Bollettino_Salesiano_199212


Bollettino_Salesiano_199212

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' OS-

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éi,&l emno
jJa/esitmo
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Roma-
Aurelio - Tel. 06/65.92.915 - Fax 06/65.92.929.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione
Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo De Nicolò -
Eugenio Fizzotti - Francesco Motto.
Collaboratori: Teresio Bosco - Michelino Davico -
Monica Ferrari - Sergio Giordani - Pierdante Giordano -
Margherita Maderni - Antonio Mélida - Jean-François
Meurs - Gaetano Nanetti - Nicola Palmisano - Angelo
Paoluzi - Cosimo Semeraro - Silvano Stracca - Stelvio
Tonnini.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: IlTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il primo di ogni mese (undici numeri , eccetto agosto)
per tutti.
* Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Testi
e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Pasquale Massaro) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 40 edizioni nazionali e 19
lingue diverse (tiratura annua oltre 1O milioni di copie) in:
Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in Guatemala) - Cile
- Cina (a Hong Kong) - Colombia - Croazia - Ecuador -
Filippine - Francia - Germania - Giappone - India (in
inglese, malayalam , tamil e telugu) - Irlanda - Gran
Bretagna - Italia - Korea del Sud - Lituania (edito a
Roma) - Malta - Messico - Olanda - Paraguay - Perù -
Polonia - Portogallo - Slovacchia - Slovenia - Spagna
Stati Uniti Thailandia - Ungheria - Uruguay -
Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi _lo richiede .
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta , nei limiti
del possibile.
Cambio indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vecchio.
2 - 1 DICEMBRE 1992
SOMMARIO
3 IL RETTOR MAGGIORE
A trent'anni dal Concilio
di Angelo Montonati
10 LA QUESTIONE POLITICA
Cattolici, nuova forza sociale
di Silvano Stracca
14 LE BOCAGE
In Savoia, eredi di Camilla di Beauregard
di Miche/ Mouil/ard
18 PROBLEMI SOCIALI
Prima che sia emergenza
di Alessandro Risso
21 «GIOVANI A RISCHIO"
Una ruota di scorta ad Albaré
di Elvira Bianco
Marghera: due casa di prima accoglienza
di Margherita Dal Lago
27 ALCIDE DE GASPERI
«Preferirei vedessero in me
un uomo di fede .....
di Teresio Bosco
30 MISSIONI
L'altra Colombia
di Gervasio Fornara
32 CINEMA
Il ladro di bambini
di Giuseppina Cudemo
34 SALESIANI IN AMERICA LATINA
Nel paese di Cortés
di Francisco Castellanos Hurtado
38 STORIA SALESIANA
Firenze e Don Bosco
di Antonio Miscio
RUBRICHE
Lettere , 4 - BS Attualità, 6 - BS Domanda, 8 -
Prima Pagina, 9 - Come Don Bosco, 13 -
Osservatorio, 17 - Dalle Missioni, 26 - Libri , 33
Il Diario di Andrea , 37 - Solidarietà, 40 - I Nostri
Morti, 41 - I Nostri Santi , 42 - In Primo
Piano , 43
1 Dicembre 1992
Anno 116
Numero 18
In copertina:
sui «giovani a rischio"
i nostri servizi alle
pagine 21-25
(Foto LDC)

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- - - - - --
IL RETTOR MAGGIORE
- - -BS
A TRENT'ANNI
DAL CONCILIO
Don Egidio Viganò ha preso parte al Concilio Vaticano II.
Partecipò a tutte le sessioni accompagnando
l'Episcopato cileno in qualità di esperto.
Lei ha preso parte al Concilio Vaticano II. Ritiene
Qualcuno sostiene che il Vaticano II è stato un con-
che si stia attuando o no?
cilio di taglio pastorale e che pertanto non impegna sul
L'attuazione di un concilio non è mai stata im- piano dogmatico ...
mediata. È vero che oggi c'è un segno dei tempi che
Io sono convinto che il concilio è stato una provvi-
si chiama «accelerazione della storia», ma i cambia- denziale "pentecoste" per il trapasso al terzo millen-
menti profondi di mentalità non possono essere im- nio della fede. Lo considero una specie di rivoluzione
provvisi.
pastorale. Ormai non si può più pensare la pastorale
Nel Sinodo straordina-
come una semplice pro-
rio dell'85, a vent'anni
grammazione pratica delle
dalla conclusione del con-
tradizionali attività liturgi-
cilio, si è confermata la
che, catechetiche, operati-
convinzione che il Vatica-
ve e organizzative. Bisogna
no II è per la Chiesa il
risalire più a monte.
grande carisma dello Spiri-
L'inventore della pasto-
to, per guidarla nella svol-
rale è Gesù Cristo, il Buon
ta epocale più radicale del-
Pastore. Egli l'ha poi affi-
la storia.
data alla Chiesa, animata e
Si è perso qualcosa per
strada?
Io penso che l'applica-
zione del Vaticano II vada
crescendo di decennio in
decennio, nonostante le
nubi e i fumogeni che ne
vorrebbero oscurare la lu-
ce. I Sinodi dei Vescovi ne
assistita dalla potenza del
suo Spirito. Si tratta del-
l'inserimento dell'amore di
Dio nella storia dell'uomo,
cosi da rendere inseparabi-
le in essa l'aspetto cristolo-
gico e quello antropologi-
co, il contenuto salvifico e
la sua forma culturale, la
sono una controprova, co-
me pure le numerose as-
densità dottrinale e la me-
todologia pedagogica.
semblee mondiali o capito-
Cosa manca a suo avviso
li generali del postconcilio
per far vivere davvero il
negli istituti di vita consa-
Vaticano II nella Chiesa di
crata.
C'è da lamentare il poco
Il Concilio è stata una nuova "Pentecoste" .
oggi?
Direi che si sta proce-
rilievo dato alla costituzio-
dendo con gradualità: più
ne Dei Verbum per approfondire e sviluppare gli in- in fretta o più adagio secondo differenti gruppi di
dissolubili rapporti tra Scrittura, tradizione e magiste- Chiese locali. Così penso che in America Latina ci si
ro; inoltre rimane ancora urgente l'impegno di supe- è mossi quasi subito e alacremente; in Italia ci sono
rare la falsa opposizione tra il compito dottrinale e voluti una decina di anni prima di muoversi seriamen-
quello pastorale: «non è lecito separare l'indole pasto- te. Ora però si sta facendo un balzo innanzi.
rale dal vigore dottrinale dei documenti».
Angelo Montonati
1 DICEMBRE 1992 · 3

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I NOSTRI EXALLIEVI. solitudine che prova in quel volta a un genere di spetta- so che io non sia cattolico, e
«Ho saputo che i salesiani luogo triste e lontano da colo, non a chi 'lo sceglie. probabilmente il mio nomi-
hanno radunatò molte cen- casa».
Che tali spettacoli facciano nativo vi è stato inviato con
tinaia di giovani. Speravo
Elda Bruna, leva sul bisrJgno di evasione la speranza che mi facesse
invitassero anche mio figlio,
Via Generale Sibille, 1 dalla realtà e su un'immagi- del bene e magari ''mi con-
vostro exallievo. Forse gli 10054 Cesana Torinese (TO) ne falsa della vita, è stato vertisse" al cattolicesimo.
avrebbe fatto del bene pas-
sostenuto da critici televisivi Pur apprezzando il contenu-
sare delle giornate così bel-
molto più qualificati di me e to del BS e pur ammirando
le. Da quando è uscito dai TELENOVELAS . «Non è da articoli ben più cattivi del il mio grande conterraneo
salesiani non ha più ricevuto vero che le telenovelas inte- mio. La falsità delle situa- san Giovanni Bosco, non
un invito, né uno scritto. ressino solo le donne (cf zioni presentate dalle tele- riesco però ad accettare la
Peccato. Gli farebbe del be- BS/luglio): basta citare Giu- novelas è pericolosa soprat- vostra fede e l'etica cattoli-
ne ritrovarsi a condividere i lio Andreotti e Francesco tutto per i giovani, mentre ca, che tra l'altro non accen-
problemi dei giovani della Cossiga. E poi sono convin- lo spettatore fornito di ma- na a doveri verso gli animali
sua età».
to che né lei, né il cardinal turità di giudizio può tro- che tanto amo. Con tutto
Ivana Donà, Martini le abbiate seguite» varle soltanto noiose. Ho vi- ciò ho molta stima per voi e
Massa Lombarda (RA) (Salvatore Bottino, Nocera sto anch'io qualche puntata per quei salesiani che opera-
Umbra). «Elegantemente per documentarmi, ma non no per dei fini umanitari e
prendete in giro i consuma- sono entrata nel loro mon- spirituali buoni e quasi in
tori di telenovele. Non sa- do: la realtà che mi circonda tutto condivisibili».
FORSE SARÀ LUI A FAR- ranno i prodotti migliori, è già talmente coinvolgente.
Lettera firmata,
SI VIVO . «Ho 17 anni e ma definirli pericolosi mi
Condove (TO)
abito in un paesino delle Al- sembra esagerato ... » (Let-
pi piemontesi. Leggo il BS tera firmata).
da circa un anno e mi accor-
UN BEL FILM. «Il 13 ago-
go che rappresenta un'alter- Risponde Giuseppina Cude- sto a Mornese ho assistito al DIVORZIATI. «Mi riferi-
nativa ad altre riviste vuote mo. Un articolo di giornale più bel film della mia vita. I sco alla risposta di don Stel-
di significato . Mi ha colpito non pretende di essere un 1300 giovani europei del vio alla domanda: "Siamo
la lettera di quel detenuto decalogo. Esprime solo il Confronto '92 hanno dato divorziati, perché la Chiesa
italiano a Parigi (cf BS/giu- parere di chi lo scrive, in li- una dimostrazione di fede, ci trascura?" (cf BS/ luglio).
gno) . Vorrei corrispondere nea con· la testata che lo di amicizia, di solidarietà, di Dov'è la mano misericor-
con lui, perché immagino la pubblica. La mia critica è ri- ordine... Questi giovani sa- diosa di Dio? Sappiamo che
ranno il lievito del nostro Dio perdona i ladri, gli as-
mondo».
sassini (dico assassini, per-
Jerd.M-.- - - - - - - ,
Luigi Mazzarello, ché la·Chiesa perdona e con-
Mornese (AL) sola chi ha preso in mano
una pistola e ha ucciso la
moglie). Non sono un divor-
--ru1T1 qLÌ ANNI
ç;' LA 50LÌTA
f'1 io PtU>Rb
ziato, ma sono tanti i casi
HO PRESO PARTE AL seri di matrimoni riusciti
CONFRONTO. «Faccio par- male e conosco tanti amici
)TDRM; NONJO
COSA R[GAL/JRE
A Hio PAP/f[
Ili< r/;J /~=-]
E'
INV[{E
Ctl,>€/:JLE1
Lu/ FUMI!
. /;
BEVE
II
'
te del Movimento Giovanile
Salesiano e ho avuto l'im-
menso piacere di prendere
parte al Confronto '92. È
stata per me un'esperienza
indimenticabile che ha tra-
sformato la mia vita. Oggi
mi sento coinvolta in prima
che soffrono veramente. Di-
te che i divorziati sono an-
cora nella Chiesa, ma poi li
lasciate senza luce, senza
misericordia, senza speran-
za... Chiedo scusa se ho ini-
ziato questa lettera con il
fermo proposito di non fir-
persona e sono interessata a marmi».
~ ij)
t
uo
oo o
quanto viene trattato sulla
vostra rivista» .
Patrizia Montagna
Cornedo (Vicenza)
o o P-i-~
TRA GLI INDIOS. «Ho let-
.u
to gli articoli di Juan Bottas-
so sul lavoro missionario sa-
NON SONO CATTOLI- lesiano nell'America Latina
CO. «Da qualche tempo ri- (cf BS/gennaio-febbraio) .
cevo il vostro pregevole Bol- Come cittadino brasiliano,
lettino Salesiano. Si dà il ca- come professore e come
4 · 1 DICEMBRE 1992

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exallievo ho apprezzato il (non a Monforte). Qui, do- ci, dentisti, sale d'aspetto,
modo con cui sono stati ve vivono numerosi suoi pa- ecc. Siamo favorevoli, ma
messi a fuoco la storia, i me- renti (mia moglie ne è una abbiamo bisogno della col-
todi e i risultati dell'evange- lontana cugina), è ancora laborazione dei nostri lettori
lizzazione nel Sudamerica. vivo il ricordo di questo più affezionati.
Don Bottasso dice: "... fe- contadino che divenne mis~
cero miracoli di attività e al- sionario. Spero che i salesia-
truismo ... aprirono strade,
fecero ponti e dighe ... scris-
sero grammatiche e diziona-
ri, costruirono laboratori,
ospedali e cattedrali". Io di-
rei di più: sacrificarono le
loro vite nelle selve e nelle
città... Devo dire tuttavia
che, malgrado gli sforzi dei
missionari, il lavoro tra gli
"indios" non ha raggiunto i
pieni risultati. C'è ancora
molto lavoro da fare per ri-
spettare il loro spazio fisico,
le loro caratteristiche etni-
che e culturali ... ».
ni lo ricordino adeguata-
mente nel 1995, centenario
della sua morte».
Dott. Gianfranco Cremona,
Torino
RISPETTARE UNA FEDE
MAL RIPOSTA? «Sul nu-
mero di maggio è stata pub-
blicata la lettera di Gianluca
Fassio di Moncalieri. Non
intervengo tanto per difen-
dere il mio caro e fraterno
amico Paolo del Vaglio, au-
HOBBY. «Sono una nonna
di 68 anni e unitamente alla
mia nipotina, abbiamo deci-
so di iniziare la collezione di
santini (immaginette sacre).
Contiamo nella sensibilità
dei lettori del BS per poter
incrementare la nostra colle-
zione. Faccio presente che
vanno bene santini moderni
e .antichi. Ringrazio antici-
patamente».
Fernanda Poli,
via Francesco Albani, 25
40100 Bologna
Antonio Garcia Dias, tore della vignètta che ha
Legiii.o Brasileira scosso il lettore piemontese.
de Assisténcia, Brasile Penso invece a quello che TESTIMONIARE. «Ho 21
dice il Fassio: "rispettare anni. Esistono negli am-
l'utopia comunista, anche bienti ecclesiali tanti, tantis-
se è stata una fede che ora simi giovani come me impe-
GIOVANI COOPERATO- risulta sprecata". Tempo fa gnati nella catechesi ai ra-
RI. «Sono un aspirante coo- partecipai a una conferenza gazzi, nell'animazione del-
peratore salesiano, lavoro sul tema "Quale Natale per l'oratorio, nel servizio della
come bibliotecario nell'uni- i credenti dell'Est": con carità. · Quanti di noi però
versità della mia città e col- l'ausilio anche di diapositive hanno il coraggio di testi-
tivo privatamente gli studi (clandestine) sui lager d'ol- moniare la loro fede nel-
umanistici e scientifico- trecortina, si trattò di quan- l'ambiente di lavoro, per le
tecnici. Invito gli aspiranti e ti credenti hanno pagato strade, fuori dei muri della
i giovani cooperatori e coo- con la vita la loro fede. In chiesa? Abbiamo paura che
peratrici che lo desiderano a Russia come in Cecoslovac- ci dicano: "Pensa per te! Te
entrare in corrispondenza chia, in Polonia come in la fai coi preti!"».
epistolare con me, per con- Cina... ».
Lettera firmata,
dividere le nostre esperienze
Emilio Vittozzi,
Borgosatollo (BS)
di vita, di lavoro, di servizio
e di fede, ed eventualmente
anche per impostare forme
di collaborazione. Assicuro
Pomigliano d'Arco (NA) Tutto bene. Ma perché non
hai voluto che pubblicassi il
tuo nome?
a tutti una risposta».
NELLO STUDIO MEDI-
Alessandro Crisafulli, CO. «Nella sala d'attesa di
Via Littore Ragusa, 22 uno studio medico ho letto AMICI DOMENICO SA-
90144 Palermo con attenzione il vostro BS. VIO. «Ho 25 anni. Trovo i
Mi è piaciuto tanto e vi assi- vostri servizi semplici e den-
curo che mi ha fatto del be- si di contenuto. Vorrei chie-
ne. Se non vi creo troppo di- dervi di parlare anche del
È DI ROCCAFORTE. «Ho sturbo speditemelo al mio Movimento Amici Domeni-
letto cqn interesse e piacere indirizzo» .
co Savio (ADS)».
l'articolo "Don Rabagliati e
Lettera firmata,
Angelo Padovan,
i malati di lebbra" (ES/set-
Sarnico (Bergamo) San Donà di Piave (VE)
tembre), nel quale si parla di
don Michele Unia. Desidero Alcuni lettori ci hanno sug- Parleremo senz'altro degli
precisare che don Unia nac- gerito di fare arrivare la no- ADS in uno dei prossimi nu-
que a Roccaforte Mondovì stra rivista negli studi medi- meri.
CONVEGNO
DI AGGIORNAMENTO
PEDAGOGICO
«DOMANDA RELIGIOSA
E EDUCAZIONE
Al VALORI
NELLA NUOVA
EUROPA»
2-4 gennaio 1993
Facoltà di Scienze
dell'Educazione
dell'Università Pontificia
Salesiana
Per informazioni rivolgersi
alla Segreteria del Convegno:
piazza Ateneo Salesiano, 1
00139 Roma
Tel. 06/881 .20.41 - 881.21.45
15 DICEMBRE 1992:
«GIORNATA
NAZIONALE
DELL'OBIEZIONE
DI COSCIENZA
E DEL SERVIZIO
CIVILE».
La manifestazione nazionale
si terrà il 12 dicembre
a Roma nell'Aula
dei gruppi parlamentari.
1 DICEMBRE 1992 - 5

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160 rifugiati dalla ex Jugoslavia sono stati accolti nel din-
torni di Vienna e di Linz. Per iniziativa dei salesiani, della
Chiesa evangelica e della Caritas hanno avuto casa, lavo-
ro e cordiale ospitalità.
ETIOPIA
PROGETTI SOCIALI
E DI SVILUPPO
Scrive Cesare Bullo da Ad-
dis Abeba: «In collaborazio-
ne con la Caritas diocesana
del Tigrai abbiamo provvedu-
to alla distribuzione di cibo a
centinaia di migliaia di perso-
ne, sementi e attrezzi agricoli
a decine di migliaia di fami-
glie di contadini poveri. Col-
laboriamo alla ricostruzione
di cliniche, scuole, chiese,
pozzi, case» . Continua nello
stesso tempo l'attività "ordi-
naria": assistenza a 820 fami-
glie etiopiche che si impegna-
no ad "adottare" un bambi-
no rimasto orfano, ristruttu-
razione della scuola tecnica
Don Bosco di Makallè (l'uni-
ca scuola tecnica in tutta la re-
gione del Tigrai), iniziative di
formazione per giovani sale-
siani, ecc.
LO STATO
PENALIZZA LA
SCUOLA CATTOLICA
«Ci si accusa di essere la
scuola dei ricchi, ma non si fa
nulla per farci essere la scuola
dei poveri», ha detto padre
Perrone, presidente della FI-
DAE, al convegno di Chian-
ciano _ «È il nostro maggior
cruccio», ha proseguito padre
Perrone. «Come scuola catto-
lica abbiamo il dovere di oc-
cuparci di chi ha bisogno di
superare le difficoltà, ma non
possiamo pienamente farlo.
Si avverte una mancanza di
sensibilità da parte dello Stato
che si concretizza anche in
una disparità di trattamento
nei confronti dell'educazione.
Sembra che lo Stato consideri
la scuola cattolica alla stessa
stregua di un'attività com-
merciaie da cui attingere tri-
buti. Non solo non riceviamo
aiuti, ma siamo anche pena-
lizzati da una normativa di-
scriminante».
Ha inoltre precisato : «Lo
Stato ammette la validità e il
servizio reso da istituzioni pri-
vate solo in alcuni settori, co-
me sanità e assistenza sociale,
in cui le strutture private sono
riconosciute e sovvenzio-
nate».
BOLIVIA
SACERDOTE
PER I GIOVANI
È nato in un paesino a sei
chilometri da Padova, Giam-
paolo Mario, oggi missiona-
rio in Bolivia.
Voleva farsi sacerdote e an-
dò prima in seminario, poi
passò tra i salesiani.
Al termine del noviziato di-
venne però "salesiano laico" .
Al Colle Don Bosco e a
Venezia-San Giorgio si occu-
pò di tipografia. Così fino al
1988, tallonato però dagli in-
viti di padre Cerchi, fondato-
re dell'opera di El Alto in Bo-
livia, che lo voleva con in
missione. Accettò di andarci,
ma solo per un mese.
Il contatto con i boliviani
però fece il resto: non solo di-
venne missionario, ma an-
che... sacerdote.
Tornò agli studi ecclesiasti-
ci dall'89 al '92 e il 24 maggio
di quest'anno è stato ordinato
prete. «Perché cercate tra i
morti colui che è vivo?», ha
scelto come motto del suo sa-
cerdozio.
Ed è un Cristo vivo che
vuole presentare ai giovani
boliviani.
Un ponte di solidarietà per l'Etiopia.
6 - 1 DICEMBRE 1992
I SALMI
DI LUCIO DALLA
È in distribuzione la prima
videocassetta della LDC «I
Salmi, tutta la terra grida».
Attraverso immagini intense,
il testo recitato e la musica, gli
autori sono riusciti a creare
un ambiente adatto alla con-
templazione emotiva.
La musica è di taglio con-
temporaneo ed è stata affida-
ta al noto cantautore Lucio
Dalla, che ha voluto misurarsi
con un testo religioso «p!!r la
straordinaria forza espressiva
e poetica dei Salmi» .
«Nel musicare i salmi mi sono
sentito come un cavallo libe-
ro», ha dichiarato alla stampa.
Lucio Dalla.

