Bollettino_Salesiano_198012


Bollettino_Salesiano_198012

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ANNO 104 N 12 1• QUIND ICINA • 1 SETTEMBRE 1880
SPEDIZIONE IN ABBONAM ENTO POSTALE GRUPPO 2° 1701
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

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10
1 SETTEMBRE 1980
ANNO 104 - NUMERO 1 2
Copertina. Torino, Piazza Ma-
ria Ausiliatrice, 13 aprile: i gio-
vani attendono cantando !"arri-
vo di Giovanni Paolo Il (foto-
color di Guerrino Pera).
Servizio di copertina: 7- 10
Imparate la lezione che viene dal salice, 6
Un'inchiesta per capire
I giovani tornano a Cristo? 7-1 o
Cambiamenti nella Famlglla Salesiana
Nuovi incarichi e mesti addii, 23-25
Protagonisti nel progetto di Don Bosco 2' parte
Cooperatori di Dio nel suo campo, 29-31
... IO
Argentina. Era una pagina del sistema preventivo, 14-16
Brasile. Feste al più grande collegio salesiano, 18-19
Cabo Verde. La parrocchia sulrisola di lava, 12-13
Ecuador. Un'orchidea di nome salesiana, 5
Italia. Gli «Incontri di Arcinazzo», 4
Tre salesiani lavorano nell"IRRSAE, 5
Don Sante Garelll da 80 anni figlio di Don Bosco, 5
Tutti insieme appiedatamente, 5
Macau. Una fioritura di opere, 5
Rep. Sudafricana. Questa testolina si chiama Egidia, 3
Samoa. Tre salesiani per cominciare, 3
Taiwan. In che modo diventai editore, 10-11
Thailandia. A Surat Thani la prima ordinazione, 5
Vietnam. Storie di profughi e di solidarietà, 3
I...
~C
Carlo Fanton exallievo di Don Bosco, 4
Episodio inedito di Zeffirino Namuncurà
Previde 8 giorni, 8 settimane e 18 mesi, 17
Milano via Copernico nella guerra di liberazione
li CLN si riunisce nel solito collegio, 20-22
VDB. Cellina, le stelle, il cielo, 26-28
LE RUBRICHE. Educhiamo come Don Bosco. 6 - Libreria.
10, 13 e 16 - Ringraziano i nostri santi, 32-33 - Preghiamo
per i nostri morti, 34 - Solidarietà missionaria, 35.
VIGNETTA «10 E LODr
ESAMI DI MATURITA'
- Ma perché In Italia si
chiede soltanto al ragazzi
di essere maturi?
l
2
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'informazione e cultura religiosa
DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCO
Collaboratori. Giuliana Accornero - Pietro Ambroslo - Marco Bon-
gioanni - Teresio Bosco - Ella Ferrante - Domenica Grassiano -
Adolfo L'Arco
Fotogralla Antonio Nosko
Archivio salesiano: Guido Cantoni - Archivio Audiovisivi LDC
Dlttusione Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa Officine Grafiche SEI. Torino
Autorlu azlone Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
L'EDIZIONE DI META' MESE
del BS è particolarmente destinata al Cooperatori Salesiani.
Redattore don Armando But1arelll, Viale del Salesiani 9, 00175 Ro-
ma. Tel. (06) 74.80.433.
IL «BOLLETTINO SALESIANO,. NEL MONDO
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- a quanti contribuiscono a sostenere le spese per il BS.
- aiutano le Opere Salesiane nel mondo. e soprat1utto
- le Missioni attraverso la Solidarietà fraterna o altre forme.

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Brevi da tutto il mondo
REP. SUDAFRICANA
QUESTA TESTOLINA
SI CHIAMA EGIDIA
Daleslde (Transvaal). In uno
dei suol frequenti viaggi Il Ret-
tor Maggiore capitò Il In fondo
all'Africa, dove ci sono due
comunità salesiane con scuo-
le. parrocchie e associazioni
varie. E I Cooperatori. E un
cooperatore nero come il car-
bone era felice come una pa-
SAMOA
TRE SALESIANI
PER COMINCIARE
Il 6 maggio scorso I salesiani
hanno accettato la responsa-
bilità di una parrocchia nel
piccolo stato della Samoa (Po-
linesia). E' il primo passo verso
Il consolidamento di una pre-
senza nuova 1n un angolo di
mondo da cui I figi! di Don Bo-
sco erano stati finora lontani.
La Samoa è giovane (Indi·
pendente dal 1962), è piccola
(kmq 2.800, abitanti 153.000). è
formata da un paio di isole
smarrite nell'immenso Oceano
Pacifico, conta appena 32.000
cattollcl (21 % della popolazio-
ne), ma vanta nientemeno che
un cardinale. Si chiama Pio
Taoflnu·u. e è lui che ha chia-
mato I salesiani.
Veramente finora la Congre-
gazione non ha largheggiato
molto In personale; In gennaio
1979 ha mandato un missiona-
rio. SI chiama don Ello Proietto,
è un siciliano di 44 anni partito
giovanissimo per l'India, pas-
sato poi In Australia, e appro-
squa perché Il Signore gli ave-
va regalato in quel giorni una
bella bambina, che Intendeva
battezzare col nome della Ma-
donna. Don Egidio Viganò si
otterse di battezzarla. e allora
quel bravo papà fece aggiun-
gere accanto al nome di Maria
anche quello del Rettor Mag-
giore. Cosi quella testolina
moretta (al centro della foto) si
chiama con l'Insolito nome di
Maria Egidia.
dato ora in Polinesia. Ha pro-
vato a lavorare per un anno. Il
cardinale lo ha mandato nell'i-
sola Savai'i che delle due è la
più piccola, la meno popolata,
la più povera. E lui si è tirato su
le maniche. Ha fatto scuola a
tempo pieno nel collegio che le
Suore di Nostra Signora della
Missione hanno a Logoipolotu,
e ha aiutato il parroco della
parrocchia San Luigi Re dei
Francesi a Safotulafai.
Racconta: Ho insegnato a
11 ragazzi e 27 ragazze dalle
7,45 alle 13, con soli 25 minuti
di intervallo. E' stato duro met-
lersl a livello di questi giovani:
alcuni conoscono poco o
niente la lingua Inglese. Nel
primi tempi concelebravo la
messa in lingua samoana con il
sacerdote del posto. don loane
Patate, ma poi è venuto il mo-
mento di passare alla stona
come Il primo salesiano che
abbia celebrato da solo In
questa lingua. Ora sono in at-
tesa anche di diventare Il primo
salesiano a capire quel che di-
ce... A ogni modo alla domeni-
ca ho celebralo due messe per
quattro villaggi, che ml acco- vlllaggl della parrocchia sono
glievano con simpatia.
tanti, e 5 regolarmente assistiti
Don Proietto ha dovuto
•buttarsi•: il parroco di Salo-
tulafal a poco a poco cominciò
ad assentarsi per portare il suo
ministero altrove, e lo !asciava
a lungo solo. Ha anche stam-
pato e distribuito Il bollettino
parrocchiale settimanale, ha
cercato di rendersi utile In tutto
ciò d1 cui era capace.
Nell'aprile 1979 arrivava a
fargll visita don Willlams, il su-
periore salesiano di quella re-
gione: si interessò di tutto.
promise alle suore del collegio
che avrebbe cercato un altro
salesiano per aprire nella loro
scuola una sezione tecnica, e
promise al cardinale che i sa-
lesiani avrebbero accettato la
parrocchia.
A novembre la solitudine di
don Proietto lini. venivano a
Samoa a dargli una mano due
salesiani indiani: padre James
Adayadiel, e l'altro chiamato da
tutti col solo nome, padre Se-
bastian. Motivo è che Il cogno-
me per mtero sarebbe Vadak-
kekollamparambil Padre Ja•
mes si ferma ad aiutare il car-
dinale, mentre padre Sebastian
si unisce a don Proietto.
A maggio di quest'anno la
parrocchia è accettata. Occu-
pa 30 km di costa sul lato est
dell'Isola Savai'i, e si estende
dal proprio catechista.
I due missionari sono pieni di
lavoro e pieni di progetti. So-
gnano la creazione di un cen-
tro per le attività giovanili: ca-
techesi, sala di lettura, scuola
serale, giochi. Sognano la
scuola tecnica, aggregata al
collegio delle suore o anche
indipendente. Sognano un
ostello della gioventù. E anche
Il cardinale sogna: vorrebbe
affidare ai salesiani almeno
un'altra parrocchia.
Ma le condizioni di lavoro
sono difficili. Il paese è povero,
con clima caldo. violenti cicloni
estivi. L'industria non esiste, la
campagna produce In abbon-
danza ma Il commercio è pro-
blematico. La giovane demo-
crazia parlamentare di Samoa
stenta a decollare. Le tante
denomina,ioni protestanti in
concorrenza fra loro creano fra
I cristiani un certo scomplgllo.
Le forze agli ordini del cardi-
nale sono scarse... Ma il cardi-
nale è contento di quei primi
salesiani. • Gli effetti - ha
scritto - si vedono già nei
primi risultati apostolici: c'è
una nuova sensazione di spe-
ranza, specie tra i giovani. E un
grande entusiasmo per la pos-
sibilità di una più forte presen-
za salesiana•
all'interno non si sa bene
quanto. Comprende 8.000 abi-
tanti di cui 2.000 cattolici, e gli
VIETNAM
altri ripartiti fra le numerose
denominazioni protestanti. 1
STORIE DI PROFUGHI
E DI SOLIDARIETA'
Donna samoana PfOnta per la
odanz.a del coltello•.
Un trucco per scappare. il
Centro giovanile salesiano che
don Mario Acquistapace ha
aperto di recente sull'isola di
Coloane (Macau) sta offrendo
un buon servizio a molti profu-
ghi vietnamiti. Essi si recano a
centinaia ogni giorno nella ca-
sa salesiana, soprattutto i gio-
vani e i ragazzi, e divisi In classi
frequentano corsi di lingua In-
glese. Don Acqulstapace inol-
tre li intrattiene con documen-
tari e videercassette che illu-
strano i paesi dove intendono
recarsi (le loro future patrie), e
al cattolici insegna a pregare in
inglese.
Recentemente è arrivato un
barcone con quasi cento fug-
giaschi vietnamiti. tutti pesca-
lori. che hanno raccontato un
3

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I
Pensacola (USA). La principessa vietnamita Phuong Quang, fuggita dal
Vietnam, viene festeggiata nel giorno del suo battesimo.
nuovo trucco per fuggire. Il
governo vietnamita da parec-
chio tempo assegna ai pesca-
tori quantità minime di nafta,
per evitare che lascino il paese.
Ma i pescatori si sono accor-
dati: con dieci barche si sono
allontanati dalla riva e concen-
trati in un punto, poi hanno ri-
versato tutta la nafta sui bar-
cone più grande. E abbando-
nate le altre nove barche ai loro
destino, col barcone hanno
compiuto la traversata.
Due volle salvata dalle ac-
que. Dagli Stati Uniti giunge
notizia del • lieto fine» d'una
terribile vicenda che Il BS ha
già raccontato (fascicolo di ot-
tobre 1979, pag. 28): la storia
della principessa vietnamita
Phuong Quang di 24 anni, fug-
gita con altri profughi In gran
parte cattolici. Le peripezie di
quel viaggio furono tante, che
quei coraggiosi cristiani solo
nella preghiera trovarono la
forza di superare gli ostacoli e
arrivare salvi a Hong Kong. La
principessa, dì religione buddi-
sta, rimase conquistata dalla
loro fede, e benché pagana,
nei momenti cruciali pregò la
Madonna con loro. Giunta al
sicuro, confidò al missionario
padre Massimino (che si pren-
deva cura dei profughi) la sua
intenzione di diventare cattoli-
ca. Ebbene, questo desiderio si
è ora realizzato. La notizia del
suo battesimo giunge da Pen-
sacoia nell'Alabama (Stati Uni-
ti), dove un sacerdote vietna-
mita, padre Dominlc Nghia, il
12.4.1980 le ha somministrato Il
rito. Così, dice, è stata • salva-
ta• due volte dalle acque: da
quelle del mare nella pericolo-
sa traversata, e da quelle del
battesimo che l'hanno condot-
ta nella Chiesa.
L'oratorio tra i profughi. A
Hong Kong cl sono sette campi
profughi, e Il salesiano padre
Mattew King, dedica loro tutto
il tempo che ha a disposizione.
In particolare lavora al campo
dell'aereoporto di Kai Tak, e tra
i rifugiati raccolti nell'area del
cantiere navale. Essi conduco-
no una vita veramente dura,
priva di ogni conforto. Ci sono
molti gruppi di cattolici fra loro,
e padre King porta loro anche il
conforto religioso. Altra inizia-
tiva che è stata presa, anche se
molto costosa. è la stampa del
Vangelo e di un libro di pre-
ghiere In lingua vietnamlla. I
rifugiati nel cantiere navale non
possono uscire, e cosi padre
King deve occuparsi della loro
corrispondenza, consegnare e
ricevere le lettere, spedire I te-
legrammi ecc. Anche le FMA
hanno ottenuto di lavorare tra i
profughi, e organizzano un
oratorio per la gioventù.
Progetto giovani profughi. E
In Italia? C'è un « Progetto gio-
vani profughi• elaborato dal
Cnos (Centro Nazionale Opere
Salesiane) per accogllere
presso i Centri di formazione
professionale salesiani un cer-
to numero di giovani privi di
appoggio familiare, intenziona-
ti di imparare una professione,
e disposti a trasferirsi in Italia.
Otto CFP si sono dichiarati di-
sposti ad appoggiare l'iniziati-
va, e si pensava di poter acco-
gliere una cinquantina di gio-
vani profughi, ma a causa di
alcune difficoltà sembra che ci
si limiterà per ora a 24. Sull'ar-
gomento Il BS ritornerà.
ITALIA
«INCONTRI DI ARCINAZZO»
PER FORMARE I LAICI
I Cooperatori Salesiani di
Roma vìa Marsala, da cinque
anni, organizzano degli incon-
tri per laici frequentanti le ope-
re salesiane, allo scopo di ani-
marli e orientarli nel loro impe-
gno dentro la Chiesa locale.
L'iniziativa - spiega una rela-
zione diffusa dal Centro lspet-
toriale - era stata presa nei
1978 da don Salvatore De Bo-
nis, allora Ispettore. Gli incontri
si svolgono con cadenza men-
sile otto volte all'anno, alterna-
tivamente per giovani e adulti
di ambo I sessi. Il luogo d'in-
contro è la casa salesiana degli
Altipiani di Arcinazzo (provin-
cia di Roma, diocesi di Ana-
gni); i laici partecipanti sono da
30 a 40 ogni turno; la durata è
di oltre due giorni: dal pome-
riggio del venerdì alla sera del-
la domenica successiva.
A questi incontri sono invitati
di preferenza laici della regione
Lazio, ma fin dagli inizi si è
avuta anche una larga parteci-
pazione di elementi d'altra
provenienza. Ai partecipanti si
propone un programma di
istruzioni che aiutano i laici a
compiere una giusta valutazio-
ne della propria identità di
creature umane e di cristiani,
secondo le caratteristiche indi-
viduali di giovani, adulti, co-
niugali, genitori, e... nonni.
Queste Istruzioni ribadiscono i
doveri derivanti dalla personale
condizione e posizione, sociale
e familiare, a partire dalla loro
qualità di cristiani laici e dalla
loro responsabìlltà come mem-
bri della Chiesa.
Questo momento orientativo
e formativo suscita nei parteci-
panti una nuova coscienza dei
propri impegni di apostolato, e
culmina nel rinnovo dei voti
battesimali, nella consegna dei
crocefisso e del Vangelo.
Agli incontri, guidati da laici
(uomini e donne) ben prepara-
li, e svolti sotto l'assistenza
spirituale di sacerdoti salesiani,
si sono avvicendati finora quasi
1 .500 giovani e adulti.
ITALIA
CARLO FANTON
EXALLIEVO DI DON BOSCO
A un anno dalla scomparsa
(avvenuta il 18.9.1979) il comm.
Carlo Fanton merita un affet-
tuoso ricordo: è uno dei tanti
ragazzi cresciuti a Valdocco
che si sono fatti onore e hanno
fatto. onore a Don Bosco. Nato
a Vicenza nel 1902, era rimasto
orfano e fu accolto a Valdocco
come artigiano. I suoi educa-
tori lo ammaestrarono nell'arte
del tipografo compositore e poi
gli trovarono un posto di lavo-
ro. Egli non lasciò certo l'Ora-
torio, ma frequentò da exallie-
vo. Fu tra i fondatori della
squadra di calcio .valdocco
Foot-ball », fu attore della filo-
drammatica, e consigliere del
circolo Auxllium. Gli anni '20 lo
videro anche militante dell'A-
zione Cattolica e Iscritto al
Partito Popolare. Era e fu sem-
pre cristiano praticante senza
ostentazione ma anche senza
rispetto umano. Attraverso la
vita oratoriana e la militanza
politica si preparava a un futu-
ro pieno di responsabilità. Ap-
parteneva a quella «vecchia
guardia• che si era scelto co-
me motto « Liberi e forti.. Nel
1925 sposò una giovane del-
1'Azione Cattolica, Anna Fras-
sati, dando vita a una famiglia
fortemente unita nella fede e
nell'impegno cristiano.
Nel 1926 apriva in proprio
una piccola tipografia destina-
ta a svilupparsi in modo impre-
visto (alla base del successo
stava la correttezza del rap-
porto con i clienti, e l'impec-
cabilità dell'esecuzione): oggi
la tipografia SPE di Carlo Fan-
ton è una delle aziende più
prestigiose del settore In Pie-
monte. Recentemente egli si
vantava che in cinquant'anni e
più di attività tipografica non
aveva mai stampato un foglio
che fosse in contrasto con ì
suoi solidi prlnclpl morali e so-
ciali.
In compenso, quando fu ne-
cessario, seppe rischiare gros-
so. Fu dalla fine del '43 In poi,
quando gli operai della Fiat e di
altre fabbriche torinesi osarono
L'ex.alllevo Carlo Fanton.
scendere in sciopero sfidando I
nazi-fascisti al potere: I volan-
tini che esortavano agli scio-
peri erano stampali da lui nella
sua tipografia (quanto bastava,
se scoperto, per finire davanti
al plotone d'esecuzione).
A Traves, paese della Vai di
Lanzo in cui era sfollata la sua
famiglia, lo ricordano per un
altro episodio. Nell'Epifania del
1944 sei uomini erano stati
passati per le armi dai nazi-fa-
scisti, e i loro cadaveri giace-
vano sulla piazza davanti alla
stazione: l'ordine era che nes-
suno doveva toccarli, pena la
fucilazione. Carlo Fanton con
una giovane maestra scese in
piazza, rimosse· i cadaveri, e li
trasportò al cimitero distante
tre km. Allora le salme potero-
4

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no avere pietosa sepoltura.
Nel dopoguerra la sua attività
si incanalò spontaneamente
nella milizia politica nella DC,
mentre la moglie Anna era im-
pegnata nell'Azione Cattolica.
Fu segretario politico della DC
cittadina, poi segretario pro-
vinciale, e tu anche al consiglio
nazionale. Per molto tempo
venne eletto consigliere comu-
nale, e più volte fu assessore.
Era di quegli uomini che dava-
no credibilità al partito, o come
ha testimoniato un vecchio
amico: • Servì il partito senza
servirsene. Cose d'altri tempi».
Alla base del suo comporta-
mento era una piena coerenza
con la propria lede. Lui e la
moglie non mancavano mai al-
la messa domenicale nel san-
tuario di Maria Ausiliatrice, do-
vessero partecipare alla pri-
missima delle ore cinque, per
avere poi l'intera giornata a di-
sposizione per i vari impegni.
Non era lesta se non si pre-
gava insieme - ricorda la si-
gnora Anna -. e cosl per cin-
quanta e più anni».
Non lasciò mai del tutto Il suo
Oratorio, ancora recentemente
era presidente della San Vin-
cenzo. Da qualche tempo ave-
va lasciato la vita politica, a
causa dell'età e forse anche
per una certa delusione; ma
seguiva da lontano le vicende
del suo partito, «con una certa
trepidante inquietudine•.
Tanti a Torino ricordano
questo «veneto-piemontese di-
stinto e affabile nel tratto, fer-
mo nell'azione, sicuro nei pro-
positi, dallo sguardo diritto che
signoreggiava il volto aperto,
Incorniciato da una bella barba
divenuta sempre più d'argen-
to•. Nella sua tipografia stam-
pava Il settimanale diocesano
« La Valsusa.. ne era fiero, e
ad esso dedicò la sua ultima
fatica. La sera del 17 settembre
1979 si fermò fin quasi alle 23 a
correggere le bozze, poi andò
a dormire. Giunto alla porta
della sua camera, fu colpito da
infarto e stramazzò al suolo.
Vani furono i soccorsi e Il
pronto ricovero all'ospedale.
Aveva 77 anni. Ora riposa nel
piccolo cimitero di Traves. Il
paesino che amava e di cui era
cittadino onorarlo.
ECUADOR
UN'ORCHIDEA
DI NOME SALESIANA
Il suo nome scientifico è
proprio Scuticaria Salesiana, e
è una varietà nuova di orchi-
dea. A battezzarla cosl è stato
padre Angelo Andreetta, sale-
siano italiano che lavora nella
procura missionaria di Cuenca
italiana a tutti i livelli.
Il fatto che tre salesiani siano
stati chiamati a condividere le
responsabilità degli IRRSAE -
osserva don G.B. Bosco -
può essere considerato un ri-
conoscimento pubblico della
validità del metodo di Don Bo-
sco, e dell'impegno salesiano
per una scuola rinnovata e al
passo con i tempi, come la vo-
leva il santo dei giovani». Que-
sti tre salesiani hanno la possi-
bilità di intervenire nell'inno-
vazione della futura scuola ita-
liana, portando contributi ori-
ginali secondo la visione sale-
siana ». Ci sono infatti valori
dell'esperienza salesiana che
possono essere utilmente co-
municati alla scuola italiana: « Il
tempo pieno, la nostra tradi-
tra gli Shuar. Le orchidee sono zione della drammatizzazione e
Il suo hobby: ne conosce tutti i delle attività espressive nella
segreti, sa combinare incroci e scuola, tante attività integrative
ottenere nuove varietà. Alla e complementari che sono per
prima orchidea da lui « inven- noi consuetudini ovvie».
tata• dette il suo nome, alle • Non che da noi sia tutto
successive il nome di amici. rose e fiori - riconosce don
Questa della foto volle che G.B. Bosco - . Anzi noi sale-
fosse «salesiana».
siani corriamo il rischio di di-
menticare e dobbiamo forse ri-
scoprire tante ricchezze che
ITALIA
TRE SALESIANI
fanno parte della nostra tradi-
zione. Ma di fatto abbiamo un
notevole patrimonio educativo
LAVORANO NEGLI IRRSAE in parte a noi stessi scono-
Tre salesiani, due docenti
universitari e un preside di
scuola media, sono stati chia-
mati a far parte degli IRRSAE in
tre diverse regioni d'Italia. Essi
sono don Luigi Calonghi (ordi-
nario di didattica generale
presso la facoltà di Magistero a
Torino). don Gino Corallo (or-
dinario di pedagogia presso la
facoltà di Magistero di Catania)
e don Giovanni Battista Bosco
(preside dell'ITI di Bologna). I
primi due sono anche. per no-
mina ministeriale, presidenti
dei Consigli IRRSAE rispettiva-
mente del Piemonte e Sicilia.
sciuto, che ci viene oggi ri-
chiesto come pubblica esigen-
za. Noi possiamo dare una ri-
sposta indicativa a molti inter-
rogativi odierni».
Gli IRRSAE stanno appena
muovendo i primi passi, • man-
ca ancora il personale e solo
da poco sono stati stanziati i
fondi». Ma da parte dei tre sa-
lesiani impegnati in questo la-
voro c'è la piena volontà di
portare alla scuola Italiana • il
contributo della nostra espe-
rienza educativa alla crescita di
un pensiero pedagogico sa-
no•.
IRRSAE, sigla alquanto mi-
steriosa anche quando viene
spiegata. significa « Istituti re- BREVISSIME
gionali per la ricerca, la speri-
* mentazione e l'aggiornamento
educativi ». Sono organismi
Un alllevo di Vallecrosia
nuovi di zecca. progettati da ha vinto il Concorso naziona-
due leggi del 1974 e '77, che le della bontà 1980• intitolato a
vengono messi in cantiere In •Andrea Alfano d'Andrea». Il
questi anni. Essi devono occu- ragazzo si chiama Alberto Svab
parsi di cinque settori scolasti- e frequenta la seconda media
ci: scuola materna, elementare. dell'Istituto Don Bosco: è usci-
secondaria di primo e di se- to primo classificato su 1661
condo grado, e attività di for- concorrenti. Il premio è orga-
mazione permanente. A favore nizzato a Padova dall'associa-
degli insegnanti impegnati in zione di Sant'Agostino, che
questi settori, gli IRRSAE sono ogni anno propone ai ragazzi
chiamati a svolgere tre servizi: un tema da svolgere. Il tema
documentazione e Informazio- per quest'anno era «Ogni uo-
ne, metodi e tecniche della ri- mo è mio fratello•, e Alberto ha
cerca sperimentale, e attività di cominciato il suo svolgimento
aggiornamento. Insomma l'in- citando la nota canzone: ·•Ag-
tento è di favorire la «crescita» gfungi un posto a tavola». La
degli insegnati e della scuola premiazione è avvenuta il 20
aprile, presso la Basilica del
Santo, presente il Vescovo di
*Padova.
Tutti insieme appiedata-
mente: questo lo slogan della
marcia di 15 km con cui a Pa-
lermo si è chiuso il centenario
della presenza salesiana in Si-
cilia. Il percorso ha toccato
tutti gli Istituti della città. Premi
sono stati sorteggiati tra tutti gli
arrivati; e sono andati pure al
più giovane. al più anziano, al-
l'uomo con i capelli più lunghi,
all'uomo e alla donna con i ca-
pelli più rossi, a barba e baffi
*più lunghi, al piede più lungo.
Prima ordinazione sacer-
dotale nella diocesi di Surat
Thani (Thailandia): Il 3 aprile
scorso mons. Pietro Carretto
ha ordinato il diacono Ciro Na-
va. I fedeli hanno assiepato la
Chiesa, interessatissimi alla
novità. Il novello sacerdote era
Italiano, ma questa diocesi
missionaria ha da qualche an-
no I suoi primi seminaristi thai-
landesi, e in loro i missionari
pongono tutte le proprie spe-
*ranze.
Da ottant'anni flgllo di
Don Bosco: don Sante Garelll Il
prossimo 3 ottobre festeggerà
1'80° di professione religiosa.
Nato 96 anni fa (il 28.3.1884) a
Don Sante Garelll.
Faenza, compiva il noviziato a
Genzano e Il 3.10.1900 diven-
tava salesiano. La sua vita è
stata un susseguirsi di avven-
ture: missionario in Cina, fu di-
rettore a Shangai, poi ispettore
in Estremo Oriente, poi diretto-
re In Italia, poi ispettore In Me-
dio Oriente, e perfino cappel-
lano dell'Ambasciata Italiana a
Mosca. La famiglia salesiana si
stringerà attorno a lui a Torino
Valdocco per festeggiare la
sua lunga, esemplare e frut-
tuosa fedeltà a Don Bosco.
5

