, al secondo
sullo yacht, al terzo sul suo tank.. .
" Se un poliziotto osa farmi una
multa, lo farò saltare », diceva il
primo.
Insomma, quando si è un re mo-
derno si è al di sopra delle leggi!
Era appena nato un bambino, do-
vevano occuparsi di lui. Ed essi
erano pronti a predirgli l'avvenire.
abbiano bisogno di molto affetto, di
calore . E che bisogna saperli rag -
giungere nella loro sete d'amore.
Essi si illanguidivano verso le fan -
ciulle e gli adolescenti , che diventa-
vano i loro idoli , la loro religione .
Il nostro re portava un videoregi -
stratore e delle cassette per favo-
rire il più presto possibile le estasi
del ragazzino . Il piacere non lascia
mai un adolescente indifferente.
umanitaria contro i tiranni avidi di
petrolio ; e la morte era quello che
avrebbe sempre dovuto essere : un
fatto naturale, desiderabile, soprat-
tutto dopo che molti erano venuti
dall'aldilà e testimoniavano unanimi
della vita dopo la vita in termini
convincenti.
Lui portava come dono un fucile
laser, perché i fanciulli (ah ,·è così
bella l'innocenza!) hanno sempre
amato giocare alla guerra.
QUESTA STORIA non so come sia
finita. Ma spero che si sia conclusa
così: i genitori riuscirono a mettere
questi re alla porta con i loro doni
avvelenati , essi rientrarono ai loro
paesi , furono infelici e non pote-
IL PRIMO RE si occupava di so-
cietà immobiliari , giocava in borsa
e leggeva tutti i giorni "Il Sole 24
ore ". Al bambino portava dell 'oro ,
sotto forma di denaro contante (per
le slot-machine) , un ingaggio nel
Real Madrid (bisognava farlo di-
ventare un campione molto per
tempo , avrebbe reso più a lungo) e
un conto in banca con la carta di
· credito (sarebbe stato un cliente
fedele e avrebbe imparato a spen-
dere).
·
La sua banca aveva appena fatto
dei grossi affari, grazie al conteni-
mento delle spese generali (duemila
posti di lavoro soppressi nell'anno) e
si sentiva di umore generoso. Aveva
deciso di fare un prestito a questo
bambino del Terzo-Mondo (il Fondo
monetario internazionale avrebbe ga-
rantito e nel caso di fallimento avreb-
be sempre potuto ricuperare con lo
sfruttamento della foresta vergine,
dove vivono soltanto pochi miserabili
che si accaparrano tutto lo spazio).
IL SECONDO RE aveva creato la
setta degli Hardisti. Niente a che
vedere con il buon vecch io hard
rock. Si trattava dell'"Hard-X", una
setta convinta che i fanciulli, oggi ,
IL TERZO RE vendeva le armi al-
l'estero, organizzava il commercio
di droga (che. permetteva a chi ac-
qui stava armi di pagare con onestà
la loro merce) , costruiva degli
ospedali (con una tecnologia
costosa , ma che poi faceva
rendere il più possibile) e dirigeva
una catena di imprese funebri chia-
mata "La Mirra". Per lui , la guerra
non era più la guerra, ma un'azione
rono fare bambini , nemmeno in
provetta.. .
I VERI MAGI in realtà hanno offerto
i loro doni senza pénsarci due volte,
a un fanciullo che non poteva fare
niente per loro, salvo che liberarli da
queste realtà ingombranti che danno
falsi sogni. Ma ecco che subito essi
si sono messi a sognare, e hanno
cambiato strada.. .
O
DICEMBRE 1994 - 29

3.10 Page 30

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i=AMiGLIA SÀLESIANA A Castellammare di Stabia la consulta mondiale dei
...._J..,....,.=:.-=----~--~-- ., ...,,,...._ - ~
~
di Gianni Frigerio
«I laici sono la parte forte
del popolo di Dio.
La Chiesa è fatta
soprattutto di laici»,
ha detto il nuovo
· coordinatore generale
Roberto Lorenzini
subito dopo l'elezione.
<< L a presenza dei laici sta vi-
vendo una positiva evoluzio-
ne. Siamo passati da posizioni re-
strittive e quasi di diffidenza, alla
accettazione, anzi alla valorizzazione
dei laici ». Roberto Lorenzini, nuovo
coordinatore generale dei coopera-
tori salesiani , esprime così la pro-
pria coscienza di laico impegnato e
di nuovo animatore per i prossimi
sette anni di un 'associazione che
conta oltre 24 mila iscritti.
Superata allora la questione del
laico che non trova spazio nelle par-
rocchie e nelle associazioni eccle-
siali? Si direbbe di sì. « Pi'an piano il
Concilio si è imposto. E oggi il lai-
co viene accettato nella sua funzio-
ne specifica, che è tutto quello che
può fare al di fuori del ministero sa-
cerdotaJe, ed è tanto».
L'incontro di Pacognano
A incontrare i laici più qualificati
della Famiglia Salesiana, si è mosso
anche il Rettor Maggiore, di ritorno
dalla Slovacchia. Per favorire l' in-
contro, la nuova consulta mondiale
dei cooperatori si è spostata da Ca-
stellammare a Pacognano, presso
Napoli, dove don Viganò stato im-
mediatamente salutato da don Mar-
tinelli. « In questo momento di lavo-
ro prezioso, in cui la consulta sta
programmando il prossimo biennio,
accogliamo in lei il superiore del-
1' associazione », ha detto, « ma so-
prattutto il successore di Don Bo-
sco». Da parte sua don Viganò ha
30 - DICEMBRE 1994

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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cooperatori. Nominato il nuovo coordinatore generale.
BS
prepara alla vita, la comunicazione
sociale, la scuola, la famiglia . ..
Di tutto questo è consapevole il
nuovo coordinatore generale: « Nel-
la società in cui vive, il cooperatore
deve essere attento alle nuove gene-
razioni e agli aspetti educativi della
società. Quanto alla famiglia, fortu-
natamente se ne è fatto un gran par-
lare quest'anno. Io sono reduce da
un campo-famiglia a livello nazio-
nale che ha messo in comune questa
intuizione: la famiglia-oratorio: cioè
come sviluppare gli aspetti tipica-
mente salesiani e oratoriani nella fa-
miglia. E come diventare fermento
delle stesse realtà all'interno delle
altre famiglie».
Pacognano (Napoli). Il nuovo coordinatore generale, il prof. Roberto Lorenzlnl.
portato il saluto dei 300 cooperatori
slovacchi e di settanta che si prepa-
rano a fare la promessa: una fioritu-
ra, quella che si sv iluppa nei paesi
dell'Est, che ha del prodigioso. Ma
in tutto il mondo i cooperatori stan-
no mettendo radici, mentre prendo-
no più chiara coscienza della loro
identità e del loro ruolo di laici nella
comunità cristiana e nella società.
Alcuni partecipanti all' incontro
di Pacognano. Il primo a sinistra
è don Reinoso; al centro
suor Collino.
Laici nel progetto
di Don Bosco
Don Viganò da tempo non usa giri
di frasi per valorizzare e coinvolgere
i laici ali' interno della missione sa-
lesiana: « Don Bosco ha intuito I' im-
portanza essenziale che la sua mis-
sione giovanile e popolare fosse
condivisa da un vasto movimento di
persone. Difatti ha condotto l'atti-
vità dei primi anni dell'Oratorio con
il contributo di numerosi collabora-
tori, incominciando da quello pre-
zioso di sua mamma, Margherita
Occhiena ». Così afferma nella lette-
ra di convocazione al prossimo Ca-
pitolo generale, che ha per tema
proprio questo: "Salesiani e laici:
comunione e condivisione nello spi-
rito e nell a miss ione di Don Bosco".
E prosegue: « Dalla esperienza per-
sonale di Don Bosco è nata una pro-
posta salesiana ai laici che intendo-
no rispondere all ' invito di "aiutare
Don Bosco". Il laico che offre il suo
impegno a servizio della missione
salesiana condivide l'ansia apostoli-
ca di Don Bosco, ne interpreta lo
spirito e l'amore per i giovani ... ».
« Don Bosco non ha mai pensato
di chiudere la sua spiritualità in una
o due congregazioni», ha aggiunto a
Pacognano. « La missione giovanile
è più ampia delle opere salesiane: si
muove in tante situazioni culturali e
sociali». E i laici sono chiamati a
vivere il Vangelo con lo stile e l'an-
sia apostolica di Don Bosco nella
realtà secolare: l'educazione dei
giovani, la promozione umana che
La nuova consulta
e il nuovo coordinatore
La formazione dei cooperatori, ma
anche altri aspetti, come quelli del
bilancio e del finanziamento dell 'as-
sociazione, sono stati i tem i affron-
tati dalla consulta uscente e dai nuo-
vi eletti nella riunione di program-
mazione tenuta a Castellammare. La
consulta poteva contare anche· sulle
conclusioni dei vari congressi regio-
nali appena celebrati. Ma i coopera-
tori si sono sentiti soprattutto inter-
pellati dal tema del prossimo Capi-
tolo generale, a cui faranno giunge-
re il loro contributo di laici impe-
gnati. A questo li ha invitati lo stes-
so Rettor Maggiore, sottolineando
DICEMBRE 1994 - 31

