Bollettino_Salesiano_198312


Bollettino_Salesiano_198312

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Il BOLLETTINO SALESIANO
Rlvl•ta delle Femlglle Saleslana
Fondata da 98n Glovennl Bo•co nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di San
Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - (;asella post 9092 -
00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/69.31.341.
Conto corr. poal n. 46.20.02 intestato a Dire-
zione Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bon--
gloanni - Carlo Sorgetti - Gaetano Nanetti - Lu-
ciano Panfilo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-
raro - Saverio Stagnoli.
Collaboratorl: Nino Barraco - Elia Ferrante -
Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco· Angelo
Paoluzi - Francesca Tlzlani - Domenico Volpi.
Archivio: Guido Cantoni
Propaganda: Giuseppe Clemente!
0 I11u, Ione: Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione: Scuola
Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Officine Grafiche SEI - Torino
Reglatrezlone: Tribunale dl Torino n. 403 del
16.2.1949
Il BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il primo di ogni mne (undici numeri, eccet-
*to agosto) per la Famiglia Salesiana.
11 15 del mese per i Cooperatori Salesi ani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana,
e s'impegna a pubblicarle secondo il loro inte-
resse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Na-
zionale Cooperatori - Viale dei Salesiani 9 -
00175 Roma - Tel. (06) 74.80.433.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In 41 edizioni nazionali e
20 lingue diverse (tiratura annua oltre 10 milio-
ni di copie) In: Antllle (a Santo Domingo) - Ar-
gentina - Auatrella - Au■trla - Belglo (in fiam-
mingo) - Bollvla - Bra■lle - Canada - Centro
America (a San Salvador) - CIie - BS Clneu (a
Hong Kong) - Colombla - Ecuador - Flllpplne -
Francia - Germania - Giappone - Gran Breta-
gna - India (in inglese, malayalam, tamil e te-
lugu) - Irlanda - ltalle - Jugoalavle (in croato e
in sloveno) - Korea del Sud - BS lituano (edito
a Roma) - M alta - MN■lco - Olanda - Paraguay
Perii Polonll Portogallo Spagna Stati
Uniti Sudafrica - Thallandla Uruguay - Ve-
nezuela.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco aì com-
ponenti la Famiglia Salesiana, agli arnie.i e so-
stenitori delle sue Opere.
Copie erretrete o di propaganda: a richiesta,
nei limttl del possibile.
cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indi-
rizzo vecchio.
2 BOUETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 19113
1 SETTEMBRE 1983
ANNO 107 - NUMERO 12
In copertina:
Foto Diagroup (ElleOiCO.
Servizio di copertina pag. 17-29.
Don Bosco è notizia, 3-7
NOTE SPIRITUALI /
A cura di Nino Barraco, 8-9
PROTAGONISTI /
La madre del poveri, 10-12
PROGETTO AFRICA /
Ma quanti padroni nel passato del
Camerun, 13-15
DON BOSCO Sl DIVERTE /
A cura di Adolfo L'Arco, . 16
UN DOSSIER /
Verso quale comunicazione? 17-29
BRASILE/
Don Bosco e gll emigranti, 30-20
RUBRICHE: Scriveteci, 2 - Pigy, 5
Qualche tempo fa, 7 - I nostri morti, 33 - I
nostri santi, 34 - Solidarietà, 35.
Al Direttore re,ponsablle del BS
Il vostro numero speciale sul due Beati
(15 maggio 1983) è cosl bello, e interessante
e completo, per tutte le notizie riguardanti la
storia dei nostri due missionari, e della Chie-
sa cattolica In Cina, che meritate un grazie
per la gioia che mi avete dato in questa let-
tura.
Da quando lessi la vita di S. Francesco
Saverio, seguirono sempre altre interessanti
letture sulle missioni. Sono una persona an-
ziana e il mio spirito si awicina con tenerez-
za alla comprensione del «Regno• per cui
chi ha versato Il suo sangue per l'ideale d'a-
more, che Cristo è venuto a donarci, non
può passare nella nostra mente senza toc-
care anche Il nostro cuore ed inserirsi nella
nostra preghiera.
Spero che i giovani sacerdoti dell'Asia
comprendano sempre più l'impegno cristia-
no di una vita per gli altri. lo sono la madrina
di un sacerdote indiano e amica di altri con i
quali sono in corrispondenza. Questi rap-
porti epistolari mi danno modo di poter dire
qualcosa per incoraggiarli. Spero sempre in
bene e Gesù ml aiuta. In unione di preghiera
Beatrtc. Meschini
Cooperatrice Sale■lana
Devo dlrYI che...
Voglio con questo semplice foglietto rin-
graziarvi moltissimo del Bollettino che ricevo
sempre con molto piacere e direi con «an-
sia• di leggerlo perché amo tanto San Gio-
vanni Bosco e la Famiglia Salesiana...
Devo dirvi che io tengo tutti I numeri del
Bollettino perché ogni tanto, quando ho bi•
sogno di consigli specialmente nell'educa-
zione dei figli (dato che sono mamma di tre)
mi vado a rileggere gli articoli...
Grazie di tutto Il bene che fate nel mondo,
lo prego secondo le vostre intenzioni. VI pre-
go però di aggiornare l'Indirizzo...
Franco Vittorina
14016 S. Damiano d'Asti
VI scrivo perct,j...
Sono Scala Giuseppe Paolo e vi scrivo
perché anch'io faccio parte della Famiglia
Salesiana e sempre più voglio avvicinarmi a
voi e mai staccarmi. Spero cristianamente
che il nostro g iornale riempia, Invada tutte le
case dei veri cristiani...
Pregate per me ed lo pregherò per voi, ne
abbiamo sempre tanto bisogno. Che il SI•
gn ore benedl~tantissimo coloro che scri-
vono sul Bollettino Salesiano.
Scala Giuseppe Paolo
Via Umberto 33, Panehlno (SR)
IMPORTANTE. Non si prendono In con-
siderazione le lettere non firmate e sen-
za Indirizzo completo del mittente. A rl•
chiesta la firma può essere non pubbll-
cata. SI raccomanda la brevità delle let•
tere.

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CONGRE:SSO MONDIALE:
r~c<ll'(NTI ( l>CLCCAT I
t <l'l ~A?l('INI NAZIONAii
24 1 19B3
CONF(D(RAZ/O;yf'
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DON DOSCO
ITALIA
Il congresso mondiale
del Presidenti e del De-
legati Exalllevl
Il prossimo 24 settem-
bre si aprirà a Roma pres-
so la Casa Generalizia
Salesiana il Congresso
mondiale dei dirigenti na-
zionali exallievi.
Presidenti e Delegati
nazionali di tutti i Conti-
nenti daranno vita fino al
primo ottobre 1983 ad un
Interessante dibattito dal
quale dovrà scaturire l'i-
dentità associativa e spi-
rituale dell'exallievo sa-
lesiano degli Anni Novan-
ta. Per l'occasione, su in-
carico della presidenza
confederale, l'exalllevo
architetto Fabio Masotti
ha ideato un originalis-
simo manifesto che è
possibile chiedere alla
stessa segreteria mondia-
le degli exallievi la quale,
per l'occasione, ha pre-
parato una serie di autoa-
desivi.
I Salesiani da 90 anni Nella foto: un momento di
a Treviglio
familiarità tipicamente sale-
I novant'anni di presen- siana.
za salesiana a Treviglio in
Lombardia sono stati ri-
cordati con particolare
Don Meotto riconfermato
Presidente UECI
solennità. Il 16-17 aprile L'assemblea degli Editori
1983 lo stesso don Egidio aderenti all'Unione Editori
Viganò, Rettor Maggiore, Cattolici d'Italia (UECI) il 14
ha voluto essere presente giugno scorso ha rinnovato'
presiedendo i momenti le sue cariche riconfermando
più significativi della ce- come suo presidente don
lebrazione.
Francesco Meotto (SEI),
Per l'occasione a Tre- come vicepresidenti il dott.
viglio è stata celebrata Cesare Crespi (Massimo) e
anche la festa annuale Giambattista Dadda (Città
che le lspettorie italìane Nuova) e come tesoriere il
fanno in onore del Suc- dott. Paolo Coletti (Coletti
cessore di Don Bosco. Editore).
TERRA SANTA
Ricognizione del sepolcro
del Servo di Dio Simone Srugl
111 Odicembre 1982 la cau-
sa di beatificazione del Servo
di Dio Simone Srugi, coadiu-
tore salesiano di Nazareth,
ha fatto un ulteriore passo
avanti. In quella data infatti si
è proceduto alla ricognizione
dei suoi resti mortali.
Le foto si riferiscono alla
cerimonia a ricordo della
quale è stata firmata anche
una pergamena. In alto a
sin.: Il Patriarca di Gerusa-
lemme monsignor Giuseppe
Giiicomo Beltritti (al centro)
circondato dall'arcivescovo
greco-cattolico monsignor
Lutti e dal padre Mancini,
Custode di Terrasanta; la
pergamena commemorativa
dell'avvenimento, l'ispettore
salesiano don Pozzo ed un
parente del Servo di Dio, il
sìg. Samuel Abu-1-Asal fir-
mano la pergamena.
i.: ., _, ~ e....,. Gl.. <§'':'"'"-.. d,.l!/,-·..r,,....cr-f,-
~....., d...,,u :i,_,,,.., ~r,.., 1~
l,.,i...., 6--1,
u - . ~1',-...i ,..~ )\\l'a'♦t...~ •r•l l~l_.,•..,, ....-G'-,..,...
J.. ~,.. liO• Q.w.,......,.. •UW' J'i411l..r ,~ 1_.ltt_ )Jùo&.&. f'l'inLi1 "':ttW-11..,
a,.-.,r,. .l\\.Hu}I., """'••M+mll.l....,.u, "-.•,.•t•" ...,..t.,..d.J ~
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3 BOUETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1983

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GUI n 1 M011VI PER CUI I SOGGETTI FANNO ATTMTA SPOA11VA
"'
I
abitanti, una città di Dio nella come Salerno, con le sue tra-
città degli uomini. Attraverso sformazioni, non può pre-
la conoscenza della parroc- scindere dalla attenta analisi
chia «San Giovanni Bosco» del lavoro delle parrocchie,
nel rione Carmine della città di tanti gruppi giovani, di tan-
Jt ~
è possibile studiare la religio- te esperienze socio-religiose
sità dei salernitani, da un os- che segnano il cammino ~i
servatorio indubbiamente tanta gente. Dalla parrocchia
privilegiato per operatori del- dei Salesiani al rione Car-
la pastorale, per sociologi mine parte un messaggio di-
per storici che da qualche retto alla città, perché tutti
tempo, hanno sempre con comprendano il senso di una
maggiore frequenza rivolto presenza di evangelizzazio-
lo sguardo sul pianeta-par- ne e di promozione umana.
rocchia.
L'iniziativa è interessante.
Cosa abbia rappresentato La parrocchia ha volu~o
la parrocchia nella storia ci- «studiarsi», per poter megho
vile del Mezzogiorno è un essere nella città. Dalle stan-
tema che, particolarmente gli ze di San Giovanni Bosco è
ITALIA
Una Indagine sugli
sportivi salesiani
Con il titolo «Educare con
lo sport• le Polisportive Gio-
vanili Salesiane (PGS) hanno
pubblicato l'ind~gine che _il
sociologo don Giancarlo Mi-
lanesi ha condotto sugli stes-
si dirigenti ed allenatori del-
l'Ente salesiano.
Fare una ricerca sociolo-
gica su «domanda di sp<;>rt e
coscienza della cond1z1one
giovanile. non è stato facile,
anche perché - ha detto
don Milanesi - si è trattato
di un campione molto ristret-
to. La ricerca ha evidenziato
innanzitutto la buona volontà
dei dirigenti nazionali PGS
sempre più preoccupati di
qualificare la loro azione.
Quanto ai dati dell'inchiesta
contiamo di tornarci sopra.
Per intanto riportiamo un
dato relativo alle motivazioni
sul perché i giovani dei sa-
lesiani praticano lo sport.
storici che si richiamano alla
scuola di ricerca sociale e
religiosa, stanno attentamen-
te studiando fin nelle radici.
Libri parrocchiali ed archivi
di antiche canoniche rappre-
sentano il materiale di studio
più affascinante perché dalla
parrocchia emerga una più
fondata e credibile interpre-
tazione della vita civile del
Mezzogiorno così intrisa di
elementi di religiosità a volte
misconosciuti, altre volte an-
cora beffati dalla sufficienza
di analisi fin troppo compre-
partita una indagine-questio-
nario per la rilevazione dei
bisogni sociali e religiosi del-
la parrocchia compilata da
circa tremila famiglie. I primi
risultati saranno resi noti nei
giorni di «Festinsieme 83•"·
Le Apostole della Sacra
Famiglia vanno In Brasile
Il marzo 1983, l'arcive-
scovo di Messina monsignor
se negli schemi di una reli-
giosità magico-sensitiva. ~a
Campo nazionale per milioni di abitanti. P. Frizzi, oggi cosa è una parrocchia
quadri Intermedi CGS missionario della Consolata, in una città? Cosa essa può
Dal 27 luglio al 6 agosto
1983 si è svolto all'Aquila il
secondo campo nazionale
per quadri intermedi CGS.
Si è trattato di un momen-
to particolarmente qualifi-
cante per l'associazionismo
culturale salesiano che con
queste ed altre iniziative cer-
ca di qualificare sempre pi~
la propria presenza nel terri-
torio. Il campo ha visto la
partecipazione di giovani
provenienti da tutt'ltalia. I
temi del campo affrontati con
l'aiuto di esperti della Co-
municazione (Missori, Volpi,
Cereda, Ajassa, Granelli,
Orichuia, Cipriani) sono stati:
«Comunicazione educazione
laureato in teologia in Ger-
mania, da cinque anni lavora
nella diocesi di Lichinga, in
Mozambico. Esortato dal suo
vescovo. Dom Luis Gonzaga
Ferreira da Silva, si è cimen-
tato nel fissare l'ortografia,
ancora incerta e vaga, del
Macua, usando caratteri la-
tini, stampando così in Italia
il messalina. È stato un la-
voro difficile e arduo, che ha
richiesto fatica e pazienza.
Il messalina. 1.050 pagine,
con disegni a due colori, è
stato curato dalla tipografia
salesiana Pio Xl di Roma. Le
15.000 copie sono state già
spedite in Mozambico.
rappresentare nell'evoluzio-
ne frenetica della vita moder-
na? Quali risposte può offrire
a chi vive in una città stretta
fra mille problemi e contrad-
dizioni?
Non è impresa di poco
conto «viaggiare» nella par-
rocchia più grande della città
che ricomprende il cuore ur-
banistico di Salerno, dove
anche le stratificazioni dello
sviluppo hanno Inciso in ma-
niera determinante sulla re-
ligiosità. Ecco perché chi
oggi voglia dawero capire
l'evoluzione di una città
Ignazio Cannavò, ha conse-
e mass media•; «Comuni-
cazione educazione e stam-
pa•; «Comunicazione edu-
Quando un parroco
è quasi sindaco
gnato la Bibbia.e i_l Cro?ifisso
a tre suore m1ss1onane ap-
partenenti alle Apostole del-
cazione e cinema»; «Co- Cosl Il Mattino - il più dif-
municazione educazione e fuso quotidiano dell'Italia
televisione»; «Comunicazio- meridionale - ha titolato un
ne educazione e audiovisi- servizio sulla parrocchia Don
vi•• «Strutture dei mass me- Bosco di Salerno la mattina
dia' in Italia•: «Aspetti giuri- del 18 maggio 1983. Il par-
la Sacra Famiglia, l'istituto
religioso fondato nel secolo
scorso dal cooperatore sa-
lesiano Card. Guarino arci-
vescovo di Messina.
Suor Teresa Fragapane,
dici nell'animazione».
Stampato al Pio Xl di Roma
111° messale In lingua Macua
Il missionario P. Giuseppe
Frizzi ha ultimato la stesura
definitiva del primo messa-
roco è don Galliano Basso.
Con riferimento alla parroc-
chia e all'iniziativa presa dal
parroco di svolgere una seri~
indagine sulla sua composi-
zione «sociologica» ecco
quanto ha scritto l'autore del
servizio Antonio Manzo:
suor Carmelina Sardo e suor
Graziella Staiti si trovano già
da qualche mese nella città
di Redentora nel Rio Grande
Do Sul dove si occupano, fra
l'altro, della catechesi e del-
l'animazione liturgica delle
opere parrocchiali.
lino festivo in lingua Macua, la parrocchia più gran-
lingua parlata da due o tre de della città. Conta 30 mila
Nella foto: un momento
della cerimonia.
4 • BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1983

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don Dario Superina venuto
da Siakago In Italia per un
convegno e che non ha po-
tuto fare a meno di dire gra-
zie a questi ragazzi «Amici
O.K.•.
Nel 1982 questi ragazzi cui
piace marciare lanciando
slogans hanno offerto per il
«loro,. Kenia quasi quaranta
milioni di lire; nei primi cin-
que mesi del 1983 sono arri-
vati a oltre diciassette mi-
lioni. ..
Nella foto: una immagine
della manifestazione.
L'lspettorla Subalpina generoso, nascosto e questo
riunisce I parenti del
non è meno valido di quello
propri missionari
cruento. Ci fu un momento
A Valdocco la prima cele-
brazione della Beatificazione
del nostri due missionari
di vera commozione quando
lo si sentì dire questo pian-
gendo.
martiri, Mons. Versiglia e don Alle 12,30 i genitori e pa-
Caravario, venne caratteriz- renti presero parte ad un
zata dalla partecipazione dei buon pranzo alla salesiana,
genitori e parenti dei nostri nel vasto refettorio degli «Ar-
Missionari della Subalpina. tigiani,., gustosamente pre-
Alle ore 10 di sabato 4 giu- parato dalle nostre brave
gno erano già tutti nei nostri suore. Non ci volle molto a
cortili, venuti da ogni parte fraternizzare con i diversi
del Piemonte, con tanta gioia confratelli presenti, con i no-
nel cuore, sentendosi pro- stri della SAF che videro i
prio «di casa», salutando i loro figli sul campo missio-
diversi confratelli che loro nario, con l'Ispettore che si
conoscevano, ed erano baci intrattenne con ognuno di
ed abbracci ovunque.
loro. Seguì il gruppo fotogra-
Alle 10,30 Sua Em. il Card. fico e quindi nella sala-proie-
Ballestrero celebrò la S. Mes- zioni venne mostrato loro il
sa in Basilica, e nella sua documentario sui due martiri
omelia fece rilevare che non prodotto dalla SAF ed un
sono martiri soltanto quelli breve documentario sulla no-
che vengono uccisi in odio stra nuova missione ad Aku-
alla fede, ma Dio chiama al re in Nigeria. Distribuito a tut-
martirio tante anime, un mar- ti loro il libro «HANNO DATO
tirio prolungato, doloroso, LA VITA PER ME » di Enzo
Pl&V di
.DEL VA<--L.10
OG(r/ $1/:JMO BMVI ~Nu-/Olé/T/ sru1>1os1,
Ml} S€ 1A ~ I NONRNI.SC~POMl}NI St:/REMO...
Bianco, ci lasciarono a ma-
lincuore, auspicando di ritor-
narvi tutti di nuovo il pros-
simo anno.
SI è ripetuta la marcia O.K.
Il 14 maggio u.s. si è svolta
la quinta edizione della Mar-
cia dei Ragazzi organizzata a
Torino per iniziativa dell'O-
ratorio Rebaudengo presso il
quale opera un attivissimo
gruppo a sostegno delle mis-
sioni salesiane del Kenia
che, come si sa, sono «ge-
mellate» con l'lspettoria sa-
lesiana di Torino.
La manifestazione è riusci-
tissima nonostante la impre-
vista pioggia: vi hanno par-
tecipato moltissimi gruppi ve-
nuti anche per festeggiare
INDIA
Lutto fra I Vescovi
Indiani salesiani
Il 4 aprile u.s. è morto
monsignor Matthew Baroi,
vescovo salesiano di Krish-
nagar in India. Ecco quanto
ci ha scritto don Kezhakke-
kara:
'"Sotfriva da tempo di di•
sturbi cardiaci. I medici insi-
stevano perché diminuisse il
ritmo di lavoro, ma lui:
«Come posso farlo, con tutta
questa povera gente attorno
a me? Devo continuare fino
alla morte».
Sentiva la fine vicina. Il 29
marzo, in una riunione di
missionari « nadia,. a Krish-
nagar, l'ho visto così giù che
gli ho detto: « Dopo Pasqua
deve lasciare la casa episco-
pale e venire a Calcutta per
controlli e riposo ». Promise
di sì, e l'ha fatto: il lunedl di
Pasqua ha lasciato la casa
episcopale del tutto.
Ha fatto le cerimonie di
Settimana Santa senza nes-
suna difficoltà. Ha predicato
perfino esercizi nei villaggi.
Nella celebrazione pasquale
in cattedrale era pieno di
vita. Nell'omelia ha esortato
all'amore mutuo, come Cri-
sto ci ha amato dalla croce,
un amore da esprimersi spe-
cialmente con il perdono de-
gli altri. Ha aggiunto: «Se io,
come vescovo, ho offeso al-
cuno di voi, in questo mo-
mento vi chiedo perdono. Al-
l'andare a casa, dite ai vostri
cari che questo è il messag-
gio che a Pasqua mando a
ognuno».
Lunedì di Pasqua: ha cu-
rato i suoi impegni normali,
pranzato con i confratelli In
episcopio chiacchierando e
scherzando come al solito.
Dopo pranzo si è ritirato a ri-
posare. Verso le 3,20 ha in-
cominciato a sentirsi mate.
Lui stesso ha telefonato alle
Suore nella clinica accanto:
lo faceva sempre al sentirsi
male. due medici della cli-
nica sono arrivati di corsa
con le iniezioni solite. Si la-
mentava di non riuscire a re-
spirare: gli hanno fatto respi-
razione artificiale, sono corsi
in clinica a prendere l'ossi-
geno... Alle 4,15 è morto. Le
sue ultime parole: «Gesù,
vengo». Per 45 minuti circa
5 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1983

