Bollettino_Salesiano_198010


Bollettino_Salesiano_198010

1 Pages 1-10

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1.1 Page 1

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BO
INO
A N N O 104 N 10 • 2• QUIN D I CINA •15 GIUGNO 198D
SPEDIZI ONE IN ABBON AMENTO P OSTAL E GR UPPO 2° !701
ES
RIVISTA DELLA FAM I GLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877
I I BS-CC
Cooperatori Salesiani: cattolici di qualità!
Riempite di Vangelo la vita umana;
portate nel cuore il " Da mihi animas " di Don Bosco!...
Don Egidio Viganò
Rettor Maggiore
o
~--~-,).
Jbl, . .SALESIAN
« •.• dopo tre anni
andai a Gerusalemme
per conoscere
Pietro e rimasi da lui
quindici giorni... »
(Gal 1, 18)
In questo numero:
una panoramica
sul nostro progetto
di TRELEW (Patagonia)
PARTICOLARMENTE INDICATO PE R I COO P ERATORI S AL E SIANI
1/65

1.2 Page 2

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LEGGENDO LA
CORRISPONDENZA
CAPITOLI
ISPETTORIALI SALESIANI
23/3/80
E' stata da me la sig.ra... Hanno saputo che nessuna di loro
del laboratorio, all'infuori di una forse, è Cooperatrice sale-
siana. Credevano d'esserlo. Hanno parlato con il delegato e
questi ha detto loro che si cercano oggi Cooperatori giovani;
che stessero tranquille. che esse sono Cooperatrici perché in
fondo lavorano per Don Bosco.
Non mi so rendere conto di tutto ciò. Chiedo a Lei se ci
sono disposizioni nuove, indicazioni segrete di mettere da
parte, possibilmente fuori dell'Unione, le anziane, per far po-
sto alla... fiumana di giovani Cooperatrici che Impazienti bat-
tono alla porta per entrare. Ml spiace e ml awilisce sentire
persone affezionatissime, che lavorano da anni e sono un
centro di animazione salesiana, che si sentono estromesse,
alla chetichella, e non sono considerate Cooperatrici. Può
darsi, (di questo non posso rendermi conto), che sia stata
tralasciata l'iscrizione formale; ma si può rimediare...
La pregherei di farmi sapere qualcosa In merito.
Don L.Z.
Carissimo Don L.Z.,
domandi scusa a nome dell'Associazione a quelle brave
Signore. Le tranqu/1/izzl... Mai si sono dati disposizioni o
orientamenti per emarginare le Cooperatrici anziane. Ricer-
care vocazioni giovanili non significa voler emarginare alcu-
no.
Però /'adesione formate e cosciente é importante; si tratta
allora di aiutare le interessate a prendere coscienza del si-
gnificato de/l'essere Cooperatrici. In sostanza é sul piano del
fare e su quello dell'essere che bisogna mettersi. Mancando
uno dei due. viene meno il vero Cooperatore.
Chieri, 20/ 5/80
...il consiglio dei Cooperatori di Chieri desidera ricevere
adeguate istruzioni sul modo di Inviare la somma di denaro
ricavata dalla lotteria a favore di Trelew.
Fiduciosi di ricevere presto una sua risposta porgiamo
cordiali saluti». A nome del consiglio.
Navone Margherita
Grazie anzitutto per quanto fate per i vostri fratelli Coope-
ratori che operano in Patagonia.
Si versi la somma sul conto corrente postale 45256005 in-
testato a "Ufficio naz.le Cooperatori - Roma", indicando la
causale del versamento. E' bene poi darne notizia al Segre-
tario Coordinatore ispettoriale.
Napoli, 10/1 /80
« Ieri, 9 gennaio, ho constatato quanto sia grande l'amore di
Dio per me e per la mia famiglia. Non sapevo come fare per
pagare la bolletta della luce, quando, uscendo di casa, ho
trovato nella cassetta della posta un vaglia di Lit. 100.000,
inviatomi anonimamente da una buona sorella cooperatrice
salesiana.
Non ho parole... a voi la conclusione».
(da «Camminare insieme » - CC della Campania)
2166
Importante momento di famiglia a cui
non siamo estranei
DALLE ANNOTAZIONI,. PRESENTATE DAI COOPERA·
TORI ALLA PRIMA COMMISSIONE DEL CAPITOLO DELLA
•CENTRALE•
Invitati dal Sig. Ispettore a fare sentire anche la nostra voce
nel prossimo Capitolo lspettoriale, presentiamo alla Commis-
sione che ha studiato il problema vocazionale alcune nostre
note, affidandole all'attenzione dei membri del Capitolo.
Le nostre proposte
1. I Superiori Cl AIUTINO nelle Comunità a farci conoscere
e riconoscere» come salesiani veri, tipici, promuovendo con
noi il dialogo.
2. I responsabili dei gruppi giovanili, di gruppi di catechisti
adultl e giovani, di gruppi di genitori PRIVILEGINO la proposta
alla Cooperazione Salesiana. come VERA VOCAZIONE valida
per se stessa, come impegno permanente del proprio servizio
nella Chiesa e nella Congregazione.
3. Crediamo Importante dare ampio spazio alla formazione
salesiana nel Centri giovanfli con l'appoggio a esperien.~e di
vita salesiana e spiritualità salesiana, come awio ad un di-
scorso più approfondito di vocazione al laicato salesiano.
4. Uno sforzo chiediamo alle Comunità perchè diano la
possibilità al Delegali di privilegiare (come tempo e come
impegno) il loro servizio di cooperatori affinché non manchi a
questi la guida costante per la loro formazione, lo stimolo
all'azione, soprattutto in merito ai GG. CC.
5. Siamo un po· perplessi di fronte ad alcuni Centri esistenti
sulla carta ma che In realtà non trovano consistenza di vita.
Chiediamo di essere aiutati a risolvere questi casi per quanto
è di competenza delle Comunità.
6. Alla Comunità chiediamo ancora appoggio per le inizia-
tive di carattere ispettoriale (per quanto può essere possibile},
soprattutto ora che l'Associazione dei Cooperatori congiun-
tamente con gli Exallievl, accogliendo una proposta del
Consiglio lspettoriale SDB, si è assunta la responsabilità di
gestire, riadattandola, la Casetta e il cascinale adiacente di S.
Domenico Savio di Riva di Chieri, per un servizio di assistenza
spirituale ai gruppi giovanfll.
DAL MESSAGGIO DEI COOPERATORI LETTO AL CAPI-
TOLO ISPETTORIALE DELLA SICILIA
E questo servizio di animazione della Famlglla salesiana
sarà tanto più accettato e valido quanto più verrà dato nel
rispetto della specificità, dell'autonomia, della creatività. del-
l'inventiva propria di ciascun ramo (CGS 177, 172; A. 30) e
quanto più verrà vissuto dalla Comunità Salesiana ai vari li-
velli.
E' la Comunità infatti
- che prepara gli animatori salesiani, delegati spirituali
adatti e competenti (CG21 75, 588)
- che programma Insieme a noi i corsi dì formazione CC.
- che attua la collaborazione diretta dei CC. e EX nell'o-
pera educa1iva salesiana inserendoli di preferenza quali col-

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AMATE
I GIOVANI
Che cosa vuol dire essere un grande educatore?
Vuol dire prima di tutto, essere un uomo che sa
«comprendere» i giovani. Ed infatti noi sappiamo
che Don Bosco aveva una particolare intuizione
dell'anima giovanile: egli era sempre pronto cd
attento nell'ascoltare e capire i giovani che a lui
accorrevano numerosi nell'oratorio di VaJdocco e
nel Santuario di Maria Ausiliatrice. Ma bisogna
aggiungere subito che la ragione di questa pecu-
liare profondità nel «comprendere» i giovani fu
che con altrettanta profondità li «amava». Com-
prendere ed amare: ecco l'insuperata formula
pedagogica di Don Bosco.
(Giovanni Paolo Il, Torino, 14.4.1980)
PENSATE AI
GIOVANI!
I giovani!.... Non posso far mancare almeno una
parola proprio al problema della giovemù, che ri-
chiede eia Voi Pastori le cure più assidue e gene-
rose. Pensate a loro! Non si possono certamente
dimenticare le alb·e età, nell'insieme di una pa-
storale attenta e finalizzata. Ma sono i giovani che
devono attirare prima di ogni altro l'attenzione...
Seguiteli con i vostri sacerdoti migliori, non la-
sciate che le forme associative, in cui amano or-
ganizzarsi, siano dei fuochi di paglia che subito si
spengono, disperdendo energie preziose, né tanto
meno che si sviluppino ai margini della Chiesa o,
Dio non voglia, in contrapposizione con essa.
(All'assemblea dei Vescovi d'Italia, il 29.5.80)
laboratori laici come componente necessaria nella missione
educativa
- che ha cura di favorire e promuovere vocazioni per la
F.S. e quindi anche per la nostra associazione, per mantenere
vivo nella Chiesa il carisma salesiano.
Proprio perché convinti di ciò abbiamo chiesto animatori:
a) che fossero di esempio per i Cooperatori con la loro vita,
con Il loro entusiasmo, con la loro preparazione e sensibilità.
b) che fossero presenti a nome della Comunità Salesiana
che delega
c) che la presenza fattiva della comunità salesiana, ai vari
livelli fosse avvertita dall'Associazione e dal suoi membri
d) che fosse rispettato il nostro specifico di salesiani se-
colari
e) che fosse rispettata la nostra autonomia e la program-
mazione che viene dal Consiglio Nazionale, dal Consiglio
lspettoriale, dal Consiglio locale.
3/ 67

1.4 Page 4

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IL XVII CONSIGLIO
NAZIONALE
APPROVATO IL PROGRAMMA 1980-81
A TORINO IL PROSSIMO CONSIGLIO NAZIONALE
Nei giorni dal 25 al 27 aprile u.s. a Roma, presso
l'Istituto « Auxilium Christianorum », a poche centinaia
di metri dal Vaticano, si è tenuto il XVII Consiglio na-
zionale del Cooperatori salesiani.
I lavori, moderati da Lello Nicastro e con al tavolo
della segreteria Anna M. Vigna e Chiara Chiabotto,
sono stati aperti da una fervorosa liturgia della Parola
e successivamente dal saluto cordiale del Segretarlo
nazionale Giannantonio. La riflessione di Don Aubry su
« la preghiera e la fraternità in Don Bosco », il tema
conduttore dell'incontro nazionale di fraternità e pre-
ghiera del prossimo settembre, ha dato un colpo d'ala
a tutti I partecipanti, creando quel clima squisitamente
salesiano, particolarmente adatto alla prosecuzione
dei lavori, incentrati soprattutto sulla definizione ed
approvazione del programma delle attività dell'Asso-
ciazione per il prossimo anno 1980-81 .
L'appassionata discussione che ne è seguita ha
esaltato la maturità e la viva partecipazione dei con-
venuti, i quali nei loro numerosi interventi hanno di-
mostrato una incontestabile sensibilità al temi in di-
scussione ed alla realtà apostolica ed organizzativa dei
Centri che operano nel nostro Paese.
Come si può vedere nella pagina accanto, si è fatto
un intenso e proficuo lavoro, al quale non hanno
mancato di portare il loro illuminante contributo l'i-
spettore Don Prina ed il Delegato generale Don Co-
gliandro. li programma, approvato dal Consiglio na-
zionale, costituirà il ruolino di marcia dell'Associazione
per il prossimo anno e testimonierà ancora una volta
dell'ansia di formazione, dello slancio apostolico e
della vitalità operativa dei Cooperatori nell'ambito della
Famiglia salesiana e nella Chiesa locale.
I lavori sono stati conclusi dal Segretario nazionale e
da un pensiero di Don Giovanni Raineri, Consigliere
superiore per il Dicastero della Famiglia salesiana, che
ha voluto seguire una parte dei lavori. Poi i parteci-
panti si sono recati in Piazza S. Pietro per un omaggio
di fedeltà al S. Padre e recitare con Lui il « Regina
Coell » in comunione con la Chiesa universale.
Attesa e quindi gradita la visita, prolungatasi per al-
cune ore, di circa venti confratelli salesiani del Corso
di formazione permanente presso la Casa generalizia,
provenienti da varie nazioni. Proficuo vicendevolmente
lo scambio di esperienze e di delucidazioni.
Salvatore Di Tommaso
4/ 68
PARTECIPANTI
RAPPRESENTANTI DELLE ISPETTORIE
Pina Bellocchi (SICILIA) • Anna Carnia (LIGURIA) •
Bruna Cardlle (CALABRIA) - Glanllllppo Casanova
(NOVARESE) • Mauro Cerruti Quara (VENETA-SAN
MARCO) - Chiara Chlabotto (CENTRALE) • Emilio
Chlolero ( SUBALPINA) Marilena Gamberucc l (LA·
ZIO) Elena Mancini (TOSCANA) - Sergio Mastro-
plerro (PUGLIA) • SIivio Mllia (SARDEGNA) • Salvatore
Mobilia (SICILIA) - Lello Nicastro (CAMPANIA) Ilario
Pinzi (LOMBARDIA) - Luisa Rlgon (EMILIA) • Loriano
Salbene (LOMBARDIA) Luigi Sarchelettl (VENETA-
SAN ZENO) Domenico Scalati (LAZIO) Angelo Tel
(ADRIATICA)· Annamaria Vigna (CENTRALE)· Paolo
Zoll (ADRIATICA).
GIUNTA ESECUTIVA NAZIONALE:
Giovanna Albert - Don Armando Buttarelll • Salva-
tore DI Tommaso - Giuseppe Giannantonio Maria Pia
Onofrl - Alessandro Pistoia - Suor Maria Rampini -
Paolo Santoni.
l>ELEGAT E ISPETTORIALI:
Suor Angela Anzanl Suor Vera Carrai - Suor Grazia
Catalano - Suor Pierina Pelllzzarl.
DELEGATI ISPETTORIALI
Don Galllano Basso Don Giann i Bazzoli - Don
Giorgio Roccasalva Don Ilario Spera.
PRESENTI ANCHE ALCUNI PER TUTTA LA DURATA
DEI LAVORI
Don Giuseppe Aubry - Don Mario Cogllandro - Don
Mario Prina - Don Giovanni Ralnerl.