4.2 Page 32

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IN LIBRERIA
rlATALE CER RATO
......
SPIRITOE\\'TT.l.
24
LAS ROt.lA
D JN ( c.., r Il c;un MONDO
di Natale Cerrato
Pagg. 220, lire 20.000
Un libro di amena lettura per chi am-
mira e venera Don Bosco Padre e
maestro dei giovani. "Bozzetti, aned-
doti , battute, informazioni di caratte-
re prevalentemente popolare, forma
narrativa. Particolari della vita di
Don Bosco che non devono cadere
in oblio".
FAMI 11 I AJ RO 50CffT
Nell'insegnamento sociale della
Chiesa
di Mario Toso
Pagg. 157, lire 15.000
Guardando alla realtà italiana della
famiglia, si scopre questo parados-
so: mentre da un lato si sottolinea
(per esempio nella Costituzione)
l'importanza del suo ruolo, dall'altro
continua ad essere assente una
vera e propria politica a suo favore.
Destinato agli operatori pastorali
della comunità cristiana, il libro può
contribuire a superare queste con-
t_raddizioni perché offre in sintesi i
ricchi insegnamenti sociali dei papi,
a livello di atteggiamenti culturali e
di progettualità iniziale.
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla
EDITRICE LAS
Piazza dell'Ateneo Salesiano, 1
00139 ROMA
Tel. 06/88.12.140
c/c Postale 57492001
32 · DICEMBRE 1994
LA NUOVA CONSULTA MONDIALE DEI COOPERATORI
Coordinatore Generale - Roberto LORENZINI (Verona, Italia), professore
Consigliere Generale per la Famiglia Salesiana - Antonio MARTINELLI
Delegato Centrale SDB - José REINOSO Delegata Centrale FMA -
Maria COLLINO
Regione Africa francofona - Désiré GONçALVES , direttrice scuola
Regione Africa anglofona - Agnes KAGEMI IRERI, casalinga
Regione Atlantico Sud - Luis DAVALOS , ingegnere chimico
Regione Brasi_le - Margarida Q. PEREIRA, professoressa
Regione Pacifico-Caraibi Sud - Maria Victoria BERNAL, professoressa
Regione Pacifico-Caraibi Nord - Gisela MEJIA, psicologa
Regione Asia - Francis WICHAI SRISURA, comunicazione sociale
Regione India - Paul CHUNG, professore
Regione Europa Centro-Nord - Peter RADL, amministratore
Regione Iberica - Emilio PASCUAL, biologo
Regione Italia e Medio Oriente - Nino SAMMARTANO, professore
Regione anglofona - Joseph Robert CAPAROSO, capo studi scuola
Consultore - Juan Carlos ESCOBAR, ingegnere telecomunicazioni
che " i coopei'atori sono i primi laici
che condividono lo spirito e la mis-
sione di Don .Bosco". E con i coo-
peratori, ha ricordato anche gli exa/-
/ievi, che quando sono cristiani, so-
no invitati a diventare cooperatori.
Come dicevamo Roberto Lorenzi-
ni a Pacognano è stato nominato
nuovo coordinatore generale. 43 an-
ni , docente di lettere, Lorenzini è
sposato con Vittoria, e ha un figlio di
12 anni, Samuele. Succede a Paolo
Santoni, che ha diretto l' associazione
negli ultimi sette anni e che ha detto
passando le consegne: « Ho dato
tutto me stesso a servizio dell'asso-
ciazione. È stata la mia vita >>. Assi-
curando al suo successore che " il fu-
turo dell 'associazione sarebbe certa-
mente stato ricco di prospettive".
Questi gli orientamenti
Su quali ambiti Roberto Lorenzini
spingerà l' associazione dei coopera-
tori nei prossimi anni? « Dall ' analisi
fatta nei vari congressi regionali , ab-
biamo colto l'esigenza di una pre-
senza più viva nel sociale, anzi nel
socio-politico », ha chiarito. « Vale a
dire in quei settori dove si prendono
le decisioni a favore dei giovani ,
della famiglia, di chi nella società
non ha voce. Se la presenza dei coo-
peratori nella Chiesa e nelle comu-
nità salesiane è da conservare, pen-
so però che la nuova frontiera debba
es~ere proprio quella sociale ».
E noto che in America Latina, ma
anche in alcune zone d ' Europa i
cooperatori gestiscono opere sociaIi
significative: comunità di ricupero ,
assistenza ai ragazzi della strada.
Come giudica questo impegno il
nuovo coordinatore?« Sono opere di
punta interessanti », dice. « Però so-
no opere che esigono una vocazione,
e sono scelte che vanno maturate be-
ne. Dedicarsi all'emarginazione è
quasi un donare la vita. E quindi una
scelta che non può essere improvvi-
sata, può essere di tutti».
I compiti del coordinatore genera-
le e della consulta mondiale sono
quelli dell ' animazione. E in questo
lavoro sono affiancati dal salesiano
spagnolo don José Reinoso e dalla
figlia di Maria Ausiliatrice suor
Maria Collino. Essi sanno bene che
la Chiesa cresce come popolo di
Dio nella misura in cui i laici pren-
dono coscienza del loro essere cri-
stiani nel quotidiano. Lo afferma
don Reinoso: « La crescita di questa
associazione di laici (che compren-
de però, non dimentichiamolo,
anche numerosi sacerdoti e diaconi
permanenti) e il peso che possono
avere nella Chiesa e nella società è
legata alla crescita personale di cia-
scuno dei cooperatori ».
Gianni Frigerio

4.3 Page 33

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responsabile della Cooperativa "O.B. 2000" di Torino
di Eugenio O' Agostino*
ÈLA STORIA -
DI UN SOGNO
,, Il primo oratorio
di Don Bosco oggi.
Una cooperativa
giovanile a servizio
dei ragazzi
in un quartiere
difficile;,
Q uella che vi racconto è la storia di un ad un ·certo punto viene conquistato da
sogno. Nasce nel 1982 con un gruppo · · ql)ei giovani che stavano lavorando per
di ragazzi di Valdocco, spinti dal direttore · loro. AttU'almente disponiamo di quattro
dell'oratorio salesiano. Abbiamo una specie strutture, messe a disposizione dei ra-
di slogan: essere in 2000 nel 2000 a servi- gazzi di quartieri a rischio e nelle quali si
zio dei ragazzi come Don Bosco. Ci incon- svolge un'attività di "oratorio volante".
triamo due volte alla settimana per un · facciamo attività di danza, di sport, riunio-
anno intero. Discutiamo e prepariamo una ni dei giovani, doposcuola. ·
tesina sull'oratorio. Due prendono come
tema l'an?lisi di un quartiere a rischio: le
Vallette. E un quartiere di casermoni, con
poche piastre polivalenti , ritrovo di bande
giovanili e di teppismo. Dalla ricerca fatta,
nasce l'idea di andare ad animare quella.
zona.
UN SABATO POMERIG-
GIO organizziamo la prima
partita di calcio . L'impatto
non è facile . Ritorniamo
ancora. Organizziamo un
torneo : le squadre si sfal-
NELL'86 NASCE UNA NUOVA ESIGEN-
ZA : gli animatori che operano in questi
centri hanno scuola, lavoro, impegni im-
portanti. Si forma così una Cooperativa di
giovani. Si firma una convenzione con il ·
comune di Torino . Una
convenzione che sta per
scadere . Il clima attuale
non offre molte garanzie,
ma abbiamo fiducia nella
Provvidenza e in Don
Bosco che diceva : « Dio.
non si lascia vincere in
dano ogni volta, prima di
finire . Intanto però comin-
ciamo a conoscere le per-
sone : i loro nomi, le fami-
generosità ».
E questa fede che con -
tinua ad animare i giovani
che fanno parte della co-
glie, cosa fanno .. . Organiz-
ziamo per loro un'Estate
operativa: 5 sono coope-
ratori salesiani , altri ci aiu-
Ragazzi, sul posto. Chie-
tano come volontari.
diamo una struttura alla
Alcune idee che sono
Circoscrizione : veniamo a
conoscere chi governa.
Torino. Qui e in alto, ragazzi maturate nei giovani all 'in-
di Valdocco, sulle strade
terno della cooperativa: la
Chiediamo palestre e spazi
percorse da D. Bosco.
necessità di formarsi anche
soprattutto per le ragazze .
pr9fessionalmente (sia nel-
Nei comitati di quartiere è lotta per strap- l'ambito educativo, sia nelle competenze
pare qualche spazio. Abbiamo cominciato politiche) , la crescita nella propria scelta
ad essere presenti alla commissione che di fede (per essere convinti che è Dio che
tratta di problemi di assistenza sociale (non educa, è lui il vero protagonista di ogni
sapevamo niente di politica, ma abbiamo processo educativo, non noi; e per saper
cominciato a informarci per poter ottenere sostenere i momenti di difficoltà, perché i
spazi per i ragazzi).
fallimenti sono costanti e spesso spingono
Siamo riusciti a ottenere l'uso di due pale- al pessimismo o alla resa , ma si ha la
stre e una struttura tutta nostra: si trattava
di un fabbricato abbandonato , divenuto
ricovero di drogati. Con un gruppo di
animatori dell'oratorio di Valsalice rimet-
tiamo a posto la struttura. L'impatto certo
non è facile : sono ragazzi che pretendo-
no , non si vogliono far fregare , vogliono
far vedere chi è il più forte , l'ambiente
della strada è sempre un ambiente "cal-
do". Anche chi ci avvicinava per dare noia,
gioia di tanti successi nella conquista di
tanti giovani) ; la maturazione continua
nella scelta del volontariato (non si fa
nulla se non c'è la scelta di staccarsi dal
proprio io per incontrare gli altri); la prio-
rità data ai ragazzi poveri (non economi-
camente, perché in fondo sarebbero po -
chi , ma poveri di affetto, di stima, di sicu-
rezze, di possibilità di crescita).
DICEMBRE 1994 - 33