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si è cercato di riattivargli la
respirazione, ma alle 5 si è
smesso.
La notizia si è sparsa subi-
to. La sera stessa il corpo, in
Cattedrale, ha ricevuto la vi-
sita di fiumane di gente che
hanno continuato notte e
giorno. Dalle 4,30 del giorno
5 si sono celebrate Messe
ogni ora, e la chiesa era
sempre piena. Il primo a ce-
lebrare: Mons. Rosario di
Shillong, arrivato a Calcutta
il 4 aprile per andare a
Roma.
La messa del funerale è in-
cominciata alle 5,30 pm del
5. Hanno concelebrato 4 ve-
scovi con circa 75 sacerdoti
da Krishnagar, Calcutta e al-
trove... Altri Vescovi sono ar-
rivati, ma In ritardo. C'erano
da cinque a settemila per-
sone nella cattedrale. Il ser-
vizio funebre è stato nello
stesso posto dove Monsigno-
re era stato consacrato dieci
anni or sono. Poi, processio-
ne con il cadavere attorno
alla zona della chiesa, e se-
poltura nella tomba riservata
ai vescovi in cattedrale da-
vanti alla statua della Madon-
na.
Questa Settimana Santa è
stata realmente la celebra-
zione anche della Pasqua
personale del Vescovo Moti-
lal Baro!. Lascia dietro di sé
un magnifico esempio di
grande lavoro, spirito di do-
nazione e, soprattutto, amo-
re per la sua gente. Siamo si-
curi che continua a benedire
ed amare la diocesi e la sua
gente.
Nella foto: Mons. Baro/ dal
Papa
POLONIA
suo intento e rimanendo
commosso dalla serenità e
Don Lorenzonl a colloquio dalla fede di Walesa.
con Walesa
Naturalmente da buon sa-
Recatosi In Polonia per
partecipare al pellegrinaggio
salesiano alla Madonna Nera
di Czestochowa il salesiano
americano don Larry Loren-
zoni non ha resistito alla ten-
tazione di incontrare il noto
sindacalista cattolico polac-
co. Ultimato cosl Il pellegri-
lesiano non ha potuto fare a
meno di incontrarsi con un
gruppo di ragazzi. «So solo
una dozzina di frasi in polac-
co•, contessa don Loren-
zoni, «ma è incredibile quan-
to è facile comunicare con i
giovani se credono che tu Il
ami •.
naggio assieme a tremila Nelle foto: l'incontro con
membri della Famiglia Sale- Watesa e con i ragazzi della
siana polacca, don Larry si è parrocchia salesiana di Cze-
dato da fare riuscendo nel stochowa).
INDIA, Kotaglrl
Ecco l'ingresso di un no-
viziato salesiano indiano:
Qui, come altrove, l'ingresso
è sempre vigilato da una Ma-
dre, la Madonna Ausiliatrice.
MACAU
La tournée del Puerl
Cantores
Per i ragazzi della Schola
Cantorum del Collegio Don
Bosco di Macau In Cina,
questo 1983 - in particolare
l'ultima settimana di marzo
- sarà ricordato come un
anno favoloso. Diretti da don
Cesare Brianza - delEt9ato
per l'Asia della Federazione
internazionale "Pueri canto-
res• e loro infaticabile mae-
stro da oltre ventiquattro
anni - i ragazzi di Macao
hanno infatti eseguito una
serie di concerti dalla Cina
all'Indonesia.
La Schola Cantorum di
Macau non è nuova a questo
genere di viaggi. Nel 1974 in-
fatti ha dato concerti in Giap-
pone, nel 1976 nelle FIiippi-
ne, nel 1980 in Portogallo e
in Italia.
Nelle foto: alcune imma-
gini della «Schota. di Ma-
cau.
6 • BOU.En1NO SALESIANO I SETTEMBRE IJlll3

1.7 Page 7

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Pubbllchlamo In questa rubrica tatti, laltentlll, curlo-
1ltà raccolti rileggendo le pagine del Bollettlno sa1..11-
sn. no dalla aua nascita, nel lontano 1
GERMANIA
Werner Rauh - ritrae il chie•
rico studente Erwin Dopfer in
Folklore a Gummersbach
allenamento presso lo stu-
dentato di Benediktbeuern.
Presso la Missione Catto- In sé è nulla di straordinario
lica Italiana di Gummersbach se questo chierico 1'8 maggio
in Germania, affidata al Sa- scorso non tosse riuscito a
lesiani. fervono tante inizia• piazzarsi ai primi pesti della
tive tutte miranti a creare fra i «Munchner City Marathon»
nostri emigrati una crescita di 42,195 chilometri su quasi
umana e sociale legata an• tremila partecipanti. Il mara•
che alla salvaguardia del va- toneta salesiano ha realiz-
lori culturali originali.
zato la marcia in 3h33'. In
Nella foto: il gruppo folk· questo modo - ci ha scritto
foristico della Missione.
don Bolsinger - non solo
egli ha realizzato la frase di
Anche In Baviera
••I marcia•
Don Bosco, « Dovete amare
ciò che i giovani amano», ma
ha anche fatto una buona
La foto che presentiamo propaganda al nome di Don
- scattata dal salesiano Bosco!
Lire ltallana UNA Don Bosco aveva realizzato la
costruzione della Chiesa del Sacro Cuore a Roma, ma non
aveva vissuto abbastanza per completare l'opera, come
era sua ferma Intenzione, realizzando accanto al templo
un istituto destinato a raccogliere alcune centinala di or-
fani abbandonati. Il successore don Rua intende portare a
termine il progetto e si rivolge, attraverso Il Bollettino, all'i·
nlzio del 1890, al cooperatori e alle cooperatrici salesiani
perché aderiscano alla costituenda Pia Opera del Sacro
Cuore di Gesù. Quota di adesione: llre Italiana UNA. Cen-
t'anni fa, raccogllendo una liretta da ciascuno dei coope-
ratori si poteva perfino pensare di costruire una casa per
ben 500 ragazzi. E, per giunta, l'offerente acquistava an-
che il diritto - come precisa il BS - di vedere il proprio
nome raccolto, con quello degli altri benefattori, In volumi
conservati «a perenne memoria.. Potenza di una liral
Sportelll 1empre aperti - Nel rivolgersi, attraverso Il
BS, al cooperatori salesiani, all'inizio dell'anno 1890, don
Rua, immediato successore di Don Bosco, ricorda che nel
corso dei dodici mesi precedenti .fallirono molte banche,
e innumerevoli persone, le quali vi avevano depcsitato le
proprie sostanze, si trovarono in pochi giorni ridotte in ri-
strettezze• . Tali disgrazie - continua don Rua - ml fe-
cero gran pena, tanto più che ho saputo che ne furono
colpite molte persone dabbene e amiche. Gli accennati ro-
vesci di fortuna, però, ml ricordano la raccomandazione
che faceva sovente il nostro Don Bosco, soprattutto a quei
benestanti che non avevano eredi necessari e bisognosi:
..mettete i vostri beni ad interesse in una banca che non
chiude mai gli sportelli, che rende anzi il cento per uno».
Questa è la banca di Dio, di Maria Ausiliatrice e anche la
banca di Don Bosco. Questa banca celeste spende sem-
pre bene le vostre sostanze, vi rende il centuplo con elette
benedizioni nella vita presente e poi vi restituisce il capi-
tale col darvi li Paradiso etemo. Oggi le banche - o quasi
tutte le banche - non falliscono più. Ma forse che le pa-
role di don Rua hanno perduto Il loro più profondo signi-
ficato?
Una dlapenaa ben fornita - Nell'annunciare, nel no-
vembre 1891 , la ristampa - in vendita al preuo di lire
0,25 la copia - del fascicolo •Rimembranze di una solen-
nità di Maria Auslliatrice» scritto da Don Bosco per rac-
contare i fatti accaduti durante i solenni festeggiamenti
che accompagnarono la consacrazione del tempio di Ma-
ria Ausiliatrice, nel 1868, il Bollettino salesiano pubblica al-
cune pagine del volumetto. In esse colpisce la minuziosa
elencazione che Don Bosco fa delle offerte in generi ali•
mentari giunte in quei giomi e destinati a rifornire la men•
sa degli innumerevoli ospiti. Preciso, e quasi da Intendito-
re, l'elenco dei vini. «Molti - scrive Don Bosco - invia-
rono vino In botti e altri ancora cassette di moscato di
Strevi, passeretto di Canelll, barbera e nebiolo d'Asti,
bracchetto di Mambaruzzo, dolcetto di Prasco, bianco di
Calusco, malvasia di Monferrato. Altri spedirono mortadel-
le da Bologna, salami e stracchino da Milano, formaggio
da Gorgonzola, e pcl pcllastri, uova, pesce, carne, frutta,
caffè, cioccolata, zucchero. biscotti fini, confetti e dolci di
ogni genere... · Insomma, la dispensa era ben fornita e la
cantina anche...
BOLLETTINO SALESIANO I SETTéMBRE 111113 7

1.8 Page 8

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iI
breviario
della
misericordia
«Nazareth• dl GeorgH Rouault
Vorrei pregare con voi.
Ecco, trasformare le nostre piccole parole,
così incapaci, cosi malate, cosi insufficienti, nel-
la liturgia della Parola, nel breviario della mise-
ricordia di Dio.
Vorrei aprire le braccia come un sacerdote
all'altare, e dirvi con l'accoglienza della fede:
«L'amore di Dio Padre onnipotente/ la gra-
zia del Signore nostro Gesù Cristo I la comunio-
ne dello Spirito Santo sia con tutti noi».
L'amore di Dio Padre onnipotente.
Un Padre presente all'uomo, che crede nel-
l'uomo, che aLJ.a l'uomo, che è alla ricerca del-
l'uomo, che cade in agonia per l'uomo, che non
si pente di amare l'uomo, che salva l'uomo, che
risuscita l'uomo dalla paura, dalla morte, dal
peccato.
Dice il Signore: «Non temere, perché io sono
con te. Non guardarti attorno ansioso, perché io
sono con te. Non guardarti attorno ansioso, per-
ché io sono il tuo Dio».
8 • BOU.ETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 19113
Non temere! Ecco la parola di Dio.
Isaia riassume la storia della salvezza così:
«Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho
chiamato per nome: tu mi appartieni». E, pro-
fetando l'anno di misericordia del Signore per
tutti gli afflitti: «Prima che essi mi invocheran-
no, io avrò risposto: mentre ancora stanno par-
lando, io già li avrò ascoltati».
«Non temere... non temere!» Quante volte
nell'Antico Testamento! Quante volte nel Van-
gelo!
È il Dio premuroso che nutre i figli con fiore
di grano, che li sfama con miele di rupe. Il Dio
che tiene in poco conto tutte le meraviglie, poi-
ché è l'uomo la sua meraviglia: « Tu sei prezioso
ai miei occhi».
Eccolo, questo Dio, padre, madre, che sfida
l'amore stesso della madre: «Sion ha detto: "Il
Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha
abbandonato". Si dimentica forse una donna
del suo bambino, così da non commuoversi per
il figlio del suo seno? E anche se ci fosse una
donna che si dimenticasse, io invece non ti di-
menticherò mai».
Si, è da qui che bisogna partire: «Anche se
tua madre si dimenticasse di te, io non ti di-
menticherò mai». "l!. da questo Amore che bi-
sogna trarre le conseguenze, non dalle nostre
difficoltà o dalle nostre dialettiche.

1.9 Page 9

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Da questo Amore: « I suoi bimbi saranno
portati in braccia, sulle ginocchia saranno ac-
carezzati. Come una madre consola un figlio,
così io vi consolerò».
il Dio sull'orlo del precipizio per salvare
una sola pecora perduta. Come dice Ezechiele:
« Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne
avrò cura... Andrò in cerca della pecora perduta
e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò
quella ferita e curerò quella malata...».
Amore che trova in Osea la gioia più profon-
da dell'essere: «Io ero per loro come chi porta
un bambino alle guance; mi chinavo su di lui
per dargli da mangiare».
Amore di Dio. La prima Persona che ci ha
amato, che ha preso l'iniziativa di amarci. L'ul-
tima Persona che abbraccerà la nostra vita.
Amore di capire, di aiutare gli uomini. Amo-
re di questo Dio venuto a cercare sulla terra
ogni uomo inutile per dirgli: «Non piangere».
Amore di Dio che ripara ogni giorno le mie
ali ferite. Quanti punti cli sutura!
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo.
È la storia della nostra salvezza.
La storia di una dispersione e di una convo-
cazione.
«Quando il Signore ricondusse i prigionieri
di Sion ci sembrava di sognare».
Noi, i prigionieri delle nostre strade, delle no-
stre paure, delle nostre notti, salvati da te, o Si-
gnore!
È Gesù che prega: «Padre, voglio che anche
quelli che tu mi hai dato, siano con me dove
sono io».
Che possiamo volere di più?
« Questa è la volontà di Colui che mi ha man-
dato: che io non perda nulla di quanto Egli mi
ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno».
la volontà del Padre, la fedeltà di un amore
che ha creato l'uomo per amarlo. Portiamo
scritto il suo nome: «Chi è tra voi quel padre
che, se il figlio gli chiede del pane, gli dà una
pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà un ser-
pe?... Se dunque voi che siete cattivi, sapete
dare cose buone ai vostri figlioli, quanto più il
Padre vostro che è nei cieli»l
Si può immaginare, volere una gioia più
grande?
«Non abbiate paura... non si turbi il vostro
cuore. Vado a preparare un posto per voi... non
vi lascerò orfani... La vostra tristezza sarà tra-
mutata in gioia... Io vi vedrò e il vostro cuore
gioirà... In quel giorno voi conoscerete che io
sono nel Padre mio, e voi in me ed io in voi».
La comunione dello Spirito Santo.
Padre dei poveri, consolatore perfetto, da~
tore di ogni bene.
Lo Spirito che ci raduna e ci vivifica, che
parla, prega, trasforma, che manda per la testi-
monianza.
«Ecco, io ti costituisco sopra i popoli e i re-
gni, per sradicare e demolire, per clistruggere e
abbattere, per edificare e piantare».
«Dirai a coloro che stanno nelle catene: siete
liberi, e a quelli che giacciono nel buio: venite
alla luce!».
Cieli nuovi e terra nuova.
«Profetizza su queste ossa. Ecco, io faccio
entrare in voi lo Spirito e rivivrete. Metterò su
di voi la carne, su cli voi stenderò la pelle, infon-
derò in voi lo Spirito e rivivrete. Saprete che io
sono il Signore Dio. L'ho detto e lo farò,,.
Pregare insieme.
Come tanti monaci nel coro delle laudi, nel-
1'attesa della Sua venuta
Ecco, raccogliere la speranza del cuore, la
gioia delle palme che va ogni giorno incontro a
Cristo: «Osanna al Figlio di David. Benedetto
Colui che viene nel nome del Signore. Osanna
all'altissimo Dio che è venuto in mezzo a noi».
La gioia della Pasqua, dell'umanità che cam-
mina verso la sua riuscita definitiva: «Rallegrati
Gerusalemme, e voi tutti che l'amate, esultate.
Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza.
Saziatevi dell'abbondanza delle sue consolazio-
ni».
La gioia dello Spirito, con il cuore del profeta
che annunzia la consolazione di Dio: «Dite agli
smarriti cli cuore, coraggio!... Consolate, conso-
late il mio popolo!».
Vivere per quel giorno, il compimento, l'ar-
rivo, la gloria del Regno: «Sollevate, porte, i vo-
stri frontali, entra il re della gloria»!
Il canto della salvezza, il passaggio all'Apo-
calisse.
Vorrei cucire sulla mia carne questa preghie-
ra, sulla concretezza del mio sangue, della mia
anima ogai giorno.
Vivere tutta la vita nella profondità cli una
sola parola.
Dire grazie.
9 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1983

1.10 Page 10

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la madre
dei
poveri
Ragazzi poYel'I della :r.ona neU'oratorlo di suor Caterina: I suol predllettl.
Se ne è andata serena, sor-
ridente, come era sempre
~ta. Il giorno del «ri-
torno a casa», lo aveva fissato lei
stessa, evidentemente d'accordo
con il buon Dio: 24 gennaio 1983,
festa di San Francesco di Sales e
commemorazione di Maria Ausi-
liatrice.
A suor Elisabetta, «la sua cara
infermiera», aveva detto:
- Ti benedico e ti ringrazio per
quanto hai fatto e fai per me, ma
ricordati che il 24 me ne torno a
casa, per sempre!
Alle consorelle che andavano a
trovarla in quei ultimi giorni, tro-
vandola migliorata, la salutavano
dicendo «arrivederci», rispondeva
cordiale e sorridente, ma con voce
ferma e sicura:
- Addio, figliuole! :B tempo che
tomi a casa. Lasciatemi andare,
non trattenetemi più... Vi attendo
in Paradiso!
Si era ammalata verso la fine di
dicembre. «Pensavamo, scrive
suor Tilde, sua instancabile col-
laboratrice, fos.5e la solita bron-
chitella invernale, ma verso la
metà di gennaio il suo stato andò
peggiorando, con alternative di
alti e bas& che ci lasciavano un
po, in ansia».
1 Q BOLLETTINO s.<LESIANO I SETTEMBRE 1983
L'ispettrice e le suore del Meg-
halaya e dell'Assam andavano a
gara per visitarla. Lei riceveva
sempre tutte, calma, allegra, ri-
conoscente; si interessava di ogni
casa e di ogni consorella, come
una buona mamma. Le stavano
particolarmente a cuore i malati, i
poveri, i bambini; per loro aveva
una predilezione tutta partico-
lare.
- Mi raccomando, diceva, le
vostre preferenze devono essere
sempre per coloro che hanno mag-
giore bisogno di sentirsi amati!
Ogni volta che mi recavo in In-
dia, trovandomi a Shillong, non
mancavo mai di incontrare questa
religiosa eccezionale, che aveva
speso tutta la sua vita in questo
immenso paese, a servizio di Dio e
del pros.simo, con una dedizione
che desta stupore e ammirazione.
Era un testimonio vivente dello
zelo apostolico e della carità ope-
rosa che aveva attinto alla scuola
dei fondatori: Don Bosco e Santa
Maria Mazzarello.
Durante ben 22 anni era stata
ispettrice; prima qui a Shillong
della nuova ispettoria, aperta nel
novembre 1953; poi a Madras, nel
sud dell'India e nuovamente a
Shillong. Nel 1976 chiese di essere
esonerata dalla pesante carica, ac-
cettando di fare la direttrice in
questa casa di Bellefonte, che lei
stessa aveva fatto costruire, come
sede di noviziato e casa di riposo
per suore anziane.
Era una gioia trattenersi a col-
loquio con lei: un'anima luminosa,
ricca di ricordi ed esperienze, tra-
boccante di riconoscenza verso i
salesiani che amava come veri fra-
telli.
- Quanti aiuti ho avuto da
loro, mi diceva. Quando non sa-
pevo dove sbattere la testa cor-
revo da loro. Venivano incontro a
tutte le mie necessità, non solo
con l'assistenza religiosa alle mie
suore, ma spesso anche con aiuti
economici. Non potrò mai dimen-
ticare quanto ha fatto padre Ma-
schio all'inizio della nostra opera
di Bombay. Non riuscivamo a tro-
vare un luogo dove aprire una no-
stra casa; lui non solo ci aiutò nel-
le ricerche, ma per molti mesi ci
ospitò in una baracca, in fondo al
cortile e ogni giorno provvedeva a
inviarci il pranzo.
Con il caro confratello sig. Pera,
siamo andati a trovarla, in una lu-
minosa giornata di sole, qualche
settimana prima della sua ultima
malattia. Fatte alcune fotografie
alle novizie, le chiesi di posare con
le suore anziane della casa.
- Ma io sono vecchia, che ne
fate del mio volto? Sarei però fe-
lice venire fotografata in mezzo ai
miei ragazzi poveri.
Erano i suoi prediletti, lo erano
sempre stati. In un batter d'oc-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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chio, un folto gruppo di bambini
si precipitarono dal cortile dell'o-
ratorio, dove stavano giocando,
facendo corona alla buona madre.
- Ved.et.e, questi sono i miei te-
sori, disse mentre il confratello
cercava di mettere un po' di or-
dine tra quella turba irrequieta.
- Li ho sempre tanto amati,
come Gesù che provava la più
grande gioia nel vedersi circon-
dato dai fanciulli.
Una scelta dolorosa
Madre Caterina Mania era nata
a Netro (Vercelli), il 18 novembre
1903, da una famiglia benestante.
Il padre Giuseppe idolatrava la
sua «Ninin», come la chiamavano
in famiglia, anche se era severo ed
esigente nella sua educazione. La
mamma Margherita Fiorini, curò
una insegnante non le fece com-
prendere quanto fosse pericoloso
per una giovane leggere di tutto,
senza ordine e guida.
Avida di sapere,taveva sempre
mille perché da chiedere a quanti
la avvicinavano.
A 12 anni ebbe la gioia, tanto
attesa e desiderata, di un fratel-
lino. In un primo momento fu ge-
losa, nel non sentirsi più la regi-
netta della casa, ma poi la natu-
rale bontà e l'innato bisogno di
amare, la trasformerà in una
mammina premurosa verso il pic-
colo Armando che resterà sempre
«il suo piccolo, amato fratellino».
Un'altra spiccata inclinazione
furono i disegni, non i soliti dise-
gni infantili; passava ore a fare
schizzi di case, ville, scuole, chie-
se... una tendenza che sfrutterà
durante gli anni in cui sarà ispet-
trice, impegnata a costruire case,
ci, abbandonare chi ti ama tan-
to?...
Solo il Signore conosce l'intima
sofferenza di quel cuore cosi sen-
sibile, combattuto tra l'amore ai
propri cari e quello di un Dio che
le chiedeva di amarlo più del pa-
dre e della madre. Un dolore che
tenne sempre chiuso nel segreto
del suo cuore.
Preghiere, suppliche, sofferenze
temprarono il suo carattere, arric-
chendo il suo animo generoso e
maturando la sua vocazione mis-
sionaria.
Il dono di una vita
Raggiunta la maggiore età, a 21
anni, nel 1924, entra come postu-
lante tra le Figlie di Maria Ausi-
liatrice a Torino. Inizia il suo no-
viziato a Pessione che poi compie-
L'ultlma posa con I 1uol piccoli amici, pochi giorni prima di tornare alla ca1a del Padre.
molto la formazione di questa fi-
glia unica che il cielo le aveva do-
nato.
Intelligente, vivace, aperta e
volitiva, era l'idolo di tutti, par-
ticolarmente dei nonni che la vi-
ziavano volentieri ed essa ne ap-
profittava...
Fin da piccola provava grande
compassione per i poveri che aiu-
tava, dando spesso fondo ai suoi
piccoli risparmi. La sua passione,
conservata fino al termine della
vita, era la lettura; leggeva tutto
quello che trovava nel piccolo ne-
gozio del libraio del paese: classi-
ci, novelle, romanzi, agiografie,
biografie, storia, scienze... finché
istituti, scuole, cappelle, svilup-
pando quel suo talento artistico e
architettonico «in miracolose co-
struzioni, nota suor Tilde, a be-
neficio della gioventù di questo
paese, divenuto la sua seconda pa-
tria».
Crescendo senti il prepotente
bisogno di consacrare la sua vita
al Signore, per dedicarsi comple-
tamente ad aiutare i poveri. Fu
una lotta dura, sofferta per anni,
contro la famiglia che non riusci-
va a rassegnarsi a perdere questo
tesoro di figliuola.
- Qui non ti manca nulla, nes-
suno ti proibisce di amare e aiu-
tare i poveri... Perché vuoi lasciar-
terà in Inghilterra, dove rimase
tre anni, impossessandosi bene di
quella lingua e nel '29 parte per
l'India. Qui, conseguita la laurea
in lettere e lingue, diventerà in-
segnante ricercata e apprezzata in
diverse scuole, dedicando tutto il
tempo libero all'apostolato cate-
chistico e ad aiutare i poveri.
Nel 1942, trovandosi nel nord
del paese, in piena guerra mondia-
le, presterà il suo servizio in un
ospedale militare, come infermie-
ra, durante l'occupazione giap-
ponese. Rientrata nel sud nel
1945, occuperà diverse cariche di
grande responsabilità: preside, di-
rettrice, economa, vicaria ispet-
11 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1983