1.6 Page 6

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Educhiamo come Don Bosco
I
Q uando Don Bosco era chierico nel semina1io di Chieri, aveva un com-
pagno col suo stesso cognome. Si legge neUa sua vita che «i due chierici
faceziavano e si domandavano quale soprannome dovessero imporsi per
distinguersi quando fossero chiamati da qualcuno. Uno disse: "lo sono Bosco di
Nespolo" (in dialetto piemontese pucciu). Con ciò indicava un legno duro, no-
doso, poco piacevole. B il nostro Don Bosco rispondeva: "E io mi chiamerò
Bosco di Sales", cioè di Salice, legno dolce e flessibile. Pare che fin da allora egli
volesse imitare la dolcezza di san Francesco di Sales, il santo a cui avrebbe più.
tardi intitolato la sua Congregazione».
Di fatto Don Bosco come protettore dei suoi religiosi scelse san Francesco
di Sales, e diede loro il nome di salesiani appunto perché fossero i seguaci di
questo santo e lo avessero loro modello di comportamento. Ora questo santo
ebbe in sommo grado la dolcezza evangelica, che come si sa è ben diversa
dalla «dolce vita», e ispiratrice di ben diverso comportamento.
Imparate la lezione
che viene dal Salice
La dolcezza che deve possedere
chi vive con la gioventù scaturisce
daJla forza. La benignità è infatti un
frutto dello Spirito Santo e suppone il
dominio di sè. Solo chi è padrone dei
propri nervi e ha dominato le proprie
passioni può essere dolce sempre e
con lutti. Un altro grande allievo di
san Francesco di Sales, Papa Gio-
vanni, si è fatto santo osservando
ogni giorno questo proposito che
aveva formulato da giovane: «Sarò
buono sempre, con tutti, a qualunque
costo». Per praticare un proposito
del genere tutti i giorni della settima-
na, tutte le settimane del mese e tutti i
mesi dell'anno, occorre una fortezza
più che leonina: ci vogliono cuore
d'oro e nervi d'acciaio.
Come il piacere è figlio d'affanno,
cosi la dolcezza è figlia della fortezza.
Ma solo chi è padrone di può fare il
dono di sè.
Imparate a piegarvi con fortez-
za, come il ramo del Salice. Gli anti-
chi pagani cLicevano: « Mi spezzo, ma
non mi piego». San Francesco di Sa-
les, Don Bosco, e Papa Giovanni nella
loro vita invertivano il motto: « Mi
piegherò ma non mi spezzerò». La
fortezza cristiana infatti sa piegarsi
alle circostanze, ma non si spezza
sotto il peso delle difficoltà. Sollo il
peso della neve i rami della quercia e
del pesco si spezzano, i rami di Salice
invece flettendosi si scuotono di dos-
so il peso della neve. Il seminarista
Giovanni Bosco aveva osservato il
fenomeno più volte, perciò voUe es-
sere Bosco di Salice. E ci riuscì me-
ravigliosamente, divenendo la dol-
cezza falla persona.
Educare è anche sviluppare il
gusto di vivere. Come può sviluppare
il gusto di vivere chi si presenta con
carattere amaro? Ha ragione l'umo-
rista ad affermare: « Le legnate, an-
che quando sono appioppate con le-
gno dolce, sono sempre amare». Le
legnate fisiche sono sempre da ban-
dire; quelle morali si devono sommi-
nistrare come le medicine velenose: il
meno possibile, e in dosi pesate con il
bilancino del farmacista. Una mam-
ma, anche se ama perdutamente il
suo bambino, lo fa d.iventare ansioso
se non ha in il gusto di vivere.
Deve educare solo chi gusta e
fa gustare la vita. Chi la trova amara,
e peggio la rende amara, deve rinun-
ciare alla nobile missione. Per questo
Don Bosco volle che i suoi salesiani
fossero superdotati della dolcezza
evangelica come lo era san Francesco
di Sales, che sorridente ripeteva: « Si
guadagnano più mosche con una
goccia di miele che con un barile
d'aceto».
Imparate a sorridere: l'educare
per Don Bosco era un prodigarsi
nella gioia. Ai ragazzi piacciono non
solo i cibi dolci ma anche gli educa-
tori dolci della dolcezza evangelica. 1
cinesi dicono: « Chi non sa sorridere
non deve aprir bottega». Cosl chi non
sa creare un ambiente di gioia non
può educare. Per guadagnare quat-
trini bisogna saper sorridere, e biso-
gna saper sorridere ancor più per
guadagnarsi i ragazzi Bisogna avvi-
cinare i giovani con amore e buon
umore.
Don Bosco amava il salice come
simbolo della dolcezza, ma lo aborri-
va come simbolo del pianto. Sull'e-
sempio di san Filippo Neri diceva:
«Scrupoli e malinconia, fuori di casa
mia». E temeva i caratteri malinco-
nici. I ragazzi banno bisogno di letizia
così come i fiori hanno bisogno di
serenità. Da giovane Don Bosco creò
la «società dell'allegria» per i suoi
compagni, perché sapeva che i gio-
vani devono correre lieti incontro al
futuro.
Tenete i vostri crucci per voi. I
pruni salesiani, quando vedevano
Don Bosco più aUegro del solito, so-
spettavano che stesse passando
qualche guaio. Egli infatti era solito
condividere generosamente con gli
altri la gioia, e tenere per sè solo i
dolori. Come l'Albero dell'Oriente,
profumava la scure che lo colpiva.
I ragazzi purtroppo crescendo
avranno le loro ore tristi; lasciamoli
godere almeno ora che sono inno-
centi. Ci preoccupiamo tanto perché
non abbiano a soffrire la fame, il
caldo, il freddo, e facciamo bene; ma
poi con tanta incoscienza a volte
scarichiamo su di loro le nostre an-
sietà e le nostre angosce. Così steri-
lizziamo in essi il gusto di vivere,
tanto necessario alla loro età. Per
educare alla vita dobbiamo vivere
con la gioia del santo di Sales, cioè
salesiana.
Adolfo L'Arco
6

1.7 Page 7

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UN' INCHIESTA PER CAPIRE
I giovani
tornano
risto?
Nel dilagare della contestazione
giovanile si parlò di «eclissi del
sacro• . Ora si parla di Inversione
di rotta, di rilancio dell'associa-
zionismo, di riaggregazlone del-
l'area cattolica, ma anche di ri-
flusso e di ritorno al privato. Che
sta accadendo nel mondo del
giovani? Un'Inchiesta In corso
raccoglie i dati della situazione,
e un libro ne anticipa le prime
Indicazioni
e I è nei giovani un risveglio
della religiosità? Un ritorno
alla fede? Un orientamento a
CrislO? Gli argomenti riguardanti la
condizione giovanile trovano cti solito
sensibile l'opinione pubblica, ma so-
prattutto il problema religioso, che è
fatto oggeuo dì attenta considerazio-
ne da parte degli educatori e di inda-
gine da parte dei sociologi. Quanto ai
mass-media, a qualunque corrente e
orientamento appartengano, in questi
tempi si rivelano prontissimi a se-
gnalare le novità e i cambi cti ten-
denze, con una dovizie di articoli, ta-
vole rotonde radiofoniche, inchieste
televisive ecc. Quest'auenLione ai
fatti sembra più che giustificata, se è
vera l'asserzione del sociologo Gian
Carlo Milanesi secondo cui • la do-
manda di religiosità dei giovani si
presenta oggi con tali clementi di no-
vità e di comradditoric1à, da rendere
in gran parte superate e obsolete le
categorie sociologiche fin qui usate
per comprenderla». E se è vero che il
problema religioso, come si viene
formulando nel vissuto dei giovani,
anticipa l'atteggiamento Iuturo di
un'intera società in ordine ai suoi va-
lori supremi.
Gli lndJzl della svolta. Vengono
dunque segnalati indi,d secondo cui
qualcosa nella religiosità dei giovani
va mutando profondamente, e forse
in meglio. Non pare si tratti dell'ade-
sione a Dio: i giovani fra i 15 e i 24
anni risultano ancora la fascia d 'età
con maggiori professioni di ateismo.
Secondo un sondaggio Ooxa del 1977,
si dichiaravano credenti 75 giovani su
cento, 17 dubbiosi, e più di 6 aperta-
mente atei; secondo un altro sondag-
gio condotto dalla Oemoskopea nel
1980, alla domanda « Lei crede in
Dio?», 84 ragazzi su cento hanno ri-
sposto di sì. ma 15 decisamente no
(mentre i degli adulti oltre i 45 anni
raggiungono il 941\\v). Cosl, stando alle
indicazioni dei vari sondaggi dispo-
nibili. sembrano in aumento tra i
giovani quelli che pur accettando l'i-
dea di Dio e di Crisio rifiutano però la
Chiesa come istituzione (cristiani del
dissenso), e quelli che solo conserva-
no una vaga fede in Dio ma rifiutano
con la Chiesa anche Cristo e l'idea di
un qualunque impegno da loro deri-
vante (area dell'indifferenza).
Sembra che gli indizi positivi siano
altro genere. Come scriveva cli re-
cente Civiltà Carrolica riguardo ai
giovani, "sarebbe falsare la realtà
non sottolineare che - pur in meuo
a frustrazioni e contraddizioni dolo-
rose - stanno emergendo valori ed
energie nuove che aprono il cuore a
grandi speranze». E i mutamenti non
riguarderebbero solo l'area giovanile
cristiano-cattolica: anche fuori di es-
sa si starebbe evidenziando una ricca
gamma di nuovi comportamenti in-
dividuali e collettivi dal chiaro signi-
ficato religioso. C'~ un rifiorire di co-
munità e cli pratiche religiose; pren-
dono sempre più consistenza impor-
tanti movimenti di rinnovamento ec-
clesiale e spirituale come le comunità
neo-catecumenali, i gruppi parroc-
chiali, l'associazionismo terzo-mon-
dista, i gruppi carismatici e penteco-
stali, i gruppi religioso-politici e poli-
tico-religiosi. E ai margini della realtà
ecclesia.le, aumentano le pratiche
ascetiche di derivazione orientale
(Zen, Yoga, medita1Jone trascenden-
tale) e le significative - anche se di-
scutibili - adesioni alla parapsicolo-
gia, all'astrologia, aU'occuhii,mo.
Quando gli alberi nascondono la
foresta. L'accentuazione di tuui que-
sti fenomeni, che coinvolgono so-
prattutlo i giovani, è un fatto recente,
e ha autorizzato qualcuno a parlare
senz'altro di •inversione di rotta"
nell'ambito della religiosità. AnLi, si è
voluto parlare anche, come fenome-
no ecclesiale, di una •riaggregazione
dell'area cattolica• in pieno sviluppo,
dopo le sbandate degli anni recenti.
La crisi del mondo cattolico sarebbe
esplosa nel '68 con la contestazione
giovanile, avrebbe conosciuto il mo-
mento più drammatico nel '75 con la
sconfitta nel referendum per il divor-
zio, e giungerebbe ora alle estreme
conseguenze col terrorismo di questi
anni, in parte con siderevole alimen-
tato da giovani cattolici passati daJ
consenso al dissenso più radicale ed
esasperato.
Anni addietro si parlava (da qual-
cuno con soddisfazione) di «eclissi
del sacro•, ed effettivamente a una
simile tesi non mancavano le pezze
d'appoggio. La tendenza ora è di leg-
gere i nuovi fenomeni in positivo, di
valutare l'inversione di rolla come un
sicuro passo avanti. Ma c'è anche chi
parla di riflusso. di fuga dei giovani
dall'impegno politico e sociale, di ri-
fugio nel privato. Un privato che
sembra accompagnarsi fatalmente
7

1.8 Page 8

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alla caduta della tensione ideale, al
naufragio nel mare dell'edonismo e
del consumismo.
E' difficile vederci chiaro quando si
è immersi fino al collo nella realtà
che si vorrebbe giudicare: come dice
il proverbio, gli alberi impediscono di
vedere la foresta. Eppure chi lavora
ti-a i giovani ha bisogno di capire, è la
condizione per un suo intervento co-
struttivo. E allora? Anche le inchieste
possono aiutare. Quando siano serie,
condotte scientificamente. Come
quella in corso, promossa congiunta-
mente dall'Università Pontificia Sale-
siana (facollà di Scienze dell'Educa-
zione) di Roma, e dalla Gioventù
Aclista, e sostenuta dalJ'impcgno del-
l'editrice LDC.
Fine di un'ecliss i? L'inchiesta sulla
religiosità dei giovani, diretta dal so-
ciologo Gian Carlo Milanesi dell'UPS,
ha preso avvio nel 1978. Nel dicembre
di quell'anno la ri vista giovanile «Di-
mensioni Nuove» della LDC pubbli-
cava come inserto un questionado in
25.000 esemplari. Alle dieci domande
ni. E con ques to materiale hanno
fatto il libro. L'inchiesta vera e pro-
pria è attualmente in corso, e intanto
è uscito dall'editrice LDC il volume
Fine di 1111 'eclissi?»
I limiti del sondaggio preliminare
erano ben noti a chi ha preparato il
volume. Per esempio i compilatori del
quesrionario non risultano abbastan-
za rappresentativi: sono appartenenti
solo all'area cattolica o gravitanti at-
torno ad essa, e sono in maggior parte
collocati nel Nord Italia. Ma nono-
stante i limiti, li materiale veramente
valido raccolto consentiva già di
tracciare «un'estesa anche se provvi-
soria descrizione dcll'espe1·ienza reli-
giosa della nuova generazione~. E i
ricercaLOri l'hanno proposta.
Ecco per i lettori del BS una sintesi
della prima parte del libro.
I
1. Credi che s i può vivere
senza una fede?
Con questa prima domanda i ri-
cercatori intendevano sondare il po-
sto che i giovani danno nella loro vita
' Molli giovani trovano nello studio delle Bibbie e nelle liturgie, la loro maturazione alla lede.
del questionario erano invitati a ri- alla fede, non necessariamente reli-
spondere i lenori, ma intervennero giosa ma di qualsiasi tip~. E la rispo-
anche amici e parenti, inoltre esso fu sta è stata chiara: a parte un 7% di
ciclostilato e distribuito da insegnanti giovani incerti, solo 8 su cento hanno
di religione e da altri animatori gio- sostenuto che si può vivere senza fe-
vanili. I ricercatori alla fine si trova- de; gli altri 85 la ritengono necessaria.
rono con 1.300 questionari compilati, Per vivere un'esistenza con senso -
che ridussero a 600 per avere U11 sono parole tolte dalle varie risposte
«campione» adatto al loro scopo.
- occorre avere un ideale, un mo-
Questa non era ancora l'inchiesta dello di vita, occorre credere in qual-
vera e propria, ma solo un sondaggio cosa o in qualcuno, avere uno scopo,
preliminare, una ricerca pilota che una speranza, un motivo di vita, un
consentisse ai ricercatori d i formula- punto di riferimento. E' l'atteggia-
re delle ipotesi e di mettere a pun to il mento di chi non si rassegna a vivere
questionario definitivo. Ma i ricerca- alla giornata, di cbi sente in una
tori si sono trovali fra mano un ma- forte tensione rinnovatrice, di chi
teriale eccelJente, che consentiva di alla propria giovinezza il gusto del
ricavare considerazioni e anticipazio- futuro, del progetto, del rischio.
E anche tra quegli 8 su cento che
ammettono la possibilità di vivere
senza una fede, moltissimi subito si
domandano: però, che vita è quella?
E Iispondono: «Sarebbe priva di si-
gnificato, vissuta con estrema soffe.
renza, senza gioia, forse anche nella
disperazione; diventerebbe insoppor-
tabile»; <<Questa vita senza fede di-
venta ben presto una trappola mor-
tale»; «Chi non ha una fede può
condurre una vita solo vegetale, op-
pure giunge prima o poi al suicidio»;
«Personalmente ora io sto vivendo
senza una fede, ma vivo male, e
inutilmente».
2. Che significa per te
avere una fede?
Gli atteggiamenti dei giovani di
fronte a questa ulteriore domanda
risultano mollo p variegati (in molti
questionari si trovano risposte multi-
ple, quindi il loro totale supera di
parecchio il cento per cento).
a) Per 50 ragazzi su cento aver fede
significa possedere degli ideali, un
quadro di valori, una coerente visione
del mondo. E' la concezione razionale
dell'esistenza: «Per me aver fede si-
gnifica dare un senso alla mia vita»;
« E' trovare una ragione per tutto quel
che faccio, per cui non ci si accon-
tenta di un'esistènza vuota, fatta di
un'accozzaglia insulsa di tanti mo-
menti»; «Significa credere che lutto
quel che stai facendo e per cui lotti e
ti sacrifichi, non è vano ma ha un
senso, anche se misterioso».
b) Da I I ragazzi su cento la fede è
vista in prospettiva laica, come soste-
gno nelle difficoltà. E' una concezione
prevalentemente emotiva, consolato-
ria, rassicurante; la fede viene intesa
come sostegno a cui aggrapparsi, co-
me conl'orto, come qualcosa che aiu-
ta a vivere meglio, che serve a supe-
rare momenti difficili: « E' U11 appi-
glio sicuro, come il bambino nel pe-
ricolo fra le braccia della mamma».
c) Per altri 6 ragazzi su cento la fe-
de è vista, sempre in prospettiva lai-
ca, come non11a di azione che va vis-
suta con coerenza. Per loro, fede è
uno stile di vita coerente con i propri
valori morali, che si traduce in impe-
gno di servizio per l'ideale oltre che in
una r icerca di realizzazione e felicità
personale. Si scelgono alcuni valori
morali e sociali che esigono un'ade-
sione cosciente, e si cerca di appli-
carli in concreto. Dicono le risposte:
« Aver fede vuol dire credere in un i-
deale, e cercare di testimoniarlo con
la vita»;« Per uscire dalla banalità del
quotidiano e trovare una risposta al-
l'esigenza di assoluto»; «Altrimenti il
bene e il male non hanno significato».
d) Nella definizione di fede di 26
ragazzi su cento entra esplicito (an-
8

1.9 Page 9

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che se non richiesto dal questionario)
il riferimemo a Dio e a Cristo: la fede
per loro è la risposta dell'uomo al
progeuo di amore di Dio realiaato
nella storia da Cristo. E' una fede
teologale e cristoccntrica.
Quasi tutti i giovani che rispondo-
no in questo senso, traducono il loro
riferimento a Dio in una prospettiva
di intenzionalità, progettuaJjLà, rea-
liuazione. • La mia fede fa sì che per
me vivere è Cristo, il quale mi chiede
di seguirlo come lo seguirono gli
apostoli•; «Per mc fede è amare Dio
nttraverso i fracelli, è assumere un
a llcggiamento di apertura, di ascolto,
e poi di donazione».
Solo pochi gìovani fanno riferi-
mento esplicito a Dio per giustificare
un proprio atteggiamento passivo e
consolatorio. E queMo fallo sembra
ai ricercatori molto positivo: l'idea di
Dio e di Cristo, nei giovani sondati,
sembra produrre soprattutto effcui
positivi, costruttivi, stimolanti in or•
dine alla costruzione del futuro.
e) Altri 17 ragani su cento vedono
la fede come fiducia nell'uomo e in ,e
stessi: «Fede è credere nell'uomo,
nelle sue possibilità <lj ricerca della
verità, nella sua capacità di realiz-
zarsi»; «Fede è capire la propria fini-
tezza per affrontare limiti sempre più
forti»: «Fede è partecipare nella
realtà di ogni giorno amandola, la-
sciando così un'impronta, una traccia
del proprio passaggio».
f) Per altre categorie di giornni la
fede è intesa come ricerca di un «ra-
dica/111ente altro, ma se11~a riferimento
a Dio»; per alLri ancora La fede è vista
- e perciò respinta - come alie11a-
zio11e... La tavolozza degli atteggia-
menti è dunque mollo ricca.
3. La fede religiosa
è diversa dalle altre fedi?
Con questa domanda i ricercatori
intendevano approfondire ulterior-
mente il concetto di fede dei giovani.
E dalle risposte constatano che in
larghissima parte (89%) i giovani ri-
conoscono le diversità tra fede reli-
giosa e le altre, ma in pratica moltis-
simi non sanno poi precisare bene in
che cosa questa differenza consista.
Su cento, 45 si limitano a indicare
una trascendenza generica, si ferma-
no al Dio astratto dei filosofi. Solo 13
dichiarano fede nel Dio-persona re-
sosi visibile in Ge!>ù Cristo. « La fodc
religiosa per me è fede in una persona
ben concreta: è credere che Dio è
presente, e opera nella storia alluale
per mezzo di Cristo, che è venuto
perché negli uomini ci sia amore,.,
Ma molto sovente, anche se la figura
dì Cristo suscita fa~cino, pochi gio-
vani ammeLtono la sua divinità e an-
cor meno la sua rhurretione.
4. Quali motivi o bisogni
s pingono a credere?
Le risposte a questa ulteriore do-
manda di approfondimento sul tema
della fede, sono risultate di due ge-
neri opposti. Un primo blocco di mo•
tìvazioni comprende bisog11i di tipo
difensivo, passivo, rassicurante. Su
queMa posizione si collocano 45 gio-
vani su cento. Essi \\'edono nella fede
l'aiuto a ricuperare sicurezza perso-
nale e una propria identità. Sono ra-
gazzi profondamente delusi dalla Ml-
cietà che secondo loro non soddisfa,
che annfonta il senso della persona,
che nega la loro identità. Scrivono: I
giovani sono spinii ad avere una fede
in seguito all'urlo con una realtà che
non li soddisfa•, •La sfiducia della
vita e il desiderio d1 continuare spin-
gono ad aggrapparsi alla fede•; « Bi-
sogna aggrapparsi a un appiglio, pc,
,'-:L.
:.:.:· :::
:~,.;.::·: .
~: :~:!
"' ' . r
Manlleatazlonl conlro la droga. Moltl glovenl
trovano l'approdo elle lede nell'Impegno eo-
clele e politico levora dal loro fratelli.
non aJ logare m questa ..,octetà a,-.,ur-
da e contradcli1oria»
.
Quasi altrettanti gio~ani (42 su
cento) propongono invece un blocc()
di 11101ivazio11i positive di tipo progel•
tuu.le, che denotano un buon grado di
maturità raggiuma, e la capacità di
instaurare con la società un rapporto
CO)truttivo. Sono giovani che consta•
tano: "La voglia di fare c'è, e !>i .,La
traducendo in un impegno di fede
religiosa»; «Una fede che nutre la
~pcranza nella giuMi1ia, nell'amore,
nella pace, ma soprallutto nell'uomo,
e qwndi è fede in Colui che lo ha
creato•. «11 cred_cre si permea di una
tensione rivolu,ionaria non violenta e
armata, ma pacifica e interiore•.
S. Qual è la storia
della tua esperienza religiosa?
La domanda chiedeva di racconta•
re le esperienze religiose più impor-
tanti vissute in persona prima. Dalle
rL<,poste i ricercatori hanno raccolto
una messe abbondantissima di dati
significativi, riguardanti la famiglia,
l'aueggiamento religioso passalo e
presente, il posto dell'esperienza reli-
giosa durante la erbi adolescenziale, i
fattori risultati positivi o negativi
nella maturazione religiosa...
a) La famiglia. Un terzo dei giovani
hanno collegato la loro espericn,a
religiosa al tipo di famiglia da cui
provengono. Da una famiglia cristia-
na impegnata quasi sempre proven-
gono gio,·ani di cristianesimo pro-
fondo, che riconoscono: «L'espericn-
,a religiosa che sto vivendo mi deriva
dall'educazione cattolica fornitami
dai mjei genitori•, "I fatti che più
hanno inciso sulla mia vita sono stati
una famiglia credente, che ogni gior-
no ha pregato. E ancora papà e
mamma pregano. La loro preghiera
mi ha sempre fallo rinettere•; •Ho
avuto genitori che mi hanno educala
,ccondo la morale dell'amore. Sono
cresciuta in un ambiente d'amore
dove mi hanno insegnato che un me-
raviglioso Essere è morto e risorto
per me•.
Anche la famiglia di religiosità Lra-
di,ionale può esprimere un buon nu-
mero di giovani cristianamente im-
pegnali, ma con frequenza i figli ten-
dono a scadere nell'indffferen.r.a se
non nel rifiuto del rcli1_.-io~o.
b La crisi adolescen;:ia/e, frequen-
te nei ragazzi come le varicelle, se-
condo i risultati del sondaggio ha
.,, olto un ruolo importante ncll'e,•ol-
"crsi deU'esperien,.a religiosa. Su
cemo ragazzi, 25 dicono di non aver
auraversato questa crisi e altri 20 non
entrano in merito; ma altri 37 am-
mettono d i aver maturato la loro rc-
ligiosiLà proprio attraverso la crisi,
altn 4 che in quel frangente sono
giunti ad abbandonare la Chiesa-isti-
tu7ione, altri due che hanno abban-
donato con la Chiesa anche la fede. E
'5 si riconoscono in piena crisi, con
lutto ancora in discussione.
Più colpite dalla crisi adolescenzia-
le risultano la fascia di anni 18-20, e le
ragazze; mollo spesso il superamento
avviene con l'aiuto di un giovane
leader religioso, capace di offrire una
guida discreta. intelligeme, dai tempi
lunghi, stimolante e insieme pazien1e.
c) / fatti e/te '1a11110 inf/ue11zato /'i-
tinerario di fede sono stati anch'essi
ben evidenziati dal sondaggio. Tra
quelli positivi la famiglia (ne viene
percepito il clima di calore, di sere-
nità. di religiosità spontanea), il
gruppo (sono menzionati i gruppi cc-
9

1.10 Page 10

▲back to top
clesiali più vari, soprattutto di taglio , della mia vita... l'aver finalmente in-
post-conciliare, in forte percentuale . contrato la persona di Gesù Cristo
anche quelli legati alla Chiesa istitu- nella mia storia, e in mille e mille volti
zionale come parrocchia e oratorio, di uomo. La mia vita faticosamente
ma non meno quelli di impegno poli- ha comincialo a cambiare, per di-
tico-religioso), l'impatto con un sa- ventare un continuo incontro del-
, cerdote aperto, la testimonianza di un l'uomo in Cristo, e di Cristo nell'uo-
amico che «con la sua vita ha messo mo».
in questione il mio essere». Sono te- La concezione del cristianesimo co-
stimonianze per così dire «feriali»; me impegno risulta nel 57% delle ri-
scarso impatto invece - stando alle sposte. L'impegno è vissuto come di-
dichiarazioni dei giovani - hanno retta conseguenza della fede: «Non
avuto i personaggi-simbolo come riesco a concepire una fede intimisti-
madre Teresa, Carlo Carretto ecc. Tra ca, cioè solo personale, perché non è
gli eventi significativi per la matura- di testimonianza. Penso che la fede
zione della fede vengono segnalati debba tramutarsi per forza in opere».
l'impegno sociale e politico (24%), in- La fede ha una dimensione sociale:
contri biblici e di preghiera (17%), at- « Uno dei fatti più rilevanti della mia
tività di animazione religiosa come vita è l'averla messa al servizio degli
fare il catechismo (14%), ritiri e campi altri, dei poveri, dei bisognosi». La
di lavoro (13%), vita liturgica (9%), fede comporta però il rifiuto della
corsi d'aggiornamento culturale (7%). violenza: «L'esperienza politica vio-
Risultano dalle risposte anche i lenta mi fece capire che solo l'amore
fattori negativi: lo scomro personale è la forza che può vincere».
con un sacerdote o con l'ambiente Le storie dell'esperienza religiosa di
(13%), il passaggio a un gruppo di se- questi ragazzi, a detta dei ricercatori,
gno contrario (10%}, la controtesti- meritano assai più che un'utilizzazio-
monianza e in particolare il disinte- ne statistica: esse offrono il quadro cli
resse dell'ambien te per l'impegno so- una gioventù capace di affrontare
ciale (8%), il formalismo rituale come con serietà e profondità il problema
pure la difficoltà di acceuare il codice religioso.
morale della Chiesa, ritenuto troppo In attesa della conferma. li volume
severo in campo sessuale (7%).
in questione prosegue presentando le
d) I va/on' emergenti. li sondaggio risposte ad altre 6 domande del que-
ba permesso di evidenziare anche i stionario, concernenti i giovani di
nuovi contenuti, le idee-chiave nuove fronte alla Chiesa. e la loro fede con-
che guidano l'orientamento di vita di frontata con la politica, la morale e la
questi giovani. Sono emerse due va- cultura. Sarebbe lungo continuare a
ste tematiche, distinte e complemen- riassumere. Anche perché le molte
tari: l'esplicito riferimento a Cristo testimonianze dirette dei giovani, ac-
come centro della propria vita perso- colte nel libro, ne costituiscono un
nale e della storia, e il conceuo di pregio e non possono essere riportate.
cristianesimo come impegno. Non Quanto alla domanda globale for-
c'era nel questionario una precisa mulata già in copertina: siamo giunti
domanda su questi argomenti, e il alla fine della - temuta da alcun.i,
fatto che sono stati affrontati spon- desiderata da altri - eclissi del sacro?
taneamente dal 66% dei giovani dice Sembra di poter dire che dopo l'u-
che sono valori emergenti.
briacatura sessantottesca i giovani si
Il rifen'mento diretto alla persona di sono sentiti ingannati e delusi. e che
Cristo risulta nel 44% delle risposte. cercano ora soluzioni più autentiche
•Dopo l'infanzia mi ero lasciato an- ai loro problemi. Il libro però non dà
dare alla deriva, è sopravvenllla la una risposta definitiva, rinviando alla
crisi esistenziale. Poi la ricarica, la [i. vera e propria ricerca in corso. E
scoperta di Cristo». "I faui decisivi davvero non rimane che attendere.
Ma intanto la Famiglia Salesiana
FINE~·~·
DIUN'
ECLISSI?
M
Il libro che antici-
pa I probabili risultati
dell'inchiesta In cor-
so sulla religiosità
del giovani:
constata volentieri che questa ricerca,
a cui per la sua autorevolezza si rifa-
ranno a lungo nei prossimi anni i so-
ciologi e gli animatori pastorali, nasce
col sostanzioso contributo dei figli di
Don Bosco: dell'Università Salesiana,
della rivista «Dimensioni Nuove»,
dell'Editrice LDC. In fondo è il loro
dovere: l'occuparsi dei giovani è il
loro compito nella Chiesa. E menLre
si aspetta la conferma scientifica che
RENATO MION E COLLAB.
Fine di un'eclissi?
LDC 1980. Pag. 222, lire 4.500
i giovani davvero stanno tornando a
Cristo, resta l'impegno di lavorare
perché questo ritorno avvenga al più
presto e massiccio.
10
TAIWAN
U n piccolo editore di 74 anni,
con un programma modesto
ma evangelicamente efficace.
Don Pietro Pomati è editore ma anche
autore, traduttore, finanziatore (a
quante porte ha bussato per un rnini-
mo di fondi) e distributore dei suoi li-
bn', che edita in Taiwan nella capitale
Taipei, auraverso la sua «Salesiana
Publìshers». E ' un vercellese dai ca-
pelli bianchi, da 56 anni in Estremo
Oriente, che più di mezzo secolo fa
lavorava nel cuo1'e della Cina con
mons. Versiglia. Conosce il cinese co-
me un mandarino, e se ne serve per far
conosce1'e con i libn' la Chiesa e Don
Bosco nella lontana Taiwan.
In quest'isola indipendente. una
volta detta Formosa, nota anche come
Cina Nazionalista, lavorano oleo sale-
siani in due case: hanno due parroc-
chie, una grande scuola professionale,
un centro giovanile, un dispensario e
l'editrice. Anche le FMA sono presenti
in cinque, con un'opera di forre impe-
gno missionario. Dei 17 milioni di ci-
nesi (quasi rutti buddisri e raoisri) che
popolano Taiwan, poco più di 300.000
sono i callolici~ ma il loro numero è in
conlinua crescita. E alle conversioni
alla fede comribuiscono anche i libri
di don Pomati. Ecco la sua storia.
li 15 novembre 1966 compivo i miei
60 anni in mare: ero diretto a Taiwan,
più esattamente nella capitale Taipei,
dove tornavo come nuovo patToco
della parrocchia Don Bosco. Trovai
sul posto un gruppo di Cooperatori
salesiani. Nelle riunioni mensili il te-
ma era sempre Don Bosco, e mi ac-
corsi che più ne parlavo e più desi-
deravano sentirne parlare. Anzi ri-
manevano col desiderio di conoscerlo
sempre meglio. Cercai allora di far
arrivare dei libri da Hong Kong.
Ma le pubblicazioni mi venivano
fermate alla dogana, e quando ne
uscivano dopo un severo esame, era-
no tutte malconce e in stato pietoso.
Il cambio della valuta poi portava il
prezzo dei libri stampati a Hong
Kong a livelli proibitivi. Pensai allora
di stampare o ristampare qualche li-
bretto, ma per fare l'editore dovevo
essere autorizzato dal Governo. Pen-
sai di farmi registrare come «sezione
staccata» della Salesiana Publisher di
New York. Mi presentai all'ufficio
competente; il capo ufficio mi diede i
moduli da riempire, e nel giro di due
settimane la Salesiana Publisher ve-
niva autorizzata.
Nel frattempo avevo tradotto i1
« Don Bosco» pubblicato da «Meri-
diano 12». li Rettor Maggiore mi
venne in aiuto, e così ebbi i fondi per
stampare e diffondere a buon prezzo

