Bollettino_Salesiano_198909


Bollettino_Salesiano_198909

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2 · 1 SETTEMBRE 1989
~ il
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1887
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/69.31 .341.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bongioanni -
Pierdante Giordano - Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi
- Cosimo Semeraro.
Collaboratori: Nino Barraco - Sergio Centofanti - Paolo
del Vaglio - Umberto De Vanna - Monica Ferrari - Maria
Galluzzo - Maurizio Nicita - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio : Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE -Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri , eccetto agosto)
per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'imp~gna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
·
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lingue
diverse (tiratura anriua oltre 10 milioni di copie) in : An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Centro America (in Guatemala) - Cile - Cina (a
Hong Kong) -·Colombia - Ecuador - Filippine - Francia
- Germania - Giappone - India (in inglese, malayalam ,
tamil e telugu) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia -Jugo-
slavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud - Litua-
nia (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Para-
guay - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati Uni-
ti - Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede .
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti
del possibile .
Cambio di indirizzo: comu nicare anche l'indirizzo vec-
chio .
SOMMARIO
3 SUI SENTIERI DEL CONCILIO
di don Egidio Viganò
5 CRONACHE SALESIANE
10 REPORTAGE
Da Hong Kong alla piazza Tlenanmen una
catena di solidarietà
servizio redazionale
14 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
In missione nella città multirazziale
servizio redazionale
17 OBIETTIVO BS
La fatica della sperimentazione. Quando la
scuola guarda alla persona e alla società
che cambia
di Mie/a Fagiolo d'Attilia
Un centro psicopedagogico a sostegno
dell'Istruzione educativa
di M.F. d'A.
23 PROTAGONISTI
Facchetti: contro la violenza negli stadi
educare I giovani (e anche gli adulti)
di Gaetano Nanetti
27 REPORTAGE
Sulla Vistola Immobile soffia la perestroika
di Giuseppe Costa
32 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
La Don Bosco Tech diploma I ragazzi Im-
possibili di Port Horesby
di Maravilla A.
36 EDITORIA
Hanno reso «nostro» il Vangelo
servizio redazionale
37 PROTAGONISTI
I suol quadri continuano a dare un messag-
gio d'arte e d'amore
diG. C.
RUBRICHE
Cerchiamo di capire, 7 - Pigy Del Vaglio , 8 - I nostri
Santi, 41 - I nostri Morti, 42 - Solidarietà, 43
1 Settembre 1989
Anno 113
Numero 13
In copertina :
Solldarnosc
raccoglie adesioni
per le vie di Cracovia.
Servizio di copertina
a pag. 27.

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- - - - - - - - - - -5'1-
- .... ___.'_I._____'I_. _
•;•
. . •••,.- -••w•-••••
Don Viganò
ci parla
Essere Chiesa
nel territorio ed in comunione
con l'universo
Chiesa particolare
e Chiesa universale
Ogni diocesi è una Chiesa partico lare.
Quell a di Como, in Lombardi a, co mp re nde anche
la Valte llina. lo nacqui e fui battezza to a Sondrio, ca-
pitale dell a va ll e.
Di ve nuto sales ian o prete non ho ese rcitato il mini-
stero nella co llegiata locale, bensì nel il e e nel mon-
do, ma se mpre in qualche Chiesa particolare. A Son-
drio, inta nto, sono andati a ese rcita re il ministero -
·non dico al mio posto, ma co me coll abor atori delle
parrocchie della va lle - va ri mie i co nfrate lli di altre
Chiese par tico lari.
Qu esto ol tre passare i co nfini del la propri a parroc-
chi a e dioces i sa forse una dise rzione? o non è piut-
tosto una espre sione della speciale natura dell a
Chiesa? In essa, infatti, si in tersca mbiano co nti nu a-
mente e insepa rabilmente la «te rritori alità» e la «cat-
to licità».
L'e ortazione apostolica sui fedeli laici approfondi-
sce questo in teressante aspetto. È urgente avere - vi
i legge - «una visione chi ara e precisa dell a Chiesa
partico lare nel suo originale lega me co n la Chiesa
unive rsa le. La Chiesa particolare non nasce da una
specie di framm entazio ne dell a Chiesa uni versale,
la Chiesa un iversa le viene costitui ta dalla emplice
so mm a delle Chiese partico lari · ma un vivo essenzia-
le e costante vinco lo le unisce tra loro, in quanto la
Chiesa uni ve rsale esiste e si man ifesta nelle Chie e
partico lari» (CfL 25).
La Chiesa è nata e nasce semp re e solo da Cristo.
Tu tti co loro che mangiano lo stesso pane form ano un
so lo corpo : l' Eucaristia fa la Chìesa! Cri sto, che è l'u-
ni versa le nel frammento, ha in trodotto nell a partico-
lari l'espl osione dell a sua univer alità.
Certo: Egli è nato co me uomo a Betlemme, è vissu-
to a N azaret, ha esercitato il suo ministero pubblico in
Palestin a, ha rea li zzato la Pasqua a Gerusa lemme:
tu tto su un territo ri o ben definito e in un te mpo cro -
no logicamente verificabi le.
M a è risorto come Signore della storia e co me Sal-
vatore del mondo; ha in viato i suoi A posto li a tutti i
popoli ; ha istituito la Chie a - suo Corpo - co me
Sacramento unive rsa le di alvezza.

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4 · 7 SETTEMBRE 1989
La Chiesa è stata costituita da Lui con una natura
simultaneamente particolare e universale. Non è mai
esistita una Chiesa universale che non fosse particola-
re ; ed ogni chiesa particolare non è mai stata autenti-
camente di Cristo se non pervasa dall 'ansia e dalle re-
sponsabilità universali.
li territorio rappresenta l'atterraggio della sua uni-
versalità, e allo stesso tempo diviene piattaforma di
lancio verso più vaste circoscrizioni.
Ecco il senso della «cattolicità>>: universale e parti-
colare insieme: qui, ma anche più in là ; a Gerusalem-
me, ma per tutti; dovunque, ma secondo caratterizza-
zioni locali : una sola fede, un unico battesimo, una
stessa missione, una comune famiglia guidata dal
«collegio» dei Pastori intorno a Pietro!
Alla radice di questo ininterrotto interscambio tra i
valori universali e quelli particolari l'ecclesiologia
conciliare ha individuato come centro motore del suo
dinamismo il mistero della «comunione»: esso è il
fondamento della cattolicità nel particolare.
Oggi è indispensabile, scrive il Papa, avere «un re-
spiro sempre più cattolico», con un genuino e più co-
sciente interscambio tra particolarità e universalità,
superando certi unilateralismi di polarizzazione, pen-
sati riduttivamente con criteri non genuini di «esen-
zione » dalla territorialità o di «parrocchialità» pos-
sessiva.
Solo in questa ottica acquistano il loro vero senso:
sia la disponibilità alle interpellanze dell'universalità
centrata sul Successore di Pietro, sia l'impegno locale
in concreta collaboraziòne co n il vescovo diocesano.
Non sono due posizioni alternative; non c'è un vesco-
vo in alternativa al Papa e viceversa. Sono due aspetti
complementari della stessa realtà, anche se vissuti
con modalità e vocazioni differenti.
Né la Parrocchia né la Diocesi posso no bastare da
sole a realizzare la cattolicità; ma questa, a sua volta,
non è reale se non s'incarna in esse: la Parrocchia rap-
prese nta «l'ultima localizzazione della Chiesa» (CfL
26), e la Diocesi è oggettivamente «una porzione del
Popolo di Dio affidata alle cure pastorali di un vesco-
vo coadiuvato dal suo presbiterio» (CD 11). Non si
può essere universali se non vincolati alla particolari-
tà, non si può essere loca li se non co n orizzonti mon -
diali.
L'approfondimento di qu esta visione di mutuo in-
terscambio è div enuto oggi uno dei principi dinamici
del rinnovamento pastorale. La strada su cui procede
la pastorale è quella dell'uomo reale, la cui condizio-
ne sociale è in notevole e accelerata mutazione. I nuo -
vi problemi della città, l'evoluzione dell a società a li -
vello regionale e nazionale, le molteplici sfide conti-
nentali e mondiali urgono una revisione delle struttu-
re ecclesiastiche e anche delle mentalità. A questo
scopo lo stesso Spirito del Signore ha visitato la Chie-
sa nel Concilio; Egli suscita continuamente moltepli-
cità di vocazioni e di carismi, con un a ammirevole va-
rietà d'impegni.
Un grosso problema? Anche!
Ma lo Spirito illumina e invita a risolverlo nella
«comunione».
I vescovi sono co n il Papa, e il Papa è con i vescovi
per il servizio di salvezza in tutti i co ntin enti.
Nella Chiesa non c'è nessun pad rone che possa im-
porre dei limiti allo Spirito, che ne è l'an ima. «Nessun
membro del Popolo di Dio - leggiamo in un docu-
mento del Magistero -, qualunque sia il ministe ro a
cui dedica l'opera sua, riassume personalmente in sé,
nella loro totalità, doni uffici e compiti, ma deve en-
trare in comunione con gli altri. Le differen ze nel Po-
polo di Dio, sia di doni che di funzioni, convergo no in-
sieme tra loro e si completano a vicenda per l'unica
comunione e missione» (MR 9b).
Tutti si debbono inginocchiare in prese nza dello
Spirito Santo e sentirsi membra organiche di un cor-
po il cui capo è Cristo.
È bello essere collaboratori, in svariate modalità,
delle iniziative di Dio nella storia.
C'è, dunque, da ripensare, alla luce della simultanea
universalità e particolarità della natura della Chiesa,
la mentalità di fede e le modalità d'impegno nell'o pe-
ra dell'evangelizzazio ne.
I vescovi, i parroci, i superiori religiosi, i responsa-
bili di associazioni e movimenti, e, in fin dei conti, tutti
i fedeli credenti, sono chiamati ad una più cosciente
«cattolicità», testimoniata concretamente in impegni
differenti e complementari.
La Famiglia di Don Bosco, particolarmente sensi-
bile all'universalità guidata dal successore di Pietro,
deve saper incarnare sempre meglio la sua vocazione
e missione nella realtà dell e Chiese particolari in cui
vive inserita.
Siamo univ ersali su un territorio ben definito, e sia-
mo operativamente locali con un cuore fortemente
cattolico.
don Egidio Viganò

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- - - - ---s/1-
l SPAGNA
In attesa della
beatificazione si diffonde la
conoscenza di Dorotea
De Chopitea
Con rinnovato impegno i salesiani di
Barcellona e dell'intera Spagna si
dedicano a far conoscere la figura
singolare di Dorotea De Chopitea che
fu benefattrice e cooperatrice salesiana
nata nel 1816 a Santiago del Chile e
morta il 3 aprile 1893, donna Dorotea
Chopitea ha dedicato tutta la sua
esistenza alla famiglia e alla carità
privilegiando le opere salesiane che
debbono proprio a lei la fondazione
della prima casa in Spagna. Il 9 giugno
del 1893 è stata proclamatà Venerabile.
Venerable
DOROTEA DE CHOPITEA
MADRE DE FAMILIA V COOPERADORA SALESIANA
CAUSA DE BEATIFICACIÒN V CANONIZACIÒN
Vicepostu/aci6n: Plaza Art6s, 3 y 4
08017 BARCELONA
Teléfono (93) 203 36 05
Nueva época • Enero-Junio 1989 • N.0 1
Nella foto: Il «Foglietto Informativo» su Dorotea De Chopitea
edito dal saleslanl di Barcellona.
MESSICO
La crisi economica crea
difficoltà ai più poveri
La situazione economica del Messico
peggiora e a risentirne sono soprattutto
le piccole comunità emarginate o della
montagna o delle periferie.
Da Totontepec don Carlos Sitia e don
Sobrero scrivono:
·Anche nel nostro angolino di montagna
risentiamo fortemente i problemi che
colpiscono tutto il Messico. Problemi
denunciati da organizzazioni di base e
da funzionari dei ministeri, in «fori di
consulta popolare», le cui indicazioni,
sistematizzate in un «Progetto
nazionale di sviluppo», daranno un
profilo delle urgenze e delle linee di
azione del Governo nei prossimi an.ni,
in vista della «modernizzazione» la
nuova parola d'ordine, dopo la
«rinnovazione morale»). Per esempio:
40 milioni di messicani (50%) vivono
nella povertà ( = impossibilità di
soddisfare i bisogni elementari), e di essi
13 milioni soffrqno povertà estrema
( = alimentazione insufficiente).
15 milioni, il 50% della popolazione
economicamente attiva, sono
sottooccupati. Nelle zone rurali circa
5 milioni non arrivano a 100 giorni di
lavoro nell'anno. Circa 5 milioni di
minori di 14 anni hanno bisogno di
lavorare, e nessuno difende i loro diritti.
Circa 5 milioni di adulti sono analfabeti.
23 milioni soffrono per mancanza o
inadeguatezza della casa. Non si sono
potute controllare o vincere malattie
come la diarrea (2.149.000 casi nel 1988,
senza contare i nostri...), parassiti
intestinali, denutrizione soprattutto
infantile. Il bilancio dell'agricoltura è
passato in 9 anni dal 19 al 5%. I prezzi
dei prodotti basici pagati ai contadini
sono nettamente insufficienti (qui lo
sentiamo per il caffè che pur non
essendo basico, è quasi l'unica fonte di
denaro liquido... per tutto l'anno.
Il prezzo attuale è inferiore a quello
dell'anno scorso). L'importazione di
cereali è passata da 689.000 ton. a
60 milioni di ton. Alla popolazione
rurale, che corrisponde a poco più di un
terzo del paese, va il 10% scarso delle
entrate nazionali. Con il «patto
sociale», il salario minimo è
insufficiente. E non parliamo dei
problemi generali, strutture e
infrastrutture, politica ed economia...
Nelle prossime settimane don Sobrero
sarà in Italia. Sarà ben ·contento di
parlare della sua attività a Totontepec a
quanti vorranno invitarlo.
ITALIA
Una statua di Don Bosco
con Domenico Savio per le
Suore Oblate di M.V.
di Fatima
Le Suore dell'Asilo di San Vittorino
Romano hanno dal gennaio di
quest'anno una statua di Don Bosco e
Domenico Savio donata loro dal Rettor
Maggiore don Egidio Viganò. Le Suore
hanno accolto il dono con simpatia e
devozione collocando la statua nei
locali frequentati dai ragazzi
dell'oratorio che in tal modo sin da
piccoli familiarizzeranno con la figura
dei due Santi.

1.6 Page 6

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CILE
Un francobollo per Laura
La g ricca co ll ezione fil atel ica-a
soggetto sa lesiano si è arricchito di un
nuovo «acquisto»: è il francobollo che
le Poste del Cil e hanno dedicato il
21 marzo 1989 a Laura Vicui'la
proclamata beata da Giovanni Paolo Il
nel settembre del 1988. Nell'emissione
della serie « Beatas Chil enas», Laura è
abbi nata all'altra cilena suor Teresa de
Los Andes. Le due beate hanno anche in
comune l'essere state battezzate nella
stessa parrocch ia S. Anna di Sa ntiago.
L'emissione fil ate lica è avve nu ta in un
contesto di ufficialità che ha visto
presenti la Famigli a Sa lesiana del Cile
rappresentata dall'ispettore salesia no e
dal suo vicario, dall'ispettrice
accompagnata da un gruppo di suore.
Erano inoltre presenti i membri del
Tribuna le eccles iastico ed il Dirigente
responsabile delle Poste Exequ iel
Sandoval.
I Nella foto: Lo stand TGS di Vicenza. Seduti al tavolo: un giovane
dell'Associazione e il delegato nazionale don Angelo Lagorio.
SPAGNA
Si riuniscono a
Barcellona i giovani
sportivi europei
Dall't I al 19 agosto 1989 i sono dati
appun tamento a Barcellona in Spagna
o ltre un centinaio di giovani delle
Polisportive Giovanili Salesiane
prove nienti da più Paes i europei .
li «ca mpo» ha dato la possi bili di
riflettere al ruolo e al compito che i
giova ni della organizzazione sportiva
salesiana possono avere in Europa.
Il significativo incontro si è svolto nella
casa salesia na di Martl Codolar ed è
stato anim ato co n altri da suor Maria
Grazia Caputo e da do n Gi no
Borgogno. Presenti anche attivamente
numerosi salesiani e salesiane delle
ispettorie spagnole.

