Bollettino_Salesiano_196312


Bollettino_Salesiano_196312

1 Page 1

▲back to top
Noi non ci fe rmiamo m a i; vi è se mpre cosa che
incalza cosa... Dal momento che noi ci fe,·mas-
simo, la nostra Opera comincerebbe a depe rire
PON BOSCO
15 GIUGNO 1963
ANNO LXXXVIl, N, 1l
EDIZIONE PER I DIRIGENTI DEI COOPERATORI SALESIANI
DIREZIONE GENERALE: TORINO 712 · VIA. .MARIA AUSILIATRICE, 32 , TELEF. 48-41-17
Quale dei cinquemila Cooperatori che il 31 maggio 1962 affollavano il cortile di
San Damaso per assistere alla « festosa udienza>> del sorridente Papa Giovanni, avrebbe
potuto immaginare che esattamente un anno dopo la Chiesa e l'intiera umanità ne
avrebbe pianta la perdita? Ci pare ancora di sognare; eppure è la dolorosa realtà,
che ci ha fatto vivere giornate di angoscia e ancor oggi ci riempie il cuore di amore
nostalgico per il << Papa buono», che tante prove di benevolenza più che paterna ha
dato alla Famiglia di Don Bosco.
n Bollettino Salesiano di luglio dedica molte pagine ad illustrare la figura dell'« umile
Papa», la sua divozione a Maria Ausiliatrice, il suo amore a Don Bosco, il suo paterno
affetto per i Salesiani. Ma anche dalle pagine del Bollettino Dirigenti desideriamo salga
commossa la voce della nostra riconoscenza verso il grande Scomparso per Le deli-
cate e premurose sollecitudini che ebbe per la nostra Terza Fanùglia.
Il 9 aprile 1959, al Segretario della Pia Unione che gli annunziava il prossimo convegno
a Roma per l::t consacrazione del Tempio di San Giovanni Bosco, diceva: « Coope-
ratori Salesiani!. .. Ma io ho cominciato di lì, di 11: col Bollettino Salesiano, la iiita di
San Domenico Savio, le Letture Cattoliche, le lettere dei Missionari .. . Di lì ... Poi venne i[
resto: il Sacerdoz;io, L'Episcopato, tante mansioni ... Ma io ho cominciato di Il .. . ». E gradl
l'omaggio delle pubblicazioni sµlla P. U. e anticipò una grande benedizione.
E L'Udienza del 31 maggio 1962? Chi potrà dimenticare quel suo sorriso aperto che
mantenne per tutta l'Udienza, la bontà soave e arguta delle battute introduttive al Di-
scorso e poi la sua illuminata parola e le direttive vitali e provvide che voUe impartire
alla P. U., che resteranno come linee programmatiche a segnare il cammino alla nostra
Terza Famiglia in questo secondo decennio, come già quelle di Pio Xll nel 1952?
« Cooperatori - diceva - è termine alto: di fatto, ogni Vescovo chiama cooperatores
ministerii nostri i suoi sacerdoti: cooperatori del nostro ministero. È parola invero sacra e
ricca di significato. Essa non potrebbe 1tSarsi applicandola solo al contributo, pur degno di
gratitudine, di una offerta in danaro: ma si estende a tutto un impegno di vita, a un servizio
costante e generoso». E dopo aver delineato i campi a cui « sono chiamati particolar-
mente i diletti figli del laicato, per la loro competenza e preparazione, e per la possi-
bilità che hanno di permearli con la convinzione della fede, proseguiva: « Ad essi
siete chiamati voi, diletti figli e figlie: e la saggia organiz,z:azione, in wi si esprime la coope-
razione salesiana, vi offre opportunità di fervida preparazione. Nella luce di questo vasto
orizzonte, ci è tanto gradito incoraggiarvi alla fedeltà e ali.a perseveranza. Continuate gio-
iosamente il vostro cammino, siate coscienti delle grandi possibilità eh.e avete di fare il bene,
operatelo coraggiosamente e serenamente, siate il lievito destinato a fermentare la massa ».
La gioia incontenibile provata dai Cooperatori presenti in quell'ora storica del
31 maggio, diventa oggi un proposito sacro di feJeltà a quello che fu come il testa-
mento di Papa Giovanni XXHl alla Pia Unione. A voi, Dirigenti, Consiglieri e Zela-
tori, illustrarlo e inculcarlo a tutti i Cooperatori nella commemorazione che farete
del grande Pontefice, del Padre buono, del degno Vicario del Principe della Pace.