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Perù. Un momento dei festeggiamenti per il centenario.
Don Giampaolo Mario nel giorno della sua prima Messa.
TIMOR
FESTA DÌ GIOVANI
I giovani sono arrivati da
lontano per la festa mariana.
Sui camion, per sentieri incre-
dibili, si sono dati convegno
per un momento di gioia e di
preghiera. Tra i pellegrini non
sono mancati i camion dei mi-
litari. Infatti non sono permes-
si gli assembramenti. Ma le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice e i sa-
lesiani hanno saputo superare,
insieme, le difficoltà. Senza il
minimo incidente si è svolta
così la prima grande convoca-
zione giovanile dell'isola.
PERÙ
PRESENTI
NELLA CULTURA
E NELLA SOCIETÀ
Con un "Simposio sull'e-
ducazione'', tenuto ·a Lima
dal 16 al 18 settembre, si sono
concluse le manifestazioni per
il centenario dell'arrivo dei
salesiaµi in Perù. I 1300 posti
dell'aula magna del Centro
pedagogico "Jesus" furono
occupati al completo da do-
centi e allievi delle facoltà pe-
dagogiche della città. Pro-
mosso con il patrocinio di
prestigiosi organismi, quali la
Commissione episcopale per
l'educazione e il Consiglio
cattolico per la cultura, il
Simposio è stato introdotto
da mons. Oscar Alzamora,
vescovo ausiliare di Lima,
mentre le cinque relazioni so-
no state svolte da don Juan
Vecchi, vicario del rettor mag-
giore. Le relazioni erano se-
guite da interventi di politici,
giornalisti, professionisti e
operatori dell'educazione, che
attualizzavano la tematica.
VIETNAM
GIOVANI
MISSIONARI
In Vietnam ci sono 23 Fi-
glie di Maria Ausiliatrice iri
q1:1attro .comunità, con 10 no-
vizie. Le suore sono state pre-
senti sempre nel Paese anche
durante la lunga stagione del
silenzio.
Recentemente hanno orga-
nizzato una giornata di ani-
mazione missionaria alla qua-
le hanno risposto ben 400 gio-
vani . Tra di loro alcuni hanno
scelto di essere missionari e
parecchi di "sperimentare" la
vita salesiana.
400 i giovani al primo incontro missionario.
t DICEMBRE 1992- 7

1.8 Page 8

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a cura di don Stelvio*
CHIEDO
IL BATTESIMO
PER MIO FIGLIO,
MA NON
Cl CREDO
Qua e là, visitando le famiglie,
qualche inquilino mi dice dei vicini di
casa: «Non hanno battezzato i fi-
gli!». E con una certa frequenza ci si
imbatte in bambini di quarta, quinta
elementare, in ragazzi delle medie e
anche delle superiori che chiedono
personalmente di ricevere il Battesi-
mo. I genitori dicono di aver voluto
rispettare la libertà dei figli, convinti
che quando sarebbero diventati
grandi avrebbero essi stessi fatto la
scelta cristiana.
Già da diversi anni in alcune na-
zioni la Chiesa non battezza i figli di
atei, di conviventi, di sposati civil-
mente. Dicono i responsabili che
non può nascere un cristiano in se-
no a una famiglia pagana. Il seme
non diventa pianta se non viene in-
naffiato. Se in quella casa non c'è
posto per Dio, se non si prega e non
si frequentano i sacramenti, come
potrà svilupparsi la fede e il senso
cristiano della vita? Che senso può
avere allora battezzarlo?
Condivido in parte questo modo di
vedere. Ricordo però una frase che
lessi in un manuale di cultura religio-
sa: «Gli atei negano Dio di giorno;
ma poi lo temono di notte!» e mi do-
mando se quel padre e quella ma-
dre che chiedono il Battesimo per il
figlio, ma dicono di non crederci , in
realtà non conservino dentro di sé
qualche spiraglio di fede che li indu-
ce appunto a chiedere il sacramen-
to. Si dirà che lo fanno solo per ri-
spettare una tradizione: si sa che gli
italiani sono al 95% battezzati. E
8 - 1 DICEMBRE 1992
I Il Battesimo dato ai
bambini coinvolge anche
i loro genitori.
magari, in modo non del tutto consa-
pevole, potrebbero essere convinti
che qualcosa di misteriosamente ef-
ficace (se non proprio la figliolanza
divina) giunga al figlio attraverso il
Battesi 1110.
Non si deve comunque sottovalu-
tare anche Il ruolo che possono gio-
care il padrino e la madrina, soprat-
tutto se verranno considerati mag-
giormente garanti dell'educazione
cristiana dei figliocci e saranno inve-
stiti del ruolo di supplire all'assenza
dei genitori. Sarà sufficiente? La-
sciamo aperto l'argomento.
TUTTI
ALLA MESSA
DI MEZZANOTTE
Il Natale è una festa molto sentita,
un misto di poesia e di sentimento
religioso , È giorno di strenne, di dol-
ci tipici , l'albero, il presepe. Le fami-
glie si riuniscono. Ariche il proverbio
dice: «Natale con i tuoi». In questo
bel clima, la ME:issa di mezzanotte...
ci sta bene. Quasi quasi manche-
rebbe qualcosa a non andare.
È una questione di tradizione. Ed
è anche -come se ogni anno si verifi-
casse un "miracolo" natalizio nelle
nostre chiese: da quelle piccole dei
paesi più sperduti a quelle grandi
delle città popolose, tutte si riempio-
no. Non così per esempio per un'al-
tra messa di mezzanotte, quella del-
la · Veglia pasquale, che liturgica-
mente è la più importante di tutte le
veglie.
Capita naturalmente che alcuni
bravi cristiani passano serenamente
da una lauta cena, ben innaffiata di
vino e liquori , alla Messa di Mezza-
notte, con un atteggiamento piutto-
sto disinvolto e una buona dose di
superficialità. Non parliamo poi di
confessione e di comunione. Però
sono presenti.
Vorrei essere compreso: il mio
non vuole essere pessimismo di
bassa lega. Sto tentando di far fare
un piccolo salto di qualità a questa
festa. Preferiamo un cristianesimo
di facciata o un cristianesimo di so-
stanza?
Un Natale... differente potrebbe
portarci a rivedere i nostri atteggia-
menti nei confronti di questo evento:
meno consumismo, più attenzione
al significato della nascita di Gesù
Salvatore del mondo, più apertura ai
poveri: alcune famiglie accolgono in
casa per le feste qualche persona
sola o in difficoltà.
Ecco, questo penso sia l'obietti-
vo. Però non spezzerei quel sottile
filo che lega tutti al Natale, cercherei
invece di offrire qualche motivazio-
ne in più. Non sono per un cristiane-
simo riduttivo e superficiale, ma
neanche spegnerei il lucignolo o la
canna incrinata: è l'atteggiamento
di Gesù . Quel Gesù che a Natale
vuol portare gioia e pace veramente
a tutti.

1.9 Page 9

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di Beppe Trucco
Sotto la neve mentre dal calduc-
cio interno si scostano le tendine
per contemplare la meraviglia di un
paesaggio giunto quest'anno con
notevole anticipo, gentile, sorriden-
te, ricciuto, pelle olivastra e sguardo
supplichevole, sulle spalle il solito
pesante fascio di tappeti e coperte,
è sulla soglia il Marocchino. Sono le
17 ed il tempo è sferzante di gelo.
«Signore, per piacere compra
qualcosa dal Marocchino! Qualcosa
per tua moglie, per la mamma...
qualcosa da regalare a Natale.. .».
«No, guarda ho già preso un plaid
dal tuo amico che è passato un'ora
fa e non mi serve proprio nulla».
«Fammi scaldare un poco... vuoi
lenzuola, vuoi tappeto, vuoi asciu-
gamani? Costa poco, ... per man-
•giare» .
«Vieni a scaldarti un po' in cucina.
Posa la roba, siediti. ..».
«Ho 20 anni , son così stanco...
tutto il giorno che giro, tutto il giorno
e non ho venduto niente, niente...
come faccio a mangiare, a pagare il
posto letto ... ».
Le lacrime gli rigano il volto.
«È dura la vita... è troppo, troppo
dura. Come è brutto... lontano da
tutti, sempre poco mangiare e poi
giorni interi senza vendere niente .. .
dormire in macchina tante volte .. .
come faccio a mandare i soldi a ca-
sa a mia mamma. È troppo brutta la
vita ... ».
QUEL RAGAZZO CHE Ml STA DI
FRONTE. Mentre piange dirotto sof-
fuso di interiore sofferenza, liberan-
dosi di tutti i sorrisi forzati, delle bat-
tute scherzose che ha esternato per
tutto il giorno ai potenziali clienti ,
penso in silenzio alla mia, alla no-
stra situazione, al mio, al nostro
spreco, al mio, al nostro egoismo.
. Mi sento immedesimato nella mi-
seria, in quella vera, personificata in
quel ragazzo che mi sta di fronte ...
IL NATALE
DEL
«MAROCCHINO»
-=:E::-............ - -.. .. ...........•-·•--
'~::.; -~:- ·,:.:-·... _______ .... .. :•···-·-
.. ,..,. - ...· · - ·· ........- ... :..,.i.-.,..,...,"""'''-...." ""'411••
I La presenza degli extracomunitari
spesso divide l'opinione pubblica,
fino a diventare intolleranza.
vedo la superficialità con cui giudi-
chiamo, l'indifferenza che ci fa pas-
sare con gli scarponi sulle ferite al-
trui.
Istintivamente la mano va al por-
tafogli , ma non sono convinto. E no,
è troppo comodo sfilare diecimila li-
re per mettermi a posto la coscien-
za. Penso a cosa fare per lui ora, a
cosa fare come solidarietà umana e
cristiana. Mi frastuona negli orecchi :
«... quello che avrete fatto al più pic-
colo di questi miei fratelli , al più di-
sprezzato, l'avrete fatto a me».
Cadono le analisi di società mal
organizzate, le colpe di sovrani e po-
tenti, le àssenze degli altri; vedo che
troppo spesso esse sono scuse per
le mie assenze.
Resto in silenzio con il pianto nel
cuore e gli occhi inumiditi per la im-
potenza di fronte alla miseria e sof-
ferenza di quei milioni di persone
che versano in condizioni non mi-
gliori.
Mi viene anche da fare un parago-
ne con i numerosi giovani italiani
che girano a vendere saponette, ce-
rotti, deodoranti: certo non hanno
un lavoro ma una famiglia alle spalle
, una casa sì, degli affetti e del ca-
lore umano sì; spesso passano per
denaro da "fine settimana", racimo-
lano·denaro per gli extra o, come di-
cono i più sinceri, " per qualche li-
bertà in piu".
APRIAMO LA FINESTRA. Accom-
pagno il miò nuovo amico alla porta
e m'accorgo che le diecimilalire so-
no restate lì sul tavolo. «Il mio lavoro
è vendere, non raccogliere elemosi-
ne, non posso prendere soldi così».
Mi trovo con un paio di lenzuola
che non mi servono in più , ma sono
interiormente riconoscente al ma-
rocchino: mi ha regalato un prezioso
faccia a faccia con la miseria di
oggi.
È un duro quadro di vita per un
Natale di superficialità e di sprechi
che ci accingiamo a celebrare chiusi
nella nostra stretta ce·rchia.
A Betlemme Dio si è fatto parte
agli uomini, è uscito dalla sua cer-
chia. Coraggio, apriamo la finestra.
1 DICEMBRE 1992 - 9

1.10 Page 10

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LA QUESTIONE POLITICA
CATTOLICI,
NUOVA FORZA
SOCIALE
di Silvano Stracca
Viene da lontano
il «nuovo corso»
dell'impegno dei vescovi
nella società italiana che,
da qualche mese,
sta facendo versare fiumi
di parole
ai commentatori laici.
B asta scorrere rapidamente i
quattro volumi dell'Enchiri-
dion della CEI, che raccoglie i prin-
cipali interventi collettivi dell'epi-
scopato, per rendersi conto di quale
sia stato dopo il Concilio Vatica-
no II il cammino teologico e pasto-
rale della Chiesa italiana, un cam-
mino che è iniziato nel 1968 con il
rinnovamento della catechesi ed è
sfociato nel 1991 nel rilancio delle
Settimane Sociali.
Le ripetute prese di posizione dei
vescovi nell'ultimo ventennio, testi-
moniano una costante preoccupa-
zione di contribuire al bene del Pae-
se, condividendone i problemi e ri-
svegliando e sollecitando la coscien-
za morale, fondamento di ogni au-
tentico progresso civile e sociale.
Momenti forti di questa sollecitu-
dine, continuamente aggiornata ri-
spetto all'evoluzione della società,
sono stati il convegno su "Evange-
lizzazione e promozione umana''
del 1976, il bel documento del 1981
''La Chiesa italiana e le prospettive
del paese'', il convegno di Loreto
10 - 1 DICEMBRE 1992
sulla riconciliazione nel 1985 e il fa-
moso intervento del 1989 che rilan-
ciava il problema del Mezzogiorno
all'attenzione nazionale.
Dall'inizio degli anni '90, ancor
più che nei precedenti decenni, la
Chiesa italiana ha assunto gradual-
mente un ruolo di forza sociale che
agisce ed interviene su tutti i proble-
mi importanti del paese, secondo la
raccomandazione e l'incitamento di
Giovanni Paolo II sin dal principio
del suo pontificato.
La preoccupazione sincera per i
mali che affliggono la comunità è
scandita dagli orientamenti pastora-
li per questo decennio, che portano
il titolo programmatico ''Evangeliz-
zazione e testimonianza della cari-
tà", e dal successivo documento
"Educare alla legalità", pubblicato
nell'ottobre dell'anno scorso, che è
tra i testi più significativi che i ve-
scovi italiani abbiano elaborato in
tema di etica politica.
"Evangelizzazione e testimonian-
za della carità" conteneva già una
precisa diagnosi delle nuove emer-
genze: questione meridionale e cri-
minalità organizzata, immigrazioni
e nuove povertà (droga e AIDS
comprese), questione morale e crisi
delle istituzioni, fine del comuni-
smo e nuova virulenza del capitali-
smo (con la sfida del consumismo).
Nella prospettiva del "bene co-
mune" del paese, e della "nuova
Europa" da costruire, i vescovi scri-
vevano che ' 'non si giustificano le
varie forme di chiusure particolari-
stiche che insidiano il tessuto socia-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

▲back to top
----------BS-
Milano. Al centro
della "questione politica".
le, politico e culturale della nazione:
siano esse di stampo corporativo, a
livello professionale ed economico,
o invece facciano leva su caratteri-
stiche anche positive della propria
gente e della propria terra, finendo
però col trasformarle in motivi di
divisione e di discordia" .
Su questo scenario, "Educare al-
la legalità" portava avanti il discor-
so e costituiva ''una proposta offer-
ta ai cristiani e ad ogni uomo di
buona volontà per una revisione di
mentalità e di comportamento al-
1'interno di una società che, smar-
rendo il senso delle norme che la de-
vono guidare, compromette la giu-
stizia e la pace'' .
Ricupero della legalità
Quel testo dei vescovi italiani era
in profonda sintonia con il magiste-
ro di Giovanni Paolo II che, nel no-
vembre del 1990, a Napoli aveva ri-
chiamato con forza quest'esigenza,
affermando : «Non c'è chi non veda
l'urgenza di un grande ricupero di
moralità personale e sociale, di le-
galità. Sì, urge un ricupero di lega-
lità! ».
Il documento attribuiva la re-
sponsabilità della diffusa illegalità
"non solo a coloro che ricoprono
posti e funzioni di responsabilità
nelle istituzioni pubbliche, ma an-
che a tutti i cittadini, sia pure con ri-
levanza diversa, a seconda dei ruoli
sociali che rivestono".
Ai fini di un recupero del senso
della legalità, i vescovi indicavano
quale via obbligata il risanamento
della politica, chiamata a farsi ricer-
ca e servizio del bene comune ed a
ispirarsi all'etica della socialità e
della solidarietà. Soprattutto ai cri-
stiani impegnati in politica si chie-
deva di non accettare che la politica
"si degradi a semplice gestione del
potere" e di tagliare "l'iniquo lega-
me tra politica e affari".
"Educare alla legalità" è apparso
subito come un valido punto di rife-
rimento ed ancor più lo è apparso
dopo le elezioni dello scoso aprile e
dopo lo scoppio dello scandalo delle
tangenti. Sulla linea tracciata da
«Ci troveremmo oggi così ama-
reggiati e indignati per tante si-
tuazioni incresciose che offusca-
no la nostra vita politica e ammi-
nistrativa, se fossimo stati più vi-
gili, se avessimo alzato lo sguar-
do, allargando gli orizzonti oltre le
comodità e l'interesse immedia-
to? Ciascuno è chiamato ad inter-
rogarsi, a mettersi in discussione,
a chiedere conto a se stesso del-
le proprie eventuali responsabili-
tà, non solo attive, ma pure di
omissione o di semplice distra-
zione».
(card. Martini,
arcivescovo di Milano)
«È triste e solleva interrogativi
preoccupanti il constatare come
la questione morale coinvolga in
larga misura anche esponenti po-
litici ed operatori economici che
si professano cristiani. La fede
portata ad efficacia di vita do-
vrebbe al contrario alimentare
una dedizione trasparente nel
servizio al bene comune e una vi-
gorosa capacità di resistenza alle
tendenze e alle pressioni verso
comportamenti illeciti».
(card. Ruini,
presidente della CEI)
«Senza indebite generalizzazioni,
il fenomeno delle "tangenti", la
mancanza di onestà pubblica,
l'incapacità di far conservare le
leggi e distribuire con equità i pe-
si della crisi e le spese dello Sta-
to, minano alle basi la società de-
mocratica».
(Vescovi del Piemonte
e della Valle d'Aosta)
quel documento, mai come negli ul-
timi mesi la Chiesa si è trovata a do-
ver intervenire con_tanta puntualità
ed illuminata partecipazione - sia
a livello collegiale sia di singoli ve-
scovi - sulla drammatica congiun-
tura che il paese sta attraversando.
Già alle soglie dell'estate, quando
le avvisaglie della grande crisi appa-
rivano incombenti, i vescovi lancia-
vano un appello "alla speranza e al-
la responsabilità" lasciato scivolare
nell'indifferenza e nel fatalismo
propri di una società afflitta da ari-
dità interiori e dal prevalere degli
egoismi .
1 DICEMBRE 1992 - 11