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- - - - - - - - -- - .11-
1SETTEMBRE 1989 7
ITALIA
TGS alla prima borsa del
turismo religioso e dei
pellegrinaggi di Vicenza
L'associazione TGS ha partecipato dal
23 al 25 giugno 1989 all a prim a borsa
del turismo religioso organizzata
dal l'Ente Fiere di Vicenza.
La partecipazione dell 'associazione
sa lesiana è stata so ll ecitata
diretta mente dagli organ izzatori che in
tal modo hanno dato ad essa un
rico nosci mento di va lidità
organizzativa.
Durante la «borsa» in apposito stand il
TGS ha potuto presentare un a serie di
poster illustrativ i degli scopi
dell'associazione e farsi conoscere
ulteriormente in amb ito nazionale ed
europeo. L'associazione, allualmente in
fase di crescita riunì ce un to tal e di
duecento gruppi sparsi in tutto il
territorio na zionale con tr ed ici mil a soci.
MEDIO ORIENTE
Un centro di spiritualità
familiare a Nazareth
È l'obietti vo che si sono prefi se due
coppie di cooperatori salesian i.
Loro stessi hanno scritto:
«S iamo due co ppie cli giovani
cooperatori sales iani: chiediamo il
favore di inserire fra le notizie di
famigli a, una nostra picco la iniziativa
programm ata tra vecchi amici e
co nsegnata a noi per la realizzazione,
essendo tati gli ini ziatori vent'a nni fa
dei primi Ca mpi di co muni tà e di lavoro
nelle missio ni sa lesiane del M edio
Oriente, per cooperatori, exa lli evi,
giova ni cli buona volontà.
Ora torni amo giù co n i no tri figli per
fo nd are un Ce ntro cli Spiritualità
fa miliare a Nazareth presso la casa
sa lesiana Gesù Adolescente.
Se l'iniziativa parte bene pu ò
erchiamo di capire
SPEGNERE IL TELEVISORE
È POSSIBILE
N egli Stati Uni ti si è messo a pu nto un dispositivo che ve rrà inserito
nell'apparecchio televisivo per spi are tutte le reazioni degli utenti delle
trasmissioni pubblicitare. Naturalmente le fami glie-cavia sara nno disponi-
bili volontariamente a quell a specie cli esa me continuo: chi c'è, chi non c'è,
chi guard a, chi si distrae, chi abbassa il volume, chi sbadiglia, chi dorme,
chi borbotta. Attraverso quei co mporta menti si vorrà stab ilire l'efficacia, il
gradi mento dell o «spot» pubbl icitario. li marchingegno sa dotato anche
di una memori a per ri conoscere i va ri co mponenti dell a famigli a - adulti,
giova ni, anziani -, le loro abitu ali simpatie o antipatie ·per l'uno o l'altro
prodotto, per il modo con cui lo si propaganda; add irittu ra sa in grado
di selezionare le «presenze» di est ranei.
La tecnica ci ha abitu ato a tutto. Durante la guerra nel Vietnam era
stato in ve ntato dagli americani un so fi sticato apparecchi o che perm etteva
di individuare a distanza un nemico attraverso la presenza delle pulci che
(caso abbasta nza frequente) qu ello aveva addosso. Ciò non ha imped ito
com unque agli Stati Uniti di perdere quel con fli tto sul campo. In altre
parole, non basta no apparati precisissimi per dire, attorno a un a realtà
data, tutta la verità. I produttori di trasm issioni televisive ritengono di do-
ver as icurare a chi reclamizza la merce tutta l'efficacia possibile, senza
margini di errore. Co me se la co noscenza di qu ella efficacia fosse un dirit-
to, da accerta re a qualunqu e costo.
Quell o che invece noi dobbiamo cercare di capire è il dato sbagli ato del
ragionamento. In primo luogo, rifiu tare ogni tipo cli vio lenza, di cui fa par-
te la violenza dell a persuasione occu lta. La réclame dell'inutile prodotto
come la go mm a da masticare o i vari tipi di cola. La pretesa che, per
forza, il messaggio pubb licitari o debba e se re acco l to in mani era totaliz-
za nte e acritica (sapete che si incorre in sa nzioni civi li se si osa dire, scri-
vendone il nome, che il latte in polvere di una famosa multinazionale sv iz-
zera, fa morire i bambini africani?). L'arroganza cli chi ritiene che il profit-
to di bil ancio giusti fichi ogn i prevaricazione, co mpreso il condizionamento
dei fa nciulli nei co nfron ti di dolciumi fatti co n materiali cli scarto, di gio-
catto li nocivi all a sa lute e all'in telligenza, di letture e spettaco li degrada nti
il se nso mora le.
La televis ione-spia dei comportamenti familia ri potrà finire co me il rile-
vato re dell'odore de lle pu lci, cioè co n una sco nfitta. Ma bi sogna sape rl o,
non permettere che possibi le avvenga) a insa puta de ll a gente si genera-
lizzi la tentazio ne di gettare un'occhiata nell e case, nelle relazioni fra la
gente, nell e loro più naturali reazion i. Non per elimin are il prodotto che
ma gari fa sch ifo, ma per renderlo in altre maniere appet ibile. Co me se m-
pre, bisogna vegli are e pregare. An che nei co nfron ti di un misu ratore di
gradimento di pubblicit à.
Angelo Paoluzi

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diventare uno dei punti di riferimento
della «nostra famiglia salesiana» per la
formazione permanente di sposi, figli e
fidanzati sulla linea del Concilio
Vaticano Il e del Magistero della
Chiesa nello spirito di
s ·an Giovanni Bosco.
Ci confortano le parole del superiore
per l'Italia e il Medio Oriente, don Luigi
Bosoni: «L'idea di una "casa aperta a
Nazareth" che coltivi la spiritualità
della famiglia sul modello della Santa
Famiglia mi entusiasma. Avanti dunque
con fiducia e coraggio».
Responsabile del Centro sarà il
direttore della casa don Gianmario
Gianazza.
Animatore: don Giovanni Giusto.
Coordinatori saremo noi,
che mettiamo a fondamento i nostri
sette figlioli, una cinquantina di
famiglie nate nei nostri gruppi,
parecchi fidanzati e i molti nostri
figli. Hanno già dato la loro
adesione, ideale per quest'anno,
pronti a partecipare nelle prossime
estati. Ringraziamo e ci affidiamo
alle preghiere «salesiane».
Anna e Pino Franzone
(Via Rostan, 5 - 16155 Genova)
M. Rosaria e Rodolfo Graziano
(Via De Angelis, 1 - 84100 Salerno).
COMUNIC4RE
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SCATTI
DI GrRA2IA
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ITALIA
Ad Albarè il Decennale
della Comunità Terapeutica
Nei giorni 4-5 giugno ad Albarè di
Costermano, presso Verona, si è
celebrato il decennale della «comunità
terapeutica» per il recupero dei giovani
tossicodipendenti, la quale opera
all'interno della più ampia «comunità
dei giovani», una realtà animata dai
Salesiani e sostenuta da un folto gruppo
di volontari (molti laici e due religiose),
dedicata al lavoro tra i giovani a rischio
del Veronese.
La celebrazione festosa dei dieci anni,
animata dai giovani stessi, veri
protagonisti, è stata un'occasione non
solo per incontrare le autorità civili ed
ecclesiali e le forze sociali del territorio,
che furono presenti e partecipi, ma
anche per far conoscere più a fondo la
vita della comunità e ciò che in essa si fa
per venire incontro al disagio e
all'emarginazione giovanile. In due
partecipate «tavole rotonde» si sono
trattati temi significativi: «Comunità
terapeutica: proposta educativa ad un
territorio non emarginante» e
«Pubblico e privato: quale
collaborazione?».
L'occasione del decennale ha permesso
anche di ripercorrere la storia: degli
inizi della «comunità dei giovani» nel
1972 con le prime «comunità alloggio»
per ragazzi in disagio fino
all'esperienza della comunità
terapeutica , che dovette passare
attraverso tappe diverse fino all'attuale
sistemazione ad Albarè. Oggi, si può
dire che la «comunità dei giovani», con
una decina di centri, specialmente a
Verona, e con una vasta rete di
collaboratori, generqsi ed esperti, è una
preziosa presenza tra i giovani più
bisognosi, che sono accolti e
gradualmente resi responsabili della
propria vita: è una testimonianza di
come il sistema educativo di Don Bosco
possa rispondere alle necessità di questi
giovani per restituirli alla pienezza
della vita.

1.9 Page 9

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. - - - - - - - - - -- s8-
1 SETTEMBRE 1989 9
ELSALVADOR
Duecentocinquanta case
di fronte al Santuario
dell'Ausiliatrice della
Capitale
Nonostante le difficoltà politiche e
sociali i salesiani dell'ispettoria del
centro america non mancano di avviare
iniziative coraggiose aiutati anche dalla
solidarietà di organismi internazionali.
È il caso della costruzione di
duecentocinquanta casette per i senza
tetto costruite grazie agli aiuti del
Governo Tedesco e «Gioventù Terzo
Mondo», una organizzazione animata
dal salesiano don Karl Oerder.
Si realizza cosl grazie anche alla
comunità salesiana il sogno di tante
povere famiglie. li nuovo quartiere
verrà denominato «Colonia Maria
Ausiliatrice». Le costruzioni sono
realizzate nell'ambito della parrocchia
salesiana. Il compito della comunità
salesiana comunque non si ferma qui : si
cerca di fare un lavoro di rieducazione
ed evangelizzazione. La seconda parte
del progetto prevede la costruzione di
quattro officine laboratorio per la
formazione professionale dei giovani.
Si spera di ultimare i lavori entro
dicembre.
THAILANDIA
I Salesiani tra i Rifugiati
della Cambogia
Su invito dell'Associazione Cattolica in
favore dei Rifugiati (COERR) e delle
Nazioni Unite i Salesiani hanno preso
la direzione tecnica (!d educativa di
cinque centri di formazione
professionale di base in due campi di
rifugiati cambogiani. I cinque centri con
corsi di quattro anni formeranno al
lavoro duemila giovani cambogiani
all'anno.
- Nelle foto: La nuova «Colonia Maria Auxilladora
In costruzione a San Salvador.
«Prima di accettare questa nuova
presenza, ha dichiarato l'ispettore don
Tito Pedron abbiamo voluto far visita a
questi due campi: nel primo ci sono
40.000 sudditi di Poi Pote in un altro ci
sono 170.000 Cambogiani divisi in
quattro fazioni antagoniste tra di loro e
perciò ognuna desidera avere il suo
Centro professionale. In questi campi
ç'è moltissima gioventù moltissimi con
un passato di grande dolore, un
presente miserevole e un futuro molto
incerto. Questi giovani sono certamente
dei più poveri che possiamo trovare e a
noi veniva offerta questa bella
occasione di venire loro in aiuto
richiesti sia dalle autorità civili che da
parte della Chiesa e perciò la decisione
non poteva che essere positiva anche se
siamo scarsi di personale e pur
prevedendo che non sarebbero
mancate le difficoltà. Certamente
Don Bosco non avrebbe rifiutato
questo aiuto a tanti giovani per aiutarli
a migliorare il loro presente e
I prepararli per un futuro migliore per
loro, le loro famiglie e la loro nazione».
Nella foto: Il gruppo degli Istruttori
ai campi del Rifugiati.

1.10 Page 10

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10 · 1 SETTEMBRE 1989
REPORTAGE
Le drammatiche
giornate del «maggio
cinese» vissute dai
giovani del territorio
britannico con fraterna
partecipazione.
Fra la fine della priva-
mera scorsa e I inizio dell'estate, il
mondo ha seguito con ansia ed
emozione gli avvenimenti della
piazza Tienanmen di Pechino ed è
poi inorridito di fronte al massacro
degli stud enti ci nesi protagonisti
della sollevazione avviata in nome
della gi ustizia, della libertà e della
democraz ia. La «normalizzazione»
del regime com unista cin ese si è in -
fine imposta su quella che è stata
considerata la prima ri volu zione
pacifica nella storia di quel grande
Paese asiatico.
I giovani di Pechino iniziarono e
proseguirono la loro lotta attuando
il principio della non violenza, quel -
lo stesso che è propugnato dal Van-
gelo e che è stato fatto proprio da
uomini come Gandhi e Martin Lut-
her King, i quali pagaro no con la vi-
ta la loro fede in quell'idea le. In ermi
di fronte ai carri armati, gli studenti
della piazza Tienanmen portarono
avanti fino all'ultimo la loro prote-
sta pacifica, chiedendo solo libertà,
o nestà partecipazione, pace. Non
sono stati fortunati come i loro col -
leghi delle Fi lippi ne, che due anni
fa, seguendo lo stesso metodo,
sco nfissero la dittatura corrotta cli
Marcos.
Profonda emozione
G li avvenimenti di Pechino, se
sollevarono ondate di solidarietà
prima e di indignazione poi nell 'o-
pinione pubblica di tutto il mondo,
furo no vissuti co n pa rticolare emo-
zio ne a Hong Kong, la colonia bri-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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- - - - - - - -- --sB-
tannica incuneata nel territorio ci-
nese. Lo shock dei sei milioni di abi-
tanti, che in gran parte si sentono
radicati nella cultura cinese e al
tempo stesso hanno accolto i prin-
cipi della democrazia occidentale,
fu fortissimo. Nel loro futuro c'è
una scadenza che è diventata fonte
di angoscia per molti: il passaggio,
nel 1997, del territorio sotto la so-
vranità della Repubblica popolare
cinese, in applicazione dell'accordo
stipulato anni fa tra i governi di
Londra e di Pechino. E se i timori si
erano attenuati di fronte alle aper-
ture dimostrate dal governo cinese,
dopo il massacro della piazza Tìe-
nanmen e il giro di vite del regime,
quegli stessi timori sì sono riacutiz-
zati.
Ecco perché durante la rivolta
Pechino, gli abitanti di Hong Kong,
nella loro maggioranza, si schiera-
rono compatti dalla parte degli stu-
denti per appoggiare le loro riven-
dicazioni e nella speranza che fos-
sero accolte. Così in quelle febbrili
giornate del maggio-giugno scorso,
la «primavera di Pechino» divenne
anche la «primavera dì Hong
Kong». Quasi sfidata dall'eroismo
dei giovani cinesi, la popolazione
del territorio britannico, che sem-
brava assopita nel materialismo
consumista, ritrovò la sua vera ani-
ma. E si assistette a uno straordina-
rio risveglio del senso civile, mora-
le, patriottico. Siamo in grado di ri-
visitare quei giorni affidandoci alla
memoria di testimoni oculari.
li primo segnale lo diedero gli
studenti nella giornata del 4 mag-
gio, organizzando una sfilata per le
vie della città, conclusa con una as-
sembl~a di solidarietà con i loro
colleghi che occupavano la piazza
Tienanmen. Via via che il movimen-
to di protesta a Pechino cresceva di
tono, anche a Hong Kong si intensi-
ficarono le manifestazioni. Tempe-
stivamente informata dagli attivis-
simi reporter dei giornali e della te-
levisione, la gente di Hong Kong
partecipò sempre più numerosa al-
le manifestazioni promosse da isti-
tuzioni culturali, civili, rel igiose. Co-
sì, quando giunse la notizia che gli
studenti di Pechino avevano inizia-
to lo sciopero della fame, gli stu-
denti del Seminario salesiano non
ci pensarono due volte e si diresse-
1 SETTEMBRE 1989 11
ro verso la sede dell'agenzia di
stampa «Nuova Cina», che è un po'
la rappresentanza dì Pechino a
Hong Kong, per una dimostrazione
di protesta. Ai seminaristi si uniro-
no studenti universitari, che decise-
ro di associarsi ai loro colleghi cine-
si nello sciopero della fame.
Il 20 maggio, in coincidenza con
la decisione delle autorità cinesi
mobilitare l'esercito e di imporre
un quasi stato d'assedio, la cittadi-
nanza di Hong Kong assistette a
una straordinaria manifestazione.
La città fu investita, in quel giorno,
sia pure marginalmente, da un ti-
fone, che costrinse le àutorìtà a
sospendere la circolazione dei
mezzi pubblici di superficie. Sotto
un diluvio d'acqua e percossi da
raffiche di vento impetuoso, 30-40
mila giovani sfidarono la furia de-
gli elementi per rinnovare la loro
pacifica protesta ed esprimere
nuova solidarietà.
Un milione in piazza
Trascinati da questa dimostrazio-
ne di coraggio, un milione dì cittadi-
ni di Hong Kong, il giorno successi-
vo - una domenica - scesero nel-
le vie e nelle piazze dando vita alla
più grandiosa e ordinata manifesta-
zione politica popolare della storia
di questa città. Essa spazzò via per
sempre l'immagine di una Hong
Kong considerata civilmente e poli-
ticamente indifferente, chiusa nella
esclusiva ricerca del benessere e di-
mentica dei veri valori. La notizia di
quel grandioso raduno fece il giro
del mondo e i giornalisti presenti a
Pechino informarono che essa,
giunta anche nella piazza Tienan-
men, era stata accolta con gioia da-
gli studenti, che sentirono di non es-
sere soli, ma dì avere al fianco i gio-
vani di altri Paesi del mondo.
In quella stessa domenica, l'arci-
vescovo della città, cardinale Bat-
tista Wu, aveva invitato tutti i cat-
tolici a pregare e a donare la loro
offerta destinandola alla Croce
Rossa cinese per metterla in con-
dizione di assistere i giovani della
piazza di Pechino provati dal pro-
lungarsi dello sciopero della fame.