2.2 Page 12

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toriale senza però mai
l'inse~amento. Ormai
trascurare
è matura
per più alti incarichi. .
.
Nel 1953 viene eletta 1Spettnce
della nuova ispettoria del nord.
Finito il sessennio, dal 1960 al '70,
è ispettrice a Madras e quindi
nuovamente nel nord, fino ~
1976, quando ~ene <:11:tamata_a di-
rigere la casa d1 noviziato e nposo
di Bellefonte (sorgente bella), un
sobborgo di Shillong.
.
Gracile di salute, soffri molt1S-
simo per il clima caldo-umido dei
tropici e soprattutto per la gran
mole di lavoro cui si sottoponeva,
senza risparmiarsi mai.
- Il lavoro, soleva dire, è la
grande peniten_za che ci 1:13nno in-
segnato i nostn fonda~n e l~ ron-
te maggiore dei nostri menti!
Con personale scarso e grande
povertà di mezzi, confidando sem-
pre nella Provvidenza,_ aprl o~-
que asili, scuole di ogru g~nere,
ternati case di formazione,
~-
di-
spensari, istituti professionali.
- Dobbiamo andare ai poveri,
ripeteva spesso, se vogliam<? aver~
le benedizioni di Dio; aiutarli,
come facevano i nostri santi fon-
datori. È questa la preziosa ere-
dità che ci hanno lasciato.
Appena arrivata a Bellefonte,
da lei iniziata con sguardo hm-
gimirante, quando era ~pettric~,
si adoperò subito per apnre un di-
spensario per i poveri della zona;
un oratorio quotidiano, con scuoi~
di catechismo in hindi e khasi,
frequentato da ce~tinaia ~ ragaz-
zi· una scuola agncola per I ragaz-
zi, più poveri, ai quali offri'-'.'a an-
che il pranzo e una pro~~1onal~
per le giovani povere dei villaggi,
alle quali, terminato il corso, do-
nava, con il diploma, anche una
macchina da cucire.
Ogni martedl si incontrava con
i vecchi poveri della zona, U:neva
loro una lezione di morale e li con-
gedava distribuendo riso e pesce
«perché non s o ~ o ~a fame•.
Scriveva centinrua d1 lettere e
circolari ai suoi benefattori per
coinvolgerli nelle sue molteplici
opere caritative.
- I poveri, scriveva, son_o ~ no-
stri più grandi benefatto~, 1 p_a:
rafulmini della società, gli anuci
di Dio che ci attirano le sue be-
nedizioni.
12 • BOLLETTINO SALESI.-NO I SETTEMBRE 11183
Il trionfo dell'amore
Bellefonte sorge su una ridente
collina, che sovrasta la città di
Shillong, capitale del Meghalaya
nell'India nord-est, che fu la culla
della missione salesiana giunta
nel gennaio 1922. Le Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice li raggiunsero l'an-
no seguente.
La bella cittadina, nota come la
città dei fiori, sorge a. 1640 metri
sul livello del mare, m uno stu-
pendo anfiteatro, a ridosso del
massiccio imalaiano.
In essa chiuse la sua lunga gior-
nata terrena alle 21,10 del 24 gen-
naio 1983, a 79 anni di età, di cui
54 come missionaria in India.
Alla notizia della sua morte fu
un
di
continuo
ogni ceto
accorrere di persone,
e condizione sociale,
per vedere ancora una volta il vol-
to sereno e sorridente anche nella
rigidità della morte, di que~ su°:
ra che aveva trascorso tanti anru
con loro, facendo del bene a tutti.
Tra i tanti episodi uno veramente
toccante.
Quando il giovane Tarcisio K.,
uno dei tanti orfani che la madre
aveva adottato e fatto studiare,
avvisato in collegio, dove frequen-
tava la decima classe del corso su-
plaer~ iore arerriavòeisnpopsatarl,astcooripopidòovine
un pianto dirotto, irrefrenabile.
- È morta la madre! È morta
la madre!
Per due giorni continuò la pro-
cessione di persone, venute anche
dalla città, desiderose di rendere
l'estremo omaggio a questa ange-
lica
birµ
creatura e tra
, tanti poveri:
loro tanti bam-
i suoi beneficati
e prediletti.
Il 26 ben 37 sacerdoti concele-
braron~ con l'arcivescovo mons.
Hubert D'Rosario, davanti a una
folla che gremiva la vasta cappel-
la e le verande adiacenti, costrin-
gendo molti ad assistervi dal cor-
tile.
Tra i presenti il «Syem• (Re del
luogo), l'ispettore gener9:le dello
stato, un anglicano con signora e
figli, il medico Dr. G.K. Das che,
pur essendo indù, dal 1970, al suo
ritorno da Madras, durante 13
anni l'aveva seguita e curata con
l'aff;tto di un figlio.
Mentre era in vita madre Ca-
terina aveva ottenuto dalla supe-
riora generale di essere
piccolo cimitero del
seJ>?lta ~el
villaggio,
dove aveva trascorso i suoi ultimi
anni.
- Sarei felice di essere sepolta
qui, con i miei poveri, per restare
sempre in mezzo a _loro. .
Aveva chiesto di essere mu-
mata sulla nuda terra, come i po-
veri, ma proprio questi, nei due
giorni di attesa, con un lavoro
ininterrotto, avevano preparato
non una povera fossa come avreb-
be desiderato, ma uno scasso pro-
fondo rivestito di blocchi di pie-
tra . ~ tomba degna di una re-
gin~», scrive suor Tild~.
.
Cattolici, protestanti, pagaru,
quando avevano saputo che la
«loro madre• voleva esser sepolta
nel loro cimitero, si erano autotas-
sati realizzando un piccolo mau-
sol~ «per manifestarle il loro
amore e la loro gratitudine•.
Mentre la bara calava nella tom-
ba dal cielo terso come un cristal-
lo,'i raggi del sole morente, _si uni:
rono ai canti e alle preghiere di
quella folla commossa che dava
alla «madre dei poveri» l'estremo
saluto
1
un
omaggio
a
colei
che
aveva donato ogni momento della
sua vita a servizio di tutti, con un
amore senza confini.
Sl, perché questa fu la spic~ata
caratteristica di madre Catenna:
fare del bene, aiutare tutti, con
una spiccata predilezione per i più
poveri.
Padre Kenny, vice-rettore del-
l'università salesiana di Shillong,
che le fu sempre vicino, raccon-
tava un episodio significativo.
- Un giorno che mi trovav_o con
lei in parlatorio, mentre era 1Spet-
trice, le dissi: «da giovane ho stu-
diato grafologia, (la scienza che
interpreta il carattere delle_ per:
sone dalla loro scrittura), e ~ l~1
ho notato queste due carattenstì:
che: grande equilibrio e bontà di
cuore•. Mi rispose:
- Non so quale sia il mio equ!-
librio, ma quanto a bon~ sono~-
cura: quando qualcuno s1 trova m
difficoltà, il mio
immediatamente
cuore
nella
si
su
in~este
a situa-
zione e non ho pace finché non
riesco a fare tutto quello che pos-
so per aiutarlo!
Antonio M. Alessi

2.3 Page 13

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ma quanti padroni
nel passato
del Camerun
Un paese crocevia di popolazlonl
diverse per storia, temperamento,
rellglonl. Immagine di stabllltà,
ma con motti problemi, primo tra
tutti quello del giovani.
P ochi paesi dell'Africa han-
no avuto tanti padroni
quanti ne ha avuti, per
sua disgrazia, il Camerun. In que-
sto territorio a forma di triangolo
- con la base parallela alla non
lontano linea dell'Equatore e il
vertice che si bagna nelle acque
del lago Ciad, 2mila e 400 chilo-
metri più a Nord - sono appro-
dati in molti, o, meglio, in troppi.
Tutti europei, naturalmente, e
tutti, come al solito, animati dallo
s ~ spirito di dominio e di
sfruttamento.
I primi ad arrivare furono i por-
toghesi. Il navigatore lusitano
Fernando Poo, nel XV secolo, get-
l'ancora davanti alle coste del
paese, nel Go1fo di Guinea. Anzi,
sembra che a lui si debba il nome
di Camerun. Per festeggiare una
pesca straordinariamente ricca di
gamberetti, Poo chiamò questa
terra «camerones», che in porto-
ghese vuol dire gamberetti. Con
successive modificazioni, si sareb-
be poi arrivati al nome attuale:
Camerun.
Ai portoghesi, tuttavia, quelle
coste non piacquero: troppo pa-
ludose. Preferirono riprendere il
mare, lasciando via libera ai fran-
cesi, che arrivano dopo di loro e
stabilirono punti di approdo uti-
lizzati per il commercio dell'avo-
rio. Mentre sulla costa avveniva
questo scambio di consegne, nel-
l'interno fece la sua comparsa un
popolo di stirpe batù, che soggio-
con la forza gli originari abi-
tanti pigmei. Più a nord, a ridosso
del lago Ciad, le regioni setten-
trionali venivano invase da popo-
lazioni islamiche.
Sul finire dell'BOO entrarono in
scena i tedeschi. In nome dell'im-
peratore Guglielmo Il, decisero di
prendere «sotto la loro protezio-
ne» le popolazioni rivierasche.
Con lo scoppio della prima guerra
mondiale, truppe francesi e inglesi
irruppero nel territorio e lo occu-
parono dopo aver stroncato in
poco tempo la resistenza dei di-
staccamentitedeschi. Gli alleati si
spartirono il Camerun, accen-
tuando le diversificazioni che fu-
rono all'origine delle difficoltà in-
contrate in seguito nel difficile (e
non ancora del tutto concluso)
processo di unificazione.
Per dire le cose come stanno, le
responsabilità delle profonde di-
visioni, che in certi momenti
esplosero con gravi conseguenze,
non possono essere interamente
attribuite ai colonialisti. Il Ca-
merun risente della sua stessa po-
sizione geografica, che ne fa un
crocevia di popolazioni molto di-
verse per storia, temperamento,
lingua, religione, costumi. Si sono
contate non meno di 200 etnie. A
sottolineare questo variegato pa-
norama umano sono le condizioni
climatiche, anch'esse straordina-
riamente diversificate: si passa
dalla lussureggiante foresta equa-
toriale alla savana, dalle zone af-
flitte da prolungata siccità alle re-
gioni dove piove anche per quat-
tro mesi consecutivi, con uno dei
più alti indici di umidità di tutta
l'Africa.
Dal punto di vista politico, l'u-
nione fra il Camerun amministra-
to dai francesi e quello sotto do-
minazione britannica, è avvenuta
nel 1961, un anno dopo l'indipen-
den?.8 del Camerun francese. A
guidare il difficile processo di uni-
ficazione è stato un uomo che ha
BOLLETTINO SALESIANO t SETTEMBIIE 1863 13

2.4 Page 14

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~
Guardie a cavallo De Lamldb di Rey Buba armati di lance. (Foto: Archivio Qulllcl)
retto il paese ininterrottament.e
per 22 anni: Ahmadou Ahidjo.
Egli ha fatto spesso ricorso ai me-
todi duri e a farne le spese sono
stati gli oppositori, in parte sop-
pres.si e in parte costretti all'esi-
lio. Nel novembre 1982, Ahidjo
deve essere giunto alla conclusio-
cli ne che la sua opera era conclusa
che il paese pot.eva fare a meno
lui. Cosi, imitando l'esempio di
~P?ld S. Senghor nel Senegal,
AhidJo ha ceduto la presidenza
della Repubblica a un suo colla-
boratore, Paul Biya. L'abbandono
volontario del potere - che in
Africa è un att.eggiamento inusi-
tato, specie se chi lo 8$Ullle ha
solo 58 anni - è stato salutato
dai camerunesi in modi diversi.
Molti hanno visto in quel gesto un
atto ammirevole, degno di colui
che è stato chiamato «il padre
della patria»; altri ne hanno trat-
to l'auspicio di futuri cambiamen-
ti nella conduzione del paese; altri
ancora l'hanno sentito come una
liberazione.
Questa molt.eplicità di att.eggia-
menti è indicativa di una latent.e
conflittualità esist.ente fra i vari
gruppi etnici. Ahidjo, con il suo
gesto, ha tuttavia inteso dimo-
strare che., al di là del dato per-
sonalistico e di inevitabili t.ensioni
interne, un elemento resta acqui-
sito: il paese, cioè, cosi come è sta-
to unito intorno a lui - uomo del
Nord, e musulmano praticante -
continuerà ad esserlo attorno a
Biya, uomo del Sud e cristiano. In
effetti, è innegabile che sotto la
I SALESIANI IN CAMERUN
Il primo saleslano in Camerun vi è andato nel 1971.
La prima fondazione è stata aperta dal Salesiani francesi che a Nya-
manga gestiscono un apprezzato centro di formazione professionale
Recentemente l'ispettoria italiana Ligure-Toscana ha aperto un pro-
mettente centro a Sangmelima.
14 80U.EmHO SAUSWIO I $.ETTEMBltE 111&1
guida di Ahidjo, il Camerun ha
dato di un'immagine di stabi-
lità, importante ai fini della sua
crescita economica. Sotto que-
st'ultimo profilo e risultati non
sono mancati. Il paese produce
petrolio, ha riserve immense di
gas naturale non ancora sfruttate
risorse di energia idroelettrica:
che lo mettono al riparo da pro-
blemi energetici. Il governo si è
mosso in questo campo con molta
prudenza per impedire che le ric-
chezze naturali in cui dispone fi-
nissero per risolversi in un danno
per il paese. « Vogliamo evitare -
disse Ahidjo fin dal 1980 - che i
camerunesi "disertino l'agricoltura
e si aspettino lungimirante, come
ha dimostrato la tragedia della
Nigeria di pochi mesi fa.
Nel complesso, il livello di vita
della P?polazione è migliorato, la
prodUZione agricola ha potuto es-
sere in parte esportata, sono state
incoraggiate la piccola e media in-
dustria. Il debito verso l'estero è
contenuto. A Douala, la capitale
economica, gli uomini d 'affari oc-
cidentali sono sempre più nume-
rosi. Ma, come spesso accade in
Africa, dietro la rispettabile fac-
ciata, l'edificio rivela molt.e crepe.
C'è il grosso problema dei giovani:
un milione e 900 mila sono in cer-
ca di lavoro. Questa massa gio-
vanile vive in condizioni di fru-
strazione, tanto più sentita in
quanto i camerunesi sono gente
industriosa e intraprendente, che
non ama starsene con le mani in
mano. Per questo la gioventù si
mostra molto sensibile alle esigen-
ze di cambiamento.
Il sistema scolastico non sem-
bra adeguato alla crescita eco-
nomica del paese. È una scuola
troppo «umanistica», di stampo
francese, laddove, invece, si ma-
nifesta l'esigenza di un forte im-
pulso all'istruzione profes.sionale.
Anche nel settore della sanità, i
problemi sono molti e gravi. Il bi-
lancio statale dedica alla salute
pubblica appena il 4,9 per cento
delle disponibilità finanziarie. Si
trascura la protezione sanitaria
nelle rone rurali, mentre la città e
le aree urbane fanno la parte del
leone. E poi c'è la solita piaga del-
la corruzione e dei privilegi. Ha
sollevato amare critiche la deci-
sione di Ahidjo di costruire un pa-

2.5 Page 15

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GLI «ANIMISTI»: CHI SONO?
Nel vasto e variegato panorama delle religioni presenti in Africa, un posto di rilievo spetta ai gruppi cosiddetti
«animisti».
Ma chi sono gli «animisti»? Al termine è stato dato fino a non molto tempo fa una colorazione tendente al ne-
gativo, suonava come un sinonimo di pagano. In realtà, il cosiddetto «animismo» sta spesso a significare, almeno
sotto il profilo etnologico, la presenza di una concezione molto profonda e spirituale della vita.
Lo stesso Papa Paolo VI vi fece cenno quando, nel suo messaggio «Africae Terrarum,., così si espresse: «Mol-
ti usi e riti, un tempo considerati strani e primitivi, appaiono oggi all'etnologo come parte integrante di un partico-
lare sistema sociale, meritevole di studio e di rispetto».
Secondo Tina Novelli («Dizionario etnologico africano», Jaka Book, Milano) i principi su cui si fonda l'animi-
smo possono essere cosl riassunti: tutto ciò che vive racchiude In sé un'anima; l'anima staccata dal corpo e puri-
ficata con diverse prove, diventa una forza superiore; vicino alle forze emanatrici, esistono esseri-forza di cui l'uo-
mo è la personificazione. Considerato in senso ampio - si legge nella «Guida al dialogo con le religioni africa-
ne», a cura del Segretariato per i non cristiani - l'animismo «è una visione del mondo in virtù della quale si crede
nell'esistenza di principi dinamici in ogni essere e nelle forze della natura, e nella presenza di spiriti dotati di certi
poteri, capaci di intervenire nella vita degli uomini. Il culto animista è dunque un culto reso a questi spiriti• .
Gli africani hanno spesso collegato l'animismo al loro passato, visto, quest'ultimo, come il periodo più signifi-
cativo della loro storia. Ne hanno perciò fatto un elemento propulsore di molti movimenti nazionalisti, sotto la gui-
da di «profeti• neri. Questo tipo di utilizzazione della credenza religiosa è oggi in via di estinzione. Tuttavia è ri-
masta piuttosto diffusa la tendenza a mescolare usanze e tradizioni animiste con elementi desunti dal cristiane-
simo. Il risultato sono le innumerevoli «sette• religiose, dai contorni spesso indefinibili, proliferate in Africa. Anche
molti cristiani, sinceramente tali, si lasciano talvolta attrarre dalle antiche usanze, tanto da trovare del tutto natu-
rale partecipare alla Messa domenicale e al tempo stesso caricare di amuleti e talismani le donne incinte e i bam-
bini, oppure affidarsi allo stregone per ciò che attiene alle cose della vita materiale, come nascite, malattie, matri-
moni, successo, studio ecc.
Dire «animismo», comunque, non è esaustivo dell'esperienza religiosa africana, ricca di altre forme di religio-
ne dette «etniche», ossia particolari di un certo gruppo. Il termine ha sostituito quello - ormai connotato in senso
negativo - di «pagani». 150 milioni di animisti: un campo sconfinato in cui la Chiesa, con i suoi sacerdoti, i suoi
missionari, i laici cattolici, può svolgere una grande opera di presenza cristiana, da attuarsi attraverso il dialogo
intessuto con il doveroso rispetto e, soprattutto, con slancio di autentico amore per l'uomo e la sua salvezza spiri-
tuale.
Danze In costumi tradlzlonall del Camerun Nord-Occldentale. (Foto: Archivio Qulllcl)
CAMERUN - Superficie: 475.442 Kmq (un terzo più grande dell'Italia). Po-
polazione, otto milioni e 800 mila abitanti. Capitale: Yaoundè. Religioni:
animisti 45 per cento: cristiani 35 per cento; islamici 20 per cento.
lazzo presidenziale lussuoso ac-
canto alle povere case - ma sa-
rebbe meglio dire baracche - sen-
za luce elettrica né acqua corrente
dei quartieri popolari della capi-
tale.
È soprattutto guardando ai gio-
vani che la Chiesa del Camerun si
è dedicata con molto impegno al
settore scolastico pur nella ri-
strettezza dei mezzi di cui dispo-
ne. I rapporti con lo Stato sono
improntati a correttezza. Ahidjo
ha in più occasioni ribadito che il
Camerun «è uno Stato laico, ri-
spettoso della libertà di coscienza,
e tollerente riguardo le religioni, a
condizione che esse non siano uti-
lizzate come armi di lotta politi-
ca». Un momento molto oscuro fu
attraversato nel 1971, quando il
vescovo Albert Ndongmo fu ac-
cusato addirittura di complotto
per rovesciare il governo, proces-
sato e condannato a morte. L'on-
data di proteste che si levò da tut-
to il mondo indusse il governo a
concedere la grazia al Presule. Ma
è stata una parentesi, che si è for-
tunatamente chiusa.
Gaetano Nanetti
15 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1983

2.6 Page 16

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LA FORZA A SERVIZIO
DELLA GIUSTIZIA
Don Bosco già da ragazzo sentì il fascino e
la gioia elevante delle amicizie limpide e pro-
fonde. Suo amico più che fraterno fu Luigi Co-
mollo, anch'egli degno degli altari. Questo
giovane angelico trovò la definizione più cri-
stiana dell'amicizia, che i due ragazzi incarna-
rono nella primavera della loro vita: «Essere
amici vuol dire unirsi insieme per amor di
Dio ».
Questi due caratteri erano armonici e com-
plementari. Perciò l'osmosi, l'irradiazione, la
comunione tra l'«io» ed il «tu» erano quanto
mai felici ed arricchenti. Si potrebbero para·
gonare a due occhi sani e belli, ognuno dei
quali prende un'immagine dello stesso pano-
rama con angolo visuale leggermente diverso:
le due immagini sovrapposte generano il rilie-
vo e dànno il senso della profondità. È proprio
così: l'amicizia tra Bosco e Comollo creava la
dimensione della profondità: in alto e in basso,
nelle realtà divine e in quelle terrestri.
S. Vincenzo dei Paoli afferma che l' armo-
niosa e gioiosa unione di due anime è un sag-
gio di Paradiso e questo saggio lo godettero
insieme Luigi e Giovanni. Luigi era un carat-
tere platonico, Giovanni aristotelico. Il primo
delicato, sensibilissimo quasi fragile, il secon•
do invece estroverso, ardimentoso e dotato di
forza erculea. La pietà di Luigi veniva messa a
dura prova dai compagni che lo deridevano.
La purezza angelica, che irraggiava dal volto di
Comollo, sembrava loro una disapprovazione,
anzi un disprezzo, dei loro interessi riguardanti
il sesso. Don Bosco non era meno pure dell'a•
mico, ma, per un innato equilibrio, sapeva
graduare e temperare le manifestazioni dei
suoi ardori mistici.
Un brutto giorno il compagno di scuola più
prepotente pretendeva che il Comollo parte-
cipasse a dei giochi organizzati da lui. Il Co-
mollo dovette giudicare sfrenati quei giochi e
non volle parteciparvi. Per tutta risposta l'inso-
lette diede al santo giovane due schiaffi che
risuonarono in tutta l'aula e generarono un
tonfo dolorosissimo nel cuore dell'amico, il
quale si sentì ribollire il sangue, perse i lumi
della ragione e liberò le sue forze erculee. Sen-
tiamo Don Bosco: « In quel momento io mi di•
menticai di me stesso ed, eccitando in me
non la ragione, ma la mia forza brutale, non
capitandomi tra mano sedia, né bastone,
strinsi con le mani un condiscepolo alle spalle
e di lui mi valsi come di bastone per percuo-
tere gli awersari. In quel momento entrò un
professore e, mirando braccia e gambe sven•
talare in alto, in mezzo ad uno schiamazzo del-
1'altro mondo, si mise a gridare, dando spai•
mate a destra e a sinistra. Il temporale stava
per cadere sopra di me, quando, fattosi rac-
contare la cagione di quel disordine, volle fos-
se rinnovata quella scena, o meglio, sperimen-
to di forze» (M.B. I, 334).
L'energia muscolare messa a servizio della
giustizia entusiasma e a volte inebria.
Un giorno Bosco diede all'amico anche un
saggio della sua memoria prodigiosa.
L due amici si trovavano in casa del par-
roco di Cinzano ed osservavano I libri della bi·
blioteca. Giovanni, vedendo i sette volumi del-
la storia di Giuseppe Flavio, li estrasse dallo
scaffale e, porgendoli a Luigi, gli rivolse que-
sto invito: « Chiedimi pure quale capitolo tu
vuoi che io ti reciti; basta che tu mi dica il tito-
lo li .
Giovanni recitava impeccabilmente ogni
brano, scelto a caso, nei sette volumi. Sem-
brava che avesse stampato nella memoria tutti
quei libri dalla prima all'ultima parola.
16 • Bou.ETTINO SALESIANO I SETTEMBIIE 1118:J