2.2 Page 12

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Dalla "nota pastorale" della Conferenza Episcopale Italiana «Educare al-
la legalità»:
«Ancor più preoccupante è la presenza di una forte criminalità organizza-
ta, fornita di ingenti mezzi finanziari e di collusive protezioni, che spadro-
neggia in varie zone del Paese, impone la sua "legge" e il suo potere,
attenta alle libertà fondamentali dei cittadini, condiziona l'economia del
territorio e le libere iniziative dei singoli, fino a proporsi , talvolta, come
Stato di fatto alternativo a quello di diritto».
«Non meno inquietante è la nuova criminalità così detta dei "colletti bian-
chi", che volge a illecito profitto la funzione di autorità di cui è investita,
impone "tangenti" a chi chiede anche ciò che gli è dovuto, realizza collu-
sioni con gruppi di potere occulti e asserve la pubblica amministrazione
a interessi di parte».
«Manca quella mobilitazione delle coscienze che, insieme ad un'efficace
azione istituzionale, può frenare e ridurre il fenomeno criminoso. Non vi
è solo paura, ma spesso anche omertà; non si dà solo disimpegno, ma
anche collusione; non sempre si subisce una concussione, ma spesso si
trova comoda la corruzione per ottenere ciò che altrimenti non si potrebbe
avere. Non sempre si è vittima del sopruso del potente o del gruppo crimi-
nale, ma spesso si cercano più il favore che il diritto, il "comparaggio"
politico o criminale che il rispetto della legge e della propria dignità».
«La solidarietà deve collegare i gruppi politicamente, culturalmente ed
economicamente più forti con quelli più deboli, gli anziani con i giovani,
il Nord con il Sud, i cittadini con gli immigrati. Una simile solidarietà si può
affermare solo con la collaborazione attiva di tutti, in ordine a far che
le strutture della società siano sempre più corrispondenti alle esigenze
fondamentali di libertà, di giustizia, di eguaglianza della persona umana.
Per questa via potrà svilupparsi un autentico senso dello Stato».
«Proprio dalla responsabilità
personale», ammonivano allora i
vescovi, «è necessario ripartire per
rifare il tessuto della moralità e del-
la legalità, indispensabile per la ri-
presa della vita democratica: l'ade-
sione personale, convinta e messa in
pratica, ai valori morali è la condi-
zione insostituibile per rinnovare e
rimotivare i comportamenti privati
e pubblici, nell'ambito della politi-
ca, dell'economia, dell'informazio-
ne e della cultura, ma anche della
vita professionale e familiare».
Il risanamento della vita politica è impegno di tutti i cittadini.
12 - 1 DICEMBRE 1992
Gli interventi più recenti
Sullo sfondo dei tanti mali che af-
fliggono l'Italia, dall'allarme per
l'economia alla crisi dei partiti, alla
corruzione pubblica, la "questione
morale" è diventata dopo l'estate
oggetto di numerosi pronunciamen-
ti di singoli vescovi. "Sto alla por-
ta", "Voi siete il sale della terra",
"Guai a me" sono i titoli delle lette-
re pastorali - per citarne solo alcu-
ne degli arcivescovi di Milano, Tori-
no e Bologna, che ribadiscono il do-
vere della vigilanza e di una "nuova
evangelizzazione" in una società or-
mai scristianizzata.
Tutti questi richiami alla respon-
sabilità della singola persona nel
rinnovamento del contesto politico,
sociale e culturale italiano, hanno
trovato in un certo senso sintesi nel-
l'intervento del cardinale Ruini,
presidente dei vescovi italiani, che,
all'inizio dell'autunno, sottolineava
che "questo è il tempo non della ri-
nuncia, ma del coraggio, della gene-
rosità e della tenacia''.
Ciascuno deve fare la propria
parte, tornavano ad ammonire i ve-
scovi, rivolgendo un nuovo forte
appello su alcune esigenze essenziali
dell'ora grave che l'Italia sta attra-
versando: l" 'unità" del paese; la
solidarietà intesa non come un idea-
le fuori dalla storia, ma come una
componente essenziale di ogni rea-
lizzazione sociale e politica; il bene
comune al di sopra degli interessi di
parte; la vera giustizia, per la quale
i pesi devono sì essere distribuiti e
portati da tutti, ma "proporzional-
mente", con attenzione prioritaria
ai poveri, ai disoccupati e alle con-
dizioni reali della famiglia.
Neppure su "Tangentopoli" i ve-
scovi hanno taciuto. "Restituzione
o dannazione" è l'antico e non su-
perato precetto morale che è stato
richiamato dal segretario della Con-
ferenza episcopale monsignor Tet-
tamanzi, per sostenere la necessità
che il denaro indebitamente sottrat-
to alla comunità venga restituito.
«Il furto è furto , per la morale uma-
na e cristiana», ha ricordato Tetta-
manzi, «anche se si è in tanti a ruba-
.re, anche se si è d'accordo nel ruba-
re, anche se la finalità è tollerabile,
anche se si è instaurato un certo si-
stema, una certa prassi».
Silvano Stracca

2.3 Page 13

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BREVI
di Nicola Palmisano
«CASTIGARE» È UN'ARTE
Nel giugno scorso, un pretore ha
condannato a un mese di reclusione
una maestra elementare per aver
costretto una sua alunna di sette an-
ni a rimanere per sei mesi con il
banco rivolto contro il muro. La mae-
stra intendeva in questo modo pu-
nirla per un litigio con un compagno
o, come precisò in seguito, per aiu-
tarla a superare il nervosismo e a
concentrarsi meglio nel "banco del-
la concentrazione".
Sono state necessarie due udien-
ze in pretura e la sfilata dei testimo-
ni, otto a favore della maestra e set-
te contro , per arrivare al verdetto. In-
fine la maestra fu condannata per
aver abusato dei mezzi di correzio-
ne nell'esercizio della sua attività.
Eppure c'erano stati durante l'an-
no i famosi "colloqui" con l'inse-
gnante. C'erano state, da parte dei
genitori, ripetute richieste di revoca
di quella "misura didattica" .
Che dire? Mi pare prima di tutto
che si debba porre il dubbio sulla ef-
ficacia educativa di quella "corre-
zione". Ma mi domando anche cosa
sarà rimasto nella testolina della
bambina dopo la vicenda giudi-
ziaria.
QUALI CASTIGHI. Il problema
dei castighi sta tornando di attualità,
anche nelle famiglie, almeno in
quelle in cui sono rimasti presenti il
senso di responsabilità e la volontà
educativa. In realtà occorre scoprire
e attuare un comportamento che
non sia né autoritario, né permissi-
vo. Il modello autoritario difficilmen-
te riesce a formare nei ragazzi il
senso di autonomia personale e di
responsabilità, in quanto la loro
scelta è forzatamente legata all 'im-
posizione dell 'autorità. E allora nei
ragazzi scatta questo ragionamen-
to: «O mi piego e accetto, o trasgre-
disco e sarò punito». Non ci sono al-
ternative. Questa però più che
"educazione" mi pare si debba
chiamare "addestramento".
Agli educatori Don Bosco scrisse
nel suo opuscoletto sul sistema pre-
ventivo: «Il sistema repressivo può
impedire un disordine, ma difficil-
mente farà migliori i delinquenti; e si
è osservato che i giovanetti non di-
menticano i castighi subiti, e per lo
più conservano amarezza con desi-
derio di scuotere il giogo e anche di
fare vendetta... e che dimenticano
facilmente le punizioni dei genitori,
ma assai difficilmente quelle degli
educatori». Ma anche il sistema per-
missivo o liberatorio per lo più risul-
ta inefficace, in quanto difficilmente
riesce a sviluppare un vero senso di
responsabilità e di autonomia, se
questa implica indipendenza da
suggestioni e da persone e da grup-
pi che creano nuove dipendenze...
Il sistema "repressivo"
difficilmente rende migliori.
E ALLORA? Don Bosco indica
nell'affetto e nella confidenza gli
elementi formativi capaci di solleva-
re una personalità per aiutarla a rag-
giungere la sua maturità. «L'educa-
tore cerchi di farsi amare, se vuole
farsi temere», diceva. «Presso i gio-
vani è castigo quello che si va valere
per castigo. La lode quando una co-
sa è ben fatta o uno sguardo meno
amorevole, sono già premio o ca-
stigo».
MILANO. Tra i vincitori del concorso
RAI «I giovani incontrano l'Europa» vi
sono sette allievi dell'Istituto Tecnico di
Sesto San Giovanni. Per sensibilizzare i
giovani, la scuola salesiana aveva
organizzato una tre sere sul tema
"Europa giovane", con due oratori di
eccezione, Formigoni, ex vicepresidente
del Parlamento europeo e don Mazzi,
responsabile degli handicappati a
Strasburgo. Dei vincitori, uno è andato
in viaggio premio a Malta, gli altri in
Russia con altri 240 giovani europei.
Alessandro Civati, 19 anni, ha
dichiarato: «Vado in Russia per merito
del Bollettino Salesiano. Leggendo la
rivista infatti mi sono imbattuto in due
fotografie sull'Europa che mi hanno
colpito e che ho commentato. È stata la
mia carta vincente!».
BOLIVIA. La parrocchia di El Alto (La
Paz) ha organizzato il 4° incontro
dipartimentale delle comunità cristiane
"Aymara". Tema di studio, i/
matrimonio. I campesini partecipanti
furono 400, rappresentanti di 45
comunità.
VENEZIA. Da un'indagine tra 4000
studenti, genitori e insegnanti del Nord-
est d'Italia, risulta che l'insegnante di
religione piace perché "sa suscitare
rapporti amichevoli e cordiali, sa fare
discorsi educativi e continua ad
aggiornarsi". Invece riscontra qualche
diffidenza tra i colleghi. La ricerca è
stata condotta dall'Istituto superiore
internazionale salesiano di ricerca
educativa e dall'Osservatorio socio-
religioso del Triveneto di Vicenza.
CASELETTE (Torino). Al salesiano
laico, signor Marino Bertaggia, è stata
conferita l'onorificenza di cavaliere
dell'ordine "al merito della Repubblica
Italiana". Il riconoscimento premia le
tante benemerenze del signor Marino e
il suo attaccamento alla cittadina di
Caselette.
HONDURAS. La città di Tecucigalpa
ha conferito a don Guillermo Chavarria
la massima onorificenza della città, la
foglia d'oro di "liquiddmbar". Il
riconoscimento viene conferito una
volta all'anno a due persone che si sono
distinte nell'impegno a favore della
comunità. Don Chavarria lo ha
accettato "a nome di tutti i salesiani che
da 80 anni lavorano in Honduras a
favore dei giovani".
1 DICEMBRE 1992 13

2.4 Page 14

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LE BOCAGE
IN SAVOIA, EREDI
DI CAMILLO
DI BEAUREGARD
di Michel Mouillard
Da una singolare affinità
educativa tra il venerabile
Camilla Costa
di Beauregard e
Don Bosco è nato
l'orfanotrofio di Bocage,
che si apre oggi
ai nuovi bisogni
dei giovani di Chambéry.
tuo soccorso. Poi raccolse presso di
sé ragazzini di famiglie decimate dal
colera. Ma mancando lo spazio, ini-
ziò l'01fanotrofio du Bocage e il
Centro agricolo, dove adesso vi è
l'opera salesiana. Esempio di virtù e
di amore ai giovani, vi lasciò la salu-
te e tutto ciò che possedeva. Il 25
marzo 1910, a 69 anni, morì dopo
aver vissuto l'ideale di carità e lo sti-
le pastorale di san Francesco di
Sales.
L a casa salesiana di Chambéry
(Fondation du Bocage) ha vo-
luto festeggiare solennemente, alla
presenza dell'arcivescovo e del sin-
daco della città, Camillo Costa di
Beauregard, dichiarato venerabile
nel 1991 da Giovanni Paolo Il.
Il canonico Camillo Costa di
Beauregard apparteneva a una delle
grandi famiglie della Savoia. Suo
padre, il marchese Pantaleone, face-
va parte del parlamento di Torino e
divenne presidente del Consiglio ge-
nerale del Dipartimento.
Era un aristocratico. Nato nel
1841, aveva davanti a sé una vita no-
biliare: decise invece di diventare
prete. Anima ardente e generosa, ri-
tornato da Roma, dove era stato or-
dinato prete, fu particolarmente
sensibile alle questioni sociali e die-
de vita a numerosi organismi di mu-
Giovani della "Fondation
du Bocage" (Chambéry).
14 - 1 DICEMBRE 1992

2.5 Page 15

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----------BS-
I Le Bocage. Con il direttore
salesiano (nella foto)
e la presenza preziosa
degli educatori laici.
cage: sognava per i suoi giovani
un'educazione integrale... Aveva
sentito parlare dell'opera di Valdoc-
co e nel 1879 incontrò Don Bosco
stesso dal quale ricevette preziosi
consigli.
Tra l" 'aristocratico della Sa-
voia" e il "piccolo contadino dei
Becchi" che tutto sembrava dover
tenere lontani, nacque una profon-
da intesa pedagogica. I loro ideali
concordavano sull'essenziale. Pun-
tavano entrambi a una formazione
che non tralasciasse nessuna dimen-
sione della persona; alla ''familiari-
tà", alla confidenza reciproca e
amicale; al dare ai giovani il gusto
della responsabilità; a sviluppare la
gioia e il senso della festa; a semina-
re e sviluppare una fede luminosa.
I Le Bocage (Chambéry):
la "Maison d'enfants".
L 'incontro di due educatori
Camillo Costa di Beauregard,
fondando un'opera per i giovani,
non si lasciò guidare soltanto dall'i-
stinto. Si informò, visitò personal-
mente diverse istituzioni (a Amiens,
Marsiglia...) attingendo idee e sug-
gestioni, non senza spirito critico.
Sapeva bene cosa voleva fare al Bo-
1954: le Bocage
diventa salesiano
È un fatto per Io meno curioso
che il primo orfano raccolto da Ca-
millo Costa il 15 aprile 1868 sia sta-
to un ragazzo di 13 anni, educato ...
da Don Bosco a Torino. La mam-
ma, originaria di Chambéry, volle
fuggire dal colera che stava deva-
1 DICEMBRE 1992 - 15

2.6 Page 16

▲back to top
stando in quegli anni la capitale del
Piemonte. Come meglio simboliz-
zare ciò che capiterà cento anni do-
po, e l'affinità dei nostri due fonda-
tori?
Non ci si deve stupire quindi se
monsignor Ernesto Costa di Beau-
regard, che nel 1920 prese il posto
dello zio come responsabile dell'or-
fanotrofio di Bocage, si sia rivolto
al successore di Don Bosco chieden-
do alla congregazione salesiana di
prendersi cura dell ' opera dopo la
sua morte.
Ed è nel 1954 che i salesiani fece-
ro il cambio della guardia. Ma essi,
sbarcando a Chambéry, non ha nno
voluto "rifondare" l' opera. Sono
venuti come continuatori. Essi han-
no tentato e tentano ancora oggi di
continuare l'opera intrapresa dal
fondatore nel 1868.
Nella stessa fedeltà
Se il tempo in cui noi viviamo og-
gi è profondamente diverso da quel-
lo di Camillo Costa e di Giovanni
Bosco - mentalità, contesto cultu-
rale, situazione sociale, sistema
educativo... - la casa salesiana at-
tuale si ispira ancora alle intuizioni
profonde dell'uno e dell'altro. Del
resto, dal 1954 stesso molta acqua è
passata sotto i ponti del Po e del-
la... Leysse! Tuttavia anche oggi la
priorità delle priorità è sempre il
giovane, che occorre rimettere in
piedi, armarlo per la vita, amarlo
per condurlo a incontrare l'amico
incomparabile che è Gesù Cristo.
Una prima nuova struttura ha
preso il posto di quella che era un
tempo l' orfanotrofio: ragazzi e gio-
vani dai 5 ai 20 anni ci vengono affi-
dati dalla Direction de la Vie Sociale
(DVS) del dipartimento o dai tribu-
nali. Ragazzi e ragazze, per lo più
vittime della disgregazione familia-
re, sono distribuiti in tre luoghi edu-
cativi: alcuni allo stesso Bocage; un
secondo gruppo nel foyer, al centro
di Chambéry, con un servizio di si-
stemazione in alloggio per i maggio-
renni; un terzo nella periferia della
città. La direzione è affidata a un
salesiano, aiutato da una équipe di
educatori laici specializzati. Una se-
conda struttura continua il Centro
agrario fondato da padre Camillo
16 · 1 DICEMBRE 1992
Un'aula del "Lycée Horticole du Bocage" di Chambéry (Foto Mollarci) .
Costa. Si tratta del Lycée Horticole
du Bocage che prepara ai vari esami
di stato in floricoltura, ortocoltura,
vivaistica, commercializzazione...
La scuola è aperta a ragazzi e ragaz-
ze e la direzione è affidata a un lai-
co, coadiuvato anche lui da una
équipe di professori e di educatori
laici .
La comunità religiosa rappresen-
ta, all'interno delle due istituzioni,
la responsabilità della congregazio-
CAMILLO COSTA
DIBEAUREGARD
E DON BOSCO
«Contemporanei, essi hanno col-
to le radici profonde del metodo
migliore di occuparsi dei giovani
più abbandonati. Essi si ritrovaro-
no, a partire dal loro essere preti,
in un atteggiamento simile nel ri-
spondere ai bisogni dei loro gio-
vani; e se uno, a Torino, si logorò
letteralmente al servizio degli stu-
denti, degli apprendisti , dei giova-
ni dell'oratorio, dei ragazzi della
strada e delle prigioni ... l'altro sa-
crificò il suo brillante avvenire e la
sua fortuna sulla stessa strada, in
una situazione politica caratteriz-
zata da un laicismo crescente, ag-
gressivo e forsennato, e si logore-
rà a sua volta diventando anche
lui un Don Bosco nell 'arte di edu-
care l'uomo» (R. Fritsch).
ne e assicura l'attività pastorale, ca-
techistica e liturgica. Vari salesiani,
inoltre, danno il loro contributo al-
la diocesi e alla regione con un certo
numero di servizi: cappellanie, cate-
chesi, parrocchie, accoglienza di
gruppi di giovani in centri del tem-
po libero, incontri scientifici... Uno
chalet di montagna, a 1300 metri e
vicino a Chambéry, è usato nei fini
settimana e nel periodo di vacanza
per i vari gruppi giovanili delle no-
stre opere.
L'insieme di queste attività rap-
presenta la "Fondation du Boca-
ge", organo giuridico riconosciuto,
e che ha nel consiglio di ammini-
strazione un certo numero di laici
volontari (di cui uno dei membri è il
presidente) e di salesiani (di cui uno
è il direttore generale della fonda-
zione). È una équipe interamente
votata agli obiettivi morali, educati-
vi e religiosi dell'istituzione.
Questo è lo strumento pedagogi-
co ed educativo che i salesiani, con-
tinuando la creazione di Camillo
Costa di Beauregard, offrono ai
giovani della Savoia. Nella città che
Francesco di Sales ha percorso nel
suo tempo per annunciare, come sa-
peva fare lui, la Buona Novella di
Gesù Cristo. Ci guidi in quest'opera
ecclesiale a favore dei giovani : per
essi egli ha certamente, anche come
savoiardo, una particolare predile-
zione.
Miche) Mouillard

2.7 Page 17

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di Umberto De Vanna
A verificare lo sviluppo nell'Est
europeo don Paron c'è andato di
persona. Accompagnato dal delega-
to per la Polonia, don Agostino
Dziedziel, che parla agilmente il rus-
so e si occupa anche dei paesi del-
l'Est, ha dedicato quasi un mese a
incontrare opere e salesiani dell'ex
Unione Sovietica. Oggi è testimone
di tante incipienti speranze, ma an-
che di impensate difficoltà.
«Tutto è da ristrutturare», dice.
«Le chiese che ci vengono conse-
gnate sono state adibite a magazzi-
ni e biblioteche, cinematografi; tra-
sformate in palazzetti dello sport e
in officine. Oggi alcune ce le restitui-
scono, ma esigono che le riportiamo
alla condizione artistica precedente.
A Mosca la chiesa di san Pietro e
Paolo è stata trasformata in apparta-
menti. Quella dell'Immacolata, un
bel neo-gotico di fine 800, e che ora
è stata affidata ai salesiani, è stata
suddivisa in quattro piani, con offici-
ne, magazzini, uffici, depositi. Oggi
ci è già stato consegnato metà del
piano inferiore e nel giro di due anni
ci verrà restituito il resto. Ma si può
immaginare quanto si dovrà lavora-
re per riportare la chiesa alla condi-
zione precedente».
L'atteggiamento di Mosca verso i
cattolici era sembrato di una certa
apertura. È così?
«I governanti sono preoccupati di
non sfigurare a livello internazionale
e mostrano qualche disponibilità.
Ma la presenza cattolica e il risve-
glio religioso sono frenati dalla clas-
se dirigente, che appare abbastan-
za diffidente. A Mosca per esempio
tre Figlie di Maria Ausiliatrice aveva-
no ricevuto un alloggio e si erano in-
serite come insegnanti e assistenti
in una Fondazione statale con inter-
nato e scuola. Cambiato il direttore,
è stato proibito alle suore di avvici-
nare i giovani e dovranno cercarsi
un altro alloggio».
Come si muovono i salesiani per
riorganizzarsi?
«In tutto l'Est le sole attività per
ora possibili sono quella parrocchia-
OLTRE
L'EX CORTINA
DI FERRO
«Nei territori dell'ex Unione So-
vietica i salesiani sono già 48 e
c'è una straordinaria fioritura vo-
cazionale», dice don Omero Pa-
ron, economo generale dei sale-
siani. «Molti sono venuti dall'este-
ro, ma ci sono già una dozzina di
salesiani locali in formazione, e
sei novizi. Quanto alle Figlie di
Maria Ausiliatrice, sono già pre-
senti in Russia, Bielorussia, Li-
tuania e in Ucraina».
ISzombathely (Ungheria).
L'B settembre hanno professato
i primi çinque salesiani del nuovo
corso. E il ritorno alla vita
pubblica salesiana dopo 42 anni.
le e oratoriana. I vescovi ci affidano
parrocchie in periferia con grandi
chiese in costruzione, come a Vil-
nius, Kaunas, Alytus in Lituania.
Viene favorita così anche la vita co-
mune religiosa. A Korostiev per
·esempio, a cento kilometri da Kiev,
abbiamo accettato una grande par-
rocchia in una zona periferica molto
popolata e povera. È che si trova-
no le famose cave di granito nero e
rosso con cui sono fatti gran parte
dei monumenti russi. Quanto alla
pastorale giovanile, potremmo dire
che è di tipo "polacco", cioè si oc-.
cupa dei chierichetti, della cateche-
si , di un po' di oratorio, della vita di
gruppo».
È riconfermato l'impegno di aprire
una grande scuola professionale a
San Pietroburgo?
«Da parte nostra, sì. L'ispettoria
Veneta est ha già mandato stabil-
mente a San Pietroburgo don Giu-
seppe Pellizzari, che dovrebbe cer-
care di superare le difficoltà organiz-
zative. Ma i contatti con le autorità si
inceppano facilmente. E non è pen-
sabile al presente aprire in Russia
una scuola totalmente non statale».
li "Fondo economico per l'Est"
lanciato tra le ispettorie salesian~ e
i benefattori ha dato dei frutti?
«Certamente. La generosità non è
mancata. Ma il nostro aiuto in que-
sto momento è indispensabile. La
povertà in tutto l'Est è diffusa, gli al-
loggi sono veramente inadeguati. Il
vedere code nei negozi alimentari è
cosa comune. La Caritas fornisce le
parrocchie di viveri di prima neces-
sità, e allo stato attuale le comunità
cristiane ancora a lungo non saran-
no in grado di reggersi da sole».
Ha notato una ripresa anche della
vita religiosa?
«A Leopoli ho visto la nostra gran-
de chiesa gremita. E molti erano uo-
mini. Si può dire che man mano che
le chiese vengono riaperte al culto,
i cattolici ritrovano l'usanza della
messa. Si nota anche un crescente
impegno per adeguarsi alle esigen-
ze della popolazione, specie dei gio-
vani, traducendo i testi liturgici, le
letture in particolare, nella lingua
·nazionale».
1 DICEMBRE 1992 - 17