2.2 Page 12

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12 1SETTEMBRE 1989
cclN GINOCCHIO
CHIEDIAMO DÈMOCRAZIA»
Il commovente «testamento spirituale» dei
giovani di Pechino, che hanno lottato - e in
molti sono morti - «per la vita».
Quando decisero di intraprendere lo sciopero della fame, i giovani ci-
nesi della piazza Tienanmen stilarono un documento che suona come il
testamento spirituale della loro pacifica rivoluzione. Pubblichiamo alcu-
ni commoventi brani di quello scritto.
«In questo mese di maggio sfolgorante di sole, noi cominciamo lo scio-
pero della fame. Nel periodo più prezioso della nostra vita, il periodo del-
la giovinezza, noi non possiamo fare a meno di lasciar cadere tutte le cose
più belle della vita. Ma con quanto dispiacere siamo costretti a fare cosl!
Con quanto rammarico! Purtroppo la Patria è arrivata a questo momento
decisivo: inflazione ·galoppante, cattiva amministrazione dilagante, pote-
re dispotico, burocrazia corrotta, emigrazione di gran numero di cittadini
onesti e volonterosi, criminalità sempre più sfacciata. In questo momento
in cui si gioca l'a vita e la morte del nostro popolo, voi tutti, compatrioti
che avete una coscienza, per favore, ascoltate la nostra invocazione!
«La patria è la nostra patria, il popolo è il notro popolo, il governo è il
nostro governo: se noi non gridiamo, chi mai griderà, se noi non ci muo-
viamo, chi mai si muoverà?... Il nostro purissimo senso patriottico, il no-
stro altissimo senso di integrità sono stati bollati con la qualifica di «di-
sordini», ci hanno accusati di perseguire «obiettivi nascosti», di essere una
«cricca manipolata». Noi vogliamo i.nvitare tutti gli onesti cittadini della
Cina a mettere la mano sul cuore e domandare alla propria coscienza:
qual è il nostro peccato? Ci siamo messi in ginocchio chiedendo demo-
crazia e hanno fatto finta di non vederci. La richiesta di un dialogo su basi
di parità è stata ripetutamente respinta.
«La democrazia è per l'uomo il senso della più alta forma di esistere. La
libertà è diritto naturale innato nell'uomo. Ciò nonostante siamo costretti
a barattare questi valori con le nostre giovani vite. Questo sciopero della
fame lo facciamo perché ci sentiamo costretti a farlo, non possiamo non
farlo. Sprezzando la morte, intendiamo lottare per la vita. Noi non vo-
gliamo morire. Noi vogliamo vivere bene la nostra vita perché siamo nel-
l'età più bella dell'esistenza... Quello che cerchiamo non è certo la morte.
Ma se la morte di uno o la morte di alcuni può far sl che altri vivano una
vita più degna e che la Patria prosperi e progredisca, allora non abbiamo
nessun diritto di rimanere attaccati alla vita...
«La morte attende un'eco, la. più vasta e la più duratura. Quando un
uomo sta per morire le sue parole sono sincere... Addio, collega, sta bene!
Che i morti e i vivi siano ugualmente fedeli! Addio, amore, sta bene. Non
so staccarmi da te, eppure non posso non lasciarti. Addio, genitori! Per
favore perdonatemi di non poter completamente soddisfare tanto la pie-
tà filiale quanto la fedeltà alla patria. Addio, popolo mio. Per favore per-
mettimi di professare la mia fedeltà a questa maniera, che non è una mia
spontanea scelta. Il giuramento scritto a prezzo della nostra vita certa-
mente rischiarerà il cielo della nostra Repubblica!»
Molti dei giovani che hanno soUoscriUo questo toccante documento,
tanto ricco di ideali espressi con purezza di intenti, non sono morti di
stenti a causa dello sciopero della fame ma, realtà ancora più. tragica,
sot!o il fuoco delle mitragliatrici.

2.3 Page 13

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- - - - - - - - - - -s/J-
ILe foto si riferiscono alla
manifestazione del 28 maggio
1989 organizzata ad Hong Kong in
segno di solidarietà con
I giovani di Pechino.
Alla manifestazione del 21 maggio
altre se ne aggiunsero nei giorni
successivi, sottolineando l'alternar-
si delle notizie da Pechino, ora im-
prontate all'ottimismo sullo sfocia-
re positivo della protesta, ora
oscurate dal pessimismo di fronte
all'intransigenza delle autorità co-
muniste cinesi.
Unendosi alla Chiesa cattolica di
Hong Kong, i 1500 giovani della
scuola salesiana di Tang King Po; in
occasione della festa di Maria Ausi-
liatrice, patrona della Cina, prega-
rono insieme perché nel grande
Paese asiatico trionfassero la giusti-
zia .e la pace. A fine maggio, mi-
gliaia di giovani delle scuole catto-
liche si unirono ai loro colleghi del-
le scuole protestanti. A migliaia
parteciparono anche alla riunione
di preghiera indetta dalla Chiesa
cattolica nella piazza antistante lo
stadio coperto della città. Era stata
indetta per le 16, ma fu anticipata
alle 14 per consentire ai cattolici di
prender parte a un'altra manifesta-
zione unitaria organizzata in rispo-
sta all'appello lanciato dagli univer-
sitari di Pechino a tutti i cinesi spar-
si nel mondo perché sostenessero la
loro causa.
Furono, insomma, quelle di
Hong Kong, giornate di passione
e di speranza. Purtroppo sappia-
mo come sono finite le cose a
Pechino. Dobbiamo pensare che
tutto, a Pechino e a Hong Kong,
sia passato invano? No. Ce lo di-
ce uno studente che ha vissuto in
prima persona gli avvenimenti
della piazza Tienanmen e che è
scampato al massacro di cui sono
rimasti vittime decine di migliaia
di giovani. «Sono disperato? No,
non sono disperato. Perché ho vi-
sto il buon cuore del mio popolo,
ho visto lo spirito di solidarietà,
ho visto la speranza della Cina.
Molti miei compagni sono stati
trucidati, molti sono rimasti feriti.
Io sono un sopravvissuto. Ma ora
so come debbo vivere. Non di-
menticherò i miei compagni che
sono morti. Sono profondamente
convinto che tutta la gente one-
sta del mondo ci ha compresi e
ci sosterrà anche in futuro» . O

2.4 Page 14

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2.5 Page 15

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- - - - - - - - - - -~ -
La coraggio a
esperienza dei salesiani
del Belgio a servizio
di africani ed asiatici
niusulmani e non.
A metà g iug no, ne l
cen tro d i Bruxell es, in un incendi o
di g ra nd e vio le nza, è and ata in
parte di st rutta la chiesa d i No tre
Dame de ll e <<Riches Claires», un o
dei capo lavori de ll 'archi tettu ra ba-
rocca fi am minga, o pera di un arti-
sta tra i più o ri gi na li de l Nord
Euro pa, Luc Fayd'herbe, un o dei
pochi ad ave r subito l'influ e nza de l
barocco ita li ano.
Ol tre a l tetto ed a l camp a nil e, di -
verse o pere d'arte so no a nd a te per-
se ne ll'ince ndi o c he si è sv ilupp ato
mol to ra pida me n te, favo ri to d a ll e
st ru tture d i legno d ell a c hi esa, il cui
no me in italia no significa Nost ra Si-
g nora de ll e Ricc he C larisse, come
furo no c hia mate da l po po lo le re li -
g iose che, ne l corso de l X VII seco-
lo, furo no auto rizzate ad insediarsi
ne ll a c inta cittadin a de ll a futura
«capi tale d'Euro pa», a patto pe rò di
no n me ndicare.
La notizia appa rterrebbe o la al-
la cro naca ne ra d i tutti co loro c he
a ma no le arti, e si a mareggiano per
o gni dan no al patrimo ni o an tico, se
la chi esa di No tre-Da m -a ux-Ri-
ches-C laires no n fosse, d all a fin e
de l 1985, il cent ro d'azio ne di un a
equ ipe sa lesia na inviata d all'is pet-
tori a de l Belgio fra ncofo no « in mi s-
sio ne» ne l cuo re d i Bruxe ll es, ad un
passo d a ll a stupe nd a G ra nd-Pl ace,
o rgoglio de i brussell es i vecchi e
nuovi.
Il quar ti e re ce ntra le d i Bru xe ll es,
atto rno all a ce lebre pi azza che Jea n
Cocteau chiamava «il più ricco tea-
tro èl el mo ndo», è di ventata il sim -
bo lo d e ll a profo nd a trasfo rm azio ne
d e l vo lto um a no di tutto il centro
sto ri co d i qu esta città, d a dove l'a n-
tica po po lazio ne belga è fu ggita
verso i nuov i qu a rtieri «verdi» de ll a
perifer ia, lasciando il posto a i
«Nouveaux Bruxe ll o i » venu ti d a
fu ori, ad o ndate successive.
Tra i «nuovi bru e ll esi» trovia-
mo po lacc hi che sono a rri vati qui
si n d a do po la prima guerra mo n-
di a le o ha nno lasc iato la p atri a al
pri nci pio degli a nni ottan ta; imm i-
grati ita lian i, spagno li, po rtoghes i
c he si so no sta bili ti de fini tivamente
a Bruxell es do po ave r lavorato ne l-
le miniere ; esuli po litici d a i vari
paes i de ll'Euro pa de ll 'Est; vietna-
miti fuggi ti d all a lo ro terra dopo la
vitto ri a d e l regime comunista; lavo-
ratori turchi e maghrebini che han-
no assicura to all'industri a belga
mano d'o pera a basso prezzo.
Un la rgo ve ntaglio di razze, lin -
gue, cul ture, crede nze, religio ni,
ecc., che da tem po po ne a ll a socie -
be lga probl e mi d'integ razio ne e
di co nvivenza. Un crogiuo lo che
co ntie ne in sé i germi de ll a società
plu ra listica e mul tirazzia le d i do -
ma ni ; un a soc ietà che ste nta pe rò a
nascere fra le fo rti spin te a ll 'ass imi -
lazio ne degli immigrati e l'emerge-
re d i ten d enze razz istiche che pro-
vocano fo rti reazio ni de lle va rie co-
munit à, reaz io ni che si tingo no di
acce nti integristi fra gli e le me nti
is la mi ci.
I mu su lm ani in Be lg io so no ol tre
250 mila. Pe r num ero di seguaci, l' I-
sla m è o rm ai la seco nd a re lig io ne
del paese. L'irrue nte «Jih ad» de mo-
g ra fi ca ha co nqui stato inte ri qu ar-
tieri de l ce ntro d i Bruxe ll es. Mina-
to ri, ma nova li, o pe ra i specializzati,
spesso a na lfa beti e p rovenienti d a l-
le a ree più re mote de ll 'An atolia e
del M aghre b, son o stati l'avang uar-
dia de ll 'i nvas io ne. Do po di loro, so-
no a rri vati le do nne ed i ba mbini
che si so no in stall ati in case vecchi e
e fatisce n ti che era poss ibi le affitta-
re a buo n mercato.
Su qu esto sfo nd o pluri razziale,
li ngu istico e cul tura le, si innesta d a
un qu adri e nnio la prese nza salesia-
na a Notre- Dame -aux- Riches-Clai-
res p ro prio nel «cuore» di Bruxe l-
les che p ulsa , dura nte le o re del
g io rno, dell a vita e dell'an im az io ne
di tutt i i qu artie ri d'affari e di ve nta ,
la notte, regno d e l ma laffare ch e
grav ita atto rn o a l «giro» de ll a d ro-
ga, de ll'omosessualità, d ell a p rosti-
tuzio ne fe mminil e e maschile. ·
Un a presenza, que ll a de ll'equipe
sales iana, che rispo nde ad un ap-
pe ll o pressante de ll'arcivescovo
di Ma li nes- Bru xe lles, il cardi na le
Dan nee l , preoccu pato di un «vuo-
to» di presenza cristiana nel centro
I SETTEMBRE 1989 · 15
storico o rm ai «is la mi zzato» dell a
«ca pitale d'Euro pa».
Per i primi due ann i, la presenza
salesia na si è concretizzata in uno
sforzo d i studi o, d'ind agin e, di rifl es-
sio ne, per indi vi du are le poss ibili pi -
ste di un im peg no del tutto nuovo
pe r la fa mi gli a sa lesiana e che ha
portato , nel te m po, ad un a riduzio-
ne num e rica da qu attro a du e degli
e le me nti de lla stessa eq ui pe, co n la
consegue nte rinu ncia all a res po n-
sabi lità de lla par rocch ia d i Sa nta
Cate rin a, che era stata assunta ini -
zia lm e nte assie me a qu ell a d ell a
chie a dell e «R icche Clarisse».
Attraverso tud i, indagini, rifl es-
sio ni , è maturata la decisio ne d'usci-
re da un a mbi to trettame nte par-
rocc hia le e d' inse ri rsi in pie no a ll 'i n-
terno di un progetto pastora le g lo -
bale di setto re. Un progetto che
riu nisce tutte le parrocchi e e tutte
le forze pas to rali de l se tto re Sa in t-
ry o peran ti fra le po po lazio ni
fiammin g he, fra ncofo ne e spagno le
che vivo no ne i qu a rtie ri ce ntrali.
Geografica men te il p rogetto ab-
bracc ia la metà de l cuore to ri co ed
urba ni stico d i Bruxe ll es e, raffigura-
to pl astica mente, di seg na un a so rta
d i «pentago no» sull a mappa de ll a
«ca pi ta le d'Euro pa».
L'in se rzione è avvenu ta sull a ba-
se d i un'o pz io ne di fo ndo del piano :
i qu artieri cen tra li di Bru xe ll es re-
clama no un a pasto rale riso luta-
mente miss io na ri a per raggi ungere
le pe rsone là dove vivo no, ne l ri-
spe tto de ll a lo ro cul tura e dell a loro
reli g io ne, e pe r ris po ndere conte m-
pora nea me nte a ll e sfide de ll a po -
ve rtà, de ll'e ma rg in azio ne, d ell e di-
scriminazio ni razzia li, de lle diffico l-
di anziani e g iovan i che so no la
maggio ranza de ll a po po lazio ne.
Ecco qu a lc he d ato statis tico per
fotog ra fa re la ituazio ne.
Bru xell es- Pe ntago no, oss ia lazo-
na de l ce ntro storico, co nta c irca
cinqu a ntami la res'istenti- ve ntotto-
mila vivo no ne l setto re Sain t-G é ry.
li 57% degl i ab itanti so no im mig ra-
ti: soprattutto, spagno li e ma rocchi-
ni. Il 27% ha superato i 65 anni ;
mo lti ne ha nno pi ù d i 75. I di soccu-
pati so no o ltre cinqu emil a e se tte-
mil a i pens ionati. li 32 8% so no g io-
va ni a l di sotto de i 19 an ni. Men tre
la metà de i drogati ha me no di 16
a nni.

2.6 Page 16

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16 · 1 SETTEMBRE 1989
Tutto questo - e soprattutto
l'alto numero di giovani - basta
per spiegare la decisione dell'i-
spettoria del Belgio francofono di
fare di questo vasto settore dell'e-
marginazione cittadina il campo
d'azione dei due salesiani di No-
tre-Dame-aux-Riches-Claires, i
quali, all'interno del piano globale
del settore Saint-Géry, si fanno
carico soprattutto del problema
della gioventù.
Lavorare tra i giovani significa
per loro avere a che fare, nel
70-800/o dei casi, con giovani magh-
rebini che incontrano soprattutto
durante le attività di animazione
del tempo libero nella sala da gio-
chi che è stata ricavata da un vec-
chio garage.
Un incontro difficile, quello col
mondo dei giovani musulmani, che
non può avere per obiettivo la con-
versione, ma che non è privo di ri-
svolti positivi e di possibili aperture
ad un dialogo che da umano può di-
ventare anche religioso.
Nordafricani a Bruxelles. Foto di Claire Deprez
L'incontro non è neppure senza
successi se è vero che, di recente,
proprio dei ragazzi musulmani han-
no fatto sapere ai due salesiani che
essi sono ben visti negli ambienti
islamici di Bruxelles.
Don Guy Dermond e don Ge-
rard Durieux - questi i loro nomi
- lavorano l'uno a tempo pieno a
Nostra Signora delle Ricche Claris-
se, l'altro alternando il lavoro pa-
storale con gli impegni a livello d'i-
spettoria francofona. La domenica
possono contare sull'aiuto dei gio-
vani salesiani che studiano filosofia
e teologia.
L'avvenire di questo tipo di pre-
senza salesiana a Bruxelles dipen-
derà molto dalla possibilità di pre-
parare i giovani che ora stanno for-
mandosi, a capire a fondo la menta-
lità e la cultura islamica.
I salesiani di Notre-Dame-aux-
Riches-Claires tracciano certamen-
te una strada per i confratelli che in
avvenire, nella società pluralista e
multirazziale del Belgio di domani,
vorranno lavorare fra la gente nelle
città. Oggi, in una zona dove i prati-
canti domenicali sono al massimo
150-200, la loro presenza è soprat-
tutto un . simbolo ed una testimo-
nianza di fronte all'Islam trapianta-
to nel cuore dell'Europa.
O

2.7 Page 17

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- - - - - - -- - -s/1-
OBIETTIVO BS
1 SETTEMBRE 1989 17
Pordenone
LA FATICA
DELLA SPERIMENTAZIONE.
QUANDO LA SCUOLA
GUARDA ALLA PERSONA
E ALLA SÒCIETÀ CHE CAMBIA
La presenza salesiana
a Pordenone è cresciuta
con la città. Una scuola
attenta al territorio.
Il supporto del Cospes.
La parrocchia.
I ragazzi che attraver-
sano il cortile con i libri sotto brac-
cio affrettano il passo al suono del-
la campanella. A gruppetti salgono
le scale del «Collegio Don Bosco»
di Pordenone, un gesto amichevole
con la mano per salutare un profes-
sore che incrocia da un corridoio.
L'inizio delle lezioni è_per molti un
momento che ha il sapore delle co-
se familiari. «Stamattina sono en-
trato in un a classe e stavo per ini-
ziare la lezione quando i ragazzi mi
han detto: non abbiamo potuto far-
lo prima, ma ora possiamo pregare
insieme? Ben volentieri, ho detto. E
guardi che son tutti grandi, tra i 18 e
i 19 anni. La cosa, devo proprio es-
sere sincero, come educatore e co-
me religioso mi ha fatto molto pia-
cere...» Don Walter Cusinato, da sei
anni direttore del «Co llegio Don
Bosco», si vede lontano un miglio
che vuole un gran bene ai suoi ra-