2.7 Page 17

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verso
quale
comun1c
Un anno da non ignorare «Comunicazione Sociale e Famiglia Salesiana»
Per il mondo salesiano parlare di co-
municazioni sociali è una novità. Tut-
t'altro.
In questi ultimi anni poi il discorso si
è fatto ancora più intenso e specifico.
A livello di organizzazione centrale è
sorto - voluto dal Capitolo Generale
del 1977 - presso la Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco di Roma un Se-
gretariato presieduto da don Ettore Se-
gneri con il compito di coordinare, in-
crementare ed animare tra i figli di Don
Bosco questo settore mentre, a livello
italiano, è stato creato - per iniziativa
degli Ispettori i,alesiani d'Italia riuniti in
Conferenza (CISI) - , un Ufficio nazio-
nale, dipendente dall'apposito settore
CISI presieduto dall'Ispettore di Milano
don Gian Battista Bosco e animato dal
delegato nazionale don Saverio Sta-
gnoli.
Lo stesso Rettor Maggiore dei Sa-
lesiani nell'ottobre del 1981 ha voluto
stimolare l'intera Famiglia Salesiana
ad approfondire il tema della comuni-
cazione sociale con una Lettera pro-
grammatica sin dal suo titolo: « La co-
municazione sociale ci interpella». In
essa don Egidio Viganò ha specificato
ambiti e definito progetti stimolando
l'impegno di tutti.
..urge - ricorda in quella lettera
don Viganò - permeare di spirito cri-
stiano l'insieme dei valori e non-valori
che vanno strutturando la mentalità
della gente: le varie novità dei segni
dei tempi, sottolineate dalla Comuni-
cazione Sociale, toccano in qualche
modo, anzi si compenetrano stretta-
mente con la sfera propria della fede•.
S embra perfino superfluo, tanto è ovvio, sottolineare l'importan-
za che ha oggi la Comunicazione Sociale con i suoi mezzi: nel
contesto culturale in cui viviamo ne siamo ogni giorno solleci-
tati e, se non abbiamo difese adeguate, condizionati. Si tratta di lin-
guaggi di una efficacia unica e, per chi non ne conosce i meccanismi, de-
terminanti di convinzioni e, poi, di comportamenti. Non si tratta di un
giudizio pessimista a priori: la comunicazione sociale è nelle mani degli
uomini e sono le intenzioni di chi ne usa mezzi che ne determinano la
moralità.
La rilevanza culturale della comunicazione sociale interpella diret-
tamente la Famiglia Salesiana innanzitutto perché la sua missione
evangelizzatrice ed educatrice si rivolge a ceti di persone che per l'età
- giovani - o per la condizione sociale - ceti popolari e medi -, han-
no più bisogno di cultura e insieme sono i più indifesi cli fronte ai mes-
saggi con cui gli strumenti cli comunicazione sociale facilmente acces-
sibili li interpellano continuamente. Da questa constatazione derivano
alcune conseguenze ~ impegnative.
C'è prima di tutto la necessità cli integrare nell'attività educativa e
pastorale la conoscenza dei fenomeni e del linguaggio della comunica-
zione sociale come aiuto alla formazione di una coscienza critica per
giudicare, valutare e quindi accettare i messaggi positivi e respingere
quelli negativi sul piano stesso della loro consistenza culturale prima
ancora che sul piano morale; naturalmente è al giudizio morale che
spetta la preminenza e, quindi, la formazione della coscienza resta im-
pegno preminente.
In secondo luogo oggi un numero sempre maggiore di persone tro-
vano nella comunicazione sociale un impegno professionale congeniale
e prestigioso, sia per la perfezione tecnica degli strumenti, sia per la
possibilità di influire sull'opinione pubblica, di fare opinione, di aiutare
quindi l'affermarsi di ideali, programmi ed opinioni in una stragrande
quantità di persone. Altro campo di impegno per la Famiglia Salesiana
sarà quindi la formazione cli tecnici ben preparati, di operatori che
unendo la loro abilità professionale ad una retta concezione della vita,
lavorino dentro la comunicazione sociale per umanizzare e evangeliz-
zare la cultura, la storia, le relazioni, le correnti di opinione.
Gli strumenti cli comunicazione sociale possono essere utilmente
17 BOUETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1983

2.8 Page 18

▲back to top
2
3
Ed ancora: «La Comunicazione So-
ciale è stata sempre un'area di pecu-
liare intervento salesiano, in cui Don
Bosco ed I suoi figli sul suo esempio
hanno operato con Impegno, mettendo
a frutto vari suoi «strumenti• in vista
dell'evangelizzazione e della promo-
zione umana dei loro destinatari: i gio-
vani, i ceti popolari, le popolazioni del-
le Missioni. Ma oggi non basta, e per Il
futuro occorre impegnarsi di più, oc-
corre una «novità di presenza., per-
ché l'incidenza della comunicazione
sociale nel mondo cresce di conti-
nuo...•.
Le esperienze salesiane nel settore
mass media sono tante e vanno dalle
editrici alle radiotelevisioni.
Per l'Italia, in particolare, vanno ri-
cordate le attività editoriali della Socie-
tà Editrice Internazionale (SEI) e della
libreria Dottrina Cristiana (ElleDiCI); le
esperienze di giornalismo per ragazzi
e giovani con le riviste Dimensioni,
Mondo Erre, Primavera; l'originalis-
sima «presenza» dei Circoli Giovanlil
Socioculturali (CGS), organizzati in
gruppi e operanti nell'ambito dell'as-
sociazionismo culturale italiano con
svariate Iniziative: cineclubs, teatro,
mostre, dibattiti, corsi...
Il boom poi della libera radiofonia ha
visto colorarsi di salesianità anche
una... piccola tetta di etere. Non è mol-
to ma è tanto se si pensa ai grandi net-
works che cercano di monopolizzare Il
settore.
Sempre in Italia va ricordato Il cen-
tro di Castellammare in Campania che
ha incominciato ad inserirsi nella pro-
duzione radiofonica e televisiva for-
nendo programmi e materiali vari.
Per gli Organismi Internazionali que-
sto 1983 è l'Anno Internazionale delle
Comunicazioni Sociali.
Il Bollettino Salesiano - da oltre un
secolo alfiere di informazione e co-
municazione non soltanto salesiana -
non poteva non evidenziarlo. Lo fa con
queste pagine.
Giuseppe Colta
18 • 80UETTINO S.tLESIANO I $€_TTEJJ8RE rgaJ
usati al servizio della educazione. della catechesi. della pastorale, delle
mismoni, della promozione di movimenti apostolici ed ecclesiali. Qui
nasce l'esigenza di essere presenti nel campo della produzione, di pro-
durre programmi e di disporre dei mezzi per la loro diffusione. Non
mancano certo nel contesto cosi vario ed articolato della Famiglia Sa-
lesiana persone che, o come singoli, o, meglio, riunendosi in gruppi ed
imprese, possano svo]gere in questo campo un lavoro prezioso.
Le possibilità di presenza accennate sono cosi varie e specifiche
che ogni gruppo della Famiglia Salesiana può trovarvi possibilità di
impegno:
Anzi, è proprio la presenza di gruppi tanto diversi e complementari
nella Famiglia Salesiana, che le dà posmbilità di intervenire, pratica-
mente, in ogni settore di attività; sono questa ricchezza, e questa com-
plementarietà di ogni tipo che dovrebbe rendere la Famiglia Salesiana
particolarmente disponibile. Senza contare che la massiccia presenza di
laici - VDB, Cooperatori, Ex.allievi - offre alla Famiglia Salesiana
una opportunità ottimale di presenza: infatti sono specialmente i laici
che devono fermentare di germi evangelici le realtà culturali e storiche,
usare i mezzi della tecnica per la costruzione dell'umanità animata dal
di dentro dai sensi dello Spirito di cui parla il Concilio Vaticano Il.
Entrando in quest'ordine di idee la Famiglia Salesiana si rifà a Don
Bosco. Già nei primi abbozzi delle sue Costituzioni per i Salesiani, le
Figlie di Maria Ausiliatrice e i Cooperatori, egli pose tra i primissimi
scopi la diffusione, la promozione e la produzione di ogni genere di
stampe, proprio perché questo strumento di comunicazione, - l'unico
conosciuto allora! - poteva essere mezzo di edificazione o di sviamen-
to della gente del popolo e dei giovani. In vista di quest.o invocava l'«u-
nione dei buoni», voleva «essere sempre all'avanguardia», considerava
questa «una delle precipue imprese - scriveva - che mi affidò la di-
vina Provvidenza»; nel 1885, tre anni prima della morte, in una famosa
circolare ai suoi tigli scrisse: «Vi prego e vi scongiuro adunque di non
trascurare questa parte importantissima della nostra missione».
Don Bosco diceva queste cose oltre cento anni addietro.
Forse è arrivato anche il momento di prendere atto di un riconosci-
mento assai significativo che la Santa Sede ebbe per Don Bosco quan-
do lo ha p:rocla.mat.o «patrono del cinema». Questa proclamazione, av-
venuta in tempi difficili, non ebbe allora il rilievo dovuto. Chissà che le
prossime ricorrenze centenarie non offrano l'opportunità di enuclea.re il
particolare messaggio che Don Bosco ha certamente anche per il ci-
nema, la radio, la televisione, gli audiovisivi, la comunicazione sociale
di massa. C'è già un grande impegno salesiano nell'editoria e negli au-
diovisivi e in ogni attività di comunicazione sociale: è un modo di at-
tuare in fedeltà dinamica al Fondatore e al servizio della Chiesa. Ma ci
sono prospettive sempre nuove, perché la storia cammina, e Don Bosco
aveva vivis.si.mo il senso della Storia!
don Giovanni Raineri

2.9 Page 19

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-...••,
•••
fgL' OPPOSIZIONEE {
- • '40~
...,,..-..t:,,,I
IL NOSTRO ESERCI
UM..ILIATO
f-l-ll-l-ll--ll-l-ll-l-W--l-l-ll--ll-l-ll-ll ......._
FALUMENlO
7
8
VERSO IL FUTURO: il rapporto MacBride
P er secoli l'umanità ha vissuto
raccolta in piccoli gruppi
dove l'unica fonna di comunica-
zione era costitujta da rapporti
interpersonali all'interno del
gruppo. Tutto ciò che accadeva
all'esterno non esisteva. Poi len-
tamente la comunicazione è an-
data istituzionalizzandosi e si è
servita di strumenti sempre più
sofisticati e molte barriere sono
cadute. Tuttavia per lungo tempo
gli effetti della comunicazione
sono stati limitati dalla lentezza
della diffusione: la voce umana
era flebile, il m~ggio scritto
(che pure rappresentava un so-
stanziale progresso) viaggiava con
la velocità del messaggero, il qua-
le aveva a disposizione un cavallo
o una nave a vela. Nonostante
queste difficoltà, cognizioni e idee
sono riuscite a radicarsi in posti
assai lontani da quelli dove ave-
vano visto la luce.
Ebbene, se il mondo è stato più
volte sconvolto, nel bene e nel
male, dal diffondersi di idee e di
dottrine nuove in epoche di diffi-
cile circolazione dei messaggi, si
pensi all'enorme potenziale degli
attuali mezzi di informazione. I
progressi straordinari compiuti
nel campo del telefono digitale,
delle fibre ottiche, della tecnolo-
gia dei computer e delle comuni-
cazioni via satellite hanno consen-
tito di instaurare realmente quel
«villaggio globale• prefigurato da
McLuhan. Queste tecnologie - le
quali, è bene ricordarlo, apparten-
gono al nostro presente _,_ consen-
tono una totale eclis.se delle di-
stanze offrendo l'opportunità di
vedere in tempo reale ciò che ac-
cade in qualsiasi angolo del globo.
È possibile inoltre raccogliere, im-
magazzinare e trasmettere milioni
di informazioni che possono es-
sere offerte, sostenendo costi re-
lativamente bassi, a utenti dislo-
cati in ogni angolo del mondo.
È facile intuire che siamo di-
nanzi alla più radicale e sconvol-
gente trasformazione prodottasi
nella storia dell'umanità. Se infat,.
ti con la rivoluzione industriale
erano cambiati i sistemi di pro-
duzione e di distribuzione, i siste-
mi politici e istituzionali, l'insie-
me delle acquisizioni delle idee e
delle ideologie, con la rivoluzione
dell'informatica è l'uomo stesso,
la sua realtà spirituale, che sta
mutando profondamente. Un
mondo reso totalmente interdi-
pendente dall'informatica e, dal-
l'altro lato, un mondo sempre in
bilico sulla soglia dell'apocalisse
nucleare, stanno interferendo pe-
ricolosamente sulla natura stessa
dell'uomo.
Noi, naturalmente, siamo dalla
parte della comunicazione, con-
sapevoli che da essa può venir
fuori un'umanità migliore, dispo-
nibile al dialogo e alla cooperazio-
ne, ma senza nasconderci il peri-
colo che essa possa perpetuare o
addirittura. accentuare gli squili-
bri oggi esistenti tra un piccolo
nord del mondo sviluppato e ric-
co, e un vastissimo sud sottosvi-
luppato sempre alle prese con un
impossibile riscatto.
Quanti sono oggi preoccupati di
creare un nuovo ordine interna-
zionale più equilibrato e giusto
BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE llt83 19

2.10 Page 20

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mondiale, disponevano di una
parte modesta dei mezzi di co-
municazione: il 22 per cento dei li-
bri pubblicati, il 17 per cento del-
la tiratura complessiva dei gior-
nali, il 9 per cento del consumo
della carta da stampa, il 27 per
cento delle trasmittenti radio, il
18 per cento dei radioricevitori, il
7 per cento delle emittenti televi-
sive e il 12 per cento dei telerice-
vitori. È da osservare poi che la
comunicazione e l'informazione
sono diventate delle importanti
categorie del nostro tempo. Si è
calcolato che, soltanto in uno dei
paesi industriali, nel 1982 il mer-
cato della comunicazione ha già
raggiunto 21,3 miliardi di dollari e
che nel 1990 dovrebbe arrivare a
103,1 miliardi di dollari.
Queste cifre ci confermano che
un piccolo gruppo di paesi indu-
strializzati e di società transnazio-
nali controllano l'informazione.
Cosa significa questo? Dal punto
di vista culturale che c'è la possi-
Anche totogratando è poaslblle tare Impegno •oclale e cristiano. Ecco una toto
bilità di imporre dei modelli di
esposta ad una mostra organizzata dal CGS •Inter Mirifica■ di Napoli.
vita estranei alle tradizioni di cia-
scun popolo; e c'è la possibilità
anche che la comunicazione uni-
versale svuoti la comunicazione
non possono non occuparsi del so e sofisticato sistema di comu- infrapersonale, cioè che il villag-
problema dell'informazione. Oggi nicazioni? Teoricamente un tale
essa è al centro di tutte le attività sistema dovrebbe favorire il dia-
umane - culturali, sociali, eco- logo fra i popoli e un rapido pro-
nomiche e politiche - e tutte le gresso di quelli meno avanzati.
I MASS MEDIA SEC
condizioni.
Un ricercatore di una università o
Non a caso l'~mblea gene- di un ufficio di pianificazione di
rale delle Nazioni Unite ha pro- un paese che non disponga di fon-
clamato il 1983 «Anno internazio- ti di informazione proprie potrà
nale delle comunicazioni». Merita attingere un dato o un'informa-
anche di es.sere segnalata la recen- zione che gli mancano ad una fon-
tissima pubblicazione in lingua te esistente in qualsiasi parte del
..........
italiana, per iniziativa della ERI, mondo, ad un costo lievemente
del rapporto MacBride sui proble- superiore a quello di una telefo-
mi della comunicazione nel mon- nata urbana. Ma il problema è un
do (Comunicazione e società oggi altro: che tipo di informazione
e doma.ni), introduzione di Gio- potrà avere il ricercatore del Ter-
NtJI./
RlfltJNC/l>IZé ~\\ '
.4l f"f/0 ' '
CEfl.lléJ.i. O
vanni Statera, pp. 407). Il rappor- zo Mondo da una banca di dati
to, frutto del lavoro di una com- organizzata altrove e con criteri
mis.sione internazionale di studio non necessariamente condivisibi-
istituita dall'Unesco, «si fonda so- li? In altri termini chi controlla
pra un sondaggio praticamente l'informazione? C'è il rischio di un
mondiale delle opinioni raccolte imperialismo culturale esercitato
fra i singoli e le istituzioni, sopra dai più forti nei confronti dei più
~o
una massa enorme di documenti deboli.
provenienti da molteplici fonti e Certamente la situazione attua-
che presentano la gamma più va- le è fortemente squilibrata e, quel
sta di colorazioni ideologiche, po- ch'è più grave, lo squilibrio tende
>(();./ é!>}~l!E
SPGlf.Qfl)/l.6
/Hél21c
litiche, socio-economiche e cultu- a crescere. Nel 1978 i paesi in via
rali».
di sviluppo, che rappresentano il
Cosa produrrà questo ~omples- 70 per cento della popolazione
20 BOI.LETTINO SALESIANO l SETTEMBRE 1983

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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gio globale faccia perdere l'iden-
tità del villaggio reale. Dal punto
di vista economico è ovvio che
non si potrà parlare di un nuovo e
più equilibrato ordine sociale in-
ternazionale finché non si riequi-
librerà il mercato dell'informa-
zione.
La creazione di un nuovo or-
dine mondiale dell'informazione è
quindi l'obiettivo di quanti cre-
dono nel pluralismo delle culture,
nell'autodeterminazione dei po-
poli, nella cooperazione interna-
zionale. È questo - come ha os-
servato MacBride nel rapporto ci-
tato - «un processo piuttosto
che un insieme di condizioni e di
pratiche. Gli aspetti di tale pro-
cesso subiranno continue modifi-
che quand'anche i suoi obiettivi
rimarranno gli stessi: maggiore
giustizia, maggiore equità, mag-
giore reciprocità negli scambi di
informazione, minore dipendenza
nei confronti dei flussi di comu-
nicazione, minore diffusione dei
messaggi dall'alto, maggiore au-
tosufficienza e identità culturale,
maggiori vantaggi per l'unamità
intera».
Paolo Pinto
)NDO DEL VAGLIO
-- 1 lii :,... . \\}t
r,ll,m11.n,;'!,~ y'~J,.4
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110/UII.E COi.l.El/"/110
,- - -
Le «Giornate» annuali (1967-1983)
In attuazione di quanto disponeva il decreto conciliare «Inter Mirifica• sui
mezzi della comunicazione sociale, a partire dal 1967 la Chiesa ha Indetto una
«giornata• annuale ad essi dedicata.
1967. Al mllltanU e a tutti coloro che svolgono la propria attività nel
campo delle comunicazioni soclall.
Si tratta di strumenti - affermava Paolo VI nel documento che accompa-
gnava l'indizione della «giornata• - «destinati, per loro natura, a dilatare il pen-
siero, la parola, l'immagine, l'informazione e la pubblicità, mentre influiscono sul-
l'opinione pubblica e, conseguentemente, sul modo di pensare e di agire dei sin-
goli e dei gruppi sociali, operano anche una pressione sugli spiriti, che incide
profondamente sulla mentalità e sulla coscienza dell'uomo, sospinto come egli è,
e quasi sommerso, da molteplici e contrastanti sollecitazioni•. «Occorre però -
ammoniva più in là - che all'impegno dei promotori della comunicazione sociale
corrisponda la collaborazione solidale di tutti, poiché è la responsabilità di tutti
che viene chiamata in causa: dei genitori, primi e insostituibili educatori dei loro
figli; della scuola, che deve preparare gli alunni a conoscere e comprendere il lin-
guaggio delle tecniche moderne, a valutarne i contenuti e a servirsene con santo
criterio, con moderazione e autodisciplina; dei giovani, chiamati a un ruolo pri-
mario nell'awaloramento di questi strumenti ai fini della propria formazione e del-
la fratellanza e della pace fra gli uomini; dei pubblici poteri, ai quali compete, nel
rispetto delle legittime libertà. Questo impegno riguarda infine tutti i ricettori, che
con la ponderata e illuminata scelta delle pubblicazioni quotidiane e periodiche,
degli spettacoli, delle trasmissioni televisive, devono contribuire a rendere la co-
municazione sempre più nobile ed elevata, degna cioè di uomini responsabili e
spiritualmente maturi. Sommamente utile e degna di plauso è pertanto ogni seria
iniziativa che tenda a formare il giudizio critico del lettore e dello spettatore, e a
far valutare le notizie, le idee, le immagini che gli vengono proposte, non solo sot-
to l'angolo visuale della tecnica, dell'estetica, dell'interesse suscitato, ma altresì
sotto il profilo umano, morale e religioso, con riguardo ai valori supremi della
vita».
1968. Le comunicazioni soclall via e mezzo nella conoscenza per co-
struire la società nuova In unione fraterna.
«La nuova visione dell'universo - diceva Paolo VI - acquisita dall'uomo
attraverso i mezzi della comunicazione sociale, gli resterà come straniera e inutile
se non gli offre i mezzi di illuminare il suo giudizio - senza orgoglio o complesso
- sulle ricchezze e sulle carenze della sua civilizzazione, di scoprire - senza
sufficienza o amarezza - quelle degli altri, di prendere in mano con fiducia il pro-
prio destino, di costruirlo in una fraterna collaborazione con i suoi fratelli, e di
rendersi conto che non c'è vero umanesimo se non è aperto all'Assoluto•.
«In un universo - affermava più in là il messaggio - nel quale tanti uomini
mancano del necessario, del pane, del sapere, e della luce spirituale, sarebbe
grave se si utilizzassero i mezzi della comunicazione sociale per rafforzare gli
egoismi personali e collettivi, per creare nei consumatori già sazi nuovi e falsi bi-
sogni, lusingare la loro sete di piacere, moltiplicare i divertimenti sterili e fiacchi.
Superata questa tentazione, si offre loro un compito esaltante: c'è tanto da fare
per dare un'eco agli appelli di una umanità bisognosa, per mettere in evidenza
anche gli sforzi di cooperazione, i gesti di aiuto reciproco e le Iniziative pacifiche,
e suscitare così una sana ~mulazione portatrice di speranza•.
1969. Comunicazioni soclall e famlglla.
Il documento di Paolo VI che accompagnava la «giornata» sottolineava la
necessità di «formare le anime e di fare di quelle fonti di arricchimento culturale
un uso intelligente e in tal modo si aggiunge un nuovo capitolo al compito tradi-
zionale degli educatori. È tempo che la famiglia proceda a questo proposito al
proprio "aggiornamento"•. Mentre quei mezzi - aggiungeva altrove il messag-
gio - non devono recare pregiudizio ai valori fondamentali della famiglia, perché
ciò si traduce in un attentato al vero bene dell'uomo e della società, ai comuni-
catori « incombe d'altro canto il difficile compito di educare il pubblico a conosce-
re, apprezzare, amare i valori troppo spesso ignorati o disprezzati e che sono la
forza e la gloria di una società: Il dono di sé a un grande ideale, il senso del sacri-
ficio, l'eroismo oscuro dei doveri quotidiani».
1970. Le comunicazioni soclall e la gioventù.
«Chi del resto - queste le parole del documento di Paolo VI - non afferra
l'urgenza di utilizzare i mezzi della comunicazione sociale e il loro linguaggio
21 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1983

