Bollettino_Salesiano_198411


Bollettino_Salesiano_198411

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IL BOUETTINO SALESIANO
Rivista della Famlglla Saleslana
Fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
aufndicinale di informazione e cultura religiosa
edilo dalla Congregazione Salesiana di
San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 111 1 - Casella post. 9092 -
00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/69.31.341.
Conto corr. poal n. 46.20.02 Intestato a Dire-
zione Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bon-
gloannl - Carlo Borgetti - Gaetano Nanetti - Lu-
ciano Panfilo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-
raro - Saverio Stagnoli.
Collaboratorl: Nino Barraco - Elia Ferrante -
Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco - Angelo
Paoluzl - Francesca Tlziani - Domenico Volpi.
Archivio: Guido Cantoni
Diffusione: Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione:
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa.: Officine Grafiche SEI - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del
16.2.1949
4 BREVISSIME
11 VITA ECCLESIALE
IL BOUETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il primo di ogni mese (undici numeri, eccet-
*to agosto) per la Famiglia Salesiana.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione Invita a mandare
notizia a foto riguardanti la Famiglia Salesiana,
e s'impegna a pubblicarle secondo il loro inte-
resse generale e la disponibilità d i spazio.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Na-
zionale Cooperatori (Panfilo, Ainaldinl) - Via
Marsala 42 - 00185 Roma - Tel. {06) 49.50.185.
22
14 VITA SALESIANA
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e
20 lingue diverse (tiratura annua oltre 1O milio-
ni di copie) In: Antllle (a Santo Domingo) - Ar-
gentina - Australla - Austria - Belglo (In fiam-
mingo) - Bollvla - Braslle - Canada - çenlrQ
America (a San Salvador) - Cile - BS Cinese (a
Hong Kong) - Colombla - Ecuador - Flllpplne -
Francia - Germania - Giappone - Gran Breta-
gna - India (in inglese, malayalam, tamil e te-
lug'u) - Irlanda - !talla - Jugoslavla (in croato e
In sloveno) - Korea del Sud - BS Lituano (edito
a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Paraguay
- Peru - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati
Uniti - Sudafrica - Thailandia - Uruguay - V•
nezuela - Zaire
35
26 PROGETTO AFRICA
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco ai com-
ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-
stenitori delle sue Opere.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nei limiti del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indi-
rizzo vecchio.
29 PROTAGONISTI
RUBRICHE
2 BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO-
1!184
1 LUGLIO 1984
ANN 0 108-NUMEA011
«Vivere da cristiani per servire da cristiani•. La
Chiesa italiana ha iniziato la preparazione del suo
secondo convegno ecclesiale nazionale. Come
« Evangelizzazione e promozione umana"· il con-
vegno «Riconciliazione cristiana e comunità degli
uomini » sarà una tappa coinvolgente per tutti. BS
inizia una serie di articoli affidati alla penna di Sil-
vano Stracca.
Cambiare vita per aprire Il circuito della solldarle-
tà. La Caritas italiana intensifica sempre il suo im-
pegno per il Terzo mondo ed i poveri. Mons. Gio-
vanni Nervo ne illustra l'attività ed i problemi in
una intervista a Gaetano Nanetti.
Quasi un diario. Il 22° Capitolo Generale si è ormai
concluso. BS presenta un'ampia cronaca a cura
del suo direttore Giuseppe Costa.
Teatro è bello parola di Turi. Che fine ha fatto il
teatro salesiano? Chi sono i suoi illustri «ex»?
Quali le prospettive? A questi interrogativi sin da
questo numero intende rispondere il BS con l'o-
biettivo d'incoraggiare una ripresa. In questo ar-
ticolo gli attori Turi Ferro e Tuccio Musumeci rie-
vocano la loro esperienza.
Giovani In Africa una vita dlfflclle ma aperta alla
speranza. Don Pietro Gavioli in una conversazione
con la nostra redazione fa il punto sulla pastorale
giovanile africana.
Divenne suor Maria del poveri. La storia di suor
Maria Romero Menezes è singolare. Ne traccia un
profilo Domenica Grassiano.
Scriveteci, 3 - La lettera di Nino Barraco, 7 - Pigy di
Del Vaglio, 6 - Qualche tempo fa..., 9 - I nostri santi,
34 - I nostri morti, 38 - Solidarietà, 39.

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Una ricorrenza che ml ha commosso
Ho letto con viva commozione che
quest'anno è Il 50° della canonizzazione
di Don Bosco ma non ho scritto subito a
causa di un'operazione ad un occhio
Allora lo frequentavo l'Istituto magistra-
le «Nicolò Tommaseo», ottima e seria
scuola statale di Venezia, mia città, ed 11
preside mandò la segretaria con due
alunne delle classi superiori (una ero lo)
a presenziare ad una solenne meravi-
gliosa Messa celebrata nella Chiesa di S.
Salvador, bella chiesa nel cuore della
città. I miei genitori avevano devozione
per Don Bosco, ne avevano letto la vita e
qualche opera e mandavano ogni anno
una piccola offerta per le sue opere.
Quando in seguito mi sono laureata e mi
sono dedicata all'insegnamento mamma
pregava Don Bosco perché facessi del
bene ai miei alunni come lui. È perciò
che tale ricorrenza ml ha tanto commos-
so. Ripenso con penoso rimpianto alla
buona educazione che allora veniva im-
partita nelle nostre scuole statali basate
su principi religiosi, che erano poi quelli
delle nostre famiglie, come pure su va-
lori clviii e morall da tutti pacificamente
condivisi. che formavano i giovani senza
difficoltà per un dignitoso comportamen-
to nella vita civile e sociale. Ora sono in
pensione ma non sono centenaria, ho 67
anni, dunque potrei essere ancora in
servizio, e ne ho visto dei cambiamenti .
G.-ammatlco Maria - Venezia
In quel momenti c'ero anch'Io
Scrivo sull'onda dell'entusiasmo dal-
l'aver visto al telegiornale l'Inaugurazio-
ne del santuario a Don Bosco a Castel-
nuovo d'Asti. In quella triste e lugubre
sera, sempre ansiosi se la cerimonia
avesse avuto termine (c'era l'a.llarme
spessissimo che interrompeva I nostri
sonni, Il nostro lavoro o studio), ricordo
le pacate parole e la solenne promessa
dell'allora Rettor Maggiore don Rical-
done di far costruire un santuario ai Bec-
chi Ricordo con Ziggiottl, don Candela,
don Berruti, don Toigo che era il mio di-
rettore... Però sono trascorsi 42 anni!
Sono sincero: andai al Santuario nel
1974, allora era in costruzione, visitai la
grande tipografia, la casetta natale di
Don Bosco, visitai tutto ciò che mi era
stato detto e raccontato da don Rufflllo
Uguccloni nelle sue splendide serate tea-
trali in qual teatrino che fu di Don Bosco
e nel quale ricordo la commemorazione
nel 1941 del centenario della casa Pinar-
di alla presenza del card. Maurilio Fos-
sati, le •adesioni• lette dall'ammirato
radiocronista• emulo di Carosio che
era don Guido Favini, rivissi Il dramma
del bombardamento al fondo del grande
cortile dove crollò tutto il caseggiato e
dopo venti giorni ritrovai scavando nelle
macerie li mio materasso ed I miei libri di
scuola... Ricordo la visita dell'allora Prin-
cipe Umberto alla Basilica ed il fotografo
di allora il sig. Lusso mi immortalò men-
tre gli stringevo la mano. Ricordo la par-
tenza delle reliquie di Domenico Savio e
poi, nel maggio 1945 Il grande trionfo del
ritorno con Il cardinale Fossati che pre-
dicava «Dio, Patria, Famiglia•... (ndr: la
Don Bosco -,,•1nd1t:e?
Vero che uno scritto di Don Bosco su San Pietro fu messo all'indice?
Lettera firmata
Risponde don Francesco Motto membro dell'Istituto storico Salesiano:
La notizia che il volumetto di Don Bosco « Il centenario di S. Pietro Aposto-
t lo.... sia stato posto all'Indice è priva di fondamento storico. s1 vero che il li-
bretto, nella edizione del 1867, venne deferito alla S. Congregazione dell'Indice;
it pur vero che Il consultore della S. Congr.. can. Pio Deffcatl, ne chiese /a messa
all'Indice in quanto contenente espressioni non oonformi a/le teologiche dottri-
ne»: ma è altrettanto vero che la S. Congregazione, preso atto delle pertinenti
risposte di Don Bosco a ciascuna delle numerose censure del suddetto consul-
tore, si limitò a notificare a Don Bosco due sole osservazioni: di cui una per altro
in torma non Imperativa. Di che si trattava? In breve. La prima si riferiva alla con-
siderazione circa Il rapporto esistente fra violazione di un comandamento· divino
e fa trasgressione di un articolo di fede. In effetti, le espressioni di Dor, Bosco
prese in se stesse sì prestavano ad essere fraintese e tonte di equivoci. Ma la
mens di Don Bosco era sufficientemente manifesta. Del resto nel .Mese di mag-
gio•, pubbtlcsto 9 anni prima, Don Bosco si era espresso nei medesimi termini
del Centenario di S. Pietro... e nessuno aveva sollevato mai eccezioni di /egit-
timitil teologica al riguardo. La seconda era relativa alla Appendice del teol. Ma-
rengo sul Vfaggìo di S. Pietro a Roma. che Don Bosco introduceva con una
nota circa l'estraneltil del fatto al dogma cattolico ed invece la sua attinenza alla
storia (e quindi argomento di discussione). Don Bosco, esprimendosi senza mez-
zi termini ed In un contesto di apologetica ant1()rotestantica piuttosto semplfce.
intendeva soltanto dire che fa questione stor,ca della venuta di S. Pietro a Roma
era .Fuori della cerchia degfl articoli definiti qual/ punti dogmatici». Il primato di
S. Pietro e dei Romani Pontefici suol successori erano per lui fuori discussione.
Con motta probebllità gli avvenimenti pofit1c1 di quegli anni non erano estranei
alla vicenda: la questione del Papa a Roma diventata un problema sempre più
Insolubile. La breccia di Porta Pia era a soli 3 ann, d1 distanza...
lettera prosegue con ringraziamenti ai
Salesiani per l'educazione Impartita e
con alcune altre considerazioni di carat-
tere educativo).
Ettore Giuseppe Patri - Valdagno
Gentile signor Ettore, fa ringraziamo
per la .puntuale• memoria fattaci per-
venire e per le belle parole usata nei
confronti dagli educatori salesiani.
Quanto al resto La possiamo assicurare
che grazie al Concilio Vaticano Il ed ai
Capitoli Generali ad esso seguiti, I Sa·
lesiani hanno cercato e cercano di ade-
guare ai «segni dei tempi» il toro me-
todo educativo.
E posslbfl~ vtsnare
/'Università sa,.slana?
Ne approfitto per confidarle un mio
desiderio: ml piacerebbe molto poter vi-
sitare l'Università Salesiana vista nella
copertina del •Bollettino• di marzo.
Come potrei farlo? Spero in una sua ri-
sposta nella rubrica «Scriveteci•.
Monica Filippetto - Treviso
A questa come ad altre richieste ri-
guardanti convegni, possibìfl iscrizioni,
borse di studio... rispondiamo che la Se-
greteria dell'Università è ben lieta di
mettersi a disposizione. Ecco pertanto
l'indirizzo: Università Pontificia Salesia-
na, Piazza dell'Ateneo Salesiano, 1 -
00139 Roma - te/. 00/ 8132041.
Omaggio al defunto prolnsore
Sono un exallievo salesiano che fino
ad oggi ha sfogliato distrattamente il
Bollettino•. Oggi soffermandomi sul-
l'ultima pagina ho letto del trapasso di
don Romeo a Catania; fui suo allievo al
Cibali e per la natura della materia (filo-
sofia) a me ostica che lo stesso insegna-
va non era tra i superiori che allora go-
devano della mia simpatia anche se lo
stimavo moltissimo. Dopo il liceo il mio
giudizio su don Romeo maturò. divenne
più «storico• (come diceva lui!) ed oggi
alla notizia della sua morte sento dl do-
vergli molto come sacerdote e come
maestro. Che senso ha chiedere scusa
oggi? Eppure mi viene naturale scusarmi
oggi per l'inesatta valutazione di don Ro-
meo fatta da studente.
Avv. Gaetano Provenzano - Naro (AG)
Caro avvocato, pubblichiamo volen-
tieri fa sua lettera perché cl pare soffusa
di quel sottile, ma forte •ti/o• che lega
ogni exa///evo al mondo salesiano ed a
qualcuno dei suol protagonisti natural-
mente come salesiani e come «lavora-
tori• del Bollettino contiamo su una let-
tura più attenta e critica del nostro gior-
nale.
IMPORTANTE: Non al prendono In con1l-
derazlone le lettere non firmate e senza In-
dirizzo completo del mittente. A richiesta
le firma può ea1ere non pubbllcata. SI rac-
comanda la brevità delle lettere.
BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO-
1984. 3

1.4 Page 4

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KENYA
Un trattore
e qualcosa In più
Dopo la presenza a Sia-
kago i salesiani dell'lspetto-
THAILANDIA
Un catechismo
per gll adulti
Don Francesco Sacco è
un salesiano di Catania da
27 anni in Thailandia. Vali-
dissimo collaboratore di
monsignor Carretto, don
Sacco si preoccupa soprat-
tutto di linguaggio e cateche-
si ed è membro dell'Ufficio
Catechistico Nazionale per
conto del quale lavora alla
redazione dei catechismi na-
zionali. «Presentare la dottri-
na cattolica - egli afferma
- ad una mentalità orientale
e buddista non è facile. Pur-
troppo in Thailandia prende
sempre più piede un buddi-
smo privo di tensioni tra-
scendentali».
Don Sacco ha recente-
mente pubblicato - grazie
anche all'aiuto dei suoi amici
italiani - un catechismo per
gli adulti in tre volumi.
(Nella foto: don Sacco a
Bangkok).
4 BOLLETTINO SAlESJANO 1 LUGLIO-
198•
ria centrale stanno preparan- rio del Rebaudengo a Torino
do una scuola professionale come «Nonna Croce» ha la-
a Embu nella provincia orien- sciato in Italia figli e nipoti e
tale del Kenya, un territorio si è trasferita in Kenya diven-
vasto, particolarmente de- tando la Mamma Margheri-
presso e molto abitato. L'im- ta» dei Salesiani e dei ragaz-
pegno dei missionari è soste- zi di Embu. SI occupa della
nuto generosamente dalle cucina, della lavanderia, del-
Case salesiane dell'lspettoria l'orto, di tutto insomma.
centrale attraversate da un Quanto mai utile poi è
rinnovato slancio missiona- giunto il dono di un trattore
rio. Un segno che la gene- con rimorchio ribaltabile che
rosità non ha limiti d'età don Felice Molino è lieto di
è dato dalla signora Uvia guidare.
Croce.
Questa signora, di 65 anni, ( Nelle foto: ìl trattore e la
meglio conosciuta all'Orato- signora Croce).

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EL SALVADOR
Pasqua glovanlle e
canonizzazione
di Don Bosco
Oltre cinquemila giovani
hanno partecipato nell'aprìle
scorso alla Pasqua giovanìle
organizzata presso la par-
rocchia santuario Maria Au-
siliatrice di El Salvador. Or•
ganizzata dal Movimento
Giovanile Salesiano della cit-
tà, la manifestazione è stata
presieduta da monsignor
Luis Alonso Santos Villeda
consacrato recentemente ve-
scovo di Santa Rosa de Co-
pàn in Honduras. La celebra-
zione di quest'anno è coin•
cisa con il ricordo cinquan-
tenario della Pasqua 1934
durante la quale Don Bosco
venne proclamato santo.
(Nella foto: il gruppo or-
ganizzatore)
COLOMBIA
cerdote aiutato dai suoi col-
laboratori si reca da quelle
Viaggio al Chocò
parti. È il caso del salesiano
don Giuseppe Maffei che
Il Chocò è una regione con un gruppo di suol col-
della Colombia situata sull'O- laboratori è andato a trascor-
ceano Pacifico ed è tutta abi- rervi la Settimana Santa. Dal
tata da negri importati dall'A- suo diario di viaggio riportia-
frica tra il XVI e XVII secolo mo quanto avvenuto il 15
Di tanto in tanto qualche sa- aprile, domenica delle Pal-
me. E uno spaccato di vita quazzone tanto forte che gli
missionaria.
pareva che il fiume stesse
"Ho dormito come un ghi- straripando e si portasse via
ro. Lo stesso Maurizio e la casa... lslenla ha dovuto
Freddy {foto a sinistra). In• tranquillizzarla più di una
vece Maria Poli (loto In alto) volta. Al mattino, qui, la pri-
dice di aver passato una not- ma cosa da lare è quella di
tata orribile: non ha chiuso andare al fiume: si lavano I
occhio per il letto nuovo. panni sporchi e si fa il bagno.
dice che c'è stato un ac- Dopo colazione facciamo
BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO-
1984 5

1.6 Page 6

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naturalmente. Vorrebbe spo- tappe più salienti di questo legrìa, di festa sono stati tanti
sarsi con la ragazza con la lavoro di Incontro fra la Par- nel corso della settimana -
quale vive già da quattro rocchia, in troppi casi vista come è d'altronde conQenia-
anni. Lui ne ha 19, lei 17. C'è come un'istituzione burocra- le allo stile dei Salesiani cui è
però un problema: lei con- tica ed assestante in questo In cura la Parrocchia da tren-
cepisce. ma non porta a ter- modo. Festinsieme «83• un t'anni! Ci sono state le luci,
un giro per le case de La
Pianta: è un primo contatto
con la gente. La Pianta è co-
stituita da una trentina di
case allineate come- sul lati di
un triangolo poggiato su uno
sperone di montagna che
costringe Il fiume a una cur-
va a gomito. Lo spazio Inter-
no al triangolo è la piazza,
mine la gravidanza. Ha già
avuto due aborti. Con Maria
Poli consigliamo anzitutto
una visita medica cui sotto-
porsi a Condoto. Il giovanot-
to è d'accordo; spera di aver
fortuna nella miniera quanto
ai soldi che ci vogliono.
Commentano lslénia e Maria
Poli, le veterane del gruppo,
quartiere e la sua gente cioè
l'allegria e la sincerità come
occasione per riscoprire dei
rapporti umani più intensi ed
appagati; la stesura deì risul-
tati dell'indagine socio reli-
giosa condotta nel quartiere,
un servizio delle moderne
tecniche sociologiche all'at-
teggiamento di umile ascolto
gli stends, I suoni e i colori di
ogni festa. Ma sopratutto
l'obbiettivo della settimana è
stato quello di cominciare a
costruire Insieme una grande
famiglia (di cui Il dibattito sul
problemi del principale ma
troppe volte depauperato nu-
cleo educativo) una comuni-
tà che si impegni attraverso
nel cui centro si innalza una che è triste tornare da queste evangelico; la compilazione, l'ottica della riconciliazione
croce fatta di tronchi d'albe- parti dopo qualche mese (si nata dallo studio dei dati del- costruire la pace costruendo
ro. Fra l'altro, un incontro viene in genere a Natale e a l'indagine, del piano pasto- un cuore nuovo fatto di at-
ecumenico: sono tre prote- Pasqua): alcuni del bambini rale un tentativo di dare or- tenzione gioiosa verso gli al-
stanti arrivati al caserfo Ieri, ai quali cl si era affezionati ganicità di coordinare meglio tri (dì cui l'idea della tavola
prima di noi. Hanno già fatto non si trovano più; morti, In gli sforzi per l'animazione rotonda sul volontariato) nel-
la loro celebrazione con can- genere, per la parass1tos1 umana e cristiana del quar- la lotta per la giustizia contro
ti e lettura della Bibbia. Oggi che gonfia la pancia a molti. tiere ed infine l'istituzione del la violenza e le prevaricazio-
stesso lasceranno La Pianta. Interventi per migliorare la si- Centro di ascolto sociale, ni (di cui l'intervento di
Alle 11,30: benedizione tuazione si fanno sempre non uno sportello assisten- Mons. Riboldi il vescovo di
delle palme, processione at- (soprattutto corsi di igiene zialistico ma una sede per Acerra testimone dell'evan-
torno alla piazza sotto un
sole che spacca le pietre,
messa. Fa molto caldo nella
tettoia-cattedrale del caserfo:
sgocciolo di sudore.
Fino alle 16,00 ci propo-
niamo di riposare un po·. Ma
non è possibile: qualsiasi
cosa si faccia, si ha attorno
un certo numero di bambini
che guardano, sorridono,
alle mamme), ma i risultati
sono scarsi: presto si dimen-
tica tutto. Marfa Poli una vol-
ta si portò alcune attrezza-
ture di odontologia. A parte Il
peso, quasi gliele sequestra-
rono col sospetto che fos-
sero cose destinate ai guer-
riglieri. Quando arrivò, tante
spiegazioni a grandi e pic-
coli... Nulla da fare: dopo le
dare voce a chi non ha voce
con un'èqulpe di medici av-
vocati sindacalisti psicologi a
disposizione di chiunque ab-
bia bisogno di riscoprire nel-
l'allfo un Interlocutore atten-
to e solidale.
È stato necessario riper-
correre brevemente le tappe
del più recente cammino pa-
storale, altrimenti l'iniziativa
gelico beato chi ha fame e
sete di giustizia).
Certo in una situazione di
disgregazione socio-cultu-
rale l'obbiettivo può apparire
utopistico ma siamo certi che
la pace, decisiva attesa del-
l'uomo contemporaneo pos-
sa costruire solo iniziando a
rimboccarsi le maniche nel
servizio e nella lotta per la
domandano, toccano, pren- due prime estrazioni di denti sarebbe apparsa e si sareb- giustizia nell'ambito di nuclei
dono... Sono Teresa, Vltall- guasti tutti I bambini del po- be certo risolta in una delle ed aggregati sociali che ri-
no, Juan Dolòres, lsac, DOia, sto erano spariti.
troppe sagre dell'effinero spondano sempre più ai bi-
Marta Dolòres, Luis Maria- Dopo cena c'è il rosario in che finiscono quando si sogni dell'uomo, che siano
no... SI domanda loro come processione attorno alla spengono le luminarie e cala sempre più famiglie.
si chiamano e tutti rispon- piazza, un paio di semplici Il sipario sugll spettacoli. La manifestazione avrà
dono: si chiede quanti anni drammatizzazioni per incul- Certamente I momenti di al- luogo secondo Il calendario
hanno e nessuno lo sa. In- care i buoni rapporti tra le
cominciano a saperlo quan- persone, alcune riflessioni
do sono ragazzotti.
mie che Incoraggiano alla
Mentre prendo appunti, unione e alla cooperazione
seduto su una sedia, si ap- per risolvere assieme I pro-
poggia con il petto contro le blemi dì tutti, giochi, canti,
mie ginocchia Vitallno: 4-5 barzellette•.
L,Q VIT4 CRtsn,qN,q /{QJ,/
é ' COM€ I.E OUMPIADI .'
anni, sguardo simpatico e in-
telligente. Mi prende la biro e
vuol mettersi a scarabboc-
ITALIA
chiare lui le pagine... Non c'è
altro rimedio che strappare
Festlnaleme «84» a Salerno
un loglio. trovargli una biro e Festinsieme .84.: verso la
metterlo a far scarabocchi su pace, verso una g rande fa-
una sedia accanto a me. Qui miglia è lo slogan della set-
la scuola non esiste: sono timana di incontri, spettacoli.
due anni che non ci arriva un sport. cultura che la Parroc-
maestro. lsamar, 12 anni. fa chia-Centro Giovanile Sale-
la prima elementare da un siano ha organizzato per Il
mese circa; ma è arrivato secondo anno consecutivo
stamattina da Soledàd, dove al rione Carmine dal 21 al 27
c'è un maestro per le prime maggio.
tre classi elementari con cir- L'iniziativa si inserisce nel-
ca 45 alunni.
l'ambito di un intenso lavoro
Qui neppure arriva medico pastorale volto ad accogliere
o infermiere. Stamattina mi ed a coinvolgere nell'azione
manda a chiamare un gio- della Parrocchia il tessuto
vanotto: è a letto perché gli umano presente sul territorio
sta venendo a capo una pun- nella convinzione che un se-
tura di Novalgina fatta otto rio lavoro di evangelizzazio-
giorni fa. Lo curano con ne non possa prescindere
erbe: Il guaritore del posto, dalla promozione umana! Le
6 SOi.LETTiNO ~LESIANO I UICWO•
11184