2.8 Page 18

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PROBLEMI SOCIALI
PRIMA CHE SIA
EMERGENZA
di Alessandro Risso
Poche briciole per salvare
il pianeta Terra. È questa
l'impressione che si
ricava dai poco convinti
interventi sul!'ambiente.
L'occasione mancata
del vertice di Rio.
2uesto 1992 ormai agli sgoccioli
verrà probabilmente ricordato
p cinquecentenario della scoper-
ta dell'America. Sarebbe però me-
glio ricordarlo per la grande occa-
sione perduta: il vertice di Rio sulla
Terra.
Quando nella città sudamericana
si trovarono il 3 giugno le delegazio-
ni di 162 nazioni, molte al più alto
livello, per l'inaugurazione della
Conferenza mondiale su ambiente e
sviluppo, palpabile era la speranza
che fosse giunto il momento per ri-
sposte univoche e forti ai mali del
nostro ecosistema. Buco nell'ozono
ed effetto serra, innalzamento della
temperatura e mutamenti climatici,
disboscamenti selvaggi ai danni dei
"polmoni" verdi, emissioni intolle-
rabili di fumi nell'atmosfera, smalti-
mento incontrollato di rifiuti
tossico-nocivi, tutto avrebbe dovuto
trovare diagnosi precise e cure con-
crete dal summit. Con tanto di im-
pegni di spesa e indicazione dei
tempi.
Il risultato è invece stato di molto
inferiore alle attese, non riuscendo
di fatto a superare enunciazioni di
principio faticosamente soppesate
18 - 1 DICEMBRE 1992
per raccogliere il più ampio consen-
so, lasciando nel vago modalità e,
soprattutto, tempi di intervento.
Molti osservatori si sono sforzati di
cogliere quanto di positivo è emer-
so: «Il summit della Terra non è
sembrato affatto attento al fattore
tempo, ma ha senza dubbio avviato
un processo rispetto al quale non si
potrà più tornare indietro e si dovrà
andare soltanto in avanti», ha com-
mentato Gianfranco Bologna, vice-
segretario generale del WWF Italia.
Inquinamento industriale.
Sensibilità collettiva
La memoria torna a vent'anni
prima, quando nel 1972 si apriva a
Stoccolma la prima conferenza sul-
1'ambiente promossa dall'ONU, e
certamente i passi in avanti sono
stati enormi. Le cronache di allora
parlavano di poche centinaia di ad-
detti ai lavori, e il termine ''ecologi-
sta" era abbastanza oscuro all'opi-
nione pubblica. Oggi la tutela del-
1'ambiente è entrata nella sensibilità
collettiva, ha grande rilievo politi-
co, e la parata di capi di Stato a Rio
ne è la prova eloquente (con l'ecce-
zione dell'Italia assorbita dalla crisi
di governo: poco presenzialismo o
poco interesse?). Quindi è vero,
vent'anni non sono passati invano.
Ma come non condividere il pes-
simismo del più tenace propugnato-
re di Eco 92, il canadese Maurice
Strong? «Non saranno sufficienti i
prossimi vent'anni per evitare il di-
sastro. Nel '72 a Stoccolma tutti
eravamo convinti di avere ia possi-
bilità di farcela. Non ci siamo riu-
sciti, ed ora non abbiamo altri 20
anni a disposizione». Sono mancate
«La coscienza ecologica, che ora sta emergendo con forza in tutti i po~oli,
produce una convergenza che nessun altro movimento fi~o ad_'?99' ha
ottenuto... Siamo invitati dal Creatore a lottare per l'mtegrrta della
creazione. L'essere umano non può essere considerato separatamente
dal suo ambiente. Dove questo viene aggredito e violentato , lì l'essere
umano stesso è aggredito, violentato e minacciato proprio nella sua
dignità e sopravvivenza. Come esseri Uf!1ani siam_o i_nvitati a ~viluppare
una coscienza creaturale , in cui la creazione cessi dr essere vista come
oggetto di dominio».
Da «Ecologia e sviluppo», a cura dell'episcopato brasiliano.

2.9 Page 19

▲back to top
----------BS-
le decisioni drastiche, come ad
esempio l'istituzione dell'imposta
sul carbonio immesso nell'atmosfe-
ra in seguito a combustione (carbon
tax), la messa al bando dei gas re-
sponsabili del buco nella fascia di
ozono che protegge la Terra dai rag-
gi ultravioletti, la limitazione dei di-
sboscamenti incontrollati nel "pol-
mone" amazzonico.
Lodevoli intenzioni
Quasi all'unanimità l'assemblea
di Rio ha impegnato le Naziorii Uni-
te ad istituire una Commissione per-
manente sullo Sviluppo Sostenibile,
ha varato le due Convenzioni sulla
conservazione della biodiversità e
sui cambiamenti climatici, ha pro-
spettato in tempi brevi (fine '92?
primavera '93?) l'inizio della tratta-
tiva per la riduzione delle emissioni
di anidride carbonica, ha stilato un
documento di principio sulla con-
servazione delle foreste. Poco più
che proclami e lodevoli intenzioni.
I soldi necessari al salvataggio
·r ~!1bRE
D~~ t TUt. MACCHINA
E' Nt' POLNo .
-=----·') \\
Oggi è sempre più diffusa la sensibilità per la tutela dell'ambiente.
1 DICEMBRE 1992 19

2.10 Page 20

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DIECI BUONE ABITUDINI
«È come prosciugare il mare con un cucchiaino»: il pensiero è ricorrente
quando riflettiamo sul degrado ambientale del pianeta. Il senso d'impo-
tenza è comprensibile, ma non conclude nulla. Cominciamo con il ritene-
re il mare un lago, ed il cucchiaino un secchio. Il nostro contributo dovrà
poi essere costante e soprattutto evadere dalla sfera chiusa del privato
per diventare esempio e "coscienza" pubblica. Può servire una traccia
di impegno, dieci buone abitudini, piccoli atti della vita quotidiana che
possiamo compiere guidati dalla sempre più necessaria "sensibilità eco-
logica".
Ecco il nostro decalogo in difesa dell'ambiente.
1) Raccogliere in modo differenziato i rifiuti domestici. Tenere da parte,
sul balcone, in garage o nello sgabuzzino, quattro rifiuti speciali: a) carta,
b) vetro, c) pile esaurite, d) tarmaci scaduti; poi smaltirli negli appositi con-
tenitori, che, almeno nelle città sono abbastanza diffusi. Se mancano per
pile e farmaci, rivolgersi ai rispettivi negozianti.
2) Non gettare dove capita gli oli esausti e la batteria usata dell'auto, ma
consegnarli al benzinaio e all'elettrauto di fiducia.
3) Verificare il motore di autovetture, furgoni e camion. Non basta lamen-
tarsi del fumo nero ed irrespirabile che fuoriesce dal tubo di scappamento
dell'auto davanti: cominciamo a verificare se gli scarichi della nostra sono
a norma, e in caso contrario rivolgiamoci al meccanico per ovviare all'in-
conveniente.
4) Scegliere la carta riciclata. Salveremo almeno una pianta dall'abbatti-
mento .
5) Ridurre l'uso dei sacchetti di plastica e carta. È sufficiente riutilizzarli
per la spesa di più giorni, o sostituirli con le comode borse a rete (stanno
in una tasca o nel portafoglio) o con la tradizionale sporta di vimini.
6) Non fumare. Chi non riesce a smettere eviti almeno i locali chiusi : in-
quina lo stesso l'ambiente, ma almeno dimostra di rispettare il prossimo.
7) Risparmiare energia. Abbassare di un grado o due la temperatura del
riscaldamento, spegnere la luce di troppo. Oltre ai benefico contenimento
delle spese, può rendere inutile l'insediamento di nuove centrali.
8) Evitare lacche, profumi e deodoranti in bomboletta spray. I gas usati
per vaporizzare erodono la fascia di ozono che protegge la_Terra.
9) Denunciare senza remore i casi di inquinamento. Sono veri e propri
reati, e penalizzano ognuno di noi.
10) Educare al rispetto dell'ambiente. Partendo dai più piccoli, senza di-
menticare gli adulti e gli anziani, in famiglia e sul lavoro, nelle chiacchiere
con amici e vicini di casa.
Con tanti secchi il lago può essere prosciugato.
a.r.
della Terra, cioè al suo riequilibrio
ambientale, sono stati calcolati in
5000 miliardi di dollari da investire
in otto anni: gli impegni di spesa de-
gli stati industrializzati non arrive-
ranno a coprirne la centesìma parte.
E non si tratta soltanto di "egoi-
20 · 1 DICEMBRE 1992
smo" dei Paesi ricchi , dato che an-
che le nazioni del Terzo Mondo si
oppongono alla realizzazione di
concreti progetti di salvaguardia
ambientale, sia perché assorbiti dai
più pressanti bisogni materiali, sia
per non venire limitati nel loro pos-
I Di fronte al degrado ambientale,
sotto controllo anche il cestino
dei rifiuti.
sibile processo di sviluppo indu-
striale. Così si espressero Rahmatu!-
lah Khan dell'Università Nehru di
Nuova Delhi e Pape Amedou Sow,
presidente del Comitato per il Fede-
ralismo nell'Africa Nera, al conve-
gno ''Per un governo mondiale del-
1'emergenza ecologica: l'Agenzia
mondiale per l'ambiente e la tassa
mondiale sul carbonio", tenuto a
Torino l' 11 aprile 1992.
Infine le ricorrenti dispute tra
scienziati sulle cause del buco nel-
1' ozono o sui guasti dell'effetto ser-
ra non fanno che procrastinare il
tempo degli atti concreti.
Forse per decidere si aspetta l'e-
mergenza.
Alessandro Risso

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

▲back to top
----------BS-
ccGIOVANI A RISCHIO»
Albarè (Verona). Nella "Comunità dei giovani", per un lavoro di ricupero che li porti alla felicità per sé e per gli altrì.
UNA RUOTA DI SCORTA
AD ALBARE'
di Elvira Bianco
Don Sergio Pighi è da
oltre vent'anni impegnato
nella "Comunità
tagne in cerca cli fortuna? Quanta
delinquenza! E i politici cosa fan-
no? Chiudiamo bene le porte..."»,
dice don Sergio Pighi, responsabile
dei giovani" di Verona.
della "Comunità dei giovani" di Ve-
rona. E giustifica così le sue scelte:
«G «Negli stessi anni, Don Bosco, e con
ià nella Torino del secolo lui tanti altri uomini di Dio, non si
scorso gli onesti cittadini si è messo a discutere o a lamentarsi,
sentivano minacciati e dicevano al- ma si è rimboccato le maniche. An-
larmati: "Ma dove andremo a fini- che oggi viviamo in tempi in cui il
re? Cosa succederà con queste orde ., . disagio giovanile infastidisce e allar-
di giovani che scendono dalle mon- ma. E rischiamo anche noi di la-
sciarci coinvolgere dai lamenti di
tanta gente per bene, dimenticando
che il carisma di Don Bosco è un
dono fatto alla Chiesa anche per i
nostri tempi. Dovremmo chiederci
invece cosa possiamo fare per questi
giovani "poveri e abbandonati" ».
Don Pighi ha cominciato questo
lavoro sin dal 1972. Con l'aiuto di
alcuni giovani si è reso disponibile
subito a un pronto intervento per
casi urgenti. Poi lentamente è nata
la struttura. La "Comunità dei gio-
1 DICEMBRE 1992 - 21

3.2 Page 22

▲back to top
vani' ' col tempo si è conquistata
uno spazio importante e oggi vi cer-
cano aiuto tanti giovani che non
hanno fissa dimora o soffrono gravi
situazioni di disagio: minori fuggiti
di casa, carcerati, ex carcerati, tos-
sicodipendenti, border-line, ex
ospedale psichiatrico.
Le scelte di fondo
«È ormai vent'anni che esiste la
vostra comunità», gli dico. «Quali
sono gli obiettivi che vi prefiggete?».
«L'obiettivo è il raggiungimento
dell'autonomia personale di ogni
giovane, perché possa affrontare la
vita. Chiediamo a ciascuno di loro
di mantenersi con il proprio lavoro,
proibiamo ogni atto criminoso, li
vogliamo disponibili alla collabora-
zione. Quanto ai percorsi educativi,
essi tengono presenti le esigenze
personali e vengono attuati nella co-
munità terapeutica residenziale,
nella comunità alloggio, nella coo-
perativa di lavoro. Ogni program-
ma parte dalla realtà di ciascun gio-
vane, e gli propone un cammino di
riconversione personale che gli per-
metta di compiere liberamente quel-
le scelte che diventino causa di feli -
cità per lui e per gli altri».
A far parte della comunità sono
entrate col passare degli an~i nuove
figure: lo psicologo, l'avvocato,
l'assistente sociale. È nato il centro
studi. Si è cercata la collaborazione
con l' ente pubblico e con le forze
politiche, sindacali, sociali, religio-
se. Continua don Pighi: «Ci siamo
accorti però che per i tossicodipen-
denti più gravi la città diventa un
luogo difficile. Per questo abbiamo
scelto per loro una zona agricola
fuori mano: è nata così la comunità
terapeutica "Pian di festa" ».
Sin dal 1975 si è sentita l' esigenza
di estendere l' ospitalità anche alle
ragazze e lo hanno fatto prima con
la collaborazione di alcune suore di
varie congregazioni. Dal 1989 si è
inserita nella comunità in modo
sempre più stabile una Figlia di Ma-
ria Ausiliatrice, suor Natalina Bal-
din. Dice suor Natalina: «La soffe-
renza dei giovani mi ha sempre im-
pressionata e mi faceva star male.
Per questo quando mi è stato chie-
22 - I DICEMBRE 1992
Albarè (Verona). Nelle due foto, il gruppo dei giovani in attività.
sto se ero disponibile,. ho · voluto
provare. Oggi sono contenta della
scelta, soprattutto quando vedo che
in comunità mi aspettano e mi ve-
dono volentieri».. Ma suor Natalina
confessa anche un suo cruccio, quel-
lo di "non capire perché un ragazzo
o una ragazza si mettano in una stra-
da di morte, mentre appaiono e so-
no ragazzi come tanti altri ..." .
Don Sergio Pighi non si sente un
eroe, ma sa di non aver sbagliato
scelta mettendosi davvero al servi-
zio dei giovani più bisognosi. E lo
ha fatto coinvolgendo tanti volon-
tari, impegnati come lui nel ricupe-
ro. Oggi sa che in Italia e nel mondo
altri salesiani hanno fatto com.e lui,
e si sono impegnati in questo iavoro
di trincea. Recentemente in un con-
vegno romano è stata presentata la
mappa dell'impegno salesiano tra i
giovani emarginati : «Molti si sono
specializzati come operatori · in
strutture di accoglienza e come ope-
ratori "sulla strada" », dice don
Sergio. «Si tratta di psicologi, di as-
sistenti sociali, di cappellani del car-

3.3 Page 23

▲back to top
----------BS-
- Marghera. Il colore dell'ospitalità.
cere, di animatori all'interno dell'a-
rea del disagio giovanile, di respon-
sabili di scuole per educatori e ani-
matori. Circa le strutture, si spazia
dalle comunità terapeutiche all'assi-
stenza carceraria, dalle comunità al-
loggio ai centri di pronto intervento
sociale, all'azione a favore degli ex-
tracomunitari. Un campo vasto non
sempre sufficientemente servito». Il
lavoro da fare è tuttavia ancora di
una vastità disarmante. Don Pighi
non si arrende e si rifà ancora una
volta alle ispirazioni che lo hanno
guidato sin dall'inizio: «Don Bosco
resta il nostro punto di riferimento.
Egli diceva che ' 'l'educazione i: cosa
del cuore". Prima che sia troppo
tardi dobbiamo lasciarci scuotere e
ritornare come lui alle nostre origi-
ni : all'ora dei sogni, dove c'è più
grazia che calcolo, più vitalità che
crisi » .
Elvira Bianco
MARGHERA: DUE CASE
DI PRIMA ACCOGLIENZA
di Margherita Dal Lago
Una presenza che
si propone di ricostruire
il senso della famiglia e
. il calore dell'amicizia.
Proprio al limite degli stabilimenti
Montedison di Marghera. Dalla fi-
nestra se ne vedono le ciminiere gri-
gie. Mi mostrano il posto dove è ca-
duto l'ingegner Taliercio: proprio a
un tiro di sasso. A sinistra grandi
caseggiati popolari; a destra, inve-
ce, ci sono le case di Ca' Emiliani,
la zona più a rischio dell 'intera cit-
tadina che raccoglie le frange di Ve-
nezia e di Mestre.
Storie difJicili
La casa che ora ospita la piccola
comunità delle suore, tre in tutto, e
che si trova al centro di due case-
famiglia è al filo di demarcazione
tra due quartieri e gli stabilimenti:
quasi all'incrocio di storie difficili e
di faticosi intrighi di burocrazia e di
marginalità.
I ragazzi che arrivano qui (due fra-
tellini croati sono arrivati due notti
fa direttamente dal commissariato
di polizia che li aveva trovati nei
sottopassaggi della stazione) sono
un po' il simbolo di una società che
fa fatica ad accettare e a integrare la
povertà .
Elisa, 14 anni, è scappata di casa
una settimana fa. Da allora nessuno
l' ha più cercata. Sa già tutto di que-
sta sua nuova casa e mi fa strada.
Maico, il ragazzino croato di otto
anni, viene a farci compagnia du-
rante la cena e parla, parla: della
guerra, della fuga, çlei nonni, delle
botte e della decisione di scappare
in treno . Bussano alla porta: sono i
ragazzi più grandi.
Ho l'impressione che il piccolo ap-
partamento dove abitano le suore
sia anch'esso all'incrocio della vita:
vengono qui a cercare riparo queste
creature che la vita ha già spinto al
largo.
1 DICEMBRE 1992- 23

3.4 Page 24

▲back to top
I
Solo amore
Mentre i ragazzi con i loro educa-
tori vanno a letto, io resto a parlare
con le suore. Sono arrivate tra i cal-
cinacci, due anni fa, in una casa
non ancora adattata. Avrebbero
dovuto occuparsi della scuola ma-
terna comunale, degli ospiti delle
due comunità e dell'animazione pa-
storale della vicina parrocchia dei
salesiani.
«Voi .9iui, in realtà, non siete re-
sponsabili della casa-famiglia... ».
«Not L'opera, che si sta esten-
dendo per venire incontro al nume-
ro crescente di minori in difficoltà,
è gestita da un comitato. A noi è ri-
chiesta la presenza di testimonian-
za. Pensiamo spesso alle parole di
Don Bosco: "Se questi ragazzi in-
contrano un amico, se hanno una
casa e chi voglia loro del bene ... ",
forse potranno farcela e tirarsi
fuori».
«Ogni comunità quanti ragazzi
può ospitare?».
24 - 1 DICEMBRE 1992
Albarè (Verona). Ritrovarsi in festa.
«Cinque o sei. Ma adesso la co-
munità dei più piccoli arriva a otto .
Quando lo spazio diventa piccolo e
l'attenzione al singolo diminuisce,
ci si accorge subito che la tensione
cresce. Otto ragazzi in un piccolo
appartamento sono tanti quando
hanno alle spalle esperienze che li
rendono aggressivi».
«Siete in tre e avete tre distinti
ambiti di animazione» .
«Nella nostra condizione si può