2.8 Page 18

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18 · I SETTEMBRE 1989
gazz1, impegnati a frequ enta re la
scuola sperim enta le di cui lu i stesso
ci parla. «Dal 1983 è stata introdo t-
ta qu esta innovazione per le sup e-
riori, nata co me progetto unitari o
a sieme ad un altra scuola ca tto lica,
l'Istituto Yendramini ges tito dalle
suore Elisa bettine dell a città. Il pro-
ge tto proponeva all a comuni tà ec-
cl esiale e quind i all a città e al suo
te rritori o, qu attro indirizz i ri fo rm a-
ti sia nell a struttura o rari a (35 o re
settimanali) sia nei co ntenu ti del
quinquenni o (biennio pi ù tri enni o)
unitario pluricomp re nsivo co n i va-
ri indirizzi. A qu esto si è arri vat i do-
po un grosso lavo ro : analisi territo -
ri ale, contatto co n le vari e associa-
zio ni e orga nismi, coinvo lgimento
dei ge nito ri e degli alunni dell a
scuola media. I ri sultati mi sembra-
no buoni visto che la popolazio ne
sco lastica è qu as i raddoppiata in
qu esti cinque a nni di attività e vo-
gliamo sperare che non si tratti solo
di un a crescita num erica». Don Cu-
sinato si interrompe per mostrarmi
alcuni dati sul la struttura dell istitu-
to. In un depli ant leggo in fo ndo ad
un a pagi na, otto la foto di ragazzi
che lavo rano in un laborato ri o.
«S perim entazione signifi ca, so prat-
tutto attuare un processo innovati-
vo co ntrollato che guarda sempre
all a perso na dell'alunno e all a so-
cietà nel suo rapido di venire». La
trasfo rm azione del liceo tradizio-
nale in un a scuola ca pace di cammi -
nare sui passi de lle esige nze dei
giova ni e di prepararli alle nu ove
professio nalità richi este dalla so-
cietà, sembra essere riuscita molto
positivamente, co me ci spiega Do n
Cusinato. «Siamo stati un po' un
modell o : qu esta infatti è la prim a
scuola salesiana d'Ita lia che ha rea-
lizzato la sperim entazione a partire
dal liceo classico. Ed è stata anche
la prim a in amb ito dell a Fid ae che
abbia tentato un a cosa di qu esto ge-
nere prese ntandola al Min istero
dell a Pubblica Istru zio ne ass ieme
ad un altro isti tuto co me progetto
globale unico, anche se poi suddi vi-
so su du e realtà. Dall a nos tra espe-
ri enza poi so no nate quelle di Mo-
gliano Veneto, Co neglia no S. Lui gi
a Messin a, Paler mo e Mil ano».
In che co a co ncreta me nte si tra-
duca il termi ne «s perimentaz ione»
e qu ali siano le caratteri tiche dei
corsi delle superiori, ce lo spiega
Don Re nzo Flessati, insegnante di
latino e greco e vice preside, che è
qui a Po rd eno ne dal 1960 ed è stato
tes tim one oltre che pro tago nista di
tutte le va ri e fas i di reali zzazione
del progetto. «Prima, oltre all e me-
die aveva mo so ltanto il liceo classi-
co, ma ad un ce rto pun to abbiamo
sentito l'esige nza di aprirci di più al
territorio e di istituire corsi di stu -
dio che potessero porta re al co nse-
guimento di un diploma. Anche
perché di versi alunni dell a scuola
medi a, ragazz i di un a ce rta qu ali tà,
e ne and ava no altrove pe r fre-
qu enta re lo scie ntifico. Era impor-
ta nte offrire loro un a opportunità
di restare, anche per arriva re ad
un a educazio ne più co mp leta, ac-
co mpagnando li fino ad essere adul -
ti. Ed all ora, un po' per aggiorn arci,
un po' perché vedeva mo che la ri-
for ma non arrivava ma i, abb iamo
pe nsato di istitui re due nu ovi ind i-
ri zz i: uno eia sico- lettera ri o arric-
chi to con mate rie del polo scientifi-
co e l'a ltro eco nomico-ammin istra-
tivo -aziendale. Prima di defini re i
nuovi programm i, abbiamo co ntat-
tato i dirigenti di va r.ie aziende del
pordenonese, chi edendo lo ro qu ali
mate rie erano ancora va lide, qu ali
erano da aggiornare e qu ali invece
no. Sfrond and o da-un a parte e ar-
ricchendo dall'al tra, abbia mo rinno-
va to i piani di studio, affi ancando
all a sezio ne del liceo classico, altre
due dell'indirizzo eco no mi co-a m-
ministrativo aziendale (il dipl oma
fin ale corrisponde a qu ell o di ragio-
neria). Certo pe rò anche gli inse-
gnanti han no avuto qu alche disagio
per trovare testi adeguati all e mate-
rie da affro ntare. Su alcun e temati-
che molto nu ove non ci sono anco-
ra te ti di docume ntazione in com-
mercio».
G li stud enti de l class ico han no
fin da l pri mo an no oltre alle mate-
rie tradiziona li anche scienze, fisica,
mate matica e in for mat ica (co n

2.9 Page 19

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- - - - - - - - - - -sB-
I SETTEMBRE 1989 19
Da vent'anni
la parrocchia è sempre più
un riferimento comunitario
esercitazioni nei laboratori dotati di
computer) mentre non mancano
anche delle informazioni di diritto e
lo studio della lingua straniera por-
tato fino al quinto anno. La nume-
razione delle classi è come quella
dello scientifico e se il latino e il
greco perdono un'ora alla settima-
na rispetto alla tradizionale impo-
stazione, in cambio sono state in-
trodotte due nuove materie come
psico logia e sociologia, che contri-
buiscono ad ampliare ulteriormen-
te gli interessi e il panorama cu ltu-
rale dei ragazzi. Tra le novità in-
trodotte invece nell'indirizzo eco-
nomico - amministrativo - aziendale
(paragonabile ad un corso di ragio-
neria modificato e corretto), trovia-
mo alcune ore di diritto e una di an-
tropologia cu l turale, tanto per «ad-
dolcire» lo schema scientifico e tec-
nico con una materia umanistica.
Ma più che nei programmi la va-
riazione è nel metodo di approccio
alle materie, affidata soprattutto al-
Uno dei molti volti della vitalità del grande complesso salesiano di
Pordenone è la parrocchia di S. Giovanni Bosco a cui fanno capo nu-
merose realtà ecclesiali operanti sul territorio e i moltissimi giovani
che frequentano le attività dell 'oratorio. Ce ne parla don Giorgio Mar-
chiori, parroco da pochi mesi, attento osservatore della realtà locale in
vista di nuovi progetti da mettere in cantiere per il futuro.
«La parrocchia è nata dall'Opera Don Bosco qui a Pordenone esat-
tamente vent'anni fa e come tante altre parrocchie salesiane si è svi-
luppata dalla struttura preesistente del collegio-oratorio . Oggi abbia-
mo oltre tremila parrocchiani , per lo più appartenenti al ceto medio. A
loro però si aggiungono molti altri che pure non appartengono territo-
rialmente alla parrocchia ma che fanno riferimento a questa chiesa sia
per l'educazione ricevuta frequentando il «Collegio», sia per la ricerca
di una comunità per la partecipazione ai sacramenti. La percentuale
dei frequentanti è del 20-25 per cento (media comune nella zona) ma
nella disponibilità di molti fedeli , noto una sensibilità religiosa che af-
fonda le sue radici nella tradizione cattolica del Veneto, anche se con
tutte le difficoltà del momento, in parte dovute anche ad una accre-
sciuta ricchezza di questa città, dove ognuno ha tanti impegni e c'è
tanto da fare per tutti.
Per quanto riguarda la vita dell'oratorio , ci sono circa 300 ragazzi
che frequentano il Centro Giovanile e le varie attività organizzate dalla
Polisportiva. La presenza dei giovani si articola anche attraverso un
fiorente gruppo scout (lupetti, coccinelle , esploratori) e un gruppo
AGESCi , oltre agli aderenti alla Corale (40 persone tra ragazzi e adulti)
che partecipano sia al servizio liturgico sia a recital impegnati .
In che modo la realtà giovanile della parrocchia si integra con quella
dell'istituto scolastico? Ci sono alcuni che frequentano le due struttu-
re ma notiamo che lo studente del Collegio avendo già delle proposte
educative religiose , tende, per così dire, a «saturarsi» nell'ambito della
vita della scuola e con difficoltà si apre alla vita parrocchiale. Diversa
poi è anche la provenienza : mentre alla parrocchia fanno capo i giova-
ni del territor.io cittadino , al «Collegio» arrivano ragazzi di zone anche
abbastanza lontane della provincia di Pordenone. Nel complesso si
tratta di due mondi che camminano su due binari separati, anche se
non certo lontani tra di loro, oltre che per la vicinanza delle sedi so-
prattutto per lo spirito salesiano comune alle due realtà giovanili.
Quali progetti per il prossimo anno? Sto cercando di vedere quali
sono le carenze sul piano liturgico , dell'annuncio, della catechesi ;
realtà che vanno accresciute , corrette e incoraggiate con un servizio
pastorale in grado di sollecitare l'apertura della comunità ai problemi
del mondo, in comunione solidale con i fratelli lontani» .
l'insegnante. Si tratta in fatti di sti-
molare una comprensione che non
sia induttiva ma deduttiva (partire
dall'esempio per arrivare alla rego-
la), sfruttando i testi facendo legge-
re e commentare molto, dando più
importanza alla lingua viva rispetto
alla rigida e schematica applicazio-
ne dell e regole.
«Cerchiamo un accostamento
molto più vivo ai testi di quanto non
si faceva prima - continua Don
Flessati -. 1 ragazzi, devo dire, ri-
spondono molto bene: alla fine
hanno un tipo di maturità diversa
dagli altri. In seguito alla riforma
dei programmi, ci sono piovute ad-
dosso mo.ltissime richieste e siamo
rapidamente passati dai 150 ragazzi
di quando avevamo solo il classico
trad izionale ai 420 iscritti di oggi,
ma siamo già avviati verso il tra-
guardo dei 500. L'orario impegnati-
vo non scoraggia i ragazzi, molti

2.10 Page 20

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20 1SETTEMBRE 1989
dei quali, venendo dalla provincia,
sono costretti a fare i pendolari con
spostamenti piuttosto lunghi. Pro-
grammi per il futuro? Vorremmo
inserire anche un terzo nuovo indi-
rizzo, ma siamo ancora incerti sulla
scelta da fare. Forse decideremo
per un indirizzo linguistico-turisti-
co, visto che nella zona siamo vicini
a molte località climatiche e in que-
sto settore non mancano le occasio-
ni di impiego».
Inseriti in un progetto di crescita
globale, che dall'anima della forma-
zione salesiana si proietta sul futuro
sviluppo della persona e della sua
formazione professionale, molti ra-
gazzi arrivano alle superiori dopo
aver frequentato le medie presso lo
stesso Collegro Don Bosco. Anche
in questo settore scolastico dell'isti-
tuto i cambiamenti negli ultimi anni
non sono stati pochi. Ce ne parla il
Preside, Don Mauro Leorin, mo-
strando~ alcune cifre. «Abbiamo
375 ragazzi, e da due anni un terzo
è di alunne. Abbiamo la fortuna di
avere il centro di orientamento qui
in casa e attraverso i test comincia-
mo a conoscere i nuovi iscritti an-
cora prima che si inizi il nuovo an-
no scolastico. Questo ci ha aiutato
nell'arco di tre o quattro anni ·ad
avere delle classi molto ben equili-
brate. Poi a settembre, si approfon-
disce la conoscenza ed un operato-
re del Centro di Orientamento pre-
senta il ragazzo al Consiglio 'di clas-
se. In seconda e in terza continuano
ad essere seguiti da vari gruppi di
test che hanno già l'ottica dell'o-
rientamento successivo nelle scuole
superiori. Seguiamo programmi
scolastici normali anche se abbia-
mo molte attività (c'è anche il com-
puter) nelle ore del pomeriggio.
Una delle cose che ho cercato di fa-
re è stata quella di migliorare il rap-
porto con i professori. Dieci anni fa
infatti quasi tutti gli insegnanti era-
no salesiani, mentre oggi la mag-
gioranza è composta da laici. È im-
portante prepararli adeguatamen-
te, anche se questo non sempre ac-
cade e anche recentemente non so-
no mancati episodi sgradevoli».
Niente però sembra turbare l'af-
fiatamento dei ragazzi con la loro
scuola. Racconta Nicola, quinto an-
no dell'indirizzo economico: «Sono
qui dalle medie e di questa mia
esperienza ho un ricordo bellissi-
mo, mi ha accresciuto in tutti i sensi,
mi ha formato come persona. Al di
della vita nella scuola, nei ritiri
spirituali e nei campi scuola nella
casa di Valgrande, mi resta l'aver
capito la mia capacità di vivere con
gli altri». Accanto a lui, Francesco,
ultimo anno dell'indirizzo classico,
interviene: «Ho deciso che dopo
frequenterò ingegneria a Padova.
Come mai questo salto di qualità?
Ho scelto il classico per il tipo di
base culturale çhe offre, ma mi sen-
to portato per le materie scientifi-
che (e anche i test me lo avevano in-
dicato). Sono contento di frequen-
tare una scuola che qui a Pordeno-
ne gode di un'ottima fama, comple-
tamente meritata. Anche altri coe-
tanei che frequentano scuole pub-
bliche, parlando con noi ammetto-
no che abbiamo una preparazione
diversa, molto valida». Questo è an-
che il parere di una mamma: «Si,
questa è considerata la migliore .
scuola della città. L'anno scorso so-
no venute a festeggiare il centena- ·
PARLA IL PRESIDENTE
DELL'AGESC:
ccÈ bello far parte
di questo fermento»
«Negli ultimi anni ci siamo sentiti sempre più responsabilizzati e
chiamati a partecipare alla vita di questa scuola» spiega Ugo Zuliani, 2
figli di cui uno in 2' liceo e Presidente dell'associazione Agesc. La sua
esperienza è un po' quella di molti altri genitori che si sentono impe-
gnati nel progetto di crescita globale dei ragazzi che frequentano il
«Don Bosco». «Da quando è arrivato il nuovo direttore, Don Cusinato,
c'è stata una maggiore attenzione alle esigenze dei giovani della no-
stra città. L'innovazione degli indirizzi di studio del liceo è stata realiz-
zata analizzando le reali esigenze emergenti dalla società di oggi e tut-
to questo è stato molto importante sia per il Collegio Don Bosco che
per l'Istituto Vendramini a noi collegato . Insieme sono un esempio ben
riuscito di una scuola capace di rinnovarsi. Quello che oggi è fonda-
mentale per chi è a contatto con i giovani è la capacità di non fossiliz-
zarsi» .
In che modo come laici vi sentite investiti dal carisma salesiano?
«Questo coinvolgimento da parte nostra nasce senza dubbio dalla
grossa disponibilità dimostrataci dai Salesiani .che sono riusciti a re-
sponsabilizzare delle persone offrendo nello stesso tempo una occa-
sione fondamentale per approfondire il significato del nostro essere
genitori e i valori più profondi della nostra fede cristiana. Anche noi,
come i nostri figli, abbiamo bisogno di crescere attraverso l'adesione
al Vangelo e alla vita della Chiesa».
In che modo voi come associazione siete presenti nelle decisioni
che regolano la vita della scuola?
«Ci siamo inseriti come Agesc quando era preside delle medie Don
Agostino Babetto e siamo man mano diventati sempre più numerosi
ed attivi, grazie alla disponibilità dei Salesiani. Oggi qui al 'Don Bosco'
abbiamo quasi 400 genitori iscritti (all'inizio eravamo appena una tren-
tina) e con quellì del Vendramini andiamo verso le 700 adesioni. C'è
una collaborazione completa in molti campi. Ci sono parecchie iniziati-
ve ed è bello far parte, di questo fermento. Devo dire che i Salesiani
sono stati i primi ad essere aperti alla nostra presenza con una intui-
zione che si è rivelata molto positiva, perché la scuola cattolica ha ra-
dici più profonde nell'educazione e nella formazione dei giovani quan-
do c'è la partecipazione dei genitori».