3.2 Page 22

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emozionale, mediante il suono, l'Immagine, il colore e il movimento, per farne I
moderni strumenti degli umani scambi capaci di rispondere alle attese della gio-
ventù? Quale Inaudita possibilità questa profusione di nutrimento, se è sano, se
l'organismo è preparato a riceverlo, se può anche asslmìlarlo e non esserne ln-
tossiccatol Compito immenso, entusiasmante: portare al giovani un messaggio di
vita autentica, leale e coraggioso».
1971. «I mezzi della comunicazione sociale al servizio dell'unità degll
uomini•.
«èl si ingannerebbe gravemente - affermava Paolo VI - se si sottovalutas-
se la forza delle tensioni tragiche fra ambienti sociali, fra società e persone, fra
paesi Industrialmente sviluppati e paesi del Terzo Mondo, fra seguaci di sistemi
ideologici o politici antagonisti. Suscitando spesso una accresciuta risonanza nel
mondo, I conflitti continuano a creare dannosi fossati, e si traducono, purtroppo,
in atti d i violenza e situazioni di guerra. Dinanzi a queste manifestazioni d i oppo-
sizione e di lacerazione fra gli uomini e fra i popoli, non c i si può certo attendere
dalla stampa, dalla radio, dalla televisione, dal cinema che le minimizzino o ne
tacciano. Non spetta forse loro, al contrario, il ruolo di mettere in luce tutti gli
aspetti della realtà, anche i più tragici, di tentare un approccio sempre più profon-
do e più obiettivo: quello dove sfortunatamente si legge la miseria, dove si scio-
rina Il peccato di egoismo, in poche parole le molteplici ferite che sanguinano nel
cuore della grande famiglia umana; ma anche quello dove appaiono le realizza-
zioni positive, i segni del rinnovamento, le ragioni di sperare?•· La comunicazio-
ne, infatti, anche se - diceva più In il messaggio - «non è essa stessa co-
munione, può esserne il cammino privilegiato», nel senso d i promuovere l'unità e
la fratellanza, ossia il dialogo aperto, la collaborazione fiduciosa, in un rispetto
comprensivo in questo mondo I cui problemi assumono ben presto aspetti plane-
tari ».
1972. Le comunicazioni eoclall al servizio della verità.
Se si tiene conto - affermava Paolo VI nel messaggio - che « compito del
comunicatori e senso di responsabilità dei recettori" sono « ricerca e rispetto del-
la verità, corresponsabilità•, Il comunicatore In particolare deve essere fedele,
con precise caratteristiche, allo spirito del Vangelo. «L'uomo, e tanto più il cri-
stiano, non abdicherà mai alla sua capacità di contribuire alla conquista della ve-
rità: non solo quella astratta o filosofica, ma anche quella concreta e quotidiana
dei singoli accadimenti: se lo facesse, danneggerebbe con ciò stesso la propria
dignità personale». Va quindi ribadito che «gli odierni strumenti della comunica-
zione sociale sono le nuove grandi vie aperte ai cristiani per Il loro compito di te-
stimonianza e di servizio alla verità».
1973. Le comunicazioni eoclall e !'affermazione e la promozione del va-
lort splrttuall.
Il messaggio del Santo Padre che accompagnava la giornata costatava fra
l'altro che I «buoni si troveranno a disagio quando vedranno queste comunica-
zioni troppo spesso usate per contrastare o corrompere i valori fondamentali del-
la vita umana e produrre discordia e odio. «Noi chiediamo a tutti coloro che sono
impegnati nelle comunicazioni sociali d i raccontare la storia del sacrificio e della
devozione che esistono nel mondo, di far conoscere il bene che abbonda, e il di-
namismo, l'entusiasmo e l 'altruismo di tanti, specialmente fra i giovani•. «Il mon-
do ha bisogno dell'affermazione di valori spirituali nelle loro concrete espres-
sioni•.
1974. Le comunicazioni soclall e l'evangellzzazlone nel mondo con-
temporaneo.
Se si parte dal presupposto - affermava Paolo VI - che ,d'intera vita del
cristiano, In quanto conforme al Vangelo, è in situazione permanente di evange-
lizzazione in mezzo al mondo•, a lui si offrono, in quel settore, vaste possibilità,
per quanto riguarda la comunicazione sociale, di Influsso per «molti urgenti im-
pegni: per primo, quello di dare all'informazione e allo spettacolo contemporaneo
una linea di sviluppo che faciliti la diffusione della Buona Novella e favorisca l'ap-
profondimento dei concetti della dignità della persona umana. della giustizia, del-
la fratellanza universale: valori che facilitano all'uomo la comprensione della sua
vera vocazione e gli aprono la strada al dialogo costruttivo con gli altri e alla co-
munione con Dio. Poi la ricerca per un rinnovamento dei metodi di apostolato air
pllcando I nuovi strumenti audiovisivi e dì stampa alla catechesi, alla multiforme
opera ~ucatlva, alla presentazione della vita della Chiesa, della sua liturgia, del-
le sue finalità, delle sue difficoltà, ma soprattutto della testimonianza di fede e di
carità che la anima e la rinnova. Infine va considerato il ricorso agli strumenti del-
la comunicazione sociale per raggiungere i paesi, gli ambienti e le persone a cui
l'apostolato della parola non può pervenire direttamente a causa di particolari sl-
22 BOLLETTINO SAlESIANO I SETTEMBIIE 11163
(Foto ElleDICI)

3.3 Page 23

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tuazìoni per la scarsità dei ministri, o perché la Chiesa non può esercitare libe-
ramente la sua missione».
1975. Le comunicazioni sociali a servizio della riconciliazione.
Nel riferirsi alle scelte di verità nell'esposizione degli awenimen1i, «per ser-
vire veramente la riconciliazione - diceva il messaggio di Paolo VI -, l'obiettivi-
nella scelta e la presentazione del fatti richiedono un senso profondo di re-
sponsabilità, una preparazione e una competenza adeguata e un effettivo rinno-
vamento di atteggiamenti spiacevoli adottati troppo spesso da fonti di informazio-
ne, da professionisti delle comunicazioni sociali e da un pubblico di lettori, di
spettatori e di ascoltatori che se ne rendono complici». A quell'obbiettività e a
quell'informazione «tanto meglio si arriverà quanto più sarà assicurata in tutti i
paesi una ragionevole pluralità dei canali di informazione». In caso diverso,
«quando la verità è soffocata da interessi economici ingiusti, dalla violenza di
gruppi che vogliono compiere opera di sowersione nella vita civile e attraverso la
forza organizzata in sistema, è ferito l'uomo: le sue giuste aspirazioni non pos~
sono più essere ascoltate, e tanto meno soddisfatte».
1976. Le comunicazioni sociali di fronte al diritti e al doveri fondamen-
tali dell'uomo.
Il richiamo della Chiesa è rivolto « a ciò che è tale e moderno in nome di ciò
che è permanente e antico» esordiva Paolo VI per poi sottolineare tutta la tema-
tica della difesa della dignità umana: « •. •ogni attentato ai diritti dell'uomo ed ogni
omissione dei corrispondenti doveri sono anche una violazione di questa legge
suprema. In ogni essere umano che soffre perché i suoi diritti sono conculcati, o
perché non è stato educato al senso dei propri doveri, si scopre la passione di
Cristo che prosegue attraverso i tempi, ed un professionista cristiano delle co-
municazioni sociali non può ignorare questa prospettiva che gli deriva dalla stes-
sa sua fede». E anche in questo campo viene rivendicata l'esigenza di una co-
municazione libera, conforme alla verità e che dia spazio ai diritti: «il diritto alla
vita, allo studio, al lavoro e, già prima, il diritto alla nascita, alla procreazione re-
sponsabile; e poi il diritto alla pace, alla libertà, alla giustizia sociale. Ai diritti cor-
rispondono altrettanti e altrettanto importanti doveri».
1977. La pubblicità nelle comunicazioni soclall: vantaggi, pericoli, re-
sponsabilità.
«Nessuno ormai - affermava il Papa - può sfuggire alla suggestione della
pubblicità, mentre, anche a prescindere dal concreto contenuto dei suoi messag-
gi, essa presenta o, almeno, si ispira a determinate visioni del mondo, che solle-
citano inevitabilmente Il cristiano, il suo giudizio, il suo modo di agire; la pubblici-
tà, inoltre, assume un rilievo sempre più crescente, perché in gran parte li finan-
zia e se ne serve, nello sviluppo dei mezzi di comunicazione, incidendo in manie-
ra diretta ed in forme talora pericolose sul loro orientamento e sulla loro libertà».
Il documento mette quindi in guardia da accettazioni acritiche: «Come è ben
noto, il messaggio pubblicitario è naturalmente orientato verso un efficace con-
vincimento, ed è diffuso con l'aiuto di precise conoscenze psicologiche e sociali,
nella ricerca costante di modi e di forme persuasivi. È qui soprattutto che s'im- 'I
pone per essa e, quindi, per coloro che-se ne awalgono, l'esigenza di rispettare
la persona umana, il suo diritto-dovere ad una scelta responsabile. la sua interio-
re libertà, tutti beni che sarebbero violati se venissero sfruttate le tendenze dete-
riori dell'uomo, o fosse compromessa la sua capacità di riflettere e di decidere».
1978. Il recettore delle comunicazioni soclall: attese, diritti, doveri.
La prima attesa - diceva Paolo VI in quello che sarebbe stato l'ultimo mes-
saggio per la «giornata» - è quella del colloquio, la seconda esigenza è quella
della verità come «diritto fondamentale della persona, radicato nella stessa na-
tura umana e strettamente collegato con quell'istanza di partecipazione, che l'o-
dierna evoluzione tende a garantire a ciascun membro della società». Per soddi-
sfare la prima aspirazione e la seconda esigenza «si richiede la responsabile col-
laborazione dello stesso "ricettore", il quale deve assumere una parte attiva nel
processo formativo della comunicazione.., e quindi i recettori sono tenuti ad «ap-
prendere il linguaggio dei mezzi della comunicazione sociale, pur se dìtticile,
onde essere in grado di interloquire efficacemente», e «a dar prova anche di una
vigile capacità di discernimento e di confronto con gli autentici valori etico-reli-
giosi, apprezzando ed accogliendo gli elementi positivi ed escludendo quelli ne-
gativi». Si tratta di una formazione permanente da farsi nella famiglia e nella
scuola, anche perché è un preciso dovere di catechesi, dato che oltre tutto «gli
insegnanti non devono dimenticare che la loro attività pedagogica si svolge in un
contesto, nel quale tante trasmissioni e tanti spettacoli, che toccano la fede e i
principi morali, raggiungono quotidianamente i loro alunni, che hanno, quindi, bi-
sogno di continue e illuminate spiegazioni e rettifiche».
(Foto ElleDICI)
BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1983 23

3.4 Page 24

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1979. Le comunicazioni sociali per la bJtela e la promozione dell'Infan-
zia In seno alla famiglia e alla società.
Nel suo primo messaggio per la «giornata», Giovanni Paolo Il si chiedeva:
«Quale sarà !'atteggiamento del cristiani responsabili e, segnatamente, dei geni-
tori e degli operatori dei mass-media consapevoli dei loro doveri nei confronti
dell'infanzia?». La risposta è che essi «dovranno, Innanzitutto, farsi carico della
crescita umana del fanciullo: la pretesa di mantenere di fronte a lui una posizione
di «neutralità• e di lasciarlo «venir su• spontaneamente nasconde - sotto l'ap-
parenza del rispetto della sua personalità - un atteggiamento di pericoloso di-
sinteresse. Un tale disimpegno davanti ai bambini non può essere accettato: l'in-
fanzia, in realtà, ha bisogno di essere aiutata nello sviluppa verso la maturità•.
Nel rivolgersi direttamente agli adulti, Il Papa indicava che «bisogna tare in modo
che il fanciullo afferri, grazie anche al vostro impegno educativo non mortifican-
te, ma sempre positivo e stimolante, le ampie possibilità di realizzazione perso-
nale, le quali gli consentiranno di inserirsi creativamente nel mondo. Asseconda-
telo, voi che vi occupate specialmente di mass-media, nella sua indagine cono-
scitiva, proponendo programmi ricreativi e culturali. nei quali egli trovi risposta
alla ricerca della sua Identità e del suo graduale "ingresso" nella comunità uma-
na.. «Serviremo, quindi, la fanciullezza valorizzando la vita e scegliendo "per" la
vita a ogni livello, e la aiuteremo presentando agli occhi e al cuore tanto delicati e
sensibili dei piccoli ciò che nella vita c'è di più nobile e alt6•.
1980. Ruolo delle comunicazioni sociali e complU della famiglia.
Dopo aver registrato Il ruolo e il rapporto dei due elementi, mass-media e fa-
miglia, fra loro, il messaggio affermava in sintesi che «è compit() dei genitori edu-
care se stessi. e con sé I figli, a capire Il valore della comunicazione, a saper sce-
gliere tra i vari messaggi da essa veicolati, a recepire I messaggi scelti non la-
sciandosene sopraffare, ma reagendo In forma responsabile e autonoma. Lad-
dove tale compito sia convenientemente adempiuto, I mezzi d9!la comunicazione
sociale cessano dì Interferire nella vita della famiglia come pericolosi concorrenti
che ne insidiano le funzioni fondamentali e si offrono invece come occasioni pre-
ziose di confronto ragionato con la realtà e come utili componenti di quel pro-
gresso di graduale maturazione umana, che l'introduzione dei ragazzi nella vita
sociale richiede•. «Non c'è dubbio che I mass-media costltuisèano oggi una del-
le grandi forze che modellano Il mondo, e che in questo campo un numero cre-
scente di persone, ben dotate e altamente preparate, è chiamato a trovare Il pro-
prio lavoro e la possibilità di esercitare la propria vocazione. La Chiesa pensa a
loro con affetto sollecito e rispettoso e prega per essi. Poche protessionl richie-
dono tant a energia, dedizione, integrità e responsabilità come questa, ma, nello
stesso tempo, sono poche le professioni che abbiano un'uguale incidenza sui de-
stini dell'umanità•.
1981 . Le comunicazioni soclall al servizio della responsabile libertà
dell'uomo.
Gli strumenti della comunicazione possono rendere - diceva il documento
- servizio all'umanità o contribuire all'oppressione dell'uomo. Sarebbe quindi
esagerato e ingiusto affermare che tutto Il messaggio della comunicazione socia-
le sia negatìvo e che tutta la propaganda venga fatta per rendere schiavi; il ri-
schio è tuttavia reale e le conseguenze incalcolabili. Come si potrà evitare che i
contenuti della comunicazione sociale si trasformino In elementi disgregatori?
Soltanto l'uomo, utilizzando ragione e libertà, potrà eliminare questo pericolo. Gli
operatori di questi strumenti devono essere i primi ad operare con libertà respon-
sabile, farsi eco efficace della pubblica opinione e aiutare a garantire quella re-
sponsabilità agli Individui e ai gruppi sociali, come affermava Giovanni Paolo Il:
«La libertà può subire manipalazionl di vario genere... quando ad esempio i mez-
zi di comunicazione sociale abusano del loro potere senza occuparsi di una ri-
gorosa oggettività... e quando si adottano procedimenti psicologici senza tener
conto della libertà della persona... Infine il rispetto della gerarchia dei valori e del-
la verità, l'accesso dei gruppi nel quali l'uomo ama integrarsi, della famiglia e del-
la Chiesa alle comunicazioni sociali sono garanzia di vero dialogo costruttivo con
la società.
1982. Le comunicazioni soclall Incontro di generazioni, specie tra gio-
vani e anziani: Il problema degli anziani.
Dopo aver ricordato i compiti che spettano ai comunicatori e il rispetto dal
quale, nell'Antico Testamento, erano circondati gli anziani, Giovanni Paolo Il nel
messaggio esortava a far sì che sl accorcino, mediante i mass-media. « le distan-
ze tra giovani e vecchi, ridando all'età matura il senso della propria utilità ed of-
frendo ai giovani modelli di pensiero e gerarchie di valori che rivalutino l'anzia-
no», richiamando l'attenzione anche su problemi come quello della •giusta pen-
sione•• non meno grave di quello del «giusto salario•. In particolare, questo rac-
24 • BOLLETTINO SAI.ESI.ANO 1 SETTEM811f 11HJJ
Dalla Lettera
...Una sana «pedagogia dei media•
esige un impegno di seria competenza
per la loro utilizzazione, per la chiarez-
za degli obiettivi da prop0rsl, per uno
stimolo efficace alla creatività, per l'ac-
quisizione di una attitudine emancipata
e critica verso i loro messaggi, per una
presa di coscienza della loro influenza,
per la capacità di esprimersi con essi
dominandone I linguaggi e le tecnolo-
gie. Qui interessa anche il ruolo fon-
damentale che I genitori e tutti gli edu-
catori possono e debbono svolgere in
questo campo. soprattutto se si con-
sidera la condizione dell'odierna socie-
tà, pluralista o totalitaria. In questo
campo vorrei sottolineare due aspetti
del nostro Impegno educativo.
Il primo è quello di una sensibilizza-
zione sempre più chiara ed accurata
della natura stessa e dello scopo pri-
mario della «Comunicazione Sociale»,
in quanto comunicazione. Si trova qui,
come dicevamo. il segreto positivo del-
la mutua permeazione tra «Comuni-
cazione Sociale• e «media». Ciò che
conta è Il rapporto stesso tra gli uomi-
ni, la crescita nella comunione, nella
mutua conoscenza, nella comprensio-
ne dei nuovi linguaggi con la loro «let-
teratura. più in là della loro «gramma-
tica»: infatti, «il linguaggio - diceva
Mcluhan - è già messaggio•!
Il secondo, a noi particolarmente
caro, è quello dell'« attivismo giovani-
le•, che è possibile anche riguardo al
cinema, televisione, radio, musica (di-
schi e cassette...), stampa, fumetto... e
via dicendo. Un riferimento tutto pe-
culiare va al teatro, «che è - come
dice la "Communio et progressio" -
una delle forme più antiche e più effi-
caci di comunicazione fra gli uomini».
«L'attività teatrale, venendo a contatto
con altre forme di comunicazione: ha
dato vita a nuovi generi di spettacolo
ad azione multiforme, indicati giusta-
mente con l'espressione "multi me-
dia"».
«La Chiesa segue con simpatia ed
attenzione l'arte scenica, che nelle sue
origini era strettamente legata a mani-
festazioni di carattere religioso. Questo
antico Interesse per i problemi del tea-
tro deve animare anche I cristiani di
oggi, per ricavarne tutto l'arricchimen-
to possibile»
Certamente noi Salesiani dovremmo
sapere stimare di più e riattualizzare
meglio quest'attività, che forma parte
non insignificante della nostra tradizio-
ne educativa.
La cura di un sano attivismo giova-

3.5 Page 25

▲back to top
di don Viganò
nile si dedica a suscitare iniziatìva. fan-
tasia, responsabilità comunicativa tra i
giovani." Essa dovrebbe essere un po'
lo «specifico» che caratterizzi l'inter-
vento educativo salesiano, fermo re-
stando il discorso culturale, tecnico e
grammaticale di base. Don Bosco - in
tempi di teatro «preconfezionato,. -
liberò la creatività teatrale, le forme
drammaturgiche spontanee. Si potreb-
be fare un discorso analogo per aprire
ai giovani altri tipi di spontaneità e in-
tervento sui «media• odierni.
,
Fatte queste due sottolineature, ri-
cordo anche che la «Communio et pro-
gressio• ci chiede di saper promuo-
vere e sostenere le « vocazioni alla
professione di comunicatore cristia-
no» e anche di collaborare, nelle Chie-
se locali, al sorgere di centri di produ-
zione e di emittenti radiotelevisive. Per
noi rimane fondamentale, anche in
questo campo, la predilezione per i
giovani e l'interesse per i ceti popolari.
Sono già sorte in varie lspettorie dif-
ferenti iniziative, alcune qualificate:
centri di produzione di audiovisivi, edi-
trici, radio e televisione salesiana, rivi-
ste per giovani, scuole di formazione
alla Comunicazione Sociale... Ma sono
ancora poche e (guardando la nostra
presenza nel mondo) non sufficìente-
mente espressive della nostra missio-
ne. Eppure Don Bosco ci aveva lanciati
profeticamente all'avanguardia.
Un senso aggiornato della nostra fe-
deltà deve spingerci a riattualizzare
oggi il carisma di Don Bosco con la
stessa magnanimità di dedizione e di
inventiva con cui lui inserì la sua azio-
ne pastorale nel contesto e nelle pos-
sibilità dell'epoca.
Dobbiamo considerare il vasto cam-
po della Comunicazione Sociale come
un luogo di interessanti ed efficaci
«nuove presenze» per la Congregazio-
ne e la Famiglia Salesiana.
Saranno iniziative genuinamente no-
stre e promettenti, anche se non facili
né improvvisate.
Qui si aprono oriz.zonti di speranza:
c'è uno spazio speciale per il Salesia-
no Coadiutore, c'è un'esigenza di pro-
grammazione più coordinata con le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice, c'è un grande
appello con intensità di clamore per
tutta la Famiglia Salesiana: « ...figli di
Don Bosco, uniamoci!».
Bisogna proprio che prendiamo sul
serio la creatività instancabile del no-
stro Santo Fondatore per la salvezza
della gioventù e del popolo.
cordo fra le diverse età sarà favorito nell'ambito della famiglìa, dove gli anziani
potranno sviluppare tutte le capacità di esperienza mediante un impegno che è il
«parlare dell'anziano,., attraverso i mezzi della comunicazione sociale, per poter
«parlare con l'anziano».
1983. Comunicazioni sociali e promozione della pace.
Nel «messaggio» Giovanni Paolo Il si è rifatto al tema della «giornata della
pace», cioè «il dialogo per la pace, una sfida per il nostro tempo•. Essa può es-
sere favorita, attraverso i mass-media, da un uso corretto della comunicazione
«rimuovendo sopraffazioni, abusi e discriminazioni fondate sul potere politico,
economico e ideologico», per evitare «l'informazione a senso unico, imposta ar-
bitrariamente dall'alto e dalle leggi del mercato e della pubblicità» e la «concen-
trazione monopolistica», perché «le manipolazioni di qualsiasi genere non sono
solo attentati al retto ordine della comunicazione sociale, ma finiscono anche per
ledere i diritti alla informazione responsabile e mettere in pericolo la pace».
La pace è promossa quando la comunicazione «nei suoi contenuti educa
costruttivamente allo spirito di pace», all'esaltazione dei valori, alla reciproca
comprensione e al dialogo. Un compito particolare spetta al professionisti dell'in-
formazione, cui, accanto al diritto all'accesso delle informazioni e alla loro diffu-
sione, è necessario ricordare il superamento di un'etica puramente individualisti-
ca e asservita a gruppi di potere, palesi od occulti, a favore invece della «verità»,
del «pubblico» e del «bene comune della società».
CHIAMATE TORINO 20.51.304
L a corsa all'etere - come è
stato chiamato da alcuni il
fenomeno che ha visto sviluppare
enormemente le emittenza private
- ha coinvolto anche i Salesiani.
Il fenomeno del resto, essendo
prevalentemente giovanile non
poteva non interessarli. Fra le va-
rie presenze italiane eccovene
una, forse la più significativa per
l'impegno profuso. Si tratta della
torinese Radio Incontri.
La decisione per la sua fonda-
zione nel 1976, fu presa dal Capi-
tolo ispettoriale salesiano dell'I-
spettoria Centrale. Fu una deci-
sione coraggiosa che sin dall'inizio
rivelò una difficoltà: quella di dif-
ferenziarsi con chiarezza per am-
bito di interventi e di contenuti
dall'emittente diocesana Radio
Proposta. Si constatò, del resto e
quasi subito, da entrambi·le emit-
tenze che si rendevano necessarie
pesanti spese di gestione se si vo-
leva fare qualcosa di serio e dura-
turo.
Ci fu soprattutto il sincero de-
siderio di offrire un servizio a tut-
ta la Chiesa locale in profonda
unità fra gli operatori della co-
municazìone sociale.
Radio Incontri si fuse cosi con
Radio Proposta. Oggi le testate e
le relative frequenze restano due
per conservare la posebilità di
programmazioni alternative si-
multanee. La sede delle due emit-
tenti è unica e si trova presso l'I-
stituto salesiano Rebaudengo di
Torino.
« Come Salesiani - dicono a
Torino - ci siamo trovati coin-
volti in un impegno certamente
consono con il nostro carisma. Ci
sforziamo di curare soprattutto la
formazione cristiana e la qualifi-
cazione professionale di giovani
giornalisti e di programmatori
musicali. Il dono più prezioso -
essi dicono - che stiamo facendo
alla Chiesa locale è certamente
costituito da questi giovani ope-
ratori che accompagniamo da vi-
cino in un cammino di maturazio-
ne cristiana oltre che professio-
nale».
In questo lavoro i Salesiani
sono affiancati da alcuni profes-
sionisti locali realizzando in tal
maniera una singolare scuola che
vede impegnati componenti di-
verse.
Fra le iniziative di Radio In-
contri Proposta vanno cosi ricor-
dati i corsi di qualificazione che
hanno avuto fra i docenti, profes-
sionisti come Bruno Geraci, Mas-
simo Scaglione e Guido Clericetti
e l'irradiazione di programmi a
reti unificate di programmi fatti
propri anche da altre radio regio-
nali.
25 BOLLETTINO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1983

