Bollettino_Salesiano_199809


Bollettino_Salesiano_199809

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Mensile • Anno CXXII • nr. 8
Spediz. in a.p, art. 2 comma 20/C legge 662/96
F8iale di Padova
Spedizione nr. 8/1998
Aulorizz. Direz. Prov. P.T. 35100 Padova· C.M.P.
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
.,
Atlahtic ::CJé

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LA GRANDE VIGILIA
di Juan E. Vecchi
LE PAROLE
DEL GIUBILEO/I SAGGI
Il sapiente o saggio è una delle figure chiave
nella esperienza religiosa raccontata nella Bibbia.
Di alcuni si ricordano vita e opere. Di altri si trasmette
la riflessione sull'esistente, piena di realismo,
osservazioni sagaci, intuizioni originali e senso del mistero.
La Bibbia
compren-
de una serie
di libri "sa-
pienziali "; ma
soprattutto
traccia ed
esalta la fi-
gura del
saggio, quasi
sovrapponendola, con quel-
la del giusto, del povero, del fedele .
Il saggio guarda il mondo in modo
lucido e senza illusioni. Ne conosce
le tare , perciò lo contempla anche
con benevolo umorismo. Mostra
persino un discreto pessimismo ri-
guardo alle speranze che l'uomo
pone sulle realtà fuggevoli. Non
evita gli interrogativi più assillanti né
si accontenta con risposte facili.
responsabilità di insegnare e tra-
smettere . Perciò offre alle genera-
zioni giovani e ai posteri quanto ha
potuto raccogliere ed elaborare .
La Scrittura sottolinea che la sag-
gezza è un dono di Dio. Egli la pos-
siede in pienezza e ne è la sorgen-
te. In lui appare come una combina-
zione di amore, intelligenza e potere
creativo . Essa l'ha ispirato e mosso
nella creazione del mondo e dell'uo-
mo. Trabocca anche nella Legge
che offre luce e orientamento prati-
co per la vita. Si manifesta nella
Provvidenza con cui il Signore di-
spone le cose e gli avvenimenti. E
soprattutto si rivela nella Alleanza
che introduce gli uomini in una for-
ma di esistenza ispirata all 'amore di
Dio e per Dio.
Il sapiente, come il profeta, ap-
pare sotto l'influsso di Dio. Lo si
vede in Giuseppe, figlio prediletto di
Giacobbe, portato in Egitto come
schiavo, che interpreta il sogno del
Faraone . Così pure in Daniele che
spiega la visione di Nabucodonosor.
Chi ha assaporato la saggezza ne
rimane così innamorato che dareb-
be tutto l'oro del mondo per posse-
derla più pienamente. Perciò la cer-
ca, la chiede al Signore, evita quello
che da essa lo distrae o allontana.
Sa pure che cosa si nasconde
nel cuore umano : le risorse , le de-
bolezze e le pieghe al maschile e al
femminile. È sensibile alla grandez-
za che l'uomo possiede e sogna;
ma vede anche la sua profonda so-
litudine, l'angoscia di fronte al dolo-
re , lo stato indifeso davanti alla in-
giustizia, il disorientamento di fronte
all 'incomprensibile , come il dolore,
le calamità , la morte .
Ha riflettuto anche sugli avvenimenti
significativi e sull 'insieme della sto-
ria umana. Si rifà dunque alla tradi-
zione e ai contemporanei . Percor-
rendo le strade dell'esperienza u-
mana e le interpellanze della realtà,
risale a Dio che peraltro sente già
nei palpiti del proprio essere.
Non è però solo un pensatore
o un attento osservatore delle co-
se e degli avvenimenti. Sente la
SETTEMBRE 1998 BS

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Essa, d'altra parte, vi corrisponde e
si dona. Perciò viene paragonata a
un donna "diletta", a una sposa, a
una Madre, a un ospite che prepara
un banchetto per i suoi amici . Pro-
voca l'adesione e la ricerca, quasi
seduce e poi si consegna e sazia.
Paolo chiama Gesù sapienza
di Dio, e non una sola volta. È
quasi un sottofondo di molti suoi in-
segnamenti e riflessioni . In questo
segue i Vangeli. Luca infatti mostra
la sapienza innata di Gesù nell 'epi -
sodio fra i dottori del tempio . E in
seguito afferma che in essa cresce-
va al ritmo dell'esperienza umana
(Le. 2,52) . Gesù Maestro assume il
modo di parlare dei saggi , con para-
bole e proverbi , con fatti della vita.
La gente rimane ammirata della sua
dottrina e dei suoi gesti e si doman-
da da dove gli viene tale "saggez-
za". Alcune sue espressioni ricopia-
no quasi letteralmente quanto nei
libri sacri si dice della sapienza. L'e-
sempio più chiaro è : "Venite a me
voi tutti che siete stanchi e io vi of-
frirò ristoro".
Lo stesso apostolo, riferendo-
si ai cristiani, parla di una saggez-
za spirituale che è dimensione in-
terna della fede. Essa ci consente
di penetrare il mistero del creato e
andare oltre; di gustare quest'oltre e
illuminare con esso il creato . Non
coincide , anzi si contrappone alla
conoscenza mondana che si ferma
con i dati e non va al loro senso e
origine, o si consuma in astuzie per
affermarsi .
La Sapienza spirituale è conoscen-
za di Dio ottenuta per rivelazione e
fede, onestà e ricerca sincera nel-
l'ordine morale, sguardo libero e ri-
flessivo sulla realtà, apertura alla
solidarietà e all'amore.
Il nostro mondo pluralista, comples-
so e libero, mette a prova la nostra
capacità di discernimento e scelta:
richiede saggezza. I discepoli di Ge-
sù sono invitati ad esserne portatori
diventando "sale e luce" nel tessuto
dei rapporti e degli avvenimenti.
Il saggio dei saggi, re Salomone.
Il quadro di Rubens (Museo
del Prado, Madrid) rappresenta
il più famoso dei suoi giudizi.
Settembre 1998
Anno CXXII
Numero 8
In copertina:
La Patagon ia.
Magellano chiamò
patàgoni gli indigeni
locali per i loro
lungh i piedi avvo lti
di pelli. Pala in spagnolo
significa zampa.
IL BOLLETTINO SALESIANO
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE:
GIANCAR LO MANIERI
Redazione: Maria Antonia Chinello -
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò -
Franco Lever - Francesco Motto - Vito Orlando
8 CHIESA
I cento anni di Paolo VI
16 ATTUALITÀ
La morte di stato
21 DOSSIER
Patagonia: terra del sogno
32 ON UNE
Dj e pasticche: qualcosa si muove
38 STORIA NOSTRA
Una vita al massimo
40 MISSIONI
APIS ... come l'ape
di SI LVAN OSTRACCA
di BRUNA GRASSINI
di FERDINANDO COLOMBO
di RITA SALERNO
di ARNALDO SCAGLIONI
di GIANCARLO MANIERI
RUBRICHE
2 Il R e/lor Maggiore - 4 li punto giovani - 6 BS Domanda - 11 Zoom - 12 In Italia & nel mondo
- 15 Lettera ai giovani - 19 Osservatorio - 20 Box - 29 // doctor J. - 30 Libri - 34 Come Don
Bosco - 36 Carta di Com unione - 37 / nostri morti - 42 / nostri Sa nti - 43 Don Bosco a fumetti -
46 Solidarietà - 47 In primo pilino
Collaboratori : Teresio Bosco - Angelo Botta - Ernesto
Gattoni - Giuseppina Cudemo - Graziella Curti -
Margherita Dal Lago - Serdu - Bruno Ferrere -
Sergio Giordani - Antonio Mélida - Jean-François Meurs -
Pietro Moschetto - Angelo Montonati - Giuseppe Morante -
Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano ~tracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali e
19 lingue diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie)
in: Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
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Bretagna - Italia - Korea del Sud - Lituania - Malta -
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Don Bosco in the W orld
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BS SETTEMBRE 1998

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IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
PER VINCER
SCENARI DI ORTE
Cifre e scenari sono contro i giovani. Per essere giovani, oggi
è richiesto un supplemento di speranza. Ogni tanto fugaci notizie
ci ricordano che qualcuno tra essi si toglie la vita o la perde
sul lavoro. Sono cifre solo apparentemente insignificanti.
N el '96 nella sola Italia sono state
2769 le infrazioni contestate
a oltre 29 mila aziende , cioè a 1
azienda su 1O, riguardo all 'impiego
di minori nei cicli di produzione.
Su 23.029 infortuni sul lavoro
denunciati nello stesso anno,
1650 hanno riguardato bambini
tra i 12 e i 14 anni. E 5 minori sono
morti sul lavoro nel corso del '96 .
L'evasione scolastica strutturale
è pari al 4%. Sempre nel '96
sono stati 130 mila i bambini
che non hanno completato il ciclo
dell'obbligo e 120 mila lavorano dopo
le lezioni. Quasi il 7% della popolazione
giovanile a 16 anni non ha conseguito
ancora la licenza media.
O Le cifre sono di fonte sindacale.
Ma sul fronte della povertà,
la Caritas rincara la dose. A Roma,
su 3 mila persone che si rivolgono
ai centri di ascolto, 1 su 5 ha meno
di 29 anni. Il processo di povertà
inizia sempre più precocemente .
Queste sono cifre dell 'oggi.
Quelle di domani non si conoscono .
Si può tuttavia intravedere
una tendenza distruttiva in atto.
O Si pensi ai segnali contraddittori.
Mentre si annuncia per l'ennesima
volta un barlume di vittoria su l cancro
con gli esperimenti di Folkman ,
nei deserti dell 'India torna a spuntare
il fungo atomico. Un brusco risveglio
per quanti pensavano che la possibilità
di distruggere la vita sulla terra fosse
stata cancellata con la fine della guerra
fredd a e la caduta del muro di Berlino .
Gli arsenali delle 5 potenze
ufficialmente nucleari (Usa, Cina,
Russia, Francia, Gran Bretagna)
sono ancora pieni ed efficienti. Da soli
bastavano a distruggere la terra più
di 50 volte . L'India, entrando nel club
dei distruttori, ricorda che in agguato
nelle pieghe dei rapporti internazionali
c'è sempre il tarlo della competizione.
Anche a rischio di distruggere tutto .
O Nel processo educativo globale
si continua a dire e fare le cose come
se da 53 anni (prima bomba
di Hiroshima nel 1945) non fosse stata
varcata la soglia del non ritorno
per la possibilità di morte col lettiva
SETTEMBRE 1998 BS
e immediata del genere umano.
Il fatto che le atomiche non siano state
usate se non negli esperimenti (con
le conseguenze note sull'ecosistema),
non può ragionevolmente farci pensare
che non saranno mai impiegate.
L'allarme di Einstein sul pericolo
atomico è irreversibile.
Tutte le generazioni dopo Hiroshima
dovrebbero avere la consapevolezza
della fragilità della vita sulla terra.
Ma gli orizzonti e i motivi
di responsabilità che si offrono
ai giovani sono gli stessi del progetto
educativo prima della bomba. Dio e
morte sono due opposti rimasti immutati
nel processo della conoscenza e della
riflessione religiosa che, in genere ,
si mettono a disposizione dei giovani.
O Ma parlare di Dio prima della bomba
non comportava l'esperienza culturale
che ne è derivata dopo. Gli adulti fanno
della poesia sulla terra, sul cielo
e sul mare, il sole , la luna e le stelle,
salvo poi, in realtà, a rivelarsi predatori
della creazione. E in nome del profitto
immediato non pensano al disastro
ecologico che hanno messo in moto.
I loro pentimenti sono solo parole.
Anche le soluzion i scientifiche
per l'impiego dell 'energia pulita
già a portata di mano , sono differite
di decenni per non vanificare profitti
certi (si pensi all 'eliminazione di fonti
energetiche inquinanti quali il petrolio) .
O Gli stessi che piangono lacrime
di coccodrillo sui giovani, hanno loro
riservato un futuro senza certezze ·
o strutturalmente precario .
Con un unico imperativo : prepararsi
alla competitività del mercato
per una vita di piena riuscita.
Per tutte queste ragioni ,
i giovani oggi devono esplorare
la speranza per trovare ragioni di vita
e per non tremare di fronte al futuro .
A un Dio della rassegnazione, più che
mai devono sostituire un Dio Liberatore ,
che apre orizzonti altri rispetto
a quelli precostituiti dagli uomini.
Se accadesse, gli adulti sarebbero
costretti a cambiare linguaggio e forse ,
interrogati dalla forza della speranza,
comincerebbero a ripensare
anche il presente.

