Bollettino_Salesiano_197010


Bollettino_Salesiano_197010

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1.1 Page 1

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Vogliamo portare I Cooperatori Salesiani
a diventare collaboratori coscienti,
Integrali, a fianco di noi, non sotto di noi:
non solo, quindi, fedeli II docili esecutori,
ma capaci di respom,abllh/J apostoliche,
pur sempre d'accordo II In sintonia col Sacerdote.
DON LUIGI RICCERI
Spedizione In abbonamento postale - Gruppo 2° (70) - 2• quindicina
EDIZIONE PER I DIRIGENTI
A. XCIV. N. 10-12 MAGGIO- GIUGNO 1970 DIREZIONE GENERALE 10100 TORINO VIA MARIA AUSILIATRICE, 32 • TEL 48.29.24
CONSIGLIERI ISPITTORIAll Al TERZO CONVEGNO NAZIONALE
Riportiamo cronaca e atti dell'importante Convegno, affidandoli allo studio
responsabile dei Consiglieri e dei Delegati perché maturi sempre più la
presa di coscienza dell'essere Cooperatore e l'assunzione delle responsa -
bilità nella vita dell'Associazione.
45

1.2 Page 2

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Il oroura11a del Conveuno nazionale
1 MAGGIO
Ore 9
Apertura del Convegno
Introduzione ai lavori
PRESENZA DEI COOPERATORI NELLA MISSIONE DELLA CHIESA
SECONDO IL CARISMA E LO SPIRITO DI DON BOSCO
(Don Mario Midali)
CONSIGLIERI CORRESPONSABILI
( Luisa Rìgon - Bologna)
Ore 16
Esperien ze di corresponsabilità
Esame della proposta di Programma 1970~1
Liturgia eucaristica (presiede la concelebrazione P. Vincenzo
Minciacchi , Superiore Generale dei Giuseppini del Murialdo)
2 MAGGIO
Ore 9
Gruppi di studio
Inizio delle relazioni in assemblea
Ore 16
Seguono relazioni dei gruppi di studio
COMUNICAZIONI
• Il « Regolamento rinnovato» ad esperimento
(C. Ruspa - Torino)
• Esercizi; rilievi su una inchiesta (G. Albert - Terni)
• Orientiamo i giovani (Don G. Clemente!)
• L'Apostolato per gli ex-reclusi (D. Dossi}
Liturgia eucaristica (presiede la concelebrazione Mons. Franco
Costa, presidente della Consulta Generale dell'Apostolato dei
Laici)
3 MAGGIO
Ore 8 Liturgia eucaristica (presiede l'Ispettore Don Marrone)
Ore 9,30 Presentazione e discussione delle H conclusioni» del Convegno
Intervento del Rettor Maggiore
46

1.3 Page 3

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UN PO• DI CRONACA
Ariccia (Roma), dal 1° al 3 maggio
UN CONVEGNO IMPORTANTE. Lo dice la prepa-
razione remota, la buona e qualificata partecipazione
dei consigli~ri ispettoriali, la scelta del tema centrale
veramente di fondo, infine - assai significativa - la
presenza di don Ricceri.
APRIAMO I LAVORI rimeditando un brano scrittu-
rale sulla carità, tratto da S. Giovanni. Leggiamo ancora
dal Decreto Conciliare sull'apostolato dei laici quanto ci
può essere di più adatto al nostro caso.
L'Ispettore don Marrone dà un pensiero spirituale;
porge il benvenuto Giuseppe Giannantonio, segretario
del Consiglio Nazionale.
Introdurre ai lavori è compito del Delegato Nazionale
don Buttarelli. Egli si riallaccia al precedente Convegno
del 1967 del quale l'attuale è uno sviluppo logico, e
presenta una breve panoramica del lavoro svolto in questi
tre anni, particolarmente: a) perché, a livello di base e di
Consigli, si acquistasse una vera coscienza circa l'essere
cooperatore; b) perché il lavoro di autentico ringiovani-
mento, nelle strutture e negli UDmini, fosse portato
avanti. Il bilancio è positivo, ma non si può essere per
questo molto soddisfatti. Di strada ce n'è molta da
fare... Di qui l'esortazione a un maggior impegno.
IL TEMA CENTRALE è svolto da don Mario Midali.
L'attenzione con cui è stata seguita la sua esposizione
e gli interventi interessanti e numerosi, dicono che egli
ha soddisfatto e centrato gli interessi dei presenti.
Su piano concreto (consiglieri corresponsabili) ci
porta la relazione di Luisa Rigon. È questa la nota do-
lente di tanti Consigli: carenza di senso di respons?,bilità
o di uomini validi e disponibili. Di qui la necessità di
rivedere tante situazioni con vero coraggio.
I 4 GRUPPI DI STUDIO sono un banco di prova
dell'impegno di ognuno. In qualcuno non si centra
bene il tema e quindi manca l'approfondimento. Ma in
altri si lavora sodo e sul giusto binario.
DELLE ccCOMUNICAZIONI" si può dire questo:
rivelano aspetti concreti della vita dei centri e hanno
mostrato quali grandi possibilità abbiano i Cooperatori
di operare nella Chiesa lo.cale in cui sono inseriti.
Particolare interesse suscita Ruspa quando presenta
- a nome di don Fiora - una bozza di «Regolamento
rinnovato ». Ci si chiede di partecipare con senso di re-
sponsabilità alla formulazione di una proposta di Rego-
lamento da presentare l'anno prossimo al Capitolo
Generale speciale.
LA LITURGIA, come sempre in occasioni del genere,
dà un contributo determinante alla riuscita del Convegno:
Si è voluto invitare a p resiederla - nel giorno - il
Superiore Generale dei Giuseppini del Murialdo. Era
doveroso, trovandoci alla vigilia della elevazione agli
altari di uno dei primi Cooperatori di Don Bosco. Guer-
zoni saluta ricordando «la fonte comune, gli scopi
comuni e l'amicizia profonda che legò in vita i nostri
due fondatori ~. P. Minciacchi ci risponde: <! Sono con-
tento di dire che noi cerchiamo di mantenere con i sale-
siani quella cordialità che c'è stata tra i nostri santi fon-
datori; e auguro a voi, salesiani e cooperatori, di potere
sempre proseguire secondo l'esempio che ci hanno dato
questi due Santi, i quali hanno saputo lavorare in con-
formità all'esigenza dei tempi. Anche noi dobbiamo fare
la stessa cosa: saperci aggiornare ma sempre nello spi-
rito di Dio>>. La presenza di Mons. Costa per la Messa
del giorno seguente, ha un significato particolare: sot-
tolinea il nostro desiderio di collaborare - nella Chiesa
italiana - con tutti gli organismi di apostolato. L'Ispet-
tore don Marrone conclude il ciclo delle nostre liturgie,
e nella omelia ci fa sentire il «sensus Patris>>. Don Bosco,
d'altra parte, è già stato più volte sulla s'ua bocca durante
i discreti interventi in aula.
VISITE GRADITISSIME quelle dell'Ispettore don Sar-
tor, della Presidente confederale internazionale delle
exallieve di Maria Ausiliatrice, Tatiana Elmi T ogni, e
del Presidente nazionale degli exallievi di Don Bosco,
Aldo Angelini. Ci dicono che nell'interno della più
ampia famiglia salesiana ci vogliamo conoscere sempre
di più, per collaborare vicendevolmente.
DON FIORA, D irettore generale, è questa volta, suo
malgrado, assente. Il telegramma di adesione auspica
<< sempre più approfondita chiarificazione idee incremento
organizzazione et attiva assunzione corresponsabilità per
compimento unica missione ecclesiale famiglia sale-
siana... >►•
CHE IL RETTOR MAGGIORE CI VOLESSE BENE
lo sapevamo e non da oggi. Neppure ci era necessaria
una conferma. La sua venuta tra noi quindi è quanto mai
apprezzata per il sacrificio che ha dovuto fare, per la
parola che ci dice, per lo stile con cui sta tra noi, sempre
vivo, scherzoso, interessato ai nostri problemi, in aula,
nei colloqui di corridoio, a mensa. Grazie, don Ricceri !
L'amico di Bologna, Franco Naso, gliel'ha detto con
voce commossa, e noi facciamo nostri i suoi sentimenti.
e LACUNE VE NE SONO STATE? Certamente e forse
non poche. C'è chi dice: troppa carne al fuoco, poco
tempo per approfondire, alcune regioni assenti... Ed
hanno ragione. Bisognerà tenerne conto. Ma nell'in-
sieme tutti rivelano l'utilità dell'incontro.
1 fatti lo confermeranno ? La risposta al 4° Convegno
nazionale. ..
47

1.4 Page 4

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PRESENZA DEI COOPERATORI
NEI I A. MISSIONE DELLA CHIESA
SECONDO IL CARISMA
E LO SPIRITO DI DON BOSCO
Testo della relazione-base di Don MARIO MIDALI
I. Introduzione
ALCUNE ISTANZE
ATTUALI
È convinzione comune nella fami-
glia salesiana che il carisma e lo spi-
rito di Don Bosco hanno impresso una
fisionomia pa.rticolare al movimento
apostolico da lui suscitato, per cui
esso ha nella missione del Pop9lo di
Dio una funzione e collocazione che
vanno fedelmente conservate. È pure
48 viva la coscienza che la Chiesa conci-
liare richiede ad ogni istituto religioso
e organismo ecclesiale come quello
dei Cooperatori un profondo e co-
stante rinnovamento, contrassegnato
da un ritorno al Cristo del Vangelo e
allo spirito del Fondatore, dalla par-
tecipazione alla vita della Chiesa e
dalla sensibilità ai <r segni dei tempi>>.
Ora, il carisma e lo spirito di Don
Bosco si sono concretati, per forza di
cose, nel secolo scorso e in questi
cento anni di stor-ia dell'oper-a sale-
siana, è sono stati condizionati dal
contesto socio-cultur-ale di tale pe-
riodo. Si teme quindi che qualcosa di
ciò che si suol designare con le espres-
sioni: <! tradizioni salesiane>> oppure
<! patrimonio salesiano », non faccia
parte del carisma salesiano, ma sia
piuttosto il suo condizionamento so-
ciologico. Per questo si pr-opooe che
il carisma e lo spirito salesiano siano
liberati dai condizionamenti del pas-
sato per essere inseriti nei diversi con-
testi storici attuali e nelle differenti
situazioni locali, sia a livello di rifles-
sione che di azione. Non ci si na-
sconde però la difficoltà dell'opera-
zione, e il pericolo di un rinnovamento
sfocato od erroneo, che tolga al movi-

1.5 Page 5

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I. INTRODUZIONE
Alcune istanze attuali
Alla ricerca dell'identità salesiana
Criteri d'i identificazione
L'azione salesiana nella missione della Chiesa
Il concetto di «carisma»
Il carisma salesiano: descrizione globale
Il. COMPONENTI ESSENZIALI DEL CARISMA
SALESIANO
Una particolare percezione evangelica
Una vocazione particolare
Una forma di missione:
1. missione carismatica e missione canonica
2. apostolato giovanile
3. apostolato popolare
4. apostolato missionario
Una forma di servizio sociale ed ecclesiale:
1. presenza umana e cristiana di Don Bosco
2. Animazione cristiana, evangelizzazione e formazione
relig iosa
Una forma di fraternità apostolica
Conclusione
lii. CARISMA SALESIANO E SPIRITO SALESI ANO
Spirito salesiano
Rapporti tra carisma salesiano e spirito salesiano
Valori universali e permanenti dello spirito salesiano:
1. amore appassionato
2. amore realista
Fedeltà dinamica
mento salesiano il marchio suo pro-
prio, che deve essere conservato per
il bene della Chiesa.
Viene allora rimarcato un doppio
impegno attuale: occorre - si dice -
<, evitare di perdere i valori perma-
nenti e di assolutizzare il contingen-
te>>. «Bisogna sbloccare il fissismo ri-
gido, liberare l'essenziale dal secon-
dario, il caduco e legato al tempo da
ciò che è sostanziale e sempre vale-
vole, soprattutto bisogna cogliere la
originalità e creatività che portò Don
Bosco ad adeguarsi ai bisogni dei suoi
tempi, per saper fare altrettanto».
ALLA RICERCA DELLA
IDENTITA SALESIANA
Questa situazione, ridotta qui nei
suoi termini essenziali, esige che si ri-
sponda a numerosi interrogativi. Ec-
cone alcùni. Come definire il dono
spirituale fatto da Dio a Don Bosco,
dono che perdura nel suo movimento
apostolico? Quali sono i capisaldi del
carisma e dello spirito salesiano, che
differenziano in qualche modo l'isti-
tuzione salesiana da altre istituzioni
ecclesiali, e costituiscono la sua ragion
d'essere nella Chiesa e nel mondo
attuale? Qual è il posto del coopera-
tore nell'ambito del movimento apo-
stolico di D on Bosco ? In breve, si
chiede di individuare l'identità sale-
siana, e di definire nel modo migliore
possibile le caratteristiche della per-
sonalità del salesiano e, di riflesso,
quella degli altri membri della fami-
glia di Don Bosco.
Come appare evidente, questa pro-
blematica non riguarda semplicemen-
te questo o quell'aspetto della vita
salesiana, ma piuttosto la sua realtà
profonda e il suo significato nella mis-
sione della Chiesa verso il mondo
moderno.
CRITERI
DI IDENTIFICAZIONE
Tutti gli istituti religiosi e movi-
menti ad essi collegati si sono trovati
necessariamente di fronte a queste
stesse domande, e hanno tentato di
darvi una risposta. I criteri che hanno
invocato sono dive.rsi. Si è_ .ricorso,
secondo i casi, alla spiritualità del pro-
prio movimento, oppure alla sua fun-
zione o missione, o ancora al quadro
di vita, o alla tradizione vivente del-
l'istituto. Diversi autori pensano oggi
di poter collocare la specificità della
propria famiglia religiosa, ivi inclusi
i movimenti che ad essa si ispirano,
nel cari.sma che è all'origine dell'espe-
rienza cristiana del Fondatore e che
perdura vivente nei membri dell'isti-
tuto, nella misura della loro fedeltà
allo Spirito Santo.
Questa prospettiva non esclude i
precedenti punti di vista ma piuttosto
li racchiude in sé e li integra. Ed è
a quest'ultimo criterio che vanno le
mie preferenze. Ci sarebbero diverse
buone ragioni di indole dottrinale da
portare a sostegno. Mi limito qui ad
elencare alcuni fatti.
11 Vaticano Ir sottolinea a più ri-
prese la natura carismatica della Chie-
sa, il fatto, cioè, che essa è l'area
umana in cui lo Spirito di Cristo è
presente con la munificenza dei suoi
doni.
Annette particolare importanza ai
carismi che i laici ricevono in vista 49

