Bollettino_Salesiano_196412


Bollettino_Salesiano_196412

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Noi n.on. ai fermiamo ·mai; vi è sempre cosa che
in.calza aosa.... Dal momento che n.oi ci fermas-
simo, la nostra Opera comincerebbe a deperire
DON BOSCO
15 GIUGBD 1964
ANNO LXXXVlll •N.11
EDIZIONE PER I DIRIGENTI DEI COOPERATORI SAUSIANI
DIREZIONE GENERALE: TORINO 712 VIA MARIA AUSILIATBlCE, 32 , TELEF. 48-41-17
il Convegno Nazionale
dei Delegati lspettoriali
Questo numero è dedicato all'annuale Convegno dei Delegati lspettoriali Cooperatori Salesiani d'Italia,
che quest'anno si è tenuto a Loreto, presso la Santa Casa e sotto la protezione della Madonna.
Il Convegno, si svolse in forma di cordiale e gradita conversa.zione sui temi proposti allo studio
dei convenuti. Pensiamo quindi che non torni m eno gradito e utile ai nostri Dirigenti e loro
collaboratori leggerne il fedele resoconto nelle pagine che seguono
Il messaggio del Rettor Maggiore
In apertura del convegno fu ascoltato con venerazione il paterno saluto del rcv.mo Rettor Maggioie,
che definì le molteplici attività della Terza Famiglia di Don Bosco « rma mera11iglfosa fiorit11ra di
moderno apostolato laico ». Lo riportiamo a conforto di tutti:
Carissimi Delegati della Terza Famiglia Salesiana,
Torino, 3 maggio 1964
vi assicuro che, seguendo le vostre attività e avendo spesso occasione di veder personalmente e di
toccar con rnano gli e_{fet-ti salutari dell'organizzazione che andate sviluppando tra i nostri Coo-
prratori d'Italia, mi si apre il cuore alla speram:a che questa falange cristiana possa essere di
valido sostegno a tutta. l'azione catlolica e alfa penetrn:.ione del nostro pensiero educativo nelle
m ::isse ind~lferenti. o agnostiche, di cui purtroppo anche la nostm bella Italia sente il peso e l'in-
fl 11enza deleteria.
1l clima del Concilio, la ca.mpagna per la Famigliu cristiana, la difesa della moralità, l'impegno
ad aiutarci nella ricerca delle vocazioni, la propaganda per la buona stampa, Meridiano 12,
gli Esercizi Spirituali, l'incremento delle preziasissime Volontarie di Don Bo.sco, e tutte le
altre vostre iniziative, son certo che agli occhi di Dio e per l'aiuto dell'Ausiliatrice e dei nostri
Scinti costituiscono ima meravigliosa .fioritura di moderno ap1Jstolato laico, di cui è giusto sentirci
santamente orgogliosi.
Coraggio quindi, al lavoro!
« Sempre più e sempre meglio>} n el nome e con lo spirito di San Giovanni Bosco!
Vi accompagno nei vostri lavori ,;on, la preghiera e la benedizione dell'Ausiliatrice.
~ 4,,4, A.ff.mo
11

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.. ,.;.,
Risveglio
r"'.."~i energie salesiane
rr
11 Direuore Generale della Pia Unione.
rev.mo ùon Luigi Ric«-eri. interpre tò i ~ernimerni
comtmi di filiale graliturune , crso il Succc sore
di Don Bosco. Q1ùndi in,·ilò i convenuti n rin-
graziare Dio per il nuovo incontro, in nm1 casa
ta11Lo ospitale e accnut o al celebre SuullIBrio
della cri:ine Lauretana. Hholse poi un grazie
parlicolaru1ente sentito r caldo di affe110 per
cia,,cun Delegato. dichiarando la :,ua conuno!>sa
ammiraziorw per il la, oro compiuto con una
donul!liouc totale alla su,110 caw;a della nostra
Terza Famiglia, pur tra difficoltà e sucriCìci di
ogni l{C nore. La Congregazione inte1·a 11;où c di
questo ri1weglio di cncrr:,rie <1ale;;iane, che Don
Bosco ha voluto mettere a dispo--izionr della
Chiesa con mirabile spirito di preveggew~a sulla
fìoritllra di apostolato dei laici. che trova oggi il
" UO clima migliore n('l Concilio Vaticano IL
Incontro di gioia - proseguiva don Ricceri -
ma insie me motivo ùi ric upero. Gli alh•ti mi-
gliori sono quelli che hanno maggiori pOb,;ibilità
di ricup ero. Qui si tratta di ricuperare enrrgie.
forza di ,olontà. ottimi~mo. Le fatiche (quante!),
le <liffiroltù. non solo qul'ile dei ~·iaggi. del la-
voro, ma quelle morali, cho sono Jc più dure,
ci lògorar10; e, col logoramento, possono portare
abbattimn1to, pessimismo, cedimento di armi.
Avetr osservato l'evoluzione del volto di
Paolo Yl? 1\\ci primi ine~i era difficile cogliere un
sorriso s u qucl viso clic i-.-mbrava, elato di dolce
mestizia. Ebbene. oggi il Papa. pur rn>n e~;.endo
venuto a conoscere CO>il' molto conforlant i su
varie zone della Cbirsa, comincia a sorride re
pel'chè a11che il sou.ii,o è un servizio. Prr r1oi
de,·'essn !' un insegnamento, tanto più che
eiamo figli di un insuperohilc Maesrro di otti-
mismo.
Pio "\\.ll, nel l 958. a Ca-.Lrlgandolfo. ,."intratte-
neva in amabile «-onver,;azionc con i membri
del Capitolo Ceneralr. Uno di essi. prc~a con-
.fidi:mza, osò fargli quc~La domanda: « Santità,
comè può , ivcrc col pr110 di tutta la lotta che
si fa alla Chies a ? ». E i l Papa. che no n era fa-
cile al ..o rriso. indicò un 1-,,rande Crocifì~bo di-
cendo: « , oi facciamo lutto la nostra parte. e
poi la Chiei.a è Sua!».
Guardiamo in alto, g uardiamo ag li orizzonti
che bi 6palancano nt!llu Chic6a: laici , lniri, foìci!
Non più il lnico nel hntu•o. alla balau~tra o c·on
la mano al bor;,elJiJw: ma il laico apoi,tolo.
:,em,ibilc ai continui richiami del Papa ,, df'i
Yes('ovi.
È terreno duro. ma l"i<lca ~i fa i-trada. Le
idee 8ono come l'acqua: è lenta, ma c1uanta
i-rrada per corre! Intanto penetra in profondità.
Questo avviene anche io ca~a nos tro. U pros•
simo Capilolo Generale ~i accinge puri.' a q-ue-
st'opera: salesiani apo~toli, e non soltanto fra
i banchi della scuola...
42
E voi. curando la noi-tra Terza Famiglia,
,-iet1• già in linea e continuate l'opera ~"olta da
D on Bo~co, che c reando que$la falange di apo-
htOli laici. è s tato, ~i può dire. 1u1 rompigh.iaccio.
Quindi non cedimenti, ma lavoro fiducioso. ol-
timi~1t10 >,ano. ben radicato nella realtà. Papa
Gio\\'anni Cl' lo imegna in pagine i-t upende d el
Giornale dell'anima: ottimismo nella bontà e
santità del nostro la, oro per la Chit·~a: ottilni-
s mo riel capitale e rcdhato da non Bosco.
Facciamo la nostra parte, Iut ta la nos tr11 parte;
il resto a cui. malgrado l'impegno fatti, o, sin-
cao. grucroso. non riusciamo, il buon Dio non
cc: lo addebita: l• un Padrone l<Onunamcnte
dii,crN o.
S fruttiamo quei,ti l{Ìorni: sono i giorni dei
•silos ', o come s i dice oggi, di un 11hbondante
insil umento. l1 nos tro convegno 11i svolgerà
fuori degli scherni tradizionali: segno di mag-
gior età?... Siamo riUILiti accanto al Santuario
"'!lariano. tanto caro al nostro Patrono San
FrarlCC:'CO di SaJes e a Don Bosco. li nostro
con, eguo è nelle mani della l\\Iadorrna. Son o
le mani provvide. amorevoli e potenti di una
mamma, e quale rnamma! Pos~iamo lwne s pe-
rare. La Madonna t>i assiste.
Apostoli laici
I tre gio.rni di ronvegno "'iniziarono con la
meditazione. dettata da don Enrico Da Rold.
ch e prtl~e come tema generale l'(lpostoloto dei
lairL fl primo giorno tralleggiò " la posizione
df'I lni<"o nell a Cltif'tò!ll ", illustrarulo tre punti.
1. Jl Laicato 11('//n missione della Chiesa.
l!: tant a la ricrhczza della Chie:>a, i' co~ì alto
il ,,no compito da non 8lupirsi - come ha af-
fermato Paolo , I aprendo la li i,e.~sio ne del
Com·ilio - se dopo 20 secoli di grandi ~, iluppi
s ll>ril'i e gcografìri, ubbia ancora l,i~ogno ùi
esser e « scoperta » rn•Uo s ua essenza vera, pro-
fonda, c·om1>leta. ln questa nuova presenta•
zionc della Chie~a agli uomini di oggi. llll posto
partkolari.ssimo affidato al laicato. f: la prima
idea cbe emerge clogli --tudi conciHori i;ul lai-
cato: tutti i bauozzati non sono soltanto ele-
menti passi1•i della Chie~a. ma membri attid.
partecipi di una miM.iiorte di s ah rzi:a, in una
sost,nnziale corresponsabilità cou In g•'rarcbfa.
pur nella chiara diver,-,ità dei compiti.
2. "tlediatori trn la gerarchia I' il mondo
ro11/t'mporuneo. Se1•orHlo P aolo , T. la mi:,,,-ione
pnrticolare del laico è quella cli fnre da media-
tore tra la gerarchia e il mondo cont emporaneo:
è gettare un ponte verso il monùo di oggi per
comprenderlo, in trrproLarlo. con, ersore con est,o.
sah arlo. Missione ~ingolarmcnte difficile che
ric hiede nel laico profonda formazione rcligiosa.
fedeltà ast-olata al manda to della Chie,a, intel-