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r···BS domanda······
SUDISTI PARASSITARI. sicodipendente e delinquente,
Spettabile Direzione, [. ..] Non finendo qui. Quando fui arre-
intendo più ricevere BS, per- stato entrai in carcere senza
Signor Direttore,
con una certa sorpresa
abbiamo visto io e mia fi-
glia in TV il Presidente
Clinton e sua moglie Hil-
cessaria una ·predisposi-
zione personale che ri-
chiede "la coscienza dei
propri peccati e la relati-
va domanda di perdono".
ché non sono d' accordo su
come la curia romana condu-
ce la sua politica con il nuovo
corso comunista [... ], su co-
me la caritas allevi in seno
una massa di pseudo bisogno-
avere più un motivo per con-
tinuare a vivere, per fortuna
mi venne voglia di leggere il
Vangelo, forse spinto dalla
volontà di scoprire se esisteva
un senso alla vita e c 'era una
lary assistere a una mes- Quanto alle domande del- si e disonesti che arri vano da luce sui bui sentieri del mio
sa in Sudafrica in una la lettrice:
tutte le parti, con la falsa eti- calvario. Nella parola di Dio
chiesa cattolica e acco- • Tutti possono entrare in chetta della solidarietà; su co- ho ritrovato il nutrimento per
starsi alla comunione.
una nostra chiesa. E, sen- me un sud parassitario e infe- il seme della fede e dell'amo-
Ma si può ? Sicché tutti
possono entrare in una
nostra chiesa e far e la
comunione? Eppure mio
nonno ci raccontava che
per una "certa cosa"
nemmeno tanto gra ve , a
za esserne appartenenti,
possono anche presenzia-
re alle celebrazioni. Ma,
è chiaro, con una parteci-
pazione e un significato
diversi a seconda della
propria adesione di fede
stato dalla delinquenza venga
mantenuto con i soldi di one-
sti lavoratori[ ...] Vergogna!
PS . I rapporti con Padre Cele-
ste li tratterò direttamente
senza la vostra mediazione.
Lettera firmata , da Trieste
re e della speranza, già pre-
sente in me dal giorno del
battesimo. .. Ora il seme ha
germogliato, ed è cresciuto un
fiore bellissimo. Ho letto con
tantiss imo interesse il vostro
mensile pieno di riflessioni
che inducono all 'esame di co-
suo parere, non aveva e della propria apparte- Signora ,
scienza sul proprio modo di
potuto ricevere la comu- nenza ecclesial e;
1. Noi non siamo la curia essere cristiani. Vorrei rice-
nione per più di un mese .
Ed era cattolico e un
gran brav' uomo. Ebbene ,
come la mettiamo ? Mia
figlia mi ha subito detto:
"Hai visto? Ho ragione
io: non e' è bisogno di
Tutti possono fare la
comunione, ma alle con-
dizioni dette sopra (cono-
scenza delle verità della
fede e predisposizioni sog-
gettive personali: i sacra-
menti sono una cosa ter-
la caritas: siamo però at-
tenti e disponibili alla com-
prensione di quanto avviene
attorno a noi e cerchiamo di
leggere gli eventi, senza pa-
raocchi razziali.
2. Quanto alla solidarietà ,
non ci risulta che Cristo ab-
verlo. Devo ancora scontare
sei anni, non ho modo di in-
viarvi un 'offerta.. . Prego ogni
giorno .. . Ho veramente chiu-
so col mio passato. Sento che
lo Spirito mi sta plas mando
[.. .] Vi chiedo anche di po-
termi mettere in contatto
tante cose per fare la co- ribilmente seria!); e in bia mai chiesto la carta di con qualche persona di fede
munione: basta volerla comunione con la visione identità per decidere se aiuta- perché mi sento molto solo:
far e" . Che devo rispon- di fede della Chiesa rela- re o no una persona .. ha un sincero rapporto epistola-
dere? (Mara, Milano)
Risponde il prof.
Giuseppe Morante*
La lettera di Mara è tipi-
ca di questi tempi di con-
tiva al sacramento.
Quanto al comporta-
mento del no1mo, appare
anche utile fare un con-
fronto tra il passato e og-
gi. Circa l'Eucarestia ci
soccorso sia nordisti che su-
disti, sia ebrei che gentili, sia
sacerdoti che prostitute.. . At-
tenta dunque , signora, quan-
do tratta "direttamente" (?)
col Padre Celeste: lui ha altri
parametri che i suoi. Beh, le
re mi permetterebbe di con-
dividere tante riflessioni ...
Seda Marco,
via Due Palazzi, 35,
35135 Padova
Caro Marco, abbiamo pubbli-
fusione culturale e di sono comprensioni diver- auguro che se la cavi!
cato l'indirizzo, perché qual-
soggettivismo religioso. se e più approfondite, e 3. Per quanto attiene ai sudi- che persona di f ede ti possa
Purtroppo non tutti i cri- c ' è un certo superamento sti delinquenti e parassitari... scrivere, come hai chiesto. E
stiani sono coscienti della
visione di fede relativa ai
sacramenti e delle condi-
zioni per ben riceverli. È
perciò responsabilità dei
pastori e dei formatori
del rigore giansenistico
di un tempo , per cui si
aveva quasi una sacra
paura ad accostarsi al sa-
cramento. Oggi chi parte-
cipa da credente alJa mes-
studi un po' di storia: a suo non disperare. A volte tra le
tempo questi "delinquenri" spine, i rovi , i trabocchetti, i
dovettero pagare la tassa sul f ossati si riscopre il sentiero
macinato per far quadrare i g_iusto, come è capitato a te.
conti del Nord che li aveva E proprio vero che "Le vie
inva si. ..
del Signore sono infinite" , e
4. Per quanto infine riguarda tu lo stai sperimentando nella
della fede (catechisti, in- sa ed è in comunione con l'annullamento del BS, già tua vita. Resta aggrappato te-
segnanti di religione, ge- la Chiesa è invitato a fare f atto: non vogliamo essere nacemente a quanto hai ri-
nitori) educare attraverso la comunione (la messa è complici di simili assurdità... scoperto , fann e vita della tua
una catechesi adeguata. un banchetto sacro!), ma
La partecipazione all 'Eu- alle condizioni dette so-
carestia suppone la fede pra che certo non sono
nella presenza reale del cambiate.
DAL CARCERE. Gentile Di-
rettore, [. ..] sono detenuto
presso il Nuovo Complesso
Signore sotto il "segno
Penale di [...] A causa di una
del pane e del vino" . La *Docente di catechetica grande delusione all 'età di 23
. fede è una risposta all 'in- al!' Università Pontificia anni caddi nel baratro dell a
...
vito
......
di Dio; è dunque ne-
..••..................
.
..
.
..
.
..
.
..
.
..
.
..
Salesiana
......•.....
droga e nel corso di due anni
vi ss i tutta la mia storia di tos-
vita, sei l' esempio vivente che
pe,fino il carcere può essere
una via alla riscoperta della
propria identità profonda. E
siccome su questa cosa si tro-
vano pochi pronti a giurarci,
tu sei la prova.
Quanto alla richiesta di rice-
vere il BS, te lo inviamo vo-
lentieri.
SETTEMBRE 1998 BS

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Non ci è staro possibile pub-
blicare rurre le lettere per-
venure in redazione . Ce ne
PAGARE I CATECHISTI?
Esi mi o direttore, leggendo
nel BS di aprile la lettera
scusiamo . Provvederemo a
suo tempo alla pubblicazio-
ne o alla risposta personale.
un uomo" ... Io nella disgra-
zie di aver perso l'un ico ma-
schio [... ] ho av uto la fortuna
della signora Leti zia nella
di aver ri trovato Dio [. .. ]. Ho
quale viene lanciata l' idea di In questo caso condivido in fatto una semplice equazione:
pagare i catechisti , ho provato pieno le osservazioni fatte , e, se la morte di mio figli o è
un senso di tristezza; come per la tristezza ingenerata, stata la causa della mi a meta-
catechista da quas i 40 anni mi chiedo venia. Sinceramente. morfosi , allora lui è salvo .. . e
chiedo ... denaro in cambio 2. Ma non tutti i catechisti si sono fermamente convinto
della missione? [. . .]
trovano nelle condizioni delle che come l' amore coniugale
Rosa, To rino
scriventi. C'è chi vorrebbe, o
potrebbe dedicarsi al servizio
ci ha generato così l' Amore
Asso luto lo ha accolto. E poi
Caro direttore, sono una gio- della Chiesa "a tempo pieno" . anche il nostro Don Bosco di-
vane mamma ex catechista . .. Qual è la ragione per cui non ceva che ogni giovane che
L ' idea di pagare i catechi sti dovrebbe essere retribuito? Si frequenta una casa salesiana è
mi ha fa tto sorridere: la sua rilegga San Paolo nella 1 Cor. sotto la spec iale protezione di
ri sposta consenziente mi ha 9,1-15: cito solo gli ultimi due Mari a Ausili atrice ...
un po' rattristata : pensi se il versetti:· "Chi lavora nel tem-
Signore, mandando i suoi di- pio riceve dal tempio il pro-
Roberto S. , Frascati
scepoli in giro per il mondo prio nutrimento... allo stesso Gentile signor Roberto, molti
avesse dovuto ri mborsare le modo quelli che annunziano il sono i casi di incidenti mortali
spese di viaggio . . . [... ]
vangelo il Signore ha stabili- che rapiscono ali'affetto dei ge-
Paola, Milano
to che hanno il diritto di vive-
re di questo lavoro" . Ed ora
nitori fig li modello, su cui l' in-
vestimento affettivo è enorme .
Signor direttore [. .. ] mi sono il Codice di Diritto Canonico Pochi invece sono quelli che
rattristata perché condivide (la legge della Chiesa) al Ca - di fronte alla disgrazia sanno
l'idea dell a signora Letizia. none 231 ,2: "(I laici designati ragionare come lei, da veri
M i sembra che la predicazio- in modo permanente o tempo- credenti e da uomini consape-
ne evangelica non debba es- raneo ad un particolare servi- voli che la vita riserva sorpre-
sere stipendiata: "gratis avete zio della Chiesa) hanno diritto se ogni giorno. Personalmen-
ricev uto, grati s date"; non si ad una onesta rimunerazione, te non ho piLÌ dimenticato, e
può fare del mercato sull a Pa- adeguata alla loro condizio- l' ho già ricordato in questa
rola di Dio [.. .]. Forse la ca- ne, per poter provvedere de - rubrica, ciò che scriveva un
renza di catechisti è data dalla corosamente anche nel rispet- grande filosofo credente: "Le
nostra poca fede [... ] Mi sen- to delle disposizioni del diritto ore disperare sono le ore di
tirei anche offesa se dovessi civile, alle proprie necessità e Dio" . Nulla può sollevarci,
venir pagata, come un merce- a quelle della famiglia; han- nessuno può darci piiì di qual-
nario, a seconda delle ore di no inoltre il diritto che in loro che stentata parola: tutti di
pred icaz io ne.
favore si provveda debita- fronte alla disgrazia siamo di-
Antonella , To rino
mente alla previdenza, alla si-
curezza sociale e all' assisten-
sarmati. Resta la f ede che ab-
biamo a dichiararci, unica tra
[. .. ] Sono una professoressa za sanitaria" . Spero che ba- le voci disperate, che non tut-
di matematica sposata, con sti. Quindi, gentili signore, ciò to è perduto, che c'è ancora
fig li , pienamente reali zzata che avevo espresso non erano possibilità di ripresa perché
dal punto di vista umano, che pareri del tutto peregrini.
Qualcuno ha pagato per tutti.
ha ris posto alla chiamata del
S ignore nel catechi smo. [. .. ].
È scandalosa l' idea di far pa-
gare in qualche modo l'amore
che il catechista nu tre per i
suoi ragazzi [... ]
Elisabetta , Brindisi
1. Ho messo insieme reazioni
dello steso tipo. Il tema in que-
stione è appassionante. Chi
ha reagito sono certamente ot-
time signore, con il loro lavo-
ro , retribuito, tutelato, coi con-
tributi a posto ecc . Il loro ser-
vizio come catechiste è una
NELLE DISGRAZIE PUÒ
TROVARSI LA FEDE. Gen-
tilissi mo direttore[ ... ], sapes-
se quanta forza e coraggio ho
av uto dall 'educazione cri stia-
na ricevuta da ragazzo presso
i salesiani , al momento che
mi comuni carono la morte di
mi o fi gli o Luigi di 22 anni ,
iscri tto al 3° anno di laurea in
ingegneria aeronautica all a
Sapienza di Roma, a seguito
di un incidente stradale ...
Recentemente leggendo il Si-
APPELLI. Salve, mi chiamo
Kristina, ho 21 anni, vorrei
corrispondere con ragazzi/e
immigrati con le loro fami-
glie all'estero: Germania,
America, Francia, Canada,
Spagna, purché sappiano
un po' di italiano. So poco
l'inglese e al massimo posso
scrivere in francese e capire
lo spagnolo. Mi piacerebbe
ricevere lettere per scam-
biare opinioni e notizie sui
nostri rispettivi paesi...
vocazione e un atto di fede , racide, nel capitolo dei para- Kristina CorrlÌ, Via Roma,
che si può configurare come dossi è scritto: " Nelle disgra- 33 26824 Cavenago D'Adda
un "dopolavoro" volontario... zie può trovarsi la fortuna di
Italia
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli amici.
Comunicate subi-
to il cambio di in-
dirizzo (mandan-
do sempre la vec-
chia etichetta).
Per la vostra corrispon -
den za:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656 .12.556
E-mail: biesse@sdb.org
BS SETTEMBRE 1998

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La Chiesa e il mondo non possono dimenticare la svolta storica,
I CENTO ANNI
DI PAOLO VI
di Silvano Stracca
Q uindici anni di pontificato,
iniziato il 21 giugno del
1963, quando, dopo un bre-
ve conclave, apparve per la prima
volta sulla loggia di san Pietro la fi-
gura ieratica di Papa Montini , la
voce profonda e penetrante, le brac-
cia aperte all'accoglienza, gli occhi
che "vi trafiggevano penetravano
nel profondo di voi, vi intimidiva-
no", come ha scritto il filosofo fran-
cese Jean Guitton.
Venti anni or sono,
la sera del 6 agosto del
1978, moriva Paolo VI
dopo un pontificato
lungo e difficile,
spesso tormentato,
sovente incompreso, che
ha attraversato una delle
epoche più travagliate
della chiesa e della storia
contemporanea.
CONCESIO E DINTORNI
Giovanni Battista Montini era na-
to il 26 settembre 1897 a Concesio,
un piccolo angolo della provincia di
Brescia. Il fatto che egli sia divenu-
to una figura "universale", nulla to-
glie alle sue radici. In questa comu-
nità diocesana ricevette il dono del-
la fede. Qui ebbe la sua fine forma-
zione intellettuale e maturò la sua
vocazione sacerdotale a Chiari -
San Bernardino, dove ora si
trovano i salesiani. Qui si pla-
smò quel suo carattere pen-
soso e dialogico, ma insie-
me incrollabile
nell 'adesione
alla verità, che
lo aiuterà ad
I Sopra: Paolo VI col patriarca armeno ortodosso.
A fianco: Il papa in visita all'istituto ortopedico
di Ariccia.
SETTEMBRE 1998 BS

1.9 Page 9

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che inizia il cammino verso il lii millennio.
Bagno di folla per il Papa in uno dei suoi viaggi.
Una assemblea generale del Concilio Ecumenico
Vaticano Il presieduta da Paolo VI.
affrontare il periodo, a tratti tempe-
stoso, in cui gli toccò guidare la
"barca di Pietro".
Brescia può dunque a giusto titolo
sentirlo suo. Come pure Milano,
città di cui fu arcivescovo per otto
anni e mezzo. La pagina bresciana e
quella ambrosiana sono tessere di
non poco conto nel grande mosaico
che si sta disegnando sull 'intera vi-
cenda umana e cristiana, sacerdotale
ed episcopale, del futuro Papa. Un
cammino che dovrà portare ali' au-
spicata iscrizione del nome di Paolo
VI nel libro dei santi della Chiesa.
L'IMPRESA TERMINATA
Paolo VI è entrato nella storia co-
me il Papa che ebbe il merito in-
comparabile di condurre a felice
conclusione, senza la minima titu-
banza, il Concilio Vaticano II. Il
Concilio veniva da lui presentato
come il fuoco di carità che avrebbe
dovuto accendere il rinnovamento
della Chiesa e dell'umanità. E con
tutte le forze si impegnò nel suo
magistero ad approfondire lo spirito
e la lettera della grande assise ecu-
menica, affinché divenissero sem-
pre più patrimonio comune della co-
scienza ecclesiale.
PAOLO DI ROMA COME
PAOLO DI TARSO
Paolo VI fu il papa che scavalcò i
confini di Piazza san Pietro, dando
inizio ai grandi viaggi in Terra San-
ta, in Africa, in America, in Asia, in
Europa, in Oceania. Non per nulla
scelse di chiamarsi Paolo, come il
grande viaggiatore e diffusore del
cristianesimo. Il Papa del dialogo
con i fratelli separati d'Oriente e
d' Occidente e dell'abbraccio a Ge-
rusalemme col venerando patriarca
Atenagora, del bacio ai piedi del
metropolita Melitone per chiedere
perdono. Il Papa degli incontri con
gli uomini di Stato di ogni estrazio-
ne ideologica, anche dei regimi co-
munisti avversi alla Chiesa in tempi
in cui era impossibile prevedere la
caduta dei muri.
NELLA BUFERA
Non è senza significato che al mo-
mento della sua scomparsa, il pa-
triarca di Costantinopoli, Dimitrios
I, lo abbia definito "il Papa del rin-
novamento della Chiesa cattolica ro-
mana, della riconciliazione tra i cri-
stiani, dell'intesa e della cooperazio-
8 agosto 1963, udienza al principe ereditario di Busoga.
Scambio di doni con il Cancelliere tedesco Adenauer
in visita al Vaticano.
BS SETTEMBRE 1998