2 Page 2

▲back to top
~~1
,l~f
.?
ACQUA)
JO.. VIVA l
)
PENSTERI ED EFFUSIONI
)
DI PAPA GIOVANNI XXIII
* Que.~to letto è 11n altau. L'altare ruol-e un11
1 ittima. Erromi pronto. Ilo da1•,mti a me
i
)
In , i11ione nitida della mia m1imn, del mio
srtrerdorio, del Concilio, della Cl,iesn uni-
t'l'r.,ale.
* Ben a ragione il Signore ha nrcoslrllo la
\\
I
)
)
\\
crore ai trtltli di infinita misericorilin di I
rui mi ha fatto seguo ili questi 11/timi mesi,
\\
I
p<1rticolar111rntt•.
* Sono tranquillo. Ilo t:oluto fare sempre la
rolo111à di Dio. srmpre. Sl'mpre. Prego per
I
la Chiesa, per i bimbi, per i preti e i 1;c-
11rovi affi11cl1è siano sunti, per il mondo )
forero.
\\
t 111 ... Lscilo dalla po,ertà e piccolr..::a di Sotto
il .\\fonte, /io cercato di non disroslarmenf'
I
\\
) mai. Che grazia grn11tle mi ha f11110 il Si-
gnore: parroci santi, genitori esemplari:
11,w forte trmli::ione cristiana; ,ma pot:ert1ì
contmta e tranquilla.
* r·oqlio morire senza sapere se ho q11alcos<1
,li a110. La pot'ertà mi ha spe~slJ t•olte im-
burt,:zato, !<òpecialment<> quando 11011 mi ri11-
'I
l
m, srfra di aiutare i mi,i rh" erano poreris-
\\
I
srnu, e qur1lche co11.fr(ltello. 1\\1u 11011 11e )
sono mai fomentata!
)
Alla mia pot'era fontana si 11ccosta110 \\
uomini di ogni specil'. La mia funzione è I
di dare acq11a a llltti. Il lasciare buona
\\
I
impressioni• miche sul rnore di 1111 birbante
mi pare 1111 buon atto rii carità rl,e a suo
\\
t
\\
tempo porterò. benedi:ione.
I
\\
Il Concilio! Jddio sa e/re a qut>sta gra11dc
<l!lpira;done ho (lperto la mia pircola anima
t
)
ro11 semplicità. Vorrù coneedermi tli finirlo?
Sia Egli benedCJto. \\'on me lo ,·oncede.rà?...
\\
I
\\
) D11i cielo, dore spero anzi sono certo -
e/re la misericordia rlivina mi rorrà at-
I
\\
trarre, ne i•edrò la felice conclusione.
"' Quesra Pnt"em in taris, che riso11anza! Di
\\
I
mio in que,to doc,m,,nto c"è i,mmizit11t10 \\
l'umile esempio clre /10 cerrato di dare tl11-
rm11e wua la mia povera vita: De IJono
bomine pacifico ( l.mil. di Cri,-lo, lib. ll.
!
c. III).
* flo rilmo 11el mio t•olrime ciò r/re /ro scritto
ÌII pieuu guerra momli<ile, 111'1 1916. Cli.
ultimi giorni di mo11~. Ratii11i, la sua ul-
tima ini•ora:ione: la p11ce. la pace... Vorrà
rlle sia a11c/ie la mia ultima pugl,iern di
!'
\\
'\\
Papa, di umile Papa Giova,mi.
(
42
Le profonde
La volta :,corsa avcYamo cercalo di delinea.re
hrcvemenlc la natura della wlità della Chil•~a:
natura mi~Lc-riosa puicbè parteripuzione della
indl'obilc unitù della ,ita dhina. Come iu Dio,
così nella Cbicaa la vita divina e\\ intima unio1w
di più per,one uguali, dis.linte. compleml'utari.
Tale :mistero realizzando,.j nell'uomo. 11atura
ad un tempo bp.i.r.ituale e corporea, si fa Yi><i•
hilc; c la esterna uniLÌ1 organizzata dalla Cliiesa
è ucllo ~lc~~o tem1>0 manifci;tazione e i;trumcuto
cli realizzazione ddla comunione dcUc mc-nti e
dt>Ì cuori nclriùentico ~pirito.
ln ques.t a conferenza cerchcn•mo ùi analiz-
zare più profondam,•1111' tale uuità. onde HCO·
prirne le radici, il moti,·o, la cuu_,;,a profon<la.
D Unità nella carità
« ,Jffincl1i essi sia110 una roso sola come noi
.~iamo uno: io irr loro e 111 in me, "jfinchò siano
perfetti nell'unità» (G tov., 17, 22-23).
La prc~hit•ra che Ge,ù ha n\\"oho al Pudre
dopo ruhima cena. d offre un'altra ,oltu la
rbia,e pt•r ri,olvere l'1•nigma: e non può che
1>s~erc cooì. poichè l'unità delln Chiesa non è il
ri-.ul1 ato cli uma.ui sforzi (l'al,lliaruo spi1•g11to
111 , olla ~cor...u). ma i• rl.'alizzata dull"aJto )ll'rc·hì:
partccipa1iom~ della rui,u•riosa unità della , ila
di\\'i.na: la rhelazioue dl'l mi-.tno trinitario ci
dù modo cli peneuarc il mistero clella Chiesa.
che di quc-llo è in Crihto una reale. anche ,e
analoga. partecipazione.
Se d chiNliam.o q uale -.ia il , im•olo cbc lega
in ind.:u;solubile, petft>ttisfilJ'l.Ja unità le tre cli-
\\'iuc pen;onr, non dovremmo, i<ulla scorta della
divina rivelozioue, faticare mollo a ri,ponclcre:
è la carità, l'amore. E ciò. nella misura in cui
le pen;ouc divine banno quako~a in comune.
11ualcosa di nuaJogo alla pcrsonu umauu, ci può
sembrare nuche perfellamcntt> lu~ico. Le cose
,i pu~siedonu, ma le p••r--one non 1<i po:,-•ono pos-
~cdere: ciò ~arehbe una flagrante Yi.olazione
J.t'lla dignità llella l"'rl'ona umana. c, d'altra
purle sarchbc pure impossihil<', poichè n/'- con
la lusinga ùi raffinati piaceri o di lauti guadagni,
con lo minaccio cli tremeudi ca~,i~bi, iJ
può coi,lringt•rc il lih<•ro cuore tl(•ll•uomo a s.pri-
gionare anche una ~olu fa,illn ,li puro e tli~iu-
lc-ressalo amore. La pC1'$on-a non la si COlllJUÌ~la
che con l'amore, e l'amore 11011 ,-j compera
~i Yendc: l'amore ,,j clona. E quando il dono è
mutuo intenso, la fu;;ione dc1,tli spiriti è rosi
perfetta da formare « uu cuor i;olo e un'anima
,ola».
Se ciò succede dell'amore umano. r1uanto
più quei.lo è perfctlo in Dio, cbe è carilà per
essenza!