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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In che modo
I
or
Don Pietro Pomatf parlava di Don Bosco al suol Cooperatori: più
gliene parlava, e più volevano conoscerlo. AJlora tradusse in cinese
la sua vita. Era l'Inizio dell'editrice. Poi I catechismi, llbrl di medita-
zione, profili di salesiani e di santi, e perfino i romanzi di Salgarl.
Tutto In cinese, lingua che conosce come un mandarino
questa bella e popolare biografia di
Don Bosco.
Fu poi la \\"Olta di una vita di Papa
Giovanni XXIII. Un amico benefat-
tore, entusiasta del defunto Pontefi-
ce, mi pagò la carta - che è sempre
la spesa più forte - e anche questa
Vi1a ebbe buona accoglienza dal
pubblico.
Un volume di Salgari Nel 1971
compar\\'cro due ristampe di libreui
che avevo già tradotto e pubblicalo
anni prima. E il nostro ispeuore fece
un gran dono alla causa della stampu
mandandomi in aiuto il confratello
don Gregorio Py. Sua prima ed unica
cura fu di far conoscere Don Bosco:
dal giorno del suo arrivo fino alla sua
monc, avvenuta nell'aprile del 1975, i
due settimanali callolici dell'Isola
portavano in ogni numero un u-afi-
lcno su Don Bosco. Egli trovava
sempre materia adalla ai tempi e ai
Un testo cinese per le elementari. Da cul rl■utta
che nelle fiabe orlentall gll anlmall par1ano ci-
nese. Lo sapeva Esopo?
luoghi sulle Memorie Biografiche,
che consultava di continuo. Fu atlivo
collaboratore anche della Rivista del
Clero di Taipei e del Bollettino Sale-
siano Cinese di flo ng Kong. Per la
beatificazione dì Don Rua compose
una bella biografia del nuovo Bealo:
stampata in 3.000 esemplari, fu subito
esaurita.
Nell'anno 1972, in una delle prime
riunioni degli Editori canolici di Tai-
wan, si era deplorala da lutti la man-
canza assoluta di buoni romanzi per
combattere la colluvie di pessimi li-
bri, basati totalmente sul sesso, che
disgraziatamente corrono per le mani
di una gioventù avidissima di lenure.
Invitata a por"i rimedio, la Salesiana
Publisher diede alle stampe un volu-
me di Salgari, 11 Dramma nel Pacifi-
co», a cui tenne dietro la vita un po'
romanzata di Michele Magone. Que-
st'ultima è una traduzione, curata da
un giovane professore che conosce
bene la nostra Religione ma a cui
manca il coraggio di fare il gran pas-
so e ricevere il Banesimo...
Mancava un catechismo. Nel luglio
1972 partecipai a una riunione del
Comitato Episcopale della Dourina
Cattolica, presieduta da tre vescovi
cinesi. Nella discussione protrallasi
per ore si venne a constatare la man-
canza assoluta di testi di catechismo
adatti ai tempi e bene iJJustrati: i po-
chi testi ancora in commercio erano
stati redatti prima del Conçilio. Alla
fine i salesiani furono invitati a pre-
parare nuovi testi. A mc quell'invito
suonò come un comando. Dopo non
poche ricerche fra i tanti testi in lin-
gue diverse. misi gli occhi su una se-
rie catechistica della LDC di Torino.
Essendo la richiesta dei Vescovi ur•
gente e il tempo abbastanza bre\\'e, mi
sobbarcai subito alla fatica di tra-
durre il primo volume, e passai gli
altri due a un traduuore esterno.
Nell'anno 1973 la vita del Beato
Don Rua fu perciò preceduta dalla
stampa dei due primi volumi del Ca-
techismo illustrato per le scuole me-
die inferiori «Alla scoperta del Regno
di Dio». Un secondo volume di av-
venture del Salgari, "Le Tigri di
Mompracem •, uscl poco prima delle
vacanze. Qualche mese dopo ricevcui
da Milano una lcucra con una gradita
sorpresa: la nomina a membro del
•Club degli amici di Salgari», con
tanto di diploma e di tessera e con il
diritto a partecipare a tutte le mani-
festazioni di deuo Club. Mi sono
chiesto tante volte: chi ha fatto il mio
nome a Milano? A chi devo que:.to
onore?
Nel gennaio del 1974, per la festa di
Don Bosco, usciva un lìbreuo di
"Storie di Don Bosco» esauriLo in
breve tempo. Prima delle vacanze
furono stampati due volumetti del
Catechismo per le prime classi ele-
menLari, adattamemo di un Le!.10
della LDC. Più Lardi comparve anche
il terzo volume e i relativi manuali per
gli insegnanti.
Il best selJer. Da anni andavo pen-
sando a un libro di Meditazione, spe-
cialmente a uso dei nostri confralelli
Cinesi. C'era bens\\ in commercio una
serie di tre volumi, ma daLati da più
di seuant'anni... Tro..,andomi un
giorno a Hong Kong manifestai que-
sto mio pensiero all'lspeuore salesia-
no cli allora. Don Alessandro. Egli
prontamente mi indicò l'onimo " In-
timità Divina» che aveva portato da
Roma. Era quello che face\\la al no-
stro caso. Cercai subito un buon 1ra-
duttore e mi misi alJ'opera di rcvisic,.
ne. Con vivissima gioia, e anche con
un po' di santo orgoglio, il 29 gennaio
1975 - cinquantesimo anniversario
della mia professione religiosa - po-
tei fare ai confralelli il regalo del pri-
mo volume. Dal gennaio del 1975 fino
alla Pasqua di quest'anno no lavorato
alla stampa di questo best seller, che
ormai è in tulle le case religiose.
Mentre altendcvo alla revisione di
queste Meditazioni, nei ritagli di
tempo no anche potuto preparare al-
tre due biografie; quella del beato
Massimiliano Kolbc e quella di Don
Filippo Rinaldi, quest'ultima chiesta
con insistenza dalle VolooLarie di Don
Bosco. Ho clivcn,i altri lavorcui fra
mano, ma ora mi preme finire la vita
in cinese di mons. Versiglia. Molto
materiale si lrova negli Archivi ro-
mani e dovrò fare una capatina in
Italia...
Qualcuno a volte mi domanda co-
me abbia potuto fare tanto lavoro,
con tama scarsità di mezzi e in età
ormai avanzala. Non so rispondere.
Come Don Bosco sono sempre anda-
to avanti come le circostanze sugge-
rivano, e continuerò cosl a lavorare
fino a che il Signore me lo pcrmet-
ter'tl.
Don Pietro Pomati
(Riduzione da ANS)
11

2.2 Page 12

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CABO VERDE
La parrocchia
sull'isola di lava
Cinque salesiani con 70.000 fedeli dalla pelle nera, metà del quali
con meno di vent'anni. In un paese da poco Indipendente, povero di
tutto e ricco solo di speranza, simpatia e cordialità.
V isti dall'aereo, da lontano,
,,
i contorni delle montagne
'\\.'\\.
si profilano in linee con-
to1te, capricciose, stupende. Le rocce
vulcaniche appaiono brulle, scavate
dalle piogge, intarsiate dal vento.
Impressiona l'aridezza del suolo ru-
goso, in netto contrasto con l'azzurro
perfetto del cielo e dell'oceano». Così
scriveva nel marzo scorso padre José
Maio, ispettore salesiano del Porto-
gallo, alla sua prima visita nell'arci-
pelago di Cabo Verde. Padre Maio
non è un poeta Ma quelle isole inca-
stonate nel cuore dell'Atlantico sug-
geriscono le belle parole. O anche
quelle forti, quelle amare. Perché l'e-
sistenza è dura e difficile, la lolla
per sopravvivere non concede tregua.
E accanto a quella gente, dalla
pelle scura come la lava, ci sono da
tempo cinque figli di Don Bosco.
Padre Maio è portoghese, e porto-
ghesi furono 520 anni fa gli uomini
che presumibilmente misero piede
per primi su quelle isole. Le trovaro-
no disabitate. Non incontrarono
tracce di vita umana, non un graffito,
non una pietra scheggiata. L'arcipe-
lago era sorto chissà quando, nella
notte dei tempi, per il ribollire dei
vulcani dal grembo dell'Oceano. Si
formarono 10 isole granru e 8 isolotti,
tutti insieme poco più vasti della no-
stra Valle D'Aosta: 4.033 kmq. Abi-
tanti attuali 306.000, quasi tulli catto-
lici, quasi tutti con la pelle nera, metà
neri ili origine senegalese, e metà
creoli. Ora formano uno Stato indi-
pendente dal 1975, con una propria
fierezza e un'infinità di problemi da
risolvere.
Una delle isole maggiori è Sào Vi-
cente, tutta ili lava, tra le più popola-
te, con 70.000 abitanti. E è parrocchia
salesiana. Il suo centro principale è
Mindelo, che con 30.000 abitanti è più
popolato della stessc!.Sapitale Praia.
Poco lontano allarga le sue braccia il
Porto Grande, scalo internazionale
per le navi che attraversano l'Atlanti-
co o circumnavigano l'Africa. Ll
giunsero i primi navigatori portoghesi
alla scoperta del mondo, li sostarono
lungo i secoli le navi dei mercanti ili
schiavi che trasportavano il doloroso
carico verso il Brasile e le lontane
Antille.
Duemila al catechismo. I salesiani
arrivarono nell'arcipelago nel 1943,
aprendo una casa nell'isola di Sào
Nicolau, e scoprirono subito l'unica
vera ricchezza di questa gente: la
cordialità, la simpatia, la gioia dell'a-
micizia. "E' una cosa unica al mon-
do», dice chi c'è stato. E in quel clima
sbocciarono quattro vocazioni per
don Bosco. Poi nel 1955 i salesiani
trasferirono le tende nella vicina isola
di Sa.o Vicente, che offriva più possi-
bilità di lavoro. Si era reso disponibile
un vecchio ma solido ospedale mili-
tare, e essi vi aprirono la scuola ele-
mentare e professionale per sarti,
calzolai e falegnami. Mestieri concre-
ti, per ragazzi che hanno bisogno ili
guadagnarsi al più prest0 la vita.
Poi i salesiani tirarono su la chiesa,
bella e spaziosa, che si riempì di ra-
gazzi e aduJLl con un gusto schietto
per il canto. Poi nel '75 il vescovo af-
fidò ai salesiani la parrocchia, cioè
l'intera isola.
Era una grossa responsabilità, ma è
stata affrontata con coraggio. Padre
Fernando il parroco aveva ai suoi or-
dini tre sacerdoti, e quindi ha diviso
la parrocchia in tre aree pastorali.
Ogni giorno i tre visitano la loro zona,
vanno a trovare i malati, organizzano
i ragazzi e la gioventù, ascoltano i
problemi locali e vedonq cosa si può
fare. Ha riferito padre Maio: «Ho
avuto la gioia di visitare queste aree:
quartieri nuovi accanto a case di ter-
ra, strade affollate, grappoli di bam-
bini che correvano a salutare il loro
amico salesiano, giovani lavoratori e
studenti che ci accoglievano con
simpatia. Tutto un mondo giovane
che cresce nella speranza e nel dolo-
re, nella povertà materiale e in una
potenzialità infinita».
La catechesi in parrocchia è otti-
mamente organizzata: si sono fatti
venire alcuni esperti che hanno tenu-
to dei corsi a 80-90 giovani, in massi-
ma parte studenti, e li hanno prepa-
12
rati a essere catechisti. Ora essi fanno
il catechismo a più di duemila bam-
bini e ragazzi, nella parrocchia e nelle
scuole.
Una comunità di comunità. Sono
organizzati anche gli Exallievi e i
Cooperatori salesiani, e ruverse asso-
ciazioni di impegno apostolico. Il
gruppo che i salesiani seguono più da
vicino, quasi pupilla dei loro occhi, è
il «gruppo vocazionale»: sedici gio-
vani che si duniscono ogni settimana
per la preghiera e la riflessione, e che
studiano un loro possibile impegno
nella vita sacerdotale o religiosa. Pa-
dre Maio si è intrattenuto con due si-
gnorine che chiedono di diventare
Figlie di Maria Ausiliatrice e presto
entreranno nelle case di formazione,
e con due ragazzi intenzionati a di-
ventare salesiani.
Grande importanza per l'isola as-
sume la scuola, con 400 ragazzi che
frequentano in due turni. Gli inse-
gnanti sono nominati dal governo,
ma su segnalazione salesiana, e
quindi sono collaboratori ben scelti.
Ai ragazzi, tutti poveri, si viene in-
contro con distribuzione di !alle e
panino ogni giorno (i salesiani di
Madrid si sono accollata la spesa). C'è
poi un laboratorio per falegnami e
mobilieri, e un centro di sartoria,
puericultura e culinaria per la gio-
ventù femminile. Ogni sera un centi-
naio di adulti frequenta il corso di
alfabetizzazione, tre sere alla setti-
mana altri cento adulti frequentano
un corso di catecumenato...
Insomma l'impegno di tutti è -
come spiega padre Maio - di «fare
della parrocchia una comunità di co-
munità vive, dove non ci siano sol-
tanto dei servizi ben organizzati, ma
si realizzi una comunione di persone
I ragazzi di Sio Vlcente all' uscita dalla scuola
salealana.

2.3 Page 13

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ILibreria
I
LIBRI GIOVANI
PER I GIOVANI
Cabo Verde: un vlllagglo In riva al mare. Da una decina d'anni non piove.
impegnate per una risposta adeguata
a questa società giovane e bisogno-
sa».
La siccità, l'emigrazione. Davvero
quella gente ha bisogno della solida-
rietà che nasce dal Vangelo: la vita è
dura su quelle rocce vulcaniche tor-
mentate dalia calura tropicale e dalia
siccità. A volte la pioggia dimentica
Cabo Verde per anni e anni, anche
per dieci anni di seguito. Tullo allora
inaridisce, le piante, gli animali, gli
uomini. E muore.
Per invogliare qualctmo a risiedere
nell'arcipelago, le autorità portoghesi
nel lontano 1466 concessero agli
eventuali abitanti il privilegio - tri-
ste, ma allora ambito - di poter cat-
turare sul continente africano dei ne-
gri e di rivenderli com.e schiavi. Dopo
la scoperta dell'America le isole di
Cabo Verde divennero un crocevia,
un passaggio obbligato per le navi
dirette oltre oceano. E prosperarono
le auività legate alla navigazione.
Con la pioggia i campi produceva-
no in abbondanza, con la siccità di-
lagava il deserto e la gente era buttata
nelle disperazione. E si emigrava.
Dapprima i caboverdiani si arruola-
rono sulle baleniere, e sbarcati sul-
l'altra sponda dell'Oceano, il p.iù delle
volte non tornavano più indietro.
Dovunque era meglio che morire di
sete sulle scogliere vulcaniche di Ca-
bo Verde. ln anni recenti Ja migra-
zione ha preso le vie dell'Europa, an-
che dell'llalia. Nel 1972 si sono cal-
colate, in Roma soprattutto, da 3.500
a 4.000 cameriere caboverdiane.
E i bimbi malnutriti e malati, e gLi
adulti morti anzitempo? Hanno cal-
colato dall'inizio del secolo a oggi
83.000 persone morte a causa della
siccità. Senza contare la desolazione
seminata da bande di disperati che
dalle zone più colpite andavano a in-
vedere e saccheggiare le altre.
li risveglio del popolo è stato lento
e faticoso. Nel I956 nasceva il «Parti-
to africano per l'indipendenza della
Guinea e del Cabo Verde», che otte-
neva l'indipendenza nel 1975. Ma il
piccolo paese si trovava in condizioni
disastrose. Su cento caboverdianj aLli
al lavoro, solo 3 erano impiegati nel-
l'industria, 91 si dedicavano aJ lavoro
dei campi. Di quei campi!
Fare progetti coraggiosi. I cinque
salesiani al lavoro nella parrocchia
dal bel nome di « Nostra Signora della
Luce» sono alle prese con un'infinità
di problemi. C'è nella zona una pre-
senza protestante che in parte scon-
certa la popolazione. C'è il porto di
mare con i tanti problemi morali
connessi. C'è ancora quell'esodo ver-
so l'estero delle braccia migliori, c'è la
penetrazione delle ideologie materia-
liste e atee.
E i cinque salesiani elaborano
sempre nuovi progetti, e li realizzano.
La gente lotta conLro la siccità pian-
tando alberi, costruendo argini, sca-
vando pozzi. I saJesiani stanno co-
struendo per loro a Mindelo, in due
punti diversi della periferia, due
nuovi «centri polivalenti» compren-
denti la chiesa, auJe per la catechesi,
centro giovanile. Progettano centri di
formazione per la gioventù femmini-
le, biblioteche, un centro di audiovi-
sivi, campi sportivi... L'Ispettore pa-
dre Maio li stimola a fare progetti
coraggiosi, perché sa che quaJcuno
da lontano verrà in loro aiuto.
«Come sono grandj le carenze
umane e dei giovani in particolare! -
ha scritto nella sua relazione -. E
come è attuale la figura di Don Bo-
sco, questo suo carisma che ancora
entusiasma tante persone nel bene e
conquista i giovani!• Lo si vede, l'I-
spettore è davvero soddisfatto dei
suoi cinque salesiani, e anche dei
70.000 fedeli cordiali e coraggiosi
della parrocchia sull'isola di lava.
Ferruccio Voglino
BOSCO TERESIO
Sintesi di
« Non di solo pane•
LDC 1980. Pag. 96, lire 1.500
Spiega l'autore: « Ho tentato di realiz-
zare un condensato, una sintesi brevissi-
ma e facilissima delle 335 pagine che
formano il catechismo del giovani•. Per
chi? Per I catechisti e gli operatori cultu-
rali: La mancanza di una sintesi rapida e
chiara può scoraggiare l'utilizzazione del
libro•· Per i giovani studenti: « E' oppor-
tuna per loro una visione d'insieme del
loro catechismo, prima di studiarne le
singole parth. Per I giovani lavoratori:
La loro minore preparazione esige un
sussidio facile. non complicato».
CINQUETTI MARCO
La stanza del pensieri
LDC 1980. Pag. 200, lire 3.000
Pensieri nati non a tavolino ma da si-
tuazioni vissute: l'autore è • un girovago
della parola di Dio•, Incontra la gente,
affronta le situazioni, dialoga, e poi an-
nota. Sono pensieri staccati come quelli
di Pascal, ma... non c'è da rompersi la
testa per capirli. Almeno per ciò che di-
cono in superfìcie, perché poi hanno
delle allusioni In profondità che mettono a
disagio. Simpatico libro «da capezzale»,
pieno di colpi d'ala per lo spirito.
GIOVANI COOPERATORI (a cura di)
E allora cantiamo!
LDC 1980. Pag. 286, lire 3.500
E' spuntato un nuovo canzoniere « nel
giardino dei tanti canzonieri glà noti•. La
selezione dei canti è opera di Giovani
CoQ)eratorl salesiani, Il che aiuta a capire
criteri e finalità: • Abbiamo cercato di fare
una raccolta di canti caratteristici, che
attraverso la gioia e l'ottimismo intendono
contribuire a rendere più serena la vita,
dandole significati e caricandola di pro-
spettive». Il libro raccoglie canti per le
celebrazioni liturgiche, ma anche per I
momenti comunitari vissuti In allegria.
Per richieste: pagina 2, colonna 2.
13

2.4 Page 14

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VIRGINIA DE AMELA, EXALLIEVA EDUCATRICE
-~--- ~~
Era una pagina
del sistema
preventivo
Fin da piccola e fino all'università fu con le «sue»
suore, e assorbì il sistema preventivo come una spu-
gna inzuppata d'acqua. Poi restituì nel solco della
scuola statale quello che aveva ricevuto. Ma un giorno
aveva fatto col Signore un patto: Prima lo... »
P er caso ho conosciuto Virginia, exallieva delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, lungo un corridoio: parlavamo di lei,
due argentine e io italiana. Loro guardavano la sua foto.
Dissi passando e guardando: «Che lindo!», e presero a rac-
contarmi la sua storia, «Peccato - dissi - che non si cono-
scano queste belle cose!».
Virginia, ex allieva, ex insegnante, ex sposa, ex madre. Ex
tutto perché se n'è andata, nel fiore della vita, nel pieno delle
sue tante attività. La sua storia è anche una delle più belle
pagine del sistema preventivo di Don Bosco.
Come una spugna. Quando Virginia ancora trotterellava
sulle gambette insicure era già alunna delle FMA, a Generai Dall'album di lamlglla: un ritaglio di giornale con la notizia che la
Pico; poi vi fu interna per le elementari e medie inferiori; per prolesora. Virginia de Amala è morta.
le superiori andò ad Almagro, natu-
raunente in un collegio delle FMA; e a parlare di Virginia. Le due ar- «Sono tranquilJa, sto abbandonata in
quando si iscrisse all'università a La gentine mi porsero una lettera. Par- Dio». E quanro poteva, fin quando
Plata, fu ancora in pensione dalle sue lando del male che già l'aveva colpita potè, continuò a lavorare, a sorridere,
suore. Così assorbì il sistema preven- Virginia scriveva: «E' chiaro che Dio continuò a donarsi. Non si nascon-
tivo come una spugna inzuppala ci sta provando un po'; però se ana- deva il suo stato, il suo dolore, ma
d'acqua, e ne divenne una pagina lizzi la situazione con fede e a mente diceva nei momenti cruciali: «Quan-
vivente, ben spiegata sotto gli occhi serena, ti dài conto che il Signore è do senti nel tuo cuore pungere le
di tutti.
per noi un miracolo continuo. Ascol- spine è segno che Dio Li sta abbrac-
Al centro mise l'Eucaristia, che se- ta. Nel '75, quando il terrore regnava ciando, e quindi fa' conto di non
condo Don Bosco è una colonna del in Bahfa Bianca (lre dei suoi figli si sentirle».
suo sistema. Poi amò d'amore filiale e trovavano per i loro studi universi- Riparare un'ingiustizia. Come in-
tenerissimo Maria Ausiliatrice. E amò tan), pregai: ''Signore, tieni su di loro segnante Virginia restituì fuori del
Don Bosco - questa è forse la sua la tua santa mano" . E gli proposi il solco salesiano - cioè nella scuola
caratteristica - con amore di predi- patto: ''Prima io... ". Dunque, Dio non statale - ma sempre nello spirito del
lezfo□e: non faceva nulla senza Don ci ha toccato nel più sensibile: non sistema preventivo, quello che aveva
Bosco, diceva: «State tranqumi, io abbiamo avuto né morti, né feriti, né ricevuto: faceva scuola, educava,
me Ja intendo con lui».
sequestrati, né dispersi come è avve- amava, come era stata educata e
Sposa, portò al marito la dote mi- nuto invece a tante altre .famiglie. Ora amata lei. Insegnò per molti anni in
gliore che una donna gli possa porta- quali dubbi può mai avere uno che istituti della media superiore. In forza
re, la più ricca, il più produtlivo in- crede e che ama e che prega per il dei s uoi titoli avrebbe potuto accede-
vestimento d'una vita: se stessa vera destino terreno ed eterno della pro- re alla cattedra universitaria, ma non
cristiana, vera salesiana, spos~ se- pria famiglia? Non ti dico altro, ambiva carriere e gloria, e poi amava
condo Cristo e secondo la Chiesa TI perché o stai piangendo, o pensi che i «suoi» ragazzi come amava i suoi
marito se la guardava con ammira- io faccia della letteratura, o che stia figli, e sapeva l'importanza di dar loro
zione: era tutta per lui, tutta per i fi- morendo. Nulla di tutto questo: sto « buone basi».
gli, tutta per gli altri, abbracciava il molto bene con Dio; sento fermenta- Da vicepreside fu nominata, per
mondo intero.
re in me la fede; sto rivalorizzando diretta successione, preside nella
Il patto: prima io. In quel corridoio alcune cose, e vedo tutto in una nuo- stessa scuola statale dove si era gua-
di cui sopra, passava tanta gente di va prospettiva».
dagnata la stima e l'affetto di tutti;
tutte le specie: prima passarono le Sei figli, sei belle creature. Guar- allora giudicò che fosse giunto il m o-
donne della pulizja con i loro arnesi, dandole in quella sua «nuova pro- mento di riparare un'ingiustizia che
poi le allieve e le insegnanti e gli alti spettiva» Virginia disse di a sorella era stata fatta a Cristo: il crocefisso
gradi: tutte ci guardavano; poi più morte, pur piangendo (il più nasco- fino a quel giorno non aveva ancora
nessuno passò e noi eravamo ancora stamente possibile). Scriveva ancora: avuto in quella scuola il diritto di cit-
14