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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- - - - - - - - - - -sB-
L'Amministrazione comunale «premia la scuola».
La r:nanlfestazlone è ricordata nell'articolo.
rio di Don Bosco tutte le autorità
cittadine: il Sindaco assessori, un
senatore, molti sono usciti di qui,
sono stati seduti sui banchi di scuo-
la o hanno giocato'all'oratorio».
Anche Caterina, quinto anno del-
l'indirizzo economico ha qualcosa
da dire. «Dopo il diploma ho deciso
che andrò a lavorare, non ho mai
avuto troppa voglia di studiare an-
1 SETTEMBRE 1989 21
che se a scuola vado bene. Sono
molto contenta di stare in questa
scuola: c'è molta apertura e dialo-
go, noi ragazzi ci sentiamo liberi di
esprimere le nostre idee, sentiamo
che i nostri problemi sono capiti».
«Se il carisma di Don Bosco con-
siste nell'aver amato i giovani sopra
ogni altra cosa dopo Dio, - dice
don Walter Cusinato - ecco se noi
riuscissimo oggi a realizzare la stes-
sa cosa troveremmo le forme mi-
gliori per rispondere ai nostri gio-
vani. Anche Don Bosco è stato un
grande innovatore, nel clima stori-
co e culturale del suo tempo, per-
ché aveva il cuore pieno di Dio e un
grande senso della realtà. Amava i
giovani non a parole ma coi fatti e
cercava di rispondere loro con la
creatività che il Signore gli aveva
dato. lo credo che anche a noi oggi
non deve mancare il coraggio del-
l'innovazione dettato dall'amore e
con le radici immerse nell'humus
del Vangelo».
Miela Fagiolo d'Attilia
UN CENTRO PSICOPEDAGOGICO
A SOSTEGNO DELL'ISTRUZIONE
EDUCATIVA
A colloquio con
lo psicologo
Giorgio Tonalo.
Pareti chiare, quadri
colorati e divani a fiori , un'atmosfe-
ra serena. Siamo nei locali del Cen-
tro di Orientamento Scolastico
Professionale e sociale (Cospes) si-
tuato in un'ala laterale del «Colle-
gio Don Bosco». Tra un incontro di
gruppo, un colloquio e un momento
di verifica .con gli operatori dell'e-
quipe del Centro, Don Giorgio To-
nolo 52 anni, psicologo e psicotera-
peuta, ci riceve nel suo studio per il-
lustrare le finalità e gli indirizzi di
azione di questo servizio da lui di-
retto.
«L'idea centrale del nostro lavo-
ro, iniziato 18 anni fa e via via svi-
luppatosi in varie direzioni, è quella
di mettere la psicologia al servizio
dell'educazione. Nella nostra lspet-
toria i Cospes sono quattro (Mo-
gliano Veneto, S. Donà 'di Piave e
Udine, oltre naturalmente a questo
di Pordenone) e hanno tutti più o
meno la stessa impostazione.
Ai Cospes vengono chieste varie
forme di collaborazione che vanno
dalla pubblicazione di volumi spe-
cifici alla realizzazione di ricerche
su campioni».
Quali sono le aree di impegno di
questo Centro?
«Ci muoviamo lungo tre direttive
di lavoro. Una prima linea di lavoro
riguarda le istituzioni educative dal-
la scuola materna alle superiori.
Facciamo attività sia per le scuole
cattoliche come per quelle pubbli-
che con convenzioni che solitamen-
te vengono stipulate con comuni di
sedi scolastiche. Interveniamo
aiutando genitori, insegnanti e alun-
ni in campo educativo attraverso la
competenza psicologica».
E quali sono gli altri indirizzi di
lavoro?
«Abbiamo un secondo settore
specifico che è quello della consu-

3.2 Page 22

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22 · I SETTEMBRE 1989
lenza che svolgiamo su richiesta di
famig lie, di persone singole, di geni-
tori per problemi educativi co n i fi -
gli, o insegnanti per prob lemi che
possono venire dagli allievi. Per
questo, qui come vede abbiamo una
serie di salette in cui ri cevia mo se-
condo una ripartizione di settori,
cons ul enze, interventi. Quante ri -
ch ieste abbiamo? Diffici le dirlo,
perché se ad esempio una co ll ega
riceve un bambino in psicoterapia
lo può fare per un mese, per un anno
o for e di più. Non abbiamo ancora
compi lalo una tatisLica in ques to
senso. Certo però che le domande
sono molte non solo da Pordenone
e dintorn i, ma anche da Udin e, dalla
provincia di Venezia, da Trevi o,
ecc. Reclamizziamo pochissimo
perché appena si diffonde la notizia,
anche in via con fid enzia le, del lavo-
ro che svo lgia mo, auto matica mente
si rischia di andare oltre all a nostra
disponibi lità. Siamo infatti una
equ ipe abbastanza ristretta di quat-
tro operato ri una psicoterapeuta,
uno psicosocio logo espe rt o della
comunicazio ne interpersona le, un a
p ico loga che lavora con i bambini
pi co li, la segretaria ed io che sono
il so lo sa lesiano del gruppo».
poi un altro campo verso cui
si sta all argando l'attivi tà del vbstro
ospes, co me illustrano queste di-
spense e i dep lia nl che mi ha mo-
stra to...
«S i, c'è un terzo ambito in cui i
siamo partico larmente impegna ti
negli ultimi due anni, e rigu arda la
formazione permanente. Attual-
mente abbiamo in atto cinque cors i
di vario genere. Un primo impegno
è legato un training di formazione
quindicinale per med ici e psicologi
(siamo co ll egati in ques to all'Istitu-
to di Roma diretto dal Prof. Pio
Scil ligo). Poi abbiamo una scuol a
trienna le per genitori suddiv isa in
se i cicli di due mesi l'uno, ogn i le-
zione è corredata da dispense stu-
diate appositamente, co n un grosso
lavoro di preparazione di tutt i i ma-
teriali necessari. Un altro ambito,
più salesiano che ma i, propo ne un
training per giovani (poi si farà an-
che per gli adol sce nti)».
Chi sono questi giovan i a cui voi
vi dedicate?
«Sono ragazzi con cui noi entri a-
mo in contatto nel nostro ambiente
e che man ifestino il de iderio dico-
noscersi meglio, superando le diffi-
co ltà di rapporto co n gli altri, con la
famig lia, co n lo studio, ecc.
hiedono di poter consultare un
e perto e anziché svolgere un ca m-
mino a li ve llo individu ale può di-
venta re molto più indicato trovar i
a parl are in un gruppo. Perché il
gruppo dà la visione conte mpora-
nea a tutti di una problematica che
può essere di ciascu no. Non so lo
ma dà la possibilità di uscire dalla
della vila dell'I tituto?
«La nostra co nsul enza psicologi-
ca va dai bambini piccoli ai te t per
conosce re meglio gli alunn i e poi in
altre direzioni fino all e problemati-
che gio vani li, all a vita della copp ia,
dell a famiglia e all e difficoltà di
rapporti genitori-figli. Idea lmente
è co me se si chiudesse un anello che
abbraccia tutto l'arco dell'esistenza
umana se mpre co n l'idea di fo ndo
di mettere la psicologia al servizio
dell'educazione. Cosl come Sa lesia-
Sotto: il laboratorio linguistico della scuola;
sopra : un momento di gioco.
dimensione personale sta bil endo
dei rapporti di scambio reciproco
co n altri coetanei. Il tutto sempre
sotto li3 co nduzione di un e perto
che li guida. Le ri chieste anche qui
sa rebbero mol te, ma non possiamo
esaudi rl e tutte. tiamo puntando
per questo all a fo rmazione di un
gruppo di co ll aboratori nell'arco di
tre o quattro anni: formiamo qui
degli opera tori che poi gravita no
nel nostro amb ien te».
I n che modo l'attività de l en tro
viene ad ess r mes a al servizio
ni attraverso la scuo la puntano all a
educazio ne integrale delle persone,
così attraverso l'insieme dell e cono-
scenze che la psico logia può dare
per l'interpretazione dell a realtà
de ll'indi viduo, cerchi amo cli offrire
un contributo all a lettura del l'indi-
vidt10 e al su pera mento dei suoi
problemi. M a non basta. li no tro
impegno ha un ca r attere preventi-
vo pecifico per ai utare le istitu zio-
ni scolasti he ad esse re sempre più
chi aramente edu cative».
M.F.d'A.

3.3 Page 23

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- - - - - - - - - - -s/J-
PROTAGONISTI
1 SETTEMBRE 1989 23
FACCHETII:
CONTRO LA VIOLENZA
NEGLI STADI
EDUCARE I GIOVANI
(E ANCHE GLI ADULTI)
.Per il grande campione - - - MILANO, settem bre -
~
dell1nter il male è nella
Giacinto Pacchetti, per i ti fosi de l
calcio - ma sa rebbe il casò di di re:
nostra società. Il ricordo per tutti gli sportivi italia ni - «il
dell'oratorio salesiano.
gra nd e G iacinto Pacchetti». Il suo
ruo lino di marcia è impressio nante.

3.4 Page 24

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24 1SETTEMBRE 1989
Novantaquattro incontri disputa-
ti in nazionale, di cui ben settanta
nel ruolo di «capitano»; innumere-
voli partite di campionato - terzi-
no sinistro poi libero - giocate nel-
l' Inter, la squadra in cui è cresciuto
e si è affermato rimanendole sem-
pre fedele, e concluse per quattro
volte con la conquista del titolo di
campione d'Italia. Memorabile ne-
gli annali del calcio italiano l'appor-
to di Facchetti alla vittoria dell'Ita-
li a sulla Germania (4 a 3) nella par-
tita di semifinale ai campionati del
mondo in Messico. Per l'Italia an-
mal e con il Brasile nella finali ssi-
ma, ma l'incontro con la Germania
è ricordato da una targa nello sta-
dio della capitale messicana.
Se le doti atletiche e agonistiche
di Facchetti sono sempre state fuori
discussione, altrettanto apprezzate
le sue qualità di sportivo autentico,
Foto LDC
di professionista serio e pulito. Gli
hanno voluto bene tutti, da tutti ha
sempre ricevuto attestati di stima e
di simpatia, giocatori e tifosi. Oggi
è un affermato uomo d'affari nel
campo delle assicurazioni. Chi me-
glio di lui può dirci una parola su
ciò che sta avvelenando il calcio e
lo sport in generale? L'ultimo cam-
pionato di calcio concluso nel giu-
gno scorso è stato segnato da una
impressionante sequela di violenze1
dentro e ai margini degli stadi.
Scontri sanguinosi fra opposte tifo-
serie, rappresaglie, vendette, tutta
roba che con lo sport non ha nulla a
che vedere. Ora sta per aprirsi la
nuova stagione calcistica, che cul-
minerà con il campionato mondiale
ospitato nel 1990 dall'Italia. Che co-
sa dobbiamo attenderci? li peggio,
suggerisce qualcuno dopo il cre-
scendo di violenza registrato negli
ultimi tempi. Ed è tutto un affannar-
si di «esperti» attorno a questo
sport che segni inquietanti di
profondo malessere, per individua-
re responsabilità, cercare rimedi,
adottare misure di contenimento.
Dai salesiani
di Treviglio
Ma prima di affrontare questi te-
mi scottanti, vogliamo ricordare
che Giacinto Pacchetti ha comin-
ciato a tirare calci al pallone in un
oratorio salesiano. «Sì, a Treviglio
- conferma Pacchetti - e anche in
tenera età, come si dice, perché ave-
vo sette-otto anni. L'oratorio, spe-
cie in quegli anni , e parlo dei primi
anni Cinquanta, era uno dei poc hi

3.5 Page 25

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- - - - - - - - - - -# -
luoghi dove i ragazzi potevano in-
contrarsi e stare insieme. L'ambien-
te salesiano, inoltre, dava ai genitori
una assoluta tranquillità. Sapevano
che i loro figli erano all'oratorio e
non avevano problemi. Guardi che
è cosl anche oggi. Sono diventato
genitore anch'io e uno dei miei figli
frequenta una scuola salesiana. Na-
turalmente molte cose sono cam-
biate da allora, adesso i giovani tro-
vano altre forme di aggregazione,
ma non sempre esenti da rischi e
pericoli. Negli anni del_la mia adole-
scenza, in testa a tutto c'era l'orato-
rio salesiano e molti della mia gene-
razione ci sono passati».
Facchetti lo ricorda bene quel
campo di calcio dell'oratorio. <<Le
dirò di più: mi vedo ancora correre
avanti e indietro sulla terra battuta,
dove non cresceva un filo d'erba.
Un campetto come usava allora,
tanto piccolo che quando tiravo di
rimessa da fondo campo quasi ri-
uscivo ad arrivare nella porta av-
versaria. E ricordo anche che la do-
menica mattina, dopo la Messa e
prima di giocare la partita, i salesia-
ni ci davano un dolce o un panino.
All'epoca usava cosl e noi eravamo
felici».
Però nessuno si avvide che su
quel piccolo campo stava nascendo
il futuro campione... «Be', qualcuno
notava che me la cavavo piuttosto
bene con il pallone. Ma non era co-
me adesso, con gli «osservatori»
che frequentano i campi di calcio e
mettono gli occhi addosso ai ragaz-
zi più promettenti di nove-dieci an-
ni per portarli nel giro delle squa-
dre professionistiche. Ai miei tempi
questo avveniva non prima dei
14-15 anni e fino ad allora i ragazzi
continuavano a giocare per puro di-
vertimento».
Ecco, come sportivo che ha fre-
quentato l'oratorio salesiano ed è
poi diventato un calciatore famoso,
che cosa pensa Facchetti di ciò che
accade ne mondo del calcio, della
violenza che si scatena ogni dome-
nica negli stadi o nei loro dintorni?
«Senta, io mi sono fatto a questo ri-
guardo una mia convinzione, ed è
questa: la violenza che si è scatena-
ta nel mondo del calcio va riportata
alle condizioni della società in cui
viviamo, una società che è intrisa di
violenza. È un esercizio inutile quel-
lo di andare alla ricerca di capri
espiatori all'interno del calcio. C'è
chi punta il dito sulla stampa spe-
cializzata che esaspera la rivalità
fra le squadre, chi rimprovera i gio-
catori perché si comportano male
in campo, o gli arbitri che commet-
tono troppi errori. Forse c'è anche
questo, ma nessuna tesi mi pare
1 SETTEMBRE 1989 · 25
convincente. Le faccio un esempio.
In Inghilterra la stampa non ha cer-
to i toni della nostra, anzi è piutto-
sto fredda con il calcio. I giocatori
in campo sono assolutamente cor-
retti, le punizioni per fallo sono ra-
re. Eppure sappiamo tutti che cosa
succede ogni settimana sugli spalti
degli stadi britannici, a quali eccessi
E GLI STIMOLANTI
CIRCOLANO ANCHE
FRA GLI ADOLESCENTI
Oltre a fornire una immagine distorta
dello sport, mettono in pericolo
l'integrità fisica dei ragazzi.
I casi clamorosi - quelli, per intenderci, esplosi durante le Olimpiadi di
Seul, episodio Ben Johnson in testa - di ricorso a sostanze chimiche sti-
molanti per migliorare le prestazioni sportive, sono solo la faccia illumi-
nata del pianeta doping, di un fenomeno, cioè, che ha assunto negli ultimi
anni dimensioni sempre più ampie, nonostante l'intensificarsi dei control-
li. Ciò che più preoccupa è che la parte sommersa coinvolge adolescenti e
giovani ai loro esordi in settori sportivi considerati «minori». Anfetamine,
aminoacidi, oligoelementi, steroidi circolano ai margini di palestre, di pi-
ste, di vasche del nuoto. Si è arrivati ad accertarne l'uso perfino in gare fra
cicloamatori di paese. A distribuire queste sostanze sono a volte medici
senza scrupoli, allenatori o dirigenti sportivi incoscienti. Senza contare
che basta andare in farmacia per procurarseli, senza bisogno di esibire la
ricetta medica. E se ci sono genitori che guardano allarmati al fenomeno,
ce ne sono altri che, spesso per ignoranza, rimpinzano di eccitanti i figli
pur di vederli primeggiare e battere gli avversari.
Ha dichiarato un medico sportivo: «Più di una volta ragazzi poco più
che dodicenni mi hanno confessato di avere ingerito trinitrina, un medici-
nale che funziona da vasodilatatore delle coronarie». Il fatto è che oggi lo
sport coinvolge interessi da capogiro. E se si fa balenare a un giovane la
possibilità di affermarsi e di arricchirsi, c'è da aspettarsi che sia capace di
mandare giù di tutto. Naturalmente c'è chi approfitta della situazione per
ricavarne profitti attivando la ricerca di farmaci che sfuggono ai controlli
antidoping.
È diffusa anche la convinzione che queste sostanze siano innocue. «È
assolutamente falso - ha dichiarato il prof. Silvio Garattini, direttore
dell'Istituto farmacologico Mario Negri di Milano -. L'uso di queste so-
stanze, soprattutto gli steroidi, oltre a provocare col tempo effetti deva-
stanti sia a livello fisico sia del sistema nervoso, portano all'assuefazione.
Non si riesce a rinunciare all'euforia artificiale che esse procurano. Ho vi-
sto il caso di un atleta che aveva deciso di smettere: ha resistito per sei
giorni». È ancora il prof. Garattini a sostenere la necessità di combattere
il doping con una vasta campagna di educazione perché, dice, la gente de-
ve abituarsi a disprezzare gli atleti drogati. E bisogna cominciare fin dai
bambini delle scuole elementari.
Educazione di base, quindi, per ottenere di preservare la gioventù dai
rischi di uno sport malamente inteso. «Se non mettiamo riparo al dilagare
delle sostanze stimolanti - ha dichiarato il dott Pietro Modesti, medico
sportivo - non ci rimarrà che invitare i nostri figli a evitare lo sport. Per-
ché a quel punto lo sport sarà diventato il contrario di quello che deve
essere: un fatto di crescita morale e umana oltre che fisica».

3.6 Page 26

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26 · 1 SETTEMBRE 1989
si arriva. Mi creda, la violenza na-
sce in questa nostra società ed è sul-
la società che bisogna agire per mi-
gliorarla».
La violenza
di tutti i giorni
Facchetti è tanto convinto di ciò
che afferma che a tutto vapore si
lancia in una seconda dimostrazio-
ne: «Ma li leggiamo i giornali o no?
Basta solo scorrerli per vedere che
la violenza negli stadi è solo una
minima parte della violenza che c'è
ogni giorno nelle strade e nelle
piazze. Solo che quegli stessi gior-
nali puntano più sulla prima che
sulla seconda. Ricordo l'episodio
del ragazzo accoltellato dopo una
partita di calcio: l'indomani, titoloni
in prima pagina. Gli stessi giornali
riportavano in settima od ottava
pagina la notizia di una bambina
violentata».
Si può obiettare che' alle partite
Foto Archivio SEI - Di Francescantonio
di calcio ci si va, o ci si dovrebbe an-
dare per divertirsi e non per scam-
biare coltellate, ma Pacchetti non
intende minimizzare la gravità de-
gli episodi di violenza negli stadi.
«Voglio solo mettere in rilievo -
precisa - che di violenza, di teppi-
smo, di criminalità ce n'è troppa
non solo alle partite di calcio la do -
menica, ma nelle strade tutti i gior-
ni. E torno a ripetere che se non si
cambia il modo di vivere ce ne sarà
ancora di più».
Cambiare il modo di vivere, dice
Pacchetti. Ma non è tanto facile
ottenerlo...». Certo che non lo è.
Ma bisogna cominciare, e si deve
partire proprio dai giovani, tifosi o
non tifosi. Io credo nella funzione
educativa dello sport e se si offris-
sero ai giovani, specie nelle grandi
città, maggiori spazi e migliori at-
trezzature sportive, si otterrebbe
di scaricare tante tensioni, che
oggi trovano sfogo in direzioni
sbagliate. E poi bisogna cambiare
la mentalità di certi adulti. Una
volta i ragazzi giocavano a calcio
per divertirsi. Oggi hanno ai mar-
gini del campo allenatori che
sbraitano come ossessi quando un
ragazzino sbaglia un passaggio o
si prende un gol. Ci sono genitori
che mirano al successo del loro fi-
glio a tutti i costi e litigano con
l'arbitro perché si è permesso di
richiamare il ragazzo. Tutto ciò
contribuisce a creare una mentali-
tà sbagliata».
Mentalità che finisce poi per ap-
prodare talvolta all'uso di sostanze
chimiche per migliorare le presta-
zioni. «Certo, perché è una mentali-
tà che prevede di primeggiare sem-
pre, di sopraffare comunque l'av-
versario, di vincere. Se la si coltiva
nel ragazzo, quando sarà grande e
magari approderà nel settore pro-
fessionistico, se la porterà dietro.
Debbo però dire che l'uso di certe
sostanze, che si è diffusa in tanti
sport, nel calcio non lo vedo. L'anti-
doping nel calcio esiste da trent'an-
ni ed è molto severo».
G.N.