3 Page 3

▲back to top
PENSIERI PER LA CONFERENZA MENSILE DI LUGLIO
radici dell'unità della Chiesa
carità elle si dona continuamente, genero-
samente, totalmente, il Padre: e il continuo.
generoso, totale frutto di tale dono di sè ,.
il Figlio. Carità che coscientemente e amorosa-
mente si accetta totalmente dal Padre è il J,ìglio.
Carità è l'infinito reciproco abbraccio, l'eterno
sospiro d'amore pen;onale del Padre e del Figlio,
lo Spirito Santo. per il quale il Padre e il Figlio,
personalm!'.n!e distinti in rapporto alla genera-
zione, si fondono in un'unica realtà. Se l'im-
magine non tradisse di più la realtà di quel che
la illustrasse, paragoneremmo Dio a un grande,
infmito cuore, eternamente palpitante d'amore
in doppio movimento: un mo,-imento di fe-
conda effusione cd cspawnone in cui la fonte
imprincipiata della divina Carità. il -Padre, ge-
nera il Figlio; e un serondo movimento di in-
tima e profonda unione del Padre e del Figlio
nello Spirito, ehil mutuo ineffabile dono.
Per mezzo di Cristo gli uomini sono introdotti
nell'intimo di tale misteriosa e sublime ,ita,
di cui abbiamo cercato di balbettare qualcosa;
I' ques to è la Chiesa.
Per l'incarnazione, morte, risurrezione e glo-
riosa m,censione al cielo. il Figlio l1a unito in
modo indissolubile l'umanità alla divinità, in-
troducendola nel sacrario della vita trinitaria.
Da allora l'umanità è i;tata resa partecipe del
mutuo eterno ahhraccio del Paclre e dcl Figlio:
nel Figlio il Padre genera c<l ama, per 1o Spi-
rito, tull i i redenti; r nel Figlio tulli i redenti
sono generati dal Padre e si uniscono a Lui per
il mede~in10 Spirito.
L'amore personale del Padre e del Figlio, lo
Spirito Santo. ch'è in Dio ·vincolo di pcrfrtla
unione, per mezzo di Cristo diviene , incolo di
unione tra gli uomini e con Dio. Se è> un fallo
cl1e « l'amore di Dio è stato riversato nei nostri,
mori, per mezzo clello Spirit<> Snnw che ci ;.
staio clato » (Rom.. 5, 5) e che « Jddio 111a11clò
lo Spirito del Figlio nei nostri cuori, il quale
grida: Abba, Pndre! >> (Gal., 4. 6) è pure vero
che « in un solo Spirito noi tutti, Giudei o Greci,
srhiari o liberi, fummo baite.::zati per formare
un solo corpo» (1 Cor., 12, 13). Sì, veramente,
ti11ti i credenti ~on di\\ cnuli in Cristo un solo
corpo. « 1111 cuor solo e un'anima sola» (Atti.
4, 32) percl1è tutti vivificati dall'iùentico Spi-
rito. che è l'amore personale- rii Dio infuso
nei nos-tri ruori, che è, se l'immagine non pare
troppo ardita, il cuore stesso di Dio innestalo
sui nostri cuori.
1!: 1·inascendo dall'acqua e dallo Spirito Santo
(G.10,, 3, 5) che di ventiamo figli nel Figlio, ed
è ancor lo stesso Spirito clie lia posto alctLni a
goYernare fa Chie~a di Dio (Atti, 20, 28), e che
« distribuisce i suoi doni a ciascuno come vuole»
(I Cor., 12, 11) « fo ,,isra dell' 11tili1à comune»
(ibid.. 7).
« Ora (nella Chiesa) t1ltlo qttesto 0fera l'unico
e medesimo Spirito» ([ Cor., 12, 11) e l'amore
che infonde nei nostri cuori fa sì che la feconda
diversità dei cloni e delle missioni che a cia-
scuno ha affìrlato, diventi non occasione rli
contrasto e di divisione, ma una ricchezza e una
felicità per tutti: principio di unità e di fm,ione
dei cuori, che assecondando le sera,; mozioni
dello Spirito, clouanclosi interamente agli altri,
si ritrovano arricchiti del dono di tutti.
fJ Santa Messa: sacramento dell'unità
Sopra abbiamo detto che è per la redenzione
operala da Cristo che l'uomo è stato introdotto
nel sacrario clclla famiglia di Dio, vita di più,
fusi nell'amore. Difalti il primo uomo, ribel-
landosi a Dio e respingendo il suo amore, a,,eva
infranto il ponte che lo congiungeva a Lui, c
tale rottura aveva portato con sè necess aria-
mente lo spezzar.si. dei vincoli che lo legavano
ai suoi simili, anche dei vincoli più soavi, dei
vincoli del sangue.
Bibognava gettar un nuovo ponte che rkon-
giungesse definì tivamente la terra col cielo,
l'uomo con Dio. Pcrchè ciò fo~se possibile bi-
sognava che Dio, nell'eccesso della sua miseri-
cordia, riproponesse il dono totale di al-
l'uomo, e che l'uomo rispondesse appieno alla
proposta di Dio con l'accettare il suo clono,
e col ricambiarlo generosamente con una of-
ferta di a Dio perfetta, totale, i,enza riserve.
Tale ponte fo Cri.sto: in Lui, Dio-uomo, il
cielo si ricongiunse definitivamente con la
terra. Lui fu l'offerta cl1e il Padre fere di
all'uomo, in Lui l'uomo ricambiò l'offerta col
dono totale di aJ Padre. Se tale scamLievolc
dono, in Cristo, non conobbe gradi di vere-i cli
intensità. ebbe bensì sulla croce ]a sua suprema
manifestazione.
Difatti. il dramma del Calvario, da un lato
ci presenta in modo inequivocabile la immensità
e la tremenda serietà dell'amore di Dio per noi,
a,•endo Egli « amato t1mto il mondo dn dare suo
Figlio, l'Unigenito, nffinclw ognuno che crede
iii lui non perisca ma abbia la 1:ita eterna »
(Grov., 3, 16). D'altro lato ci presenta nel cro-
t·ifuso la più sublime. la più totale e g<.'nerosa
risposta dell'uomo a Dio, dell'uomo fatto, in
Cristo, obbediente al Padre fino alla morte e
alla morte cli croce.
La mutua offerta sancita nel sangue purifi-
catore del peccato, coronata, nel risorto, dalla
nuova dta, non solo ha ricongiunto dcfinitiva-
men1e l'uomo con Dio, ma ha pure riunito in
Cri.~to tutti gli uolnÌJli, nuovamente reintro-
dotti in seno alla famiglia di Dio.