2.5 Page 15

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tadinanza. Virginia radunò i suoi in-
segnanti, uomini e donne, credenti
non credenti e miscredenti, e foce la
!-ua campagna elettorale. Disse prcs-
s'a poco così: « l tempi corrono tristi,
educare diventa sempre più difficile.
Credo che da soli non ce la faremo. E
allora perché non farci aiutare dal-
l'unico che può? Perché non renderlo
presente nella sua immagine di Dio
fatto uomo, nella sua figura di croce-
fisso? Perché non mettere davanti ai
nostri ragazzi e alle nostre ragau:e
una figura di cui per lo meno non ci
vergogneremo, e che anzi dirà loro
che Qualcuno li ha veramente amati?
che ha dato la vita per loro rino a
mo1ire rn croce?•
Il battacchio bussa alla porta.
L'intronizzazione del crocefisso nella
Presidenza dell' Istituto magistrale di
Generai Pico, e la consacra1.ione della
scuola a Gesù Maestro, fu l'ultimo
atto ufficiale di Virginia. Tulli l'ave-
\\'ano acceuato, e lei ne fu felice. Un
mese dopo, il Signore la chiamava.
Quel giorno la preside, professo-
ressa Virginia Ebo Carmen De Amela,
recitò di fronte a tutta la scolaresca
una preghiera che lei stessa avC\\•a
composto. «Signore, venga il tuo re-
gno! Signore, vogliamo che da questo
posto e rimanendo in mezzo a noi, tu
presieda tutta l'attività della nostra
scuola. Maestro, vogliamo imparare
da te». Gli insegnanti ripeterono:
«Maestro, vogliamo imparare da te•.
Lei continuò: « Insegnaci a compiere
bene il nostro dovere, a essere giusti e
generosi, a essere umili, ad amare i
giovani, ad amarci fra noi. Illuminaci
per poter pensare con chiarezza, per
poter dire la parola opportuna al
momento opportuno. per lavo rare
con coraggio e senza incene:uc. As-
sistici nel dubbio, nella tristezza. nello
scoraggiamento. Liberaci dall'orgo-
glio, dai tentennamenti, dall'egoismo
dell'io e del 1101. dal gusto delle cose
Virginia studenteaaa delle FMA.
facili. Fa' che impariamo a servire.
Signore e Maestro, venga il tuo re-
gno!» Tulli ripeterono: «Signore e
Maestro, venga il tuo regno».
Poi Virginia diede un party, ma non
del tipo mondano con paste e spu-
mante: passò con un vassoio, e di-
slribul ai suoi professori un'tmmagi-
netta, n loro scelta. Le immagini tutte
diverse portavano una scritta che nel
suo pensiero avrebbe dovuto essere
- e lo disse - una risposta del Si-
gnore.
Per ultima anche lei scelse la sua.
In quell'immagine, una mano alza il
munionc, e quel volto sfavillava
Poi la riportarono a Generai Pico in
autoambulanza perché chiudesse gli
occhi a casa sua, tra i suoi. Non par-
lava più: quella sua bocca sapiente
che tan10 aveva insegnato, era ormai
sigillata. Gli occhi però splendevano
luminosi come sempre, e guardavano
i volti cari Lutti intorno a lei. Alzava di
tanto in tanto le braccia al cielo in
segno di acceuazione, offrendo se
stessa. l'amore suo e quello dei suoi, il
dolore suo e dei suoi.
Dire che il funerale fu un trionfo è
espressione abusata e logo,·a. Quel 19
Virginia con Il marito e due del figli più piccoli: elle loro spalle le Ande.
bauacch10 d'una porta e bussa. La
senna dice: «Accetta con gioia la
chiamata del Signore, senza paura di
quello che avverrà». Virginia china il
capo. Sapeva, sapeva già. Era già
stata operata una volta. Sapeva che
una dellt.> sue cellule, impazzita, a,c-
va cominciato a lavorare da sola, non
più in armonia con le altre, che era
divcn tata un tumore, anzi il cancro. E
lei aveva continuato n sorridere. Ora
si disse: E' l'ora. Ebbene si, Signore.
Ancora una volta. sl».
Gli occhi però splendevano. Dm e-
va tornare in ospedale, per una nuova
opcra1.ione; scrisse: «Sono tranquilla,
perdutamente abbandonata nelle
mani di Dio•. li manino prima di en-
trare in clinica passò a salutare il suo
antico collegio: • La mia cappella mi
aspellava con le porte spalancate, e la
mia Ausiliatrice era tutta illumina-
ta... •· Precisò: « Non ho né paura, né
disperazione. Mi sento solo un po'
triste•.
Come fa una sposa, una mamma di
soli 49 anni, a non essere un po' n·iste
quando sa di dover lasciare uno spo-
so amatissimo e sci figli? Ma se Vir-
ginia fu un po' triste nel partire,
giunta all'ospedale non le si vide sul
,·olto che il sorriso. Ogni mauina \\'e-
nivano le sue s110,.e a panarle la co-
settembre 1978 accanto a lei si visse
una «Pasqua dei martiri». La famiglia
coraggiosamente si ripeteva le sue
parole: «Siamo felici perché Dio ha
pensalo a noi: ci ha guardati, ha
scello•. Gli alunni e le alunne si,
piangevano, perché la giovinezza ha
bisogno di questa rugiada del cuore.
I discorsi, i giomali. Vi furono pa-
recchi discorsi; tutti i giornali scris-
sero di lei. Disse il protcssor José Vil-
larreal, decano della facoltà di Scien-
ze umanistiche: «Era di animo sereno
e di giuduio ponderato, possedeva un
senso del dovere tanto alieno dal de-
clamatorio quanto cflieace nel suo
quotidiano adempimento. Possedeva
molto più che la tecnica del suo
compito d'insegnante: aveva sedi-
mentato il sapere proprio della sua
specialità - la pedagogia - tanto da
non abbhognare delle grucce della
didallica per destare l'interesse dei
suoi alunni- Li conquistava con l'ir-
radiazione della sua personalità e
della sua vita. Fu maestra insigne.
senza problemi, severa solo con gli
ipocriti. Fu collega indimenticabile:
quella del consiglio, dello stimolo,
dell'appoggio dato scn1.a che mai ap-
parisse lo sforzo, la fatica. Dimostrò
con la , ita che si può essere madre e
maes1rn senza pregiudizio di nessuna
15

2.6 Page 16

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delle due responsabilità. Non dirò che
la sua partenza ci ha impoveriti,
perché quanto ha seminato già frut-
Lifica, e la generosità con cui si pro-
digò per tutlJ la rende viva nell'animo
dei suoi alunni, colleghi, concittadi-
ni».
E un'amica, già compagna di col-
legio e poi collega d'insegnamento:
«Andare da Virginia non era bussare
alla porta d'una casa vuota. Essa era
quasi un simbolo; la sua sola figiira in
attitudine riflessiva, il libro tra le
mani, lo sguardo sereno, predispone-
vano alla confidenza. Con lei si stu-
diava, si lavorava seriamente. Si sco-
priva subito in lei una grande capa-
cità di concentrazione, una cultura
solida e un profondo amore per tutto
quel che faceva: era madre nella
scuola, e educatrice per eccellenza
dei suoi figli in casa» (prof. Gatica De
ALhayde).
E un suo exallicvo, oggi speaker
alla tv: «Come docente seppe donare
il meglio di sé, come gli elementi
fondamentali della sapienza. come la
sua pedagogia e una lunga pazienza e
ampia comprensione della gioventù,
per cui aveva un'innata simpatia.
Virginia De Amela lascia dietro di
generazioni di giovani da lei educati
per la vita; con lei scompare una cri-
stiana esemplare che trovò nel suo
ardente cattolicesimo e nella sua
profonda fede la forza di lottare sen-
za posa per la salvezza della gioventù,
nelle cui possibilità di conquista per il
bene aveva tanta fiducia».
Anzitutto una spiritualità. Nel 1979
il Rettor Maggiore don Viganò diede
alla Famiglia Salesiana la sua Strenna
sul sistema preventivo, e quest'anno è
tornato sull'argomento proponendo il
«rilancio del progetto educativo di
Don Bosco attraverso una presenza
di amicizia e la creazione di un am-
biente educativo». Virginia non c'era
più. Ma un mese prima che lei mo-
risse, nell'agosto 1978, don Viganò
aveva già proposto la magna charta
salesiana, ossia il «Progetto educativo
salesiano» da realizzare in tutte le
opere di Don Bosco. Le sue suore la
avranno tenuta informata? Se Virgi-
nia lo seppe, ne ru certo felicissima.
L ei l'aveva imparato e praticato
sempre «con coscienza critica e senso
del dovere, alla luce del Vangelo».
tutto quel che don Viganò aveva fo-
calizzato nei suoi documenti.
E se è vero (come è vero) che il si-
stema preventivo è anzitutto una spi-
ritualità, Virginia Elsa Carmen De
Amela ne è la conferma più evidente.
Qualcuno ha detto che «il sistema di
Don Bosco fa buono l'allievo perché
fa prima il buon educatore». Si può
dire di più: non è un segreto che Don
Bosco voleva fare dei santi.
Domenica Grassiano
ILibreria
L'ARCO ADOLFO
Così ridono I saggi
Dizionario di saggezza umoristica
Ed. Redenzione (Via E. Gianturco 97,
Napoli), 1980. Pag. 330, lire 3.500
Chi conosce l'autore, il suo garbo, la
dimensione umana della sua ironia, tro-
verà senza dubbio esatta la notazione del
sottotitolo che collega umorismo e sag-
gezza. li libro contiene definizioni spirito-
se, semplici battute, e aneddoti storici,
tutti pervasi da profonda indulgenza e
simpatia per l'uomo, quella canna qual-
che volta - ma non sempre - pen-
sante.
CASTELLANI LEONARDO
I santi dell'Apocalisse
SEI 1979. Pag. 176, lire 4.500
L'autore: noto regista cinematografico.
Occasione del libro: un suo lungo viaggio
in Europa, attraverso le esperienze della
gioventù, per realizzare l'inchiesta televi-
siva «Mille e non più mìlle» (andata In
onda l'anno scorso). Argomento dell'In-
chiesta e del libro: la richiesta di spiritua-
lità della nuova generazione. Non è uno
studio organico, ma un'esposizione rap-
sodica di esperienze e testimonianze sin-
golari, riguardanti «guru, lama, terapeuti,
uomini di Dio». Una lettura stimolante.
un'u1ile riflessione sulla condizione gio-
vanile d'oggi.
FAVALE AGOSTINO (a cura di)
Movimenti eccleslall contemporanei
LAS 1980. Pag. 520, lire 13.500
Il grosso volume è una sintesi forse
unica, certo la più aggiornata, sull'argo-
mento: 17 esperti passano in rassegna 19
movimenti (o gruppi di movimenti) diversi,
I più rappresentativi della ricca tavolozza
offerta oggi dalla Chiesa cattolica. Dopo
tre associazioni dalla tipica configurazio-
ne (Azione Cattolica, Scoutismo, Opus
Dei), il volume presenta i movimenti che
privilegiano la formazione cristiana, quln-
I
di quelli che pongono l'accento sulla te-
stimonianza cristiana in campo sociale e
politico (tra essi I Giovani Cooperatori
salesiani).
Di ciascun movimento gli autori deli-
neano l'origine, lo sviluppo storico, l'arti-
colazione Interna, l'attuale consistenza di
forze; quindi tentano una valutazione se-
condo l'angolatura teologica, spirituale e
apostolica. Aprono e chiudono il volume
due studi del curatore, che prende in
considerazione i sintomi dell'attuale ri-
sveglio religioso, e tenta un bilancio fina-
le. Questa sintesi sul movimenti ecclesiali,
necessariamente incompleta, risulta nel-
l'insieme un utilissimo strumento di lavoro
per studiosi e operatori pastorali.
JOUSSELIN JEAN
La contestazione giovanile
SEI 1979. Pag. 368, lire 8.000
L'avevano preannunciato: «Sarà il se-
colo dei giovani,.. Ma quando scoppiaro-
no i fatti del '68, tutti vennero colti di
sorpresa. Infatti la contestazione giovani-
le ha avuto manifestazioni inattese, ha
seguito itinerari imprevisti. li libro di
Jousselin è la storia della contestazione
giovanile nel mondo: origini, cause, svi-
luppi, inevitabili repressionì. Opera di in-
formazione e riflessione, contiene la dia-
gnosi di un malessere tuttora in atto.
BERTETTO DOMENICO
La Madonna nella parola di Paolo VI
LAS 1980. Pag. 564, lire 12.000
Maria nel magistero di Giovanni Paolo Il
LAS 1980. Pag. 224, lire 6.000
Il noto mariologo salesiano ha compiu-
to con questi due volumi un attento lavoro
di raccolta e sistemazione dottrinale del
testi contenenti il magistero mariano degli
ultimi pontefici. Il volume dedicato a
Paolo VI è In seconda edizione e copre
tutto l'arco del suo lungo pontificato
(1963-1978), mentre una prima edizione
del libro si fermava al 1972; si tratta
complessivamente di 315 testi, prima
elencati e poi esposti e commentati non
secondo l'ordine cronologico ma siste-
matico. li volume dedicato a Giovanni
Paolo Il, impostato come Il precedente,
raccoglie i testi mariani del suo primo
anno di pontificato; essi risultano 288,
quasi uno al giorno, un numero appena
credibile se non si sapesse che il Papa
attuale col Totus tuus» del suo stemma
ha posto il suo pontificato e la sua vita
nella luce di Maria.
BALDONICESARE
Le streghe sotto Il ciliegio
SEI 1980. Pag. 180, lire 5.500
Romanzo. • Le streghe sotto il ciliegio
sono un tipico esempio di profezia a ri-
troso: attraverso gli occhi d'un bambino
coinvolto nella seconda guerra mondiale.
Baldoni legge i segni e le premonizioni
della violenza d'oggi, ma anche le spe-
ranze d'oggi» (Mario Pomilio).
Per richieste: pagina 2, colonna 2.
16

2.7 Page 17

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-
Previde 8 giorni
8 settimane 18 mesi
Il singolare racconto è di una nipote del dottor Lapponi che fu me-
dico di Papi e curò Zeffirino nella sua ultima malattia. Secondo la
testimonianza, Zeffirino previde le date della morte propria e di due
medici. L'episodio è riportato nel primo numero di una nuova rivista
argentina: Ceferlno Mlsionero»
L a rivbLa, un trimestrale ricco di
documentazione fotografica e
di teMimonianze dal vi\\'O, indi-
ca già nel tiLolo «Ceferino Misionero•
la carattcri~tica più significati\\ a di
questo indio araucano che voleva di-
ventare sacerdote salesiano per lavo-
rare come missionario alla promo-
zione umana e cristiana della sua
geDLc. Zeffirino, figlio del cacico ,\\1a-
nuel Namuncurà, era \\'cnuto a stu-
diare in Italia ma un male che non
perdona !>troncò la sua t~>rk libra a
19 anni: morì nell'ospedale romano
dell'hola Tiberina, nel 1905.
La testimonianza pubblicala ora
dalla rh bta argentina è stata rila-
sciata dalla nipote del suo ultimo
medico curante, la signora Maria
Lapponi de Volini, che dal I926 vive
in Argcntina e ora risiede a Ramos
Mejfa. E per quanto è accaduto nella
sua famiglia, la, ora pc, portare il
giovane araucano agli altari: è uno
dei membri più intraprendenti della
Commissione « Pro Cefcrino •·
Domanda. Co:.ì lei è 11ipo1e del me-
dico che ClltÒ Zefferino 11el/u !Jua ulti•
nw malaltia?
Signora Maria. Precbamente: sono
nipote dd dr. Giuseppe Lapponi, che
fu il medico personale di due Papi:
Leone XHI e san Pio X. Un mio fra-
tello più anLiano di mc frequentava
medicina a Roma; la mia famiglia
veniva da più lontano, dalle Marche.
Questo mio fratello negli anni in cui
frequenta, a l'università era a pensio-
ne nella ca~a di mio zio. Un giorno del
1906 tornò a casa in ,·acanza e appena
giunto disse alla man1ma: « Mamma,
ho da dirti una cosa molto importan-
te». Allora la mamma mi fece cenno
di ritirarmi e con mio grande rincre-
scimento dovetti allontanarmi dalla
stanza; ma mi fermai dietro la pona
semiaperta, e potei ascoltare buona
parte di ciò che mio fratello raccontò
con 10110 voce molLO preoccupato.
«Mamma - disse -, dcvi sapere
quel che mi ha raccontato ,io Giu-
La signora Maria Lapponi, a cui si deve la t ln-
golere taatlmonlanza qui riportata. Foto ac-
cento al Ulolo: la copertina della nuova rfv11ta
argentina Celerlno Ml1lon■ro.
<,eppc. L'anno scorso, visitando i ma-
lati dell'ospedale nell'Isola Tiberina.
1,i le, mò presso il lcllo di un ragauo
indigeno deU'Amerka. A un ceno
punto il ragano gli disse: «Dot101e,
non cerchi di ingannarmi: io so già
chl· dc\\'o morire ncl giro di otto gior•
ni E al donore capo-sala che la ac-
compagna, io dico che si prepari nello
spa1.io di otto ~e11imanc». Poi, dopo
una breve pausa, il ,·agauo guardò
lisso in volto lo Lio Cim,eppc, e ag-
giunsl': «A lei, dottore, devo di1c...
che -.i prepari per entro diciotto me-
si•.
O. E si sono compwre le profezw cli
Zefferino?
Signora Maria. Sl. Mio fratello
continuò a dire a mia madre: «Guar-
da. mamma. che quell'indio era
morto proprio otto giorni dopo, e il
capo-sala nel giro di otto settimane...
Cosa capiterà ora allo 1.:io?» Da quel
momento essi abbassarono la voce. e
io diNro la porla 11011 potei più se-
guire la conven,a1io11e.
D. Ma q11a11clo morì ,i dorror Lap-
poni?
Signora Maria. A quell'epoca zio
Giuseppe go<le\\'a di buona salute, ma
poco dopo cominciò a stare male e
morì appena compiuti i 18 mesi.
Erano passati tre !>Oli giorni dalla da-
ta previ-;ta da Zeffirino. Mori di can-
cro fulminante al fegato, il 7 dicem-
bre di quelranno.
D. E lei. q11w1clo si è a,xorta che
quell'indio era JJl'Oprio Zeffi, i110?
Signora Maria. lo sono venuta in
Argentina nd 1926, ma non avevo
mai sentito porlare di Zcflirino fino a
15 anni la. Fu allora che una mia
amica, molto devota di Zeffirino,
a, eva acquistato una sua biografia. E
a\\'endo letto che il medico da cui
Zeffirino era ...iato curato nella sua
ultima malauia era lo stesso medico
del Papa, il prol. Lapponi, colpita dal
nome mi domandò per tclelono se
fosse un mio parente. •Sl, Lucia - le
dissi -. Era mio zio Giuseppe. che
mori a Roma nel 1906». Allora quel-
l'amica mi mise in contallo con padre
Alberto G,eghi, incaricato di cust0di-
rc la tomba di zemrino a Fortln
Mercedes. Appena potei mi rccat alla
sua tomba in pellegrinaggio, e pro\\'ai
un'cmo1.ionc grandissima quando
padre Greghi mi fece vedere le ses-
santa e più lencre autografe d1 Zeffl-
tino. soprattutto una scritta poco
prima di morire. In quella lettera
Zeffirino ringraziava per le cure deli-
cate ricevute dal douor Lapponi, il
medico dei Papt. on potei fare a
meno di baciare il nome del mio zio
scritto con mono ormai Lremante dal
povero Zcllirino, e piansi n lungo e
senza ritegno. Devo a Zeffirino l'avere
provato quei.la emozione. una delle
più intense della mia , ita.
D. / devoti ,Ii Zeffirino ~0110 ,ami in
Argenrina. Clre co~ 'ha da cli,e loro?
Signora Maria. Dico a tutti che
cre<lano nella sanLità di Zeffirino.
Sono sicura che sarà il primo santo
deU'Argcnlina.
17

2.8 Page 18

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Campo Grande. Allievi e non allievi, ragazzi e ragazze, e si capisce anche gll adulti, tuHI allo stadio per la . Torcida de Oeus-: Il tifo per Dio.
* BRASILE CON I DIECIMILA ALLIEVI DI CAMPO GRANDE
Feste al più grande
collegio salesiano
F este meritate: il «Don Bosco»
in 50 anni d'attività ha prepa-
rato alla vita non meno di
50.000 ragazzi che oggi occupano po-
sti dj responsabilità nei settori più
vari. E oggi, in quauro grandi com-
plessi scolastici, conta circa 10.200
allievi, dalle classi pre-elememari alle
4 facoltà universitarie. Non stupisce
quindi che la città di Campo Grande,
capitale del Malo Grosso do Sul, con i
suoi 250.000 abitanti si sia mobilitata
per partecipare alle numerose e pit-
toreschc celebrazioni tlisseminate
dw·ante l'anno giu bilare.
La festa è stata gradita soprattutto
dai ragazzi, i 10.000 alunni attuali. Per
loro, esibizioni ginniche, mini-olim-
piadi, gare di judo, mostre artistiche,
concorsi biblici, esposizione dei lavori
scolastici. E poi i Dodicesimi Giochi
Studenteschi per tulle le scuole della
città. E con la collabora1Jone degli
studenti più grandi, un nuovo slancio
alle feste cittadine tradizionali: le sfi-
lale dei carri allegorici, la « festa ju-
nina» del mese di giugno con i falò
nella notte e il «casamento caipira »
(una satira dei matrimoni campa-
gnoli), e la «Torcida de Deus».
La parola torcìda equivale al nostro
«tifo spo11ivo», e la festa consiste nel
« fare tifo per Dio». E' l'invenzione di
un salesiano pieno di fantasia; è stata
celebrala per la prima volta a Goia-
nia. Era il Corpus Domini, e anche ll
le autorità avevano difficoltà a<l au-
torizzare la processione, che bloccava
il traffico. Quel salesiano si è detto:
«Non si può per le strade? Allora tutti
nello stadio a fare tifo per Dio». L'i•
niziativa - chiaro esempio di come
una festa religiosa può rinnovarsi col
mutamento dei tempi - si sta dif-
(ondcndo altrove, è approdata anche
a Campo Grande. Centinaia di giova-
ni con costumi dai color.i più vivi, le
splendide coreografie, tutta la gente
sugli spalli, e migliaia di fiaccole per
illuminare la messa al campo...
I ragazzini festeggiano a modo loro Il cinquantesimo del loro collegio;
con le mlnl-ollmpladl. E In mezzo c'è forse un Pel6.
18
E si gareggia anche per Il concorso biblico: alcuni alunni stanno sce-
negglando con tutta serietà la storia di Giuseppe In EglHo.

2.9 Page 19

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= ALUNOS DO COLEGIO D.BOSC~
SAUDAM AS AUTORIDADES
I.
GII exalllevl sono arrivali a frotte, e si mHcolano con gli alllevl giovani, con la Padre Jolo Pian, fondatore, sollla sulla candeline del cinquantenario. Lo
banda e la gente. Hanno tutti qualcosa In comune: l'alletto a Don eo,co•
.aiuta- Benll■mln F■rah, exalllevo della prima ora e oggi deputato.
.'
,. ., .
. . !.
I
l. . ._
#
f'
Anche I piccoli 11 ealblscono per Il clnquante1lmo. Le scuole salealane
partono dalle pr-tementari e arrivano lino all'unlversltà compresa.
Uno degll edlllcl scolastici del collegio Don Bosco: gll alllevl In tutto sono 10.200,
e frequentano a turni unu, so1ta Il mattino, pomeriggio e HrL
Altra panoramica 1ulle suggestive coreografie dello stadio: la IHla delle 1cuole
salesiane à In primo luogo una fHla di gioventù.
E' scesa la notte, nello stadio si 1ono acce1e le llaccole, al centro la
grande Croce e l'altare, e l'Eucarestia per dire grazie al Signore.
19

2.10 Page 20

▲back to top
* STORIA SALESIANA
e bi entra nell'Istituto salesiano
di via Copernico 9 a Milano,
svoltando a sinistra trova sotto
il porticato una lapide commemora-
tiva che dice: « Milano popolare e
antifascista in questo edificio ospitò e
protesse dal 1943 al J945 La sede del
primo Comitato di Liberazione per
l'Alta Italia».
Per commemorare gli avvenimenti
di quegli anni drammatici, il Presi-
dente della repubblica Sandro Pertini
il 25 aprile scorso ha reso visita all'I-
stituto (una re/azione nel BS di luglio
scorso, pag. 3-6). E alla domanda ili
un giornalista: «Perché vi radunavate
proprio qui?», ha risposto con la
lealtà e cortesia che gli è propria:
« Eravamo un po' più al sicuro,
perché i Tedeschi non potevano pen-
sare che noi ci riunissimo in una
scuola di una congregazione religio-
sa. Era un posto sicuro; e loro, i sa-
lesiani - bisogna dargliene atto -
ebbero questo coraggio. Perché non
dargliene ano? Lo dice uno che non è
credente. Perché, lo capite, se per ca-
so avessero scoperto la riunione, il
loro istituto sarebbe stato devastato e
loro stessi sarebbero stati arrestati e
mandati in campo di concenn-amen-
to. Diamo atto di questo coraggio e di
questa solidari.età».
Anche il senatore Leo Valiani ba
ricordato in un articolo suJ « Corriere
della Sera» del 22.4.1980 quegli avve-
nimenti di via Copernico: « Il 22 mar-
zo il Comitato di Liberazione Nazio-
nale Alta Italia si riunl nel collegio dei
Salesiani a Milano... li Clnai si riuni-
sce nel solito collegio dei Salesiani...
In via Copernico, sempre nella mat-
tinata del 25 aprile, approviamo iJ
decreto... ».
Ma l'Istituto di Milano non si limitò
a ospitare (sia pure correndo rischi
tremendi) chi combatteva per la libe-
razione dell'Italia: ha preso parte at-
tiva alle vicende, con alcuni salesiani
e con i giovani partigiani del suo
Oratorio.
I novelli leviti nel rifugio. L'Istituto
salesiano conobbe il battesimo del
fuoco la notte 14.2. 1943: un bombar-
damento aereo lo malmenò. Ma co-
nosce un vero salasso col bombarda-
mento del successivo 13 agosto: gli
spezzoni appiccano il fuoco in varie
parti, e non c'è acqua per spegnere gli
incendi. L'indomani, a guardare l'I-
stituto dall'alto, sembra che la mano
di un gigante· dispettoso si sia diver-
tita ad asportare tutti i tetti e a scon-
volgere gli ultimi piani. Ma il peggio è
avvenuto nella grande chiesa parroc-
chiale: una bomba dirompente di
grosso calibro esplodendo l'ha resa
inservibile. Per fortuna i ragazzi in-
Il CLN si riunisce
nel solito collegio
«Era un posto sicuro: i tedeschi non potevano pensare che noi ci
riunissimo In una scuola di una congregazione religiosa», ha spie-
gato Il Presidente Pertinl. E così in via Copernico si davano con-
vegno I partigiani, il PII svolse un congresso, e nell'ultimo mese di
guerra il Governo clandestino dell'Alta ltalla tenne le sue sedute
decisive. Una storia meneghina e salesiana che finora non era stata
raccontata .
terni sono stati sfollati a Vendrogno,
gli esterni hanno orari ridotti. Ma
dopo 1'8 settembre, data dell'armisti-
zio italiano, l'fstituto si ripopola ac-
cogliendo come interni quasi 150
«ragazzi libici» orfani (e li ospiterà
fino al 1946).
In quello stesso settembre '43 si
forma a Milano il Clnai, che nel gen-
naio successivo ottiene da Roma
«regolare mandato di governo per i
tenitori del Centro e Nord Italia».
Due mesi più tardi gli uomini del Cln
prendono contatto in Svizzera con i
capi delle missioni alleate, avviando
una collaborazione con le forze mili-
tari di liberazione «basata sulla reci-
proca fiducia e comprensione», che
presto ottiene gli aiuti e i « riforni-
menti bellici necessari per la condot-
ta della guerra». Intanto in via Co-
pernico si svolgono scene d'altri
tempi: nella chiesa rabberciata alla
meglio, il 29 aprile 1944 sono ordinati
dieci sacerdoti e altri chierici ricevo-
no gli ordini inferiori. Appena termi-
nato il rito suona l'allarme e i dieci
novelli leviti passano le prime ore del
loro sacerdozio negli scantinati pro-
mossi al rango di rifugio antiaereo.
Don DDT. Intanto anche nella zona
di via Copernico si organizza la resi-
stenza partigiana. Due singolari figu-
re entrano in scena: il salesiano don
Beniamino Della Torre, e il suo amico
Pierino Marchi.
Don Della Torre è un giovane sa-
cerdote pieno di simpatia per tutti.
Date le iniziali del nome, fatalmente
lo chiamano DDT. O anche don Della,
o Dondella. Laureato in teologia alla
G1·egoriana e in lettere alla Cattolica,
uomo di brillante cultura, di fantasia
e iniziativa, (a il prete, il predicatore.
l'insegnante, l'assistente, lo scrittore.
E segretamente avvia i primi contatti
con i partigiani.
Il suo ruolo sarà determinante, ma
chi gli vive accanto non si accorge di
nulla o di ben poco. Solo il direttore
del!'Istituto, don Luigi Besnate, è al
corrente, e sorveglia su tutto. Certi
tipi strani e sospetti si presentano in
portineria, si dichiarano confratelli
della Conferenza di San Vincenzo e
domandano di lui. Sono capi pa1ii-
giani ma in giro non si sa. lnvece i
salesiani rimangono piuttosto sor-
presi, anzi qualcuno scandalìzzato,
vedendo questo Dondclla che fa
scorribande a tarda ora in moto o in
bicicletta, senza iJ suo abito di rigore,
cioè la talare. Una sera del novembre
1944, mentre fila con la moto verso il
luogo d'incontro con i partigiani, si
accorge di essere seguito. Si lancia a
20