3.7 Page 27

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- - - - - - - - - - -s8-
REPORTAGE
1SETTEMBRE 1989 27
Polonia
I La Vistola osservata dall 'alto di Wawel. A destra si nota la chiesa
salesiana. Nel riquadro: il campanile di Czestochowa a 130 chilometri
da Cracovia.
SuLLA VISTOLA IMMOBILE
SOFFIA LA PERESTROIKA
Viaggio nella Polonia salesiana m entre nel Paese
crescono f ernienti di libertà.
C RACOVIA, luglio
1989- Boschi, ciminie re e chi ese. Ed
a ncor a: auto vecchie di a lmeno di e-
ci anni , edifi ci priva ti e pubblici an -
ne rit i dai fiumi de ll e ciminiere, stra-
de be n tagli a te e solitame nte bo r-
date di tig li , pio ppi, qu erce.
E la prima imm agine dell a Po lo-
ni a. La gente si p rese nta demodè
ma i giovani so no decisa mente mo -
derni. Varsav ia, Czerwi ns k, Luto -
miersk, Lodz, Cracov ia, O swiecim,
Skawa, Czestochowa, Ko piec: ecco
le princip ali tappe d i un viaggio du-
rato un a settim a na e reali zzato in
macchin a. And are da Varsavia a
C racov ia è co me perco rrere un a
g rande pia nura che sul fi nire si in-
crespa in colline. De l resto il 75%
dell'inte ro territorio po lacco è si-
tuato a me no d i 200 metri d'altitudi-
ne. li fium e Visto la, immo bile e in
buo na parte inquin ato, ci tie ne
co mpagni a co n frequ enti a pp ari-
zio ni : dall'a ntico qu artiere Praga di
Varsavia dove in via Kaweczynska
53 ha sede l'lspetto ri a salesiana fino
al ce ntro di Cracovia ai pi ed i del

3.8 Page 28

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28 · 1 SETTEMBRE 1989
UNA PRESENZA
QUASI SECOLARE
I primi contatti fra Don Bosco, i Salesiani 'e la Polonia risalgono alla
metà dell'Ottocento e si sono espressi nelle forme più varie . Già prima
dell'apertura della prima Casa emerge la singolare figura del venerabi-
le don Augusto Czartoryski per la cui beatificazione ci sono molti buo-
ni motivi di speranza. Il primo volume degli Annali della Congregazione
salesiana narra con ampiezza le vicende dell'inizio. In esso fra l'altro si
legge :
"··· La prima Casa salesiana in.Polonia, la prima di molte molte altre,
fu quella di Oswiecim, cittadina poco lungi da Cracovia ed a pochissi-
ma distanza dai contini della Polonia prussiana e della Polonia russa :
posizione favorevole quindi, perché anche giovani di quelle due regio-
ni potessero accedere al Collegio salesiano. Volle i nostri a Oswiecim
il Principe Vescovo di Cracovia Giovanni Puzyna, che /'11 novembre
1895 aveva scritto a Don Rua : " Le belle ed utili opere fondate nei di-
versi paesi del mondo dalla Congregazione Salesiana mi tanno sup-
porre che anche in questa mia diocesi riuscirebbe a gran bene per la
salute delle anime uno stabilimento di cotesto Ordine».
I Salesiani andarono comunque a Oswiecim nell'ottobre del 1898.
Da allora i Figli di Don Bosco sono cresciuti radicandosi nel Paese e
partecipando alle sue vicende storiche e pagando il loro tributo di sof-
ferenza e di sangue come nel caso dei salesiani morti nei campi di
concentramento. Negli anni prima della guerra e durante era emersa la
ricca personalità del Cardinale Salesiano Hlond. Superata la bufera
della guerra e pur limitata nella sua attività educativa e pastorale dal
regime marxista, la Famiglia salesiana è andata avanti. Oggi essa in
Polonia è organizzata in quattro lspettorie con 71 Case e 1246 religiosi
salesiani sparsi in maniera omogenea in tutto il Paese. Dal 1922 sono
presenti anche le Figlie di Maria Ausiliatrice che oggi contano 47 Case
e quasi cinquecento religiose in due lspettorie.
Wawel, la co llina calcarea su lla cui
cima si trovano il castello reale e la
composita cattedrale del XIV seco-
lo. All 'interno è quasi tutta un mau-
soleo riservato a re e regine: Casi-
miro il Grande, Sigismondo Edivi-
ge. C'è anche un monumento al pa-
dre di don Augusto Czartoryski, il
nobile polacco divenuto salesiano e
morto ad Alassio 1'8 aprile 1893.
Don Czartoryski oggi è venerabile
ed in attesa di beatificazione. A po-
che centinaia di metri in basso è
possibile vedere la parrocchia sale-
siana di san Stanislao Kostka, sede
anche dell'ispettoria.
Cracovia rivela gli umori della
Polonia e non soltanto perch~ vi è
stato arcivescovo Karol Wojtyla,
oggi papa Giovanni Paolo 11. E una
vera e propria cartina al tornasole.
Qui è Nowa Huta il più recente dei
quartieri della città ma anche, con

3.9 Page 29

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- - - - - - - - - -sB-
de del più diffuso settimanale catto-
lico il «Tygodnik Powszechny» ti-
. ratura di centomila copie, mi è pos-
sibile incontrare padre Malinski
Mieczyslaw, docente al seminario,
amico di Wojtyla del quale ha an-
che pubblicato una biografia, e uno
dei leader del movimento cattolico
cracovense. li settimanale ha sem-
pre sostenuto Solidarnosc e due
membri della redazione sono stati
anche eletti al Parlamento.
Grazie alla disponibilità di don
Mieczyslaw Kaczmarzyk che per
tutta la durata del viaggio mi fa da
interprete, chiedo a padre Malinski
di chiarirmi la situazione politica.
«Bisogna, egli dice, distinguere
due aspetti di Solidarnosc: il primo
riguarda l'ideale ed il secondo il
movimento sindacale. L'ideale, l'an-
ticomunismo, raccoglie tutte le
classi del Paese, studenti ed operai,
dirigenti e professionisti. È l'idea
vincente in tutta la Nazione. L'altro
aspetto è dato dal gruppo che ruota
attorno a Lech Walesa, per inten-
derci, e che cerca di inserire tale
ideale nella politica pratica evitan-
do violenze d'ogni tipo e guardan-
do al bene del Paese. ln atto si cam-
mina verso un polipartitismo». Co-
sa cambia in concreto con la legge
. parlamentare approvata il 17 mag-
gio 1989 che status giuridico alla
Chiesa? «Il primo passo per la
Chiesa è quello di poter usare radio
e televisione. Segue per importanza
oltre 30.000 operai, il più grande la possibilità di ripristinare l'asso-
stabilimento industriale del Paese ciazionismo giovanile già attivo e
la cui storia, il regista, Wajda, ha ben organizzato prima della guerra.
raccontato nel film «L'uomo di I 77 articoli della legge prevedono
marmo».
inoltre e fra l'altro la possibilità di
Nei dintorni di Cracovia c'è il aprire scuole, il riconoscimento del -
campo di Auschwitz ancor'oggi le Accademie teologiche, l'assicura-
triste monumento di quanto possa zione sociale per il clero».
la bestialità umana. Per chi va ad Ma questa Chiesa polacca non è
Auschwitz è difficile non avere un «clericale»? «L'impressione. - è
nodo alla gola. È un tappa da non ancora padre Malinski che parla -
evitare. A Cracovia c'è anche l'U- può essere cosl. Ma bisogna anche
niversità Jagellonica in questi gior- ricordare che durante questo perio-
ni contrassegnata indiscutibilmen- do di 45 anni noi siamo stati "chiusi"
te da Solidarnosc il cui simbolo è in Chiesa. Non potevamo neppure
affisso in ogni dove cosl come lo formare un piccolo staff di laici col-
sono gli avvisi che invitano gli stu- laboratori. Perfino una conferenza
denti a partecipare ad un incontro di argomento scientifico doveva
di preghiera nella vicina chiesa di farsi in chiesa preceduta e conclusa
S. Anna oppure a dire il proprio magari da qualche preghiera. Ma
«nie» ai responsabili della legge basta dare uno sguardo a.Ile mi-
marziale del 1981.
gliaia di giovani universitari che al-
Al numero 12 di Ulica Wislna, se- le sette del mattino o alle sette di
1SETTEMBRE 1989 29
VUOI
RICEVERE
Il BOLLETTINO
SALESIANO1
Dal lontano 1877
questa rivista · viene
inviata gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Scrivi subito il tuo
indirizzo a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
C~seUa Postale 9092
00163 ROMA

3.10 Page 30

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I Le immagini si riferiscono alla cìttà di Cracovia,
eccetto la foto di una torre di controllo di
Auschwitz e la foto che si riferisce ad un
momento di preghiera a Czestochowa.
sera si tro va no in chiesa e asco lta re
come par lano per sfatare tale im -
pressione di clericalismo».
· Qu esto me e di luglio a Cracov ia
c'è veramente qualcosa di nuovo: a
porta Florianska i ragazzi della vi-
. cina cuoia d'Arte e pongono i loro
quadri mentre una orchestrina suo-
na vecchie melodie.
«Che bello, sussurra co mm osso
don Kaczrnarzyk, da tanti anni non
sentivo queste melodie». In tanto i
prezzi vanno al le te Ile,le vetri ne d ei
negozi ono qu asi vuote, la situazio-
ne dell'ag ri co ltura è catastrofica
mentre le industrie non tirano più
dopo aver fatto ingenti danni ecolo-
gici. Davanti al Mercato de iTessuti i
bamb ini com prano zucchero fil ato e
g iocano con le colombe.
Alla «Moda Pols ka», in via

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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- - - - - - - - - - -s/1-
1 SETTEMBRE 1989 31
Grodzka, prevalgono colori auste-
ri: il grigio e il nero per gli uomini,
l'arancione non troppo rosso per le
donne. Nelle vetrine delle librerie
fanno mostra Mann, Segai, Dic-
kens, Tornasi di Lampedusa. La Po-
lonia è anche questo.
Alle dodici in punto dall'alto del-
la Chiesa della Vergine Maria, nel-
l'angolo est del Rynek s'ode il suo-
no della chiarina. Sul grande muro
del Santuario-Simbolo di Czesto-
chowa sta scritto : «Sono rimaste la
fede e la devozione alla Vergine SS.
Su questo fondamento tutto il resto
può essere ricostruito». Sono paro-
le di Stenkiewìcz Henryk autore del
«Quo vadis?».
Giuseppe Costa
Foto e testo
I . Continua

4.2 Page 32

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32 · 1 SETTEMBRE 1989
EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO
Papua Nuova Guinea
.LA «DON BOSCO TECH»
DIPLOMA I RAGAZZI
IMPOSSIBILI
DIPORT
MORESBY

4.3 Page 33

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---------,-----,--------s/1-
1SETTEMBRE 1989 33
Tutto incominciò con un
sogno. L'ultimo arcivescovo di Port
Moresby, monsignor To Paivo, so-
gnò che qualcuno avrebbe avuto cu-
ra dei giovani della sua città. Isalesia-
ni intanto avevano iniziato la loro
prima opera ad Araimiri. Le insisten-
ze dell'Arcivescovo, un anno dopo,
nel 1981 portarono i figli di Don Bo-
sco ad accettare la nuova opera. Si
trattò di una vera e propria sfida.
In Papua Nuova Guinea per po-
ter accedere alla scuola media su-
periore è richiesto ai ragazzi di so-
stenere un esame: viene superato
da meno della metà dei candidati. A
quanti non superano gli esami non
resta che l'abbandono, con la con-
seguente emarginazione e la quasi
impossibilità di un lavoro. Comun-
que sia, con o senza diploma, molti
passano il loro tempo lungo le stra-
de della città imparando tutto ciò
che l'ozio può far imparare. Molti,
inoltre, «school leavers», - vengo-
no chiamati così i ragazzi che ab-
bandonano la scuola- , dai villaggi
vengono a Port Moresby sperando
in una vita migliore. Cosi non mera-
viglia l'aumento della delinquenza
minorile nelle aree urbane. Nello
stesso tempo anche chi ha un diplo-

4.4 Page 34

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34 · 1 SETTEMBRE 1989
ma e non trova lavoro, finisce, co-
me gli altri , nelle strade.
I sa lesiani iniziarono la loro sfida
per trovare una soluzione. L'Archi-
dioces i offrì un pezzo di terreno a
Badili, un distretto di Port Moresby.
Si decise di fare una scuola superio-
re per gli «school leavers» ma che
desse un a preparazione tecnico-
pratica. I pionieri furono due: don
Giuseppe Savina, italiano, che ave-
va lavorato vent'anni nelle Filippi-
ne e don Oscar Zamora, un filippi-
no che da alcuni anni lavorava negli
uffici dell'Archidiocesi. Nel feb-
braio del 1985 la scuola aprì le por-
te a 120 «school leavers»; pochi
mesi dopo ci fu l'inaugurazione uffi-
ciale fatta dal primo ministro Mi-
chael Somara e dall 'arcivescovo
Peter Kuronku.
Il primo anno fu veramente uria
sfida. Si comprese inn anzitutto co-
me le classi normali non erano suf-
ficienti. Molti di quei ragazz i che
avevano abbandonato o non erano
stati ammessi alla High School era-
no considerati, dall'opinione comu-
ne, dei delinquenti ed erano conti-
nuamente paragonati a quelli che
invece c'erano riusciti.
Si cercò così di farli preva lere in
altro: lo sport e la musica, mentre
furono organizzati incontri per il
coinvolgimento delle famiglie. La
stessa impostazione della scuola
nel campo delle secondarie appari -
va una innovazione.
Sebbene avesse avuto il ricono-
scimento ufficiale del Ministero,
molti la consideravano un'idea
troppo grande destinata a fallire.
Con i quattro an ni del curricolo
regolare dell a scuola tecnica Don
Bosco, popolarmente conosciuta
come Don Bosco Tech, venne of-
ferto agli studen ti un apprendista-
to tecnico affinché riescano ad a p-
prendere «in pratica» ciò che ser-
ve per il mercato de l lavoro loca-
le. Nei primi due anni i ragazzi se-
guono un insegnamen to di base
per poi scegliere la specializzazio-
ne in meccanica, elettromeccanica
o falegnameria. Grazie ai macchi-
nari don ati da organismi catto lici
americani ed europei, i raga zzi,
dopo il diplom a, se vogliono pos-
sono rimanere un altro anno per
acquisire più professionalità.
Quest'anno la stessa scuola ini -
zia due anni di tirocinio tecnico
per quelli che si sono diplomati in

4.5 Page 35

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- - - - - - - - - - -sB-
altre scuole ma si trovano senza
esperienza pratica.
Questo schema ha interessato
gradualmente il Ministero e num e-
rosi Parlamentari venuti in visita. La
scuola è frequentata da cattolici e
non. In pochi anni essa è diventata
proverbiale in campo educativo.
Gradualmente i ragazzi si imm etto-
no nel tipico magico mondo salesia-
no e tra studenti e profe sori nasce
un clima di confidenza e amicizia che
so rprende gli stessi visitatori. I nostri
salesiani sono duri e fermi ma anche
co mprensivi. «Insieme» di ce un
exallievo, «lavoriamo co me una fa-
miglia ». E un altro: «U n po' all a volta
sco prii che il ' Don Bosco Tech" era
di ventata la mia seco nd a famiglia».
L'arcivescovo Kuronku , gra nd e so-
stenitore dell 'opera di sse: «A mo ve-
nirci perché sento la giovane e felice
vita dei ragazzi».
In essa la forma zione religiosa è
un as petto importante e si dà un a
ampia possibil ità di frequentare i
sacramenti. Le feste reli giose vi
vengono sottolineate partico lar-
mente ed i gruppi giovanili giocano
un importante ruolo nell'a nimazio-
ne della vita scolastica.
«Il club, dice un giovane è un
modo per essere piu vicino a Dio,
mi insegna il mio dovere a ca a ed a
scuol a».
Una caratteristica del Paese è la
gratitudine.
Poiché sa nn o che non avrebbero
potuto studiare se nza isalesiani si di-
most rano grati in svari at i e semplici
modi. Molti stud enti vengono du-
ran te i week-ends per pulire la scuo-
la o per co ltivare fiori o, ancora, per
altri se rvizi. Uno studente ha scritto:
«Don Bosco è un mio amico e posso
vederl o att raverso i alesiani». Il sa-
bato la scuola si apre al quartiere ;
«Ve niamo perché ci entiamo ben-
venuti», dice un ragazzo. Nel dicem-
bre del 1988 la scuola ha prese ntato
il prim gruppo di dipl omat i.Autori-
religiose e civili assistettero all a
manife tazio ne tra messa anche
dalla tele isione nazion ale. Ne l suo
di corso il primo mini tro portando
il salu to e l'apprezza mento del go-
verno fra l'altro ha detto : «li nostro
sistema sco lastico non è adeguato a
fornire una prepa razione tecnico-
pratica; io penso che la Don Bosco
Tech co lmi un a lacun a». Ecco anco-
ra una prova dell'e ffi cacia del meto-
do di sa n Giovanni Bosco. Uno stu-
den te ha dichiarato: «All a Don Bo-
sco Tech ho imparato ad essere un
buon cristia no ed un ones to cittadi-
no del mio Paese». Don Bosco
avrebbe sorriso sodd i fatto a sentire
qu este parole.
Maravilla A.