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Il Consiglio nazionale dell'Associazione nella riunione annuale del 25-27 aprile 1980
ha approvato il
PROGRAMMA 1980-81
che viene presentato ai Centri con la più viva raccomandazione di attuarlo in ogni
singola parte
TEMA DI STUDIO
I COMPITI DELLA FAMIGLIA CRISTIANA DI FRON-
TE AL PROBLEMA DELLA VIOLENZA CHE COLPISCE
I GIOVANI NELLE VARIE SITUAZIONI DI VITA
(SCUOLA, MASS-MEDIA, PORNOGRAFIA, POLITICIZ-
ZAZIONE DELLE STRUTTURE, ECC.).
(Si approfondisce un aspetto del tema dell'anno
precedente 1979-80: « Come vivere da salesiani... in
alcuni ambienti sociali").
CONFERENZE ANNUALI
Temi
Nella prima: IL TEMA DELLA «STRENNA» DEL
RETTOR MAGGIORE PER IL 1981
Nella seconda: «LA SPIRITUALITA' SALESIANA IN
S. MARIA DOMENICA MAZZARELLO» (nella ricorren-
za del centenario della morte).
RINNOVO DEI CONSIGLI ISPETTORIALI
(Interessa i Consigli che scadono per finito triennio).
CENTENARIO DELLA MORTE DI S.MARIA MAZZA-
RELLO
L'ASSOCIAZIONE ADERISCE UFFICIALMENTE AL-
LA CELEBRAZIONE DEL CENTENARIO partecipando
e sostenendo le iniziative che saranno programmate
dalle FMA ai vari livelli.
COOPERATORI INSEGNANTI
INCONTRO NAZIONALE su un tema di forte attua-
lità.
(Il tema e l'articolazione dell'Incontro saranno pre-
cisati - durata di tre giorni - fine luglio 1981. Si
chiederà la collaborazione dell'Istituto di scienze del-
l'educazione della pont. Università salesiana e della
pont. Facoltà di scienze dell'educazione delle FMA).
COOPERATORI MISSIONARI
CALARE NELLA REALTA' ASSOCIATIVA LE DECI-
SIONI DEL XVI CN STRAORDINARIO.
"El dia de Trelew» sarà celebrato da questo anno il
7 novembre.
seminario», con adeguato periodo di preparazio-
ne, possibilmente all'inizio dell'anno sociale.
GIOVANI COOPERATORI
Valorizzare le conclusioni dei Convegni interregio-
nali 1980.
LABORATORI «MAMMA MARGHERITA »
INCONTRO NAZIONALE DIRIGENTI
Si terrà a Torino (Valdocco), dove iniziò il primo la-
boratorio la Madre di Don Bosco, con scopo di verifica
e rilancio (a sei anni dall'ultimo Convegno - data da
definire).
CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE
A LOURDES (Luglio 1981)
Il CN rivolge invito alla Consulta mondiale per la
partecipazione di una rappresentanza ufficiale dei CC,
come in altri precedenti Congressi.
I COOPERATORI D'ITALIA ASSICURANO LA LORO
PRESENZA.
c: CERCHIO MARIANO»
L'Ave Maria delle origini rivissuta e rinnovata da tutti
i Cooperatori e propagandata tra gli altri Gruppi della
Famiglia salesiana. (Il Centro mariano salesiano» di
Torino si è associato e assicura la sua collaborazione).
CONGRESSO NAZIONALE
Roma, dal 6 all'8 dicembre 1981. (Interessa tutti
Consigli lspettoriali).
XVIII CONSIGLIO NAZIONALE
Torino, dal 1° al 3 maggio 1981 .
Riflessione sul Ramo giovanile dell'Associazione
(Giovani Cooperatori).
Proseguono le iniziative già avviate:
CORSO DI QUALIFICAZIONE
GRUPPI NUOVI
MONDO NUOVO - Nuova serie « Letture cattoliche"
VACANZE PER COOPERATORI E FAMILIARI
Al presente programma faranno riferimento I pro-
grammi dei Conslgll lspettorlall e locali.
5/ 69

1.6 Page 6

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C O O P E R A T O R E.
DIMMI CHI SEI
UN CARISMA PER
GIOVANI IMPEGNATI
J . Aubry
8
Sorella e fratello carissimo,
oggi, in questo biglietto «spirituale», mi piace comunicarti
un progetto di grandissimo interesse per te, per il tuo gruppo,
per tutti I tuoi fratelli e sorelle dell'Associazione e della Fa-
miglia salesiana.
In questi anni di crescita de/l'Associazione e di consistenza
sempre più forte della nostra Famiglia, si è sentito un po'
dappertutto un bisogno di «formazione.. Formazione inte-
grale, che corrisponde alle diverse esigenze de/l'essere e del
fare salesiano. Nel 1977, una guida per la formazione trac-
ciava ai responsabili tutto un cammino per far maturare nei
Cooperatori il senso della loro vocazione. Nel 1978, veniva
lanciato un Corso di qualificazione, presentato come «itine-
rario di fede-conversione al messaggio di Cristo e di Don
Bosco», e che senza dubbi ha contribuito e contribuisce al-
l'arricchimento dottrinale e apostolico di molti Cooperatori.
Durante le vacanze, sempre più, accanto alle attività educa-
tive e pastorali, vengono organizzate delle •Giornate• o delle
•Scuole• o dei Campi» di approfondimento della vocazione
salesiana ...
E sempre più anche si nota che l'aspetto più decisivo di
questa formazi6ne si situa a livello spirituale, e, oserei dire, a
livello mistico e carismatico: un Salesiano non è so/o un bravo
cristiano pronto a fare qualcosa• per i cristiani e ad imitare
il sorriso di Don Bosco.
Dallo Spirito di Dio, che è Amore, è chiamato «a realizzare
se stesso secondo Il progetto apostolico di Don Bosco», dice
il Nuovo Regolamento (art. 7). E' tutto un progetto di vita, che
parte dal più profondo del cuore, là dove ognuno di noi se-
gretamente incontra Dio che lo invita. lo trasforma, lo spin-
ge. .. Senza profondità personare. senza interiorità, senza
meditazione e preghiera. il Cooperatore è Incapace di cam-
minare salesianamente.
L 'iniziativa di cui parlavo nelle prime righe entra In questa
prospettiva: mira ad alimentare il soffio spirituale del Coope-
ratore, ed altrettanto quello di ogni membro della Famiglia,
che condivide fondamentalmente lo stesso progetto di vita
salesiana. Mira ad offrirgli regolarmente cibo e ristoro per Il
suo cammino, un cibo sostanzioso e gustoso... Si tratta di una
RIVISTA DI SPIRITUALITA' SALESIANA
Cosa ne pensi? Il progetto ha ancora bisogno di essere
precisato. Ma le grandi linee esistono già: ogni numero offri-
rebbe articoli di dottrina spirituale (parola di Dio, parola del
fondatori, esempi dei nostri santi...) e un bel numero di testi-
monianze di SDB, FMA, VDB, Cooperatori, Exallievi. inse-
gnanti, adulti e giovani. .. che costituirebbero uno scambio
meraviglioso delle nostre ricchezze più profonde e un ele-
mento di santa emulazione.
Se te ne parlo oggi è soprattutto per farti notare che una
rivista di questo tipo non può vivere senza una larga coope-
razione dei suoi lettori.
E' quindi per chiedere già adesso la tua, la vostra col-
laborazione... MANDAMI, MANDATEMI DEI SUGGERIMENTI:
mostrati vero fratello, vera sorella!
Il progetto DEVE riuscire!
6/70
Don Carlo Borgettl
7
Si è insistito sul fatto che non è giusto, anche se ancora
frequente, presentare la realtà ecclesiale dei Cooperatori
Salesiani. sopratutto dei giovani Cooperatori, come •aiuto»,
«cooperazione», quasi una specie di servizio ausiliario dei
Salesiani, Sacerdoti e Suore, e delle loro istituzioni.
Si tratta fnvece di un'esperienza originale e di una costante
testimonianza di fede e -di impegno, vissute con vocazione
laicale nella Famiglia salesiana per Il carisma di Don Bosco
che altri continuano invece con vocazione sacerdotale o
relfgiosa in senso canonico.
Ripercorriamo ancora una volta le grandi tappe dell'Itine-
rario di un ragazzo o di una ragazza che prenda contatto con
un ambiente salesiano. Viene, dopo un primo approccio,
Coinvolto da proposte e iniziative, partecipa gradualmente alla
loro animazione. Ciò può essere frutto di dinamismo naturale.
L'intervento dell'educatore porta presto però la coscienza di
un servizio compiuto per gli altri, mentre cl si realizza più
pienamente. Non si testimonia solo una personalità intra-
prendente, non si vivacizza semplicemente un ambiente; ci si
interroga sul valori e sulle stesse finalità della vita, si aiutano
incontri, approfondimenti, scelte. Si cresce così in corre-
sponsabilità, come nello stile di Don Bosco e nelle Istanze più
caratterizzanti del Progetto Educativo che a lui si Ispira.
Non si crea solo un clima di aggregazione, simpatia, e
neppure solo di approfondimento culturale o di studio di
particolari problemi, personali, di gruppo o di zona. SI offre
anche la testimonianza e l'offerta di una scelta religiosa au-
tentica che non opprime, ma unifica, gerarchizza secondo
verità, dà senso alla vita e alla speranza. Il giovane animatore
vive e testimonia tutto questo con il linguaggio e la sensibilità
del coetaneo tra coetanei. Testimonia un'esperjenza e invita
gli altri a viverla, senza retorica, con l'eloquenza magari di un
certo geigo giovanile, o dell'intelligente silenzio ricco di si-
gnificato, della «voglia di vivere», ma con un «certo stile».
Porta poi questo stile dall'ambiente_,salesiano ad altri am-
bienti, in fabbrica, al bar, sui campi di gioco o in politica. Non
è il .«n. 13» di una squadra di preti; è un «titolare» insosti-
tuibile della squadra di Dio in cui preti e suore hanno un loro
ruolo preciso, ma diverso, con necessità d'intesa, ma anche
di rispetto delle diverse caratteristiche e della loro comple-
mentarietà.
Dio voglia che noi religiosi sappiamo prendere coscienza di
queste verità e farla prendere a tutti i giovani e alle ragazze
che iniziano con noi un lavoro apostolico e una testimonianza
per i fratelli, appena il loro impegno dfventa serio e continuo e
il bisogno di fede caratterizza la foro vita. Dio aiuti i Gruppi
Giovani Cooperatori a rendere visibile agli altri giovani, sen-
sibilizzati così, l'approdo nella Famiglia salesiana non per
caricarsi di Inutili orpelli associazionistici, ma per vivere in-
sieme la bellezza di una vocazione. Dio ci aiuti insieme a
realizzare in ogni ambien(e strutture capaci di far vivere il
Carisma, e solo perèhé il Carisma salesiano sia vissuto dav-
vero, in pienezza.

1.7 Page 7

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NUOVO
REGOLAMENTO
Uall 'A l'ri(•a un invito a nutrirs i di Parola
Don Mario Cogllandro
7
La sesta regola di vita del Cooperatore salesiano si
riallaccia alla quinta con un termine che rico1Te sol-
tanto in questi due art. del Nuovo Regolamento: Li-
wrgia. La trasformazione della vita in una liturgia si
perfeziona e si allua principalmente in Lre momenti di
preghiera: Meditazione - Eucaristia - Riconciliazione.
Delegali e assistenti della Sicilia rlunill a Convegno Il 9 marzo u.s. a
Messina. presente Don Paolo Natall.
BL,;ognava esser fedeli a Don Bosco che nel suo Re-
golamento non aveva prescritto ai Cooperatori che le
preghiere del buon cristiano, e aveva fatto perno per la
pietà sui sacramenti della confessione e della comu-
nione (cfr. «sogno» delle due colonne). E bisognava
esser fedeli al Concilio Vat. 2" che ha dato rilievo al
posto della Parola di Dio nella vita della Chiesa. E ha
rivolto ai laici - ciascuno secondo le proprie capacità e
disponibilità - l'invito a lasciarsi interpellare dal Van-
gelo. a giudicare alla sua luce gli avvenimemi quoti-
diani, a discernere i segni dei tempi e rispondere do-
cilmente ai progetti di Dio, da testimoni convinti (cfr.
AA 4c, 6d; GS 4, Il, 44).
l consigli locali della Slcllla riuniti a Congresso, presente Don Mario
Cogliandro (MESSINA, 23 marzo u.s.)
Una gradita sorpresa che mi ha portalo il Rcttor
Maggiore di ritorno dal suo recente viaggio in Africa è
stato un modestissimo ciclostilato inviatomi daU'ispet•
tore Don Sabbe. Si tratta cli w1a lettera mensile ai
Cooperalori africani. Quattro semplici paginclte, for-
mative e informative. Ma ogni mese, sotto il titolo «//
Cooperatore prega ogni giomo,,, vengono suggeriti per
la riflessione quotidiana brevi testi evangelici. Anche un
solo versetto. Perché - vi è annotato - «ogni verset10
è una sorpresa di Dio per noi». Ad esempio per giugno:
I. Mt 5,6
2. Mt 11 ,28
3. Mt 11,29
4. Mt 9,9
5 Mc 1,17
6. Mc 1,20
7. Mc 3,14
8. Le 18.16
9. Gv 4, 14
10. Gv 6,35
11. Gy 6,37
12. Gv 6.47 ecc.
Giornata di spirltualltà per cooperatori di Marina di Pisa e Livorno. Il
16 marzo U.9.
DON BOSCO 2000: Il messaggio del Santo al giovani attraverso una
serata di cani.I, offerta dal GG.CC. della . centrale•, In collaborazione
con I 51iovanl Exallievl, a Valdocco, Il 25 gennaio u.s
Questa esemplare iniziativa la propongo ai Coopera-
tori con le parole di Enrico Medi (c/1'. In faccia al 111i-
srero di Dio, ediz. LDC l 980): « P1-endere cinque righe
del Vangelo, leggerle lentamente, fcrn1arcisi sopra. Sa-
persi nutrire di pochissime parole per lunghissimo
tempo».

1.8 Page 8

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GIOVANI COOPERATORI
Convegni interregionali in preparazione a ROMA-80
ALTA ITALIA
BRESCIA 1-2 MARZO 1980
Tema del Convegno
«COOPERATORI SALESIANI: CHI SIAMO?
IDENTITA' SPIRITUALE DEL COOPERATORE SALE-
SIANO»
Relatore: DON JOSEPH AUBRY
Finalità del Convegno:
- Crescere nel cammino dei due Convegni prece-
denti: Como 1974, Brescia 1975, con una particolare
attenzione al «contenuti"·
- in vista dell'Incontro Nazionale di fraternità e di
preghiera che si terrà a Roma nel giorni 1-4 settembre
1980, approfondire la nostra « identità spirituale ",
persuasi che ogni nostra espressione, compresa quella
del prossimo Incontro Nazionale, sarà valida ed effi-
cace in misura in cui ci ritroviamo fratelli in una stessa
identità spirituale.
SONO STATI INVITATI AL CONVEGNO:
- Giovani Cooperatori e quanti sono orientati a
divenirlo;
- Delegati e Delegate;
- Qualche Cooperatore adulto.
8/72
HANNO PARTECIPATO AL CONVEGNO N. 100 per-
sone, di cui 78 giovani, 17 fra SDB, FMA e 5 Coope-
ratori adulti.
Dei 78 giovani, 50 sono già Cooperatori.
Circa altre 30 persone sono state presenti solo in
alcuni momenti del Convegno: o alla relazione di Don
Aubry, o alla Liturgia Eucaristica finale.
I giovani sono arrivati al Convegno ben preparati e vi
hanno partecipato con molto impegno; fra l'altro, essi
hanno collaborato nei diversi ruoli che erano stati
precedentemente assegnati alle singole ispettorle: Li-
turgia, canti, serata di fraternità, fotografia, aspetti lo-
gistico-amministrativi.
Il corpo principale del Convegno è stata la Relazione
di Don Aubry e l'approfondimento che, dì essa, hanno
fa1to i singoli gruppi di studio. Pezzo forte del Conve-
gno è stato Il lavoro degli stessi gruppi sulle « Istanze
dei GG.CC. ».
Il tema fondamentale, i momenti robusti di preghiera
e di liturgia, il clima di fraternità canterina che ha
permeato tutto il Convegno, hanno contribuito ad una
efficace omogeneità.
Le indicazioni emerse dai gruppi di studio
Al Convegno i gruppi di studio hanno lavorato su di
una «griglia» che sollecitava i partecipanti a riflettere
sulla realtà dei GG. CC. in situazione come si suo/ dire.
E questo perché il discorso fosse sempre più concreto
«al di là - vi si leggeva - dei discorsi teorici e del-
l'esperienza, pur forte, dei convegni».
Vincolati dalla pista di lavoro i gruppi hanno indivi-
duato alcune istanze che costituiscono il frutto imme-
diato del Convegno, ma che rimandano ad una rifles-
sione e ad una attuazione nel tempo.
1. Rapporti tra GG.CC. e Cooperatori adulti
Nella maggioranza dei Centri il rapporto tra GG.CC.
ed adulti è molto limitato, ed a volte difficile.
Per poter saldare i legami tra le due «generazioni» ,
diamo alcune indicazioni:
- nell'arco dell'anno vi siano dei momenti in co-
mune, come, ad es., in occasione delle conferenze
annuali, delle feste salesiane, ecc.;
- ,i creino delle possibilità per un reciproco
scambio di esperienze nelle varie attività;
- si studi una formula per unificare il Bollettino
Salesiano per i CC.SS. con « Presenza Giovani».

