Bollettino_Salesiano_197904


Bollettino_Salesiano_197904

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BOLLETTINO
ANNO 103 N. 4 2• QUINDICINA • 15 FEB BRAIO 1979
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO [70)
SALESIANO
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877
Cooperatori Salesiani: cattolici di qualità!
Riempite di Vangelo la vita umana;
portate nel cuore il "Da mihi animas" di Don Bosco!...
Don Egidio Viganò
Rettor Maggiore
Speciale
Tutto sul
V° CONVEGNO
NAZIONALE
GIOVANI
COOPERATORI
Rocca di Papa
7-1 O dicembre 1978
DESTINATO
r
PARTICOLARMENTE
Al COOPERATORI
SALESIANI

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31 Gennaio
Il "personaggio" Don Bosco - uo-
mo, sacerdote, educatore -, presen-
tato in maniera realistica e immedia-
ta, affascina tuttora i nostri ragazzi,
tanto è attuale e piacevole il suo stile
di vita.
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1J: .._ ......J.... ~.L.1~ .
1ìl2L ~"'-'-, :LJ- --------,-~
Nel nostro «Cammino verso Dio» è Dun
Bosco che ci traccia la \\·ia e ci riLma il
pa.1,so. « ln Lui meglio comprendian10 11oi
stessi» (CG21).
Nel Concorso sulla figura del Sa1110 ("Oscar
Don Bosco ") che si svolse nel 1977 tra i raga;:zi
di alcune scuole del Laz io, a cura della inse-
gnante cooperatrice Paoline/li Dina, così Ste-
fww Sabatino parla in versi del suo amico Don
Bosco.
2
Dio, nostro Padre:
Tu ci hai dato Don Bosco
come Padre e Maestro.
Concedi a noi di essere, come Lui,
i segni e i portatori
del Tuo amore ai giovani.

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IL NOSTRO CAMMINO VERSO DIO
Vita interiore del Cooperatore Salesiano a livello
personale e comunitario
E' stato il tema trattato al Convegno Nazionale dei
Giovani Cooperatori che si è svolto a Rocca di Papa
(Roma) dal 7 al 1Odicembre 1978
Qui sono riportati
interventi, proposte
test1mon1anze e
cronaca del convegno
Il fascicolo è offerto a quanti par-
teciparono al Convegno e a quanti non
poterono farlo: Cooperatori adulti e
giovani, Salesiani e FMA, quale sussidio
per una riflessione che stimoli a cono-
scere meglio e a vivere quella "Spiri-
tualità dell'azione'' che Don Bosco ci ha
insegnato.
-------------------- -
3

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Così il nostro convegno
Giovedì 7 dicembre
ore 18,15 Incontro di preghiera:
" Testimoniamo il perché della nostra presenza"
Incontri dei moderatori di gruppo e
di coloro che riceveranno l'attestato
ore 21 ,30 Ci conosçiamo - Formazione dei gruppi di studio
"Buonanotte " (Mons. Luigi Liverzani, vescovo dioc., e coop.).
Venerdì 8
Lodi
RELAZIONE SUL TEMA - Don Paolo Natali del Consiglio Superiore salesiano
"Incontro con Maria" : recita dell'Ave Maria in collegamento con tutti i Coope-
ratori
Liturgia Eucaristica: Presiede don Egidio Viganò, Rettor Maggiore
" Promessa" di alcuni nuovi Giovani Cooperatori
Consegna del Crocefisso a Giuseppe Belardo, che parte per Trelew.
Pomeriggio
Gruppi di studio
Vespri
Serata d'amicizia
" Buonanotte" (Don Mario Cogliandro, delegato generale)
Sabato 9
Lodi
Verifica della " MOZIONE 76"
La " DIMENSIONE MISSIONARIA " dei CC. - Testimonianza da Trelew
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Pomeriggio
Relazione gruppi di studio e discussione
"PRESENZAGIOVANI": funzione, validità, nuova impostazione (Don Enzo
Bianco, direttore del Bollettino Salesiano)
Incontro di gioiosa amicizia con i giovani salesiani di varie comunità
Cena fredda, canti, conoscenza
"Veglia della luce": Eucarestia (Presiede Don Giovanni Vecchi, Consigliere
Superiore dei Salesiani per la pastorale giovanile)
Domenica 10
"Comunicazioni" sull'andamento dell'Associazione
LE NOSTRE SCELTE, documento conclusivo, punto di partenza per un cam-
mino nuovo
Liturgia del" ritorno " (testimonianze... impressioni...)
A Rocca di Papa
Breve cronaca del Convegno
Perché il Convegno
Ogni due anni i Giovani Cooperatori d' Italia, dal 1967
in poi, puntualmente si Incontrano a convegno sia per
approfondire un tema prescelto dalla base sia per veri-
ficare l'andamento dell'Associazione e individuare piste
per un ulteriore cammino. E perché no? Anche per co-
noscersi meglio e trascorrere insieme un certo tempo
che diventa prezioso e utilissimo perché in esso cresce
l'amicizia e si assapora e si assimila nella gioia di fami-
glia, lo spirito salesiano.
In moltl ma mal troppi
Sette-dieci dicembre 1978: quinto Convegno Nazio-
nale, quinto appuntamento della nostra breve storia di
Giovani Cooperatori (si potrebbe dire sesto, in verità:
nel '76 si partecipò, dopo averlo organizzato, a quello
europeo).
Preparato in numerosi convegni regionali che studia-
rono appositamente il sussidio offertoci da Don Aubry, il
Convegno nazionale si è snodato seguendo una pista
tracciata in antecedenza da un gruppo di lavoro rap-
presentativo di pressochè tutte le regioni.
Quattrocento o poco più i partecipanti; tra essi molti
simpatizzanti nonché Salesiani e FMA impegnati tra noi
come animatori e alcuni venuti appositamente per co-
noscere la nostra realtà. Tutte le regioni erano rappre-
sentate (più consistenti i gruppi dell' lspettoria Adriatica
e della Sicilia).
«Con voi si sta bene•
La presenza di dirigenti e superiori significò il grande
interesse con cui si guarda ai GG.CC.: furono con noi
Luigi Sarcheletti coordinatore generale, Giovanna Al-
5

1.6 Page 6

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berte Annabel Clarkson della Consulta Mondìale, San-
dro Pistoia, Salvatore Di Tommaso della Giunta nazio-
nale esecutiva; e inoltre Don Mario Coglìandro delegato
generale e Sr. Maria Rampini, pre~enti pe~ tutto il ten:ipo.
Ci visitarono anche Don Giovanni Vecchi del Consiglio
Superiore SDB che celebrò l'Eucaristia e gli ispettori
Don Arturo Morlupl, Don Alfonso Alfano e Don Carlo
Melis. Sempre tra noi l'ispettore Don Salvatore De Bonìs
anche a nome della Cisi. Dall'Università Salesiana di
Roma vi fu una significativa rappresentanza: il Rettor
Magnifico Don Raffaele Farina e Don Mario Midali, de-
cano alla facoltà di teologia. Ma non poteva non essere
con noi - e per tutto il tempo - Don Aubry: sempre
vigile (defensor tidei... sa/esianae), ilare, vero testimone
in prima persona del come si deve vivere lo spirito sale-
siano.
Il padre e il nonno...
La partecipazione di Don Egidio Viganò a parte dei
lavori fu il dono più prezioso che potevamo avere:
avemmo la gioia di entrare con lui nel « cerchio maria-
no,,, fu egli, infatti. che alle ore 12 dell'B dicembre avviò
la recita dell'Ave Maria in collegamento spirituale con i
Cooperatori di ogni parte del mondo. Nell 'Eucaristia ci
fece dono di un'omelia tutta incentrata su Maria e sul
6
valore della testimonianza. Ricevette inoltre la « pro-
messa» di 25 nuovi fratelli e sorelle e consegnò il Cro-
cefisso ad un prossimo partente per Trelew.
Non poteva mancare tra noi Don Ricceri: l'Alleluia
cantatogli più volte e gli applausi fragorosi dissero ri-
conoscenza e tanta simpatia a chi tenne a battesimo I
Giovani Cooperatori.
Al centro della nostra attenzione e amicizia alcuni
GG.cc: della Polonia, con i due delegati ispettoriali;
Hans e Don Sigfrido Hornauer che rappresentavano
l'Austria, Edward Tiekink dall'Australia e Annabel
Clarkson dall'Inghilterra.
Un lavoro quasi senza soste
Don Paolo Natali tenne magistralmente la relazione di
base e i gruppi di studio tentarono di approfondirla
(primi scogli nel cammino del convegno). Le testimo-
nianze sul « Cammino verso Dio» e quelle di carattere
missionario ci aiutarono a tenere alto il tono spirituale;
ma dobbiamo riconoscerlo, furono i momenti liturgici e
i te,mpl di preghiera a dare sostanza palpabile al Con·-
vegno (Chi dimenticherà la Veglia notturna o l'Ave Maria
dell'B dicembre?)
Don Gianfranco Venturi, eccellente animatore liturgi-
co, meriterebbe, come si suol dire, un monumento. Gli
tributammo molti applausi e tanta simpatia.
La «Verifica» della Mozione '76 fu debole, priva di
mordente. Forse non fu indovinata la metodologia o
mancò il coraggio di approfondirla anteriormente in se-
de locale.
L'attenzione invece al progetto«Trelew» fu notevole.
Ciò si deve alla testimonianza di Giuseppe, di prossima
partenza, alla presenza tra noi dei genitori di Romano e
del papà di Bernardino (la mamma di Daniela, impossi-
bilitata, ci aveva inviato un suo affettuoso augurio), alla
proiezione di diapositive con commento preparata per
I'occasione e ali'« offertorio straordinario» frutto dei
nostri risparmi. Tutto ciò fa ben sperare per Il prossimo
futuro.
Un documento finale per rimboccarsi le maniche
In un «documento finale» (l'assemblea escluse una
vera e propria Mozione) abbiamo sintetizzato alcuni
punti ai quali dedicheremo maggiore attenzione nei
prossimì anni.
E così il Convegno passò velocissimo per Il susse-
guirsi dei vari momenti, purtroppo senza le pause che
pure erano necessarie. Un clima di serenità, di gioia e di
fraternità ci avvolgeva e ci fece superare facilmente, da
giovani quali siamo, i piccoli disagi di carattere logistico,
a ciò spinti dalla disponibilità di ognuno.
Per questo la partenza fu un momento di commozio-
ne. E' vero: è sempre come morire un poco quando si
parte proprio allorché i vincoli di amore fraterno stanno
diventando più fort i.
E ora Roberto e Vittoria Lorenzini, infaticabili e gio-
viali regolatori del Convegno, così ci suggeriscono:
« Ora tocca a noi rimboccarci le maniche e lavorare;
speriamo di continuare, con l'aiuto della Famiglia Sale-
siana della quale cl sentiamo parte integrante, dalla
quale aspettiamo e alla quale vogliamo dare collabora-
zione per estendere il Regno di Dio tra i giovani» .

1.7 Page 7

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Vostro collega
di cammino
I Cooperatori
io li conosco
Eravamo in u·e: Doml.'nico Scalali, Segrl.'tario Courd1
natorc h,pcn orialc, Sah atorc Fanali. n.:-.ponsabile nd
Con:.iglio h.r,cuonalc dei GG.CC., cd 10, delegato 1,pe1-
1oriale.
Alle 17 la Messa con il Papa nella Cappella Sistina...
Dupu la Messa, l'incontro col Papa, che si a\\·vicina\\'u ai
rappresenta nti delle 78 organ izzazioni del laicaw callo
lii.:o roman o. A"colta , a tutti, rispon<ll'\\ ,1 e a ...~1cura1 a il
-.uo in k'ressam\\:nto e la i,ua bcncdi1ion,.
- Santo Padre. siamo i Coopcrato11 Salc~iani d i Don
lfo,co. impegnati nell'apostolato a Roma.
Non mi ha la u u nemmeno fin ire il pn·ambolo, chç
s ubito ha d etto. " I Cooperatori Salesiani io li conosco!"
1lo vislu il volto d el Santo Padre a prir~i ad un largo
!>Oarisu incoraggiando mi a dire alu o...
H o continuato : - Santo Padre. chiedo una benediLio•
ne speciale non ~olo per tu ni i Coopc1aturi di Roma, ma
in modo particolare r cr i Giovani Cooperatori dt tulla
Italia: fra bre\\"e ci sarà il loro Comegm, \\ia1.icmalc -
" Quando avverrà?" ha soggiun to 11 Pa pa. - Santo Pa-
d ac, si s volge ra d a l 7 al 10 dicembre-. " Dove si svol-
gerà?" ha chil.!sLo. Al Cl·nlro " Mondo Migliurc", di Rocrn
ù1 Papa.
li Papa m i ha app og1,.TÌaLo la mano -.ulla ,.pa lla e h.i
concluso: " A tempo opportuno, lei trasmetta a tutU i
Giovani Cooperatori da pane d el Papa, una benedizione
s incera".
Don Ila rio Spera
REVOO SIGNORE LUIGI FIORA
PROCURATORE GENERALE SALES1A1\\'1
VIA DELLA PISA A 111 I
ROMA
AT PARTECIPANTI CONVEGNO NAZIONALE
GIOVANI COOPERATORJ SALESIANI SANTO
PADRE GIOVANNI PAOLO U RIVOLGE COR-
DlALE SALUTO AUGURANDO CHE FRATER-
NO INCONTRO CONTRIBUISCA AT RENDER.E
SEMPRE PlU' SPEDITO LORO CAMMINO
VERSO DIO ET STIMOLI FERVOROSA TESTI-
MONIANZA CRISTIANA NELLA SOCIETA
MENTRE SPIRITUALMENTE UNITO LORO
PREGHIERA INVIA CON MEMORE BE NE VO-
LENZA IMPLORATA BENEDIZIONE APOSTO-
LICA PROPIZIATRICE AUSPICE MADRE DI
DJO COPIOSE GRAZIE CELESTI
CARDINALE VILLOT
Devo esp rimervi le mie con gratulazioni e il sen-
so di gioia al ved ermi fra di voi, un gruppo n ume-
roso di giovani che voglio no avere il coraggio di
essere socia lmente cristiani, di p resentare agli al-
tri giovani le scelte del vangelo com e sceh a di bel-
lezz.a di esis tenza, com e una scelta di realizzazione
delle p ersone m a soprattutto come una scelta di
salvezza per tutti gli altri giovani e tutta l'umanità .
Forse oggi no i vediamo in una società di cultura di
secolarizzazione questo terribile male; Ja m an-
canza di coraggio dell'originalità cris tiana che è la
soluiione più bella, più uman a e dobbiamo anche
aggiungere, l'unica che dà all 'uomo e aJJa sua s to•
ria un vero sen so. Quindi ecco, al trovaJ"mi lra un
gruppo così numeroso di giovani ch e nello spirito
di Don B osco vo gliono dare al mondo questa te-
s timon ianza d i coraggio cristia no, io mi sento in-
coraggiato nel vivere più profonda ment e il mio
s acerdozio ~ la mia vocazion e cris tiana, e mi sento
vos tro colleg<1 di cammino in una strada forse dif-
ficiJe m a la più bella e quella che porta vera mente
alla meta. (Il R1:uor Maggiorl' ai con\\egni'>Li l'8 di-
ct>mbre).
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Il loro cuore con noi
al Convegno
MADRE ERSILIA CANTA- Superiora Generale FMA
Ringrazio molto per il gentile Invito a partecipare al Con-
vegno Nazionale del Giovani Cooperatori, che si terrà a Rocca
di Papa.
Purtroppo impegni vari non ml consentono di poter essere
presente, vi parteciperò cordialmente con la preghiera perché
si ottengano le realizzazioni a cui mira il bel programma pre-
sentato dal tema per il Convegno.
Pensiamo che i Giovani Cooperatori così in cammino verso
Dio, animati da profonda vita interiore, siano proprio i giovani
di cui Il S. Padre ha detto giorni fa: «Siete la speranza della
Chiesa, della Società: siete la mia speranza».
Con questa certezza sarò spiritualmente presente e a tutti
porgo auguri fervidi di fecondo lavoro.
Con ossequio.
DON GIOVANNI RAINERI - Consigliere generale per la Fami-
glia Salesiana
Forse quello di quest'anno è Il più denso e significativo dei
Convegni dei GG.CC. e dimostra Il continuo progredire e ma-
turare spirituale del movimento.
Mi congratulo con tutti gli organizzatori e fin d'ora prego
p~rché tutto vada bene e le conclusioni siano, specialmente
nell'animo dei partecipanti, più che sulla carta, il segno che lo
Spirito Santo ha toccato fondo nella vocazione salesiana dei
GG.CC. d 'Italia a cui guardano un po' tutti.
Quanto al partecipare almeno qualche tempo, vedrò. Il mio
desiderio è grande, non tanto per voi a cui posso dare così
poco, quanto per me che ricevo sempre una carica spirituale
nell'Incontro con ogni partecipante della vocazione salesiana.
Buon lavoro e tanta grazia.
DON GIOVANNI VECCHI - Consigliere generale per la pa-
storale glovanlle
Il nostro Incontro mi interessa personalmente per simpatia,
oltreché per l' importanza che ha il movimento del Giovani
Cooperatori nel lavoro pastorale giovanile.
8
Desidererei partecipare a tutti I vostri incontri e
convivere con voi i quattro giorni che trascorrerete.
riflettendo insieme a Rocca di Papa.
Penso che qualcuno del nostro dicastero potrà
prender parte.