4.6 Page 36

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36 7SETTEMBRE 1989
EDITORIA
HANNO RESO
«NOSTRO»
IL VANGELO
L'impresa dei due
autori - Gamb4 e
Gottardo - di un
volume edito dalla SEI
facilita a tutti l'accesso
ai testi della rivelazione
cristiana.
Il Vangelo è senza al-
cun dubbio uno dei libri religiosi
più conosciuti. Ma non da tutti gli
uomini. Un dato recente, reso noto
dall'arcivescovo mons. Sanchez,
segretario della Congregazione
per l'evangelizzazione dei popoli,
ci dice che tre miliardi e mezzo di
abitanti di questo nostro pianeta
ancora non conoscono Cristo e il
suo messaggio. È un dato sconcer-
tante, perché sta a denunciare che
duemila anni non sono bastati a
dare piena attuazione al comanda-
mento di Gesù: andate e predicate
a tutte le genti. Lo consegnò ai
suoi discepoli, i quali, bisogna rico-
noscerlo, si diedero da fare per ri -
spondere alle aspettative del Mae-
stro, ottenendo in tempi relativa-
mente brevi di dare larga diffusio-
ne al cristianesimo. Ma quel co-
mandamento si deve intendere co-
me esteso a tutti i cristiani, che, in
quanto tali, sono anche evangeliz-
zatori. Evidentemente la pochezza
umana non ha consentito ancora
di arrivare «a tutte le genti».
Ma c'è una domanda dal conte-
nuto forse più inquietante. Quanti
cristiani conoscono a fondo il Van-
gelo, quanti lo hanno compreso nel -
la sua estensione superando le og-
gettive difficoltà che esso presenta?
E allora, perché non aiutare questi
cristiani a impossessarsi del Vange-
lo partendo da una sua presentazio-
ne lineare, anche se un po' speciale?
Azzardiamo l'ipotesi che questo
orientamento abbia guidato Ulderi-
co Gamba e Giuseppe Gottardo
nella realizzazione del volume edi-
to dalla SEI e che ha per titolo «Il
nostro Vangelo». È evidente -
scrivono gli autori - che «il Van-
gelo è di Gesù Cristo ed è stato of-
ferto a tutti. Noi abbiamo cercato di
farlo 'nostro' per renderne la lettura
accessibile a-1 maggior numero di
persone, nello stesso senso in cui
chiamiamo 'nostro' il Padre di tut-
ti». Naturalmente non si sono ac-
cinti all'impresa partendo alla ven-
tura. [I libro ha utilizzato gli orien-
tamenti emersi da un lavoro di
gruppo svoltosi a Padova e la stesu-
ra finale si è avvalsa del giudizio e
del concorso di varie sensibili tà e
competenze.
Durante un incontro svoltosi al
Circolo Montecitorio di Roma per
la presentazione del volume, Paolo
Scandaletti, giornalista e dirigente
della RAI , ha dato il «benvenuto»
al libro come veicolo di divulgazio-
ne del Vangelo, di quella divulga-
zione, però, che si definisce «gran-
de» perché, con rigore e intelligen-
za, ~i propone di indirizzare il letto-
re verso ulteriori approfondimenti.
Un concetto sul quale ha insistito
mons. Salvatore Garofalo, insigne
biblista, il quale ha dichiarato che
«noi esperti siamo tutt'altro che
sdegnosi di queste opere» proprio
perché rappresentano l'iniziazione
a una cultura più matura.
Qual è la novità del libro? So-
prattutto l'aver unificato il testo dei
quattro Vangeli in un solo racconto,
compiendo via via la scelta, per la
successione degli episodi narrati,
dell'evangelista ritenuto più adatto
alla finalità dell'opera. «Via corag-
giosa», la definisce nella prefazione
il presidente dell'Associazione bi-
blica italiana Giuseppe Ghiberti.
«Lavoro non facile», confessano a
loro vo lta gli autori, perché si è vo-
luto esprimere «con parole umane
realtà che vanno al di della nor-
male esperienza, ben sapendo che
gli stessi testi della rivelazione cri-
stiana hanno usato termini il più
possibile vicini a quanto volevano
comunicare».
li linguaggio usato è vivo, la let-
tura gradevole e di faci le accosta-
mento. Tutti, comunque, autori in
testa, sono concordi nel dire che il
libro deve essere visto come uno
stimolo appassionante all'appro-
fondimento della conoscenza del
Vangelo per farne, come scrive
Ghiberti, «un compagno di vita». E
questo è già un risultato di tutto ri-
spetto, che premia gli autori e con-
se nte di augurare a «n nostro Van-
gelo» la migliore fortuna presso il
pubblico dei lettori.
O

4.7 Page 37

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- - - - - - - - - -s/1-
PROTAGONISTI
1SETTEMBRE 1989 37
Pio Penzo
I SUOI QUADRI
CONTINUANO A DARE
UN MESSAGGIO
D'ARTE E ·D'AMORE
Ricordata al Centro San Vidal di Venezia
la personalità di Pio Penzo. Grazie anche
alla vendita dei suoi quadri
il Veneto disporrà di un laboratorio grafico
d'avanguardia.
È morto a Vicenza il 18
luglio del 1988 ed ora le sue acque-
forti sono più apprezzate che mai.
Si tratta del salesiano don Pio Pen-
zo, un maestro al quale l'Unione
Cattolica Artisti Italiani (UCAI) di
Venezia dal 13 al 27 aprile 1989 ha

4.8 Page 38

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38 · 1 SETTEMBRE 1989
dedicato presso il Centro d'Arte
San Vidal una mostra retroattiva.
Sono andata a vederla la sera della
«vernice» d a pertura sco prendo un
artista attraverso una serie di inci-
sioni calde e so lari come la serie de-
dicata all 'a ntico Egitto magiche e
luminose come «La prima neve nel
bosco» o, ancora, ripo anti come un
«Tramonto a Torcello» e «Case di
pescatori».
Ho sco pe rto che quella di Pio
Penzo è un'arte fin issima: se n'è ac-
corto de l resto l'occas ional e visita-
tore della mostra casi come l'hanno
affermato con chiarezza illustri cri-
tici in augurando la manifestazione
a ll a presenza di due so re ll e dell'ar-
tista, dei salesian i della Comunità
ve neziana dell ' Iso la S. Giorgio, del-
l'ispetto re del Veneto Est don
Gianni Filippin, di exa lli ev i e amici.
« Le sue nebbie, i suoi sen tieri nel
bosco i suoi castagneti - ha scritto
Vittorio Sgarbi a proposito dell 'o pe-
ra di Penzo - si costitu isco no in tra-
sparenti strutture con le forme dise-
gna te co ntro la diffu sa luce del fon-
do qu as i a ev iden ziarne il rilievo».
li laboratorio di grafica
porterà il suo nome
Pio Penzo è nato a Schio nel 1926 ed è morto a Vicenza il 18 luglio
1988. Artisticamente si è formato con Mario Deluigi e all'Accademia del-
le Belle Arti di Venezia. Le sue prime esposizioni sono state realizzate
alla galleria Bevolacqua La Masa di Venezia come pittore; successiva-
mente s'è dedicato all'acq uaforte.
Come incisore ha allestito una sessantina di Personali ed è stato invita-
to ad innumerevoli Collettive specialmente all'estero. Ha esposto ed ha
opere in Francia, Germania, Inghilterra, Russia, Norvegia. Ha ricevuto in-
numerevoli premi ed attestazioni. Ma Pio Penzo è stato sopra.ttutto un
educatore votato al bene dei suoi ragazzi cui con i primi elementi di grafi-
ca e disegno ha dato semi di umanità e di speranza presso J'rstituto S.
Giorgio di Venezia. Quanto prima questo Istituto di Formazione Profes-
sionale si trasferirà nella nuova sede di Mestre: una scelta resasi necessa-
ria per rispondere alle nuove emergenze del territorio veneto. Ebbene: il
laboratorio di grafica verrà dedicato al nome di Pio Penzo. Dalla vendita
dei suoi quadri e dall'aiuto di tanti am ici dell'opera salesiana verrà fuori
un settore di grafica che o norerà la tradizione salesiana in questo settore
e al tempo stesso consentirà a tanti giovani di prepararsi al meglio per un
inserimento nel mondo del lavoro.

4.9 Page 39

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- - - - - - - - - -s/J-
1 SETTEMBRE 1989 39
Il plastico della scuola salesiana di Mestre.
L'Ispettore salesiano don Flllpplnl saluta critici e visitatori convenuti
per la mostra che ha avuto un lusinghiero successo di pubblico.
E Guido Perocco afferma: «È dif-
ficile impadronirsi d'una tecnica
grafica così varia e complessa come
l'incisione allo stesso modo con cui
un consumato musicista possiede il
suo strumento: Pio Penzo ha questo
raro dono e ottiene quello che vuo-
le dalla sua mano. Si è costruito co -
con i mezzi semplici dell'incisione
un proprio modo grafico nel quale
possiamo en,trare, toccar con mano
ogni cosa, renderci ragione delle
singole strutture e della legge che
la governa. È un mondo che rispon-
de a un rigore interno, possiede una
lu cida trasparenza tra le varie com-
ponenti, per cui ogni parte, a nche
un frammento , addebisce all 'ordine
mentale che l'ha concepito e lenta-
mente maturato».
Ancora più significativa m'è sem-
brata la testimonianza del profes-
sor Glauco Benito Tiozzo, presi-
dente dell 'UCAI, che fra l'altro ha
I
dichiarato : «Uno stile fatto di segni
puliti e precisi, sicuri , incrociati in
un reticolato perfetto, spesso aper-
to ad uno sfarfalliò di altri segni
obliquamente liberi dentro un rit-
mico controllo. Segni che riscatta-

4.10 Page 40

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40 · I SETTEMBRE 1989
no la luce, costruendo per nitide
scansioni di bellezze della natura,
senza dispersioni particolaristiche
inutili e con grande semplicità». ..
Fin qui il Pio Penzo artista. E il
salesiano sacerdote?
Proprio in occasione del suo 25°
di sacerdozio egli stesso scriveva:
«Finora ho lavorato solo in tre par-
rocchie: due anni a S. Zenetto a Ve-
rona, quasi vent'anni a S. Luca e ora
a S. Michele tra gli operai di Mar-
ghera. Più che parlare ho cercato di
ascoltare, più che insegnare di com-
prendere. Ecco perché nella confes-
sione ho potuto incontrare tante
anime, sentirne le pene, le ansie, le
aspirazioni,. rimanendone quasi
sempre edificato. Probabilmente è
più quello che ho ricevuto di quello
che ho dato!».
Sono espressioni che, afferma il
responsabile della Comunità sale-
siana di S. Giorgio, aprono uno
squarcio meraviglioso sul suo esse-
re e sentirsi sacerdote e sulla conce-
zione del suo sacerdozio: servizio e
disponibilità totali al seguito del
Cristo. Ma certamente ha ragione
ancora il professore Tiozzo quando
afferma che «Pio Penzo ha sempre
teso a rendere l'essenziale delle co-
se amate»: il paesaggio prealpino, a
lui caro per averlo visto fin dall'a-
prirsi dei suo occhi alla luce del
mondo alle Piane, sopra Schio; i
Alcune acqueforti di Pio Penzo riprese dal catalogo della mostra.
fiori, con i loro petali vellutati cari-
chi di profumata morbidezza; il mi-
sterioso incanto che promana dai
resti delle prime civiltà, frutto bene-
.detto del genio umano. Tutti motivi
di una sua costante ispirazione nel
desiderio di assaporare e rendere la
bellezza delle cose che ci vengono
da Dio, o prodotte dalla più fragile
ma pensante creatura, fatta a sua
immagine e riscattata per amore.
Amore, la molla che pure anima
tutti gli artisti veri come Pio Penzo.
Un amore che di fatto è stato alla
base della sua Arte, come lo è stato
per la sua vita di uomo e di prete sa-
le sia no .
G.C.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- - - - - - - - - - -~ -
1 SETTEMBRE 1989 41
PREGHIAMO S. GIOVANNI
BOSCO
N el 1986 mia zia cadde nel
cortile di casa sua con
brutte conseguenze e una frat-
tura al braccio. Il braccio fu in-
gessato e la zia ricoverata in una
clinica ma purtroppo la zia non
guariva. La zia decise di uscire
dalla clinica anche se medici e
infermieri volevano trattenerla.
Pregammo san Giovanni Bosco
ed è guarita.
Serpi Giuseppina - Bologna
LIBERATA DA UN
FIBROMA
D i cuore ringrazio san Do-
menico Savio perché ot-
tenni , con preghiere e portando
l'Abitino del santo, di essere li-
berata da un fibroma dichiarato
da medici e professori. Manten-
go la promessa di pubblicare la
Grazia .
B.A. - Novara
COLPITA DA GRAVE
MALATTIA
N el febbraio 1988 fui colpita
da un grave male: ische-
mia cerebrale. Stetti In coma
tutta la notte . Tutti temevano le
conseguenze. Grazie a Dio, a
Maria Ausiliatrice , a Don Bosco
e a don Filippo Rinaldi che sem-
pre prego per la salute dì tutta la
famiglia, non ho avuto nessuna
conseguenza, con meraviglia
dei medici. Ringrazio e invoco
continua protezione.
E.R. - Roma
PROGNOSI DISPERATA
e irca un anno fa, dovetti as-
sitere la mamma durante
·uno dei suoi tanti ricoveri ospe-
dalieri , per la suà' ormai cronica
asma bronchiale e allergica con
conseguente cuore polmonare
e insufficiente capacità di ossi-
genazione.
La prognosi data dai medici
era disperata, la sua morte era
certa e quasi imminente . lo con -
tinuavo a pregare con l'ostina-
zione di chi non vuole perdere
uno dei suoi tesori più grandi e
ricorrevo a tutti i nostri Santi.
Una notte durante la veglia
ospedaliera, mi sentii ispirata di
ricorrere a don Rinaldi, del quale
avevo sentito parlare , ma non in
maniera approfondita.
Il giorno seguente mi diedi da
fare per trovare una sua reliquia
e cominciai ad invocarlo con im-
mensa fiducia.
Le condizioni della mamma
cominciarono a poco a poco a
migliorare fino al punto che si
potè parlare di dimissioni.
Non posso affermare che sia
awenuta la guarigione , ma cer-
tamente abbiamo avuto la gioia
di vederla ritornare a casa.
Continuo, e mia mamma con
me , a pregare don Rinaldi, per-
ché con la sua intercessione vo-
glia ancora conservarla quale
dono alla nostra famiglia e le
conceda ancora la sua prote-
zione .
M.A. - Roma
HO CHIESTO LA
PROTEZIONE DI
DOMENICO SAVIO
e on la· presente Intendo te-
ner fede alla promessa fat-
ta di segnalare la costante pro-
tezione di san Domenico Savio.
Per ben due volte ero in stato in-
teressante con grande gioia di
mio marito e mia, ma entrambe
le volte purtroppo la nostra gioia
era stata smorzata dalla triste
conclusione degli eventi. Due
anni or sono allora, nuovamente
in attesa di un bimbo, ho chiesto
la protezione del Santo delle
Culle , facendo costantemente la
Novena e promettendo di indos-
sare l'Abitino del Santo. Diciotto
mesi fa è felicemente venuta alla
luce la nostra adorata Chiara
Maria Domenica che , godendo
di ottima salute, allieta il nostro
secolare. In altre occasioni poi
san Domenico Savio ha dimo-
strato alla mia famiglia la sua
protezione che ora vorrei rende-
re pubblica affinché possa inco-
raggiare alla preghiera altre per-
sone in difficoltà.
Lettera firmata - Chieri (TO)
MERAVIGLIOSA
GUARIGIONE
M ia figlia Giuseppina, tor-
nando in macchina, dal
paese ove ha abitazione io spe -
cialista, ebbe un terribile inci-
dente . Venuta a casa, si manife-
stò in essa una caduta in esauri-
mento da spaventare e sembra-
va il tronco di un albero , total -
mente inattiva e insensibile. Por-
tata d'urgenza al pronto soccor-
so dell'Ospedale , fu inviata ad
un 'altra ospedale ove fu ricove-
rata per 10 giorni , e da qui in Ca-
sa di Cura Biffi in Monza.
Le sue condizioni erano assai
dolorose e pesanti. lo e mia mo-
glie , disperati , incominciammo
immediatamente una fervida no-
vena a Maria SS. Ausiliatrice e a
S. Giovanni Bosco sicuri che ci
avrebbero aiutati. Anche qui,
dopo 10 giorni di ricovero, rice -
vemmo una telefonata di andare
a ritirarla. Difatti , dopo solo 30
giorni di cura e solo dopo una
sola notte a casa , risultò serena,
tranquilla, riprese la scuola in
modo mirabile ; guida la macchi-
na con precisione: Grazie Maria
SS. Ausìlìatrlce! Grazie S. Gio-
vanni Bosco!
Vianello Luigi - Rho (Milano)
I MEDICI MOSTRAVANO
PREOCCUPAZIONE
Q uasì al termine dì una gra-
vidanza iniziata con mìnac-
c i aborto fu diagnosticata a
mia moglie una flebite ad una
gamba che le impediva di cam -
minare e la costrinse alla 38'
settimana di gravidanza a resta-
re a letto.
Ricoverata successivamente
in ospedale per farla continua-
mente tenere sotto controllo e
curare la""flebite, i medie.(. mo-
stravano qualche preoccupa-
zione per il dopo parto.
Affidai nella preghiera la ma-
dre e il nascituro a Maria Ausilia -
trice.
Alla 41 ' settimana dì gravidan-
za è nata con parto normale, una
vispa bambina a cui abbiamo im-
posto il nome dì Caterina, Maria
Chiara, e l'abbiamo affidata alla
protezione della Madonna.
Mia moglie non ha avuto nes-
suna conseguenza postuma alla
flebite e al parto. Per questo rin-
graziamo Maria Ausiliatrice di
averci dato la gioia della nascita
della bimba e la pronta guarigio-
ne della madre.
Aspettiamo un altro gesto
della sua continua presenza e
Intanto continuiamo a pregare.
Anna e Salvatore Bruccoleri -
Calatafimi (TP)
INTERVENTO MOLTO
DIFFICILE
N ei mesi dì aprile e maggio
sono stato sottoposto a
due interventi vascolari dì cui
uno molto difficile. Mi sono rivol-
to fiducioso al santo Don Bosco
e l'operazione si è conclusa feli-
cemente. Era talmente difficile
che il professore , a mia insaputa
(ed è logico) aveva detto a mia
moglie : «Tentiamo! ».
Desidero che questa lettera,
se possibile, venga pubblicata
sul Bollettino Salesiano.
Fanton Sante - Padova
MIO FIGLIO HA UN
LAVORO
D opo lungo penare per una
disoccupazione protratta-
si oltre due anni , mi sono rivolto
a don Cimatti, che ha esaudito la
mia preghiera generosamente.
Ora mio figlio ha un lavoro e una
buona sistemazione . Ringra-
ziando di cuore don Cimattì , uni-
sco l'offerta promessa e Lo pre-
go di continuarci la sua benevo-
lenza.
Giuseppe Masnari - Torino