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ligcnza degli uomini e dei Lelll])i, capacità di
interventi opportuni e di coraggiosa iniziativa.
aturalmente tale missione non solo non lo
distacca dalla gerarchia, ma esige maggiore
unità. docilità e ubbidienza.
3. Coscienza deT/e loro responsabilità. Queste,
daJle indicazioni conciliari, appaiono singolar-
me11te grandi; sono antiche nello spirito, ma
in parte nuove nelle forme volute dai tempi.
I loro compiti si possono ridurre a due: n) evan-
gelizzazione, fino a giungere, a volte, a un com-
pito sussidiario del sace1·dozio minisleriale;
b) civilizzazione, cioè presenza nell' online tem-
porale per attuare in esso tutti i valori, nal urali
e soprannalurali, per ricostruirlo nella pace e
nell'amore.
Sorge l'interrogativo: i laici sapranno com-
prenderli, attuarli? È proprio queslo il nostro
compiLo. A questo fine stabilire con essi un
dialogo che abbia queste tre virtù: a) Yi.sioni
grandi e universali, anche so avviene iu un
piccolo centro: dilalandosi i panorami, si dila-
tano i cuori; b) un profondo senso della gerar-
chia, uno spirito di fede che alimenti nel laico
un auaccamenLo .fiducioso, umile, devoto, ma
non servile: cristiano aperto, franco e libero,
ma a servizio del sacerdote, del parroco, del
vescovo; c) capacità di pi:endere iniziative rea-
listiche e concrete. Il laico conosce meglio )a
vila del suo quartiere, l'ambiente di lavoro.
Se arde di zelo, fa proprio il dramma della sua
gente, se ne rende interprete presso il sacerdote
e studia con lui i piani per risolverlo.
.
.,...,.,..,·.-."'
/'-" " Lo sappia il mondo "
,,..l't
Dopo la preghiera, il lavoro. La prima rela-
zione fu quella del Segretario gent>rale della
Pia Unione, don Guido Favini, su f Ja Pia
Unione dc.i COOJ)CJ"atori SuJ1•sitmi nel clima
del Concilio Ecmnenieo Vaticano ll e del
Capitolo Generale XIX 1klla Sociel:\\ Sa-
lesiana.
Premessa una introduzione s ul clima creato
dal Concilio, clima eminentemente sociale ed
ecclesiale, ne sintetizzava lo scopo citando
le parole di Giovanni XXIII nella Bolla
di indizione: « La Chiesa oggi assiste a una,
crisi in atto della società. Mentre l'umanità è
alla svolta di u11'èra nuova, compiti di una gra-
vità ed ampiezza immensa attenllono la Chiesa,
come nelle l'poche più tragiche della sua sroria.
Si tralta infatti di mettere a cont.atro con le energie
vivificatrici e perenni dell'Evangelo il mondo
moderno: mondo che si esalta delle site co11quiste
nel campo tecnico e scientifico, ma che porta
anche le conseguenze di un ordine temporale, che
da taluni si è uoluto organizzare prescùidendo da
Dio. Per cui la società, modema si contraddi-
stingue per uri grande progresso materiale, a cui
non corrisponde u:11 uguale avmrzamento nel
campo morale. Di qui, affievolito l'anelito verso
i valori dello spirito. Di qui la spinta, t'erso la ri-
cerca esclusiva dei godimenti terreni, che la,
tecnica progressi11a, mette con tanta facilità a
portata di tuIli. E di qui a,nche un fatto del tutto
nuovo, sconcertante: l'esistenza. cioè di un ateismo
militante, operante su piano mondiale... ».
Ma quasi a compenso, la Chiesa « ha ,,isto
scaturire dal Stio seno, e dispieg(lrsi, ·immense
energie di apostolato, di preghiera, di azione in
tutti i campi, da parte anzitutto di 1m clero sempre
più all'altezza della sua missione per dottrina e
virtù, e poi. da parte di un laicat.o che 11i è fatto
sempre più consapevole delle sue responsabilità
nell1i Chiesa, e in partic,1lar modo del suo dovere
cli. collaborare con la Gerarchia ecclesiastica ».
Lo stesso numero dc L ' Osservatore Romano
dell'll ottobl"e 1962 sintetizzava lo scopo prin-
cipale del Concilio in due parole: ((fetle e co-
stume». Fede alliva, costume c:ristiano c~t>m-
plare: non sono il fine essenziale della nostra
Pia Unione e della s ua missione nel mondo?
Quanto fa meditare il sottotitolo posto al Re-
golamento da Don Bosco: « Ur, modo facile
per giovare al buon costume e alfo civile societ<i! ».
Un « modo facile>>, escogitato da Don Bosco
trent'anni prima che sorgesse l'idea dell'orga-
nizzazione della Gioventù di A. C. e reso facile
nelle sue esigenze organizzative, dal suo zelo
amabile e ardente di amore per le anime, dal
suo incantevole ottimismo.
Scorriamo il modesto Rcgol.amento: il s uo ap-
pello accorato e suasivo sulla necessità del-
l'unione dei buoni; il suo ideale di perfezione
cristiana nell'esercizio clella carità vel"so il
prossimo, specialmente Yt>rso la gioventù peri-
colante; il suo geniale e ardito progetto di farne
lutL'tu10 con la Società Salesiana; le sue pra-
tiche raccomandazioni per assiUl.Ìlare i Coope-
ratori ai Salesiani nel Collfol"mare la vita ai
consigli evangelici secondo il proprio stato; il
criterio formativo nella scelta delle pratiche di
pietà; il programma di apostolato, che va <l.al-
l'istruzioue religiosa alla cura delle vocazioni,
alla diliusione della buona stampa, alla cura
della gioventù pericolanlc.
Pochi come Don Bosco seppero sensihiliz?.aro,
un secolo fa, il laicato cattolico alle necessilà
della Chiesa e animare i laici cattolici, in clima
massonico liherale, a collal>0rare con la gerar-
chia per la preservazione della fede e la salvezza
delle anime.
Oggi un'apposita Commissione del Concilio è
stata incaricata di preparare gli schemi per la
definizione dell'apostolato dei laici e per lìs-
sarne i caratteri e gH impegni. Attendiamo che
siano promulgati. l1Ltanlo ci servono di diret-
tiva le solenni affermazioni fatte da Paolo VI
il 14 ~ettembre 1963: « Lo sappia. il mondo: In
Chiesa guarda ad esso con profonda compren-
sione, con sincera ammirazione e con suhietto
proposito non cli conq,àstàrlo, mn ,li servirlo;
non di disprezzarlo, ma di 11alorizz(lrlo: non di
corula.n,wrlo, ma cli confortarlo e di salvarlo».
till

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La nostra Pia Unione è perfettamente in linea.
Don Boico l'ha dotata di un programma, di uno
spirito. cli una elasticità di adattamento alle e&i•
genze della Chiesa e dei tempi, di una genero•
sità e dooil:ità di servizio tali da r enderla bene-
merita della Chiesa e della società in ogni tempo.
L'ha affermato Giovanni XXIIT il 31 mag•
gio 1962, parlando ai Cooperatori Salesiani:
« Nel vasto campo di azione pastorale che si apre
nell'epoca del Concilio, e ru:hiederà mwve .for-
mulazioni dopo la sua celebmzione, i laici sono
largamente invitati a prendere il loro posto di
responsabilità individuale e comcmiLaria, sotto
l'amabile guida dei Vescovi, e accanto e i11 fra•
tema intesa, coi sacerdoti... E la saggio organiz.za-
.,,..,,,~r:t) :do11e, in cui si esprime la cooperazione salesiano,
vi offre opportunità di .fer,vida prepora~fone ».
~lll'
/~
" Non COSÌ
_,,., la pensava Don Bosco "~ .
Nella secontla parte della sua tratta•lione
don Favini trattenne i Delegati Ispettoriali sul
prossimo Capitolo Generale dei Salesiani.
Espresse il voto che completi l'opera del XVIII
Capitolo Generale, che mise in ottima luce il
concetto cli Don Bosco sulla Pia Unione e sol-
lecitò i Salesiani a prestarvi le loro cure. Ora
c'è da rivedere un articolo delle Costituzioni
Salesiane e tutto un capo dei Regolamenti,
che riassume le norme dirctt,ivc per i Salesiani.
Già lo storico salesiano don Ceria rilevava:
« Oggi si sa abbostanz'a che cosa siano e che coaa
vogliano i Cooperatori Salesiani; peraltro non
pochi perdcirano nell'errore di credere che essi
formino quasi wi corpo di ausiliari i quali,
fiancheggiando la Congregazione solesùma, a
questa colleghino strettamente ed esclusivamente
la loro cooperazio11e. Non così la pensavo, Don
Bosco (Mern. Biogr., XI, 87). E citava la con-
fidenza del Santo al prevosto cli Somma Lom-
bardo don Rigoli: « Saranno com.e la massoneria
cattolica, per la propria santificazione e per la
propaga,ll(la di ogni sorla di bene nelle famiglie
e nella societ(Ì (ili. p. 88).
Ancora un'affermazione di Don Bosco, -fo-
tofiarafata manoscritta da don l?avini nel libro
« camm.iuo di una grande idea»: « Una asso-
cia;done per n.oi importamissima, che è l'anima
della nostra Congregario11e, e che ci serve di le-
game per operare il bene d'accordo e con l'aiuto
dei b11011i fedeli che vivono nel secolo, è l'Opera
dei Cooperatori Salesiani ».
Come vi sono cattolici che appartengono al
corpo della Chiesa cd altri all'anima della
Chiesa, èosì vi sono salesiani cl1e appartengono
al corpo della Congregazione e s ono i professi;
e vi sono salesiani che apparLengono all'anima
della Congregazione, e sono i Cooperatori.
Don Favini ricordava pure due cose di
eccezionale valore storico: 1) Agli Ex allievi
nel convegno del 4 agosto 1878 Don Bosco di-
ceva: « Voi poi, senza eccezione alcurta, proc1t·
rate di far onore... alla Società. dei Cooperatori
a cui appwtenete » (XIII , 759).
E ancora parlando agli Ex allievi ucl con-
vegno del 15 luglio diede della Pia Unione Je
più significa:tive e a.rclite definizioni: « J Coope-
ratori sono il sostegno delle opere di Dio per mezzo
de,: Salesiani... L'Opera dei Coopera.tori, l' Opera
del Papa, è fatta per scuotere dal languore nel
qMle giacciono t<mti cristia11i, e diffondere
l'energia della carità... Si dilaterà in tutti i paesi,
si diffonderà in trilla la cristianità... Verrà tempo
in cui il nome di Cooperatore vorrà dire vero
cristiano... » ( VIII, 160-61).
Chiudeva l'interessante trattazione invitando
tutti i Dirigenti della P. U. a trarre dai docu-
menti pontifìci e conciliari, come dalle dirci Live di
Don Bosco, nuove energie per un triplice lavoro:
1) Far comp-rendere sempre meglio ai nostri
Cooperatori il loro posto e la loro missione nella
Chiesa .
2) Intensificare la loro formazione spirituale
per portarli veramente al grado di una, ·vita cri-
stiano esemplare e santa.
3) Spronarli. ali'attivismo apostolico orgon,iz-
zato, nello spirito e col metodo di Don Bosco.
TI signor don Ricceri, a commento, legge il
seguente condensato cli proposte che sarà pre-
sentato al Capitolo Generale per una sempre
più efficiente organizzazion,e della P. U.
l. È dovere della Congregazione, oggi special-
mente, offrire il servizio delle sue forze apostoliche
laiche
alla
Chiesa.
Organizzando
i
0
Cooperatori
Salesiani rispondiamo all'insistente appello della
Chiesa.
2. Le lspettorie e le Cose curino quindi serio,•
mente la vita della, nostra Terza Famiglia. Perciò
vi si iscri·vano i migliori e più atti elementi, laici,
iniziando dai nostri giovani, i quali così si in-
seriscono canonic11mente nella famiglill salesiana
divenendo consapevoli collaboratori del nostro
molteplice apostolato.
3. È quin.di necessario organizzare moderna-
mente i Cooperatori impiegandovi il personale
adatto. Si attnirw a tal fine i delibirati del X VIIT
Capitolo Genero.le (Atti del Cap. Sup. n. 203).
Sarà presentata al Capitolo Generale una re-
visione del/, « Norme ai Salesia.ni per la Pia
Unione dei Cooperatori » per uniformarle chia-
ramente al pensiero di Don Bosco.
Seguono interventi vari che H•rvono a com•
mentare, chiarire, puntuali=are alcuni pUll1.i
organizzativi. Tutti sono concordi sulla neces-
sità cli elaborare idee e c hiarire rapporti tra i
vari movimenti sociali e apostolici della nostra
Famiglia. Si cbit>de che il prossimo Capitolo
Generale stucli la na1.u ra, le finalità, i rap-
po.rti, il :fuuzionamenlo delle uoslre varie or-
ganizzazioni e legiferi in modo da rendere uni-
forme in tulla la Congregazione lo svolgimento
delle attività ad e~sc inei-enti.