1.6 Page 6

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dell'apostolato. Presenta la vita con-
sacrata & come un fatto carismatico,
ossia come un libero dono dello Spi-
rito. Considera inoltre il pluralismo
di istituti religiosi e movimenti apo-
stolici che li affiancano come il frutto
della varietà dei carismi che Dio, per
mezzo del suo Spirito, ha dato e dà
alla Chiesa nella sua economia d'a-
more.
Questo importante insegnamento
conciliare è stato, almeno in parte,
recepito nella famiglia salesiana. Già
il Capitolo Generale XIX fa degli ac-
cenni al carisma di Don Bosco.
L'espressione carisma salesiano~ è
divenuta abbastanza corrente sia negli
scritti ufficiali, che nella letteratura
salesiana in genere.
In particolare, caratterizzare la fi-
sionomia della famiglia salesiana (che
abbraccia tutte le istituzioni fondate
da Don Bosco), partendo dal suo ca-
risma specifico, significa pW1tare de-
cisamente al suo e essere e al suo
e agire 11, al suo aspetto centrale e vi-
tale. Significa rispondere a due do-
mande: «che cos'è »e «che cosa fa »I
L'AZIONE SALESIANA
NELLA MISSIONE
DELLA CHIESA
Sarà bene chiarire subito che il di-
scorso che verrà fatto, considera il
movimento apostolico di Don Bosco
nel quadro della dottrina sulla Chiesa
prodotta dal Vaticano Il. Lo vede
cioè non come una realtà a sé stante,
che cerca la propria affermazione ed
espansione, ma essenzialmente come
una specie di • corpo specializzato i1,
articolato in diverse istituzioni e inse-
rito nel contesto delle Chiese parti-
colari (le Chiese regionali, le diocesi,
la parrocchia) e della Chiesa univer-
sale, con il compito preciso di at-
tuarne la missione in settori determi-
nati e con modalità proprie, che seb-
bene non siano esclusive, sono tutta-
via costitutive del carisma perma-
nente di Don Bosco.
Mentre quindi si afferma con fran-
chezza il valore del carisma salesiano,
si intende sottolineare che esso va de-
bitamente riconosciuto e valorizzato.
Si intende inoltre evitare sia il peri-
60 colo di cadere in un salesianismo
alieno dal senso della Chiesa, sia
quello di una mentalità cosi ampia e
generica da non essere più quella
salesiana ».
Questo corrisponde al pensiero di
Don Bosco che ha voluto le sue fa-
miglie (e in particolare quella dei
Cooperatori) al servizio della Chiesa
e delle Chiese particolari nel settore
dell'apostolato giovanile, popolare e
missionario!
IL CONCETTO
DI « CARISMA »
In un momento in cui il linguaggio,
per le difficoltà che suscita, sta al cen-
tro delle ricerche e discussioni teolo-
giche, è indispensabile chiarire il si-
gnificato della parola carisma ap-
plicata a un movimento ecclesiale co-
me quello di Don Bosco.
Al punto in cui sono oggi le ri-
cerche, è possibile fare questa descri-
zione del carisma in rapporto alle di-
verse realtà cristiane in cui è diversa-
mente implicato.
Il carisma consiste in una libera
presenza creatrice ed operativa di Dio,
frutto della grazia di Cristo e confor-
mante a Lui ad opera dello Spirito.
Con essa lo Spirito Santo si inserisce
nella personalità umana del singolo
fedele, che lo accoglie con sagge:iza;
lo chiama a collaborare all'edifica-
zione della Chiesa nel mondo, con
una forma particolare di missione e
in una propria condizione di vita; lo
abilita a questo servizio che lo assi-
mila a Cristo Servitore di tutti;· lo
conduce a scoprire e a riconoscere con
fede l'azione di Dio nei fratelli; lo sti-
mola a vivere in comunione con loro
nella carità e nella sottQlllissione al
ministero ufficiale, e a procurare in
questo modo la gloria del Padre.
IL CARISMA SALESIANO:
DESCRIZIONE GLOBALE
La teologia paolina del « carisma »,
riassunta qui nelle sue linee essen-
ziali, consente di avere una visione di
fede chia.ra e sicura della realtà cri-
stiana ricoperta dall'espressione e ca-
risma salesiano •·
Esso è essenzialmente una realtà
cristiana suscitata dallo Spirito Santo
in Don Bosco e nei membri della fa-
miglia salesiana. È innanzitutto legato
e come incarnato nella persona di
Don Bosco, nella sua vita attuata in
risposta alla libera chiamata dello Spi-
rito. È poi legato e radicato vitalmente
in quanti fanno parte del movimento
salesiano, nelle loro persone concrete.
È il dono che Cristo Signore ha fatto
alla Chiesa attraverso i Salesiani, le
Figlie di Maria Ausiliatrice, i Coope-
ratori ed Ex.allievi e le Volontarie di
Don Bosco, donando loro il suo Spi-
rito, il quale li abilita, nella misura
della loro disponibilità e corrispon-
denza, a realizzare nella Chiesa una
forma particola.re di missione in vista
della promozione umana e cristiana
del mondo giovanile e popolare. Come
tale è una realtà personale e vivente.
t una particolare esperienza evange-
lica, una forma speciale di missione
e di servizio ecclesiale, e una espres-
sione particolare di fraternità cri-
stiana.
Si radica nella vita cristiana e in
quella «consacrata • dei membri della
famiglia di Don Bosco, e le imprime
una fisionomia particolare: quella sa-
lesiana!
Alcuni aspetti carismatici di Don
Bosco e delle origini del suo movi-
mento sono scomparsi, perché esclu-
sivamente legati alla personalità del
Fondatore.
Altri aspetti invece sono rimasti e
costituiscono il carisma permanente
di Don Bosco. li permanere di tale
dono spirituale è dovuto primaria-
mente all'azione potente dello Spirito
Santo, e, secondariamente, alla docile
risposta dei seguaci di Don Bosco al-
l'appello dello Spirito. Di fatto si
attua nella vita concreta dei compo-
nenti la famiglia salesiana. Non però
comunque, ma nella misura in cui non
sono dei semplici ripetitori materiali
di parole e gesti di Don Bosco, bens1
delle persone impegnate a rivivere e
a rivelare in forme sempre nuove e
rispondenti ai tempi la percezione
evangelica, la carità operosa e la fra-
ternità apostolica di Don Bosco.

1.7 Page 7

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D. Co1nponenti essenziali
del Carisana Salesiano
È giunto il momento di descrivere
in maniera un po' ampia le principali
componenti del dono che la famiglia
salesiana ha ricevuto dal Signore.
UNA PARTICOLARE
PERCEZI ONE
EVANGELICA
Il carisma salesiano, si è detto, con-
siste innanzi tutto in una particolare
percezione evangelica ed esperienza
di carità fattiva.
Guidato da una luce interiore che
gli ha fatto intuire le più urgenti ne-
cessità temporali e spirituali dei gio-
vani e delle classi popolari della sua
epoca, Don Bosco, come altri fonda-
tori di famiglie religiose o di movi-
menti apostolici, ha compiuto una sua
lettura del Vangelo e l'ha tradotta,
più che in parole, nella sua -attività e
nella sua vita. È stato più sensibile
ad alcuni atteggiamenti interiori, com-
portamenti pratici ed insegnamenti di
Cristo Signore. Li ha vissuti intensa-
mente e li ha manifestati nella sua
azione educativa ed apostolica e nel
suo stile di vita. Li ha pure espressi
con parole e con scritti, benché senza
esigenze di compiutezza e organicità,
e ispirandosi generalmente ai criteri
dei predicatori e scrittori del suo
tempo.
Se si va al di là dei condiziona-
menti storici dell'esperienza evange-
lica di Don Bosco, e si pu,_nta alla sua
sostanza, la quale costituisce una com-
ponente essenziale del carisma sale-
siano permanente, si potrebbe dire
che essa consiste in un contatto di
fede e di amore con la persona del
Signore Gesù, raggiunto nella con-
templazione e soprattutto nell'espe-
rienza quotidiana.
Tale contatto vissuto in profondità
suscita l'impegno di una consacrazione
totale - che si colloca nella linea
della consacrazione battesimale -
alla persona del Cristo per porsi alla
sua sequela, ovvero per attuare nella
propria esistenza la sua missione di
comunione perfetta con Dio e di co-
munione amo.rosa con i fratelli nel
servizio al Padre e all'umanità. Come
tale implica la partecipazione intensa
al suo atteggiamento di totale sotto-
mfasione e fiducioso abbandono al
Padre, che infonde gioia e sicurezza
e spinge a render lode e grazie a Dio.
Implica inoltre e inscindibilmente una
donazione radicale aJ suo Vangelo di
salvezza ai poveri, e alla sua missione
di amore soprattutto verso la gio-
ventù.
Conforma in modo speciale al Cri-
sto che predilige i fanciulli e i giovani,
li benedice e vigila su di loro, e mette
in guardia dal recar loro del male.
Assimila inoltr·e al Salvatore che ha
compassione per quanti sono in con-
dizione di sofferenza e di perdizione,
che si fa loro servitore in vista di una
liberazione totale dell'uomo da ogni
forma di oppressione, e che annuncia
il Vangelo del Regno in modo parti-
colare ai <<poveri>). Di più, fa servire
in maniera speciale Cristo nei giovani
e in quanti sono nell'indigenza e nel
dolore.
E tutto questo non attraverso qual-
siasi espressione caritativa, ma in de-
terminate forme di servizio ecclesiale
di cui si parlerà in seguito.
Il movimento salesiano è sorto e si
è sviluppato sotto la spinta irresisti-
bile di questa coscienza evangelica.
Il rinnovamento permanente della fa-
miglia salesiana per essere valido deve
rifarsi costantemente a questo suo mo-
mento sorgivo, e considerare se l'espe-
rienza spirituale con cui Don Bosco
ha riunito la comunità salesiana delle
origini è ancora viva e operante m
essa.
UNA VOCAZIONE
PARTICOLARE
Questa esperienza ha suscitato e ali-
mentato la vocazione particolare di
Don Bosco ieri, ha suscitato ed ali- 51

1.8 Page 8

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menta la vocazione dei suoi discepoli
oggi. Preciso subito che intendo par-
lare di vocazione della e comunità
salesiana sia locale che internazionale,
e non semplicemente di quella dei
singoli membri, aoche se la vocazione
comunitaria non può esser disgiunta
evidentemente da quella delle singole
persone.
Che cosa comporta questo appello
divino alla vita e all'azione salesiana?
Suppone in primo luogo una dota-
zione umana e cristiana particolare,
assolutamente necessaria per una pre-
senza apostolica soprattutto nel mon-
do giovanile. È vero, il dono della vo-
cazione non va ridotto a semplici doti
umane. Si radica però in esse, le po-
tenzia e le finalizza a obiettivi cri-
stiani. La vocazione salesiana richiede
doti umane e cristiane che rendano
possibile sintonizzarsi con i giovani,
collaborare con i giovani, convivere
con i giovani. Richiede sensibilità alle
istanze giovanili, disponibilità totale e
duttilità costante nell'impostare un
genere cli vita che, anche con il cre-
scere degli anni, mantiene intatta la
capacità di vivere le situazioni dei
giovani.
Comporta in secondo luogo la ca-
pacità di utilizzare il4tli i mezzi e me-
todi che possono contribuire efficace-
mente alla formazione umana e cri-
stiana della gioventù: catechesi, litur-
gia, scuola, servizio sociale, mezzi di
comunicazione, attività culturali,
sport, ecc.
In terzo luogo comporta la capacità
creativa e l'inserimertto duttile nelle
strutture e forme organizzative di di-
verso tipo, rispondenti alle valide esi-
genze associative del mondo dei gio-
vani. Include quindi la capacità e di-
sponibilità ad essere presenti aposto-
licamente in tutti gli ambienti in cui
i giovani realizzano la loro vita con-
creta nella società: quindi oratori,
istituzioni educative salesiane e non
salesiane, scuole, centri giovanili,
gruppi spontanei, ambienti di lavoro,
di apostolato e di sana distensione
giovanile.
Implica poi la prontezza a cogliere
simpatie, interessamenti, possibilità di
lavoro; la capacità di convogliare forze
flive della Chiesa e della società al-
l'opera promozione wnana e cri-
stiana della gioventù e dei ceti più
umili, e la piena disponibilità a colla-
borare con altri organismi ecclesiali e
52 civili che operano in questi settori
specifici. Qui soprattutto si apre ai
Cooperatori Wl vasto orizzonte per
un loro intervento efficace.
Da ultimo la vocazione salesiana
comporta un'apert11ra e sensibilità par:
ticolare alle esigenze dei ceti umili e
indifesi e delle popolazioni delle zone
di Missione, che sono più bisognose
di aiuto materiale e spirituale.
Il contributo dei Cooperatori al-
1'opera salesiana delle Missioni è stato
fin dai tempi di Don Bosco rilevante
e decisiva.
UNA FORMA
DI MISSIONE
Il carisma di Don Bosco perma-
nente nei suoi figli consiste poi in una
particolare forma di missione.
Guidato dallo Spirito, Don Bosco
ha creato la Congregazione dei Sale-
siani, l'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice e il Movimento dei Coo-
peratori..., per una- specifica fi,rolità
apostolica, per realizzare cioè in modo
aderente alle mutevoli esigenze dei
tempi la missione della Chiesa so-
prattutto veTSO i giovani e i ceti po-
polari. li movimento cristiano da lui
iniziato si situa quindi direttamer,te
nel quadro deUa missione della Chiesa,
missione cui tutti i cristiani sono chia-
mati a partecipare in forza dei sacra-
menti dell'iniziazione cristiana. Il ca-
risma apostolico particolare però ri-
cevuto da Don Bosco e dai suoi di-
scepoli, fa si che tale missione eccle-
siale unica e comune assuma in loro
e tramite loro una direzione partico-
lare: l'apostolato giovanile, popolare
e missionario.
Per definire le particolarità di que-
sta missione occorre rispondere a tre
domande:
1) Chi manda i membri della fa-
miglia salesiana? Lo Spirito Santo
evidentemente, la Chiesa, e, all'in-
terno di ogni istituto, i legittimi de-
tentori dell'autorità, e la comunità.
Né si possono escludere i «segni dei
tempi».
z) A chi sono inviati? Il carisma è
dato per l'utilità degli altri. La rifies-
sione sui destinatari della missione
salesiana aiuta a caratterizzare il ca-
risma salesiano stesso.

1.9 Page 9

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1.10 Page 10

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3) A far che cosa sono inviati?
Questo terzo interrogativo definisce
già il servizio particolare che la fa-
miglia salesiana è chiamata a svolgere
nella Chiesa e nel mondo. Di questo
si tratterà più avanti.
1. Missione carismatica
e missione canonica
Ogni missione nella Chiesa scatu-
risce dalla libera iniziativa del Padre,
passa attraverso Cristo e viene per-
petuata ad opera dello Spirito Santo.
Colui che ha inviato Don Bosco e
dopo di lui invia i suoi seguaci al-
l'apostolato giovanile, popolare e mis-
sionario è Cristo Signore tramite il
suo Spirito. Questo particolare invio,
che si inserisce nella cqmune _voca-
zione battesimale all'apostolato, è
quindi innanzi tutto di origine cari-
smatica. È lo Spirito Santo che ha
chiamato ciascuno dei membri dei
Cooperatori all'apostolato salesiano
nel proprio ambiente e nella propria
condizione di vita.
Va però osservato che in concreto
esso è mediato e significato, tra l'altro,
dai *segni dei tempi )), Le esigenze
spirituali e temporali dei giovani e
delle classi popolari dei diversi am-
bienti in cui operano e sono chiamati
a operare i membri della famiglia sa-
lesiana, sono altrettanti segni attra-
verso cui lo Spirito di Dio chiama e
invia all'azione educativa e aposto-
lica salesiana.
Il Popolo di Dio ha riconosciuto e
accolto come un dono fattogli da Cri-
sto questa particolare forma di mis-
sione, e con la sua autorità l'ha ap-
provata e fatta propria, per cui va at-
tuata «in suo nome » (PC 8").
Questo mandato deJla Chiesa tende
a potenziare la missione salesiana pro-
veniente dallo Spirito e a incarnarla
all'armonico sviluppo del Corpo mi-
stico -di Cristo. Non mira certo a so-
stituirla o comunque a comprimerla
o a deviarla. Per questi motivi il Va-
ticano Il ribadisce l' importanza della
fedeltà di ogni istituto alla propria
missione, e demanda a ciascuno di
essi il compito fondamentale di rin-
novare La propria azione apostolica e
di adeguarla alle necessità attuali della
missione salvi.fica del Popolo di Dio
nel mondo, sempre però nel rispetto
della propria funzione.
All'interno della famiglia di Don
54 Bosco il movimento dei Cooperatori
è legato da un lato all'istituto dei Sa-
lesiani e delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice; d'altro lato ha una sua strut-
tura interna. Nell'espressione della
sua missione il movimento dei Coo-
peratori deve tener presente questa
sua particolare collocazione.
2. Apostolato giovanile
L 'area umana cui si dirige con azio-
ne diretta l'apostolato salesiano com-
prende sia il mondo dei giovani sia
quello degli adulti.
È però del tutto pacifico che l'apo-
stolato giovanile è prioritario e prefe-
renziale nei confronti di quello di-
retto agli adulti.
Consideriamo innanzi tutto la mis-
sione della famiglia salesiana verso la
gioventù. Si impongono subito due
precisazioni riguardanti l'età e la col-
locazione sociale dei giovani. L'azione
educativa e pastorale dei salesiani si
rivolge principalmente ai preadole-
scenti e ai giovani, e solo in modo se-
condario ai fanciulli.
La prospettiva è parzialmente di-
versa nell'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, che svolge la sua azio-
ne educativa e apostolica principal-
mente a favore << della fanciullezza e
della giovinezza •>, e in modo limitato
anche alla puerizia. Fanciulli, adole-
scenti e giovani vanno considerati non
individualisticamente ma nel loro con-
testo culturale, familiare e sociale,
perché è in tale tessuto che vivono,
maturano e si preparano al loro av-
venue.
All'interno di questa missione spe-
cifica giovanile emerge un'altra istan-
za: la destinazione preferenziale del-
l'azione salesiana a favore dei giovani
«poveri e abbandonati>>. I termini
« povertà & e «abbandono)> esigono
di essere chiariti. Esiste una povertà
di ordine economico, sociale e cultu-
rale, ed una povertà di òrdine reli-
gioso e morale.
La prima riguarda la situazione di
povertà economica, di insicurezza e
indifesa sociale e di insufficienza cul-
turale.
Questa «povertà-frustrazione >> fa
vivere in una condizione di dipen-
denza; impedisce di sviluppare le
proprie capacità e di esprimersi se-
condo la propria d ignità; mantiene al
di sotto del livello medio di esistenza,
in una situazione di abbandono e so-
vente nella squallida miseria. L'altra
riguarda invece una situazione di con-
fusione ideologica, di ignoranza e in-
differenza religiosa, di ateismo e di
indifesa o, peggio, di rilassatezza mo-
rale. Nell'esigenza concreta questo
doppio volto della povertà assume
tratti diversi secondo le diverse e mu-
tevoli condizioni di tempi e di luoghi.
L 'orientamento che Don Bosco ha
impresso al suo movimento in questo
campo è abbastanza netto: per lui i
giovani più poveri sono principal-
mente quelli che si trovano in una si-
tuazione di povertà economica, so-
ciale e culturale, la quale è molto so-
vente congiunta con quella religiosa
e morale.
Non esclude dal suo orizzonte apo-
stolico i giovani provenienti da classi
abbienti. Tuttavia la sua preoccupa-
zione per essi è limitata, in paragone
a quella per i giovani più poveri ; e
pare che trovi una giustificazione nel-
1'esigenza di venir incontro a una po-
vertà anche solo morale e religiosa,
ma soprattutto nell'importanza di for-
mare responsabili impegnati nella pro-
mozione umana e cristiana delle classi
più umili e bisognose.
L'applicazione pratica di questi
principi generali si presta oggi a una
esemplificazione assai vasta. Si può
dire che la fedeltà dei membri della
famiglia salesiana al carisma del Fon-
datore richiede che la loro azione so-
ciale e apostolica si diriga in modo
preponderante e preferenziale verso 1a
gioventù di estrazione popolare delle
grandi città, specialmente delle peri-
ferie urbane, ove si trova più facil-
mente abbandonata; verso la gioventù
operaia e i giovani non credenti dei
paesi tradizionalmente cristiani; verso
la gioventù del terzo mondo, delle
aree cioè del sottosviluppo, ove la po-
vertà e l'abbandono sono più evidenti.
3. Apostolato popolare
L'illuminazione e mozione dello
Spirito hanno portato Don Bosco a
interessarsi in modo diretto anche del
mondo degli adulti. Questa sua mis-
sione appare soprattutto come un'in-
tegrazione e uno sviluppo del suo apo-
stolato giovanile e si concretizza prin-
cipalmente in alcune attività come la
catechesi, la predicazione, la diffu-
sione della buona stampa, le Missioni.
Anche in questo campo la sua pre-
ferenza va decisamente agli adulti
delle classi più umili e povere, ai ceti