3.5 Page 25

▲back to top
----------BS-
lei... ha tanti uomini. Viene a chie-
dere se il vestito che indossa va be-
ne. Chi glielo dice, altrimenti, che
sta crescendo?
Francesco. Quasi 18 anni. Tra
poco dovrà uscire dalla comunità
perché maggiorenne. Mi porta nella
sua camera dove ha ricostruito i
suoi sogni di ragazzo: un acquario,
un hi-fi enorme, grandi poster e una
collezione di scatole di sigarette. Mi
parla di sua nonna: è l'unica foto
che tiene sul muro. «Io a casa non
ci torno» , mi dice. «Dopo gli esami
di maturità questa estate troverò la-
voro. Il problema è la casa. Se mia
sorella e io non troveremo un ap-
partamento, chiederò di poter tor-
nare qui a dormire. Sono sette anni
che vivo in questa comunità: ormai
questa è la mia famiglia».
Elisa, 14 anni. È scappata da casa
perché il marito di sua madre la pic-
chia. Sua madre ha avuto un figlio
da quest'uomo e ormai non si ricor-
da più di lei.
Nelle loro stanze i ragazzi ricostruiscono i loro sogni.
dire che tutte facciamo tutto . I ra-
gazzi non capiscono le distinzioni:
sei una suora e loro ti domandano
tutto . Ti buttano la loro angoscia.
Ti domandano di essere padre e ma-
dre. Ti domandano protezione. E
poi il quartiere intorno con tutta la
sua povertà arriva dentro la nostra
piccola casa con altre storie. Non
abbiamo la pretesa di risolvere i
problemi . Ma la volontà di vivere
con la gente per dare un poco di
amore » .
«Come mai siete arrivate a Mar-
ghera?».
«I salesiani hanno la parrocchia e
avevano chiesto una nostra presen-
za al centro giovanile. Intanto la
nostra ispettoria si domandava co-
me fare per venire incontro ai gio-
vani più poveri . La proposta del
cardinale di Venezia Marco Cè, che
è sempre stato molto vicino alle ini-
ziative dell'Opera Buon Pastore, è
sembrata uno di quei segni di fronte
a cui non ci si può tirare indietro.
Crediamo fortemente che questa sia
una presenza significativa tra i po-
veri. I ragazzi passati dalle
comunità-alloggio sono 25-30. La
pronta accoglienza prevede anche
soggiorni brevi, in attesa di una so-
luzione. Ma ci sono ragazzi che vi-
vono qui ormai da anni».
Stefano, Francesco,
Elisa e gli altri
Stefano ha 14 anni. Oggi è stato
con sua madre dal fratello, ospite in
un istituto psichiatrico. Ha gli occhi
lucidi e non sai se si tratta di felicità
o di sofferenza. È un ragazzo che ha
gravi difficoltà psichiche, anche se
la vita in comunità l'ha già reso au-
tosufficiente. La madre lo vede di
tanto in tanto . E lui sa il motivo:
Nel cuore del quartiere
Al di là dei ragazzi c'è la vita del
quartiere, tra il porto di Marghera e
gli stabilimenti industriali. Oltre al
centro rurale, con insediamenti di
tipo agricolo e con famiglie ordina-
te, con una lunga tradizione religio-
sa, vi sono gli istriani venuti qui nel
dopoguerra; gli sfrattati, provenien-
ti da Venezia e non ben integrati; i
nomadi, che hanno ricevuto la casa
comunale, ma preferiscono ancora
le roulottes e l'accampamento. Nel
complesso una zona a rischio: dro-
ga, bassa scolarità, famiglie preca-
rie, prostituzione. È per questa gen-
te che le suore sono qui. Qui vi è la
parrocchia salesiana "Gesù lavora-
tore", che svolge un servizio sem-
plice e coraggioso in questa zona di
frontiera.
Ma il cuore della presenza delle
Figlie di Maria Ausiliatrice è la co-
munità di accoglienza. Qui le suore
camminano caparbiamente con i
giovani . «I ragazzi qualche volta
tornano», mi dicono le suore.
«Vengono per sentire ancora una
parola. Alcuni si perdono e ci fa
male pensarlo, perché avremmo vo-
luto poter fare di più».
Margherita Dal Lago
1 DICEMBRE 1992- 25

3.6 Page 26

▲back to top
di Vincenzo Donati
UN SIMPATICO PICNIC PER EXALLIEVI E SIGNORA
Allievi della scuola di Embu .
Una camionata di 32 famiglie sul-
la strada campestre che, lasciando
quella asfaltata, si inoltra nell'arida
savana della piana di Mashamba,
diretta alla Farm Don Bosco (Proget-
to THIBA).
Sballottamenti acrobatici , nugoli
di polvere rossastra, caldo soffocan-
te. Eppure l'allegra comitiva arriva
alla Farm con volto ilare: lui e lei, e
qualche bambino che sgambetta, e
altri più piccoli in braccio alle mam-
me. Chi sono? Un gruppo di exallie-
vi sposati della scuola tecnica di
Embu. Eccone l'identikit: giovani fa-
miglie contadine; il papà con un me-
stiere in mano (ma forse senza lavo-
ro) , la giovane mamma semplice
contadina-massaia. Ben vestiti , ma
senza viveri , o quasi , in casa , per-
ché quest'anno è l'anno «nero» del-
l'Africa. Dicono i giornali il peggiore
e il meno reclamizzato di questo se-
colo.
Le facce però di queste giovani
coppie non lo danno a vedere. Nel-
l'ampia tettoia dove ogni giorno la-
vorativo circa 200 donne fanno la
cernita e l'inscatolamento degli or-
taggi , si celebra la messa. Predica il
cooperatore Gabriel Gatharwa sul
26 - 1 DICEMBRE 1992
tema «La famiglia cristiana dell'exal-
lievo». Dopo la messa, la presenta-
zione delle coppie, uno scambio di
vedute , una visita alla Farm, e poi
tutti salgono sul camion con una pic-
cola provvista di granoturco, fagioli,
pomodori, ortaggi. È poco, ma è pur
qualcosa! E il camion scompare la-
sciando la scia polverosa sul suo
percorso .
NEL PERIODO PIÙ DELICATO.
Non l'abbiamo chiamato «raduno» ,
ma più semplicemente «picnic» di
famiglie . Quelle dei nostri exallievi
nel periodo più delicato della loro vi-
ta: l' inizio di una nuova famiglia.
L'Africa non funziona per schemati-
smi teorici, ma per soluzioni prati-
che. In Europa l'educazione sembra
riservata solo al periodo scolare.
Qui invece la si concepisce come
accompagnamento che dura fino a
quando l'exallievo è in grado di so-
stenersi , anche se modestamente,
nell'ambito della sua nuova fam i-
glia. Naturalmente non tutti gli afri-
cani fanno allo stesso modo, ma noi
salesiani facciamo così : siamo una
famiglia e la famiglia non abbando-
na i figli dopo la scuola, ma li ac-
compagna fino alla formazione di
una nuova unità famigliare .
CERCASI MISSIONARI LAICI.
Ma cosa possiamo fare ancora per
loro? Tante cose. Una però rimane
la più tacile e la più sicura: procurar-
gli un pezzo di terra da coltivare,
stringere un gruppetto di 5-10 fami-
glie in una piccola cooperativa agri-
cola, organizzare l'irrigazione, cura-
re la vendita dei prodotti. «Ma ci vo-
gliono soldi», si dirà. Sì, ci vuole un
certo capitale, ma questo si trova.
Chi non si trova invece è il volontario
agronomo-picco/o manager, che or-
ganizzi la cosa. Se chi legge ha que-
ste caratteristiche, perché non pro-
va a venire a Embu? Si può iniziare
un primo esperimento. Cos'altro do-
vrà avere? Tanta buona volontà, spi-
rito cristiano e un pochino di ingle-
se. Il missionario «non può far tutto»,
e non è competente in questo cam-
po. Esistono i «missionari laici» di
Don Bosco?
Vincenzo Donati
Salesians of Don Bosco
P.O. Box 1121
Embu (Kenya)

3.7 Page 27

▲back to top
----------BS-
ALCIDE DE GASPERI
ccPREFERIREI VEDESSERO
IN ME UN UOMO
DI FEDE ... >>
di Teresio Bosco
Alcide De Gasperi,
un cristiano che ha messo
la sua fede a servizio
dell'impegno politico.
Giovanni XXIII disse
di lui: «Venissi interrogato
in un eventuale processo
di beatificazione, la mia
testimonianza sarebbe
nettamente favorevole>>.
L uglio 1944. Una vecchia auto-
mobile militare lascia Salerno
di buon mattino. Strapazzato dai
mille sobbalzi e affogato nella pol-
vere, in essa viaggiava De Gasperi,
ministro senza portafoglio del go-
verno Bonomi, che trasportava la
propria sede da Salerno a Roma.
Quel viaggio massacrante Saler-
no-Roma, con un'unica sosta a
Pompei per la messa, durò nove ore.
A ogni posto di blocco della polizia
alleata (americani, inglesi e france-
sio occupavano l'Italia), occorreva
esibire il lascia passare, obbligatorio
anche per i membri del governo ita-
liano.
Dal finestrino, lottando contro la
polvere, De Gasperi guardava quel
panorama avvilente. Le città della
costa distrutte a cannonate, i paesi
bruciati dalle battaglie tra tedeschi e
alleati, le popolazioni naufraganti
in una miseria nera, i terreni coltiva-
Alcide De Gasperi, nato nel 1881 a Pieve Tesino (Trento). Nel 1923
succederà a don Sturzo come segretario del partito.
bili dell'Agro Pontino e Romano
nuovamente sommersi dagli acqui-
trini paludosi, le strade sconvolte, i
ponti spezzati.
I problemi che gravavano sulle
spalle dei nuovi responsabili erano
paurosi. Era urgentissimo sfamarsi,
ricostruire l'unità, restaurare l'indi-
pendenza perduta, far risorgere l'e-
conomia, rimettere in sesto i tra-
sporti e riallacciare i commerci. Tut-
to questo in un mondo in cui i senti-
menti verso l' Italia erano di diffi-
denza e rancore. Il 12 dicembre 1944
De Gasperi era nominato ministro
degli esteri e veniva riconfermato sei
mesi dopo nel primo governo dell'l-
talia unita presieduta da Ferruccio
Parri. Dai primi contatti con gli al-
leati, capì in che situazione ci avreb-
be posto il trattato di pace: nono-
stante i principi di democrazia e di
equità solennemente affermati, i
vinti dovevano pagare.
Ventiquattr'ore di anticamera
Il 18 settembre 1945 a Ciampino,
un aereo militare alleato caricò sulla
panchina di legno piazzata lungo i
fianchi della carlinga il ministro de-
gli esteri d'Italia e lo trasportò a
Londra, dove si stava svolgendo la
conferenza di pace . La piccola de-
1 DICEMBRE 1992 27

3.8 Page 28

▲back to top
legazione italiana era stata ammessa
a parlare davanti ai cinque gran-
di (USA, URSS, Gran Bretagna,
Francia, Cina) . Quante umiliazioni
in quel primo convegno. Gli italiani
erano stati invitati a comparire con
un preavviso di sole 36 ore. L'atmo-
sfera di gelo cominciò all'aeropor-
to. De Gasperi fu sottoposto a una
minuziosa dogana e alla compila-
zione di questionari interminabili.
Si mise a sedere davanti al bancone
di legno che lo separava dall'agente
di servizio. «Quanto tempo rimar-
rete in Inghilterra?», chiese l' agente
a un tratto. «Il più breve tempo
possibile», rispose asciutto.
L'anticamera, fatta nella buvette
di Lancaster House, durò tutto il
pomeriggio e la mattinata successi-
va. De Gasperi, mentre saliva per la
terza volta lo scalone che conduceva
all'anticamera, ebbe parole amare:
«Altri hanno sbagliato, e noi dob-
biamo andare a Canossa!». Alla fi-
ne gli italiani furono fatti entrare.
Al gran tavolo centrale del salone
bianco-oro sedevano i cinque rap-
presentanti delle nazioni vincitrici.
De Gasperi parlò dividendo netta-
mente le responsabilità del fascismo
da quelle della nuova Italia. «An-
ch'io - disse a un certo punto - fi-
nii in carcere, anche il mio giornale
a Trento venne incendiato e deva-
stato. Come migliaia di antifascisti
dentro e fuori l'Italia, dovetti vivere
come esule». Fu a questo punto
che, tra l'indifferenza generale, il
rappresentante americano alzò lo
sguardo e si fece più attento.
Prima di partire, ·De Gasperi si
recò nel campo dei prigionieri mili-
tari italiani alla periferia di Londra,
a stringere molte mani. Ma non par-
lò agli italiani residenti a Londra.
Dirà nel . 1951: «Io venni qui nel
1945 come un mendicante e un im-
putato . Allora non vi mandai a
chiamare, perché, se i nostri occhi si
fossero incrociati, si sarebbero
riempiti di lacrime amare».
Tre mesi dopo, il 10 dicembre, di--
ventava primo ministro . La situa-
zione permaneva gravissima. La po-
litica era agitata. Gli italiani in
mancanza di pane, masticavano
ideologie sovversive e progetti di ri-
voluzione. Ogni tanto si occupava-
no le prefetture, si bloccavano stra-
de e ferrovie. Intanto la tessera del
28 - I DICEMBRE 1992
De Gasperi, presidente del Consiglio, con Winston Churchill a Londra
nel 1951 (al centro il ministro degli esteri Sforza).
pane assegnava 300 grammi a testa,
e nella primavera del 1946 i magaz-
zini si svuotavano improvvisamen-
te. L' 11 aprile, le scorte bastavano
solo per quindici giorni. Si trattava
di ridurre la razione -di pane a 150
grammi giornalieri. De Gasperi af-
ferrò il telefono e chiamò in linea
Fiorello La Guardia, sindaco di
New York . Gli prospettò la situa-
zione disperata, insostenibile, si ap-
pellò alla sua italianità. Per cablo-
gramma, molte navi americane cari-
che di grano furono dirottate verso
i porti d'Italia.
n primo soffio di Vangelo
A Parigi, come ministro degli
esteri, ebbe il compito di strappare
un trattato di pace non mortifican-
te. La giornata campale fu il 10 ago-
sto 1946. Davanti alla conferenza
dei 21, incaricata della stesura del
trattato di pace, De Gasperi parlò
per tre quarti d'ora, richiamò gli al-
leati ai principi di giustizia e di
uguaglianza tra i popoli. La fine fu
accolta nel silenzio . Ma Byrnes, mi-
nistro degli esteri statunitense, ri-
corda nelle sue memorie: «Quando
lasciò la tribuna per tornare al po-
sto assegnatogli nell'ultima fila, De
Gasperi passò vicino a molte perso-
ne che lo conoscevano. Eppure nes-
suno gli fece un cenno di saluto. La
cosa mi impressionò, mi sembrò
inutilmente crudele. Così, quando
passò davanti a me, mi alzai e gli
strinsi la mano. Volevo far coraggio
Su Avvenire del 26 aprile 1992, il vice postulatore mons. Armando Costa
ha risposto cosi a chi gli diceva che si poteva aspettare ancora per inizia-
re la causa di beatificazione di Alcide De Gasperi: «Bisogna tener conto
che le norme della Santa Sede prevedono che l'iniziativa per i processi
di canonizzazione debba essere presa non prima di cinque anni dalla
morte e non oltre i trenta. La ragione è dettata dal pericolo "ne pereant
probationes", cioè che vengano a mancare i testimoni. Si tratta anzi di
procedere con sollecitudine perché le persone chiamate a testimoniare
non scompaiano». Costa affermò inoltre di avere ben presenti tutte le criti-
che che sono state mosse all'iniziativa della diocesi di Trento. Perplessità
e ironie, anche pesanti, sulla possibilità che la santità sia compatibile col
potere. Ma ha citato la Christifideles Laici, dove si dice che l'esercizio del-
l'attività politica è una forma eminente di carità. E ha concluso: «Dalle ri-
chieste giunte alla diocesi di Trento, emerge che secondo molte persone
De Gasperi avrebbe esercitato le virtù cristiane in modo eroico anche tra
i veleni della politica e le passionalità del momento storico».

3.9 Page 29

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----------BS-
«Lasciatemi dire ciò che ho dentro: non ho alcun dubbio. De Gasperi è
santo! Non ho l'inutile ardire di sostituirmi alla voce prudente e autorevole
della Chiesa, ma vorrei chiedere a chiunque l'abbia avvicinato se, in mez-
zo a inevitabili limiti umani, non abbia scorto in grado eroico questa conti-
nuità di fede, di certezza nella Provvidenza di Dio, di profondissimo amo-
re. Non per nulla anche nel mondo cattolico ebbe chi non gli fu amico;
non per nulla tanti che dicevano di essergli amici lo abbandonarono appe-
na credettero di capire che la sua stella volgev~ al tramonto. Sono, anche
questi, segni di divina predilezione!» (Oscar Luigi Scalfaro, presidente
della repubblica)
a quell'uomo che aveva sofferto
personalmente nelle mani di Musso-
lini, e ora stava soffrendo personal-
mente nelle mani delle nazioni allea-
te». E in serata, fu recapitata a De
Gasperi una lettera nel nunzio apo-
stolico di Francia, monsignor Ron-
calli, che sarebbe diventato il gran-
de papa Giovanni XXIII. Comin-
ciava così: «Beati i miti, perché essi
possederanno la terra. La sua paro-
la è il primo soffio di Vangelo che
ha attraversato quell'aula fastosa».
I commenti dei giornali furono
favorevoli. Il New York Times scris-
se: «L'ironia della posizione di De
Gasperi è che egli debba subire la
punizione di peccati commessi dal
regime fascista, che egli ha combat-
tuto per tutta la vita». E la giornali-
sta Dorothy Thonpson: «Voi, sì, si-
gnor De Gasperi, avete il diritto di
Foto Archivio Salesiano Centrale
De Gasperi in visita
ai mutilatini di don Gnocchi.
presentarvi come democratico e an-
tifascista, perché non abbracciaste
il nazista Ribbentrop sotto il segno
della croce uncinata di Hitler, come
fece il sovietico Molotov, che siede
a vostro giudice».
Ebbe fede nella libertà
La sua attività politiccJ. fu inten-
sissima. Grazie alla sua azione fu
mantenuta l'unità e l'indipendenza
dell'Italia (a differenza della Ger-
mania che fu smembrata). Ottenne
gesti di amicizia che addolcirono i
rigori del trattato di pace, riuscì ad
avere crediti e aiuti alimentari dagli
Stati Uniti . Negli ultimi anni di vita
poté gustare in particolare due vit-
torie: ottenne la rinascita economi-
ca dell'Italia e il suo ingresso nel
Patto Atlantico, così come si era
battuto per consolidare le scelte de-
mocratiche dell'Italia. Nel mese di
agosto del 1954 era a Sella di Valsu-
gana. Nella casa di legno dal tetto a
sgrondo, continuò a scorrere ogni
mattina le pagine della Bibbia e del-
1'Imitazione di Cristo . Era un impe-
gno preso da giovane studente, che
non aveva abbandonato mai, né in
carcere né come primo ministro.
Pochi giorni prima di morire, parlò
per telefono a lungo, concitatamen-
te, con il capo del governo: «Biso-
gna lottare contro i nuovi ostacoli
alla Comunità Europea, per la pa-
tria, per l'Europa...». Morì quasi
all 'improvviso, il 19 agosto 1954,
invocando tre volte, con voce chia-
ra, il nome di Gesù. Aveva 73 anni.
Luigi Einaudi, presidente della re-
pubblica, ne scolpì la figura con se-
dici parole: «Credeva nella parola
del Vangelo , ebbe fede nella libertà,
e operò seguendo l'imperativo del
dovere» .
Teresio Bosco
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1 DICEMBRE 1992 29