1.5 Page 5

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";.;iD;,
; # I " ,.
Organizziamoci !
.rt
Della relazione del Capo Ufficio Cenlrale
don Arcl1enti diremo pochè cose. tl'allando~i di
norme pratiche orgru1izzalh e di interesse par•
Licolare per i Delegati ispcuoriali a cui era di-
retta. Alcune cose però po~souo interessare tulli
i leuori d('I no~Lro Bolletti111, Dirigenti. ~ccont•
un elenco:
1. f: nece~,-ario , alorizzare il Bollettino come
organo tiella P. L. dei Cooperatori. Dei 332.000
lettori tlel Bollettino solo 132.000 sono Coopera•
tori. C-è tluuquc un margirw di 200.000 sempliei
lettori ohe. conoscendo giì1 la nostra Opera,
potrebbero eHt-rre in gran parte buoni aspiranti
alla P. U. Si è co!'tataLo cbc su 100 nuo\\.i ì,.erini
almeno 90 non rice, e, ano ancora il Bollcuino.
Ora si fa DQtare che, a pariLà di condizioni. è
prrferihile un candi.dato alla P. U. che abbia
una prevflnl h •a conoscenza della nostra Opera.
2. A proposito di iscrizioni alla P. . i,i ri-
corda a tulli che. oltre la pagella di iPerizione,
c'è anche "" artistico diploma in duplice formalo.
3. Quanto ai distintir:i, da alcuni. si , orreb·
bcro più piccoli e più eleganti. i pema di com•
piacerli.
4. Anche il piccolo Regolamento della P. U.
Cooperatori Salesiani lo s i gradirebbe in edi-
zione più eleganLc e moderna.
5. A luUi ~i fa ,i,a prrghiera di curare.
anche con sacri6cio, /"aggiorrwme11to degli i11-
dirizzi del Bollettino nel 1noprio Centro e ùi
pregare <{1,lalchc buon Zelatore o Zelatrice di
fare ahreuanto nei paca.i e nelle zone dovo 11011
funziona alcun Centro P. U.
-~
/ ' .P.,. I Cooperatori per
__,,... la difesa d..lla moralità
Su quet.lo tema della ma1:,1:,irua importnru:a e
atlualità riferì don T"ig11ato. Lo i1pazio nQn ci
permette di riportarne integralmente la bi-Ua
relazione. cegliamo pewicri ed esempi eh(•
possono servire a potenziare e a dilatare questo
apostolato, al qua1c oggi, più che ad ogni alrro,
si deYe applicare la parola rivolta ai Coopera-
tori da Pio '\\'.TI uel celebre dii-corso: « angoscio•
samente richic.sto dalla Chi~a ». Per ragion.i
ovvie taceremo i nomi di persona e talora anche
delle località.
Don Bosco ha ch:iamaw la sua Terza Fa-
miglia SJ)i.rituale « Pia Unione dei Cooperatori
Salesiani », ma .ha volulo aggiungere un sot•
totitolo: un modo pratico per gioi:are al buon
costume e <1/la cfrile società. E neU-introduiione
al Regolamento dice ancora: « 1Yoi rrrstwni
dobbiomo u11irci i11 questi difficili tl'mpi... per
rimuo11Pre o almeno mitigare qnri mali rhe met•
tono a repentaglio il buon rost,mie delfo rre.~rente
gioVl'IIIÌI. 1111/le cui mcmi sw11no i clestini della
civile sorietà ».
Hai,tino ques Li cenni per ilirc quanlo ,ia da
r. considrrar,-i centrato nella P. il tema pro-
posLo: 11 A7.ionc d t-i Coojlc ralori Jlt'I' In di-
Jesu dt'lla moralil:\\ ►J.
Qui il relatore con 1iuuava osservando che,
dagli .scrunhi di idee avuti con gli aJtri Delegati,
era slalo informalo che interventi analoghi a
quelli aHcnuti in Lombardia erano a ...... ruuti in
molti altri Centri d'Italia.
1. Stampa
Tn qurht0 srttore ~i è l'~erri:tata unu nolevole
dgilanza -.ulle edicolt•, lihrerie, ban1·hcrdle e
barbieri('. lino Zelatori' cli Bergamo comunica:
« In eoll,•gamenLo col &•gretariato Diocc"ano
della moralità. noi Cooperatori Salc~iani, eu-
riamo la pubblicità delle Htrine e delle l'dicole,
ove s i t•i,pongono illuhtrazioni e. in hru1e alla
legge Migliori, quando ocrorre avvii..iamo in
un 1>rimo tempo l't•dicolaute affinchè , oglia
toglitrc dalla vi::-la del pubblico una data illu-
c·è ,,trazione piuttosto pornografica.
tra noi un incaricato a pab::-are in ras•
segna qua~i tutte le edicQJe della città. Egli
prende noi a di titoli di libri e stamve, indicanti
un certo s adismo scusualr. U SegretarioI o ne
aequiqla una copia e. in base al coutcuuto, si
decide poi se procedere o meno. alla denuncia
pres~o il Procuratore della Repubblica.
A,cmmo in proposito parecchi inviti a p ro•
cedimenti penali per la ('1>ndanna t!ell\\mtore.
Così si è· denunciato l'alteggiamento Ohtinato
di certi cclicolanti, sordi alle nostre ammoni-
zioni e con una buona raman'l,ina elci oostro
fiduciario alla Quc.,,lurn. li abbiamo a1>8e~tati,
riuscendo a pulire le edicole iu modo ehe si
prese11La"~•·ro dccc.nt«>me nte compo~tc ri-
guardo,e.
Ogni aru10 indic.iamo il concori,o d.ellc mi•
gliori vetrine, con relativa premiazione, con
opportuno dj corsino e con un rinfrct1co a tutti
i oonvcnuli ».
1n vari centri (corni• Bergamo. Brt':,('Ìa. l\\li-
lano) c'è chi vigila f'Ulll· affissioni pubblicitarie
di qualunque genere per la più larga applica•
rione pos~ibile della legge Migliori.
d-nquesto numero
lo spazio non ci consente di offrire il so/ilo
schema per la Conferenza mensile di luglio.
Sarà facile supplire interessando i Coope-
ratori sul Convegno di Loreto e in par-
ticolare illustrando loro qualche pensiero
delle meditazioni sull'aposlolato dei laici.

1.6 Page 6

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A Lodi alcuni Cooperatori, sostenuti dal Pro-
curatore della Repubblica, si sono incaricati cli
conrrollare l'e;,ecuzione dei sequestri cli romanzi
e cli altre puhblicazioni oscene.
A Genova il parroco salesiano ha abbonato
alla stampa cattolica tutte le barbierie della
parrocchia.
Altrove Cooperatori e- Cooperatrici hanno
cercato di sostituire i calentlarietti osceni che
si sogliono dis·t:rihuire nelle barbierie a 6.ne
d'anno, con calendarietti innocui e almanacchi
nostri. fo questo settwe -però bisogna essere
tempestivi intervenendo non più tardi di agosto
per non trovare la piazza già occupata.
A Brescia, Var ese, M'lano si sono fatte azioni
di protesta presso l'autorità competente contro
il dilagare di reclamisLica scandalosa cli riviste,
giornali e vetrine.
A Faenza si è c.onLroUata l a cl.istrihuzione
<<sottobanco» cli fogli proibiti, e fu colto in
fallo l'edicolante dall'incaricato della Questura.
2. Cinema
111. alcuni nostri Centri, e in forma più orga-
nizzala a Bergamo, tre o quattro Cooperatori,
in collaho·razione co] Segretariato Moralità, ogni
anno ottengono dal CCC o dall'AGIC la tessera
d'ingresso gratuito nelle sale cinematografiche
sotto titolo di recensione e di controllo per la
osservanza dei divieti ai minori. Molte sale, che
uou osservavano le disposizioni di legge, tro-
vate con minori fra il -pubblico, subirono im-
mediatamente il conLrollo della Qucetura che,
chiamata, clovette intervenire, e furono punite
con la chiusura d'esercizio -per dne•tre sere.
Per il « varietà» due volte la settimana in
un solo teatro si è trovato presente un nos-u:o
Cooperatore con un incaricato della Questura
(che non cleve mai mancare per questo genere
di spettacolo). Ad ogui prima rappresentazione
si sono fatte sopprimere quelle scene che sem-
bravano offensive della decenza e del pudore.
A R. (BG) un nostro Cooperatore l1a denun-
ciato alla P. S. il film « Ieri, oggi e domani».
La Questura è inlerve.nuta, ha conLrollato e la
pellicola, che era stata programmata per altre
due sere, fu tolla dalla circolazione.
A Chiari e a Treviglio alcuni nostri Coopera-
tori. paclri di famiglia, vigilano se 8W manifesti
delle pellicole vietate ai minori di 14, 16, 18 anni,
è esposto l'avviso cli esclusione. Inoltre con-
trollano se in tali occasioni si lasciano entrare
giovani ai quali è vietato.
A S. G-. B. siccome il gestore del cinema ha
continuato a fare il sordo alle osservazioni
mosse da parte cli un Cooperatore. fu denunciato
e con.seguentemcnLe multato con la chiusura
cleUa Raia per tre sere.
In parecchie località (Gallarate, Varese. Busto
Arsizio, Monza, Cremona, Milanino, Sesto SanGio-
vanni) si sono elevate proteste ai gestoridi cinema
per proiezioni oscene ivi girate. E in collabora-
zione col Segretariato della moralità si spedì copia
di tali proteste al Procuratore della Rep·ubblica.
Da altri Centri s'inviarono telegrammi intesi
a proclamare la necessità di una giud:iziosa cen-
sura sugli spettacoli e si lavorò a persuadere
tante famiglie a dieertare le sale in cui s.i girano
pellicole eqmvocbe.
A Manerbio (BS) -per sensibilizzare l'opinione
pubblica i Cooperatori hanno organizzato wia
Gi--Ornata dello spettacolo. durautc la crnale è
stato tenuto un pubblico dibattito, aperto da
un sacerdote, seguito dalla relazione di wi
Cooperalor e e da un cineforum, che ha vivamente
interessato i numerosi genitori intervenuti. Si
colse l'occasione per distribuire materiale illu-
strativo della tecnica delle denunce.
A Genova e in altri centri si sono fatte de-
nunce prellsO la QucsLLUa contro manifesti mu-
rali, sfacciati e osceni; e si sono ottenuti soddi-
sfacenti risultati.
Anche contro il malcostume che ~mper-
versa in certi parchi e vie cii tadine, s1 sono
otLenuti buoui risuJtati in collaborazione con
gli agenti di P. S., cl1e non potendo colpire i
fani di i.mmo·ralità, colpiscono i « nottambuli »
e le « passeggiatrici» con l'applicazione del co-
dice della strada.
In conclusione; occorre che il pubblico si
muova, reclami, protesti. Dobbiamo insistere
perchè i nostri Cooperatori prenda1.10 molte ini-
ziative simili alle accennate. Servono a con-
vincere chi di ragione che il di.sordine morale
incontra una certa rea:r.ione e che « il comune
sentimento» è più elevato di quanto ordina-
riamente si vuole credere.
Il relatore passò quindi alla seconda parte,
damlo « indicazioni » utili per condurre una cam•
pagna sempre più efficace contro Fimmoralit'à:
ci riserviamo di pubblicarle in altro numero.
Cristiano adulto,
cristiano maturo
A base del secondo giorno di lavoro, la se-
conda meditazione di don Da Rold sulla .1.nalu-
1•it.l del hticu lo cattolico.
Come il fanciullo cre:;cc fisicamente e, in
armonia co11 questa crescita, s.i sviluppa la sua
vita iutf'lletLuale. volitiva e del sentimento,
così il cristiano, incorporato col Battesimo a
Cristo, anche lui deve crescere. Ma c'è tma dif-
ferenza profonda tra le due crescite: quella fisica
procede eo11 moto meccanico, inarrcstabilf';
questa invece ha uuo sviluppo proporzionato
alla collaborazione del soggetto, confortata dalla
grazia, ma semprr debole per la «ferita» ori-
ginale.
Ed ecco il vero significato della Cresima, che
dona al delicato organismo dell'infanzia cri-
stiana la grazia per raggiungere la sua virile
maturità. Cresima e Battesimo: il Battesimo
dà l'essere cristia110; la Cresi.ma lo porta alla
pienezza dell'età adulta.
46

