loro di avere • ferma volontà di con-
formarsi alle regole proposte t (Reg.
del 1874).
Il Concilio chiede l'unione delle
forze cattoliche per l'opera aposto-
lica (A. A., 8); non diversamente La
pensava Don Bosco quando scriveva:
• Se in ogni tempo fu giudicata
utile l'unione tra i buoni cristiani
per promuovere e sostenere il bene,
per impedire e distruggere il male,
oggidl è necessario ed indispensa-
bile t (Boli. Sal., gennaio 1878).
Il Concilio insiste sull'insegnamento
della dottrina, adoperando la stampa,
la radio, la televisione (A. A., 6);
in Don Bosco questo è stato iJ suo
pensiero assillante, lui che scrisse
tanto e tanto fece scrivere per la
gioventù ed il popolo; questo del-
l'insegnamento, della catechesi è stato
sempre il movente dell'agire della
Congregazione sin dal primo abbozzo,
e questo anche il fine della Pia
Unione dei Cooperatori Salesiani.
Scriveva Don Bosco: • Alle arti
ingannatrici della malignità contrap-
poniamo le industrie amorose della
carità nostra: stampe a stampe,
scuole a scuole, collegi a collegi •
(M. B., 13, 617).
Non direbbe forse oggi Don Bosco,
contrapponiamo: televisione a tele-
visione, spettacoli a spettacoli, di-
vertimenti a divertimenti?
Il Concilio è chiaro anche m
questo(/. M., 12, 14).
Formazione spirituale
del Cooperatore
• Nella Chiesa tutti sono chiamati
alla santità... t chiaro dunque che
tutti i fedeli di qualsiasi stato o
grado sono chiamati alla pienezza
della vita cristiana • (Concilio, L. G.,
39, 40).
Ed aggiunge: «La fecondità del-
l'apostolato dei h.ici dipende dalla loro
vitale unione con Cristo• (A. A., 4).
Don Bosco, uomo essenzialista,
seb~ne volesse una pietà semplice,
schietta, essenziale, propria di ogni
buon cristiano, sapeva che i cristiani
buoni non maturano in un autentico
impegno apostolico se non vivono
in ispirito di preghiera, preghiera
vitalmente vissuta.
Questa preghiera ha per Don
Bosco i suoi tempi forti: ritiro men-
s~e; ~ualc~e . giorno di esercizi spi-
ntuali poss1b1lmente ogni anno; sa-
cramenti il più frequentemente pos-
sibile (v. Reg. del 1876). A mante-
nersi saldi nella fede ed a crescere
uniti nel fervore apostolico esortava
alla lettura formativa e di medita-
zione; la frequenza dei sacramenti;
divozione vertebrata all'Eucaristia,
alla Madonna, al Papa.
Ciò viene richiesto anche dal
Concilio nella • Apostolicam Actuo-
s itatem • (3; 4).
Non soltanto i religiosi sono te-
nuti a Cqnsigli evangelici ma ogni
cristiano, in modi diversi a seconda
delle situazioni; il Cooperatore, dun-
que, vive realmente lo spirito di
Castità, Obbedienza e Povertà, rea-
lizzando queste virtù in forza della
professione battesimale; le stesse che
il religioso professa nella sua consa-
crazione.
Don Bosco, vuole per i suoi Coo-
peratori questa vita secondo il Van-
gelo e le sue • beatitudini •• questa
professione cristiana che li rende
veramente liberi dalla schiavitù del
denaro, del potere e della sensualità;
in effetti Don Bosco, ne !secondo
abbozzo delle Regole della Pia Unione
del 1875 chiede per il Cooperatore:
esattezza nei doveri del proprio
stato; modestia e frugalità; della per-
sona e della suppellettile; frugalità
della mensa; castigatezza nei discorsi.
Ma tutto ciò lo voleva, Don Bosco,
condito di salesiano ottimismo e
gioia. Questo grande segreto del cri-
stiano, è caratteristica e contrassegno
dello zelo secondo Dio; il Concilio,
nel decreto suJl'Apostolato Laicale
al numero 4 esorta l'apostolo a lavo-
rare con gioia : • I laici progredi-
scano nel cammino della santità con
spirito deciso e gioioso, procurando
di superare le difficoltà con prudente
pazienza•·
Lo avevano vitalmente imparato
dal Santo che sorrideva sempre,
anche quando era immerso nell'ango-
scia dei debiti e delle contraddizioni;
Domenico Savio diceva con Don
Bosco: «Noi facciamo consistere la
santità nell'essere sempre contenti•·
Ma questa gioia non è ingenua,
ma radicata nella fiducia nel Dio
Padre provvidente per ognuno e per
tutta la Chiesa; Don Bosco ne era
certo e fermamente ripeteva: • Non
temere, Dio è con la Chiesa in tutti
i giorni fino alfa fine dei secoli:
tocca ai cattivi tremare dinanzi ai
buoni e non ai buoni dinanzi ai
cattivi• (M. B., 4, 482).
Concludendo
Don Bosco ha saputo sensibiliz-
zare il laico alle necessità della
Chiesa in un mondo ostile, liberale.
Sebbene è vero che. non poteva
esprimere in termini e categorie
moderne l'autonomia della missione
apostolica del cristiano, tuttavia ha
visto chiaramente ed ha prospettato
con travolgente impegno e coerenza
la radicale vocazione del laico cri-
stiano.
Questa profetica visione del laico,
fece esclamare al testé defunto Car-
dinale Cento, presidente allora delle
commissioni conciliari per l'Aposto-
lato dei Laici: • La " Apostolicam
Actuositatem " è la canonizzazione
delle idee di Don Bosco sull'Aposto-
lato Laicale t.1
Questo apostolato era, per Don
Bosco, la manifestazione operativa
della fede, il che espressava cosi:
• L'opera dei Cooperatori è fatta per
scuotere dal languore nel quale giac-
ciono tanti cristiani e diffondere
l'energia della carità. Più la miscre-
de02a va crescendo e più i Coope-
ratori alzeranno luminosa la fiaccola
della loro fede operativa• (M. B.,
18, 161).
La cooperazione laicale richiesta
dalla Chiesa del Vaticano II ( 16g
volte usa il Concilio questo termine)
si trova dai Cooperatori Salesiani
come in casa propria.
Cooperazione è parola d'ordine che
la Congregazione Salesiana più con-
sapevole della sua vocazione della
Chiesa, dopo il Capitolo Generale
Speciale, ha fatto sua con rinnovato
entusiasmo: drappelli di laici pre-
parati partono per le Missioni stra-
niere; nascono i gruppi di • Gio-
vani Cooperatori• come quello che
l'anno scorso ha ricevuto a Vienna
il premio intitolato a • A.l..BERT
ScHWEJTZER •; nasce il movimento
di giovani volontari • Terra Nuova t,
sorge il gruppo femminile • Volon-
tarie di Don Bosco •·
Don Bosco che tanto lavorò pre-
parando il Concilio Vaticano I, ha
presagito il Vaticano II; in effetti:
la Chiesa trova nel Cooperatore Sa-
lesiano il laico nuovo nei tempi
nuovi.
r . Cani, CEl'<'TO, Prd'u. a FARINI, I - . , .
rotori sol#lion, di Don BoJ(;O.
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