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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popolari e più depressi, al sottoprole-
tariato, agli immigrati, ai marginali,
perché più indifesi da un punto di
vista sociale e più bisognosi di aiuto
materiale e spirituale. Accanto e uni-
tamente a questo apostolato con forte
caratterizzazione popolare, va tenuto
presente il lavoro da lui svolto e le di-
verse iniziative da lui intraprese per
interessare l'ambiente degli adulti ai
problemi dei giovani e del • popolo~.
e per suscitare e convogliare forze
vive deUa società e della Chiesa al-
l'umanizzazione ed evangelizzazione
della gioventù e deUe classi popolari.
In questa direzione si aprono alle
diverse famiglie salesiane ampie pos-
sibilità di intervento e nuove vie per
esprimere in forme operative aderenti
alle esigenze di tempi e luoghi, l'am-
piezza del carisma del Fondatore.
Oltre all'azione rivolta agli adulti nelle
parrocchie e oratori e alla cw-a degli
exallievi, si possono aggiungere: la
catechesi agli adulti; la pastorale fa-
miliare; l'apostolato tra gli insegnanti
che collaborano con la famiglia sale-
siana e con altre istituzioni civile ed
ecclesiali i la cura pastorale del mondo
del lavoro; la formazione di leaders e
la collaborazione con persone ed enti
che si prefiggonola promozione umana
e cristiana della gioventù, dei ceti po-
veri, delle popolazioni del terzo mon-
do; l'impiego dei mezzi di comunica-
zione sociale, soprattutto a beneficio
delle classi popolari e con scopi edu-
cativi e apostolici.
Evidentemente il quadro operativo
in cui vanno svolte queste diverse at-
tività è quello deUa e pastorale di in-
sieme t, sia a livello parrocchiale e re-
gionale che a raggio nazionale e in-
ternazionale.
4. Apostolato missionario
Si intende qui trattare dell'azione
missionaria in senso stretto, che ha
come e fine specifico... l'evangelizza-
zione e la fondazione della Chiesa in
quei popoli o gruppi in cui ancora
non esiste» (AG 6 e).
L'orizzonte dottrinale in cui vanno
oggi considerate le Missioni è quello
delineato dal Vaticano II nei suoi testi
fondamentali e soprattutto nel de-
creto sull'attività missionaria, cui va
aggiunta l'enciclica Populorum Pro-
gressio di Paolo VI. Ai fini del pre-
sente studio è sufficiente richiamare
qui alcuni principi.
Tutta la Chiesa è missionaria. In
essa quindi le Missioni non rappre-
sentano un fatto marginale, ma cen-
uale. Fanno parte della natura stessa
della Chiesa e interessano l'intera co-
munità ecclesiale.
«L'opera di evangelizzazione è do-
vere fondamentale di tutto il Popolo
di Dio». Tutti i fedeli hanno una
«propria responsabilità in ordine alla
diffusione del Vangelo » e devono as-
sumere « la propria parte nell'opera
missionaria presso le Genti » (AG
35 a).
I cristiani - ribadisce I'AG -
avendo doni differenti (d. Rom. 12, 6)
devono collaborare alla causa del Van-
gelo, ciascuno secondo le sue possi-
bilità, i suoi mezzi, il suo carisma e il
suo ministero (cf. I Cor. 3, 10) »
(AG 28 a).
In particolare, il Concilio riconosce
nella vocazione missionaria e nei di-
versi movimenti ecclesiali che operano
nelle Missioni un fenomeno carisma-
tico. Cristo,• tramite lo Spirito Santo,
che dist,rìbuisce i suoi carismi per
l'utilità comune (J Cor. 12, t 1), ac-
cende nel cuore dei singoli la voca-
zione missionaria e insieme suscita in
seno alla Chiesa quelle istituzioni che
si assumono come dovere specifico il
compito dell'evangelizzazione, che ri-
guarda l'intera Chiesa• (AG 23 a).
L'apostolato missionario proprio
della famiglia salesiana va visto in
questa cornice dottrinale ed è un ele-
mento costitutivo ed essenziale del
carisma salesiano.
Don Bosco coltivò l'ideale missio-
nario e partecipò in modo concreto
all'opera missionaria della Chiesa del
suo tempo. Volle che la Congrega-
zione dei Salesiani e l'Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice fossero
missionari, e di fatto le due famiglie
religiose si dedicarono all'opera delle
Missioni fin dalle loro ori~ini. L'apo-
stolato missionario fa parte della loro
natura e del loro fine appunto perché
è una componente essenziale del ca-
risma di Don Bosco. La coopera:rione
missionaria investe l'intero movi-
mento salesiano e vi occupa un posto
non marginale ma vitale. Come si è
già accennato il movimento dei Coo-
peratori ha dato un apporto decisivo
all'opera missionaria dei Salesiani.
Gli obiettivi giovanili e popolari
dell'opera di Don Bosco comportano
poi che anche nelle Missioni, l'azione
di umanizzazione, di evangelizzazione
e di fondazione della Chiesa si diriga,
con criteri di preferenza e di urgenza
alla gioventù povera e alle classi po-
polari.
Affermata la natura e la finalità mis-
sionaria della famiglia salesiana in
forza del suo carisma, occorre accen-
nare a un duplice avvenimento che
apre un vasto orizzonte alla sua a.zione
missionaria e la stimola a un pro-
fondo rinnovamento. Si tratta in pri-
mo luogo della crescente importanza
che assumono le Missioni oggi per il
loro stretto legarne con i problemi più
gravi del nostro tempo: la pace, lo svi-
luppo, la concordia tra nazioni, razze,
religioni. Si tratta poi degli orienta-
menti dati dal Vaticano II in tema di
Missioni e dei relativi inviti rivolti
dalla Chiesa del post-Concilio in modo
particolare agli istituti religiosi e ai
movimenti laicali aventi obiettivi mis-
s1onar1.
Questo doppio fatto esige dalla fa-
miglia salesiana innanzi tutto una rin-
novata coscienza missionaria e un ag-
giornamento della sua azione nei prin-
clpi, nei metodi apostolici, nell'orga-
nizzazione e nelle strutture, da com-
piersi alla luce dell'esperienza e mis~
siologia conciliari, delle scienze mo-
derne, dell'esperienza fatta e delle
nuove situazioni locali e generali.
La sollecita inoltre a una rinnovata
presenza nelle Missioni da ottenersi
in modo particolare attraverso: la pro-
mozione e formazione delle vocazioni
missionarie di ogni tipo; l'aumento e
la qualificazione del personale missio-
nario; il potenziamento delle diverse
forme di collaborazione e solidarietà
missionaria (aiuti economici, cultu-
rali, tecnici, gemellaggi; l'organizza-
zione e incremento della cooperazione
dei giovani e dei laici all'opera delle
Missioni; la creazione di un laicato
missionario nei luoghi di Missione.
UNA FORMA DI
SERVIZIO SOCIALE
ED ECCLESIALE
1. Presenza umana e cristiana
di Don Boeco
Don Bosco ha realizzato la sua mis-
sione cristiana, religiosa e sacerdotale
attraverso un'attività educativa e pa-
storale che è stata allo stesso tempo 66

2.2 Page 12

▲back to top
carità operosa, testimonianza, evan-
gelizzazione e formazione agli atti re-
ligiosi. In questo appunto è consistito
il servizio da lui prestato alla Chiesa
e alla società del suo tempo.
Egli ha dato prova di una carità
operosa che mirava alla promozione
economica, sociale e culturale della
gioventù e della gente soprattutto po-
vera. Tale amore umano e cristiano
si tradusse in diverse iniziative ten-
denti ad assicurare il pane materiale,
il lavoro, l'alloggio; nell'opera di di-
fesa contro mali fisici e morali; nella
cura dell'assicurazione sociale, e nella
preoccupazione per la qualificazione
professionale e l'elevazione culturale.
Ha offerto la testimonianza di una
vita spesa con spirito evangelico per
il bene materiale e spirituale della gio-
ventù e della gente più umile e indi-
56 fesa.
Si è votato soprattutto alla forma-
zione morale e religiosa dei giovani,
e l'ha attuata con una forma tipica di
presenza educativa, sintetizzata nel
trinomio: ragione », «religione »,
«amorevolezza >>.
Il suo apostolato popolare è stato
essenzialmente un << evangelizzare i
poveri>> con lo stile del buòn Pastore.
Il servizio ecclesiale particolare che
la famiglia salesiana è chiamata a svol-
gere in forza del carisma delle origini
e in conformità alla sua vocazione e
missione, ruota quindi attorno al-
1'asse dell'educazione umana e cristiana
della gioventù e della cura pastorale
delle classi popolari, realizzate con un
atteggiamento interiore e un compor-
tamento ope.rativo caratteristici del-
l'azione educativa e apostolica di
Don Bosco.
Suo obiettivo è l'opera di edifica-
zione della Chiesa locale e universale
con l'inserimento in essa dei giovani
e degli adulti delle classi più umili,
da ottenere mediante la loro eleva-
zione umana e cristiana.
2. Animazione cristiana,
eva nge lizzazione,
formazione religiosa
L'azione s~siana così intesa rap-
presenta una particolare manifesta-
zione operativa del sacerdozio regale
e profetico che tutti i membri della
famiglia di Don Bosco hanno ricevuto
nel Battesimo e nella Confermazione,
ed è inoltre una particolare espres-
sione operativa del sacerdozio mini-
steriale per i membri che hanno ri-
cevuto l'Ordine sacro.
In concreto implica l'umanizza-
zione e animazione cri.stiana del mon-

2.3 Page 13

▲back to top
Il Delegato Nazionale
don Buttare/lie donFerri
con un gruppo di Con-
slgl/erlgiovani. Il lavoro
che da anni si sta svol-
gendo per favorirti la
part11clpazlon11 di gio-
vani attivi e quallf/catl
alla vita dell'Assocla-
z/one, comincia a dare
I suol frutti.
do dei giovani e dei «poveri l>, la te-
stimonianza e il culto. Non è puro
servizio sociale (le cosiddette opere di
carità spirituale e corporale) o sola
evangelizzazione e culto, ma l'uno e
l'altro.
È opera di liberazione dei giovani
da ogni forma di oppressione. È opera
di promozione della loro condizione
economica, sociale e culturale. È for-
mare in loro un attento senso «cri-
tico » alla situazione socio-politica in
cui sono immersi in vista di una loro
presenza costruttiva in questo campo.
È impegno per completare que-
st'opera di umanizzazione inserendo
in tali aree umane i valori evangelici
essenziali: la giustizia, la fratellanza,
la libertà, la concordia, la pace e l'ade-
sione totale a Dio (= animazione cri-
stia11a).
È educare la gioventù e il «popolo t
alla fede, attraverso l'annuncio del
Vangelo, la catechesi e soprattutto la
testimonianza di una profonda ami-
cizia cristiana caratteristica della pre-
senza educativa e pastorale di Don
Bosco tra i giovani e gli umili.
È formarli agli atti religiosi in senso
stretto, mediante l'istruzione, attra-
verso esperienze religiose concrete, e
in modo particolare con la partecipa-
zione cosciente e attiva alla vita litur-
gica della Chiesa locale.
Nella loro pratica realizzazione que-
ste diverse dimensioni del sérvizio sa-
lesiano non vanno considerate come
attività distinte e parallele.
In. Don Bosco l'attività caritativa
era pervasa dalla preoccupazione del-
1'evangelizzazione e della formazione
religiosa, e quest'ultima giustificava e
stimolava la sua carità operosa.
Di conseguenza l'azione sal~siana
di umanizzazione e animazione cri-
stiana di tutte le valide istanze giova-
nili e popolari, deve essere attraver-
sata dall'urgenza di evangelizzare e di
formare agli atti religiosi, ·e deve ten-
dere a questo. D'altra parte l'attività
di educazione alla fede e alla religio-
ne deve radicarsi nell'azione d i uma-
nizzazione e animazione evangelica,
e deve spingere all'impegno in esse.
In altre parole, la finalità dei mem-
bri della famiglia salesiana è di essere
con Don Bosco per i giovani e i «po-
veri >> del suo tempo, un «segno vi-
vente» di Cristo Liberatore da ogni
forma di schiavitù, Evangelizzatore
dei« poveri ))1 e perfetto Adoratore del
Padre.
Rendere in questo modo vivente
tra loro e realizzare con loro, ad opera
dello Spirito il mistero di comunione
con Dio e con i fratelli ( = santità),
perché facciano << chiesai> e siano pre-
parati e impegnati a costruire il mondo
e la storia di domani non nella linea
del 4 mistero di iniquità » (1 Tess.
2, 7), ma nèlla linea del Regno di Dio,
cioè nella linea della verità, della giu-
stizia, della libertà, della fratellanza e
della pace.
UNA FORMA
DI FRATERNITA
APOSTOLICA
Il carisma salesiano consiste infine
in una forma particolare di fraternità
cristiana, in uno stile familiare di rap-
porti e in una dinamicità apostolica co-
munitaria. Questi elementi sono più
o meno comuni all'intera famiglia sa-
lesiana e ad altri movimenti che si
ispirino a Don Bosco. Assumono
espressioni particolari nelle comunità
dei Salesiani e delle Figlie di Maria
Ausiliatrice a motivo della struttura
e vita religiosa interna a queste stesse
comunità e dei loro particolari rap-
porti con il mondo, regolati in qual-
che modo dal loro ideale di vita con-
sacrata.
Per quanto riguarda i Cooperatori
è pacifico che il loro movimento non
è legato a forme più o meno stabili
di ~ vita comune » sul tipo di quella
religiosa, perché la loro particolare
caratteristica «secolare» non lo con-
sente. Tuttavia per essere .nella linea
di Don Bosco la loro azione sociale
e apostolica deve· avere un carattere
comunitario e muoversi nella linea
della C(JTTesponsabilità che potrà però
esprimersi in forme diverse secon-
do tempi, luoghi e persone. E
questo sia all'interno del movimento
stesso, sia in rapporto ai Salesiani e
alle Figlie di Maria Ausiliatrice, sia
nel suo inserimento nella «pastorale
d'insieme 1> di tipo parrocchiale, dio-
cesano, ecc. Inoltre i rapporti tra i
membri del movimento e la loro atti-
vità apostolica dovranno essere infor-
mati dallo «stile familiare» caratteri-
stico di Don Bosco.
57