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
t PINI sac. MARTINO - sales iano Barra don Gar-
ças (Brasile) il 16/ 12/88
Venuto In Brasile nel 1933, finita la sua forma-
zione sacerdotale, profuse le sue doti di profes-
sore e di consigliere in vari collegi dell 'lspe ttoria
San Luigi Gonzaga di Recife , lasciando sempre
ottimo ricordo di .
Nel 1960, passò a quest 'lspettorla di Campo
Grande, destinato alla parrocchia di Alto Ara-
guala nella allora prelazla di Gulratinga, dove ri-
mase sino al 1977 . Qui profu se le sue migliori doti
di sacerdote zeloso per la salvezza dei suoi fede-
li. Si impegnò nella costruzione della chiesa par-
rocchiale, già ideata da mons. Malan, quando era
Pre lato di Registro do Araguala. Palesò tutto Il
suo amore per l'Ausiliatrice nel grandioso quadro
che fece dipingere e che ora si trova In questa
ch iesa. Si distinse anche per Il suo amore verso
gli ammalati, al cui capezzale trascorreva lunghe
ore a consolare e confortare con la preghiera e
coi sacramenti.
Trascorse gli ultimi anni a Barra do Garças e
benché già ammalato e con forte sordità, mai si
negava al ministero sacerdo tale. Fece sua la dlvi-
sa di Don Bosco : >< Lavoro e temperanza...
t MYOSHI prof. FRANCESCO a Onoda (Giappo-
ne) a 93 anni
Docente universitario, anima naturali ter Chrl-
stiana e salesiana, a 60 anni accettò di venire a
Miyazaki per aiu tarci a fondare un Corso Univer-
sitario, dove lavorò per vari anni come Insegnan-
te apprezzato e Vice-Rettore.
Qui si affezionò a Cristo e a Don Bosco e rice-
vette il Battesimo , insieme alla moglie. Educò I
suoi se tte figli e un gran numero di allievi (conti-
nuò a insegnare fino a ottan tatré an ni!) con lo
spirito di Don Bosco, e lasciò un luminoso esem-
pio di fede vissuta con semplicità e fervore.
t PORCELLI slg.ra MARIA In GIANFREDA dece-
duta a Tuglie (Lecce) a 79 anni.
A molti il cognome di questa defunta non dice
nulla : invece, per la Famiglia Salesiana, è motivo
di gioia da un lato, anche se di ram marico dall 'al-
tro per averci lasciati orfani di lei.
Si tratta di una delle due mamme mi racolal e da
S. Domenico Savio e i loro due prodigi awenuti
uno a Lecce per la Signora Micelli e l'altro a Ma-
glie, non molto lontana dal Capol uogo Salentino,
pe r la Porcelli, riconosciu ti In seg uito come falli
straordinari , servirono a far canon izzare il fedele
discepolo di D. Bosco, Domenico Savio.
Mamma di 6 figli , è vissuta nell'intimità della
sua casa , impostando la sua esistenza di sposa e
di mamma sulla semplicità, sull'affe tto Incondi -
zionato verso la sua numerosa famiglia, su una
pie sentita, ricca di fede profonda.
t ORI slg.ra CATERINA In SAIELLI a Sassuolo
(MO) a 85 anni.
13 anni prima aveva chiuso gli occhi al mari to
Giuse ppe con la consolazione di vederlo soste-
nulo dal Santi Sacramenti. Essa stessa Il riceve t-
te , chiedendoli con frequenza nella lunga malattia
che la condusse alla tomba . Tra le sofferenze,
sopportate con fede cristiana, vi è stata quella
del primo figlio paralizzato per lunghi an ni, quan-
do era già sposato in segui to a una cadu ta.
Rimasta sola, con una salute piuttosto preca-
ria, dedlçava gran parte della giornata alla pre-
ghiera.
Spiccava in lei una grande devozione a Maria
Ausiliat rice e a Don Bosco. Era particolarment e
lieta di aver dato tra i suoi se tte fi gli una fi glia all 'I-
stitu to delle Suore di Don Bosco.
Assidua alla Messa e comunione quotidiana,
allorché ne fu Impedita dagli acciacchi dell 'età si
attaccava al Rosario, che teneva continuamente
in mano per passare la giornata in preghiera.
I fig li, pur nel dolore della perdita sono ricono-
sce nti a Dio, che nella loro mamma ha donato ad
essi un riflesso della sua bontà e fede cristiana.
ALLARIA slg. GIUSEPPE - salesiano coadiutore
t a Caslellammare di Stabia a 103 ann i.
Venne a conoscenza del Salesiani quasi per
caso : dopo le pri me classi del ginnasio al paese,
slava per lasciare la scuola, quando Il padre sep-
pe da un parente che a Torino c'erano I Salesiani.
Cosi, all 'inizio del secolo, Giuseppe passò a Val-
salice, dove sin tonizzò subito col Santo dei gio-
vani. E nel 1904 entrò a Fogllzzo per Il Noviziato
che concluse con la professione l'anno seguenle
nelle mani di don Rua. Fermatosi a Valsalice per
gli studi di filosofia, consegui anche il diploma
magistrale (1908) che lo abilitava all'inseg namen-
to. E fu questa la sua missione specifica nel cam-
po salesiano : missione che ha svolto soprattutto
a Castellammare, la sua seconda casa, dove è ri-
masto per più di 70 anni, co n brevi periodi a Na-
poli Vomere (1908- 1909). a Roma Sacro Cuore
(1910- 1913). a Macerata (1913- 1915) e poi duran-
te il se rvizio miliare (1915-1919),
Perciò sopratt utto gli Exallievl della ci ttà di Ca-
stellammare lo voll ero loro "concittadino onora-
rio" allo scoccare del centesi mo suo complean-
no.
Di lui, servo buono e fedele si ricorderà so pra t-
tu tto quanto ha detto don L'Arco : È difficile tro-
vare anche nei primi coadiu tori una armonia cosi
perfetta, come nel slg. Allaria.
t IEVA slg . ANTONIO a Cerignola (FG) a 29 anni
Nostro animatore dell 'Ora torio e moll o affezio-
nato al Salesiani. Morto di tu more dopo 4 anni di
malattia e 40 giorni di calvario, vissuti con grande
fe de e fortezza spirituale e morale.
t PATANÈ sac. MARIANO ALFIO - cooperatore
a Nunzia ta (CT) a 79 anni.
Particolarmente stimato nei suoi 46 anni di atti-
vità pastorale in parrocchia è da tutti, specie i co-
operatori , ricordalo per la sua amorevole bene-
vo lenza.
MESTURINI slg. GIOVANNI - cooperatore sale -
t siano a Moncalvo a 81 anni.
Uomo di fede profonda e generosa dedizione
alla famiglia e al lavoro. È sta to fedele nella prova .
Da 18 anni laringoestonizzato, ha acce ttato que-
sta menomazione e le altre successive con gran-
de serenità .
A quanti hanno chiesto
info rm azio ni, annu nciamo che
LA DIR EZ IONEGENERALE
OPERE DON BOSCO co n sede
in ROMA, riconosciuta
giu ridicamente co n D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SA LES IANO PER LE
MISS IONI con sede inTORJ NO,
ave nte perso nali tà giuridica per
Decreto 13-1-1924 n.22, possono
legalmente riceve re Legati ed
Eredità.
Fo rmule valide sono:
- se si tratta d'un lega to:
«... lascio all a Direzione Generale
Opere Don Bo co con sede in
Roma (oppure all'l lituto
Salesiano per le missioni con
ede in Torino) a titolo di legato
la somma di li re...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall' Ente e
particolarmente per l'esercizio
del cul to, per la fo rm azione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missio nari e per l'educazione
cri stiana.
- se si tratta in vece di
nominare erede di ogni sosta nza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indi cat i:
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
te tamentaria. Nomino mio
erede uni ve rsale la Direzione
Generale Opere Don Bo ·co con
sede in Roma (oppure !1stituto
Sale iano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appa rti ene a qualsias i
titolo, per glj scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio de l cul to, per la
fo rm azione del Clero e dei
Religiosi, per scopi mi sionari e
per l'educazione cristia na.
(luogo e data)
(Jtrma per disteso)

5.3 Page 43

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-------#-
1 SETTEMBRE 1989· 43
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla Direzione
opere Don Bosco
Borsa: In memoria del Dr. France-
sco Rota, Presidente della SEI, a cu-
ra del Consiglio di Amministrazione
della SEI , L. 5.000.000
Borsa: Maria Ausllletrlce, Don Bo-
sco, Sr. Eusebia, in memoria di per-
sone care e invocando protezione
sulla famiglia, a cura di Ferrara Tina,
L. 1.500.000
Borsa: Sacro Cuore, Maria Ausllla-
trlce, Don Bosco, pergrazia ricevuta
e invocando protezione sulla
famiglia, a cura di S.A.G., Torino,
L. 1.000.000
Borse: Ven. Don FIiippo Rlnaldi, in-
vocando protezione, a cura di M.G.,
L. 1.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Mons. Lasagna, in suffragio dei
miei defunti e implorando protezione
in vita e in morte, a cura di M.C.A.,
Montemagno, L. 1.000.000
Borsa : Maria Auslllatrlce, S. Gio-
vanni Bosco, in memoria di Luigi e
Nelly, a cura di Mortara Giancola Ma-
ria, L. 700.000
Borsa: Maria Auslllatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per ottenere grazia, a
cura di N.N., Torino, L. 500.000
Borsa: In memoria e suffragio di
Fabbro Olimpia e congiunti, a cura di
Susanna Elio, L. 500.000
Borsa : Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e implo-
rando protezione per il figlio, a cura
di N.N., L. 500.000
Borsa : Santi Salesiani e Don FIiip-
po Rlnaldl, a cura della Famiglia La-
naro, L. 300.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, in memoria dello zio
Giuseppe e di Luigi e Nelesia Santi-
ni, a cura di Maria e Giuseppina,
L. 300.000
Borsa: Maria Auslllatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invo-
cando ancora protezione per mio
marito, a cura di Lazzaro Angela,
L. 250.000 ·
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento, a
cura di Cinti Nella, L. 250.000
Borsa: Beato Michele Rua, in me-
moria di Bruno Marton, a cura della
moglie Irma, L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, S. Do-
menico Savio, continuate ad assi-
sterci cosi: a cura di N.N., L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, invocando protezione
e guarigione per mio figlio, a cura di
N.N., TO, L. 200.000
Borsa : Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per protezione, a cura
di Caligaris Raffaella, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, invocando protezione
in vita e in morte, per me e i familiari,
a cura di C.M., Dogliani , L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Alexandrina da Costa, invocan-
do protezione per i coniugi A. e R., a
cura di A.A. , TO , L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, continua
a proteggerci nella salute e nel lavo-
ro, a cura di Anna Maria, Irene, Luigi-
no e Davide, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Gio-
vanni Bosco, continuate la celeste
protezione su di noi, a cura della Fa-
miglia Bagnasco, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Granier Cle-
lia, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in memoria del Prof
Angelo Raggia, a cura della moglie e
dei figli, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, a cura della Famiglia
Tabassa, L. 200.000
Borsa: In memoria di Manachino
Giuseppina, a cura di Terrone Luisel-
la, L. 200.000
Borsa: S. Domenico Savio, a cura di
Falzone Elia Asaro, L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, protetto-
re della mia famiglia: grazie, aiutami
ancora, a cura di ex allieva N.N.,
Faenza, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, invocando protezione
sulla Famiglia, a cura di Scolari Giu-
seppe, L. 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in me-
moria e suffragio dei nonni Pietro,
Rosa e zia Caterina, a cura della ni-
pote Agobio Rina, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrice, Don Bo-
sco, Domenico Sevlo, per un favore
ricevuto, a cura di Gatti Rina,
L. 150.000
Borsa: In memoria di Da/ponte Mi-
chele, ex allievo di Varazze, a cura
dei Condomini di Dalponte, GE-Sam-
pierdarena, L. 135.000
Borsa: SS. Trinità, Maria Auslllatrl-
ce e Don Bosco, invocando grazia
per salute e studio di Denise, a cura
di Spagnoli Alberto, L. 120.000
Borse Missionarie
da L. 100.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, ringraziando e invo-
cando protezione in vita e in morte, a
cura di N.N.
Borsa: In suffragio di Stammeliuti
Vittorio, a cura di Cubeta-Stamme-
liuti
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, invocando protezione e grazie,
a cura della Famiglia Gandiglio
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, in memoria 'e suffragio
dei defunti Famiglia Bignardi, a cura
della figlia Nenella
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, in memoria di
Luigi Castagno e invocando prote-
zione, a cura della moglie Rosa
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, per protezione, a cura
di G.L. Torino
Borsa: S. Giovanni Bosco, invocan-
do protezione per gli studi, a cura di
A.A. Torino
Borsa: Don Bosco, a cura di Giorda-
na Mario
Borsa: S. Giovanni Bosco, a cura di
Maccario Massimo
Borsa: In suffragio dei defunti della
Famiglia Dal Zovo, Dal Parento, a cu-
ra di Lazzaroni Amilcare
Borsa: In suffragio dei miei defunti, a
cura di Cherubini Maria
Borsa: Maria Auslllatrice e S. Gio-
vanni Bosco, invocando protezione
per noi e per la pace nel mondo, a
cura di E.C. - G.P.
Borsa: S. Giovanni Bosco, S. Do-
menico Savio, implorando protezio-
ne, a cura di S. e C.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Sr. Eusebia, per grazia ricevuta,
a cura di B.L. Torino
Borsa: S. Giovanni Bosco e Don Rl-
naldl, in suffragio dei miei defunti e
invocando protezione, a cura di Bos-
so Sandra
Borsa: In suffragio della Mamma, nel
suo centenario, a cura di Genco Giu-
seppe
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, ringraziando
e invocando protezione sulla Fami-
glia, a cura di N.R. Torino
Borsa: D_on Bosco, a cura di Livio
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento e
continua protezione, a cura della Fa-
miglia Emanuel
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, invocando aiuto, a cu-
ra di V.C. Torino
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio di Alessan-
dro, a cura di N.N.
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Sr. Eusebia., a cura di P.F., Ba-
sicò, ME
Borsa : S. Giovanni Bosco, Don Ri-
naldl, ringraziando e ancora invo-
cando grazie, a cura di Romagnolo
Secondina
Borsa: S. Domenico Savio, a cura di
Bontà Cesarino
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio dei genitori
e invocando protezione sui familiari,
a cura di N.N., Erbé B.& VA
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Palumbo En-
rica

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TAXEPEAçUE
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TASSA Rl8C088A
Il Vangelo è il libro più diffuso, ma non è
un libro facile. Questo è il tentativo
-- - - - - - - - - - - --:~-i TORINO PIRROVIA
coraggioso di renderlo accessibile a tutti.
Idqivueantttraonoliburnio,
b Giuseppe Gottardo
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11 f i l
in ordine
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Il messaggio
di Gesù ci viene
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