1.7 Page 7

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Erra chi intende « cnstiane.simo adulto » solo
per l'età. Erra più gravemente chi pensa che
«maturità» sia « autonomia ». Si diventa ma-
turi quando si è imparato a ubbidire. Raggiun-
gere l'età «adulta» in senso spirituale non
vuol dire allentare i vincoli che legano alla
Chiesa e alla Gerarchia, ma piuttosto rinsal-
darli. La Cresima infatti li perfeziona associando
più intimamente il fedele alla vita della Chiesa,
di tutta la Chiesa, visibile e invisibile, carisma-
tica e giuridica.
C'è un ~oroso ci.chiamo di Pio Xll a questo
proposito: « La coscienza di avere raggiunto la
maggior età, che di giorno in giorno va più af-
fermandosi, fa sì che gli a,nimi siano sempre
maggiormente agitati da non sappiamo qriale
febbre. Non pochi uomini e dorme del nostro
tempo repzltano la guida e La vigilanza della.
Chiesa zma cosa indegna del modo di trattare
una età adulta: non solo lo vanno ripetendo, ma
ne sono intimamente convinti. Non vogliono
essere sotto tutori e amministratori (Gal 4, 2)
a guisa di miiiorermi; vogliono essere tenc,i-i e
uauati come adulti, già su.i iu.ris e che sanno
da sè stabilire quello che iri qualsiasi circostan:z:a
debbono fare od omettere. Non esitano a ripetere:
proponga ptire la, Chiesa i dogmi della s1u.1, dot-
trina, promulghi pure le leggi che regolano la
nostra attività. Ma quando si tratta di applicare
tutto questo alla vita dei sfogo/i e di metterlo in
pratica essa se ne stia pure senza intromettervisi;
lasci che ogni fedele si guidi secondo il giudizio
della propria coscienza. E agginngono che questo
è tanto più necessario, in guarito sia la Chiesa
che i suoi ministri per lo più ignoraM la condi-
:::ione esatta e precisa delle cose; mm hanrio cioè
una visione concreta e sintetica delle circostanze
sia interne che esterne dell'uomo nelle qiwli cia-
scurio si trova e nelle qrwli ciascuno deve deci-
dere e pensare da sè e a sè. Inoltre, t11ui costoro
non 'L'ogliono avere alcun interprete o interme-
diario, di qualsia,si dig11i-1?r o nome, tra se stessi
e Dio, nelle intime e profonde deliberazioni della
loro volontà».
Contro tendenze ed opinioni così pericolose
lo stesso Pontefice, ribadiva per i Cauolici
cruesli tre punti fondamentali:
1. Dio ha stabililo nella Chiesa i Pastori
delle aJ1ime, non per imporre un peso sulle
spalle del gregge, ma per guidare e difendere
il gregge;
2. con la guida e la vigilanza dei Pastori
viene assicurata la vera lihe:rtà dei fedeli, i
quali vengono salvaguardati dalla schiavitù di
errori e di vizi, sono difesi dalle sollecitazioni
provenienti dai cattivi esempi e dalla convi-
venza forzata con uomini perver~i;
3. perciò i fedeli agiscono contro Ja prudenza
e la carità che devono avere verso se stessi, se
rifiutano questa mano di Dio, loro protesa,
questo aiuto sicurissimo che loro si offre.
/
r '/
~-
, i,t'1
I Cooperatori
nella parrocchia
Don Guglielmo Borr.acelli, parroco a Terni,
invitato daJ signor don Ricceri, porla all'as-
semblea la Lcstimouianza di una felice colla-
borazione dei Cooperatori in quella parrocchia
retta dai Salesiani. In essa si ebbe una
dimostrazione convincente che il pensiero di
Don_ Bosco sui Cooperatori e sulla loro missione
nella Chiesa offre reali poesibilità di essere at-
tuato in grembo alla Cl1iesa stessa, nel raggio
di una parroccl1ia, che è cellula ,iva clella Chiesa
in un dele.rmillato luogo.
Riportiamo alcune idee dell'ascoltatissima
relazione.
» 1. La mia - affermò - Ì' una testimo-
niariza che i Cooperatori in uua parroccl1ia non
sono un'associa:i:ione che si aggiunge alle altro,
un doppione dell'A. C. ecc., Ola quelle forze
fresche auspicate da Pio XII nel discorso
del 1962, ordinate nei quadri, formate all'a7.ione,
alla preghiera e al sacrificio, pronte ad affian-
ca:rsi alle forze di prinia linea, conconcndo a
dare imità a tutto l'apostolato parrocchiale.
Oggi occorre dar vita a quei movimenti
apostolici che dànno unità all'apostolato. Ora
il concelL0 della cooperazione salesiana è di-
spersivo o unilario? facilita o no una sintesi
apostolica izt una panocchia? Pcima di rispon-
dere a questi interrogativi, domanderei a un
con.fratello parroco: qual è il criterio oggettivo
con cui formi la tua parrocchia? Mi risponderà
che, seccmdo il peD.5iero della Chiesa, è quello
di farne una comunità viva nella preghiera li-
tu.rgica, nella catechesi vi~mta, nella carità
operosa. Ora la cooperazione salesiana offre un
metodo per raggiungere lo scopo. Infatti l'A. C.
ha uoa sua fu.nzioue di collaborazione insosti-
tuibile, la San Vincenzo e il F AC hanno la loro
ragion d'essere nella carità, la Congregazione
della Dottrina Cristiana, le Organizza~oni gio-
vanili (dove c'è, l'Oratorio) impostano il pro-
blema della formazione cristiana della gioventù...
Ma e la massa? non diciamo quella amorfa,
ma la massa già embrionalmente formata, chi
la porterà ad attuare le iuiziative gerarchiche?
cl1i farà si che la carità non sia espressione di
una élite, ma della comunità? chi affronterà il
problema della salvezza della gioventù, asso-
ciandovi le famiglie cristiane? oi rispondiamo:
i Cooperatori Salesiani. Infatti, secondo il con-
cetto che aveva Don Bosco dei Cooperatori, la
cooperazione salei,iana dovi:ebhe agganciare e
attivizzare tutte le famiglic che ne possono
essere capaci.
2. Quello ohe si è detto per il reclutamento,
vale per la form.a,zione. Per la formazione eccle-
siale di una panocohia non viene data una sin-
tesi dottrinale e pratics: si prenderà l'amore
47

1.8 Page 8

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al S. Cuore dall'Apostolato della Preghiera, la
devozione a Maria da qualche Santuario vicino,
la pratica dei ritiri da questo o da quel movi-
mento ecc. La cooperazione salesiana dà unità
a tutto il campo parrocchiale, avendo di mira
la massa. Educherà di fatto la massa delle fa-
miglie secondo la spiriLualità salesiana, dop-
piamente canonizzata dalla Chiesa in S. Fran-
cesco di Sales e in Don Bosco. Si p ensi, per
convincersene, alla pratica deJI'Esercizio della
Buona Morte estesa su piano parrocchiale; alla
vita ascetica cristiana presentata da Don Bosco
ai Cooperatori al capo VIII del Regolamento.
Noi presentiamo questa sintesi felicissima di
ascetica e di pratica apostolica insieme, che non
aggrava nè ingomhra, ma facilita l'apostolato
parrocchiale facendo sgorgare da una stessa
fonte quello c11e si dovrebbe ricavare da dieci
rivoli.
Non si tratla di fagocitare, ma di armoniz-
zare tutto in una felice convivenza che rispetti
le finalità di ogni altra as$ociazionc, secondo il
chiaro pensiero di Don Bosco. Quindi se la
Chiesa vuole l'A. C. come sappiamo che la
vuole, noi non vogliamo sostituirla con i Coo-
pe-i:atori; se la Chiesa vuole il movimento Li-
tu.tgico, noi non lo sostituiremo con la sola
frequente Comunione e la devo1:ione a Maria
Ausiliatrice... Con i Cooperatori noi non vo-
gliamo distruggere, ma edificare favorendo una
collab orazione di massa: noi unifichiamo il la-
voro di formazione con un moto di spiritualità
che, se nei metodi è salesiana, nello spirito e
nel .fine è pienamente ecdesiale.
3. Queste realtà hanno c·reato Lra noi una
pratica parrocchiale di una convii•enza di asso-
ciazioni senza contrasti o esclusiuismi. Ecco
qualche indicazione concreta:
a) Abbiamo allargato a tutti gli isc:ciLLi alle
diverse associazio.ni parrocchiali le in.iziati·ve di
formazione proprie della nostra Terza Famiglia:
Esercizio della Buona Morte, le devozioni no•
stre (che sono insieme della Chiesa) ecc. Anche
la formazione all'apostolato è nella linea di
Don Bosco: ottimistica, serena, intraprendente.
coraggiosa. Tutto questo ci ha facilitato i1 la-
voro, ce l'l1a fatto crescere tra le m.ani.
b) Ecco il nostro piccolo ca.lerula.rio me11sile:
il 23 per le Cooperatrici; l'ultima domenica per
i CoopeiaLori, ma aperto a tutte le organizza-
zioni; il 24 per le Donne; il L0 venerdì per gli
Uomini, aperto a tuLti. Ogni anno, oltre i ri-
tiri ispettori.ali chiusi, abbiamo dei riLiri locali
aperti per tutti.
e) Per il lavoro: i due Laboratori (FAC e
Cooperatrici), pur mantenendo .finalità e casse
diverse, si scaml1iano spesso il personale e le
mani secondo l'urgenza; nel lavoro per gli ap-
prendisLi, specie nel campo femminile, le Coop.
hanno l'appoggio dell'A. C. e dell'Apostolato
della preghiera; 1>er la campagna annuale sulla
Famiglia, oltre gli incontri mensili per la P. U.,
riproponiamo i temi anche i1 24 e il l O venerdì.
Non siamo aecentrato·ri: vari Cooperatori oc-
cupano cariche in altre associazioni.
Concludendo: abbiamo presenti /e finalità
ecclesiali della P. U., che Don Bosco ha voluto
a servizio delle diocesi e delle parrocchie soLLo
l'alta direzione dei Salesiani. Questa « alta di-
rezione » è senza dubbio la direzione spirùuale,
vale a dire essenziale. Così fanno i Gesuiti per
le Congregazioni Ma-i:iane, l'Apostolato della
Preghiera, i Ritiri cli perseveranza ecc. Ci pare
quindi di esse-i:e in linea con Don Bosco, ma di
ciò lascio giudici il Superiore e voi, che avete
mansioni direttive... ».
La relazione piacque Lanto che ci fu chi pro-
pose al Superiore di presenLare l'esperienza di
don Bonacelli a tutti i parroci salesiani. Per
intanto si fu unanimi sulla necessiLà di invilarc
i Cooperatori a <e prestarsi » come vuole Don
Bosco e a offrire la propria coJlaborazione ai
parroci che non hanno elemenli atti ad organiz-
zare le attività di apostolaLo. Più che chiedere,
offrirsi: questo è autentico servizio della Cl1iesa.
Prima di passare ad altro, furono civohe al
relatore alcune domande di orcline pratico.
D. E l'A. C.? - R.: è ancora sempre
l'organizzazione principale, uLilissima. La par-
rocchla è strutturata intorno ad essa. La P. U.
l'ha arricchita di una spiriLualil à, che serYe
anche JJer le altre organizzazioni.
D. La P. U. assorbe le altre orga11izzazio11i? -
R.: no, anzi mette a clisposizione di tutte
le altre la propria spiritiwlità, che è salesiaria
e quindi particolarmente ulile per una par-
rocchia salesiana. Molti degli sLessi dirigenti
delle altre associa1:ioni finiscono per entrare
nella P. U. e, viceversa. dalla P. U. escono i
dirigenti cli altre organ:fazuioni.
D. Il parroco si proporie di introdurre i Coo-
peratori nelle altre organizzazioni? - R.: affatto!
noi formiamo i gruppi di lavoro sui diversi
argomenti che costituiscono il lavoro della
Chiesa. Qui.odi si trovano a lavorare insieme
clementi cli varie organizzazioni. Sono specie
di piccole consulte permanenti, che risolvono
in modo pratico le piccole suscettibilità tra
una organizzazione e l'altra. In conclusione: i
Cooperatori sono presenti e attivi in molte orga-
nizzazioni, sono un lievito e formano come il
tessuto dell'attiuità apostolica parrocchiale, ma
senza sbandiermnenti e campanilismi, perchè mo-
vente di tutti è il « Da mih:i animas ».
Circoli
giovanili e Cooperatori
Sull'argomento tennero due interessanti re-
lazioni don Sa.verio Rubio, Dc.legato Nazionale
dei Cooperatori della Spagna, e don Giitseppe
Ferri, Delegato ispettoriale dell'Adriatica. Dia-
48