1.7 Page 7

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e ~ - - -----------------------~ •=i•i#=t ' 1!:P-- allegato e si rivolge, oltre alle Sicilia durante l'anno scola•
persone del quartiere. a tutta stico da poco concluso.
la cittadinanza che Invitiamo Dopo aver visto il film del re-
vivamente a partecipare. gista Olmi •Il Posto•, nel
CHIAMATI AD ESSERE
corso di una mattinata didat-
tico - culturale allestita in
TESTIMONI DEL FUTURO
UNIVERSITÀ PONTIFICIA
SALESIANA
collaborazione col centro di
formazione e addestramento
del Banco di Sicilia oltre due-
Convegno sull'Europa
cento ragazzi dei corsi pro-
fessionali si sono incontrati
La Facoltà di Filosofia del- con il vicedirettore del Cen-
Carissimo,
mi dici che ti senti un «guardiano dell'eterno». Hai
ragione. Tutta la vita dell'uomo è nel tempo e però vive
nell'eternità
l'Università Pontificia Sale- tro di formazione del Banco,
C'è un Inno delle Lodi che dice cosi. Meravigllo-
siana nei giorni 1-2-3 novem- Gregorio Napoli che ha loro samerrte
bre 1984 organiz.za un con- spiegato Il ruolo della banca
«Nel primo chiarore del giorno / vestite di luce e si-
vegno di aggiornamento e del sistema creditizio in ge-
umanistico-filosofico sul nerale nell'economia d'oggi.
tema: «La cultura europea
tra crisi e speranza». Il con-
vegno - aperto a tutti gli in-
teressali - verrà inaugurato
dal Rettor Maggiore don Egi-
dio Viganò e prevede le re-
Padova: Mons. Franceschl
Incontra I Cooperatori
salesiani della Diocesi
lenzio/ le cose riemergono dal buio / com'era al prin-
cipio del mondo. / E poi che di notte vegliammo, / at-
tenti alla fede del mondo, I protesi al ntorno di Cristo, /
or verso la luce guardiamo».
Attualità e futuro
Abbiamo p1u futuro che passato
Cristo è il segno d1 questo futuro, di questo com•
lazioni oltre che dei Docenti Il 24 maggio 1984 i Coo- pimento del viaggio, di questo ritorno al Padre.
nella stessa Facoltà di Filo- peratori salesiani hanno vo-
sofia, fra gli altri. del senatori luto celebrare un centenario
Pietro Scoppola e Roberto patavino!
RuHIIII e dell'onorevole Paola Cent'anni fa infatti si te-
Gaiotti.
neva a Padova la consueta
Chi è interessato può rivol- Conferenza annuale del
Là dove Egli stesso è andato a preparare un posto
per noi. Là dove Egli stesso ha pregato che fossimo:
«Padre. io vogho che anche quelli che Tu m1 hai dato,
siano con me, dove sono io, perché l'amore con Il qua-
le Tu m, hai amato sia m essi e 10 m loro».
gersi alla Segreteria della Fa- Cooperatori salesiani ani-
Un viaggio da Dio a Dio
coltà di Filosofia, P.za Ate- mata da don Pietro Pozzan
Se questa è la vita, allora vivere è valutare at mas-
neo Salesiano, 1 - 00139 mandato appositamente da simo, positivamente, questa vita nel tempo, ma è anche
ROMA.
COMUNICAZIONE SOCIALE
Inchiesta sulla
lettura del giovani
Don Bosco.
Il Vescovo mons. Callegarl
onorò con la sua presenza
l'incontro e rrese la parola
nel confront dei Coopera-
tori.
Don Bosco, udita la rela-
non sopravvalutarla come se fosse definitiva.
Significa lavorare, essere tesi nel mondo, spasimo
di salvezza con i fratelli, ma significa anche non per-
dersi nell'attivismo delirante, nella dispersione, non
presumere di fare sintesi nel prodotto della storia. sen•
za contemplazione, senza adorazione.
La Società Editrice Inter- zione, ne rimase tanto con-
La verità è che siamo m attesa
nazionale di Torino, in oc- tento che Il 16 febbraio di•
casione della consegna del scorrendo dei Cooperatori
Premio Grinzane Cavour, ha con don Lemoyne gli mani-
presentato i risultati di una festò tale sua soddisfazione.
indagine sociologica pro- Le Memorie Biografiche al
mossa dalla stessa Editrice Voi. XVII pag. 25 riportano
in collaborazione con l'Isti- anche questa frase di Don
«Annunciamo la tua morte, o Signore. proclamiamo
la tua resurrezione, nell'attesa della tua venuta•.
Cristo è venuto, eppure lo attentiamo sempre.
Cristo è in mezzo a noi, eppure deve ancora venire.
Questa attesa cl rende portatori d1 gioia, storica-
mente impegnati, testimoni delle cose future.
tuto di Sociologia dell'Uni- Bosco nei confronti del Ve-
Portatori di gioia.
versità Pontificia Salesiana. scovo di Padova: «L'unico
Sereni. La serenità d1 ch, sa che s1 trova in viaggio.
La ricerca ha interessato che finora intese la cosa nel
circa tremila ragazzi delle giusto senso è il Vescovo di
scuole medie superiori e mi- Padova, il quale disse chia-
rava a sondare l'interesse su ramente che non si deve
cosa. quanto e perché leg- aver gelosia dei Cooperatori
gono i giovani d'oggi.
salesiani, poiché sono cosa
A parte la rappresentativi- della Diocesi, e che tutti ì
del campione - conside- parroci dovrebbero con i loro
rato dagli stessi promotori h- parrocchiani essere Coope-
Sulla strada. E sulla strada ci sono intemperie, pioggia,
acqua, sole, deserto. Ma è sicuro che si arriva.
Storicamente impegnati.
Operosi. L'operosità dei figli di Dio che sanno di do-
ver portare avanti la creazione, che sanno di dover es-
sere giudicati sull'amore, che sanno che non c'è sal-
vezza se non insieme agli altn
Testimoni delle cose future.
mitata - . l'indagine ha rile- ratori».
vato il fatto che net futuro È stata questa la provo-
dell'editoria i giovani ven- cazione che ha indotto S.E.
gono ad occupare un ruolo Mons. Filippo Franceschi ad
non indifferente. «Gutem- incontrare tutti I Cooperatori
berg• - dicono - trova an- salesiani nel giorno di Maria
cora spazio tra gli Interessi Ausiliatrice e in continuità
Ovverossia, uomini profetici, di contemplazione, di
fede, in Dio che non delude, in Cristo presente e risor-
to, nello Spirito. datore di ogni bene. padre dei poveri,
consolatore perfetto.
Che aggiunge alla speranza umana del possibile la
speranza dell'impossibile.
giovanili. Il problema allora con 11 pensiero del suo pre-
diventa di qualità e di orga- decessore si è così espresso:
nizzazione.
Non rinunciare a cercare posso fare per voi, però cre- sere disponibile senza riser-
consensi intorno al nome di do di potervelo dire con mol- ve•.
Come funziona una banca?
Don Bosco, non rinunciare a
coinvolgere energie anche
ta sincerità: se c'è qualcosa
che posso fare per diffon-
Concludeva poi auguran-
dosi che le nuove Costituzio-
Una simpatica Iniziativa è giovani in questa vostra ope- dere lo Spirito salesiano o ni dei salesiani «segnino una
stata realizzata dal Centro di ra perché il carisma di Don per raccogliere consensi in- bella ripresa all'interno della
Formazione professionale Bosco nella Chiesa è uno dei torno a voi Cooperatori e Famiglia salesiana; segnino
salesiano di Palermo in col- carismi più attuali. Non so Cooperatrici, anche sul pia- anche nella nostra Diocesi
laborazione con il Banco di dirvi, come Vescovo, cosa no vocazionale, credo di es- una crescita di consensi e
801.UTTINO SAUSIANO I WGLJO.
... . 7

1.8 Page 8

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una più larga presenza dello
Spirito salesiano e di Don
Bosco all'interno della stessa
pastorale diocesana•.
Ha lasciato anche un com-
pito per il prossimo anno pa-
storale «guardando alla fa-
miglia»: .-restituire al genitori
o alle comunità famigliari
questa capacità formativa,
che io tradurrei In volontà di
continuare a dare la vita. an-
che la vita della fede, credo
che questo sia un impegno
preminente; quindi in questo
settore, che del resto è nella
vostra tradizione, vi dovete
muovere con molta decisio-
ne e con molto sforzo».
L'incontro poi si è conclu-
so con l'offerta al Vescovo di
alcuni doni: il Regolamento
dell'Associazione, Il Manuale
Cooperatori di Dio, la Lettera
dell'84 di Don Bosco e un'of-
ferta in denaro per abbona•
menti alle riviste salesiane
per ragazzi e giovani biso-
gnosi della Diocesi.
(Nella foto: Mons. Filippo
Francesci tra un gruppo di
Giovani Cooperatori salesia-
ni della sua Diocesi).
MESSICO
Cantata Juvenll
a Don Bo.sco santo
La cantata in onore di Don
Bosco scritta in Cile da don
Belarmino Sanchez ha da tallone, dal Messico ci giun-
tempo superato il confine ci- ge questa foto che documen-
leno.
ta la rappresentazione mes-
Mentre l'editrice ElleDici di sa in scena da aspiranti e no-
Leumann (Torino) prepara vizi salesiani di Mohernando
una edizione Italiana a cura in occasione del cinquante-
del M0 don Raimondo Frat- simo anniversario della ca-
nonizzazione di Don Bosco.
8 BOU.ETTINO SALESIANO I LIJGUO·
lll84
tTALIA
Il sindaco Scotti In vietta
al «Don Bosco» di Napoll
Una «Festa del Premio•
tutta particolare quest'anno
al «Don Bosco», per l'ecce-
zionalità dell'ospite: Enzo
Scotti, sindaco di Napoli.
È ormai tradizione per I
Salesiani del .oon Bosco.
organizzare una manllesta•
z1one di chiusura dell'Anno
scolastico. con la premiazio-
ne di tutte le attività svolte
durante l'anno e degli alunni
meritevoli per condotta, pro-
fitto e bontà.
L'onorevole Scotti, Invitato
a presenziare questa mani-
festazione, aderì c-0n entu-
siasmo all'invito pur essendo
oberato dal notevoli impegni,
perché. ci disse. sarebbe sta-
ta per lui una «carica. di gio-
vinezza e di entusiasmo.
Ad accoglierlo, proprio
come nelle grandi occasioni,
c'era una banda musicale: la
banda e Ragazzi Don Bosco•

1.9 Page 9

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~~--
- - - - - - - - - - - - - - - - -ci-•w- --~- - - 1 ~ ~ dell'Istituto, che, con l'entu- trascorso l'anno con la sem-
siasmo tipico dei suoi gio- pre più vana speranza di ini-
Pubblichiamo In questa rubrica fatti, fatterelli, curio-
vani componenti (tutti ragaz- ziare i corsi.
sità raccolll rileggendo le pagine del Bollettino Salesia-
zi di scuola media), fu ìl pri- Un momento particolare di
no dalla aua nascita, nel lontano 18TT.
mo «armonioso» saluto al commozione ci fu quando
sindaco.
ascoltammo il saluto che un
Nel teatro si raccolsero in- sordomuto rivolse al sinda-
torno a lui i ragazzi dell'Isti- co: parole non molto com-
tuto (convittori e semiconvit- prensibili, ma che «colpiro-
to,i), i loro genitori, gli inse- no» l'onorevole Scotti che le
gnanti ed educatori.
segul con molta attenzione.
A nome di tutti il direttore, Dalle parole che il sindaco
don Bruno Gambardella, ri- rivolse ai presenti ci sono
Dltesa degll emigranti - A New York, i salesiani pub-
blicavano un giornale •L'Italiano d'America», che diventò
un po' il portavoce degli Immigrati italiani negli Stati Uniti.
Nel 1905, il Bollettino salesiano fa eco alla campagna in-
trapresa dal giornale americano contro le disposizioni go-
volse il suo indirizzo di saluto care due espressioni, che vernative che minacciano di contenere l'immigrazione.
all'onorevole Scotti facendo sono diventate il messag-
rilevare come la presenza del gio• che ha lasciato a tutti
primo cittadino fosse per tutti noi del «Don Bosco»:
i presenti un riconoscimento - alla pulizia delle strade
dell'opera dell'Istituto e un della città (per cui sta lottan-
segno di speranza per chi do l'onorevole Scotti in que-
ogni giorno opera in mezzo sti giorni), dobbiamo far cor-
a!la gioventù bisognosa. rispondere la «pulizia• delle
Naturalmente la presenza nostre coscienze.
di una personalità come - Il .peccato» di disin-
Molti emigranti italiani rischiano di essere rispediti in pa-
tria, mentre altri connazionali già pronti a partire si vedono
costretti a rinunciare. Il BS plaude con entusiasmo alla
«brillante campagna» intrapresa dal foglio salesiano di
New York, diretta a tutelare i nostri connazionali «vergo-
gnosamente insidiati da alcuni disgraziati». Dove I «di-
sgraziati» sono evidentemente i sostenitori delle norme
contro l'immigrazione.
Scotti offri al direttore l'op- teresse per la gioventù sarà il
portunità di denunciare al- peccato che lddio non per-
cune situazioni «scandalo- donerà a nessun politico.
Sel quintali di pane - Nel 1905 l'oratorio di San
se»: prima fra tutte la grave L'abbraccio spontaneo
situazione del Centro profes- con un ragazzo della Banda
sionale che quest'anno, per fu la simpatica conclusione
le questioni sorte a livello re- di questo breve ma caloroso
gionale, ha dovuto sospen- incontro del sindaco Enzo
dere la sua attività a favore di Scotti con i ragazzi del « Don
trecento giovani che hanno Bosco•.
Francesco di Sales, fondato da Don Bosco, accoglie più di
mille persone, di cui ottocento ragazzi che studiano o im-
parano un mestiere e... mangiano, L'Istituto prowede ad
assicurare i servizi essenziali, come l'illuminazione elettri-
ca ottenuta da una centrale interna, o l'acqua potabile
tratta da un sottostante pozzo artesiano. C'è anche un pa-
nificio, che sforna, quotidianamente, più di sei quintali di
pane. L'appetito, evidentemente, all'oratorio non manca-
va. Ma non mancava anche il sostegno di innumerevoli be-
nefattori, che prowedevano a garantire quel prezioso
pane quotidiano.
Chiese e non cappelle - Sapete quante chiese «hanno
presentemente in costruzione i figli di Don Bosco? Venti-
cinque». La domanda e la risposta compaiono sul «Bollet-
tino Salesiano» del novembre 1905. «Chiese - precisa il
BS - e non cappelle». Come a dire: attenzione, non sta-
rno parlando di piccoli edifici, ma di grandi costruzioni, in-
somma di una impresa di grosso respiro, sostenuta dalla
generosità dei cooperatori. E che così fosse non c·eran
dubbi, tanto più che i salesiani non hanno mai lasciato che
la Chiesa rimanesse isolata, ma le hanno sempre costruito
intorno oratori, scuole, ecc. Le 25 chiese stavano crescen-
do un po' in giro per il mondo, in Italia come In Inghilterra,
in Spagna come in Brasile, in Messico come in Argentina.
A chi furono dedicate le nuove chiese? Alla Sacra Fami-
glia, al Sacro Cuore di Gesù, a San Carlo. ma soprattutto
(ben 17) a Maria Ausiliatrice.
Tariffe ferroviarie - Annunciando, nell'aprile 1906, il
pellegrinaggio al Santuario di Maria Ausiliatrice, in pro-
gramma per il 21 maggio successivo, il BS si premura di
pubblicare i prezzi dei biglietti ferroviari da varie località
italiane a Torino. Apprendiamo così che un viaggio da Ge-
nova a Torino costa, in terza classe, la bella cifra di lire 7 e
15 centesimi, mentre In seconda classe il prezzo sale a lire
11,80. Da Milano, il viaggio costa lire 6,45 In terza classe e
10,80 in seconda. Al giorni nostri, forse non basta moltipli-
care per mille queste somme. Il BS non pubblica i prezzi
della prima classe: Il ritiene fuori della portata delle tasche
dei pellegrini.
BOLLETTINO SALESIANO 1 LUGLIO.

1.10 Page 10

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scritto al Delegato generale Viganò - che quanti verran- goni Stero, Sergio Zavoli e
dell'Associazione sulla loro no nella nuova Basilica, spe- Giuliano Soria, segretario
esperienza,
definendola cialmente ragazzi e giovani, generale) ha deliberato insie-
«muy divina».
sappiano accogliere l'invito me ad una Giuria di studenti
«Siamo in un internato di di san Domenico Savio a vo- composta dai rappresentanti
70 ragazze indigene di diver- lersi dichiarare come Lui di scuole superiori di Alba,
LIBANO
se « caseìros (gruppi di Amici di Gesù e di Maria ,.. Ancona, Bassano del Grap-
case sparse in campagna) e
pa, Cosenza, Firenze, Mila-
- assieme alle Suore - le
no, Napoli, Ozieri, Roma, To-
Natale a Beirut
Il dott. Nicola Serraino,
coordinatore dei Cooperatori
salesiani di Perugia, è stato
in Libano con il contingente
italiano delle forze multina-
zionali di pace, irradiando
Cristo in stile salesiano. Da
Beirut ha scritto una lettera
in cui, tra l'altro, riporta
questa singolare testimo-
nianza.
Vorrei rendervi partecipi di
quanto mi è capitato il giorno
di Natale. Come sicuramente
saprete, qui il 24, 25 e 26 di-
cembre hanno bombardato il
campo italiano. Il 24 notte e il
25 l'ho passato in tenda, al
Pronto Soccorso. Erano cir-
ca le 12 quando è arrivato un
bimbo di 8 anni, di nome To-
rek: aveva un proiettile nel-
l'avambraccio destro. Sotto
le bombe che fischiavano
sulla tenda, non mi sentivo
in verità, molto a mio agio!
Ma subito gli occhi del bimbo
si sono illuminati (al solo
pensarci mi vengono ancora
le lacrime agli occhi!) cer-
cando di farmi capire che a
lui piacciono gli italiani! Con-
tinuava a sorridere se lo
chiamavo per nome, ma stril-
lava se gli toccavo il braccio.
Subito mi è venuto In mente
Gesù Bambino: ho indossato
il giubbotto antiproiettili, l'el-
metto e il «camice antiradia-
zioni • e mi sono precipitato
ad operarlo sotto controllo
aiutiamo nella loro formazio-
ne personale e sociale.
Scuola, animazione musicale
e liturgica, catechismo par-
rocchiale, visite alle famiglie
assieme al Sacerdote per
portare il messaggio di Cristo
e la promozione umana. Il
tutto in un mondo duro e
semplice, con mentalità da
selva, ricco di... povertà e bi-
sogni, che richiede da noi
molto impegno e amore.
Adattiamo spesso a noi il
sogno di Don Bosco sul per-
golato di rose che nascon-
dono le spine. La forza di Dio
e la fiducia in Lui ci accom-
pagnano sempre e dovun-
que».
ITALIA
Una basilica
per Savio Domenico
Il 27 maggio 1984 Il bel
tempio di Lecce dedicato a
san Domenico Savio è stato
elevato a Basilica minore con
decreto di Giovanni Paolo Il.
La città di Lecce è particolar-
mente legata alla diffusione
della devozione popolare a
Domenico Savio e fu proprio
nei suoi dintorni che per in-
tercessione del Santo ado-
lescente avvennero i due mi-
racoli per la canonizzazione.
« Faccio voti - ha scritto
per la circostanza don Egidio
SI è svolta la terza edizione
del Premio Grlnzane Cavour
Nathalie SARRAUTE con
Infanzia» (Feltrinelli) e Luca
DESIATO con « Galileo mio
padre» (Mondadori) sono, ri-
spettivamente per la narra-
tiva straniera e italiana, i «su-
pervincitori • della terza edi-
zione del Premio Grinzane
Cavour, istituito nel 1982 per
iniziativa della Società Editri-
ce Internazionale e della Cit-
tà di Alba. I premi sono stati
consegnati sabato 9 giugno
nel castello di Grinzane dal
ministro Pier Luigi Romita e
dal sottosegretario alla Pub-
blica Istruzione Giuseppe
Fassino.
Ai supervincitori sono stati
assegnati 5 milioni di lire cia-
scuno, mentre 2 milioni han-
no ricevuto i restanti 4 fina-
listi e precisamente: Jordan
RADICKOV, «/ racconti di
Cerkazkì (Marietti); Amos
TOTUOLA , «La mia vita nel
bosoo degli spiriti» (Adelp-
hi); Virgilio SCAPIN, « La gio-
stra degli arcangeli» (Lon-
ganesi) e Antonio TABUC-
CHI, «Donna dì Porto Pim.
(Sellerio).
La Giuria dei critici (Ugo
Ronfanl, presidente e Giu-
seppe Bellini, Giuseppe Be-
vilacqua, Maria Corti, Mario
Guidotti, Lorenzo Mondo,
Sergio Perosa, Mario Poml-
lio, Emilio Pozzi, Mario Ai-
rino e Trieste.
In occasione del Premio, si
è tenuto nel Municipio di
Alba, 1'8 e il 9 giugno, un
Convegno sul tema: «Lettura
'84: ecllsse o rinascimento?»
al quale sono intervenuti:
Giancarlo Milanesi, dell'Uni-
versità Pontificia Salesiana di
Roma («Condizione giova-
nile e bisogni culturali: i risul-
tati di un'inchiesta sui gio-
vani»); Sergio Zavoli, presi-
dente della RAI («La magia
verbale e scritta e i mass-me-
dia ..) ; Carlo Emilio Rivolta,
presidente dell'Associazione
italiana editori («Il libro sup-
porto essenziale della cultu-
ra•); Nanni Fogola. presi-
dente Associazione librai
piemontesi; Francesco Al-
beronl, dell'Università di Mi-
lano (" Lettura e società tec-
nologica»); Omar Calabrese,
docente dell'Ateneo di Bo-
logna («Invenzione letteraria
e mass-media»); Jean Pierre
Bardos, dell'Associazione
nazionale degli editori fran-
cesi ( «Le letture dei france-
si») e il critico Domenico
Porzio, della Mondadori («Le
letture dell'editore»).
All'animato dibattito, di cui
era moderatore Gian Carlo
Vigorelli, hanno preso parte,
oltre agli autori finalisti pre-
senti, anche Lorenzo Mondo,
Mario Rigoni Stern e nume-
rosi giovani presenti tra il
pubblico.
radiologico. Sotto anestesia
il bambino si è addormenta-
to. Tolto il proiettile si è sve-
gliato ed ha continuato a sor-
ridermi: è stato il più bel re-
galo di Natale che il Buon
Dio potesse farmi!
BRASILE
o
Cooperatori In Amazonla
Da quasi un anno Adeta e
Milagros, due giovani Coo-
peratrici venezuelane, han
lasciato casa e amici per de-
dicarsi a tempo pieno nella
missione di San Juan de Ma-
napiare, nel territorio dell'A-
mazonia.
Come avevano promesso
nell'incontro dei Responsa-
bili dei Cooperatori della Re-
gione Pacifico, al quale ave-
vano partecipato, hanno
10 • BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO•
1984