1.10 Page 10

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Paolo VI, in visita all'ONU, appena sbarcato dall'aereo
24/7/'73. Il papa riceve in vaticano il presidente
viene accolto dall'allora Segretario Generale Perez De Cuellar.
della Repubblica italiana Antonio Segni.
ne tra tutte le religioni". Dal canto
suo il Consiglio ecumenico delle
Chiese dichiarò che il pontificato di
Montini era stato un "periodo chiave"
per gettare le basi di "una nuova e du-
revole comunione" tra tutte le Chie-
se come "una realtà irreversibile".
Non furono anni facili, quelli di
Paolo VI, per il governo della Chie-
sa. "Anni della contestazione", ha
ricordato il Segretario di Stato vati-
cano, cardinale Sodano. "Anni delle
tensioni fra tradizionalisti e progres-
sisti. C chi ha veicolato l' immagi-
ne di un Papa Montini "amletico",
scambiando per insicurezza quello
che invece era il dono della ponde-
razione. In realtà, egli era natural-
mente uomo di dialogo. E ciò lo
portava a cercare ed apprezzare tutti
i frammenti di verità presenti nelle
diverse posizioni ecclesiali, come nel-
la cultura e nella società, anche al di
là dei confini del cristianesimo".
UNA SAGGIA FERMEZZA
Ma il dialogo non poteva consi-
stere nella svendita del "depositum
fidei" , del sacro deposito della dot-
trina, del tesoro della verità che non
muta. Paolo VI sapeva bene che la
sua vocazione era di essere "roc-
cia". Da qui il coraggio di pronun-
ciamenti come il "Credo del popolo
di Dio", nel quale additava alla
Chiesa intera i punti fermi dai quali
non è lecito allontanarsi. Dallo stes-
so slancio profetico nasceva la fa-
mosa enciclica "Humanae vitae".
Forse uno degli interventi magiste-
riali più sofferti della storia. Sui cal-
coli umani, sul timore di una preve-
SETTEMBRE 1998 BS
dibile impopolarità prevalse l'amore
per la Verità.
LA CULTURA
RICONCILIATA
Paolo VI non esitò a lanciare un
ponte verso il mondo contempora-
neo, a cercare il dialogo con la cul-
tura moderna. "Noi guardiamo al
nostro tempo, diceva, e alle sue va-
rie e contrastanti manifestazioni con
somma benevolenza e con grande
desiderio di offrire agli uomini di
oggi il messaggio di amore, di sal-
vezza e di speranza che Cristo ha
portato al mondo". L'evangelizza-
zione divenne l'impegno primario
del suo pontificato. "L'Impegno di
annunziare il Vangelo agli uomini
del nostro tempo è un assillo quoti-
diano", scriveva nell'esortazione
apostolica "Evangelii nuntiandi".
VERSO L'UOMO
Da quest'assillo nascono la
straordinaria Enciclica "Populorum
Progressio" sullo sviluppo del Terzo
Mondo, il grido all 'ONU "jamais
plus la guerre", mai più la guerra! ,
l' accorato appello "in ginocchio"
agli uomini delle Brigate Rosse per
la liberazione di Moro. L' amore di
Cristo lo spinge ad andare verso
l'uomo, dovunque viva, lavori , sof-
fra, ad incontrare le folle dei poveri
di Bombay e dei "campesinos" a
Bogota. Questi ed altri viaggi non
fmono che la metafora di un ponti-
ficato profondamente ancorato al
servizio dell 'uomo e del mondo.
Paolo VI fu, soprattutto, profeta
di pace. Non solo si adoperò instan-
cabilmente a spegnere i focolai di
guerra nel Vietnam e nel Medio O-
riente, ma divenne avvocato del di-
sarmo con gesti coraggiosi come
l' adesione al trattato di non proli-
ferazione nucleare e la sottoscrizio-
ne degli accordi di Helsinki sulla si-
curezza e la cooperazione in Europa.
E per mettere la pace al vertice dei
pensieri della Chiesa e dell ' umanità
volle istituire un'apposita "giornata
mondiale" di riflessione e preghiera
da celebrare a ogni inizio d'anno.
LA CIVILTÀ DELL'AMORE
Papa Montini dev'essere anche ri-
cordato come il difensore dei diritti
e delle libertà dell'uomo e dei popo-
li, il portavoce della coscienza mo-
rale dell ' umanità del XX secolo, il
testimone di una civiltà più alta che,
a chiusura del! 'Anno Santo del
1975, chiamò "civiltà dell ' amore".
Per edificare questa "civiltà del-
l' amore", Paolo VI faceva affida-
mento particolare sui giovani. Nutrì
per essi una predilezione speciale.
Era capace di leggere i loro cuori, di
interpretare le loro ansie. "Questa
giovane generazione", si chiedeva
con passione e speranza, "amara-
mente disillusa dalla vanità e dal
vuoto delle false novità, delle ideo-
logie atee, di certi misticismi delete-
ri, non sta forse per scoprire o per
ritrovare la novità sicura e inaltera-
bile del mistero divino rivelato in
Gesù Cristo?".
Silvano Stracca

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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BORDURIA (INDIA). Aru-
nachal Pradesh , stato del-
l'estremo NE dell'India, 17
lingue. Chiuso al cristiane-
simo. Vi prospera una
Chiesa allo stato catacom-
bale. Salesiani e Figlie di
Maria Ausiliatrice vi lavora-
no tra mille difficoltà in una
parrocchia di 136 villaggi. I
primi battesimi sono stati
amministrati nella Pasqua
di un anno fa , alle tre ra-
gazze della foto.
LAS PALMAS (CANARIE).
L'opera delle FMA sorta
nell ' isola è di quelle di
frontiera: si lavora con
passione 24 ore su 24 per
il recupero di giovani tossi-
codipendenti. Le ospiti non
possono essere lasciate
sole nemmeno un minuto .
Nel la foto , mescolate a
suore , alcune giovani don-
ne della casa di recupero
che lottano per uscire dal
tunnel!
PORTO VELHO (BRASI-
LE) . 111° seminario di Edu -
cazione , con la partecipa-
zione di più di 300 educa-
tori , rappre se ntanti di 65
scuole private e statali del-
lo stato di Rondonia. Coin-
volte nella preparazione
soprattutto le comunità
FMA, cui l'arcivescovo ha
chiesto di avviare una pa-
storale dell'educazione da
integrare al piano pasto -
rale generale della diocesi.
RESISTENCIA (ARGENTI -
NA) . Il gruppo "Misioneros
sin fronteras" del Collegio
Don Bosco di Resistencia,
lavora tutto l'anno tra i
monti del Chaco argentino,
dove più forte è la carenza
di st ru tture pubbli che e
private, per la promozione
sociale e l'evangelizzazio-
ne di contadini , ragazzi e
indi : li anima, li aiuta nello
studio, li evangelizza.
MADAGASCAR. Stag ione
di primizie in Madagascar.
La foto fi ssa il mom ento
delle prim e ordinazioni
diaconali di due salesiani
malgasci. Sono Rakotovao
Fabi en, Ratmopom anana
Luk Arsène e Sarira Jean
Baptiste, ordinati il martedì
santo nella chiesa parroc-
chiale San Giovanni Bosco
di Fi anarantsoa. Una ce le-
brazione se mplice e inten-
sa in una chiesa gremita
da più di 2500 persone.
ROMA PISANA. 1/6 mag-
gio, Il' Asse mblea Mondia-
le elettiva degli exallievi/e
Don Bosco. 150 rappre -
sentanti di oltre un milione
di exallievi hanno discusso
sulla Associazione e pro-
ceduto alla elezione dell a
nuova presidenza mondia-
le . Sono stati eletti 3 com-
pon enti dell 'Asia , 3 del -
l'America Latin a e 6 del -
l'Europa. Alla presidenza è
st ato confe rm ato il pro -
fessor Antonio Pires .
BS SETTEMBRE 1998

2.2 Page 12

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IN ITALIA&NEL MONDO
PAVIA
I CENTO ANNI
DEI SALESIANI
ROMA,CITTÀ
DEL VATICANO
IL SINODO
DELL'ASIA
Anche il Sinodo dell ' Asia ha
visto la partecipazione attiva
del rettor maggiore don Juan
Vecchi e di un gruppo qualifi-
cato di sales iani alcuni come
vescovi altri come esperti. Il
vescovo salesiano di Guwa-
hati (India) è stato nominato
dal Papa Segretario Speciale
del Sinodo. La foto presenta i
partecipanti salesiani alla im-
portante assise, da sinistra don
Joseph Tuthenpurakal pro-
fessore allo studio teologico
di Meghalaya; suor Maria Ko
Ha-Fong, FMA, insegnante di
scrittura all'Università " Au-
x ilium " di Roma ; monsignor
Armando Bortolaso vescovo
SETTEMBRE 1998 BS
di Aleppo in Siria; monsignor
Thomas Menamparampi l, che
ha ri coperto la presti g iosa ca-
ri ca cl i Segretario Speciale;
don Ju an Vecchi , rettor mag-
g iare dei sa lesiani ; monsignor
Carlos Felipe Be lo, premio
Pavia ha mobilitato giovani,
autorità, cooperatori, exallie-
vi, amici dell 'opera e popolo
per celebrare in grande stile il
secolo di impegno pastorale
nella città. Tutti hanno mira-
bilmente collaborato a rende-
re indimenticabili le giornate.
Anche le poste, che hanno
concesso l'annullo speciale in
corri spondenza della visita
del Rettor Maggiore, il quale
ha voluto essere presente al-
i'avvenimento. Le ini ziative
hanno coinvolto una grande
massa cli cittadini. È stata una
vera kermesse, una autentica
festa popolare e giovanile:
spettacoli cli musica ali 'aper-
to, gare sportive nei campi
cieli ' oratorio, un a intera via,
la "Don Bosco", chiusa al traf-
fico e invasa eia un mercatino
dell ' antiquariato e dall ' anima-
to andirivieni dei numerosi vi-
sitatori . Festa sì, ma anche ri -
fles sione, rilancio, sguardo al
futuro : la sfida salesiana del-
1'educazione deve continuare.
Nobel per la pace 1997 e Am-
ministratore Apostolico cli Ti-
mor; monsignor Joseph Zen
Ze-Kiun, vescovo coadiutore
cli Hong Kon g; don Savio Hon
Tai-Fai, professore al semina-
rio maggiore cli Hong Kong.
CALCUTTA, INDIA
UN ALBUM
DI CANZONI
SU MADRE TERESA
Un album cli canzoni su Ma-
dre Teresa intitolato "Fiamma
nello slum" è stato prodotto e
presentato dal Nikita!Don Bo-
sco National Catech etica/ and
Multimedia Cen rer il 13 no-
vembre 1997 , 60 giorni dopo
il suo funeral e. La nuova su-
periora delle Missionarie del-
la Carità, suor Nirmala, ha
ringraziato i salesiani per
questo loro gesto in memoria
della grande Madre. L'autore
è don Iruppakkat, direttore
ciel "C hilclren 's Aid Calcut-
ta", che si prende cura di
12.000 bambini negli stati di
West Bengal , Bihar e Orissa.
"Prima cli scrivere ogni can-
zone ero so lito pregare e chie-
dere la benedizione di Madre
Teresa", ha affermato. Le mu-
siche armonizzano lo stile
orientale e occidentale, e cia-
scuna è introdotta da un pen-
siero della Madre con un bre-
ve commento. La canzone
"Ca li within a Cali" ("Chia-
mata nella Chiamata") si svol-
ge col sottofondo ritmico di
un treno a vapore, in cui , in un
popolare stile rap, Dio chiama
Teresa a servirlo tra i più po-
veri dei poveri. "Mother Tou-
ched Me" ("la Madre mi toc-
cò") narra le storie di un ra-
gazzo orfano, di una ragazza
cli strada, di un malato di can-
cro e di un lebbroso . Dice co-
me il tocco della santa suora
ha cambiato la loro vita.

2.3 Page 13

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,
-- ·,---~,Efi:i>:~:~~,-~ - -- ..,. --.--_,_,-.,_--. ~. ~.z,·•--.'~1\\'. ·:;~,,. - ., \\ .-.·-
-
,
.
CASERTA, ITALIA
UN MONUMENTO
A DON BOSCO
Una enorme lastra di ce mento
bi anco incornicia un grande
pann ello bro nzeo lungo 10
metri con fi g ure in altorilievo.
Rapprese nta un prete tra un a
foll a di giova ni . Non può che
essere lui , Don Bosco. È stato
voluto dall 'Ammini straz ione
Comunale di Caserta come
segno di gratitudine della cit-
tà ve rso i sal esiani , che da
cento anni operano a Caserta.
Non è l' unico segno di rico-
noscenza. La città infatti ha
anc he un a via, nel ri one Van-
v itelli , intitolata ai " M arti ri
Salesiani". Si tratta di sei re li-
giosi vittime di un a rappresa-
glia di soldati naz isti sulla
collina di Garzano, durante
l'ul tim a di sg raziata guerra. Il
monume nto (nella foto) porta
la fi rm a dello sc ul to re Orazio
Del Monaco.
KRACOV, POLONIA
FESTIVA L
"PASSIONE 2000"
I chieri ci dello studentato teo-
logico di Cracovia da sempre
colti vano il teatro, come un o
de i mezzi edu cati vi più indo-
vinati ed effi caci proposti dal
siste ma preventivo di Don
Bosco. Una tradi zio ne che
du ra orm ai da sessanta anni
so lenni zza la qu aresima attra-
verso il " Mistero dell a Pas-
sione". La versione teatrale
da qu alche tempo è quella dei
sal es iani Francesco Haraz im ,
per i testi e A ntonio Chlon-
dowski, per le musiche. Il re-
pe rto ri o degli studenti è co-
mun q ue mo lto vas to e di li -
vello; va dal Dies l rae di Je-
sionka a Il Presepio, da Scritti
della prigionia a Le buste 11011
indirizzate; da Dio è come
Dio di Mikula a Giobbe di
Caro! Woitila, a Don Camilla
d i G uareschi. Il li vello artisti-
co è elevato per la coll abora-
zione di va le nti profess ioni sti .
Per l'anno 2000 si lancia un
festival internazionale delle
"Passioni", cui sono invitate
le compagnie di ogni parte
d'Europa e del mondo che
abbiano in repertorio una
Passio. La grande manifesta-
zione sarà ospitata a Cra-
covia nella quar!lsima del-
l'anno giubilare . E un modo
di festeggiare contempora-
neamente i 100 anni dei sa-
lesiani in Polonia e l'inizio
del lii millennio.
MEN017
I La busta 1° annullo delle Poste Vaticane
presenta il ritratto di Giulio dei Medici,
papa Clemente VII, che indisse 1'8° Giubileo
della storia della Chiesa, quello dell'anno 1525.
IL GIUBILEO DEI GRANDI CONFLITTI
1517 Esposizione delle 95 tesi di Lutero a Wittenberg .
1527 Sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi .
TRA DUE CALAMITÀ
L'evento giubilare del 1525 è stretto tra due delle più
gravi e dolorose calamità dell 'intera storia della Chie-
sa, la grande scissione luterana prima e il devastante
sacco di Roma subito dopo. Se si aggiungono la peste
che serpeggiava letale in quegli stessi anni, la contro-
versia delle indulgenze, il grande scontro tra Carlo V e
Francesco I, e ciò che papa Adriano VI , predecessore
di Clemente, aveva dichiarato poco prima di morire (//
vizio è divenuto così ovvio che quanti ne sono affetti
non avvertono più il fetore del peccato) si ha un qua-
dro della difficoltà e del turbamento dei tempi .
LA BOLLA DI INDIZIONE
Su una città semideserta e in un clima di grande tur-
bamento il papa promulgò attraverso la bolla "Inter
sollicitudines" l'anno del Signore 1525 e aprì la Porta
Santa, concedendo le solite indulgenze, benché infu-
riasse la polemica su questo che molti definivano
"commercio" simoniaco.
UNA CITTÀ COSMOPOLITA
Roma tuttavia non fu priva di pellegrini, anche di
rango . È certo che parteciparono al pellegrinaggio
Pietro Bembo e Giacomo Sansovino, e pare che ven-
nero a Roma per l'occasione, perfino Niccolò Machia-
velli e Benvenuto Cellini .
È di questi anni il censimento della città, che la pre-
senta cosmopolita. Le cronache parlano di 53 .000 abi-
tanti (ridottisi a 30.000 dopo il sacco dei lanzi), di cui
solo il 16% erano romani : "Roma era rifugio di tutte le
nazioni e domicilio del mondo intero".
BS SETTEMBRE 1998