2.4 Page 14

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CONCLUSIONE
Le componenti fondamentali del
carisma salesiano sin qui illustrate co-
stituiscono, per cosi dire, una piatta-
forma comune a tutte le istituzioni
che operano nell'ambito del movi-
mento salesiano. Sono quanto acco-
muna tutti i membri della vasta fa-
miglia di Don Bosco e consente loro
di richiamarsi al comune fondatore.
Costituiscono inoltre un criterio
certo per giudicare se e in quale mi-
sura nella propria vita e azione i sin-
goli e le comunità si muovono nella
pista cristiana e apostolica aperta da
Don Bosco con l'intervento dello Spi-
rito di Dio.
Rappresentano ancora un punto di
riferimento sicuro per quanti all'in-
terno della sua famiglia intendono da
un lato essere fedeli al carisma sale-
siano, e dall'altro metter in cantiere
iniziative apostoliche o esperienze re-
ligiose nuove.
lii. Carisnia Salesiano e spirito
Salesiano
SPIRITO SALESIANO
A m.10 parere, quanto viene cor-
rentemente indicato con questa
espressione, va situato nella linea
della risposta dei membri della fa-
miglia salesiana alla presenza cari-
smatica e di grazia dello Spi,rito
Santo operante in loro.
Di conseguenza il punto focale
dello spi.rito salesiano come d'al-
tronde di ogni spiritualità cristiana,
sarà la carità con la cerchia delle
virtù teologali e morali che ad essa
fanno capo e che da essa prendono
vigore e significato.
Indicando non tanto il suo con-
tenuto concreto e originale, quanto
piuttosto la cornice in cui va con-
siderato, si potrebbe dire che lo
spirito salesiano consiste nell'atteg-
giamento intei:iore e nel comporta-
mento operativo dei membri della
famiglia salesiana, i quali, richia-
mandosi al loro Fondatore, rispon-
dono con fedeltà alla particolare
e comune vocazione giovanile, po-
polare e missionaria.
Per atteggiamento interiore si in-
tende il modo umano e cristiano di
vedere e di sentire le realtà: Dio,
58 uomo, Chiesa, mondo, esigito dalla
loro peculiare mtss10ne e forma di
servizio sociale ed ecclesiale.
Per comportamento operativo si in-
tende il loro modo di vivere e di
agire sia nei rapporti vicendevoli
all'interno del proprio istituto od
organismo, sia a contatto con i giovani
e la cerchia di persone in cui svolgono
la loro azione sociale e apostolica e
conducono la loro vita, sia nelle
relazioni in genere con gli uomini
del proprio tempo.
RAPPORTI TRA CARISMA
SALESIANO E SPIRITO
SALESIANO
Se si accetta l'impostazione ora
esposta, carisma salesiano e spirito
salesiano non vanno identificati, né
semplicemente giustapposti o, peggio,
contrapposti. Sono invece due aspetti
distinti ma inscindibili di un'unica
realtà personale, vivente e comuni-
taria.
Il carisma salesiano sottolinea prin-
cipalmente l'azione di Dio che viene
incontro ai membri della famiglia di
Don Bosco, donando loro il suo
Spirito, il quale li abilita, in certo
modo, a compiere la loro particolare
m1ss1one nella Chiesa e nella so-
cietà.
Lo spirito salesiano sottolinea piut-
tosto la loro adesione dinamica, so-
stanziata di carità apostolica, a questa
presenza carismatica dello Spirito
di Cristo e la maniera originale
con cui la attuano e la rivelano nella
propria esistenza quotidiana.
Tanto il carisma come lo spirito
hanno un necessario riferimento allo
Spirito Santo, che è la loro comune
sorgente divina, per cui senza il suo
intervento non sono assolutamente
concepibili.
Hanno pure un necessario riferi-
mento al soggetto umano cui ap-
punto è dato il carisma e che esprime
una spiritualità.
Tuttavia dire «carisma >> è evocare
direttamente quanto la persona ha
ricevuto e riceve ( = dono) dalla
liberalità dello Spirito di Cristo,
mentre dire <! spirito 1> è evocare
direttamente quanto essa produce o
costruisce (= frutto), cooperando
attivamente all'azione dello Spirito
Santo, ovvero mettendo in azione
i doni spirituali ricevuti.
Carisma e spirito si richiamano
secondo questa bipolarità di voca-
zione e azione divina.da una parte, e
di risposta e cooperazione umana
dall'altra; di presenza operativa e di
grazia dello Spirito di Cristo da un

2.5 Page 15

▲back to top
lato, e di adesione interna e di ca-
rità operosa del cristiano dall'altro.
In concreto però la vita e l'attività
dei membri della famiglia di Don
Bosco possono essere allo stesso
tempo rivelatori del proprio carisma
e del proprio spirito. Ed è forse
questo uno dei motivi per cui i
due vocaboli sono sovente utilizzati
indifferentemente l'uno per l'altro.
Questo loro legame esistenziale se
da un lato rende assai difficile deli-
mitarne i confini, d'altro lato con-
sente di applicare allo spirito molti
dei principi che sono stati enunciati
in tema di carisma.
Cosi, a titolo esemplificativo, lo
spirito salesiano, al pari del carisma,
è una realtà vivente, personale e
collettiva. Può essere più facilmen-
te percepito nella vita vissuta, che
definito in formule più o meno pre-
cise. Si radica nell'unica e identica
spiritualità cristiana e la esprime
in una maniera particolare.
Alcuni aspetti dello «spirito di
Don Bosco >> non sono trasmissibili,
perché legati alla sua originalità
personale, alla sua esperienza reli-
giosa strettamente personale, e alla
sua situazione ~sto.rica irreperibile.
Altri invece possono perdurare in
modo vitale nei membri della sua
famiglia, primariamente ad opera dello
Spirito Santo, e secondariamente nella
misura della loro docile attenzione
agli impulsi dello Spirito. E di fatto
perdurano in loro non in quanto sono
dei semplici imitatori materiali di
gesti del Fondatore o ripetitori di
sue parole, ma in quanto rivivono e
riincamano nel movimento della sto-
ria, e secondo le esigenze differenti
di tempi e di luoghi, il suo atteg-
giamento spirituale e comportamento
operativo.
Questo stesso legame tra carisma e
spirito offre inoltre la possibilità
di definire le principali dimensioni
dello spirito salesiano in corrispon-
denza e come prolungamento del
carisma salesiano.
Penso sia inutile trascrivere qui
con alcune modifiche, qualche pa-
gina dal documento Problemi e Pro-
spettive. Vi vengono elencati in
modo sintetico alcuni valori dello
spirito salesiano che sembrano oggi
maggiormente presenti alla coscien-
za dei salesiani.
« VALORI UNIVERSALI
E PERMANENTI DELLO
SPI RITO SALESIANO»
<< L'essenziale sembra essere rias-
sunto nell'orazione del 31 gennaio:
<i Esser accesi dello stessofuoco d'amore,
per cercare le anime e servire solo
Te», e nella lettera ai Filippesi, che
è come la magna charta dell' umanesi-
mo cristiano e salesiano: «Rallegra-
tevi sempre nel Signore! Lo dico
di nuovo: Rallegratevi. La vostra
affabilità sia nota a tutti I Il Signore
è vicino. Non siate ansiosi in nulla,
ma in ogni cosa presentate i vostri
desideri a Dio nella preghiera e
nell'orazione unita al rendimento di
grazia. E la pace di Dio, che su-
pera qualsiasi capacità di compren-
dere, proteggerà i vostri cuori e i
vostri pensieri in Cristo Gesù. Per
il resto, fratelli, ciò che è vero, ciò
che è dignitoso, ciò che è giusto,
ciò che è puro, ciò che è amabile,
ciò che è piacevole, quanto sa di
virtù ed è degno di lode, a questo
pensate! Quanto avete appreso e
sentito e visto in me, questo fate!
E il Dio della pace sarà con voi >>
(Fil. 4, 4-9).
«Raggruppiamo dunque i sei tratti
più importanti dello spirito sale-
siano secondo due costellazioni.
I. L'amore appassionato: «La
carità di Cristo ci sospinge» (Cor. 5,
14) «Il fuoco (zèlos) della passione
apostolica trascina i membri della
famiglia salesiana a votarsi per la
salvezza degli altri, ciò che suppone
in loro, come in Don Bosco, tre
percezioni vive:
a) Il sentimento della grandezza
dell'uomo e della sua vocazione: valore
insostituibile della salvezza portata
dal Cristo, della vita divina of-
ferta attraverso Lui e la sua Chiesa.
Fede intensa e soprannaturale nella
redenzione: Se tu conoscessi il
dono di Dio I... & Qui si colloca
«l'unione con Dio » Salvatore, ri-
chiesta d'altronde a tutti i cristiani.
b) Il sentimento della miseria di
coloro per i quali questa vocazione
non è realizzabile concretamente e che
non hanno accesso che molto difficil-
mente alla salvezza. Di qui l'amore
privilegiato di Don Bosco e dei
suoi discepoli per tre categorie di
e, poveri•> che hanno speciale biso-
gno di aiuto:
I fa11àulli, gli adolesceriti è i giovani,
soprattutto se abbandonati e poveri;
il popolo, ignorante e umiliato;
i pagmzi, privi del Vangelo e
spesso sottosviluppati.
c) Il sentimento dell'efficacia apo-
stolica, nella Chiesa. Dio e la sua
grazia giocano certamente il ruolo
fondamentale. Ma Don Bosco e i
suoi seguaci hanno la percezione viva
che Dio-Padre non è per niente
paternalista: secondo la legge del-
1'Incarnazione, Egli vuole utilizzare
largamente uomini e cose per l'avan-
zamento del suo Regno. Essi credono
dunque fortissimamente alla nobiltà
delle cause seconde, alla responsa-
bilità degli intermediari umani, al-
l'influenza reale dello sforzo degli
apostoli, al ruolo attivo della Chiesa
che raggruppa e anima tutte le forze
apostoliche per la felicità delJ'uomo:
di qui, in Don Bosco e nei membri
della sua vasta famiglia lo spirito
d'iniziativa, il senso della Chiesa,
la fiducia in Maria «Ausiliatrice~. la
preoccupazione di suscitare il mas-
simo numero di apostoli e di col-
laboratori...
<1 Ma il risultato ci sarà a una con-
dizione: che l'apostolo si dia tutto
intero al suo compito, senza cercare
consolazioni, profitti, conforto, riposo,
sacrificando tutto ciò che impedisce
la sua azione. Dunque un certo sen-
timento dell'assoluto nel dono: << La-
voro e temperanza! 1).
<1 Da mihi animas •>, ma anche
« cetera tolle >l : cnsttani autentici
per essere· totalmente disponibili.
II. L'amore realista: «Amiamo
con l'opera e la verità,, (1 Gv. 3, 18).
Don Bosco e quanti operano nel
suo vasto movimento apostolico, sem-
pre nello spirito dell'Incarnazione,
sanno che la salvezza si realizza
non nelle nuvole ma nella storia
concreta. Di qui tre principi di
azione:
a) La risposta adatta alle situa-
zioni. La vita intera di Don Bosco
manifesta che egli ha riflettuto e
ha cominciato la sua azione partendo
dall'attenzione al reale, nella con-
vinzione che Dio si rivela e chiama
attraverso le necessità che si in-
contrano. Tutte le sue opere sono 59

2.6 Page 16

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risposte circostanziate ai bisogni del
momento, con i mezzi del momento.
Dunque ricerca, iniziativa e in-
ventiva. E se ve n'è bisogno, pru-
dente audacia della novità in opere e
in modi.
Sempre per la fedeltà al reale,
duttilità nell'organizzazione e utilizza-
zione dei mezzi più efficaci, fossero
pure i più moderni. I tipi di opere
e i regolamenti sono per le anime,
e non l'inverso. L'adattamento è
sempre da rifare.
Sulla medesima linea, senso della
coerenza nell'azione, senso dell'équipe,
dell'obbedienza efficace...
b) L'attenzione e la fiducia nelle
persone. La realtà più <t reale» sono·
le persone vive: i membri della pro-
pria congregazione o istituto o as-
sociazione, i giovani e le altre per-
sone con cui si viçne a contatto.
Don Bosco e j suoi seguaci hanno
il senso del contatto concreto con
ciascuna persona, fosse anche il
più timido dei giovani o il meno
gradito. Di qui l'amore preveniente
e condiscendente, il pri1111J passo
verso... di qui anche l'attenzione ai
preblerni di ciascuno, che, allora, si
sentirà ~ riconosciuto i>, amato, e dun-
que capace di rispondere e di aprirsi.
In breve, la bontà dell'atto di ac-
cogliere e ricercare l'amicizia re-
ciproca. In questo contesto si spiega
l'« assistenza salesiana ~-
La purezza salesiana è il duttile
possesso di sé che · rende sicura e
agevole questa forma di relazione
affettuosa.
Nel medesimo senso, fiducia nelle
risorse naturali e soprannaturali di
ciascuno: <( la carità crede tutto,
spera tutto, sopporta tutto 1> (I Cor.
131 7). Appello alle capacità interiori
molto più che alle leggi contin-
genti: ragione (dunque persuasione,
dialogo) e libertà (dunque iniziative
offerte secondo le risorse di ciascuno,
corresponsabilità reale, affetto re-
ciproco).
Cosl s'instaura il vero «spirito
di famiglia >>, senza paternalismo e
senza infantilismo.
c) L'amore della vita nella sem-
plicità e nella gioia. È anche sano
realismo credere al trionfo delle
forze e della vita: la natura, la storia,
il d,isegno di Dio. Don Bosco e
ci,uanti si ispirano a lui~fondamental-
mente ottimisti, cercano di scoprire
e di accogliere i valori positivi do-
vunque essi si trovano. Dunque
rifiuto di geme,:e sul proprio tempo,
e apertura per « ritene,:e tutto quello
che è buono» (r Tess. 51 21).
t Realismo anche nell'amore per
disprezzare l'artificio, le complica-
zioni e per andare dritti alle cose,
aUe persone, alle situazioni.
Da qui la semplicità dello sguardo
e dei contatti: c1 si trova «a proprio
agio>> subito, come in famiglia.
«Donde infine la gioia che va nel
·senso della vita più reale dell'essere.
Don Bosco e i suoi figli credono
«finalmente al Dio della gioia e delle
beatitudini. Questa ha il su~culmine
nella comunione con Lui: senso
profondo della confessione e della
comunione eucaristica: tutti e due
sacramenti di gioia... ».
CONCLUSIONE:
FEDELTA DINAMICA
Il d iscorso sin qui condotto con-
duce ad un' unica conclusione e
sottolinea una comune responsa-
bilità che incombe all'intero movi-
mento di Don Bosco e ognuna delle
istituzioni che lo compone:
«Fedeltà dinamica al carisma e
allo spirito salesiano »I
È questa la via obbligata per esser
fedeli a Don Bosco, per essere fedeli
alla Chiesa e allo spirito di Dio che
ha suscitato in essa il movimento sale-
siano, e lo conduce avanti per il
bene della (e gioventù >> e della «gen-
te >> del nostro tempo!
,t'
" ... al di là di ogni settarismo e proselitismo, siamo tanto più Chiesa quanto
più siamo salesiani: Chiesa e salesiani sono cioè in proporzione diretta».
(Convegno Nazionale Ariccia • Gruppo di studio n. 1/b)
60

2.7 Page 17

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COPISIGLIBRI CORBISPOPISABILI
Consigli lspettoriali- Corresponsabilità e Collegialità
Relazione di LUISA RIGON - Bologna
Prima di trattare i due importanti temi: correspon-
sabilità e collegialità dei Consigli lspettoriali, ritengo
necessario dare uno sguardo alle principali strutture
dei Consigli stessi, così come vengono presentati nel
Manuale Dirigenti, documento valido nella sostanza
anche se in fase di revisione. Il Manuale è stato stampato
ante-Concilio e ante-Capitolo Generale speciale; non
ci si meravigli, perciò, se non parla molto di corre-
sponsabilità.
Nel capitolo del citato manuale è fatto un breve
cenno sulla costituzione dei Consigli: «Presso ogni
Ispettore Salesiano è costituito il Consiglio Ispetto-
riale della Pia Unione)) e, più avanti, trattando del
Delegato Ispettoriale, si legge che egli «•..d'intesa con
l'Ispettore provvede alla costituzione e al funzionamento
del Consiglio Ispettoriale, lo convoca ogni qualvolta
ne veda l'opportunità... i>. Il capitolo IV elenca i consi-
glieri fra i <• collaboratori >} e riconosce loro la «triplice
funzione di consulenza, di rappresentanza, di colla-
borazione qualificata i>.
Il manuale non tratta direttamente delle attribuzioni
di ciascun Consigliere, ma si limita ad indicare le «varie
forme di apostolato 1> quali: l'istruzione catechistica, le
vocazioni, la stampa, la cura della gioventù, l'apostolato
della preghiera e della sofferenza, gli aiuti morali e ma-
teriali, le opere caritative e sociali, alle quali, di so-
lito, è preposto un Consigliere che coadiuva il Delegato
nell'organizzare e attuare le iniziative.
La Dr. Buonocore, relatrice al Convegno Nazio-
nale Consiglieri lspettoriali, tenutosi in questa stessa
sede nell'aprile 1967, si era posta questa domanda: << Il
Consigliere lspettoriale è un v~ro e proprio dirigente? Ha
una carica o un incarico ? i>.
La relatrice, presa visione del Manuale Dirigenti, ma
soprattutto dello stato di fatto, concludeva: << Se esami-
niamo la fiducia di cui ci onorano i nostri superiori e gli
incariclù che ci danno, possiamo dire che pur senza com-
piti direttivi e senza cariche, abbiamo una responsabilità
assai grave».
Oggi, tuttavia, pare che si voglia meglio qualificare il
Cooperatore, specie se chiamato a collaborare nei Consigli
ai vari livelli: naziona_le, ispettoriale e locale; che si vo-
glia cioè renderlo maggiormente consapevole delle proprie
responsabilità, sia pure a un livello e nei modi che non
ne mutino sostanzialmente la fisionomia data da Don
Bosco. Oggi il Consigliere Ispettoriale è un «correspon-
sabile» dell'Associazione Cooperatori; la sua posizione è
a «fianco del Salesiano» e non «sotto il Salesiano >>, come
ha affermato l'attuale Rettor Maggiore Don Luigi
Ricceri: «...a fianco di noi, che è cosa ben diversa, non
solo quindi fedeli esecutori, ma capaci di iniziative, di
resposabilità apostoliche, pur sempre in accordo e in
sintonia col Sacerdote». Oggi alla domanda della relatrice
dello scorso Convegno: «Il Consigliere Ispettoriale
è un vero e proprio dirigente? J> si è in grado di dare
una risposta più certa sulla scorta del documento sulla
Corresponsabilità, stilato dal Consiglio Nazionale nel
dicembre 1969, in cui è detto:<< Il Consigliere Ispettoria-
le è un corresponsabile; egli può governare l'Associazio-
ne nelle sue normali attività di organizzazione, di relazio-
ne e di apostolato >>.
Questa è la nuova figura del Consigliere Ispettoriale:
un corresponsabile, una persona capace di «condividere
le preoccupazioni pastorali dei Salesiani», di assumersi
la direzione di un settore apostolico e di portarne avanti
le iniziative con competenza e zelo.
Qualcuno potrebbe chiedere: «Ma è proprio neces-
saria questa corresponsabilità? Quali sono i motivi che
la determinano ?>>.
Troviamo i principali motivi nei documenti conciliari,
dei quali il testo classico è il Decreto §ull'Apostolato dei
laici, che riconosce al laico il diritto-dovere di assumer-
si le responsabilità che gli competono. Si potrebbero fare
numerosissime citazioni, sia dalla Costituzione come da
altri documenti conciliari. Qui, a titolo d'esempio, riporto
dal Decreto sulla Chiesa e il mondo contemporaneo, il
paragrafo del N. 43: << Dai Sacerdoti i laici si aspettino
luce e forza spirituale. Non pensino però che i loro pasto-
ri siano sempre esperti a tal punto che ad ogni problema
che sorge, anche a quelli più gravi, essi possano avere
pronta una soluzione concreta... assumano invece essi,
piuttosto, la propria responsabilità alla luce della sapien-
za cristiana... >>.
Altro motivo che determina la Corresponsabilità è il
fatto che l'Associazione Cooperatori, sebbene promossa
dai Salesiani, è un'Associazione di laici e come tale «cosa
loro» e a loro compete il diritto di governarla, sia pure
illuminati, e guidati dal Sacerdote, che deve essete
<duce e forza spirituale». Uno degli scopi di questo 61