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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-------
viI vere
da cristiani
per serviI re
da
cristiani
. l oc0 S10.e
el!ZzOZJone
POrnozone~ ,
~
Alla fine di maggio, la segreteria generale della Conferenza
Episcopale Italiana ha pubblicato Il primo sussidio organico per
la preparazione del Convegno Ecclesiale •Riconciliazione
cristiana e comunità degli uomini•, Il testo è Intitolato
Indicazioni per un cammino di Chiesa• a sottolineare che non si
tratta di un •documento-base•, ma più semplicemente di un
sussidio che offre I •lineamenti• del Convegno della primavera 1985.
Con questo articolo di SIivano Stracca BS Inizia una serie di
Interventi per una presenza» ad un avvenimento centrale per la
vita della comunità ecclesiale itaJlana.
L a decisione di indire un se-
condo Convegno ecclesia-
le, a nove anni dal primo
su « Evangelizzazione epromozio-
ne umana», è stata presa dall'as-
semblea generale della CEI nell'a-
prile 1983, sollecitata in tal senso
dalle istanze emergenti, in modo
diverso, dalla comunità ecclesiale,
dalla realtà del paese e dall'im-
pegno programmatico che la
Chiesa in Italia si è assunta per
gli anni '80.
Il Convegno «Riconciliazione
cristiana e comunità degli uomi-
ni» si pone, infatti, come un bilan-
cio di medio termine del cammino
compiuto dal piano pastorale
«Comunione e comunità», e come
risposta all'esigenza, fortemente
sentita nelle varie articolazioni
della comunità ecclesiale italiana,
di far uscire tale piano dal «par-
lato» aU'«operativo» per un più
concreto servizio di Chiesa in di-
mensione missionaria.
Questa dimensione mismonaria
è in stretta connessione con il pro-
gramma che ha impegnato la
Chiesa italiana negli anni '70 at-
torno al tema «Evangelizzazione e
sacramenti» e con l'impegno per-
manente di vivere la tensione del
Concilio Vaticano Il. «Non si
tratta di serrare k fila per far
frome al mondo», si sottolinea
nelle «Indicazioni per un cam-
mino di Chiesa», «ma di uiuere il
testamento di Gesù oggi, perché il
mondo creda: uiuere da cristiani
per servire da cristiani».
Il nostro è un tempo di fram-
mentazione e di incomunicabilità.
Anche il nostro Paese è malato
allo stato endemico di mancanza
di comunione. La stessa Chiesa
non ne è esente; «non è alla fine-
stra», «è de.ntro».
Il Convegno prende dunque le
mosse dalla coscienza che indivi-
dui e comunità devono lasciarsi
riconciliare con Dio e intende
muoversi nel segno della speran-
za, portando la Chiesa ad «incro-
ciare» profondamente i problemi
che agitano la società contempo-
ranea.
Gli ambiti concreti di tale ri-
conciliazione, e quindi i poli di ri-
ferimento a cui guarda il Conve-
gno, sono fondamentalmente due:
uno più strettamente ecclesiale ed
uno culturale e sociale.
Da un lato, si dovranno pren-
dere in esame le situazioni interne
della comunità cristiana:
- la sua comunione di fede, le
sue convinzioni morali. l'unità
nella pluralità, la sua evangeliz-
zazione, il suo rapporto con l'Eu-
caristia e con gli altri segnj sacrn-
mentali di riconciliazione, la sua
carità, la lotta al peccato e alla di-
BOLLETTINO SALESIANO , LUGL/0-
198• 1 1

2.2 Page 12

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. l 1overnbre
376
Convegno ecclesiale, 1976. Parla il Prof. Lazzati, Rett.ore dell'Univer8ità Catt.olica.
visione, la costante conversione a
Cristo;
- la cooperazione tra le co-
munità cristiane e tra le Chiese, la
comunione d'intenti pastorali, la
situazione di comunicazione tra
fratelli nella fede, le stesse diffi-
coltà del popolo di Dio;
- l'ottica con cui si guarda al
territorio e la competenza con cui
vi si opera, il senso del dialogo e
non della contrapposizione, lo spi-
rito di servizio e di promozione, la
disciplina della comunione eccle-
siale, gli impegni missionari, lo
squardo aperto al mondo a cui
dare ragione della speranza.
Dall'altro lato, verranno invece
prese in esame le situazioni uma-
ne primarie che vanno riconciliate
a verità e speranza!
- la dignità della persona
umana così offesa nel nostro tem-
po, cosi ~ociata nelle culture
dominanti e così manipolata;
- l'accoglienza e il rispetto per
la vita, il rapporto uomo-donna,
la condizione femminile, la fami-
glia;
- i giovani, la scuola, il lavoro,
l'assistenza, la salute, la corre-
sponsabilità nel territorio;
- la cultura e le sue espressio-
ni, la comunicazione sociale, la
giustizia sociale, l'esercizio della
giustizia nelle istituzioni, le car-
ceri, la politica, la cooperazione
internazionale, lo spirito europeo,
la pace.
Si tratta per ora di semplici
elencazioni, in attesa di una defi-
nitiva messa a fuoco degli ambiti
ai quali il Convegno della prima-
vera 1985 dovrà prestare attenzio-
ne prioritaria. li che avverrà, na-
turalmente, a partire dai contri-
buti che sarà possibile raccogliere
nei prossimi mesi dalle esperienze
e dalle realtà locali.
Le «indicazioni per un cam-
mino di Chiesa» mettono a fuoco
successivamente l'ottica nella
quale il Convegno dovrà svolgersi
in tutte le sue fasi e che dovrà es-
sere caratterizzata da due atten-
ziom:
- la prima riguarda la logica
evangelica di una partenza «dagli
e con gli ultimi», secondo le indi-
cazioni del documento dei vescovi
del 23 ottobre 1981 «La Chiesa
italiana e le prospettive del pae-
se», da sviluppare con decisione e
competenza, per demolire idoli,
affrontare i veri problemi, costrui-
re un genere diverso di vita;
- la seconda riguarda la ne-
cessità di un serio impegno cultu-
rale, che assicuri analisi e· inter-
pretazioni responsabili e, superan-
do il rischio della superficialità,
apra fondate prospettive d'impe-
gno ecclesiale.
Analisi e riflessioni dovranno
uscire dal generico e, mentre
prenderanno in esame il più vasto
quadro della nazione e del mondo,
impegneranno in una prospet-
12 BOLtETTINO SALESIANO 1 LUGLIO-
1984
tiva di attenzione ai livelli locali
«con anwre alla veri-tà e con la
stessa cari-tà di Crisw, per entra-
re /,à dove si consumarw i grandi
drammi del nwndo d'oggi».
Il rapporto col territorio sarà,
in tal senso, campo privilegiato di
attenzione, di dialogo, di fattiva
collaborazione. Le comunità par-
rocchiali, a loro volta, si sentiran-
no particolarmente coinvolte dal
Convegno e lo vivranno intensa-
mente, sorrette dalle strutture del
servizio diocesano, stimolate come
sono dalla concretezza dei proble-
mi in cui sono immerse.
«L'esigenza comune è quella di
giun.gere a gesti e azioni concrete,
rwn forma.li o teatrali, ma signi-
ficative e unit,a,rie, rispettose del-
l'uomo, ricche di misericordia,
di perck>no e di apertura missio-
naria».
Soggetto primario del prossimo
Convegno è la Chiesa particolare.
Il Convegno deve quindi c~uatte-
rizzarsi sin dalla fase preparatoria
per il coinvolgimento consapevole
della comunità cristiana in un
progetto di Chiesa chiamata ad
essere presenza visibile e attiva
nel mondo, per rendere operati-
vamente testimonianza alla co-
munione, in vista di una comunità
degli uomini più fraterna e soli-
dale.
Un chiaro appello è rivolto ai
laici che, data la natura del Con-
vegno e il rapporto con la storia e
con la cultura che esso ripropone,
« hanno un particolare compiw di
tradurre nella vita del popol,o di
Dio e nel dial,ogo con le comunità
degli uomini la ricchezza del pro-
prio Battesimo vissuw nella co-
munione».
Nell'armonia della comunione,
le «indicazioni per un cammino di
chiesa» sollecitano l'animazione
delle associazioni, dei movimenti
e dei gruppi ecc/,esiali. «Con il
convegno è aperto anche per /,oro
un avvenimenw di comunione e di
servizio, che offre un'occasione
determinante per la verifica e la
conferma della /,oro autenticità e
del /,oro rapporto con la Chiesa».
Nel1e diocesi si dovranno inter-
pellare «con particolare fiducia»
gli uomini della cultura, della co-
municazione sociale, del lavoro,
del tempo libero, anche delle
strutture di gestione della vita

2.3 Page 13

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Convegno ecclesiale, 1976. La Concelebrazione con Paolo VI nella Basilica di $. Pietro.
pubblica. Occorrerà, inoltre, una pegno della comunità cristiana a
nuova capacità di ascolto dei riaprire spazi perché la Chiesa sia
«lontani», dei non praticanti, dei sempre la «casa di tutti», anche se
non credenti, «in un dial,ogo che ciò potrà comportare dei rischi
coinvolga quanti, con onesta co- «soprattutto quando /,o spazio da
scienza, guardano con speranza ritrovare è anche /,o spazio che
alla Chiesa».
riapre ferite o che mette a nudtJ
Richiamando una significativa quei problemi intorno ai quali i
affermazione del documento dei• cristiani spesso si trovarw divi.si».
vescovi su «La Chiesa italiana e le
prospettive del paese» cioè che Quali sono questi problemi e
«il paese non crescerà ~e non in- questi spazi? Dovranno essere le
sieme», le « Indicazioni per un stesse Chiese particolari a rilevar-
cammino di chiesa» mettono in li nella locale situazione esistente,
luce che la partecipazione popo- per farli convergere realisticamen-
lare al Convegno « richiama, con te nel confronto e nella coopera-
la persona, i temi della vita, della zione fra le Chiese che sono in Ita-
famiglia, della comunicazione lia. Si pensi, per esempio, ai gravi
della giustizia, della pace».
' problemi dell'emarginazione, del-
La partecipazione popolare po- la violenza, della giustizia sociale,
trà inoltre essere stimolo all'im- dell'impegno politico e della ricer-
«Uno degli avvenimenti che oso chiamare profetici e oso sperare pro-
fetici, sarà ìl Convegno che stiamo preparando. Dovremo avere certo il co-
raggio di analizzare situazioni concrete, ma dovremo avere soprattutto la
lungimiranza di andare oltre queste situazioni concrete per immaginare
una nuova presenza di Chiesa, un'aggiornata efficacia missionaria ed una
rinnovata metodologia pastorale, che si lasci ispirare dalle sostanziali no-
vità dello Spirito e anche da quell'audacia della profezia che ha c aratteriz-
zato le stagioni più solenni della vita della Chiesa.
•« Il Convegno non d_eve cadere nello scontato, nel già visto, nel già
sentito, ma andare oltre. E un appuntamento che la Provvidenza ci indica e
al quale non possiamo mancare. È in questa dinamica di profezia che è ne-
cessario gestire il Convegno, prepararlo, immaginarlo, inventarlo, facendo
fare un grande cammino e un grande progresso alla dimensione comunio-
nale della Chiesa•.
(Card. Anastasio Ballestrero, presidente della CE/, intervento
alla XXIII assemblea generale dei vescovi italiani, 10 maggio 1984)
ca della pace; alle esigenze di una
nuova eticità, di senso dello stato,
ecc.
« Su questo fronte - si afferma
testualmente nel testo diffuso
dalla CEI per offrire alcune piste
di riflessione alle Chiese partico-
lari - si esprime tutta l,a tensione
mi.ssionaria che va posta al ser-
vizio del paese per /,a promozione
degli ultimi. Per questo la Chiesa
non si sente estranea nella nostra
Patria, ma ha la coscienza di as-
solvere ad un compito storico, cul-
turale, evangelico, profetico.
«La tensione mi.ssionaria volge
anzitutto il suo sguardo all'an-
nuncio "ad gentes", cioè sente il
bi.sogno di aprirsi ancor più verso
i popoli che ancora non conosco-
no Cristo, a quelli che nel divario
Nord-Sud patiscono ingiustizia e
sottosviluppo, ed è convinta che
aprendo le frontiere del suo amo-
re ai poveri, ai /,ontani, alle gio-
vani nazioni emergenti, alle cul-
ture di cui sono portatori, rom-
perà quella spirale di egoi.smo che
è a monte di consolidate situazio-
ni irriconciliate».
La riflessione preparatoria delle
Chiese particolari dovrà anzitutto
individuare le priorità che alcuni
temi hanno a motivo della loro in-
cidenza nella vita della Chiesa e
nelle prospettive del paese. Per
tutta la Chiesa italiana comincia
cosi un impegnativo cammino che
avrà la sua conclusione nelle
«giornate nazionali» del Conve-
gno, previste per la settimana
dopo la Pasqua 1985 e che avran-
no per sede una città del Mezzo-
giorno.
Un cammino che, sin d'ora, ri-
chiede la volontà e l'impegno di
«lavorare insieme», affinché il
Convegno possa realmente essere
- come ha auspicato il cardinale
Ballestrero, presidente della CEI
- « un luogo il più aperto e il più
accogliente possibile», dove «la
varietà, la differenza, le di.stin-
zioni e le diverse sensibilit,à
trovino spazio e libertà espressi-
va», ma dove contemporanea-
mente esse dovranno saper «con-
vergere» per provocare quel «rin-
novamento spirituale» della Chie-
sa in Italia «senza del quale le
cose cambierebbero soltanto epi-
dermicamente ».
Silvano Stracca
BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO-
1984. 13

2.4 Page 14

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quas1I un
diario
La cronaca di quattro mesi di
lavoro. Le elezioni e gli
avvenimenti principali. Cosa ne
pensa il Regolatore.
La sala capitolare nel giorno di apertura.
A centoventi giorni dal suo
inizio, i 186 salesiani de-
legati capitolari hanno
apposto la loro firma sul verbale
conclusivo del 22° Capitolo Ge-
nerale. A fame un bilancio si ri-
schia o di ingabbiare un avveni-
mento che ha pur sempre in
qualcosa d'impalpabile oppure di
fame una lettura parziale dal mo-
mento che un Capitolo religiosa
avvia la verifica dell'efficacia del-
le proprie deliberazioni quando
queste si impattano con i desti-
natari. Ed allora?
Ecco questa cronaca, quasi il
viaggio di un cronista.
Il primo giorno
Chi frequentando la scuola ele-
mentare non ha svolto un com-
ponimento dal titolo: descrivere il
primo giorno di scuola? Ebbene,
chi scrive ha avuto proprio la
stessa impressione del « primo
giorno»: stessa agitazione, stessa
speranza e buona volontà. Un ini-
zio sobrio ed a piccolo trotto, ose-
rei dire. Del resto, il fatto che i
quasi duecento capitolari - 186
delegati e sei osservatori per l'e-
sattezza - siano convenuti alla
Casa generalizia romana di Via
della Pisana alla spicciolata, quasi che se a queUa data era ancora
in punta di piedi, chi con ampio Prefetto della Congregazione dei
anticipo e chi poco prima che suo- Religiosi.
nasse il segnale d'apertura, ne è
stato un segno.
Tra commissioni
Veramente in ogni caso avreb-
bero sin dall'inizio potuto canta-
e
assemblee
re: «Siamo arrivati da m ille stra- Compito precipuo di questo Ca-
de diverse, in mille modi diversi, pitolo era di ,, preparare il testo
in mille momenti diversi perché il definitivo delle Costituzioni e dei
Signore ha voluto cosi».
Regolamenti generali della Con-
«L'ufficialità>> è entrata in fun- gregazione salesiana da sottopor-
zione nella tarda mattinata del 14 re alla S. Sede per l'approvazione
gennaio 1984 al tennine di sei definitiva». Come rendere fecon-
giorni di esercizi spirituali «det- do il lavoro dei Delegati dopo cge
tati» o «animati» che sj voglia, da questi a loro volta avevano dibat-
don Cesare Bissoli professore di tuto proposte e indicazioni nelle
Catechesi e Bibbia presso l'Uni- loro rispettive Ispettorie di ap-
versità salesiana e dopo che nella partenenza ed in altrettanti Ca-
prima mattinata don Egidio Vi- pitoli ispettoriali?
ganò aveva affidato la Congrega- La iisposta metodologica viene
zione alla Madonna con un atto data sin dall'inizio dal Regolatore
semplice e nel contempo miste- don Juan Vecchi che con fare gen-
rioso.
tile ma asciutto e deciso mette in
È stata un'apertura priva di or- moto la propria macchina orga-
pelli: l'invocazione allo Spirito nizzativa.
Santo, iJ saluto del Regolatore Suddivisi in sette commissioni
don Vecchi, la lettura di alcune con altrettanti temi (I salesiani di
adesioni e messaggi - significa- Don Bosco nella Chiesa; La no-
tiva la lettera inviata dalla Supe- stra mi~one apostolica; La no-
riora delle Figlie di Maria Ausilia- stra vita di comunione; La nostra
trice, Madre Rosetta Marchese, consacrazione; Formazione e fe-
che sarebbe morta 1'8 marzo -, il deltà; Organizzazione della nostra
messaggio di Giovanni Paolo II società) e coordinati da una com-
letto da don Egidio Viganò e le missione centrale presieduta da
parole del cardinale Eduardo Pi- don Egidio Viganò, i capitolari
ronio, venuto - afferma egli stes- avviano cosi il loro intenso lavoro.
so - come «fratello e amico» an- A titolo esemplificativo ecco il la-
14 , BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO-
1984

2.5 Page 15

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L'abbracdo del Papa a don Viganò.
voro svolto nella settimana dal 16
al 21 gennaio: presentazione e
studio della Relazione del Rettor
Maggiore sullo stato della Con-
gregazione, discussione sulla Re-
lazione in Assemblea e risposte
del Rettor Maggiore, approvazio-
ne del regolamento del Capitolo,
elezione dei moderatori, formazio-
ne delle stesse commissioni ed ele-
zione della presidenza delle me-
desime, conferenza di monsignor
Rosalio Castillo sulla parte del
nuovo Codice di Diritto canonico
riguardante la vita religiosa.
Sin dall'inizio ogni commissione
ha avuto il compito di individuare
alcuni punti nodali attorno ai
quali far convergere gli elementi
meno importanti; i punti nodali
indicati sono stati ventisette. Ec-
cone qualcuno: gli elementi fon-
danti l'identità salesiana, la prio-
rità dei giovani poveri rispetto ad
altri destinatari, la chiarificazione
della parola e del concetto di con-
sacrazione, il concetto di forma-
zione permanente come principio
organizzatore della formazione sa-
lesiana.
Il lavoro di ogni commissione è
stato visto in funzione dell'As-
semblea generale chiamata di vol-
ta in volta a chiarire ed a verifi-
care così come il compito di dare
coerenza contenutistico-letteraria
e unità al testo è stato demandato
ad una commissione detta appun-
to di redazione testo, in sigla
CRT ed eletta il 30 giugno.
Un clima di fraternità
Un Capitolo prima di es.sere
l'occasione per un dibattito è in-
nanzitutto un incontro di persone
con la loro esperienza e ricchezza
umana.
Un Capitolo di salesiani poi
non potrebbe essere pienamente
tale se vi mancassero allegria,
amicizia, cordialità.
Ras.5icuratevi: il Capitolo 22°
non ha mancato quest'appunta-
mento. Poter sorridere sù se stessi
e le cose è un patrimonio che i fi.
gli di Don Bosco hanno a piene
mani attinto nel loro Fondatore.
Bastava dare uno sguardo alle ba-
cheche perché queste apparissero
più simili a fogli murali di sbaraz-
zini e goliardici comitati studen-
teschi che a quelli di una seriosa
assemblea di frati.
Il Capitolo ha avuto persino un
suo... Forattini nella persona del
signor Zonta, un salesiano laico
delegato dell'lspettoria Centrale
di Torino, che tutte le mattine,
i~---- a Regolatore don Veechl ed il Preaidente
don Viganò.
con tenacia, ha affisso le sue spes-
so anche implacabili vignette.
E poi, le serate dopo cena, gli
scherzi e le gite con don Pietro
Scalabrino pronto a fotografare
tutto e tutti.
Un momento direi magico e
conclusivo d'una fraternità cre-
sciuta di giorno in giorno è stato
quello della « buona notte» serale,
ne sono state date tante e diverse.
Dal Rettor Maggiore ai Consi-
glieri generali, agli altri delegati
che di volta in volta hanno rac-
contato con la semplicità delle
cose di famiglia le loro speranze e
le loro delusioni a partire da av-
venimenti ecclesiali, salesiani o di
semplice cronaca.
Sono cosi sfilati di sera in sera
volti e problemi tali da far cresce-
re in tutti gli ascoltatori il senso
dell'appartenenza e della comu-
nione. Storie di confratelli che
hanno pagato con la vita la loro
fede o che pagano con la libertà il
loro coraggio; storie di piccole
abitazioni che vedono nascere se-
minari clandestini; storie di gran-
di realizzazioni e prospettive o
storie, tristi, di mancata fecondità
vocazionale.
Il più giovane dei 194 capitolari
aveva 33 anni mentre il più anzia-
no, don Luigi Ricceri, ha potuto
presentare, molto bene in verità i
suoi 83 anni compiuti.
Ed è proprio quest'ultimo, non
BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO.
1984 . 15

2.6 Page 16

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I delegati della Regione Italia e Medio Orient.e.
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-
I delegati della Regione Allia.
dimenticato sesto successore di
Don Bosco che, richiesto di dare
le sue impressioni sul Capitolo ha
cosl risposto.
«Le mie impressioni sono posi-
tive: molto positive. Noto che
questo Capitolo non è meno im-
portante del CGS, perch~ dovrà
approvare in forma definitiva le
Costituzioni.
- ·-
,.
\\~,. -'I
.....
.... -
-
~
~
Dico che le mie impressioni
sono positive perché noto nei ca-
pitolari una preoccupazione di
chiarezza, specialmente per quan-
to riguarda la nostra identità, i
destinatari, la nostra mi.&5ione.
Noto la preoccupazione di riferirsi
alle nostre origini: Don Bosco è
sempre presente, gli occhi sono
sempre puntati su di Lui, si ricer-
ca una fedeltà autentica, anche se
dinamica evidentemente.
La nostra missione viene sco-
perta come sempre più ricca, più
attuale che mai per J'oggi e per il
domani. Accenno soltanto all'in-
teressamento vivace per la Co-
municazione sociale, all'impegno
responsabile per le vocazioni nella
Chiesa...
Quanto al clima del Capitolo,
trovo con molto piacere i capito-
lari impegnati a st',Kiiare e dibat-
tere i problemi, ma senza tensioni
e contrasti. In dialettica, sl -
guai se non ci fosse! - ma senza
aria di battaglia, in un clima anzi
di serena e gioiosa fraternità che
si esprime talvolta nelle stesse as-
semblee, in mille modi.
Una annotazione che mi sem-
bra importante. I dibattiti sulla
povertà e sulla formazione mi
hanno confennato questa bella e
positiva impressione di grande
maturità e serietà, di grande equi-
librio e realismo salesiano che non
ignora i limiti, le deficienze, ma
guardando a Don Bosco conserva
concretezza e impegno per fare la
Congregazione sempre più vigo-
rosamente giovane.
Per completare, dirò che l'im-
pressione positiva la ricavo ogni
giorno da questi capitolari che at-
tuano la preghiera salesiana; una
preghiera semplice, dignitosa, fat-
16 BOLLETTINO SALESIANO I LUGL,O.
1984 •