4 Page 4

▲back to top
Gr~ù vivente, aTiuùendo alla sua morte aveva
pl'edcl to: « Quando surò innalzato da terra, trarrò
t1111i II me ». E Paolo f'acei1-do eco alle parole
rii Cri~to. dichiara ai pagani e agli ebrei: « Ora...
i11 Cristo Gesù. voi rhe erat'ate 1111 tempo lontani,
siete clil'entati l'icini in virtù del sangue di Cristn.
Ef5li è infatti la 1/()Slrn plico, colui rhe dei due
ha }allo un solo popolo e ha abbattuto il mnro
che li separava. l'inimicizia... per formare in
se stesso dei due 1111 solo uomo nnot•o e fare pace,
per riconciliarli con Dio, ambedue in 1111 1111ico
corpo, median/e la croce, dopo avere ucciso in
se stesso l'inimici~ia » (Efès., 2, 13-17).
È per ciì'l che sacramento dell'unità tra uomo
e uomo. e tra l'uomo c Dio t> la Sanla Mei1sa,
misteriosa ma reale ripresentazione agli uomini
di tolti i tempi. dell'unico sacrificio drlla croce.
La Cùiesa nell'inno al Sacro Cuore di Gesù,
canta clic dal cuol'e squarciato ili Cristo. come
<lal fìanro di Adamo dormiente, 1- nala la Cl1iesa,
nuova Km. Ancor oggi dal cuore di CriHIO. im-
molato misti('amcntc sull'altare nasce la Chiesa,
nasce la comunità dei fedeli: e solo interior-
mente e, possibilmente, anche sacramentalmente,
partecipando al didno sacrificio. noi ci uniamo
i:ntimamcnle a Dio in Cri5to e in Cri5Lo ci uniamo
con tutti i nostri fratelli.
El Vivere il mistero dell'unità della Chiesa
È la pratica conclusione di quei-ta nosLra
couferr..nza: vivere tale mistero è vivere la
Messa: vi-vere la l\\fesl!a è a~eociarci intimamente
al sacrificio cli Cristo; partecipare a talc sacri-
ficio è unirci profondamente in Crisi o a Dio e
ai noslri fratelli: tale unione esige l'amore. c
l'amore impone un dono LoLale di sè, fino, se
fo~se necessario. al sacrificio: Non c'è amore
più grande di colui che dà la vi111.
Tale du1>licc amore, avendo Crisi o associato
in il did110 e J'umano, è in~cindibile al punto
che clù dice di amru·c Di.o e odia il fratello, è
un hugim·do (J Giov., 4. 20): la concreta dimo-
strazione dell'amore di Dio si misura sul metro
dcU'amore del prossimo (llATT.. 25. 21). D'altra
parte non ci potrà CStiCre 6irn·cro, profondo
amore deU'uomo, se non sarà attinto dall'au-
tentico amore di Diò: solo un intenso amore di
Dio può spezzare le barriere cl1e ci separano
dai fratelli. e u11cndc,ci intimamente a Lui sa-
remo capaci di unirci più strettamente a loro.
:Ma come amar Dio. come unirci più intima•
menle a Lui? La risposta è mollo scmj1lice:
rompicndo con più fedeltà ed e~altczza i ~uo
volere, facendoci. come Gesù, obbedienti fino alla
morte ed alla morte ùi croce. Non è qui il campo
ùi vuoti sentimentalismi. Ge~ù è molto con-
creto: « Non chiunque mi e/ice: Signore! Signore!
entrerà nel regno dei cieli, ma chi fn fa volontà
del Padre mio che è nei cieli>) {1\\fATT., 7, 21).
Abbiamo qui un huon metro per misurare
la riostra unione con Dio, un metro oggcllivo
non deformabile dai nostri velleitari proposi~
e dal capriccio ùelle nostre s1·cgolate pa~sioni.
Tale docilità al volere di Dio, Lale uuione
con Lui, ci porterà necessariamente all'amore
e all'unione col prossimo: il fuoco divampante
incendia, e il cuore ardente diffonde amore,
e l'amore scioglie il ghiaccio dell'egoismo e
unisce i Cl1ori. Talora for~e ci rammarichiamn
di non amare Rufficientemcnte il prossimo, perchì·
non possiamo fare di pii'1 per gli altl'i, data la
nostra situazione. o le no~trc occupazioni. Ri-
corcliamoci alJora che l'amore non è principal-
mente w1 fare ei;teriorc: questo per lo più è la
logica conseguenza. la manifeHazione dell'a•
w, more, ma non è J'amore; anzi, potrebbe esserci,
in casi non infrequenLi, fare, un fare vistoso,
senza un briciolo d'amorr: uno potrebbe fare
il bene esclusivamente per essere lodato, ben-
voluto dagli altri. e questo è egoismo; potrebbe
pcclì.uo alfnm.tan: il martirio per vanagloria.
e questo è orgoglio. Amare è volere sinceramcnle,
ùisinteressalamcnte il bene <li I uLLi: 11ie111 e cli
più facile... e di più clifficile. Non tutti possono
fare clell'aposLolaLo. non Lutti possono partire
per le missioni, non tutli possono vi~itare gli
a01IDalati, soccorrere i poveri... ma tutli, in-
distirtlamente tutti possono amm·e.
Vogliamo un corli<-e dell'arnorr, tiu cui fare
un sincero esame cli coscienza? Rileggiamo fre-
quentemente l'inno alla carità, cbe Paolo indi-
rizza ai fedf'li di Corinto (13, 4-7), cercltfamo
poco per , olr.a ili conformarvi la uo~I ra vita,
e noi cominceremo qui sulla terra a vivere la
vita del cielo, la vita di 11iù 11oiti nell'amore,
poichè la carità non i;errcì mai meno.
SCHEMA DELLA OONFERENZA MENSILE
I. UnUà nella carità
r) Il mistero della Chiesa: partecipazione del mistero trinitnrio di Dio
z) Come la carità si:1 il \\'Ìnoolo che unisce le., tri, divine Persone
3) Come l'urnonità sia unita, 1n Cristo. otiti vitn trirtitaria di Dio
4) Frutti di q osta unione:
a) tutti formiamo un cuor solo e un'anima sola•
b) ln c.liver,it~ dei doni e delle mis,ioni diventa una ricchezza e una fe.1,cità per tutti
J I. La Santn Messa: sacramento dell'unità
1) Ern necessario un nuovo p()nte frn In terra e il cielo, rra l'uomo ~ Dio
2) In che mo<lo tale ponte fu Gesù Cristo
3) Sublime attuu,ione di questa realtà sul Calvario e sutl'altnre
Il I. Vivere Il mls1cro dell'unità della Chiesa
1) Amando Dio, amando il prossimo: due amori in stretta inter<lirenùcnza
2) Compit:ndo con piena foddtii il suo vol<:.re nella unione intima con Lui e nella don:12.ione uene,osa al prossimo
3) lJn codice dell'amore per un nostro ,incero esame e.li coscienza
44