2.8 Page 18

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Convegno non è solo di prendere visione del documento
sulla Corresponsabilità che tutti abbiamo da tempo
ricevuto tramite il Bollettino Dirigenti, ma è proprio
di studiare il sistema, i mezzi, le nostre capacità per
attuare subito la CR nei nostri Consigli.
Non possiamo tuttavia prescindere dal documento in
parola: è necessario che tutti lo leggano, lo meditino, ne
facciano oggetto di studio. Qui, a grandi linee, ci limite-
remo a dirne il contenuto e ci soffermeremo, invece, a
considerare i modi pratici di esercitare la CR; vedremo il
Consigliere nella sua nuova veste di «Dirigente respon-
sabile » di un determinato settore apostolico e collegial-
mente di tutto il Consiglio a cui appartiene.
La prima parte del documento definisce la natura delta
CR: «essere responsabili assieme ad altri, coi quali si
La condivide l'impegno e si risponde a chi di dovere».
CR, pur accettando l'apporto personale, esclude
l'individualismo e l'autoritarismo e si avvale della com-
partecipazione di tutti i membri di un determinato
gruppo - nel nostro caso i Consigli Ispettoriali - che
agiscono insieme per la programmazione, l'esecuzione,
la verifica di ogni attività.
Sempre nella prima parte ci vengono indicati i motivi
sui quali deve fondarsi il senso della corres):>onsabilità:
motivi umani, cristiani, vocazionali che sarebbe troppo
lungo esaminare qui.
Il documento stesso ci mette in guarwa dai possibili
errori, quali Ja tendenza ad affrancarsi dall'autorità,
l'abuso del walogo, l'individualismo esagerato, la super-
62 valorizzazione delle strutture e delle tradizioni, mentre
ci indica, nell'ultima parte, il« traguardo ~ da raggiungere.
cioè i modi pratici di esercitare la CR a tutti i livelli.
Questo, mi sembra, è il problema che dobbiamo, insieme,
avviare à soluzione: è necessaria un'opera di sensibiliz-
zazione, prima di tutto verso noi stessi, poi verso i nostri
Delegati e i CC. che, in parte, forse vedono meglio il go-
verno dell'Associazione in mano al Salesiano, non fosse
altro per amore della trawzione.
La triplice funzione del Consigliere: consulenza, rap-
presentanza, collaborazione qualificata, aggiunge soltanto
la parola «corresponsabile •>, ma resta tale, in quanto
se è vero che ogni consigliere è responsabile di un deter-
minato settore di lavoro, è pur vero ancora che, come ap-
partenente al Consiglio, che è un organo collegiale, non
può disinteressarsi delle iniziative proposte e attuate dagli
altri.settori, che sempre attendono, dall'azione concorde
di tutti i membri del Consiglio, l'approvazione e la
collaborazione.
Dobbiamo chiarire a noi in che consiste la CR e
chiederci se ci sentiamo di viverla; altrimenti è inutile
continuare a parlare di CR. Mi sembra utile ricordare
che le funzioni dei Consigli Ispettoriali sono deterrni-
nate dalle esigenze d'Ufficio (la segreteria), dalla forma-
zione spirituale, dall'apostolato, e che i settori di lavoro
sono suddivisi a seconda del numero degli iscritti, dei
luoghi, delle circostanze. Ciò che è importante per
ciascun Consigliere, è di prendere conoscenza di questo
suo nuovo ruolo e, d'intesa col proprio Delegato, as-
sumersi i compiti che gli spettano.

2.9 Page 19

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Sembrano del congiu -
ratiI E l o sono, perché
s t a nno cong iurand o
com e attuare con stile
e form e moderne il
cc Da mihi a nimas » di
D on Bosco.
Quali sono questi compiti ?
Per non allontanarci da quanto il Concilio addita al
laico, diremo subito che i nostri compiti sono quelli di
ordine temporale, cioè quelli che investono l'organizza-
zione dell'Associazione che finora, riconosciamolo, sono
stati assolti, quasi dappertutto, dal Delegato ispettoriale
o locale, a scapito forse dell'assistenza spirituale che è
di sua esclusiva competenza.
Dobbiamo imparare noi a stendere il programma delle
attività, renderci capaci di tenere conferenze, dibattiti,
dirigere riunioni e corsi di esercizi, provvedere i Con-
ferenzie.ri, partecipare alla liturgia mediante la l~ttura
dei brani, il canto dei salmi ecc., visitare i Centn CC.
allo scopo di animarli, preparare gli elementi adatti a
sostituirci, indire le elezioni dei Consiglieri; e ciò a
livello ispettoriale e locale, in una parola liberare il
Delegato da questo lavoro organizzativo che è particolar-
mente nostro. Il Consiglio Ispettoriale a cui appartengo
e che si occupa dei CC. dell'Emilia, zona piuttosto
difficile, ha già da qualche tempo iniziato una certa
corresponsabilità. Il programma annuale, per esempio,
è preparato e discusso con la collaborazione di tutto il
Consiglio Ispettoriale, così pure le due Conferenze
annuali e le giornate di studio. Abbiamo alcuni Centri,
specie dove non ci sono Case Salesiane, diretti e animati
da un Consigliere Ispettoriale, il quale, d'intesa col
Delegato, provvede alle diverse iniziative, presiede le
riunioni, p rocura all'occorrenza i Conferenzieri, man-
tiene i rapporti col Consiglio Ispettoriale, ne imparte
le direttive e ne cura l'attuazione.
Siamo ancora alle prime esperienze, destinate però
a dare in seguito buoni risultati.
Si obietterà che mancano i locali, che la sede del
Consiglio Ispettoriale è di solito l'Ufficio del Delegato,
destinato anche ad altre attività e perciò non adatto ad
ospitare questo o quel Consigliere per il disbrigo delle
sue attività.
Rispondo con uno slogan caro a Don Bosco:
L'ottimo è nemico del bene, perciò non dobbiamo fermarci
dinnanzi a queste prime difficoltà.
Al Consigliere ispettoriale spetta anche animare e
aiutare i Consiglieri locali, ciascuno nel suo settore: dove
vi sono dei Consiglieri ispettoriali corresponsabili, anche
i Consigli locali potranno costituirsi ed essere efficienti.
È compito del Consigliere ispettoriale conoscere questi
suoi collaboratori, mantenersi in contatto attraverso la
corrispondenza e anche riunirli, almeno una volta al-
l'anno, per stendere il programma annuale, coordinare
le idee, incoraggiare, informare, essere di aiuto.
Si tratta, per prima cosa, di compiere una trasforma-
zione interiore, di renderci disponibili, di mostrarci quali
siamo: laici adulti, impegnati e corresponsabili delle
iniziative che, d'intesa col Delegato, promoviamo e
incrementiamo nei singoli settori a cui siamo preposti.
Un ultima parola sulla collegialità dei Consigli Ispet-
toriaJi già accennata poc'anzi. Un'azione collegiale è
un'azione che parte non da un solo membro di:I Con-
siglio, ma è l'espressione concorde di tutti; nello stesso
tempo è un'azione ordinata e disciplinata che riconosce
l'autorità di un Superiore e tiene conto dei suoi indirizzi,
del suo consiglio, della sua approvazione. Giova infine
ricordare che, nonostante l'azione collegiale, a ciascun
membro del Consiglio spetta la propria autonoma respon-
sabilità; perciò rispetto delle singole competenze,
senza invadenza, confusione, interferenza nel campo
altrui, ma sempre pronti, all'occorrenza, ad aiutare,
consigliare, collaborare.
La CR, mi sembra di poter affermare, non è che una
maggiore presa di coscienza di quel che siamo, di quello
che la Chiesa attende dai laici impegnati, non è che
Ja conseguenza di un atto di fiducia della Congregazione
Salesiana verso i Cooperatori, che chiama a partecipare
aJ governo del!'Associazione perché la sentano sempre
più << cosa propria •>.
Sta a noi, ora, mostrarci capaci di iniziativa, di respon-
sabilità apostoliche, degni della fiducia accordataci,
impegnati a formarci e a formare a u11a cooperazione f at-
tiva e sempre più responsabile.
,,... Esprimono unanimemente la loro vo-
lontà di assumere una sempre più re-
sponsabile coscienza della loro apparte-
nenza piena alla famiglia salesiaha, di
cui si sentono parte viva e vitale, con
i doveri e i diritti che ne derivano... » .
(I Consiglieri lspettoriali d'.ltalia ad Ariccia)
63

2.10 Page 20

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LA RIUNIONE
DEL CONSIGLIO
NAZIONALE
In occasione del 3Q Convegno Nazionale dei
Consiglieri Ispettoriali, si è riunito il Consiglio
nazionale, con la partecipazione dei Consiglieri
Albert (formazione spirituale), Cavallero (Isp. Nova-
rese), Dambra (istruzione religiosa), De Martino
(Campania), Di Tom.maso (strumenti della comu-
nicazione sociale), Giannantonio (segreteria), Guer-;
zoni (Isp. centrale), Magnano (Sicilia orient.),
Montano (amministrazione e organizzazione), Ruspa
(Isp. Subalpina), Tamburrini, Volta (Emilia), Ziino
(Sicilia occ.); di don A. Buttarelli, Delegato nazio-
nale; don Agostino Archenti, dell'Ufficio Centrale;
dei Delegati Ispettoriali don Bassi (Toscana);
don Biflìs (Novarese); don Broggiato (Campania);
don Ceresa (Emilia); don Coin (Calabria); don
Fallica (Sicilia Orient.); don Fonseca (Puglie);
don Giusto (Liguria); don Maxia (Sardegna);
don Sala (Isp. Centrale); don Strappazzon (Lombar-
dia); delle Delegate Ispettoriali Suor M. Pironti
(Sicilia); Suor C. Kreutzer (Veneto); e di Suor
Maria Rampini.
La riunione, coordinata da Guerzoni, ha trattato
questi argomenti:
1) Valutazione sul C.N.C. (grado di utilità ed effi-
cienza); 2) L'impegno del Consigliere nazionale
nei riguardi del proprio Consiglio ispettoriale e
del C.N. (capacità e possibilità di assolverli, sistema-
zione della propria posizione, elezione, accredita-
mento); 3) Date, località e modi di attuazione
delle due riunioni plenarie 1970-']1.
Un giudizio sull'utilità e l'efficienza del C.N.
nonspettaaisuoi membri, ma deve essere formulato
dagli altri (Albert) e solo dopo il Capito.o Generale
speciale possono trarsi delle conclusioni (Ruspa).
Per ora la sua efficacia può essere riscontrata
nell'opera di collegamento con e tra i Consiglieri
ispettoriali (don Sala) e nello scambio di espe-
rienze.
Sarebbe auspicabile che vi fosse una più diretta
corrispondenza tra i Consiglieri nazionali ed i
Consiglieri ispettoriali (Suor Pironti) e che si
64 affrontasse il problema della qualificazione dei
Consiglieri nazionali; si è infatti contestato che
i più impegnati sono anche i meno disponibili.
Al C.N. dovrebbero partecipare oltre i laici, anche
i Delegati e le Delegate ispettoriali (Don Giusto).
Per Ruspa vanno distinti due momenti: l'efficienza
del C.N., che va ricercata eventualmente attraverso
una nuova formulazione, e la funzionalità della
Giunta esecutiva, in modo che possano essere
accolte le richieste dei Consiglieri ispettoriali.
Inoltre sarebbe utile, ai fini dell'efficienza, che
venisse concesso un riconoscimento giuridico
ai dirigenti dell'Associazione (Magnano}.
Uno dei problemi connessi con l'efficienza del
C.N. è quello finanziario, per il quale vengono
presentate alcune proposte: trattenere una per-
centuale sulle offerte raccolte in occasione delle
Conferenze annuali (don Fonseca e Cavallero);
chiedere delle offerte ai Cooperatori che non parte-
cipano alla vita dell'Associazione (Don Bassi);
sensibilizzare i Cooperatori ad aumentare le esigue
offerte raccolte durante le Conferenze annuali,
e destinate a sostenere il Bollettino Salesiano
(Don Archenti), per poter richiedere poi un cont~'Ì-
buto all'Ufficio Centrale (Don Buttarelli).
Successivamentefu presentata dadonStrappazzon
una proposta per una nuova ristrutturazione del
C.N., in merito alla quale - dopo alcuni interventi
e la votazione finale - si è deciso di preparare
una « bozza di studio », da inviare a tutti i Consiglie-
ri nazionali, ai Delegati e Delegate ispettoriali, che
preveda: a) l'ampliamento del C.N. attuale at-
traverso la partecipazione di tutti i Delegati e le
Delegate; i tre rappresentanti di ogni Ispettoria,
Delegato, Delegata e Consigliere, disporrebbero,
però, di un solo voto; b} la funzionalità della Giunta
esecutiva, i cui componenti continueranno a man-
tenere la posizione che attualmente rivestono;
c) una sola riunione plenaria all'anno e diverse a
livello interispettoriale. Infine, si è deciso che per
il prossimo anno la prima riunione del C.N. av-
venga a Frascati nei giorni 2 e 3 gennaio 1971 e
la seconda nella prima decade di maggio in giorni
e località da precisare.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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EMA DI STUDIO N. 1
Il Consigliere lspettoriale
cura la sua foranazione,
spirituale, salesiana,
tecnica per assolvere
al suo coanpito
Modi - Mezzi - Occasioni
RELAZIONE DEL GRUPPO A
Nell'ampia ed esauriente discus-
sione si è puntualizzato il concetto
di formazione spirituale, intesa come
approfondimento della vita interiore
individuale, attuato attraverso una
intensa pratica di vita cristiana, soste-
nuta dalla meditazione quotidiana,
dalla costante frequenza dei sacra-
menti, dal ritiro mensile, dagli esercizi
spirituali. La formazione salesiana
è stata intesa come approfondimento
della vita cristiana alla luce dello
spirito salesiano di Don Bosco, so-
stanziato di ragione, rQJ.i~ione, amore-
volezza, con una notazione che ac-
colga tutti i valori umani e li invii
alla luce del cristianesimo. Una
formazione spirituale tipicamente sa-
lesiana postula un grande amore per
l'Eucarestia, la Madonna e il Papa;
un grande affetto per i giovani, per
i frateUi 9overi e sofferenti; una gran-
de e disinteressata disponibilità all'a-
postolato.
Dal punto di vista tecnico tale
formazione spirituale-salesiana esige
uno studio approfondito della Bibbia,
della vita e della spiritualità.di S. Fran-
cesco di Sales, di Don Bosco e dei
suoi figli mjgliori, come già lodevol-
men,te si costuma presso vari centri.
Esige inoltre uno studio attento dello
spirito di Don Bosco calato nell'am-
biente e nella realtà contemporanei.
I modi, i mezzi, le occasioni si con-
cretano in una serie di iniziative che
si propongono all'attenzione dei su-
periori maggiori e dell'assemblea.
1. Estensione del movimento Coo-
peratori, con nuclei iniziali anche di
due o tre elementi, che andrebbero
seguiti dai più vicini centri, con visite
frequenti e raduni periodici.
2. Istituzione di corsi sistemat1c1
di teologia e di formazione per diri-
genti, e diffusione capillare della
stampa salesiana a tutti i livelli.
3. Testimonianza di vita cristiana
offerta da Cooperatori che siano
esemplari per la società, con parti-
colare incidenza sui giovani, per ri-
dare loro chiarezza di idee e senso di
responsabilità e fiducia nella società;
incremento dell'iniziativa della Messa
in occasione di raduni dei consigli
locali presso le abitazioni dei vari
consiglieri.
4. Trasmettere ai rispettivi con-
sigli ispettoriali i programmi dei
centri, perché siano portati a cono-
scenza di tutti i consigli e i centri.
5. Scambio di visite fra consiglieri
delle varie is:pettorie, per creare una
osmosi di iniziative e potenziare lo
spirito di fraternità.
In definitiva il consigliere ispet-
toriale deve divenire un apostolo
ben motivato, perché apostoli si
diventa e non si nasce.
Hanno partecipato: Salvatore Pir-
rone (Catania) - Giuseppe Zap-
palà (Catania) - Adriana Bella (Ca-
gliari) - Emma Maggio (Napoli) -
Nedda Carletti (Ver011a) - Lina Gallo
(Palermo) - Antonio Mariano (Bari)
- Cecilia Caldarola (Bari) - Dora
Scafoletti (Brindisi) - Coordinatore,
Mariano - · Segretario, Pirrone.
RELAZIONE DEL GRUPPO B
Anzitutto, prima di qualsiasi con-
siderazione, ci siamo attenuti a un
senso di responsabile realtà e di
grande umiltà.
Queste due condizioni, a ben ve-
dere, si integrano, si unificano, per 65