4.4 Page 34

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«Dobbiamo diventare i difensori accaniti dei diritti dei più giovani», dicono i
I RE DELLA STRADA
di Mario Valente
Le strutture
di accoglienza già esistenti
e i progetti immediati
e più impegnativi di chi
in Zaire ha cominciato
a occuparsi dei ragazzi
più abbandonati.
Lubumbashi (Zaire). Cité des Jeunes. Il momento del pranzetto,
il più "importante" della giornata!
Lubumbashi (Zaire). Cité des Jeunes. Petits copains. Ogni domenica
se ne raccolgono circa quattrocento.
34 - DICEMBRE 1994
<< B onjour, père: nous sommes
déjà là... Nous t'attendons! » .
« Bongiorno, padre: noi siamo già
pronti. Ti aspettiamo. .. ». La voce
squillante e cordiale mi giunge attra-
verso la porta socchiusa della casa.
Sono le sette del mattino. Domeni-
ca. Il gruppetto di ragazzi attende la
mia partenza verso la Cité des jeu-
nes. Saranno una dozzina: ben spor-
chi, vestiti di stracci. Ma, sorridenti
e festosi.
Viva la strada!
"Cani randagi, senza collare". È
inutile chiedere loro dove abitano:
nessuno li conosce, e ancor meno
qualcuno reclama la loro "proprie-
tà". Sono "liberi".
Per le belle strade di Lubumbashi
ci si può installare un po' qua, un
po' là, tra gli alberi, dietro le siepi,
sotto qualche arcata di edificio pub-
bi ico. Se nessuno ti caccia, sei "a
casa tua". Al centro poi , se non pio-
ve e se non ci sono scocciatori, an-
che la sera si può correre e giocare;
anzi meglio che durante il giorno: si
è soli e più liberi! tutta la strada è a
tua disposizione, ed è perfino illu-
minata.

4.5 Page 35

▲back to top
salesiani che lavorano oggi tra i ragazzi a rischio d'Africa.
BS
Lubumbashi (Zaire). Cité des Jeunes. Gli ospiti più grandi preparano pentoloni
di polenta da dividere tra tutti.
Padre Perez (a sinistra, in secondo
piano) e i suoi giovani collaboratori
alla Maison Magone.
ChezMagone
Ma, oggi è domenica! Qualcuno ci
aspetta là, alla "Maison Magone": Pa-
dre Mario Perez e i suoi amici.
La "Casa Michele Magone", inse-
rita nella Cité des Jeunes, è diventa-
ta il luogo di raduno domenicale di
tanti petits copains: tre o quattro-
cento, per ora. Ragazzi e ragazze.
Altri ne verranno, certamente, se
è vero che in città se ne contano ben
più di 2000 di questi nuovi piccoli
padroni delle strade, sconosciuti
fino a due o tre anni fa.
Non tutti , è vero, si lasciano ab-
bordare facilmente, a meno che si
abbia del denaro in mano. E non
tutti desiderano abbandonare anche
per poco il loro terreno di caccia e
di vita .. . Questione di gusto perso-
nale, talvolta: altre volte d'imposi-
zione del capo banda, forse. Ci sono
pure degli "i mpegni" da rispettare,
se si vuole la " protezione" ...
Ma quelli che vanno "da Mario" o
"chez Magone", aumentano. L' ap-
puntamento è onnai abituale. al-
meno si sentono riconosciuti da
qualcuno e rispettati. Potranno gio-
care al calcio, se lo vogliono, o fare
altro. Soprattutto, potranno lavarsi e
mangiar qualcosa, e poi sentirsi di
nuovo liberi , per rientrare nel loro
" regno".
A "Magone" non c'è posto. Padre
Mario ha già altri ospiti fissi, da
tanto tempo. Sono circa 200 e non
può accoglierne di più. Eccetto la
domenica, ma solo per qualche ora.
E in quelle ore, sono i più grandi
fra i suoi ospiti abituali, che lo aiuta-
no a organizzare il movimento della
giornata, e a preparare i pentoloni di
polenta, da dividere fra tutti . ..
Ognuno dei suoi amici diventa
capo-squadra. E la disciplina è assi-
curata, anche se qualche volta padre
Mario e i suoi collaboratori più com-
petenti (salesiani o quasi) devono
dare una mano ...
In generale, però, tutto scorre " li-
scio", senza troppi intoppi, sia che
debbano farsi curare qualche piaga,
sia che aspettino " il momento più
importante" della giornata, quello
del pranzetto, sia che si organizzi
per loro un momento di preghiera
semplice, oppure quando, tutti 111
fila, aspettano, per esempio, il loro
pezzetto di sapone per avere poi la
gioia di una buona innaffiata!
Intanto, passando fra i gruppi, si
può intervistare l'uno o l'altro: « Ha-
bari gani? » (Come va?). « Ndio
biè', père! » (Così va bene, padre).
E per qualche istante, il flash d'un
sorriso sincero illumina quel volto ,
già duro, di " re della strada".
Progetti
Non è che una parentesi settima-
nale? Certo. Cosa fare di più, per
ora? Vecchia questione.
Di progetti, a dire il vero, ce ne
sono già, e da un bel po'. Alcuni, in
atto: Cité des Jeunes e Maison Ma-
gone (Lubumbashi Sud), Maison des
Jeunes (Ruashi o Lubumbashi Est),
Maison "Carolina" a Kilobelobe
(Kafubu), Lwamabwe (Sambwa); e
poi: Ngangi a Goma, alla frontiera
con il Rwanda. Altri progetti, sono
ancora in gestazione, soprattutto a
Lubumbashi e a Kinshasa.
DICEMBRE 1994 - 35