5 Page 5

▲back to top
Convegno Sacerdoti Cooperatori ed Ex allievi a Gorizia
Per espresso de,iderio cli S. E. mon-
signor Andrea Ponp-ozio. Arcivescovo
cli Gorizia, l'iuvito a parlel'ipare nl
Comegno fu esteso a tutli i qacer-
(101.i dell'11rclùdioce,i, i quali con-
vennero in buon numero. Ebbe L1ogo
il 9 maggio.
Temo dominante tlcll"ineontro er11:
L'iMerimcnto doi. gio1•a,1i 11,lla 1·i111
parrocchia/a e la loro cris1ia,w rd«-
ca.:ione.
S. E. l'ArcivescO\\"O, con la cono·
scenza de.I problema giovnnile e la
calda eloquenza che gli sono proprie.
•1,nsibilizza l'a.s~emhlea sul tema pro-
posto, r:iclùamando alcune idee fon-
damentali:
A:iono miniswrialo del sacerdote,
che prepara la diffusione del Van•
gelo. in confotmitò dello dinamica
del nostro tempo. Aumentata neces•
11ità di questa IU.ionc, tlata la defi-
ticnza ed11-cativa della l'omiglla e l'oc-
ereiciutn infiueuza di fouo ri negnlh i.
Acullaoione di una mtntalit1l gio•
1•n11il~ tendente, oggi più chr mai.
all'autonomia. Studinre i poli di in•
reresse del giovane. Aitivinare l'opera
rducativn, affinchè il giovane si senla
valorizzato rd nc~etti di collahornrr
per la sua fnrmszionr.
a sacerdote sia portarorr 1•rrace di
Dio. convinto, permento di carit1,
soprllnnaluralo che attrae. Cosi lo
vogliono i giovani. Cnlore di pré·
si>nza, espressione ,iva della paro la
di Dio. Portatore cli Dio che a,ni
i giovani con1e sonoi per renderJi
come l'amore Il vorrebbe trovare.
Present.lire ai giovani un rri~1ia,1r.-
simo integrak, eroico, senza compro·
messi. Avviarli od una cic~rcn per~o-
nale di O.io.
Fiducio nei giovani: ne meritnno
<1uanla loro se ne dà. Saper farli
lavorare e inserirli in una comunità
vii.aie r \\lperosa.
111tz:i per conseguire il fine: prP•
ghiera assidun e sacrificio gc11eroso.
La prolusione ili S. E. l'A.rcivesco,o
è· seguiLn ria una parola di ben,·e·
nnt o dcl Direttore dell'Istituto S,lil'·
~iano ospitante, don llcmigio Treuisnn.
Don Marco Cinquctti, direttore del
Gollcgio snlesiauo di ~fogli,1no \\1e-
uelo, sviluppo ulleriormer,te i con•
eetti presentati da 5. E. l'Archescovo.
Don Piero Salvador, parroco di
Oosson (Treviso), presenta una serie
di esperienze riuscite, per l'inseri-
mento dei giovani in una vita par-
rocchiale attiva.
Gli elementi piìl interessllnti, che
emergono dollu relazione. sono·
I. Studio del/'ambimte e profondn
preporarume intuiorc da parte del
sncerdote.
2. Statisriche accurate di tutte le
cnlegorie giovanili, futte con lo col-
lubora:ion" del giovani stessi.
3. I ncont:ri coi g,niwri dci p:iovuni
uppartc.nenti elle varie categorie (stu-
denti ~nddi,;,ri per scuola, apprcn·
disti, operai, co~critti...) e coi gruppi
giovnniU.
4. Col/oqr,i personali e direzione
spiritn11le per i gÌQv!lili più npcrti.
5. brm~iorre religioso adeguata alle
varie nle.ntalità.
6. Studio dei crntri ,li ir&tuesse
dei giovani, per far leva ,m di es~i e
portarli o intcressar;i di quanto sta
a cuore al sneerdole educatore.
S~ue In discnosione por l"appro-
fondimcnlt) del 1emn.
Dopo vari iutercssanli inlèn enti.
prende I,, parola il si.,r. rlM Luigi
Ricceri, flireltore genrrG.!~ dei Coo-
pcrntori Suleeiani, per illustrare lu
rAgionc di •111esti incontri ~acerùotali
di sh11lio, ndla luce •:ilesinnA.
Continuando nell'opero inlra-presn
,fa San Giovanni Bosco. i Snlesi,rni
organizzano i Sacerdoti Cooperatori,
onde tiare loro in mano strumcnù
ijempre pii, validi per la cura e la
snlve,:7.U dclla giovenl'ù.
Pnclnndo poi della di1Tusio11e della
buona slrunpa, c-itn .l'esp:rcs:sion<" di
un "rescovo francc~e: << A.,·~5imo Ìm•
r,iegaLo meno capitali ad abbellire
le chiese e di piìl o istruire il popolo.
non le n, remmo cosl vuote ».
li Delegato (spettorinle dei f.oope·
ratori Salesiani, don . lntouio Dal Ma•
so, presenta la Pia Unione nel suo
aspetto genuino, e.reililato dal sanlo
F'onùatore, di orgnnizznzfone nposlo-
licu o ser\\'Ìzio dei vescovi e dei pa:r•
roci, sopra! tutlo p~r la solrnzza della
f!ioventù.
Con l'intuito proprio dell'uomo di
genio e del ~unto, Don Bm,co nve,·a
c~ucepito la sua Teria Forni;:-lin
come u_n Istituto secolare, secondo
lo formula -eguitn oggi nella Chu,~a.
Fu inf111ti rii Don Bosco l"idea di
far sor/(ere, accanto ai Snle,ioni, tll1
manipolo di « soci utemi », non le-
gati dalla viln c·omuue, n,n impe1111a1i
nello Hesso •11irilo e nel mede•imo
campo di apo~tolato. in mez20 al
mondo. I tempi però non rrano lln·
cora maturi e pe'r ottenere l'npprovu•
:,ione delle Hcgole Don Barco dovette
ripiegare ~u uun forma mru10 << pto•
fHCfòl.$h·a » e 0Tgnniz7.arc i suoi Coo•
perntori in formo di Tcrz'Ordine, con
In diffrren,.n che, « menlre nei Tcr•
z'Ordini antichi si proponeva In peT·
l"ezione 1·ristian:t nell'esercizio delln
pfrtà, i f.ooperntori Salesiani banno
per fine principale la ,;tn oniva
neU'cRercizio della carità vetso il
pro,.imo r specialmente verso lo.
gioven\\:ù per.icohmtf\\ )} (Regolana.).
Per la soluzione del problema gio-
,•nnile, pcrdù, J pn..-roci potranno lrO•
vure nei Cooperatori Salesiani degli
ottimi rollaborotori.
Convegno lspettoriale Zelatori e Zelatrici
dell'lspettoria pugliese - lucana a Ostuni [Brindisi)
NeUn suggestiva eornire tli Villo
Specchia presso l'Istituto tlclle Oblute
Benedettine a Ostuni, il 25 aprile u. ~-
,i è svolto il Convegno degli Zelatori
e delle Zelatrici ,lelln Pia Unione.
appartonenli nll'Ispettoria puirliese-
l,1eana.
Ai lnv<>ri banno purtecipato HO Ze-
latori e Z-clatrici: una rasse~na mera•
vigliosa rii fone f!iovani e n1amre
di lliTigenl i della Tcr1.a Famiglia
fiale,ia11a, in rd,~prcsenlanza tli tutte
le I:nion.i esistenti presso le <:use dei
Snlosiani e delle lriglie cli \\foria Au-
silintri<·e ,Jrlle regioni di Puglia e
Lucania.
Alle ore 9,30 il ~ig. I opcltorc
don Luigi Violante celebra lo Snnta
Messn e puntualizza l'1111portauza e
la nece,sità !lell'imp•gnu di presenzil
dd laici CULLolici nella ~ocietà.
Alle ore L1 linnno inizio i lavori
fiinra11ti all'ordine del giorno.
ll Delegato fapettorinle tU>n Re·
Hato Ni11i porge il solio Lo ai pre,enti
e legu;e i LC!Pgramrni di augurio e di
l,enedizioue 1>crvonuti da S. S. il
pnpu Gionnui XJUIT e do.I reve--
rend.mo Rettor }Iou;ginre rlou Renato
Ziu;u;iotti. nonchè il saluto dd ,i-
gnor don RiccPri, in pellcgrina;rgio
1·011 i Coope1:tttori in Terra Sanln.
Prende la paroln il t-ig. lbpettorc
don Luigi Violante. Egli ringrazio
i pre,.enti. porticolILr:mcn1.e il si-
~nor don Pignatelli, che ho dulo
l'Opero << Madouna P ellegrina » di
Ostuni ai Salesiani. e passa od èsor-
tn:rc gli Zelatori e Zelatrici a mettere
llltto il -pNprio impegno per un •e-rio
ed efficace ~volgimcnlo tlci lavori
odierni, in modo da parlire tlal rn-
dclDO con idee cltioro e convinz:ioui
profonde, per meglio attuare i com-
più che i Figli ili Don Do,co lt>ro affi-
dano ud campo della Terzr1 J/amiglio
Salesiana t/«ali auivisii del benr rorr
la parola e c<Jrr l'a:ione, par1eci11i