2.7 Page 17

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L'udienza Pontificia.
Il nuovo ConBiglio Generale.
ta di raccoglimento, ma che insie-
me ha qualcosa di arioso, piace-
vole, che fa bene: una preghiera
esprrosa anche in bellissimi canti.
E la conclusione allora non può
essere che questa: davanti a que-
sto Capitolo, sono ottimista e ca-
rico di speranza. Possiamo guar-
dare al domani della Congregazio-
ne con grande fiducia».
Una carrellata
di avvenimenti
I quattro mesi di lavori capito-
lari sono stati segnati da avve-
nimenti lieti e tristi che hanno in-
tervallato riunioni di commissioni
e di assemblea.
La festa di Don Bosco celebrata
il 31 gennaio presso il Tempio de-
dicato al Santo nella capitale del
cattolicesimo, è stata così per
molti l'occasione per una presa di
contatto con uno spaccato pasto-
rale della città affidato ai salesia-
ni mentre la celebrazione del Giu-
bileo dei Religiosi nel pomeriggio
di giovedì 2 febbraio ha fatto ri-
vivere la dimensione ecclesiale
della loro consacrazione.
BOLLETTINO SALESIANO I LUGUO-
198• 17

2.8 Page 18

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CHE NE PENSA IL REGOLATORE
Il Consigliere per la Pastorale giovanile don Juan Vecchi è stato il Re-
golatore del 22° Capitolo generale dei Salesiani. In questa qualità ha segui-
to e animato tutte le fasi del suo svolgimento.
A don Vecchi abbiamo posto alcune domande.
- È soddisfatto per come è andato Il Capitolo?
- Si. Naturalmente un Capitolo di duecento persone e con una arti-
colazione tematica complessa come quella avuta da questo appena con-
cluso ha al suo interno dei limiti fisiologici naturali.
- Esistono del punti partlcolarl attorno al quall si è svlluppata l'e-
laborazione delle Costituzioni e del Regolamenti?
- Sono gli stessi temi fondamentali della vita religiosa salesiana.
- Lei è consigliere di un dicastero fortemente «missionario». Come
appare la missione salesiana nelle Costituzioni e nel Regolamenti?
- Il «campo che il Signore chiamandoci ci affida: i giovani special-
mente più poveri. È questa la prima accentuazione.
Il secondo elemento viene dato dal tipo di azione che caratterizza il
salesiano educatore e pastore impegnato quindi a valorizzare e lievitare
col vangelo tutte le domande legittime dei giovani e ad animare ambienti.
Il terzo ed il quarto elemento riguardano rispettivamente I correspon-
sabili, cioè il tipo di «operaio» che il nostro lavoro richiede, e i modi e le vie
di realizzarla.
- Fino a che punto le Costituzioni ed I Regolamenti possono Inte-
ressare I non saleslanl rellglosl?
Le Costituzioni rappresentano un testo di riferimento obbligante per I
religiosi appartenenti alla Società di san Francesco di Sales. Ci sono tut-
tavia non pochi elementi che possono interessare quanti con loro condi-
vidono lo spirito e la missione di Don Bosco. È questo ad esempio, il caso
del capitolo sullo spirito salesiano o, se si vuole anche del capitolo sulla
missione.
- Vorrebbe sottolineare rapidamente qualche novità dell'attuale
testo?
- La prima novità è data dalla nuova struttura del testo. Non si tratta
soltanto di un particolare ordinamento di capitoli ma di una ristrutturazione
che evidenzia alcune scelte contenutistiche molto importanti. Ci sono poi
alcuni temi attorno ai quali si coagulano accenni dottrinari per esempio la
consacrazione religiosa salesiana, la doppia dimensione che emerge in
ogni singolo elemento della nostra vita: sacerdotale e laicale. Sono stati
poi inseriti temi che furono approfonditi in questi ultimi anni come: l'ani-
mazione, il progetto pastorale, la formazione permanente. Soprattutto si è
sottolineata e chiarita la originalità salesiana in ogni aspetto della nostra
vita di religiosi apostoli.
- Per quanto riguarda la pastorale giovanile ci sono novità?
- Il Capitolo non ha trattato particolarmente questo tema. Comun-
que si può dire che è stato possibile fare un bilancio dell'impegno nel ses-
sennio passato; si è visto anche nei dibattiti il riflesso della situazione che
affrontiamo e si è accennato a progetti che devono essere sviluppati
- Come vede Il post-Capitolo?
- Consisterà soprattutto nello studio e nell'assimilazione delle Costi-
tuzioni. Questo comporterà una meditazione organica e sintetica sulla vita
salesiana che non potrà sfuggire un salutare confronto con la nostra realtà
e con le esigenze della nostra missione.
rale delle Figlie di Maria Ausilia-
trice. I fraterni vincoli di salesia-
nità con quest'ultime e la ste$8
vicenda umana di questa donna
che appena eletta superiora nel
1981 si ammala rimanendo cosl in
una altalena di speranza e soffe-
renza fino al 1984, lasciano in tut-
ti mestizia e solidarietà. La par-
tecipazione corale ai suoi funerali
ne sarà il segno. Per l'occasione il
Rettor Maggiore don Egidio Vi-
ganò dirà:
«La vita intera di Madre Ro-
setta Marchese è stata un'esisten-
za di dono. Ha fatto della sua vita
una missione. Innamorata di Cri-
sto, come opzione fondamentale
della sua libertà, ha imparato alla
scuola di Don Bosco e di Madre
Mazzarello che la santità è un
amore che cambia il mondo; e si è
dedicata a prodigare questa ener-
gia di cambiamento prediligendo
la gioventù, quella povera e po-
polare. Ha vissuto il Vangelo del
Signore per proclamarlo mater-
Don Luigi Ricceri e don Zen (nella pag. a
fianco) firmano il verbale conclusivo.
Il 15 febbraio don Zamora,
ispettore di Barcellona è in festa
per il centenario dell'opera sale-
siana della città catalana: non ha
difficoltà a contagiare tutti... an-
che perché regala uno splendido
volume commemorativo e fa brin-
dare con forte « Carlos primero>).
Di questi doni lungo lo svolgi-
mento dei lavori ne seguiranno
tanti: l'elegante pubblicazione sui
mosaici di Monreale offerta dal-
l'Ispettore cli Sicilia don Lillo
Montati, le pubblicazioni e lo
spettacolo dei ragazzi di Arese
fatti venire dalla nota efficienza
lombarda, la birra tedesca, ap-
plaudito dono dei salesiani tede-
schi .
L'8 marzo verso sera giunge la
notizia della morte cli Madre Ro-
setta Marchese, superiora gene-
18 • B01 LETTINO SALESIANO I LUGLIO-
1984
namente con beatitudini giovani-
li. Non possiamo interpretare il si-
gnificato della sua esistenza senza
pensare alla gioventù: ammi1;amo
in Lei una suora che ha vissuto il
Vangelo per la gioventù».
Un mese di fuoco
n poeta Eliot ha seritto che
aprile è il mese più terribile del-

2.9 Page 19

▲back to top
COMUNICATORI POPOLARI
Certamente una presa di posizione di questo nostro CG22 è la volontà di
maggior impegno nell'area della Comunicazione sociale soprattutto a favore
degli ambienti popolari. Vari articoli delle Costituzioni e Regolamenti ne par-
lano (Cost 6, 43; Reg 31-34, 41) e si è stabilito anche uno speciale servizio di
dicastero al riguardo (Cost 135). Nella Relazione sullo stato della Congregazio-
ne vi parlavo del nostro compito di «evangelizzazione della cultura popolare».
Siamo chiamati a svolgerlo particolarmente attraverso la Comunicazione so-
ciale. La nostra missione popolare • non è solo un dato di fatto: deve essere
uno stile di evangelizzazione. Si tratta di arrivare ai "criteri di giudizio, al valori
determinanti, ai punti di interesse, alle linee di pensiero, alle fonti ispiratrici e ai
modelli di vita" , si tratta di prendere sul serio la "religiosità popolare" , di sa-
per coltivare le espressioni artistiche, la musica, il teatro, le manifestazioni di
popolo, i mezzi di comunicazione sociale, la stampa. Non siamo chiamati, è
vero, ad essere degli aristocratici dell'intelligenza, ma neppure dei faciloni su-
perficiali senza un concreto progetto apostolico di influsso profetico e di cre-
scita culturale» (RRM pag. 210-211).
Questo CG22, rileggendo la lettera di Don Bosco dell'85 su cui si dovrà
ritornare, ha riaffermato che la Comunicaz.ione sociale deve essere uno dei
tratti vivi ed essenziali della nostra attività apostolica. In questo punto si può
parlare di un cambio di prospettiva, e di una •nuova presenza . (cfr. anche
ACS n. 302), per quanto il Capitolo ha posto le basi per una ripresa rigorosa ed
ha affidato Il settore a un Consigliere che aiuti le lspettorie a realizzare gra-
dualmente il nuovo impegno. Bisognerà prendere sul serio l'invito di Don Bo-
sco: «Vi prego e vi scongiuro di non trascurare questa parte importantissima
della nostra missione... Fu una delle precipue imprese che mi affidò la divina
Provvidenza, e voi sapete come io dovetti occuparmene con instancabile con
instancabile lena, non ostante le mille altre mie occupazioni• (Epist. IV, pag.
310-321).
Il settore della Comunicazione sociale è legato a quello della Famiglia sa-
lesiana, sotto l'animazione di un medesimo Consigliere. Non mi sembra sia sol-
tanto un abbinamento occasionale; è anzi indicativo anche perché ha alle
spalle una non breve esperienza vissuta. È infatti compito di tutta la nostra Fa-
miglia comunicare Vangelo promuovendo cultura ai giovani e al popolo, unire
te forze per essere una vasta rete di diffusione di valori e di sani principi. La
Famiglia salesiana può mobilitare un alto potenziate umano di influenza sull'o-
pinione pubblica programmando interventi, diffondendo idee, educando ì po-
veri, liberando tante energie di base, mettendo numerose forze a servizio della
civiltà dell'amore.
Anche il nostro impegno per la giustizia e la pace trova in questo settore
una valida mediazione di incisività. Per questo sarà indispensabile aver sem-
pre più chiaro nella coscienza il messaggio da proclamare, l'intuizione corag-
giosa della sua attualità e il nesso vivo con un linguaggio adeguato alla cultura
popolare. Messaggio e linguaggio sono più importanti dei mezzi, e l'assiduità e
capillarità dEilla toro diffusione sono condizioni indispensabili perché i valori
presentau non restino sommersi tra tanti altri messaggi annunciati con troppa
insistenza da molteplici canali.
La passione di Don Bosco per il mistero della Redenzione gli faceva cer-
care le strade più convincentì e più efficaci per avvicinare la gente, i giovani, i
ceti popolari, con un ·arte educativa che non si fermava alla scuola, «ma usan-
do - come dice lui stesso - tutti quei mezzi che la carità ispira... per porre un
argine all'empietà e all'eresia... con le parole e con gli scritti». Lui, povero di
possibilità economiche, ha saputo richiamare l'attenzione delle autorità, del
clero, del grande e piccolo pubblico con un insieme di iniziative anche magna-
nime che lo fanno apparire, a distanza, come abile e antiveggente propulsore
della Comunicazione sociale. Il suo genio nel comunicare non era soltanto ca-
pacità di divulgare personalmente in modo facile chiaro e attraente i messaggi,
né soltanto capacità di persuadere toccando con acuta semplicità la ragione e
i sentimenti più profondi dell'uomo comune. Aveva anche la capacità di orga-
nizzare le forze di cui poteva disporre e di essere inventivo ed audace nelle ini-
ziative di comunicazione e di diffusione per Il popolo.
Se oggi il dissidio tra Vangelo e cultura è reso più acuto da una «comu-
nicazione• superficiale, religiosamente disinformata e spesso Ideologizzata,
occorre da parte nostra collaborare ad una comunicazione diversa, che sia
una forza educativa che «plasma mentalità e crea cultura» come una «auten-
tica scuota alternativa » (cfr. CG21 pag. 148).
(dal discorso conclusivo di don Egidio Viganò)
l'anno perché è il mese in cui la
primavera stenta ad esplodere.
Per i capitolari è stato certa-
mente il mese più intenso anche
se al termine di esso giungeranno,
attesi, alcuni giorni di vacanza
pasquale.
Già nell'ultima settimana di
marzo matura in molti capitolari
l'idea di passare all'elezione del
Rettor Maggiore: la pros.5ima ce-
lebrazione del cinquantenario del-
la canonizzazione lo esige.
Nella tarda mattinata del 28
marzo 1984 il Capitolo generale
vive così uno dei suoi momenti
più esaltanti: la rielezione di don
Viganò.
Un fatto certamente scontato
sul quale neppure il più sperico-
lato dei bookmakers avrebbe re-
gistrato scommesse data la per-
sonalità di don Egidio, ma for-
temente significativo.
«Incominciamo di nuovo -
sono le sue prime parole - con-
fidando nel Signore» mentre tra i
capitolari è viva la sensazione che
scelta migliore non poteva essere
fatta. Auguri, don Viganò!
Con un padre che dice parole di
luce e di speranza la Famiglia sa-
lesiana può tranquillamente ce-
lebrare il suo Giubileo e vivere
nella gioia il ricordo di quel primo
aprile del 1934 quando le note di
«Giù dai colli» e «Campane suo-
nate» echeggiarono pos.senti nella
BOLLETTINO SALESIANO 1 LUGLIO.
1984 - 19

2.10 Page 20

▲back to top
I delegati della Regione Europea Centrale.
La visita di Madre Teresa.
I delegati della Regione Pacifico.
basilica vaticana per la canoniz-
zazione di Don Bosco.
Qualche giorno dopo, il 3 aprile
i capitolari vengono ricevuti in
udienza particolare da Giovanni
Paolo II che ha voluto fra l'altro
ricordare il «lavoro apostolico, in-
tenso, efficace, a servizio della
chiesa e della società, specialmen-
te della gioventù» che i Salesiani
svolgono.
Nei giorni successivi altre ele-
zioni.
L'll aprile è la volta del Vica-
rio: viene riconfermato don Gae-
tano Scrivo.
Il 12 aprile sarà il turno di don
Paolo Natali e cli don Juan Vecchi
riconfermati rispettivamente con-
siglieri per la Formazione e per la
Pastorale giovanile; di don Sergio
Cuevas e di don Luc Van Looy,
eletti rispettivamente consiglieri
per la Famiglia salesiàna e la Co-
municazione sociale e per le Mis-
sioni; cli don Omero Paron eletto
economo generale.
Lunedl 16 aprile e martedl 17
vengono eletti i CoJ;lSiglieri gene-
rali incaricati cli gruppi di lspet-
torie e di nazioni: vengono cosi ri-
confermati don Bosoni Luigi, don
Panakezham Thomas, don Rico
Josè Antonio, don Vanseveren
Roger ed i nuovi don Techera
Carlos e don Velasco lgnacio.
Lo staff verrà successivamente
completato da don Viganò con Ja
20 BOLLETTINO SALESIANO 1 LUGLIO-
1984
nomina di don Agostino Diedziel
a suo delegato per la Polonia.
La sera del 17 aprile i capitolari
hanno la possibilità di incontrare
Madre Teresa cli Calcutta.
(<Penso - ella dice - che san
Giovanni Bosco deve essere molto
contento di vedere che la sua Con-
gregazione conserva questo onore
per i più poveri. Custoditelo con
la vostra vita, nel vostro lavoro.
Quello che è il più grande dono di
Dio alla vostra società: quell'a-
more, quel lavoro per i poveri.
Non lasciate che nessuno o niente
separi il vostro amore per Cristo
dall'amore per i poveri! È così fa-
cile permettere che qualcuno o
qualcosa porti via la gioia di ama-
re e servire i poveri. Essi sono il
più grande dono di Dio per noi!
Oggi la fame non è solo per un
pezzo di pane; è anche quella di
essere amato, di sentirsi benvolu-
to. Ed è proprio questo il contri-
buto del sacerdote: dare quella
pace e quella gioia che sgorgano
dall'amore. E la nudità non è solo
questione di un panno per vestir-
si, ma è anche la mancanza di di-
gnità, la perdita della purezza, la
mancanza di rispetto per i poveri.
Molti trattano i poveri come se
fossero niente!...
Aiutiamoci a vicenda con la
preghiera e i sacrifici, perché pos-
siamo continuare ad essere l'a-
more cli Dio e la sua compassione
per tutti quelli che ci incontrano e

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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La visita dei ragazzi di Arese.
Un applauso per_ chludere i lavori
Una partita di pallavolo tra capitolari.
possiamo condividere con loro la
gioia di amare e servire Dio».
Verso la fine
Corroborati da una settimana
di vacanza - mentre la commis-
sione redazione testo (CRT) pre-
parava i materiali per la «volata»
finale - i capit.olari non potevano
fare a meno di andare material-
mente anche alle «radici» della
salesianità. TI 30 aprile ed i primi
due giorni di maggio vedono i ca-
pit.olari in Piemonte per una vi-
sita a Valdocco ed a Mornese e
per partecipare alla consacrazione
del Tempio eretto in onore di san
Giovanni Bosco proprio a quattro
pas& dalla casetta de' Becchi.
Con non ancora spente le sen-
sazioni che un viaggio nella «Ter-
ra santa» salesiana lascia in chi lo
fa, i capit.olari si avviano alle vo-
tazioni e discussioni ultime. Dal
cinque all'll maggio è un susse-
guirsi di sondaggi e votazioni. Fi-
nalmente, sabato 12 maggio è la
conclusione. Ventiquattr'ore dopo
i corridoi della Casa generalizia
tornano alla sil~nziosa e operosa
routine quotidiana mentre già si
profilano i primi cambi di ufficio e
di personale. È il segnale che il
Capit.olo più che finito sia comin-
ciat.o. Anche qui si incomincia di
nuovo confidando nel Signore.
Giuseppe Costa
BOLI.ETTIHO SAI.ESIMIO I LUOL~
11184 21

3.2 Page 22

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cambiare vita
per aprire il circuito
della solidarietà
Se a livello personale ciascuna
per la sua parte, anche I
rapporti fra gli Stati
aumenteranno. Mons. Giovanni
Nervo cl Illustra l'attività della
Caritas contro la fame, per la
pace e Il servizio al poveri.
P er vincere la fame cam-
bia la vita•. Può sem-
«
brare uno slogan ad ef-
fetto. Invece è un programma che
postula un profondo mutamento
di cultura e di costume. Può riu-
scire perfino difficile cogliere il
nesso fra la vittoria sulla fame e il
cambiamento della vita indivi-
duale, specie per chi è convinto
che a provvedere il pane per co-
loro che ne sono privi debbano es-
sere gli Stati, i governi, gli enti in-
ternazionali. Eppure basta riflet-
tere un momento su questa frase,
assunta come principio portante
della campagna ecclesiale contro
la fame nel mondo, per penetrare
tutto il concetto significato. E:
una riflessione che merita di es-
sere fatta, perché tutti abbiamo
bisogno di crescere nella consa-
pevolezza di un dramma che at-
tanaglia milioni di uomini, donne,
bambini in tante parti del mondo.
A fornirci gli elementi di base è
mons. Giovanni Nervo, vicepre-
sidente della Caritas italiana, un
sacerdote da ormai molti anni im-
pegnato con energia e totale de-
dizione nella quotidiana battaglia
in favore dei più deboli e dei più
poveri fra gli uomini.
«L'opinione pubblica - ci dice
mons. Nervo - è da qualche tem-
po bombardata da una serie di
messaggi sui paesi poveri e sulla
fame nel mondo, tendenti più
spesso a fare impressione e colpire
l'emotività, che a fornire indica-
zioni precise e complete sull'an-
goscioso dramma di milioni di
vite umane condannate a scom-
parire se non si provvederà in
tempo ad aiutarle. U problema è
immenso, può spingere le singole
persone a pensare che sia compito
degli Stati affrontarlo, i soli in
possesso di risorse adeguate alla
vastità dell'impresa. Ma è una
convinzione errata. Anche il sem-
plice cittadino, il singolo cristiano
può e deve fare la sua parte, e fin
da oggi. In che modo. Rinuncian-
do alle spese inutili, rifiutando le
proposte superflue del consumi-
smo, sottraendosi agli sprechi, per
dedicare una parte del proprio bi-
lancio familiare ai fratelli poveri,
quelli vicini e quelli lontani.È una
decisione che deve essere presa
con piena consapevolezza, che
deve segnare il superamento del-
l'offerta saltuaria per dare spazio
alla continuità della dedizione,
avviando, in nome della solidarie-
tà, un vero e profondo mutamen-
to di vita.
«Se tutti saremo capaci di dare
alla nostra vita un indirizzo nuo-
vo, i valori di cui diventeremo
portatori si trasmetteranno infal-
22 BOU.ETTINO SALESIANO I LUGLIO
1984
Solidarietà Salesiana a Manzlni (Sudan).
libilmente alle istituzioni, che
sono animate dagli uomini. E al-
lora il grande circuito della soli-
darietà toccherà i singoli e i go-
verni per riflettersi sui bisognosi.
Vedremo gli Stati, i governanti, le
strutture rivolgersi con spi.rito
nuovo ai popoli della fame, vedre-
mo la solidarietà espl'esssa a livel-
lo individuale trasformarsi in so-
lidarietà a livello planetario».
Ecco dunque il collegamento
fra il pur modesto contributo che
il singolo cittadino può offrire e
l'impegno massiccio dei governi
rivolto a debellare la fame nel
mondo. Ma attenzione, avverte
mons. Nervo: «Fino a quando i
singoli cittadini non cambieranno
atteggiamento nel rapporto con i
poveri vicini e lontani, fino a che
non saranno disposti a concre-
tamente tagliare una fetta del
loro bilancio personale e familiare
per condividere il loro benessere
con chi stenta a sopravvivere, dif-
ficilmente lo Stato avrà gli stimoli
e il consenso n ~ per cam-
biare tipo di rapporto con i paesi
poveri, e passare dalla trascura-
tezza e daUo sfruttamento alla so-