3.6 Page 26

▲back to top
RADIO SALESIANE (Censimento 1982)
RADIO INCONTRI
don Domenico Rosso
RDB RADIO DON BOSCO
don Fernando Mascaruccl
RADIO TIBURTINA
don carto Chenla
RADIO SPERANZA
don Carlo Flllpplnl
RADIO ASTORI MOGLIANO
don Severlno Cagnln
RADIO ANTENNA DON BOSCO
don Ruggero Coln
RADIO NUOVA MACERATA
don Pietro Dllettl
RADIO BELLUNO GIOVANE
don ValenUno Corolalta
RADIO COOPERATIVA ARESE
don Gaetano Galbuaera
RADIO DON BOSCO PORDENONE
don Arturo Bergamuco
RADIO VENETO ORIENTALE
don Alberto Trevlaan
10155 TORINO
p.za Rebaudengo 22
tel. (011) 20.51.267 I 20.51.304
00175 ROMA
v.le dei Salesiani 9
tel. (06) 74.80.470 I 74.84.644
00156 ROMA
via Tlburtina 986
tel. (06) 41.29,520 / 41.25.855
00139 ROMA
via Cocco Ortu 51
tel. (06) 81.90.994
31021 MOGLIANO VENETO (TV)
via Marconi 22
tel. (041) 45.27.88
89035 BOVA MARINA (RC)
Opera Salesiana
tel. (0965) 76.10.1O
62100 MACERATA
v.le Don Bosco 55
tel. (0733) 44.874 I 49.689
32100 BELI.UNO
p.za S. Giovanni Bosco 18
tel. (0436) 23.449 / 22.445
20020 ARESE (Ml)
via Caduti 75
tel. (02) 93.80.042
33170 PORDENONE
v.le Grigoletti 2
30027 S. DONA DI PIAVE (VE)
via 13 martiri 74
Una mamma di quattro figli
è la presidente dei CGS
Una significativa presenza nel territorio: i Circoli Giovanili Socio-
culturali. Sono presenti in ogni lspettoria italiana e fanno un eccel-
lente lavoro educativo. Cosa ne pensa la dottoressa
Adriana d'Innocenzo.
L'intervista è fissata per le die-
ci di mattina alla parrocchia
di San Giovanni Bosco, vicino a
Cinecittà, a Roma, dove hanno
sede i CGS, Cinecircoli Giovanili
Socioculturali. Con voce chiara e
gentile per telefono si era preoc-
cupata di come io potessi recar-
mici dalla zona di Roma in cui
abito, dandomi informazioni pre-
cise. La sua giovane collaboratrice
mi dice, mentre la stiamo aspet-
tando: «La riconoscerai subito, è
26 BOLLETTINO SALf!SIANO 1 SETTEMBRE 11183
una signora che corre sempre con
una cartella di documenti sotto il
braccio». Infatti arriva di corsa,
un po' trafelata, anche a causa di
una automobile capricciosa: è
Adriana d'Innocenzo, presidente
nazionale dei CGS, cinquanta-
quattro anni portati benissimo,
sposata con quattro figli, laureata
in farmacia, romana d'adozione,
ma nata in provincia di Como.
L'avverto subito che penso di
centrare l'intervista non solamen-
te sui CGS, ma anche su di lei,
sulla sua attività come presidente
e sulla sua vita. Si schermisce, af-
fermando che è più importante
dare spazio all'associazione che
dirige, e cede solamente all'idea
che il suo impegno, i problemi do-
vuti affrontare personalmente
possano essere la testimonianza di
un modo di pensare, di vivere di
una donna che ha compiuto certe
scelte.
- Innanzitutto, cosa sono i
CGS?
- ~ importante per me, per pri-
ma cosa, ripercorrere la storia di
questa associazione, che è nata
nel '68, ma che dal '68 al '77 è vis-
suta soprattutto nell'ambito della
Famiglia Salesiana, con il solo
obiettivo di fare educazione alla
lettura di film, cineforum insom-
ma. Le altre associazioni, proprio
perché era il '68, avevano assunto
un ruolo politico, di rottura, per
cercare di modificare qualcosa nel
campo della cultura cinematogra-
fica. Era l'epoca dei grog& proble-
mi, come quello della censura, an-
cora oggi non risolto. E c'era in
ballo la questione dell'ingresso
nelle istituzioni, politiche e terri-
toriali, questione che le associa-
zioni cattoliche, e in particolare i
CGS, non si proponevano come
fine primario; infatti in quegli
anni venne svolto un lavoro egre-
gio, ma solo nell'ambito della
scuola e dell'oratorio dove c'erano
questi circoli. Nel '77 la situazione
si modificò, con un cambio della
guardia, passando la presidenza
nazionale da don Valentini a don
Melesi, e con la pubblicazione di
un nuovo statuto.
- Questo statuto è del '77?
- No, del '78; ma già all'assem-
blea del '77 usci l'esigenza di con-
frontarsi con le altre associazioni
e con coloro che gestiscono il po-
tere nel campo della cultura. Col
nuovo statuto l'associazione ha
assunto quello che è lo stile di
oggi.
- Dai cineforum, allora, si è
passati ad altri tii")i di attività?
- Sl, le finalità dei CGS sono
essenzialmente quelle della pro-
mozione della cultura cinemato-
grafica, ma riguardano in generale
tutto il campo delle attività che

3.7 Page 27

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CGS LA.....P.,I,R. AMIDE
Divertiamoci insieme
CARNEVALE 1981
\\
~~ ~
~RASSmNA MUBIOO-"TEAlMI.E
DI ClAUPA SC0UST1CI DI lP.ll'ACCIO
-----..-.N...c..,.....t-_o--- 26 FE111111A10 · ORE1t5
__,.. &ol,onoLIOOO-·LIIOO-
TVllllO a.EMSON - OAAlOffO SALESW«l
r . • ~ ,,. ,.. ...,,.,.u.,,.
1--20~2\\Jll ·'aESM
/1 comp,gni, IIAllfROG present,
l TUBO e il ~CUB-O .... -·--~-~------~---~ "--e1".1a'1-.1_1._.........
- Ll ll'f1t S.\\alll - -
·- - -- ~ ..
-·- ·•-
concernono i mass media.
- Quindi teatro...
- Sì, teatro, cinema, audiovi-
sivi, musica e concerti e... beh, la
danza non è ancora prevista -
aggiunge sorridendo.
segna chlamata «Occhio per oc-
chio: dalla matita bizzarra alle
stranezze della cinepresa»; il CGS
della Toscana due cicli di film in-
titolati «Musica e cinema,, e «I
detectives: dal romanzo giallo al
film».
- Che tipo di iniziative sono - Come si entra nei CGS?
promosse?
- L'iscrizione prevede una tes-
- Sono molte. Si organizzano sera. Uno dei nostri obiettivi è au-
concorsi, mostre, rassegne cine- mentare, in senso qualitativo, la
matografiche, teatrali, fotografi- partecipazione degli iscritti alla
che, letterarie; si istituiscono vita del circolo. Bisogna cercare di
scuole di teatro, di clown. Sono trasformare il CGS da una sede
stati predisposti corsi sperimen- dove si proiettano, a cura di un
tali per la preparazione di opera- piccolo numero di persone, una
tori e animatori culturali, il cui serie di film di qualità, in un luo-
obiettivo è preparare i giovani go dove si fanno anche teatro, di-
soci all'assunzione di responsabi- battiti, conferenze, presentazioni
lità lavorative nel campo della po- di libri, dove tutte le persone si
litica culturale: cineteche, enti sentano spinte a fare attività cul-
culturali delle Regioni e Comuni, turali. Il momento in cui tu entri
circuiti cinematografici, bibliote- in un dibattito, esprimi delle pro-
che. Per fare qualche esempio pra- poste, ecco, allora fai cultura. La
tico, nel 1982 il CGS «Don Bosco» funzione dell'associazionismo oggi
di Genova ha organizzato una ras- diventa sempre più importante,
come strumento per reagire a
quell'isolamento a cui l'uomo è
oggi inequivocabilmente portato.
Si può reagire all'isolamento pro-
prio attraverso queste forme che
possono offrire alla gente degli in-
teressi a stare assieme, cioè a pro-
durre cultura. Quindi il nostro in-
tento è di trasformare i CGS da
luogo di consumo a luogo di pro-
duzione, specialmente a livello
giovanile. I CGS possono diven-
tare inoltre un canale per espri-
mere le richieste e le proposte del-
la base e per indicare delle rappre-
sentanze.
- Che tipo di film vengono
proiettati?
- Sono film di qualità. Per noi
il film buono non è un film mora-
listico, ma un film che faccia pen-
sare la gente, che abbia una gros-
sa tematica.
- Lei che film preferisce?
- Quelli sociali e psicologici.
27 80LLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1983

3.8 Page 28

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- Quali film le sono piaciuti
ultimamente?
- «Quinto potere»; abbastanza
«Gandhi»; ma soprattutto «La
notte di San Lorenzo».
- Si, è un film molto poetico.
I suoi attori favoriti, invece?
- Mah... - dopo un attimo di
esitazione mi confessa sorridendo
- devo dirti la verità, io al ci-
nema non ci vado spesso, sono
molto presa dai problemi dell'as-
sociazione, lavoro qui a pieno rit-
mo.
- In famiglia tutto questo
come è visto? Perché è il solito
problema della donna che la-
vora, come conciliare la vita
privata con la propria attività.
- Mio marito, la mia famiglia
l'hanno accettato pienamente.
Dopo sposati ci siamo trasferiti
prima all'Aquila, poi a Firenze e
sono stati dieci anni in cui mi
sono dedicata completamente ai
miei cari. Al nostro ritorno a
Roma conobbi i Salesiani presso
cui andavano a scuola i miei figli,
e uno di questi mi invitò a fare il
cineforum. Scoprii il cineforum e
scoprii che era una cosa molto se-
ria, non facile come si poteva pen-
sare. Allora frequentai un corso
sulla cultura cinematografica di
due anni; e nel '68, alle soglie dei
quarant'anni, cominciai a dedi-
care metà del mio tempo al cine-
forum e alla scuola sperimentale
in cui ero stata chiamata a inse-
gnare cinema. Ho lavorato nove
anni nella scuola iniziando nella
«media» per finire all'Istituto di
Stato del cinema. Lasciato que-
sto, per motivi di famiglia, ho ini-
ziato la mia attività nei CGS.
- Il suo lavoro come presi-
dente nazionale in che cosa
consiste?
- Soprattutto nel curare i rap-
porti con l'esterno, con le istitu-
zioni, ma io sono stata una presi-
dente piuttosto accentratrice e ho
cercato di conoscere tutto quello
che succedeva nell'associazione.
- Alle iniziative dei CGS
hanno collaborato personaggi
famosi, attori, fotografi?
- No, purtroppo per ora no, ma
è nei programmi. Con quest'anno
usciamo allo scoperto, curando
l'immagine pubblica dei Cinecir-
coli, che fino ad ora è stata so-
stanziata dalla credibilità dei Sa-
lesiani. Adesso è arrivato il mo-
mento di renderla evidente attra-
verso delle manifestazioni in cui il
progetto culturale dei Salesiani
venga proposto agli altri.
- Si avverte molto lo spirito
dei Salesiani nell'associa-
zione?
- Moltissimo, io stessa mi sen-
to salesiana, soprattutto per la
scelta verso i giovani. Questo è
esplicitamente scritto nella nostra
«Proposta culturale». Facciamo
di tutto per dare spazio ai giova-
ni, per fornire occasioni che per-
mettano di esprimere le loro ri-
chieste, proposte, idee.
Monica Ferrari
Per saperne di più
:Presentiamo, a cura di Angelo Paoluzi - noto giornalista cattolico e
nostro collaboratore - una rassegna bibliografica sulla comunica-
zione sociale ed i suoi problemi. Vi figurano le pubblicazioni
più recenti.
I n questo 1983, proclamato dall'Or-
ganizzazione delle Nazioni Unite
«anno internazionale dei mass-me-
dia•, la Chiesa ha scelto, in consonan-
1,a con gli obiettivi dell'ONU, per la
diciassettesima «giornata mondiale
delle comunicazioni sociali» il tema
«Comunicazioni sociali e promozione
della pace». Questo duplice tipo di in-
teresse attorno al variopinto e, perché
no?, affascinante mondo dei giornali,
degli audiovisivi, del cinema e degli
altri strumenti del comunicare giusti-
fica la moltiplicazione di saggi, studi e
contributi.
Da un anno all'altro, quindi, non è
inopportuno gettare uno sguardo in
libreria, nei cui scaffali si è aggiunta
una nuova rivista bimestrale, «Mass
Media» (ne sono usciti tre quaderni, il
quarto è previsto per questo mese),
che ha colmato un vuot.o perché di
«area» cattolica e, particolare signi-
ficativo, è stampata da un edit.ore me-
ridionale, Capone, a Cavallino di Lec-
ce. In ottima veste tipografica, è di-
retta da Gino Agnese e Gianpiero Ga-
maleri e si avvale di una rosa di col-
laboratori fra i quali ricorderemo p.
Enrico Baragli, Guido Gerosa, Jader
Jacobelli, Massimo Rend.ina, Sinaldo
Sinaldi, Mario Verdone, .Adriano Za-
nacchi. A titolo di esemplificazione,
dal primo fescicolo citiamo «Tutti in
casa dinanzi alla TV come polli in
batteria?» di Erick Barnouw, dal se-
condo • Per una sociologia fondata
sulla nuova comunicazione• di Abra-
ham A. Moles, dal terzo una serie ab-
bastanza divertente (si era in campa-
gna elettorale) su «La comunicazione
dei leaders», con contributi di Gino
Agnese, Derrick de Kerckhove, Giulio
Giustiniani, J. Godfrey, L. Albertazzi,
Francesco Erspamer, Angelica Muc-
chi-Faina. Ci siamo dilungati sulla
pubblicazione perché riteniamo sia un
importante veicolo di idee e di pro-
poste, anche in proveniema (seppure
non esclusiva) dal mondo cattolico.
Da un anno all'altro si sono svolti
parecchi incontri e convegni sull'ar-
gomento di cuì parliamo: ne stanno
uscendo, mano a mano, gli «atti•,
come segno di att.enzione al problema.
anche per una rapida utilizzazione dei
risultati (nel sett.ore la tecnologia cor-
re velocissima e l'aggiomament.o ap-
pare sempre più necessario). Citiamo
il fascicolo dell'iniziativa presa nel no-
vembre 1982 dalla rivista « Vita e pen-
siero» su «Immagini e ragione nell'età
dei mass-media», con la Ielazione in-
troduttiva del rettore della Cattolica
Giuseppe Lazzati e quelle successive
di Gianfranco Bettetini, Luigi Anolli,
Aurelio Valeriani, Luigi Serenthà ri-
spettivamente su «Le logiche comu-
nicative degli audiovisivi», «Aspetti
razionali e irrazionali nella fruizione
dei mass-media», «L'educazione nel-
l'età dei iruu;&-media», «La pastorale
nella società dei mas.q.media» (Mila-
noJ... 1983, pagg. 60, lire 4.000).
.ti uscito anche il volume del semi-
nario su «Nuove tecnologie: sociolo-
gia e informazione quotidiana», te-
nutosi alla fine del 1981 e organizzat.o
in collaborazione fra l'Università di
Torino e le associazioni dei giornalisti
(Angeli, Milano, 1982, pagg. 310, lire
15.000). E ancora le conclusioni di «Il
28 80!.LETTINO s.<LESIANO I SETTEMBRE 1963

3.9 Page 29

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dopo McLuhan•, che si tenne a Pe-
scara nel luglio 1981, con il sottotitolo
«L'oggi e il domani nell'esplorazione
dei media• (Associazione Ennio
Flaiano, Pescara, 1982). Danno l'im-
pressione di un centone i risultati del
convegno "Il linguaggio delJa divul-
gazione•, svoltosi nel febbraio del
1982 a cura della rivista «Selezione
del Reader's Digest» (Milano, 1982,
pagg. 280, s.i.p.): al di là dagli auto-
revoli nomi degli intervenuti, pare sia
mancata un'idea centrale e ognuno ba
fatto la lode del proprio convento e
del proprio settore.
Utili, infine, le conclusioni del con-
gresso del 1980 dell'Unione interna-
zionale della stampa cattolica
(UCIP), disponibili purtroppo soltan-
to in francese con iJ titolo «Pour une
société de communication» («Per una
società di comunicazione", Editions
Cana, Parigi, 1981, pagg. 174, si.p.).
Di esse ci si augurerebbe una tradu-
zione da parte di qualche editrice cat-
tolica italiana, specialmente in con-
siderazione dei contributi offerti da
Lucien Guissard, René Rémond, Vin-
cent Cosmao, J.-L. Descalzo, Pia-Ma-
ria Plechl e mons. S. Lourdusamy. Si
potrà costatare, fra l'altro, come il
giornalismo catt.olico, a livello mon-
diale, abbia una visione molto più
aperta e solidale di tanta pubblicisti-
spunti, suggerimenti, valutazioni e
opinioni; lo si legge con interesse e di-
vertimento, anche perché non è scrit-
to in gergo «giornaleseio. Il solo ram-
marico che possiamo avanzare sta nel-
l'aver trascurato il peso «sommerso»
delle agenzie catt.oliche con la loro
storia e la loro diffusione. Qualcuno,
un giorno o l'altro, dovrà pur occupar-
sene: un cenno storico-didattico è
contenuto nel secondo dei «prontua-
ri» della Redazione centrale della Ra-
dio Vaticana, «Chiavi per la lettura
integrale dei dispacci delle agenzie te-
legrafiche di notizie•, dovuto a Félix
Juan Cabasés, direttore della stessa
redazione (Radio Vaticana, Roma,
1983, pagg. 60, s.i.p.). L'agile manuale
è quanto di più essenziale e conden-
sato possa essere offerto per « aprire•
i misteri delle agenzie: riteniamo che
un giovane agli inizi della professione
giornalistica, in vista dell'esame di
idoneità per l'esercizio del mestiere,
possa trovare ciò che gli è necessario
per sapere veramente tutto sull'ar-
gomento.
Un cenno di rinvio a «Le vie della
persuasione• di Jean-Noel Kapferer
(sottotit.olo: «L'influenza dei media e
della pubblicità sul comportamen-
to»), edito dalla ERI (T orino, 1982,
pagg. 376, lire 16.000): una ricerca sul
messaggio, palese e occulto, che passa
a essere molti - si interessano del fe-
nomeno della comunicazione.
Concludiamo, senza alcuna pretesa
di essere stati esaurienti ma a sempli-
ce titolo orientativo, invitando alla
lettura di «Dopo McLuhan», di p.
Enrico Baragli. Il libro (LDC, Torino,
1981, pagg. 110, li.re 3.500) si racco-
manda per la puntualizzazione della
figura dello scomparso saggista ca-
nadese, aggiungendo pratiche valu-
tazioni sul piano dell'utilizzazione pa-
storale dei media. Della stessa editri-
ce LDC rinviamo alla lettura della no-
stra «Guida al giornale» (Torino,
1981, pagg. 80, lire 1.800), al preceden-
te «Il giornale» di Franco Pettinelli
(sottotitolo: «Come nasce-come
vive», Giunti-Nardini, Firenze, 1980,
pagg. 152, lire 12.000) e alla ricerca di
Guido Ferraro «Strategia comunica-
tiva e codici di massa• (Loescher, To-
rino, 1981, pagg. 270, lire 11.000);
come sussidiari, il nostro, per un ap-
proccio a una valutazione ecclesiale
della comunicazione, per l'eccellente
repert.orio informativo, quello di Pet-
tinelli, al mondo della carta stampata,
per un'occhiata più in profondo, l'al-
tro di Ferraro, dei «processi sociali»
di comunicazione.
Concluderemo segnalando « La
scuola fascista di giornalismo 1930-
1933» di Eugenio Gavallotti (Sugarco
ca laica, progressista e radical-chic.
Fra le opere più recenti, una impor-
tanza particolare crediamo di poter
attribuire a «Le macchine del.l'infor-
mazione», di Sergio Lepri (Etas Libri,
Milano, 1982, pagg. 300, lire 18.000).
Il sottotitolo, «ieri, oggi, domani delle
agenzie di stampa», non è millanta•
torio, ma risponde al contenuto del li-
bro con fedeltà e scrupolosissima in-
formazione. Fra l'altro Lepri - che è
direttore della più importante agenzia
di stampa italiana, l'Ansa - ha offer-
to un contributo importantissimo, e
tale che sarà sempre necessario rife-
rirvisi, alla storia della sua stessa
agenzia. Il resto del saggio è ricco di
attraverso la pubblicità dei_mass-me-
dia, specie audiovisivi. E, ancora, la
nuova edizione del « Manuale di lin-
guaggio giornalistico» (Etas Libri,
Milano, 1981; pagg. 244, lire 10.000),
dovuto a una équipe di collaboratori
dell'Ansa e che spiega, smonta e ri-
monta il gergo - non sempre del tut-
to chiaro - che viene utilizzato in
particolare dalla stampa scritta. Nel
1982, inoltre, la Presidenza del Con-
siglio dei Ministri ha edito un fasci-
colo molto ricco di notizie su «La
stampa quotidiana, periodica e le
agenzie di informazione in Italia»,
strumento di consultazione per quanti
- e, come abbiamo visto, cominciano
edizioni, Milano, 1982, lire 7.000), uno
«spaccato d'epoca" che abilmente il-
lustra, oltre tutto, il carente spessore
culturale del regime mussoliniano, e
«La stampa cattolica in Italia. di
Carlo Capuano (Sellerio editore, Pa-
lermo, 1982, pagg. 144, lire 8.000), ov-
vero «come non si scrive un saggio»,
poiché si tratta di un pamphlet com-
pilato senza gusto e informazioni, re-
datto in pessimo italiano su un ar-
gomento attorno al quale sono possi-
bili la critica e anche la polemica, non
il pregiudizio laicistico e la condanna
aprioristica.
Angelo Paoluzi
29 BOLLETTINO S.,.LESIANO I SETTEMBRE 1983