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Il "Cammino \\'erso Dio" di Don Gianfranco.
lo sarò presente qualche giorno. Agli organizzatori e ani-
matori e a tutti i partecipanti, auguro il migliore dei risultati. Vi
accompagno con la preghiera e con l'affetto.
Spirito salesiano: uno stile tipico di relazioni.
Una relazione pratica di Don Aubry.
DON ANTONIO MARTINELLI - Ispettore del Veneto occiden-
tale
Occasioni come codesta, d'incontrare un mare di giovani e
un mare di giovani in gamba, non capita frequentemente, o per
lo meno non mi capita da tanto tempo.
Ma bisogna anche saper rinunciare alle cose belle...
Finalizzo, però, pure questo: per l'ottima riuscita dell'in-
contro, perché il cammino di ciascuno di voi e dell'intera As-
sociazione sia diritto diritto verso Dio, così come si prefigge il
Convegno nazionale.
Assicuro tutti gli amici che conosco e che saranno presenti
al convegno:
della mia particolare preghiera.
2° della mia più cara simpatia. Perché giovani e perché
cooperatori meritano non solo l'attenzione esterna, ma la
cordialità. Don Bosco non direbbe soltanto: " Mi basta sapere
che siete giovani perché io vi ami tanto", perché si trova di
fronte a giovani-fratelli.
3° dell'augurio sincero, che vorrei fosse insieme "con-
gratulazioni": non c'è da attendere la conclusione per sapere
come è andata. Non può non andar bene. Perciò congratula-
zionil
Con i frateUì di Polonia ci si comprendeva con il
linguaggio del cuore e attraverso il canto...
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1.10 Page 10

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Anabel e Edwuard, dall'Inghilterra all'Australia.
DON FELICE RIZZINI - Ispettore della lspeltorla Centrale
Seguo con molta simpatia ed attenzione tutto quello che si
porta avanti nel settore dei «Giovani Cooperatori Salesiani»,
sia a livello ispettoriale, sia a livello nazionale.
Mi pare molto opportuno anche il tema che affrontate nel
prossimo Convegno Nazionale.
Mi trovo, però, nella impossibilità di parteciparvi per la
concorrenza di altri momenti qualificati di vita della Comunità
ispettoriale.
Vi faccio i migliori auguri al riguardo e vi assicuro un ri-
cordo nella preghiera. Cordialmente.
Don ANGELO VIGANO' Ispettore Lombardla-Emllia
Ringrazio per l'invito al Convegno dei Giovani Cooperatori,
ma per quel periodo avrò già avviato le Visite lspettoriali alle
Case da tempo concordate con le singole Comunità e che non
posso ormai tramandare,
Vi accompagnerò con la mia preghiera e con l'augurio che
il Convegno riesca nel migliore dei modi. Con stima.
Don LUDOVICO SCWARZ - Ispettore dell'Austria
Auguri per il Convegno Nazionale d'Italia dei Giovani Coo-
peratori! Dalla nostra lspettoria verrà Don Sigfrido Hornauer
con un giovane cooperatore.
Con molti cordiali saluti e auguri per l'incontro a Rocca di
Papa, vostro in Don Bosco.
DON CORNELIO VAN LUYN Ispettore dell'Olanda
Mi rincresce di non poter accettare il gentile e generoso
invito. Tanti auguri per il convegno e molti saluti ai nostri amici
In Italia.
Conservo un buon ricordo del Congresso Mondiale dei
Cooperatori e dei contatti coi giovani Cooperatori d'Italia.
La mia preghiera per tutto il lavoro.
Da Trelew
Trelew, 21.11.1978
Carissimi amici,
è con l'affetto e la fraternità, in nome dei quali abbiamo
condiviso tante tappe del nostro cammino di GG.CC.,
che desideriamo renderci presenti a/ Convegno Nazio-
nale per augurarvi un fecondo lavoro. Il vostro ritrovarvi
sia un momento di pausa e di riflessione per riprendere
con rinnovato slancio, generosità e disponibilità il servi-
zio ai più piccoli e ai più poveri.
Profondamente convinti di essere imperfetti strumenti
nelle mani di Dio, vogliamo invitarvi a ringraziare con noi
il Signore per i doni della Sua Provvidenza che non
manca mai di sostenerci nel nostro quotidiano procede-
re e sa guidarci, anche attraverso le ombre e le incer-
tezze della nostra pochezza, nel compimento del suo
disegno di amore universale.
A·due anni dalla partenza di Dino e Romano ci riempie
di gioia e di speranza constatare come lo Spirito Santo
non cessa di vivificare questa prima opera missionaria
dei CC., suscitando nuove vocazioni, nuove risposte
concrete a/l'invito di Cristo: «Andate per tutto il mondo
ad annunciare la Buona Novella».
La presenza di Giuseppe in mezzo a voi, sia veramente
il segno del nostro fiducioso abbandono aipianidi Dio ed
uno stimolo per quanti stanno maturando la loro scelta.
Uniti nella preghiera filiale a don Bosco e a Maria, la
Vergine del sì, con affetto grande.
Romano, Dino, Marta, Silvia e Daniel~
10

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Il Convegno inizia ora
nella vita di tutti noi
Carissimi,
Con grande piacere presento al Giovani Cooperatori
d 'Italia ed a tutti i gruppi della Famiglia Salesiana i ri-
sultati e il •documento finale» del nostro V" Convegno
Nazionale recen temente svoltosi a Rocca di Papa.
A nome del Gruppo centrale e mio personale ringra-
zio molto quanti hanno contribuito, direttamente o Indi-
rettamente, alla realizzazione del Convegno stesso, che
è stato senza dubbio alcuno un momento particolar-
mente •forte• della nostra vita associativa e segnerà
sicuramente un salto qualitativo nella formazione del
ramo giovanile della nostra Associazione.
Ringrazio i Superiori che hanno partecipato ai nostri
lavori: in primo luogo Il Rettor Maggiore, l'indimenfjca-
biie Don Luigi Ricceri, gli Ispettori che cl hanno visitato
dando prova del loro interesse per noi, I Salesiani e le
FMA. ma in particolar modo il relatore che ci ha aperto le
menti e arricchito il cuore con una lucida esposizione su
quello che è Il nostro camminare verso Dio». Ai Dele-
gati e al/e Delegate lsp.li e locali che hanno preparato la
base a questo convegno con serietà ed impegno, vada
la riconoscenza del fratelli più giovani. Alle rappresen-
tanze estere un grazie particolarissimo per averci dato
la gioia di conoscere in modo concreto la presenza della
nostra Associazione oltre i confini nazionali. Infine a voi
Giovani Cooperatori italiani che avete partecipato in
misura così numerosa e impegnata e che siete statii veri
protagonisti.
Ora riprende il cammino, il Convegno non è finito, ma
Inizia ora nella vita di tutti noi e di tutti i giorni.
Il Documento finale» non rimanga un arido e freddo
documen to da archivio ma sia meditato e calato nelle
realtà locali con amore e con fiducia, anche se forse
dovremo superare difficoltà e sacrifici.
Buon lavoro! Un saluto affettuoso In Cristo e in Don
Bosco.
Roma, 15 gennaio 1979
Paolo Santoni
Segretario Coordinatore del
Gruppo Centrale
Documento finale
del Convegno
Emerge precisa la necessità di un approfon-
dimento della spiritualità propria del nostro
essere cristiani-salesiani-laici.
Ci impegnamo perciò ad evidenziare ulte-
riormente ed a vivere gli elementi che caratte-
rizzano tale spiritualità.
In particolare:
- sentiamo la necessità di richiamare la
dimensione vocazionale della nostra missione;
- ogni gruppo nel vivere la sua esperienza
deve tendere a costruire una comunità di fe-
de, di amore e di preghiera., alla cui realizza-
zione ogni Giovane Cooperatore deve sentirsi
personalmente partecipe. Tale comunità deve
riuscire a divenire segno nella realtà della
chiesa locale;
- a sostegno della nostra " spiritualità del-
1'azione" riteniamo indispensabile una spe-
cializzazione nel nostro servizio al giovani, In
particolare a quelli emarginati.
- Tale servizio presuppone Il vivere i valori
della povertà evangelica a livello personale e di
gruppo.
- Riteniamo che sì debba approfondire la
vocazione dei Giovani Cooperatori nella situa-
zione di fidanzati e di sposi.
11

2.2 Page 12

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La relazione
di Don Natali
Don Paolo Na1ali, del Consiglio Superiore dei Sa-
lesiani, accellò il compito di preparare la relazione
con generosa comprensione delle nostre esigenze e
per questo ancora un nostro grosso grazie.
Un duplice incontro con il Gruppo cen1rale gli
consentì di tener presenti alcune istanze emerse nei
Convegni regionali, così che la relazione fosse il più
possibile in sintonia con le nostre sensibilità e attese.
La relazione si snodò in tre parti:
Chi è in cammino; Don Bosco il modello; Come
12
Don Bosco.
Per /'impona11za del tema, /'ampiezza e la solidità
della tra1tazio11e non fu possibile recepirla e assimi-
larla convenientemente durante il tempo necessaria-
mente breve del convegno. Se ne sca curando ora la
s1ampa e uscirà in un fascicolo da diffondere tra
convegnisti e non.
Qui di seguilo riportiamo a lcuni stra lci panicolar-
mente interessanti e ricchi di significato, così come
figureranno nella pubblicazione.

2.3 Page 13

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Parlando di Don Bosco modello, Don Natali, dopo
aver detto del lavoro incessante che caratterizzò il
nostro Fondatore, così proseguiva:
Un lavoro incessante, ma santificato.
« La differenza specifica della pietà salesiana è nel
saper fare del lavoro preghiera». (Ceria, Annali della
Società Salesiana, I, p. 726). Non si dice «nel fare del
lavoro preghiera», ma« nel saper fare del lavoro pre-
ghiera».
E' questo saper fare che distingue il lavoro co-
munque dal lavoro santificato. Che è santificato
a) perché chi lo compie è «mandato». «Quindi
non va a lavorare perché ha deciso lui, ma un Altro
lo manda e gli chiede di agire in suo Nome, in nome
del Cristo dsorto e del suo Spirito per Lui e il suo
Regno nei giovani, in collegamento con le altre per-
sone e gli altri gruppi «mandati», cioè con vivo sen-
so ecclesiale» (Aubry, Sussidio di studio, p. 14).
b) perché è fatto secondo una certa spiritualità,
anch'essa dono dello Spirito: « uno spirito centrato
sulla carità pastorale, ispirato all'amore materno
della Madonna e radicato nell'amore materno della
Chiesa, che implica un acuto ascolto dell'iniziativa
di Dio, un'adesione totale a Cristo e una piena dj-
sponibilità alle sue vie» (E. Viganò, Maria rinnova la
Famiglia Salesiana di Don Bosco). Uno spirito che
sul piano pratico dell'esistenza impegna a evange-
lizzare educando e a educare evangelizzando.
(CG21) (Rimando per la comprensione di questa
espressione del Capitolo Generale dei Salesiani al
commento che ne fa il Rettor Rettor Maggiore ne« li
progetto educativo salesiano», p. 28-37. Trascrivo
soltanto questa espressione che ci servirà: «la pa-
storale giovanile si caratterizza per una sua incar-
nazione culturale nell'area della educazione; e la
pedagogia salesiana si distingue per una sua co-
stante finalizzazione pastorale» p. 28. Che vuol dire:
portare a Dio i giovani a partire da quel che sono e
da dove si trovano).
c) Un "mistico attivo"
Potremmo dire che il lavoro sanlificato di Don
Bosco era la persona di Don Bosco in azione che
amava Dio nei suoi giovani e i suoi giovani in Dio.
Si capisce allora come mai Don Bosco coglie e
sperimenta Dio non solo nei momenti della pre-
ghiera esplicita, ma dentro l'azione apostolica, cari-
tativa e umanizzante; lo tocca e lo sente menlre
partecipa e collabora al suo progetto sul mondo.
Che Dio sia all'opera dentro il cuore dei suoi giovani
e nella loro storia non è solo una verità creduta, ma
intensamente sperimentata e vissuta. Giustamente si
è scritto che «Don Bosco... non appare mai diviso fra
il lavoro e la preghiera; non manifesta mai, sia che
lavori o preghi, la "nostalgia dell'altrove ", non sa-
crifica mai la preghiera gratuita all'azione né l'azio-
ne alla preghiera, anche se tra un'urgenza apostolica
e una prolungata orazione, il suo carisma lo porta a
scegliere l'azione nella quale scorge una precisa
volontà di Dio. (...) Ciò che veramente conta è la
continua presenza di Dio nella fede, nella speranza,
nella carità» (Brocardo in «spidtualità dell'azione»
p. 204).
d) Ma vivendo nel servizio per i suoi giovani sente
che senza Dio non può servirli; e nell'azione e attra-
verso l'azione si accorge che quanto dà supera le
forze e le capacità della sua persona, che egli è lo
strumento attraverso il quale Dio dà sempre infini-
tamente e imprevedibilmen1e di più dj quanto si at-
tende. Basti ricordare tutte le storie di santità giova-
nili di cui è stato testimone e strumento.
Allora si muove all'adorazione, al ringraziamento,
alla in vocazione (l'altro modo di pregarè) per essere
sempre più posto nella Sua cura per i giovani e
diventare sempre più capace del Suo amore, anche
percorTendo le vie dolorose.
Il CG21 ribadisce l'autenticità salesiana di questo
atteggiamento: «Alla luce di questo mistero pa-
squale compreso e vissutb la comunità salesiana
vive il rapporto preghiera e azione nella «liturgia
della vita», scopre le tracce della presenza di Dio nel
mondo, nei suoi avvenimenLi, nella vita e nelle attese
dei giovani; si sente interpellata per collaborare al
piano divino di salvezza con l'annuncio e la testi-
monianza; prende coscienza dei suoi limiti, chiede
perdono e rinnova la sua fedeltà; adora, loda, rin-
grazia, domanda» (CG2 1, n. 44).
e) Originalità proprie.
Per questo rapporto con la missione la preghiera di
Don Bosco ha originalità, propria quantitativamente
e qualitativamente diversa da quella degli altri santi
torinesi: «numquam dc aliis sanctis viris auditum
est». (Nova Positio 12, n. 15 - Ricordiamoci che
Murialdo impiegava quattro ore nel preparare la s.
Messa, nel celebrarla e nel far ringraziamento). La
preghiera di Don Bosco era autentica e completa
nella costanza, lineare e semplicissima nelle sue for-
me, popolare nei suoi contenuti, allegra e festiva nelle
sue espressioni. E non mai intesa al disimpegno o tilla
fuga dal 1nor1do, ma era fuga col mondo, col mondo
dei suoi giovani, da trasformare con l'azione secondo
il progetto di Dio. E sono quei giovani detti« poveri e
abbandonati». Sono essi che in certo qual modo
suggeriscono le modalità della sua preghiera (Cfr
CG21, n. 44). Tutto molto agile e lieve come l'aria che
Li avvolge e ti penetra da ogni parte, ma non ti op-
prime mai (Cfr. MB, XIII, p. 889).
Chl, come, perché, quanto Don Bosco pregò è una
prospettiva e una misura indispensabile per reinter-
pretare oggi il tracciato ideale e perfetto che egli ai
suoi tempi indicò nell 'accosto alla Parola, nell'in-
contro con la persona di Cristo Signore nell'Eucare-
stia, con la Madonna Ausiliatrice, con lui stesso, Don
Bosco, che « non è un ricordo del passato, ma una
presenza carismatica viva, operosa e protesa al fu-
turo» (CG21 n. 163).
4) Come Don Bosco
1 Perché mi metto in cammino
Perché «Dio Padre, per primo, in Gesù ha fallo il
13

2.4 Page 14

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cammmo 1•erso di noi e mi c/1iamu• (Cfr. Aubry,
Sussidio, p. 5). Dio ha l'iniziativa, mi chiama per
nome: è l'a11venime1110.
Questo venire di Dio m'impedisce «i pretesti» per
fuggire lontano dalla domanda di significato che io
sono, m'impedisce di diventarc«cstraneo» a me
stesso e agli altri. lo :.0110, come D011 Bosco. 1111a
domanda di essere amato. E' vertiginoso lasciare
emergere questa domanda perché uno si accorge
che neppure le persone più care rispondono aUa sua
attesa. Solo Lui, il Signore. Si ha paura e tremore
come lo ebbe Giuseppe di Ironte al mistero di Maria.
Ma Dio mi chiama ì11 Gesù. Gesù non è un modello
fuori di noi, è uno di noi ed è insieme la persona che
la mia struttura invoca. E' iJ mio destino. li giovane
im:ontra in Gesù un avvenimento che è una risposta
a quella domanda di essere amato che egli è. L 'i-
dentità si fa concreta e s1c111·a nella spera11:.:'1: io trovo,
conte Don Bosco, la mia risposta in Lui. E' il mio
sogno.
E per la prima volta la domanda di essere amato
che io sono, in maniera inspiegabile, non genera
timore e tremore (il «conruso e spaventato» del so-
gno dei 9 anni), ma genera gioia: «questo dono deUo
Spirito si accoglie con gioia» (NR. an. 22).
« on abbiamo altro da tare che riconoscere Cri-
sto e aderire a Lui» (Aubry, Sussidio, p. 5). Dio non
conosce allro metodo per far camminare l'uomo
verso di Lui se non quello di proporgli u11a presen:;a
da segaire. Non c'è s trada, non c'è slorw intellet-
tuale o scaltrezza che possa sostituire il ,·aJore di
questa direttiva: seguirlo. E seguire non è un gesto
automatico, ma una decisione personale. E' un gesto
co11tin110 della mili libertà che tenta di immedesimar:.i
con i motivi profondi della vita del S1g11ore e con
alcune modalità espressive del suo Spirito: « Come
cristiani com·inti e attivi vogliamo !>cguire Cristo,
l'uomo perfetto im iato dal Padre a servire gli uo-
mini in mezzo al mondo• (NR , arl. I)." L, alori che il
Signor<.: propone a tull i i cristiani nel Discorso della
Montagn a ispirano la nostra vita» (NR, a rt. 5).
2 Con chi cammino
«li difficile è proprio riconoscere Cristo e acco-
glierlo• (Aubry, Sus!>idio, p. 5) secondo un modello
di cammino che è Don Bosco. Proprio riferendomi a
lui sento che Dio ha l'in iziativa, mi chiama in Gesù,
ma non mi chiama da solo. Mi chiama mettendomi
dentro l'anima i giovani, per sempre. Ricordate il
sogno dei 9 anni.
lo sono una domanda di essere amato che trova la
sua risposta in Gesiì, perché io diventi capace di
amare col suo amore i giovani di og~i, speciafmenle i
più pol'erf, clte sono ormai inseparabili dalla mia vila.
D'ora in poi non posso andare verso il Signore senza
averli. come sono, dentro di me, senza sentire con-
cretamente, storicamente, quasi per esperienza e
comunicazione di vita, il loro respiro e le loro invo-
cazioni. Non potrei più capire Dio che mi ha chia-
mato, rna non da solo. E d'ora in poi io non posso
14
più credere a questo avvenimento cbe mi costituisce
(la chiamata) e che si 1ipropone di continuo alla mia
vita, non posso abbandonarmi ad esso, aderire ad
esso. cioè lasciarmi amare dal Signore, senza chie-
dergli di amarmi in tal modo da diventare storica-
mente, a mia volta, una presenza di :.pcranza per
loro.
3 Dove cammino
I CC.SS. sono dunque quelle persone che come
singoli e come gruppo, storicamente, già qui~ ades-
so, senza timore e tremore, ma con gioia, vivono
questo destino, questa vocazione:
.."~o~o s~ni_non da solo progetto umano, ma per
inmanva d1 010». Lo Spirito Santo, con l'intervento
d! materno di Maria, suscitò Don Bosco e gli diede
cuore padre e maestro, capace di donarsi per la
promozione e la salvezza dei gfovani specialmente
poveri cd abbandonati, e delle persone umili ed
emarginate.
Per prolungare questa missione, lo Spirito Santo
lo guidò a dar vita, tra le altre forze apostoliche, ai
Cooperatori Salesiani» (introduzione NR).
Sentite la s toria?
Storicamente, qui e adesso, nel mondo. Voi lori-
cordate spesso negli articoli del vostro Regolamen-
to: «nelle ordinarie condizioni di vita» (art. 1), «nel
lavoro» (art. 4), «testimoni nel lavoro», col senso del
concreto che vede la volontà del Signore nelle ne-
cessità e giuste aspirazioni degli ambienti in cui
opera» (art. 16). Atteggiamenti dello spirito del
Cooperatore che aiuteranno i giovani a percepire• i
valori del Vangelo denlro un mondo non più scono-
s~iuto, ma rivelato da quelli (CC) che in quel mondo
vivono e fanno esperienza» (CG21, cit.).
A d ifferenza dunque di una «spiritualità» che po-
tremmo chiamare di «trascendenza» che si distacca
e si libera o rifugge, effettivamente ed affettiva-
mente, dai valori creati annunciandone la provviso-
rietà, voi trovate Cristo dentro le cose, come l'anima,
la vita, la garanzia e il compimento del mondo. Il
vostro stile di amarlo ~ di amarlo nel mondo, an-
nunciando la necessità delle sue strutture, mutan-
dole quando non fossero a sen,izio de ll'uomo di-
fendendole quando lo sono, credendole quando lo
sono, creandole quando mancano.
U- Cooperatore non accoglie la propria situazione
conc,,eta (leggo nel vostro Regolamento: i problemi
della famiglia, dell'educazione, del matrimonio, de-
gli strumenti di comunicazione sociale...) " per
amore di Dio• ma con fatica, come «mezzo per
acquistar meriti" o occasione «per elevarsi a Dio».
M_a ~o~a ~io entro queste strutture tep-ci.tri, perché
d1 Dw e piena la sua situazione.
Insisto: voi laici non vi sacrificate cc benché» siate
nel mondo e dobbiate occuparvi del mondo, ma
"perché» siete nel mondo e in forza di questo vostro
essere-nel-mondo. E' un'esperienza ques1a che vi
conduce a sen tire che esis te Cristo e Chiesa Il dove è
il mondo.