3.3 Page 23

▲back to top
i vecchi schemi basati sull'egoi-
smo per scoprire uno stile di esi-
stenza più genuino e più libero. In
questa ottica, l'aiuto offerto dalla
Caritas assume una qualità spe-
cifica, che lo differenzia dall'aiuto
fornito attualmente dagli Stati. È
mons. Nervo a sottolineare la di-
versità.
«Nei miei viaggi in Africa, com-
piuti per mettere a punto i pro-
grammi di aiuto della Caritas ita-
liana, ho visto all'opera numerosi
organismi internazionali, impe-
gnati a fornire consistenti aiuti
alimentari, a costruire pozzi, a
realizzare progetti di sviluppo. E
mi sono chiesto: che senso hanno i
modesti interventi della Caritas
rispetto ai massicci soccorsi degli
organismi internazionali? Che
cosa sono le nostre 400 tonnellate
di riso per il Ciad di fronte alle 60-
mila tonnellate del Programma
Alimentare Mondiale? E ho colto
la differenza. Gli interventi degli
Stati e degli organismi internazio-
nali sono doverosi, utili, necessari,
anche se ancora del tutto insuffi-
cienti. Gli interventi della Chiesa Mons. Giovanni Nervo.
ai paesi colpiti dalla siccità vo-
gliono dire alla gente di quei paesi
lidarietà, tagliando una volta una che esistono fratelli che li amano, del problema. Questo comporta
consistente fetta del bilancio na- che condividono le loro tribolazio- anche una doverosa opera di in-
zionale per favorire l'autosviluppo ni. È un segno importante, più an- formazione dell'opinione pubbli-
del Terzo Mondo, senza mire se-
grete di neocolonialismo econo-
mico e politico. Non si può infatti
pensare che i governi dei paesi ric-
cora dell'entità dell'aiuto mate-
riale, perché mette in circolazioni
valori di solidarietà, di fraternità,
che sono fondamentali ai fini
ca. Non ci si debbono attendere
miracoli, non ci si può illudere che
in un anno si avvierà l'irrigazione,
si sistemeranno le strade, si in-
chi sviluppino i loro rapporti con i dell'affermarsi di una nuova uma- stalleranno presidi sanitari nelle
paesi poveri sulla base della soli- nità».
zone rurali, si combatteranno le
darietà e della reciproca integra- Questo modo di concepire l'aiu- malatie tropicali. La gente deve
zione e utilità, se i popoli che li to ai paesi poveri ne evidenzia la sapere che dei problemi dei paesi
esprimono basano al loro interno i finalità ultima: favorire l'autosvi- poveri ci dovremo occupare an-
rapporti fra i cittadini e fra i luppo. «Noi sentiamo anzitutto cora per molto tempo. Di qui l'e-
gruppi sull'egoismo e sullo sfrut- l'esigenza - sostiene mons. Nervo sigenza di incidere profondamen-
tamento reciproco».
- che ogni intervento a favore te nella nostra vita. Ciò che serve
La Caritas è impegnata contro del Terzo Mondo, piccolo o gran- non è l'occasionale impegno di un
la fame nel mondo lungo tre diret- de che sia, di emergenza o di svi- giorno, bensl un nuovo stile di
trici di marcia: portare il proprio luppo, abbia sempre carattere vita, un radicale mutamento di
contributo materiale per alleviare promozionale. Non siamo noi che cultura».
le sofferenze cli tante popolazioni salviamo o facciamo sviluppare i Quando, sollecitati dalla pres-
in difficoltà; fare di questo aiuto popoli poveri, sono es.si gli autori, sione che sale da una base popo-
un segno che esprima ai fratelli i protagonisti, i gestori del loro lare avvertita e cosciente, gli Stati
privi del pane quotidiano, la fra- sviluppo. Hanno soltanto bisogno verranno coinvolti nel grande cir-
terna, spontanea e totalmente di- di essere messi in condizione di cuito della solidarietà, allora sarà
sinteressata solidarietà della potersi sviluppare. Se consideria- più facile anche tradurre in pra-
Chiesa che è in Italia; stimolare le mo realisticamente la situazione tica un'esigenza molto sbandie-
nostre comunità a riconoscere che
in questo atteggiamento di soli-
darietà chi riceve maggior aiuto
siamo noi, in quanto spinti a cam-
biare vita, a rivedere criticamente
da cui partiamo, il cammino si
prospetta molto lungo. Ma noi ri-
teniamo che l'autosviluppo sia
l'unica strada che può portare a
una soluzione valida e duratura
rata a parole e sulla quale, sempre
a parole, tutti sono d'accordo, ma
che stenta a tradursi in pratica, e
cioè che per poter favorire lo svi-
luppo del Terzo Mondo occorre
BOLLETTIIYO SALESIAIYO I LUGLIO
1984. 23

3.4 Page 24

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arrestare la corsa agli armamenti,
ridurre progressivamenteil poten-
ziale bellico, come premessa all'e-
liminazione della guerra. La Ca-
ritas ha assunto come area di la-
voro anche questo impegno.
« È una delle nostre linee di fon-
do - ci confenfla mons. Nervo -
La comunità noi l'intendiamo
come famiglia di Dio, che si ali-
menta dell'amore per i più deboli.
La guerra si colloca sul versante
opposto: si alimenta dell'odio fra
gli uomini e a pagare il prezzo più
alto ·sono proprio i più deboli. La
Caritas, in quanto strumento del-
1'Epi.scopato italiano diretto fra
l'altro a favorire lo sviluppo inte-
grale dell'uomo, non può ignorare
il tema della pace. In campo, il
nostro modo di esprimerci si con-
cretizza nell'attenzione rivolta al-
l'obiezione di coscienza. I giovani
che intendono manifestare la loro
ispirazione non violenta rifiutan-
do l'addestramento all'uso delle
armi sostituendolo con il servizio
reso ai più poveri, trovano nella
Caritas la possibilità di vivere
questa loro inclinazione. La con-
venzione stipulata con il Ministe-
ro della Difesa fa sl che oggi 900
giovani svolgano il loro servizio in
J50 Diocesi. Essi fanno concre-
tamente professione di non vio-
lenza unita al servizio reso ai più
Qua.odo arriva l'acqua è festa.
bisognosi. Sono questi, gli elemen-
ti essenziali di una cultura di
pace, di uno stile di vita che si
prefigge di contribuire a sradicare
la guerra nel mondo».
Fino al 1972, il destino dell'o-
biettore di coscienza era il carcere
militare. Questa situazione fu su-
perata nel 1972 con la legge che
regolamentava la condizione dei
giovani obiettori di coscienza con-
sentendo il servizio civile sostitu-
tivo, una legge ancora carente e
spesso male applicata a causa di
impedimenti burogratici che crea-
no non poche difficoltà. Fra gli
enti che si sono convenzionati con
il Ministero della Difesa, la Cari-
tas italiana è quello che ne ha as-
sorbito il maggior numero: oltre
4mila a tutt'oggi. Gli obiettori
svolgono il loro servizio per lo più
in strutture di tipo assistenziale e
promozionale (anziani, minori,
Makallé. Pensando a un nuovo pozzo...
24 • BOLLETTINO SAlESJANO I LUGLIO-
1084

3.5 Page 25

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handicappati, tossicodipendenti,
carcerati, ecc.).
Il tema del «servizio» si ricol-
lega direttamente con un altro
campo di attività della Caritas:
La promozione di gruppi di volon-
tariato, formati da persone che si
dedicano ai bisogni più scoperti e
alle più evidenti forme di povertà
e di emarginazione. « Il volonta-
riato - precisa mons. Nervo -
consente di vivere la carità come
condivisione concreta, e non come
semplice dichiarazione di buona
volontà. Noi attribuiamo ad esso
un grande valore culturale. A
fronte di una cultura intrisa di
egoismo, di ricerca di profitto, del
tornaconto personale, il volonta-
riato si propone come cultura di
servizio, di testimonianza, come
un modo concreto di cambiare la
vita. Inoltre abbiamo sperimen- Risaie in India.
tato l'efficacia del volontariato
come forma di prevenzione nei privilegiamo forme di volontaria-
confronti delle devianze giovanili, to di gruppo, più idonee, rispetto
droga in primo luogo. Nel nostro alle forme individuali e familiari,
tempo è indispensabile dare ai che pure valorizziamo, a incidere
giovani degli ideali concreti: il sulla comunità. È un setore, que-
servizio sul campo reso ai fratelli sto, sul quale richiamiamo l'atten-
apre nuovi orizzonti. Inoltre, il zione degli educatori, perché con-
volontariato è un modo concreto tribuiscano a favorirne la crescita
di mettere in movimento la co- fra i giovani. Considerando il va-
munità cristiana, infrange certe lore preventivo del volontariato,
incrostazioni che ne impediscono credo si possa dire che esso è in
la testimonianza viva. Per questo sintonia con lo spirito salesiano.
•DI PIÙ• PER CHI HA FAME E SETE
«Voglio rivolgermi in special modo ai vostri fratelli cattolici del
mondo, a quelli dei paesi più fortunati. Che essi meditino la nota
frase di San Vincenzo de' Paoli, uno degli eroi e dell'amore per i
poveri. A chi gli comandava, nel tramonto della vita, che cosa egli
avrebbe potuto fare di più per il prossimo, rispondeva: "Ancora di
più''. Voler fare sempre "di più" è la gloria della carità cristiana. di
quell'amore che abbiamo gli uni per gli altri e che lo Spirito_ Santo
infonde nei nostri cuori. Perciò vi dico: adesso coloro che hanno
fame e sete sono alla vostra porta! I mezzi moderni permettono di
vènire loro in aiuto. Non dovete dunque fare assegnamento solo
sulle responsabilità politiche nazionali e internazionali. Al di sopra
del dovere universale di solidarietà, la vostra fede deve indurvi ad
esaminare le vostre reali possibilità, ad esaminare personalmente
e nella famiglia, se non si ritenga troppo necessario ciò che è in
realtà superfluo. È il Signore che ci invita a fare di più».
(Dal discorso di Giovanni Paolo Il
nella cattedrale di Ouagadougou,
in Alto Volta, 10 maggio 1980)
Del resto, i rapporti della Caritas
con il Pontificio Ateneo salesiano
e con altre organizzazioni salesia-
ne sono stati proficui e mi auguro
che si allarghino in futuro. Sem-
pre in tema di volontariato vorrei
sottolineare l'iniziativa della Ca-
ritas rivolta alle ragazze, invitate
a spendere un anno intero della
loro vita a servizio fraterno degli
'ultimi'. La scelta che proponiamo
alle ragazze è molto significativa.
Accettando di dedicarsi per un
anno ai più poveri, ~ testimo-
niano di credere nei valori della
solidariet~ umana, dimos~ano di
saper assumere un atteggiamento
che va controcorrente in una so-
cietà basata sulla logica dell'effi-
cientismo e della competitività.
Con ciò, esse esercitano una fun-
zione altamente stimolante nei
confronti degli adulti».
Mons. Nervo ci ha indicato le
linee fondamentali entro cui si
muove l'attività della Caritas,
una attività che si espande nei
molteplici settori in cui l'organi-
smo istituito dalla CEI è chia-
mato ad operare. Ciò che più con-
ta, nell'attività della Caritas è
l'impegno a creare condizioni che
favoriscano la liberazione e lo svi-
luppo dei fratelli, nel rispetto dei
valori e dei ritmi di crescita pro-
pri di ciascuna persona e di cia-
scun gruppo umano.
Gaetano Nanetti
BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO-
1964 25

3.6 Page 26

▲back to top
giovani in Africa
una vita difficile
ma aperta
alla speranza
Disoccupazione, poche scuole,
sottoalimentazione, ma tanta
voglla di Impegnarsi per sé e
per gli altri. Conversazione con
don Piero Gavloli, missionario
salesiano nello Zaire.
V orrei un impegno che
facesse di me un uomo
«
utile alla società e allar-
gasse le mie relazioni con gli altri
per potermi mettere in spirito di
servizio». « Vorrei trovare un la-
voro e poi sposarmi con un uomo
che mi voglia veramente bene e
avere dei figli». « Io sono un han-
dicappato, ma debbo, come tutti,
costruire la mia vita e essere a
mia volta responsabile verso gli
altri, perché quando si è ricevuto
qualcosa, bisogna saperla dividere
con gli altri e non assumere atteg-
giamenti egoistici... In quanto cri-
stiano, mi sento spinto a metter-
mi al servizio degli altri, sopratut-
to degli altri handicappati».
Speranze, propositi, desideri di
alcuni giovani africani di Lubum-
bashi, una citt:à dello Zaire, nella
regione dello Shaba, teatro, negli
anni passati, di feroci scontri ar-
mati fra eserciti rivali. I giovani
hanno espresso questi pensieri nel
corso di una indagine sulla con-
dizione giovanile condotta a livel-
lo diocesano. Ma sentiamone altri.
«I giovani, con il loro impegno,
possono contribuire a cambiare in
meglio le cose del nostro Paese•.
«Mi preparavo ad essere utile, do-
mani, ai miei simili, e mi sforzo di
contribuire a creare intorno a me
un clima di fraternità». « Vorrei
essere testimone nel mio ambien-
te, vivere in mezzo alla gente
come una parabola vivente».
Giovani africani, alcuni dei tan-
tissimi - una moltitudine - che
popolano un continente giovane.
Una massa enorme che cresce
ogni anno. «Si, tanti giovani, ma
poco lavoro, poche scuole, dice
don Piero Gavioli, salesiano, re-
sponsabile della pastorale giova-
nile per la Diocesi di Lubumbashi.
«Attratti dal miraggio della città,
lasciano i villaggi dove sono nati,
le campagne dove la vita è duris-
sima, spesso senza prospettive, e
si riversano nei maggiori centri
abitati nella speranza di trovare
migliori condizioni di vita, un la-
voro, insomma un futuro. Una
terribile illusione. Quando se ne
accorgono è troppo tardi. E allora
sono costretti a vivere di espe-
dienti, di piccoli traffici ai bordi
delle strade. Molti purtroppo
sono risucchiati dagli ingranaggi
della delinquenza, per tante ra-
gazze si apre il baratro della pro-
stituzione. Le insidie più temibili
26 • BOLLETTINO SALESIANO J LUGLIO-
1911<
sono dietro l'angolo».
Droga?
«Non come fenomeno di massa,
almeno per la droga pesante e al-
meno per il momento. L'Africa è
ancora ai margini del traffico in-
ternazionale della droga, a causa
della scarsa disponjbiJità finanzia-
ria dei suoi abitanti. Piuttosto,
incide in misura rilevante l'alco-
lismo».
Don Gaviali lo abbiamo incon-
trato a Roma, dove ha trascorso
qualche mese per prendere parte
ai lavori del Capitolo generale
della Congregazione, come dele-
gato dei confratelli dell'Africa
centrale. Conclusi i lavori e tra-
scorso un breve periodo presso i
familiari a Massa Finalese, in pro-
vincia di Modena, farà ritorno
nello Zaire, dove vive ormai da
molti anni la sua esperienza mis-
sionaria. Sull'Africa, il «Bollet-
tino Salesiano» ha scritto molto
nei mesi scorsi, con l'intento di
mettere i lettori a più stretto con-
tatto con la realtà socio-politica
dei paesi del Continente dove ope-
rano i missionari salesiani. In al-
cuni di questi paesi la presenza
salesiana risale molto indietro nel
tempo. È il caso dello Zaire, dove i
figli di Don Bosco si trovano dal
1911. In altri ci sono arrivati più
di recente, nel quadro del «pro-
getto Africa»,lanciato nel 1977 e
oggi in pieno svolgimento.

3.7 Page 27

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Ora don Gavioli ci porta la voce un po' di riso, o un po' di polenta.
di uno che agisce sul campo, che Quello era il loro pasto. Un po'
opera nella «nuova frontiera» del- scarso per dei giovani che stanno
l'impegno missionario salesiano. ancora crescendo. Eppure si im-
Non possiamo pretendere da lui pegnano a fondo, vogliono contri-
un quadro complessivo dell'Afri- buire a creare un mondo migliore
ca. «Si fa presto a dire Africa - per sè e per gli altri.
conferma don Pietro - ma un Vede - continua don Gavioli
cosi vasto Continente presenta - gli africani si trovano ad af-
realtà straordinariamente diffe- frontare condizioni di vita tali che
renziate, il Sudan non è il Mo- un europeo, al loro posto, non re-
zambico, il Senegal non è il Suda- sisterebbe un giorno, oserei dire
frica. Ciò che posso dire riguarda che sentirebbe una gran voglia di
la regione dove opero, che certo lasciarsi morire. Invece, gli afri-
non è di piccole dimensioni, se si cani esprimono uno straordinario
considera che la Diocesi di Lu- attaccamento alla vita, credono
bumbashi si estende per 80mila nella vita, come a qualcosa che è
chilometri quadrati, poco meno di piu forte di tutto. Non c'è, in Afri-
un quarto dell'Italia, anche se la ca, lo spirito pessimistico di cui è
popolazione non raggiunge il mi- intrisa certa cultura occidentale.
lione di abitanti». E tuttavia, Per l'africano la vita è bella , al
come veciTemo, il nostro interlo- punto çhe per essa si è disposti a
cutore ci dirà molte cose, farà tan- tutto. E un atteggiamento che ha
te considerazioni che si possono i suoi risvolti negativi, se si vuole,
estendere a tutta l'Africa o a gran perché comporta il rifiuto quasi
parte di essa.
fisico a sacrificarsi per valori che
Se i giovani africani vivono in sono più importanti della vita
condizioni tanto precarie, da dove stessa. E tuttavia, anche in questo
nascono i propositi di cui abbiamo campo, il cristianesimo ha ope-
riferito all'inizio, rivelatori di una rato un cambiamento: l'Africa ha
radicata coscienza dei valori po- avuto i suoi martiri, cioè persone
sitivi?
che hanno rinunciato aUa vita in
«Quei propositi sono espressi nome della fede. È una idealità
da giovani cristiani, che cercano nuova, che si va gradatamente al-
di vivere una vita di servizio, di largando anche in corrispondenza
donazione agli altri, di dialogo, di delle vicende storiche del Conti-
concrete, anche se modeste, rea- nente. Rimane l'attaccamento
lizzazioni a vantaggio del pros- alla vita, ma con questa innova-
simo più bisognoso. Sono essi che zione: non a qualsiasi prezzo».
contribuiscono a creare forme «Una seconda trasformazione
nuove di solidarietà con i più po- - ci dice ancora don Gavioli - è
veri, gli emarginati, i vecchi. In possibile coglierla in un altro dei
questo modo aiutano anche se valori di cui l'africano è portato-
stessi a crescere, a crearsi un fu- re: quello della solidarietà. È un
turo. Come la maggior parte della vero valore tradizionale, direi ti-
popolazione, anche loro possie- pico della cultura africana, ma fi-
dono poco o nulla, anche loro sen- nora si è espresso prevalentemen-
tono il problema della fame e del- te a livello familiare, classico otri-
la sottoalimentazione, perche vi- bale, perché così vuole appunto la
vono in un paese dove la gente tradizione secolare. Oggi ci si va
deve accontentarsi di fare un vero aprendo lentamente ad altre for-
pasto ogni due giorni. Prima di me di solidarietà, più ampie, a li-
partire per Roma, ho avviato un vello nazionale, o di vaste comu-
corso di formazione permanente nità. Già lo vediamo nelle comu-
per giovani animatori di gruppi nità parrocchiali: qui la tribù, il
giovanili, con la partecipazione di clan non c'entrano più, soprafatti
una ottantina fra ragazzi e ragaze, da una solidarietà che si dilata
che già lavorano nelle parrocchie. per esempio a livello di quartiere,
Si stava insieme dalle 9 del mat- e che si esprime in nome dei prin-
tino alle 5 del pomeriggio, con una cipi cristiani. Ecco allora il servi-
sosta a mezzogiorno: io offrivo un zio ai più poveri, agli ammalati,
bicchiere di latte, i giovani por- l'impegno collettivo per un'opera
tavano con sè un pezzo di pane, o di pubblica utilità».
Queste considerazioni introdu-
cono un altro discorso di grande
importanza. L'Africa si trova oggi
ad attraversare un momento mol-
to delicato della sua storia, e da
come saprà superarlo dipenderà il
suo futuro e anche il suo ruolo nel
mondo di domani. Da un lato il
Continente africano permane
aperto ai valori spirituali, ha vivo
il senso di Dio, il senso dell'uomo.
Per contro, ci sono segnali sempre
più evidenti di un incalzante pro-
cesso di secolarizzazione, di ma-
terialismo fondato sulla ricerca
egoistica del benes.sere individua-
le. L'Africa si salverà se sarà in
grado di resistere a questa tenta-
zfone e farà invece tesoro, esaltan-
doli, dei valori dello spirito. La
possibilità esiste, dimostrata dai
molti che oggi vivono il cristiane-
simo in modo autentico. Ma c'è
bisogno di aiutarne la crescita, di
rafforzarne la \\rolontà di perseve-
rare. La Chiesa oggi, in Africa, la-
vora tenacemente in questa dire-
zione, gli stessi viaggi apostolici
del Papa hanno voluto es.sere un
incoraggiamento e un sostegno.
Ma occorre fare di più, tutti i cri-
stiani debbono sentirsi impegnati
in questo lavoro, con i mezzi e nei
modi propri di ciascuno, per dila-
tare il campo in cui opera la Chie-
sa. È un momento, quello che l'A-
frica si trova a vivere, che va colto
per indirizzarlo verso sbocchi po-
sitivi, a vantaggio degli africani,
ma anche degli altri uomini che
dall'Africa possono ricevere un
annuncio di speranza.
In questo quadro si inserisce il
«progetto Africa», contributo, dei
figli di Don Bosco alla missione
della Chiesa diretta a suscitare
cristiani autentici, collaborazione
offerta alle giovani chiese del
Continente. Ma riprendiamo qui
la nostra conversazione con don
Gavioli. Il carisma salesiano riesce
ad «africanizzarsi», a riprodursi
in Africa come si è riprodotto in
America Latina, in Asia, in altre
parti del mondo?
«Rispondo senz'altro di si an-
che se è innegabile che siamo solo
agli inizi. Già ci sono sacerdoti sa-
lesiani africani, molto giovani di-
chiarano di aspirare alla vita re-
ligiosa salesiana, cresce intorno a
noi l'adesione sincera agli ideali
salesiani. Questo fa sperare che la
BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO-
1984. 27