6 Page 6

▲back to top
dello tpirito sale.,iano, nei vari settori
della sorfo1à.
Don Nitti, qniu,li, dli lcunra delln
rcl:11.ione Elesa dal ~uo predecl'•sore
don Antonio Craoo1.io, cui C!IJ)riml"
lo pr(lpria gmtit11dine per il lavoro
svolto nel primo triennio di vita
delln l~pellorin.
S~gne lu rela,.ioue lii don Corallo
docente nelle Univcraitil. di llari e di
Lecce, inquadrata nel lcmn ~enerole:
T'ivero la Chiesa e vertrntl' FU La
p1mr.cipozionr alla rilo d,•llo Ch irsn
come forulamento d1•lla ,,ita rri!tia11a.
l)on Corallo ribodi~ce il concetto
che la Fede non à solo leori11, mu
for,..n di vitò e programma di azione
c. come tale, va inserita nella nostro
attività. Non ammi.&l,ibile - egli
prosegue - quel rri..!tianuimo ,lime;:-
:ato, di compromtaso e di comoilo,
c/10 purtro71po si nota spcuo nei fatti
economici, nella politica, nella fami-
glia e ae/la scuola. Di q"i /rJ n«essittì
di cominciare a rirri~tiani::.zare s~
stessi. perchà il cristiano. come tale,
non è i.solato~ mc ntt'mbro l'Lvo di un
rorpo t•it-o, come la Cl,iMa, sncirt,i
in ~ui il ben, non si divide ma ai tra•
smetta intcgralniente n torti i soci.
Il dottor Antonio 'fan"nno, :tclo-
u,re dell'Unione di 1\\ ndriH (Dari), ha
lrattulo il tema: Colti<! uni aico 1•it-e
m concreto l'apo.iolicità della Chiesa.
tracdtllldo una rapida HintPsi della
l'Loria e della problematica del lai-
cato cattolico, il cui compito pecu-
liare è di collaborare ctm In Cernrcl1in
eerlesinsticn nel ministrrium verbi
e cli attuare un impegno di presenza
e di e~emplnritò dì viln iu ogni am-
biente, sopratllllto do\\"e il eaeerdote
non può giungere.
È seguito !"intervento del pro-
fessor don Oronzo ,\\1adoro, Deru-
rione dell'Unione Cooperutori cli No-
voli (Lecce), _su Il Coaperawra sal~-
•iano la aua specifica a.:ionc di
apostola10 s""fol•.
L'ardente Decurione, omontis.imo
di Don Bosco. ba .,!Fermato che com-
pilo del Coopemtore è la vita attivo
nell'esercizio dello caritù verso il
pro~,;imo, per dimostrarsi degno se-
guace del grande Santo della gio-
vç.11ti1 con Ja fede, la vita. le opere.
Insistette &1Ua necCE'>.ltà. da parte
del Cooperatore, di santi6can,i, per
poter essere lievito nella società.
Giunta l'm:a drl prauzo, i Javod
vennero sospewi.
Furono ripre,i olle 15,30. QJlestu
sccoudn parli! fu dedicata ni problemi
organiz1.ntivi.
Don AlfreJ.o De Rc112is, Salesiano
di Taranto, tratteggiò la Fitr"ra e rom-
piti dello 7.elatorc o ,lei Com,i~li locali.
Don Niui p,u,<a. quindi, a trnl-
tnrc i problcmiorgau.izzalh'l figuranti
nll'o. d. g.:
l) Segreteria; 2) Incontri mensili e
Co11fen,iz• annuali; 3) B!erci:i ~pi-
4G
rituali; i) Difl11$iot1r b11<1na siampa;
S) Laboratori; 6) Pellegrinaggi.
Esauriti tulli gli argomenti del-
l'ordine rlcl giorno, per ciascuno dei
quali i, stata dnta la po~sibilit1l di
intf"rventi, il ~ig. f•pettorc chitulc
sottoliuc,uHfo l'implljl:DO per ciW1cnno
a reperire vocazioni allo stato ecde-
•irunico e rcligio•o. in cousitlerazione
~oprallnlto del meraviglioso i;vilnppo
ohe va prenòendo l'l•pelloria.
All'indomaui 26 aprile 1963. il
Delegato Jspellorinle indirizzuvn o
lutti gli intervenuti nna circolare
per riror<lare n cw.-cuno Le con-
rlu•iooi e voti cleJ:•a semblea:
J. Necemtà ili unn. atrio r so,lr,
forma.:iono personale per unn chiara
~ coraggioso testimonianza crislinna
nd mondo, attraverso la partecipn-
zioue attivn ulln vitn dclla Chie.•a.
2. Dare 11110 pi,ì precisa fi~fonomia
nlln proprio qunlifica di Zelatore, ur-
co!?liendo in pieno l'appello landnto
ua Pio xn n tutti i Coop<'ratori Sa-
le,;ani: 11i1a 01emp/or,• - pir1à interiore