4.6 Page 36

▲back to top
A Lubumbashi , occorre subito un
centro di accoglienza giornaliera,
una specie di "oratorio quotidiano" .
Bisognerà costruire qualcosa di sem-
plice ma. adeguato. I fondi li cer-
chiamo da tempo. Qualcosa per co-
minciare c ' è già.
Intanto, quel che ogni domenica
padre Mario riesce a distribuire, per
lavare, curare e sfamare, può procu-
rarselo grazie appunto ali ' aiuto di
amici di Torino, soprattutto una fami-
glia e un gruppo di giovani generosi
ch 'egli ha conosciuto anni fa, quando
studiava teologia alla "Crocetta".
« In fondo », mi diceva padrè Ma-
rio, « a parte le strutture da costrui-
re, se poi si vuol far andare avanti
quest 'opera, assicurarne cioè la con-
tinuità in cibo, in medicinali, ecc.,
non occorre cercare de_lle grandi
somme, purché siano in molti ad
aiutare, ciascuno un po'. Goccia a
goccia si può riempire un oceano ».
Vero? Credo di sì, da un punto di
vista squisitamente evangelico. Ma,
se non si va alla radice del male , c'è
poco da sperare che, qu antunque
facciamo, si possa risolvere un
granché del problema. Anzi, il "ri-
schio" dei ragazzi della strada di-
venterà sempre più grande, sia a Lu-
bumbashi, sia a Kinshasa, che in
tutte le grandi o piccole città dell 'A-
frica d'oggi.
Impegni immediati
Qui a Lubumbashi bisogna intanto
organizzarsi per far ritrovare quanto
più possibile a ognuno la famiglia
d 'origine. Perciò occorre tanto
tempo: tutto il tempo di "chiacchie-
rare" con loro, i ragazzi, per cono-
scere la loro triste storia, senza su-
scitare diffidenza, né "lasciarsi pren-
dere ... per il naso". Occorre tempo e
capacità per verificare sul terreno i
dati ricevuti e studiare la situazione
familiare , e sapere se c'è ancora
qualcuno a cui riaffidare il ragazzo o
la ragazza, convincendolo a prende-
re le sue responsabilità. Inutile fare
appello alla legge in questi casi. E
poi, come far intervenire il codice ci-
vile in problemi di màleficio? Quanti
cli questi ragazzi e ragazze non sono
stati _cacciati via di casa, perché ac-
cusati di essere stregati o posseduti
da spiriti maligni? e molti di loro
sono convinti di esserlo davvero!
36 - DICEMBRE 1994
Lubumbashi (Zaire). Si pranza e si gioca dimenticando per un giorno la strada
e i suoi problemi.
Non sarà piuttosto necessario e
urgente di rieducarli a sentirsi per-
sone normali e quindi degne di vi-
vere i1f seno ad una famiglia? Ma,
ecco appunto il problema di base:
dov ormai la famiglia? anche solo
quella tradizionale africana, che,
mai , nel passato, avrebbe permesso
l'abbandono d'un bambino o ragaz-
zo del suo clan!
Impegni più radicali
Un 'équipe di persone competenti,
ma soprattutto coraggiose e ricche cli
cuore, alla maniera cli Don Bosco:
una comunità educativa intorno a
questi ragazzi , ecco la nostra sh·uttu-
ra salesiana, la piì:1 imp rtante e ne-
cessaria, per un ' azione immediata e
urgente sui giovani e sulle famiglie.
Ma , in verità, essa non basta: gi à
più . Oggi, anche qui in Africa, ma
dappertutto nel mondo , bisogna mi-
rare più in su nella scala socio-poli-
tica. Non si può più circoscrivere la
nostra azione. I salesiani, - la Fami-
glia Salesiana! - ad ogni costo, de-
vono farsi i difensori accaniti dei di-
ritti dell ' infanzia e della gioventù in
tutta l' Africa, dove oggi sono pre-
senti. Mostrarsi "senza pietà" di fron-
te ali ' irresponsabilità socio-politica
e amminish·ativa dei nostri gover-
nanti. Impossibile, ormai , e ingiusto
limitarsi alla sola gestione delle no-
stre opere, pur belle e ammirabili.
Don Bosco non si fermerebbe certa-
mente ad esse! Ne farebbe invece
delle basi di "lotta" per la giustizia
in favore della gioventù più povera e
abbandonata, coinvolgendo più per-
sone che si può.
I nostri "meriti" nel campo dell'e-
ducazione, in generale, e della scuo-
la, in particolare, meriti che ci sono
facilmente riconosciuti qui in Afri-
ca, devono servirci per ottenere, da
chi ne ha il potere; un impegno mol-
to più serio ed efficace verso i gio-
vani , cominciando dai " ragazzi a ri-
schio", i piccoli " re della strada",
vittime dell ' incoscienza criminale e
irresponsabile degli adulti .
Non è forse questa una delle pri-
me battaglie da affrontare e vincere,
con l' aiuto di Dio, attraverso la no-
stra " Missione Salesiana" in Africa?
Ma quanti sono a rendersi conto
che questo è in realtà il problema
più grave e urgente, oggi , nel Terzo
Mondo, dopo quello della fame?
Mario Valente
lspe11ore Afri ca Centrale

4.7 Page 37

▲back to top
□~~-----~-----------------------------
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
AVVERTO LA
GIOIA DI
RINGRAZIARE
amico e protettore, generoso
educatore dei giovani, devo que·
sta mia grazia. Attilio, che si era
recato in Brasile per condividere
la vita missionaria dei suoi figli
ed era morto a Campogrande il
18 dicembre 1972, nel 22mo
anniversario della sua morte,
aveva lasciato, per un istante il
Paradiso per scendere sulla Mi·
!ano-Varese all'altezza del ca·
sello di Legnano, per salvare me
e gli altri passeggeri da una orri-
bile catastrofe.
Don Giorgio Zanardini
Vicario ispettoriale del/'lspettoria
Lombarda Emiliana
Nel luglio '93 è venuta alla luce
la mia piccola secoAdogenita
Serena Domenica. Avevo chie-
AVEVA I POLMONI
sto a san Domenico Savio di
intercedere perché il parto si
POCO SVILUPPATI
concludesse felicemente. Infatti .
le mie condizioni di salute non Dopo aver avuto un bambino ,
erano buone , essendo stata sol· abbiamo tanto desiderato averne
toposta a delicati interventi chi· un altro . Due volte sono stata
rurgici al cuore. Il parto ha avuto incinta e in tutti e due i casi non
un esito felice ed io avverto la sono riuscita a portare in porto la
gioia di ringraziare il Santo per gravidanza. Seguendo il consi·
la grazia concessami.
glio di un Salesiano , ci siamo
lenna Giuseppina, Palermo
rivolti a san Domenico Savio e
abbiamo fatto varie novene. lo
poi ho portato al collo il suo abiti·
no. Entrata di nuovo in stato di
HA LASCIATO
IL PARADISO
gravidanza, si sono manifestati
all'inizio gli stessi problemi delle
volte precedenti ma questa volta
PER ME
con l'intercessione di Domenico
Savio tutte le difficoltà sono state
Sabato 18 dicembre 1993 mi
recavo a Brenno Useria (VA)
per benedire le nozze di carissi-
mi amici. Percorrevo l'autostra·
da Milano-Laghi. La giornata
era fredda, ricca di sole ; il fondo
stradale asciutto, affidabile. Il
traffico era intenso, ma ordinato.
Le nove. Mi trovavo nella corsia
di sorpasso, quando davanti a
me un 'automobile si bloccava
improvvisamente. Per evitare il
tamponamento , a mia volta ,
superate. Infatti la nostra figlia è
venuta al mondo con sei settima·
ne di anticipo ed aveva i polmoni
insufficientemente sviluppati. Di
nuovo ci siamo rivolti a Dome·
nico Savio e con noi tutta la
comunità parrocchiale. Dopo tre
settimane la neonata era già in
buona salute. Nel battesimo ha
ricevuto i nomi di Chiara Dome•
nica Maria. Ringraziamo Do -
menico Savio e ci impegnamo a
diffondere la sua devozione.
sono stato costretto ad una Ire·
Hana Ladislaw Svobodovi,
nata brusca e decisa. Non ho
Praga
più tenuto la vettura. Dopo alcu·
ni attimi di sbandamento, la mia
Fiat Uno urtava il guard-rail di
cemento e veniva respinta. Al·
DIVULGHEREMO
traversando le altre corsie, con
un ampio arco, si fermava nella
corsia di emergenza con il muso
SEMPRE IL SUO
NOME
rivolto nell'opposto senso di
marcia.
Dopo ave r perso il mio primo
Davanti a me stavano le altre bambino, ho ricominciato a pro·
macchine, ferme come a un par· vare speranza appena mi son
cheggio. Nel mio slalom impazzi• accorta di essere in attesa di un
lo non avevo coinvolto nessun altro figlio . Ma purtroppo nel
altro mezzo. Miracoloso! Sono corso di un'ecografia riscontraro-
sceso dal mio posto di guida no nel bambino una cisti al cer-
senza un graffio, senza una "bot• vello e mi dissero che questa
la". Al carissimo Attilio Giordani grave anomalia, se maligna, sa·
rebbe stata letale per il nascituro.
Fui sottoposta ad un esame per
accertarlo , un esame già di per
rischioso . Mi son recata a To·
rino per affidarmi a san Dome-
nico Savio. Da allora ho sempre
indossato il suo abitino . Final·
mente arrivò la telefonata che ci
comunicava che tutto era negati·
vo e che il bimbo stava bene.
Per noi questa è una grande gra·
zia. Torneremo a Torino per rin·
graziare Domenico Savio e divul·
gheremo sempre il suo nome.
Cristina e Walter Fenoglio,
Bagnolo P. (CN)
UNA DIAGNOSI
PROBLEMATICA
Recentemente un mio nipotino
accusava vari disturbi che né i
medici interpellati , né le vari e
analisi fatte riuscivano a diagno·
sticare. Con la fiducia di sempre
mi sono raccomandato a Mam-
ma Margherita e in poco tempo
il bambino si è ristabilito senza
alcuna conseguenza.
M.Z. Trofarello (TO)
CHE LA DIAGNOSI
POSSA ESSER
SBAGLIATA
Sono un medico, specialista in
pediatria, igiene, malattie infetti·
ve e dermatologia nonché do·
cente universitario. Nel giro di
alcuni mesi sul mio corpo son
comparse molte macchie color
grigio. Per un po' di tempo non vi
prestai attenzione . In seguito ,
dietro insistenza di mia moglie
mi sono rivolto ad un esperto
dermatologo, un mio collega di·
rettore di cattedra in una univer-
sità statale . Dopo un prelievo
bioptico arriva, come una doccia
fredda, la diagnosi di una grave
malattia infiammatoria della cute
a etiologia sconosciuta con tre•
quente interessamento dell 'ap·
parato respiratorio e osseo e pro-
gnosi non sempre fausta. Altri
vari colleghi consultati , l'uno a
insaputa dell'altro, hanno dato la
stessa diagnosi. Indeciso sul. da
farsi , mi venne l'idea, come exal·
lievo salesiano , di rivolgermi a
Don Bosco e chiedergli la gra-
zia che tutti i colleghi si fossero
sbagliati : richiesta che io feci
davanti all'altare del Santo nella
Basilica di Maria Ausiliatrice a
Torino. E giacché ero a Torino,
mi recai subito da un cattedratico
di dermatologia di quella città. Il
responso diagnostico fu compie·
tamente diverso. Esclusa la
grave patologia di cui ho parlato
e diagnosticata una malattia del
tutto innocua. Per maggior sicu-
rezza interpellai un altro grande
dermatologo, uno statunitense .
Anch 'egli formulò la stessa dia-
gnosi di Torino. Ho solo da rin-
graziare Don Bosco.
Prof. G.I.B., Siena
IL SANTO Ml
APPARVE IN
SOGNO
Ci siamo sposati nell'86 e abbia-
mo tanto desiderato un bambino,
ma questo nostro desiderio era
ostacolato da vari motivi di salu-
te . Col passar degli anni si era
persa ogni speranza. La nostra
dottoressa ci consigliò di affidarci
a cure scientifiche, ma dentro di
noi eravamo molto diffidenti ver-
so questa proposta. Dialogando
con una figlia di Maria Ausi -
·liatrice abbiamo sentito parlare di
san Domenico Savio e del suo
abitino. Me lo procurai e comin-
ciai a porre la mia fiducia in lui.
Fu così che durante una notte
egli mi apparve in sogno e alla
mia supplica rispose con un sor•
riso . Pochi mesi dopo ero in atte-
sa della mia bambina e non so
descrivere la felicità che provai.
Oggi la nostra Clara sta bene e
non finiremo di ringraziare san
Domenico Savio per il dono che
ci ha fatto .
Serafino e Salvatore Terardi,
Agliè (TO)
Per la pubblicazione
11011 si tiene conto delle
le1t ere no n f irma te e
l
senza recapito . Su
j richiesta si potrà omet-
tere l'indicazione del
nome.
DICEMBRE 1994 - 37