3.10 Page 30

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MISSIONI
Non esiste soltanto
la Colombia
del narcotraffico e della
delinquenza. C'è anche
la Colombia dalla faccia
pulita, che lotta per
un futuro diverso.
E c'è quella del lavoro
missionario, che arriva
a portare vita anche nelle
zone più abbandonate.
Quando si parla della Colom-
bia, si fa comunemente riferi-
mento alle immagini diffuse dalle
agenzie di stampa: al narcotraffico,
alla guerriglia, ai baby killers assol-
dati dai vari Escobar. In realtà la
Colombia è molto di più.
La Colombia non è così
Grande quattro volte l'Italia, con
32 milioni di abitanti, la Colombia
ha una posizione geografica invidia-
bile. Alle porte del continente sud-
americano, su due oceani, si stende
tra cime innevate e valli verdeggian-
ti, zone tropicali e coste di roccia e
di corallo. La popolazione è affabi-
le, accogliente, colta - Bogotà è
considerata l'Atene del Sudamerica
-, vittima però dei paesi dello svi-
luppo, che l'hanno sottomessa a
un'economia di sfruttamento che
l'ha costretta pratiéamente alla mo-
nocultura e che le sottrae di fatto le
grandi ricchezze minerarie in gran
parte ancora da sfruttare. Mentre in
cambio offre modi di vita e di svi-
luppo in contrasto con la sua storia
e la sua identità culturale.
Il missionario cerca oggi di vivere
cuore a cuore con la gente colom-
biana, gettando semi di speranza e
di sviluppo nel pieno rispetto delle
loro tradizioni. Attraverso scuole
professionali e agricole collabora al
suo progresso . Viene incontro alle
30 - 1 DICEMBRE 1992
Il Choc6, l'altra Colombia, abitata interamente da gente di colore.
necessità dei più poveri con l'azione
di sostegno parrocchiale, gli orato-
ri, le scuole. I salesiani in particola-
re hanno una presenza significativa
in vari settori chiave della vita so-
ciale ed ecclesiale. «Bosconia» e la
«Ciudad Don Bosco» accolgono e
avviano a un onesto lavoro centi-
naia di giovani. Per non parlare del-
la presenza tra i lebbrosi, e di quel
centro di attività pastorali e sociali
che è il grande santuario del Nino
Jesus .
ll Choc6, l'altra Colombia
Sulle coste del Pacifico, a sud di
Panama, dipartimento dell'estremo
occidente del paese, il Choc6 è
grande quanto il Piemonte e la
Lombardia insieme. Ha 300 mila
abitanti, per la quasi totalità di raz-
za nera, discendenti degli schiavi
portati al di là del mare dagli euro-
pei alcuni secoli fa.
È la seconda regione più piovosa
del mondo : ha un terribile clima

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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caldo umido, una selva inestricabi-
le, dove arriva solo una stradetta da
Medellin e un'altra ·da Pereira.
È questa la vera «altra» Colom-
bia, quella che non conta se non per
essere sfruttata dai politici, che
compaiono in questo dipartimento
soltanto nel momento delle elezioni;
e dagli industriali bianchi dell'inter-
no, che sfruttano la popolazione de-
rubandola del sottosuolo ricco di
oro e platino e delle riserve fore-
stali.
Foto JGrgen Escher
Don Gervasio Fornara.
Choc6 (Colombia). Cerimonia matrimoniale a Condoto.
In alto, stazione radio e centro audiovisivi.
La storia degli abitanti del Choc6
è segnata dalla miseria e dall'abban-
dono a ogni livello, anche se siedo-
no su un suolo che promette ric-
chezze da favola. Le autorità non
hanno mai voluto riconoscere il
possesso legale di queste terre ai lo-
ro legittimi proprietari, gli abitanti
che ci vivono da secoli.
Radio e TV nella selva
Invitati da monsignor Gustavo
Posada Pelaez, vescovo di lstmina
Taçl.6, i salesiani sono arrivati nel
Choc6 sei anni fa. Hanno assunto
la parrocchia missionaria di Condo-
to, grande quanto la provincia di
Novara, con 50 mila abitanti tra
centro (Condoto, 30 mila abitanti) e
i 27 villaggi sparsi su quattro grandi
fiumi, a cui si arriva solo a piedi o
in canoa. Tra salesiani e popolazio-
ne è nato un .rapporto di amicizia
sincera, che li porta a condividere
prove e lotte, pur nella povertà delle
risorse.
L'iniziativa più originale e più
utile è senza dubbio «Radio Don
Bosco», che nonostante le difficoltà
e i mezzi quasi di fortuna, arriva in
ogni angolo della parrocchia, por-
tando allegria, programmi educativi
e scolastici, notiziari, messaggi di
speranza. E diventa fonte di un'in-
finità di risorse e di condivisione co-
munitaria. Durante l'ultima epide-
mia di colera, per esempio, il popo-
lo è stato istruito adeguatamente sul
comportamento da tenere, e ndla
zona nessuno è stato colpito dal
morbo .
La parrocchia gestisce anche un
canale televisivo che viene usato per
trasmettere alcuni programmi na-
zionali e manifestazioni folcloristi-
che locali. L'oratorio cura una di-
retta televisiva ogni domenica.
Qui dove le distanze sono grandi
e le difficoltà di collegamento crea-
no barriere, radio e televisione sono
un aiuto formidabile alla creazione
della comunità. Sta crescendo nella
gente cultura e coscientizzazione:
l'obiettivo è di dare vita a quadri di-
rigenti locali che siano in grado di
gestire in piena corresponsabilità le
sfide che la regione del Choc6 è
ogni giorno costretta ad affrontare.
1 DICEMBRE 1992 31

4.2 Page 32

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CINEMA
IL LADRO
DI
BAMBINI
di Giuseppina Cudemo
U n film sull' infanzia ferita.
La storia è semplice, scarna,
toccante nella sua crudezza: in un
quartiere dormitorio di immigrati
della periferia milanese, una madre
siciliana oppressa dalla miseria,
prostituisce la figlia undicenne, Ro-
setta. Il fratellino Luciano, consa-
pevole della situazione, nasconde
dietro una malattia asmatica e lun-
ghi e tristissimi smarrimenti la sua
sofferenza. Un giorno arriva la po-
lizia che arresterà la madre, la bam-
bina ed un cliente. Così i due ragaz-
zi sottratti alla madre, vengono af-
fidati a due carabinieri che dovran-
no portarli in un istituto per minori
abbandonati di Civitavecchia. Ed
inizia qui il viaggio, intorno al quale
ruoterà tutto il film, la ricerca
dell" 'altrove" per due creature già
dolorosamente segnate dalla vita.
Uno dei due carabinieri diserterà
l'incarico e se ne andrà a Bologna,
per interessi personali. L'altro, il
calabrese Antonio, si assoggetta ad
accompagnare da solo i due ragazzi-
ni. Iniziano a questo punto le peri-
pezie: a Civitavecchia, per un in-
ciampo burocratico, l'istituto non
accetta i due fratellini e Antonio,
fornito solo di una vaga indicazione
di un altro istituto a Ragusa, che
dovrebbe accogliere Rosetta e Lu-
ciano, prende con loro un treno per
il sud. Si fermerà prima a Roma, in
casa di un collega, poi in Calabria
presso i suoi familiari e poi si dirige-
rà in auto verso la Sicilia, sempre
insieme ai due bambini, scontrosi e
diffidenti, verso i quali prova già te-
32 - 1 DICEMBRE 1992
nerezza oltre che pietà. Antonio è
un giovane sensibile, si sente man
mano sempre più coinvolto nella
storia dolorosa di Luciano e Roset-
ta e, quasi per risarcirli in qualche
modo, offre loro una giornata al
mare, uno scampolo di infanzia e di
spensieratezza. Un maresciallo lo
accuserà perché non ha portato su-
bito i bambini in istituto. Arrivati
infine a destinazione, di sera, si fer-
mano a riposare in macchina, in at-
tesa dell'alba. Al risveglio, mentre
Antonio dorme ancora per la stan-
chezza, Luciano e Rosetta vanno
lentamente a sedersi sul bordo della
strada. Li aspetta la separazione ed
un futuro incerto.
Una storia di crescita umana
C'è nel film una sommessa pietà,
che non travalica mai l'austero rigo-
re quasi cronachistico con cui Ame-
lio racconta la vicenda. Lo sguardo
del regista è apparentemente distac-
cato, per dare alle sequenze la ne-
cessaria sobrietà, ma è ·proprio at-
traverso un linguaggio di estrema
misuratezza, che il film parla con
più incisività allo spettatore. Così i
silenzi improvvisi e più eloquenti
delle parole, i campi-contro-campi,
i rumori dal vero, gli accenni ad una
musica di atmosfera, tutto concorre
a dare rilievo al significato umano
ed esistenziale di questa storia. Una
vicenda di dolore e di miseria, che si
snoda in un'Italia minore, banaliz-
zata da chi è ancora privo di co-
scienza civile ed abituato all'indiffe-
renza morale, al cinismo. Ma è an-
che una vicenda di crescita umana:
per Antonio, che esce dalla su~ ~oli-
tudine donando ai due bamb1m at-
tenzioni e tenerezza; per Rosetta
che ferita dalla malizia e dalla cat-
tive~ia della gente, difende i suoi
spazi interiori aprendosi a piccole
patetiche curiosità; per Luciano,
che esce dal suo mutismo per ritro-
vare l'infantile spontaneità e la sua
capacità di amare, quando prende
per sé, come un tes~ro, la fotogra~
fia di Antonio bambmo, quando gh
racconta barzellette e constata feli-
ce: «Ti ho fatto ridere... », o quan-
do gli dice, compunto: «A quindici
anni ti vengo io a trovare a te... ».
Indimenticabile
Per questo film Amelio è stato
paragonato, giustamente, a De Sica
e a Rossellini. Del primo ha la stessa
umana partecipazione alle vicende e
ai sentimenti degli umili. Del secon-
do ha la stessa capacità di rappre-
sentare la realtà quotidiana senza
forzature, lasciando che sia la por-
tata del reale r,.appresentato a sotto-
linearne la verità e la drammaticità.
Ma Amelio è artista originale: sua è
la capacità di coinvolgere lo spetta-
tore, prima che nel giudizio e nella
denuncia, nell'umana partecipazi?-
ne e nella pietà. Un film di indubbia
poesia, dunque. Bellissima la foto-
grafia di Tonino Nardi. I due giova-
nissimi interpreti, poi, offrono una
recitazione misurata, piena di strug-
gente verità ed Enrico Lo Verso (il
carabiniere), con i suoi sguardi sva-
gati, la sua commozione conten~ta,
i suoi sussulti di insicurezza, delmea
superbamente un personaggio che
non dimenticheremo facilmente.
Regia: Gianni Amelio
Soggetto e sceneggiatur~: Gian-
ni Amelio, Sandro Petragha, Ste-
fano Rulli
Fotografia: Tonino Nardi, Rena-
to Tafuri
Interpreti principali: Enrico Lo
Verso, Valentina Scalici, Giusep-
pe leracitano
Gran Premio della Giuria al Fe-
stival di Cannes (1992)

4.3 Page 33

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a cura di Eugenio Fizzotti
·.
Carmine Di Sante,
Pane e perdono.
·L'Eucarestia
celebrazione
della solidarietà,
Leumann, Elle Di Ci,
1992, pp. 168,
lire 11.000
Inserito in un'agile e nuova collana di «Teologia per
giovani animatori», diretta da Luis A. Gallo, questo vo-
lumetto intende offrire un percorso per giungere a
contemplare la bellezza della Messa cristiana e co-
glierne jl senso originario e il richiamo potente, che è
invito alla solidarietà nel dono materiale (il pane) e spi-
rituale (il perdono).
L'itinerario proposto prevede sette tappe: la risco-
perta della Bibbia; la risposta dell'uomo alla Parola; la
definizione di Dio come emerge dal libro dell'Esodo;
l'impegno dell'uomo nella giustizia e nella bontà; la
realizzazione della solidarietà; il perdono; la Chiesa
come figura della solidarietà e della comunione.
Il linguaggio è semplice, la lettura è scorrevole, i
vantaggi spirituali sono notevoli. Raccomandarlo ap-
pare superfluo.
MADRE TERESA
DI CALCUTTA
«••• anche quando costa.. .».
Conversazioni spirituali
della Madre alle sue suore,
Leumann, Elle Di Ci, 1992,
pp. 223, lire 14.000
Il fascino che irradia Madre
Teresa di Calcutta è ormai risa-
puto. Così come è fuori discus-
sione l'ammirazione per le Mis-
sionarie della Carità che, sul
suo esempio e guidate dalla sua
parola, percorrono le vie del
mondo alla ricerca degli ultimi
tra gli ultimi. Su cosa è fondata
la fede incrollabile di Madre Te-
resa? Dove attinge ella la forza?
Quale il segreto del suo eterno
sorriso? Non è difficile risponde-
re: Cristo. E proprio intorno a
Cristo, preso come modello di
vita e come sostegno dell'impe-
gno quotidiano, si snodano i
brani, ora lunghi, ora brevi, che
sono riportati in questo volumet-
to e che sono estratti da confe-
renze tenute da Madre Teresa
alle sue religiose negli anni
1977-1980.
-
NERARD GILLIÈRON
Lessico dei termini biblici,
Leumann, Elle Di Ci, 1992,
pp. 316, lire 22.000
Per scoprire le ricchezze lin-
guistiche di un documento qua-
le la Bibbia il presente lessico si
presenta quale strumento indi-
spensabile. Composto da 335
articoli, esso ripercorre le princi-
pali parole ebraiche e greche,
descrive i temi principali nei loro
aspetti più diversi e spiega nu-
merose espressioni tipiche del-
1'Antico e dei Nuovo Testamen-
to. Grazie ad alcune note espli-
cative, il lettore è in grado di
chiarificare certi aspetti specifici
e riesce a cogliere gli intrecci
teologici e storici.
I destinatari privilegiati dell'o-
pera sono owiamente gli studio-
si di Sacra Scrittura. Ma di gran- quali prospettive? Con quali mo-
de utilità risulta anche per ogni delli? Con quali metodi?
operatore pastorale e ogni cate- Partendo da esperienze vis-
chista che voglia rendersi sem- sute in prima persona anche co-
pre più esperto nella propria me volontario in un Centro So-
miss ione .
ciale di Palermo, l'autore indivi-
dua in queste pagine ragioni,
criteri e àmbiti in cui impegnar-
si, animati dalia ccpassione» per
-
GRUPPO ccFRIENDS» l'uomo e a favore di una giusti-
zia cccompleta... Dare cioè a tutti
Tempo di primavera. e a ciascuno in particolare la
Pregare donna, possibilità di essere felici anche
Leumann, Elle Di Ci, 1992, qui in terra. È un libro particolar-
pp. 168, lire 10.000 mente adatto ai giovani , ma gli
educatori ne trarranno indubbi
È una raccolta di preghiere, vantaggi.
ora brevi ora lunghe, ora sempli-
ci ora elaborate, scaturite dal
cuore di molte ragazze di città
diverse, in situazioni e momenti
della loro adolescenza. Espri- -
mono il tumulto vario e contrad-
PASQUALE GIUSTINIANI,
FILIPPO TORIELLO
dittorio che ribolle nel loro gio-
vane cuore: sete di vivere e di
amare, speranze e timori per il
futuro, gioie e sofferenze, fede e
dubbi .. . Il tutto raccolto in quat-
Nuova evangelizzazione.
Che cosa, come,
Leumann, Elle Di Ci, 1991,
pp. 111, lire 10.000
tordici cctempi», ognuno con le
sue caratteristiche.
I Si tratta di un'awincente
espressione della sensibilità
femminile, fatta di delicatezza,
di bontà, di amore, di desideri
infiniti. Preghiere fresche , im-
mediate, spontanee che si tra-
ducono subito in poesia.
AUGUSTO CAVADI
Le nuove frontiere
dell'impegno sociale,
politico, ecclesiale,
Milano, Edizioni Paoline,
1992, pp. 124, lire 12.000
Come scrive Giovanni Moro
nella postfazione, «quale signifi-
cato è possibile dare oggi all'im-
pegno politico e sociale dei cit-
tadini, in un momento in cui
emerge in modo sempre più evi-
dente la crisi dei progetti politici
progressisti , da quello comuni-
sta a quello socialdemocratico,
da quello azionista a quello
cattolico-democratico?». Ha sen-
so, cioè, impegnarsi oggi per un
mondo diverso? Per quali ragio-
ni? in nome di quali valori? Con
Destinato agli animatori di
gruppi ecclesiali , il volume si ar-
ticola in tre parti. La prima defi-
nisce la ccnuova evangelizzazio-
ne.., descrivendo innanzitutto la
situazione di cultura secolare
dominante e dandone poi un
identikit e le aree pastorali da
privilegiare; la seconda parte
precisa il eccome» della nuova
evangelizzazione, presentando
modelli concreti ed esaminando
sette situazioni pastorali per le
quali indica linee di intervento;
la terza parte è costituita da
quattordici schede operative per
il lavoro di gruppo.
1 DICEMBRE 1992 33

4.4 Page 34

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SALESIANI IN AMERICA LATINA
NEL PAES, E
DI CORTES
di Francisco Castellanos Hurtadp
Fu il primo nucleo dei
cooperatori a dare inizio
nel 1889 all'opera
di Don Bosco in Messico.
I primi salesiani
vi sbarcheranno
tre anni dopo,
il 1 dicembre 1892,
esattamente cento anni fa.
D on Bosco fu conosciuto presto
in Messico, sin dagli anni in
cui parecchi sacerdoti messicani ve-
nivano a studiare a Roma, presso il
Collegio Pio Latino Americano. Nel
1887, in occasione della consacrazio-
ne della basilica del Sacro Cuore, la
sera del 12 maggio Don Bosco in-
contrò un gruppo di questi sacerdoti
che gli chiesero con insistenza di
mandare i salesiani in Messico. Egli
aveva risposto: «Non sarò io a man-
darli, ma il mio successore! ». Pare
che a fargli la domanda fosse stato il
diacono Francisco Orozco, futuro
arcivescovo di Guadalajara. Don Bo-
sco era ormai anziano e sarebbe
morto otto mesi più tardi. La notizia
della sua morte ebbe grande risonan-
za in tutto il mondo e anche in Mes-
sico. Questo spiega perché il messi-
cano Edith Borrell abbia voluto visi-
tare nel 1889 l'Italia per conoscere la
prima opera fondata da Don Bosco
a Torino. Il signor Borrell ebbe la
fortuna di incontrarsi con lo stesso
don Rua, primo successore di Don
34 · 1 DICEMBRE 1992
Bosco, che lo iscrisse tra i cooperato-
ri salesiapi e gli diede personalmente
il diplollla.
I primi cooperatori messicani
Il signor Borrell faceva parte del
Circolo çattolico messicano, un'as-
sociazione di laici colti e facoltosi,
cattolicafllente impegnati. L'attività
apostoliqa di questi soci era sor-
prendente: sensibili alla situazione
religiosa del Messico - era il tempo
dei governi anticlericali - si inte-
ressavanp di tutto ciò che poteva
servire a rafforzare la fede nel po-
polo. Tra le loro principali attività
I Don Angelo Piccono. Ha guidato
il pri,no gruppo dei salesiani
in M~ssico.
Folclore messicano.
vi erano la diffusione della buona
stampa e l'educazione cristiana dei
giovani. Al ritorno dall'Italia, con
nell ' animo quanto aveva visto a To-
rino, il signor Borrell finì per conta-
giare con il suo entusiasmo anche
gli altri. La storia di Valdocco, co-
nosciuta attraverso il Bollettino Sa-
lesiano in lingua spagnola, testimo-
niava la grande carità di Don Bo-

4.5 Page 35

▲back to top
----------BS-
..._....~--.---............_.,..._ S1IUl(lj\\1Jllfur,.;Jlll"lll&Ull06!DIW1.-:0.fSWlll "'1.A'-lfo\\lMU
U· W· ~.. -A-------•-dN~oi-M...l. -•U.~..~..-.,'.A __M_.Q ._
Don Raffaele Piperni.
dell ' associazione dei cooperatori.
Il 22 giugno 1889 il signor Borrell
scriveva a don Rua: «Oggi le comu-
nico ufficialmente che nella città del
Messico è nata la società dei coope-
ratori salesiani. Accludo la lista dei
primi soci, sperando che aumentino
presto di numero» .
Uno dei primi obiettivi dei coope-
ratori messicani fu l'educazione del-
la gioventù, e a soli due mesi dalla
loro fondazione ebbero l'opportu-
nità e il coraggio di aprire un orfa-
notrofio. Il primo presidente del-
l'associazione, il giovane e dinami-
co Angel Lascurain, si impegnò in
prima persona. I cooperatori rice-
vettero l'elogio di don Rua; al quale
chiesero soprattutto l'invio dei sale-
siani. Col passare dei mesi infatti gli
orfani residenziali erano diventati
una quarantina, e un centinaio gli
esterni. La presenza dei salesiani si
rendeva davvero indispensabile. Ma
dovettero aspettare ancora tre anni
per veder sbarcare i primi cinque.
sco . Essi furono felici di sapere che
Don Bosco da sempre aveva conta-
to sulla collaborazione dei laici per
mandare avanti le sue opere a favo-
re dei giovani. Molti del Circolo
cattolico pensarono addirittura di
essersi comportati nella loro attività
apostolica come dei veri salesiani
senza saperlo. Ma ora il loro deside-
rio era di far parte a pieno titolo
La prima spedizione
Il capo della prima spedizione fu
don Angelo Piccono, 44 anni, ex
commissario di polizia di Borgo
Dora a Torino. Si era fatto salesia-
no perché impressionato da una
previsione di Don Bosco . Era stato
missionario in Argentina e poi inca-
ricato del Bollettino Salesiano in
CATECHESI
Centro Catechistico Salesiano.
Per l' evangelizzazione e la cate-
chesi degli adolescenti, giovani e
adulti. Strumento di lavoro indi-
spensabile per parroci, centri ca-
techistici e coordinatori della pa-
storale catechistica.
Abbonamento 1993 (9 numeri):
Lire 21.000. ·
DOSSIER CATECHISTA
Centro Catechistico Salesiano.
Strumento per la formazione spi-
rituale, contenutistica e metodo-
logica dei catechisti che operano
con i fanciulli e i preadolescenti .
Abbonamento 1993 (9 numeri,
36 pagine interamente a colori):
Lire 9.000
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bonamenti pagati, uno in omag-
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ELLE DI CI
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Tel. 011/95.91.091
c/c Postale 8128
1 DICEMBRE 1992 - 35