3.8 Page 28

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fisionomia di Don Bosco divente-
rà sempre più «africana». Perché
io sono convinto che l'«africaniz-
zazione» non dipende tanto da
noi missionari europei, quanto da-
gli s ~ africani. Noi introducia-
mo uno stile, proponiamo un me-
todo. Spetta agli africani tradurli
nella loro cultura. E qui sorgono
le difficoltà maggiori. Noi siamo
inevitabilmente portatori di una
cultura che è quella occidentale, i
nostri metodi di lavoro spesso as-
somigliano troppo a quelli euro-
pei, anche se il nostro cuore è già
africano. Dal canto loro, gli afri-
cani specie i giovani, vivono, no-
nostante tutto, nell'era tecnolo-
gica, e quindi sono indotti a tra-
scurare tutto ciò che, della cul-
tura tradizionale, è puro aspetto
esteriore, folkloristico. Resta
però, alla base, una specifica men-
talità africana con larghe aper-
ture al Vangelo. Ciò che bisogna
evitare è il rischio che essa sia so-
praffatta dalla cultura occidenta-
le. In altre parole, l'Africa deve
ammodernarsi rimanendo se stes-
sa, conservare e vivere i suoi va-
lori più veri calandoli nel mondo
contemporaneo, arricchendoli me-
diante lo scambio con le altre cul-
ture.
«Nella regione dove mi trovo
ad operare - dice ancora don Ga-
violi - ho assistito a un'esperien-
za interessante a questo riguardo,
che attiene al settore della litur-
gia. Si è pensato a un certo mo-
mento di celebrare la Messa, di-
ciamo cosl, alla zairese, cioè una
Messa i cui contorni si ispiravano
a motivi propri della tradizione
indigena. Ma è stato subito colto
il difetto di questa importazione:
si erano cioè introdotti elementi
di un passato ormai remoto, già
consegnati al patrimonio folklo-
ristico, con gran sfoggio di cappel-
li piumati, di lance, insegne tribali
ecc. Li si è voluti riesumare dopo
decenni, come se nel frattempo
nulla fosse accaduto. I giovani
hanno finito per trovarli un po' ri-
dicoli... Ed era comprensibile:
quei «segni» non corrispondevano
più ai loro modi di vita attuali.
Qual'è, allora, la strada da se-
guire?
«Non è facile dirlo, ma vorrei
riferire l'esperienza di un gruppo
di giovani, che si chiama «Bilenge
ya mwinda», cioè «i giovani della
luce». I suoi componenti si sfor-
zavano di ricoprire il cristiane-
simo secondo uno stile che si ri-
chiama alla tradizione, ma che è
aperta all'assunzione dei tratti
moderni. Nel settore della musica
che accompagna il rito cristiano,
per esempio, essi hanno proposto
ritmi la cui ispirazione è sicura-
mente africana, ma in consonanza
con il modo moderno di fare mu-
sica. E ci sono arrivati analizzan-
do il susseguirsi di alcuni passag-
gi. Un tempo si adottavano mu-
siche europee alle quali si appli-
cavano parole africane; poi si è
passati a scegliere ritmi tradizio-
nali africani con parole africane.
Ora si propongono ritmi e parole
che sono propri dell'Africa oggi,
che esprimono l'anima, la cultu-
ra, il modo di sentire -dell'Africa
moderna. Questa è 'africanizza-
zione' ».
Guardiamo adesso un po' più
addentro alla presenza salesiana
in Africa. quando Don Bosco co-
minciò a inviare i suoi figli per il
mondo, disse che essi non dove-
vano prendere il posto di altre
Congregazioni, ma piuttosto aiu-
tarle ad allargare il loro campo
d'azione. Mentre in genere i mis-
sionari si occupavano degli adulti,
i salesiani si dedicarono ai giovani
poveri e abbandonati. È possibi-
28 • BOLLETTINO SALESIANO 1 WGI.JO.
1984
le, Oggi, nelle terre di rmss1one
africane, cogliere la specificità del
«carisma salesiano»?
Posso solo dire - risponde don
Gavioli - che i giovani in Africa
si accorgono della «diversità» di
una parrocchia salesiana. Si sen-
tono più seguiti, avvertono un cli-
ma diverso intorno a loro. I nostri
ex allievi rimangono attaccati a
noi, stabiliscono con i salesiani un
rapporto affettivo duraturo, molti
giovani sono attratti dal nostro
stile di vita e ci conforta vedere
crescere le vocazioni. Tutto que-
sto lo si può cogliere ad occhio
nudo laddove i salesiani arrivano
per la prima volta, e la gente non
ha magari mai sentito parlare di
loro. Nel quadro del 'Progetto
Africa', è nata a Goma, un centro
di 90mila abitanti, una parrocchia
salesiana. Prima nessuno conosce-
va i salesiani: ebbene, la gente, e
sopratutto i giovani, hanno avver-
tito un soffio nuovo, l'oratorio si è
subito affollato, lo stile salesiano
è piaciuto. Si, possiamo tranquil-
lamente dire che ancora oggi, lad-
dove arriva, Don Bosco colpisce
ancora...•.
Don Gavioli, lei ha partecipato
ai lavori del Capitolo generale.
Che parte ha avuto il «progetto
Africa» nel dibattito capitolare?
«Come lei sa, il Capitolo è stato
convocato per affrontare temi
specifici, la messa a punto delle
costituzioni della Congregazione.
Tuttavia, il 'progetto Africa' si è
ritagliato un suo spazio. :8 stato
confermato l'orientamento ope-
rativo, con la riafermazione del-
l'impegno dell'Africa. In partico-
lare, è stato rivolto un invito a
tutte le Ispettorie perché intensi-
fichino il loro appoggio all'attua-
zione globale del progetto, si è sol-
lecitata la ricerca di forme di
coordinamento per aree compren-
denti paesi fra loro confinanti, si
sono auspicare iniziative per su-
scitare forme nuove di volontaria-
to specialmente giovanile. Tutta
la Famiglia salesiana è stata chia-
mata a collaborare. E si è anche
insistito sulla neces.sità di una
maggiore circolazione delle notizie
sull'attività missionaria salesiana
in Africa».
Insomma, il campo di lavoro è
aperto. E c'e spazio per tutti.

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divenne
suor Maria
dei poveri
La singolare storia di una Figlia
di Maria Auslllatrlce
nicaraguense la cui devozione
alla Madonna si è tradotta In
opere di bene per i poveri di
San José- di Costa Rica.
E ra il 7 luglio del 1977,
quasi l'ora del vespro. Nel
cortile di una villetta
quasi a pelo d'acqua sulla spiaggia
di Pefiitas, sul Pacifico, il motore
d'un'auto cominciava a borbot-
tare: Anita Corés de Narvaez già
al volante, aspettava sua madre e
sua zia per condurle alla Messa
vespertina. La zia era suor Maria
Romero Meneses FMA, anni 75.
Stava in famiglia per un breve pe-
riodo di riposo, dopo tante fatiche
d'una vita straordinariamente ric-
ca in opere e santità, logora come
un abito tutto liso, come fu per
Don Bosco di cui il celebre dottor
Combal disse: «Don Bosco ha
consumato la vita per troppo la-
voro. È un abito logoro, perché in-
dossato i giorni festivi e i giorni
feriali».
Donna Pastora, la madre di
Anita, bussò ripetutamente alla
porta della camera riservata a
suor Maria. non ebbe risposta.
Entrò.
Suor Maria era stesa a terra in
un bagno di sangue, morta.
Lo seppero subito Nicaragua e
Costa Rica.
Quel col suo valore simbolico e
Suor Maria Rom.ero a Milano nel 1969.
il suo carattere sacro, segno di
perfezione, sigillava i suoi giorni
sul quadrante del tempo come si
conta quaggiù a gocce d'attimi:
l'ultimo coincise con l'ultimo bat-
tito del suo cuore per l'ultimo «si»
ripetuto nella vita a milioni di
volte...
A tutti quelli che alla sua par-
tenza da San José di Costa Rica le
domandavano: «Tornerà pre-
sto?», rispondeva: «Fra quindici
giorni». E tornò davvero il quin-
dicesimo giorno, portata da un
piccolo aereo, ma chiusa nella cas-
sa mortuaria.
Tutta la città l'attendeva in
pianto...
In quel pomeriggio del 7 luglio,
prima di ritirarsi in camera, aveva
esclamato, mirando le acque blu
dell'oceano: «Oh, vedo Dio in
ogni goccia di questo mare...
Come dev'essere bello morire di
fronte al mare»...
Suor Maria, nata a Granada di
Nicaragua, sulle rive del grande
Lago o lago Cocibolca nel suo
nome antico, l'anno 1902, aveva
visto arrivare nella sua città le
prime Figlie di Maria Ausiliatrice
nel 1912. L'anno dopo erano arri-
vati i Salesiani e lei era entrata
nel collegio di Maria Ausiliatrice
a perfezionare i suoi studi. Il Si-
stema di Don Bosco che le suore e
i salesiani vivevano, praticavano,
insegnavano in assoluta fedeltà al
Padre fondatore, l'aveva conqui-
stata.
Suora? Si.
Salesiana? Assolutamente si!
Ma dovette aspettare vent'anni
per volontà dei genitori, però fu
subito tutta e per sempre di Dio,
di Maria Ausiliatrice e di Don
Bosco.
Suonava il violino e il pianofor-
te in maniera eccezionale. Dipin-
geva, ricamava... Figlia d'una del-
le famiglie più rappresentative del
luogo (suo padre era ministro del-
le finanze e dei trasporti), di finis.
sima educazione, vasta cultura,
nobile tratto, abbandonò tutto;
scelse i poveri. Divenne <-Suor Ma-
ria dei poveri» ...
Costa Rica fu la sua seconda
BOLLETTINO SALESIANO 1 LUGLIO.
198• 29

3.10 Page 30

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Si distribuiscono diplomi alle dattilografe.
patria dal 1931 quando venne colà
trasferita quale insegnante di mu-
sica, disegno e catechismo. Ma di-
ceva: «La musica come il pennello
per me sono soltanto la scusa per
poter seminare l'amor di Dio nelle
anime». Le domeniche le passava
all'oratorio, però - proprio come
faceva Don Bosco ai suoi tempi -
andava a cercare fanciulle e fan-
ciulli abbandonati a se stessi, in
quella parte della città che si
chiama «bidonville».
La città - è stato detto - è un
recipiente di miseria con un'eti-
chetta di lusso. Suor Maria se ne
accorse e ne ebbe il cuore trafitto.
Don Bosco, aiutato dai migliori
tra i suoi ragazzi, s'era lanciato
sui prati di Valdocco (allora peri-
feria di Torino) per vincere con
l'amore le «cocche» o compagnie
di ragazzacci insolenti, vendica-
tivi, cresciuti nell'ozio e nel gioco,
dediti al furto...
Suor Maria preparò le sue «co-
riste», oratoriane ed alunne, e le
mandò a fare catechismo ed ora-
torio là dove era tal quale come
nei prati di Valdocco.
Don Bosco più volte andava ri-
petendo che il Signore avrebbe
operato tutto per mezzo di gio-
vani cresciuti nell'Oratorio.
A suor Maria Romero il Signo-
re disse: «Conduci al bene queste
giovani. Io sarò la tua guida»...
Qualcosa di simile al primo so-
gno di Giovannino Bosco, insom-
ma.
C'era una piantagione di caffè
accanto al collegio e apparteneva
all'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice. La raccolta la face-
vano le giovani aspiranti e novi-
zie, ed era una festa. Ma suor Ma-
ria supplicava la Madonna a darle
una casetta, piccola e povera
come quella di Madre Mazzarello
a Mornese... E un bel giorno vide
o sognò Maria Ausiliatrice che le
disse, indicandole il caferol o la
piantagione del caffè: «Là sarà la
mia casa»... Un'altra volta vide
Don Bosco che precisò: «Qui sor-
gerà una grande opera»...
Se andate a San José di Costa
Rica, alla trentaduesima strada,
troverete un grande edificio che si
stende su quasi tutto l'isolato.
Sulla porta d'ingresso sta una
scritta: «Questa è la mia casa. Di
qui la mia gloria». E tutto questo
non fa pensare a Don Bosco?...
Gli inizi per suor Maria furono
difficilissimi. Tutto pareva met-
tersi contro l'opera che nasceva
col crisma dell'obbedienza, ma in
povertà assoluta. Il fatto è che
non si ebbero mai cespiti d'entra-
ta però suor Maria non negò mai
un pane, un vestito, una consola-
zione, il dono del suo amore a nes-
suno. E Maria Ausiliatrice non le
lasciò mai mancare il necessario.
Sotto le sue mani d'artista can-
tavano le note dell'organo, ma
quelle mani contavano denaro che
non c'era. Pagavano fatture di
pane, di riso, di fagioli, di zucche-
ro, pantaloni, vestiti, giocattoli,
merendine, scarpe. Pagavano mu-
ratori, carpentieri, falegnami...
Come?
Le succedeva proprio come a
Don Bosco: con i miracoli e sotto
gli occhi di tutti...
Nel 1975 il Rotary Club di Costa
Rica, che ogni anno dava un pre-
mio alla «donna dell'anno», de-
cretò di offrirlo a suor Maria Ro-
mero per meriti eccezionali. Ma
lei si scusò: non meritava tanto. E
non volle andare a ritirare il pre-
mio. Di sé diceva: «Sono una
"loca" e basta».
C'era una consorella che, al ve-
dere la grandiosità delle Opere
Sociali di Maria Ausiliatrice, tra
cui un dispensario che vale un
ospedale con molte specializzazio-
ni, totalmente gratuito per i po-
veri, se ne stupiva perché aveva
conosciuto suor Maria al collegio
dov'era considerata da poco, tran-
ne che per la musica e la pittura.
E glielo disse:
- Ma come hai fatto tu che
valevi niente, a realizzare tutto
questo?
E suor Maria:
- Credimi, io sono sempre la
stessa stupida. Tutto lo ha fatto
Maria Ausiliatrice, la mia Regi-
na...
Dunque, il presidente del Ro-
tary Club andò col suo seguito
alla trentaduesima strada per
consegnarle l'onorificenza. Quan-
do la montagna non va a Mao-
metto, Maometto va alla monta-
gna...
Quei signori visitarono poi tut-
ta l'opera. Estremamente sorpre-
si, non sapevano spiegarsi come si
fosse realizzata.
- Suor Maria - domandò il
presidente, signor Jorge Gonzales
- ma per fare tutto questo ci son
voluti fior di milioni. E per ma-
tenerlo ne occorrono ben altri.
Come ha fatto? Come fa?...
Lei tranquilla, rispose:
- Non sono io. E la Madonna.
Vede, l'altro giorno avevo un
grosso debito da pagare entro
30 • BOLLETTINO SAlESIANO 1 WG LIO-
1984

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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ventiquattro ore. E non avevo il mati. Mi disse un signore quando
becco d'un quattrino. Così sono l'intervistai: «Ero un donnaiolo.
andata in chiesa (quella bella Tradivo sfacciatamente mia mo-
chiesa - non ricca - che aveva glie in maniera scandalosa. Poi
tanto desiderato e sognato!) e ho andai alla Casa de la Virgen (la
detto a Maria Ausiliatrice, la mia chiamano anche così), parlai con
regina: «Pensaci tu». Poi sonori- suor Maria...
masta là finché mi è venuta l'ispi- Domandai: (<E adesso»? Rispo-
razione di andare fuori nella stra- se: «Comunione e Messa tutti i
da. E sono uscita. E ho aspettato. giorni». Si tratta di un uo1nu oc-
Arrivò una macchina di gran lus- cupatissimo, non di un pensio-
so. Io feci l'autostop. La macchina nato.
si fermò e ne scese un signore che Alberto Sotela venne a parlar-
mi domandò: vuole un p~ggio, mi la sera del 7 luglio del 1982. lo
madrecita»? Risposi: «Lei, signo- avevo passato tutto il giorno nella
re, ha bisogno d'un miracolo»? chiesa di suor Maria (quinto an-
Lui mi guardava in un certo modo niversario) e le Messe si erano
e mi~: «No, io no, ma un ami- succedute senza interruzione dalle
co che ne ha un gran bisogno». Ed sette del mattino alle sette della
io: «Me lo mandi subito». La sera. Sotela non mi diede il tempo
macchina ripartì. Poco dopo ne di fare domande: «Sono un alcoo-
arrivò un'altra più bella della pri- lizzato - cominciò - ed io spa-
ma e ne scese colui che aveva bi- lancai gli occhi. Si corresse. Ero
sogno del miracolo. Parlammo, alcoolizzato da quattordici anni:
Festa di Maria Ausiliatrice.
poi mi diede un plico: era la som-
ma esatta che dovevo pagare»...
Il signor Jorge esclamò: «Ma lei
suor Maria vende miracoli»?!... E
tutti ridevano, anche lei che ri-
spose:
- No, io no. È la mia Regina.
Ma il miracolo più sorprenden-
te e più bello della Casa de Maria
Auxiliadora, che molti chiamano
«Casa de sor Maria Romero» è
che quelli che vi entrano ne esco-
no spesso completamente trasfor-
avevo incominciato ad ingerire li-
quore però in gran dose all'età di
ventidue anni. Rubavo persino al-
cool da frizione, profumi pur di
bere. Senza famiglia, senza casa,
vivevo nella strada, dormivo nei
parchi. Degenerato e violento, di-
menticato da tutti, ricevetti ferite
e pugnalate gravi. Conservo nel
mio corpo i segni di colpi di bot-
tiglie sulla testa e nella faccia e
tutto per un miserabile bicchiere
di acquavite maledetta. Sporco,
fetente, lacero, condussi una vita
infame, frequentando i luoghi più
immondi della capitale... Fui 67
volte in carcere; 18 volte in ospe-
dale per intossicazione e per feri-
te. Dicevano: "E Sotela? Lascia-
telo perdere; non c'è niente da
fare"... Un giorno sentii parlare di
suor Maria Romero. Avevo una
fame atroce e andai da lei con al-
tri cinque ubriaconi come me. Le
chiedemmo da mangiare. Ci diede
un buon pranzo servito in un piat-
to pulitissimo. Da molto tempo
non mangiavo in un piatto. Con
quel vitto dato con tanta carità,
entrò nella mia vita un raggio di
speranza. Incominciai a soffrire
l'indicibile al vedermi sottoposto
a tanta mia miseria corporale e
spirituale. Tentai di cambiare. Mi
sposai con una giovane molto
buona (seppi dopo che era stata
catechizzata da suor Maria). Re-
citava il rosario per me. Sapeva
che ero un bevone, ma non fino a
che punto. Mi parlò un giorno di
una certa acqua della Madonna
che suor Maria dava ai devoti di
Maria Ausiliatrice e molte volte
m 'invitò ad andare a parlare con
suor Maria. Un giorno cedetti e ci
avviammo verso la Casa de la
Virgen. Per accorciare il cammi-
no, passammo attraverso il cimi-
tero: c'erano alcune suore salesia-
ne vicino ad una tomba. Mayra,
mia moglie, domandò chi fosse
morta. Risposero: "Suor Maria
Romero. Prepariamo la sepol-
tura" ...
« Alla Casa di suor Maria tro-
vanno una moltitudine e, in chie-
sa, lei nella cassa. Davanti al. suo
cadavere, pregai con fede, con
umiltà, col desiderio di essere
buono. Bevvi l'"acqua della Ma-
donna" e pregai molto, credendo
nel gran potere del Signore. Sono
passati sette anni mai tornai a
bere una sola goccia di liquore...
Con la mia buona e santa sposa,
vivo, lavoro e sono felice» ...
Suor Maria Romero aveva so-
gnato fin da giovanissima suora,
di andare in missione: « Ho sete -
scrive quando ormai gli anni le
fanno temere che il sogno non di-
venterà mai realtà - di passare
gli ultimi giorni della mia vita in
una casetta povera in Ecuador, o
in Colombia, in India o agli ultimi
confini del mondo dove po~ in-
BOLLETTINO SALESIANO 1 LUGLIO-
1984 31

4.2 Page 32

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Suor Maria assiste i suoi ragazzi.
le tutte: i Poveri e i Catechismi
anzitutto. Le intronizzazioni nelle
famiglie del Cuore di Gesù con i
Primi Venerdl, i Primi Sabati di
Maria Ausiliatrice, alfabetizzazio-
ne, scuola professionale per le ra-
gazze povere che andava a cercare
su «certe strade»... Ambulatorio
medico, scuola «de capacitaci6n
industriai>>: più di 200 ragazze
trovarono lavoro presso la ditta
Barzuna di San José, dove anche
oggi, ogni primo venerdì si celebra
la Messa in stabilimento... ecc.
ecc.
Alla sua morte (proprio come si
disse della Pia Società Salesian
alla morte di Don Bosco) molti
pensarono che tutto sarebbe ca-
duto. Signori miei, tutto si è qua-
druplicato! A fine luglio del 1982,
un ricco signore di nazionalità
contrare, chissà, un'anima da sal-
vare»... No, il sogno non divenne
realtà. Ma lei non dimenticherà le
Missioni! Le aiuterà in una ma-
niera singolare e singolarissima-
mente utile...
Venivano da lei coniugi senza
figli supplicandola che pregasse la
Madonna perché concedesse loro
almeno un bimbo... E il bimbo (o
la bambina) arrivava. Ai fortunati
genitori diceva: «Dio vi regala un
figlio e voi gli regalerete un sacer-
dote missionario». Ogni nascita
straordinaria, se non vogliamo
dirla miracolosa, corrispondeva a
una borsa per pagare gli studi ad
un giovane autoctono perché fosse
sacerdote, m.Ì.Sffionario, salesiano.
La borsa si poteva pagare a rate.
Si conservano lettere di ringra-
ziamento per Borse provenienti
da Hong Kong dal Giappone, dal-
l'India.
In un'agendina di suor Maria
abbiamo trovato un prezioso elen-
co di Borse sacerdotali. Per ognu-
na il nome dell'offerente e la de-
stinazione. Inizia con la Cina: 20
borse. Poi: Giappone 23; Africa
16; India Nord 23; India Sud 22.
Segue un elenco di nomi di per-
sone che «Ayudan a las Misiones
mensualmente». E sono 25.
Quanti i bimbi regalati dalla
«cicogna celestiale»? Quanti i sa-
cerdoti regalati a Dio?...
Il giorno 11 febbraio 1958 suor
Maria scriveva a monsignor Ci-
matti: «... Si, mio buono e molto
ricordato monsignore, devo rin-
graziare Iddio perché nella sua in-
finita bontà ha seminato nella
mia anima di Figlia di Maria Au-
siliatrice e di Don Bosco, una vo-
cazione ardente per le Missioni
per insegnare ad amare il Signore
a tutte le anime che non hanno la
felice sorte di conoscerlo, ma non
avendo la sorte di andare ad esse,
perché questa è la volontà di Dio,
ma avvivando in me Lui Ste$0
questa divina fiamma (...) per sa-
ziare quest'ansia offro costante-
mente all'Eterno Padre il prezioso
Sangue e la morte di Gesù (so-
prattutto neUa dodicesima stazio-
ne della Via Crucis che faccio qua-
si ogni giorno) per la conversione
di tutti i poveri peccatori del
mondo, ma soprattutto per i po-
veri pagani, per i Missionari che
lavorano direttamente in quelle
terre lontane e poi supplico le per-
sone conosciute che hanno la pos-
sibilità economica,che aiutino le
Missioni con la formazione dei sa-
cerdoti indigeni (...). Soltanto ieri
ho ricevuto una lettera dalla si-
gnora Carmen Solarzano che mi
dice che suo cognato ha scritto a
S. Ecc. offrendole due Borse... ».
Si è detto che suor Maria Ro-
mero era un vulcano d'iniziative
apostoliche. È difficile enumerar-
32 • BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO·
198•
Il giorno del suo funerale.
belga, ma dal nome polacco: Pr-
zedborski, ebreo si recò alla casa
di suor Maria Romero nell'ora
della distribuzione dei viveri ai

4.3 Page 33

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U laboratorio di cucito.
La Cappella dedicata all'Ausiliatrice.
poveri. Domandò di poter aiuta- per «dieci tonnellate di riso e dieci
re: stampa e televisione erano di fagioli, sufficienti a sfamare per
presenti. Il dottor Feliz Przedbor- un anno 680 persone» («La Na-
ski versò, subito dopo, la somma cion» della domenica 1° agosto
1982) col proposito di far costrui-
re casette per i poveri nella «Ciu-
tadela de Maria Auxiliadora» fon-
data da suor Maria, più una sov-
venzione per un «Hogar» (Casa
famiglia) pro giovinette povere,
ciò che fu l'ultimo santo sogno cE
suor Maria... Ma perché il signor
Przedborski accettò (o volle) pub-
blicità nel suo generoso atto?
Scrive la «Nacion» che «Lo ha
permesso perché altre persone
diano il loro apporto p r l'Ope-
ra» ...
Suor Maria Romero è qualche
cosa di colossale. La sua unione
con Dio va - come tutto nella
sua vita - pari pari con Don Bo-
sco. Si può dire di lei che «era l'u-
nione con Dio», senza timore di
smentita. Immersa in mille cose
diversissime, stava immersa nel
suo Dio come il pesce nell'acqua...
Scrisse a tergo di una busta da cui
aveva tratto la lettera a lei indi-
rizzata: « Lo sforzo di fissare in
Dio lo sguardo e il cuore, che chia-
miamo contemplazione, viene ad
essere l'atto più pieno dello spiri-
to; l'atto che anche oggi può e
deve graduare (gerarchizzare)
l'immensa piramide dell'attività
umana» ...
In Costa Rica tutti attendono...
il Processo di beatificazione per
suor Maria...
M. Domenica Grassiano
BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO.
1984 33