2.5 Page 15

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Ci sovvengono le parole di Teilhard de Chardin:
cx Perché non dovrebbero esserci anche degli uomini
volati al compilo cli dare, con la loro vita, l'esempio
della santilicaLione generale dello sforzo umano?
Degli uomini che nei domini del pensiero. dell'arte,
dell'industria, della politica si accingessero a realiz-
zare, con lo spirito che tali settori richiedono, quelle
opere fondamentali che sono l'ossatura stessa della
società umana?» (Le milieu divin, p. 57-58).
E tutto ciò al servizio dei giovani di oggi e della loro
condizione. Sono essi che chiedono che La risposta
che vanno cercando sia:
- una proposta globale visswa prima da chi la
propone e proposta perché la si vive e ci si crede
(forte senso della propria identità)
- che sia utile e significativa storicamente
- che sia confrontata e verificata in u11a comu-
nità di fede
- che sia affidata per la verifica personale al ri-
schio della loro libertà (Cfr Il Cristo dei Giovani, LDC
a cura cli Fiore C., p. 120-124). In fondo non fanno
che tradurre nei loro desideri quello che fu un at-
teggiamento di Don Bosco: « per dirla con una pa-
rola un po' cruda ma vera, (don Bosco) non crede a
una pietà che non si esprima nella vita, che non
diventi azione, carità Cattiva, che non si traduca in
un lavoro incessante per amor di Dio e dei fratelli»
(C. Colli, Nel mondo con Dio, Roma 1975, p. 28).
Perché si potrebbe con-ere il pericolo che Dio si
cancelli poco alla volta all'orizzonte, che divenli una
nozione come tutte le a ltre nozioni e serva di puro
compiacimento soddisfatto alla mia perfezione in-
teriore. Per Don Bosco Dio si incontra certamente
nella mia interiorità, ma intesa come sforzò perse-
verante verso la verità di me stesso che raggiungo
nel progetto che Lui mi chiede e nella carità attiva
che comporta. E' solo nell'atto in cui la mia esisten-
za si dona che io capisco, sento presente e vivo
l'unione con il mio Dio, condizione e possibilità
unica della salvezza di tutto.
4. Dove mi porta questo cammino
e a chi mi rinvia incessantemente
Vivendo per i miei giovani nel servizio di un lavo-
ro santificato sento che:
a) devo conoscere «loro» e la loro «condizione»,
altrimenti la mia proposta non sarà storica, concre-
ta, ma astratta e rifiutata. Daremmo risposte che i
giovani non si sono mai sognati cli domandare.
Questo comporta «lo sviluppo delle mie doti uma-
ne,... una conveniente preparazione alle mie re-
sponsabilità cristiane nella famiglia e nel lavoro, ai
miei doveri sociali e civili... e l'aggiornamento» (art.
20), in una parola «la compete11za».
La competenza è affidala alla fatica umana della
vostra intelligenza «conforme alle vostre capacità e
condizioni» (art. 20), ma presente e operante come
la vostra risposta a Dio creatore. Dimensione reli•
giosa come risposta a Dio creatore. Si tratta della
capacità di applicare ai fatti e alle loro vicende
schemi di analisi rigorose per interpretarli, vagliarli,
problemizzarli, rilanciarli mediante più mature ipo-
tesi e progetti; della capacità di lavorare in gruppo,
tendendo a maturare condizioni di allargamento e
dj approfondimento dei consensi e delle collabora-
zioni.
E questa competenza i laici non la possono sosti-
tuire con la bontà, con l'onestà e la coerenza morale.
E' una voce a sé che deve essere presente per lavo-
rare nel mondo nel nome del Signore.
« Nell'ambiente salesiano la mancanza, a volte, di
una sistematica e positiva riflessione sulla realtà
giovanile in movimento... la competenza) frena lo
slancio e l'iniziativa e induce talora ad un atteggia-
mento di pregiudiziale incomprensione». E' il CG21
che parla. E parla di quella dimensione del sistema
preventivo che D. Bosco chiamerebbe «RAGIO-
NE».
b) devo conoscere il progeuo di Dio per loro, devo
poterli e saperli servire in questo progetto; e nell'a-
zione e attraverso l'azione, sento che senza Dio ciò
non è possibile.
Non solo, ma nell'azione e attmverso l'azione spe-
rimento che Dio infinitamente di pitì di quanto
possa esprimere la mia capacità e il mio impegno.
Ricordiamo la testimonianza di quelle storie di san-
tità giovanili che Don Bosco ha accompagnato con
trepidazione e con meraviglia.
Per questo mi sento incessantemente rinviato alla
perso11a di Cristo Signore che è Parola e Eucarestia da
mangiare e da adorare, che è perdono da incontrare,
alla persona di Maria Ausiliatrice e a quella di Don
Bosco, che non sono ricordi del passato, ma vivi,
operami con noi e per noi e protesi al futuro. E tutto
il si_gnificato e la spinta a questi incontri è vissuta
sotto il segno della evangelizzazione dei giovani e
secondo quelle modalità spirituali che Don Bosco
suggerirebbe oggi per i suoi «salesiani nel mondo».
15

2.6 Page 16

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Gruppi di studio
Il primo blocco di nove gruppi (1-9) appro-
fondi questo argomento: La vocazione tipica-
mente salesiana del Giovane Cooperatore
Ecco la sintesi delle risposte.
sensibilità per i valori evangelici della povertà vissuta
integralmente in prima persona.
Il trattare un problema del giovani per servirli, rimanda
a Dio.
1. Identità e formazione del Cooperatore
- Identità del Cooperatore: scelta vocazionale cri-
stiana e salesiana (duratura, totale, definitiva con fe-
deltà)
- Obbligo alfa formazione: comunitaria
- Crescita cristiana: si alimenta nel confronto con la
Parola di Dio con l'esperienza diretta di Cristo (riconci-
liazione, eucarestia)
- Crescita salesiana: conoscenza dello stile salesia-
no, di Don Bosco, e in particolare del sistema preventivo
- Il G.C. è uno «specialista,. del giovani:
a) conoscenza della realtà giovanile
b) riconoscimento del ragazzo come componente
.attiva,.
c) impegno come donazione di sè agli altri
2) Il G.C. diventa testimone
- nei confronti di chi condivide la sua scelta (espe-
rienza di comunità)
- nei confronti del proprio ambiente di vita: famiglia,
lavoro, scuola
- nei confronti della Chiesa locale (collaborazione)
CAMPO DI MISSIONE: I Giovani
- scegliendo gli emarginati materialmente e spiri-
tualmente (senza esclusione di altri emarginati)
- conquistandone i cuori con il metodo salesiano
(Don Bosco: Non basta amarli, ma far sentire loro che
sono amati,.)
- dando loro dei veri valor i.
3) Il fine della nostra azione di educatori è di pre-
parare buoni cristiani alla Chiesa e onesti cittadini alla
civile società» (Don Bosco) (socialmente cristiani).
Consapevoli di essere corresponsabili della crescita
della Famiglia salesiana, riaffermiamo la nostra disponi-
bilità e l'impegno a promuovere dei momenti di vita co-
munitaria tra quanti gravitano attorno all'opera salesia-
na. La nostra sensibilità laicale può essere utile anche
per maturare nuove vocazioni salesiane.
Ribadiamo inoltre come necessaria una particolare
16
Il secondo blocco (10-1 8) approfondi questo
argomento: Il modo di vivere Il nostro rapporto
con Dio.
Ecco la sintesi delle risposte:
Il nostro essere Giovani Cooperatori influenza stretta-
mente il nostro rapporto con Dio in quanto si tratta di una
scelta che coinvolge in modo globale la nostra vita.
La risposta a questa nostra vocazione è per noi uno
stimolo continuo a vivere sempre più profondamente Il
rapporto con Dio e con gli altri.
Molti di noi infatti hanno maturato. nei gruppi, questa
esigenza però non hanno trovato all'interno del gruppo
stesso una vita comunitaria tale da soddisfarla.

2.7 Page 17

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Crediamo che il nostro cammino verso Dio possa es-
sere sintetizzato secondo questo schema:
a) Impegno sociale
b) Riflessione personale, meditazione, ricerca del si-
gnificato della nostra azione: .a che scopo?»
c) Riflessione comunitaria, al fine di giungere a vivere
la nostra preghiera nell'azione
d) Ritorno per un servizio agli altri nel senso più au-
tentico del cristiano che ama ed è amato, un servizio
offerto e accettato con gioia.
Alla luce di quanto detto si rileva perciò la necessità di
curare ed approfondire maggiormente la vita comunita-
ria dei nostri gruppi, in quanto Il rapporto con Dio passa
attraverso l'apertura agli altri e la comunione con loro.
Q.~esto significa che la nostra vita deve tendere sempre
p1u a fondere le due esigenze della preghiera e dell'a-
zione, riferendosi in questo direttamente alla vita di Don
Bosco (NR. art. 18, 3).
Ciò si può realizzare attraverso:
1) incontri di gruppo in cui ciascuno comunichi la
propria esperienza e la propria vita.
2) ricerca di sempre maggiori momenti forti dal punto
di vista spirituale (giornate di spiritualità, revisione di vita,
verifica del proprio apostolato), in particolare ricerca di
un continuo approfondimento della parola di Dio.
Riferimento alla povertà evangelica come sistema di
vita del Giovane Cooperatore (NR art. 5).
7 L 'ultimo blocco (gruppi da 19 a 27) appro-
fondi quest'ultimo argomento: Carattere laicale
della nostra spiritualità.
Ecco la sintesi delle risposte.
Carattere laicale della nostra splrltualltà
«Come il fatto di vivere e lavorare in pieno mondo
incide sul rapporto del G.C. con Dio»?
Dapprima ci si è soffermati sul nostro essere GC. nel
mondo, sia mediante testimonianze personali fatte di
piccole cose che scaturiscono dal vivere quotidiano, sia
da testimonianze di gruppo quali forze operanti In posi-
zione critica riguardo alle Ideologie laiciste.
Le difficoltà che s'incontrano sono molteplici: qualun-
quismo, indifferenza, arrivismo, materialismo, paura di
essere derisi; elementi questi che costituiscono pericolo
di sviamento soprattutto per chi opera in modo indivi-
duale.
A ciò si può ovviare tramite una maggiore preparazio-
ne che porti ad una formazione più qualificata.
Questo essere nel mondo richiede anche e soprattutto
un continuo incontro con Dio:
- nell'Eucarestia, vista come presenza viva da ado-
rare e riscoprire;
- nel continuo confronto con la Parola divina;
- con una intensa vita di comunità.
Il G.C., quindi, si deve sentire ricolmo di Dio per testi-
moniare, annunziare ed evangelizzare.
Forti di tutto ciò e consci dell'intimo ottimismo del
messaggio cristiano e salesiano non dobbiamo temere le
insidie del mondo, per cui il nostro vivere incide positi-
vamente ed è parte integrante del nostro rapporto con
Dio.
Si sente il bisogno di un maggior collegamento tra i
centri di una medesima ispettorla e tra le diverse ispet-
torie, pur rispettando le esigenze delle realtà locali.
Questo collegamento deve scaturire da una più sentita
presa di coscienza del nostro essere membri di una or-
ganizzazione mondiale.
Poniamo, infine, l'accento sulla necessità di una spe-
cifica preparazione socio-politica per operare efficace-
mente in quegli ambienti ed organizzazioni che troppe
volte ci vedono assenti.
17

2.8 Page 18

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Se vogliamo realizzare
dobbiamo passare per Maria
L'originale Omelia del Rettor Maggiore 1'8 dicembre, Immacolata Concezione (ripresa al registratore)
In clima di testimonianza abbiamo sentito, poco fa,
anche il Santo Padre ricordare alla radio dei testimoni: il
Papa Pio IX, il Padre Kolbe; noi abbiamo sentito testi-
monianze vive, abbiamo pensato a Frate! Carlo de Fou-
cauld, abbiamo pensato con concretezza e speciale
simpatia a Don Bosco, e assisteremo tra poco alla « pro-
messa,. di alcuni dei presenti, che è una testimonianza di
vivere l'ideale cristiano nello spirito salesiano; clima
dunque di testimonianza in un giorno dedicato a Maria,
in cui celebriamo la sua pienezza di grazia senza ombra
di peccato. Ebbene è utile sottolineare per il tema che voi
avete oggi come riflessione centrale - la vita interiore
del cooperatore -. almeno alcune caratteristiche di
questa testimonianza che è vincolata con Maria. La festa
di oggi, l'Immacolata Concezione, ci fa vedere, come
ogni festa dì Maria, che tutto ciò che Lei è, e tutto ciò che
c'è di grande in Lei, è orientato verso Cristo. Quasi non ci
lascia il tempo Maria, di guardarla in faccia perché con
tutto ciò che è e con tutto ciò che ha, ci invita a guardare
Gesù Cristo. Perché è Immacolata? Perché è madre. E
perché è madre? Perché deve dare alla luce Gesù Cristo,
il Salvatore del mondo. E perché è Madre degli uomini?
Perché è madre della Chiesa, perché deve crescere
questo Gesù Cristo fino alla statura perfetta, fino a che
Lui, Re dei secoli, consegni tutto al Padre.
Ecco, Maria è per Cristo, conduce a Cristo, quindi il
conoscerla, l'amarla, il percepirne la pienezza di grazia,
le funzioni, è una strada caratteristicamente cristiana,
anzi la storia ci insegna, e già lo ricordava il papa poco
tempo fa, che questa è l'unica strada reale, perché è
quella che ha scelto Dio. Dio che ha voluto salvare gli
uomini e ha centrato tutta questa salvezza In Gesù Cri-
sto, ha scelto la strada di Maria. Non è dunque qualche
cosa in più; è un cammino storico indispensabile; e le
testimonianze che noi abbiamo ascoltato oggi, la testi-
monianza di Don Bosco - l'Ave Maria che abbiamo
18