- opO$tofo111 ,lir111n1ir,o.
3. Moltiplicare i propri ,forzi per
perf(!.::.ionare e i11ereru.en1a·rr. sempre
iu conformità alle direttive dei Su-
1,criori rentrnli e locnu, l'orgnroi;;:a-
,io11e dclla propria Unione.
Convegno Consiglieri e Zelatori a Messina
\\I Convegno Consiglieri, Zelatori
t Zclntrid di M:e,-iuo, svoltosi il
2 marzo ncll'Ia tituto Domenico Sa-
,io. pr<'•ero porte 1 rappre,ientanti
rii l:! rcntri viciniori. U •ignor
r,petlore. don B. Tomè, lo aprì
n>l ;n10 paterno saluto; il Consip;liere
lspe1.torialc dolt. Rocco Caru6 svol.se
il temu: Ln figura del Consigliere
P. U. nito lucr dr! Regolamento.
furendo risaltare la necessitò Ji nna
profomlu formo,;ionç spirituale del
Con~igliere, per il quale In parteci-
pazione agli Eserciti Spirituoli tli-
, tuta prè•to uno nerornt1l se vuole
~rnli~i nJl•nlt,w,7,n ,lf"lln ~Hl 1niz,,9ÌOnP..
11 Delcgoto fapettoriolc don 'Rogà
conduse In brlla trattazione rilevandt,
tbe il Colli:'it,lirre. come del rè&lo ogni
lcl.itore e Zelatrice, de,,., « donan;i 1,
ogli ultri attraverso le vorie utt.ività:
« donazione dj » che non re~i•te
n lungo se non è fonclaUJ sulla base
di una •oda formazione •pirituule.
Vm-so le ore ll giunse S. E. il
Vescovo Mons. Carmelo C!lllZonieri,
che disse brevi ma toccanti parole
oulla importanza e attuulità dello
cooperazione salesiana, specialmente
se vogliamo salvurr lu itioventù, e
impnrtl la pastorale benPdizione.
Il signor lspettore diede direttivr
per la Ionna,ione e or~unizzoriono
elficionte delle set:"reterie, mczz<1 pre-
zioso per una ~i~tcmat:icn attività
di t"tlntro. Don Ra,;,, tlarlò d~lle varir
uuività religiose o sociali.
Nella ri(lrcsa dei la,·ori. dopo un
breve intervallo, don Perdiunnrfo
Aroniro iniziò In ~11u profonda e dotta
trattazione sulla campO/,'M 1963: Vi-
,,PrR la r.hiP~n~ nrlln. tprnlu -q,flppr-
far vivere 11j presenti le p;ioie che dal
rni~tero drlla Chiesa provengo110.
perchè la Cl,fosn - disse - . è
co81 grnndr 1• dit-ina r/111 più la ro-
Msria1111) e <1pprofo,u/.iamo e più ri
senriamo ripieni di gioia.
ln fine il signor Ispettore fece liril-
lnrc nelln sua vivida luce il problema
,!elle vocazioni e invitò a luvorurr
per coltivarle.
Nel pomeriggi,, dei ~iumi 15, 17.
!O, 30 mnggio 1963 il Drleguto i,;pct-
toriale di Milano don Rodolfo Vi-
gnato. previo accordn con i rh,"Peulvi
l<ettori, prese tontallo con i Semi-
naristi di .BrC"cio, Brrgamo, Como r
Cremuua..
E""endo già in f ,miliuritò con loro.
perchè noto noll'nmhicntP. si è li-
mitato a ricordare i punti cs•eutlnli
del programma delle uttiyitù e lo
spiritn dullt1 Pio { nione. Ha 11uindi
raccolto le nuove iscrizioni di coloro
che ancora nou nv,wono dato la
propria adesione., e ho raccomandato
ui Oi11coni, ormai ginnti alla vigilfa
,1,•llo Ordimu.ione sore.r<lotal~, di llll·
ti6care la variazione d'indiriz7.o, np•
pena conosceranno In nnovn desti-
nazione.
A tulli i t'.hirril"i ba distribuito
nnn bella iuunugine ,li Sou C. Bo•co
e alcuni pieghevoli di propngunda.
in~ieme a copie ,li 1frridiano 12.
lnolLre a ciasruno dei Diaconi hn
fatto omng{l"it> Jcll'opu,coln A11nali1à
dell'opero dr/l'Oratorio di ,lon Fll\\-iui,
mentre oi Superiori bo distTihuito
il volume, pure ,ti don l<' uvini. dal
titolo: Il cammino di unn gronde idi'U.
L'inco11tro è stnto ovimt1ue mollo
cordiale: e tutti si sono riprome••o
di ripeterlo con mag;tior comodità
durante il pri,no trime,itre ,lell' nnno
,;colesticu prossimo ,-enturo.
L"inconlrn con i Chierici clt>I Se-
minaci.o J.i Venegono Lnforiore è pro-
irrammato per un giorno <li ugosto,
quando j Semi1111risti si ritrovernnno
oolà nel « mese estivo».