2.4 Page 14

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l00annifa
Quasi interamente dedicato alle missioni dell'America
Latina il numero di settembre di 100 anni fa.
Riportiamo alcuni brani di un avvenimento eccezionale:
la visita al Papa di tre "selvaggi", accompagnati
dal missiona,io salesiano don Balzola.
L'Editore
Il libro è edito dal Centro Salesiano
San Domenico Savio di Arese ,
stampato dai ragazzi della scuola gra-
fica del famoso Centro voluto da
Paolo VI per il reinserimento "positi-
vo" nel contesto familiare e sociale
dei giovani in difficoltà. Ospita giova-
ni tra i 12 e i 17 anni , segnalati dai
Servizi sociali , Enti pubblici , Comu-
ni , Tribunali dei minori e agisce col
metodo di Don Bosco attraverso il
gruppo e la scuola professionale.
L'Autore
Elie Wiesel , nato nel 1928 in Transilvania , deportato ad
Auschwitz e Buchenwald , dopo la guerra ha svolto il mestie-
re di giornalista in Francia. Trasferendosi negli USA, attual-
mente insegna all'Università di Boston. Nel 1986 ha ricevuto
il premio Nobel per la pace.
I,.' Argomento
E il capolavoro di Wiesel. uno scritto autobiografico in cui si
narra la vicenda della sua famiglia deportata nei tristemente
famosi campi di sterminio nazisti. L'autore è l'unico che
scampa al massacro .
TRE SELVAGGI DAL PAPA
[... ] COMPARE LA VENERANDA FIGURA DEL
Santo Padre Leone XIII ... I tre selvaggi lo ammirano
con rispetto e venerazione e non aprono bocca...
- Chi sono questi uomini ?
- Santo Padre, sono tre selvaggi del Mato Grosso [... ]
- Ne avete condotti molti a Torino?
- Santo Padre, solamente questi tre.
- Che istru zione loro date, e come li avete preparati al
battesimo?
- Questi, Santo Padre, non sono battezzati , perché sono
appena quattro mes i che sono fuori dalla foresta; li
battezzeremo a Torino, prima di ripartire.
- Questi selvaggi sono idolatri ?
- Santo Padre, ess i non prestano culto nessuno; temono
soltanto S ope, lo spirito del male, che i loro sacerdoti
esorci zzano, scongi urano e procurano di tener lontano.
Quando io parlai loro di Dio che è buono, che loro
vuol bene e che è superiore e vincitore del demonio,
ne furono contentissimi .
- Bene, bene. E questi sono ancora giovan i?
- Uno ha 14 anni , l'altro 16, e il terzo ne avrà 18. Sono
molto sv iluppati (Cji·. fo to - n.d.r. )
- Che cosa pensate di fare e che speranze avete di questa
ge nte ?
- Santo Padre, con l'aiuto di Dio spero di farli buoni cri-
stiani e onesti cittadini .
- Bene, ammiro il vostro apostol ato. Io benedirò voi e
questi tre giovani .. .
- .. . Fu una visione celeste, un momento di paradiso,
che più 110 11 dimenticheremo. Col cuore pieno di giubi-
lo ci ritirammo al nostro Collegio del Sacro Cuore.
TRIESTE
CENTO ANNI
DI SISTEMA
PREVENTIVO
A Trieste i sales iani hanno
ormai raggiunto e superato il
centenario della loro attiva e
apprezzata presenza. Anche il
Rettor Maggiore il 28 feb-
braio ha partecipato con le
autorità civi li e religiose ai fe-
steggiamenti che hanno sca-
denzato la ricorrenza. li clou
si è av uto al palazzetto dello
sport della ci ttà dove si sono
dati convegno migliaia di ra-
gazzi per la ven tesima festa-
giovan i. Una manifestazione
in perfetto stile salesiano, rit-
mata da canti, danze, musi-
che, testimonianze, da gioia
straripante e da attenti silenzi.
Presenti tra gli altri gli ispet-
tori di Zagabri a e Lubiana e
l'ispettrice delle Figlie di Ma-
ria Ausili atrice del!' ispettoria
Maria Regina.
1898-199
r -- -
'
l ·t
..
""ì i·r 1r'.
,'. ~ ;
SETTEMBRE 1998 BS

2.5 Page 15

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LETTERA Al GIOVANI
Carissimo/a,
dopo la visita alla Sindone
un giovane mi confidava:
"Mi ha molto impressiona-
to il silenzio, il raccoglimen-
to, la gente, e soprattutto
il mistero di Gesu che sof-
fre". I suoi occhi leggermen-
te arrossati, esprimevano
molto di più. La chiacchie-
rata si è protratta da
Piazza del Duomo a Val-
docco. "Se Dio si fosse
fermato al quinto giorn o
(la conversazione è ritor-
Settembre: è un po' come il primo dell'anno,
tutto ricomincia: la scuola, il lavoro dopo le ferie,
l'anno pastorale. Si ha soggezione
di settembre, serpeggia qualche timore.
Già il timore! Uno dei doni dello Spirito
si chiama timor di Dio, ma non è come
il timore di cui parlavo proprio adesso . . .
TI
COM
progetto. Rende trepi-
danti, ansiosi, capaci di
entrare nella leggenda
della propria vita, come
dice Coelho nel suo
romanzo L'Alchimista.
Il timor di Dio non è de-
bolezza , ma forza, deter-
minazione. È più che
un'emozione: è un modo di
nata ai primi giorni del la
creazione) , l'uomo non
avrebbe rovinato tutto,
buttato alle ortiche l'amo-
re". Un lungo silenzio ci
permise di superare un paio di semafori e di rispon-
dere con quanto il cuore suggeriva. La visita aveva
lasciato in tutti e due l'istanza della vita. Oggi il
cuore va ascoltato, rispettato, custodito. È come
se, raccolta una conch iglia sul le nostre spiagge, la
awicinassimo all'orecchio. Il rumore del mare è den-
tro questa co nchigl ia, l'ascolto è dentro il labirinto
de l tuo orecchio. L'uno ch iama l'a ltro. La voce, i
comprendere e
di intuire un
signifi-
cato più
grande
di noi .
L'i nizio
del
segna li della presenza di Dio sono ovunque. Il cielo,
le stel le, il sole, la luna, l'erba, il fiore, l'acqua, il
pane, l'uomo, la donna ti parlano di Dio.
Puoi rovinare tutto se lasci dire, lasci correre, se
non ti fai trovare, se non ascolti, se non temi di
perdere il traguardo della vita, l'Amore. Se la vita è
amore, il timore di non amare è ancora vita, in alcu-
ni casi è "la vita".
Il timore come parola è più vicina ad amore che a pau-
ra. La paura ch iude ogni porta, azzera, consuma, an-
timore è la me-
nienta. Il timore viaggia nello stesso scompartimen-
to del desiderio, della speranza del piccolo e grande
ravig lia e l'inizio
della saggezza è
il timore. Timo-
re è avvertire la
dignità di tutte
le cose, è percepire
che le cose non sono
soltanto ciò che ap-
paiono. Ci permette di
ri conoscere nel mondo i segni del divino, di rawisare
nell e cose un significato infinito ... "Perdete il senso
del timore e l'universo diventerà un mercato"
(Heschel) .
La forza di Sansone, del biblico Davide, ha il suo
fondamento nel "timor di Dio". Temere Dio è prende-
re s ul serio la vita. Non dimenticarlo.
A presto. Tuo
Carlo Terraneo
8S SETTEMBRE 1998

2.6 Page 16

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La sfida del lii millennio: eliminare la pena di morte, perché
NO ALLA MORTE
DISTATO
di Bruna Grassini
A due mesi di distanza dall'e-
secuzione di Karla Tucher,
si è ripetuto il rito macabro
dell ' iniezione letale. Ma a Joe Can-
non è toccata una doppia agonia.
L'ago infatti al primo tentativo è
uscito di vena, schizzando veleno
dappertutto . Fu proprio lui ad accor-
g~rsi di quanto stava succedendo.
"E uscito, scrivono i testimoni, ha
avvertito tra i singhiozzi il persona-
le del carcere, e quando il rituale è
ricominciato, dopo una lunga pausa,
appariva ancora sereno".
Dieci minuti più tardi Joe Can-
non era ufficialmente morto. Ma
prima aveva voluto chiedere anco-
ra perdono per il male commesso.
"Non lo dico perché sto morendo,
aveva aggiunto. Ho trascorso tutta
la mia vita qua dentro e non ho mai
dimenticato il mio errore. Vi rin-
grazio per avermi aiutato quando
ero bambino".
Alcuni giornali texani lodano
Bus h per la s ua inflessibilità . il
Presidente ideale per il 2000, seri-
SETTEMBRE 1998 BS
vono , non ha mai fermato o ritarda-
to un 'esecuzione". Ma l'America si
interroga sull 'orrore di questo "a -
sassinio di Stato" e la polemica si fa
sempre più accesa.
NEGAZIONE DEL DIRITTO
PRIMORDIALE
La pena di morte è la negazione
del diritto alla vita universalmente
riconosciuto, strumento degradante,
di sumano e ingiu sto perché mira a
distruggere il nemico, ad annientarlo
con la violenza, anziché redimerlo.
Inoltre il rischio di mandare al pa-
tibolo degli innocenti è reale. Negli
Stati Uniti, secondo uno studio pub-
blicato qualche anno fa, 350 perso-
ne condannate a m01te tra il 1900 e
il 1985 erano innocenti. Alcuni so-
no riusciti a salvarsi; 23 sono stati
uccisi ugualmente, e in Russia, per
limitarsi a due esempi , si denuncia-
no e rrori g iudiziari almeno nel 30%
dei casi capita/i.
"Chi sbaglia paga,
è una norma elementare
di giustizia. Non mi
lascio influenzare dai
sentimenti". Così George
Bush jr. governatore
del Texas, ha consegnato
al boia Joe Cannon,
che nel 1977, a 17 anni,
aveva ucciso Anne
Walsh. Ancora una volta
è stata soffocata la voce
di migliaia di persone che
credono nella possibilità
di un gesto di clemenza,
di umanità.
IL DESTINO DEI POVERI
Sister He len Prejean , che da di-
ciotto anni vive fra gli afro-america-
ni dedicandosi ai carcerati, in un
ambiente tra i più poveri della Loui-
siana, afferma: "Vi è una relazione
diretta che collega la miseria, la
pelle nera, con il carcere e il braccio
del1a morte. La pena di morte colpi-
sce chi è povero, ch i ha ucciso un
bianco, chi non ha modo per pagare
un buon collegio di difesa. Per que-
sto non si trovano ricchi nel braccio
della morte. La sorte non colpisce
neppure chi ha commesso il delitto
più grave, premeditato, a sangue
freddo , ma qualcuno che ha ammaz-
zato per disperazione, per panico,
che viene da un'infanzia di abusi e
non ha almeno sessantamila dollari
da spendere per gli avvocati. È il
caso, tra gli altri, di molti malati di
mente.
La pena di morte è una soluzione
di tipo militare a un problema socia-
/e. E l'illusione di risolvere con la

2.7 Page 17

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vinca la vita.
LA PENA DI MORTE NEL MONDO
AMERICHE
\\
'
Mantengono la pena di morte.
Mantengono la pena di morte, ma non viene praticata da almeno 1Oanni.
Mantengono la pena di morte solo per reati eccezionali.
La pena di morte è abolita per tutti i crimini.
ASIA e OCEANIA
,, I \\
~
·'
NON UCCIDERE
Perché è necessario .
Ra cura di Mario Marazz,at,~olrre la pena d', morte
_accoglie intere .
S1ster Helen Pss?-nt, contributi di
Pa
n· ce,
re1ean
am_ericana, re/i .
candi.data
al
Premi
'.sta. Ha ispirato il Fil g1osa, leader del mov·o Nobel per la
P1erre Sané Se
m Dead Man Wa!kinn ,mento abo/izio-
A
gretano g
,,.
nato/ij Prista .
enera/e di Amne
le Grazie ·
Vk,n, Scrittore, presi.ede la sety lnte.rna.tiona/
Francesco Co .
omm,ss,one per
berto Bobb' ss,ga ex Preside t
Patrizia Toi:oS~enatori a vita . n e della Repubblica e Nor-
t ~fnelle sedi intern tt?se9:·etario agli Est .
Ila sua aboli:~~~al, in cui si discu~~·;:r,tesenta l'Italia
t u (mo Capitolo (69 . .
pena capitale
uaz,one della
pagine), pres
,.
nati a livello pena_ d1 morte ne/ minta I indai;iine sulla si-
;1a_ssuntive e drion~1a/e, analisi com;~~•tcon I dati aggior-
at1ve alle diverse n~;font? per continente ap~~bglrafici'. tavole
n1.
'
ematiche re-
EUROPA- ex URSS
MEDIO ORIENTE - AFRICA
Mantengono la pena di morte.
Mantengono la pena di morte, ma non viene praticata da almeno 1oanni.
Mantengono la pena di morte solo per reati eccezionali.
La pena di morte è abolita per tutti i crimini.
Mantengono la pena di morte.
Mantengono la pena di morte, ma non viene praticata da almeno 1Oanni .
Mantengono la pena di morte solo per reati eccezionali.
La pena di morte è abolita per tutti i crimini.
BS SETTEMBRE 1998