3.2 Page 22

▲back to top
darci un atteggiamento interiore di-
sponibile sicché possiamo calare lo
sguardo con coraggio, senza reticenze,
nella realtà del Consigliere.
Abbiamo considerato il consigliere
non solo su un piano meramente orga-
nizzativo, ma su uno sfondo animi-
stico, <¼uasi ascetico.
È chiaro che consiglieri non si è
al momento del conferimento della
nomina, ma si divmta col tempo,
con l'approfondimento della pro-
pria spiritualità, con la macerazione
lenta, costante del proprio cuore.
Essere consiglien nella piena so-
stanzialità vuol dire scoprire, reali'Z-
zare, sperimentare più profondamente
la nostra vocazione.
Ogni conquista ci costa, ci deve
costare un aumento di santità e di
impegno e guai se nell'avanzare nel
cammino, noi ci vediamo immutati,
sclerotizzati: avremmo ·allora distrutto
tutto, vanificato ogni cosa, perché
allora consigliere diverrebbe una pa-
rola svuotata di ogni contenuto, diven-
terebbe uno scudo d.i carta pesta.
Perché di una cosa siamo convinti:
66 non potremo mai dare buoni frutti
se prima non saremo maturati den-
tro di noi; e la sofferenza accettata
nel nome di Colui che tutto soffri,
ha una grande parte in quest'opera
di maturazione. li più sensibile tra i
cooperatori, cioè il consigliere ispet-
toriale, ha un preciso compito, e per
assolverlo nel più valido dei modi gli
necessita una formazione solida e
consapevole. Innanzitutto una for-
mazione personale ascetica, attraverso
la preghiera, la meditazione, l'accet-
tazione vivificante del dolore, la
testimonianza della propria coerenza
d.i vita, la partecipazione al Mistero
Eucaristico, la purezza, la carità,
la fedeltà al Papa, l'amore filiale alla
Madonna.
In questi tempi si è portati erro-
neamente a sottovalutare la portata
della preghiera per lasciare la premi-
nenza ail'azione; infatti ha preso
posizione lo slogan • il lavoro è
preghiera •· Senonché è da osser-
varsi che solo quando avremo com-
preso il senso profondo della pre-
ghiera mediante anni di pratica e
d.i macerazione, sapremo vedere la
preghiera nel lavoro, solo dopo aver
acquisito una maturità contemplativa:
cosi l'azione e contemplazione si
trovano in perfetta sincronfa: la pre-
ghiera è preparazione all'azione, l'a-
zione è concretizzazione della pre-
ghiera.
Parimenti nel Mistero Eucaristico
entriamo nella realtà viva e circo-
lante del Corpo Mistico, santifichiamo
noi stessi, consacriamo le nostre
azioni, comunichiamo la ricchezza
palpitante che abbiamo acquistato a
chi avviciniamo, i nostri fini cosi si
trasvalutano su un piano sopranna-
turale, perché in essi mettiamo un
lembo di cielo. Ma la nostra forma-
zione oltre che essere personale,
deve essere contrassegnata dall'im-
pnmla salesiana. E in che modo
acquistare la caratteristica salesiana ?
Certo non si può prescindere dalla
conoscenza della vita d.i San Giovanni
Bosco, del suo orientamento spiri-
tuale, etico e pedagogico.
Non si deve inoltre escludere il
beneficio che ci proviene dall'espe-
rienza di gruppo: nel gruppo infatti
si verifica un valido scambio d.i idee,
una al.ime.ntazione del nostro patri-

3.3 Page 23

▲back to top
Momenti forti del Con-
vegno: le celebrazioni
liturgiche.
colare stato o della situazione in
cui si trova il fratello che noi avvi-
ciniamo.
Questa propensione non deve tut-
tavia risolversi in un fatto frammen-
tario ed episodico, ma in un atteg-
giamento uniforme senza intermit-
tenze.
Per raggiW1gere questo nostro sta-
to di sensibilità e di adattamento, oc-
corre che sussistano i presupposti
per una analisi speculativa portata su
un piano etico.
Le varie realizzazioni pratiche si
specificano in relazioni contingenti
apportate dal tempo e dal luogo in
cui iJ consigliere ispettoriale opera.
Sulla scorta di siffatta preparazione,
compito del consiç_liere è quello di
vivificare, sensibilizzare l'ambiente
dei cooperatori, promuovendo le con-
dizioni per la loro elevazione spiri-
tuale, prestare la sua disponibilità
sempre e ovunque, saper sempre
ascoltare, senza distinzioni né di-
scriminazioni.
Noi consiglieri dobbiamo operare
sempre col massimo impegno e con
la massima responsabilità a11che al di
fuori dell'ambiente salesiano, tenendo
presente che, al di là di ogni setta-
rismo e proselitismo, «siamo tanto
più Chiesa quanto più siamo sale-
siani~: Chiesa e salesiani sono cioè
in proporzione diretta.
Non ci si deve sentire staccati dalla
Chiesa, ma al contrario inseriti nella
Chiesa, pur con un nostro volto, pur
con nostre peculiari sfumature.
Hanno partecipalo: Paolo Fortu-
nato (Brùidisi) - Gianni Giannan-
drea (Bari) - Giuseppina Ciampa
(Brindisi) - Pina Bellocchi (Catania) -
Diana Paolinelli (Roma) - Dora
Gaetani (Ancona) - Margherita Al-
lamandola (Roma) - Relatore, Fran-
cesco Naso (Bologna) - Coordinatore,
Elia Binotti (Torino).
EMA DI STUDIO N. 2
Corresponsabilità in atto
in sede di Consiglio
monio spirituale e si genera altresì
lo spazio necessario per l'approfon-
dimento dei principali problemi anche
di natura personale.
Ecco quindi che si delinea l'esi-
genza di dar vita a incontri periodici
più frequenti. sempre a livello di con-
siglieri ispettoriali, e questo è anche
un tentativo di proposta che confi-
di.amo venga presa in considerazione.
È un dato di fatto che nell'espli-
cazione della sua missione il consi-
gliere si trova a contatto con indi-
vidui di estrazione culturale e ideo-
logica diversa, ed è quindi indispen-
sabile una conoscenza globale: se il
consigliere deve far fronte alla sua
responsabilità deve -avere una solida
conoscenza di tutte le problematiche,
siano esse sodali, politiche e econo-
miche.
È auspicabile altresl l'affinamento
delle proprie capacità di penetra-
zione psicologica nelle intime esi-
genze delle coscienze.
Sotto questo profilo si può retta-
mente parlare di preparazione tec-
nica intesa come sforzo costante e
continuo di comprensione del parti-
Ispettoriale
Formazione alla CR. ,, Momenti - Area
Esempi di ca.
A) FORMAZIONE
ALLA CORRESPONSABILITA
1. Sensibilizzazione alla salesia-
nità; all'apostolato cristiano specifico
nell'ambito della spiritualità e della
missione salesiana nella chiesa;
2. Sensibilizzazione alla disponi-
bilità di servizio, alla comune azione
pastorale e catechetica salesiana;
3. Sensibilizzazione all'impegno
apostolico nella caratteristica pro-
pria del cooperatore (laico con figura
particolare e distinto dal cristiano
apostolo di semplice testimonianza;
la sua è una testimonianza cristiana-
salesiana che può essere anche di
altri laici legati alla Congregazione
e a Don Bosco per motivi di simpatia
e di affetto, quali ad esempio gli
exallievi, i benefattori, ecc.).
4. Coscienza di essere salesiani
esterni, strettamente legati alle diret-
tive dei superiori e con carattere pre-
valente di consulenza laicale nella te-
matica e ~ella dinanùca delle attività
salesiane tutte, ed esterne in parti-
colare.
B) MOMENTI E AREA DELLA
CORRESPONSABILITA
Fissati i punti della formazione,
ne provengono, consequenziali, i mo-
menti e l'area in cui la corresponsabi-
lità del consiglio ispettoriale e dei
singoli consiglieri, abbia a svolgersi e
manifestarsi. In particolare:
1. Momenti: ogni qualvolta i con-
sigli ispettoriali della t>rima e della
seconda famiglia salesiana, trattano 67

3.4 Page 24

▲back to top
di questioni attinenti all'apostolato
specifico del cooperatore, inteso come
salesiano esterno;
2. Area: la stessa area della pasto-
rale salesiana da esercitarsi all'esterno
e talvolta anche all'interno della
comunità salesiana sia della pnma
che della seconda famiglia.
C) ESEMPI
DI CORRESPONSABILITA
Non è possibile presentare una
elencazione, sia pure esemplificativa,
dei momenti e dell'area in éui la cor-
responsabilità del salesiano, membro
della terza famiglia, abbia a esercitarsi.
Sarà sufficiente qui puntualizzare
che il consiglio ispettoriale e ogni
singolo consigliere potrà intervenire
e interverrà ogni 9ualvolta che lo
riterrà opportuno, in tutte le atti-
vità programmate o da programmare,
nelle Ispettorie della prima e della
seconda famiglia.
(Se proprio si volesse generica-
mente elencare tali interventi, si
indicheranno a titolo di esempio:
corsi di esercizi spirituali; campagne a
difesa della famiglia; iniziative per la
preparazione al matrimonio e per la
formazione dei genitori; ·campagne a
favore della scuola cattolica; inizia-
tive nei rapporti tra insegnanti e
allievi delle scuole salesiane; difesa
della stampa, in particolare di quella
giovanile; vocazioni; oratori; centri
giovanili; iniziative a favore dei po-
veri e dei più bisognosi).
PROPOSTA
La commissione di studio del seco11ào
gruppo, in relazione al senso di cor-
responsabilità: propone la convoca-
zione di un Convegno nazionale
speciale di consiglieri ispettoriali, per
la discussione e la preparazione di
risposte alL:: proposte e istanze che
riguardano specificamente la fi~ra,
la corresponsabilità e i compiti dei
cooperatori, salesiani est,erni, membri
della terza famiglia, che l'Ufficio cen-
trale di coordinamento del Capitolo
Generale speciale della Congrega-
zione, ha presentato allo studio dei
Capitoli ispettoriali speciali, e se-
gnatamente:
\\
Istanza
n.
4,8
del
paragrafo
2
1
lett.
D)
del capitolo II0 (della Chiesa e Don
Bosco) del tema primo (natura, fine
e opere della congregazione)).
Proposte: ro3; ro4; zo5; zo8; delle
premesse del para~rafo 7 (con altri)
del capo IIl0 (l'azione salesiana) del
tema primo (natura e fine della con-
gregazione).
Hanno parteciY:ato: Don Strap-
pazzon Tarcisio [spett. Lombarda) -
Viale Ernesto (. spett. Novarese) -
Pirola Maria (!spett. Lombarda) -
Frigerio Luigi (Torino) - Volta An-
8iolino (Emilia) - Fa1ciani Antonio
(Cagliari) - Falciani Amelia (Cagliari)
- Vanzo Gemma (Verona) - Fracca-
roli Maria (Verona) - Lucchini Maria
(Novara) - Casonato Umberto (T-,,e-·
viso) - kosina Giovanni (Novara) -
Coressi Aldo ( Roma). - Coordinatore:
Rossi Lino (Verona) - Segretario:
Lucchini Maria (!spett. Novarese).
EMA DI STUDIO N. 3
Il Consiglio lspettoriale
Conformazione - Compiti - Limiti - Funzionamento
Si inizia la discussione con un
ampio scambio di esperienze prati-
che sul funzionamento, sulle incon-
gruenze che si verificano nei consigli
ispettoriali e sulla possibilità di porvi
un rimedio.
La discussione è statll aperta e
sincera.
I partecipanti al Gruppo tracciano,
con piena corresponsabilità e colle-
gialmente, il seguente schema di
Consiglio ispettoriale.
Il Consiglio lspettoriale deve
essere composto:
1. da Consiglieri scelti dai centri
locali, con l'approvazione dell'Ispet-
tore;
2. tali Consiglieri devono essere
scelti fra gli elementi più qualificati,
sia spiritualmente che apostolica-
mente, capaci di rianimare i Consi-
gli locali del proprio settore, possi-
bilmente introducendo elementi gio-
68 vanili. I Consiglieri devono avere
una certa disponibilità di tempo:
siano esclusi quelli esistenti solo
sulla carta, che non siano attivi. Si
auspica che per ogni settore siano
scelti due consiglieri in modo che,
in caso d'assenza ed impedimento
d'uno dei due, sia sempre pronto
l'altro.
Si ritietw necessario ed opport1111f),
per una maggiore qualificazione e
carica spirituale, che la riunione del
Consiglio Ispettoriale sia ·preceduta
dalla Messa, çon omelia.
I compiti del Consiglio ispet-
toriale saranno i seguenti :
Formulazione del programma an-
nuale dell'attività in conformità al
programma generale. Nelle sue riu-
nioni il Consiglio agirà con piena cor-
responsabilità dei suoi membri e
attuando, nelle sue decisioni, in
pieno il principio della collegialità.
Il delegato isfettoriale avrà funzioni
di guida spirituale e di decisione
finale sulle attività; in ultima istanza
avrà una decisione deliberante, per
la sua autorità di superiore e per la
responsabilità che gliene deriva.
Nei rapporti esterni con i centri
i Consiglieri ispettoriali dovranno
seguirne il funzionamento anche con
incontri sul posto.
Si vuole anche mettere in rilievo
che il compito dei Consiglieri ispet-
toriali nel proprio settore, deve
essere inteso sempre ed esclusiva-
mente come iin «incarico», u11 «onere»,
e 11cm come «carica >> od «onore».
Il Consigliere ispettoriale sarà sem-
pre posto al servizio degli altri coope-
ratori, cioè, in definitiva, dei vari
Centri.
Per limiti: possiamo intendere una
prudenza nei rapporti con gli altri,
salvaguardando le situazioni preesi-
stenti e la legittima autonomia
dei centri. Non \\>ossiamo \\>reten-
dere di cambiare situazioni d1 fatto:
così, per esempio, forti del nostro
incarico, non possiamo, entrando in