7 Page 7

▲back to top
....----BIBLIOGRAFIA-
PER LA BIBLIOTECHINA D EL COOPERATORE
c{r. B. D. gennaio, febbraio, marzo, mar,r,lo
Biografie
1.1::0m Atc1s1 - Giov,mni XXlll
\\larii:tù, Tonno - L. 2100
t U fn1110 di un•11c,curalhslma lr.c~le.1a condona In loco
presso coloro chi, v~ro uccanco al Sanco Padre a lkr·
gamo, a Solfa, ad Ace.ne, a btanbul, u Parl,:i e a Vcnc:rlo,
1c1No c,101u)AN1 - Pio Xll
un granùc Papa
SEI, Torino - I•. 5000
S1ud1o profondo e completo dellll pcn,onaUtà di Pio Xll.
CARLO CONlALONIERI - Pio Xl dsw da 1.ricino
Editrice !SAll., Torino - L. 1ooo
L'Em.mo au 1orc, Informatissimo t>et chè gli visse a l llaneo,
Il riuscilo a presentare con fodollà e rlc:cbezza la llllUl"II
di Pio Xl, uno del piil completi successori di Pietro.
FRA~CE!;CO TROCRU li Curaco d'Ar.1
~fanetti, Tonno L. 3500
La flllW"3 del lllfttO CW'IIIO d'An rivive oeU•cs-121one
color lla e veramente avvinccncc del Can. Trochu.
FRANCESCO TllOCHU - S. Bernadette Soubirous
\\larieui, Torino L. 3000
t 11 capola~-oro dcll'cmin.enu, bloaralo, che ha condollo
l'affilsclnante stor!ll della Ve11,1cn1e, .u documenti acor ki
In gran parie lnedlll.
ClORGIO PAPAsoou Fmxo in Castiglia
Vita di S. Teresa d'Avila
Editnce .-\\nconi. \\hlono - L. 6ooo
1': un capol.a~oro artis1lco e a1tlo11rallco nel Qual<' Il no10
scri11ore pn,M:nta L:a santl:l RJ(Ot'IJl2trlce del Cunnclo
in tutta la •"" compJeceua di donn.l sag&la e forte cl.li
cw,rc 1trand1> e ripieno di amore divino.
N. VJAN - Madre Cabrini
l\\lorccllionn, Ure•cia - L. 500
La fi(ura e l'Oper., della granite Santa balzano in 1u110
il loro 5plendon.
STEVE:-: otBROEY - Noi, lebbrosi
Editrice An,-ora, :\\ltlano • L. 1000
t lu ~1orlo dcll'ero.wno del celebre Pndre Ollm.Lloo,
l' Aposcolo di Moloknl, che a 49 nnnJ collSWllll l'offcrm
di per la vlm del suol h:bbroal.
A.'1-rONIO COJAZZl - Federico Ozanam
L'uomo e l'apologista
~El, Tormo L. Soo
Chl ba letto qU::llc.- di Don Cojaul, i.a che si C.. lewlifere
sempre, tanio plil In que,.1.1 bloa,-.ula, che cur o plu di
oitnl altrll,
Al-,'T0:-.:10 COJAZZI • Gìo.mè Borsi
SEI, Tonno - L. 350
Il i:rande conver1i10 I: p...,..,nt.ato In forma brillante e
SO<b.
M. PIOVANELU - Un t'inc1tore all'est
hlHUtO tli l'ropaga.nd,1 1,ihmria, Milano - 1.. I t0~
L'aulrice In questa nlddJ " documentnllsslma blogrnll>.
trau~nla la gigantesca fhfur" morale e 51>lrhualo del
Card Scep\\nac.
1G1No c;10ROA:-..;1 , Caterina da Sieruz
Fuoco e sangue
SEI, Torino - L. 1200
IGINO GIORDA.'\\'I - San Pio X
Un prete di campagna
SEI, Tonno - L. 1200
A rae<:omandan, quesco come U precooen1e bnsta Il
nome dell'auto.re~
c. JOl!RGENSEN , Sdn Francesco d'A~~iii
Sf:I, Tor1110 L. 1200
t Il no~lmo capolavoro dello scrittore d:tnof,<! di Camll
lnecrn nion.alc.
GIL'Sl!PPE DE usl!Ro - \\lita d1 San Filippo
Nen Apostolo di Roma
llom.1, Orutorio ùi Rom,
Ol tre 11I pregi lntrinK'CI >11l'opcru, c'b per I Cooperutorl
Il vant"lllllo di conoscere e lfU5lllre una ,;-pirllualhà 11loiosa
e... p:1.rc,n10 prossima di quella salesiana.
101No c10RDANt - lìa11 Vmce~o De' Paoli
serrn dei poven
r-:d1r10111 \\"mcenzianc, Rumi
La 11J11unt""ca llgura d"ll'APo•lolo della carità ,1 staglia
mc8llo o brilla di luce plu viva per la reallotlo desm-
:dono dcl111 società del S.,11eccn10, che l'aucore ~3 f.are
da pari tuo.
RAFFAEI.LO c10N1 Sdn Francesco di &ti.es
Llbrcna Ediuicc F1orcnt111,
Prc,scniuziooe brillanle, :wvlnccote ed '1nche p.-ofonda
dcllu 11.iuru del Vescovo di Clnovra.
PAOLO .MOLINARI s. J. I Santi e il loro culto
F.ditricc: l'onu6cio UniwN1d Grcgoriarua, Roma• I,. 1000
L'autore ofltt una orpnlco ilntei;I di rifles~loni 1eolo10cbe
~bi Cwulone dd Sl:lnll nella Chiesa (par111 I), di consi•
dcrulonl circa la DlltW11 o I limiti del cullo (parte m
a cui (anno s,,(Pllto rlnci..lonl pratiche sulle tendenze
eJ;trcmlstlche nel contron10 del culto do! Sanll (l"->rlc m ).
su•u•o ,u. AUTORIUAllUSI t>LL TH18U...
01 tO~ISO IN DUA j(, I LHKAIO 1949,
~03 - CON APPtU)VAUONII ECCI.BSIUTICA
OIRBTTOR[ RlliPONiABIU:: .iAC. oorr. PIBrllO URBINO,\\'),\\ 'lo\\11,\\ \\USTI.l,HAICf, 12 • TORl:<0 (7 ul -OFPICl""ll OllAFICHI ,. a.1.
47

8 Page 8

▲back to top
Spedizione In abbonamento postale - Gruppo 2° - 2• quindicina
i libri d'oro
per ordinazioni
rivolgersj olla
SOCIETÀ
EDITRICE
INTERNAZIONALE
TORINO
CORSO RiGINA MARGHERITA, 176
C. C. P. 2/171
GUIDO BOTIO
LA PREGHIERA DI GESÙ Considerazioni
'TOMMASO DA KEMPIS
PACINS 375
L'IMITAZIONE DI GESÙ CRISTO
L. 1000
nella versione di C. Guasti
Con riflessioni e preghiere tratte dalle opere di San Francesco cli
Sales. Edizione curata e riveduta dnl Sftc. A. Gcntilucci
'GUIDO FAVINT
PACL'-:E x11-456 L. r:250
UN PASSO AL GIORNO nella via della perfezione
Pensieri ascetici, eucaristici e mariani raccolti e ordinati per ciascun
giorno dell'anno, coll'aggiunta di alcune pie giaculatorie indulgenziate
'ADOLFO L'ARCO
L. 850
IL SACRO CUORE TI CHIAMA PER NOME
Guida teorico-pratica della devozione al Sacro Cuore
PAClNE 606
L. 1300
BOLLETTINO SALESIANO
PERIODICO QUINDICINALE DELLE OPERE E MISSION I DI SAN G IOVANNI BOSCO
Direzione: via Maria Ausiliatrice, 32 - Torino - Telefono 48- 41-17
Al 1• del mese: per i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane
Al 15 del me.se: per i Dirigenti della Pie Unione
Si Invia gratuitamente.
*facciamo noto ai benemeriti Cooperatori e alle benemerite Cooperatrici
che le Opere Salesiane hanno Il Conto Corrente Postale con Il numero 2-1355 (Torino)
sotto la denominazione: Direzione Generale Opere di Don Bosco - Torino 712
Ognuno può valer>ene con risparmio di •pesa, nell'Inviare le proprie otlerl•,
ricorrendo all'ufficlo postale loeole per il modulo relotlvo
*IMPORTANTE - Por correzioni d'Indirizzo si prega d'Inviare anche !'Indirizzo vecchlD.
SI ringraziano I Sig. Agenti postali che respingono, coo le ooUflcazlonl d'uso, I Bollettini oon recapltatL