2.8 Page 18

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violenza situazioni di degrado estre-
mamente complesse e radicate. Nel
braccio della morte i detenuti si sen-
tono chiamare "vermi, mostri" e i
tentativi di suicidio non sono rari".
UN CASO EMBLEMATICO
Dominique Green è un _ragazzo
afro-americano di 23 anni. E nato il
13 maggio 1974. È stato accusato di
om icidio durante una rapina, quan-
do aveva da poco compiuto 18 anni.
Catturato e sottoposto a un intetTo-
gatorio senza la presenza di un av-
vocato difensore, ha subito un pro-
cesso ingiusto.
La sua è una storia difficil e. Nato
in una famiglia poveriss ima, i geni-
tori sono separati, la madre soffre di
disturbi psichici. Dominique cresce
nei sobborghi di Houston , dove vi-
vono i più poveri, i neri, gli ispani-
ci . Al processo, nell 'agos to 1993,
viene condannato a morte, senza che
sia stata presentata alcuna prova a
suo carico. Da allora Dominique si
trova nel braccio della morte di
Ellis One Unit in Texas. Dalle sue
lettere abbiamo capito cosa signifi-
chi crescere in carcere aspettando la
morte. Dominique ha bisogno di
a iuto .
Un gruppo di persone in Italia
hanno fondato un comitato in sua
difesa e vogliono raccogliere fondi
per aiutarlo a riaprire il processo.
Una buona assistenza legale può ga-
rantire a tutti i cittadini americani la
difesa prevista per Costituzione.
Sappiamo che è possibile un ribalta-
mento della sua situazione legale.
Dominique cerca di dare un senso
alla sua vita: spesso nelle lunghe
ore di solitudine in cella disegna e
scrive poesie intrise di dolore e di
speranza. Il volumetto che raccoglie
questi scritti è stato curato dalla Co-
SETTEMBRE 1998 BS
munità di S. Egidio. Il ricavato della
vendita servirà per far fronte a tutte
le spese delle investigazioni e del
reperimento dell a necessaria docu-
mentazione.
UN APPELLO AL MONDO
In un passato non troppo lontano,
si pensava che la pena di morte fos-
se utile, necessaria per punire una
colpa grave. Oggi molte cose sono
cambiate: i dati più recenti dimo-
strano che in nessuno stato dove è
applicata la pena di morte è dimi-
nuito il tasso di omicidi. Anzi in
Giappone nel periodo di moratoria
delle esecuzioni si è registrato un
calo, così pure in California. Nessu-
no studio finora è riuscito a dimo-
strare che la pena di morte sia un
deterrente contro la criminalità.
Per la prima volta nella storia del-
1'umanità, in più di metà delle na-
zioni della Terra, la pena capitale è
uscita dalla pratica della giustizia.
Sono novantanove i Paesi che han-
no già abolito completamente (per
legge o di fatto) la pena di morte. Il
primato in questo cammino di ci-
viltà spetta all 'Europa; fanno ecce-
zione solo la Bosnia, la Repubblica
Federale Jugoslava, e la Bulgaria.
Anche l'Australia con l'Oceania è
quasi totalmente abolizionista, e nel
continente africano diciotto stati
hanno abolito le esecuzioni e in altri
dieci sono di fatto sospese .
Ma il problema rimane in tutta la
sua gravità. L'Asia utilizza pesante-
mente la pena di morte soprattutto
contro le fasce più povere della po-
polazione, contro i politici e i mili-
tari dissidenti. La Cina detiene il
primato nel mondo con 3500 esecu-
zioni capitali nel solo anno 1996,
seguita dall 'Iran , dall 'Ucraina e dal-
la Russia. Incredibilmente gli Stati
Uniti si trovano allineati con i paesi
non democratici come Cina e Iraq.
Scrive Sister Prejean: "Le esecu-
zioni sono oggi in USA una routine,
soprattutto negli Stati del Sud, nella
cosiddetta cintura della morte: Te-
xas, Georgia, Louisiana, Florida.
Non a caso sono le terre dove la
schiavitù e la discriminazione raz-
ziale hanno resistito più a lungo".
La Comunità di Sant'Egidio che
da anni si batte per l'abolizione del-
la pena capitale, ha elaborato, in
collaborazione con Amnesty lnter-
national e altri organismi nazionali
e internazionali, un ' interessante ri-
cerca sullo "stato di salute del mon-
do", lanciando un Appello per una
moratoria della la pena di morte
alle soglie del Giubileo del 2000.
PROCLAMATE
LA LIBERTÀ
Il Signore parlò a Mosé e così gli
ordinò .. . Dichiarerete santo il 50°
anno e proclamerete la libertà nel
Paese per tutti i suoi abitanti. Sarà
per noi un Giubileo" (Lev.25). La
Parola di Dio e il linguaggio delle
cifre non ammettono vie di fuga
dalle nostre responsabilità. L'Appel-
lo per una moratoria mondiale del-
la pena di morte sale dalla nostra
coscienza cristiana con la forza e
l'urgenza di una "chiamata" a coin-
volgerci in prima persona in questa
risposta corale.
Nelle case delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, sparse in tutto il mon-
do, è in atto la raccolta delle firme
su appositi moduli per la moratoria
contro la pena di morte. Firmare
l'Appello significa rifiutare la logica
della vendetta e la legalizzazione
della violenza di stato, che disonora
il mondo e disumani zza la società.
Tutto questo va contro la legge
evangelica del perdono e del valore
della persona, negandogli la possi-
bilità di redimersi qualunque sia la
colpa commessa.
E questa è una "sfida " a vivere il
Giubileo come evento di rinnova-
mento e di salvezza.
Bruna Grassini

2.9 Page 19

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OSSERVATORIO
Serena Manoni
O A Ortona, in contrada
Villamagna si sono radu-
na te le tre comunità di
tossicodipendenti che
formano il Soggiorno Pro-
posta. Un maxi-raduno ,
una grande festa , un'oc-
casione di riflessione se-
ria sul passato della co-
munità , uno sguardo al
presente , uno sforzo di
proiezione verso il futuro .
lniiiine sulla €omunlla
~oo~m~N0·1~orO~A li Ortona
O L'occasione è stata la
presentazione di una ri-
cerca condotta dall'Istituto
di sociologia dell 'Univer-
sità Pontific ia Salesiana
per fare il punto dopo 14
anni di attività Soggiorno
Proposta , ma soprattutto
per aprire la strada al
domani. Il fatto ha richia-
mato i giovani già usciti
dalla comunità e reinseriti
nella vita ordinaria, gli
attuali ospiti e i rispettivi
genitori, gli amici , i bene-
fattori , le autorità religiose
e civili ed anche il rettor
maggiore dei salesiani
don Juan Vecchi.
Rimandiamo al testo
la lettura e il commento
dei dati. È consolante
constatare come il Sog-
giorno Proposta abbia un
progetto che non mira so-
lo alla riabilitazione socio-
COMUNITÀ...
E POI?
Storie di ordinario smarrimento:
i tossico dopo la comunità.
A Ortona un convegno per presentare
una ricerca: statistiche, percentuali, proiezioni.
Resta il problema del poi.
Usciti dalla comunità ricomincia la precarietà.
educativa, ma anche e
soprattutto a promuovere
personalità capaci di mu-
tamento socio-culturale
secondo un approccio a-
nimativo e non riadattati-
vo, attraverso il principio
di responsabilità. Il meto-
do si fonda molto di più
sulla costruzione parteci-
pata a nuovi significati
che non sull 'adesione in-
condizionata a prescrizio-
ni formali. Non legge ma
convinzione , non vigilan-
za ma responsabilità , se-
condo le dinamiche del-
l'auto-aiuto, con la presen-
za discreta di figure
"relè ": adulti animatori
di riferimento .
Una vera sfida per i
giovani ospiti , che han-
no la coscienza di es-
se re in una società
complessa , priva di
punti di riferimento . La
sfida è quella di dover
ricuperare in seno alla
società un ruolo , una dignità, di rifarsi una cultura, di
accettare di entrare in sinergia con organizzazioni e
istituzioni per il proprio reinserimento , insomma di
dover vivere il presente pensando la propria vita in
termini di progettualità per poter garantire il proprio
"destino sociale".
0
8S SETTEMBRE 1998

2.10 Page 20

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VERONA
ha fondato due congregazio-
DON GIOVANNI
CALABRIA BEATO
ni , quella masc hile, "Poveri
Servi della Divina Provviden-
za" e quell a fe mminile, "Po-
Il 17 apri le 1998 il papa Gio- vere Serve dell a Divina Prov-
vanni Paolo n proclamava videnza". Don Calabria era un
beato un umile prete vero ne- estimatore di Don Bosco e dei
se, reali zzatore di grandi im- salesiani, al loro metodo si ispi-
prese a favore dei più poveri: rava, non solo ma volle entra-
orfa nelli , picco li mendicanti , re a fa r parte dell a terza fam i-
servitorelli , manovali, spazza- glia salesiana. Nell a foto il
camini , vagabondi ... Per loro suo diploma di "cooperatore" .
e P,A UN'lo (:Il
::-.,
111 ,.j 2-.d ..,l;:i., l\\\\ ~ 1.•1·.111,,i
. " Coo.,..,,.1,
LA SINDONE, TORINO
IL PIÙ GRANDE
PELLEGRINAGGIO
PRIMA DEL GIUBILEO
A metà percorso, verso il 20
maggio, la Sindone aveva già
attirato più di un milione di
visitatori , tra i qu ali pochi cu-
riosi. Molte anche le persona-
lità, compreso il Papa, molti s-
simi i giovani. Proprio questo
ci è sembrato l' aspetto piL1
impressionante, il pellegrinag-
gio dei giovan i: avanzavano
in silenzio, attentissimi alle
spiegazioni preparatorie, com-
mos i davanti al mi stero di
quel sempli ce telo funerario
che inspiegabilmente susc ita-
va preghiera e riflessione. Nel-
la foto il fran cobollo col volto
sinclonico sulla cartolina con
l'annullo speciale concesso
dalle poste itali ane per com-
memorare l'evento .
ROMA PISANA
CORSO MONDIALE DI PG
32 delegati nazionali , prove-
nienti da ogni parte del mon-
do, hanno partecipato a un
corso di formazio ne organiz-
zato dal di castero di pastora le
giovanil e per fa re il punto
della situazione e prepararsi
alle sfide del prossimo mil -
lennio. È stato elaborato e
presentato un suss idi o che co-
stituirà il quadro cli riferimen-
to del processo di formazione
e di aggiornamento, di cui il
corso costituisce il primo atto
e avrà la sua continuazione
nei prossimi anni , sia a livello
centrale che perife rico. Il cor-
so è stato imperniato su tre
momenti: il confronto tra i
partecipanti per individuare le
sfide più urgenti ; l' approfon-
dimento dell a tematica attra-
verso gli interventi di esperti
di PG per approfondirne l' i-
dentità, vag li arne l' unità or-
gani ca e il dinami smo pro-
gettuale e va lori zzarne le di f-
ferenze; la pianificazione di
tecniche moderne per offrire
alla PG strumenti e condi zio-
ni atti a far emergere valori e
qualità in modo eia promuo-
ve re e gestire professiona l-
mente il lavoro.
SLIEMA, MALTA
LA FIERA
DEL LIBRO USATO
Gli studenti uni vers itari di
Malta hanno organi zzato nel
Campus dell 'Uni versità una
grande vendi ta di libri usati,
assieme ai giovani dell ' ostel-
lo sa lesiano "Osanna Pia" e
proprio per l'autofinanziamen-
to di quest' ultimo. L'ostello,
diretto da don Charles Cini ,
provvede alloggio a giovani
ex toss icodipendenti che lot-
tano per il recupero e il rein-
serimento a pieno titolo nella
società. È la casa di punta
dell ' iso la di Malta. I giovani
hanno racco lto e catalogato
per la vendita più di 35.000
libri e ri viste usate. Migliaia
di persone hanno visitato la
fi era e acq ui stato i volumi , al-
cuni dei quali veri pezzi di
antiquariato. I giornali malte-
si hanno defi nito l' iniziativa
come un "evento cultu rale da
imitare". È un 'operazione "car-
ta in cambio di pane", come
ama definirl a don Cini.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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DOSSIER MISSIONARIO
a cura di Ferdinando Colombo
PATAGONIA
IL SOGNO DI DON BOSCO
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I ,,
- ~., ,,.:
.~·:.I•\\ •.' ~- 1: ''
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. -lflf! ..
• ,• . r -: ,;.. : . . .
BS SETTEMBRE 1998