2.9 Page 19

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detto, che ci ricorda l'Ave Maria dell'B.12.1841 quando
ancora non era proclamato il dogma dell'Immacolata
Concezione) - vengono a sottolineare questo: se noi
vògliamo realizzare nello spirito di Don Bosco una vo-
cazione cristiana efficiente, una vocazione cristiana fe-
conda, una vocazione cristiana salvatrice della gioventù,
dobbiamo incominciare a passare per Maria, certamente
per arrivare a Cristo, ma incominciando da Lei.
Un'altra osservazione a riguardo della festa di oggi e
che può alimentare la nostra vita interiore, è che l' Im-
macolata Concezione ci ricorda l'originalità della vita
cristiana. lo vi ho parlato prima del coraggio di essere
cristiani; ma per aver coraggio sociale di essere cristiani,
c'è bisogno di avere una coscienza chiara che abbiamo
un'originalità, che abbiamo una ricchezza, che abbiamo
qualche apporto da dare, che non siamo dei comples-
sati, degli emarginati, che sappiamo meno degli altri, che
abbiamo meno ricchezze degli altri, che conosciamo
l'uomo meno degli altri. Orbene, per avere coscienza di
questa originalità e alimentare il coraggio della testimo-
nianza ci è utile riflettere sulla festa di oggi.
Essa ci porta alle origini, alle origini della Madonna,
alle origini del Cristianesimo perché l'Immacolata Con-
cezione, che è la pienezza di grazia di Maria fin dal suo
primo concepimento, è spiegata solo dalla nascita di
Gesù, perché essa è la Madre di Gesù. Ora sia la nascita
di Gesù Cristo, sia la pienezza di grazia in Maria, non è
opera della materia, della evoluzione, della combinazio-
ne scientifica, non è opera della crescita umana, non è
opera della promozione umana. Oggi, carissimi, viviamo
in egemonie culturali che spiegano tutto materialistica-
mente. La nascita di Gesù Cristo; il concepimento di
Gesù Cristo e la pienezza di grazia di Maria non si spie-
gano per questa strada, non vengono dalla materia, non
vengono dall'evoluzione, non vengono dal progresso,
non vengono dall'uomo, vengono dall'alto. C'è nella
storia un personaggio reale che non fa concorrenza al-
l'uomo, ma che è indispensabile all'uomo per essere se
stesso e si chiama Dio. La festa dell'Immacolata è in-
concepibile senza Dio. Il concepimento di Gesù Cristo, la
sua nascita, Maria Madre: tutto ciò è inconcepibile senza
Dio, lo Spirito Santo. Ecco, c'è nella storia una compo-
nente che non è evoluzione; c'è nella storia una compo-
nente che è intervento, avventura di Dio tra noi, non per
alienarci, non per farci diventare servi, non per compe-
tere con noi, ma per realizzarci pienamente.
Il cristiano, in queste feste profonde che toccano
l'essenza della fede, deve pensare alla differenza tra ciò
che io credo e i motivi che ho da vivere in questa forma
speciale e il marxista che mi è vicino, il radicale che mi è
accanto, ti laicista che vive magari democraticamente,
rispettosamente, scientificamente, artisticamente...
quello che volete, ma che non ha questa fiamma interio-
re. Qual'è questa differenza? E' questa coscienza, que-
sta sicurezza interiore: che Dio interviene nella storia,
che è intervenuto in Gesù Cristo, e per intervenire Gesù
Cristo è passato per Maria, e per passare per Maria, Dio
l'ha riempita di grazia.
Portiamo nel cuore queste riflessioni, portiamole nel
cuore perché ci aiutano ad essere testimoni. Abbiamo
degli esempi, abbiamo sentito anche noi esempi dei no-
stri fratelli che ci hanno anche commosso. Vedremo
adesso coloro che fanno la promessa. Portiamo nel
cuore queste convinzioni, questa coscienza profonda
dell'originalità e della ricchezza di salvezza che porta
con sè il Cristianesimo, e saremo anche noi capaci di
dare grandi testimonianze come quella del Padre Kolbe,
di Pio IX, di Don Bosco, di Carlo de Foucauld, come
quelle che abbiamo sentito dai nostri fratelli questa mat-
tina.
Che questa Eucaristia abbia questo senso allora, cari
Giovani Cooperatori: di ringraziare Dio Padre per aver
voluto tanto bene all'uomo e per averlo voluto salvare
dandoci Maria come Madre di Cristo, Madre della Chie-
sa, madre dell'umanità.
Chiediamogli di saper imitare i grandi batteuati dei
secoli passati, i grandi santi che hanno fatto di Maria la
strada concreta e la strada maestra per essere testimoni
di Cristo. In particolare chiediamo per tutti noi e per
coloro che faranno la promessa, di saper imitare Don
Bosco nel suo slancio mariano e nella sua efficacia ec-
clesiale, precisamente perché era devoto di Maria.
Così questa Eucaristia sarà per noi lode e apportatrice
anche di grazie speciali.
E ora accompagnamo questi nostri fratelli che fanno la
promessa pensando che questo loro gesto è un segno
della grazia speciale a cui anche noi partecipiamo in
questo giorno nel quale celebriamo la festa della pie-
nezza di grazia in Maria.
19

2.10 Page 20

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Siate i buoni samaritani dei giovani
La visita di Don Ricceri era particolarmente attesa
perché non si dimentica tutto un passato in cui ìl Suc-
cessore di Don Bosco ci guidò nei primi incerti passi del
nostro crescere e maturare.
Don Buttarelli lo presentò con queste parole:
« Carissimo Don Riccerì, l'applauso e il canto le hanno
detto veramente cosa proviamo in questo momento.
Siamo contenti, contentissimi; non poteva mancare quel
Successore di Don Bosco che ha partecipato, carissimi
Giovani Cooperatori, a tutti ìnostri convegni nazionali e a
moltissimi di quelli regionali; quel Rettor Maggiore che
ha dato il via alla ripresa dell'Associazione e soprattutto
ha stimolato alla nascita e poi alla crescita del ramo
giovanile dei Cooperatori; colui che ha smentito ufficial-
mente più volte che Cooperatore fosse sinonimo di per-
sona anziana o, peggio, vecchia, col bastone. E allora,
carissimo Don Ricceri, grazie per essere venuto. Voglia-
mo dirle una cosa: lei non deve minimamente pensare
(pena peccato mortale!). .. che, essendo Rettor Maggiore
emerito, i Giovani Cooperatori la dimenticheranno.
Andando avanti negli anni ricorderanno sempre la sua
figura, la sua presenza fra noi, l'impegno e la volontà di
darci idee chiare e soprattutto concrete. Abbiamo nella
mente delle frasi che sono per noi storiche; quando ri-
chiamava i giovani alla concretezza: « Fatti non parole!
Non più allo stato gassoso! Tutti alle stanghe!» Le frasi
celebri di Don Ricceri... Le promettiamo che veramente
cimetteremo « alle stanghe» perché sappiamo che chi è
alle stanghe tira e non si fa trascinare».
« Non sono preparato ad un pensiero e neppure ad
un discorso, perché voi non meritate la pena di un di-
scorso... Però vi dico senz'altro qualche pensierino;
vorrei permettermi di esprimervelo, anche perché, ml
pare, e scusate se oso tanto, che io abbia un qualche
diritto, lo ha accennato Don Buttarelll, diritto non come di
nonno, ma come di chi ha un poco di paternità nella
nascita, nel battesimo nei vostri confronti. Vi dirò subito
che l'invito che mi è stato fatto a venire, mi ha trovato più
che disponibile; vi dirò di più: che sono stato contentis-
simo di questo invito perché mi pare di poter ripetere a
20
voi le parole che Don Bosco diceva a certi giovani suoi:
« In mezzo a voi io mi trovo bene» (applausi).
Dicevo che qui si tratta di un vecchio amico; vecchio
è vero senz'altro, ma specialmente vecchio come amico.
E' in nome di questa forma di paternità che credo di
potermi assumere nei vostri confronti, che io vorrei dirvi
questo: guardate: Cooperatori... lo sono stato sempre
convinto che questi devono essere anzitutto giovani, non
per nulla Don Bosco lo ha detto già in altre occasioni e ha
messo nel Regolamento che a sedici anni si può essere
senz'altro Cooperatori Salesiani. D'altra parte è bene
che abbiate presente una cosa: è un caso unico nella
storia della Chiesa che, come i Cooperatori Salesiani lo
possono essere a sedici anni, così la Congregazione
salesiana è nata da giovani. Don Bosco con un gruppo di
suoi giovani, ha creato la Congregazione. Noi siamo
quindi tutta una famiglia di giovani, anche se anagrafi-
camente c'è chi ne ha sedici e chi ne ha 70 e chi ne ha
qualcuno di più (applausi).
Guardate, carissimi, sono qui per ripetervi quello
cne certamente vi avrà detto anche il Rettòr Maggiore...

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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autentico (io sono una « moneta fuori corso»), guardate
che la Congregazione, Don Bosco, la Chiesa, Giovanni
Paolo Il, hanno fiducia in voi giovani, e, aggiungiamo, in
voi Giovani Cooperatori.
Diceva il Papa: perché siete motivo di gioia, siete mo-
tivo di speranza. Non sto a spiegarvi tutto questo perché
non è il caso, non ne avete bisogno. Voi, ne sono certo,
ne ho la massima fiducia, voi siete coloro i quali riusci-
rete a realizzare quello che noi adulti non siamo riusciti a
realizzare. E' un pensiero che ho rubato a Giovanni
Paolo li, ma che entra proprio in quelle che sono le mie
convinzioni. Allora vi dico: siate giovani, siate giovani,
mantenetevi giovani tenendo presente, come accenna-
vo, che per essere giovani non basta avere sedici anni, o
ventisei. Si può essere vecchi, rancidi, vecchi sclerotiz-
zati anche a venti anni. Lo dlceva ultimamente un non
credente, ma exallievo, Pertini, il quale ha protestato a
suo tempo quando si portò come motivo per eleggerlo
che lui aveva 82 anni. Diceva: lo non mi sento vecchio;
sono vecchi quelli a venti anni senza speranza, quelli
senza ideali, quelli specialmente i quali non sanno ama-
re, quelli i quali vivono di odio, le brigate rosse che sono
formate da gente che non è giovane. E tutti coloro che
usano la violenza sono persone che non sono giovani,
perché non sanno amare, non hanno speranza, non
guardano all'avvenire con occhi di speranza, con occhi
di amore. lo dico a voi: rimanete giovani per essere ve-
ramente Cooperatori. Con Don Bosco non si può essere
che giovani. Caricatevi di questa giovinezza che poi di-
venta gioia, che poi diventa speranza. E siate diffusori di
gioia in questo mondo giovanile che purtroppo non sa
sorridere (applausi). Voi avete tante volte constatato an-
che tra vostri conoscenti il drogato. il violento, l'amante
della pistola, della bomba molotov, e cosl via: tutta que-
sta gente però non sa amare, non ha speranza, non è
veramente giovane. Il giovane guarda l'avvenire con
speranza e apre il solco agli altri, alla speranza. Ebbene
siate diffusori di questa gioia che costruisce. La gioia
salesiana e la gioia cristiana, non è altro che la gioia
dell'ottimismo. l'ottimismo che è essenzialmente cristia-
no, è salesiano, è elemento di costruzione. Il pessimi-
smo, diceva Papa Giovanni, non è capace di costruire un
decimetro di muro di cinta. Non costruisce. Allora siate
dei Giovani Cooperatori " costruttori " e siate diffusori
appunto di questa gioia che realmente è ricca di amore e
costruisce.
Un ultimo pensiero: ho visto il tema che voi trattate;
evidentemente mi guardo bene da entrare nel merito del
vostro tema, che è bellìssimo, vasto, grande e profondo e
anche ricchissimo: ma voglio dirvi che il tema è magnifi-
camente salesiano. Don Bosco diceva: "Noi non pos-
siamo fermarci», il che vuol dire: noi dobbiamo cammi-
nare, camminare, andare avanti per costruire. Ma vi dirò
di più, camminare verso Dio, camminare verso Dio « co-
me Don Bosco». Fu interrogata una personalità a pro-
posito di Don Bosco. Questo signore disse: Se a Don
Bosco si fosse chiesto in ogni momento: Don Bosco
dove va? La risposta sarebbe stata una sola: Andiamo in
Paradiso. Don Bosco camminava guardando alla meta;
diremmo che Don Bosco è un «escatologico» (scusate
la parola...). Guardava verso il regno di Dio, il regno di
Dio su questa terra. Allora, dicevo, camminate ma con i
sentimenti di Don Bosco. Però ricordatevi che c'è gente
sui margini della strada.
Siate i buoni samaritani, specialmente dei giovani,
lungo il vostro cammino. Quanti, quanti hanno bisogno
appunto del vostro conforto, della vostra gioia, del vostro
amore, che è senso cristiano, che è senso salesiano
profondo. Siate i buoni samaritani, e fate tutto questo
camminare da buoni samaritani, con la fede di Don Bo-
sco, quella fede di Don Bosco che si fa donazione. Il
giovane a sedici anni, a venti anni, non si può conqui-
stare se veramente n.on si ama, e non si ama se non si
dona. Don Bosco diceva ai giovani: quando vi ho dato
tutto, non posso darvi più nulla. Ma vi ho dato tutto. Voi
non potete arrivare, io penso all'altezza di Don Bosco,
ma certamente voi siete compresi di questa realtà: amare
vuol dire donare. Amare i giovani, specialmente quelli più
difficili, più bisognosi, più alieni forse da quelli che sono i
vostri sentimenti, donandovi a loro. Facendo vedere che
voi realmente li amate. E concludo: realizzate questo
cammino senza stancarvi: Don Bosco diceva: « Ho giu-
rato che sin l'ultimo respiro della mia vita sarà per i gio-
vani ». Diventerete meno giovani anagraficamente, ma
siate -sempre per i giovani e sarete dalla parte migliore.
Realizzate cosl la vostra vocazione - perché la vostra è
una vocazione - e realizzatela nella gioia vera che io vi
auguro specialmente in vista della grande gioia della
notte di Natale!
Vittoria, regolatrice del Convegno compie un simpati-
co gesto:
« Decoriamo pubblicamente Don Ricceri con la picco-
la mascotte Franz. la piccola guardia svizzera cui è ap-
plicato il nostro nome. Lo investiamo come il miglior
partecipante al nostro convegno! »
21

3.2 Page 22

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Ricevi la croce di Cristo
« Perch é parto. Prima di tutto perché
voglio dare una risposta a Dio. Poi perché
devo fare un cammino, un cammino di
conversione, perché io credo che ognuno
di noi deve percorrere una strada perché
giunga alla meta. Parto, perché voglio fare
in modo tale che riesca a portare una pa-
rola vera ai giovani: dobbiamo portare una
parola a tutti. E poi non sono io solo che
parto: con me parte ciascuno di voi. Oggi
il crocifisso non lo prendo solo io, ma lo
prende ciascuno di voi. Perché anche voi
che rimanete siete veri missionari, perché
voi avete il compito di annunciarlo qui
dove vivete: nelle scuole, nelle fabbriche,
in ogni ambiente in cui vivete. Avete il
compito di annunciarlo a tutti i ragazzi,
non solamente a quelli che stanno bene,
ma anche ai poveri e agli abbandonati.
Per me questa consegna del Crocifisso è
accettare veramente quello che Gesù di-
ce: vieni, prendi la tua croce e seguimi
dove io ti indicherò».
Giuseppe Belardo
« Il nostro aiuto è nel nome del Signo-
re!»
O Dio che hai redento tutti gli uomini
con il sangue prezioso del tuo unico figlio,
noi ti supplichiamo: degnati di benedire
questo segno della sua passione, morte e
resurrezione, perché coloro che lo porte-
ranno con sè e ai popoli, sappiano di es-
sere stati chiamati a prolungare l'opera
salvifica di Cristo nella Chiesa. E siano
ricevuti con gioia da tutti gli uomini come
araldi e testimoni della redenzione. Per
Cristo nostro Signore.
22
Ricevi la Croce di Cristo come segno
della Salvezza che tu devi annunciare ai
giovani nel nome di Cristo Signore.

3.3 Page 23

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Perché oggi
Cooperatori
Alcune 1notivazioni
Sono Beppe e qui vicino a me c'è Silvana. Siamo
dell'Ispetloria Subalpina e siamo sposati da cinque
mesi.
Abbiamo chiesto di poter far parte della Famiglia
Salesiana come cooperatori perché abbiamo cre-
duto e crediamo tuttora che il nostro amore si sa-
rebbe rafforzato nella misura in cui non si sarebbe
chiuso in se stesso ma si sarebbe aperto agli altri.
Abbiamo quindi creduto in questa missione al fine
di portare il messaggio del Vangelo, con lo stesso
spirito di Don Bosco, in mezzo a tutti i ragazzi in
modo particolare appunto a quelli più bisognosi e a
quelli più trascurati che hanno bisogno della nostra
opera.
Mi chiamo Carmela e vengo dalla Sicilia. Da alcuni
anni faccio pane del gruppo dei Cooperatori. Ho ca-
pilo che mi posso realizzare meglio facendo purte,
come cooperatrice, della Famiglia Salesiana. Per
questo sono qui a fare la mia «promessa,>.
Sono Antonio e vengo anch'io dalla Sicilia. E' da
un anno circa che prendo parte alle iniziati\\'e che
portano avanti i Cooperatori del mio paese. Adesso
ho scelto di far parte della Famiglia Salesiana
perché anch'io, come gli altri del gruppo, voglio
mettenni al servizio dei fratelli con spirito di auten-
tica testimonianza cristiana, e sono sicuro che tutta
la Famiglia Salesiana, in questo sforw, in questo
cammino che oggi inizio, mi sarà vicina.
Mi chiamo Armando. E' da molto 1empo che fre-
quento l'Associalione, e anche da molto penso di
ricevere l'alles1ato. Mi si chiedesse: «Per fare il passo
che stai facendo oggi~ cosa hai fatto in tutto questo
tempo? Cosa hai pensato?», risponderei: Quello che
ho fatto è semplicemente ricercare ciò che era il mio
carisma, quello in cui riuscirò meglio da cristiano. Il
cooperatore è lu figura in cui io mi potrei realizzare
meglio per aiutare gli altri, semplicemente questo...
Sono AnnaLaura, ho 17 anni. Parlo anche a nome
del gruppo di Villafranca d'Asti, di cui faccio parte.
Io mi sentivo e agivo già da salesiana, cioè come
Don Bosco, ci ha insegnato, ma ho pensato che ri-
cevere l'attestato di cooperatrice salesiana possa
servire a me e agli altri per rafforzare l'impegno che
già mettiamo nella nostra attività.
23