4.6 Page 36

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lingua spagnola a Valdocco. Il se-
condo fu don Raffaele Piperni, 50
anni, ben conosciuto in Messico per
essere stato in quel paese qualche
anno prima, non ancora salesiano,
allo scopo di cercare aiuti a favore
degli orfani dell'Opera Sacra Fami-
glia di Betlemme. Sacerdote dioce-
sano, era stato inviato da Propa-
ganda Fide per aiutare un grande
apostolo della Terra Santa, don An-
tonio Belloni. Insieme a don Belloni
si era fatto salesiano pochi mesi pri-
ma di partire per il Messico. Gli al-
tri erano il triestino don Simone Vi-
sintainer, il salesiano laico Pietro
Tagliaferri e il chierico Agostino
Osella, di soli 18 anni.
I cinque si presero subito cura
dell'orfanotrofio, ma si accorsero
immediatamente che i locali erano
insufficienti per accogliere tutti quei
ragazzi. Un benefattore, il signor
Edoardo Zozaya, cedette loro 20
mila metri quadri di terreno, ·sul
quale vennero costruiti i nuovi edi-
fici .
I primi cinque salesiani si caratte-
rizzarono per la loro attività e lo
spirito di iniziativa. Intenzionati a
imitare in tutto Don Bosco, proget-
tarono un orfanotrofio per 500 ra-
gazzi, industriandosi poi in tutti i
modi per suscitare la beneficienza.
In soli quattro anni portarono a
compimento l'opera. Metà del ter-
reno fu ceduto alle Figlie di Maria
Ausiliatrice, che sarebbero arrivate
pochi anni dopo, nel 1894, con la
seconda spedizione missionaria.
L'arcivescovo di città del Messico
mons . Alarc6n, che già aveva avuto
buoni rapporti con i primi coopera-
tori, ebbe per i salesiani grande sim-
patia e paternità. Essi avevano im-
piegato per la costruzione un centi-
naio di operai e non sempre poteva-
no pagarli. In questi casi era spesso
l' arcivescovo a venire in soccorso
con immediati prestiti. Ma al mo-
mento della restituzione, sorriden-
do lasciava ancora ai salesiani parte
dei soldi che gli venivano restituiti.
Una polemica provvidenziale
Il giornale El Universal aveva
pubblicato polemicamente un lungo
articolo, ironizzando su questi sa-
cerdoti che erano venuti dall'Italia a
fondare opere pie, ma che spillava-
36 - I DICEMBRE 1992
Il salesiano laico
signor Pietro Tagliaferri.
no grosse cifre agli onesti cittadini .
E che puntavano a raccogliere 10
mila pesos. Il giornalista, somma-
riamente informato, aveva mescola-
to alle accuse un sacco di inesattez-
ze. Don Piccono, esperto della lin-
gua spagnola e capace di reggere il
confronto - aveva compiuto gli
studi presso l'Università di Torino
- si era presentato al direttore del
Pellegrini a Guadalupe (Messico).
giornale, chiedendo Cl).e fosse pub-
blicata la sua rettifica. ' Nella sua re-
plica sottolineò le inesattezze e am-
mise di chiedere dei soldi, ma, disse,
lo facciamo per mandare avanti un
orfanotrofio che vorremmo ospitas-
se cinquecento ragazzi. E per far
questo non abbiamo bisogno sol-
tanto di IOmila, ma di 200 mila pe-
sos! Ma anche quella polemica sul
giornale era servita a inquadrare
meglio la presenza dei salesiani in
Messico e ad aprire le borse di nuovi
benefattori.
Dal 1892 a oggi
Sin dall'inizio i salesiani si occu-
parono delle vocazioni locali, ma il
terreno non era preparato e gli aspi-
ranti e i novizi non perseveravano .
Erano ragazzi semplici e buoni, ma
incostanti e soprattutto poco dispo-
sti alla disciplina. Ma in cento anni
molta strada è stata fatta. Oggi in
Messico ci sono quattro ispettorie
salesiane: le Figlie di Maria Ausilia-
trice sono 555 in due ispettorie con
44 opere; i salesiani sono 430: han-
no due ispettorie coh 57 opere. Ci
sono due santuari importanti: quel-
lo dell'Ausiliatrice, fondato dallo
stesso don Piccono nel 1897; e quel-
lo frequentatissimo dedicato a Don
Bosco a Le6n.
Alcune case salesiane offrono un
servizio prezioso ai ragazzi in diffi-
coltà. Straordinario è il lavoro mis-
sionario tra i mixes, dove siamo pre-
senti su un territorio di 1Omila chi-
lometri quadrati, guidati pastoral-
mente da un vescovo salesiano. I
messicani partecipano anch'essi al
«Progetto Africa» e hanno aperto
due opere missionarie in Guinea .
Tutto è nato dall'entusiasmo di
un gruppo di cooperatori e dalla ge-
nerosità di don Piccono e degli altri.
Don Angelo Piccono aveva davvero
la stoffa del leader ed è stato la pie-
tra fondamentale su cui è sorto tut-
to quanto è stato fatto in Messico.
I cooperatori e l' arcivescovo lo ve-
nerarono come un Don Bosco. Ma
non rimase a lungo in America Lati-
na, destinato com'era ad aprire le
strade a nuove fondazioni. Nel 1901
era già a Napoli-Vomero, a fondare
l'opera salesiana in quella città.
Francisco Castellanos Hurtado