3.2 Page 22

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V isitando oggi la Patagonia e
la Terra del F uoco, co i mo-
derni mezzi di trasporto-, si
ri mane meravigliati de l coraggio di
que i prim i sa les iani. Don Mi lanesio
percorse a cava ll o un numero di km
pari a tre volte il giro del mondo!
Le diffico ltà pi ù grandi erano co-
mu nq ue rappresentate dall a diver-
sità cultura le. Per valutare l'opera
dei missionari sa les iani è necessari o
tenere conto dei fa ttori che la rende-
vano difficile, come la precarietà
dei mezzi di comunicazione, la cru-
dezza del clim a, l'ambi ente inospi-
tale, la scarsezza dei mezzi econo-
mici e l'indifferenza dell 'ambi ente.
Così lo descriveva il padre Borga-
tello nel 1892: "L'avere scope110
p iccole miniere d'oro nell 'arc ipela-
go della Terra del F uoco, fu per noi
e per i poveri indi una d isgrazia e
una autentica ca lamità. Que ll a terra
venne invasa da gente stran iera di
tutte le nazionalità e lingue, certa-
mente non la mig liore del mondo,
provocando un danno immenso per
que i disgraziati che in parte vennero
ucc isi o desti nati a schi av itù.
E il Beauvoir scrive: "Affinché
gli indi , perseguitati dalla fa me, non
rubassero le pecore i proprietari si
avvalevano d i alc une sq uad re di
peones a cavall o che, armati d i buo-
ne carabine e co ltelli percorrevano i
terreni recintati e qu ando avvistava-
no un povero ind igeno g li sparava-
no per raggiun gerl o, gli tagli avano
la testa e la vendevano al prezzo di
un a sterlin a".
Nonostante i lodevoli sforzi per
conservare questa razza i sa les iani
v idero morire, tra persecuz ioni e
malattie, qu asi tutti g li ind i de ll a
mi ss ione d i San Rafael e Rio Gran-
de , in molto meno tempo d i q uell o
che imp iegaro no per costruire que-
ste mi ssion i.
A parte il fa ticoso impegno d i
preservare la cultu ra abori gena, fat-
to questo che superò le poss ibi lità
de i missionari , l'opera di monsignor
Fagnano ebbe un peso dec isivo per
la custodia de l catto lices imo e dell a
cul tura argentina all' in terno dell a
regione austra le. In campo educati-
vo i salesian i fo ndarono le prime
scuole, coloni e agrico le, scuola di
arti e mestieri. In campo materiale,
SETTEMBRE 1998 BS
q uasi sempre edificarono una Chie-
sa e il mig li or edific io scolastico , il
co llegio, a esc lusivo benefic io dell a
popo lazione loca le. In campo spiri-
tuale non lasc iarono nessuna con-
centrazione di persone senza cate-
ches i, senza l'aiuto caritatevo le de i
seguac i di Don Bosco, senza la pre-
senza consolatrice di un mi ss iona-
ri o, anche nell ' angolo più remoto
de ll a terra.
Nei di versi rami della sci enza i
sales iani reali zzarono un 'opera così
meritoria che eleva ulteri ormente la
loro imm agine anche nei confro nti
d i coloro che sono indiffe renti all a
reli gione. Crearono musei , come
quelli di Pu nta Arenas e Rio Gran-
de, dove sono custod iti importanti
tesori della flora e de ll a fa una de ll a
Patagonia e de ll a Teti-a del F uoco,
con sezioni ded icate ali 'antropo lo-
gia ed etnologia che sono serv iti per
segui re le orme dei popo li aborige ni
ormai scomparsi.
Uomi ni di sc ienza fu ro no: Car-
bajal del Valle, Cojazzi, Tonelli , Bor-
gate ll o che app licarono il loro talen-
to a ll o scopo d i ordinare il tesoro
scientifico e d iv ul garl o in giornali ,
r iviste, mezzi spec ializzati e fo nda-
mentalmente nel Bo llettino Sales ia-
no. Essi im piegavano il loro tempo
in studi e r icerche . Beauvoir si ded i-
cava allo stud io dell a lingua Onas;
G ri ffa all ' organ izzaz ione dell 'Osser-
vatori o Meteoro logico de ll a M iss io-
ne de ll a Cande lari a e De Agosti ni
ad esp lorare, fotografa re fi lmare il
cuore de lla Terra de l Fuoco e de ll a
sua gente .
I Patagonia: un superbo esemplare
di condor ucciso nelle vicinanze
di S. Lorenzo.
Monumento al Patagone.
IL SOGNO MISSIONARIO
DI DON BOSCO
"Mi parve di trovarmi in una regio-
ne selvaggia e sconosciuta, dove
turbe di uomini di straordinaria al-
tezza e statura, quasi nudi correva-
no, alcuni dando caccia alle fiere,
altri combattendo tra di loro, ed altri
che venivano alle mani con soldati
vestiti all'europea.
Il terreno era cosparso di cadaveri,
ed io fremevo a questo spettacolo.
Quando vidi spuntare a/l'estremità
della pianura tanti personaggi che
- dal loro modo di vestire e di agire
- ravvisai come missionari di vari
Ordini. Questi andavano in mezzo
ai selvaggi e predicavano la religio-
ne di Gesù Cristo. Ma quelli, appe-
na li vedevano, con furore diaboli-
co e gioia infernale li uccidevano, li
facevano a pezzi che fissavano al-
la punta di lunghi bastoni e porta-
vano come trofei. A queste orribili
scene dissi tra me: Come bisogne-
fare per convertire gente così
brutale?
Intanto vedo in lontananza altri
missionari che si avvicinano ai sel-
vaggi con volto ilare, preceduti da
una schiera di giovanetti. Treman-
do vado loro incontro per fermarli e
distoglierli da quell'assurda impre-
sa. Ma, avvicinatomi alquanto, mi
fermo ad osservare e fissandoli ri-
conosco chierici e preti salesiani.
Altri selvaggi accorrono da ogni
parte, ma questi fanno ala al loro
passaggio; li accolgono con gioia e
partecipano alla recita del Rosario.
Deposte le armi, si dispongono in
grande cerchio attorno ai missiona-
ri, piegano anch 'essi le ginocchia
fino a terra e, al canto di "Lodate
Maria o lingue fedeli" intonato da
un missionario, tutti all'unisono ri-
spondono con tanta forza di voce
che io, quasi spaventato, mi sve-
glio". (MB X; 54-55).
Questo sogno fece tanta impres-
sione su Don Bosco che - ritenuto-
lo un avviso dal Cielo - diede inizio
alla realizzazione delle missioni e-
stere come da sempre era suo vivo
des id eri o.

3.3 Page 23

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LA GENTE
I n_Arg~nti na, te1Ta de,i s~gni mi s-
s1onan , Don Bosco e vivo. Pen-
so che non esista ness un altra
nazione al mondo in cui Don Bosco
e il suo cari sma sia così presente
tanto nelle strutture visibili , quanto
nell ' immagin ario colletti vo. Nella
Terra del Fuoco e nell a Patagonia
meridi onale, una reg ione grande co-
me metà Europa, tutti i vescov i so-
no salesiani e ness un altro ordine o
congregazione maschil e ha aperto
propri e comunità. Quando parli con
la gente ti accorg i che hanno assi-
milato fi n da i catechi smi pan-oc-
chi ali o dalle preghiere in fa miglia
que lla tranqu ill a e serena religiosità
sales iana che caratteri zzava i "colle-
gi" salesiani italiani fi no a qu alche
decenni o fa.
La dedizione al lavoro, il forte
tessuto familiare, l'attenzione al-
1'educaz ione dei fi g li, fanno parte
della vita quotid iana e fi oriscono in
una profonda religiosità. L' immi-
grazione italiana e spagnola hanno
infl uito su questa nu ova sintes i cul -
turale, ma l'e lemento catalizzatore è
certamente la spirituali tà sal es iana
caratterizzata dall a equilibrata in-
carnaz ione dei valori soprannaturali
ca lati nell a concretezza de lle gioie e
dell e fat iche d i ogni g iorno.
Ho potuto girare la Terra del
Fuoco e la Patagonia. Visitando le
prime mi ssioni sales iane e percor-
rendo con mezzi moderni le incredi-
- Madre Angela Vallese (quarta da sinistra) tra le consorelle.
LE PRIME SPEDIZIONI MISSIONARIE DELLE FIGLIE
DI MARIA AUSILIATRICE
Nella prima lettera che Don Bosco scrisse a don Cagliero, partito per l'Ameri-
ca nel nçivembre 1875, troviamo una promessa sbalorditiva : "ricordati che per
ottobre noi faremo in modo di spedire trenta Figlie di Maria Ausiliatrice , con una
decina di salesiani ; alcuni anche prima, se vi è urgenza". L'intenzione di Don
Bosco, a venticinque giorni dall'arrivo dei primi missionari, era dunque quella di
continuare a ritmo costante l'invio di rinfor?i , anzi di mandare più suore che sale-
siani , e comunque di mandarli insieme. E infatti questa una delle note tipiche
della storia delle missioni delle FMA: raramente esse fondarono una missione
senza che sul luogo ci fossero i salesiani. Là dove si erigono istituzioni per ra-
gazzi si impone subito la necessità di aprire alle ragazze, e viceversa.
Le FMA partirono con la terza spedizione dei salesiani (novembre 1877),
diretta da don Costamagna, verso l'Uruguay. Tutte giovanissime ; solo tre erano
maggiorenni, fra le quali suor Vallese che non aveva compiuto 24 anni. Con la
quarta spedizione partirono altre 1O suore da Mornese il 30 dicembre 1878 e
da Sampierdarena il 2 gennaio successivo .
Nello stesso anno (1879) tre nuove fondazioni segnarono il progressivo espan-
dersi dell'Istituto in America: Almagro e La Baca in Argentina, Las Piedras in
Uruguay. Nel 1880 fu la volta della Patagonia (Carmen de Patagones) , da cui
prese il via tutta l'intensa e faticosa cooperazione delle FMA alla grande opera
di civilizzazione ed evangelizzazione degli indi araucani e patagoni. L'impresa
parve audace , perché nessuna religiosa s'era ancora avventurata in quei luo-
ghi, tanto che un giornale di Buenos Aires "L'America del Sur" nel numero del
13/1/' 80 annunciando l'avvenimento commentava: "Sarà la prima volta dacché
il mondo esiste che si vedranno suore in quelle remote terre australi".
bili distanze che Cag liero, Mil ane-
sio, Fagnano e tanti altri sales iani
hanno percorso a cavall o, su carri o
battelli , mi sono domandato come
siano state poss ibili tante realizza-
zioni in condizioni difficili . Le per-
sone che ho in tervistato sono state
concordi ne l riconoscere che i primi
sales iani senti vano d i essere " man-
dati " da un santo, da uno che ha in
mano il "d isegno" tracc iato da Dio,
per cui hanno affrontato le avversi
senza mai dubitare su l buon es ito
de ll a mi ssione.
- Una famiglia di indios araucani.
Usi e costumi della Pampa :
indios tehuelche stanno domando un puledro selvaggio.
BS SETTEMBRE 1998

3.4 Page 24

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LA TERRA DEL SOGNO
D on Bosco nel 1870 sogna
questa terra, la sorvo la e la
scruta con attenzione, de-
scrivendò le immense ricchezze na-
scoste nel suo sottosuolo. I suo i fi-
gli realizzano il sogno. Persino gli
insediamenti ab itativi attuali seguo-
no le grandi d irettric i tracc iate dai
primi mi ss ionari che hanno saputo
trasform are i fo rtili zi, costrui ti come
macchine di gue1Ta a difesa dei con-
fi ni de ll a patria, in stazioni mi ssio-
narie, scuole, laboratori attorno ai
quali sono sorte le attuali c ittà.
Si possono individuare alcune di
queste piste direttrici enumerando le
loca lità dove ora c i sono opere sale-
siane. La costa con i suoi punti fo r-
tificati: Bahia Bianca, Rawson, Tre-
lew, Comodoro Rivadav ia, Caleta
Oli via, Puerto Deseado, San Juli an,
Rio Gallegos, Ri o Grande, Ushu aia.
La seconda pista, il Rio Negro e il
Rio Co lorado d ue fi umi che costi -
tuivano una di fesa naturale sia per
gli argentini che per gli indigeni :
Fortin M ercedes, Patagones, Vil la
Reg ina, Stefenelli, Genera i Roca,
Neuquén. Infi ne la terza pista, le
valli andine di separazione e colle-
gamento col C il e, che sono state
percorse dall 'esercito argentino ne-
gli anni dal 1878 al 1890 con intenti
di conqui sta e dove ora sono le mis-
sioni tra i M apuche: Chos M ala],
Zapala, Junfn de los Andes, Baril o-
che, Esquel. Oggi in tutte queste lo-
calità sono presenti comun ità sale-
siane che continuano l' annuncio del
Vangelo incarnandolo in serv izi edu -
Rio Grande, Terra del Fuoco.
La missione della Candelaria.
ns SETTEMBRE 1998
cativi e pastorali , ma anche con
miss ioni vere e proprie per le re-
stanti popolaz ioni indigene.
C'è un fatto emblematico di que-
sta trasform azione. Il 5 luglio 1889
il salesiano don Alessandro Stefe-
ne ll i, origi nari o trenti no, si reca dal
governatore per chiedere un pezzo
di te1i-a lungo il Ri o Negro , definita
"deserto" per la mancanza di alberi
e coltiv azioni. Prom ette in cambi o
un im probabil e grappo lo d ' uva en-
tro tre anni. Ottiene la terra, scava
un canale per l' irrigazione e il mi ra-
colo avv iene: la scuola agricola è
tan to fiorente che il governatore glie-
la confisca e lo manda a di ssodare
un 'altra zona. P resto don Stefene lli
è nominato responsabil e dell' irriga-
zione dell 'intera regione e al suo
nome è intito lata una cittadina. Og-
gi tu tta questa valle è un magnifico
frutteto che esporta tonnellate di
prodotti e offre lavoro a centinaia di
mi gliaia di persone.
Ti rendi conto di quanta fatica è
costata questa trasformazione quan-
do senti che alcuni di questi sales ia-
ni hanno percorso a cavallo fi no a
120.000 km! O, leggendo le crona-
che de lle singo le comunità, ri vivi
vicende incredibili di povertà e do-
nazione. Ad un fo rte spiri to di adat-
tamento iniziale che permetteva lo-
ro di insediarsi in località sprovviste
di ogni serviz io, i primi sales iani ,
uni vano una progettuali tà coraggio-
sa, preoccupata di garantire lo sv i-
luppo fu turo e l'inserimento effica-
ce nel tessuto um ano del territori o.
Sorgono così costruzioni a vo lte
realizzate in ottimo legno ri vestito
di lam iera, a volte in muratura e le-
gante, aITicchite persino da co lonne
in marmo di Carrara, fa tte arrivare
appos itamente dall 'Italia.
Ancor oggi sotto le sferzate de l
vento, che a vo lte raggiunge i
120/ 150 km all 'ora, res istono que-
ste prime costruzioni, ormai dichi a-
rate monu mento nazionale, cos truite
con legno molto buono e ri vestite d i
lami era.
SUOR ANGELA VALLESE
Suor Angela Vallese (1854-1914)
nasce a Lu Monferrato, da una fa-
miglia di lavoratori. Entrò nelle file
delle "Figlie di Maria", legandosi al
Signore col voto di castità. Nel
1874 Don Bosco fece visita al pae-
se e lei trovò conferma che Dio la
voleva nel suo campo. Nel '77 volle
essere del gruppo che seguì i pre-
cursori nelle missioni in Sud Ameri-
ca, e fu messa a capo della spedi-
zione delle Figlie di Maria Ausiliatri-
ce. A Villa Colon , presso Montevi-
deo, iniziò la nuova vita in un lavo-
ro indefesso e sacrificato ed ebbe il
conforto di accogliere la prima po-
stulante americana.
Dopo due anni di Uruguay, passò
in Argentina, per scendere poi ver-
so la Patagonia, prima religiosa mai
giunta colà. Furono olio anni di a-
postolato sul Rio Negrò, a Patago-
nes e Viedma, tra gli araucani e
twelches e i negrftos , discendenti
degli antichi schiavi. Nel 1888, do-
po un periodo in Italia in cui incon-
trò Don Bosco morente e il Santo
Padre , tornò come capo spedizio-
ne nella Terra del Fuoco , a Punta
Arenas. Qui , per 25 anni animò le
comunità delle Figlie di Maria Ausi -
liatrice. Nel '93 divenne visitatrice
della nascente ispettoria cilena, oc-
cupandosi quindi anche del novi-
ziato per le fiorenti vocazioni del
paese . Molte le comunità da lei
fondate : a Cabo Pena, nell 'isola di
Dawson , a Rio Gallegos, a Santa
Cruz, persino a Pori Stanley, nelle
inglesi e protestanti isole Malvine.
Nel 1912, a ricordo del 25° anni-
versario delle missioni salesiane
nelle terre magellaniche, madre An-
gela pose la prima pietra del san-
tuario in onore di Maria Ausiliatrice.
Avrebbe voluto morire in mezzo ai
suoi indi, ma l'obbedienza nel 1913
la chiamò in Italia per il VII Capitolo
Generale delle FMA, cui partecipò
offrendo il dolore del distacco per
lo sviluppo delle missioni. Restò un
anno a Nizza, nella preghiera e
nella sofferenza di un corpo ormai
consunto , e morì in concetto di
santità il 17 agosto 1914.