4.4 Page 34

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I ~ MIA FIGLIA GUARITA
Scrivo per rendere pubblica la gra-
zia ricevuta da Maria Ausiliatrice e da
san Giovanni Bosco.
Dopo molte preghiere mia figlia è
guarita da una gra~e_malattia doloro~a
e dichiarata Inguaribile. Ancora grazia
alta Madonna e a san Giovanni Bosco.
Lettera firmata, Sondrio
TUTTO QUELLO CHE HO CHIESTO
Per una grazia tanto desiderata
esprimo la mia gratitudine a Maria Au-
slllatrlce e a san Giovanni Bosco, che
mi hanno concesso tutto.
Lettera firmata, Malta
UNA NONNA PREMIATA
Desidero, se possibile, che pubbli-
chiate sul BS che riceviamo in famiglia
da oltre venticinque anni la seguente
grazia.
Da qualche mese ho messo i miei ni-
potini sotto la protezione di Maria Au-
siliatrice, san Giovanni Bosco e san
Domenico Savio raccogliendone i pri-
mi frutti.
Il bimbo fu investito da una macchi-
na; lo spavento fu grande ma riportò
solo una contusione al ginocchio: non
fu nemmeno necessario il ricovero in
ospedale. Il giorno seguente la bimba
cadde battendo violentemente il capo,
le venne il vomito, fu portata in ospe-
dale e tenuta in osservazione per al-
cuni giorni fu rimandata a casa senza
nessuna conseguenza.
Lettera firmata, Caste/novo (RE)
AFFINCHÉ VEGLINO SEMPRE
Per numerose grazie ricevute ringra-
ziamo Maria Auslllatrlce, san Dome-
nico Savio e don Bosco e continuiamo
a confidare nella loro infinita miseri-
cordia affinché veglino sempre su tutta
la nostra famiglia.
F.lli Rizzo/io, Torino
Con un po' di ritardo ho il dovere di
esprimere alta Madonna Auslllatrlce e
a san Domenico Savio e a tutti i vostri
santi un caloroso ringraziamento per
le tante grazie ricevute.
Da quando mi sono sposata ed ho
conosciuto il BS che mio marito rice-
veva regolarmente e del quale vi rin-
grazio, mi sono affidata ai vostri santi e
loro mi hanno sempre aiutato. Con fi-
ducia continuo a pregare e a chiedere
alla Madonna di aiutarmi a risolvere un
problema che da tempo mi addolora,
di proteggere la mia famiglia, di con-
cederle la paoe e la salute e di aiutarmi
a crescere bene i miei figli.
Lettera firmata, Sernio (SO)
IL GRAZIE PER MARCO
Ringrazio Maria Ausiliatrice e il ca-
rissimo Domenico Savio per essere
stato di aiuto al mio piccolo nipotino
Marco. lo sono una persona anziana e
pensionata e vorrei poter aiutare tanto
le opere salesiane. Vi sono vicina con
tutto il cuore e vi chiedo, se per la mia
gioia e quella del mio, tanto caro Mar-
co che è in prima elementare, e già da
qualche tempo è abbonato al giorna-
lino «Radar ADS» potreste segnalare
due righe sul Bollettino Salesiano che
riceviamo e leggiamo tutti molto volen-
tieri.
Chi scrive è una mia nipote, Lucia-
na, anche lei molto devota ai vostri cari
santi.
Maria Bortenghl,
Borgonovo Val Tidone (Piacenza)
ANCORA UNA BELLA BAMBINA
La signora Lina Pompeo di Caltagi-
rone come aveva promesso ringrazia
pubblicamente Maria Auslllatrlce e
san Domenico Savio per la protezione
accordata alla figlia durante Il parto e
per la nascita di una bella bambina.
Lina Pompeo, Caltagirone (CT)
UNA MAMMA FELICE
Carissimo Bollettino Salesiano, sono
una mamma felice. Dopo un aborto e
un intervento chirurgico vane erano
state le soeranze di avere un altro
bambino. Una suora Figlia di Maria Au-
siliatrice mi consigliò l'abitino di Do-
menico Savio. Dopo appena un mese
iniziai una gravidanza.
Ho pregato con fervore e durante i
nove mesi ho toccato con mano l'aiuto
divino. Poi la grande gioia per tutti: na-
sce una bimba bellissima a cui ho an-
che imposto il nome di Domenica.
Ringrazio San Domenico Savio, Ma-
ria Ausiliatrice e Don Bosco della gra-
zia concessami e li supplico di aiutarmi
ancora.
Lettera firmata, Caltagirone (CT)
ITUTTI ABBIAMO TEMUTO
Anche da queste pagine del nostro
caro Bollettino, desidero ringraziare
Maria Auslllatrlce ed i Santi Salesiani
per tante grazie sparse sul mio cam-
mino e nella mia famiglia.
Particolarmente nel novembre '83
abbiamo toccato con mano il loro po-
tente aiuto in occasione di un lungo,
difficile intervento chirurgico al mio
papà ottantaduenne. Il caso era grave,
disperato: cosa fare? Intervenire chi-
rurgicamente? E se non sopportava
l'operazione? Se non si fosse interve-
nuti I giorni sarebbero stati contati e
con tante sofferenze. Tutti abbiamo te-
muto. trepidato, sofferto e pregato in-
vocando soprattutto Maria Ausiliatrice.
Eravamo in buone mani e abbiamo de-
ciso per l'intervento che papà ha su-
perato felicemente senza neanche sof-
frire ed ora si è ripreso completamen-
te, prodigiosamente.
Desidero pure ringraziare pubbli-
camente il dott. Stefano Mattioli uro-
logo ed i suoi collaborato della Casa di
Cura S. Maria di Busto Arsizio per la
premurosa assistenza e l'alta compe-
tenza in un intervento assolutamente
singolare in un paziente di quell'età.
Non ci sono parole per esprimere la
nostra gioia e la nostra gratitudine per
I Santi del cielo e per gli amici della ter-
ra che hanno ottenuto e operato tanto.
Con viva gratitudine, come promes-
so, segnalo la grazia ricevuta nella fi-
ducia che i nostri cari dal Cielo ci con-
tinuino l'aiuto e la protezione, e Maria
Ausiliatrice sia sempre «aiuto meravi-
glioso• per tutti.
A. Scarino, Castiglione Fa/letto
HO DETTO CHE
AVREI SCRITTO AL BS
Nel novembre del 1982 mia madre
incominciò ad awertire dolori un po· in
ogni parte del corpo. Risultarono reu-
matismi.
Il dottore prescrisse una cura ma
non ci furono risultati. Nel giugno del
1983 venne ricoverata: reumatismi, so-
lita cura, nessun risultato.
Proprio in quel tempo conobbi il Bol-
lettino Salesiano ed ho chiesto -
come fanno molti - che se la mamma
fosse guarita ne avrei scritto al Bollet-
tino. Durante la stessa estate ci recam-
mo da un altro medico che prescrisse
una cura efficace.
Lettera firmata, Stilo (RC)
34 • BOLLETTINO SALESIANO r LUGLIO-
r98•

4.5 Page 35

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teatro
è bello
parola
di Turi
Continuando la sua attenzione
alla «comunicazione» BS Inizia
una serie di interventi sul teatro
fra storia, attualità e futuro.
Ecco In questo primo servizio
un incontro con gli attori Turi
Ferro e Tuccio Musumeci la cui
«memoria.. è
abbondantemente segnata di
salesianltà.
I n tempi più prossinù, era
Don Giovanni Bosco che,
« nel 1858, redigeva una sil-
loge di Rego/,e pel teatrino desti-
nate a divenire i capisaldi della
pedagogia del teatro educativo
fino agli anni più recenti. Scopo
del teatrino - suggeriva Don Bo-
sco - doveva essere quello di
"rallegrare, educare, istruire i gio-
vani più che si può moralmente" e
aUo scopo consigliava che le recite
fossero da scegliersi in una pro-
duzione che evitasse "quelle com-
posizioni che 1·appresentano fatti
atroci" privilegiando piuttosto
quelle "amene ed atte a ricreare e
divertire, ma sempre istruttive,
morali e brevi". Concetti ai quali
lo stesso Don Bosco si era ispirato
componendo alcune commediole
di carattere didascalico come la
Disput,a col pastore protestante,
Sul sistema metrico decimale,
Dialoghi popo/,ari su alcuni errori
di religione, Dialoghi. popo/,ari
sul/,a storia sacra, Dialoghi sul
Giubiko. La forma dialogica pro-
posta da Don Bosco, la disputa
fra l'errore e la verità, interpre-
tata sulla scena di volta in volta
fra il pagano e il cristiano, l'ateo e
il credente, l'agnostico e il catto-
~co avrebbe costituito il canovac-
cio a cui. si sarebbero adeguati
schiere di filodrammatici cattolici
negli anni seguenti.
Ma il teatrino - secondo Don
Bosco - tton avrebbe dovuto co-
stituire solamente un momento di
divertimento e di educazione per
ii pubblico, ma anche, una scuola
di nonne di vita per gli attori del-
le filodrammatiche.
Il salesiano di Valdocco consi-
gliava infatti come "tra -i giovani
da destinarsi a recitare si preferi-
scano i più buoni di condotta...
non si diano premi o segni di sti-
ma o lode a coloro che fossero da
Dio forniti di attitudine speciale
nel recitare, cantare o suonare".
Norme che dovevano poi rifletter-
si anche nei vari statuti e rego-
lamenti delle filodrammatiche in
cui la moralità e la buona cond0t-
ta divenivano gli indispensabili
presupposti per l'appaitenenza al
sodalizio filodrammatico.
Era quindi su quelle regole det-
tate da Don Bosco e coltivate dai
salesiani torinesi che si inestava lo
sviluppo successivo del teatrino
che diveniva un fenomeno di mas-
sa in coincidenza con l'espansione
e l'organizzazione del movimento
cattolico nella società italiana ne-
gli anru a cavaliere del secolo. Va
detto come in quel primo scorcio
di secolo le filodrammatiche oltre
che nella parrocchia fossero inco-
raggiate e sorgessero non tanto
negli oratori, in cui l'attività ri-
creativa prev~lente sembrava es-
sere quella sportiva, quanto nei
collegi e negli educandati. Solo
durante gli anlÙ fra le due guerre,
quando le ben note limitazioni del
regime fascista in materia spor-
tiva avrebbero imposto una diver-
sa disciplina all'azione educativa
del mondo cattolico, il teatrino
sarebbe divenuto una pratica dif-
fusa anche negli oratori e nei cir-
coli d'AC».
Abbiamo riportato questa lun-
ga citazione di Stefano Pivato sul
Dizionario storico del movimento
cattolico in Italia, pubblicato re-
centemente dall'editrice Marietti,
per ricordare - ove ce ne fosse bi-
sogno - i meriti salesiani nei con-
fronti della promozione teatrale
di massa.
BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO-
1981 . 35

4.6 Page 36

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Chi volesse tare ulteriori appro-
fondimenti potrà servirsi utilmen-
te degli studi di Marco Bongioan-
ni e di Savero Stagnoli.
In effetti migliaia di ragazzi
hanno «calcato» i polverosi assi
dei palcoscenici oratoriani e non
pochi con successo se tra di loro è
possibile ricordare Macario, Tino
Buazzelli, Nino Manfredi e Turi
Ferro.
Abbiamo voluto incontrare
quest'ultimo anche perché la sua
esperienza si inserisce in un tes-
suto umano e salesiano - è quello
della città di Catania - che ha
ma anche registi, scenografi e or-
ganizzatori.
Si pensi ad esempio al Teatro
Stabile che da oltre un ventennio
intessendo uno stretto rapporto
teatro-narrativa, ha portato in
scena autori, che partendo dai ca-
posaldi della letteratura siciliana
(Pirandello, Verga, Capuana,
RQSSO di San Secondo, Brancati,
Martoglio), trovano espressioni
attualissime in Sciascia, Patti,
Fava, Buttitta, Simili, Bacchelli,
Berto, Fabbri).
Ebbene questo Teatro - mi-
gliaia di abbonati, e centinaia di
repliche in una città che si attesta
DON TASSINARI IN SICILIA
Andaì In Sìcilla per caso. Avevo chiesto al mio ispettore dì andare, su pa-
rere del medico, ìn una casa al mare, per curare una faringite iperplastica, che
mi procurava altissìme febbri. Pensavo, naturalmente, alla vicina Liguria. Don
Renato Ziggìotti, reduce dalla Sicilia ed entusiasta del clima e del sole, mi pro-
pose la Sicilia. Partii come per una avventura e giunto a Messina, dove ero
stato destinato, trovai un supplemento d'obbedienza che mi indirìzzò a Cata-
nia, per via del clima più stabile. Arrivai in via Teatro Greco, ai « Fìlipplnì •, una
casa antica.
Un po' smarrito nei primi giorni, mi trovai presto a mio agio. Ero giovane
d'anni, 28, e più ancora di aspetto, tanto che don Onofrio Di Francesco. sul
pianerottolo della mensa, mentre si aspettava, mi scambiò per un chierico.
Feci l'insegnante in seconda media A e curavo la compagnia «Pier Giorgìo
Frassati •· Il 16 aprile 1943 successe il finimondo. Con ì miei alunni fui travolto
dalle macerie in un bombardamento e quattro di essi vi rìmasero vittime. Tor-
naì nel settembre, solo, per custodire la casa dalla requisizione e per ripararla
dagli effetti del bombardamento. avevo avuto l'incarico da don Berruti. vice
Rettor Maggiore a Roma, di fare il direttore, con don Amedeo Rodinò come
catechista. Poco dopo si pensò di far posto al liceo che arrivò in novembre.
Continuai come catechista e direttore dell'Oratorio, essendo stato eletto diret-
tore don Antonio Orto, ex-ispettore della Sìcilia, anziano e navigato.
La scuola del •San Filippo Neri», in via Teatro Greco, si ripopolò, alla
fine di ottobre. con il ritorno degli sfollati, dopo la bufera del passaggio del
fronte. Aiutato da meravigliosi confratelli (come don Donzellì. don Bonomi, il
sig. Parisì ed altri) iniziammo, alla fine dell'anno, un nuovo tipo di oratorio, per
desiderio delrispettore, don Manione. Si moltiplicarono nell'anno seguente i
gruppì formativi e si raggiunse il numero di oltre 400 iscritti a tali gruppi. 1:1
particolare io curavo la filodrammatica «San Genesio», alla quale affluirono
parecchi elementi della disciolta Brigata d'arte filodrammatica, come Gugliel-
mo e Turi Ferro, padre e figlio, Pippo Ancona ed altri. Mancando le pellicole
del cinema e i libretti dì teatro, per ragioni belliche, la «San Genesio» si trovò
ad essere l'unica risorsa per lo spettacolo. Per essa io scrivevo I libretti e si
arrivò a fare un teatro sperimentale d'arte che vinse il premio al concorso na-
l'uri Ferro.
nelle primissime posizioni nazio-
nali per proporzione spettatori-
abitanti - ha avuto il suo appas-
sionato fondatore nel notaio Gae-
tano Musumeci, exallievo della
scuola salesiana di via Teatro
Greco e amico di Don Bosco pur-
troppo prematuramente scompar-
so nel pieno del suo impegno so-
ciale; come exallievo della stessa
scuola e dell'oratorio sono fra al-
tri ancora lo scenografo architetto
Francesco Geracà e quel formi-
dabile macchiettista che è Tuccio
Musumeci.
In questo servizio riportiamo la
testimonianza di don Vasco Tas-
sinari: un salesiano con il teatro
nelle vene che ha vissuto alcuni
anni a Catania lasciandovi tracce
incancellabili.
Approfittando dunque di una
venuta a Roma dello Stabile ca-
tanese che la scorsa primavera ha
dato I Malavoglia presso il Teatro
Argentina siamo andati ad incon-
trare Turi Ferro ·e con lui Tuccio
Musumeci. Ci siamo incontrati
fra un atto e l'altro.
« Certo - ci ha detto Turi -
gli anni passano. Però i ricordi
dell'oratorio di via Teatro Greco
sono incancellabili. In città qua-
rant'anni fa non c'erano grosse
strutture culturali per cui agli ap-
passionati di teatro come me non
36 BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO-
1984
restava che rivolgersi all'istituzio-
ne salesiana e tra i figli di Don
Bosco a quelli più culturalmente
sensibili; don Vasco Tassinari fu
tra questi. Da allora non ci siamo
più lasciati».
- Come vede l'interesse dei
Salesiani per il teatro?
- Credo che il teatro può ri-
spondere all'invito di Don Bosco
di vivere nella gioia. Esso per noi
altro non era che ritrovarsi e di-
vertirci insieme. Se c'è una lezione
di Don Bosco che oggi si dovrebbe
ripetere è questa cultura del ritro-
varsi, del conoscersi e del rispet-
tarsi. Il nostro era un teatro che
divertiva ma che provocava im-
pegno nella vita. Dalla gioia del-
l'incontro, in altri termini, scatu-
riva una esigenza di maturazione
umana che ci stimolava a crescere
anche culturalmente.
- Come spiega l'interesse
dei giovani di oggi per il tea-
tro?
- Indubbiamente è un fatto po-
sitivo che molti giovani si avvici-

4.7 Page 37

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zionale di Roma. Ad essa partecipava, nella serie giovanile, sotto la guida di
don Donzelli, anche Pippo Baudo, che emergeva. Con lui Tuccio Musumeci,
ora allo Stabile di Catania.
Consolidati i gruppi formativi, l'oratorio si aperse allo sport del calcio,
con tornei di oltre settanta squadre, da cui il comune d'accordo con me cavò
alcuni elementi, per rimettere in piedi il «Catania-.. D'estate In Sicilia si usava
chiudere l'attività oratoriana, per il clima caldo. Ai «Filippini» si tentò di tener
aperto e si ottenne un grar;ide successo di pubblico glovanile (oltre un mi-
gliaio) e l'incoraggiamento di tutti i confratelli, che preferirono un riposo di-
sturbato all'abolizione di quella massa di giovani. Tutti davano non solo l'aiuto
della comprensione.- ma un attivo coinvolgimento. Erano proprio stupendi.
L'esempio dell'oratorio estivo si propagò a Messina e poi altrove. Una cin-
quantina di atleti del calcio, tutte le domeniche, partiva a gruppetti per i centri
del catanese per rinforzare le squadre locali, dopo aver assistito alla messa.
Avevano l'incarico dl bonificare le squadre locali, facendo evitare le bestem-
mie, i gesti scorretti ed edificando il pubblico con il segno di croce collettivo,
prima del gioco. L'oratorio era un grande alveare, ma ben strutturato. Emer-
geva la compagnia «Savio Domenico» di oltre un centinaio di Iscritti diretta
da don Donzelli. Don Bonomo organizzava il calcio. Dopo cinque anni ai «Fi-
lippini», andai alla «Salette», nel 1947, dove si stava costruendo l'opera. Ave-
vo l'incarico di direttore dell'Oratorio. Fu un anno meraviglioso. Si assistevano
migliaia di bambini, a cui si dava la refezione a mezzogiorno, si lavavano, si
istruivano. Si fece anche una scuola di alfabetizzazione per 500 adulti. Con
una squadra di volontari, durante il periodo elettorale del '48, tutte le sere an-
davo a fare il controcomizio, nelle buie strade del rione, e ciò contribui a ca-
povolgere il risultato del precedente anno, alle regionali, vinte dal PSI.
Naturalmente non mancarono le minacce di morte. Ma po, tutto si risolse
bene. A settembre, don Manione mi diede l'obbedienza di direttore per Agri-
gento. ma io dovetti tornare al nord, per il grave stato di salute della mamma.
Fu un distacco duro sia per don Manione. sia per me. Per partire dovetti
aspettare molli giorni, perché di giorno e di notte mi facevano la guardia per
impedirmi la partenza. Una notte riuscii a partire..
Il periodo siculo è il maggio radioso della mia vita salesiana e ritengo la
Sicilia la patria del cuore, ancora adesso.
opere verghiane. Chi sono « i
vinti» oggi?
- I vinti sono quelli che voglio-
no essere tali. In Verga non è
chiara la scelta tuttavia se voglia-
mo usarlo metaforicamente, pos-
siamo dire che oggi l'impegno del
teatro e degli educatori deve por-
tare a formare gente capace di
vincere.
- Se dovesse parlare ai Sa-
lesiani, cosa direbbe?
- Io déllà famiglia salesiana ho
un ricordo di «gioia», di_«pulizia
morale», di «gioco». Direi ai sa-
lesiani di vivere come allora.
- Turi Ferro uomo chi è?
- È UD uomo più che un attore
Tuccio Mwmmeci.
pubblico nel senso che prova la
gioia della comunicazione e la sof-
nano al teatro. C'è poi, almeno tra ferenza dell'incomunicabilità,
di noi, un vero e proprio avvici- l'applauso ed il fallimento.
namento fra adulti e giovani; que- Quanto alla mia famiglia penso
sti hanno capito che l'attore an- che l'educazione salesiana mi ha
ziano ha avuto i loro stessi proble- aiutato a mantenerla. L'ho con-
mi e li può aiutare. È un feno- servata nei suoi valori e nella sua
meno incoraggiante.
forza. Ho moglie da trentadue
- Lei è un protagonista di anni - l'attrice Ida Carraro - e
figli che non fanno gli attori per-
ché ho detto loro che fare l'attore
non può essere una cosa forzata.
Vicino al camerino di Turi Fer-
ro c'è quello di Tuccio Musumeci;
UD attore diverso ma anche lui se-
gnato da un'esperienza salesiana.
Qui - dice Tuccio con il suo
sorriso intelligente e maliziosetto
- veniamo tutti o quasi dai sale-
siani.
Io ho iniziato al san Filippo
Neri di via Teatro Greco dove fre-
quentavo la scuola; da universi-
tario ho anche recitato al san
Francesco di Sales. Ricordo che il
mio primo debutto fu nell'operet-
ta «Ma chi è?» con la regia di don
Pilato. Purtroppo oggi visitando
qualche casa salesiana ho visto i
teatri smantellati o poco valoriz-
zati.
- Ti piace far ridere la gen-
te?
- Certamente anche se in qual-
che momento vorrei che fos.sero
gli altri a farmi ridere. In ogni
caso il ruolo di «comico» mi è con-
geniale. Ricordo che una volta
sempre al san Filippo Neri con la
regia di don Pilato, mi assegna-
rono un ruolo serio. La scena pre-
vedeva la fucilazione d:i alcuni
monaci ma fini... che don Pilato
fucilò me perché appena prendevo
la parola in sala scoppiavano ari-
dere.
- Cosa ricordi della tua fre-
quenza a scuola dei salesiani?
- Vede, io ho frequentato dai
salesiani perché mio padre aveva
fatto altrettanto. Lo stesso sarà
per mio figlio... se riuscirò a tro-
vare posto dal momento che mi
dicono ci si deve prenotare un
anno prima.
Oggi mi piacerebbe poterli fre-
quentare con la stessa spensiera-
tezza della mia fanciullezza e ado-
lescenza: mi hanno insegnato a vi-
vere.
- A proposito di rapporto
salesiani teatro?
Auguro che sappiano ripren-
dere l'impegno del teatro con la
stessa passione di allora anche se
la cultura del «tutto e subito» ha
finito con il togliere ai ragazzi la
gioia della fatica che precede ogni
conquista.
A cura di G. C.
BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO.
1!184 . 37