3.10 Page 30

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Don Bosco
e gli
emigranti
Mentre In Brasile si concludono gli spostamenti di masse umane.
le celebrazlonl centenarie
Si è parlato dunque di esodo ru-
della presenza salesiana
rale e di migrazioni laborali e que-
In quel Paese,
ste sembrano oggi davanti a nuovi
presentiamo questo articolo
di don Giovanni Vecchi,
argentino e profondo conoscitore
della realtà Latinoamericana.
fenomeni, eventi pacifici. Oggi
sentiamo di «campi cli rifugiati»,
di espulsione razziale, di mano
d'opera spostata per aggiorna-
mento del sistema produttivo ru-
rale e industriale. Ci sono anche i
fenomeni numericamente meno
L a storia delle migrazioni
non è certamente propria
ed esclusiva della nostra
consistenti ma non meno proble-
matici degli «esiliati» per motivi
politici, della fuga dei cervelli e
del travasa.mento di popolazione
epoca. Da sempre l'uomo si muo- verso aree di prosperità.
ve da una parte all'altra della su- In America Latina alcuni anni
perficie della terra. Ci sono stati fa si calcolavano 70 milioni di per-
spostamenti personali, di piccoli sone «spostate» per motivi di la-
gruppi, di grandi masse. Ci sono voro e di sussistenza. L'emigrazio-
stati pellegrinaggi, esodi, invasio- ne dei poveri verso i centri di la-
ni, espulsioni, marce di popoli sot- voro costituisce oggi nel nostro
to condottieri e senza. I moventi continente un fenomeno caratte-
erano le calamità naturali, la ri- rizzante, di cause non più ignote,
cerca cli migliori concli2ioni cli e cli incalcolabili riflessi di ogni
vita, la mancanza di lavoro e di tipo. Il più vistoso ma non l'unico,
condizioni umane di esistenza, le il solo importante è il «model-
persecuzioni religiose e politiche, lo• di città latinoamericana, che
le discriminazioni razziali...
riflette la stratificazione sociale.
Ma è l'epoca attuale che tocca È evidente che non ogni migra-
il primato del fenomeno per le di- zione ha lo stesso significato e le
mensioni, la continuità, la simul- stesse conseguenze. L 'emigrazione
taneità e il carattere violento de- dei «poveri» sottomette questi a
30 • BOLLETTINO SALESIA/VO I SETTEMBRE lll83
processi di disintegrazione, a rap-
porti di isolamento sociale e cli
sfruttamento.
Chi ha un minimo di senso
umano e chi si lascia guidare dalla
carità non vede con indifferenza
questo «calvario» dell'uomo che è
l'abbandono traumatico delle pro•
prie radici e la deportazione espli-
cita o equivalente verso lo scono-
sciuto. Al contrario si lascia com-
muovere dalla sua portata sociale
e raccoglie anche la sua sfida e il
suo significato di salvezza.
Il popolo eletto difatti, Israele,
sperimentò la schiavitù del lavoro
e l'emigrazione. E il Signore fece
diventare questo avvenimento un
evento cli liberazione e un segno
della sua presenza anche per il mi•
nistero di persone scelte che sen-
tivano come Lui le sofferenze del
popolo. Per fame Israele si era
messo alle dipendenze di un po-
polo ricco. Fu destinato al lavoro
degli schiavi e privato del frutto
della propria fatica quotidiana.
Come misura precauzionale di di-
pendenza lo si costrinse a una vita
insopportabile e non gli si permise
di poter crescer e. Ma Dio vide la
sofferenza dei suoi e, deciso a li-
berarli, inviò uomini che li fecero

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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«uscire» in massa dall'Egitto.
L'emigrazione può essere, dunque,
per molti anche la strada per rag-
giungere una «nuova terra» uma-
na.
Non era possibile che un Santo
dell'epoca moderna rimanesse in-
differente di fronte al fenomeno
delle migrazioni e senza la capa-
cità di discernere quali siano gli
sfruttatori e quali i sofferenti,
quali conseguenze inoltre compor-
ti questo fenomeno per la dignità
e la salvezza dell'uomo.
Don Bosco si trovò davanti a
tre versioni del multiforme evento
migratorio: l'esodo giovanile dalla
campagna verso le città nella pri-
ma fase industriale; l'emigrazione
del popolo povero dell'Europa
verso i paesi nuovi, cioè l'Ame-
rica; gli esiliati per motivi politici.
I due primi sono macrofenomeni;
Congresso di Vienna. Le Memorie
Biografiche di Don Bosco accen-
nano a parecchi esuli politici di
cui generalmente tacciono i nomi
e a cui Don Bosco offrl aiuto ge-
neroso, sebbene il loro esiguo nu-
mero e la diversità di situazioni
non abbia comportato la struttu-
razione di opere o attività di soc-
corso sistematico. Per fortuna al-
cuni nomi e il loro rispettivo
«caso» ci sono stati tramandati.
C'è il sacerdote don Zattino, pro-
fessore di filosofia condannato a
Brescia per ribellione; c'è il nome
di un musico, Suttil Gerolamo, ri-
cercato a Venez.ia dalla polizia per
espressioni non gradite alle auto-
rità che oggi chiameremmo sov-
versive; c'è un notaio di Pavia che
aveva messo a rischio l'agiata con-
dizione di famiglia e che per vi-
vere dava spettacolo con canarini
Laboratorio di falegnamerla a S. Paulo (Braslle), 1919
l'ultimo era allora di piccole di-
mensioni.
Cominciamo da quest'ultimo,
rivisitando l'aneddotica.
Tra il 1849 e il 1860 erano ve-
nuti in Piemonte, la terra di Don
Bosco, da vari stati d'Italia e so-
prattutto dalle terre venete e lom-
barde, coloro che fuggendo vole-
vano sottrarsi alle persecuzioni
dei governi restaurati dopo il
addomesticati in una piazza di
Torino. Ma soprattutto ci fu un
uomo che avrebbe riempito il
mondo politico col suo nome:
Francesco Crispi, poi primo mi-
nistro e allora in disgrazia. Don
Bosco lo invitò a casa sua e per un
mese e mezzo spesso lo faceva se-
dere alla sua mensa, facendogli
pervenire, con tatto e discrezione,
aiuti per i suoi bisogni.
L'emigrazione giovanile dalle
campagne verso le città diede ori-
gine a tutta la sua stessa opera di
assistenza sociale, di educazione e
di evangelizzazione. Difatti erano
giovani paesani venuti a Torino in
cerca di lavoro coloro che forma-
vano la maggior parte del primo
nucleo oratoriano. Erano essi che
non sapevano dove andare la do-
menica; erano essi la mano d'o-
pera a buon mercato. Il dialogo
col primo ragazzo, ricordato da
Don Bosco stesso, chiarisce l'ori-
gine della gioventù che Don Bo-
sco raggiunse nelle sue prime
esperienze apostoliche.
Ma il secolo XIX vide il feno-
meno delle migrazioni massicce
dall'Europa esaurita nelle sue
possibilità espansive di allora,
v~rso aree che offrivano prospet-
tive di lavoro, anche se non scevre
di avventure e rischi. L'Italia fu
uno dei principali porti di parten-
za come dimostrano le attuali sta-
tistiche della popolazione negli
Stati Uniti, Brasile e Argentina.
Don Bosco come altre grandi fi-
gure cristiane (si pensi solo a San-
ta Francesca Cabrini) fu subito
sensibile a questa situazione, con-
scio del dramma umano che essa
rappresentava. Su questo dram-
ma lo si sente ragionare sovente:
«Vi raccomando - diceva ai Mis-
sionari partenti - con insistenza
particolare la dolorosa posizione
di molte famiglie italiane, che nu-
merose vivono disperse in quelle
città e in quei paesi e in mezzo
alle stesse campagne... I genitori,
la loro figliolanza poco istruita
della lingua e dei costumi dei luo-
ghi, lontane dalle scuole e dalle
chiese o non vannù alle pratiche
religiose o se ci vanno niente ca-
piscono.
Perciò mi scrivono che voi tro-
verete un numero grandissimo di
fanciulli ed anche di adulti che vi-
vono nella più deplorevole igno-
ranza del leggere, dello scrivere e
di ogni principio religioso.
Andate, cercate questi nostri
fratelli cui la sventura o la miseria
portò in terra straniera e adope-
ratevi per far loro conoscere quan-
to sia grande la misericordia di
quel Dio, che ad essi vi manda pel
bene delle loro anime, per aiutarli
a conoscere e seguire quella stra-
da, che sicura li condurrà alla loro
31 SOi.LETTiNO SALESIANO 1 SETTEMBRE 1983

4.2 Page 32

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eterna salvezza» (MB, XI, 385).
Ma veniamo alle opere. Siamo
in Francia. Nella città e nei din-
torni di Marsiglia si contavano
non meno di 80.000 italiani emi-
grati che lasciavano un'immensa
moltitudine di ragazzi in balla di
se stessi. Tra di loro Don Bosco
aprl una casa, sollecitando l'inte-
res.se di un console amico e di al-
tre persone influenti di diverso
credo religioso e di varia militan-
za politica. E non lasciò di rivol-
gersi alle più alte autorità, richia-
mando l'attenzione sul fenomeno.
Scrisse infatti al ministro degli
esteri, Cairoti, segnalando «l'ab-
bandono in cui si trovano molti
fanciulli di famiglia italiana, di-
moranti al mezzodl della Francia,
abbandonati a se stessi• (15 ot-
tobre 1880. MB, XIV, 116-118).
Univa così la carità pastorale
con la responsabilità politica.
r Ma l'orizzonte geografico dell'e-
migrazione era America, Nord e
Sud, e in quest'ultima particolar-
mente due paesi: Brasile e Argen-
tina. L'assistenza agli emigranti e
ai loro figli fu uno degli scopi a cui
Don Bosco mirava con le sue spe-
dizioni di Missionari.
Scrive il suo principale biogra-
fo: «Gli stava anche molto a cuore
la condizione degli italiani, che in
numero straboccante e ognor cre-
scente vivevano dispersi in quella
vastissima repubblica... Piovuti
laggiù dall'Europa in cerca di for-
tuna, privi di scuole per i fanciul-
li, lontani da ogni pratica religio-
sa, un po' per colpa loro, un po'
per mancanza di sacerdoti che ne
potessero prendere cura, rischia-
vano di formarvi tutta la gran
massa di popolazione senza fede e
senza legge» (MB, XV, 148).
Nella sola Buenos Aires gli ita-
liani non erano meno di 30.000 e
l'Arcivescovo di quella città aveva
disposto che i Religiosi inviati da
Don Bosco assumessero il servizio
della chiesa intitolata alla «Mater
Misericordiae», detta la «iglesia
de los italianos». «L'offerta -
dice il biografo - potevasi con-
siderare provvidenziale, giacché
porgeva subito ai nostri i mezzi
per occuparsi della Mis.sione•
(MB, XII, 97).
Don Cagliero divenne il « prete
delle medaglie», proprio come
Don Bosco a Torino, tra i ragazzi
32 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE I 083
della o:Boca», un quartiere abi-
tato da emigrati. E al Vescovo,
preoccupato per l'imprudenza con
cui il Cagliero si era spinto in
wna dove i preti venivano presi a
sassate, replicò decisamente: -~
proprio per questi nostri italiani e
figli d'italiani che Don Bosco ci
ha mandati» (MB, XII, 268).
Per gli emigrati italiani nel
Cile, Argentina, Uruguay e Para-
guay Don Bosco concepl persino
l'ardito disegno d'indurre il Go-
verno italiano a formare nel sud
dell'Argentina una colonia, che,
dipendesse in tutto e per tutto
dalla madre patria. Un disegno
che mazziniani e garibaldini agi-
tarono e che a Don Bosco veniva
suggerito da ansia pastorale, ma
inattuabile per le conseguenze po-
litiche che implicava.
Soffermiamoci un po' sul Bra-
sile, «garibaldina» terra di immi-
grati, ieri e oggi, in cui l'opera sa-
lesiana celebra quest'anno il suo
glorioso centenario. Il pioniere
dell'opera è don Lasagna, un gio-
vane e brillante sacerdote. Della
sua prima ispezione al campo di
lavoro si riporta questo episodio.
Dall'alto di una collina nei
pressi di San Paolo gli furono ad-
ditate capanne e piccole case, sul-
le quali dominava un campanile
di modeste proporzioni che s'in-
nalzava quasi timido sulle abita-
zioni. Ivi avevano trovato dimora
da sette anni alcune centinaia di
famiglie italiane, condotte e ab-
bandonate in quelle terre da spe-
culatori senza scrupoli. Saputo
ciò, don Lasagna scese dalla vet-
tura e si diresse alla casa più vi-
cina. I coloni, appena corse la
voce che c'era un prete italiano, si
affollarono da ogni parte attorno
a lui; poi un uomo si affrettò ad
aprire la cappella, dove entrarono
tutti. Don Lasagna fece loro un
commovente discorsetto. Afferma
lo st.orico che era indescrivibile la
gioia di quella gente, la quale vi-
veva senza prete, senza sacra-
menti e senza parola di Dio. La
loro condizione in.teneri don La-
sagna, che, distribuite quante im-
magini e medaglie aveva con sé -
un gesto imparato da Don Bosco
- e fatte loro utili raccomanda-
zioni, partl piangendo e promet-
tendo di tornare o di mandare chi
si prendesse cura delle loro anime.
Promessa che i salesiani manten-
nero, anche con notevoli sacrifici.
Difatti i salesiani arrivati a San
Paolo, stando a quanto riferiscono
le fonti, cominciarono subito a vi-
si.tare colonie di immigrati, insie-
me all'apertura di un'opera gio-
vanile e di una chiesa per il po-
polo.
L'opera salesiana è «cattolica».
Non guarda la nazionalità, ma la
sfida alla carità. Per questo è
aperta ai bisogni di tutti. Nel
Brasile si è incontrata con popo-
lazioni nel pieno lavorio della loro
fusione etnica. E di questa popo-
lazione, senza staccare i gruppi,
ha assunto l'itinerario di integra-
zione e di fondazione di nuove ra-
dici. Difatti il tipo di attenzione
che Don Bosco consigliava non
tendeva tanto a staccare gli im-
migrati dal popolo che li accoglie-
va, ma piuttosto a mantenere i
loro valori nativi, tra i quali c'era
la fede e a inserirsi come arricchi-
mento umano nella nuova terra.
La sensibilità di Don Bosco per
gli emigrati ebbe il suo prolun-
gamento nelle iniziative dei sale-
siani. In qualche parte l'attenzio-
ne spirituale alle colonie e quar-
tieri di immigrati fu così emergen-
te da apparire come il tratto ca-
ratteristico del lavoro della Con-
gregazione.
La geografia dell'impegno sale-
siano odierno a favore degli emi-
grati si estende a gruppi polacchi,
spagnuoli, ucraini, lituani, tede-
schi e cinesi in diversi continenti e
paesi.
Questi gruppi sembrano code di
un fenomeno passato e la loro at-
tenzione un «dettaglio» umano e
pastor ale in popolazioni tradizio-
nalmente ben servite. La vera sfi-
da odierna e futura sono le migra-
zioni confuse, drammatiche, for-
zate, prodotte dalle attuali eco-
nomia e politica. E anche a questa
sfida i salesiani stanno cercando
di dare una risposta-segno nelle
periferie urbane e nelle opere a fa-
vore dei giovani più poveri. Si
tratta di una risposta inconcepi-
bilmente sproporzionata riguardo
al macrofenomeno dello sfolla-
mento di persone; ma comunque
guidata dalla stessa sensibilità e
condivisione che animò il loro
Fondatore.
Giovanni Vecchi

4.3 Page 33

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CRAVIOTTO Sac. LAZZARO Safnlano
t Genova a 72 anni
Don Baciccin. come amava farsi
chiamare. ebbe Il dono di saper creare
attomo a sé la simpatia e di far sboc-
ciare l'amicizia aperta e schietta In un
contatto .umano• oontlnuo, fedele e
disinteressato con la gente. Prestò la
sua opera d'Insegnante in varie scuole
salesiane della Liguria e della Tosca-
na, guadagnandosi la stima e l'affetto
di tanti allievi che, a distanza di anni,
ricorrevano all'antico professore, qua-
le rnaestro di vita. Sacerdote e salesia-
no ricco di fede e di irradiante bontà,
raccolse a piene mani li frutto del suo
lavoro nella scuola e ovunque l'orien-
tava la sua squisita sensibilità per I
problemi altruJ, per condividerli e, as-
sai spesso. risolverli.
GATTI Sac. ARTURO Saleelano t Cai-
ro a 80 anni
La lunga vita del caro don Gatti può
assere cosl sintetizzata; intensa pre-
ghiera affiorante anche dall'inconscio;
disponibilità affettuosa e fìliale alla vo-
lontà di Dio; una eocezionale traspa-
renza di spirito. Don Gatti parli missio-
nario verso la Palestina nel 1929. Or-
dinato sacerdote a Betlemme Il 1O lu-
gIlo 1938 fu inviato In Egitto dove ri-
mase fino alla morte.
GENTILE Sac. ANGELO Saleslano t
Rlgnano Garganico a 73 anni
Rignano Garganico è un paesino di
circa duemilacinquecento abitanti.
Ben 15 suoi cittadini sono attualmente
Salesiani. L'occasione della morte di
don Gentile - considerato un vero pa-
triarca pe< le sue eccezionali doti di
bontà - ha dato modo al paese di
esprimere anche tutto Il suo attacca-
mento a Don Bosco. Don Gentile ha
trascorso la maggior parte della sua
vita salesiana lavorando per la forma-
zione dei candidati al sacerdozio. L'ha
!alto con prudenza e saggezza. Questa
sua prudenza e saggezza ha fatto si
che molti suoi exalunnl - Insegnò S.
Scrittura - continuarono anche dopo
gli studi a considerarlo come guida e
maes1ro Don Gentile - ha scritto una
signora - per oltre vent'anni è stato
per me un vero direttore dello spirito
che m'ha guidata, sorretta, incoraggia-
ta con la parola e con lo scritto In par-
tlcolarl e dlfflclll momenti della mia
vita. In lui ho riscontralo una ricchezza
inestimabile di valori morali e sopran-
naturali, da lui ho appreso a riscoprire
la preziosità della sofferenza nell'ora
lnesllmablle della prova.
RANDAZZO Sac. Leonardo t S. Gre-
gorio di Catania a 89 anni
Sin dal 1910 don Randazzo entrò tra
I Salesiani rimanendovi per sempre
con la sola interruzione del servizio mi-
litare prestato durante la prima guerra
mondiale. Ha lavorato In numerose
Case dell'lspettorla Sicula e particolar•
mente1n quella di Caltagirone dal 1948
al 1972. Alla chiusura di quest'opera fu
destinato alla Casa di S. Gregorio dove
ha lasciato un ricordo vivissimo.
BERRUTO Suor MARIA Benedettina
Apprezzatissima per la sua maestria
nell'eseguire I più svariati lavori di ri-
camo a colori e In oro e per la finezza
delle pergamene, oltre all'abilità nel
confezionare paramenti sacri, pirogra-
fie e dipinti. Cercò di reallzzare il motto
benedettino •preghiera e lavoro» con
una carica di umiltà e comprensione
verso Il prossimo che In tanti modi poté
awicinare. La devozione all'Ausillatri•
ce che l'accompagnò fin dall'Infanzia,
la rese sempre attenta alle Opere Sa-
lesiane. È opera delle sue mani il pre-
stigioso gonfalone lnternazlonale degll
exalllevi di Don Bosco che Incanta chi
lo vede, e quello regionale. Mlllonl di
punti d'ogni specie hanno creato dei
capolavori e le servivano a far tesoro
dell'indulgenza del lavoro santificato
proposta un tempo ai cooperatori e
con la quale accompagnava speolal-
mente le Missioni e le Vocazioni.
FIASCHITELLO Mons. SALVATORE
t Coopentore Noto
Fu decurione e si prodigò con fer-
vente entusiasmo perché tra i Coope-
ratori dominasse la Parola di Dio. La
sua scomparsa ha lasciato un vuoto
ma anche la certezza che egli ha rag-
giunto il premio del servo giusto e fe-
dele.
GRASSI LUIGI t Borsano di Busto Ar-
slzlo a 9ì anni
Uorno semplice e di profonda fede.
Ha consacrato la sua lunga vita alla fa-
rniglla. Fu sernpre disponibile nel rnol-
teplicf incarichi a servizio della popo-
lazione con inesauribile ottimismo. Da
moltissirnl anni fu un fedele lettore del
BS. Dio lo benedisse con la vocazione
di un figlio alla vita sacerdotale e sa-
lesiana.
OBERTO Slg. GIOVANNI Cooperatore
t a Torino
Allievo delle scuole salesiana, gui•
dato e aiutato da don Rinaldi. si man-
tenne sempre ottimo crls1Iano, fedele
exallievo, cooperatore e munifico be-
nefattore delle missioni salesiane con
diverse Borse Missionarie, sempre: •&
cura di un exalllevo riconoscente•.
t RADICI ARTURO Cooperetore Ospi-
taletto (BS)
Affezionato a Don Bosco donò la
sua opera In vari nostri Istituti e da al-
cuni anni fungeva da zelante segreta-
rlo presso il Ginnasio-Liceo del Semi-
nario di Bergamo. Di vita riservata ed
esemplarmente cnstiana.
REGANO MARGHERITA vad. CARE-
t SIO Coopet"atrlce Rivarolo Canavese
a 74 anni
Donna di profonda fede semplice ed
umile, ha saputo donarsi agli altri con
semplicltà ed estrema discrezione. Ri-
ponendo la fiducia In Dio seppe supe-
rare le numerose prove sparse lungo il
cammino della sua vita restando fedele
alla preghiera. Il suo funerale fu una
festa per colei che ora è nella gioia
piena accanto al marito e a tutti coloro
che l'hanno preceduta.
ROSSI FERRAIRONI MARIA Coopera-
t trtce Triora (IM) a 87 anni
Madre esemplare di 8 figll, di cui uno
exa.llievo al S. Tarcisio di Roma (poi
morto in guerra) e una al Don Bosco di
Vallecrosia, poi suora. Devotissima di
Maria Ausiliatrice per tutta la sua lunga
vita, tu per decenni fedele a diffondere
Il Bollettino Salesiano.
TARROCHIONE GENISIO STELLA
vad. LEONE Cooperetr1ce t Rivarolo
Canavese a 65 anni
DI fede sempre serena anche nelle
numerose prove della vita. La sua
scomparsa ha lasciato un grande vuo-
to in lutti quelli che la conoscevano, In
modo speciale per la figlia Laura ri-
masta sola ·in casa Inconsolabile. Un
malore lmprowiso le apri le porte del
cielo per raggiungere il marito dece-
duto sei mesi prima.
ALBINO SILVESTRO Exalllevo t Sa-
luggia (VE) a 59 anni
Fu tra I promotori della costituzione
del Gruppo Exallievi di Morzano che
da 13 anni si radunano in qualche col-
legio salesiano della zona In quanto Il
loro lstltuto, ebbe breve durata (38/39
· 42/43) essendo divenuto Noviziato
dell'lspettoria Novarese-Subalpina.
Professore nelle scuole di Chivasso,
amava stare sempre con I giovani ed In
casa sua oltre al figlio doti. Luigi, vi
erano sempre glovanl che sapeva edu•
care. Istruire e trovare loro una siste-
mazione.
CHIOLERO Prof. EMILIO Exalllevo e
t Cooperalore Torino
Animatore dell'Unione Don Bosco
Educatori fra Insegnanti delle Scuole
statali. Esemplare figura di credente e
di educatore cristiano. Testimoniò con
la vita quel valori cristiani e salesiani
che proponeva ai giovani ed al suoi
colleghi: impegno e serietà professio-
nale, S&(enità e gioia dell'amicizia. Co-
raggioso e forte sopportò con fede e
serena speranza le soffe<enze che ac-
compagnarono la conclusione della
sua vita.
GRASSO avv. GIUSEPPE Exalllevo e
Cooperatore t Novara a 97 anni
Una vita laboriosa e cristiana, un'an-
zianità serena e lunga! I 97 anni del-
l'avv. Giuseppe sono stati ricchi di
bene con tanto amore a Don Bosco e
collaborazione oon I suol figli salesia-
ni. Il lavoro, la famiglia sua e quella sa•
leslana sono stati i suol Impegni prin-
cipali. Affezionatissimo a don Rua, che
conobbe personalmente molto bene,
fu vicino al Salesiani di Novara con la
sua consulenza giuridica e l'affetto di
un tratello. Quanti Salesiani vide pas-
sare nell'Opera di Novara! Per lul tutti
rappresentavano Don Bosco. senza di-
stinzione! Gli examevl lo amavano e ve-
neravano come una reliquia del • bei
tempi»: era Il loro decano. E lui ne era
fellcel Il suo testamento spirituale è un
modello di umiltà e di serena austerità
cristiana.
t PONTESILLI CESARE Ex■lllavo La-
nuvio (RM) a 76 anni
Uomo onesto, fu esempio di bontà
non tanto con le parole quanto con la
vita. Si distinse per il grande amore a
Don Bosco e a Maria Ausiliatrice del
quale era devotissimo. Fu uno del pri-
mi oratoriani di Lanuvio. Era felice di
partecipare al nostri convegni portan-
do una nota di giovialità salesiana. Cl
ha lasciati andando incontro al Signo-
re con la serenità e la gioia di chi sa dl
poter aspirare al premio promesso.
A quanti hanno chiesto Informazioni. annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con D.P. del 2-9-1971 n. 959. e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avente perso-
nalità g iuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità.
Formule valide sono;
- se si tratta d'un legato: , ...lascio alla D,rez,one Generale Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure all'lst,tuto Salesiano per le
missioni con sede In Torino) a titolo di legato la somma di lire. .
(oppure) l'immobile sito In... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente dI assIs1enza e beneficenza, di istruzione e educazione. di
culto e dl religione, .
- se sI tratta Invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'allro del due Enti su Indicati:
...aMullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nom~
no mio erede universale la Direziona Generale Opere Don Bosco con
sede m "loma (oppure /'Istituto Salesiano per le Missioni con seda in
Torino) lasciando ad esso quanto ml appartiene a qualsiasi titolo, per
gli scop· perseguiti dall'Ente, e particolarmenle di assistenza e bene-
ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione,.
(luogo e data)
(firma par disteso)
33 BOLLETTINO SALESIANO I SETTEMBRE 1983