3.5 Page 25

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LA PATAGONIA EI MAPUCHE
S e guardi il planisfero, ti rendi
conto che la Patagonia si sten-
de al cli sotto ciel 35 ° paralle-
lo: alla stessa latitudine dove finisce
l'Africa comincia la Patagonia. Dal-
la costa cieli ' Atlantico alla cordi-
gliera delle Ande si estende la pam-
pa, caratterizzata dalla mancanza to-
tale cli alberi, su un terre no pianeg-
giante che sale a lenti gradoni verso
le montagne . Il terreno è coperto cli
ciuffi cli erba più o meno secca su
cui ora pascolano, allo stato brado,
milioni cli bovini e cli ovini.
Quando arrivarono i primi sale-
sian i qu este immense distese erano
semplicemente " il deserto". I grandi
fiumi che scendono dalle Ande, cir-
condati da alberi maestosi, costitui-
vano confini naturali che dividevano
la cosiddetta civiltà dalle varie tribù
di indige ni. La conquista da parte
dell'esercito argentino determinò la
progress iva ritirata delle popolazio-
ni autoctone verso le montagne e
ora in particolare la popolazione
Mapuche è confinata in riserve nella
terra pii:, aspra della cordigliera.
Ti co lpi sce il numero enorme di
ghiacciai che a volte finiscono al-
i ' inte rno di laghi giganteschi, crean-
do spettacoli unici al mondo . Ma
molto di più colpisce lo scontro
drammatico tra turi smo , commercio
e industrializzazione moderna con
la cultura Mapu che che viene s iste-
maticamente distrutta prima nel cuo-
re dei g iovani e poi nelle strutture
abitative e nelle tradi zioni popolari.
Costituì un forte richiamo un
sogno di Don Bosco (il primo dei
sogni mi ssionari ) fatto nel 1871 o
'72. Eg li si trovò in una pianura im-
mensa, popolata da uomini primitivi,
clall 'aspetto feroce. Mentre una pri-
ma schi era cli mi ss ionari anelati a e-
vangelizzarli venne massacrata, una
seconda clall 'aria allegra, preceduta
eia un gruppo di ragazzi, venne ac-
colta, deposta ogn i ferocia. Don Bo-
sco rimase fortemente impressiona-
to, e per tre anni cercò cli identificare
e precisare nella storia e nella geo-
grafia le visioni contemplate. La luce
della verità non tardò ad affermarsi:
i primitivi ciel sogno corrispondeva-
no agli indi della Patagonia, nome
cli epopea e cli mistero , che evocava
grandi spazi inesplorati , un c lima
inospitale e tribù cli fieri indigeni .
Così nel dicembre ciel 1872 i
primi sales iani sbarcarono a Buenos
Aires. Cominciava per la congrega-
z ione una nuova storia. Con un
ritmo impress ionante a ltri gruppi
seguirono il primo. Tra il ' 75 e 1'87,
vivente Don Bosco, furono ben un-
dici le spedizioni verso il Sud Ame-
rica. Si pensava di cominciare eia
San Nicolas de los Arroyos , ma l'ar-
civescovo li trattenne nella capitale
per occuparsi deg li itali ani: migliaia
di ragazzi, bambini e adulti , "figli cli
nessuno", stranieri in Argentina e
sconosciuti all'Italia ufficiale. Mise-
ria, ignoranza, sfruttam ento, gente
pronta a strumentalizzar! i.
KASTECIAC/? SUORE COME PINGUINI
Nel 1889 viene data ai Salesiani la possibilità di aprire una residenza missiona-
ria nell 'isola di Dawson. Monsignor Fagnano vi si reca con suor Vallese e altre
sorelle. Gli indigeni riconoscono "il Capitano buono" e vengono tutti circondati
festosamente. Madre Angela li guarda ad uno ad uno sorridendo : è il suo modo
di introdursi presso di loro. Poi scende a terra e s'avvicina, aprendo le braccia,
come una mamma. Dirà: "Erano vestiti come tanti san Giovanni Battista! ... ". La
loro vicinanza è ripugnante: mandano un fetore insopportabile dalle membra
unte di grasso di balena e di foca; la capigliatura e la pelle di guanaco che som-
mariamente li ricopre sono popolate di parassiti che - incredibile - s6no per
essi una ghiottoneria.
Anche gli Alakaluffi studiano le tre missionarie, anzi , incoraggiati dal loro
sorriso , vogliono vederle da vicino, toccarle, ma col piede pronto alla fuga.
Troppo mistero racchiudono quelle tre figure bianche e nere. "Sono uomini,
sono donne, o sono Kasteciaci, pinguini?", domandano. "No, risponde monsi-
gnor Fagnano , sono madri buone". Allora le donne le prendono per mano e le
accompagnano a visitare i loro miseri toldi, capannucce circolari in cui vivono in
stretta comunanza uomini e cani, preziosi compagni di caccia dei selvaggi. Ma-
dre Angela porta con sé la desolante visione di quelle misere famigliole accoc-
colate attorno al fuoco , intente a divorare molluschi crudi , strappati allo scoglio .
Sente che Dio la chiama a sacrificarsi per salvarli!
Salesiani e Figlie cli Maria Ausi-
liatrice con audacia presidiano le
missioni , punti cli aggregazione de-
g li indi geni . Qui g li indi trovano la
poss ibilità cli studiare, cli pre parars i
al lavoro e accedere alla fede cri-
stiana. I mi ssionari hanno trasc ritto
la loro lin gua, ne hanno pubblicato
la grammatica, il vocabolario con
30.000 voci; ne difendono la cultu-
ra, le tradizioni , i diritti umani , ma
non possono impedire che il fascino
ciel consumismo attiri le giovani ge-
nerazioni, chiamate ad una nuova e
quanto mai difficile sintesi culturale.
.,
Famiglia indigena davanti al suo toldo.
BS SETTEMBRE 1998

3.6 Page 26

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IL PAMPERO EDINTORNI
D ue tentati vi di entrare in Pa-
tagonia andaro no a vuoto,
respinti da imprevedib ili av-
vers ità, compreso il pampero, il
vento imposs ibil e della pampa. Il
te rzo e defi niti vo viaggio e bbe ini-
zio il 16 aprile 1879, guidato dal ge-
nerale Roca, mini stro de ll a gueITa,
incari cato di un "rastrell amento"
contro gli ind igeni guerriglie ri . Don
Costamagna, don Botta e un sacer-
dote vicari o dell 'Arcivescovo, ag-
gregati all a spedi zione, imped iro no
che si facesse strage di ind igeni . F u-
rono percorsi circa 1300 km a caval-
lo e su carri traball anti. A Carhuéil
il primo contatto con gli indi geni e i
primi battes imi. Dopo un mese in
pieno deserto, I ' 11 magg io ragg iun-
sero il Ri o Co lorado e il 24, fes ta di
Mari a A usili atrice, il Ri o Negro,
mettendo fin almente piede in Pata-
goni a. Il v ill aggio più avanzato rag-
giunto fu Patagones, un centro allora
d i 4000 abitanti. A fi ne lugli o i mi s-
s ionari rientraro no a Bue nos Aires.
Il 5 agosto l 'Arcivescovo offerse
a Don Bosco la m iss ione di Patago-
nes. Il sogno divenne realtà! Il 15
d icembre partiro no da Bue nos A ires
due gruppi di sales iani che s i stabi-
lirono un o a Patagones e l' altro a
Viedm a, sull e sp onde opposte alla
foce del Ri o Negro.
La Santa Sede po i - constatati i
meraviglios i risultati ottenuti dai
figli di Don Bosco - emanò il 16 e
il 20 novem bre 1883 due decreti che
di visero il territorio in due zone : la
Patagonia centrale e sette ntrionale
di chiarata " Vicari ato A postolico"
con a capo do n Cagliero e letto Ve-
scovo; e la parte meridionale, la
Te rra del F uoco, " Prefettu ra Apo-
sto lica" affid ata a don Fagnano.
TERRA DI SANTI
La testim onianza dei primi sale-
siani e delle FMA che ha nno im-
piantato la Chiesa in queste terre ha
dato fr utti di vita cristiana ben radi -
cati. Proprio ne l momento ini ziale
sono fio rite fig ure eccezionali , tre d i
loro sono avv iate all a proclamazione
SETTEMBRE 1998 IJS
di santità: un fio re locale, un map u-
che, fig li o de l cac ico Manue l: Zef-
ferino Namuncura; un ' imm igrata,
venu ta dal C ile e impi antata a Junin
de los Andes: Laura Vicuiia ; un
emigrante, venuto dall ' Itali a e total-
mente inc ultu rato: Artemide Zatti.
Un g iovane, una ragazza, un mis-
sionario salesiano: il carisma di Don
Bosco perfe ttamente rappresentato.
lati interni ed esterni all'ospedale. Fino
alle 20 lavoro in farmacia. Altro ritorno
nelle corsie. Studio e letture ascetiche
fino alle 23. Quindi riposo in perma-
nente disponibilità di qualche chiamata".
ZATTI: L'APOSTOLATO
DEL DOLORE
Artemide Zatti nacque a Baretto (Reg-
gio E.) il 12 ottobre 1880. Figlio di Luigi
e Albina Vecchi , contadini di saldi va-
lori umani e religiosi , fu terzo di otto
fratelli . La famiglia è imparentata con
l'attuale Rettor Maggiore don Juan
Vecchi .
Costretta dalla povertà, agli inizi del
1897 emigrava in Argentina per stabi-
lirsi a Bahia Bianca. Qui Artemide co-
minciò a frequentare la parrocchia dei
salesiani , entrando in confidenza con il
parroco padre Carlo Cavalli . Consiglia-
to a farsi salesiano, venne accettato
come aspirante da monsignor Cagliero
e, ormai ventenne , entrò nella Casa di
Bernal.
Nel 1908 emise i voti religiosi come
coadiutore , e venne inviato a Viedma
dove cominciò ad occuparsi della far-
macia annessa all'ospedale. Morto poi
padre Garrone, il famoso "el dotor", gli
successe come responsabile , e l'ospe-
dale divenne la palestra della sua san-
tità. Fu di una dedizione assoluta ai
suoi ammalati. C'è chi descrive così la
sua giornata: "Alle 4,30 già in piedi. Me-
ditazione e Messa. Visita ai reparti. Poi
in bicicletta ad assistere gli ammalati
sparsi nella città. Dopo pranzo entusia-
stica partita a bocce con i convalescen-
ti . Dalle 14 alle 18 nuova visita ai ma-
Nel 1950, caduto da una scala, fu
costretto al riposo . Dopo qualche
mese si manifestarono i sintomi di un
cancro che lo portò alla morte il 15
marzo 1951 . Una folla di persone, con
in testa i suoi ammalati e tanta povera
gente affollò la camera mortuaria per
un ultimo saluto pieno di riconoscenza
al "salesiano dei poveri".
Il processo sulle virtù eroiche i[liziò nel
1980 e si concluse nel 1984. E in cor-
so il processo di beatificazione . Arte-
mide ha abbracciato il dolore e sposa-
to la miseria. Sembra che non si pos-
sa pensare a lui se non intento ai ma-
lati : mentre li cura canticchia, per sol-
levare il loro spirito , o ciarla con mille
trovate serene , per distrarli e alleviare
il loro dolore.
Si prende cura speciale di quelli che
hanno malattie vergognose: li porta in
disparte, non vuole che gli altri sappia-
no. I cancerosi , quelli con piaghe puru-
lente li vuole tutti per sé , non permette
che gli altri li lavino e li curino.
"Don Zatti, non ha paura dei miei
microbi?" "No, perché i microbi che
ho io dentro sono i più potenti , e si
mangiano quelli di fuori ". Il suo servi-
zio è per il benessere del corpo e per
la salvezza dell'anima.
L'amore per gli ultimi lo porta a prepa-
rarsi professionalmente a questo ser-
vizio. Zatti è intellettualmente ben do-
tato. Se solo avesse potuto studiare ...
ma non perde tempo a compiangersi.
Di notte ruba qualche ora al sonno per
leggere di medicina. Quando nel 1917
si presenta a La Plata per gli esami di
infermiere, ottiene facilmente il titolo.
Unisce insieme teoria e una scienza
empirica sempre più vasta. Gli presen-
tano un ragazzo di 17 anni che finora
veniva curato come tubercolotico. "Man-
datemelo all'ospedale - dice dopo a-
vergli gettato uno sguardo indagatore
- costui ha più faccia da affamato che
da tisico". Qualche mese più tardi il ra-
gazzo entra a lavorare in un 'azienda
agricola perfettamente sano .