1.9 Page 9

▲back to top
mo un saggio copioso della trattazione, concer•
nendo un tema , itale per la P ia Unione.
1. L'esempio di Don Bosco
Quando comincia il s uo apos tolato giovanile,
trova subito ammiratori che lo sostengono spi-
rit:ualmcnte
ed
anche
materialmente.
E"li
0
studia
come organizzarl_i e fissa per loro uno s tile, uno
spirito. un metodo di cooperazione.
Ma Don Bosco ea. perc h~ l'ha visto nei s uoi
sogni. che la ,Iadouna manderà nelle sue case
la gioventù a milioni e che dalle loro 6le uilci-
ranno i s uoi collaborator i; sa che ùcve aiutare
il Signore a salvare il mondo salvando i giova rti
e per mezzo dei gio,·ani.
Egli raccoglie dal mondo attorno agli edu-
catori masse <li giovani: li lievita, li fermenta
cristiarrnmentr negli Orato ri. l $Lituli ecc. Li
ribut La nt'lla maiisa più estesa della vita sociale,
~el pop~Lo (f~n_iiglia. impiego. fabbrica. campi,
sindacali, poltt,ca. s port eec.) perchè ,i siano
come leijLÌmoni di Cristo r lo lievitino e fcrinr 11-
Lino_ a loro voli a: cioè rifaeciano quanto. per
anw. hanno , i~to fare dagli educatori: diano
agli altri quanto banno ricevuto; facciano in-
somma da luce, sale, lic, iLo.
Nei lre abbozzi di regolamento pn i Coope-
ratori e in quello d efinitivo. D on Bosco è co-
Atant!' nelre,-igc nza d ella età: « 6edici anni
compiu I i ». Egli pensava ai auoi allieYi, che
verso i sedici an,ù finivano gli s tudi gi,ma"iali
e il corso di qualifica professionale, lasciavano
le cai;e salesiane e , eni, ano inghiottili dal
mondo, sp ~cialru~ntc ai giovani a rLigiani che
andavano J.mmedratamentc al lavo ro e corre-
vano pericolo di esbere travolti dalle con enLi
mate rialis tiche, mentre proprio il mondo del
lavoro aveva biRogno di apmtoli pn migliorare
le sue sorti.
2. 11 pensiero di Don Bosco
Da quanto ha fatto e dalle sue ripetute af-
fermazioni risulta all'evi<leu.za che il San Lo
vuole rinvigorire le file dei s uoi Coope ratori eon
la gio, entù formala n ei .,uoi i!:ttituti e nei buoi
oratori: non solo pcr;.one esterne e mature, ma
anche e soprali uLLO le forze giova11i da noi
preparate, de bbono dare il miglior corllinge nte
alla P. L .. p er chè i n lauti anni di educazione
s ~ e~iana vissuta, ne hanno assorbito meglio lo
spmto.
Questa volontà <li Don Bosco è doc umentala
nelle 1\\-femorie Biografiche, <love si possono cou-
sultare i passi: , lTI. 612 . '<ID. 759 - X\\ 111.
l60-l6L - XVIH. 701.
3. La situazione oggi
Fioriscono Cooperatori dai nostri Oratori e
Collegi, maschili e femminili?
1n genere, no. Perchè? Sono conosciuti i Coo•
peratori nei n ostri ambienti educathi? Se ne
parla con cognizione e calo re s alesiano ?
I Cooperator i, fìno ad oggi, vengono prevalcn•
temenl c dall'esterno. C'è chi ha osato applicar ci
due paraùo,,,,;: JO cercare vocazioni nei paesetti,
noi che abbiamo sollo mano centinaia di mi-
gliaia di ragazzi; reclutare Coopera tori tra
gente non cresciuta fra noi, noi che abbiamo
imbe vuto di bpirito salesiano, nei nos l ri oralori
e collegi, rnilioni di ragazzi!...
on do,-re bbero le nostre opere essere, com e
, ole'l-a Don Bosco, giardini da cui cogliere fiori
di ,ocazioni. e ceni ri di irradiamento cri~Liano,
fu cine di apostol i da immettere come lievito
nella massa?
Urge affro ntare la situazione realisticamente:
bisogna dare la giusta cognizione della coope-
razione salesiana ai nos tri ror.tfratelli e alle
Figlie di Maria Ausiliatrice. Bisogna cliHntare
coseienti c ht· Don Bo,eo è <la,·,ero un in, iato
da Dio per una mis~ionc :speciale e che i Coo-
peratori gli furono s uggeriti dall'alto: non sono
quindi un « pallino» di crualclic Superiore. ma
« rosa voluta da Dio ».
Cioè bi~ogt1nà diffondere una mentalitÌI rin-
no vata tra i me mbri della .Prima e Seco11<la fa.
miglia nei confronti della Terza. riuseeudo a
far sentire che, come i' i,egno di vero apo,tolato
tra la gio"entù il ~u,citare vocazioni, così è
vero segno di lievitazione buona del lavoro sa-
lesiano diventare « calamite» prr le anime che
ci c reecono accanto, 1,icchè - pur segue ndo la
lo ro , ocaz:ione nel mondo - sentano tanto at-
tacca mento agli educatori da volerne con<livi-
d11rc - p er quanto loro possibile - gli stessi
ideali cristiani cli apostolato; e ques to appunto
chiedendo di essere , alidi Cooperatori sale~iani.
In conc relo e in linea di principio noi O!Siamo
affe rmare che in Cong regazione ci dovrebbe es-
sere unità di intenti educativi da raggiungere
ciò allraverso questo itinerario: Compa!mie Cir-
coli Giovanili - Cooperatori, e che douebbe
CSberc realizzato sia nei collegi che n egli oratori
mabchi]j e femminili. Quindi s i pensa che, ter-
minato ormai il tempo dell'isolazionismo edu•
cath-o e della impro, visazionc organizzativa,
s arà bene progTammare un lavoro comurlc di
formazione giovanile per arrivare a risulLati e
traguardi comuni. e que~to aLLraverso i validi
s trumenti delle Compagnie per i ragazzi prima,
dei Circoli C iovanili dopo, per arrivare in6ne
a Cooperatori sale~iani attivi.
Insomma fare sì che - uscendo dai nostri
ambienti dopo 3. 5, 8 anni di atmo~fera salc;,iana.
dopo aver a,i~imilaLo lo s pirito ~ale~iano e a'l. erlo
vedulo in azione nei loro educatori dopo averne
c~pito lo s tile e i me todi - ~ia Ìogico, facile,
diremmo do, eroso. c he gli Ex allievi migliori
portino
con
nella
vita
il
bibocrno
0
di
una
coope razione sales iana.
1 due relaLori informavano quindi s u espe-
Tienze raccolte in Italia e nella Spagna. Ci li-
mitiamo a citarne una di don Ruhio. ~eJla
inclu$triale ciLtà cli Alcoy di mille abi tanti, pre-
valentemeJlte operai, c'è un fiore nte Oratorio
festivo. Vi accorrono 200 giovani dai 15 ai
18 a~i att~atti dallo s port e 500 ragazzi. Questi
700 g1ovam s ono curali da una cinquantirrn di
giovanotti dai 18 ai 28 anni e cla un mio sale-
49