1.9 Page 9

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2. Proposta vocazlonale
Pochi sono i giovani al quali viene proposta la «vo-
cazione a Cooperatore Salesiano~.
Chiediamo, pertanto, ai Consigli lspettoriali dei SDB
e delle FMA - ed in prima persona agli Ispettori - di
tenere ben presente questo settore nella programma-
zione delle attività ispettoriall: Il discorso vocazionale a
« C.S. » venga possibilmente unito a quello vocazionale
alla «Vita Religiosa»: qualche lspettoria lo sta già ta-
cendo.
In particolare, indichiamo i gruppi o i contesti nei
quali si può meglio collocare la nostra "proposta vo-
cazionale»:
- GEX - PGS - TGS - ADS;
- le nostre scuole medie superiori ed i Centri Pro-
fessionali;
- Il personale laico operante negli ambienti sale-
siani.
3. Formazione
Si nota una certa carenza nella formazione cristiana
e salesiana dei GG.CC., mentre siamo convinti che:
- la vocazione salesiana del Cooperatore deve es-
sere coltivata e qualificata;
- e che, prima di diventare Cooperatore, un gio-
vane deve premettere una preparazione ben appro-
fondita durante un tempo adeguato.
Indichiamo alcuni aspetti essenziali di questa for-
mazione:
3.1. La spiritualità - intesa come crescita cosciente in
un cristianesimo autentico, che va riscoperto con
una costante conversione e nutrito di preghiera e
di Sacramenti.
3.2. La salesianità - che si sviluppa particolarmente
con lo studio:
della vita di don Bosco
del sistema preventivo
del Nuovo Regolamento.
3.3. La qualificazione operativa - che ciascuno può
raggiungere specificandosi gradualmente in qual-
cuno degli impegni salesiani più caratteristici, co-
me:
la catechesi
il settore dei mass media
taluni servizi sociali che meglio rispondono al-
la missione salesiana
l'associazionismo
gli spazi ricreativi: lo sport, il teatro, ecc.
le «missioni» nel Terzo Mondo.
Per poter sviluppare questa «qualificazione» chie-
diamo una particolare collaborazione da parte di tutti i
SDB, e riteniamo necessario che ogni Consiglio
lspettoriale dei CC.SS. si assuma in proprio l'impegno
di programmare dettagliatamente e per gradi il cam-
mino di tutta la formazione preparatoria e permanente.
I
4. Rapporti con i SDB e con le FMA
La situazione, nei vari Centri, si presenta differen-
ziata. In alcune Comunità dei SDB e delle FMA si nota
una rilevante sensibilizzazione nei confronti dei
CC.SS.; in altre il rapporto con i CC.SS. è limitato al
Delegato-Delegata; in talune non esiste ancora nessun
rapporto di collaborazione.
Proponiamo, di conseguenza:
- di saperci presentare, come CC.SS. nella nostra
Identità e con la nostra testimonianza personale;
- .di impegnarci maggiormente nel sensibilizzare i
SDB e le FMA:
presentandoci direttamente alle Comunità per farci
conoscere;
coinvolgendo le stesse Comunità in alcune nostre
attività;
privilegiando i contatti con I SDB giovani.
Potremmo concentrare su due perni tutte le indicazioni
operative emerse nei vari momenti del convegno
1) Approfondire la Relazione di Don Aubry, conside-
randola come una delle strade principali da per-
correre.
2) Attualizzare le conclusioni dei tre Convegni: Como
1974 - Brescia '75 e Brescia '80, sulle quali ci
cconfronteremo in un prossimo Convegno.
9/73

1.10 Page 10

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ITALIA CENTRALE
RIMINI 11-13 APRILE 1980
Tema del Convegno:
«A CASA Di DON BOSCO SI VIVE IN UN CLIMA PA-
SQUALE»
Relatore: Don GIUSEPPE AUBRY
Sviluppo del Convegno - Il clima di .. fraternità e di
preghiera»
Il secondo Convegno interregionale è stato quello
che ha interessato l'Italia centrale. Ad esso hanno
partecipato circa cento tra GG.CC. e simpatizzanti
provenienti dall' lspettoria Adriatica, la Sardegna o il
Lazio, la Toscana era presente con una simpatica e
giovane famiglia.
ristica ha avuto un significato particolare per noi. An-
che la partecipazione dell'ispettore don Carlo Melis è
stata segno dell'unica Famiglia di cui facciamo parte.
Cinque convegnisti hanno emesso la loro « promes-
sa» e sono stati al centro della «festa».
L'ultima parte del Convegno è stata caratterizzata da
una carrellata di forti testimonianze, anche da parte di~
alcuni Cooperatori adulti presenti con noi al lavori, e
dalla presentazione di alcune «piste» per una rifles-
sione futura. Esse sintetizzano i risultati del lavoro di
gruppo e della sensibilità di Don Aubry che poté cap-
tare, co·n l'intuito che lo distingue, impressioni e rea-
zioni alla sua conferenza. A lui pertanto dobbiamo
anche la formulazione di queste piste conclusive.
Il tema era presentato così: «A CASA DI DON BO-
SCO SI VIVE IN UN CLIMA PASQUALE». La relazione
di don Aubry (di cui sono riportati in altra pagina alcuni
stralci) è stata tenuta il sabato mattina, e dopo di
questa i giovani si sono riuniti in gruppi di lavoro.
La veglia fino a tarda notte ha voluto recuperare la
preghiera propria del Giovane Cooperatore, che voleva
anche essere un incontrarci a tu per tu con il Cristo
Risorto.
Il clima in cui si è svolto il Convegno è stato molto
vivo e ricco per tutti, quasi un preludio di Roma-80.
Aiutati da un «dossier» abbiamo potuto meglio de-
finire a noi stessi la nostra appartenenza alla Famiglia
salesiana, forse anche alla presenza di... don Aicceri,
che con un suo messaggio volle essere tra noi. Ospite
molto gradito è stato anche don Buttarelli, che ci è
stato vicino durante tutto il Convegno.
La presenza del Vescovo di Rimini, Mons. Giovanni
Locatelli, che ha presieduto la concelebrazione euca-
10/ 7,1
Non sono mancati i momenti di allegria salesiana e
lo scambio dei doni tendenti a recuperare lo stile dei
veri salesiani, che forse, in questi anni, poteva apparire
un poco sbiadito. Per il clima «pasquale» che si potè
inst_aurare tra noi fu determinante l'accoglienza gene-
rosa e simpatica delle Cooperatrici di Rimini e dei
confratelli della locale Casa salesiana.
Manuela Nenclnl
Piste conclusive di riflessione
Introduzione: Tener ben presente che essere sale-
siano non è un «più» riguardo alla vita salesiana. E'
solo un modo (tra tanti altri) d i essere cristiano, quello
che« mi piace» e sembra convenire alle mie capacità e
spingermi a svilupparle.
E' accogliere e seguire Cristo «alla maniera di Don
Bosco», all'interno della sua grande famiglia.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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I. Il discorso cristiano
1. Il dubbio, la paura, l'aggressività negativa con
l'istinto di possesso degli altri sono ancora (purtroppo)
le nostre tentazioni. Riconoscere umilmente questa
nostra vulnerabilità per curarla con la vigilanza e lo
sforzo coraggioso.
2. Beato chi sente il bisogno di approfondire e ma-
turare la propria fede, per se stesso, e anche per poter
rispondere alle richieste e Interrogazioni del ragazzi e
dei giovani! Acquistare una «cultura cristiana». è
un'esigenza irrinunciabile (non restarne a livello del-
l'elementare!)
Fare questo approfondimento - sia con la rifles-
parlato di Dio, ma ha fatto molto meglio: me l'ha fatto
vederei»).. Arrivare ad essere «trasparenza di Cristo»
alla maniera di Don Bosco.
6. Beato chi sente il bisogno di conoscere don Bo-
sco (vita, opere, spirito) per essere salesianamente
competenti, per poter andare ai giovani come lui ci
andava: non solo con una simpatia naturale, ma
avendo alle spalle la sua «ispirazione» le sue pro-
spettive («Dammi le anime!»), la sua fiducia in Dio
nelle difficoltà.
7. Chiedere e cercare la presenza del sacerdote-
guida.
sione personale - , sia insieme ritrovarsi per riflet-
tere sulla propria fede»).
3. Dare la dovuta importanza alla preghiera e ai sa-
cramenti.
Il. Il discorso salesiano
4. La salesianità è un modo di essere che impegna a
poco a poco tutta la persona; è un modo di vivere ad
ogni istante, in ogni situazione, dappertutto (e non è
solo un occuparsi dei ragazzi). Quindi si è salesiani
nella propria famiglia, nell'ambiente di lavoro e di
tempo libero. nelle piccole cose quotidiane («vivere la
novità pasquale nel particolare»). Progredire in questo
« stile di vita» salesiano.
5. Questo modo di essere e vivere è il nostro primo e
spesso principale mezzo di annunziare Cristo, con la
propria testimonianza («Suor Rosa, Lei non mi ha
Conclusione: « Camminare/insieme/con Lui»
Il segreto della riuscita: l'amicizia forte tra di noi;
basata sulla presenza viva del Cristo di Emmaus.
« Prendici per mano, Dio nostro,
guidaci nel mondo a modo tuo.
La strada è tanto lunga e tanto dura.
Però con Te nel cuor non ho paura».
(Né dubbio, né paura, né aggressività dominatrice).
11/ 7 5

2.2 Page 12

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o
La fraternità che
~~.--~· ci ha insegnato ~ COOPERATORI~
Don Bosco '?WI)? SALESIANI ,)W1
INCONTRO NAZIONALE DI FRATERNITA' E PREGHIERA
1-4 settembre 1980
SPUNTI
PER RIFLETTERE SUL TEMA DELL' INCONTRO E IN PREPARAZIONE SPIRITUALE AD ESSO
Don Bosco: mandato per offrire al giovani un clima
pasquale
Credo che, cent'anni fa, nella casa di Valdocco a
Torino, centinaia di ragazzi avevano la fortuna di per-
cepire anche questa novità pasquale delle relazioni
cristiane, non solo un istante, ma durante settimane,
mesi, anni. Respiravano l'aria di Pasqua quotidiana-
mente, perché un prete, don Bosco, era stato mandato
da Dio proprio per offrire loro un clima di sicurezza, di
fiducia, di fraternità, di gioia. Don Bosco In effetti' ap-
pare nella storia come l'educatore per eccellenza de-
dicato alla salvezza dei giovani « poveri, abbandonati,
pericolanti» del mondo moderno, e cioè dei giovani
esposti al dubbio, perché stanno perdendo la fede in
un mondo che sta perdendola, esposti alla paura del-
l'altro e all'insicurezza, perché sono sfruttati dai datori
di lavoro e non trovano amico sul quale appoggiarsi,
esposti all'aggressività per difendersi, e qualche volta
solo per vivere o sopravvivere: rubano, litigano, sono
pronti a farne di tutti i colori... i primi giovani con cui
don Bosco avrà contatto a Torino saranno giovani
carcerati! Tutta la sua opera educativa e pastorale
consisterà a far passare i giovani dal mondo vecchio
della sofferenza e del peccato al mondo nuovo della
grazia e della gioia di Cristo.
A livello personale: accoglienza e amorevolezza
La prima cosa da dirsi è che il discepolo di don
Bosco è precisamente un « uomo di relazioni» , cioè il
contrario di misantropo: la solitudine gli pesa, non
possiede affatto lo stile monacale, gli piace la compa-
gnia, il trovarsi con altre persone, soprattutto con la
gente semplice e col popolo; è simpatico, o per lo
meno domanda ogni giorno allo Spirito Santo di ac-
cordargli il «dono di simpatia»!
Ma attenzione! il salesiano non desidera di essere
simpatico per attirare gli altri a sé e sfruttarli a suo
beneficio, ma, al contrario, per poterli amare e servire
sul serio. Si potrebbe dire globalmente che egli pos-
siede ciò che si chiama oggi Il «senso della persona».
cioè ha una certa maniera di guardare ogni persona e
di riconoscerla nella sua originalità unica. A Valdocco
12/ 76
don Bosco conosceva e amava personalmente cia-
scuno dei suoi 600 ragazzi, il piccolo Michele, il
grande Roberto, Il timidq Antonio... e trovava il tempo
di incontrare ciascuno per dargli un sorriso, una pa-
rola, un consiglio. Pensateci bene: questa è una cosa
straordinaria I
Come don Bosco, il salesiano ha uno sguardo di
stima e di simpatia verso ciascuno, e questo Invita al
contatto diretto. Volentieri fa il primo passo, sovente
con gli adulti con la discrezione opportuna e amabil-
mente, e sempre con i giovani. Avvicina ognuno con il
volto e Il cuore aperto, con una semplicità che rifiuta
l'artificio e le complicazioni. Ha // senso dell'acco-
glienza, cioè si comporta in tal maniera che l'altro si
sente riconosciuto, accettato tale e quale com'è. Me-
glio ancora: si sente amato. Nella famosa lettera di
Roma, don Bosco dice: « Che i giovani non solo siano
amati, ma che essi stessi conoscano di essere amati».
Il contatto salesiano è quindi impregnato di vero affetto
dimostrativo, fatto di calore umano e di grande deli-
catezza insieme, affetto di carattere paterno o fraterno
o amichevole secondo le circostanze: è la famosa
«amorevolezza » o «famigliarità». Il salesiano è un
uomo di cuore; la sua presenza è un pò come il sole:
diffonde una luce e un calore che avvolge e rende
felici, e conquista i cuori. Dirò più avanti che questo
non significa affatto sentimentalismo! Per avere un'i-
dea più chiara di questa tipica amorevolezza salesiana,
niente meglio rileggere la lettera di Roma.
A livello comunitario: lo spirito di famiglia
Mediante il suo affetto reale e delicato, il salesiano si
comporta come un amico che cerca la risposta d'a-
micizia, che dona la sua fiducia per ottenere a sua
volta la mutua confidenza.
Quando egli ottiene questa reciprocità, allora si crea
una vera «comunità», o, per dirla come don Bosco,
una «famiglia». Dappertutto dove vivono del discepoli
di don Bosco, Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice,
Cooperatori, nelle opere salesiane, ma anche negli
incontri e nelle diverse relazioni, soprattutto con ì
giovani, essi tendono ad instaurare una specie di fa-
miglia, un clima o uno spirito di famiglia. La loro carità