3.5 Page 25

▲back to top
frEMA DI STUDIO N. 4
Il Centro CC partecipa
a una pastorale organica
della Chiesa locale
Contributo di studio, perché i Centri, nel
loro apostolato, si inseriscano sempre più
nell'azione della comunità
Il prof. A ldo Angellni, presidente nazlonahl
degli E11a/lla11I di Don Bo sco.
una casa salesiana, pretendere che i
superiori si mettano completamente
a nostro servizio per agevolarci nelle
nostre attività: ci vorrà in quesù casi
equilibrio e prudenza.
Per il buo11 Jimzionamento del Co11-
siglio: la sua attività si arùcolerà
almeno con una riunione mensile,
salvo casi eccezionali, in cui il Con-
siglio potrà, anzi dovrà, essere con-
vocato dal suo segretario, d'urgenza.
Hanno partecipato: Maria Piatto,
Imperato Pietro e Zoli Angelo (lsp.
Adriatica) - Franco Tardini (Bolo-
gna) - Piccione Nerina (Catania) -
Pina Aiello, Sr. Grazia Catalano, Li-
liana Bruno (Palermo) - Dal Checco
Margherita (Torino) - Santoro Maria,
Marchitelli Gerardo (Roma); Sinisi
Rosa (Bari).
Regolatrice: Piatto Maria - segre-
tario: Marchitelli Gerardo.
Esaminata la situazione attuale,
abbiamo constatato che urge una
maggiore sensibilizzazione ai pro-
blemi dell'inserimento nella pasto-
rale organica della Chiesa.
Vari sono gli aspetti del problema,
poiché diverso è l'inserimento di chi
vive già nella parrocchia salesiana,
da quello invece dei CC. inseriti
nella vita di un Istituto salesiano che
non fa parrocchia.
Le idee emerse per l'inserimento
dei CC. nell'azione della comunità
locale sono queste: a prescindere dal
luogo in cui si opera, riteniamo indi-
spensabile il momento di una forma-
zione personale nell'ambito del grup-
po, la quale porti il cooperatore a
scoprire il dovere di ig1pegnarsi
attivamente nell'apostolato; due sono
le linee che il nostro discorso deve
seguire. Per chi opera in una par-
rocchia salesiana, o dovrà operarvi,
l'inserimento avviene in modo pos-
siamo dire naturale, ma è urgente
che ogni parrocchia di questo tipo
dia vita al p roprio consiglio pastorale
parrocchiale, secondo l'urgenza o-
dierna e sia quindi inserita anche nella
Pastorale diocesana. Sottolineamo
questo perché sappiamo che in molte
parrocchie salesiane il nuovo lin-
guaggio post-conciliare è assimilato e
concretizzato molto lentamente. Per
quanto riguarda i CC inseriti nella
vita di una casa salesiana che non ha
parrocchia, valido può essere il con-
tributo che può essere apportato alla
Chiesa Locale, sia agendo come singoli
cooperatori che come gruppo attivo.
Portiamo ora pratiche esperienze
che possono tramutarsi in valide
proposte:
Un corso periodico di Catechesi
da ripetere due volte all'anno, svolto
da valenti salesiani esperti in materia,
per genitori che debbono preparare i
propri figli all'iniziazione dei sacra-
menti, per giungere ai giovani, sep-
pur indirettamente, e far conoscere
ai genitori il metodo educativo di
Don Bosco, oggi molto attuale.
Altri corsi per fidanzati: si porterà
così in altre famiglie lo spirito gio-
vane dei salesiani, e si costruiranno
valide fucine di futuri giovani cre-
sciuti nello spirito di Don Bosco.
La costituzione di una associazione
di genitori legalmente riconosciuta
dalle autorità locali ed agganciata al
centro nazionale per salvaguardare i
giovani dall'ondata di immoralità
imperversante.
Indagare spontaneamente sulle rea-
li necessità delle parrocchie centrali e
periferiche, offrendo una valida col-
laborazione alla soluzione dei vari
problemi parrocchiali. (In questo
senso valida è l'esperienza di un
gruppo di Giovani cooperatori di
Torino, organizzatisi bene nell'in-
terno e poi lanciatisi a soccorso dei
centri periferici della città con assi-
stenza, oratori volanti, ecc...).
Nasce ora un problema delicato.
Dov'è il posto degli anziani? Restano
sempre al loro posto nel Centro,
portando ai giovani il loro ricco
bagaglio di esperienza e moderazione
proprie dell'età, sempre disposti però
a un dialogo aperto e amorevole.
Restano inoltre attuali per i coopera-
tori tutti i doveri che sono propri di
ogni fedele nei confronti della sua
parrocchia.
Concludendo, una valida forma-
zione spirituale all'interno del pro-
prio gruppo, un comune sforzo nel
risolvere problemi di diversa pro-
venienza. Cosl preparati, s:uà facilè
portare nei gruppi parrocchiali il
fermento necessario per un'azione
proficua per essere veri uomini - veri
cristiani - inseriti in u11 valido piano
d'azione nello spirito di Don Bosco. 69

3.6 Page 26

▲back to top
PARLA DON RICCERI
È stato, il suo, più che un discorso,
un parlare a tu per tu.
Ne riportiamo le parti più salienti come
le abbiamo riprese dal magnetofono.
Suppongo che abbiate fatto un buon lavoro in
questi giorni e che sia stato fissato molto bene nelle
conclusioni. Stiamoattenti a non essere vittime delle
parole. È facile, è facile questo I Le parole ci devono
essere in quanto devono estrinsecare, incarnare
le idee. Senza idee npn si comunica, non si realizza.
Senza idee ci può essere un'agitazione, ma non ci
sarà mai una attività. Vattività è propria dell'essere
umano, pensante e intelligente. Dunque parole e
idee che indichino una ricchezza, un patrimonio, e
che poi portino alla concretezza. Le idee, se sono
veramente idee, per forza di cose, anche attraverso
le parole, arrivano al concreto, a quella che deve
essere poi la realizzazione.
Vedo una bella presenza di giovani cooperatori.
E questa è una realizzazione! Ricordo che negli
anni miei ho battuto tanto! Forse ha servito a
a creare le idee, a creare le condizioni dalle quali
man mano sono venute poi queste realizzazioni.
lo cito Don Bosco: « Noi non possiamo fermarci... »·
E vedo anche una presenza che mi è molto
gradita, ricca di fiducia: La Presidente delle Ex
allieve. Son contento, poiché non è una presenza
di rappresentanza. È una presenza che vuol dire
una realizzazione, cioè una immissione di tante
forze magnifiche: le forze delle E~llieve tra le
Cooperatrici, che non sono un serbatoio di persone
anziane. Ho detto le exallieve, ma questo non toglie
nulla ai... cugini exallievi, che sono anch'essi gli
elementi più qualificati per diventare i più quali-
ficati Cooperatori.
Certe volte, c'è. della gente, nostra e non nostra,
che, parlando di iniziative e di attività, mi dice:
~<Ma è difficile, è difficile! »· - Don Bosco, quando
si trovava dinanzi alle difficoltà, che rappresentava
come un masso che gli impedisse la strada, diceva:
~< Non desisto, non volto le spalle, non faccio
.marcia indietro, no I Posso passare a destra, posso
passare a sinistra, posso scavalcare il masso, ma
devo passare, devo passare!».
Il successo proprio dei grandi, dei Santi, sta
in questa volontà, che non si confonde con la
velleità, che è tutta un'altra cosa. I convegni, tal-
volta, sono fatti di pii desideri, di velleità, di voler
far fare agli altri. Non so se mi spiego... Dobbiamo
cominciare col rimboccarci le maniche noi.
Io vi dico che abbiamo molto bisogno di voi
Cooperatori, non in una forma cosi eterea, super-
ficiale, ma in una forma intensa, in una forma im-
pegnata e impegnativa. Con ciò non voglio dire che
ciascuno di voi debba rinunciare ai suoi impegni
di famiglia, ai suoi impegni professionali.
In Australia noi abbiamo già istituti che sono
70 condotti praticamente da cooperatori salesiani; me
ne faceva la relazione l'Ispettore dell'Australia
con molta soddisfazione. I Salesiani hanno la
parte culturale, l'alta direzione, ma la parte am-
ministrativa, economica e disciplinare, è in mano
dei Cooperatori: s'intende, gente qualificata. Sono
però non Cooperatori di acquisto; è gente la quale
ha una conoscenza di salesianità, di apostolato,
di pedagogia, e capacità di amministrazione,
di economia, in modo da rispondere pienamente
al compito loro assegnato, con soddisfazione
completa da parte dei salesiani e da parte dei
cooperatori.
Missionari laici; una iniziativa che comincerà
in pieno, speriamo, nell'ottobre prossimo, a Roma.
La preparazione, per quanto possibile sarà com-
pleta, nel tempo assegnato. Che ci sia bisogno di
missionari laici, è un fatto specifico. La Congrega-
zione vuole mandare avanti questa idea. Che ci
siano possibilità di utilizzare l'opera dei missionari
laici, è senz'altro assicurato. Ora ci vogliono uomini
e donne che si prestino, e, in pari tempo, che siano
preparati adeguatamente e che poi vengano im-
pegnati anche per tutta la vita. Perché ne parlo a voi?
Per invitare anche tanti di voi. Ma vi dico: affiancate
quésta opera che è squisitamente postconciliare,
salesiana. L'attività missionaria è salesiana. E i
laici, i Cooperatori non sono interessati a questo ?
Io mi auguro che d'ora in avanti M. 12 si faccia
portavoce fedele di quelle che sono le esigenze
dei cattolici di oggi, intese però nel senso molto
salesiano. Che possiate voi dare veramente alla
rivista anche la zaffata di ossigeno di cui ha bisogno.
Ed è, d'altra parte, questo un circolo a... spirale, nel
senso che la rivista deve migliorarsi, deve ossi-
genarsi nel suo contenuto, nella sua forma...; ma
la rivista non può farlo se non è anche os.sigenata
da quel « vile metallo » che viene dagli abbona-
menti, dalla diffusione, dalla simpatia...

3.7 Page 27

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~
TEMA DI STUDIO (biennale)
11,1
-~!
!ui,Z -
:e::,,_:$,
anno: Don Bosco (figura storica - carisma e spirito salesiano).
anno: Metodo educativo salesiano - Il mondo salesiano (le tre fa-
miglie e le loro opere; loro funzione sociale e missioni - Exallievi, Exal-
lieve - figure eminenti della storia salesiana).
:U:):o,a-:
11,1~
--~_, ~
~6
lii ..,
ORIENTAMENTI E TRAGUARDI DI BASE
Il Delegato operi soltanto come guida e animatore spirituale del
Centro; i CC si rendano corresponsabili nel governo e nella vita del-
~;U) 0
1'Associazione, assumendo i ruoli di loro competenza.
Nuovo stile e nuovi rapporti con i Centri presso le F.M.A.
<..,
0 a:
lii
o zIl.
• Sensibilizzazione a un laicato missionario tra i CC, con partecipa-
zione al 1 ° corso, che sarà organizzato a ottobre da« Terra Nuova».
>~ ou
0a::5_,
G. < INCONTRI DI STUDIO PER UN RINNOVAMENTO
~o
DELL'ASSOCIAZIONE
Assemblea tra Delegati e Incaricati ispettoriali dei settori CC, Exallievi,
pastorale giovanile, per una pastorale organica: 22-24 ottobre 1970
(Firenze).
Consiglio nazionale: 2-3 gennaio (Roma); prima decade di maggio
(con i Delegati ispettoriali).
Direttori, delegl(ti e assistenti:
Napoli: 39-30 ottobre
Torino: 28-29 dicembre
Sicilia: 3-4 novembre
Como: 11-12-13 gennaio
ATTIVITA PARTICOLARI A LIVELLO DI CENTRO
Esperimenti-campione per realizzare la proposta:<< animatori e col-
laboratori laici delle nostre opere, sia giovani che adulti, che divengono
gruppo di Cooperatori nel proprio ambiente» (almeno un esperimento
per ogni lspettoria, o presso un Oratorio o presso una Parrocchia).
Verifica-rilevamento di tutti i Cooperatori validi, impegnati e co-
scienti, con conseguente nuovo s_chedario.
• Particolare impegno nella diffusione di M12.
• Sensibilizzazione degli insegnanti per l'orientamento vocazionale (in
collaborazione con il Segretariato nazionale vocazioni).
• Contributo alla soluzione dei problemi della famiglia, in particolare
della stabilità del matrimonio.
• Studio del Documento pastorale sul rinnovamento della catechesi.
• Cura e incremento dei centri e gruppi giovanili e campi estivi di
lavoro.
71

3.8 Page 28

▲back to top
~ LA TERZA FAMIGLIA SALESIANA PER LE VOCAZIONI
-
Comunicazione di don G. CLEMENTEL
z. OGNI VITA È UNA VOCAZIONE, con destina-
zione alla comunità, al mondo, alla Chiesa.
2 . TUTTI SONO CORRESPONSABILI per tutte le
vocazioni; ed in modo speciale per le vocazioni di con-
sacrazione.
3. COME SI ESERCITA QUESTA CORRESPON-
o SABILITÀ.
a) con la testimonianza di stima e di solidarietà della
comunità cristiana:
- ai valori della vita cristiana;
- ai compiti diversi nell'ambito della comunità cristiana:
laicato, sacerdozio, vita religiosa; con il rispetto, la
comprensione, l'aiuto... ;
- al piano di Dio, alla libertà di ciascuno, alle esigenze
della Chiesa...
b) con l'educazione della gioventù, per aiutarla a orien-
tarsi a una vocazione cristiana, che permetta a ciascuno
di realizzarsi e di realizzare il piano di Dio sul mondo...
c) con un servizio specifico pastorale, da parte di alcune
persone - Sacerdoti, Religiosi, Laici - a coloro che
dimostrano di essere orientati a una vocazione sacra.
4. L'AZIONE PASTORALE PER LE VOCAZIONI:
a) è condotta dalla gerarchia, attuata da alcune persone
più preparate e impegnate in questo; e dalla stessa
comunità cristiana, che prega, incoraggia e aiuta;
b) prirna di tutto sui naturali, necessari orientatori
della gioventù: genitori, insegnanti, dirigenti e anima-
tori di gruppi, associazioni e opere giovanili, e ·delle
comunità cristiane;
c) poi sulla.gioventù, maschile e femminile, di tutte
le età, con apertura su tutte le vocazioni impegnate,
specie se sacre;
d) in tutti gli ambienti educativi: famiglia, scuola,
associazioni giovanili, opere di educazione, parrocchia:.. ;
e) con le regole dell'orientamento: rispettare la globalità,
la continuità e l'attualità, per il giovane d'oggi, nella
società d'oggi;
f) con i mezzi per ogni orientamento: l'informazione, i
contatti, l'esperienza;
g) mlle prospettive della fede: la vita come dono di sé
agli altri, per amore di Dio.
5. L'AZIONE SALESIANA PER LE VOCAZIONI
si svolge fra il popolo. e 1a gioventù ;
- nella pastorale d'insieme della Chiesa;
- con tutte le altre forze pastorali;
- a tutti i livelli: ~ocale, diocesano, regionale e nazio-
72 nale.
6. LA FAMIGLIA SALESIANA PER LE VOCA-
ZIONI.
Il Regolamento di Don Bosco (II, 2), che guida
all'apostolato per le vocazioni:
- impegna direttammte tutti, anche coloro che si dedicano
prevalentemente ad altre attività (catechesi, mezzi di
comunicazione sociale, forme di assistenza, opere di
carità, incontri religiosi: conferenze, ritir\\,. esercizi, ecc.)
- e in modo particolare i consiglieri locali e ispettoriali
per l'orientame~to vocazionale (tra i quali sarebbe con-
veniente esprimere una rappresentanza per la Con-
sulta Nazionale Vocazioni, insieme alle incaricate F.M.A.
e i promotori salesiani).
7. COME SI OPERA:
a) preparazione degli operatori:
- approfondire la conoscenza del problema, con una
guida (ad es. il periodico «Orientare», con i quaderni, i
sussidi, che integrano il Bollettino Dirigenti sull'argo-
mento): ai consiglieri ispett., ai consiglieri loc. ; agli
operatori locali (detti un tempo zelatori).
È il caso di organizzare un convegno nazionale ?
Oppure degli incontri di studio interregionali? Oppure
ispettoriali? Oppure utilizzare anche per.questo settore
la <e Scuola di Apostolato » per corrispondenza ?
- essere presenti nella << consulta ispettoriale i> vocazioni.
presieduta dall'Ispettore, con i Delegati Ispettoriali,
il Promotore voc., l'Incaricata voc., i responsabili
salesiani, F.M.A., Coop. sales. ed esperti: per studiare la
situazione, promuovere iniziative.
È necessario organizzare almeno un Convegno Ispet-
toriale annuale, o alcuni Conve1tBi di Zona dei consi-
glieri locali.
- dare assistenza alle «attività locali i> voc., con le
persone responsabili di questo settore nelle case sale-
siarte, F .M.A. e Coop. sales. nelle parrocchie; per pre-
parare e coordinare gli orientatori: genitori, insegnanti,
animatori, ecc.
È necessario promuovere almeno una riunione speciale,
per le persone più sensibilizzate, in ciascun Centro,
ogni anno.
\\.
b) assistenza della gioventù :
- con l'irzform.azione, i contatti, l'esperienza di aposto-
lato;
- con raduni, ritiri, esercizi spirituali; e Corsi di Orienta-
mento estivi.
-·con i gruppi << Amici Domenico Savio )}.