1.10 Page 10

▲back to top
fliano coaùiutore. Sono i cateclris-ti, provenienti
dal circolo Domenico Savio e dagli Ex allievi.
L'a11ostolato loro è duplice: collettivo e indivi-
duale, organizzativo e catechistico. Questi 50
giovani apoeto]i, is truiti sulla P. U. e invitali
a farsi Cooperatori, tutti hanno aderito e il loro
gruppo :firnz:iona come una sezione d el Centro
di Alcoy. ma in forma autonoma.
Gli W:tervenli che seguirono alle due relazioni
fecero conoscere altre esperienze, Lanto n el campo
maschile quanto i.a quello femminile, es perienze
che portarono a concludere che la volontà di
Don Bosco circa l 'iscrizione di elementi giovani
e già nos tri per formazione e spirito, può essere
attuata e con s uccesso. Alcuni rilevarono che. vi
sono clifficoJtà reali e pratiche per armonizzare
tutte le nostre attività cli apostolato, dalle Com-
pagnie ai Cooperatori, e auspicarono ch e si pos·
sano avere direttive dal Centro. Intanto conviene
('Ontinuare a far tentativi con gruppi di Coo-
peratori giovani, auche non provenienti da cir-
coli. Non è difficile entusiasmare i giovani delle
panocchie e degli Oratori. Vi sono già gruppi
cli giovani Cooperatrici. figlie di Cooperatrici e
cli Cooperatori, come anche gruppi di Coopera-
tori, figli cli Cooperatori, funzionanti a sè ed
anche con successo dove si sa dar loro una buona
impostazione e farli lavorare. C'è un parroco
del Polesine molto attivo, che ha capito che i
Cooperatori sarebbero stati utili e vi ha iscrit t<>
i m embri della Dottrina Cris tiana, che sono
tutti giovani. Dove ci sono catechis ti, perchè
non iscri verli tra i Cooperatori? E ssi apparten-
gono già all'anjma deUa P. U.
Qui L' Isp ettore dell'Adriatica Jou Elio Scotti
portò il CQnt1·ihuto dell'esperienza fatta 11ella
Tspettoria. Egli è convinto che occorra anzitutto
sviluppare nel nostro mondo il senso apostc>lico:
i salesiani apostoli a loro volta formano i
giovani all'apostolato. Dava nti alla Chiesa noi
siamo e dobbiamo presentarci come movimento
apostolico. Ci deve essere un dialogo coni i.uuato
tra le v arie nostre forze, allo scopo di coordi-
narle e portarle a fn1tli durevoli, anch e negli
ambienti e~temi.
Quanto all'inserzione dei giovani nel movi-
mento Cooperatori, sarà utilissima un'opera di
progressiva conoscenza della. P. U.: a) procu-
rando loro incontri con Cooperatori qualificati;
b) facendoli partecipare attivamente alle due
Conferenze; r) cointeressandoli alla loro cam-
pagna annuale; d) invitandoli, prima di lasciare
l'ambiente educativo, a iscriversi solennemente
alla P. U., per esempio in occasione della 2u. Con-
ferenza.
Piacque anche La proposta fatta da un De-
legato, che il periodico « Compagnie Dirigenti»
parli di queste esperienze in tema di Circoli e
Cooperatori.
Facendosi tardi e urgendo passare ad altro
argomento, don Ricccri conclue;c: tutti d'ac-
cordo nel riconoscere la necessità di avere cle-
m enti giovani per vitalizzare la P. U.: si tratLi
di giovani del nostro mondo. si tratti di alt-ri,
50
noi dobhiamo organizzarli. Quanto alla modalità
non è facile; una cosa bisogna fare: continuare
le esperienze già fatte. Dinanzi alle prospettive
di b ene ohe ci si offrono "Per il domani della
Chiesa , noi non possiamo conti.nuare a riman-
dare in modo da lasciare inattive delle vere
e grandi possibilità cli .bene.
/
Cooperatori
»"'; insegnanti e vocazioni
:I!.: il tema trattato da don Clementel con una
competenza acquistata attraverso auni di la-
voro. Ne riportiamo, schematizzando, i pensieri
pr:incipa]j.
1. Premesse
a.) Si parla di «insegnanti», nòn di « mae·
s tri» percbè la riforma della Scuola Media,
dive,ntata ohhligatoria fino ai 14 anni, in fu+i-
zione anche nei piccoli comuni, ci impone
di allargare le prospettive di collahorar,ione or-
ganizzata fuio ai professori della nuova Scuola
Media.
b) Ci spjnge a inter essarci della Scuola Media
Unica anche il pericolo che essa, vicina, senza
tasse, con lihi:i e trasp orto gratuir i, non sco•
raggi genitori e figliuoli dall'affrontare gli studi
medi uell'aspirantato, ritenuti foi:se più difficili
e con il corso di latino completo.
e) La Scuola Media Unica ci offre la possibi-
lità di una efficace attività vocazioni, quando
e dove avrà le caratteristiche di una scuola
poat-elementare, specie nei centri mfoori e ad
economia rurale, controllata da qualche inse-
gnante ottimo, seguita e assistita religiosamente
dal sacerdote parroco del Luogo.
d) È necessario per non dare corpo a sospetti
di ingerenze che nel trattare di vocazioni con
Insegnanti, ci rivolgiamo ad ossi come a « Coo-
p era tori Salesiani» o come futuri possibili Coo-
peratori, sia a voce che nello scrivere, e spe-
ciabnente nelle riunioni, che vanno indette con
preciso rife.rin1ento al Regolamenlo di Don Bo-
sco per la sua Terza Famiglia.
e) È pure n ecessario che ci trovian10 tra di
essi come interpreti di un sistema educativo
- quello di Don Bosco - sempre attuale e
corrispondente allo s1>irito e agli intenti didat-
tici, pedagogici e m etodologici della riforma
della Scuola Elementare prima, oggi della Scuola
Media inferiore e, tra non molto, di quella su-
p eriore. Forse ness ttn altro promotore di voca-
zioni diocesane o di altri ordini e congregaz:ioni
l1a elementi cosi efficaci p er introdursi tra gli
Insebrnanti, per acquistarne la simpatia e poi
la collaborazione...

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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2. Aspetti positivi
della collaborazione degli Insegnanti
(I) Alcuni sono Ex salesiani, Ex allievi. Coo·
peratori...
b} Diversi sono cri.stiaui apo,stoli e fanno atti-
vismo religioso nella scuola di Religione, nei
cateclù~mi parrocchiali, nelle associazioni cat-
toliche.
e) :\\folti nella loro didattica attingono larga-
mente al sistema educativo di Don "Bosco.
d} Hanno prestigio, esperienza e cultura, in
modo da poter clire una parola chiara e inco-
raggiante al fanciullo come alla famiglia.
e) Gli Insegnanti possono -essi più che altri-
scoprire certe conLroinclicazioni alla vocazione,
perchè conoscono bene l'ambiente familiare e
sociale degli alunni.
f) Molti apprezzano. sopra altre, l'Opera di
Don Bosco, sono congenialmente devoti al Santo
e ne stimano la modernità, la clinamica, l'aper-
tura alle esigenze di oggi.
3. Agenda in m erito
a) lndividuo,rli: dallo schedario Cooperatori,
Ex allievi; clalle conoscenze personali doi Sa-
le~iani...
b) Schedarli: a parte. suclcliviclcndo i nomina-
tivi in ordine alfabetico, per località, per zone,
secondo la disLribuzione geografica in 1·iferimento
ai Centri Cooperatori, in modo che i Delegati,
le Delegate e i Decurioni abbiano un'area di
azione ben definita.
e) Seguirli: con qualche rapida v1s1ta, con
lettere personali, con circolari. ma sempre in
forma riservata.
d) Riunirli: a cominciare da qualcuno 1>iù
formato e sensibile a questo p.roblema, per stu-
diare un piauo di lavoro. co11 ua ritiro cli mezza
giornata in qualche centro rriù numeroso, nel
quale non manchi una meditazionf sulla mis-
sione del Maestro.
e) Fornirli: d.i apposite schede e di qualche
puhblioazione vocazionale che li avvii a forsi
una esperienza; attrezzarli cli una guida didat-
tica con temi e a:rgomcuti che si ispirino o si
riferiscano alla vocazione, con prose e poesie
da leggersi in clas~e con la debiLa discrezione;
di riviste adatte. come La Veua, Se vuoi?....
Giot•entlÌ N(issio11aria ecc., di filmine, albi ecc.
f) Indicare loro le giornate e circostanze più
adatte per parlare di vocazioni, come le Gior-
nate .Moncliali per le Missioni e per le Voca-
zioni...
g) I ncoraggiarli a far partecipare i fanciulli
a qualche incontro estrascolastico, conducendovi
i migliori, eventualmente raccolti come « Amici
di Domenico Savio »; o a periodi di prova in
n qualche colonia alpina di aspiranti...
relatore esponeva quindi LULLO un piallo di
collabora7.:ione in sede ispeuorialc e locale, tale
da :rendere organico, continuativo e durevole que-
sto apostolato.
G-li interventi che seguii:ono ebbero soprat-
tutto lo scopo di chiedere sussidi per una migliore
organizzazione di questo apostolato essenziale.
Concluse il Superiore rilevando che don Cle-
mente! aveva presentato un programma mas-
simo, non da tutti realizzabile; che però tutti
dobbiamo curarci degli Insegnanti Cooperatori.
Quanto alla proposta cl1e s'identifichi nella
stessa persona il Delegato Cooperatori col Pro-
motore vocazioni, è cosa che dovrà essere de-
finita in sede di Capitolo Generale. Una buona
soluzione potrebbe essere che il Delegato Coo-
peratori, debitamente aiutato. fosse a capo del
movimento, che potrebbe dare .frutti insperati
non solo per noi ma per i Seminari e ller altre
C o n g r e g a z i o ni .
~~-
/ · La " consecratio
•·•·
mundi " e i ~aici
È il tema della terza bellissima meditazione.
« Le :relazioni tra la Chiesa e il mondo esi-
gono l'intervento degli apostoli laici. La con-
setraJio mundi è essenzialmente opera dei me- ·
desimi laici, di uomini che sono inseriti intima-
mente nella vita economica e sociale, che par-
tecipano al governo, alle assemblee legislalive »
(Pio XII).
Giovanni XXIII, nella « Mater et :Magi.stra »,
riprendendo questo tema, scriveva che « la
Chiesa oggi si trova ili fronte al compito im-
mane ili portare un accento lllDano e cristiano
alla CÌ\\'iltà moderna... La Chic.sa viene attuando
quesLo compito soprattutto attraverso i suoi
figli laici... ».
Consecratio: indica l'atto con cui si rende
sacra una persona o una cosa e la si mette
in un rapportQ particolare con Dio, facendola
servire alla glorificazione ili Dio.
Nlund·us: il complesso delle realtà terrene e
delle relazio1ù che. tra esse si stabiliscono na-
1uralmente o per la libera volontà dell'uomo.
In concreto indica, oltre le realtà materiali,
quelle realtà umane che si chiamano: cultura,
scienza, tecnica. economia. politica, strumenti
della comwùcazione sociale; o che nascono dalle
relazio.rù che gli uomini intessono tra loro: fa.
miglia, professione, stato. comunità internazfo-
.nale.
Il mondo, consacrato dall'opera creatrice cli
Dio, è stato sconsacrato, profanato dall'uomo
col peccato originale e attuale.