3.4 Page 24

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TESTIMONIANZE
lo che non ho mai giocato a pallone
Gerardo di Portici (Napoli), Giovane C. poliomelitico
Conobbi il Centro« Volontari della sofferenza» , un'as-
sociazione di cristiani ammalati che cerca di vivere una
realtà meravigliosa, ciò che Cristo, con la sua vita terre-
na, ha insegnato agli uomini come far uscire il dolore
dalla sua disperata inutilità e farlo diventare fonte ine-
sauribile di bene.
La sofferenza, se vissuta in uno stato di grazia, e quindi
valorizzata, può essere unita al sacrificio che Cristo rin-
nova ogni giorno su tutti gli altari. In questo modo cia-
scuno di noi può diventare corredentore con Cristo. L'a-
ver trovato in Cristo la ragione della mia sofferenza mi ha
consentito di superare il condizionamento della soffe-
renza stessa, di sentirmi uguale agli altri anche nei miei
limiti e di dedicarmi ad un apostolato tra i giovani amma-
lati ancora alla ricerca di risposte ai loro perché.
li passaggio, diciamo così, alla spiritualità salesiana, è
avvenuto naturalmente. Frequentavo, anche se saltua-
riamente. l'ambiente salesiano, avevo delle amicizie tra i
Giovani Cooperatori, per esempio Lello Nicastro, che
tutti conoscete, eravamo al liceo assieme.
Appunto con la testimonianza di alcuni di essi, ho ap-
profondito il discorso salesiano che si inseriva natural-
mente senza fratture sulla spiritualità che avevo vissuto
fino allora e che mi realizzava come cristiano e come
ammalato. Anzi esso mi ha dato un impulso maggiore a
proseguire il cammino verso Dio. ad avere uno sbocco
diverso; mi ha spinto innanzitutto ad allargare l'orizzonte
del mio servizio agli altri.
Invece che solo ai giovani ammalati a tutti i giovani,
malati e non, anche se penso che la mia esperienza pos-
sa servire soprattutto a loro in quanto molti di essi, non
riuscendo ad accettare il male nel mondo, si allontanano
da Cristo. Ho scelto quindi di accettare la mia sofferenza
in spirito salesiano, come dice anche uno degli articoli
del Nuovo Regolamento, come espressione della volontà
del Padre e di offrirla in unione col Cristo per tutti i giovani
che non riescono e non vogliono intraprendere il loro
cammino verso Dio, per una migliore focalizzazione della
spiritualità salesiana.
Per fare una scelta più cosciente e matura ho parteci-
pato a tutte le attività che il gruppo GG.CC. di Portici
andava svolgendo in quel periodo. lo che non ho mai
giocato a pallone ho fatto un campo-carta, sono stato il
capogruppo del campo-base: ho lavorato per la costru-
zione in oratorio di un campo di pallone dove non ho mai
24
__,,... ----l
La Piccola Sorella di Gesù
giocato e non giocherò mai. Ho superato quindi con Cri-
sto tutti I problemi che la sofferenza può dare. Ora farò la
" promessa" nella prossima festa di Don Bosco. Mi era
stato proposto di farla qui a Roma, ma ho preferito farla
nella mia comunità dove sono inserito pienamente e nel
gruppo GG.CC. anche per dare una testimonianza e un
contributo alla costruzione di quelle comunità ferventi e
credenti cui accenna Il 1• articolo del nostro Regola-
mento, e che sono a mio avviso il luogo per intraprendere
il nostro cammino verso Dio.
Siete alla vigilia di fare Il mondo come lo volete
La malattia tiene prigioniero in un fragile corpo le tante
energie spirituali che il celebre gesuita padre Riccardo
Lombardi sente di possedere ancora.
...Voi siete alla vigilia di fare Il mondo come lo volete
fare voi: pensateci, non siate presi solamente dalle pic-
cole meschine cose della vita quotidiana. Pensate a un
mondo che bisogna rifare, un mondo veramente diverso
da questo...
Intendetemi: badate, l'uomo è grande per quanto è
capace di capire gli altri, se no siamo una piccola cosa,
siamo quasi niente. Andate con simpatia verso questi

3.5 Page 25

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uomini che hanno una storia un po' differente, fonda-
mentalmente la stessa: la storia dell'umanità. Gialli, neri,
di tutti i colori della pelle umana, andate a tutti, a tutte le
culture, a tutte le storie, con simpatia... Andate con sim-
patia agli uomini; in ogni uomo c'è una scintilla di Dio,
magari coperta, magari pestata, perché sono vissuti in un
ambiente tanto contrario a quello che Dio voleva, ma c'è
una scintilla di Dio. Andate con simpatia, andate con
amicizia, fate l'amicizia internazionale, fate l'amicizia
mondiale...
... La tradizione salesiana è tanto, tanto bella: soprat-
tutto nella gioventù ha fatto un bene che solo Dio può
contare. Continuate questa tradizione, inseritela nell'ar-
monia della gente: oggi è finito il tempo di guardare l'altro
come un nemico. Chiunque voi incontrate è un collabo-
ratore nel fare il mondo come voi lo volete. Cercate di
essere amici di tutti, cercate di dare il vostro aiuto since-
ro, leale, disinteressato agli altri, per fare un mondo mi-
gliore. lo credo sinceramente, e termino, che lo spirito
salesiano ha molto da collaborare con questi, molto. Voi
vedete qui la forza pulsante del vostro gruppo, tanta gio-
ventù, gioventù di tutti i popoli: grande come il cuore di
Don Bosco. Continuate questa tradizione, non in ostilità,
ma in simpatia, in cordialità, in collaborazione con tutti.
Contare sempre meno su di noi
e sempre più su di Lui...
Una « Piccola Sorella di Gesù».
Mi sento veramente molto povera e molto piccola per
potervi dire qualcosa, allora vorrei dirvi come vivo un
poco la mia fede e soprattutto dirvi ciò che ml ha dato la
luce per avere questa fede. Come Piccole Sorelle di Gesù
noi viviamo seguendo la traccia di !ratei Carlo de Fau-
cauld. Mi ha colpito molto quanto prima si diceva di Don
Bosco, perché trovavo certe cose che frate! Carlo anche
lui aveva vissuto, cioè questo, vivere unicamente per il
Signore, scoprirlo nell'Eucaristia, trovarlo là e avere tutta
una sorgente di forza dall'Eucaristia. Per fratel Carlo tutta
la sua vita è stata sempre veramente un cammino verso il
Signore.
Prima quando aveva perso la fede, poi ha ritrovato il
Signore dopo alcuni anni di vita veramente vissuta come
...Che qualcu.no prenda il mio posto
Don Tommaso Durante, giovane prete salesiano del-
/'/spettoria Novarese, si è fatto avanti col suo bastoncino
a raccontarci di come una macchina ha distrutto le sue
gambe ma non la sua vita.
111 Oagosto di quest'anno sono tornato con una gamba
in più da un paese del Veneto. Era la festa di S. Lorenzo
ed ero in Friuli dove avevo organizzato un campo di la-
voro coi Giovani Cooperatori. Una volta andai presso un
gruppo di giovani, ho celebrato l'eucaristia e siamo en-
trati in comunicativa molto profonda; dopo cena mi han-
no invitato a fare due passi e tornando, mentre cantavo,
una macchina mi ha preso sotto e ml ha conciato di-
scretamente male. Mi sto rimettendo abbastanza bene;
certo un anno fa a quest'ora ero uno straccio. Non so
dirvi se mi rimetto o se non mi rimetto, non lo so, penso
che solo è un problema di molta tede, credo a questo
punto nella preghiera. Mia madre mi ha insegnato certe
cose, mi ha insegnato l'impegno a favore della preghiera.
Quando purtroppo mi sono fatto male avevo un lavoro
che mi piaceva e che facevo con entusiasmo; ero incari-
cato della pastorale giovanile nella mia lspettoria, avevo
un futuro davanti. Cominciavo a costruire qualcosa in cui
credevo veramente; arriva una macchina, mi cambia la
vita. In quei giorni il mio Ispettore si è messo in giro tra
telefono e non telefono a far pregare la gente, a far pre-
gare le suore; non vorrei essere troppo dissacratore. ma
non basta pregare, quando una persona soffre bisogna
saper stargli accanto anche in tante altre piccole manie-
r~. Noi pensiamo di aver risolto il problema di chi non ha a
sufficienza da mangiare, di chi dorme molto male, o,
soffre per questo o quest'altro, quando abbiamo fatto
una preghiera per lui, non abbiamo risolto il problema.
Cristo è sceso e si è fatto uomo tra gli uomini e si è
incarnato pienamente in quegli uomini. Ecco allora non
so che cosa sarà il mio futuro. lo non ho ancora trovato il
mio ruolo, ve lo d ico sinceramente. Però nonostante tutto
penso di credere nella vita, penso di saper sorridere in
maniera più o meno gioiosa, o, forse in maniera più o
meno efficace. Siccome Don Cogliandro ieri sera ha
detto che tra i Giovani Cooperatori è sorto qualcuno che
si è fatto anche prete, ecco, da quando è successo l'in-
cidente sta cercando che qualcuno prenda il mio posto.
Padl'e Lombardi al microfono
un credente.e non appena ha ritrovato la sua fede ha
sentito il desiderio di vivere unicamente per il Signore.
Infatti Gesù ha preso tutta la sua vita e si può dire che
era veramente Il centro e ciò che spingeva qualsiasi delle
sue azioni... Quando pregava scriveva le sue meditazioni,
perché meditava il vangelo e per aiutarsi scriveva. Allora
vorrei leggervi una delle sue meditazioni, molto piccola:
"Quando si ama si vorrebbe sempre parlare all'essere
che si ama, si vorrebbe guardarlo sempre. La preghiera
non è altro che il colloquio famigliare con Il nostro ama-
tissimo Signore. Lo si guarda, si dice che lo si ama, si
gode di essere ai suoi piedi. Pregare è pensare a Gesù
amandolo; più lo si ama e meglio si prega».
Per noi, Piccole Sorelle, la preghiera ha un posto im-
portante e ogni giorno poniamo un tempo di adorazione,
e cerchiamo veramente che questo tempo di adorazione
sia un'amicizia con Gesù che diventa ogni giorno più
grande e che possa anche trasformare la nostra vita, .e
penso che in questo tempo di preghiera si dovrebbe ar-
rivare a contare sempre meno su di noi e sempre più su
Gesù, e nello stesso tempo questa stessa preghiera è
fatta con Gesù perché è molto bello quel passaggio del
vangelo che ci parla di Gesù che è con noi, cammina con
noi, è veramente sulla nostra strada, e quindi quando si
prega è anche aspettare Gesù che è là e che ci ama
poveri, deboli, come siamo...
-
25

3.6 Page 26

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Gioia della vita e una
grande riserva di amore
Filippo Ciarapica, cooperatore di Tolentino (Mac erata),
è operaio e padre di famiglia, con un figlio sac erdote
salesiano.
Non andavo ancora a scuola che già frequentavo l'o-
ratorio salesiano, per cui sono figlio di Don Bosco, e ora
salesiano cooperatore; in una parola un operaio di Don
Bosco. Quel poco che conoscevo di Don Bosco e del
suoi seguaci aveva già attirato la mia attenzione; Si dice:
« dimmi con chi vai e ti dirò chi sei », e in effetti all'oratorio
cercai di applicare su d i me l' insegnamento di Don Bo-
sco; prima di tutto amare Gesù. Giorno dopo giorno mi
sono affezionato sempre di più a Gesù e attendevo an-
sioso di incontrarlo per la prima volta. DI Gesù mi aveva
parlato la mamma, ne sentivo parlare al catechismo,
m'entusiasmavo a quelle parole sempre più calzanti e
per tutti, per giovani trascurati dai genitori e lasciati liberi
in mezzo alla strada, per i poveri mancanti anche del
minimo per vivere, per gli ammalati a cui brillavano di
gioia gli occhi quando cl fermavamo anche per un minuto
solo, per i vecchi del ricovero con cui trascorrevamo le
feste di Natale e di Pasqua...
D. Bosco ha educato i giovani; tutti voi sapete cosa sia
una serra: si coltivano migliaia di piantine per trasferirle
poi chissà dove, ma sempre per fare bella la natura. Al-
l'oratorio è stata la stessa cosa; insieme a me migliaia di
altri miei amici sono cresciuti in quel cortile tanto polve-
roso, in quelle stanze sempre colorate a festa, uno sul-
l'altro perché lo spazio non era mai abbastanza grande,
ma una volta cresciuti, ognuno di noi è stato trapiantato
nella società, ognuno con le proprie occupazioni, e con
le proprie preoccupazioni, ma le difficoltà le abbiamo
affrontate a viso aperto, con tanta energia e forza d'ani-
mo, senza lasciarci sopraffare. Cosl come Don Bosco ci
aveva insegnato. E nessuno, proprio nessuno è diventa-
to... brigatista o mendicante di mestiere, mentre tutti,
nessuno escluso, sono bravi cristiani e bravi cittadini.
E' stata la forza dell'amore, la forza della gioia della
vita, la forza che deriva dall'essere tanti che ci vogliamo
bene, che ha permesso ad ognuno di noi, in ogni luogo,
di testimoniare la fede cristiana - la forza dell'amore.. .
FUippo Ciarapìca: " Una grande riserva d'amore... ".
sempre cosi immediate. E mi sentivo di voler un gran
bene a quel Gesù; desideravo ardentemente di incon-
trarmi con Lui perché senza poter fare la comunione, ml
sembrava di voler bene a qualcuno troppo lontano, trop-
po superiore, Lui lassù, io quaggiù. E l'attesa non andò
delusa. Non so dire a voi cosa provai nel sedermi a mensa
con Gesù che diveniva nutrimento della mia anima: ii
giorno che completa l'aurora, il sole che riscalda gli uo-
mini dopo il freddo della notte, sono immagini del tutto
inadeguate. Venne poi l'adolescenza... Cominciò la Co-
munione quotidiana. Allora mi sentivo padrone di me,
sostituii anche le preghiere del libretto con il colloquio
personale. Avevo letto: «Chiedete e vi sarà dato», ma che
chiedere? Bellezza? mi bastava ciò che avevo; ricchezza?
ero orgoglioso di potermela guadagnare con le mie forze;
potere, cultura? no, mi piaceva la semplicità.
Decisi di chiedere due cose che ìl mondo non ha
perché l' industria non le produce, il commerciante non le
vende. Due cose che Lui solo ha: Signore dammi la gioia
della vita e una grande riserva di amore. La gioia della
vita, un punto cardine dello spirito di Don Bosco, la
chiedevo per me, per i miei bisogni, ma ìl Signore non si è
accontentato di esaudirmi, ha voluto darmi qualcosa di
più, me ne ha fornita una quantità grande che ho dovuto
parteciparla a tutti quanti quelli che Incontravo...
Chiedevo ancora una grande riserva di amore, un altro
punto fermo dello spirito di Don Bosco; e la vita trascorsa
all'oratorio è stata tutta ~na lunga storia d'amore: amore
26
Saranno i poveri ad accoglierci
nell'aldilà
Gianni, giovane padre di famiglia, di Narni, prov. di
Terni.
« Il discorso è nato a Loreto, due anni e mezzo fa, circa
tre anni fa. Durante un corso di Esercizi Spirituali dei
Cooperatori ai quali partecipo con mia moglie. Vedendo
una sera del documentari sul lebbrosario di Padre Man-
tovani in India, rimasi colpito dal viso di una ragazzina
tutto sfigurato dalla lebbra. In quel momento mi sono
sentito come se il Signore mi dicesse:« Quello sono io».
La sera, prima di andare a dormire, dissi a mia moglie:
« Vogliamo andar via?» Ma già avevamo due figli e poi era
in attesa della terza. Da quella sera però ci siamo posti il
problema. Naturalmente il problema per noi non è come
per un giovane che si può dedicare completamente agli
altri. Noi possiamo dedicarci quando lo consente il tem-
po, il lavoro, i figli, le occupazioni, i vari impegni. Però
l'idea è rimasta costante. Ne abbiamo cominciato a par-
lare con Don Ferri. E lui si vede che nell'arte di far pro-
seliti per le terre di missione ci sa fare, per cui mette
fuoco sulla paglia, e cosl abbiamo cominciato a verificare
con una certa concretezza l'idea di partire. Quest'anno
abbiamo dato molto tempo, pensieri e preoccupazioni a
questa idea. Ho anche la mamma e sono figlio unico. Lei
è vedova e quindi fa parte della mia famiglia e se si parte
partono tutti. Adesso l'ostacolo - se si può dire così - è
mamma. A lei questa idea di partire propr io non le garba.
Dice: Dove vai? Hai una famiglia... Però evidentemente
ancora insisto. Sto leggendo le Memorie biograflch~ di
Don Bosco e vedo che anche lui ha dovuto impiegare
tanto tempo e tanta pazienza per realizzare Il suo dise-
gno. Speriamo che anche io possa realizzarlo, magari
con il tempo.
Se lui mi segnala chiaramente che mi vuole in mezzo ai
suoi poveri, non avrò paura di sormontare ostacoli, per-
ciò credo di poter meritare un intervento straordinario
della volontà di Dio e per farlo debbo usare dellé capa-
cità di cui mi ha fornito per costruire e attuare un prog-
getto possibile e testimoniare la sua presenza in questo
mondo. Il progetto che mi pare ora sia chiamato a v~lu-
tare è sempre quello sostanzialmente di cui parlavo:

3.7 Page 27

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condividere la vita cristiana, laboriosa in mezzo ai poveri
per costruire una comunità in cui circoli l'amore, per
essere seme della società futura dei figli di Dio. E' questo
in maniera realistica ìl pensiero che io inseguo sotto la
spinta delle parole di Gesù Cristo: che saremo giudicati
sull'amore: «Avevo fame, avevo sete... », e che saranno i
poveri ad accoglierci nell'aldilà.
Sono orgoglioso di questo figlio
Giuseppe Rìdo/fi, con la sua signora, è nostro gradito
ospite al Convegno, insieme al padre di Bernardino.
Sono un Cooperatore Salesiano, il padre dì Romano
che da due anni lavora presso il Centro Comunitario di
Trelew al servizio dei ragazzi bisognosi.
Devo subito dirvi che sono veramente orgoglioso di
essere padre dì questo figlio che, chiamato dal Signore,
ha lasciato tutto, per portare il Vangelo di Gesù e l'aiuto a
quella gente bisognosa.
Ringrazio il Signore per avermi dato vita, di avermi
aiutato in ogni circostanza, specie in guerra, e questo lo
debbo in special modo allo Spirito Santo fonte di grazia,
che ìo, tutti i giorni invoco.
Fatelo anche voi, cari Giovani Cooperatori, perché con
questa arma (che è la preghiera) otterrete sempre l'aiuto
d ' ldd io.
Ho guidato la mia famiglia con il santo timor d 'lddio e
grazie a Lui non mi è mai mancata la sua assistenza.
Ho due figlie sposate che con Il loro cristianesimo as-
solvono sempre bene i compiti della famiglia.
Il figlio più piccolo, Romano, che penso molti di voi
conosc erete è veramente un buon vtistiano, pieno di al-
truismo, lui non pensa altro che al bene del prossimo e
delle anime.
Mi scrive che è soddisfatto della vita che conduce e
molti, poco credenti l'ha portati a Gesù, quel Gesù che si
è fatto uomo per noi facendosi crocifiggere per la sal-
vezza dell'umanità.
Dobbiamo, cari fratelli, ritornare indietro nel tempo e
ricordare l'insegnamento di Don Bosco: essere fratelli
con i fratelli, aiutare i bisognosi, gli abbandonati donan-
doci ognuno di noi al servizio dei poveri, degli umili e
degli indifesi. Il fine: riportare tutti a Dio.
Nel "Grande
cerchio mariano''
Rievocare e rivivere in noi l'AVE MARJA re-
citata 1'8 dicembre 1841 da Don Bosco con il
primo ragazzo che la Provvidenza gli inviava: fu
un momento di intensa partecipazione spiri-
tuale.
Al Centro del "Cerchio mariano", dopo la
lettura dello storico brano delle Memorie Bio-
grafiche di Don Bosco, il Rettor Maggiore, dette
opportune parole, intonava l'Ave Maria.
27

3.8 Page 28

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La più schietta allegria salesiana.