4.8 Page 38

▲back to top
"Beatificato" un anno fa, fondò gli Oblati di san Giuseppe.
SERVO DELLA CHIESA
di Paolo Risso
A 17 anni
Giuseppe Marello
uscì dal seminario
ed entrò in crisi.
Diventato prete, si ispirò
a san Francesco di Sales.
S uo padre Vincenzo Marello, na-
tivo di S. Martino Alfieri (Asti),
era emigrato a Torino e commercia-
va in fo1maggi. Il canonico Giusep-
pe Cottolengo stava iniziando la sua
"piccola easa" e Vincenzo gli re-
galò le prime lenzuola per i suoi po-
veri. IJ 26 dicembre 1844, nella sua
casa in via dei Pasticceri (oggi via
Berchet) nacque il primo bambino
e, al battesimo, Io stesso giorno, lo
chiamarono Giuseppe. Tre anni
dopo, nacque Vittorio. Ma nel 1848,
la giovane mamma morì , lasciando
due bambini orfani.
Papà Vincenzo, che a Torino ave-
va pure conosciuto don Cafasso e
Don Bosco, tornò a S. Martino dove
i suoi piccoli trovarono una nuova
famig lia con i nonni paterni. Giu-
seppe Marello cresceva intelligente
e studioso. Amava servire la messa
e passare le sue giornate tra letture e
giochi tranquilli, sempre pronto ad
aprire la porta ai poveri e dar loro
generosamente più che poteva. A 12
anni, andò, con il papà, in pellegri-
naggio al santuario della Madonna
della Misericordia presso Savona.
Tornò a casa, con un grande deside-
rio in cuore: « Voglio farmi prete ».
Sacerdote al Concilio
Il 31 ottobre 1856 entrava in semi-
nario ad Asti: Giuseppe si distinse
subito per lo studio e per lo spirito
di preghiera. I suoi voti erano altissi-
38 - DICEMBRE 1994
mi. Quindicenne, già scriveva cor-
rentemente in prosa e in poesia lati-
na.
Nel 1859, per la 2a guerra d ' indi-
pendenza, il seminario diventò una
case1ma per i soldati e i chierici fu-
rono dispersi. Alcuni, tra cui Giu-
seppe Fagnano, di Rocchetta Tanaro
(Asti), andarono a studiare all'Ora-
torio di don Bosco, a Torino, ed eb-
bero come insegnante il chierico
Giovanni Battista Francesia. Fagna-
no diventerà salesiano, missionario
in Patagohia, prefetto apostolico di

4.9 Page 39

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Amico di Don Bosco, era iscritto tra i cooperatori.
B
E AMICO DEI GIOVANI
quelle terre lontane. Marello, inve-
ce, rimase in Asti, frequentò un an-
no le lezioni, come esterno, presso
la curia vescovile. Dentro gli sorse
un dubbio: « Come servirò il Signo-
re? Prete o laico impegnato nel mon-
do?». I tempi erano difficili e jl gio-
vane diciassettenne andò in crisi:
uscito dal seminario, intraprese a
Torino gli studi da geometra. I suoi
compagni, che studiavano a Valdoc-
co, avevano nostalgia di lui e ne par-
lavano con Don Bosco e con Fran-
cesia: « Purtroppo il più bravo non è
più con noi , speriamo che torni! ».
Nel 1863, Giuseppe Marello stu-
diava a Torino e riusciva bene. Ma
non era contento. Era puro e limpi-
do e Cristo lo affascinava. In dicem-
bre si ammalò gravemente di tifo.
Ebbe un ' illuminazione. Lo disse al
papà: « Semi lasci rientrare in semi-
nario, la Madonna mi guarirà, se no
mi porterà in Paradiso ».
Il giovane guarì e, nel gennaio
1864, rientrò in seminario ad Asti.
Gli studi teologici furono brillantis-
simi. Ma non gli bastavano. Segui-
va i grandi maestri cattolici ciel suo
tempo: Lacordaire, Chateaubriand,
Dupanloup, Balbo e Manzoni, ma-
turando una cultura straordinaria.
Cresceva nell ' intimità con Gesì:1, di-
ventava una cosa sola con lui, sem-
pre più contento di spendere la vita
per amarlo e farlo amare.
In quegli anni, Asti, come tante
altre diocesi, era senza vescovo, a
causa dell 'atteggiamento persecuto-
rio dei governanti. Don Bosco riuscì
a far accettare la nomina di diversi
vescovi, mediando tra il governo e il
papa Pio IX. Grazie anche a Don Bo-
sco, nella primavera ciel 1867, Asti
ebbe il suo vescovo, Carlo Savio.
Il 19 settembre 1868, mons. Savio
ordinava sacerdote Giuseppe ·Marel-
lo e con lui una decina di giovani
preti. Il vescovo tenne don Marello
con sé, come segretario, preparan-
dolo, senza saperlo, .a una grande
missione. L'anno dopo, l'8 dicem-
bre 1869, mons. Savio partì per Ro-
ma, per partecipare al Concilio Vati-
cano I, voluto da Papa Pio IX, e
portò con sé il suo giovane segreta-
rio. Fu un 'esperienza meravigliosa:
il giovane prete avvicinò diverse
volte il papa, incontrò vescovi e car-
dinali di tutta la Chiesa. Uno dei
cardinali, Gioacchino Pecci, arcive-
scovo di Perugia, che alloggiava
con lui al Quirinale, non dimenticò
più don Marello.
Gli oblati di san Giuseppe
Ripreso il lavoro ad Asti, lieto che
il concilio si fosse chiuso con la
proclamazione del dogma dell ' infal-
libilità del papa, don Marello non
volle essere solo un prete di curia.
Pensò ai giovani da istruire e di-
ventò catechista. Diffuse la buona
stampa, in primo luogo le Letture
Cattoliche, promosse da Don Bo-
sco, tra i confratelli preti perché le
portassero a giovani e adu lti. Si de-
dicò con passione al ministero delle
confessioni e alla direzione spiritua-
le dei giovani e dei sacerdoti.
Intanto con il vescovo visitava tut-
te le parrocchie della diocesi, sco-
prendo le necessità dei parroci e
delle popolazioni, pensando che co-
sa poteva fare per loro. Era mite e
umile. Si ispirava a san Giuseppe
che papa Pio IX aveva proclamato
patrono della Chiesa universale.
Vide che, dopo le soppressioni di
Napoleone, ali' inizio del secolo, e
più ancora dopo le leggi del I854-
55, gran parte degli istituti religiosi
Asti. La chiesa romanico-gotica di san Secondo e il municipio.
DICEMBRE 1994 39