4.4 Page 34

▲back to top
UNA DIFFICILE PROVA
La presente quale atto di sentito rin-
graziamento per la Beata Vergine Au-
slllatrlce, la quale mi ha assistito du-
rante una difficilissima prova. Essendo
giunto a sei esami dalla laurea In In-
gegneria Civile, disoccupato in età non
più giovanile, e dovendo sostenere la
più difficile delle sei prove che ml ri-
manevano, mi raccomandavo arden-
temente alla Madonna di Roio il cui
santuario trovasi vicino alla facoltà. Il
pre-appello di detto esame veniva fis-
sato oggi 24 maggio, festa della Beata
Vergine Ausiliatrice, cui mi sono rivolto
con grande fervore già rincuorato del-
la felice coincidenza. E nonostante l'e-
levato grado di difficoltà delle doman-
de, ho trovato la forza e l'intelligenza di
rispondere in maniera più che positiva,
anche perché il membro più severo
della commissione, contrariamente al
suo solito, quel giorno era assente.
Lettera firmata
HO 37 ANNI
Ho 37 anni e nel mese di luglio u.s.
ho dato alla luce il mio primo figlio. Le
conseguenze della maternità sono sta-
te gravissime: per tre volte sono stata
in pericolo di morte; 40 giorni li ho tra-
scorsi tra sala di rianimazione e clini-
ca. Tuttora sono in convalescenza.
Vorrei ringraziare Maria Auslllatrlce,
I nostri Santi (ai quali mi sono rivolta
sempre con fiducia) e il Prof. Dr. Cor-
rado Confalonieri perché tutto si è ri-
sotto bene, sia per il bambino che per
me.
Angela Piuol /sella
21040 Venegono Superiore (VA)
MARIA AUSILIATRICE
HA FATTO TUTTO!
Il 20 maggio del 1982 mia nipote n-
ziana d1 15 anni, durante una gita ebbe
un grave Incidente in mare, cadendo
da un motoscafo e urtando contro le
eliche del motore. Ne venne fuori con
coste fratturate, contusione polmona-
re, perforazione della pleure, stato di
shock e ferite varie.
Ricoverata in sala rianimazione del-
l'Ospedale di Taranto con prognosi ri-
servata, dopo 4 giorni si decideva di
tentare in extremis un intervento sul
polmone occluso e ormai totalmente
bloccato. Mentre Tiziana entrava In
sala operatoria con ogni incertezza, la
mattina del 24 maggio, festa di Maria
Ausiliatrice, si elevarono fervide pre-
34 aOU.éTTINO SALES'-CNO I SETTEMBRé 11183
ghiere delle FMA, comunità parroc-
chiali di appartenenza di familiari e
amici che seguivano l'accaduto.
Dopo me.zz·ora circa si apri la sala
operatoria e tu annunciato al familiari
che non c'era stato più bisogno di in-
tervento chirurgico essendosi improv-
visamente sbloccato il polmone con la
semplice broncoscopia e che aveva ri-
cominciato a funzionare da solo. In
questo avvenimento io e tutta la fami-
glia abbiamo sentito la potenza di 010,
l'efficacia della preghiera e la sicura
mediazione di Maria Auslllatrlce Invo-
cata così ardentemente nel giorno del-
la sua festa.
Lidia Bruno, Taranto
UN DELICATO INTERVENTO
Desidero esprimere pubblicamente Il
mio ringraziamento alla SS. Vergine
Aualllatrlce e al Servo di Dio don Flllp-
po Rlnaldl per avermi assistita e con-
fortata durante un delicato intervento
al ginocchio destro. A distanza di cin-
que mesi e constatato il buon esito del-
l'operazione, sciolgo la promessa
fatta.
Franca Cugnasco, Alassio
SONO STATO ESAUDITO
Otto mesi fa mia nonna di 80 anni fu
colpita da una emorragia cerebrale
che la tenne sospesa tra la vita e la
morte per diversi giorni. Tutti teme-
vamo una replica del male che data la
tarda età della nonna sarebbe stat a fa-
tale.
Per me e mio fratello la nonna è sta-
ta come una madre dal momento che
da piccoli - essendo ammalata mia
mamma - era lei che ci accudiva.
Tormentato dal pensiero che mia non-
na sarebbe potuta morire da un mo-
mento all'altro pregai con fede sincera
Maria Auslllatrlce, don Flllppo Rlnaldl
e San Domenico Savio. Oggi posso
dire, a distanza di otto mesi, d'essere
stato esaudito.
Dicecio Massimo, Pastorano (CS)
L"AVEVO PORTATO
CON DEVOZION,
In occasione della nascita del mio
primo bambino avevo ricevuto da un
sacerdote salesiano amico di famiglia,
don Dante Rosa, l'abitino di S. Dome-
nico Savio e l'avevo portato con de-
vozione.
L'avevo poi indossato nuovamente e
avevo fatto delle novene In occasione
della seconda maternità che, fin dai
primi mesi, si era presentata difficile. Al
momento della nascita. avvenuta un
mese prima del previsto, i dottori te-
mevano per la vita del bambino e della
mia. Tutto si è poi concluso per Il me-
glio; perciò con mio marito ho pensato
di segnalare, ad onore del Santo,
quanto sopra. A tutt'oggi indosso l'A-
bitino e ai bimbo che ci è nato è stato
dato Il nome di Riccardo Domenico a
ricordo della protezione ricevuta.
Mariella e Vìttor/o Casto/di
Busto Garolfo (Ml)
LA VISTA È STATA SALVATA
Ringrazio Don Bosco, Don Rua e
Mona. Versiglla per l'aiuto datomi in
momento di preoccupazione per grave
malattia acuta agli occhi di mia moglie.
La vista è stata salvata e la convale-
scenza procede normalmente. sempre
certo della protezione di questi grandi
Santi.
Angelo Daglio. 6911 Brè, CH
DOPO PIU DI 40 ANNI
Nel 1941 - durante la guerra - as-
sieme a mio marito e a due figli, l'uno
di otto e l'altro di undici anni, fui co-
stretta a lasciare il paese. Mi rivolsi con
fiducia a Madre Maria Domenica Maz-
zarello chiedendole con i tedeschi non
ci portassero in Germania. Proprio in
quei giorni ricevetti da una suora FMA
una reliquia. Con grande fiducia l'ap-
pesi sulla porta centrale di casa chie-
dendo di pubblicare la grazia. la mia
preghiera fu ascoltata. Dopo tanti anni
adempio quella promessa.
Kozimiera Galewicz, L6dz (Polonia)
AFrtDO LA "11A FA ~ GLI
In modo particolare esprimo la mia
riconoscenza a Suor Eusebia Paloml-
no: per la Sua intercessione ho otte-
nuto dal Signore, in varie circostanze,
quanto mi stava a cuore. A questa umi-
le Serva di Dio, ultimamente, ho pure
affidato mia suocera ottantaseienne
non appena si procurò una brutta frat-
tura al femore sinistro.
Nonostante i medici fossero pessi-
misti circa la ripresa della mamma,
dopo sei mesi dalla caduta. ella ha ri-
preso a camminare e gode buona sa-
lute. Affido la mia famiglia ed in parti-
colare I miei figli a Suor Eusebia, per-
ché Interceda ancora presso Gesù
ogni qualvolta sarà necessario.
Caterina Sartof/s, Ivrea
Cl HANNO SEGNAi.ATO GRAZJE
Alalmo Nrna - Alesslo Roberto AIIOIIIO Priarooe
Ada - Ambroslo Fiorentina - B,hngelll Provera Te-
resa - Bacchio Maria - Bonoll Lucia - Bruno Franca
- Bulllel Maria Teresa - Calvisl Grazletta - Campasso
Carla • Campione Glusepp,na - Capelli Carmelina -
Capoblanco Giovanna - Carullo Vmore - Cassata
Antonina - Cas1rovmcl Amonlno - Catania Maria -
Celhnl Piera Sera - Cencio Giovanni Ceruttl Mar-
gherlla - Chiola Osvalda - Del Lungo Franco - De
Rossi Maria• Distefa!'I0 Grazia • Fanara Anna - Fe-
dalto Bruna - Fumagalli Giuseppina Gala Rosa -
Genonl Magdalena - Greborl Silvana - Gregono Vln-
cenn fntlle Innocenzo - Lo Brutto Concetta - Man-
zo Antonietta - Marannna Ores1e Mar,011, Vera
Bemardmi Mastromanno G1ovanm Man1m Marta
- Mmgrone Graz,ola - Mondino Maria - Morengo
Giuseppina - Musuraca Cecilia - Negri Ines - Noè
Maria - Oliverl Sorelle - Orerl Giuseppa - Onelll Irma
Palpanellì Jole - Plasco Rina - Rabelllno Assunta -
Rubino Giuseppe - Sali Mana Samore Amleto -
Sansoè Ang,ohna - Santamaria Franca - Saponi!
Gìud,ne - Scala Otter1 Giuseppa - Sp,nelh Angela
Oneri - Spinola Lucia• Spetti Anna - Tarchettl Paolo
• Testorl Grassi M Ausllla • Turiano Francesco •
vaccarella Celllnl Adele• Valente Grazia Vlllareale
Rose - Zagarella Maria

4.5 Page 35

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Ila 01rez1one
pervenute a
Born: M111a Aualllatrtce Don Soaco,
In memoria del m/ei defunti e lnvocan•
do protezione per i familiari, a cura di
G.A., L. 1.000.000
801'91: Mal1a Auelllatrtce S. Giovanni
Soaco, Invocando protezione sulla fa.
miglla. a cura di L.A.• Frosinone, L.
1.000.000
8ol'9a : Marta Aulllllalrlce e S. Giovanni
Bo•co, per ottenere una grazia specia•
/e, a cure di N.N.. Milano, L. 1.000.000
8ol'9a: Marta Auelllatrtce, confido nel
tuo materno aiuto. a cura di N.N., L.
600.000
Bor9e: Mal11 Aulllllatrlce, a cura di
Mazza Guido, Torino, L. 600.000
Boru: M■11• Aulllllatrtce S. Giovanni
Boaco, in suffragio della mamma Irma
Centini, a cura di Simone Frezza, L.
600.000
Bo1'91: s. Giovanni Boeco a Santi Sa·
leslanl, per ottenere una guarigione. a
cura di A.C.I., Torino, L. 500.000
Bo1'9■: Marta Auelllalrlce, per ottenere
una grazia, a cura di A.C.I., Torino, L.
500,000
Bo1'91: Ma11a Aualllatrtca a S. Dom•
nico Savio, in ricordo e suffragio di
Franca Fogllato, a cura del marito e fi.
glloletto Lorenzo, L. 350.000
8ol'9a: In memoria di Vittorio Talarico.
a cura di Talarico Capasso Liliana. Na-
poli. L. 350.000
Borea: Merla Aualllatrtce • Don Boaco,
a//a memoria di Nasi Piera ved. Blen-
ginl, a cura dei tamillarl, L. 300.000
eo....:Don Soaco, In suffragio del no-
stri morti, a cura di Brussino Roberto,
Castagnole Piemonte TO. L. 300.000
Bo1'91: Don Boaco, proteggici sempre
tutti. a cura di N.N.. L. 200.000
Boraa: S. Domenico Savio, In ringra-
ziamento e Invocando continua pro-
tezione per Luca, a cura di F.M., L.
200.000
Bona: A ricordo del compianto Da/e--
gato don Luigi Zavattaro, a cura del-
l'Unione Exallievl della Casa Madre,
Torino. L. 200.000
Bona: In memoria e suffragio di don
Luigi Zavattaro. a cura d i un Exallievo
d ella Casa Madre, Torino, L . 200.000
Boru: Ma11a Aualllatrlca e S. Giovanni
Boaco, Invocando aiuto e protezione.
a cura di N.N., L. 200.000
Boru! Mari■ Au1lll1trfce e Don Bo1eo,
chiedendo protezione e In suffragio
dei miei defunti, a cura di Raia Renata,
Carnago, L 200.000
Bo1'9■: In suffragio dei genitori Giusep-
pe e Rosa, a cura di Domenico e Ro-
sina. L. 200.000
Bona: Santi s.1..Ianl, a cura di N,N.,
Olbia SS. L. 200.000
8ol'9a: Mm-ta Aualllatrlce, In suffragio
dei miei defunti, a cura della Famiglia
Vergottlnl, Bellano CO. L. 200.000
Boraa: Marta Au•lllatrtce, Santi Sai•
11anl, In ringraziamento. a cura di
G.M.P.G., L. 150.000
Bona: In suffragio del prof. G.• a cura
di Elia Franca, Torino, L. 150.000
Bo1'91: S. Domenico Savio, a cura di
N.N.. Roma, L. 150.000
8ofsa: Meri• Aulllllalrlce e Don Boaco,
Invocando protezione par la famiglia e
aiuto personale, a cura di G.S., Occi-
miano, L. 130.000
Boria: Beato Michele Rua e Papa Gio-
vanni, a suffragio di Lodovico Fonta-
na. a cura della moglie e dei figli, Pe-
saro, L. 120.000
ottenere nuove grazie, a cura di F.P.,
Novara
8ol'9a: In suffragio di Maria Galasso
BORSE DI L. 100.000
Rosa e Piatto Renoglio, a cura di Ro-
berto Renoglio
Borea: Mma Aulllllatrtce, s. Glo, annl
Boaco, per ottenere grazie. a cura d i
Bo1'91: Virai/là: Madre Teresa di Ca/- N,N,, Chieri
cutta e grazie da S. Massimiliano Ko/.
be, a cura di P.E.• CE
Bona: Ma11a Aualllatrtca e S. Giovanni
Boaco, ottenetemi una buona morte, a
cura di Chirico Bello Assunta, Reggio
Calabria
Boria: Maria Aulllllatrtce, Don Boaco,
Domenico Snlo, In suffragio del geni-
tori e invocando aiuto In vita e In mor-
te, a cura di M.G.G.
Borea: S. Giovanni Boaco, In memoria
e suffragio di don Carlo Merlo, a cura
dei genitori degli alunni del S . Giovan-
nino, Torino
Boria: In memoria e suffragio di Ca-
stagno Luigi. a cura del lamiliari e del-
la cugina Margherita
Bo1'91: Marta Aullllatrlca e S. Giovanni
Boaco, con riconoscenza e supplican-
do protezione, a cura di N.N., Pino To-
Bora■ : Mal1a Au111latrtce, Don Boaco e
Domenico Savio, in memoria e suffra•
gio di /sella Paolo e Rigamonti Celeste,
a cura della ffglia Maria, Molteno
rinese
Bona: Maria Au•lllalrlca, Don Boaco,
In riconoscenza per,grazie ricevute, a
cura di Lusso Clementina, Torino
Borsa: Marta Aualllalrlca, Santi Sai• Borsa: Maria Au•lllatrtce, Don Bo9CO,
elanl, Papa Giovanni, invocando pro- Don Aua, ringraziando per grazia ri-
tezione e conforto, a cura di N.N. cevuta e in ricordo dei genitori, a cura
Boria: Mari■ Au•lllatrt.ce e Don Boaco,
In memoria' e suffragio dei miei defun-
ti, a cura di Camerano Maria, Chieri
TO
Bora■: In memoria e suffragio di Nas-
sett/ Giuseppe, a cura di Pederzanl
Paola, BS
8ol'9a: In memoria e suffragio del
Coad. Salesiano Primo Giuseppa, nel
anniversario della morte, a cura de~
la sorella Teresa, Pinerolo TO
di Serra Maria, Torino
Boraa: M■rt. Auelllatrtce e S. Giovanni
Boaco, per ottenere la conversione di
una persona cara. a cura di C. Moli-
neris
8or9a: Marta Aualllalrlca, Santi SaJ•
alani, aiutate mia I/glia e convertire la
mia famiglia, a cura di M.N.
Boria: Maria Auelllatrtce e S. Giovanni
Boaco, invocando protezione sui fi-
gliuoli. a cura dell'exailievo Coppes
Boraa: Mon,. Verslglle e don Carava-
rlo, a cura di N.N., Poirino TO
Bo1'91: In memoria di don Renato Zlg-
giotti, a cura di Cavicchioli Gioachino.
Renzo e fam., Aosta
Boraa: S. Domenico Savio, per ringra-
ziamento e Invocando protezione, a
cura della lamlglla Gambino
T o ri n o
8o1'91: M8111 Aualllatrtce, Don Boaco,
801'91: In memoria e suffragio di Ml- Domenico Savio, in memoria di Regis
chele Bergerone, a cura di Maria Pia Piervittorlo, a cura di Regis Francesco,
Boi'Ui: Marta Aualllali'lce e S. Giovanni
Boaco, invocando protezione per i ge-
nitori, a cura di Mensltlerl Giorgio. La-
tina
Borsa: Prof. Ettore Calcagno, In me-
Vercelli
eo...a: M atfa Aulllllatrke e S. Giovanni
Boaco, invocando protezione sulla mia
fam/glla. a cura di Glndro Domenica.
Torino
moria e suffragio. a cura d i G.G.
Boria: Mar1a Aualllalrlca, Don Soaco,
Domenico Savio, in ringraziamento, a
Boraa: Geaù Saçramentato, Maria Au-
elllatrtca, Santi s.1. .1anl, par lmparra-
cura d i T.L.. Borgo
re grazia. a cura di Vlberti-Cerr i La Boria: M arta Aulllllatrtce, Santi Sale-
Morra, CN
lanl, In ringraziamento e Implorando
protezion•. a cura d i M.M.• Torino
Bona: M•11• Auelllatrtce, Don Boaco,
Don Alnald.l, par grazia ricevuta e per Boraa: Maria Aualllatrtce, invocando
a.luto par familiari vivi e defunll. a cura
di Tengattinl Angelo, Paratico BS
8o1'91: Mal11 Aualllatrlce, Invocando
protezione per mia nipote e In suffra-
gio dei miei defunti, a cura di Garava-
glia Albina. Inveruno Ml
8ol'9a: Marta Aualllatrtce, Don Boaco,
Domenico Savio, Invocando protezio-
ne per nonna Bianca, famiglia e nipote
Frasson, a cura di Scalcino Bianca, PD
Boru: Don Soaco, Invocando prote-
zione per i figli, a cura di Guidottl Zer-
blna, Modena
Bo1'91: Maria Aualllalrlce, per grazia ,;.
cevuta, a cura di Flttlpaldi Ida, PZ
Bo1'91: Merla Au•lllatrlce e S. Giovanni
Bo•co, In ringrazlamenlo, a cura di
L.C., Malta
Bo1'91: M8rla Au•lllalrlca e S. Giovanni
Bo• co, Invocando grazia, a cura di I.L.
Born: Ma11a Aulllllalrlce, Santi Sale-
lanl, In ringraziamento e per continua
protezione. a cura di N.N., Cilavegna
Boraa: S. Domenico Savio, in ringra-
ziamento e per protezione, a cura di
Scaplno Caterina, Caluso TO
Boraa: M arta Au•lllatrtce, In ringrazia•
mento e per protezione. a cura di Sca-
plno Caterina, Caluso
8o1'91: Don Angelo P/ccagli, nel cen-
tenario della nascita, a cura di un Exal-
lievo di Alassio
Boraa: S. Dom.,lco Savio, In memoria
di Pietro Giardina. a cura di C. Giar-
dina
Boria: In suffragio di Buscain Umber-
to, a cura di Bressen B. Maria, PD
Borea: Marta Aualllatrtca, Invocando il
suo aiuto. a cura di Codazzi Anna, Ml
Boraa: Mari• Aualllatrlca e S. Giovanni
Boeco, per grazia ricevuta, a cure di
Romagnolo Secondina, Asti
Borsa: Marta Au1lll11b1ce, a cura di
Maggionl Tlnuccia, Monteslro B., Ml
Bo1'91: Marta Aualllatrlce e S. Giovanni
Boaco, a cura di Cormons Maria, Tai-
pana, UD
Bona: SS. Cuol1 di Geaù e Maria e S..
Gluaappe, in suffragio dei miei genitori
e parenti, a cura di Colombano Renzo,
Vignale Monf., AL
Bo1'91: Don Boaco, In ringraziamento
per impiego ottenuto, a cura di Balla•
rio Giovanni. Torino
35 BOLI.EmNO SALESIANO I SETTEMBRE 1983

4.6 Page 36

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Spediz. in abbon. postale • Gruppo :ZO (70) • 1• quindicina
AVVISO PER IL
PORTALETTERE
In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
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