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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MILANO VIA COPERNICO NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE
Intanto, all'insaputa dei ragazzi e
della maggior parte degli stessi sale-
velocità folle verso Cinisello, poi ver- improvvise.
siani, l'Istituto dalla fine di marzo
so Sesto San Giovanni, Finché giunto La scuola nei rifugi. Non molto viene ancor più coinvolto nelle vi-
vicino alla fabbrica della Campari dopo un pesante bombardamento cende della liberazione d'Italia. La
abbandona la moto, scavalca il muro, aereo americano distrugge sul mar «sala verde». fino allora salone par-
si nasconde in una baracca e v.i ri- Baltico la base missilistica tedesca di rocchiale, in un certo senso diventa la
mane fino al mattino. Dirà più tardi Peenemi.inde, dove il fior fiore degli sede del governo dell'Alta Italia.
che era più o meno il posto dove lo scienziati tedeschi agli ordini di Von Col cuore in gola. « Il 29 marzo 1945
mandarono poi a costruire l'opera Braun lavorano alla costruzione delle - ha scritto Leo Valiani, uno dei
salesiana di Sesto.
famose armi segrete che potrebbero protagonisti cli quelle giornate - il
L'episodio ha però messo in allar- dare all'ultimo momento la vittoria a Clnai si riunì nel collegio dei salesiani
me il suo amico capo partigiano Pie- Hitler. Quel bomba1·damento di- in via Copernico. Era la prima volta
rino Marchi, detto Marchina, e più s trugge anche i sogni del dittatore. La che ci radunavamo in un locale of-
tardi detto anche - giustamente - fine della guerra sembra ormai vici- ferto da un ente religioso. Avevamo
«capitano pazzo». Ma allora il Marchi na, ma lo scontro si fa più violento e dovuto abbandonare le nostre prece-
ha tanto buon senso da scortare per- spietato. « lntorno a noi - ricorda denti sedi. Eravamo sulla cresta del-
sonalmente o da far scortare da altri Alfredo Pizzoni, presidente del Clnai l'onda, ma più braccati che mai».
il Dondella quando deve uscire di - continuamente si infilavano le spie Don Della Torre, sotto la sorveglianza
notte.
e i delatori: quasi ogni giorno alcuni del suo direttore, è il discreto media-
li capo partigiano Marchi è dell'O- tra i nostri migliori compagni veni- tore di quelle vicende. Nella riunione
ratorio Sant'Agostino (in sigla Osa) di vano arrestati e sottoposti a inumane del 29 marzo, ha ricordalo Valiani,
via Copernico, e nell'Oratorio orga- sevizie».
«fu accolta l'idea di creare un Comi-
nizza un distaccamento di partigiani. In via Copernico la vita sembrava taLo insun·ezionale ristretto. Esso ri-
Anche l'Oratorio femminile si da trascorrere tranquilla. L'attuale sultò composto da Pertini, da Serena
fare: quando c'è da mettere in salvo ispettore salesiano di Milano, don e da me... ». Più tardi fu cooptato an-
qualche partigiano braccato, DondcJ- Angelo Viganò, allora era giovane in- che Longo. Il Comitato «aveva l'in-
la chiama una ragazza sicura e lo fa segnante, e ricorda. Ricorda i suoi carico di preparare l'insurrezione del
accompagnare alla Stazione Centrale. ragazzi di terza media (tra cui un popolo italiano nelle regioni ancora
Il congresso dandestino. Nell'au- certo Ermanno Olmi, proprio il regi- occupate dai tedeschi, nel momento
tunno 1944 il paziente lavoro di orga- sta dell'Albero degli zoccol{), ricorda giusto».
nizzazione delJe formazioni partigia- le lezioni continuamente interrotte Altre riunioni si svolgono nella sala
ne è a buon punto. Esistono quelle dagli allarmi aereL Col preallarme si verde. Tra il 16 e il 19 aprile il Clnai
Garibaldine del partito comunista, le scendeva sotto i portici: i ragazzi sta- accoglie la proposta di «far scattare
Matteotti socialiste, quelle di Giustizia vano in piedi allineati su tre file, e gli l'insurrezione dall'occupazione ope-
e Libertà del Partito d'azione, quelle
Liberali, quelle Democristiane guida-
le da Galileo Vercesi e dopo la sua
fucilazione dal leggendario Enrico
Mattei. Comandante supremo di tutte
le formazioni è il generale Raffaele
Cadorna. Una delegazione del Clnai
raggiunge il Sud, prende accordi con
il governo italiano allora presieduto
da Bonomi, e con le autorità militari
alleate. li Clnai viene riconosciuto
«governo legale nei territori non an-
cora liberati», per delega può «eser-
citare vere e proprie funzioni delibe-
ratorie». E' composto da un presi-
dente indipendente, e da 5 membri in
rappresentanza dei cinque partiti
presenti nelle formazioni partigiane.
E' singolare il fatto che di questi 6
uomini, al momento della liberazione,
due risultavano exallievi salesiani: il
socialista Sandro Pertini, e il demo-
cristiano Giuseppe Brusasca vicepre- 25 aprile 1980: Il Presidente Pertlnl parla nella «sala verde•. A destra don Angelo Viganò, asini-
sidente. (Tutt'e due oggi viventi).
stra Il sen. Valianl. Sopra Il titolo, Il collegio (dal porticato si accede alla ••ala verdea).
L'anno 1945 si apre in via Coperni-
co con il « Congresso clandestino del- insegnanti davanti a loro interroga- raia delle fabbriche e dallo sciopero
le federazioni regionali del partito li- vano e spiegavano. Col vero e proprio generale». Si vivono ore storiche, ma
berale italiano». Dondella ha combi- allarme si scendeva in rifugio, e «alla si vive anche con .il cuore in gola. Un
nato l'incontro. AIJe nove del mattino luce cli una lampada a petrolio, tra i testimone di quei giorni, don Gianni
delI'11 gennaio i venti congressisti pali di sostegno delle volte, era facile Sangalli, ha dichiararto: « Quanti di
giungono alla spicciolata, e dibattono ottenere disciplina e silenzio. Molto noi (salesiani) erano a conoscenza
a porte chiuse i loro temi fino alle 18. meno facile ottenere un minimo di delle riunioni clandestine .in quella
Intanto due staffette del partito e al- attenzione». Poi un respirò di sollievo sala, si sentivano proprio soli a pro-
cuni salesiani montano la guardia al segnale del cessato allarme, e tutti teggere dalla rabbia nemica quegli
lutto il tempo per evitare irruzioni fuori in cerca di luce e aria buona.
uomini che guidavano la resistenza
21

3.2 Page 22

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dell'Alta Italia». E ricorda: « Un gior-
no specialmente provammo tutti la
paura della rappresaglia più tremen-
da. Un reggimento di soldati tedeschi,
giunti alla Stazione Centrale dalla
Germania, era venuto improvvisa-
mente a fare esercitazioni nei nostri
cortili «per sgranchirsi le gambe»,
prima di sfilare per le vie della città. I
capi della resistenza erano lì, a por-
tata di mano e di... manette. Per
buona sorte a nessuno degli ufficiali
venne in mente di entrare nella sala a
pian terreno per riposarsi...».
Finalmente il 24 aprile il Comitato
insurTezionale si riunisce per dare
l'ordine dello sciopero generale per
l'indomani. Il dado è trallo.
Ragazzi, s ubito a casa. «La seduta
decisiva - ha raccontato Valiani -
fu quella del 25 aprile apertasi alle
ore 8 di nuovo nell'[stituto dei Sale-
siani. In questa seduta fu esteso a
tutta l'Alta llalia l'ordine di insurre-
condo tentativo di indurre Mussolini
alla resa (un primo era stato avviato
da Brusasca il 22 ap1ile). Se si fosse
arreso, sarebbe stato considerato pri-
gioniero di guerra; mal consigliato,
imboccherà invece la sti-ada della fu-
ga, della cattura e della fucilazione.
Alle 21,30 della sera la radio clande-
s tina Milano Libertà trasmette il pro-
clama insurrezionale. Domani sarà
battaglia. Domani c'è lavoro anche
per Don Della, il suo amico Marchina,
i partigiani dell'OSA.
26 aprile, l'insurrezione. li 26 mal-
lino i partigiani occupano i palazzi
della Prefettura, della Provincia e del
Mun'icipio, e alle 9 la radio ufficiale
dà l'annuncio che Milano è libera. In
realtà le truppe tedesche e repubbli-
chine sono ancora in armi, possono
offrire resistenza, polrebbero atlac-
care. E i cecchini sparano dai telli
delle case. Don Della salta in bici-
cleta: tedeschi e repubblichini sono
E poi don Beniamino Della Torre rientrò nel ranghi... Nella loto, è circondato dal ragaul del ri-
formatorio di Arese, da lul trasformato In Centro professlonale Domenico Savio.
zione nazionale...». E men.tre i ragazzi
nelle aule recitano tranquilli la lezio-
ne e seguono le spiegazioni, al piano
terreno nella sala verde viene appro-
vato «il decreto di assunzione di lutti
i poteri da parte del Clnai ».
« Alle J1,40 - ricorda l'ispettore
don Viganò - Don Defla raduna i
ragazzi della scuola e annuncia che
dovranno andare subito a casa. L'or-
dine è di non tornare a scuola rino a
quando tutto non sarà calmo. E in
silenzio se ne vanno a casa... »..
Nel pomeriggio l'attesa si fa sner-
vante. Alle 14,20 i salesiani odono « un
putiferio di colpi di mitraglia, fucili,
pistole, bombe a mano... Don Della
esclama: "Sono puntuali!" E va a
chiudere il portone di entrata dell'I-
stituto». Nel pomeriggio fallisce il se-
acquartierati poco lontano, nella 1,0-
na adiacente all'attuale piazza della
Repubblica, e propone loro la resa;
non viene accolta. Corre alla Stipel e
l'accordo con i tedeschi è raggiunto:
essi non distruggeranno gli impianti
telefonici, e in cambio i partigiani non
li attaccheranno ma attenderanno
per la resa l'arrivo delle truppe allea-
te. A presidiare la zona viene inviato
un distaccamento dei partigiani del-
l'OratoTio Sant'Agostino, e se gli im-
pianti telefonici di Milano rimasero
intatti è anche merito loro.
L'amico Marchina intanto porta i
suoi dell'Oratorio all'attacco della se-
de del «Gruppo Filzi», e risulta di
fatto il comandante della zona attor-
no alla Stazione Centrale. Ed eccolo
in via Tonale a fermare un camion di
partigiani. Vuole vedere che cosa
trasportano. l conducenti protestano,
montano su tutte le furie, ma niente
da fare: lui, con i suoi uomini, vuole
vedere. E ne valeva la pena, stanno
trasportando i cadaveri del Duce,
della Petacci e di vari gerarchi, per la
sceneggiata in piazzale Loreto. Per
questo suo gesto poi lo chiamarono
«capitano pazzo». Non riesce a im-
pedire - né poteva prevedere - lo
scempio di piazzale Loreto. Ma in
quei giorni opera per la difesa di nu-
merose fabbriche della zona, e evita
sanguinose lotte fratricide di rappre-
saglia.
Morte al prete. li 30 aprile gli
Americani della Quinta Armata si ac-
quartierano nelle caserme di Milano;
le truppe tedesche, vista inutile ogni
resistema, si arrendono il primo
maggio. li «capitano pazzo» viene
per così dire mc~so da parte, <li don
Della nessuno parla. Del resto egli
non cercava certo la glo.-ia. AnLi,
passa ad attività che non coincidono
più con quelle dei partigiani: ora
segreta ospitalità a quegli altri, caduti
in disgrazia e in pericolo di vita.
Quando sale sul podio in via Ponte
Seveso per inte1·venirc in uno dei
primi comizi di Milano liberala, gli
gridano «morte a l prete» e non lo la-
sciano parlare. Per fo1·za. Non po-
tranno mai capire. Un vero prete
combatte sì le ideologie soprattutto
quando sono pazze, ma in fondo è
sempre dalla parte dell'uomo, anche
di quello che sbaglia.
Per Don Della. che fu al centro de-
gli avvenimenti di via Copernico, tut-
to è presto acqua passata: i suoi su-
periori prima lo mandano a fondare il
complesso delle opere sociali salesia-
ne di Sesto San Giovanni, dove si
era nascosto una notte per sfu,e:gire
alla cattura dei repubblichini. Nelle
sue scuole migliaia di ragazzi hanno
imparato e imparano un .mestiere.
Poi lo mandano ad Arese per tra-
sformare un inquietante riformalo-
prio minorile in un centro scolastico e
professionale dove i ragazzi inguaiati
con la giustizia trovano modo di im-
boccare - come si diceva una volta
- il retto sentiero.
L'ultimo atto di questa mai scritta
storia meneghina e salesiana si è
compiuto il 25 aprile scorso, con il
ritorno del Presidente Pertini (exal-
lievo salesiano) nei luoghi da cui di-
resse con Brusasca (anch'egli exallie-
vo) e con altri, le ultime fasi della
lotta per la libertà.
Enzo Bianco
Le notizie di quesw wticolo so1w
siate ricavate dal fascicolo n. 4 (giug110
1980) di «Presenza Educativa». la 1·i-
vista dell'Opera salesiana di via Co-
pernico 9 (20125 Mila110).
22

3.3 Page 23

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CAMBIAMENTI NELLA FAMIGLIA SALESIANA.:::::===---•
Nuovi incarichi
e mesti addii
I mesi scorsi hanno visto non pochi cambiamenti tra le persone che
occupano posti di responsabilità: alcune sono state «chiamate» dal
Signore, altre hanno assunto nuovi compiti nel progetto di Don Bo-
sco e nella Chiesa. I cambiamenti riguardano I vescovi salesiani, Il
Consiglio superiore, la Presidenza exalllevi, incarichi presso la
Santa Sede
1. I vescovi salesiani
Nei primi sei mesi di quest'anno il
Papa ha scelto nelle file salesiane tre
nuovi Vescovi: mons. Fernando Legai
(la notizia sul BS di giugno 1980, pag.
30), mons. Basile Engone Mvé, e
mons. José Vicente Henrfquez. Con
essi salgono a 11 8 i Salesiani chiamati
all'episcopato (S da Giovanni Paolo
Il), di cui 63 sono viventi. U Papa ha
poi chiamato a una delicata respon-
sabilità mons. Arturo Rivera, vescovo
nel San Salvador. Ha infine accolto le
dimissioni, per limiti di età, di mons.
Candido Rada vescovo di Guaranda
in Cile, e di mons. Francisco ltun-iza
vescovo di Corò in Venezuela.
E poi il Signore ba chiamato a
mons. Giovanni Marchesi, già prelato
nel Rio Negro, di cui il BS presto
pubblicherà un profilo.
Ecco qualche dato biografico sulle
altre figure.
ziali, ma solo 22 sacerdoti e 38 fra re-
ligiosi laici e suore.
La nomina del primo vescovo sale-
siano bantu è particolarmente signi-
ficativa nel contesto del «Progetto
Africa» che i figli di Don Bosco stan-
no realizzando in questi anni per in-
tensificare la loro presenza nella fa-
scia nera del continente.
Venezuela* Mons. José Henriquez
vescovo ausiliare di Barinas
La sua nomina è avvenuta il
28.6.1980, e premia un uomo di vasta
esperienza e preparazione. Mons.
Henrfquez è nato a Valencia (Vene-
zuela) nel 1928. A 16 ann i èra salesia-
no, a 27 sacerdote. In Italia h a com-
pletato La sua preparazione: licenza
in filosofia presso l'Università Sale-
siana, e in teologia presso la Grego-
riana. Tornato in pattia, ha insegnato
filosofia ai chierici e è stato maestro
dei novizi. Nel 1967 era nominato
ispettore dei salesiani del Venezuela,
nel '7 1 a Roma era eletto consigliere
per l'America Latina (Regione Pacifi-
co-Caribe). Nel '78, al termine del suo
mandato, era tornato in Venezuela
come direttore della comunità di Ca-
racas-Altamira.
La diocesi in cui è chiamato a la-
vorare com e vescovo au siliare, Bari-
nas, si trova poco lontano dal lago di
Maracaibo, la zona petrolifera del
Venezuela. Su un'area di 35.000 kmq
accoglie 330.000 abitanti di cui
288.000 cattolici. Vi si contano 23
parrocchie, ma solo 30 sacerdoti (ol-
tre a 32 fra religiosi laici e suore).
Quando mons. H enriquez sentirà no-
stalgia di Don Bosco, non dovrà an-
dare a cercarlo lontano: presto a Ba-
1inas sorgerà una scuola agricola sa-
lesiana.
* El Salvador Salesiano sostituisce
l'arcivescovo Romero assassinato
Non molto dopo il tragico assassi-
nio di mons. Romero, l'arcivescovo di
San Salvador trucidato a ll'altare
mentre celebrava l'Eucaristia, la
Santa Sede ha nominate, il vescovo
salesiano mons. Arturo Rivera y Da-
mas «amministratore apostolico»
della difficile diocesi. Per ammini-
stratore apostolico in casi come que-
sto s i intende « un prelato al quale per
gravi e speciali cause viene affidato
dal Papa il governo di una diocesi, in
forma stabile o provvisoria». L'agen-
zia Ansa ha riferito che secondo voci
circolanti negli ambienti ecclesiastici
del Salvador egli potTebbe essere
presto nominato arcivescovo, «per
non lasciare a lungo sprovvista di
pastore la sede salvadoregna nei mo-
* Gabon Mons. Basile Mvé
primo vescovo salesiano bantu
Mons. Mvé l'l l.6.1980 è stato no-
minato vescovo coadiutore con dirit-
to di successione, e assegnato alla
diocesi di Oyem. li nuovo vescovo è
nato nel 1944 a Nkomelene (Woleu,
Gabon). Nel 1967 era salesiano, sci
anni più tardi era sacerdote. Ha poi
completato la sua p1·eparaz.ione al-
l'Università Salesiana di Roma. Tor-
nato in patria, è stato incaricato nella
capitale Libreville della pastorale vo-
cazionale. Era direttore spirituale nel
seminario minore affidalo ai salesia-
ni, e assistente della gioventù operaia
cattolica (Joc). Collaborava pure a
Radio Gabon con programmi di
evangelizzazione e catechesi.
La diocesi d i Oyem di cui ora è ve-
scovo coadiutore, è molto vasta ma
poco popolata: ha 84.000 kmq e
163.000 abitanti, di cui 103.000 catto-
lici. Ha 10 parrocchie con un cenli-
naio di scuole e altre opere assistcn-
- ~~·
Mons. José Henrfquez, nuovo vescovo del Venezuela, con I ragazzi suol amici.
23

3.4 Page 24

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Mons. Arturo Rivera, amministratore apostoli-
co di San Salvador, chiamato alla gravosa re-
sponsabllllà di succedere mons. Romero.
menti cosi critici e decisivi» cbe il
paese Ialino-americano attraversa.
Mons. Rivera è nato a San Esteban
(San Salvador) nel 1923; ha studiato
nell'Istituto salesiano di Santa Tecla e
è diventato figlio di Don Bosco nel
'39. Ha compiuto gli studi teologici a
Torino presso l'Università Salesiana,
ba conseguito la laurea in diritto ca-
nonico e è stato ordinato nel '53. Era
direttore dello Studentato teologico
salesiano del Guatemala quando nel
1960 Giovanni XXill lo nominò ve-
scovo ausiliare di mons. Romero; tre
anni fa gli era stata assegnata la dio-
cesi di Santiago de Maria nel Salva-
dor, ma nelle tristi circostanze attuali
è stato nuovamente chiamato nella
capitale.
Sempre l'Ansa ha avanzato una
spiegazione della sua scelta. Dopo la
tragica uccisione dell'arcivescovo, il
clero, i religiosi e le religiose di San
Salvador avevano reso pubblica una
leuera indirizzata al Papa, in cui
chiedevano «l'invio di un nuovo pa-
store simile il più possibìle a mons.
Romero». E mons. Rivera, conside-
rato « il suo migliore amico», era co-
nosciuto come «un difensore dei di-
ritti umani, e il più sensibile ai pro-
blemi sociali tra gli attuali vescovi
salvadoregni». Appariva quindi come
colui che «nella linea pastorale si
identìfica pienamente con le posizio-
ni» dell'arcivescovo tragicamente
scomparso.
2. Nuove nomine
nel Consiglio Superiore salesiano
Con l'improvvisa dolorosa morte cli
don Giovenale Dho 0a notizia sul BS
di luglio 1980, pag. 28) era rimasto
vacante nel Consiglio superiore l'in-
24
carico di consigliere per la formazio-
ne salesiana. Il Rettor Maggiore ha
chiamato a occuparsene don Paolo
Natali, finora consigliere per la re-
gione Italia e Medio Oriente. A sosti-
tuirlo in quesl'ultimo incarico don
Viganò ba chiamato don Luigi Boso-
ni, al momento ispettore della Nova-
rese-Elvetica.
Don Paolo Nata.LI è un toscano di
55 anni nato ad Arezzo nel 1925; a 16
anni era salesiano e a 26 sacerdote.
Conseguita la laurea in filosofia, è
stato a lungo insegnante e direttore
spirituale nel liceo di Alassio, dove ba
formato alla vita cristiana schiere di
giovani. Apprezzato per la sua cultu-
ra, era chiamalo a collaborare nella
preparazione dei Capitoli Generali 20"
e 21°, e nel 1975 a seguire come
Don Paolo Natali, subentrato allo scomparso
don Giovenale Dho nella guida del dicastero
per la formazione salesiana.
esperto il Capitolo generale deUe Fi-
glie di Maria Ausiliatrice. Intanto
nella sua ispettoria gli era stata affi-
data la carica di vicario. Nel Capitolo
Generale 21 " veniva eletto consigliere
regionale, e ora - quasi un ricono-
scimento alla sua capacità di dialogo
e alla sua apertura verso le istanze
moderne della cultura -.ha ricevuto
il compito della formazione salesiana
a raggio mondiale.
Don Luigi Bosoni è un lombardo di
52 anni. Nato a Livraga (Ml) nel 1928,
ha frequentato il collegio salesiano di
Milano. A 17 annj la prima professio-
ne, a 26 il sacerdozio. Presto era fatto
direttore, anche di opere complesse
come quella di Bologna. Nel '77 i suoi
confratelli lo inviano loro delegato al
Capitolo Generale, e l'anno successi-
vo i superiori lo nominavano ispetto-
re della Novarese. Ora come consi-
gliere al fianco del Rettor Maggiore
ha la responsabilità dei salesiani d'I-
talia e Medio-Oriente.
GIUSEPPE CASTELLI:
CREDO NELLA FORZA DEGLI
EXALLIEVI UNITI
Sceso a Roma per ricevere dalle mani
del Retto, Maggiore la nomina a Presi-
dente confederale degli Exallievi. Il dr.
Giuseppe Castelli ha anticipato al BS
alcune idee, orientamenti e linee pro-
grammatiche per il sessennio del suo
mandato.
Domanda: Dr. Castelli, quali senti-
menti, quali idee la animano, ora che è
stato nominato presidente degli Exallie-
vi di Don Bosco?
Risposta. Onestamente: quando Il
Rettor Maggiore ml ha offerto la carica
di presidente della Confederazione
mondiale Exallievl, ne sono stato felice.
Ho sempre creduto nel nostro movi-
mento, nella sua Importanza a livello di
associazionismo laico, nella forza degli
Exalllevi uniti. Ma soprattutto ho sempre
lavorato per questi ideali. E così penso
che questa nuova carica, più onerosa
ma anche più Importante, mi permetterà
di accrescere ancora li mio Impegno di
servizio.
Il mondo salesiano è molto vasto:
l'Europa, l'America, l'Asia, l'Africa...
Ecco, queste quattro enunciazioni geo-
grafiche indicano dove cercheremo di
lavorare. Penso soprattutto ali'Africa,
che ci aspetta.
Il nostro movimento è già molto af-
fermato, ma lo si potrà sviluppare an-
3. U nuovo presidente
degli Exallievi di Don Bosco
Cambio di guardia alla presidenza
degli Exallievi di Don Bosco: il
21.6.1980 il Rettor Maggiore ha chia-
mato a riscoprire questa responsabi-
lità il dr. Giuseppe Castelli. Egli su-
bentra a José Gonzalez Torres.
U presidente uscente, il messicano
avv. Gonzalez Torres, è un insigne
civilista nel suo paese. Anni addietro
fu candidato alla Presidenza della re-
pubblica per i cattolici; i discorsi che
pronunciò durante la campagna elet-
torale, raccolti in volume, costitui-
scono un vademecum di sociologia e
politica ispirato al messaggio evan-
gelico. E' stato presidente di o.Justitia
et Pax» e esperto al Concilio. Presi-
dente della Federazione messicana
degli Exallievi, nel '74 veniva chia-
malo dal Reuor Maggiore ad assu-
mere la presidenza mondiale. Duran-
te il suo sessennio è stato promulgato
il nuovo Statuto degli Exallievi, rin-
novato secondo i princlpi del Conci-
lio, che chiama gli exallievi a una
maggiore responsabiJità nell'aposto-
lato, nell'impegno sociopolilico e nel-
la missione salesiana. Sempre duran-
te il suo mandato ha visitato tutte le
federazioni nazionali degli Exallie,;.
suscitando un rinnovato in1pegno.