4.10 Page 40

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erano stati aboliti. In Asti erano state
chiuse 35 case religiose. La vita rei i- ·
giosa, soprattutto per gli uomini, era
diventata quasi impossibile.
Don Marello sapeva che padre
Lacordaire aveva restaurato l'Ordi-
ne Domenicano in Francia. Vedeva
con i suoi occhi che nella vicina To-
rino nuovi fondatori, come Don
Bosco e don Murialdo, stavano fa-
cendo nascere nuove famiglie reli-
giose. Si propose di "agevolare in
Asti la vita consacrata" ed attese
che Dio lo illuminasse. Il 14 marzo
1878, nell'Opera Michelerio, dove
tanti ragazzi orfani o poveri , impa-
ravano un mestiere e si preparavano
alla vita con l'educazione cristiana,
don Giuseppe Marello con quattro
giovani diede vita alla "Compagnia
di san Giuseppe". All'inizio furono
"fratelli laici" che dovevano prepa-
rarsi a diventare buoni catechisti e
collaboratori dei parroci. Ma Dio
presto gli cambiò le carte in tavola,
mandandogli giovani, co1ne Gio-
vanni Cortona e Giorgio Medico,
orientati verso il sacerdozio.
cava a Torino. Gli lasciava offerte
per la sua opera, ne godeva la paro-
la calda, suadente. Ma ora còmin-
ciava a studiare quanto aveva fatto
il prete dei giovani per far nascere
la sua congregazione.
Si racconta che don Bosco, già
carico di anni e noto nel mondo, si
incontrava con il giovane don Ma-
rello al s.antuario della Madonnina
di Villanova d'Asti. Quel che si dis-
sero i due santi, solo Dio lo sa. È
certo che Don Bosco, il 15 maggio
1881, iscrisse, di suo pugno, don
Marello tra i cooperatori salesiani.
Nel 1884, don Marello, diventato
canonico della cattedrale, cancellie-
re della curia, direttore spirituale in
seminario, condusse i suoi "Fratelli"
nel monastero di S. Chiara, da lui ri-
scattato, che diventò la casa-madre
della sua congregazione. Ora i suoi
si chiamavano gli Oblati di san Giu-
seppe e avevano un solo progetto:
"sull ' esempio di san Giuseppe, cu-
rare gli interessi di Gesù, dire al
mondo una sola parola, l'unica che
disse san Giuseppe: Gesù solo!".
L'incontro con Don Bosco
Un nuovo Francesco di Sales
Fu quello il tempo in cui si avvi-
cinò ancora di più a Don Bosco, che
era già solito visitare quando si re-
40 - DICEMBRE 1994
Il 23 novembre 1888, Papa Leone
XIII elesse don Giuseppe Marello a
vescovo di Acqui . Ordinato vesco-
vo a Roma il 17 febbraio 1889, il 16
giugno faceva ingresso in Acqui.
Nel suo ministero episcopale, si
ispirò a san Francesco di Sales (ave-
va comprato la sua biografia al-
i' Oratorio di Valdocco, prima di far
l'ingresso in diocesi), visitando le
parrocchie anche le più sperdute, cer-
cando i piccoli e i poveri con amore
di predilezione, illuminando i pro-
blemi dell ' ora con lettere pastorali
stupende che chiamavano i cattolici
ad un forte impegno nell 'evangeliz-
zazione e nell'azione sociale.
Don Rua, primo successore di Don
Bosco, lo chiamò diverse volte a ce-
lebrare per la Famiglia Salesiana. Il
Bollettino Salesiano diede pattico-
lare risalto alla messa pontificale
che monsignor Marello celebrò il 24
maggio 1889 e, di nuovo, il 12 di-
cembre 1891 , nella basilica di Maria
Ausiliatrice, rispettivamente per la
festa della Madonna e per la parten-
za di un gruppo di missionari sale-
siani.
Un giorno andò in· visita al san-
tuario della Madonna delle Grazie a
Nizza Monferrato, dove Don Bosco
e Madre Mazzarello avevano dato
vita alle figlie di Maria Ausiliatrice.
Era presente don Francesia. Monsi-
gnor Marello gli nat-rò la sua storia,
spiegandogli come era stato un suo
allievo mancato nel lontano 1859-
60, quando il seminario era stato
chiuso ad Asti.
Nel maggio 1895, monsignor Ma-
rello si recò a Savona per le feste di
san Filippo Neri. Non stava bene.
Celebrò la messa al santuario della
Madonna della Misericordia, dove
era nata la sua vocazione sacerdota-
le. Fu l' ultima messa. Poi si spense
sereno il 30 maggio 1895.
Quando si iniziò la sua causa di
beatificazione, don Pietro Ricaldo-
ne, rettor maggiore dei salesiani, il
19 ottobre 1942 scrisse nella lette1:a
postulatoria: « Ve lo chiedono i figli
di Don Bosco; al quale il servo di
Dio, monsignor Marello, fu legato
da santo affetto e che scelse a guida
e consigliere prezioso dell'istituto
della sua congregazione e special-
mente nell 'educazione della gio-
ventù". Il 26 settembre 1993, papa
Giovanni Paolo II, in Asti , lo ha
iscritto tra i " beati" .
Paolo Risso