2.3 Page 13

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è comunicativa, essa diventa un bene comune, dove
ciascuno e riceve abbondantemente.
Ciò che caratterizza questo spirito è essenzialmente
la mutua confidenza. come tra gli sposi, i genitori e I
figli in una vera famiglia, o secondo questa sete di
fraternità reale che provano gli uomini di oggi. Questa
confidenza si esprime in due atteggiamenti principali.
In primo luogo l'intercomunicazione è intensa, cioè c'è
bisogno e gioia di condividere e scambiare tutto. Ogni
cosa buona che si possiede, si vuole metterla a di-
sposizione degli altri perché sia loro di profitto, ca-
pendo che lo scambio più importante non è quello del
beni materiali, ma quello délla vita stessa e dei beni più
profondamente personali: sentimenti, pensieri, inte-
ressi, progetti, gioie e pene, e anche esperienze e
iniziative di tipo sociale o apostolico.
In secondo luogo le relazioni attive sono regolate dal
minimum dei ricorsi alla legge e all'autorità, ai rego-
lamenti e alle convenienze, e dal maximum di appello
alle potenze interiori di ciascuno, alle capacità più
profonde, più personali, che sono in noi: l'intelligenza,
la libertà, l'amore, il senso estetico, la fede. Abbiamo
qui una cosa d'importanza capitale per la vita sociale
attuale, per la vita della Chiesa, per la vita familiare ed
educatrice.
A casa di don Bosco, non s'impongono né le idee
gli atti; si mette in gioco un dialogo sincero, e le idee si
acquistano per persuasione intima personale; si met-
tono anche in gioco le risorse personali, si fa appello
all'iniziativa e alla corresponsabilità reale, e gli atti, I
servizi, i comportamenti religiosi scaturiscono dalla li-
bertà intima personale. Uno dei segni più sicuri dello
spirito e clima salesiano è quest'aria di disinvoltura, di
libertà, di fantasia, di gioia che circola tra i vari di-
scepoli di don Bosco. Non si è costretti, non si ha
paura di dire ciò che si pensa, si apporta il proprio
contributo personale, genèroso, si inventa... Don Bo-
sco stesso diceva: «A Dio non piacciono le cose fatte
per forza. Essendo egli Dio d'amore, vuole che tutto si
faccia per amore!» (MB VI, 15).
(da: «A casa di Don Bosco si vive In un clima pasquale•. conferenza
tenuta da don G. Aubry al Convegno interregionale GG.CC. di Rimini
I'11 aprile 1980).
CIO' CHE E'NECESSARIO FARE SUBITO (riepilogando)
Preparazione spirituale - Ricerca degli atteggiamenti interiori
- Preparazione tecnica
OGNI PARTECIPANTE E OGNI COOPERATORE
FORZATAMENTE ASSENTE
Riflettere molto sul significato dell'Incontro, sul suo
perché, su quali obiettivi l'Associazione si prefigge di
raggiungere con questo Importante momento associativo,
(servirsi allo scopo di quanto è stato pubblicato sul Bol-
lettino e specialmente del . sussidio preparatorio» che
ogni partecipante farà bene ad acquistare presso Il pro-
prio Centro o presso l'Ufficio ispettorlale).
Pregare molto e con molta fede per la buona riuscita ,
per Il raggiungimento degli scopi che «Roma-'80» si
prefigge. Far pregare I malati...
Disporsi Interiormente a vivere .Roma-'80» gioiosa-
mente, liberamente, in cllma di festa.
I
Dare l'adesione al più presto con regolare iscrizione e
versamento della quota richiesta.
Riservarsi, con ogni garanzia, I giorni 31 agosto-4
settembre.
Preparare un piccolo dono personale da scambiare,
partecipando all'equazione: « 1 x 1 = tutti con Il dono del
fratello!»
• OGNI CENTRO, ATTRAVERSO Il SUO CONSIGLIO
Sensibilizzare a Roma-'80 con contatti personali, cir-
colari, diffusione del programma e del sussidio, esposi-
zione periodicamente ripetuta della locandina, articoli
sulla stampa locale e diocesana, e slmlll mezzi.
Raggiungere, utilizzando lo schedario, quanti, pur es-
sendo Cooperatori, sono torse assenti dalla vita del Centro
perché trasferiti, o malati o per altri motivi. Tutti slamo
coinvolti anche chi non potrà partecipare di persona. A
tutti si rechi la « lieta notizia.. e tutti vivano Roma-' 80.
Il segretarlo coordinatore locale non si assenti per le-
ferie senza aver predisposto bene il necessario. Anche a
distanza mantenga I necessari contatti.
Cl si preoccupi degli alloggi, utilizzando agenzie o co-
noscenze a Roma, ed esortando I partecipanti ad un
grande spirito di adattamento.
la presenza di tutti I consigilerl a Roma-' 80 è segno di
sensibilità e testimonianza efficace che rende credibili.
Il CONSIGLIO ISPETTORIALE E IN PARTICOLARE
Il SUO COORDINATORE
Coordinino Il lavoro di sensiblliz.zazione e quello tec-
nico; mantengano contatti con I Centri a mezzo circolari e
visite di persona. SI assicurino che i partecipanti verifi-
chino in sè i criteri e le condizioni per partecipare, sl da
avere a Roma-'80 una «massa salesiana,., cioè associati o
vicini ad esserlo, e non persone qualsiasi.
SI mantengano in stretto rapporto con il Comitato or-
ganizzatore di Roma, dando tempestivamente le necessa-
rie comunicazioni relative ad ogni aspetto della parteci-
pazione.
13/77

2.4 Page 14

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TRELEW
IL «NOSTRO» PROGETTO MISSIONARIO
Situazione attuale - Significato di una presenza di Cooperatori -
Prospettive per un promettente sviluppo
e «...E' un'esperienza molto profonda e
molto seria; penso che qui si sia rag-
giunto un livello molto buono. Ringrazio
Don Bosco per questo dono prezioso nel
centenario del primo arrivo dei Salesiani
in questa terra di Patagonia» .(Mons. Ar-
gimiro Moure, vescovo diocesano)
e « Dio voglia che l'esperienza continui
e cresca.. . Che bello sarebbe se invece
di tre ce ne fossero cinque-sei! Esprimo
la gratitudine dei Salesiani dell'ispettoria
per questa presenza... ». (Padre France-
sco Casetta, Ispettore).
« L 'interesse per le Missioni farà rifio-
rire la Famiglia Salesiana... Vi domande-
rete: ma noi Cooperatori, che possiamo
fare?... Qui la messe è promettente e
abbondante!... Grazie per aver scelto
Trelew come campo di esperienza mis-
sionaria». (Padre Lucio Sabatti, Diretto-
re-parroco di Trelew).
e « Non è ancora cessato l'invito di Don
Bosco ad andare a lavorare in Patago-
nia... » . (Padre Giacomo Belli, delegato
ispettoriale CC.).
LA CHIESA DEVE INVIARE ANCORA
Resta vero, purtroppo, anche ai nostri giorni, Il giudizio che dava ai suoi tempi il «Principe del
missionari ,., San Francesco Saverio: «Parecchi non diventano cristiani solo perché mancano quelli
che li facciano cristiani ,. (Epist., I, Roma 1944, p. 166)
Davanti a questa obiettiva carenza, la Chiesa non può tacere né riposare tranquilla, Ignorando I
bisogni di tanti milioni di fratelli che attendono l'annuncio del messaggio di salvezza: « Dio - ci ri-
corda San Paolo - vuole che tutti gli uomini arrivino alla conoscenza della verità e siano salvati» (1
Tim. 2,4)
(dal messaggio di Giovanni Paolo Il per la Giornata missionaria mondiale del prossimo 19 ottobre)
14/ 78

2.5 Page 15

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PANORAMICA SUL NOSTRO
PROGETTO MISSIONARIO
1. UNA V ISITA DI SOLIDARIETA' PER UNA MIGLIORE COLLABORAZIONE.
2. TRELEW E IL NOSTRO << CENTRO COMUNITARIO NUESTRA SENORA DEL CAR-
MEN AL BARRIO NORTE».
3. COME E' V ISTO SUL POSTO IL PROGETTO DEI COOPERATORI.
1 Una visita di solidarietà per una migliore collaborazione
Carissimi Cooperatori,
d1 ritorno dalla visita ai Giovani
Cooperatori che operano a Trelew
(alla «nostra .. missione. esperienza
piccola ma carica di speranza per
un domani che già sì preannuncia
ricco di sviluppo) mi sembra dove-
roso riferirne specialmente a quanti
sono direttamente responsabili del-
l'Associazione, Cooperatori dirigenti
e Delegati. Mi sembra però che
quanto qui scrivo sarà utile anche a
tutti i Cooperatori che si sono affe-
zionati a Trelew e che hanno col-
laborato con la preghiera, la simpa-
tia, 11 sostegno moraie e l'offerta In
danaro alla realizzazione di questa
Incipiente opera missionaria.
- Perché a Trelew? Da tempo i
GG.CC. che sono lì avevano mani-
festato la necessità che un salesiano
si recasse presso loro, fermandosi
possibilmente 5-6 mesi, per vivere
l'esperienza e quindi avvalersi di
essa una volta tornato in Italia. An-
che il Direttore Don Lucio Sabatti
entusiasta e sostenitore primo del-
l'iniziativa. incoraggiava a visitare
Trelew. Allora mi consigliai con il
Segretano Coordinatore nazionale,
con D. Ralneri e Don Cogllandro e,
presi accordi con l'ispettore com-
petente Don Francesco Casetta,
pensai di recarmi nei giorni nei quali
questi avrebbe compiuto la visita
ispettoriale. E' facile comprendere
quanto fosse necessario e utile
sentire sul posto l' Ispettore, insieme
con la Comunità salesiana. (Altra
bella coincidenza: anche Il Vescovo
locale, salesiano, aveva program-
mato la visita pastorale a Trelew per
Il medesimo periodo). Inoltre essen-
do da tempo scaduta la • conven-
zione» tra l'Associazione e l'ispet-
toria di Bahia Bianca. occorreva
riesaminarla insieme, per poter pro-
cedere poi ad una successiva ap-
provazione.
- Partito Il 5 maggio da Roma
giunsi il 6 seguente a Buenos Aires,
festa di San Domenico Savio, e il 7
ero già a Trelew, avendo program-
mato di non fare soste vere e pro-
prie ma di utilizzare il tempo per
stare li più possibile con i GG.CC.
L·accoglienza dei Salesiani e delle
F.M.A. è stata veramente calda e
affettuosa. Questi due termini vi di-
cano molto nella loro scarna sem-
plicità. Daniela, Oliviero, Giuseppe,
Maria del Carmen e Luis (di questi
due vi dirò più avanti) erano felici
come me.
Un caloroso ripetuto abbraccio,
scambio di notizie e saluti, Insom-
ma... potete Immaginare! tutto que-
sto è stato all'inizio di una perma-
nenza con loro tanto calda quanto
variabile, piovigginoso e freddo era
il clima esterno. (Desidero da questa
mia lettera dire ancora a loro il mio
grazie per le mille attenzioni usatemi
e per il calore di cui mi hanno cir-
condato). Ho constatato che sono
contenti della loro scelta e Impe-
gnati nel loro lavoro pure se - an-
che per il poco tempo da che tre di
loro si trovano a Trelew - ancora
non riescono del tutto ad inserirsi a
pieno nella loro nuova realtà.
- Con l'ispettore. presente an-
che Don Sabattl, ho potuto parlare
più volte. Il primo incontro è awe-
nuto all'arrivo (ore 13.30). egli era al
Centro Comunitario dove risiedono i
nostri GG.CC. per la visita ispetto-
rlale e abbiamo pranzato quindi In-
sieme in santa allegria.
Nei giorni seguenti si è parlato più
volte e con la necessaria calma
dell'esperienza che si sta facendo a
Trelew Mi sembra che il suo pen-
siero si possa sintetizzare così: E'
contento di come operano i Giovani
CC. e della loro vita spirituale; desi-
dera che tutto continui come ora e
possibilmente con più partecipanti:
raccomanda che quanti saranno
inviati siano ben preparati, ha esor-
tato I •nostri• alla concretezza e ad
una programmazione particolareg-
giata; desidererebbe che non avve-
nisse una sostituzione in blocco In
avvenire, tende a far suscitare In
loco altri Cooperatori che si inseri-
scano nel nostro progetto (a parte
viene riportato un suo scritto al ri-
guardo).
Questi pensieri sono condivisi dal
locale direttore-parroco, un salesia-
no molto realista. concreto, entu-
siasta ma che è consapevole dei li-
miti che anche I GG CC. possono
avere (.. Anche l nostri chierici che
pure hanno vissuto molti anni nella
formazione, hanno forti limiti... Non
possiamo pretendere di più da que-
sti giovani•).
- Un momento di particolare im-
portanza è stato quello nel quale si è
esaminato il testo della Convenzione
per un eventuale rinnovo, essendo
questa ad experimentum. Per l'oc-
15., 79