4.7 Page 37

▲back to top
di Jean-François Meurs
I DIRITTI
DEGLI ANIMALI 4 ottobre, festa di san France-
in America ci siano degli psichiatri,
sco d'Assisi. Giulia mi ha chiamato
dei taxi e anche dei "luoghi di incon-
"topolino". Non so perché. lo non
tro" per animali. Che tipi questi
ho per niente l'aria di un "topolino".
E non vorrei proprio che gli altri lo
sentissero. Mi sentirei ridicolo. L'ho
guardata, ma lei non mi ha capito.
Aveva anzi piuttosto l'aria ispirata e
tenera.
Questo mi ha fatto pensare alla
mia vicina di casa che è una donna
piccolina e chiama "pulcino" suo
marito che è un omaccione grande e
grosso.
Come si fa a non sorridere? ...
Penso anche a zia Natalina che
chiama "mio coniglietto" tutti i bam-
bini che incontra.
Creato l'uomo, Dio ha fatto gli
animali: soltanto dopo ha creato la
donna. Vi stupite? In realtà Dio
pensava molto probabilmente che
nessun uomo sulla terra avrebbe
meritato una moglie prima di avere
imparato a comportarsi pacifica-
mente con gli animali.
È bello pensare che la tenerezza
e il senso di fraternità verso tutto il
creato, compresi gli animali, sono
necessari per raggiungere la digni-
tà umana.
americani! li loro modo di vivere non
finisce di stupirci. ..
Hubert Reeves racconta che un
giorno, da un battello, guardava i
delfini gioçare. Era così bello che è
andato a dirlo agli altri che erano
dentro. Quei mascalzoni non hanno
trovato di meglio che salire sul pon-
te con le carabine e massacrarli!
Che balordaggine! Ma si sa, spiega-
va lui , che gente così non può esse-
re felice.
Gli amanti della caccia dicono che
il vero cacciatore ama gli animali.
Ma io penso che essi amino ancor di
più sparare. Altrimenti, perché ucci-
Giulia mi ha ch iesto a cosa pen-
dere chi è fonte di gioia?
sassi e perché sorridevo e ne abbia-
Mi viene in mente l'anno scorso a
mo parlato. Ci sono uomini che chia-
scuola. Matteo ha proposto di racco-
mano "mia cerbiatta" o "mia co-
gliere delle firme contro gli esperi-
lomba" la loro fidanzata o la loro
O\\
moglie: Lei voleva sapere
come avrei chiamato lei.
«Forse, "lupacchiotto" ...»,
J ~
~?
ç;_L\\; ;'\\\\
f\\(~
\\
.
~~~-
(:'\\\\ S\\t\\ \\)r' lf\\\\jO
le ho risposto: «è simpati-
b.\\ e D.'\\~ .-::~~ .
co». Sembra che certe co-
se non si riescano a espri-
mere, senza fare riferimen-
to agli animali ...
. \\\\ ~~~\\\\~\\ , 1 f\\J\\\\ , r, 'ìj)t,'(,
i
. -1i
!f? I:f J ~77 '
menti sugli animali in labo-
ratorio. Non eravamo tutti
d'accordo. E la medicina?
lo non so cosa rispondere.
Ma mettere del sapone ne-
gli occhi dei conigli, o met-
tergli del rossetto sulle lab-
bra, questo non mi va. Se
poi lo si fa per la medicina,
Con gli scout, il mio to-
tem è il "cinghiale", per-
ché sono piccolo, nervoso
e un po' primitivo. Mi piace
molto questo paragonarci
agli animali, perché gli so-
migliamo. Ci si può sentire
fratelli, come Jacques
Mayol nel " Grande Blu",
che dice che i delfini sono
la sua famiglia.
Si dice sovente che chi
ama le bestie ama anche
gli uomini. È facile dirlo! lo
.
\\Jt.,i ;(
1{;'·:J·..~))
~~);,(À,, ,\\~''
\\ ~f1la ---------~ ----
J1tit! ·,~,'. l'{' ~ /
f "' ;½, Ja
1:I
- - ~- -1!!}/4
~!-,,
si dovrebbe almeno dire
grazie agli animali.
Dicono che gli indiani
facciano una preghiera pri-
ma di andare a caccia. Es-
si uccidono unicamente
secondo i loro bisogni. Lo
trovo bello. In un romanzo,
Ki, un boscimano, si scusa
con la cerva che sta per
mangiare. Questo mi ha
colpito. Credo che si do-
vrebbe pensare a qualcosa
del genere quando si pre-
ga prima di pranzo.
però conosco della gente
che va pazza per il suo ca-
L---------
,.__.....
Ho sentito p_arlare di una
"carta dei diritti degli ani-
ne, ma che morderebbe
mali" . L'idea mi piace. Ciò
tutti. Non è una cosa automatica. E dotti della pubblicità prima di dar- farebbe salire un poco il livello di
poi , c'è amore e amore... Non biso- glieli da mangiare. Berk, berk, berk! sensibilità degli uomini. Mentre scri-
gna esagerare, come fa mia cugina Ma poi lo tortura sadicamente por- vo queste cose, il mio gatto Fripon è
Lucia con il suo barboncino: gli dà tandolo al " salone di bellezza". Il là che mi guarda, e mi strizza gli oc-
un sacco di vizi e assaggia tutti i pro- poverino sopporta tutto. Mi pare che chi. Visto e approvato!
1 DICEMBRE 1992 37

4.8 Page 38

▲back to top
STORIA SALESIANA
FIRENZE
E DON BOSCO
di Antonio Miscio
Firenze e Don Bosco,
due grandi amori.
Un libro recente
ricostruisce i passi
di un incontro difficile.
F inora pochi conoscevano questa
storia. Pochi anche tra i fioren-
tini colti. Pochi persino tra i salesia-
ni. Che Don Bosco fosse venuto 23
volte a Firenze non l'aveva scoperto
nessuno. Si sapeva solo superficial-
mente che era venuto, era passato,
aveva incontrato alcune nobildonne
e alcuni prelati con cui precedente-
mente era entrato in corrispondenza
epistolare. Ma tutto piuttosto vaga-
mente.
Una ricerca fruttuosa
lo stesso ho iniziato la ricerca con
poca convinzione. Ho bussato alle
porte dei discendenti dei nobili fio-
rentini frequentati da Don Bosco .
Trovai invece 72 lettere, 28 delle
quali scritte da Don Bosco ai nobili
Girolama e Tommaso Uguccioni
Gherardi e alla contessa Virginia
Tolomei Biffi, sposa di Luigi G. De
Cambray Digny. Ho avuto tra le
mani le 21 lettere scritte a Gioacchi-
no Limberti, arcivescovo di Firenze
dal 1857 al '74. E ancora le .7 lettere
a padre Giulio Metti, dell'Oratorio
filippino di San Firenze. E le 9 lette-
re di Don Bosco a Maria Gondi De
Labrughière.
·
Con questo cospicuo materiale,
mi trovai nelle mani un epistolario
38 · 1 DICEMBRE 1992
sufficientemente abbondante per-
ché mi accingessi all'opera con
maggiore fiducia. E da aggiungere
c'erano altre corrispondenze meno
assidue, ma pure importanti, con
altri personaggi, laici, politici, ec-
clesiastici. Così che il mosaiéo veni-
va componendosi vario e ricco, con
lo sfondo sempre affascinante del
contesto storico, sociale, politico,
culturale, artistico dell'incantevole
città.
A dare vigore alla ricerca è stata
la scoperta nell'Archivio centrale
salesiano di alcuni quaderni conte-
nenti tutta la cronistoria dei primi
quattro anni dell'opera salesiana
fondata a Firenze da Don Bosco nel
1881, storia che è come la passione
secondo don Fausto Confortola,
che, venuto a fondare a nome di
Don Bosco l'ospizio e l'oratorio dei
salesiani, si trovò a vivere una suc-
cessione infinita di fatiche, di con-
trasti, di stenti, di difficoltà, che
avrebbero indotto alla resa chiun-
que non avesse avuto l'ardire batta-
gliero del sacerdote bresciano, la
sua ansia sacerdotale e la sicurezza
di avere Don Bosco alle spalle.
Firenze, bella e difficile
Perché si deve sapere che Firenze
è città bella e grande, città unica al
mondo e incantevole. Ma è anche
città difficile, difficile e chiusa per
chi non sia fiorentino. Ha la sua mi-
sura e rimpicciolisce tutto e tutti. E
anche Don Bosco non era fiorenti-
no . Grande simpatia a parole, con
le lettere, da lontano . Grande attesa
di Don Bosco. Accoglienza grande
I Don Bosco venne a Firenze
ben 23 volte. Nella foto ,
una suggestiva inquadratura
di Santa Maria del Fiore.
in ambienti alti quando veniva e si
sapeva che stava tre, quattro, cin-
que giorni, e magari si desiderava
che rimanesse più a lungo. Fu accol-
to in arcivescovado, invitato nelle
nobili dimore, richiesto di grazie, di
intercessioni, di preghiere.
Ma quando vollé impiantare una
sua presenza, un suo istituto nella
città, allora quante difficoltà e in-
differenza, quanti sguardi scettici e
indagatori. Ed erano chiamati i sa-
lesiani dall'arcivescovo Eugenio

4.9 Page 39

▲back to top
----------BS-
C'è questo risvolto poco entusia-
smante della prima presenza dei sa-
lesiani a Firenze, ·che prese le misure
e poi si chiuse quando le attese e le
misure non corrisposero. Ci furono
anche i generosi. Ci fu chi alimentò
la tenera pianta e l'opera crebbe.
Cecconi per interessamento della
Società Cattolica Operaia. Firenze
rimpicciolisce tutto. Scarta il non
concreto. Misura e paga. È onesto
dire che ci fu obiettivamente una
valutazione errata, approssimativà
dell'ambiente anche da parte di
Don Bosco e dei salesiani, che non
si resero conto che Firenze era Fi-
renze e non ci si poteva presentare
con tanta povertà di inizi. E così
Don Bosco, sommo altrove, osan-
nato e graditissimo in Francia, nel-
1'America, già nel cuore di tutti, a
Firenze, ormai vecchio e veneran-
do, apparve come un questuante di
aiuti.
Sotto l'impulso della storia
A Firenze Don Bosco venne an-
che p·er svolgere una sua mediazione
tra la Chiesa e lo Stato per certe pic-
cole e grandi questioni, come negli
anni 1865-70 per la nomina dei ve-
scovi in alcune sedi vacanti. Non è
il caso di vantare troppo. Neppure è
il caso di ignorare tutto. Qui a Fi-
renze nel 1866 avvenne il celebre in-
contro tra Don Bosco e Bettino Ri-
casoli, che gli raccomandò di ap-
poggiare a Roma la missione di Mi-
chelangiolo Tonello. Qui Don Bo-
sco ebbe contatti con il Menabrea.
A Firenze fu chiamato da Giovanni
Lanza. . Sempre per composizioni
non del tutto precisate di affari che
richiedevclno il lavoro discreto di un
sacerdote, apprezzato per le sue do-
ti e gradito alle parti contese.
Quanto alla sua nuova opera in
Firenze, notiamo infine che Don
Bosco da autentico piemontese era
solito seguire una sua geografia reli-
giosa e politica. Il Piemonte tocca il
mare con la Liguria. Ed ecco Don
Bosco affacciarsi al mare di Liguria
con le sue prime case di educazione
giovanile. Il Piemonte mira a Roma
attraverso Firenze. E Don Bosco va
a Roma per Firenze. Firenze è capi-
tale del Regno. Ed ecco Don Bosco
a Firenze nel dicembre del 1865.
Una geografia dell'espansione sale-
siana secondo i canoni e le direttrici
dell'espansione politica e del farsi
dell'Italia. Un'accortezza che va ol-
tre la furbizia ed è semplicemente
l'aprirsi del Santo ai tempi, ,un se-
guire l'impulso della storia, correre
insieme, lo sguardo dell'azione al
futuro.
a
FIRENZE E DON BOSCO
1848-1888
Libreria Editrice Salesiana
Firenze
Pagg. 362, Lire 35.000
Il quindicinale degli adolescenti. In
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giovani della scuola media superio-
re e universitari. Ascolta, informa,
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1 DICEMBRE 1992 - 39

4.10 Page 40

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Eusebia Palomino, ringraziando
e invocando protezione per la fa-
miglia e in suffragio dei defunti,
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liatrice e Don Bosco, in memoria
e suffragio dei genitori Zavagno-
Moroso e familiari, a cura dei Sa-
lesiani di Buenos Aires L .
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trice, Don Bosco, Domenico Sa-
vio, in memoria di Santarelli Ma-
ria , a cura di Bertacchi Liliana,
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liatrice e Don Bosco, per aumen-
to di fede e pace in famiglia, a cu-
ra di Ortelli Basilio e Giuseppina,
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grazia ricevuta, a cura di Cordero
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cura di N.N., L. 500.000 - Bor-
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ria della madre Mazzoni Fiam-
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memoria di Pietro e Antonietta
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Ausiliatrice, per grazia ricevuta,
a cura di Milio Paolo, L. 500.000
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Giovanni Bosco, a cura di Silve-
stri Italia, L. 500.000 - Borsa:
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grazia ricevuta, a cura di Maria
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protezione a cura di Anna e Ro-
setta Milano, L. 300.000 - Bor-
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zione del piccolo Giuseppe, a cu-
ra di Modarelli ing. Vincenzo, L.
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razzini, in ringraziamento del be-
ne ricevuto, a cura di Borghi Gi-
no, L. 300.000 - Borsa: Maria
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nico Savio, in memoria e suffra-
gio di Don Domenico Tattoli e in-
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glia, a cura di S.R., L. 300.000-
Borsa: suor Eusebia Palomino, a
cura di Franci Margherita, L .
300.000 - Borsa: In memoria di
Rosina Maizza, a cura di Roton-
do Rosa, L. 280.000 - Borsa: In
memoria di Antonio Brioschi, a
cura di Franca Brioschi, L.
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del Prof. Giulio Pollastro, a cura
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sulla famiglia, a cura di Musura-
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suffragio dei defunti: Rosa-
Alessandra-Giovanni e Giuseppe,
a cura di Morelli Francesca, L.
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di Belvisi Giuseppina, L. 200.000
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Don Bosco, Don Rinaldi, in suf-
fragio del Sac. Calogero Avenia,
a cura della sorella Maria, L.
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trice, in memoria del carissimo fi-
glio, a cura di Assunta La Torre
Gallà, L . 200.000 - Borsa: S.
Giovanni Bosco, in suffragio dei
miei giovani, a cura di Pizzorno
Irma, L. 200.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice, Don Bosco , in suf-
fragio di Aida Telesca, a cura di
Telesca Rosa, L. 200.000 - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Don Rinaldi, invocando pro-
tezione per guarigione del fratello
Raimondo, a cura di Scupelli Ro-
sa, L. 200.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice e Santi Salesiani, in
suffragio dei miei defunti, a cura
di Fulvio Jolanda, L. 200.000 -
Borsa: Beato Don Rinaldi e Don
Guido Favini, a cura di Allaria
Eugenio, L. 200.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per protezione della famiglia, a
cura di !mera Gaetano, L.
200.000 - Borsa: P. Carlos Gia-
comuzzi (Brasile) , a cura di Audi-
sio Cantalupi Giuseppina, L.
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trice e Don Bosco, in ringrazia-
mento e per protezione della fa-
miglia, a cura di Actis Viana, L.
150.000 - Borsa: Maria Ausilia-
trice, Don Bosco , Domenico Sa-
vio, in suffragio del marito e per
protezione della famiglia, a cura
di N.N. , L . 150.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in suffragio dei miei defunti e per
protezione della famiglia, a cura
di Pasinelli Giacomo, L. 150.000
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Don Bosco, per protezione dei fa-
miliari e della sorella Annunzia-
ta, a cura di Pecchioli Lucia
Mancini, L. 150.000 - Borsa: S.
Cuore di Gesù e Maria Ausiliatri-
ce, invocando protezione per la
figlia Denise, a cura di N .N., L.
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Bosco , per protezione alla fami-
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del fratello Giuseppe, salesiano, a
cura di P ri mo Teresa - Borsa:
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ni, per protezione, a cura di Cam-
bi Eleonora - Borsa: In memo-
raia di Don Giuseppe Seita, a cu-
ra di N.N. - Borsa: S. Giovanni
Bosco , in memoria di Alberto, a
cura della sorella Lucia - Borsa:
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
suor Eusebia, invocando prote-
zione e salute per Giorgio, a cura
di Vilama e familiari - Borsa:
Gesù sacramento, Maria Ausilia-
trice, Don Bosco, per ringrazia-
mento e protezione, a cura di Go-
nella Maria - Borsa: Maria Au-
siliatrice, per ringraziamento e
protezione della famiglia, a cura
di R.G. - Borsa: Don Bosco e
Don Variara, a cura di N.N .,
Viarigi - Borsa: In suffragio del-
la nipote Elena, a cura di M.F. -
Borsà: Maria Ausiliatrice e Santi
Salesiani: proteggete me e i miei
cari, a cura di Andorno Angela
- Borsa: In memoria di Landuc-
ci Marcello, a cura di N.N. -
Borsa: Maria Ausiliatrice, in rin-
graziamento, a cura di Cappa
Maria - Borsa: Maria Ausiliatri-
ce e Don Bosco , a cura di Cima
Angiolina - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, Don Bosco, Domenico
Savio, a cura di Maro Maria -
Borsa: Don Bosco, in suffragio di
Marocchi Ernesto, a cura di Pes-
sina Luciana.
40 - 1 DICEMBRE 1992

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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BISCAGLINO Luigia Accornero, cooperatrice
ed exallieva, t Acqui Terme (AL) il 27/5/1992 a
78 anni.
Fu una madre esemplare, una educatrice se-
condo il cuore di Don Bosco. Aveva una bellissi-
ma voce che mise volentieri a servizio delle fun-
zioni religiose, quale membro della corale del
duomo. Si sentiva veramente "salesiana": di ca-
rattere aperto e gioviale, ha saputo diffondere pa-
ce e gioia.
t MORLIN sac. Marino, salesiano, Juan Diaz
(Panamà) il 20/4/1992 a 79 anni.
Entrò nella congregazione all'età di 25 anni, of-
frendosi subito a lavorare nella ispettoria del Cen-
tro America, dove arrivò per il noviziato nel 1937.
Durante la sua vita sacerdotale si distinse per di-
namismo e zelo apostolico. Fu amministratore e
direttore di varie opere e negli ultimi dieci anni
parroco nel quartiere Don Bosco di Tocumen (Pa-
namà).
t VITTURI sig. Luciano, salesiano, Vercelli il
4/5/1992 a 60 anni.
Nato a Venezia, divenne salesiano a Muzzano
(Vercelli), dove,trascorse gran parte della sua vi-
ta, a servizio della locale casa di spiritualità, ac-
cudendo a molte mansioni di comune utilità.
apprezzato il suo spirito di servizio verso la sua
comunità e gli ospiti.
SOBRERO Madre Margherita, Figlia di Ma-
ria Ausiliatrice, t Castelgandolfo (Roma) il
25/8/1992 a 85 anni.
Madre Margherita è una di quelle figure che
hanno segnato la storia dell'Istituto delle Figlie di
Maria Ausiliatrice. Dopo aver ricoperto alcuni in-
carichi a livello ispettoriale, fu segretaria genera-
le dal 1956 al 1969. Poi, fino al 1980 fu vicaria ge-
nerale. Per molte FMA, e non solo per loro, fu
maestra spirituale nella ricerca di una docilità allo
Spirito Santo, che conduce alla grande libertà del
cuore . Passò i suoi ultimi anni in una casa di novi-
ziato , consegnando alle giovani la ricchezza della
tradizione salesiana e il senso profondo della vo-
cazione vissuta nello spirito di Mornese.
TEDONE Rosa, vedova Acella, t Corato
3/8/1992 a 90 anni.
Amava ricordare di essere una devota di Don
Bosco fin dal 191 o. Ed era una attenta lettrice del
Bollettino Salesiano. Maestra di taglio e cucito, la
sua fu una vita laboriosa e piena di Dio, intessuta
di preghiera. I figli, don Vincenzo e don Mauro, la
ricordano orgogliosa del loro sacerdozio, educa-
trice alla vita, alla Prowidenza, al timore e all'a-
more di Dio, alla pazienza, al dolore.
t CAPORINI slg. Angelo, salesiano, a Cremi-
san (Israele) 1'8/5/1992 a 91 anni.
Aspirante a Ivrea, dove ebbe contatto con il
beato Filippo Rinaldi, giunse a Cremisan per il
noviziato e vi rimase per tutta la vita. Lavoratore
assiduo e coscienzioso, totalmente dedicato alla
comunità, uomo di preghiera profonda e conti-
nua, umile e affabile, amava e stimava i confra-
telli.
t BRISSIO sac. Crist6bal José, salesiano, C6r-
doba (Argenlina) il 7/3/1992 a 83 anni.
Fu un sacerdote abile in tutti i campi della attivi-
salesiana. Decano dei direttori (lo fu per 42 an-
ni!), fu parroco e maestro di noviziato. Apostolo e
catechista infat.icabile, fu anche un buon musico
e fece del canto una scuola di preghiera.
KWIECIEN suor Helena, Figlia di Maria Ausilia-
trice, t Wroclaw (Polonia) il 30/4/1992 a 87
anni.
Fatta la professione nel 1939 a Rozanystock si
trovò subito ad affrontare i gravi problemi della
sua patria invasa dalla Russia e dalla Germania.
La vita in clandestinità la rese subito esperta nel
contatto personale ed educativo con i giovani che
venivano sottratti all'educazione religiosa. Re-
centemente, quando i venti di libertà cominciaro-
no a lasciare intravedere nuove possibilità apo-
stoliche, si dedicò alla ricostruzione della storia,
per non dimenticare quello che la Madonna conti-
nua a operare nella storia salesiana.
COPPO sac. Luigi, salesiano, t Chertsey (Gran
Bretagna) il 22/5/1992 a 83 anni.
Nato a Cellamente Monferrato (Alessandria),
visse in Gran Bretagna, stimato e amato dai con-
fratelli. Gran parte della sua vita la dedicò all'in-
segnamento della teologia ai chierici. Fu confes-
sore ricercato, soprattutto dalle suore e dai coo-
peratori. Uomo semplice e di preghiera, fu gene-
roso e gentile, ed era fonte di gioia e di serenità
nella comunità. Negli ultimi anni di vita fu molto
REZZARO suor Agnese, Figlia di Maria Ausilia-
trice, t Torino-Cavoretto il 29/7/1992 a 69 anni.
Nacque in una famiglia ricca di fede e di valori
umani e cristiani. Dei cinque figli , uno si fece sa-
lesiano laico e due Figlie di Maria Ausiliatrice. In
gioventù suor Agnese si era impegnata nell'Azio-
ne Cattolica e nelle Figlie di Maria. La sua pre-
senza faceva del bene tra le sue compagne. Co-
me suora, fu donna di pace e di comunione. Cate-
chista, organista, animatrice liturgica, ricamatri-
ce: questo è l'identikit della sua attività, che fu
troncata in breve tempo da una grave malattia.
CASTELLINO sac. Giorgio, salesiano, t Roma
il 24/8/1992 a 89 anni.
Era nato a Villanova Mondovl (Cuneo). Laurea-
tosi in teologia all'università di Torino, continuò
gli studi .di S. Scrittura al Biblico di Roma, ed eb-
be l'onore della presenza del Papa Pio Xl alla di-
fesa della sua tesi. Insegnò per molti anni all'Uni-
versità Salesiana e alla "Sapienza" di Roma. Eb-
be incarichi scolastici presso le università del La-
terano e Regina Mundi; ma anche negli Stati Uni-
li , in Inghilterra e in Germania. Collaborò nella
commissione per la traduzione della "Volgata".
Per nomina pontificia fu "perito" al Concilio Vati-
cano Il. Molto apprezzate furono le sue pubblica-
zioni in riviste bibliche; ebbe successo la sua tra-
duzione e commento dei Salmi. Non faceva sfog-
gio delle sue conoscenze bibliche, ma se richie-
sto, dava informazioni e spiegazioni chiare ed
esaurienti. Fu religioso di profonda virtù, sempre
disposto ad aiutare tutti ; povero quasi fino all'ec-
cesso, mite e riservato, generoso nel servizio sa-
cerdotale, specialmente con le Figlie di Maria Au-
siliatrice.
USAI suor Ernesta, F'iglia di Maria Ausiliatrice,-
t Roma il 28/5/1992 a 84 anni.
Per 24 anni donò energie e cuore nella cucina
dell'istituto salesiano di via Marsala: una vita co-
stellata di servizio e di gioia. La terra sarda ha la-
sciato in lei il segno forte della laboriosità e dell'i•
niziativa. Fu un'intraprendente animatrice di co-
munità e un sostegno umile e forte per le sorelle.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure ali'lstitu,to
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la-somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
..:. se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mi~
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguitt
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del èlero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
1 DICEMBRE 1992 41

5.2 Page 42

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r STAVA
ASCOLTANDO
DOMENICO SAVIO
pregandolo intensamente. E
solo allora il nostro desiderio
di diventare genitori si è final-
mente realizzato. Il 24 gen-
aneurisma cerebrale. Le pos-
sibilità di guarigione erano ve-
ramente poche ma io mi sono
rivolta con estrema fiducia a
r
SEMBRAVA
UNA SEMPLICE
INFLUENZA
Un mio caro amico sacerdote, naio di quest'anno ci è nato un Maria Ausiliatrice ed ora mal- Mio fratello di 57 anni è stato
era andato, circa due mesi fa, bimbo bellissimo che abbiamo grado io non fossi affatto de- colpito da quella che sembra-
a Torino per visitare dei paren-
ti. Essendo devoto dei santi
salesiani ed essendo in pro-
cinto di diventare parroco di
una chiesa dedicata a Don Bo-
sco, non poté fare a meno di
visitare la Basilica di Maria
Ausiliatrice per vedere con i
suoi occhi il luogo da dove si è
diffusa in tutto il mondo l'ope-
ra salesiana. Tra i ricordi ac-
quistati, uno gli stava partico-
larmente a cuore: una radio-
cassetta di Domenico Savio .
chiamato Emanuele Domeni-
co. Continuiamo a pregare il
nostro caro santo perché vegli
sul nostro bambino e lo faccia
crescere buono e sano.
Lidia e Roberto Bunino,
Bagnolo P. te (CN)
gna di ricevere una tale gra-
zia, mio pa_dre si è completa-
mente ristabilito.
Quest'anno inoltre io e mio
padre siamo miracolosamente
usciti illesi da un incidente
stradale. Per due volte quindi
ho potuto constatare la mater-
na tenerezza di Maria Ausilia-
trice che sempre•esaudisce le
preghiere di chi la invoca con
fede .
C.L., Mandrogne (AL)
va una semplice influenza ma
che in realtà si rivelò presto
per meningite fulminante con
coma profondo. Dopo un con-
sulto medico fu inviato in ca-
mera di rianimazione. La gam-
ba destra e il braccio destro
non davano segni di vita. I me-
dici del reparto di rianimazio-
ne ci confermarono la gravità
del caso: le probabilità di far-
cela erano ridottissime! lo ri-
corsi con fiducia all'interces-
Ritornando in Sicilia, mentre
viaggiava con la sua auto, sta-
va proprio ascoltando quel na-
stro, quando improwisamente
r LA RISPOSTA
NON TARDO
sione di don Cimatti, nostro
corregionale. Al 28° giorno
dall'entrata in ospedale, mio
fratello ne usciva completa-
un'auto di grossa cilindrata in-
vase la sua corsia e fu il disa-
stro. Fu trasportato in elicotte-
ro all'ospedale dove ora si tro-
r va con una gamba rotta. La
macchina completamente di-
strutta ma lui, che nel momen-
to dello scontro volse il suo
pensiero a Domenico Savio,
è salvo. Tutte le cassette che
erano nell'auto andarono di-
r strutte, tranne quella di Dome-
nico Savio!
Pino Randazzo,
San Cono (CT)
r APPENA LO VIDI,
r PROVAI UNA
GRANDE GIOIA
La storia delle mie gravidanze
è una piena di peripezie . Un
giorno una signora mi portò il
r libro di san Domenico Savio.
SBALORDITI GLI
STESSI MEDICI
Adempio alla promessa di
pubblicare una grazia ricevuta
da mia sorella. Il caso era dav-
vero preoccupante. Durante
l'intervento chirurgico, lungo e
difficile, io mi rivolsi con fidu-
cia a Maria Ausiliatrice per-
ché tutto si svolgesse nel mi-
gliore dei modi. Abbiamo po-
tuto ancora una volta esperi-
mentare la .sua potente inter-
cessione. E guarita perfetta-
mente, lasciando sbalorditi gli
stessi medici.
Pardin Maria, Mussolente (VI)
UN TUMORE
CREDUTO
La mia mamma fu colta da
una pericolosa emorragia. Ri-
coverata d'urgenza all'ospe-
dale, i medici non sapevano
spiegarsi la causa. Pregai con
fervore suor Eusebia Palomi-
no e la grazia non si fece at-
mente guarito. Non gli è rima-
sto alcun segno della malattia.
Ho ·proprio da ringraziare don
Cimatti che è intervenuto così
palesemente .
suor Elena Guidetti FMA,
Bibbiano (RE)
tendere. Ora la mamma sta
bene .
suor Trombadore
Francesca FMA, Modica (RG) .
QUEL NODULO
GROSSO
E TEMIBILE
HO CONSTATATO
IL SUO PREZIOSO
AIUTO
Da tempo mi sono affidato alla
protezione di suor Eusebia
Palomino esperimentandone
l'efficace intercessione. Desi-
dero segnalare soprattutto un
caso in cui ho potuto constata-
re il suo prezioso aiuto. Il mio
Mio padre era stato colpito da
ictus cerebrale: io e mia ma-
dre disperavamo che ritornas-
se normale. Una mia carissi-
ma amica suora mi disse di
pregare Maria Ausiliatrice e
così ho fatto. Mio padre si è
miracolosamente ripreso sen-
za grosse conseguenze .
Due mesi fa, un'altra malattia
lo che non lo conoscevo, ap-
MALIGNO
unico figlio accusò i sintomi da molto grave sembrava minac-
pena vidi quel viso così dolce,
provai una grande gioia. Ero
in attesa di un bambino e, da-
ta l'esperienza passata, ero
fortemente preoccupata. Pre-
gai Domenico Savio tutti i gior-
ni. Mi è nata una bella bambi-
na che ora ha undici mesi e
gode ottima salute.
Ricoverato in ospedale per l'a-
sportazione di un tumore che
il medico temeva maligno, mi
sono raccomandato fervida-
mente a don Filippo Rinaldi.
Tutto si è risolto felicemente
ed ·io ne rendo grazie pubbli-
camente.
cui si dedusse la presenza di
un tumore. Pregai fervida-
mente suor Eusebia e dopo
due operazioni il ragazzo ha
ripreso le forze in modo così
completo da ritornare con se-
renità al suo lavoro.
S.M. , Alba (CN)
ciare nuovamente la vita di
mio padre . Ho pregato ancora
Maria Ausiliatrice e dopo ulte-
riori accertamenti medici quel
nodulo grosso e temibile era
completamente scomparso.
Valentini Federica,
Cologno (Ml)
Vasta Lina,
B.A., Torino
r r Acicatena (CT)
DOPO TANTI
DUE CASI
DI INTERVENTO
ANNI
MATERNO
Per lapubblicazione non
si tiene conto delle lette-
re non firmate e senza
recapito. Su dchiesta si
Dopo tanti anni di inutile atte- Quattro anni fa mio padre ha
potrà omettere l'indica-
sa, ci siamo rivolti con grande dovuto sottoporsi ad un deli-
zione del nome.
fede a san Domenico Savio cato intervento chirurgico per
42 · 1 DICEMBRE 1992

5.3 Page 43

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in
Nome: Mathew Thaiparambil
Nato a: Palai (Kerala, India)
Età: 52
Attività: salesiano laico
Attuale residenza: Calcutta
Altre notizie utili: Dirige il ccDon
Bosco-Self-employment,,, per col-
locare al lavoro i giovani indiani
che non hanno terminato gli studi.
Ci dica qualcosa della sua f ami-
glia:
Siamo due sorelle e sei fratelli,
dei quali tre sono salesiani e uno
gesuita.
Quale periodo della sua vita ri-
corda con maggior soddisfa-
zione?
Sono contento di quello che fac-
cio oggi.
Cosa avrebbe fatto nella vita se
non si fosse fatto salesiano?
Avrei probabilmente fatto il con-
tadino, come mio padre.
Come si è fatto salesiano?
La mia vocazione è nata in fami-
glia, grazie soprattutto a mia
madre .
Una cosa che oggi la rende con-
tento:
Il sentirmi approvato e incorag-
giato da tanti nel mio lavoro.
Qual è precisamente la sua atti-
vità?
Da 12 anni aiuto i giovani a inse-
rirsi nel mondo del lavoro. Con
l'aiuto di organizzazioni benefi-
che, comperiamo ai giovani gli
strumenti per iniziare in proprio
un'attività.
Una caratteristica del suo tempe-
ramento:
La disponibilità.
La virtù che più apprezza in chi le
sta vicino:
L'allegria.
Il difetto che perdona più f acil-
mente:
Forse l' unica cosa che non sop-
porto è la pigrizia.
Il periodo storico in cui le sareb-
be piaciuto vivere:
Vivo bene nel presente.
Il personaggio vivente che più
ammira:
Madre Teresa di Calcutta.
Se per un giorno fosse Dio.. .
Darei un lavoro a tutti i giovani.
La qualità umana che vorrebbe
avere:
La generosità.
Un motto per la sua vita:
Sii coraggioso e non scorag-
giarti.
Una frase che vorrebbe sentirsi
dire:
C' è più gioia a dare che a rice-
vere.
Qual è l'invenzione tecnica che
più ammira?
Il computer, perché facilita il la-
voro .
Qual è il maggior problema dei
giovani d 'oggi?
L'850Jo dei giovani indiani non
finisce gli studi.
HANNO DETTO
«La nostra vita rimane davve-
ro sempre il libro più chiaro e
convincente in ogni tempo e in
ogni luogo».
(Madre Marinella Castagno)
«Se nella nostra città man-
cassero i giovani, i bambini, i
ragazzi, di quale canzone
avremmo nostalgia? Quale mu-
sica mancherebbe al nostro
quotidiano?»
(Suor Enrica Rosanna)
LA BUONA NOTIZIA
Joseph Thanh Binh Dinh
(foto " The Age" )
Dopo sei tentativi di fuga dal
Vietnam, Joseph Thanh Dinh Binh
nel 1981 riuscì finalmente a rag-
giungere l'Australia. A vent'anni
era stato imprigionato per otto me-
si a Ho Chi Minh City, e oggi dice
che anche quella durissima espe-
rienza gli ha insegnato a vivere. In
Australia lavorò in una fabbrica di
mobili e di notte suonava in un ri-
storante vietnamita. Exallievo dei
salesiani di Thu Due, Joseph scelse
infine di farsi salesiano e prete.
Conclusi gli studi nella comunità
salesiana di Oakleigh, quest'anno
è stato ordinato sacerdote.
«Sacerdoti, accogliete
con amore ogni penitente,
ma specialmente i giovani».
Don Bosco
1 DICEMBRE 1992 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
Un SOCIETÀ EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
Vittorio Messeri
Patì sotto Ponzio Pilato?
Un'indagine sulla passione
e morte di Ge?ù
Religione, pag. 376, rii , L. 25.000
Inchiesta serrata e brillante
sulla passione e morte di Gesù .
Sono chiamati a «deporre »
protagonisti e testimoni
di quei giorni drammatici,
in un confronto critico
con il testo evangelico.
Un ideale seguito del
best-seller Ipotesi su Gesù.
Vittorio Messori
PATl'SOTTO
PONZIO PILATO? - Un'indagine sulla passione e morte di Gesù
(7lì SOCIETÀ
Z / EOITRICE
INTERNAZJONALE
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