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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POLACEK sac. Jaroslav salesiano t
Prostejov (Rep. Ceca) il 27.07.1994 a '55
anni.
Nel 1957 conobbe il carcere in Cecoslo-
vacchia. Preparandosi di nascosto fu ordina- ·
lo sacerdote in clandestinità dal vescovo
salesiano mons. Stefano Trochta. Nel 1967
fuggì in Italia dove perfezionò gli studi a
Torino-Crocetta e poi a Roma, dove si !au-
re~ al P?nlificio Istituto Orientale. Lavorò per
sei anni a Roma, nella Casa Generalizia.
Dopo la caduta del muro di Berlino volle
partire per Mosca, dove insegnò teologia.
per il Brasile. Pochi anni dopo l'ordinazione-
sacerdotale ricevette l'incarico di dirigere la
casa di formazione di Cuaiba. Nel 1943 fu
nomin~to p~rroco di Sao Gonçalo do Porto,
dove nmarra per 23 anni. La parrocchia era
vasta, e la sua attività non si limitò alla città,
ma _anche agli innumerevoli vi llaggi dei din-
torni . Venne poi nominato parroco di Varzea
Grande (Mato Gross?) , e trascorrerà gli ulti-
mi anni presso l' istituto Cristo Rey .
Venerato da quanti l'hanno conosciuto, fino
ad offrirgli la cittadinanza dello stato del
Malo Grosso, a don Luis Maria è stata
anche intestata la scuola di Varzea·Grande.
FE~ERICI sac. Roberto, salesiano, t
C1v1tanova Marche il 24.2.1994 a 88 anni.
Sempre sereno e disponibile, osservante
della vita religiosa, specie della povertà e
cari\\à, don Federici era faceto e impertur-
babile anche nei momenti difficili. Soleva
ripetere : « Se il Signore vuole così , perché
dobbiamo turbarci? Siamo umili, accettia-
mo tutto quello che il Signore vorrà darci! ».
La sua fu una vita semplice, modesta ma
ricca di virtù . Fu stimato e amato da 'tanti
exallievi e amici.
ZUCCARO dott. Giuseppe, cooperatore,
t Milano il 03.10.1993 a 92 anni.
Amico, conterraneo e coetaneo di don Luigi
Ricceri , era fiero di appartenere alla Fa-
miglia Salesiana, che seguiva con amore e
con il sostegno alle sue opere. Trascorse
l'ultima parte della sua vita nella sofferen-
za, sempre sostenuto dalla preghiera.
CECCHETTO suor Teresa, figlia di Maria
Ausiliatrice, t Cerate Brianza (Milano) il
01 .04.1994 a 83 anni.
LADETTO sac. Pietro, salesiano t Torino
il9.11 .1993a73anni.
'
Nacque a Ron~hi _di C!gliano (Vercelli) . A
15 ann! partl mIssIonano per la Colombia,
dove divenne salesiano nel 1937 e sacer-
dote nel 1947. Per 9 anni fu insegnante e
an~mato_re nel colleg!o Cristobal di Guaya-
qu1I, p_oI per 18 anni fu direttore, prima ~I
collegio card . Spellman e poi al collegio
Don Bosco. Qui dimostrò tutte le sue doti di
responsabile saggio e prudente, di anima-
tore dinamico e moderno, di realizzatore di
?pere che ~urano nel tempo. Lavorò quindi
In parrocchia a Quito. Dal 1988 si trasferì
alla Casa Madre di Torino-Valdocco dove
diede a tutti esempio di vera salesian{tà.
BIANCO sac. Dario, salesiano t Marog-
gia (Svizzera) il 2.12.1993 a 68 a~ni.
C~i lo ha conosciuto lo ricorda allegro, dina-
mico, quasi scanzonato. Ha conservato per
tutta la vita un cuore giovane, amante dei
giovani per i quali si donava senza rispar-
mIars1. Direttore a Trino , Vercelli Ales-
san?ria, Nizza e ultimamente a Maroggia, fu
or!gInale nelle iniziative, quasi audace, otti-
mista! tenace. Lavoratore instancabile, uo-
mo d1. concretezza, stimolava e incoraggia-
va all'intraprendenza. Tutti gli volevano be-
ne, perché aveva un cuore buono.
GHISONI sac. Luis Maria, salesiano t
Cuiaba (Brasile) il 24.4.1993 a 86 anni. '
Nato _a_ ~o_de-nzano (Piacenza) . Dopo gli
studi 1niz1ah a Ivrea (Torino) , a 20 anni partì
Passò tutta la vita ad assistere le suore
ammalate, come infermiera intelligente,
paziente e premurosa. Consumata da un
male inguaribile , ebbe parole di grazie :
« Nell'Istituto mi sono sentita circondata di
bontà e di comprensione ».
VIRGIL! suor Carolina, figlia di Maria Au-
siliatrice, t Roma il 15.04.1994 a 94 anni.
Poco mancava al traguardo dei 75 ·anni di
vita religiosa, quando il Signore è venuto a
prenderla. Per tutte le suore dell'ispettoria
romana suor Carolina era la "signora mae-
stra", cioè colei che per generazioni aveva
avviato le novizie alla scelta radicale nel-
l'Istituto. Ha quasi sempre ricoperto cari-
che importanti, ma sempre ha saputo crea-
re uno spirito di famiglia cordiale e gioioso.
Anche nei lunghi anni del suo declino ha
seminato serenità.
MANZONI suor Giuditta, figlia di Maria
Ausiliatrice, t Roma-Casa Generalizia il
05-05-1994 a 70 anni.
È vissuta sempre al centro dell ' Istituto ,
prima a Torino e poi a Roma. Nella tipogra-
fia interna, per oltre 40 anni, ha fatto giun-
gere al mondo milioni di parole scritte sulla
linotype, con molto amore. Il tempo libero,
tra sabato e domenica, lo ha sempre dedi-
cato ai più poveri in oratori di periferia o in
situazioni problematiche . Ha amato la
Chiesa con radicalità servendo "il volto di
Cristo" così come le arrivava, sulla strada.
Una breve malattia l'ha ·spogliata di tutto,
preparandola velocemente per il cielo.
'r
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 i1. 959 , e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1- I924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
« . .. lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
·Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire... , (oppure)
l'immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dall 'Ente, e
particolmmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indi cati:
« . .. annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure/' Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
DICEMBRE 1994 - 41

5.2 Page 42

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Brevi
da Valdocco
D Ne ll a soli ta, g 101osa corni ce
giovanile, in un a basilica di Ma-
ri a Ausiliatrice gremita fino a l-
i'i nve ros imile, 25 g iovani con-
fratelli delle ispettorie del nord
Italia, 1'8 settembre hanno fatto
la prima professione religiosa
nelle mani del rettor maggiore
don Egidio Viganò. Si rinnova
ogni anno, nel tempio costruito
eia san Giovanni Bosco il dono
della "nascita" all a v ita re ligiosa
cli tanti giovan i generosi. Il posto
lasciato libero in noviziato è sta-
to occupato nello stesso giorno
da 30 giovani che han no iniziato
il cammino formativo a Monte
Oliveto (Pinerolo).
O Testimonianze, preghiera e
una suggestiva fiaccolata dei
giovani dell'Harambée per le
vie in cu i ha svolto la sua missio-
ne Don Bosco, hanno accompa-
gnato i g iorni di permanenza a lla
casa- madre di 19 sa les iani che,
con 3 figlie di Maria Ausiliatrice
e alcuni giovani volontari hanno
ricevuto il croc ifisso e il manda-
to mi ss ionario. La sole nne con-
celebrazione eucaristica presie-
duta dal delegato del rettor mag-
giore, don Giovanni Fedrigotti,
ha avuto un momento di grande
commozione quando è stata con-
seg11ata la croce del missionario
alla memoria di don Luca
Maschio, morto tragicamente in
Kenia.
O Ancora vivi sono gli echi
positivi che ha provocato a Yal-
docco il sogg iorno dei giovai1i
spagnoli del Campo-Bosco (3 1
luglio-7 agosto). I giovani ani-
matori della Spagna e del Porto-
gallo, s i sono confrontati con la
realtà salesiana e con il carisma
di Don Bosco vedendo e pregan-
do nei luog hi più cari ai salesia-
ni. li tema "Tu vida compromete
nuestra vida" ha fatto da motivo
ispiratore per i giorni della rifles-
sione ne ll a casa di Don Bosco.
42 - DICEMBRE 1994
BORSE DI sruD1O PER GIOVANI M1ss1ONAR1
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Venezuela, Misiones Mavaca Puerto Ayacucho.
Il salesiano Juan Finkers tra gli Yanomami.
S. Domenico Savio, per la nasci-
la del nipotino, a c ura di N.N .. L.
1.000.000
Maria SS. Ausiliatrice, a cura cli
De Marchi Bruno. L. 1.000.000
S. Domenico Savio e Beata Lau-
ra Vicuiia , a cura cli De Marchi
Bruno. L. 1.000.000
S. Giovanni Bosco, a cura cli De
Marchi Bruno. L. 1.000.000
Beato Filit>PO Rinaldi , a cura di
De Marchi Bruno. L. 1.000.000
S. Maria D. Mazzarello, a cura
cli De Marchi Bruno. L. 1.000.000
SS. Cuori di Gesù e Maria, Santi
Salesiani, in suffragio cli Piero e
Alba Cariboni, a cura di Cariboni
Fausto e Maria. L. 1.000.000
SS. Cuori di Gesù e Maria, San-
ti Salesiani, in suffragio dei de-
funti Famiglia Cariboni, a cura di
Fausto e Maria Elena Cariboni. L.
1.000.000
Maria Ausiliatrice, protegg imi
sempre, a cura cli Pellegrino Ga-
ris Maria. L. 900.000
S. Domenico Savio, in suffrag io
di Lino D'Antonio e invocando
protezione per il figlio, a cura di
Alemanni Piera. L. 600.000
In suffragio dei genitori , a cura di
BG-BT-BC. L. 500.000
Maria Ausiliatrice e S. Dome-
nico Savio, a cura di N.N.-lM . L.
500.000
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Don Rinaldi, a cura cli Signorelli
Dolores. L. 500.000
Maria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco , in memoria e suffragio
cli mio marito Bruno, a cura cli
De Marco Fulvia. L. 500.000
SS. Cuori di Gesù e Maria,
Santi Salesiani, in suffragio de-
funti Famiglia Gatti A., a cura di
Cariboni Fausto e Maria Elena.
L. 500.000
SS. Cuori di Gesù e Maria,
Santi Salesiani, in suffragio de-
funti Famiglia Cugnasca, a cura
cli Cariboni Fausto e M. Elena. L.
500.000
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a cura cli Terrazzani Anna.
L. 320.000
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per ringraziamento e protezione,
a cura cli Pollo Franca. L. 300.000
S. Domenico Savio, per grazia
ricevuta, a cura di -Rino e Cateri-
na Beorchia. L. 300.000
Mamma Margherita e Don
Giuseppe Quadrio, per ringra-
ziamento, a cura cli Accarcli Cate-
rina. L. 300.000
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in suffragio dei miei genitori
e fratelli Don Giuseppe e Vin-
cenzo, a cura cli De Vivo Lucia.
L. 300.000
Don Bosco e Domenico Savio, a
cura cli Camilotto Maria. L.
211.200
S. Cuore cli Gesù, Maria Ausi-
liatrice, Santi Salesiani , invo-
cando benedizione, protezione,
aiuto per la famig lia, a cura di
Musuraca Flora. L. 200.000
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, per grazia ricevuta, a cura
di Alifred i Edoardo. L. 200.000
Cuore Immacolato e Addolora-
to di Maria , ti consacro Anna
e la sua fam iglia, a c ura cli N.N.
L. 200.000
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani , invocando protezione, a
cura cli Ariane Roberta e Mario.
L. 200.000
Gesù Sacramentato, Maria Au-
siliatrice, Don Bosco, in memo-
ria e suffragio cli mia madre Raf-
faela Gigliola, a cura cli Calia Dr.
Michele. L. 200.000
Cuore Immacolato e Addolorato
di Maria , ti consacro la nostra fa-
miglia, a cura di N.N. L. 150.000
In suffragio dei miei defunti, a
cura cli Ferreri Graziella. L.
150.000
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in ·suffrag io di Zoicle Salvatore. L.
130.000
S. Cuore di Gesù, Maria Ausi-
liatrice, Don Bosco, per grazia
ri cev uta, a cura cli Spagnoli Al-
berto. L. 130.000
Papa Albino Luciani, invocando
protezione per la sa lute ciel no-
stro Vescovo, a cura cli Piccaluga
Pie ra . L. 120.000
Borse missionarie da
l 100 000
Maria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco, in suffragio dei· mi ei
defunti, a cura cli Clemente Neri-
na. - Maria Ausiliatrice e S.
Giovanni Bosco, per grazia rice-
vuta, a cura cli Sanna Rosa. -
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani, ringraziando e implorando
protezione, a cura d i Parlani Gior-
gina. - Maria Ausiliatrice e S.
Giovanni Bosco, in ringrazia-
mento per grazia ricevuta, a cura
di Marchi Lina. - ln suffragio dei
miei gen itori Gaetano e Carolina,
a cura di To1aro Raffaele. - S.
Cuore di Gesù e Maria Ausi-
liatrice, ringraziando e invocando
protezione, a cura cli N.N. , Do-
gli ani. - Maria Ausiliatrice e S.
Giovanni Bosco, per grazia rice-
vuta, a cura di Zanello Gianluca.
- Maria Ausiliatrice, a cura cli
F.P. - Maria Ausiliatrice e Sr.
Teresa Valsé, a cura di A.M. -
Don Bosco, a cura cli Ferrero
Rosa Maria. - In suffragio di
Diofebi Elvira, ex alli eva e coo-
peratrice salesiana, a cura cli Pia-
centini Franco. - Don Bosco e
M. Mazzarello, illuminate le no-
~tre menti e pregate per noi, a
cura di N.N. Exallieva.