2.6 Page 16

▲back to top
Al Cenlro Comunitario la domenica c'è aempre aria di lesta e di lamlglla
Daniela tra , suol attalonall «canlllltas- sembra voler dire: lo con voi ml lrovo bene.••
casione l'ispettore aveva fatto venire
Il delegato ispettoriale CC. Don
Giacomo Belli, da Bahia Bianca.
Esaminammo, anche Don Sabatti. Il
testo, e furono proposte alcune lievi
modifiche. Cosa che fecero anche I
quattro Giovani CC. Vennero quindi
riunite le proposte di modifiche. (Ora
Il testo è all'esame del Consiglio
lspettoriale salesiano di Bahia Bian-
ca e sarà spedito anche ai Consigli
ispettoriali CC. perché lo esaminino
e presentino eventuali emendamenti
o aggiunte).
Ho potuto anche parlare con ìl
vescovo locale In vista pastorale a
Trelew e l'ho invitato a parlare al
GG.CC. perché dicesse Il suo pen-
siero riguardo l'esperienza.
Egli conosce molto bene l'identità
del Cooperatore (partecipò al Capi-
tolo Generale Speciale SDB) e so-
stiene molto l'Associazione. Si disse
contentissimo e auspicò un amplia-
mento dell'esperienza anche ad al-
tre località. Gli chiesi poi di parlare
al registratore e a parte. viene ripor-
tato quanto disse.
- Ho trascorso il tempo prefis-
satomi (diciotto giorni) il più possi-
bile con i GG.CC., visitando la zona
di loro interesse, informandomi, ce-
lebrando sempre la sera nel Centro
Comunitario e mangiando con loro.
Con grande gioia loro ho anche as-
sistito ad alcune loro attività, come
ad esempio liturgia domenicale,
nella quale ml fu concesso Il privi-
legio di amministrare il battesimo a
due bambine.
Con loro mi sono riunito più volte
16/ 80
per esaminare - presente il parro-
co - , Il programma di lavoro e il
relativo orario, dando, dove ritenni
di farlo, qualche suggerimento.
Un certo tempo l'ho destinato a
girare da solo nel quartiere per ren-
dermi conto della situazione della
gente a procurare il materiale ne-
cessario per avere la documenta-
zione audio-visuale tanto richiesta.
Il 13 marzo, festa di Santa Maria
Mazzarello, ho celebrato presso la
Comunità delle FMA e ho espresso
loro, a nome dell'Associazione. la
gratitudine per l'ospitalità e l'ap-
poggio che danno con tanta gene-
rosità alle due ragazze.
Soprattutto ho voluto rendermi
conto, capire, con l'aiuto di questi
GG.CC., che cosa si fa, quali pro-
blemi hanno, quali difficoltà possono
incontrare, cosa possiamo fare noi
dall'Italia, quale preparazione deb-
bono avere coloro che verranno qui.
Ho trovato simpatia, apertura e tanta
cordialità nei ragazzi e nella gente; lì
anche chi sa fare solo un po' di
oratorio trova Il posto suo. La gente
è riconoscente e si affeziona subito!
(Ho potuto constatare come ricordi-
no con piacere Bernardino e Ro-
mano del cui lavoro iniziale di sfon-
damento si sono avvantaggiati gli
attuali GG.CC.).
- Concludo questa breve crona-
ca, che viene Integrata dalle Infor-
mazioni che riporto nelle pagine
seguenti al n• 2, dandovi Il saluto
affettuoso di Daniela, Maria del
Carmen, Luis, Giuseppe e Oliviero. e
della Comunità Salesiana e delle
F.M.A. Posso assicurarvi che tutti
apprezzano moltissimo la presenza
apostolica di quei bravi Cooperatori
e il contributo economico che so-
stiene il Centro Comunitario.
Chiedono che molti altri vadano
ad aiutarli. Affido questo appello
pressante alla sensibilità e genero-
sità di tanti tra voi che pure avendo
la possibilità di "partireit e che ìl
Signore Invita, sono trattenuti da
circostanze apparentemente gravi e
impedienti.
Posso assicurarvi che da parte
della Giunta esecutiva nazionale e
mia in particolare ogni cura sarà
messa per una buona preparazione
dei futuri partenti e per sostenere In
tutti i modi Il Progetto Trelew.
VI saluto Fraternamente.
Don Armando Butlarelll
Roma, 15 giugno 1980

2.7 Page 17

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L'Argentina e le sue
« provincie» (regioni)
Trelew fa parte della provincia deno-
minata Chubut, che ha una estensione di
poco Inferiore a quella dell'Italia, con
una popolazione assai scarsa: soltanto
circa 240.000 abitanti.
I Salesiani vi giunsero nel 1907;
le F.M.A. nel 1910;
i Cooperatori nel 1976.
Il problema de/l'evangelizzazione
e della promozione della Patago-
nia non ha ancora trovata una
soluzione e resta aperto.
....,---
\\
I
7( O-. do GrM<lw<> 70 C ,>. Ho,no,
·~
SE AVESSI MOLTI PRETI E MOLTI
CHIERICI VORREI MANDARLI AD
EVANGELIZZARE LA PATAGONIA
E LA TERRA DEL FUOCO. E SAI IL
PERCHE'?
PERCHE' QUESTI POPOLI FINORA
FURONO I PIU' ABBANDONATI...
(Don Bosco, Memorie Biografiche 3, 363)
l ì/81

2.8 Page 18

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2 Trelew e il nostro « Centro Comunitario nuestra senora del Carmen al barrio norte»
Una notizia, in breve, su Trelew
E' una delle città più importanti
della provincia argentina del Chu-
but, (regione estesissima con pochi
abitanti, in piena Patagonia), anche
se la capitale è la vicina Rawson. Vi
accorre gente da ogni dove, dal
nord e dall'interno, attratta dalla
possibilità di lavoro, per altro mal
retribuito, specialmente presso in-
dustrie tessiti e nell'edilizia. Il feno-
meno dell'urbanesimo ha creato una
situazione impressinante.
Attorno ad un Centro cittadino
vero e proprio, con i suoi uffici, al-
berghi, scuole, negozi e vie larghe,
si è creata e si crea ancora una
cintura di numerosi quartieri (bar-
rios) cresciuti rapidamente, formati
da abitazioni che da noi sono de-
nominate baracche o catapecchie,
ove vivono famiglie per lo più nu-
merose (5-6-8 figli), disastrate e
dissestate, in situazione precaria
sotto ogni punto di vista.
Un aeroporto consente di ridurre
alquanto, a chi può permetterselo,
l'isolamento veramente grande.
Distanze per noi europei sbalordi-
tive separano Trelew da altri centri.
Alcuni esempi: la sede vescovile di
Comodoro Rivadavia è a 386 km;
Esquel, un altro centro abbastanza
popolato, è a 680 km; l'ispettore
salesiano risiede a Bahia Bianca che
è a oltre 700 km. La Capitale Buenos
Aires è a 1300 km.
L'Argentina ha una superficie
molto estesa. Il solo Chubut è gran-
de poco meno dell'Italia: 240.000
kmq contro i 316.000 dell' Italia. Ma
ha soltanto circa 240.000 abitanti.
Attualmente Trelew ha circa
70.000 abitanti. Vi lavorano i Sale-
siani dal 1907 (parrocchia e orato-
rio, scuola primaria e secondaria
con circa 700 alunni), assistenza ai
villaggi (pueblos) della zona: la co-
munità è formata da nove confratelli
di cui però alcuni sono molto anziani
e dànno un generoso ma molto
modesto aiuto: le FMA con un isti-
tuto fiorente (scuole primarie e se-
condarie; tredici suore di cui due
attendono alla scuola della vicina
Rawson e due all'animazione dei
barrios).
Dicevamo prima della triste cintu-
ra dei quartieri poveri o barrios. E'
confortante prendere atto che verso
J 8/ 8 2
essi si sta rivolgendo l'attenzione e
l'impegno dei Salesiani che hanno
fatto sorgere sette «Centri Comuni-
tari,. presso altrettanti barrios (alcu-
ni di questi ne sono però ancora
sprowisti) con relative costruzioni,
più o meno grandi, per uso evange-
lizzazione e promozione sociale, e
soprattutto con il suscitare laici im-
pegnati che si sono assunti il com-
pito di assistere ìl barrio a loro as-
segnato, collaborando con il sacer-
dote in modo insostituibile.
• Il Centro Comunitario Nuestra
Senora del Carmen» al Barrio Norte
Sorge in una zona della cintura di
Trelew, un agglomerato di baracche
o quasi-casette improvvisate dove
vive una popolazione di circa 6.000
anime raggruppate in circa mille fa-
miglie che vivono in situazione su-
bumana, senza servizi sociali sul
posto. Famiglie diciamo noi «scom-
binate», dove la convivenza sosti-
tuisce il matrimonio, la prostituzione
è abbastanza torte, l'analfabetismo e
l'alcolismo raggiungono un alto
grado di diffusione. Povertà e man-
canza di igiene rendono Il quadro
più fosco.
Quando piove: vie allagate, acqua
stagnante fra le baracche e barac-
che con dentro acqua e umidità! E
tanti bambini, ragazzi e giovani che
ci sarebbe lavoro per dieci, cin-
quanta, cento Cooperatori missio-
nari.
Al margine di questo Barrio (uno
dei tredici-quattordici barrios della
città) su un terreno molto vasto do-
nato qualche anno fa alla parroc-
chia, sono state costruite alcune at-
trezzature che sostituendo un primo
baraccone (che si potrebbe chia-
mare la « Tettoia Pinardi del barrio »
e ancora fa bella mostra di sè...) of-
frono possibilità di rendere alcuni
servizi al quartiere: aule per cate-
chismo e scuola, una cappella, un
ambulatorio e docce pubbliche (co-
struite ma non ancora funzionanti),
un salone e l'abitazione per i
GG.CC. composta di tre stanze più
cucina, bagno e ingresso. C'è anche
un ampio campo da gioco.
Queste attrezzature sono state
pagate in parte con le offerte dei
Cooperatori italiani: (dico in parte
perché la spesa sostenuta corri-
sponde a circa cento milioni di lire
italiane; siamo lontani dall'aver pa-
gato il «nostro» Centro!...). Alcuni
ambienti di questo Centro sono ora
usati a titolo provvisorio per scuola
pubblica - due turni - in attesa
che sia pronto l'edificio che le au-
torità hanno programmato di co-
struire.
Chi lavora al Centro Comunita-
rio?
Per chi non fosse aggiornato, di-
ciamo come stanno le cose: al
Centro operano attualmente cinque
Giovani Cooperatori di cui 2 argen-
tini: Maria del Carmen Merlini, figlìa
di Italiani, proveniente da Bahia
Bianca, professoressa di lettere, che
è diventata cooperatrice il 16 agosto
1979, e Luis, venti anni, insegnante
elementare con scuola al pomerig-
gio, cooperatore dal 30 dicembre
1979. Ci sono poi Daniela Beretta,
Giuseppe Belardo e Oliviero Zoli a
tempo pieno. La prima è a Trelew
dall'agosto 1978, ed essendo inse-
gnante di ruolo in Italia può usu-
fruire solo di due anni dì aspettativa;
pertanto sarà in Italia in tempo utile
per iniziare il nuovo anno scolastico
asettembre, e sarà sostituita. Olivie-
ro e Giuseppe sono a Trelew sol-
tanto dal 18 luglio dell'anno scorso.
Per alcune iniziative collaborano
anche dei laici: ad esempio un dot-
tore per l'ambulatorio. Un sacerdote
salesiano si reca a celebrare la
messa domenicale nella cappella del
barrio.
L'attività più varia tiene impegnati
i quattro Giovani CC., che hanno un
valido aiuto in Lufs.
Daniela ogni giorno, alle 8, è a
disposizione dei cosiddetti « canll-
litas» (o rivenditori di giornali), il
gruppo di ragazzi che richiama a noi
italiani glì « sciuscià» del dopoguer-
ra, e ai quali oltre al sorriso e una
buona parola prepara una deside-
rata colazione. Quindi inizia, in al-
cuni giorni della settimana (da
qualche tempo in forma più siste-
matica), la visita alle famiglie del
barrio. Ha tante altre attività: prepa-
razione di genitori al battesimo dei
figli, catechesi alla domenica, inse-
gnare ad alcune ragazze il lavoro ad
uncinetto e simili, fare la spesa, ecc.
Maria del Carmen dà lezione ai

2.9 Page 19

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Attorno al cenlro cittadino una cintura enorme di baracche, « los barrlos pobtes•···
mattino presso la scuola delle
F.M.A., ma a mezzogiorno è già a
preparare il pranzo per la piccola
comunità. Il pomeriggio si reca tre
volte a settimana in un altro barrio
più bisognoso di quello «nostro»
chiamato « pianta del gas» per la
catechesi o, Il sabato, per animare la
Messa; dà qualche lezione di soste-
gno ad alcuni ragazzi più bisognosi,
insomma ha la giornata piena.
Ollvero e Giuseppe lavorano nella
catechesi, e nella visita alle famiglia,
(Oliviero collabora con Il medico
dell'ambulatorio il sabato e si offre
per iniezioni a chi lo chiede), e sono
a disposizione per tanti lavori non
programmati di grande utilità.
Tutti quattro il venerdì pomeriggio
e la domenica attendono ai ragazzi
che vengono volentieri al Centro per
la catechesi, la Messa e il gioco. Per
la catechesi si seguono il venerdì tre
gruppi e la domenica cinque, con un
totale di circa cinquanta ragazzi il
venerdì e ottanta la domenica).
Altre attività: ç3iuseppe fa cate-
chesi presso la parrocchia per pre-
parare alla confermazione (33 ra-
gazzi in due gruppi) e Oliviero al
« pianta del gas» con 15 bambini.
Tutti quattro fanno inoltre cate-
chesi regolare alla scuola elemen-
tare statale che usufruisce dei locali
del Centro.
Proprio in questi giorni hanno de-
ciso con il padre Lucio di organiz-
zare l'insieme dei ragazzi che ruo-
tano attorno al Centro, sì che di-
venga un vero «oratorio salesiano».
Famiglia salesiana «una»
Si percepisce subito che a Trelew
è già in atto, ma non risulta che sia
frutto di studi o convegni. E' evi-
dente qui il «funiculus triplex difficile
rumpitur» di Don Bosco e la mis-
sione ne guadagna. I Salesiani sono
sempre accanto ai GG.CC. per ogni
occorrenza, offrono il servizio spiri-
tuale, stimolano, Incoraggiano. Al-
trettanto fanno le F.M.A. (che, tra
l'altro, ospitano Daniela e Maria del
Carmen) e i primi CC di Trelew.
Non è però una realizzazione della
« Famiglia salesiana» che blocca l'i-
niziativa autonoma del Cooperatori:
si nota con piacere che c'è parteci-
pazione alla pastorale locale orga-
nizzata dal parroco e dalla comunità
salesiana ma nel contempo c'è uno
spazio sufficiente (talvolta neppure
del tutto occupato per vari motivi) di
autonomia per l'iniziativa e per tanti
interventi originali.
Fin dall' inizio, 1976, Luis Ulik offrì
fa sua collaborazione che col tempo
è diventata partecipazione sempre
più piena non solo al «fare» ma al-
l'«essere». Egli è diventato intatti
Cooperatore emettendo, come si è
detto, la promessa il 30.12.79.
Anche la Signora Cartnen Krebs
emise la promessa nella stessa data.
Si stanno ora preparando a farla
circa altri dieci. A lunedì alterni si
riuniscono e Daniela fa da coordi-
natrice. Questo sorgere di Coope-
ratori del luogo è una delle cose più
significative perché i nostri GG.CC.
sono stati «segno» efficace del mo-
do secolare di essere Salesiani e
stimolo a diventarlo per altri.
La vita spirituale della piccola
comunità
E' alimentata da alcuni momenti
particolari. A sera, messa nella
chiesa parrocchiale cui si fa seguire
una mezz'ora di preghiera comuni-
taria.
Il ritiro mensile viene fatto, insieme
ai Salesiani, in un pomeriggio,
presso la vicina casa salesiana di
Rawson, a 15 km. Altri momenti non
sono possibili se non a due a due,
cioè in modo distinto i ragazzi dalle
ragazze. Non mancano le comodità
di confessione e colloquio spirituale
con il salesiano. E' assicurato anche
il corso annuale di Esercizi. Que-
st'anno I «nostri» parteciperanno al
corso ispettoriale che si farà in ot-
tobre per i Cooperatori della zona.
Il .. menage,. nell'aspetto abita-
zione e In quello economico
L'abitazione dei Cooperatori è
fornita d'acqua che viene immessa
in cisterne con autobotte a cura del
municipio, di luce elettrica e di una
stufa a kerosene necessaria per
combattere il forte freddo. Il tutto è
attrezzato con il necessario per i
pasti e il dormire. Qui la piccola
comunità si ritrova per intero al
pranzo e per alcune attività. Vi dor-
mono però soltanto Giuseppe ed
Oliviero, mentre Maria e Daniela al-
loggiano presso le F.M.A. ove anche
consumano la cena (per questo of-
frono un certo compenso). I ragazzi
cenano con i Salesiani e questo è
un momento certamente significati-
vo per loro. (Sono ancora al loro
posto la « cappella Pinardi » del
Centro Comunitario, il carrozzone
che fu di valido aiuto ai primi due
GG.CC. e Il «forno» da loro co-
struito per intrattenere i ragazzi con
lavoretti di ceramica. Sono segni
che valgono a ricordare in izi impa-
.19/ 8:;