2.2 Page 12

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Il mondo è stato riconsacrato con l'incarna-
zione; ma la riconsacrazione del mondo fatta
da Gesù è solo « railicale » non è completa,
deve essere continuata e portata a term.ine. Da
chi? Da Cristo, certo; ma da CrLsto risorto e
vivente nella Chiesa (Gerarchia, feJeli, laici).
Come la Chiesa consacra il mondo? Su un
triplice piano: nel messaggio evangelico; col sa-
crificio: con l'umanizzazione e la cristianizza-
zione delle strutture.
Il terzo compito è affidato essenzialmente (non
esclusivamente) ai laici. Es1ti, come laici, vivono
nel mondo, non ne sono « separati » come il
clero: non l'hanno «abbandonato» come i re-
ligiosi. I laili sono nel mondo (non del monrl.o)
e la loro attività li porta al temporale: hanno
incarichi politici, sociali, lavorano nel campo
della cultura, della tecnica. Spella acl essi con-
sacrare queste realtà mondarte.
Condizioni essenziali ai laici per compiere la
consecratio mundi:
}. Vivere in grazia: come può sottrarre le
:realtà all'influsso del pcccat.o, cbi è sclùavo del
peccato?
2. Competenza professionale, tecnica e ~cien-
tifìca: inserin,i nelle istituzioni; operare valida-
mente dal di dentro.
3. lÌ: necessario che il laico impegnato nella
consei;ratio mundi accetti coraggiosamente la sua
condizione di cristiano, cl1e è di dura lotta:
troverà opposizioni violeole nel suo Lavoro: co-
noscerà lo scacco e l'insuccesso, la calnnnia e
l'abbandono; vedrà cancellati d'un colpo sforzi
enormi, vedrà il trionfo delle potenze del male,
il cristallizzarsi di situazioni diffor.mi dallo
sph-ito evangelico. Egli si sentirà allora i,tanco
e a.mareggiato; sa.rà tentato di rinunziare al suo
sforzo di umanizzare e crjstianizzare il mondo;
avr:à bisogno allora di rivesti:re l'armatura di
Dio. per poter resislere nel giorno cattivo e,
superato ogni aLLaceo, restare saldo (Eph. 6, 13).
Grande è la responsabilità dei laici; se essi
mancano al loro compilo, nessuno prenderà il
loro posto. Spesso ncl passato i crisliani l1anno
mancato all'appuntamento che dava loro la
storia.
Il mistero della Chiesa deve essere presentalo
al mondo di oggi nella sua auLenLicità: è un
afflusso di vita div.ina che nella ~to.ria ha un rnlo
nome: santilà.
Sacerdoti e fedeli su molti prohlem.i _possono
anche esprimer e valutazioni diverse, opinioni di-
vergenti, ma su questo, no. L'anima di ogni
·apostolato è la santità.
Oggi si parla e si agisce troppo; si prega e si
meilita troppo poco, anche dai più buoni. In
chiesa si sta il meno possibile e troppo a lungo
dinanzi al «video» e .nell'agitazione di una esi-
stenza tecnicizzata ad oltranza. l laici apostoli,
primi fra tutti i Cooperatori, sono chiamati a
reagire a questo laicismo pratico...
Si trattarono e discussero vari ahri a-rgomenli
di organizzazione e di formaziOJre. Li l:iCorriamo
a volo d'uccello.
1. Il Bollettino Salesiano Pur nella sua
veste tipografica più che modesta, è sempre ben
voluto e letto. percbè nelle sue pagine vibra
tuua la potenza redenl.cice dello spirito di
Don Bosco. È tm vecchio venerando di 88 anni,
veste all'antica e cammina un po' curvo, più
che per l'elà. per il carjco ili meriti e di buone
opere; ma si auspica da LuLLi un aggiorna-
meuto nella presentazione grafica, che armonizzi
col pensiero espresso da Don Bosco al futuro
Pio Xl: « In q,wste cose - ed erano proprio le
arti grafiche? - Don Bosco vuol essere all'ava11-
guardia del progresso ».
2. P eriodici locali U Superiore rinnovò
le raccomandazio1li che tratlino solo argomenti
d'interesse locale e in proporzioni ridotte. Non
è opportuno riprende.re articoli e notizie dal
Bolletti110. Don Bosco e i suoi Successori sono
espliciti al riguardo: di Bollettini dcv'esscrcene
sòlo uno e tutti i membri delle tre Famiglie Sa-
lesiane sono invitati a propagandarlo, senza
eventuaJi timori che così diminuisca la benefi-
cenza locale, perchè l 'esperienza dimostra che~
anzi, essa aumenta.
3. Per la formazione dei Cooperatori
a) Esercizi spirit.uali. 0-rmai
osserva
don Ricccri - le cose eamnùnano. Occorre però
continuare La propaganda (pubblicando i corsi
anche sui periodici e giornali locali) e perfezio-
narne L'organizzazione. Si fanno voli, a questo
proposito, che si pubblichi qualcosa di salesiano
sull'argomento, per esempio un opuscolo che,
messo in mano al Cooperatore esercitando, serva
di sussidio e complemento all'opera dei predi-
catori.
A proposito di Esercizi si raccoxnanda di far
propaganda per tutti i corsi. ma in modo par-
ticolare per i corsi di orientamento. Conviene
far conoscere anche i corsi lontani perchè oggi
non manca chi desidera fare u.n viaggetto,
unendo utile dulci.
b) Ritiri niinimi. Don Ricceri invitò i De-
legati a portare le loro esperienze. Furono
tutte positive, tutte consolanti. Tali ritiri rie-
scono graditi, efficaci e qu.indi raaeomandahilis-
simi. Il Superiore insiste sulla necMsità di dare
una formazione seria, profonda. al maggior nu-
mero di collaboratori. E la prima maniera è
questa dei ritiri m.inimi, ma che siano veri ri-

2.3 Page 13

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tiri con meditazioni, silenzio e riflessione. Non
accontentarsi di organizzare ritiri per i colla-
boratori (Consiglieri e Zelatori), ma offrirne ]a
possibilità a tutti i Cooperatori, organizzandone
il maggior numero possibile sia pe1 i Collaboratori
che per i Cooperatori. Nat,ualmcnle non può far
tutto il Delegato Ispettoriale: deve farsi aiutare.
Il problema della formazione dei Cooperatori
assilla particolarmente il Delega to Nazionale dei
Cooperatori della Spagna, don Saverio Ruhio,
il quale proporrebbe di fare ai nuovi iscritti
delle conferenze a parte, per un periodo cli due
anni, illustrando loro lo spirito e l'apostolato
della P. U. come anche il movimento dell'apo-
stolato dei laici. Ma si p ensa di non moltipli-
care gl'impegni e di raggiungere lo scopo con le
Couferenze annu11li e mensili prescritte e con la
lettura del Bo/lettino.
e) Libri, riviste, letture. A proposi1o di forma-
~one dei nostri Cooperatori. don Ricccd rac-
comanda: 1) cli sviluppare in essi il senso li-
tnri:,rico nelle forme volute dalia Chiesa e dalla
Costituzione Liturgica; 2) di creare nei .nostri
Cooperatori il gusto del leggere, perchè spesso
anche le persone colte hanno una cultura re-
ligiosa ch e d'ordinario va poco più in della
prima Comunione o della scu ola di religione.
E che cosa leggere? Non diciamo il catechismo,
ma Lulto ciò che è in fLLnzione di caLechesi.
li giornale cattolico, per esempio, è una cate-
chesi. Da anni insistiamo che bisogna portarli
al gusto del quotidiano o almeno del settima-
nale caUolico. In;ristere ch e evitino .i giornali
laicisti. La mentalità non la formiamo noi: se
la forma.no attraverso la leuura. Ci sono poi
i li.bri, che devono rappresentare qualcosa
di più: non. si devono organizzare incontri o
ritiri senza che ci sia una esposizione di libri
debitamente sce}ti. Sviluppando il seLto.rc della
lcuura, oLteniamo due intenti: menlre si foT-
mano, fanno dell'apostolato. Così, per fare un
esempio, a Novara, con la fiera del libro, hanno
otlcnuto che molti liceisti si provvedessero di
libri formaLivi. Un altro esempio. 11 Consigliere
ispettorialc stampa di Roma ha preparato un
elenco di lihri; poi li ba presi in deposito e l1a
raccomandato ai suoi colleghi dei Centri locali
cl1e in occasione di ritiri e con veg:ni li facessero
conoscere. E così se n e vendettero molti.
4. " Don Bosco nel mondo" A proposito
di letture, tutti ammirano la nuova edizione
di Don Bosco nel mondo e la dicono eccellente
per far conoscere la nostra Opera a qualunque
categoria di persone, anche le più esigenti.
Ottimo per far omaggi a benefat-iori e autorità.
5- Meridiano 12 Ha fatto un enorme
passo avanti. Oggi è il mensile cattolico che in
tutta Italia ha il maggior numero di abbonali. Vi
sono Uffici catechistici che, come premio del con-
corso « Veritas », hanno fatto centinaia di ab-
bonamenti. llilevante la sua funzione catechi-
stica. Oltre la rubrica « Meridiano 12 vi ri-
sponde» che occupa una ventina di pagine, molte
doma11de dei lettori sono inviate al « Centro di
Consulenza Giovanile» cli Roma, che manda
risposta personale ai singoli. Anche per la parte
redazionale ha fatto grandi progressi assicuran-
dosi la collaborazione di scriuori di primo piano.
6. Convegni Il Superiore ricorda che si è
anticipato il Convegno Na7..ionale dei Delegati
l spettoriali per dar modo di preparare e svolgere
nei singoli Centri ispettoriali e regionali i Conve-
gni dei Delegati e deUe Delegate P. U. entro
ottobre; e quelli dei Consiglieri e ZelaLori entro
novembre. Per qltanl o è possibile, stabilire date
fisse e rispettarle per creare una tradizione che
faciliti l'intervento. A Lutti è noto lo schema
tipo di tali convegni. È preferibile c.h e i Convegni
di Consiglieri e Zelatori si svolgano per categoria
perchè risultano più funzionali.
7. Calendario delle attività Ormai i De-
legati ispeLLoriali lo fanno e ue costatano l'u-
tilità. Anzi don Ricceri esprime Ja sua com-
piacenza che anche molti Delegati locali fac-
ciano il lorc> calendario, basato s u quello ispct-
toria.lc, che per servire cli falsariga e modello,
deve essere conosciuto entro settembre.
8. Consigli ispettoriali e locali Il Supe-
riore ricorda che è necessario preoccuparsi di
avere utL numero di Consiglieri efficienti, sui
';!11ali si possa contare per attività s pecifiche:
(stampa, vocazioni, attività religiose ccc.).
Quanto agli Zelatori, se sono Consiglieri hanno
un incarico specifico; gli altrj Zelatori coadiu-
vano i Consiglieri nel settore di loro competenza. ·
Tra i Consiglieri non si esclude che ce ne sia
qualcuno che non abMa un incarico speciale,
ma clev'essere in via eccezionale e in ogni caso
cleve sempre essere attivo.
Si parla anche clcl Consiglio Superiore e lo
si vorrebbe i.n corrispondenza con i Consigli
ispettoriali. Don Ricceri fa notare che tale
Consiglio non può essere molto f unzionante
perchè i Consiglieri si trovano sparsi in Belgio,
Germania. Spagna e Italia. Pensa quindi che,
pur conservando il Consiglio Internazionale, l,i-
sognerà arrivare a w1 Consiglio Nazionale, che
abbia possibilità di lavorare.
9. Pellegrinaggio al Colle Don Bosco
Si è e.l'accordo sul principio di massima che per
l'inaugurazione del Tempio i Cooperatori siano
presenti, e non solo con un p ellegrinaggio, ma
anche con una Giornata dei Cooperatori. Anzi
si spera in 1.Lna partecipazione interna1,ional e,
almeno con delle Delegazioni.
Parlando cli pellegrinaggi, il Superiore ri-
chia111a l e norme che debbono regolarli: 1) il
senso delle proporzioni: un pellegrinaggio locale
non deve superare quello .ispcttorìale; 2) il
senso della discrezione e della misura per evi-
denti motivi economici e morali; 3) il senso
clellà prudenza nel tempo, nella velocità, nella
qualità delle persone che vi partecipano.
53