3.9 Page 29

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Interventi flafh sulla
relazione e sulla verifica
Cooperatori nelle
ffilSSlOlll "Pista 1979"
« Non dobbiamo preoccuparci soltanto della povertà
delle persone alle quali ci dedichiamo (Terzo Mondo, i
giovani poveri...); dobbiamo fare oggetto della nostra
ricerca la povertà evangelica di cui si parla nel nostro
Regolamento da vivere in prima persona. Dobbiamo
assumere - per essere coerenti - uno stile personale
di vita consono a quanto in proposito ci insegnano il
Vangelo e Il Regolamento.
Anche in questo dobbiamo qualificarci come Coope-
ratori. I Gruppi, i Centri facciano una revisione nei modi
con cui si vive la povertà, magari servendosi - per la
ricerca - di esperienze di altre persone e di altri grup-
pi».
Marco Todeschi - Rovereto
« Per uno sviluppo adeguato del cammino interiore e
degli aspetti operativi, è necessario calare le cose nella
Chiesa locale ed In armonia con la presenza dei Sale-
siani e delle FMA, in armonia di idee con loro, con le loro
programmazioni, la loro pastorale.
Questo aspetto mi sembra sia stato assente nelle
mozioni e negli interventi. Necessita pertanto da parte
dei Cooperatori una maggiore conoscenza dei Salesiani
e delle FMA, della loro vita, dei loro programmi» (Don
Tarcisio Strappazzon - delegato isp.le Lombardia).
« E' indispensabile e la carica e l'azione. L'azione
senza ricarica porta a perdere tutto ciò che si ha e al
fallimento in un secondo momento. Per cui e parole
(ricarica anche con i convegni, ecc.) e latti. Dopo la
ricarica sì lavora con più entusiasmo e si dona di più
(Ottorino Bertani - Trento).
" ...Abbiamo difficoltà a fare la proposta concreta per
un 'azione salesiana. Vorrei che le «relazioni» non fos-
sero definizioni teoriche. Gli altri hanno bisogno di te-
stimonianze concrete» (Enrico Sacchi- Torino).
"L'Associazione Cooperatori dovrebbe essere più
attenta a quella che è la «povertà» giovanile del nostro
tempo, affinché la specificità della nostra missione (ri-
volta a giovani più poveri e più abbandonati) non si
limiti, si identifichi e si rivolga solamente verso i giovani
materialmente o intellettualmente carenti, ma si dedichi
con particolare attenzione al giovane spiritualmente
povero e privo di Ideali che spesso si identifica col gio-
vane di condizioni sociali più agiate.
Il Cooperatore deve essere più attento alle miserie
esistenziali e di formazione del giovane e non si deve
fermare all'esteriorità» (Alberto Bellocchi - Biancavilla
CT)
«L'aspetto educativo privilegia i giovani e come tale
però deve coinvolgere la famiglia in cui essi vivono. Il
nostro compito di educatori deve essere svolto in stretto
rapporto con I genitori in modo che il nostro intervento
educativo sia più fruttuoso. Inoltre conoscenza dei gio-
vani e della loro condizione, se no daremo risposte sol-
tanto astratte» (Giusy Di Raimondo - Caltanissetta).
Durante il Convegno Nazionale furono fatte tre
proposte con lo scopo di sensibilizzare Centri e sin-
goli al nostro Progetto missionario.
Le riportiamo per utilità di quanti non erano
presenti.
l - Ogni regione organizzi, possibilmente entro i.I
31 marzo, una Domenica missionaria («Giornata
Missionaria Salesiana») per far conoscere meglio il
progetto di Trelew e per sensibilizzare all'impegno
missionario dell'Associazione.
2 - Seminario studi-esperienze: una tre-giorni,
come già si fece in passato, particolarmente per
quei CC. (specialmente giovani) che desiderano
impegnarsi o "partendo" o anche, non potendolo
fare, " animando" i Centri.
Il seminario è organizzato dall'Ufficio Nazjo-
nale e si terrà a Roma, dal pomeriggio di sabato 28
aprile al pranzo di martedì 1 maggio, contempo-
raneamente al Consigllo Nazionale e forse nella
medesima sede.
Tratterà questi temi:
Dimensione missionaria della Famiglia Sa-
lesiana
La "specificità" del Cooperatore missionario
Sensibilizzazione all'interno dei gruppi
Attualizzazione della "Proposta" fatta dal
Consiglio Nazionale del '78
Verifica e puntualizzazione del progetto Tre-
lew.
Si affida all'impegno di ogni Consiglio ispetto-
riale l'incarico di propagandare l'iniziativa e su-
scitare e vagliare adesione.
Quanti desiderano partecipare è bene si colle•
ghino direttamente con l'Ufficio Nazionale.
La quota sarà ridotta al minimo; comunque
sarà veramente sostenibile.
3 - The union day - 6 Dicembre
Giornata di animazione missionaria da tenersi
nell'anniversario dell'arrivo dei due primi CC. Mis-
sionari a Trelew (1976):
• è il GIORNO in cui i CC. missionari sono certi
che "ogni Cooperatore italiano" pensa a far qual-
cosa per loro.
è il GfORNO dell'aiuto fraterno concretizzato
in mille modi (offerta dell'equivalente di un pasto o
di una giornata lavorativa, iniziative di gruppo,
raccolte...)
è il GIORNO della preghiera per una migliore
realizzazione del nostro progetto missionario: ·
29

3.10 Page 30

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MOZIONE FINALE delConvegno Europeo
1976
VERIFICA DELL'ATTUAZIONE
Un Impegno preso nel Convegno Europeo dal
'76 tu qual/o di varlficara durante Il successivo
Convegno Nazionale se. e fino a che punto, la
Mozione finale era stata assimilala e attuata,
Abbiamo tentato di mantenere fede a/l'impe-
gno preso. Ma par onestà dobbiamo riconosce-
re che non ci siamo riusciti.
Forse è staio questo Il punto debole dal Con-
vegno. perché la • verifica-. non fu fatta alla
base con calma e approfondimento. a pertanto
si ridusse - fatte alcune eccaz,onl - ad una
elencazione di interventi più o mano consistenti
a validi. Di essi si riporta una sintesi. e ricordia-
mo che la Mozione , si riferiva ad .alcuni ala-
manti essenziali su ciò che riguarda gli opera-
tori, I modi, I contenuti. e gli ambienti de//'evan-
gelfzzazlone , .
C A LABR IA
Si registra la istituzione di corsi di specializ-
zazione per gli operatori della evangelizzazione.
La vita oratoriana permette una collaborazione
a scambi di esperienze che servono ad alimen-
tare lo spirito cristiano degli operatori.
Ci si avvale degli strumenti di comunicazione
nelle loro diversificazioni tra cui una " radio li-
bera".
Ambienti dell'evangelizzazione: rapporti con
le minoranze linguistiche, gruppi parrocchiali e
oratoriani. A livello universitario Impegno con
bambinie adolescentidi condizioni economiche
disagiate.
polare sono stati ottimo strumento di annuncio.
Riguardo al laicato missionario qualche cosa
comincia a muoversi. Tra l'altro si è Incomincia-
to un Corso di Missiologia.
ISPETTORIA ADRIATICA
Quasi tutti i facenti già parte dell'Associazione
e vari simpatfzzantl. sono coinvolti nell'evange-
lizzazione dei loro ambienti (parrocchie, oratori.
scuole, fabbriche...) o come catechisti o come
animatori di gruppi, mostrandosi di aiuto valido
e a volte insostituibile.
Vari di essi, per qualificarsi partecipano ai
Corsi organizzati dalla Diocesi. dall'Ufficio Ca-
techistico ispettorlale, e dalla nostra Associa-
zione.
Abbiamo alcuni gruppi nascenti; ebbene l'in-
dirizzo caratterizzante che stanno assumendo è
proprio quello del catechismo e dell'animazione
dei loro gruppi di lnt•resse.
Anche i nostri campi scuola hanno sempre
avuto un'Istruzione catechistica a taglio forma-
tivo. con largo spazio all'Incontro con il Signore,
espresso on magnifiche liturgie e In prolungate
adorazioni Eucaristiche. - Circa l'impegno per
il nostro laicato missionario, notiamo che Il Si-
gnore ha scelto proprio in uno dei nostri gruppi
uno dei due partenti. Questo fatto ci ha elettriz-
zati sia a livello di mentalità missionaria con
cooperazione materiale, che in quello di nascita
di forte •desiderio di partenza. in altri elementi,
ISPETTORIA CENTRALE
I GG,CC. di Tonno stanno, proprio in base alla
Mozione finale, percorrendo una strada nuova
con non poche difficoltà. Gli "operatori " ven-
gono formati nel vari Cenlrl con momenti di in-
contro di due giorni ogni due mesi...
I nostri ambienti di lavoro sono I più svariati:
dalla scuola all'oratorio ai gruppi sportivi.
Per Il laicato missionario non slamo ancora
riusciti ad organluare niente di nostro, In
quanto lavoriamo ancora In collaborazione con ,
centri missionari già esistenti.
SICILIA
In quasi tutti I Centri si tende ad una solida
formazione, per poter essere • segno evangell!-
zante • .
A tale scopo sono stati fatti: giornate di ritiro e
campi scuola: esercizi spiritual!; corso per ani-
matori e corso residenziale; partecipazione a
corsi per catechisti di teologia per laici a livello
universitario.
Parecchi cooperatori collaborano come ani-
matori e catech isti nel centri giovanili. Un ora-
torio In zona popolare di Catania è gestito dal
Cooperatori con la presenza di un Salesiano.
Molti Giovani Cooperatori sono impegnati
nella catechesi. Per questa si valorizzano diver-
se tecniche, (diapositive. toto simboliche,
drammatizzazione ,, ..).
Diversi gruppi inoltre si sono Inseriti In radio
locali c urando rubriche giovanili. Anche l'uso
del posters e la d ivulgazione della stampa po-
VENETO OCCIDENTALE
Opera tori - Dal 1976 si è inlzlato un calendario
che prevede incontri di programmazione e di
verifica sottolineando i tempi torti della liturgia,
della preparazione alla •promessa. , giornate di
spiritualità e formazione a cooperatori. Inoltre
partecipazione al corso per animatori di oratori
e centri giovanili. Quest'anno abbiamo iniziato
l'attività del campo di animazione cristiana per li
periodo delle Cresime.
Circa l contenuti si è approfondito da parte di
alcuni gruppi lo studio di un progetto educativo
per il gruppo e s1 è dato vita al Corso di qualif i-
cazione Indetto dalla nostra Associazione; poi si
è curata In modo particolare la preghiera sale-
siana con l'uso del Manuale • çooperatorl di
Dio» e la meditazione della Parola di Dio.
Ambienti Case salesiane, parrocchie, centri
giovanili, scuola. mondo del lavoro.
Modi Catechesi, teatro, recllals, esperienze
di vita comunitaria, stampa, mostra del libro.
LAZIO
Molti hanno aderito all'iniziativa del Corso di
Qualificazione anche se sono emerse alcune
difficoltà. Sono state realiuate diverse Iniziative
(colonie estive per bambini poveri e soggiorni
formativi) e si è Iniziato Il discorso su « I Campi di
lavoro e di animazione cristiana •· Nei luoghi
privilegiati. come gli oratori, ci sono delle inizia-
tive dove la presenza del Cooperatore si fa
sempre più Incisiva
30
PUGLIA-BASILICATA
La maggior parte dei gruppi opera nella cate-
chesi e nell'animazione di gruppi. Alcuni sono
stati Invitati a partecipare a Corsi d i qualifica-
zione catechistica (scuola organica di base del-
la durata di tre anni) organiuata dall'Ufficio pa-
storale dell'ispettoria. altri hanno avuto modo di
specializzarsi negli strumenti della comunica-
zione.
TuttJ i nostri gruppi frequentano il nostro Cor-
so di Qualificazione.
A Taranto I GG.CC. animano i gruppi AOS e si
Impegnano nella catechesi: a Brindisi portano
avanti la rubrica religiosa per una radio privata:
a Molletta animano la Liturgia e la catechesi e
uno dirige la TV locale; a Cerignola si opera in
parrocchia e centro giovanile nonché catechesi
volante m una zona povera; a Potenza, Sante-
ramo e Bari animazione liturgica, cura dei grup-
pi AOS e Impegno in radio locali.
Per quanto riguarda il laicato missionario
dobbiamo onestamente riconoscere che per ora
si opera solo a livello di sensibilizzazione o di
aiuto tlnanzlario.
NOVARESE
Noi, come 1spettoria novarese, abbiamo cer-
cato di non scindere le risoluzioni dei problemi
che ci sono stati posti attraverso Il tema del
Convegno: poiché chi le volesse selezionare.
alcune da praticare e altre da lasciare cadere,
commetterebbe un errore: Infatti... solo se prese
globalmente esse rappresentano Il programma
del Cooperatore, con cui tutti noi slamo tenuti a
confrontarci... La verifica della Mozione riguar-
da soprattutto l'Impegno del singoli nella Chiesa
locale. Si è cercato di camminare insieme mi-
glforandocl sempre e bisogna dire che dal '76 a
oggi un certo cambiamento lo si è notato. Per
quanto riguarda l'impegno evangeliuatore, si
possono sottolineare passi avanti nella forma-
zione. con Incontri più frequenti e partecipanti,
ma soprattutto l'adesione di gran parte dei
GG.CC. al Corso di qualificazione per animatori.
Si è cercato anche di migllorare la prepara-
zione promuovendo iniziative atte a creare mo-
menti comunitari; Infatti si sono organizzati ritiri,
si è avviata un'èsperlenza estiva Il cui oggetto di
studio e di meditazione era un libro della Sacra
Scrittura...
Buona parte dei GG.CC. dell'lspettoria è im-
pegnata come catechisti nella parrocchia. Dal-
l'ultimo convegno ad oggi abbiamo sentito
maggiormente il desiderio di rendere più unito il
nostro gruppo di riferimento (che fa capo ad
Alessandria dove si perviene da Novl L, Arqua-
ta, Tortona, Alessandria) In modo da realiuare
una comunione di idee, di esperienze tale da
favorirne uno scambio utile alla crescita.
Meno positiva la "Verifica" per quanto ri-
guarda ìl laicato missionario. Questo tatto è do-
vuto a difficoltà obiettive. ma anche ad un certo
disimpegno verso questo tema che quasi sem-
pre è stato lasciato in disparte.
TOSCANA
I Centri, nati da poco, sentono soprattutto l'e-
sigenza di testimoniare nelle parrocchie, nella
scuola, negli oratori. Le prospettive d i crescita
sono tante, ancora si è in fase di preparazione:
le Iniziative sono tra le più disparate a seconda
delle esigenze diverse dei Centri. Il Corso di
qualificazione per animatori è seguito da lutti i
gruppi.
Per quanto riguarda il falcato missionario,,11on
si è ancora fatto un gran che.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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.Tutto bene al Convegno?
Pareri pro e contro
Agli organizzatori del Convegno sono giunte numerose lel•
tere di apprezzamento, r ingraziamento, congratulazioni; ma -
preziose anc he queste - anche lettere ricche di suggerimenti
da tener presenti per una prossima occasione, e (qualcuna
almeno) anche di... lamentele. Tutto serve e tutto è segno di
grande partecipazione.
Alcune critiche sono fondate; altre risentono di scarsa co-
noscenza del come è andata la preparazione. E' evidente che
con più tempo, più danaro, più preparazione antecedente da
parte dei Gruppi, il Convegno avrebbe potuto avere più respiro,
maggiore partecipazionequalitativa ecc. Va dato però atto a chi
ha organizzato di avere avuto ben presenti i desideri espressi
dal vari Gruppi nella consultazione a proposito del tema, del
tipo di Convegno che si desiderava e della qualità di chi
avrebbe dovuto partecipare.
Da questo Convegno si sono avute a mio avviso solo
risposte scontate: ìl nostro Cammino verso Dio, tatto di testi-
monianza e di amore, fatto di disponibìlità per i fratelli, oltre che
di preghiera (individuale e comunitaria) e anche momento di
ricerca dei mezzi idonei e vie nuove per una più incisiva opera di
apostolato. Maggiore spazio per I gruppi di studio avrebbe forse
consentito di sviluppare Il discorso In questo senso. E' mancato
anche il tempo per conoscersi di più e tare comunità (Franco
Ci/ione• Bova M. RC).
Sono tornata a casa stasera stanca ma felice, molto felice
d1 aver partecipato al Convegno m questi giorni. E' stato per me
un'esperienza bellissima e profondissima e non so come rin-
graziarvi di tutto il vostro lavoro. Ml sono meravigliata di tutta la
preparazione e organizzazione del Convegno e invidio tutto
questo che noi, purtroppo, in Inghilterra non abbiamo. Magari,
un giorno...
Ringrazio molto per avermi invitato e per avermi dato l'occa-
sione di partecipare e di conoscere i Giovani CC. d 'Italia...
(Anabel Clarkson).
Ml sembra di poter esprimere un giudizio abbastanza
positivo su questo convegno nazionale, perché. malgrado al•
cuni momenti non molto riusciti, abbia avuto la possibilità di
trovarmi direttamente immersa nella realtà del GG.CC.
La positività l'ho trovata In una volontà di impegno serio e di
ricerca di una vita salesiana non solo nelle parole ma soprattutto
In concreto nell'attività e nel lqvoro di tutti I giorni.
Malgrado le diverse esperienze cl si è capiti e confrontati in
clima di amicizia e credo che maggior unità si sia avuta nei
momenti di preghiera e di dialogo sul problemi più sentiti (Tre-
lew, impegno catechistico. ecc.).
Purtroppo penso che l'organizzazione a •conferenza• con
delle relazioni troppo lunghe non sia sempre riuscita a colnvol-
gere tutti anche se gli argomenti proposti erano interessanti e
così si è tolto tempo che si sarebbe potuto dedicare al confronto
diretto tra noi e al dibattito. (Flavia Nicora - Milano)
In questo Convegno ho colto due aspetti: uno positivo ed
uno negativo.
Mi sembra che alcuni punti sulla mozione '76 riguardanti l'a-
spetto missionario, siano stati portati avanti da alcune ispetto-
rie. con efficacia.
Per quanto riguarda g/1 operatori, i modi, i contenuti e gli
ambienti, ml è sembrato che il cammino fatto sia stato positivo,
per cui si è visto un incremento di giovani che hanno fatto la
scelta di essere salesiani laici.
L ·aspetto negativo è che il tema scelto: « il nostro cammino
verso Dio• , non sia stato molto approfondito, perché ritengo
che sì dovesse dare più spazio ad esperienze dirette dicammino
di fede e al confronto con gli altri e non ricaricare le persone di
tante relazioni.
E' mancato forse lo spazio di silenzio, di incontro e di dialogo.
Alcuni dei partecipanti dovevano essere più preparati, ed in-
vece ho incontrato persone non ben disposte ad accogliere I
contenuti trasmessi. (Giuseppe Belardo - Cesano Ml)
Questo Convegno cl è parso ottimo per i lavori di gruppo,
anche se si è alquanto dilungato nelle relazioni di Don Natali e C.
Siamo state molto contente delle esperienze di amicizia sorte
tra noi.
Cl sono parse rnolto valide le esperienze riguardanti il discor-
so missionario.
Ci è parso fuori tema il discorso sul giornalismo di Don Bian•
co. Si poteva invece parl are con più chiarezza di • Presenza
Giovani».
Vorremmo segnalare che avremmo gradito un maggior ri-
spetto negli orari.
Nel complesso Il Convegno è risultato positivo. (Camilla, Do-
natella. Chiara, Patrizia, Cristina - Milano)
Vog//o anzitutto ringraziarvi del vostro lavoro di organiz-
zazione: anche se io stesso ho fa tto alcune critiche a come sono
andati I lavori. non mi è certo sfuggito 1/ greosso impegno di cui
vi siete fatti carico, tanto più che ogni volta questi appuntamenti
diventano sempre più "nostri" e meno organizzatidal Salesiano
come le prime volte, un... ant,clencalismo encomiabile ma certo
faticoso da vivere. (Gianfranco Casanova• Navi Ligure)
Felicemente arrivati, sentiamo il b isogno di ringraziare di
c uore per tutto. E' rimasta la nostalgia... Abb iamo riportato
moltissimo: il clima d i familiarità, di sincerità... (Don Giuseppe
Krol V.arsa via)
Ho avuto modo di consultare gli amici che hanno parte-
cipato al Convegno Nazionale, e con loro ho raccolto una serie
LIGURIA
I Gruppi stanno sorgendo ora (Varane, Ge-
nova, Porto Venere, Savona), si lavora negli
oratori... Sl segue il Corso di Qualificazione Per
Il laicato missionario si sta cercando di studiare
e approfondire l'argomento.
VENETO CENTRALE
I GG.CC. sono lmpegnatì nella catechesi.
Stimiamo necessaria la formazione che viene
fatta nei gruppi. - A livello lspettorlale si fanno
dei campi-scuola. - Inserimento nella scuola e
nel mondo operalo. - Il nostro ambiente è la
Chiesa locale. - Esperienze di missione,
(animazione cristiana) nel periodi liturgici forti.
- Abbiamo una com unità itinerante (2 salesiani
e 2 cooperatori semlnarlstì) che visita I gruppi
per una più forte animazione. - E' In progetto la
costruzione di una comunità di riferimento fissa
LOMBARDIA
In Lombardia I GG.CC. e I simpatizzanti sono
raddoppiati di numero grazie ad una maggiore
testimonianza e sensibilizzazione... SI lavora
molto per la qualificazione degli animatori - si
redige Il giornalino • Proposta• a livello lspetto-
rlale che serve per approfondire temi di caratte-
re ecclesiale - servizio civile alternativo al ser-
vizio di leva che qualcuno svolge In una casa
salesiana; ad un giovane cooperatore è stata
affidata l'animazione di un gruppo di E.xallievl.
-Altro modo di operare è il " campo di lavoro"
annuale.
Per quanto riguarda le Missioni si è organiz-
zato un Convegno con I giovani dell'Emiliache è
servlto a sensibllluare; Il frutto di questa espe-
rienza è stata la partenza di Daniela e prossi-
mamente quella di Giuseppe.
31
r