3.5 Page 25

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cora. Sento che gli Exallìevl, con la loro
presenza nel mondo, con la loro testi-
monianza, contribuiranno ad affermare
quei valori del cristianesimo che ci
stanno a cuore, e nei quali ci ricono-
sciamo.
Ho molta fiducia nella protezione di
Don Bosco e della Madonna Ausiliatri-
ce, ai quali affido l'offerta del mio lavo-
ro, perché mi aiutino e mi guidino.
Ma per lavorare nel mondo c'è biso-
gno di uomini; ecco, conto molto sulla
collaborazione degli amici della nuova
presidenza confederale, sul loro impe-
gno e sulla loro generosità. Sono sicuro
che insieme faremo un buon lavoro.
D. Un sessennio davanti a lei. Forse è
presto per parlare di programmi, ma
certo esistono già Impegni e traguardi
vicini. Quali?
R. è presto per parlare di pro-
grammi, ma l'indirizzo è ormai definito.
Penso a una vasta consultazione tra i
responsabili degli Exallievi sparsi nel
mondo, per sollecitare da loro consigli
ed esperienze, e per sapere infine che
cosa essi si aspettano da noi. Dovremo
poi operare nel senso di potenziare le
strutture che già esistono, e di crearle
dove fanno difetto.
Ho già avuto un incontro con alcuni
amici della nuova presidenza; insieme
abbiamo cercato di delineare qualche
impegno concreto per realizzare il no-
stro lavoro, e ripartirci i compiti nel
senso di una direzione collegiale del
~~-~ ~~}....
Il dott. Giuseppe castelli, anni quaranta.
movimento. Dedicheremo inizialmente
la nostra attenzione a questi quattro
principali settori di intervento:
* I giovani;
* la formazione del dirigenti;
* la collaborazione con la Famiglia
*Salesiana e con la Congregazione;
la presenza cristiana e salesiana
nella società, Il mondo del lavoro, quello
in via dì evangelizzazione.
Su questo programma dovremo di-
scutere presto, e da queste esigenze
dovrebbe prendere avvio il lavoro della
nuova Presidenza confederale.
I traguardi vicini? Anzitutto la costitu-
zione di questa nuova Presidenza. Poi
aspettiamo a Mareggia un centinaio di
Giovani Exallievi da tutta Europa, per il
loro primo Convegno europeo (tema:
Con il suo progetto di universalità, Don
Bosco vivente nella Famiglia Salesiana
interpella noi giovani exatlievi d'Euro-
pa»). In ottobre a Manila il 2° Con-
gresso degli Exallievi di Asia e Austra-
lia». E nel 1981 l'Eurobosco a Lugano...
D. Un messaggio e un saluto ai tanti
exa/fievl che leggono if Bollettino?
R. Anzitutto Il nostro pensiero pieno
di gratitudine deve andare al lavoro
svolto dalla Presidenza uscente. In par-
ticolare al presidente José Gonzales
Terres, che dal Messico ha diretto con
competenza ed entusiasmo per sei anni
il nostro movimento. E al delegato con-
federale don Umberto Bastasi, che per
quasi trent'anni ha lavorato e si è do-
nato per noi Exallievi. So che potremo
sempre contare sul cuore e sull'amore
che essi nutrono per il nostro movi-
mento.
Invito poi lutti gli Exalllevi impegnati,
a lavorare insieme ai propri delegati con
entusiasmo e generosità. Il successo
della nostra missione dipenderà dal-
l'impegno, dall'entusiasmo e dalla ge-
nerosità con cui ci dedicheremo, ognu-
no al proprio livello, al compito che ci
attende. La strada sarà lunga e difficile,
ma la prospettiva mi affascina: lavorare,
soffrire, pregare e gioire insieme a tutti
voi, Exalllevi sparsi nel mondo.
Il nuovo preside.ate Giuseppe Ca-
stelli è svizzero e ha 40 anni. Nato a
OUvone (Canton Ticino), ha studiato
presso i salesiani dj Maroggia, poi ha
frequenlato a Friburgo la Scuola su-
periore di commercio e l'Università
cattolica. Vive a Lugano, dove dirige
una scuola professionale e è titolare
di uno studio commerciale. Dal 1970 è
presidente dell'Unione Exallievi di
Maroggia. E' stato per sei anni presi-
José Gonzlilez Torres, presidente uscente.
dente degli Exallicvi svizzeri, e at-
tualmente ricopriva la cadca di teso-
riere nella presidenza confederale.
L'anno prossimo gli Exallievi terran-
no nella sua Lugano il loro quarto
Eurobosco (o congresso europeo), e
già da tempo Castelli lavora p erché
tutto possa svolgersi con precisione...
svizzera
4. Incarichi
presso la Santa Sede
Don Luigi Bogliolo in questi mesi è
stato nominato segretario della Pon-
tificia Accademia di San Tommaso, e
consullore della Sacra Congregazione
per le cause dei santi. Questo insigne
studioso della filosofia tomista ha alle
spalle una vita intera di insegnamen-
to universitario. Laureato in filosofia
e licenzia in teologia, ha seguilo passo
passo le vicende del Pontificio Ateneo
Salesiano. Nel '74 era nominato Ret-
tor magnifico della Pontificia univer-
sità urbaniana. Terminato il suo
mandato, a 70 anni è stato chiamato a
succedere al compianto padre Carlo
Boyer come segretario dell'Accade-
mia Pontificia, e inoltre come con-
sultore ha il compito di studiare i
problemi teologici riguardanti le cau-
se dei santi.
Don Vincenzo Miano. Una grave
perdita: era il segretario del «Segre-
!ariato per i non credenti». Altro uo-
mo di vasta cultur a, vita spesa negli
studi, gli ultimi 15 a.uni al fianco del
card. Koenig nel delicato dicastero
della Santa Sede. Nato nel 191 O a
Canicattini Bagni (Siracusa), a 16 an-
ni era salesiano e a 24 sacerdote.
Studi di filosofia e teologia alla Gre-
goriana, poi insegnante in vari stu-
dentati della COQgregazione. Dal '40 è
ininterrottamente all'Università sale-
siana, più volte decano della facoltà
di Filosofia. Nel '65 Paolo VI lo chia-
mava all'Ufficio di segretario del Se-
gretariato per i non credenti, e da al-
lora pur senza tralasciare l'insegna-
mento si prodigò nel nuovo compilo,
con svariate iniziative e lunghi viaggi
che lo penarono in tutti i continenti.
Quattro anni fa un intervento chi-
rurgico che sembrava di poco conto
portò alla scoperta di un tumore in-
curabile. Accolse la notizia con forza
e serenità, e continuò nel suo lavoro
fino all'ultimo. Alla fine del maggio
scor so, prima di entrare in ospedale,
volle ricevere l'unzione degli infermi
durante una concelebrazione eucari-
stica alla presenza della sua comu-
nità. Il mattino seguente condusse a
termine gli ultimi esami del corso
universitario che aveva svolto, poi si
lasciò condurre all' ospedale. E' morto
il 28 giugno scorso, il giorno esatto del
suo settantesimo compl eanno.
25

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VOLONTARIE DI DON BOSCO
e alda notte d'estate 1940, a Ca-
tania. Gli occhi si fissano in
cielo: miriadi di stelle. Le
guardi e capisci che dietro di loro c'è
Qualcuno. Cettina è incantata da quel
trionfo di luci; ha sgranalo i suoi oc-
chioni di bambola orientale, quasi
per mettersi dentro quelle scene di
sogno. Vuol dire qualcosa, ma le pa-
role le farfugliano in gola. Non sa
parlare, si inceppa a ogni tentativo.
La mamma punta gli occhi ansiosi su
quelle labbra che stentano ad aprirsi;
è un tormento per tutta la famiglia, e
Cettina ha ormai tre anni. Ma quella
sera, dinanzi all'incanto del cielo in
festa, la lingua si sblocca, Cettina
esplode in tre parole, quasi un mes-
saggio e un programma: « Mamma, le
stelle, il cielo! »
Lo racconteranno un giorno, a vi-
cenda terrena conclusa, le sue sorelle:
«Le sue prime parole furono le stelle,
il cielo. E è stata la prima di noi a
raggiungerli». Cettina era nata il 18
novembre 1937. Amò smisuratamente
la vita, ma seppe dire con coraggio di
al dolore quando bussò alla sua
porta, e tornò alla Casa del Padre il 12
agosto 1970, dopo otto anni di calva-
rio con Gesù crocefisso. Tutto qui, ma
Fra la culla e la tomba Cellina visse
un poema d'amore.
Nascoste sotto il letto. «In princi-
pio era la mamma» è stato detto di
Don Bosco, e così anche per Cettina.
[n principio una mamma meraviglio-
sa che le sa dare educazione genuina,
sapore di famiglia, limpidezza di
princìpi. In casa ci saranno un figlio,
Benito, e tre figlie: Cettina, Maria,
Melina. Tre nomi della Madonna.
Messa quotidiana, mamma e figlie
nella prima fila. A sera, in un comune
gesto di ringraziamento, tutta la fa-
miglia si riunisce in preghiera.
Ma un mattino uggioso papà parte
per la guerra, avvolto nella divisa da
sottufficiale dj marina. E' cannoniere
su una nave da guerra. E' la tragedia
di migliaia di soldati che lasciano le
famiglie e vanno a combattere una
guerra nella quale non credono, e ri-
cevono l'ordine assurdo di uccidere.
La famiglia si era trasferita fuori Ca-
tania, a Nicolosi; la mamma manda
avanti il piccolo negozio di generi
alimentari, il papà appena può per-
corre a piedi i 30 km di strada che lo
separano da casa per passare qual-
che ora con i suoi cari.
Poi l'invasione deUe truppe alleate
in Sicilia, il ripiegamento dell'eserci-
to, e il babbo trasferito sul continen-
te. La guerra si fa sempre più lunga e
spietata. Un giorno gli aerei america-
ni bombardano Nicolosi. Cellina e le
sorelle nascoste sotto il letto tremano
26
Cettina
le stelle
lo
Cettina Coniglione: una di quelle
vite che sembrano Inutili e svuo-
tate dall'assurdità del dolore. Poi
ti accorgi che c'erano dapper-
tutto le impronte di Dio
di paura, mentre la casa è squassata
da cima a fondo: la bomba cade nella
stanza accanto dove la mamma era
solita impaslare il pane e la pasta che
poi rivendeva ai pochi clienti. Gran
polverone. Molte macerie, ma tutti
vivi e incolumi.
E un giorno un reduce ·dalla guerra
porta la notizia: ha visto il loro padre,
è sano e salvo, presto arriverà! Pochi
giorni dopo eccolo: un reliuo d'uomo,
scalzo e sbrindellato, con barba lunga
e tanta fame. Di pane, e ancor più di
affetlo. La mamma cade in ginoc-
chio, poi solleva gli occhi al quadro
del Sacro Cuore, al quadro della Ma-
donna: «Grazie, grazie».
Vuol vendermi quel coltello? La
vita in qualcbe modo riprende, le
piaghe stentano a rimarginarsi. La
famiglia di Cettina torna a Catania, il
padre con un fratello mette su una
fabbrica di vasi d'argilla lavorati al
tornio. Quella lavorazione richiede
tanta acqua, e Cettina con Benito, al-
legri somarelli, ogni giorno vanno a
prenderla con il secchio alla fontana.
In parrocchia Cellina frequenta il la-
boratorio di sartoria, diventa abile nel
taglio e nel cucito. Gli anni passano
spensierati con le sorelline e iJ fratelli,
con i piccoli avvenimenti familiari e
le burle e le feste. Crescendo Cettina
si rende sempre più ulile, non solo in
casa ma anche in parrocchia, dove si
reca al pomeriggio per il catechismo
ai piccoli, per preparare i canti e le
cerimonie. Soprattutto sostituisce la
mamma in negozio, quando essa de-
ve assentarsi. E un giorno il fattaccio.
che lei riesce ad affrontare con co-
raggio e presenza di spirito.
Cettina ha 16 anni. Entra nel nego-
zio un giovanotto, La fissa con sguar-
do stralunalo, poi estrae un coltello e
avanza. Cettina sente il cuore sallarle
in gola. In casa c'è nessuno, proprio
nessuno, neppure la sorella più pic-
cola che da qualche giorno è in col-
legio. «Desidera qualcosa?», mormo-
ra cercando di dominare la paura.
Il giovanotto farfuglia qualche co-
sa, e lei: «Aspetti un momento. Forse
vuol vendermi quel coltello? Aspelli
che chiamo papà». Si avvicina alla
scala che dà al piano superiore e gri-
da: «Vieni, papà. C'è un signore che
vuole parlarti». Il giovane interdetto
non sapendo che cosa rare gira i
tacchi e scappa.
Ti regalo il corredo da sposa. Pen-
sosa, responsabile, intraprendente,
Cettina intende dare un senso pieno
alla sua vita. Confida al parroco i suoi
sentimenti. Qualcuno si è già presen-
tato in casa a chiedere la sua mano,
ma lei ha opposto un (ermo rifiuto.
La mamma ha cominciato a prepa-
rarle il corredo, ma lei sente il desi-
derio di donare il suo cuore a uno
sposo che le promette un amore più
consistente ed eterno. Pensa di con-
sacrarsi a Dio nella vita religiosa.
Il progetto prende maggior con-
cretezza nella nuova parrocchia in
cui la famiglia si trasferisce, occu-
pando un alloggio più grande in via
Maria dell'Aiuto. Cettina prende il
diploma di taglio e cucito, ora può
aiutare meglio la sua famiglia. Mette
su in parrocchia un corso di taglio, e
lavorando con le giovani della par-
rocchia ba la gioia di trasmettere loro
non solo un mestiere ma uno stile di
vita fatto d'amore a Dio, di preghiera,
di serenità, di apertura agli altri.
Un giorno del 1960 la sorella McUna
la sorprende più meditabonda del
solito. «Cettina, che cos'hai? A cosa
pensi?» «Promettimi di non dirlo a
nessuno. Voglio farmi suora». La so-

3.7 Page 27

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rella spalanca gli occhi, ma Cettina la
rassicura: « Ti règalerò tutte le mie
cose, anche il corredo da sposa che
mamma sta preparando, e che io non
userò».
Poco dopo c'è festa in famiglia: con
pochi amici e parenti si festeggia il
2Smo di matrimonio dei genìtori.
Cettina ha 22 anni. Qualche giorno
più lardi trova soli mamma e papà, e
apre il suo cuore: « Vorrei andare con
le Figlie di Maria Ausiliatrice». Segue
un silenzio impressionante. Mamma
e papà facevano tanti calcoli su Cet-
tina. Anche i bravi genitori cristiani
trovano difficile donare i figli aJ Si-
gnore. Forse perché il Signore è uno
sposo mollo geloso, che se li porla via
lontano lontano. Ma poi mamma e
papà chinano il capo: « Va bene, se
questa è la volontà di Dio». La sorella
Melina ricorderà: « Quando venni in-
[ormata, provai un senso di disagio, e
sentii un improvviso distacco da Cet-
tina. Non comprendevo il significato
di quel passo... ».
li 24.11.1960 Cettina è accolta tra le
aspiranti FMA. Racconta ancora Me-
lina: «Andammo a trovarla a Treca-
stagni. lo la guardavo con senso di
commiserazione. Le suore non mi
piacevano per niente. E non immagi-
navo affatto che un giorno avrei po-
tuto divenire suora anch'io. Eppure.
passati appena due mesi dall'emrata
in aspirantato <li Cettina, sentii un
forte desidedo di raggiungerla. E
presto mi accorsi che non era un
semplice desiderio, ma un ideale vero
di vita religiosa». Poco dopo Melina
era a Trecastagni, e ancora un poco e
si aggiungerà anche la Lerza sorella,
Maria.
Portavano tulle e tre il nome della
Madonna, e volevano diventare Figlie
di Maria Ausiliatrice. Due ci riusci-
ranno, per Cettina il Signore riserva-
va una vocazione molto più difficile.
Quei tre mesi in colonia. Un giorno
la direttrice chiamò la postulante
Cettina: « Desidererei che LU andassi a
San Cataldo: c'è la colonia montana,
ci sono le bambine da assistere».
Cettina accetta con gioia la sua prima
obbedienza religiosa. Sono tre mesi di
intenso lavoro, di ricca esperienza: i
metodi educativi che ha imparato
sulla carta diventano realtà vivente.
Far giocare, inventare ogni giorno
qualcosa di bello e di diverso, inse-
gnare canti, approntare un piccolo
laboratorio, organizzare la vita della
colonia... Ma il bel sogno finisce lì.
Tornata a Trecastagni, Cettina co-
mincia a sentire i segni di un male
che sarebbe stato facilmente curabi-
le, se diagnosticato in tempo. Ma non
sarà cosi.
Le superiore pensano di farla cu-
rare in casa: l'ambiente familiare
tante volte è di grande aiuto. La
mamma si prodiga, vengono tentale
tutte le cure, Cettina sembra miglio-
rare e ritorna al suo istituto. Il
31.1.1962, festa di Don Bosco, riceve
la mantellina, la prima divisa da reli-
giosa, primo segno appartenenza
alla sua congregazione. Quel giorno
la mamma guarda orgogliosa le sue
lre figlie: Cellina postulante, Maria
aspirante, Melina aspirantina.
Terminato l'anno, Cettina spera di
entrare in noviziato e sogna la vesti-
zione. Invece il male l'assale con più
furore di prima, e la consigliano di
tornare a casa. Le viene chiesto anche
di deporre la mantellina. Se la sfila di
dosso, la bacia, e la consegna alla
suora. La mamma piange, e lei trova
Cettlna Coniglione.
parole per consolarla. Un giorno dirà:
«Non fa niente, se io soffro. Gesù ha
sofferto più di me». E conserverà per
sempre il caro ricordo di quei tre
mesi passati in colonia montana, gli
unici mesi di lavoro come Figlia di
Maria Ausiliatrice. Ha gustalo la dol-
cezza di un frutto, e ha dovuto la-
sciarlo ai margini della strada in at-
tesa che lo assapori qualcun altro dai
denti più sani.
Volontaria di Don Bosco. Alla pena
delle cure mediche sbagliate che Cet-
tina tornata a casa affronta senza ri-
sultati, si aggiunge la sofferenza del
futuro incerto.
« Mio Dio, qual è la tua volontà? -
scrive nei suoi appunti personali -.
Cosa devo fare? Perché mi hai fatta
uscire dalla mia Congregazione? Cosa
mi dài in cambio di questa mia ri-
nuncia?» E altra volta: «La mamma
dorme e non sa che io veglio e piango.
Signore, qual è la tua volontà? Vuoi
forse cbe segua la via del matrimo-
nio? Ma sento che devo essere tua,
tutta tua, soltanto tua... Fammi capire
allora che devo fare».
«Era veramente amaro il calice che
doveva bere - ricorda la sorella Ma-
ria -. Non poter partecipare alle at-
tività della sua parrocchia, non poter
più [are il catechismo ai bambini,
dover stare lontana dalle persone ca-
re, che strazio per lei che amava tao lo
la compagnia e l'apostolato!» Più
volte aveva detto: « Voglio andare
lontano, nel terzo mondo. Molta gen-
te ha bisogno di aiuto, molta gente
non conosce il Vangelo». Erano so-
gni, presto ridimensionati dalla con-
sapevolezza della dura realtà: «Of-
frirò la mia malattia per la salvezza
del mondo».
E Don Bosco le aprì una nuova
strada: Cettina, che avrebbe voluto
essere una delle sue suore, djventerà
una delle sue Volontarie. Si chiamano
Volontarie di Don Bosco le apparte-
nenti a un Istituto secolare che da
poco ha messo i subi primi germogli
in Sicilia. Le VDB sono « consacrate
nel mondo,,, vivono a casa loro, senza
divisa, con una loro professione, e
testimoniano nella vita di ogni giorno
la loro segreta donazione al Signore.
Cettina ne è informata, domanda di
far parte delle VDB, è accettata. Nel-
l'ottobre I964 entrà nel triennio dì
prova, e partecipa con tutto il suo
entusiasmo, al di là di quanto le per-
metterebbero le forze. Nel settembre
1967 emette la sua prima professione:
ora la sua anima ha trovato una pa-
tria, è consacrata per sempre al Si-
gnore.
E il Signore la associa più stretta-
mente alla sua croce: il male si ag-
grava e Ceuina il U gennaio 1968 en-
tra in ospedale per non uscirne più.
Quattordici buchi. In ospedale
Cettina soffre moltissimo; per trac-
ciare il quadro delle prove attraverso
cui passerà occorre elencare varie
operazioni, l'asportazione di due co-
stole, l'incompetenza dei medici che
curano la glicemia facendole delle
fleboclisi di zucchero, un tubicino che
le viene spietatamente cacciato fra le
costole e che per un anno le causa
dolori lancinanti... Ricorda la mam-
ma: « Più che Je sofferenze fisiche,
che sapeva offrire serenamente al Si-
gnore, Cettina dovette soffrire tanto
moralmente. Una sofferenza senza
funiti fu per lei la solitudine, dato il
suo carallere allegro e socievole». Ma
la solitudine, poco per volta accetta-
ta, la porta alle conquiste più alle
dello spirito. Nella solitudine conti-
nua a costruire, a maturare la sua vita
di amore e di donazione.
t>
27

3.8 Page 28

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Torna a sorridere, a tutti, sempre.
Ricordano le Volontarie di Don Bosco
che andavano a trovarla: «Ogni volta
la trovavamo serena e sonidente. Ha
saputo accettare con amore la croce
che il Signore le aveva regalato».
Le sue sorelle suore: « Era sempre
piena di gioia, noi la ricorcliamo cosL
Abbiamo trascorso momenti di para-
diso accanto a lei, una serenità spiri-
tuale che ci dava un senso di riposo e
di sollievo. Una volta, dopo aver
conversato un poco, ci disse cli aprire
l'armadietto e di prendere il tambu-
rello siciliano che mamma le aveva
regalato. Raccolse tulle le sue forze,
si sollevò dal leuo, e suonò, cantò con
entusiasmo. Ci cliceva: "Cantate con
me, voglio essere felice''. Sollevava le
braccia per ballere il tamburello,
mentre noi pensavamo al dolore che
doveva produrle la ferita aperta alle
costole».
Una delle dottoresse che la curano
è piuttosto scettica in fatto di fede, a
volte canzona un po' Cettina, la sua
religione, i suoi sentimenti di pietà.
Eppure, quando viene all'ospedale,
tutte le volte va a trovarla. Dice:
« Quando sono agitala e nervosa,
passo qualche minuto nella stanza di
Cettina e sento rinascere in me la se-
renità». Lo stesso accade alle sue
amiche VDB: «Si andava al suo ca-
pezzale per confortarla, e si usciva da
quella stanzetta piene di serena rran-
quillità. La sua gioia, la nota scher-
zosa, la bontà, l'amabilità, la dolcezza
cli quel viso, ci facevano dimenticare
tutti i nostri guai».
Cettina non nasconde la sofferen-
za, la dichiara, ma senza farne un
dramma. E a volte sa scherzarci so-
pra. Un giorno, tornata -prostrata
dalla sala operatoria, dice alle ami-
cbe: «Ho avuto tanto dolore che vo-
levo piangere. Ma al momento di
farlo mi sono accorta che non avevo
il fazzoletto, e così ho dovuto rinun-
ciare alle lacrime».
Sa sorridere perché sa dare un va-
lore soprannaturale alla sofferenza.
Un giorno la dottoressa scettica le
confida una grave difficoltà in cui è
venuta a trovarsi, e chiede a Cettina
cli pregare per lei. Quel maltino Cet-
Lina deve fare l'endovenosa e offre
come al solito all'infermiera il braccio
martoriato dalle precedenti punture.
Quella volta non si riesce a trovare la
vena. E le sono fatti ben 14 buchi con
l'ago nel braccio dolorante. Ma Cetti-
na non emette nessun lamento. L'in-
domani la dottoressa torna felice, le
sue difficoltà si sono risolte d'un
tratto, e ringrazia Cellina di aver
pregato per lei. « Non ho pregato -
precisa Cettina - . Ho solo offerto a
Gesù i miei 14 buchi».
Sarà una grande festa. A poco a
poco il Signore ha riempito comple-
tamente la sua solitudine. Di fronte al
suo letto domina un grande Crocefis-
so: è il suo sostegno, i1 suo compagno
più caro. I suoi occhioni ned lo fis-
sano con frequenza, specie nei mo-
menti particolari di preghiera o di
dolore. Ricordano le sue amiche
VDB: «Cettina non si lamentava mai,
perché trasformava il lamento in uno
sguardo e in un allo cli offerta al suo
Gesù crocefisso. Diceva: "Gesù è in
croce. e io su un morbido letto".
Apriva le braccia in forma di croce,
era il suo gesto di nfferla ».
Ogni giorno alle 6,45 padre Luigi, il
cappellano, le porta la comunione.
Quando si avvicina il momento, Cet-
tina comincia a domandare inquieta:
«Che ora è?» E' la domanda cli chi
aspetta con ansia qualcuno che tarda
a venire. E poi clice: « Mamma, è ar-
rivato il Rei» Dice alla sorella Maria:
«Qui c'è stato il Re dei re!» Cettina
rende il Signore ben presente a tutti.
Ricorda padre Luigi: «Andavo da lei
per sentir parlare del Signore, per
edificarmi della sua presenza, deUe
sue espressioni di eroica rassegna-
zione alla volontà di Dio».
A poco a poco Cellina comprende
che la battaglia dei medici è perduta,
e accetta serena l'inesorabile conclu-
sione. Confida: «Sento èhe il giorno
della mia morte si avvicina, e sono
contenta. Prima in me c'era un desi-
derio di vivere così forte che mi te-
neva lontano il pensiero della morte.
Adesso da circa un mese la penso, e
sono contenta perché spero di andare
in paradiso. Il Signore mi porterà su-
bito in paradiso».
Le domandano: «Cettina, hai bi-
sogno di qualcosa?» «No. Sono stac-
cata da tutto, non desidero nulla.
Solo l'amore di Dio». Le domanda-
no: «Cettina, come va?» Risponde:
«Cettina non è più per questo mon-
do. Cettina è per il paradiso». Vede
piangere attorno a sè: «Ma perchè
piangete? lo non ho paura di morire.
Sono contenta. Tutto passa, tutto
arriva, a tutto si arriva». «Mamma,
sento che sarà una grande festa».
E' arrivato il Re. Quando si rende
conto che è giunto il tempo degli ad-
dii, vuole i genitori e gli amici accanto
a sè. A tutti ha un ricordo da lasciare.
Alle sorelle suore: «Siate fedeli alla
vostra vocazione, siate sempre con-
tente». Al rTatello Benito (sposato, e
con tre bambini piccoli): « Di' ai miei
tre nipotini che mi perdonino se non
ho mai avuto il coraggio di baciarli.
Con la mia malattia, avevo paura cli
far loro male. Ma tu Benito dàgli tutti
i baci che non ho potuto dargli io».
Hanno portato un registratore, e lei
canta l'Ave Maria per la sua mamma:
così potrà riasco.ltare su quel nastro
inciso la voce di Cettina anche dopo
la sua partenza. Ma alla mamma
chiede un favore: «Mamma, vedi
quel Libriccino? Quando sarò morta
mettimelo tra le mani. E non farlo più
toccare da nessuno... ». Quel libricci-
no sono le Costituzioni delle Volonta-
rie di Don Bosco, il suo patto nun-
ziale, la sua consacrazione aJ Signore.
Ormai parla solo del suo sposo:
«Come è buono Gesù!» E come se
nessuno la sentisse: «Gesù, ti amo».
Spunta l'alba del 12 agosto 1970,
giorno che per lei non avrà più tra-
monto. La mamma le è accanto. Cet-
tina vorrebbe cantare il Magnificat
per ringraziare la Madonna. C'è pa-
dre Luigi che oggi non le ha portato la
comunione, le sue labbra non posso-
no più ricevere Gesù. C'è la dottores-
sa scettica. La mamma ingoia le la-
crime, e canta il Magnificat accanto
alla figlia morente. Il Vangelo diventa
atluale e reale, il Vangelo è ]): « Be-
nedetto il giorno che ti ho data alla
luce. Benedetto il mio talle che Li ha
nutrita».
Cettina dice: «Mamma, è arrivato il
Re». Padre Luigi ricorda: «Ogni
giorno alle 6,45 le portavo il Signore,
quel giorno alle 6,45 è venuto il Si-
gnore a prendere le i».
Dice la dottoressa scettica: «Ho vi-
sto morire tanti malati, ma non ho
mai provato per nessuno quel che
provo adesso per Cettina».
Vengono in mente mille domande,
che poi si riassumono in una sola:
come ha potuto una creatura inna-
morata della vita sapere che la morte
era vicina e sorridere, e far sorridere,
e profondere gioia a chi le stava ac-
canto? Come ha potuto? Una sola è la
risposta: «Cristo mia speranza è ri-
sorto, e io risorgerò con lui».
Condensato da:
Franco Solarino
Il cielo, le stelle e Cettina
Ed LDC 1980. Pagine 32 (lire 350)
28

3.9 Page 29

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* PROTAGONISTI NEL PROGETTO DI DON BOSCO SECONDA PARTE
Cooperatori di Dio
el suo campo
« Una turba Immensa di ragazzi si trova In ogni luogo esposta al più
grandi pericoli... Facciamo loro da padri!» Questo l'appello di Don
Bosco al suol Cooperatori. E In un secolo di vita sono proceduti pa-
ralleli sia l'Impegno del salesiani nell'animare I Cooperatori, che
l'impegno del Cooperatori nel lavoro per la gioventù. Diceva l'apo-
stolo Paolo: Slamo cooperatori di Dio nel suo campo»
N on sia mai, o anime cor-
11
tesi, che siano più accorti,
''
più animosi nel fare il
male i figli delle tenebre, che non
nell'operare il bene i figli della luce•.
Quel 22 gennaio 1878 a Roma, l'udi-
torio di Don Bosco era avido delle sue
parole. «Ciascuno di noi si faccia
guida, maestro, salvatore di fanciul-
li!• Per la prima volta Don Bosco ra-
dunava nella capitale i suoi Coopera-
tori, o meglio quanti avevano in ani-
mo di divenlare Lali, e teneva loro la
prima delle 80 e più conferenze che
pronuncerà negli ultimi dicci armi di
vita. «Alle arti ingannatrici della ma-
ligmtà, contrapponiamo le industrie
amorose della carità nostra, stampa a
stampa, scuole a scuole. collegi a
collegi. Vigiliamo attenù sui bimbi
delle nostre larniglie, parrocchie, isti-
tuti... », Quanle cose da realizzare
proponeva Don Bosco ai ~uoi Coope-
ratori. Una turba immensa di poveri
ragazzi si trova in ogni luogo esposta
ai più grandi pericoli, per incuria dei
parenti, per estrema miseria... Fac-
ciamoci loro padri, mettendoli al ri-
paro dalle lusinghe del vizio!»
Quattro mesi più tardi, parlando
per la prima volta ai Cooperatori to-
rinesi, ·Don Bosco diceva: « Volete la-
re una cosa buona? Educate la gio-
ventù. Volctc fare una cosa santa?
Educale la gioventù. Volete lare cosa
santissima? Educate la gioventù. Vo-
lete fare cosa divina? Educate La gio-
\\•entù •.
Cosi parlava Don Bosco ai suoi
Cooperatori. Indicava loro un campo
smisurato, lo stesso campo che a lui
era slato proposto nel • sogno dei
nove anni"· La gioventù povera era il
campo in cui Dio l'aveva chiamato a
lavorare, e in cui egli introduceva con
la forza del suo esempio anche i
Cooperatori. • Siamo infaui Coopera-
tori di Dio nel suo campo•, dice\\'a un
giorno lontano l'aposLOlo Paolo, e i
Cooperatori di Don Bosco hanno
pieno diritto di ripetere per quelle
parole.
4. Cento e più anni
di fedele cooperazione
Morendo nel 1888, Don Bosco la-
scia,•a sul ta,•olo una lettera «da spe-
dirsi dopo la mia morte•. Era ri\\lolta
ai Cooperatori, diceva: «Se avete
aiutato me con tanta bontà e perse-
veranza, ora vi prego che continuiale.
Le opere che col vo~tro appoggio io
ho cominciate non hanno più bisogno
di me, ma continuano ad avere bil,o-
gno di voi... A tutti pertanto io le af-
fido e le raccomando•. Queste parole
non sono cadute nel vuoto. Sollo i
llBfRTA'
...!,..,I
STAMPA
N~ ,DI
HEN2'0GNE
\\X/
IL.
PAPA
Roma, 1976: una aclocca campagna contro Il
Papa era In co,.o ,u1 glornall, e I Giovani
Coopera1ort coma per un Invito di Don Bosco
sono scesi a manifestare In plana.
successori di Don Bosco è conùnuato
lo sforzo di organizzazione dei Coo-
peratori, e è continuata la loro rispo-
sta •con tanta bontà e perseveranza».
Don Rua, con cui Don Bosco aveva
voluto sempre« fare a metà», nel 1893
diffondeva un « Manuale pratico»
destinato ai direttori salesiani e ai
decurioni, con le indicazioni per l'a-
nimazione dei Cooperatori. Poi crea-
va i «Direttori diocesani» per favorire
l'intesa con i Vescovi. Dava vita ad
altre figure come il Corrispondente
ispettoriale, il Propagandista dei
Cooperatori, gli Zelatori, i Comitati
d'azione salesiana, e al centro della
Congregazione consegnava la re-
~ponsabilità direua di tutto il settore
alla seconda autorità salesiana, il
Prefetto generale (com'era chiamato
allora). Occorreva formare i Coope•
ralori, spiritualmente e salesiana-
mente, e mons. Pasquale Morganti
(poi arcivescovo di Ravenna), nel
1905 compilò a questo scopo un
Manuale dei Cooperat0ri salesiani».
A quell'epoca il BS si stampava a
Torino nelle nove lingue principali,
era mandato in tulli i continenti. E
appena sette anni dopo la morte di
Don Bosco, nel 1895, i Cooperatori
tenevano a Bologna il loro primo
Congresso intemazionaJe. a cui tanti
altri avrebbero fatto seguilo.
- I Congressi. Quel primo Congresso
fu un'assise imponente, suscitò inte-
resse in tutta Europa. Vi presero
parte 4 cardinall, 4 arcivescovi, 24
vescovi. La tribuna stampa accolse
rappresentanti di 39 giornali italiani,
7 austriaci, .i spagnoli e altrettanti
francesi, 3 svizzeri, 2 inglesi, uno te-
desco. I temi tra11ati dai Cooperatori
erano di estrema concretezza: l'edu-
cazione dei giovani operai, collegi e
ospizi, le missioni, l'apostolato stam-
pa, il sistema educativo di Don Bosco,
caLechism i e oratori, colonie agricole,
emigrati...
Visto il buon esito, altri Congressì
vennero celebrati a distanza di pochi
anni a Buenos Aires, Torino, Lima,
Milano. Sanùago del Cile, Sào Paulo.
Poi scoppiò la prima guerra mondia-
le, che frenò lo sviluppo dei Coope-
ratori. Ma essi furono rilanciati -
con gli Exallicvi - nel 1920 dal Con-
gresso di Torino. Si Lrauò quasi di un
lriplice congresso, a cui prendevano
parte Cooperatori, Exallievi ed Exal-
lieve, con sedute in parte separate e
in parte congiunte. In quell'occasione
fu pure inaugurato il bel monumento
a Don Bosco di pia71.a Maria Ausilia-
trice; ma soprattutto si precisò il
ruolo ecclesiale di questo movimento
salesiano, e la sua fu nzione al fianco
dell'Azione cauolica.
I>
29