2.10 Page 20

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stati di fede e di coraggio e che il
Signore sta benedicendo).
Dove trovano I mezzi di vita?
Giuseppe, Daniela e Oliviero rice-
vono dal municipio per il servizio
sociale che compiono nel « barrio"
pesos 365.000 ciascuno (pari a
182.000 lire circa). Maria del Car-
men riceve come stipendio pesos
640.000 (lire 320.000) per il suo la-
voro d'insegnante.
Per le spese relative al pranzo di
tutti i giorni ciascuno contribuisce
con la somma di pesos 150.000 (Lire
75.000). Per le altre spese (mante-
nimento della vecchia Fiat 650, bat-
tezzata ciquita, riscaldamento,
eventuali riparazioni della casa...) il
costo varia tra 50.000 e 100.000
pesos mensili per ognuno.
Oltre allo stipendio il Comune as-
sicura le normali previdenze sociali
riconosciute anche in Italia e vale-
voli ai fini della pensione, per cui i
Cooperatori sono assicurati sotto
tutti i punti di vista.
Per le spese relative al Centro
Comunitario (acquisto di sussidi e di
materiale per le diverse attività -
riparazioni - riscaldamento) esiste
una cassa comune formata con il
ricavato della vendita dei vestiti usati
(mandati anche dall'Italia), con of-
ferte varie, e con il provento di pic-
cole iniziative.
Quanto dall'Italia è stato inviato
per il Centro è servito finora a pa-
gare parte della costruzione del
Centro e l'arredamento. Ora è il
momento di spiegare una cosa che
anche io ho compreso solo il primo
giorno che arrivai: il costo della vita
è in Argentina assai alto rispetto a
quello che è in Italia. Porto qualche
esempio: da Buenos Aires telefonai
ai Salesiani di Trelew per comuni-
care l'ora di arrivo; solo il tempo
strettamente necessario. Spesi
7.500 lire. Il bus che mi ha portato
dall'aeroporto di Buenos Aires alla
città mi è costato 9.500 lire. bagaglio
a parte! Un «cappuccino», senza
null'altro, lo pagai L. 750 in un bar
comune. La stufa a kerosene ac-
quistata per il barrio, necessaria ve-
ramente, è costata 420.000 lire.
Quando constatai ciò ebbi un movi-
mento di sorpresa e di delusione.
Credevo che i vari milioni inviati a
Trelew fossero stati sufficienti per la
costruzione. Invece ho detto tra me
e me: Che figura!... Bisognerà che
mi scusi con i Salesiani e prometta
di riflettere in Italia perché si possa
rimediare.
Tutto bene allora a T relew?
Si sarebbe già... in Paradiso se
cosi fosse. Certamente l'esperienza
è positiva. Che si possa fare di più lo
dicono sia i protagonisti che il par-
roco Don Lucio. E la direzione verso
cui puntare sembra essere quella di
occuparsi di più della massa di ra-
gazzi e adolescenti, organizzando
un « oratorio» vero e proprio nel
quale privilegiare un nucleo di pos-
sibili collaboratori che di qui a
qualche anno possano dare man
forte nel lavoro apostolico.
Quindi chi parte per Trelew deve
sapere fare oratorio, organizzare
gruppi, avere spirito di iniziativa,
animare il gioco, i canti e lo sport,
mettere su il teatrino, il tutto anche
in maniera semplice ma costante. E
poi tanto senso pratico!
Poichè I Superiori locali hanno
progettato ormai di aprire una nuova
parrocchia nei barrios poveri (tra cui
quelli che ci interessano), i Coope-
ratori ne avranno certamente van-
taggio, purché non si affievolisca il
loro spirito di iniziativa. Le ragazze
poi sentono il bisogno di una casa
per sè: l'ospitalità presso le suore è
assai apprezzata ma, a parte alcuni
piccoli comprensibili condiziona-
Agglomerato di baracche, famiglie In situazione subumana... Campo di lavoro proprio per la nostra Associazione.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

▲back to top
La vecchia glorio-
sa •lettola Plnardl
di Trelew. e Il
nuovo Centro co-
munitario N.S. del
Carmine.
..
menti, non dà modo di vivere un'e-
sperienza pienamente secolare (I' I-
stituto poi è proprio al centro della
città, lontano dal luogo del vero la-
voro). E' forse il caso anche di stu-
diare la situazione di chr volesse
restare per sempre. L'Associazione
cosa può offrire per un sicuro do-
mani? Qualcuno vede in un « lavoro »
retribuito, ma simile a quello dì tanta
gente del barrio, una soluzione. Si
tratta di rifletterci e esperimentare.
E' materia nuova, ma bisognerà pur
cominciare. Così come proprio cen-
to anni fa iniziarono i Salesiani an-
dando in Patagonia: esperimentaro-
no e trovarono la strada giusta.
Che cosa possiamo fare ancora
per il «progetto» o mlcrorealiz-
zazlone di Trelew?
Uno slogan usato in passato di-
ceva: Per Trelew occorrono uomini
e soldi. Ambedue le cose vengono
se c'è una sensibìlizzazione ampia e
capillare, una presa di coscienza
che questo progetto è dell'Associa-
zione tutta, quindi dovrebb~ essere
assunto e sentito i11 proprio di tutti· i
Centri che, senza ignorare le altre
missioni salesiane, potendolo fare,
diano preferenza a questa). Un di-
scorso di Famiglia salesiana non è
autentico se non tende a realizzare
a pieno il proprio «gruppo». Se l'e-
sperienza si rassoderà e come tale
proseguirà nel tempo anche ramifi-
candosi, non solo se ne avvantag-
gerà l'Associazione ma l'intera Fam-
glia salesiana perché la testimo-
nianza è sempre contagiosa.
Parlare quindi spesso di Trelew,
nella sua piccola e recente storia, di
ciò che viene fatto, del significato
che acquistano queste «partenze»,
del loro valore come momento e
occasioni per fare vivere all'Asso-
ciazione la sua dimensione missio-
naria: tutto questo serve a suscitare
appunto «uomini» che partano e
«soldi» per sostenere il Centro.
Allora l'invito sì concretizza pro-
prio in questo:
1) Cominciamo a parlare di Tre-
lew durante i Corsi di esercizi estivi,
e ìn occasioni simili. Spieghiamo chi
e a quali condizioni può partire,
chiediamo senza titubanze la carità,
come faceva Don Bosco, moltipli-
chiamo gli «offertori» per Trelew;
valorizziamo dal prossimo novembre
la celebrazione dell'iniziativa « El Dia
de Trelew » ecc. (Speriamo di poter
presto offrire ai Centri un « pieghe-
vole» illustrativo del «progetto» e
una serie di diapositive con reiativa
cassetta. SI tratta di strumenti ìndl-
spensabìlì ed efficacissimi).
2) Poniamo l'attenzione su pro-
babili candidati a partire e coltivia-
molì con la cura e l'attenzione ne-
cessarie.
Ogni Consiglio ispettoriale do-
vrebbe nutrire una certa santa am-
bizione di partecipare a questa ini-
ziativa (a Trelew ho potuto vedere
dei giovani, distinti nel portamento,
sicuri di sè, provenienti dal Nord-
America che potremmo chiamare
Giovani Cooperatori «Mormoni».
Si tratta di Missionari come i nostri
che lavorano in due chiese con im-
pegno per due anni.
Altre confessioni religiose, come
gli evangelisti e gli avventisti, hanno
i loro missionari a Trelew, per non
parlare dei Testimoni di Geova).
3) Chiediamo la preghiera a
quanti possono dare soltanto que-
sta. E' molto e molto richiesta.
A. B.
21/85

3.2 Page 22

▲back to top
3 Come è visto il Progetto missionario
dei Cooperatori
...un Centro comunitario che ha il carattere di parrocchia
« Come Vescovo devo esprimere le mie impressioni sul/'e-
sperienza che è stata fatta nella mia diocesi dai Cooperatori
salesiani nella Parrocchia di Maria Ausiliatrice di Trelew.
Praticamente loro hanno avuto /'incarico di una parrocchia,
propriamente di un Centro comunitario che ha il carattere di
parrocchia. L'hanno preso proprio con lo spirito salesiano,
anzitutto per Il posto che hanno scelto, uno del rioni più poveri
della parrocchia, più popolati di ragazzi, di adolescenti, di
giovani e hanno cominciato a lavorare su di loro e poi, attra-
verso loro, si è lavorato anche sugli adulti. Il lavoro è riuscito
negli anni che stanno servendo di esperienza. è riuscito ab-
bastanza bene. Ce n'è ancora molto da fare, però molto, mol-
tissimo si è fatto già; nella catechesi, nell'autentico oratorio
festivo, cioè tutta la metodologia che impiegava S. Giovanni
Bosco con i suoi ragazzi, hanno impiegato questj giovani
Cooperatori con i ragazzi di questo rione, cosi povero, così
popolare; e gia adesso è preparato il posto per fare una par-
rocchia propriamente tale, una parrocchia forma.le che, a Dio
piacendo, costituiremo l'anno venturo.
E' una grande soddisfazione che questa esperienza sia stata
fatta tra di noi, è una esperienza mol(o profonda e molto seria.
Tutti sanno apprezzare il lavoro di questi che hanno lasciato o
la patria, i tre italiani che sono qui, o la propria città, e famiglia,
la ragazza argentina che li accompagna, e apprezzano anche
il loro tresco e spontaneo cuore salesiano nel loro lavoro, cioè
un vero autentico lavoro salesiano, lavoro organizzato cosi
come gruppo di Cooperatori salesiani.
SI avvera così quello che San Giovanni Bosco sognava per i
suol Cooperatori, che siano dei veri crisUani, autentici cristiani.
Dopo il Concilio Vaticano Il che penso passera alla storia dei
Conci/ii come il Concilio dei laici. si vede chiarissimo il ruolo di
protagonisti che i laici hanno nella Chiesa. L 'istaurazione del
Regno di Dio. devono farla loro, i laici, e così questi giovani
Cooperatori salesiani lavorano molto, moltissimo e molto bene
per la costituzione del Regno di Dio tra questa povera gente.
Cioè quello che Don Bosco ha pensato dei Cooperatori sale-
siani penso che qui si sia raggiunto un livello molto buono,
quasi direi perfetto. Per questo ringrazio Dio per questa espe-
rienza e spero che sia moltiplicata anche nella mia diocesi.
Ci sono molti posti in tutta la Patagonia, e tutta questa Pa-
tagonia centrale, cioè il Chubut, è una provocazione alla vo-
cazione salesiana e alla vocazione di tutta la Famiglia salesia-
na. Abbiamo due comunita di Figi/e di Maria Ausiliatrice cinque
Durante la visita pastorale a Trelew Il vescovo Mons. Moure, sale-
siano, ha Incontrato Il gruppo del noslrl Cooperatori In apposita riu-
nione, presente il parroco locale Padre Luclo Sabattl (In basso al
centro).
Comu,:1ità di Salesiani e abbiamo due gruppi di Cooperatori
salesiani, questo gruppo di Trelew e anche un gruppo che sta
nascendo, che si sta formando attorno al collegio Maria Ausi-
liatrice di Comodoro Rivadavia. Speriamo che questi gruppi si
moltiplichino in modo che /'evangelizzazione della diocesi sia
presto un fatto molto profondo e molto reale e molto vasto.
Ringrazio I Salesiani, ringrazio San Giovanni Bosco per
questo dono prezioso nel centenario de/l'arrivo dei primi Sale-
siani in questa terra».
Trelew, 22 maggio 1980
(al ragistratore)
Mons. Arglmlro Moure,
vescovo di
Comodoro Rlvadav/a-Argentina
.. un ricco messaggio del l'Associazione
Cooperatori
Carissimi Cooperatori Salesiani d'Italia,
la Madonna In questo mese di maggio cl ha concesso varie
grazie. Una di esse è la visita di Don Armando Buttarelll ai
giovani Cooperatori Salesiani di Trelew. E' stata per essi un
regalo gradito, ne sono certo, ed uno stimolo nel loro non ta-
cile lavoro missionario. Ma, ripeto, è stato un motivo di gioia
per l'lspettoria Intera, giacché I Cooperatori di Trelew e la loro
esperienza apostolica sono parte viva ed apprezzata della no-
stra comunità ispettoriale.
Non sto a dirvi quello che tanno a Trelew Daniela, Giuseppe
ed Oliviero, con Maria del Carmen: né parlerò dell'ambiente in
cui lavorano. Don Buttarelli vi potrà dire molto di più e molto
meglio.
Solo esprimerò la gratitudine dei Salesiani dell'lspettorla per
questa presenza. E' certo di gran valore il lavoro che svolgono;
ma è incalcolabile soprattutto l'importanza del messaggio che
portano.
, L'esperienza Trelew» parla di una profonda assimilazione
della vocazione cristiana e salesiana come chiamata all'apo-
stolato; parla di amore grande ai giovani ed ai poveri; parla di
disponibilità all'ispirazione della Grazia; parla di «Famiglia
Salesiana. In cui tutti slamo fratelli senza barriere di distanze,
nazionalità, lingue e costumi...
Forse quelli che sono a Trelew non se ne accorgono nean-
che; ma per I cristìanl della Patagonia questa esperienza è un
esempio edificante, ed è argomento per scuotere la loro indif-
ferenza e far capire a fondo la portata dell'Impegno cristiano.
La presenza a Trelew dei giovani Cooperatori stabilisce un
contrasto: dall'Italia vengono giovani laici a fare apostolato e
ad attendere i bisognosi, mentre tanti «cattolici per bene. di
Trelew ignorano (intenzionalmente? non se ne accorgono?)
queste necessità, e vivono tranquilli nella loro coscienza di
battezzati ...
Grazie, allora, per questo ricco messaggio dell'Associazione
dei Cooperatori salesiani.
Dio voglia che l'esperienza continui e cresca. A voi, certa-
mente, fa bene questo sbocco apostolico. E noi ne abbiamo
bisogno. Perché anche in questo c'è un contrasto stridente: la
Patagonia, che non è più considerata terra di missione perché
già ci sono le diocesi organizzate, è In realtà vera terra di
missione. Don Armando non ha potuto visitare molto, ma da
quel poco che ha potuto vedere se ne è fatta una idea chiara, e
ve ne parlerà.
Attendiamo, allora, nuovi Cooperatori missionari. Che bello
sarebbe se Invece di tre ce ne fossero 5-6!... Che bello se, col
tempo, si potesse ripetere l'esperienza anche in un'altra zo-
na!...
Vi scrivo nella festa di Maria Ausiliatrice, vigilia di Penteco-
ste. Chiedo alla Madonna che vi benedica, ed allo Spirito Santo
che rafforzi il vostro fervore cristiano. Adi6sl... Un abbraccio.
Bahfa Bianca, 24 maggio 1980
P. Francisco Casetta
Ispettore salesiano