4.2 Page 32

▲back to top
di punti che vorrei sottoporvi come critica ed elogio al Conve-
gno stesso. riassumo schematicamente perché li ritengo di
immediata interpretazione senza /'aggiunta di ulteriori com-
menti.
- L 'aspetto liturgico è stato molto positivo: tenerne presente
per il futuro. L'orario non ha permesso di creare dei tempi di
silenzio in Chiesa, cosa che per un convegno sulla spiritualità
era essenziale.
- Impreparazione di molli partecipanti senza distinzione tra
chi ha preso /'attestato o meno
- Ottima la conferenza di don Natale
- Poco spazio e troppo addensato per Il momento di studio
- Domande per i gruppi di studio esposte troppo In ritardo:
non si è potuto esaminare bene il contenuto e Il tutto è andato a
discapito dei gruppi di studio.
- Orario troppo pressante
- Poche testimonianze concrete riferite al discorso che ve-
niva presentato e testimonianze fuori tempo.
- E' mancata la presentazione della spiritualità caratteristica
della Piccola Sorella di Gesù, soprattutto si è creata confusione
tra le persone, che dopo la conferenza, si sono viste presentare
una spiritualità completamente differente a quella esposta nella
relazione.
- Il convegno è stato troppo frastornato e dissipante: si sono
volute fare troppe cose, forse non tutte indispensabili.
- L'incontro con I salesiani durante la cena fredda, non ci ha
permesso di rivelarci nella nostra identità: potevamo essere
gente qualsiasi e nulla sarebbe cambiato. E' anche simbolico il
fatto che per come è stata organizzata, molta gente non vi ha
.partecipato•, o si è tenuta in disparte
- Convegno troppo •centralizzato»: il tutto lo si è dovuto
eseguire quasi come un ordine
- Avremmo preferito essere Informati con un certo anticipo
sulla consegna del crocefisso a Giuseppe, per poterne rendere
partecipe Il Consiglio lspettoriale e /'Ispettore, che sono I punti
di riferimento della nostra associazione.
- Spazio riservato a • Presenzagiovani» che ha tolto troppo
tempo al tema del convegno: pur di grande Importanza il pro-
blema doveva essere trattato in altra sede.
- Positiva la proiezione di diapositive.
- Il discorso missionario avrebbe dovuto essere inserito in
un contesto più ampio, presentando Il lavoro dei CC. a Trelew,
più legato alla globalità della famiglia salesiana. (Guido Rivolta -
Sesto S.G. - Ml)
Ho già partecipato a vari convegni di GG.CC., per cui non
è stata un'esperienza nuova.
Sono due le cose che in questi giorni mi hanno maggiormente
impressionato:
- il tema scelto: Il nostro cammino verso Dio•. ha permes-
so di dare al Convegno un taglio spirituale, con momenti di
liturgia ben preparati, ben guidati da Don Gianfranco, e profon-
damente vissuti da tutti, che ci hanno fatto sentire in profonda
comunione tra noi e con Cristo Signore;
- la seconda cosa che mi ha profondamente colpito è la
testimonianza che cl è stata offerta da Giuseppe. Da vari anni lo
conosco, eppure mai ero stato capace di leggere così profon-
damente in lui quei valori di umiltà e di semplicità, che anche nei
momenti in cui si è trovato al centro dell'attenzione di tutti, ha
saputo dimostrarci.
E' veramente buono con noi Il Signore, perché, nonostante le
nostre meschinità e i nostri egoismi, ha voluto donarci una per-
sona cos1 meravigliosa. E' ora un nostro grave dovere dimo-
strare di meritarci un dono tanto grande. (Piermario Riva - Mila-
no)
Il Convegno dei GG.CC. per noi, nel complesso, è stato
un'esperienza positiva, perché ci ha arricchiti spiritualmente,
facendoci sentire sempre più partecipi della Famiglia Salesiana
e. quindi, parte viva della Chiesa: Lino come già cooperatore. io
Mariapiera, per ora, come simpatizzante.
32
Ciò che più abbiamo apprezzato è il modo vigoroso con cuisi
è messa in evidenza l'attualità del discorso e dell'azione di Don
Bosco. Giustamente è stato sottolineato che la modernità del-
l'attività e dello spirito di Don Bosco si traduce ne/l'aiuto con-
creto ai giovani del nostro tempo e nell'intenso impegno mis-
sionario, sostenuti da un "instancabile preghiera, Indispensabile
per la costruzione della Chiesa che è il traguardo in terra del
cammino del G. C.
Un altro aspetto positivo del Convegno, per noi, sono stati i
gruppi di studio, in quanto hanno permesso la partecipazione
attiva e responsabile di ognuno. anche di chi era ancora all'ini-
zio nella conoscenza del discorso salesiano, favorendo quindi
un certo approfondimento di ciò che è stato detto durante le
assemblee. Inoltre sulle proprie attività e sulla propria crescita
Interiore: In questo modo è nata subito un'amicizia anche fra
persone provenienti da regioni diverse o che non si conosce-
vano.
Tuttavia ci sentiamo in dovere di evidenziare alcuni aspetti di
questo Convegno che per noi sono stati negativi; questo però
non vuole essere un giudizio aspro, ma una critica fatta con
quella •amorevolezza» che ci fnsegna Don Bosco per promuo-
vere il cammino del G. C.
Innanzitutto abbiamo notato che alcune persone hanno par-
tecipato
« I due GG.CC., presenti al Convegno sono ritornati a Marina
di Pisa pieni di entusiasmo, arricchiti spiritualmente e salesia-
namente allegri...•·
Per quanto riguarda il Convegno, sono contento di come lo
avete organizzato. però vorrei darvi alcuni suggerimenti: Il
prossimo sia riservato esclusivamente ai CC; per gli altri si po-
trebbe fare un secondo Convegno, magari /'anno successivo. -
Non serve far venire a Roma 450 giovani che poi finiscono di
conoscersi magari prima di riprendere il treno... per il ritorno - .
Bisogna dare più tempo ai gruppi di studio... (Gianni Zuddas -
Cagliari).
.-Ho partecipato al Convegno dei GG.CC.SS come simpatiz-
zante e ne sono rimasto favorevolmente impressionato. Per me
è stato, senza dubbio, un momento di crescita, di scoperta del
concetto di Vocazione, cioè che Dio chiama ognuno per colla-
borare al suo piano di salvezza.
Mi hanno particolarmente colpito:
Il clima presente nelle relazioni lnterpresonali di gioia, amici-
::ia, amore, disponibìlltà, semplicità;
la relazione d i Don Natali, che ha individuato con uno studio
attento ed approfondito le caratteristiche della vita interiore del
Cooperatore, con particolare riferimento alla vita pratìca di la-
voro continuo ed instancabile;
il racconto delle esperienze con uso diapositive dei GG.CC. In
missione a Trelew.
Ma soprattutto, l'invito continuo ad una integrazione fede-vi-
ta, ad una testimonianza cristiana e salesiana vissuta. ad un
impegno concreto nella vita quotidiana (Nicola Penane-Roma).
Il convegno ha rispettato In parte le mie aspettative, e per
quanto riguarda lo svolgimento del tema e per la dimensione
«incontro». Tuttavia mi preme sottolineare un aspetto impor-
tante per cui avrei gradito unmaggiore spazio di quanto è stato
dedicato -l'aspetto missionario e di servizio. Avrei anche gra-
dito, in margine al tema, un approfondimento maggiore delle
reali possibilità di operare nella società, fornendo anche delle
analisi di tipo sociologico (Silvestro mm - Roma).
Innanzitutto abbiamo notato che alcune persone hanno par-
tecipato superficialmente al Convegno. perché non erano state
sufficientemente preparate. Inoltre ci sembra che ci sia stata
una scarsa autocritica da parte dei vari gruppi nella verifica
della mozione '76.
Per quanto riguarda il tema del Convegno. cioè « Il cammino
del G.C. verso Dio• non sempre è stato messo a fuoco: infatti ci
pare che, a volte, il discorso sia stato generalizzato, trasferen-
dolo sul piano cristiano e non tipicamente salesiano. Ne è se-
guito un eccessivo dilungarsi su argomenti di relativa impor-

4.3 Page 33

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tanza, il che ha causato stanchezza e disinteresse nei parteci-
panti, a danno di un più prolungato e maggior raccoglimento
nella preghiera.
La proposta fatta al Convegno di un servizio da parte del
sacerdoti salesiani nel seguire il rapporto affettivo delle coppie
di giovani fidanzati e sposi cooperatori, a noi due sembra valida,
perché può essere un notevole aiuto per chi decide di compiere
un cammino Insieme.
Secondo noi però, questo non deve essere un obbligo, né per
ogni coppia che eventualmente si può rivolgere ad un altro
sacerdote, né per il salesiano se non si sente dì prendersi un
impegno di questo tipo. Crediamo che per le giovani coppie sia
utile rivolgersi ad un salesiano, perché questi, in quanto tale, è la
persona più preparata a comprendere la psicologia giovanile.
Comunque, il dialogo tra la coppia e il sacerdote deve avve-
nìre nella massima libertà e riservatezza. Così, il rapporto di chi
inizia un cammino insieme può essere consolidato dall'aiuto
spirituale di un sacerdote salesiano. In questo modo, le due
persone si sentono sicure di vivere il loro affetto secondo Dio,
perché viene continuamente richiamato che fra loro c'è Lui e
che questo sentimento può diventare sempre più profondo tra-
mite lit reciproca conoscenza, Il confronto Interiore e la pre-
ghiera.
In questa crescita che coinvolge entrambe le persone sotto
l'aspetto spirituale, umano, professionale, si incontrano certa-
mente alcune difficoltà, ma si affrontano con sicurezza e gioia,
anzi si trova il modo per risolverle, che è la preghiera e l'assoluta
sincerità tra i due fidanzati o sposi e il sacerdote (Lino Gottardl e
Mariapiera Coccato - Milano).
Parlare del Convegno Nazionale G. C. tenendo presente
semplicemente il clima di amicizia e simpatia creatosi tra i circa
400 partecipanti è molto facile: La mia impressione è che è
stato tutto molto bello ,. ha detto Edward, il GC dell'Australia.
racchiudendo in queste parole pronunciate in stentato italiano
tutta la gioia che ha provocato questo convegno nazionale.
Tutto questo considerando solo /'aspetto dell'amicizia.
Ma il convegno non è stato solo un incontro di amicizia, anzi è
stato soprattutto un momento importantissimo della vita del
movimento. Sisono poste le basiper l'azione del GC in un futuro
molto vicino, un futuro che è già iniziato. La verifica della mo-
zione del '76 ha reso noto che molta strada è stata compiuta da
allora. ma moltissima ne resta ancora da compiere. La presenza
di D. Viganò e di D. Riccerì ha consolidato ancora di più la
profonda saldatura esistente nella famiglia salesiana, seppure
in molti centri vi siano ancora difficoltà ad attuare questa sal-
datura.
Altro momento importante, essenziale del convegno, è stato
quello della preghiera. Un valido D. Gianfranco ci ha permesso
di tare della preghiera un punto di partenza per tutta la nostra
azione. La veglia nella notte fra sabato e domenica non la di-
menticherò mai più; è impossibile farlo. non solo per la sugge-
stiva atmosfera creatasi in cappella intorno all'altare, alla luce
dei ceri e con tutti noi seduti per terra, ma soprattutto perché
ognuno di noi ha sentito la presenza viva di Cristo In mezzo a
noi, nel fratello che ci stava accanto e non solo al piedi dell'al-
tare nel pane consacrato.
Forse nella parte tecnica riguardante lo studio e le relazioni si
poteva essere più elastici In modo da non mettere a dura prova
la resistenza dei convegnisti che secondo D. Sigfrido dovreb-
bero ricevere tutti un premio per la grande pazienza dimostrata.
In definitiva quindi un convegno positìvissimo che ml ha dato
molto, più di ciò che mi aspettassi. Chi ringraziare? Gli organiz-
zatori certo, ma anche tutti quanti noi per la partecipazione
attiva (Luigi Marzano - Bologna).
E' sempre difficile dare a caldo le impressioni su un conve-
gno, e in particolare su questo ultimo di Rocca di Papa. Le
impressioni riportate sono infatti contrastanti: se Il convegno
doveva dare un programma simile a quello del '76, allora si
dovrebbe dire che in fondo non ha rispettato le attese in quanto
Il documento finale, pur ricco, si è mantenuto ad un livello ge-
nerale, soprattutto per il fatto che è difficile stilare documenti
che vadano bene per tutti su una così personale come la vita
interiore.
lo però penso che non si debba essere così pessimistì, certo
le cose non sono andate bene del tutto. ma sfido chiunque ad
organizzare un incontro di questo tipo riuscendo ad acconten-
tare più di 400 persone! Credo che i momenti in cui si è svilup-
pato in maniera più efficace il tema del • Cammino verso Dio»
siano stati i momenti liturgici, che sono stati la piacevole sor-
presa di quest'anno.
Curati molto bene e non lasciati, se non minimamente, alla
improvvisazione, i momenti di preghiera e di raccoglimento
hanno inciso molto nell'economia di questi giorni e, personal-
mente, penso che siano il migliore dei doc•;menti finali che
potevano scaturire da questo convegno.
Soprattutto la veglia dell'ultima notte ha lasciato una profon-
da impressione nel mio animo: è stato il momento in cui il mio
cammino verso Dio mi è parso più leggero, e in cui mi sono
sentito veramente in comunione con le sorelle e i fratelli nella
vocazione.
Ecco, se noi prendiamo questi momenti di intimità con Dio e
tra di noi come punto di partenza per il «cammino,, sarà vera-
mente più facile e si avrà la certezza di non essere soli. E a
questo punto Il compito del convegno sarà stato assolto in pieno
(Piergiorgio Fantoni - Bologna).
Questo convegno è stato per me il primo, e per una come
me abituata ad incontri con un esiguo numero di partecipanti,
vedermi davanti un così grande numero di ragazzi mi ha fatto un
po· spavento.
Appena arrivata a Rocca di Papa mi sono sentita un po' sper-
duta; tutti (o quasi) sisalutavano come amicidi vecchia data che
si ricordano delle fmprese passate e io... niente. Neanche una
faccia nota. Comunque. passato il primo momento tutto è di-
ventato normale anche per me.
Come prima esperienza di questo genere è stata positiva e
indimenticabile (come il primo amore) e mi ha fatto riflettere su
argomenti che davo già per scontati da tempo.
Essendo nuova in questo campo. non posso certamente tare
raffronti di nessun genere. Perciò a parte alcune lungaggini
troppo noiose e barbose, il resto è stato molto interessante e
stimolante.
Con questo congresso per me li significato di essere GC è
cambiato radicalmente: non significa semplicemente uno steri-
le interessamento e aiuto al più giovani di me, ma invece rap-
presenta una radicale adesione e partecipazione alla loro vita.
Essere cooperatrice significa camminare verso Dio operando
come ha operato Don Bosco (Elisabetta Fantoni - Bologna).
Carissimi amici, eccomi qua a darvi, reduce dai convegno
di Rocca di Papa, le mie prime impressioni.
Sono stati tre giorni che mi hanno aiutato moltissimo nella
crescita sulla via del Cooperatore. Sono ancora aspirante a
questo incarico stupendo che Don Bosco ha voluto dare ai
giovani e agli adulti per educare, guidati dapersone competenti,
educando se stessi, donando gioia, creando familiarità.
Ed è stata proprio una grande gioia e una grande famìliarltà
quella che è stata fra noi in questi giorni. Sono arrivato senza
conoscere nessuno. sono ripartito conscio che ovunque, in Ita-
lia e fuori c'è gente che è pronta a donare agli altri se stesso.
C'erano italiani, austriaci, polacchi. tanta gente diversa con
un solo punto in comune: l'amore fraterno e la presenza di Dio
che abbiamo sentito più viva nei nostri canti e nella nostra
preghiera, e in particolar modo durante la Veglia della L uce».
Alcuni nostri amici hanno in questa occasione prestato la loro
promessa. Giuseppe ha ricevuto Il Crocifisso e ora si accinge a
partire per portare la Parola di Dio a chi ancora non la conosce.
Di fronte a questo penso che anch'io dovrò ancora di più
lavorare a contatto con gli altri. Aspetto l'aiuto ditutti voi. So che
me lo darete! (Gianluigi Carlini - Bologna).
Al nostro rientro dal Convegno Nazionale cl siamo riuniti con
alcuni Giovani cooperatori del "gruppo lago" (Veneto Occi-
dentale) per una verifica al Convegno steswo. Ne è risultato un
primo entusiasmante giudizio e un primo sentito ringraziamento
al gruppo centrale, a don Armando e a don Michele a don Natali
per i loro più o meno ' videnti interventi. Sono emerse tuttavia
alcune riflessioni che ci sentiamo di esporre quale contributo
alla vostra riflessione di verifica e per un servizio dì fraternità
33