4.8 Page 38

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LAZZARONI sac. ANGELO, Salesiano
t Treviglio a 48 anni
Stroncato da Infarto a 48 anni di età,
ha lasciato vasto rimpianto per lo zelo
sacerdotale per Il rigoroso Insegna-
mento, per la dedizione e la capacità di
accogllenza, specie verso gli emargi-
nati e I poveri Aveva attinto dalla sua
gente e dalla terra bergamasca un pa-
trimonio viv.o di cultura popolare e cri-
stiana, che sapeva armonizzare con
un'ampia preparazione scolastica. Nel-
l'Insegnamento e nell'animazione edu-
cativa. dietro un fare sbrigativo e talora
asciutto, nascondeva un cuore aperto
al problemi del giovani e delle persone,
che lo ricercavano. Il meglio di l'ha
dato come delegato dell'Unione locale
degli Exalilevl di Treviglio, molto dif-
fusa e apprezzata nella zo'!a,
TI!UG.LIO sac. GIOVANNI, Salesiano t
S. Gregorio d, Catania a 76 anni
Era nato a Caltagirone (CT) Il 14-
7•1903 da una famiglia profondamente
religiosa. All'età di 16 anni nacque la
sua vocazione nell'Oratorio festivo del-
la città natale. Ha svolto la sua attività
In numerose nostre opere: S. Gregorio,
Messina. Catania (S. Filippo Neri, S.
Francesco di Sales), Palermo (San
Ranchlbile, S. Chiara), Marsala, RieSI.
Randazzo, Alì Terme. Fu di animo sen•
sibila, amante della perfezione.
L'ultima sua malattia lo ha preparato
all'incontro con Dio e con Maria. La
sua devozione alla Madonna era ben
salda. Ne la fede una belfissima poesia
del dicembre 1979: Glolosa stella del
mattino / di luce I di grazia di vita I
freschissima fontana, / degli angeli di
Dio / Regina conclamata, / rimani /
agli umani / la dolce Madre di amore /
e di dolore / qual fosti consacrata / di
sulla croce I col Sangue / che al Tuo
Figlio / Tu donasti.
La sua vita spirituale e sacerdotale
la possiamo conoscere attraverso I
suoi appunti e le sue bellissime poesie.
Ne riportiamo qualche brano. •Dio è
luce, bontà, bellezza, amore, libertà
senza limiti e senza imperfezioni. Tutto
clO che è buono viene da lui e tutto ciO
che viene da lui è buono,• • 11 vero
amico / Il solo / sei Tu / Signore /
Che Il lai trovare / da chi non tl cer-
ca,.
«Amore o timore...? I Come venire a
le, Signore? / nel timore o nell'amo-
re...? «La Chiesa è una famiglia che
si estende agli ultimi confini della terra
e che oltrepassa le barriere del tem-
po... Quanto grande e commovente Il
dogma della Comunione del Santi. È
uno del più consolanti•.
• Chiniamo il capo davanti alle amo-
rose disposizioni divine e ricordiamoci
che il Calvario è la soglia benedetta del
Cielo, Dietro il dolore della presente
vita c'è tutta un'eternità di gioia e di in-
separabile comunanza di vita che ci at-
tende. Allora quando saremo di là, be-
nediremo le lacrime di questa valle di
pianto e Il sangue preziosissimo di
Gesù, che le ha trasformate per noi In
lavacro di salvezza..
BERGAMO RITA, Coopet'atrlce sale-
elana t Torino
Per tanti anni lavoro nel nostro La-
boratorio Missionario Mamma Marghe-
rita e come Dama Patronessa nel no-
stro Oratorio S. Agostino. Esercitò ur
prezioso apostolato familiare Inviando
all'Oratorio marito e figli e collaboran-
do alle varie attività oratoriane, spe,
cialmente con la sua devota partec,-
pazlone alle funzioni di Chiesa.
CAOLA Slg. VlRGtLIO Cooperatore t
Plnzolo a 96 anni
Da oltre sessant'anni sostenitore e
lettore del Bollettfno Salesiano ha la-
sciato un ricordo di bontà e generosi-
tà.
DE NARDO ROSA veci. PAPES t Tor-
reano (UD) a 90 annl
È entrata nella gioia del suo Signo-
re. 11 12 maggio. Madre del sacerdote
salesiano Antonio Papes. Spese la vita
nel lavoro e nell'attesa del Signore,
protrattasi per 90 anni un mese e nove
giorni.
MONGIARDO ANNAMARIA In VOCI t
a 94 anni
Ha vissuto li suo matrimonio come
grande sacramento consacrandosi al
suo Indimenticabile Pietro, dispensan-
do amore e collaborando col Creatore
nel dispensare la vita umana. La let-
tura della Bibbia ha provocato in lel le
lacrime, il pentimento, Il perdono. ha
stimolato l'Impegno, si è Irradiata nel•
l'esistenza di tutti I giorni della sua vtta:
si è verificata In lel la esaltante conver-
sione costante, In umile e fedele adem-
pimento a quanto, nell'Apocalisse, S.
Giovanni dice: •Chi è giusto diventi più
giusto, chi è santo si faccia più santo,.
Nella semplicità e nella modestia che
le erano proprie, come virago Invitta
durante I suol 94 anni ha compiuto
prodigi di grande eroismo. avendo lei
costantemente speso la sua vita In
umne servizio, nulla serbando per
mal, tutto sempre donando al suol figli
con gioia e, come Il buon samaritano
di evengelica memoria, a quanti lei sa-
peva che Il dono di n avrebbe resi
felici. Forza e decoro sono stati Il suo
veslltol Riflettendo sul valore della sua
vita, la grande bontà emerge sempre
più luminosa. Parlava poco, ma diceva
molto: parlava con l'esempio, col sa-
crificio, con la devozione alla famiglie
felice dell'eccellenza del Suol figli con
una straordinaria forza di carattere.
Ben superiore delle perle è Il suo valo-
re! Con la sua dipartita si chiude gran
parte di quel vecchio mondo che (per
sentimenti genuini. per comunanza di
idee e di sacrifici, per laboriosità Inde-
fessa, per dedizione totale alla faml-
glla, alla parentela, alle amlclzle) ri-
mane Il ricordo più bello della vita glo-
vanlle del suol tigli nonché di quanti la
conobbero ed Insieme l'orgoglio di
aver goduto di una donna come lei che
è stata una delle principali protagoni-
ste dl quell'epoca lrrlpetiblle, Le sua
scomparsa riporta la memoria Indietro
nel tempo e crea nell'animo di tutti un
vuoto, un rimpianto: I suol eredi sono i
fortunati custodi della sua edificante
vicende terrena.
lissimo di sposa e di madre. Nella sua
vita, pur ricca di purissima gioia, ebbe
mollo a soffrire. Perse presto Il marito
e nel flora degli anni l'adoralo tiglio
Giovanni. Accetto con tortezza e se-
renità le sue pene, sempre grata al Si-
gnore. Da bambina apprese dalla ma-
dre la devozione a Don Bosco e questi
rimase per sempre Il suo santo al
quale si rivolgeva per avere coraggio.
consiglio conforto. Donna dj grande
dolcezza ma pure di forte volontà. sep-
pe sempre essere mite con tutti ma li-
neare nella condotta e ferma ne, suo,
principi. Nella lunga malattia che la
condusse alla morte rimase se stessa
paziente e rassegnata, forte e unita a
Dio nella preghiera Ricevette I Sacra-
menti della fede con gioia nella sicura
speranza di essere prossima all'incon-
tro con il Padre.
Il suo ricordo ed Il suo esempio sonc
nel cuore della figlia e delle personE
che la conobbero. In questi cuori
essa, infonde conforto e speranza
COPPA MARIA veci.CARBONE, Exal-
lleva cooperetrlca t ad Alessandria a
87 anni
Scompare con lel la Cooperalnce fe-
dele, serena, semplice, gioiosa salesia-
na... che col passare degli ann, aveva
saputo mantenere intatto l'entusiasmo
e 10 spirito di Don Bosco. Con la sua
presenza fedele e attiva al labortono
missionario ha donato a tutte, con ter•
vore g,ovaniia, il desiderio vivo di la•
vorare Intensamente per le Missioni.
Maria Auslaliatrice che tanto ha amato
in questa terra. Interceda presso Il Pa-
dre e le conceda di gustare senza f,ne
la "gioia del servo buono e fedele
OOOONE LUIGIA Veci. DEMARTINI
Cooperatrice t S. Salvatore Monf. a 93
anni
Madre e sposa esemplare. Dio la be-
nedisse con la vocazione di un figlio
alla vtta sacerdotale e missionaria. Ap-
parteneva ad una famlglla monferrina
che aveva donato a Don Bosco una
messe di vocazioni (tra cui don Filippo
Rlnaldl e Sr. Angela Vellese). I suol ge-
nitori e I suoi fratelli maggiori avevano
conosciuto personalmente Don Bosco,
l'avevano ascoltato durante le sue fre-
quenti visite e Mlrabello e avevano tra•
smesso ai figli questi ricordi lncancel•
labili. Ricordava che, prima ancora del
Bollettino Salesiano, ogni anno Don
Bosco Inviava in casa sua l'almanacco
cli galantuomo,.
STEFANELLI slg.na LIVIA, Volontaria
di Don Bosco t Lecce a 70 anni
Dlrig'ente di A.C., Membro del Con•
slglio direttivo del Cooperatori per mol-
ti anni, V.D.B.• era legata a Don Bosco
e all'Auslllatrloe da aHetto filiale Sem-
pre disposta a sentirsi utile alla nostra
Associazione e alla nostra parrocchia
interessandosi delle vocazioni e curan•
do con sacriflc,o e competenza la ven-
dita della slampa. Da lei, insegnante
scrupolosa, preparata, attaccata al
proprio dovere, I giovani hanno Impa-
ralo ad essere, secondo lo stile di Don
Bosco, onesti cittadini e buoni cnst1a-
n, · Sempre equilibrata e riservata. ha
lavoralo con molta discrezione e.
RUDLOFF EOIVIGE veci. MARASCO t · com'è vissuta, così è ritornata alla
Chiavar! a 85 anni
Casa del P0adre per ottenere da Lu, la
Anima eletta. fa sue vita è stata una
continua ed autentica testimonianza di
fede cristiana Lascia alla figlia Il suo
patrimonio di virtù e di saggezza; a
giusta ricompensa dovuta ai «servi re-
dell,. È convinzione comune che ha
lasciato nella nostra Associazione e
nella nostra parrocchia un vuoto lncol-
quanti la conobbero un esempio nobl- mab1le
A quanti hanno chiesto lnl ormaz,on,. annunc,amo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA. ricono-
sciuta giuridicamente con D. P. del 2-9-1971 n 959 e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO. avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n 22. possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità
Formule valide sono.
- se si tratta d ' un legalo. • .. lascio alla Direzione Genera/e Opere
Don Bosco con sede in Roma (oppure all' lst,tuto Salesiano per le
m,ssionl con sede In Tarmo) a titolo di legato la somma di lire
(oppure) l'lmmoblle sito in... per gli scop, persegu1t1 dall'Ente. e parti-
colarmente d1 assistenza e beneficenza. d1 1struz1one e educazione, d1
cullo e di religione•
- se s, !ratta Invece di nominare erede d• ogni sostanza l'uno o
l'altro de, due Enti su indicati:
• annullo ogni m,a precedente d1spos1Z1one testamentaria Nom,-
no mio erede universale la Direzione Genera/e Opere Don Bosco con
sede m Roma (oppure l'fst,tulo Salesiano per le M1ss1oni con sede m
Tormo) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo. per
gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente d1 assistenza e bene-
ficenza, di Istruzione e educazione, di culto e d1 rehg,one•
(luogo e data)
(firma per disteso)
38 BOLLETTINO SALESIANO I LUGLIO-
1984'

4.9 Page 39

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enute alla
Missionari pet!_
Bona: Mllt1a Au•lllatrtce a Don eo.co,
In ringraziamento e lnvocendo prot&-
zlone sul miei bambini, a cura di Plaz-
u Maria, Mussomell CL, L. 200.000
eo.co, Bona: MIWta Aualllatrlce a S. Glo-lannl
Invocando protezione per Lu-
cia, Pietro, Paolo Andrea, mamma e
papà, L. 200.000
Boru: Marta Aualllatr1ce, In suffragio Borsa: Maria Aualllatrlc:e, Don eo.co,
di Vincenzo Fontana, a cura di Angelo Domenico Sftto, in memoria e suff,.
e Carla. L. 1.000.000
gio del miei defunti, a cura famiglia
Bo,.a: Don Bosco, per Implorare la Depetris, L. 200.000
grazia di una buona morte, a cura di Boru: Maria Aualllatrtce a S. Giovanni
Migllani G Romana Milano, L Bosco, in suffragio diAnnina, a cura dì
1 000000
Ma1ua Rosina, Ostuni BR. L 150.000
Boru.: Maria Au•lllatrtce e S. Giovanni Bo<lla: Mllt1a Aualllatrtce e S. Giovanni
Bo•co, In memoria e suffragio del ma-
r,to Antonio. a cura della moglie, L
800.000
Bo1co, In memoria
pap~ Battista, a cura
SO, L 150.000
e suffragio del
del figli, Livigno
Borsa: Maria Aualllalrtce, S. Giovanni
Boaco, S. Domenico Savio, In memo-
rie e suffragio della sorel/a N,co/ina, a
Borsa: Maria Aualllatrtce, S. Giovanni Boraa: Reposal Antonio, In memoria e cura di Floris Pasquahna, lrgoll NU
Boaco, Anima del Pu,vatorlo, in m&-
moria e suffragio del genitori e Sposo.
a cura di N.N.. Catania. L. 700.()()()
suffragio del papà Antonio e per pro-
tezione e salute, a cura di A.A.. L
150.000
Boraa: S. T-lna del B.G. Giovanni
XXIII, a cura di San.tisi Maria, Messina
lloraa: Maria AuallJatrtce, per rlngra-
z,am6flto, a cura di W.B.S. L 500.000
Bona: Maria Au1lllatrtce a Santi S.
lfflanl, a cura di Nicol! Giovanni. To-
rlno, L. 120.000
8oru: Maria Aualllatrtce e S. Giovanni
Bosco, per rlcofdare Carlo Maria, a
cura di Maria e Piera
T-• Boria: Maria Aualllatrtce e S, Giovanni
Boaco, ringraziando e Invocando pro-
tezione sulla tam/glia. a cura di O.G
L 500000
Boru: S. Giovanni Boaco, a cura di
Palù U setta, Rovigo, L. 500.000
Borsa: Maria Aualllatrtce, per grazie ri-
cevute e invocando continue protezio-
Boru: Mllr1a Aualll■lrice, Sr.
ValM, in suffr8f1io di Granda M. Man-
cuso. a cura degh Insegnanti Scuola
M Manzoni di Catanzaro, L. 120.000
Boru: In memoria e suffragio di Carlo
Camerini Pozzi. a cura dei fratelli, L
110.000
Boru: S. Domenico Savio, In ringra-
ziamento (Hr la nascita di Zeno. a
cura di Mìcheletto Margherita, Ronco
VA
Boru: Maria Aualtlatrtce, Don Bosco,
Domenico Savio, In ringraziamento e
Invocando protezione in vita e in mor-
ta, a cura di Campagnoli Antonietta 8S
ne, a cura di Fllocamo Mariella, Roc-
cella RC, L. 500.000
BorN: Marta Aualllatrtce e S. Giovanni
Boaco, In memorie e sul/regio di mio
merito G,g, a per protez10n11, a cura di
Semp,o Silvana, Cernago PV. L
300.000
Boru: In memoria e suflreg,o di m,a
moglle Rina/dì Domen,ca. a cura d1
Nanetti Domenico, R1m,n1 FO, L.
300 000
Boraa: S. Giovanni Boaco, nel an-
niversario della morte di don Carlo, a
cura delle sorelle Teresa e Giovanna
L 300000
Boraa: Don Luigi Zavattaro, In memo-
ria e suffragio, a cura dell'Unione Ex
Allievi della Casa Madre. Tonno, L
250.000
Bora: In memor,a dì Luisa e Atti/10 Ma-
sott,-Cristolo/1, a cura d, Masott1 Gio-
vanna, Padova, L 250,000
BorN: S. Giovanni Bo1co-SanU Sal&-
slanl, a suffr8f1IO della defunta Jolanda
S,chlro/o, a cura di don Cesare Savaz-
zl, FE, L 250.000
Boraa: Mari■ Aualllatrtce, In suffragio
da, miei defunti, a cura d1 Bertacch,
Santarelh Mana, Cardoso d1 Stazzema
Borse missionarie
di L. 100.000
Borea: San GIUMPP8, aiuta I g10vani. a
cura d1 E.P., Caserta
Boraa: Maria Aualllatrtce, per grazia ri-
cevuta, a cura di Blcego Bernasconi
Aida, La1na1e Ml
Boru: In memorra del sales,ano Primo
Giuseppe, nel ann,versario de/la
morte, a cura della sorella Teresa, Pi-
nerolo TO
Bo<lla: S. Gluaeppe, in rmgrazIamento.
a cura della Famigha Ber1ello, Tonno
Bora■: Maria Aualllalrtce S, Giovanni
Boaco, in ringraziamento e chiedendo
ancora grazia, a cura della Fam1gha
Protio, Tonno
Boru: Don Clmatu, in memoria d1 Ra-
stello Maria, a cura di Grandi Letizia,
TO
8oraa: Mari■ Aualllalrlce, Sr. EuHbla
Palomlno, per grazia ricevuta a implo-
rando altre grazie, a cura di Ex Allieva
F,M A .. Perosa TO
Bo<lla: Divina Provvidenza, a cura di
Bogllone Francesco, Tonno
Borsa: S. Giovanni Boaco, a cura di
Cristina e Alessandro
Boru: Man■ Aualllatrtce e S. Giovanni
Boaco, per Importante grazia per il Ira-
te/lo Giovami, a cura d1 Comino Do-
men,ca, Crava CN
BOBII: S. Marta Mu:zarello, par grazia
ricevuta e per protezione sulle /am,-
gl,a, a cura di Matllo Emlhno, Martano
LE
Borsa: Marta Aualllatrlce, Sanu Sale-
alanl, chiedendo protezione per fami-
g/la e figi/o sacerdote, a cura di Ra1-
nen Orsolina, Palazzolo SO , BS
Bon,a: Marta Aualllatrtce, Don Boaco,
Domenico Savio, invocando protezio-
ne su, miei cari, a cura d1 Grattaroia
Maria, Mola'e AL
Boraa: Maria Auallla1rlce e Don Boaco,
In r,ngraziamento, a cura di Carnevale
A. Marziano, Viguzzolo Al
Boraa: Maria Aualllatrlce, ti ringrazio,
a cura di Treylsan Gn,sepplna, Rove-
re10
Boraa: Maria Aualllalr1ce e S. Dome-
nico Savio, In ringraziamento, a cura
di F M P.A
Boru: Marta Aualllatrtce, Don Bosco,
LU, L 200.000
Boraa: Mana Auallletrtce e S. Glovennl Domenico Savio, ringraziando e im-
Boru: Perchà la santa Pasqua sia se-
rena per tutri, a cura di N N., L
200000
Bosco, invocando sempre protezione
sul mio prossimo matrlmonlo, a cura
di PG , As11,
plorando protezione per i ligt,, a cura
di Sclarrone Rosa, Gioia Tauro RC
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria Au-
Boraa: Mana Aualllalrlce S. Giovanni
Boaco, aiutate me e I miei cari, a cura
di Capello Balbo Pasqualina, Cirié TO,
Boru: Maria Auatllalrtce e Don Boaco,
par /a salute del Coniugi Guldottl
Boru: Maria Auslllatrtce e S. Giovanni
alllalrtce, Santi Sal"lanl, in r,ngrazia-
mento e chl6dendo grazia particolare,
a cura di Cremonesi M. Raffaella, CR
L 200.000
Boaco, in memoria del marito G1ovan- Boraa: In memoria dei defunti, a cura
Boraa: Mana Aualllatrtce e S. Giovanni
Boaco, In rmgraz,amento e Invocando
protezione su mio l1gho Mario, a cura
della mamma Miranda, L 200 000
n1 e dei miei cari defunti, a cura d1 Bel-
lone Margherna. Cellarengo AT
BorH: Marta Auatllalrtce, a cura di
N.L, Torino
di Mercurì Emma, Roma
Boraa: Mana Aualllatrtce e Don Boaco,
In suffragio rie/ genitori Jone e Luigi, a
cura di Stelfenonl S. Alberio, Verorfll
Boru: Mllr1a Aualllatrtce, con profon-
da riconosc6flze e per protezione, a
cura di Rapfsara Micio, Pedara CT
Boru: Maria Aualllatrtce • Santi S•
lealanl, a cura di Rinaldl P1errna VC
Bo<lla: Mana Au•llllllr1ce, In suffragio
del marito, a cura di N N , La Morra CN
Boru: Don Bosco, a cura di Adaml Lu-
ciana, Cividale del Friuli UD
Boraa: Marta Aualllatrtce, Don Boaco,
Domenico Savio, in ringraziamento e
invocando preghiere per congiunto. a
cura 01 Corredi Laura, RE
Boraa: Maria Aualllatrtce, ringraziando
per la guarigione della sorella Dome-
n,ca, a cura di Gosso Margher,ta. Ba-
gnolo P. CN
BorN: Sr. Aldina Goaso, ringraziando
la cara sorella defunta per la sua inter-
cessione. a cura di Gosso Marghenta.
Bagnolo P CN
Boru: Mons. Veralglle e Don Canrva-
rio, per promessa per guarigione della
sorella, a cura di Gosso Marghen1a,
Bagnolo P CN
Bona: Maria Auallla1rtce e Don Boaco,
1n suffragio, a cura dl Rizzo Rosina PO
Boraa: Maria Aualllatrlce e Don Boaco,
In ringraziamento. a cura di Rizzo Ro-
sina, Montagnana PO
8oru: Maria Aualllalrtce, In r,ngraz,a-
mento e Invocando protezione, a cura
di Pugno Ines, Torino
Bo<lla: Mana Auslllalrtce s. Giovanni
eo.co, proteggete noi e I nosm car, a
cura di Giampaolo e Fabr,z10 As1,
Borea: In suffragio di Fernando Men-
sitìerl, a cura (Il Mcnsltlerl Giorgio e
Ivana, Fiuggi FR
Boru: Marta Aualllatrtce, Don Bosco,
Papa Giovanni, Invocando protez,one
e Importante grazia, a cura d1 M G D .
CN
Borsa: Maria Auallla1rtce e S. Giovanni
Bosco, m r,ngrazIeme11to e Invocadno
grazie per persone care, a cura d1 A L
Borsa: Marta Auallletrtce, Don Bosco e
Papa Giovanni, ringrazio e attendo un
favore, a cura d1 Scarpen, Em,ha
Roma
Boraa: S. Giovanni Bosco, per grazia
ricevuta, a cura di Gamba Maria Zap-
pa, Castell'Alfero AT
Borsa: Maria Aualllatr1ce, Don Bosco.
Domenico Savio, lnvocadno prorez,o.
ne e salute per I nlpori, a cura o, Vac-
ca Angela
BOUHTINO SALESWKJ 1 WGl,O.
196• . 39

4.10 Page 40

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Spedlz. In abbon. postale • Gruppo 2° (70) • 1• quindicina
AVVISO PER IL
PORTALETTERE
In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
TOR IN O
CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
Che cosa vuol dire credere7
PAUL
POUPARD
La fede
cattolica
Un libro sulla fede cattolica,
scritto in modo conciso e facile.
Aspetti e contenuti essenziali
spiegati a tutti coloro, credenti e no,
che sono alla ricerca della verità sulla fede.
Per la riflessione personale
e per i corsi di aggiornamento
nelle parrocchie e nelle comunità.
L. 7.000
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