3.3 Page 23

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23/87

3.4 Page 24

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La messe è abbondante e promettente... C'è bisogno assoluto
di gioventù decisa e generosa!
Padre Lucio Sabatti è Il direttore dell'Opera salesiana di Trelew e par-
roco di quella vasta parrocchia. E' un italiano del Bresciano e da circa sei
anni lavora in Argentina. Ha intuito fin dall'inizio l'importanza e l'originalità
del nostro progetto missionario e lo ha sostenuto con convinzione e tenacia.
Dobbiamo a lui e alle comunità salesiana e delle FMA una profonda grati-
tudine.
Ancora una volta gli abbiamo chiesto di parlarci con chiarezza mo-
strandoci le possibilità di intervento e gli atteggiamenti che debbono avere
coloro che si recano a Trelew.
Carissimi Cooperatori d'ltalìa,
ha costituito un motivo di grande
gioia l'arrivo e la visita di Don But-
tarelli. Ha goduto del bene che
stanno realizzando Daniela, Josè,
Oliviero, Maria e che già realizzaro-
no Romano e Marta, Dino e Silvia.
Inoltre si è reso conto personal-
mente della situazione, delle diffi-
coltà, dei problemì.
La situazione della nostra gente si
riscontra perfettamente fotografata
nel documento di Puebla nn. 28-42.
A volte a uno può dare fastidio mo-
strare i panni sporchi. Però questa
volta lo hanno fatto i Vescovi riuniti
a Puebla e hanno risparmiato a noi
la violenza di essere obbligati a
mostrare gli aspetti negativi.
Perché in realtà, se è uno stra-
niero che scrive questo, uno può
dubitare. Se invece a descrivere
questa situazione sono gli stessi
abitanti della zona, voi capite che il
fatto assume una forza di verità più
consistente e risulta molto più cre-
dibile.
Come risolvere tanti problemi?
Chi lavora per lo sviluppo di questi
popoli? Senza dubbio il governo si
sta movendo, specialmente per co-
struire case, strade, scuole, fogna-
ture, ospedali, servizi primari che
permetteranno lo sviluppo di questi
fratelli in difficoltà.
Non è assente da questo sforzo la
Chiesa che si presenta più viva che
maì. A Trelew la Chiesa è rappre-
sentata dalla Famiglia Salesiana nei
suoi tre grandi ceppi: Salesiani, Fi-
glie di Maria Ausiliatrice e Coopera-
tori.
24/ 88
Nell'Interno della Cappelletta del barrlo Norte Padre Lucio presiede I' Eucareslla della Comu-
nione.
Ci sono Cooperatori locali e Coo-
peratori provenienti dall'Italia, frutto
del bellissimo lavoro che voi, in
unione con chi vi guida, state rea-
lizzando.
Per potersi inserire in questo
mondo, che è totalmente diverso dal
nostro, veramente un altro mondo,
bisogna proprio « svestirsi della cul-
tura» di cui siamo impregnati per
assumere con «senso critico e di
maturità » la cultura della zona.
Uno non sa davvero che fare al-
l'inizio. Si trova perduto! Vive fa-
cendo paragoni. Ogni riflessione ha
come ritornello: «Però noi là face-
vamo così. .. », "non sarebbe meglio
fare come in Italia?... » E questo è
difficile per il Salesiano che si va
preparando con tanti anni di forma-
zione ed è affascinato per il «Da
mihi animas»; immaginatevi per un
giovane o una ragazza senza una
profonda e provata preparazione
specifica!
E' un mondo nuovo, un ambiente
totalmente distinto, con notevoli dif-
ferenze di giudizi di valore. E' un
mondo con poca storia alle spalle,
con tradizioni limitate, con espres-
sioni culturali autoctone labili... e
per questo soggetto all'influsso co-
stante dei modelli d'oltreoceano
vissuti però con superficialità
perché non sono stati conquistati

3.5 Page 25

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Prima comunione (8 dicembre 1979).
con fatica. Inoltre uno si trova da-
vanti a persone che soffrono con
una rassegnazione e una passività
paurose.
Il loro dolore si perde nella notte
dei tempi. Ha radici così profonde
che non solo non pensano a ribel-
larsi, se non che quasi si conside-
rano gente di serie B, accettando
passivamente e fatalmente il loro
destino, considerando quasi come
una cosa «giusta» che ci sia sempre
chi debba dominare e chi servi(e. La
poca cultura, la scarsezza di ele-
menti di difesa del povero (i sinda-
cati, mutue, ricorsi,...) creano una
barriera insormontabile per chi vuo-
le capovolgere la situazione. Biso-
gna andare molto adagio.
b) L'assenza della famiglia, (che a
volte non valorizziamo sufficiente-
mente) e degli amici, della attività,
alcuni mesi, passata la novità, la
tentazione di piantare tutto!
c) Riaffiora prepotentemente il
Da qui un senso di scoraggia-
mento, o di ribellione che può sor-
gere. Uno si sente impotente, total-
mente impotente di fronte a situa-
zioni di una ingiustizia palese e
scontata. Però non ci può fare nulla.
La sensazione di impotenza è dav-
vero fortissima. A uno viene la voglia
di buttar tutto. Per questo non è per
nulla facile la preparazione per la
Missione.
a) Quando uno arriva, si imbatte
subito nel problema dell'idioma. Non
si può comunicare.
La festa della Mamma al Centro Comunitario (21 dicembre 1979).
degli hobbies, dei diver1imenti abi-
tuali pesa moltissimo.
Il problema della solitudine che è
parte del mistero dell'uomo, si acui-
sce e fa soffrire. E' comune dopo
problema affettivo, e si rischia di
cercare forme di compensazione
che rinchiudono la persona in se
stessa, Isolandola e impedendo lo
sviluppo di attività apostoliche. E
25/ 89

3.6 Page 26

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Momento di famiglia nel patio del Centro Comunitario.
allora la persona è di inciampo, di
ostacolo. Non sa che fare lei e non
sanno che farci gli altri. Non è con-
tenta e scontenta tutti e col passar
del tempo questo risulta insosteni-
bile.
d) Parte del rischio del missiona-
rio sono pure gli incerti: una malat-
tia, la morte di una persona cara, la
mancanza di comodità di ogni ge-
nere...
Però, amici, se si pone sulla bi-
lancia quello che si lascia e i rischi
che si corrono, con la gioia di co-
struire un'ancora di salvezza per
tanta povera gente, uno si sente
animato e pienamente felice e rea-
lizzato.
- Poter insegnare e scrivere a
chi non lo sa;
- costituire la voc e di quelli che
non hanno voce;
- essere l 'elemento su cui si ap-
poggiano con certezza I più biso-
gnosi sicuri di non essere traditi;
- annunziare la parola di Dio e il
messaggio di salvezza a quelli che
ancora non l'hanno conosciuto;
26/90
Il Cooperatore si sente immerso in
una comunità salesiana o delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice che hanno
le stesse sensibilità e lottano per gli
stessi ideali per i quali uno ha la-
sciato la sua terra. Una comunità
che apre le sue braccia e accoglie
chi arriva come integrante a tutti gll
effetti. Inoltre gli offre tutte le risorse
della vita salesiana:
- lo spirito di famiglia e la sem-
plicità di vita;
- il lavoro;
- l'allegria:
- la vita di fede fatta di pochi
fronzoli e di molta sostanza, centra-
ta sulla vita sacramentale e nella
devozione a Maria, madre e mae-
stra;
- il senso di appartenenza alla
Famiglia di Don Bosco nella Chiesa
di Dio:
- la certezza di essere stat9
c ontemplato da Don Bosco nel fa-
moso sogno sulla Patagonia e di
contribuire alla diffusione del Regno
di Dio.
- trasformarsi in amico, confi-
dente, maestro di intere famiglie:
- dischiudere l'orizzonte dell'In-
finito a chi si dispera;
- aver la gioia di veder sorridere
e lottare nelle difficoltà i più poveri,
dopo averli tirati fuori dal pozzo nero
in cui vivevano;
- incominciare a cambiare le
strutture dall'interno ponendo seri
interrogativi e catalizzando le forze
che trasformano poco a poco il rit-
mo di vita;
- sentire la gioia della propria
coscienza che riempie il cuore e
l'anima di pace profonda.
Sono beni incomparabili. E, vi assi-
curo, uno non pensa più alle diffi-
coltà. Al contrario. « Le difficoltà
aguzzano l'ingegno» e l'interesse
per superarle vittoriosamente.
Inoltre se queste realtà sono vis-
sute comunitariamente la gioia si
moltiplica.
Voi vi domanderete: Ma noi, Coo-
peratori, che possiamo fare? La

3.7 Page 27

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messe è promettente e abbondante:
C'è bisogno assoluto di gioventù
decisa e generosa. Pensate se fos-
sero in sette o otto in un posto per il
lavoro di evangelizzazione e di pro-
mozione umana. Prepararsi insieme.
studiare situazioni, temprarsi nell'u-
so dei mezzi adeguati, rafforzarsi
insieme nella fede che sposta la
montagna e fa superare ostacoli. ..
E il fascino della testimonianza di
una comunità giovane! Sarebbe
davvero incalcolabile.
Per questo all'opera:
- approfondire la propria fede,
trasformarla in vita e apprendere le
tecniche e i mezzi per comunicarla
efficacemente;
- abituarsi ai giovani, vivere con
loro, dialogare con loro, ascoltarli...
stare in mezzo a loro, per poterli
orientare;
- essere capaci di dimenticare e
lasciar da parte noi stessi perché
possano crescere gli altri e possia-
mo comprendere la miseria di tanta
gente;
- amare e praticare quello che
piace ai giovani: musica - letture -
sport - canto - teatro - giochi - gin-
nastica... perché i giovani amino ciò
che noi amiamo;
- dimenticare Il proprio «essere
Italiani» e far nascere dal di dentro
«il cittadino del mondo» per sentìrsi
parte integrante del Popolo che ci
ospita, rispettosi della storia. delle
tradizioni, dei valori, delle forme di
vita e di cultura.
I settori e le modalità di lavoro
sono moltissimi:
- catechesi;
- animare la liturgia;
- assistente sociale;
- direttori di oratorio;
- maestri di musica;
- organizzare giornate di ritiro:
- visitare famiglie, ospedali;
- responsabili di un asilo;
- religione nelle scuole di Stato;
- responsabili della vita di fede e
della vita associata di alcuni paesini
sperduti nella deserta Patagonia;
- doposcuola;
- attività di promozione umana in
zone sottosviluppate;
- visitare periodicamente alcune
scuole del Campo per la catechesi,
canto. convivenza;
- celebrazione della Parola in
I nostri Cooperatori sono lnserlll nella vita dell'Associazione locale. Eccoli nella foto, Insieme ad
altri aspiranti CC dell'lspettorla di Bahla Bianca e all'Ispettore Padre Casetta, a due giornate di
splrllualllà a Fortln -Mercedes, 21-22 ottobre scorso.
diverse zone del Campo, tutte le
domeniche;
- Missione nel Campo accom-
pagnando il P. Hermes;
- possibilità dì « Mìssionare » du-
rante l'estate;
- possibilità di entrare nel/'inqu-
stria (7I 8 ore di lavoro) e poi dedi-
carsi a attività dei Centri Comunita-
ri...
Di attività ce n'è fin che si vuole.
Una cosa è sicura: l'interesse per le
Missioni farà rifiorire la Famiglia sa-
lesiana.
Penso di essermi spiegato. Per fi-
nire rammento a Voi e a me alcuni
ricordi di D. Bosco ai Missionari:
- cercate anime, ma non danari,
né onori, né dignità (evangelizza-
zione);
- prendete cura speciale degli
ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e
del poveri, e guadagnerete la bene-
dizione di Dio e la benevolenza degli
uomini ( = promozione umana)
- fate in modo che il mondo co-
nosca che siete poveri negli abiti,
nel vitto, nelle abitazioni e sarete
ricchi in faccia a Dio e di11errete
padroni del cuore degli uomini ( =
testimonianza personale)
- nelle fatiche e nei patimenti
non si dimentichi che abbiamo un
gran premio preparato in cielo ( =
fede viva e concreta).
E basta.
Grazie per aver scelto Trelew co-
me campo di esperienza missiona-
ria.
Grazie per Dino, Romano e fami-
glie.
Grazie per il regalo di Daniela,
Oliviero e Giuseppe.
Grazie per averci mandato Don
Buttarelll e per essere parte inte-
grante della Famiglia Salesiana.
D. Lucio Sabattl
27/ 91

3.8 Page 28

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Centro ComunitClrio
'N o s t r Cl S i g n o r Cl cl e 1 C Cl r m i n e '
TRELEW (Patagonia)