4.4 Page 34

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all'interno della stessa Associazione. Schematicamente pos-
siamo elencarle così:
1. TROPPI ARGOMENTI a/l'ordine del giorno.
2. C'è l'impressione di una scarsa efficacia dell'Incontro di
preparazione tra i consiglieri nazionali (Frascati); frutto di scar-
sa preparazione dei consiglieri o di difficoltà di ascolto da parte
del gruppo centrale? Sembra ci fosse già tutto prestabilito.
3. TROPPO POCO TEMPO LIBERO per alcuni cooperatori
impossibilità di testimoniare ai giovani simpatizzanti la propria
gioia, di allacciare conoscenze, di scambiare esperienze, e per
qualcuno di bere un caffè e andare a soddisfare bisogni primari.
4. Periodi troppo lunghi di lavoro senza posslbllìtà di ristoro.
Anche il momento dei pasti è stato soffocato.
5. Non è giusto prendere al prossimo convegno REGOLA-
TORE E MODERATORE che non abbiano partecipato alla ste-
sura almeno del programma (se non anche al progetto): non
possono essere in uno stato di condivisione e partecipazione.
6. Lavoro di gruppo troppo lontano dalla relazione e troppo
concentrato in un UNICO periodo troppo lungo.
7. La relazione centrale di don Natali è stata troppo sacrifi-
cata e, data la sua complessità, andava scritta Interamente per
tutti I partecipanti.
8. La relazione di Enzo Bianco era troppo tecnica e adatta ai
redattori più che ai lettori; nessun confronto, nessun intervento
che ne abbia testimoniato la validità.
9. Le revisioni ispettoriali sono state sprecate: bisognava
smembrarle in più momenti o sintetizzarle preventivamente:
hanno irritato e stancato, per niente, /'uditorio.
10. Le domande dei lavori di gruppo erano vaghe generiche
senza una base scritta della relazione: non era possibile un
analisi.
11. La VEGLIA andava valorizzata maggiormente non stra-
pazzando i partecipanti per dieci ore di lavoro durante 1/ giorno.
Ci si chiede se la si voleva o no.
12. Se il convegno accoglieva anche i simpatizzanti, i GG. CC.
dovevano essere primariamente a servizio loro nei lavori di
gruppo. Sarà opportuno sottolineare questo «servizio » nei
prossimi convegni.
13. Essendo Il primo convegno che cerca di approfondire le
linee portanti della spiritualità salesiana non abbiamo ben
compreso come al termine della relazione di don Natali sia stata
riportata subito la testimonianza di una Piccola Sorella» quasi
a commento della relazione.
14. Non solo a questo convegno ma in tutti si nota un difetto
patologico del gruppo centrale per quanto riguarda g/1 stru-
menti musicalie servizi microfonici. Un solo microfono. contatti
elettrici sistemati all'ultimo momento non sono più permessi
dopo l'importanza data ai mezzi di comunicazione sociale. Era-
no presenti animatori di radio libere ai quali abbiamo data l'im-
pressione di non credere ancora all'efficacia di un buon suono e
di un decente ascolto.
15. CANTI: non si tradiscono le proposte fatte da chi si assu-
me con sacrificio la responsabilità della animazione. Il testo dei
canti andava tratto dalle edizioni suggerite e andavano riportati
quelli programmati dal gruppo.
16. Cl è sembrato mancasse un servizio fotografico adeguato
e significativo.
Non vogliono essere questi dei dardi scagliati nel fianco, ma
piccoli e modesti contributiper un futuro mondo migliore• de,
giovani cooperatori.
Con tanta simpatia e stima, spiacenti di non avervi Incontrato
durante il convegno per conoscervi magi/o (Annarita, Irene,
Eleonora, Vittoria. Roberto. Bruno. don Gianni).
Se prima di partire per questo convegno qualcuno ml avesse
detto che ne avrei riportato un Impressione tanto positiva, sicu-
ramente non gli avrei creduto. Anzi, devo ammettere di essere
partito con ben poco entusiasmo e quasi controvoglia: l'espe-
rienza di tanti altri convegni che si erano risolti in conoscenze
superficiali e non più approfondite con le persone, nonché in
34
qualche generico stimolo (ma non sempre) ad un maggiore
impegno non mi lasciava sperare grandi cose.
Invece, e ne sono ben felice, ho dovuto ricredermi per tanti
motivi. In primo luogo i momenti della liturgia hanno creato un
vero contatto, profondo, con le persone e con Dio: In questi
momenti ho capito quanto profonda è la comunione che ci lega,
ho capito che l'impegno di tante persone, la loro fiducia nel
nostro progetto, la loro fede, le loro scelte (e in particolare
quella di Giuseppe) sono cose mie, che devo far credere e
fruttare con la mia vita.
Mi ha veramente stupito l'entusiasmo e la forza di tanti amici,
cooperatori e non, e questo credo che sarà veramente uno
stimolo a superare tanti miei limiti e a donarmi attraverso tutte le
cose che faccio nella giornata. Un grazie di cuore a tutti!
Un cenno merita anche la relazione di don Natali, che ml è
parsa particolarmente centrata e radicata nella mia esperienza
di cooperatore: mi ha aiutato a rendermi più consapevole di
tante cose che già in parte sentivo e vivevo, e mi ha fatto com-
prendere più profondamente il loro significato.
Un'esperienza dunque che posso definire ampiamente posi-
tiva, nonostante alcuni momenti troppo pesanti o dispersivi che
hanno reso piuttosto difficile una partecipazione più intensa ai
momenti forti (Paolo Bucchl- Bologna).
Così due sacerdoti salesiani
...Credo di cominciare un cammino nuovo in questi giorni: il
cammino della grande Famiglia salesiana e dentro di questa la
vita e Il carisma dei « Cooperatori Giovani•·
Per me, come salesiano, questa scoperta è un rilancio della
magnifica opera del Santo dei giovani: San Giovanni Bosco, il
nostro Fondatore.
Per me i giovani sono un «segno» della mia chiamata al
servizio della Chiesa oggi, ma come salesiano e secondo il
carisma di S. Giovanni Bosco. Sono d ieci anni che lavoro con
tutti I movimenti giovanili che sì può pensare, ma credo che
dopo questa mia ricerca di sette mesi, oggi sono arrivato a un
buon porto: i Cooperatori giovani.
Grazie per questa opportunità di stare nel vostro Convegno
(D. Mlguel Deraco. salesiano argentino).
Sono contento di aver partecipato al Convegno dei GG.CC.,
anche perché adesso so meglio chi sono; li conosco in maniera
discretamente più profonda... e sono contento di essermi tro-
vato nella vostra barca.
Penso che il Convegno, più che Convegno di Qualificazione
deve essere considerato Convegno di simpatia.
Forse in un Convegno ha senso anche Il numero, più si è e
" meno ·· potrebbe essere il deficit finanziario... ma un tale con-
vegno aiuta i più maturi GG. CC. a crescere?
A proposito di numero non sarebbe malvagio scoprire quanti
GG.CC. si sono pagati di tasca propria il viaggio e soggiorno e
quanti sono stati più o meno aiutati...
lo penso che si potrebbe arrivare anche ad un Convegno
" meno formale ", più economico... più Taizè. più sacco a pelo e
tenda -anche se si dovesse fare perciò alla fine di agosto - .
Lati positivi del Convegno: la Preghiera. la famillarità, la te-
nuta di "fondo": mi sono domandato se quelli che ascoltavano
erano giovani o " robot".
Lati negativi: Non aver tra mano la relazione di Don Natali -
anche perché poi è stata la " pietra fondamento" del Convegno
- . L'organizzazione dei gruppi di studio ...potevano essere di-
visi meglio in GG.CC. e simpatizzanti.
Ho notato una certa monotonia di Idee... Camminare vuol dire
anche superare certi ostacoli.
Il Convegno mi ha spiegato meglio chi sono I Giovani CC.:
spero di trarne profitto per aumentarne la qualità e la quantità
(sto pensando cosa devo fare perché ci sia detrossigeno nuovo
nel gruppi, perché non muoiano e perché siano sempre attivi e
dinamici).
Ho scoperto anche il valore della vocazion~ laicale del Coo-
peratore... non è una scelta da fare a cuor leggero.
Per il prossimo Convegno proporrei che fosse di qua/ificazio•
ne. e che fosse un Convegno più giovane nello stile e npl/a
sistemazione (D. Tommaso Durante - Novara).

4.5 Page 35

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Scambio di doni
Il 24 dicembre scorso, la Giunta nazio nale ese-
cutiva si recò a dare gli auguri al .Retlor Maggiore a
nome dell'Associazionu. Il Consigliere nazionale
Salvatore Fanali offerse come dono, tra gli altri, un
"documento" riportante gli IMPEGNI che i coo-
peratori si sono assunti per altuare la STRENNA di
quest'anno. Paolo Santoni, a nome dei Giovani CC.,
consegnò invece il "Documento finale•· del Conve-
gno nazionale.
Il Rettur Maggiore gradì molto il clono che voleva
ricambiarc quello deUa Strenna. Anche successi-
vamente riconfermò questo suo gradimento. A noi
ora non resta che manten ere fede alla promessa
fatta.
Roma, NATALE 1978
cari Cooperatori del
Consiglio Nazionale,
Ringra=
zio vivamente e ricambio
di cuorè gli auguri nat~
lizi con quelli di viva
gioia e costruttiva spe=
ranza .
La Madonna vi aiuti a
realizzare gli impegni
della STRENNA SALES~NA.
Cordialmente ,G)b(.(. ~- 1
{D . Egi[~o VIG O'
Rettor Maggiore).
Anno Sociale 1978/79
In attuazione della Strenna 1979 sul Progetto Educativo
Salesiano, i Cooperatori hanno previsto i seguenti punti di
sLL1dio e di pratica attuazione:
- Tema di studio dell'anno: «li metodo educativo di
Don Bosco: una proposta attuale per gli educatori del no-
stro tempo».
Nei circa 500 Centri, conferenza mensile con apposito
testo.
- Le Due Conferenze straordinarie annuali saranno su
i due seguenti temi:
I) Uno stile di vita salesiano per le nostre famiglie;
2) La devozione all'Ausiliatrice e il suo niolo educativo.
Il Corso di Qualificazione per animatori (circa 1.000
i.scritti) prevede per il 2' anno l'approfondimento dei pn·n-
cipi informatori del Sistema Preventivo applicati alle si-
tuazioni concrete della famiglia, della scuola statale e del
tempo libero.
- Strumenti della comunicazione sociale. Nella Collana
delle nuove Letture Cattoliche sono previsti ire opuscoli sul
Metodo educativo di Don Bosco. Contemporaneamente si
stanno curando due trasmissioni in TV, rete nazionale.
- Inizieranno i primi incontri per giovani coppie dei
Cooperatoriper ricercare i modidi vivere, nell'ambito della
famiglia, la spiritualità ,natrimoniale e il Sistema Preven-
tivo.
Bilancio economico
del Convegno
Entrate
QUOTE
Offerte per ospitaliesteri ( I )
Lire
12.651.500
359.000
13. 0 10.500
USCITE
Ospitalità
Pensione " Mo ndo Migliore" (Con ve-
gi1isti e Ospiti)
" Ris torante dei Pini"
Alloggio Padri Studiti
Alloggio S. Ro~a (F. M.A.)
Alloggio Villa Tuscolana
Pensione e accoglienza esteri
Cena fredda
Trasporti
Pullrnans
Trasporto materiale
Rimborso benzina
Segreteria
Cancelleria, corrispondenza, telefono
Tipografia
Cartelle, Locandine, Inserti
Omaggio Presenza giovani
Ciondoli
Conferettzière
Offerta
Vari
Riscaldamento, m ance, traduttori
Fotografo
Rimborso viaggio
8.800.000
827.500
138.000
120.000
440.000
506. 190
689.000
653.000
50.000
➔9.500
115.100
324.000
86.000
11 5.000
100.000
64.000
21.940
50.000
13.149.230
Deficit di L. 138.790 che il Gruppo centrale mette
a suo carico.
L 'offertorio s traordinario in tavore di Trclew
fruttò la somma di L. 497.500. Altre offerte per
L. 345.000 giunsero da Vasta, Chieri, ViJJafranca
d'Asti, Navi Ligure, Fusignano, Lugo.
EnzoManno
(I) Subalpina L. S9.000. C.F. 50.000 - D.E. 30.000 - M.S. 10.000
- Sicilia 90.000 • Liguria I00.000 - Campania 20.000.
·
35

4.6 Page 36

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Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2° (70) - 2& quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
Quindicinale di informazione e di cultura religiosa
S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Bene-
meriti e amici delle Opere di Don Bosco
Direzione e amministrazione: Via della Pi-
sana, 1111 - C.P. 9092 - 00100 Roma-Aurelio
rei. 693.13.41
Direttore responsabile: Enzo Bianco
Redattore: Armando Buttarelli Viale dei Sale-
siani, 9 - 00175 Roma - Tel. (06) 74.80.433
Autorlzz. del Trib. di Torino n. 403 del 16 f ebbraio 1949
C. C. Postale n. 2-1355 intestato a: Direzione Generale
Opere Don Bosco Torino
C.C.P. 462002 lntetl a Dir. Gen. Opere D. Bosco Rom•
Per cambio d'Indirizzo Inviare anche l'Indirizzo precedente
--PASQUA A GERUSALEMME CON I COOPERATORI SALESIANI--
dal 1Oal 17 aprile 1979 in aereo
Martedì 10 Aprile: riunione a Roma, via
Marsala, 42 (Istituto Salesiano S. Cuore) - Par-
tenza per l'Aeroporto di FIUMICINO e imbarco
per ISRAELE alle ore 15.
Programma in Israele: proseguimento per
GERUSALEMME e sistemazione. Visita alla
città, escursioni nei dintorni: EIN KAREM , GE-
RICO, MAR MORTO, GROTTE DI QMRAM , BE-
TANIA, HEBRON, BETLEMME. Solenni funzion i
del giovedì e venerdì Santo, Via Crucis lungo la
via Dolorosa,
Trasferimento a NAZARETH: MONTE
CALVARIO, SAMARIA (Pozzo di Giacobbe),
GANA, MONTE DELLE BEATITUDINI, Lago di
TIBERIADE, CAFARNAO, HAIFA, TABOR, ecc.
Visita alle Opere Sal'3siane di BETLEMME -
CREMISAN - GERUSALEMME - NAZARETH.
Martedì 17 Aprile: partenza da TEL AVIV
per ROMA alle ore 12. Informazioni e iscrizioni
presso il proprio Ufficio lspettoriale o quello
Nazionale (Viale dei Salesiani, 9-00175 Roma -
tel. 7480433).
Giacomo Perico, SJ.
DI FRONTE
AllA LEGGE
~
DI ABORTO
DIRITTO EMORALE
~
Calogera Rlggl. $1111
Il MESSAGGIO
DEI PRIMI
MARTIRI
I GIOVANI .
E LA SOCIETA
Nuove "Letture Cattoliche"
Collana Mondo Nuovo
Sono usciti altri tre opuscoli e quattro originali
posters
Opuscoli:
G. PERICO - Di fronte alla legge del-
l 'aborto
C. RIGGI - // messaggio dei primi cri-
stiani
M. DAVERIO - I giovani e la società
Posters:
N°·13 - Ogni bambino è Gesù con noi
N° 14 - La gloria di Dio è la pace fra gli
uomini
15 - L'amore vince ogni divisione
N° 16 - E' Cristo il pane della giustizia e
dell'amore
Raccomandazione alle " rivendite":
INVIARE LA CARTOLINA DI RICON-
FERMA - AUMENTARE IL NUMERO
DELLE COPIE PRENOTATE.