3.10 Page 30

▲back to top
Poi congressi a Buenos Aires, Tori-
no, Bogotà, finché la seconda guerra
mondiale giunse a frenare di nuovo
ogni cosa. Ma nel dopoguerra la
nuova ripresa. Nel Consiglio superio-
re della Congregazione venne creata
la nuova carica cli consigliere per i
Cooperatori, al suo fianco venne
chiamato un segretario generale; ca-
riche analoghe sorgevano presso le
Figlie di Maria Ausiliatrice. Nel 1951 i
Cooperatori venivano aggregali al
« Movimento dell'apostolato dei lai-
ci». Un convegno del 1952 a Roma
segnava il nuovo consolidamento:
Pio Xli riceveva i Cooperatori a Ca-
stelgandolfo, e i.L suo discorso parti-
colarmente denso diventava la «ma
gna charta» dell'associazione.
Don Ricceri, clivenuto nel 1953 il
nuovo responsabile dei Cooperatori,
riordina l'Ufficio centrale, migliora il
BS italiano, incoraggia lo sviluppo di
quelli esteri, dà un Notiziario e un
nuovo Manuale ai Cooperatmi diri-
genti, ai Cooperatori un « Manuale
di pietà». Potenzia gli esercizi spiri-
tuali per Cooperatori, organizza pel-
legrinaggi, assegna ogni anno una
«campagna» da svolgere con un pre-
ciso programma di formazione e di
apostolato. Sotto di lui riprendono i
Congressi internazionali, a Bruxelles,
Madrid, Barcelona... A Roma nel 1962
i Cooperatori si sentono invitati a
prendere molto sul serio il loro nome:
«Cooperatori - spiega loro Papa
Giovanni .XXlll - è un termine alto:
di fatto ogni vescovo (nell'ordinazio-
ne sacerdotale) chiama "Cooperatori
del nostro ministero" i suoi sacerdo-
ti... ». E il Papa li invita ad accogliere e
vivere in pienezza il rinnovamento
del Concilio.
Il Congresso del centenario. li rin-
novamento voluto dal Concilio mette
in stato di ricerca anche i salesiani,
che nel Capitolo Generale Speciale
del 1971 decidono di valorizzare l'i-
dea, rimasta implicita in Don Bosco,
della Famiglia Salesiana. In essa i
Cooperatori trovano una collocazione
privilegiata, mentre i salesiani sento-
no maggiormente il dovere di impe-
gnarsi alla loro animazione.
Il nuovo superiore don Giovanni
Raineri, che nel 1972 riceverà la qua-
lifica cli «consigliere per la Famiglia
Salesiana», impegna salesiani e Coo-
peratori a una riscrizione più moder-
na e aggiornata del Regolamento di
Don Bosco Oa prima stesw·a, ad
esperimento, è fatta nel 1974). Poi nel
1976 invita i Cooperatori a una nuova
grande assemblea, il Congresso del
centenario. Ricordando Don Bosco
che cento anni prima presentava a
Pio XI il loro Regolamento per OLte-
ncrne l'approvazione, i Cooperatori a
Roma danno vita al loro primo con-
Alcuni nomi
dal grande mazzo
I Cooperatori sono tutti illustri e
tutti importanti per Don Bosco e i]
suo progetto. Ma per elencarli tutti
si dovrebbe stampare un volume ti-
po elenco telefonico. Perciò ecco
una selezione di nomi, lacunosa e
puramente esemplificativa. Che
comprende anche i «Cooperatori
ante litteram», i collaboratori e be-
nefattori dei primi Oratori di Don
Bosco.
e:. , 1.i: • v11- e•
Bianco Marque:i Bartolomeo
(Spagna, 1914-36). Servo di Dio.
Operaio sindacalista, catechista al-
i'oratorio di Pozoblanco: fucilato
dai rossi a 22 anni.
Cafasso san Giuseppe (1811-1860).
Direttore spirituale di Don Bosco,
suo orientatore verso l'apostolato
degli oratori, suo costante benefat-
tore.
Carboni Edvige ( 1898-1952). Ser-
va di Dio. Chiamava Domenico Sa-
vio ~ il mio Eratellin.,». E come hti al
tempo del colera, visitava gli scan-
tinati e le soffitte in aiuto dei poveri.
Chopitea donna Dorotea (Spagna
1816-1891). Serva di Dio. Don Bosco
la chiamava «la nostra mamma di
Barcellona». Col marito dette vita a
una trentina di fondazioni, soprat-
tutto per la gioventù.
Da Costa Alexandrina (Portogallo,
1904-1955). Serva di Dio. Inchiodata
nel letto da una caduta. fu Coope-
ratrice salesiana - e autentica -
con la preghiera.
Murialdo san Leonardo (Italia
1828-1900). Amico di Don Bosco e
suo collaboratore della ptima ora,
accettò da lui la direzione di uno dei
suoi primi oratori, quello di San
Luigi, e lo mandò avanti pagando
generosamente di persona e con le
sue sostanze.
Pe tyx Antonino (18.74-1935). Ser-
vo d i Dio. Fu tra i primi allievi dei
salesiani in Sicilia, uno dei fonda-
tori delle Conferenze di San Vin-
ccnzo nell'isola. Lo chiamavano «il
servo dei poveri» , «il sacerdote in
giacchetta». U vescovo alla sua
morte non volle pregare per lui, di-
cendo che non ne aveva bisogno.
Pio X (vedi Papi).
Toniolo Giuseppe (1845-1918).
Servo di Dio. S'incontrò con Don
Bosco, trovò che il proprio molto
«Tutto per il popolo e per mezzo del
popolo» era in pieno accordo con lo
spirito salesiano, chiese i salesiani
per la sua città (Pisa), e per il di-
ploma di Cooperatore.
r E A,.
Pio IX (1792-1846-1878). Il primo
«Papa di Don Bosco»: approvò la
Società Salesiana e le sue Costitu-
zioni, le FMA, e i Cooperatori. E fu
lieto di figurare come capolista dei
Cooperatori cli Don Bosco.
Leone X1ll (1810-1878-1903). An-
ch'egli volle essere otprimo Coope-
ratore» di Don Bosco, lo accolse
sempre con grande cordialità, no-
minò il primo vescovo salesiano
(mons. Cagliero).
Pio X (1835-1903-1914). Nel 1875
era ospite di Don Bosco e sedette
alla sua mensa; nel 1880, mentre era
canonico a Treviso, accettò il diplo-
ma inviatogli da Don Bosco: è il
primo Cooperatore santo.
Il primo Cooperatore salesiano dell'Amerlca,
l'argentino Francisco Benilez.
gresso veramente mondiale (inter-
vengono rappresentanti da 39 nazioni
di tutti i continenti) e al primo con-
gresso veramente loro. Lo hanno
preparato attraverso i precongressi a
vari livelli, lo dirigono, vi hanno pre-
senza maggioritaria. I Cooperatori
delegati sono 143 su 186 aventi diritto
al voto (in più sono presenti un cen-
tinaio di osservatori). Durante il con-
gresso essi discutono il testo del nuo-
vo Regolamento perché risulti «un
aggiornamento senza tradimenti» li-
spetto a quello di Don Bosco, e af-
frontano nei suoi vari aspetti il tema:
«Gli impegni dei Cooperatori salesia-
ni nella Chiesa, nella famiglia, nella
società». Strano. I n un mondo in cui
tutti si affannano ad accampare e far
valere i propri diiitti, i Cooperatori si
interrogano sui loro doveri.
Intanto su] ceppo robusto è spun-
30

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Mn, a al Barrlo Norte di Trelew (Argentina), dove I Giovani Coopenitorl lllllla nl animano
r oratorio e alcune opere sociali.
\\, I~ 1 1 1:.
V
Morganti mo11~. Pasquale (lLalia
1852-1921). Allievo di Don Bosco a
Valdocco, poi arcivescovo di Ra•
venna. scrisse nel 1905 il primo
«Manuale dei Cooperatori•.
Svampa card. Domenico (llalia
1851-1907). Conobbe Don Bosco,
sostenne la sua opera, lanciò il
«Congresso dei Cooperatori» di Bo-
' logna del 1895.
Testa card. Gustavo (1886-1969).
Exallievo di Treviglio e Alassio,
creato cardinale si recò a Valdocco
e disse in pubblico: • Don Bosco,
ecco ti porto la mia porpora: è tutto
merito tuo».
c-r0 Df'T
Sorel teol. Giovanni (1801-1873).
Primo collaboratore di Don Bosco,
cassiere (o meglio elemosiniere)
dell'oratorio. nel 1846 sostituì per
qualtro mesi Don Bo:,co malat o.
Clattino don Giovanni. Parroco di
Marello (Asti), nel 1861 era accolto
da Don Bosco nella sua Congrega-
1,ione primo «-.ak-siano e'>terno».
Stoppani abate Antonio lltalia
1824-1891). Geologo e scrìuore, au-
tore del popolare • Bel Paese•, era
amico di Don Bosco. lnvitato a dare
il suo nome ai Cooperatoti, aderì
con gratituc:Une.
Bauec Fernando (1873-1943). Ar-
restato in Spagna dai rossi durante
la guerra civile, cosi declinò le sue
generalità: • Cauolico, apostohco.
romano, cooperatore salesiano. De-
voto della Vergine AusiliaLrice, por-
to con me una i.ua immagine e il
rosario. Esigete che ve li consegni, e
obbedisco. Ma continuerò a recitare
il rosario anche per voi"·
Benftez Francù,co ( 1796-1882). Ar-
gentino, primo Cooperatore d'Ame-
rica, e papà• dei primi missionari
salesiani d'oltreoceano. Testimo-
nìanLa di un missionario: « E' mi-
lionario, ma per sè spende il puro
necessario. JI resto è per beneficare
il prossimo•.
Callori di Vig,iaJe conte Federico.
Uno dei catechisti del primo Oralo•
rio di Don Bosco: lasciava la sua
casa nobiliare per scendere sui prati
di Valdocco.
Cantù Cesare ( 1804-1895). il cele-
bre storico, invitato a diventare
Cooperatore, rispose a Don Bosco:
Ella ha scelto un ben meschjno
cooperatore•. Ma accellò, e gli fu
davvero di aiuto.
CaseUa Maria (Italia 1895-1975).
Persona di servi1io. Oratoriàna delle
FMA a Valdocco, si santi[icò nel la-
voro. Diceva: « Il lavoro è il mio in-
ginoccbiatoio •·
Cays di Caselette, come Carlo
(18 13-1882). Deputato al parlamen-
to, aiutava Don Bosco a fare l'ora•
wrio. Ch iuse la sua vita come sa-
cerdote salesiano.
D'Espinay Charles (1820-1891).
Francese, medico: i poveri lo chia-
mavano cii buon dottore•. I sale-
siani in\\·ece e l'evangelista di Don
Bosco», perché già nel 1881 ne
::.crisse la prima vera biografia.
Fassati marchesi Domenico
( 1804-1878) e Maria (1824-1905). [I
marchese dal 1847 andava all'Ora•
torio a fare- il catechismo. la mar-
chesa a lavare e rammendare la
biancheria con Mamma Margherita.
Castaldi Margherita. Mamma del
futuro cardinale di Torino, fu la se•
conda Margherita del laboratorio di
mamma Margherita.
Lo Pa Hong (Shangai 1873- 1937).
Era detto l'Ozanam della Cina. Aprl
e sostenne le 4 opere salesiane di
Shanghai, e molte altre. Morì as•
sassinato, non si sa bene per quale
delle sue opere buone.
Occbiena Margherita ( 1788- 1856).
Mamma di Don Bosco, prima Coo•
peratrice salesiana, spese gli ultimi
dieci anni a Valdocco accanto al fi-
glio e per tuiti i suoi ragazzi.
Rebaudengo conte Eugenio (Italia
1862-1944). Senatore, fu per 25 anni
presidente imcma.donale dei Coo-
peratori. A lui si devono due im-
portanti opere salesiane di Torino.
Rua Gin11a11na Maria. La madre
del beato don Michele Rua. Nel 1856,
alla morte di mamma Margherita, le
subentrò nel compito dì accudire ai
ragaz.z.i di Don Bosco.
I Scarampi come di Pruney. Fu col
conte Callori uno dei primi catechi-
sti sui prati di Valdocco. «Nel 1900,
in età di 80 an ni, ricordando Don
Bosco e quegli anni ant ichi, pian•
geva di ten erezza•·
Solari Sra11islao (1829·1906). Oue•
sto valente agronomo che rispon-
deva con moderni metodi di colti•
vazione alle teorie malthusiane, fu
vicino col cuore a Don Bosco e nel
l 903 intervenne col suo prestigio al
Congresso dei Cooperatori.
lato un germoglio \\·erde e pieno di
promesse: i Giovani Cooperatori. E
accanto al grande congresso, negli
stessi giorni, essi tengono il loro pri-
' mo Convegno Europeo. Sono 277 (su
331 partecipanti), discutono il tema
«Insieme per costruire la civiltà del-
l'amore evangeliz1ando». Perch~ i
giovani, secondo l'invito di Paolo VI.
devono «essere sempre più apostoli
dei gio\\'ani•·
Così, mentre procedeva silen1ìoso
il lavoro dei singoli e dei gruppi du-
rante questi cento e più anni di vita,
l'associazione dei Cooperatori è an•
data maturando in tutti i continenti,
ha preso maggiore coscienza di s~.
della sua identità, della sua missione,
di ciò che i giovani si aspeuano da lei.
Papa Giovanni aveva detto ai Coopc•
ratori: "Continuate gioiosamente il
vostro cammino. siate coscienti delle
granc:U possibilità che avete di fare il
bene. operatelo coraggiosamente e
serenamente». E la cosa più bella di
tutta la storia dei Cooperatori è che
tantissimi di loro hanno trovato pro-
prio nella cooperazione salesiana, nel
«campo» che il Signore aveva affi-
dato a Don Bosco, il modo di operare
il bene con coraAAiO e serenità, e di
dare significato pieno alla loro vita.
2• parre continua)
E. B.
31

4.2 Page 32

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Ringraziano i nostri santi
Ml VENIVA A MANCARE
LA PERSONA PIU' CARA
Il 7 dicembre 1978
mio padre fu colpito
da emorragia cere-
brale e fu ricoverato
d'urgenza all'ospe-
dale. Forse un'ope-
razione lo poteva
salvare, ma i medici
erano dubbiosi, per
la sua difficoltà e per
le conseguenze che
ne potevano deriva-
re. Passarono tre giorni, e mio padre sta-
va entrando in coma. Sentii dentro di me
che ml veniva a mancare la persona più
cara. Intensificai la mia preghiera al Si-
gnore e con fiducia illimitata ml rivolsi a
Maria Ausiliatrice perché si manifestasse
la volontà di Dlo. Ed ecco arrivare dall'o-
spedale mia sorella che mi dice: • Papà è
in sala operatoria: è l'unica speranza di
salvezza•. Parenti e suore della mia co-
munità si unirono nella più fervida pre-
ghiera, e Il miracolo si compì: dopo l'o-
perazione mio padre fu portato in sala
rianimazione, ove stette cinque giorni. La
sua salute andò progressivamente mi-
gliorando, e oggi sta bene.
Acireale (Catania) Sr. Caterina Chiarelli
SOLO IL SUO QUADRO
FINI' SEPOLTO TRA LE MACERIE
Il 6 maggio scorso avevamo felicemen-
te celebrato la festa di san Domenico
Savio e al termine della giornata cl era-
vamo recate serenamente a riposare,
quando improvvisamente fummo destate
da uno scoppio e da un torte tonfo nel
piano sottostante. Corremmo spaventate
In cucina dove per una fuga di gas si era
sviluppato un Incendio, mentre lo scop-
pio, oltre a danni vari, aveva fatto crollare
una parete del refettorio. Ora al di sopra
di tale parete si trova Il dormitorio delle
interne, che avrebbe potuto sprofondare
trascinando nel crollo le ragazze e le loro
assistenti. Invece si sacrificò per tutte
Maria Ausiliatrice: solo il suo quadro che
dominava sulla parete fini sepolto tra le
macerie. La disgrazia, come sempre ac-
cade, stimolò una gara di bontà: accor-
sero I vicini che azionando con destrezza
gll estintori riuscirono a domare l'incen-
dio; la gente, specialmente le exallieve, si
unirono a noi nel ringraziare il Signore e
la Madonna, e ci offrirono I primi soccorsi
per riparare I danni e continuare la nostra
opera a vantaggio della gioventù.
Castelgrande (Potenza)
Direttrice e Comunità FMA
A. Clelia (Trento) scrive: Due anni lét
mio marito fu operato d'urgenza al fegato.
Ma i medici non davano nessuna speran-
za di salvezza. Volevano tentare un se-
condo Intervento, ma per ben tre volte per
un motivo o per l'altro lo rimandarono. Un
giorno, In seguito a nuovi esami, lo tro-
varono migliorato, e dopo due mesi di
ospedale lo rimandarono a casa. Tempo
dopo lo trovarono guarito e gli dissero
che poteva chiamarsi un graziato. Lo dico
anch'io, perché non ho mai perso la spe-
ranza in Maria Auslllatrlce, sempre invo-
cata con grande lede».
Casadei Maddalena (Forn) In una visita
di controllo si è sentita dire dai Professori:
« La sua guarigione non è opera nostra,
noi abbiamo fatto quello che dovevamo,
ma questo è più che un miracolo». Lo
attribuisce a Maria Auslllatrlce e a san
Domenico Savio. invocati con tanto fer-
vore.
RINGRAZIANO MARIA AUSILIATRICE
E SAN GIOVANNI BOSCO
Roma Gemma in Peruzzo (Tezze, TV)
per la felice nascita della nipotina nono-
stante che la nuora fosse stata coinvolta
in un incidente stradale durante la gravi-
danza.
Sorelle Rossi (Novara) per la guarigio-
ne della mamma da una malattia molto
grave.
Scrive pure una ragazzina di 13 anni»
per ringraziare I nostri Santi per grazie
ricevute, ma desidera che non si metta il
suo nome "perché I miei familiari sono
accaniti lettori del vostro giornale che è
veramente molto bello ..,
Un altro ringraziamento anonimo cl
giunge da Giaveno (Torino) con l'Invito
« a tutte le giovani a invocare sempre la
Madonna con amore filiale•.
ORA IL MIO DOMENICO
HA VENrANNI E STA BENE
Dopo 14 anni ml
trovai in attesa del
· ,.
secondo figlio in uno
stato di salute molto
precario. Venuta a
conoscenza del pre-
zioso abitino, lo in-
dossai affidandomi
completamente alla
Intercessione di San
Domenico Savio.
Entrai in ospedale Il
21 luglio con sintomi di parto Imminente,
ma nonostante gli acuti dolori Il bimbo
non nasceva a causa di una plastica ute-
rina subita nel 1947. Il giorno dopo fui ri-
portata in sala parto; non avevo neanche
più la forza di lamentarmi, Invocavo solo
mentalmente san Domenico Savio. E
percorrendo In barella il corridoio mi
parve di vederlo proprio come è raffigu-
rato sull'altare della Basilica di Maria Au-
siliatrice. Mi rasserenai di colpo, e dissi a
32
mia sorella e alla suora che spingevano la
barella: «State tranquille, andrà tutto be-
ne». Fui messa sotto ossigeno, i medici
mi guardavano impotenti e pessimisti: era
tardi per il taglio cesareo, e solo un in-
tervento divino poteva salvarci. Ed ecco
che alle 22 venne alla luce un maschietto,
Domenico. Il mattino seguente motti me-
dici vennero a visitarmi, e la suora mi
disse: Lo sa che lei ci ha fatto tremare
tutti?»
Ma la vita del mio Domenico sembrava
spegnersi come una candela: gastroen-
terite, ernia inguinale doppia... Passò due
mesi all'ospedale e io non persi mai la fi-
ducia nell'aiuto del piccolo Santo. Ora
Domenico ha 20 anni: sta bene, è diplo-
mato, ed è molto devoto di Maria Ausilia-
trice e di san Domenico Savio.
~~o
~a~m~
Ringraziano san Domenico Savio:
Dell'Oro Antonio (Valmadrera, CO) per
aver protetto la nipotina nel primo anno di
vita che fu molto difficoltoso.
Guenzi Carmen (Varallo, NO) per la
gioia della maternità dopo tanti anni di
vana attesa.
Miche/etti Laura (MIiano) per la nipote
che ha portato felicemente a termine la
gravidanza.
L'INTERVENTO RIUSCI'
CON STUPORE DEI CHIRURGHI
Ero ridotto quasi
in fin di vita per
grossi calcoli al fe-
gato e altri malanni,
che rendevano più
gravi le mie condi-
zioni. Ormai spedito
dal medici curanti,
attendevo che da un
momento all'altro Il
Signore mi chiamas-
se a Sé. Mia moglie,
exallieva delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
non si diede per vinta. Incoraggiata dalle
stesse suore della nostra parrocchia, che
pregavano con noi, incominciò Insieme a
loro una fervorosa novena a santa Maria
Mazzarello. Con grande fede pose la sua
reliquia sulla mia parte ammalata e dolo-
rante e promise di pubblicare la grazia.
Fu proprio allora che i medici decisero
di tentare l'intervento chirurgico, e lo fui
lieto di mettere alla prova l'efficacia del-
l'intercessione di santa Maria Mazzarello.
Benché le speranze non fossero molte,
con vero stupore degli stessi chirurghi,
l'operazione riuscì ottimamente. Perciò
ora godendo buona salute compio la
promessa.
Atlantic City (USA)
Primo Sereni
Tarraran Stella (Treviso) scrive: « Lo
scorso marzo scivolai e mi frantumai l'o-
mero. Data la mia età, il professore dubi-
tava della guarigione completa. D'accor-
do con mia figlia suora di Maria Ausilla-
trice invocammo la grazia dalla Madonna
e da santa Maria Mazzarello. Ebbene.
dopo una vera quaresima di sofferenze.
oggi ml posso dire guarita e posso usare il
braccio abbastanza agevolmente. A loro
affido ancora la soluzione di vari problemi
della mia numerosa famiglia, figli e nipo-
ti ...