3.9 Page 29

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Non è cessato l' invito
di Don Bosco...
A cento anni dall'arrivo dei primi Salesiani religiosi
come missionari nella Patagonia, giungono i pnml Sa-
lesiani laici per la medesima missione.
Dobbiamo ringraziare 11 Signore per questa inìz1a1tva
dei Cooperatori missionari venuti dall Italia a Trelew.
iniziativa che certamente viene dallo Spinto Santo e
apre un grande panorama apostolico missionario sia
per I cooperatori già venuti da fuori come per I nostri.
Noi l'accogliamo con gioia perché nasce nel mo-
mento in cui la Chiesa, aperta d1 nuovo all'apostolato
dei laici, chiama anch'essi ad essere m1ss1onari. I Coo-
peratori debbono dare massima importanza a questo
avvenimento e seguirlo da vicino, vedendo in esso una
chiamata che Dio fa a loro In questo nuovo campo d1
apostolato.
Esso è un vero «arricchimento " « ecclesiale e sale-
siano », e come tale dobbiamo coltivarlo e farlo cre-
scere.
Ma non deve essere un fatto ,solato, né deve rima-
nere estraneo agli altri membri dell'Associazione.
Venendo ora al caso concreto del progetto Trelew
dobbiamo dire che ciò che hanno fatto finora i Coope-
ratori d'Italia è stato Il meglio che sI poteva; vale a dire.
cominciare un lavoro di promozione e di evangelizza-
zione nei quartieri poveri, specialmente nel « bamo
Norte •. adattandosi alla gente del posto e al piano
generale e pastorale della parrochia nella quale lavo-
rano Sicuramente respenenza dr questi primi anni Il
spingerà a futuri migliori programmi.
Intanto vediamo con g10Ia che anche una Coopera-
trice di Bahia Bianca si è unita a loro. cosi l'esperienza
serve ad ambedue, Italia e Argentina. Ai Cooperatori
d' Italia per vivere maggiormente la dimensione miss10-
nana con l'avere li cuore a Trelew; a quelli dell'Argen-
tina per mettere in atto la collaborazione con I fratelli
italiani e per stimolare, propri centri a un·apostolato più
coraggioso a favore della groventu povera e bisognosa
Ai Cooperatorr che vivono m Italia desideriamo dlfe
che il problema della Patagonia .. non è ancora risolto,
ma esiste tuttora a livello di promozione e d1 evange-
lizzazione.
Non è cessato ancora l'Invito di Don Bosco ad an-
dare a lavorare In Patagonia: questa è ancora un
campo d i lavoro molto adatto per I Cooperatori sale-
siani.
Padre Giacomo Belli
(Delegato isp.le Cooperatori
di Bshls Bianca - Argentina)
I slmpaUcl r■gaul di Trelew.
La gioventù di Trelew
comprende...
Sebbene la conoscenza che posso avere dell'opera che
svolgono I Cooperatori in Trelew è molto limitata. per il fatto
che sono giunta In questa città soltanto da pochi mesi, es-
sendone stata richiesta desidero dare risalto alle cose più
salienti.
- Considero valido e molto efficace il lavoro di questi
giovani: il campo della loro azione è grande (forse troppo
grande) e richiede uno spinto di sacrificio del quale essi
dannQ una prova costante.
- L 'ambiente offre loro ogni giorno 11 materiale sufficiente
per manifestare Il loro amore a Cristo e alla Chiesa. nella sua
porzione migliore (I poveri).
- La ded1z1one costante è gioiosa ed entusiasta. Penso
che forse lo è troppo (se cl permette di parlare, di misurare un
po' le forze). Sono giovani, debbono Impegnarsi, però deb-
bono tuttavia avere I propri momenti di riposo.
- La gioventù di Trelew che ne è capace comprende ciò
che significa impegnarsi totalmente per Cristo
- La mia Comunità (le suore). m, chiede che si metta in
evidenza la loro c apacità di impegno generoso e sempre
gioioso!
- Avanti..• E CHE NE VENGANO MOLTI ALTAi!
Suor Eleonora Suarez
dtrettnce 1st M. Austllatrlce
di Trelow
29/ 93

3.10 Page 30

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Vi racconto la mia storia
Sono una Cooperatrice salesiana argentina, figlia di
italiani ma nata e cresciuta a Bahia Bianca (Provincia di
Buenos Aires).
Dal 9 gennaio 1980 mi trovo a Trelew con i Coope-
ratori missionari ;faliani Daniela, Oliviero e Giuseppe.
Educata nel Collegio delle F.M.A. di Bahia Bianca,
continuai gli studi ne/l'Istituto Superiore del Profesora-
do « Giovanni XXIII», opera salesiana, e poi fui assunta
come insegnante nello stesso Collegio delle Suore e
nell'Istituto « Giovanni XXIII».
La storia della mia vita è stata quasi sempre legata
alla Famiglia salesiana, ma, soltanto nell'ottobre 1978,
invitata ad un Convegno di Cooperatori svoltosi a
Viedma, ebbi la grande gioia di scoprire la mia voca-
zione salesiana e di trovare, finalmente, una risposta a
tante delle mie aspirazioni, ne/l'Associazione dei Coo-
peratori.
Dal 1971, ogni anno, nel periodo delle vacanze, de-
dicavo 20 giorni al servizio dei fratelli più bisognosi
della zona della Cordigliera, a Junin de los Andes, con
le « Missioni estive» organizzate dalle F. M.A.
Nel 1977 fui invitata a vivere la stessa esperienza in
un'altra provincia, nel Chubut, in un piccolo paese a
170 km da Trelew.
Da allorq. incominciai a pensare seriamente sulla
possibilità di fare qualcosa di più impegnativo e dure-
vole.
Continuai a partecipare alle Missioni ogni anno e nel
1979 ci ritornai per una settimana, anche nel periodo
invernale.
Nei miei viaggi a Trelew avevo conosciuto i Giovani
Cooperatori italiani (Dino, Romano, Daniela) e, dopo
l'esperienza di Viedma, ero decisa a fare un po· ciò che
avevano fatto loro: venire a Trelew in modo stabile e
inserirmi nel progetto di CC. italiani.
Parlai con Don Lucio, il parroco di Trelew e con Don
Belli, il delegato ispettoriale dei CC., i quali mi accol-
sero con viva simpatia e affetto e mi incoraggiarono a
prendere questa decisione.
Il 16 agosto 1979, compleanno di Don Bosco, con
grande gioia, ricevetti l'Attestato.
Finito l'anno scolastico, appena fu possibile, mi tra-
sferii a Trelew per iniziare qui il mio lavoro come coo-
peratrice salesiana missionaria, nella mia patria.
Ho incontrato in Daniela, Oliviero e Giuseppe veri
fratelli e amici; nelle Suore e nei Salesiani, un'autentica
famiglia.
Sono felice e mi trovo tanto bene in mezzo ai ragazzi
del «Barrio Norte» e del «Barrio pianta del gas», che
sono tra i più poveri della città.
Vedo che a Trelew posso vivere un'esperienza di la-
voro apostolico che da anni sognavo di poter realizzare
e ringrazio tanto il Signore che mi ha offerto questa
possibilità.
30/ 94
La mia giornata a Trelew si svolge press'a poco così:
al mattino faccio lezione nel Collegio « Maria Ausìliatri-
ce•. A mezzogiorno ci riuniamo i quattro Cooperatori al
barrio Norte e pranziamo insieme.
Nel pomeriggio due volte la settimana. mi reco con
Oliviero al barrio «pianta del gas» per fare catechesi. Il
sabato con la presenza di un sacerdote e di una suora,
aiutati da alcune ragazze e ragazzi di Trelew, facciamo
un po' di oratorio e concludiamo con la santa Messa
domenicale.
Per Pasqua abbiamo visitato quasi tutte le famiglie
del quartiere e ci stiamo occupando pure della prepa-
razione al battesimo perché molti di questi bambini non
sono ancora battezzati e bisogna prepararli e preparare
anche le loro famiglie.
Al barrio Norte ho pure due gruppi di bambini del 1•
anno di catechismo e, nei giorni in cui non vado a
«pianta del gas», faccio il doposcuola ad alcuni bam-
bini. Una volta la settimana vado in un altro Centro
Comunitario per fare catechesi al ragazzi che si pre-
parano alla Cresima.
Alle ore 19 ci riuniamo in parrocchia per la santa
Messa e, dopo, abbiamo un breve incontro di preghie-
ra.
Per la cena, Oliviero e Giuseppe vanno presso i Sa-
lesiani e Daniela ed io presso le Suore.
Dopo cena, spesso abbiamo delle riunioni di pro-
grammazione pastorale perché cerchiamo di collabo-
rare il più possibile nelle attività parrocchfalì.
I( nostro campo di lavoro è molto vasto e crediamo di
essere in grado di fare di più. Abbiamo alcuni progetti e,
con l'aiuto di Dio e l'appoggio della Famiglia salesiana,
specialmente dei nostri fratelli Cooperatori, speriamo di
poterli realizzare.
A Trelew c posto per tutti! Chi sente l'invito del Si-
gnore ad una maggiore donazione di se stesso la-
sciando gli amici, il lavoro e la famiglia per mettersi al
servizio dei giovani poveri. con lo spirito di Don Bosco,
non abbia paura di sentirsi solo; qui troverà raddop-
piato tutto ciò che lascia; amici, lavoro, famiglia.
Cèrtamente, ci sono a volte delle difficoltà, ma il Si-
gnore non ci abbandona mai ed il suo infinito amore di
Padre trova sempre un cammino per farci sentire da
vicino la sua presenza ed il suo valido aiuto.
Come Cooperatrice e come argentina " ringrazio
tanto i Cooperatori italiani» che hanno avuto il coraggio
di aprire una nuova strada e mi affido alle loro pre-
ghiere.
Uniti in fraterno abbraccio di fede cantiamo insieme
nella nostra vita il Magnificat, con Maria Ausiliatrice e
'Jon Bosco.
Maria del Carmine Merllnl

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Ho ricevuto molto dalla gente...
Trelew, 23 maggio 1980
Carissimi
che strano... sto scrivendo!
Doveva proprio arrivare Don Buttare/li per scuotermi
dal mio torpore epistolare!
Posso però assicurarvi che, a parte i chilometrici si-
lenzi, siete stati costantemente presenti nel mio ricordo
e nelle mie preghiere.
Per me è già arrivato il momento di tirare i remi in
barca per fare il punto sopra l'esperienza Tre/ew: devo
ammettere che non è semplice.
Quello che mi sembra fondamentale è esprimere, in
primo luogo, la mia gratitudine al Signore. In questi due
anni di permanenza argentina sono convinta di aver ri-
cevuto molto dalla gente semplice che avvicino, dai
ragazzi a cui mi dedico, dalle persone che condividono
questa mia esperienza e ml stanno vicine.
Da questo contatto esco umanamente e cristiana-
mente trasformata anche se, forse, apparentemente
non è cambiato e non cambierà molto nella mia vita.
Certamente sono diversi la mia disponibilità interiore ed
il mio modo di affrontare la realtà. Le difficoltà non mi
sono mancate. Forse ciò che più mi è costato è stato
/'accettare, consapevolmente e vitalmente, di essere un
chicco di frumento che deve morire ogni giorno per
dare frutto. Come è difficile attendere i risultati, aspet-
tare, non perdere la pazienza, sperare e credere anche
e soprattutto quando il nostro lavoro non sembra avere
una rispondenza immediata!
Penso che duri siano i rischi che ho potuto correre: lo
scoraggiamento, derivato dalla perdita della carica e
dell'entusiasmo iniziali, ed il lasciarmi prendere troppo
da/l'immediato, dal fare, perdendo un po ' di vista la
globalità del mio impegno apostolico.
Esaminando il nostro progetto missionario con P.
Lucio, l'Ispettore di Bahia Bianca. il Vescovo diocesano
(i giorni passati in allegra convivenza salesiana con
Don Armando sono serviti allo scopo), ci siamo accorti
che davanti a noi si spalanca un vasto orizzonte apo-
stolico.
Le attività possibili sono molte e varie e potranno
permettere ai futuri partenti di scegllere l'impegno più
consono alle proprie attitudini ed aspirazioni. Certa-
mente saranno necessari un serio esame della propria
vocazione, e, durante i primi mesi di permanenza ar-
gentina una serena, anche se difficile, accettazione di
un periodo di orientamento dedicato allo studio del-
l'ambiente. Dobbiamo ricordarci che come Cooperatori
stiamo, in questo campo, muovendo i primi passi: c,
mancano ancora molta abilità, molta esperienza, molta
organizzazione; per questo è importantissimo l'appog-
gio dei Salesiani e delle F.M.A. del posto, appoggio che
è sempre stato ed è prodigato con generosa e fraterna
disponibilità.
L 'impressione che io ricavo dallo sviluppo del di-
AUTOFINANZIAMENTO
Contributi pervenuti all'Ulflclo nazionale, dal 1 aprile '80 al
30 maggio '80, pari al 25% dell'Intera somma raccolta dal
Centri.
Alessandria-Angelo Custode (35.000); Alessandria-Maria Au-
siliatrice (50.000); Aosta (12.500); Bellano (2.500); Belledo di
Lecco (4.000): Bologna-Parrocchia (20.000); Bosio (5.000);
Caiello (10.000); Caltanissetta-Sacro Cuore (10.000); Cam-
pione d'Italia (5.000); Campo Ligure (10.000); Caselette
(22.000); Cassolnovo (30.000); Castel de' Britti (10.000); Ce-
sano Maderno (5.000); Chàtlllon (30.000); Conegliano
(25,000); Di Tommaso Salvatore (20.000); Enna (10.000); Fa-
gnano Castello (20.000); Fenegrò (5.000); Fusignano (13.000);
Gallico Superiore (3.000); Genova-F.M.A. (50.000); Genzano
(25.000); Lanzo Torinese (50.000); L'Aquila (20.000); La Spe-
zia-San Paolo (70.000); Latina (20.000); La Spezia-Canaletto
(30.000); Legnago (40.000); Livorno-Casa S. Spirito (15.000);
Loria (7,500); Lugo di Ravenna (25,000); Melzo (25.000);
Moncrivello (2.500); Montecatini (10.000); Napoli-Don Bosco
(20.000); Novi Ligure (32.500); Nunziata (25.000); Padova-
Parrocchia Don Bosco (20.000); Parma-San Benedetto
(30.000); Pistoia Alessandro (12.000); Rimini (30.000); Riva-
rolo (10.000); Riva di Chieri (10.000); Rollo Carlo (5.000);
Roma-Don Bosco (10.000); Roma-Pio Xl (20.000); Salussola
(25.000); San Giusto (5.000); San Gregorio (2.500); Sormano
(5.000); Spezzano Albanese (15.000); Tirano (15.000); Treca-
stagni (10.000); Valcanale (15.000); Valdagno (15.000); Va-
ra:mi (10.000); Vasto (50.000); Venezia-San Giorgio (25.000);
Vercelli-FMA (10.000); Vignole Borbera (15.000); Vigo di Ca-
dore (15.000); Vigonovo (2.500); Villareggia (2.500); Zurigo
(25.000). TOTALE L. 1.234.000
scorso missionario è quella di una lenta, però costante
maturazione del progetto. Sempre muovendoci nel
campo della sperimentazione stiamo passando da
un'attività un poco asistematica alla elaborazione di un
piano di lavoro seriamente programmato che sorga
come risposta alle esigenze locali.
Mi sembra inoltre interessante, a questo proposito,
porre /'accento sopra il formarsi di un piccolo, però
fantastico, gruppo di CC. trelewesi. Questo nucleo sarà
un punto di riferimento e di sostegno per i prossimi CC.
missionari.
Per il futuro si tratterà, con l'aiuto di chi conosce
meg/ìo di noi la realtà missionaria di Trelew, di inter-
pretare «saggiamente» le circostanze.. . Certamente,
saranno le persone che verranno a dare una fisionomia
chiara al nostro progetto missionario...
Coraggio!
Qui c'è lavoro per tutti/ Un abbraccio
Daniela
31/95

4.2 Page 32

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«E ALLORA CANTIAMO »
RACCOLTA DI CANTI
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PER CELEBRAZIONI LITURGICHE - PER MO-
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MENTI COMUNITARI - VISSUTI IN ALLEGRIA
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I testi sono corredati dagli accordi per chitarra
c., L.D.C. editrice L. 3.500
Il volume è disponibile oltre che presso la
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peratori, MIiano.
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