3.9 Page 29

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ESERCIZI 1969·UN'INCHIESTA TRA I PARTECIPANTI
Comunicazione di G. ALBERT - Terni
Il risultato deU'inch.iesta che i Coo-
peratori hanno organizzato suJJo svol-
gimento e l'esito dei corsi di Esercizi
del 1969, è limitato allo spoglio dei
questionari restituitici da cinque
Ispettorie (veneta, piemontese, lom-
barda, romana e adriatica) relativi a
quindici corsi ai quali hanno parte-
cipato circa 500 persone, tra coopera-
tori, cooperatrici e simpatizzanti.
Fatta eccezione per due corsi riser-
vati ai giovani (uno dell'Ispettoria
Romana e l'altro dell'Ispettoria Adria-
tica, circa· 30 tra ragazzi e ragazze
dai 16 ai 20 anni), il consuntivo pre-
senta un'esigenza di ringiovanimento
non indifferente, perché l'età dei parte-
cipanti oscilla da 50 anni agli 80,
con un numero molto limitato di per-
sone al disotto dei 50. Considerando
però che sino a qualche anno fa i
giovani erano più o meno assenti,
·oggi la loro presenza è senz'altro un
dato positivo.
Particolare rilievo, come esito d'ini-
ziativa, merita il corso per coppie di
con'iugi effettuato dall'lspettoria Pie-
montese, con una presenza di ben
40 coppie, ma di queste soltanto 2
sono sui 30 anni, le altre tutte dai
50 agli 80.
È una maggioranza quindi di per-
sone decisamente adulte ed in preva-
lenza donne che frequen~o gli eser-
cizi ormai da molti anni. Anche gli
elementi nuovi non sono mai molto
giovani. L'abitudine all'ambiente e
alla pratica comporta purtroppo delle
risposte, spesso scritte in équipe,
che sono firie a sestesse: si è contenti di
tutto, si considerano i tre giorni come
un'ottima occasione per rivedersi, per
ritrovarsi in un clima di fraterna co-
munità che fa sentire subito più
salesiani e... più cooperatori. In
definitiva un ottimismo di fondo che
rende tutti coscienti del significato
e delle finalità degli eserc.izi, e sod-
disfatti dei risultati ottenuti (una
migliore scoperta di Dio per la mag-
gioranza, e scelta definitiva del pro-
prio stato o revisione di vita per gli
altri).
Gli argomenti trattati dal predica-
tore sono tutti di grande interesse;
aiutano a scoprire valori nuovi come
quello della sofferenza, della pre-
ghiera e se ne vorrebbe parlare e
sentir parlare per una maggior cono-
scenza, per lucidità di fede, ma sem-
pre con il sacerdote presente perché,
non essendo ancora allenati ai gruppi
di studio, allo scambio di esperienze,
a detta di molti, si corre il rischio di
sperdere con chiacchiere disordinate
il frutto delle meditazioni.
Si sottolinea, con una certa insi-
stenza, la mancanza di omogeneità di
gruppo, messa del resto in evidenza
dalla diversità di preferenze.
Più tempo per la preghiera o magari
per letture spirituali su di un sus-
sidio in sostituzione di altri mezzi,
come proiezioné o discussione su
problemi di attualità proposti da altri.
Gli esercizi propriamente detti
sono fatti di dialogo con Dio, di
meditazione, di ·esame di coscienza
e il sussidio è ritenuto utile ma non
deve comportare dispersione di tempo
e di pensiero.
Emerge la necessità di un. maggiore
raccoglimento proprio e degli altri,
con qualche momento in più di_silenzio,
sempre così poco osservato. E anche
vero che alcuni corsi, specie quelli
dell'lspcttoria P iemontese, sono so-
vraccarichi, anche con 80 persone,
quando il numero ideale per un corso
di esercizi sarebbe di 20, al massimo
25. Anche in questo caso però baste-
rebbe un ma~giore impegno da parte
di tutti, considerando che il silenzio
è elemento essenziale per avvertire la
presenza di Dio e la pressante insi-
stenza della parola che si ascolta.
Per tutto il resto, soddisfazione
massima.
Squisita come sempre l'ospitalità
salesiana, ben distribuito l'orario della
giornata, confortevolissimo l'ambien-
te, anche se qualche volta la carenza
di camere singole limita la possibilità
d'isolamento.
E inn.ne uno sguardo alle risposte dei
giova11i. Avvertono il beneficio degli
esercizi, e questa è la cosa più impor-
tante, anche se non lo sanno ancora
interpretare. Scoprono che non basta
essere battezzati per sentirsi cristiani
e quindi cooperatori al piano di sal-
vezza di Dio; avvertono la necessità
di una dimensione verticale per ren-
dere autentica quella orizzontale verso
i propri fratelli. Il silenzio viene os-
servato a tempo opportuno e si
ritiene molto vantaggiosa la rifles-
sione in comune, perché aiuta a
prendere coscienza delle proprie idee
e 1l maturarle. E tutto questo è già
una ottima premessa. Ora sta a noi
incoraggiarli e renderli più numerosi
con l'esempio e la serietà dei pro-
grammi, dimostrando loro che gli
ideali apostolici proposti da Don Bo-
sco sono attuali e attuabili.
NB: Circa il richiesto sussidio o
quaderno personale per il corso di
Esercizi si può comunicare con soddi-
sfazione che il Consiglio Nazionale
lo sta preparando e ai primi di giugno
sarà disponibile per i Centri. L'eserci-
tando vi potrà attingere, all'inizio e
alla fine di ogni giornata, spunti per
la riflessione e meditazione.
CORSI DI ESERCIZI UN RAFFRONTO
Programmazione 1969
Programmazione 1970
CALABR IA
3
CAMPANIA
5
LAZIO
6
LIGUR IA
6
LOMBARDIA
8
LUCANIA
1
MARCHE-UMBRIA-ABRUZZO 4
PI EMO NTE
9
PUG LIE
3
SARDEGNA
1
SICILIA
5
TOSCANA
2
VENETO
4
Totale
57
3
pari
6
+1
4
-2
6
pari
7
-1
-1
3
-1
9
pari
4
+1
2
+1
6
+1
2
pari
6
+2
58
+1
(Alcuni corsi sono svolti in collegamento con exalli°evi o gruppi giovanili vari). 73

3.10 Page 30

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Collaborazione dei Cooperatori
a11•assistenza ai carcerati e post-carcerati
Intervento di
DANTE DOSSI
1. Gesù ci ordina di amare il prossimo come noi
stessi: << Quando fate quésto a uno cli questi piccoli, lo
fate a me» (Mt. 75, 40). Gesù si identifica nei fratelli, e
vuole la carità distintivo dei suoi discepoli; ci insegna
(v. buon Ladrone, Samaritano, Maddalena) che la
redenzione passa attraverso l'amore.
Un mondo in cui esercitarlo è proprio quello del
carcerato, fratello magari scomodo, ma fratello, da
trasformare e da redimere nell'amore e nella speranza.
2: Il Concilio fa appello ai laici: <i ••• Vedere Cristo
in ogni uomo, giudicare... le cose temporali... in ordine
al fine dell'uomo (D. A., p. 927). <• La testimonianza...
e le opere buone... hanno la forza di attirare alla fede
in Dio>> (id., p. 924).
<• Con la carità... partecipi delle condizioni cli vita,
dei dolori dei fratelli, i laici li dispongono all'azione
della grazia i> (id., p. 963).
3. Don Bosco assegna ai Cooperatori una missione
specifica: «I Cooperatori sono per la Chiesa universale
74 ,altrettante braccia» (Mons. Callegari).
« Non vi è ministero più nobile di quello di climinuire
il numero dei discoli per farne onesti cittadini>> (Pio .....
IX a Don Bosco paTlando dei Cooperatori).
I Cooperatori hanno «per scopo l'esercizio della
carità... verso la gioventù pericolante» (Regol. c. IV).
4. L'attuale situazione dell'umanità: La crisi della
società impegna i laici specialmente alla preservazione
dei giovani.
Il mondo di domani dipenderà dai giovani del 1970.
PROPOSTE PRATICHE
Sensibilizzare i Cooperatori a formare un gruppo di
azione caritativa a pro dei carcerati, dove ci sono, cu-
rando il contatto con gli enti di assistenza.
Aiuto econo111ico (per es. indicando avvocati che
offrano assistenza gratuita).
Appoggio morale agli scarcerati perché non incontrino
le vecchie amicizie negative per loto.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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L'ora della mensa offriva
al Retto, Maggiore l'occa-
sione più propizia per ri-
volgere un saluto a tutti
e singoli I Conslgllerl.
Assistere i medesimi per-
ché trovino fiducia e la-
voro.
• Invitare i Cooperatori ad
assistere i carcerati, convin-
cendo i. familiari a visitarli.
Sensibilizzare tutti, a ogni
livello sociale, al problema
di questi che il Paea chia-
ma t traviati e umiliati sl,
ma fratelli >>.
Far opera di prevenzione:
è nello spirito del Regola-
mento dei Cooperatori.
Aiutare i salesiani, segna-
lando i fanciulli asociali, per
carenze familiari e ambien-
tali, anche assumendone le
spese di mantenimento.
Approvate dall'assemblea a fine convegno
I Consiglieri lspettoriali dei
Cooperatori salesiani d'Italia,
a conclusione del Convegno
nazionale, tenutosi in Ariccia
(Roma) nei giorni 2-3 maggio
1970, dopo vivaci e approfon-
dite discussioni sui temi asse-
gnati ai « Gruppi di studio»,
nell'ambito del Convegno,
esprimono unanimemente la
loro volontà:
1. Di assumere una sempre più
responsabile coscienza della
loro appartenenza piena alla
Famiglia Salesiana, di cui si
sentono parte viva e vitale, con
i doveri e i diritti che ne de-
rivano.
to vocazionale e della famiglia,
promovendo la tutela della sua
stabilità e unità.
5. Di favorire la partecipazione
di giovani attivi e qualificati
alla vita e alle opere dell'Asso-
ciazione.
6. Di collaborare, nel rispetto
del proprio stile e della propria
autonomia, con le altre asso-
ciazioni salesiane e con le or-
ganizzazioni cattoliche, a livel-
lo parrocchiale e diocesano,
per un proficuo scambio di
esperienze e per contribuire
attivamente alla crescita spiri-
tuale della Chiesa locale.
2. Dichiarire a se stessi, di ap-
profondire, e di vivere il cari-
sma e la spiritualità salesiana,
secondo il pensiero originale
di Don Bosco.
3. Di impostare corresponsa-
bilmente tutte le attività apo-
stoliche dell'Associazione, vi-
vificando i Consigli ai vari li-
velli e in particolare modo
quelli a livello locale, perché
siano veramente il cuore pul-
sante di ogni attività.
4. Di impegnarsi in modo spe-
ciale alla cura e alla difesa mo-
rale e spirituale della gioventù,
non trascurando la moderna
problematica dell' orientamen-
Inoltre i Consiglieri ispettoriali
chiedono che ai Cooperatori
venga riconosciuta l'avvenuta
presa di coscienza ed una mag-
giore assunzione di correspon-
sabilità nell'ambito della loro
Associazione, auspicando la
convocazione di un apposito
convegno, per lo studio e l'ap-
profondimento del problema.
Infine attendono il gradimento
dei Superiori Maggiori, perché
una rappresentanza qualificata
dei Consigli ispettoriali pre-
pari un documento sull'Asso-
ciazione dei Cooperatori da
sottoporre al prossimo Capi-
tolo Generale speciale e colla-
bori alla redazione del nuovo
"Regolamento>> per i Coope-
ratori Salesiani.
75

4.2 Page 32

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Spediz. In abbon. postale • Gruppo 2• (70) • 2• quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
Si pubblica Il 1• dal mese per i Cooperatori Salesiani; J/ 15
del mese per i Dirigenti del Cooperatori
S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Bene•
fattori e Amici delle Opere Don Bosco
Direzione e amministrazione: via Maria Au-
siliatrice, 32 - 10100 Torino - Tel. 48.29.24
Direttore responsabile: Don Pietro Zerbino
Autorizz.del Trib.di Torino n.403 del 16 febbraio 1949
Par Inviare offerte servirsi del e.e. Postale n. 2-1355
intestato a: Direz. Generale Opere Don Bosco. Torino
Percambio d'Indirizzo inviareanche l'indirizzo precedente
PARTECIPANTI Al CONVEGNO NAZIONALE DEI CONSIGLIERI ISPETTORIALI
ISPETTORIA ADRIATICA
Basso M. Teresa (Rimini) - Cecca-
relli Nice (Ancona) - Falcucci Agata
(l'Aquila) - Ferrara M. Teresa (Pe-
rugia) - Gaetani Dora (Ancona) -
GraziosiSandra (Ancona) - Imperato
Pietro (Rimini) - lancioni Dina
(Macerata) - Palombini Wanda (An-
cona) - Piatto Maria (Rimini) - Zoli
Angelo (Faenza)
CALABRIA
Francone Giovanna (Rosarno) - Pu-
gliese Antonio (Catanzaro)
CAMPANIA
Attanasio Marisa (Gragnano-Na) •
Cirillo Andrea (Torre Annunziata) -
De Martino Giuseppe(Napoli)- Espo-
sito Anna (Napoli) - Forleo Maria
(Napoli) - Maggio Emma (Napoli)
ISPETTORIA
CENTRALE-SUBALPINA
Binotti Elìa (Torino) - Burzio Carla
(Torino) - Dal Checco Margherita
(Torino) - Frigerio luigi (Torino) -
Guerzoni Giuseppe (Torino) Ruspa
Carlo (Torino)
EMILIA
Naso Francesco (Bologna) - Rigon
Luisa (Bologna) - Tardini Franco
(Casinalbo) - Volta Angiolino (Reg-
gio Emilia)
LAZIO
Allamandola Margherita (Roma) -
Coressi Aldo (Roma) - Marchitelli
Gerardo (Roma) - Paolinelli Dina
(Roma) - Parisella Livia (Roma) -
Santoro Maria (Roma)
LIGURIA
76 Gatto Maura (Genova)
LOMBARDIA
Brusa Carlo (Varese) - Fumagalli
Mauro (Varese) • Pirola Maria
(lecco) - Radaelli Bianca (Olate di
lecco) - Vergottini Pina (Valma-
drera)
ISPETTORIA NOVARESE
Cavallero Pier Augusto (Novara} -
lucchini Maria (Borgomanero) -
Marri Germana (Alessandria} - Ro-
sina Giovanni (Acqui Terme) - Viale
Ernesto (Trino)
ISPETTORIA PUGLIESE- LUCANA
Caldarola Maria (Ruvo di Puglia) -
Caldarola Cecilia (Ruvo di Puglia) -
Ciampa Giuseppina (Brindisi) - For-
tunato Giampaolo (Brindisi) - Gian-
nandrea Gianni (Monopoli} - Ma-
riano Antonio (Andria) - Meleleo
Antonio Scafoletti Dora (Brindisi)
- Sinisi Rosa (Venosa)
SARDEGNA
Bella Adriana (Cagliari) - Cadeddu
Pupa (Cagliari) - Falciani Amelia
(Cagliari) - Falciani Antonio (Ca-
gliari}
SICILIA ORIENTALE (CATANIA)
Bellocchi Pina (Biancavilla) - Garufi
Rocco (Messina) - Magnano Nino
(Catania) - Piccione Nerina (Bian-
cavilla) - Pirrone Salvatore (Catania)
- Zappalà Giuseppe (Catania)
SICILIA OCCIDENTALE
(PALERMO)
Aiello Pina (Palermo) - Bruno Liliana
{Palermo) - Gallo Lina (Palermo) -
Ziino Amedeo (Palermo)
ISPETTORIA VENETA
(MOGLIANO)
Casonato Umberto (Treviso)
ISPETTORIA VENETA (VERONA)
Carletti Nedda {Verona) - Fraccaroli
Maria (Verona) - Maistrello Ugo
(Bolzano) - Rossi lino (Verona) -
Urso Maria (Verona) - Urso Giusep-
pe (Verona} - Vanzo Gemma (Ve-
rona)
CONSIGLIERI NAZIONALI
GIUNTA ESECUTIVA
Albert Giovanna (Terni) - Dambra
Ruggero (Roma) - Di Tommaso Sal-
vatore - Giannantonio Giuseppe
(Roma) - l azzara Agostino (Roma)
- Tamburrini Anna (Frosinone)
Don Antonio Marrone, Ispettore
(Bari) • Don Armando Buttarelli
Delegato Nazionale - Don Agostino
Archenti (Torino)
DELEGATI ISPETTORIALI
D. Bassi Giuseppe (Livorno) - D. Bif-
fis Alberto (Novara) - D. Broggiato
Antonio (Napoli} - D. Busato Gio-
vanni (Verona) - D. Ceresa Pietro
(Bologna} - D. Coin Ruggero (Sove-
rato) - D. Dalmaso Antonio (Mo-
gliano Veneto) - D. Fallica Antonio
(Catania) - D. Ferri Giuseppe {Lo-
reto) - D. Fonseca Armando (Bari)
- D. Giusto Giovanni (Genova) -
D. Maxia Emilio (Cagliari) - D. Sala
Ambrogio (Torino) - D. Strappazzon
Tarcisio (Milano) - D. Tonnini Stel-
vio (Roma)
Sr. Catalano M. Grazia (Palermo) -
Sr. Giannantonio Michelina (Roma)
- Sr. Pironti Maria (Catania) -
Sr. Kreutzer Carolina ·(Conegliano)
- Sr. Rampini Maria (Roma)