4.3 Page 33

▲back to top
lo feci altrettanto, pregando perché
scongiurasse l'operazione. Intanto il pro-
fessore aveva ordinato tutte le analisi per
preparare l'intervento; ma Il risultato fu
che non era consigliabile, e perciò fu ri-
mandato. Ma Intanto sto molto meglio,
non accuso più alcun dolore e cammino
benissimo, come non accadeva più da
tanto tempo.
Catania
Lina Fai/la
Ralburl (Thailandia). La bella chiesa che I cristiani hanno dedicato a san Giovanni Bosco.
SONO UN ANTICO ALLIEVO
DI DON CIMATTI
Sono un antico al-
lievo di don Clmattl a
Torino-Valsalice.
D'accordo con
mia moglie ho mes-
so sotto la sua pro-
tezione la nostra fa-
miglia e tutti I nostri
interessi, e più volte
abbiamo constatato
la sua presenza nel
momento del biso-
gno. Oltre alla soluzione di certe difficoltà
di indole economica, voglio segnalare 1,1n
duplice interv.ento a favore di un mio ni-
potino. Una volta, per portare aiuto a un
bambino che stava cadendo mentre gio-
cava, mise a repentaglio la propria inco-
lumità; ma su di lui vegliava Don Vincenzo
Clmattl, e dopo pochi giorni di ansia tutto
si risolse per il meglio. Un'altra volta
toccò con una canna una conduttura
elettrlca e provocò un corto circuito che
avrebbe potuto provocare gravi conse-
guenze. Invocammo l'aiuto di Don Cimat-
ti, e non cl furono danni.
Soldano (Imperia) Dr. Giovanni Orrigo
SONO DEBITRICE
AL wOON BOSCO DEL GIAPPONE•
L'estate scorsa sono stata molto male
in salute, e ho avuto due collassi in dieci
giorni, per cui avrei dovuto essere rico-
verata in clinica. In tali frangenti, invocai
mons. Vincenzo Clmattl, già professore
di mio padre a Torino-Valsalice, e dopo
tre giorni i dolori cessarono rendendo
inutile il ricovero. Sono debitrice al Don
Bosco del Giappone», e dl lui parlo so-
vente ai miei scolari e a coloro che avvi-
cino.
Stradella (Pavia) Augusta della Porta
Ravizza Maria (Castelnuovo Scrivia)
che ha conosciuto personalmente Don
Cimalti, lo ringrazia per tante grazie rice-
vute, e continua a pregarlo per altre gra-
zie che ancora attende a favore della sua
famiglia.
Ringraziano pure Don Vincenzo Cl-
matti: Buzzetti Celestina (Torino); Cara-
bini Maria (Torino); Lupano Cecilio
(Ivrea); Zanarini Guido (Modena).
RICORDANDO I FELICI ANNI
TRASCORSI PRESSO I SALESIANI
Avevo un rene
gravemente amma-
lato, e non c'era al-
tra soluzione che
procedere a un In-
tervento. Ma I medici
erano preoccupati,
perché già tre anni
fa avevo subito una
grave e difficile ope-
razione, e le mie
condizioni generali
erano piuttosto difficll► Proprio In quei
giorni di dolorosa Incertezza, una Suora
di Maria Ausiliatrice alla quale ci eravamo
rivolti per preghiere mi inviò un'immagine
con reliquia del Servo di Dio Don Filippo
Rlnaldl, invitandoci a Invocarlo con fidu-
cia Insieme con la Madonna Ausiliatrice,
Don Bosco e gli altri Santi salesiani. lo
Intensificai la mia fede e la mia preghiera,
ricordando anche i felici anni trascorsi
come allievo presso i Salesiani a MIiano.
Affrontai con serenità l'operazione, e con
gioia e soddisfazione mia, dei medici e di
tutti I miei cari, tutto è riuscito bene,
compreso il decorso postoperatorio.Voglio
esprimere la mia profonda riconoscenza
a Dio per mezzo di Don Rinaldi, promet-
tendo di continuare a vivere da buon Cri-
stiano come mi hanno Insegnato I Figli di
Don Bosco.
LEGGENDO IL BOLLETTINO
APPRESI DI UNO STESSO CASO
Da molti anni soffrivo per varici alle
gambe, aggravatesi ultimamente per una
flebite. Il professore curante consigliò
l'Intervento chirurgico immediato. Ne fui
sconvolta, perché non volevo operarmi a
nessun costo. Leggendo Il Bollettino ap-
presi di una signora trovatasi nel mio
stesso caso e guarita per le preghiere ri-
volte al Servo di Dio Don Flllppo Rlnaldl.
MISI SOTTO IL CUSCINO
L'IMMAGINE DEI DUE MARTIRI
Mia moglie era
soggetta a continue
emorragie, e nono-
stante le cure e un
intervento in ospe-
dale deperiva sem-
pre di più. Grandi
preoccupazioni ci
affliggevano fìno alla
perdita della sere-
nità familiare, e an-
che le nostre pre-
ghiere restavano inascoltate. In quelle
circostanze ci pervenne il numero del
Bollettino Salesiano che riportava In co-
pertina le figure del martiri salesiani
mons. Luigi Verslglia e don Callisto Ca-
ravarlo. Li invocai con fede, e la notte
stessa misi l'immagine dei due martiri
sotto Il cuscino di mia moglie. Ebbene, la
mattina dopo cominciò un miglioramento
che prosegui costantemente fino alla
perf'etta guarigione. Prego il Signore che
voglia glorificare anche sulla terra i due
cari martiri.
Nuoro
Lettera firmata
HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Accorsi Luciano - Alello Ausllla Andreanl Giuliana
Andrai• Angelica Angelelll Alteml1la Baldaanrre
Anna Maria - Barlsan Gabrl.tla - Bastlnl Domenico
Basso Arlsllde Balll11911a Paola - Benazzo Maddalena
Benefattrici di Zlano Bertollno Maria Belllol. Vittorio
Bh1caldl Luigina 8re1nn Maria Bruclant Paola
Bruni Rosina Bottino Marghertta Bruno Flore - Cal-
dani Marta - Camerino Luigina - Caml1assl Maria
campagna Adele Cerdla Wanda - cartella Grazia
Cason Amelia - Cava Maria Cavallo Agata Coclurrl
Gino Colli Maria Colombo Bianca Creller Angelo
D'Accordi Antonina - D'Angelo Gaapare De Martlnt
Marta Da Nardo Marta DI Glambatll1ta Mario Fab-
bro Anunta Fablanl Marzia Ferrante Anna Ftllppt
Ubaldo - FDlppl Vincenza Fl1lchella Paolo· Focha1alo
Aldo. FO<lant Elvira Formica Maria• Franchi Concetta
Franchtnl Marisa• Gegllardl Concetta Gallo Maria R..
Garofano Romeo . Genco Gaspare• Ghloldt Antonio •
Gtancotll M. Ronrla • Goueltno Emllla - Gramone
Salvalo,e Grauo Lina Grtsantt Ronrla - Guerra
Melchiorre - l snardl Margharlla - l1one Bocclolettl
Lanza Marta - La Veccllla Epifania. Lazzaro Franceaco
Lisa Piera - Luca Antonino • Maggloll Anna Magi
Rosetta Magro EmiM Mallue Franceaca • Manllone
Salvatore Merano Lidia Marcellino Cecllla Metllnl
Luc,ezla - Meriggi Olga Mlglloll Angelo Mllone
Emllla Modica Lina - Mollenl Candldll • Montana Ma-
ria • Musco Ralf&tlle - Naselll Saraltna Nervo Anglo-
letta Pedrall Dina Pellegrini Andrea - Perrone Ar-
mando Portagioie Agrippina Portaluppt Luigia
Saetta Rosa SaranlU Augu1ta Semerla Luisa $~
monettl Maria - Soreal Giovanna - Taltee Giovanni
Tantmo Rosalba - Taaca Ida• Tolasst Ada - Torre Giu-
seppina Trepanl carmela • Troncale Glu-lna
Varvello Mario - Vllale Angela Vocino Lucia • Zllcchla
Maria Zucc.alà LIiiana.
33

4.4 Page 34

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Preghiamo per i nostri morti
CORNA MARJ cooperatrice
t Agliè (TO) a 78 anni
LaYorò lndefassamenle con spirito sa-
lesiano nella sua parrocchia. Era iscritta
all'assocla2lone Donne Cattoliche, all'A-
postolato dalia Preghiera, amica dell'Un~
versltà Cattolica, del Seminario, delegata
per le missioni. Devotissima del Sacro
Cuore di Gesù e di Maria Ausiliatrice, rJ..
chiamava nella Famiglia Salesiana l'Im-
magine di Margherita Occhiena. la santa
mamma di Don Bosco.
01 BENEDETTO GIUSEPPE cooperatore
t a Mazzarino (CL) a 81anni
Una vita dedrta alla famiglia, ricca di sei
figli, del quali curò con particolare Impe-
gno l'educazione religiosa. 01 cuore buo-
no e sincero, amò soprattutto l'onestà e si
meritò dalla gente la stima di uomo giu-
sto. Sempre calmo e sereno, dotato di
grande umorismo, seppe Irradiare attorno
a soltanto la gioia e l'aliegrfa. Ha cre-
duto nel valore del lavoro, e quando per
anzianità dovette lasciare la professione,
s1 tenne sempre occupato: con la lettura
(specie del Bollettino e di Famiglia Crl-
stJana), e con lavoretti utili. Parlecipava
con entusfasmo alle iniziative parroe-
chiali, e come Cooperatore dette il suo
aiuto alle opere salesiane speci e negli
anm dtfflcih del dopoguerra. Era felica di
aver dato Il figlio primogenito alla Chiesa
nella Congregazione salesiana. Amò la
vita come una festa e lottò lino all' ultimo
conuo la morte. ma seppe essere docue
alla volontà di Dio.
FALETTI MARIA veci. succo cooper•
trlce t a Torre Can. (TO) a 74 anni
Cooperatrice convinta ed entuslasta,
esprimeva li suo amore per Dio nella do--
nazione glolosa a quanti avevano bisogno
del suo aiuto. Tra le consolazioni più belle
che li Signore le concesse fu la vocazione
della figlia Sr. Bianca ira le FMA Il Si-
gnore l'ha preparata al suo Incontro con
una lunga infermrtà e tanta sofferenza,
sopportata con vivo senso cristiano, La
Madonna che tanto amava e pregava la
portò con in Paradiso la mattina del 24
maggio.
LO NIGRO CAMILLO UIHlano coadiu-
tore t a Ragusa a 66 anni
Perse I genitorl che era ancora ragaz-
zo; fu messo in un collegio sale.s181'10, e ivi
sboccio la sua vocazione. Vivacass,mo,
volenteroso, s.I perfezionò nell'arte di
ebanista, e divenne ricercato per la sua
competenza e la perfezione del suol la-
vori. Dimostrò pure doti non comuni nel
campo della pittura, della scenografia,
della decorazione e della modellazione
del busti del nostri Santi, richiesti ln tutta
Italia. Ma al giovani non offriva soltanto
un modello di capacrtà tecniche e orga-
nizzative: offriva soprattutto un esempio
di vita cristiana e salesiana: per cui so-
prattutto la casa di ragusa ne piange
l'immatura scomparsa.
MARCHESI mo~. ANGELO coopet•
tono t e Tortona a 67 anni
Fu per circa 30 anni parroco della Catte-
drale di Tortona, e fu sempre grande
amico e cooperatore dei saleslanl, spe-
cialmente dell' Istituto delle FMA a cui
dedicava In tutte le forme possibili la sua
attività sacerdotale. Fece d!Yentare festa
del rione la lesta di Maria Ausiliatrice, e
diede Impulso a quelle di Don Bosco.
L'attività caritativa e la catechesi furono
gli aspetti più evidenti delle sua vita apo-
stollca. Fu esempio di bontà nel senso più
ampio della parola, diede una chiara te-
stimonianza di donazione sacerdotale
latta di ardore pastorale, di disinteresse
per I beni terreni nno a privarsi del suo a
beneficio delle attività parrocchlati. Più di
quanto ha edificato materialmente (la ca-
sa parrocchiale, la Casa del Giovane) re-
sta quanto ha edlflcato nello spirito di
quanti l'hanno avvicinato.
MUSSONE sac. GIULIO aaleolano
t a Torino a 71 anni
Aveva attinto dalla sua terra aostana un
temperamento lorte, un profondo attac-
camento al dovere e una fede robusta
Diventato salesiano, si distinse per labo-
riosità, spirito di sacrificio e di pietà e
senso acuto dell'esattezza. Consacrò la
vita alla scuola, e I suoi exslunnl ricorda--
no le sue lezioni esemplari per lucidità, e
per la passione che vi metteva, ma so-
prattutto perché erano autentiche lezioni
di vita. Fece la dura esperienza della
guerra e del campo di concentramento.
lvi dimostrò ottime capacita organizzati-
ve, lottando percné I suol compagni di
sventura conservassero la loro dlgntté e
non perdessero fa speranza: riusci a.nche
a riportarne molti sulla slrada della fede
Dopo la guerra rltomò all'Insegnamento,
e per ben 34 anni fu pure cappellano dI
un grande Istituto delle FMA, puntuale,
Instancabile, preparatissimo. lino alla
morte
t PAGANINI sac, GIOVANNI aaleslano a
Como a 69 anni
Iniziò la vite religiosa come coadiutore,
frequentando Il magistero professionale e
lavorando In vari laboratori e utticl; fu
anche direttore amministrativo alla Poli-
glotta Vaticana e dell'Osservatore Roma-
no. Intanto sentlYa sempre più forte il ri-
chiamo a una maggiora donazione al S~
gnore nel sacerdozio, e maturò la risposta
a questa chiamata con l'ordin&2:ione sa-
cerdotale ricevuta nel 1949, Fu per molti
anni direttore di opere salesiane, tra l'al-
tto per otto anni a San Mauro Torinese tra
i tigli orfani dei carabinieri. di cui seppe
essere padre amato e lnd1mentlcato. Nel
Saleslanum di Como dette l'apporto es-
senziale della sua carica umana e del suo
profondo spirito religioso. Fu animatore
liturgico dl grande senslbllttà, sapendo
condurre a Dio perché lui stesso era de-
cisamente orientato a Dio.
PASIN ANNA In CAROLI.O
t a Carrè (Vicenza) a 86 anni
Diede alla Chiesa e a Don Bosco tutti I
suol quattro figli maschi: Il coadiutore
Giulio, morto tragicamente nelle acque
del fiume Upeno (Macas, Ecuador) nel
1943; don Luigi e don Giuseppe missio-
nari nell'Ecuador. don Mario residente a
Napoli. Visse la sua lunga vita con lede
profonda, offrendo le sue preghiere e
IUtta la sua vita per la perseveranza del
figli e per l'efficacia del loro apostolato.
Mori assistita dai tre figli sac<1rdoti, ripe-
tendo tino all'ulllmo· , Che Gesù ml apra
la portai•
PETRUCCELLI oac. PIO POMPEO &al•
,rano
t a Cerignola (FG) a 73 annl
Diventato salesiano, dedicò la vita al-
l'Insegnamento e alla formazione religio-
sa e disciplinare del giovani, I suoi alunni
ne noordano la bella figura di sacerdot·e,
dJ insegnante e dl maestro di musica Le
sue ore dl scuola erano apprezzate per
chiarezza, metodo e creatività; Insegnava
con gusto canti liturgici e rlcraatlvl; sa-
peva unire la famlllar1tà della conversa•
zlone durante le ricreazionl alla seri età
dell'Impegno quando suonava la campa•
na L'elogio più bello gliel'ha fatto un
compaesano ,Don Pompeo è nato sa-
cerdote.
QUAGLIA LODOVICA In CERATO coo-
peratrice t a Castagnole Plem.le a 49
anni
Era una donna piena di vita e sempre
allegra, perciò si attirava la simpatia di
quanti fa conoscevano e collaboravano
con lei a vantaggio delle opere salesiane.
Una Inesorabile malattia ne minò il fts100,
a la ricondusse alla Casa del Padre dopo
dure sofferenze che ne purifrcarono lo
spirito
SERAFINO GRAZIA veci. MONTALBA-
NO coope,atrlc• t a Camporeale (PA) a
65 anni
Si era spiritualmente legata a Don Bosco
e al salesiani cooperando con essi all'a-
nimazione del Centro Sociale del suo
paese. Educò affettuosamente I figli al
santo timor di Dio; amò tanto Maria Ausi-
liatrice, da cui ottenne la forza per soste-
nere le ultime dOiorose prove della vita.
Conservò fino all'uHlmo la serenità Inte-
riore, che diffondeva attorno a sé, piena-
mente rassegnata alla volontà di Dio.
SUFFI DOMENICO cooperatore
t a Carpiano (NO) a 69 anni
DI famiglia coniadlna, teca una lunga e
dura esperienza di guerra prima In Etiopia
dat 1933 al 1936 e poi nells seconda
mondiale, dal 1940 al 1946. Rilasciato
dalla prigionia e non potendo ritornare al
paese di origine (Orsera di Pola), fece
venire In llalla moglie e figli. Uno di essi,
Nicolò, gli diede la gioia di diventare sa•
cerdote salesiano Poi ricominciò la sua
vita da capo. lavorando generosamente
per 1, famiglia A chi gli chiedeva cosa
provasse net trovarsi lontano dal famlllarl
sparsi per tutto Il mondo, rispondeva: "'ICi
ritroveremo tutti 1n Ctelo».
TIRENDI oac. GIUSEPPE coope<alo,e
t a Maletto (CT) a 69 anni
Sacerdote esemplare, parroco zelante,
cooperalore e decurk>ne per molUsslmi
anni, sì imponeva per la sua caratteristica
paziente bonlè, al di sopra di ogni con-
Uoversia e delle croci di cui la sua vita fu
cosparsa. Ebbe un fratello salesiano
coadiutore, già In Paradiso, e un altro,
don Vincenzo, parroco a Carraba. Indice
di una famiglia benedetta da Dio con
quelle vocanonl di cul egli. come tutti,
soffriva la penosa carenza.
ZAMPESE ac. DAVIDE ululano
t a Bardolino (VA) a 73 anni
Crebbe In una femlglla ricca di figli (tr&-
dlcJ, lui era l'ottavo!) e di lede, e si orientò
verso fa vita salesiana perché la trovò
placevolisslma In tutto · E divenne un
religioso esemplare, tuHo dedito all'edu-
cazione del giovani, Possedeva per que-
sto capacità non comuni: la paro1a facile
e attraente, l'abilità nel gioco, nella mus~
ca... E accettò In spirito di fiduciosa ob-
bedienza anche gli Incarichi più difficili.
Fu direttore per 26 anni, e seppe guidare I
confratelli più con l'esempio che con la
parola: con osservanza, pietà, laborlosltà,
e disponibile bontà verso cnlunque aves-
se bisogno, Fu duramente provato anche
dalla malattia, che seppe accettare come
mezzo di purificazione e dJ redenzione.
Altri Cooperatori defunti
t Cempodonk:o c:av. rag.. Paolo Genova a
82 anni
Prato Glovenna veci. Canale
Slmclctt Berla ved. Soldati t Genova a 78
anni
t Soldati Alberto Genova a 78 anni
Zatteroni Maria
A quanti hanno chiesto lnformaz1on1, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-
sciuta giurìdicamente con D P. del 2-9-1971 n 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, avenle perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredlté.
Formule valide sono:
- se si 1ratta d'un legato: • ...lascro alla Direzione Generale Opere
Don Bosco con sede in Roma (oppure all'lst1tuto Salesiano per le
missioni con sede In Torino) a titolo di legato la somma di lire .,
(oppure) l'immobile sito m ... per gli scopi perseguiti dall' Ente, e parti-
colarmente di assIs1enza e beneficenza, d1 istruzione e educazione, di
cullo e d1 religione•
- se si fratta Invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro de• due Enti su Indicati:
....annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede ,n Roma (oppure /'lst1tuto Salesiano per /e Missioni con sede In
Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualslasi titolo, per
gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di Istruzione e educazione, di c ulto e di religione•.
(luogo e data)
(firma per disteso)
34

4.5 Page 35

▲back to top
Boraa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, p&r grazia ricevuta dal marito, a
cura di A.F., Caserta L 500.000
Bor,a: Maria Au1lllatrlce e Santi SaI►
1ll.nl, implorando una grazia e protezione
per la lamlglfa, a cura di Armene Dr.
Gaetano. Casteltermini (AG) L 500.000
Boraa: Maria Au1lllatrlce e Don Bosco. in
suffragio di Don Paolino P/11/treri e tam~
lisrf d, Surera. a cura dei fratelli L 500.000
Solidarietà missionaria
Borse di studio per giovani missionari salesiani
pervenute alla Direzione Generale Opere Don Bosco
Borsa: In memoria e suffragio d i Carlo
Alberto Gi ordano. Ispettore scolastico, a
cura del fratello Don Antonio. Salesiano e
dei lamlliari L 300.000
Boroa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Booco, In suffragio di Don Paolo Gerfl, a
cura di Ferii Anita, Venezia L 150.000
Borsa: Don Rua, per grazie ri cevute e ìn
suffragfo di anime del purgatorio, a cura
di Glannoni Giovanna. Ponzano Sup. (SP)
L, 150,000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sai►
r... alani. in memoria e suffragro di Don
reslo La Manna. a cura delle V.D.B. dl
Torino L 135.000
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria Ausi-
liatrice e Don Bosco, per grazre ricevute s
Implorando lunga proiezione per I geni-
tori. a cura di Musuraca Ftorla, Placanlca
(RC) L 100,000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, in memoria d, Vittor Vi ttori o, a
cura degli amici L. 100.000
Borsa: S. Giorgio, In memoria e suffragio
di Rosso Lorenzo. a cura di Rosso Rita.
Cavallermaggi ore (CN) L 100.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, ,n ringraziamento. a cura di Fe-
derica e Alessandra L. 100.000
Borsa: Sacro Cuore di Ge1ù e Maria Au-
slllatricet invocando grazia e protezione
per la famiglia , a cura di A.E. L . 100.000
Borsa: S. Giovanni Bo1co, a cura di
A.L.B.. Torino L 100.000
Borsa: Maria Auslllalr~ e S. Giovanni
Bosco, In suffragio de, miei gen,torl Vin-
c9n:ro e Maria Rosa, a cura d j Restuccla
ca1erina. Vibo Valentia (CZ) L. 100.000
Borsa: Maria Ausruatrlce e S. Giovanni
Bosco, in memoria d• Franco e per /nten-
zlonr particol/lrl, a cura di Moctugno So-
relle. Bologna L 100.000
Borsa: Beato M. Rus, In sul/ragia di papà
Giuseppe e mamma Gin.a, a cura di Za·
varise Rosa e Maria. Bladene (TV) L
1 0 0. 0 0 0
Borsa: Don Bosco, proreggl rurra la no-
stra tam/glia. a c ura di Zanon Giuseppe.
Vicenza L 100.000
grazie, a cura di Salis Antonina L. 100.000
Borsa: Maria Auslllalrlce, In memoria e
sutfra_glo della mogi/e Clelia Arroblo. a
cura di Perlnclolo Vito, Roslgnano (AL) L
70 .000
Borsa: S. Giovanni Bo•co, nel giorno
sua lesta, In suffragio del papà e Invo-
cando protezione, a cura di Dal Pane
Adriana. Faenza (RA) L 60.000
Bo,sa: Maria Auslllatrtce e S. Giovanni
Bosco, fnvocando protezione suJ/a fami-
glia, a cura di Sclutto M. Silvia, Torriglla
(GE) L . 60.000
Borsa: Maria Au1lllalrlca e Don Boeco,
suppi/cando Intercessione per grande
grazia, a cura di Salvala Oliva, Uscio (GE)
L 60.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don B01co1 ,n
memoria de/l'ex-allievo Robortel/a Gio-
vanni, a cura della moglie e del tigli L.
60.000
Borsa: Maria Au1lllatrlce e Don Bosco, a
suffragio detunf; e invocando protezione
perp·&rsona Inferma, a cura d i Alessandra
Mana, Bra (CN) L. 60.000
~ORSE DI LIRE 50.000
Bor8": Maria Auslllalrlce e S. GlovaMI
Bosco, a suffragio defunti e Invocando
protezione, a cura d i Bramali Luigia,
Monza (Ml)
Borsa: In memoria di M. Maddalena Sei-
vini, a cura di Gliardoni Angela. Milano
Borsa: Don Bosco, In suffragio di Maria
Rosso tto, a cura di Cagnazzl Aldo e C.
Borsa: S. Giovanni Bosco, m svffraglo del
' genitori, a cura di A .C.M., Torino
, Borsa: In suffragio di Gone/la Felicina
ved, Marti n i, a cura di Manlnl Giulia, To-
rino
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, a cura d i Slletll M, Santa
Borsa: Matla Au1lllatrlce e Don Bosco, a
cura di P.C., Torino
Boraa: Maria Auelllalrlce e S, Giovanni
Boaco, in svlfraglo di mamma e papA, a
cura di N.N.. Chieri (TO)
Borea: Maria Auelllalrlce e S. Giovanni
Boaco, per grazia ricevuta, a cura di N.N.•
Chieri
BorH: Maria Autlllalrlce e Don Botco, a
cura di Fam. Grossettl, T orino
Borsa: Don Boe.eo, a cura del Coopera.
lore Regano Antonio del giorno del 92'
Compleanno: 31 gennaio 1888 • 1980
Bona: In suffragio de/l'ex al/levo Trabblo
Pio, a cura della Famiglia
Borsa: M•rla Auelllatrlce e Don Boeco.
Invocando protezione sui miei figli. a cura
di Merlin Carmela. Verona
Boroa: Maria Auslllalrlce s. Giovanni
Booco, In suffragio del Marito e Invocan-
do Importante grazia, a cura di Nobili
Rosina, Vello d' Enza (RE)
Borea: Santi Saletlanl, rlngra:r/ando e In-
vocando protezione sulla famiglia. a cura
di Ciusa Ester, Nuoro
Borsa: Maria Auelllatrlce, Sanll 5aleslanl,
per ringraziamento, a oura di Tassi Ga-
briella, Gera d"Adda (BG)
Borea: Marle Ausiliatrice, a cura di Bec-
chi Giorgio. Torino
Boru: In memorra di Limongi Fonuna, a
cura della sorella Cabiria
Borsa: Maria Auslllalrlc,e, In memoria e
suffragio del marito Pasquale, a cura di
lmprota P. Rita, Napon
Borsa: GeeU Sacramentato, Maria Au■l-­
llatrlce, S. Giovanni Boeco, invocando
proiezione sul miei tigli, a cura di Bilulco
Gregorio. Ottaviano (NA)
Boraa: Gesù Sacramentato, Maria Au1l-
liatrlce1 Don Bosco, a sutfragJo nostri
defunti, a cura di Bifulco Gregorio e
Eleonora.
Borsa: Maria Auslllelrlce, in memoria di
Reboulaz Romano. a cura di Reboulaz
Sofia, Chàtillon (AO)
Bor1,1; S. Domenico Savio, aiutaci nelle
Borsa: •Anno del Fanciullo• a c ura d1
Don Sitzia, Salesiano L 100.000
Borsa: Marta Auslllatrlce, ,n ringrazia-
mento e ,nvocando protezione su, miei
cari, a cura di Mlgllavacca Pietro, Trecate
(NO) L 100.000
Borsa: Don F. Rlnaldl, In rlngrazlamenro,
a cura di Lanaro Virginia, Schio (VI) L
100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, In memvrla di Mazzucco Maria 9
Roggero Margherita, a cura di Gluslo
Piero. (AT) L. 100.000
Borsa: Maria Au1llialrlce, In memoria e
suffragio d i Don M. Leder. a cura Alhev,
Scuola Media D. Bosco, Faenza (RA) L
100.000
Borsa: Don Bosco, a cura dì Francesca e
Alessandro Verna L. 100.000
Boraa: Giovanni XXIII, per Impetrare gra-
zie, a cLSra della Parrocchia s. Paolo. Ca-
gliari L. 100.000
Borsa: S. Bartolomeo, In suffragi o del fa-
mlJ/arl defunti e invocando proiezione e
nostre malati/e e prega per noi, a cura dei
Coniugi Miceli
Borea: Maria Aualllllrlce e S. Giovanni
Boaeo, In suffragio e memoria d i Agosti-
no. a cura della famiglia Sgorbiali
Borae: S. Giovanni Booco, per grazia r/.
cevuta e Implorando benedizione. a cura
di Lanari Giuseppina. Paslan di Prato
(UD)
Boroa: Marta Aualilatrlce e S. Giovanni
Bosco, invocando protezione sulla fsm/..
glia, a cura di N.N.• Roma
Boraa: Maria Ausiliatrice, chled&ndo
protezione per I figi/, a cura di lnzalaco
Rosalia, Caslrorillppo (AG)
Bona: S. Giovanni Bosco, ,n ricordo del
defunti gemtorl, a cura di N.N.• Cremona
Borsa: Maria Au1lllatrlce, In ricordo del
genitori, a cura di N.N., Cremona
Borsa: Maria Aualllatrlce e Santi Sale-
elanl, /mperrando grazia per mia sorel/a
Francesca, a cura di Rlnaldis Lina. Rimini
(FO)
Borsa.: S. Domenico Savio, ringraziando
p11r la nascita di Davide Domenico, a cura
di Giudici Luigi. Saroinno (Va)
Boraa: Maria Auelllatrlce, Don Bosco, S.
Qomenlco Savi o, In ringraziamento, a
cura di Oggero Luigi, Torino
Borsa: Maria Auelllalrlce e S. Giovanni
Bosco, m riconoscenza e a suffragio def
dafunt,. a c ura di Cusa Gemma, lsolella
(VC)
Bor8": Maria Auelllalrlee e Santi Sale-
1lt1nl1 a protezione del familiari e 8 suf-
fragio del defunti. a cura di Tonasse Ma-
rio, Lugagnana di P.
Borsa: In memoria e surtraglo di Zenonl
Martino, a cura di Pezzoll Petronilla, Leffe
(BG)
Borsa: Maria Auelllalrlce e S. Giovanni
Boeco, per grazia r,cevuts. a cura di
Cocco Veneranda, Lanusei (NU)
Borsa: Oon Bosco, Implorando grazie, a
c ura di Mol Mario, Roma
Borsa: Maria Aua111atrlce, Don Boa.co,
Domenico Savio, a cura di Francesco
Scalati
Boraa: Maria Auelllatrlce, per graz/8 r /.
cevuta e invocando protezione sw miei
cari, a cura dJ Mellano M. Grazia, Venarla
(TO)
Borea: Maria Auslllalrlce e Santi Sale--
alanl, per riconoscenza e lnvocancJo aiu-
to. a cura di Rebora Pia, Genova
Borsa: Don Bosco, a cura di Baratta Ma-
ria, Gualdo Cattaneo (PG)
Borsa: S. Giovanni Booco, proteggi me e
la mia gente. a cura dl C.B.M.• Tirano
80<8": Maria Ausiliatrice e S, Giovanni
Bosco. a cura di Calza Angelo , Cìzzolo
(MN)
Borsa: Maria Auslllatrlce, Mons. Vincen-
zo Cimattl, par otten&re una grazia. a
cura di Randl Luisa, Faenza (RA)
Borsa: Maria Ausiliatrice, chiedendo
preghi ere, a cura di Farisano Maria, San-
remo
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,
in suffragio dei mie, defunti, a c\\Jra di
Bazzlnl Rina, Brom (PV) .
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per la restituzione al mittente
TERESIO BOSCO
VIAGGIO
VERSO LA VITA
Nel suo viaggio verso la vita il pre-
adolescente si trova ad affrontare nu -
merosi ed inquietanti problemi: primi
fra tutti, la conoscenza di se stesso
dal punto di vista psicologico, affet-
tivo, intellettuale; la scelta di un mo-
dello di vita a cui ispirarsi (cristiano,
marxista o consumista); il modo con
cui inserirsi attivamente nella società
(partecipare ai consigli di classe, ai
movimenti di quartiere, alla vita po-
litica del Paese).
A tutto questo il ragazzo giunge spes-
so sprovveduto, disorientato, assillato
da innumerevoli dubbi. Con questo
libro Teresio Bosco vuole aiutarlo a
vederci più chiaro, a leggere meglio
in se stesso, a comprendere i difficili
meccanismi che regolano la società,
la politica, l'economia, i mass-media,
il potere. Affronta temi come l'infla -
zione, la disoccupazione, il terrorismo,
l'emigrazione, il femminismo, la dro-
ga. Traccia una breve storia dei partiti
italiani, dei loro leaders, delle diverse
linee politiche; spiega perché è giu-
sto che si lotti per abbattere i con -
fini, per costruire un'Europa unita.
Con poche parole concise, semplici
e chiare, egli risponde alle domande
sommesse che, quotidianamente, leg-
ge negli occhi dei giovani.
L. 3.900
SOCIETA EDITRICE
INTERNAZIONALE
TORINO