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Nome: Josef Keler
Nato a: Mitterdorf (Austria) 55 an-
ni fa
Attività: ispettore salesiano a Vien-
na da 10 anni
Altre notizie utili: laureato in peda-
gogia
Come si presentano giovani
austriaci ?
Come gli altri giovani occiden-
tali , piuttosto simili ai tedeschi .
Ma sono sensibili ai problemi del-
l'Europa dell 'Est, a quelli della
ex-Jugoslavia. Del resto un gran
numero di giovani profughi sono
stati accolti nelle nostre famiglie
e i salesiani li hanno aiutati a tro-
vare alloggio e lavoro, o a conti-
nuare gli studi . Due terzi dei gio-
vani dei nostri oratori sono stra-
nieri .
l 'apertura verso l'Est è una
tradizione per l'Austria.. .
È vero. Anche durante gli anni
della cortina di ferro abbiamo
mantenuto contatti di vario tipo
co n l'Est. Oggi nella nostra Don
Bosco-Haus di Vienna abbi amo
incontri per gli uni e per gli altri.
Una volta all 'anno organizz iamo
un grande meeting al quale pren-
dono parte giovani della Romania,
Ungheria, Repubblica Ceca, Slo-
vacchia, ecc.
Vienna ha i problemi t1jJici del-
le grandi capitali?
Non dire i, è un a c ittà tranquilla.
Attualmente il più grosso probl e-
ma è quell o della inv asione degli
stran ieri , e la conseguente impen-
nata della microcriminalità. Gli
stranieri stanno diventando dav-
vero molto numerosi. Ci sono
zone in cui sono quasi la metà
degli abitanti del posto.
Quanti sono i salesiani in Au-
stria ?
Sono 136 in 18 opere. L'età me-
dia è di 53 anni. Abbiamo 28 par-
rocchie e una sola scuola, un gin-
nasio-liceo. Accanto alle più gran-
di pairncchie vi sono pensionati e
centri giovanili. Ci prendiamo cu-
ra dei militari, dei giovani carcera-
ti, degli scout, degli sportivi ...
Don Bosco-Haus è l'opera tipi-
ca: è la casa dei giovani, per in-
contri di vario tipo. È gestita in-
sieme da salesiani, figli e di Maria
Ausiliatrice e dai laici della Fa-
migli a Salesiana. È davvero un
esperimento riu sc ito di collabora-
zione e di com unione.
Avete f atto qualche gemellag-
gio missionario?
Abbiamo dieci mi ss ionari , in
Africa e altrove, che segu iamo e
sosteniamo nelle loro iniziative.
Ogni anno la nostra solidarietà si
aggira sui 300 mil a dollari.
Thomas Klestil, attuale presi-
dente cieli'Austria, è un vostro
exallievo ...
Sì, ed è molto legato a noi sin
da giovan issimo.
E lei, come ha conosciuto i sa-
les ia ni ?
Sono dello stesso paese di don
Kothgasser, professore a Bene-
diktbeuern. È lui che ha convinto
me e un mio amico a farci sale-
siani come lui.
D
Focus - - - - - ,
TU, PICCOLO
PRINCIPE ...
Picco lo mio,
ri chi amo così perché così mi se i ap-
parso in una mattina assolata, dinanzi
all a stazione Tem1ini di Roma, capi-
tale d 'Italia. Quando leggerai queste
righe, se mai le leggerai fra vent 'anni ,
tu sarai di sperso in qi;alche bidonville
o in qualche sordido angiporto di me-
galopo li o magari sarai in galera ad
aspettare la sentenza per qualche luri-
do crimine che avra i commesso; e io
sarò un vecchi q_ccio grasso, o forse
non ci s,u"à più.
T'ho visto qualche giorno fa , a Ter-
mini . Eri sporco, lacero, moccicoso e
impauri to. Piangev i e url avi da strap-
pare il cuore fra le braccia di tua
madre, una ragazzina che avrà avuto
sì e no quattordici anni più di te; e tu
ne avev i due.
Di dove veni vate, tu e la bambina
che ti aveva in bracc io, non lo so.
Alban ia, fo rse? Oppure Montenegro ,
o Bosnia?
P iangevi disperato, irrefrenabile; pian-
gev i cli paura. E addosso a te, incu-
rante dell o spavento che t' incuteva,
un rispettabile signore grande e gros-
so minacciava tua madre, la spintona-
va, la scuoteva per le spall e, le misu-
rava il pugno chiuso sotto il mento;
un ri spetlabil e signoie che la ragazzi-
na aveva cercato cli borsegg iare o che
comunque rite neva di essere stato
quas i borsegg iato.
Il gentil e signore era davvero indi -
gnato, e gridava d i od iare i ladri ; e la
gente scanto nava, cambia va marc ia-
piede e magari si fe rmava a osserva-
re a d istanza.
Si dà il fo rtunato caso che io sia sì
professore, ma abb ia il physique du
raie del cami oni sta. Non ho dov uto
quindi neppur sfo rzarmi troppo per
calmare il civil e e ne rg umeno e con-
vincerl o a mo ll ar la presa.
Po i, però, non ti ho quasi neppure
guardato. Era tardi , e al mini stero mi
aspettavano. Ho messo mill e lire in
mano a tua madre e le ho detto di fi -
la re.
È così che, giorno dietro giorno, ti
and iam o condannando a quel che
forse diventerai fra non più d i
vent 'anni : un ragazzo vio le nto, un
perico lo pubblico di sposto a restitui-
re all a soc ie tà, e con g li in teress i, il
male c he e sa ti ha fatto.
Pe rc hé noi cri stiani non abbi amo sa-
puto riconoscerti , mio pi cco lo Prin-
cipe, quando elemos inavi alla sta-
zione Termini di Roma in braccio a
tua madre.
(Franco Cardini )
DICEMBRE 1994 - 43

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TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
(0
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corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
Collana CICLI PITTORICI E MUSIVI
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all'arte sul piano dei significati. Da questi
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