2.4 Page 14

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CAMPAGNA PER IL 1965
Famiglia Cristiana Educatrice
È tale l'importanza dell'argomento che tutti,
all'unanimità, approvarono che per il 1965 si
prohm.gasse la « campagna » di quest'anno sulla
« Famiglia ».
Don Brittarelli tenne una hrfve relazione sulle
possibilità di sviluppo del tema, suJla sua attua-
lità e su alcu11e irùziative pratiche per interessare
e attivizzare i Cooperatori.
Ricordò anzitutto come Don Bosco nel Re-
golamento dei Cooperatori invii i i medesimi a
occuparsi della giovcrttù specialmente perico-
lante e che. sebbene questo non sia l'unico la-
voro assegnato ai Cooperatori clal Fondatore,
lo si possa tuttavia chiamare uno dei più im•
portanti.
Ora svolgere una campagna per .la Fami.,.lia
Cristiana Educatrice vuol dire appunto fa~ili-
tarc il comp.ito ai Cooperatori e spronarli alla
salvezza della gioventù.
Campagna quindi pertinente ai Cooperatori e
inoltre urgentemente necessaria per la famiglia
in crisi pcrchè minata neU'interno e contra-
stala dall'ambiente esterno, tutt'altro che favo-
revole; conveniente perehè ci consente di dilfon-
dere i nostri principi pedagogici (il metodo
educati,'.o di Don Bosco), utile a dilatare l'apo•
stolato della Congregazione, che ha così campo
cli esternare i suoi tesori di esperienza; e in fine
campagna qualificante il Cooperatore dinanzi
alla Chiesa e alle altre organizzazioni di apo-
stolato laico.
Il relatore fece un altro rilievo. La Campagna
è di vastità ecce:donale e solo da pochi mesi è
stata iniziata. Non è facile dare qui risultati
completi: si è seminato mollo e si è ancora in
fase di seinillagione. Ma da quanto è dato co-
noscere si ha la sensazione che la campagna
abbia suscitato interesse veramente grande tra
i Cooperat01:i, facendovi buona presa. Negli in-
contri mensili e nella prima Confcrem:a annuale
è stato facile notare la sodditlazionc degli ascol-
tatori, allorch.è sentivano trallati temi di loro
immediato interesse e p.rcsentate le soluzioni
della pedagogia cristiana e salesiana.
Iniziative pra:ticlrn non scmhra che so ne siano
prese molte sia per la ristrettezza del Lcmpo
(gennaio-aprile) sia percl1è in questo settore di
apostolato la preparazione remota è quanto m.ai
·necessaria. Qua e « tre sere», serie di confe•
renze, cineforum, tavole .rotonlle, qualche corso
per _fidanzati ccc.
Quanto è stato fatto e detto in adesione al-
1'AIART e al Segreluriato per la Moralitèi è
buona premessa a quanto si potrà fare.
Per la bellezza e importanza della campagna
e per il fatto che è ancora in fase di sviluppo
e suscettibile di essere completata con tante
belle iniziative, si nt:Ienc necessario non cam-
biare direzione ed estendere per ]'anno sociale
prossimo (ottobre '64-settembre '65) la campagna
Famiglia Cristiana Educatrice.
·
* INIZIATIVE P ER LA CAMPAGNA
. In pratica per la seconda fase della Campagna
s1 propone quanto segue.
1. Settore icleologico
a) Cicli di conferenze. anche per categorie:
ge:11itori, giovani, fìdanzaLi, insegnanti ecc.
b) Scuole per genitori.
e) Corsi per fidanzati (anche per corrispon-
denza).
d) Tavole rotonde, interviste pubbliche, dia-
logo cli Cooperatori sposi.
e) Cineforum su temi familiari educativi ecc.
2. Setto,·e scuola
Far conoscere, sostenere. promuovere l'iscri-
zione ai movimenti e alle associazioui che pro-
muovono i rapporti swola-fami5lia, qual.i:
a) l'ANSI (Associazione Nazionale Scuola
ltaliana): è cattolica e mira a difendere la scuola
]ibera e privata; b) il Centro Didattico Nario11ale
presso il Ministero della Pubblica Istruzione:
anche questo è bene ispirato; e) il Comitato
Genitori alunni, della Smofa, media. che sorue
in seno alla Assemblea dei Genitori e può ese~-
citare un'opm·a decisiva ~ull'andamcnto morale
della scuola.
Tutti questi movimenti e altri ancora servono
a tutelare gli al unni contro eventuali abusi o
insegnm1ti non esemplari.
J. Sf':tto,-e pitì, p1·opl0iamente 1,mtico
a.) A I ART: spiegare, clare materiale, ritirare
subito le adesioni, invitare a trovare altre ade-
sioui fuori dell'ambiente Cooperatori, incaricare
un Cousiglierc od hoc che segua l'iniziativa.
b) Segretariato Moralitcì: convincere ad ade-
rire dove c'è, a farsene promotori dove ancora
manca o non funziona.
c) Diffonde.re riviste per famiglia (Orienta·
menti per la Famiglia • Ediz. Messaggero •
Padova, Basilica del Santo - Padova; La Casà
· via Lattuada, 14 - Milano) e sussidi per la
famiglia (Disco rosso Segrialatore della stampa -
Guida. dello Spettacolo ecc.).
d) Fiera del libro educativo: l'esperienza di
quest'anno ha dato ottinii risultati.
e) Diffusione del Decreto Conciliare siii mezzi
di comunicazione sociale.

2.5 Page 15

▲back to top
f) Stampare e diffondere qualche opuscolo siil
Metodo prerentivo adattato alla famiglia.
g) Menere in evidenza l'opera educativa di
J\\.famma Nfargherita (cfr. le due opere di don Le-
moyne e di don Valenti:ni).
4 . Attitiità <& c,a,1•atte,-o ,·eligioso
a) Consacrazione (o rinnovazione) della fa•
miglia al .Sacro Cuore (ma preparata bene, pcrchè
sia fruttuosa).
b) Festn delfo Sacra Famiglia.
e) Festa della Mamma (a maggio).
e) Festa, dei genitori (già in uso 111 alcuni nostri
ambienti).
f) Una solenne commemomzione della l\\famma
ili Don Bosco per diffonderne gli esempi e la
biografia.
Il Supcr.iore approva. conferma con nuove idee
e commenta: non illudiamoci: oggi se vogliamo
avere dei cristiani, clobhiamo formarli, plasmarli.
* TEMI PROPOSTI
PER LE DUE CONFERENZE ANNUALI
}a Conferenza: La Domenica e la Famiglia:
giorno dell'incontro con Dio e con la famiglia.
za Conferenza: Orientamento dei figli olla vita
(vari tipi di vocaz.ione).
A chi osserva che l'argomenlo delle due as•
semblee annuali dei Coopera tori dovrebbe es-
Rere eminentemente salesiano, don Ricceri ri-
sponde che tocca al conferenziere creare il clima
~alesiano, sia premettendo, come soleva fare
Don Bosco, interessanti notizie sugli svilu_ppi
della Congregazione e della Jspettoria {per l a
prima Conferenza può ser vire cli fonte la lettera
annua1c del Rettor Maggiòrc), sia trattando il
tema alla sa1esiana, con spirito e atgomenli
salesiani. Le due conferenze prOJJOSLe per qur-
st'anuo, per esempio, si prestano molti~simo:
si pensi a Mamma Margherita che educa i figli
al senso cristiano, e a Don Bosco. grande susci-
tatore e cultore di vocazioni.
TEMI. PROPOSTI
PER LE CONFERENZE MENSILI
Diamo un ele11co di possibili temi, includen-
clone alcuni già proposti per quest'anno e non
ancora trattati o suscettibili di ulteriori sviluppi.
l. La famiglia e l'edu.cari.one morale dei figli.
. 2. Stampa in famiglia in reforione ai figli.
3. Comfren<lere i.figli« moderni» (esigenze dei
ragazzi d oggi).
4. Presenza della famiglia nella scuola.
5. Superamento dellr, crisi religiosa dei figli.
6. Correzione dei difetti dei figli.
7. J mezzi audiovisivi e !'A/ART.
8. L'edttcazione sociale dei figli.
9. Difesa della p1tbblica moralità (adesione al
Segretariato Moralità).
10. Redenrio11e delfo famiglia e del lavoro.
11. 1 genitori e la vocazione sacerdotale o re•
ligiosa dei figli.
12. Famigliu e tempo libero.
13. Edncarione alla purezza.
14. Preparazione al matrimonio.
Qualche Delegato fa notarf' chr aJle Confe-
renze intervengono genitori e figli. Ora a ohi
parlare? chi interessare? Il Superiore risponde
che la proposta di fare due conferenze una per
i Cooperatori genitori e l'altra per i Cooperatori
.figli non è fattibile; invita quindi a trattare i
temi in funzione dell'uditorio (ben noto a chi
parla), in modo da interessare genitori e figli,
senza urtare la sensibilità degli uni e degli altri.
* CONCLUSIONE
.A chiusura del convegno il sig. don Ricceri
rivolse ai convenuLi il suo saluto di congedo.
Ringraziò « rclalori. intcrventori e... silenzia-
tori »; un grazie particolare disse all'Ispettore
don Elio Scotti. al Direttore don Marinelli. al
Delegato ispettoriale don Ferri per la corclialis-
sima ospitalità, a clon Da Rolcl per le sode e g u•
state meditazioni, e a tutti i confratelli della ca~a.
Ci siamo stancati - soggiunse - ma abbiamo
fissato molte idee: cerchiamo di approfondirle.
Dopo il convegno, qualche giorno <li pausa ser-
vfrà per riposare, ripensare, .riordinare, approfon-
dire. Non sono tutte cose facili: siamo in un
periodo di organizzazione e di studio.
Ricordiamo quello che diceva don Da Rold:
la consecratio mundi per mezzo dei laici non è
cosa facile e immediata; i cristiani apostoli, e
quindi inostci Cooperatori, preparano i materiali
con i quali Dio costruirà il mondo nuovo. un
mondo veramente consacrato. A noi tocca fare
la nostra parte perchè ciò avvenga: tutta la
nostra parte con generosità, con uUJiltà fiùu-
ciosa, con la ricchezza dell'esperienza comune,
consolida.udo le esperienze po:.iilive e non in.s.i-
stcnc1o su q1JCUe che fossero apparse meno Je-
lici. E andiamo avanti facendo nostra quella
che fu la grande norma di vita di Papa Gio-
vanni: Obedientia et pa:r ». La pri1ua dà effi-
cacia al nostro lavoro e ci assicura la seconda, la
pace serena di chi sa di compiere la volontà
di Dio e di aiutare Don Bosco a i,alvar auime.
La mattina dell' ultimo giorno i convenuli, che
avevano già a vulo il conforto cli celebrare nella
Santa Casa, ebbero ancora la gioia di Lornarc nella
Basilica e di assisitcre, nella mistica pace dc]la
Santa Casa, alla Messa di ringrariamcnto cele-
brata da don Ricccci, del quale quel giorno
- felice coincidenza - ricorreva il compleanno.
La cerimonia si evolse co~ì in un'atmosfera in-
tima, e vi si respirò, come già nel Convegno,
aria di famiglia.
AUTOl\\liZAZ'IONH DKL TRtllUNALS DI TORINO IN DATA 16 FEIIBI\\.UO 1949, NUMJ!RO 403. - CON Al'PROVAZIONR ECC LESIASTICA
DlltETTORB 11..fSPONSABILE: SAC. DOTT. PlETRO ZERBrNO, VlA MARIA AUSILIATRICH, 32 - TORfNO (712) - OFFICfNP. GRAFICH6 S.B,I,
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