3.7 Page 27

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IL FIORE DELLE ANDE
Laura Carmen Vicufia nacque a
Santiago (Cile) nel 1891 . Morto im-
provvisamente il padre , la mamma
si rifugiò con le due figlie in Argen-
tina. Nel 1900 Laura fu accolta nel
collegio delle Figlie di Maria Ausilia-
trice a Junfn de los Andes , l'anno
seguente fece la prima comunione
e, come san Domenico Savio, pre-
se i propositi di amare Dio con tutta
se stessa, di mortificarsi e morire
pur di non peccare ; di far conosce-
re Gesù e ripararne le offese .
Dopo aver intuito che la madre vi-
veva in una situazione di peccato,
si offrì al Signore per la sua conver-
sione. Ci riferisce il primo biografo
don Crestanello: "Laura soffriva nel
segreto del cuore ... Un giorno de-
cise di offrire la vita e accettare vo-
lentieri la morte, in cambio della
salvezza della mamma. Mi pregò
anzi di benedire questo suo arden-
te desiderio. lo esitai a lungo".
Accentuò l'ascesi e con il con-
senso del confessore, abbracciò
con voto i consigli evangelici. Con-
sunta dai sacrifici e dalla malattia,
morì a Junfn de los Andes (Argen-
tina) il 22 gennaio 1904. Nell'ultima
notte aveva confidato: "Mamma, io
muoio! L'ho chiesto a Gesù da
tempo , offrendogli la mia vita per
te, per ottenere il tuo ritorno a
Dio ... Mamma, prima della morte
non avrò la gioia di vederti penti-
ta?". Nel giorno del funerale di Lau-
ra la mamma ritorna ai sacramenti
ed inizia una nuova vita.
La sua salma è nella cappella del-
le Figlie di Maria Ausiliatrice a Ba-
hia Bianca (Argentina) . Il 3 settem-
bre 1988 sul "Colle delle beatitudini
giovanili", alla presenza di migliaia
di giovani partecipanti al "Confron-
to '88", il papa Giovanni Paolo Il
l'ha beatificata e proposta ai giova-
ni quale modello di coerenza evan-
gelica portata fino al dono della vi -
ta, per una missione di salvezza. La
memoria si celebra il 22 gennaio.
Zefferino , tentò ancora una sortita, ma
fu battuto definitivamente. Trattò la re-
sa con l'unica persona di cui si fidava,
il salesiano don Milanesio. Si presentò
al Generale Roca e poté conservare il
titolo di "Gran Cacico", e il territorio del
Chimpay per il suo popolo.
IL FIGLIO DEL CACICO
Zefferino nacque il 26 agosto 1886. A
undici anni suo padre lo iscrisse nella
scuola governativa di Buenos Aires :
voleva fare di lui il futuro difensore de-
gli araucani della Patagonia. Il ragazzo
però si trovò a disagio e il papà lo tra-
sferì nel collegio salesiano. Qui comin -
ciò l'avventura della grazia che avreb-
be trasformato un cuore non ancora il-
luminato dalla fede in un testimone e-
roico di vita cristiana. A dodici anni fa-
cendo la prima comunione stipulò un
patto d'assoluta fedeltà al suo grande
amico Gesù. Esemplare il suo impe-
gno nella preghiera, nella carità e nei
doveri quotidiani. Questo ragazzo, che
trovava difficile "mettersi in fila" e "ob-
bedire al suono della campana", di-
ventò un vero modello. La sua parola
veniva accolta dai compagni. "Sem-
brava che si fossero invertite le parti:
l'indio convertiva i bianchi".
Un giorno, quando Zefferino era
aspirante nella colonia salesiana di
Viedma, Francesco De Salvo, veden-
dolo saettare in groppa ad un puledro ,
gli chiese: "Zefferino, cosa ti piace di
più?". Si aspettava una risposta relati -
va all'equitazione , arte in cui gli arau -
cani erano maestri, ma il ragazzo fer-
mando il cavallo rispose: "Esser sacer-
dote!", e proseguì la corsa.
Il nonno di Zefferino, Cacico Calfucu-
ra, era stato il "re del deserto" per 40
anni. Aveva sostenuto storiche batta-
glie, ma nel 1872 fu sconfitto. Qualche
anno dopo, Cacico Manuel, padre di
Fu proprio negli anni di crescita in-
teriore che il fisico di Zefferino comin-
ciò a cedere. Si ammalò di tubercolosi.
Lo si trasferì nel suo clima nativo ma il
beneficio fu passeggero. Monsignor
Cagliero pensò allora di portarlo in Ita-
lia dove avrebbe ricevuto migliori cure
mediche. A Frascati egli testimoniò
un 'eccezionale bontà. Il 28 marzo ven-
ne ricoverato nell'Ospedale Fatebene-
fratelli dove si spense 1'11 maggio
1905 a 19 anni. Le sue spoglie si tro-
vano al Santuario di Fortin Mercedes
sul Rio Colorado . La sua tomba è meta
di continui pellegrinaggi , perché gran-
de è la fama di santità in mezzo alla
sua gente. Venne dichiarato venerabi-
le il 22 giugno 1972.
Battezzato il 24 dicembre 1888 da
don Milanesio a Choele-Choel , del-
l'infanzia di lui non si conosce che un
episodio, frutto della sua inesperta vi-
vacità. Un giorno divertendosi sulla
sponda del Rio Negro, cadde e fu tra-
volto dalla impetuosa corrente di quel-
le acque profonde. I genitori accorsi
alle grida dei compagni , vedendo im-
possibile ogni umano tentativo di sal-
vataggio , con la morte in cuore , leva-
rono le braccia al cielo, implorando un
miracolo. E il miracolo avvenne. Le ac-
que del fiume depositarono il piccino
sano e salvo, come un nuovo Mosè,
sulle sabbie della riva.
Nell'estate del 1902, monsignor Ca-
gliero, in visita pastorale al territorio
del Neuquen giungeva al fiume Alu-
minè per evangelizzare la . tribù del
vecchio cacico Namuncura. E una del-
le pagine più suggestive del grande
apostolo della Patagonia, e s'inquadra
a meraviglia nello sviluppo delle infuo-
cate aspirazioni di Zefferino. Come de-
scrivere la sua gioia quando seppe
della prima comunione di suo padre e
delle numerose conversioni della sua
tribù? Il sogno dell'apostolato dovette
acuirgli lo spasimo dell'attesa. Ma in
cielo era scritto per lui un altro destino.
Nel 1903 la sua vita volgeva lenta-
mente al tramonto.
LA FORZA DEI LAICI
L'Argentina non è solo Patagonia
e non so lo ricordo del passato. Cin-
que ispettorie con 750 sales iani e 3
ispettori e con 600 suore FMA costi-
tuiscono un vero esercito, impegnato
ad accompagnare la crescita decisa
di una naz ione chi amata ad un fu-
turo di grandi valori umani . La ri c-
chezza sa lesiana più grande dell 'Ar-
gentina è il lai cato impegnato nel -
!'educazione dei g iov ani. Le opere
sono praticamente gestite totalmen-
te da loro con la presenza animatri -
ce dei sa les iani. La proporzione è di
I sales iano a 30 laic i. Ma s i tratta di
laici fo rmati c ri stianamente ed inna-
ns SETTEMBRE 1998

3.8 Page 28

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morati di Don Bosco, conosciuto
profondamente. Probabilmente que-
sto dato costitu isce l a verifica mi-
gliore e inconfutabile di tutto il lavo-
ro svolto, ma anche la premessa di
un futuro di sicuro carisma salesiano.
ONAS E GUANACO, UNA SIMBIOSI
Il 15 febbraio 1893 partì la spedizione organizzata da monsignor Fagnano
per stabilire il posto di un nuovo insediamento missionario. Sbarcati sulle rive
del Grande Fiume si accamparono "e, scrive lo stesso prefetto apostolico , visi-
tammo il posto, che ci parve appropriato per la missione. Decidemmo di co-
struirla nelle vicinanze di un lago, a circa cinquecento metri dal fiume, nel punto
in cui sicuramente si svilupperà il porto più importante della Terra del Fuoco".
Si fermarono pochi giorni, sufficienti a monsignore per formarsi un'idea degli in-
digeni. Scrive infatti : "Gli Onas sono forti , ben formati , predisposti ad apprende-
re. Credo che non sarà conveniente unirli agli Alakaluffi , dal momento che que-
sti sono ormai stati contagiati da molte delle malattie portate dagli europei".
Tornati a Punta Arenas , ci si preparò alla spedizione, approntando i materiali
per le costruzioni e una prima scorta di viveri. Salparono nel giugno del 1893,
capo spedizione don Giuseppe Beauvoir. Solo in novembre, dopo numerose
avversità, riuscirono a celebrare la prima messa sulla spiaggia di quella che di-
venne la missione di "Nostra Signora della Candelaria". Altri quattro mesi ci vol-
lero perché il primo gruppo di indi si avvicinasse . Don Beauvoir li descrive così:
"Si presentarono sulla riva destra del fiume tre soggetti vestiti come cristiani ,
seguiti da sei indi, donne e una grande quantità di cani". Vennero distribuiti dei
biscotti ... Il giorno seguente "apparve una colonna interminabile di indi tutti ve-
stiti con pelli di animali". La loro diffidenza svanì non appena furono divisi i viveri.
Così iniziò l'opera di evangelizzazione. Era il 25 marzo 1894. Monsignor Fagna-
no, impegnato ad assicurare i rifornimenti , nel luglio fece partire un'imbarcazio-
ne di 300 tonnellate per La Candelaria. Il suo arrivo, un vero evento , segnò l'ini-
zio di un periodo di intenso lavoro per la costruzione di numerose opere .
È interessante conoscere l'organizzazione degli indi prima dell 'arrivo dei
missionari. Essa presentava caratteristiche che condizionarono profondamente
l'opera dei salesiani. La presenza degli indi nella Terra del Fuoco era molto più
concentrata che non nelle altre zone della Patagonia. Vi convivevano Onas,
Haus e Alakaluffi , a contatto con la natura, quasi parte integrante di essa. In
particolare gli Onas, cacciatori nomadi, dipendevano dal lama guanaco. Divisi
in sottogruppi , chonkoiuka (o Onas del nord), parika (gente della prateria) e
hérska (gente del bosco) , reciprocamente ostili , consideravano il Grande Fiume
il naturale confine dei rispettivi territori . La loro caratteristica più importante con-
sisteva nell'essere strettamente vincolati a determinate specie animali , di cui
conoscevano perfettamente i percorsi migratori stagionali , sulla base dei quali
costruivano i propri itinerari. Gli spostamenti avvenivano entro zone ben delimi-
tate, ognuna appartenente a un gruppo o banda, la cui composizione raramente
superava i cinquanta individui. L'abbondanza dei guanaco permetteva una defi-
nizione dei territori equa ed equilibrata.
Il primo contatto con i bianchi si sviluppò intorno alle miniere aurifere , il che
non generò modificazioni nel sistema di vita indigeno. Al contrario, ciò che de-
terminò una trasformazione radicale fu la politica di colonizzazione attuata dai
governi cileno e argentino (1890-1897). La creazione delle tenute , con i loro
terreni recintati , la introduzione degli allevamenti ovini e la diminuzione drastica
dei guanaco causarono la fine del sistema indigeno: alcuni vennero trasferiti
nelle missioni, la maggior parte scomparve , vittima delle malattie introdotte dai
bianchi , dell'alcol o della caccia che si mise in atto contro di loro. Lo stesso Fa-
gnano scrive : "Gli indigeni furono trasferiti in terren i più poveri , generando così
situazioni estremamente conflittuali per cui essi aggredivano i pastori , rubavano
il bestiame , distruggendo i recinti, fino ad arrivare a veri e propri episodi di
guerra... I missionari salesiani si trovarono ad operare in situazioni estrema-
mente delicate e conflittuali.
SETTEMBRE 1998 BS
L'AMBIENTE
La Patagonia si trova all 'estremità
meridionale del continente sudame-
ricano e fu ch iamata con questo no-
me da Magellano e dal suo cronista
Pigafetta, arenat i presso una costa
solitaria e fredda durante l'inverno
del I 520. A lcun i storici sostengono
che deri vi da un soprannome dato
agli indigeni a causa dei loro pied i
gross i ; altri pensano che possa esse-
re stato preso in prestito dal perso-
naggio di uno dei romanzi cavalle-
reschi che allora andavano molto cli
moda.
Collocata a sud del Rio Colorado,
la vasta regione dell a Patagonia
copre più di un quarto dell a intera
supe1ficie cle ll' Argenti na, con una
serie di aridi altipiani che scendono
dalle Ande verso le frastagliate sco-
gliere della costa atl antica. Le Ande
patagoni sono più basse di quelle
settentrionali e sono punteggiate da
laghi , prati e ghiacciai . Gran parte
dei pendii sono ricoperti da foreste.
Le steppe centra i i sono sferzate da
venti impetuosi che diventano sem-
pre più insistenti man mano che si
scende a sud.
La Tierra del Fuego , all 'estrem ità
meridionale del Sud America, rap-
presenta l' ultimo lembo del conti-
nente; più a sud di questo terr itori o
c'è solo l'Antartide. Sembra che il
nome venga dai primi esploratori
europei che, navigando al l argo di-
retti verso ovest, scorgevano mol tis-
simi fuochi accesi dagl i aborigeni.
Dal punto di vista geografico,
l ' Arcipelago dell a Terra del Fuoco
comprende tutte le terre a sud dell o
Stretto di Magellano e a nord dello
Stretto di Drake, ma so ltanto a un ' i-
sola, la Isla Grande, è attribuito uf-
ficialmente il nome di Terra de l
Fuoco. A est e a ovest di questa si
estende un labirinto di canali , lagu-
ne, isolette e fiordi in gran pa,te di-
sab i tati e ancora da esp lorare.
Ferdinando Colombo

3.9 Page 29

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IL DOCTOR J.
di Jean-François Meurs
IL NASO
SULLE SCARPE
<< C aro doctor J. , ho un gros-
so difetto : sono terribil-
mente timido. Mi sento a disagio in
un gruppo e se mi rimproverano
per il mio silenzio, mi blocco ancora
di più. Eppure mi piace stare insie-
me agli altri. A scuola ogni interro-
gazione è un supplizio: mi inceppo,
balbetto, e i compagni mi prendono
in giro. Forse sono infastiditi quanto
me del mio imbarazzo . Mi viene
voglia di nascondermi sotto terra.
Non è che gradisca di più i compli-
menti, mi fanno arrossire, divento
goffo, non so cosa rispondere, e
probabilmente faccio la figura del
cretino . Perciò cerco di non farmi
notare, e ci riesco: per qualcuno
sono l'uomo invisibile. Eppure ho
voglia di mostrarmi, di essere con-
siderato per quello che sono. Invi-
dio quelli che si trovano ovunque a
loro agio, e nello stesso tempo li
disprezzo, perché ci sono, nel muc-
chio, dei grandi papaveri che fanno
molto rumore, ma hanno poco cer-
vello. Ma perché criticarli se anch 'io
vorrei essere come loro? Ecco, for-
se ti ho infastidito con la mia lunga
e confusa lettera, ma c'ho provato
parecchie volte, bisognava che mi
decidessi. Allora, potrò cavarmela?
(David, Corigliano).
Caro David,
la timidezza sarebbe un difetto
quasi carino , se non rovinasse la
vita di molti ragazzi/e. Ce ne sono
centinaia come te che non hanno
fiducia in se stessi , e che, guardan-
do la punta delle loro scarpe , so-
gnano imprese grandiose che per-
metterebbero loro di essere final-
mente riconosciuti per quello che
sono. Adesso seguimi: saresti a
disagio vedendo qualcuno arrossire
davanti a te? Confessa che è piut-
tosto toccante e che ti viene subito
voglia di perdonare una stupidag-
gine, che è molto più simpatico di
quei "grandi papaveri ", come li
chiami tu , che vogliono imporsi e
non si rendono conto che pompano
aria e sono ridicoli. Tu sei dalla
parte della delicatezza, della sensi-
bilità: è molto meglio. Si apprezzerà
il fatto che sei un po ' riservato e
non parli a vanvera.
Quelli che si pavoneggiano , e
che tu invidi , hanno anch 'essi i loro
dubbi , che nascondono sotto un'a-
ria da gradassi. Può darsi che parli-
no più forte nella misura in cui le
loro paure sono più forti . In quanto
a te, tacendo puoi guardare con
occhi ben spalancati, ascoltare tut-
t'orecchi , riflettere , capire . Ti puoi
interessare dell 'altro , indovinare i
suoi bisogni , ciò che gli fa piacere .
È una carta da giocare!
Scrivendomi , hai fatto un tenta-
tivo che indica che sei pronto a in-
vestire su di te , che sei capace di
cavartela. Ma niente impazienze ,
non si cambia dall'oggi al domani .
Tieni conto del tempo. Sei nell 'età
del passaggio , e poco a poco ac~
quisterai sicurezza . Tocca a tutti
misurarsi con questo problema .
Renditi conto che non vali meno
degli altri ; ciò che ti manca è l'oc-
casione di mettere in mostra le tue
qualità. Ci sono gruppi dove si im-
para ad ascoltarsi e a lasciar posto
a tutti. Se gli animatori hanno un
po ' di tatto, ti farann o capire che i
tuoi si lenzi non significano che non
partecipi , o non capisci , e ancora
meno che disprezzi quello che si
dice. Ti lasceranno scegliere il mo-
mento della tua iniziativa.
Qualche volta però
è meglio buttarsi.
Quando ti devi pre-
sentare in un gruppo ,
respira profondamen-
te , concentrati , e vai:
"Mi chiamo David, so-
no molto timido, ma
con la vostra simpatia
e il vostro aiuto, sento
che ciò cambierà". Sei
tu che devi vedere se
la cosa è possibile ;
questo potrebbe atti-
rarti simpatia. E può
capitare che anche
altri confessino la loro
timidezza.
È anche possibile che il proble-
ma sia più profondo , che la man-
canza di fiducia sia provocata dal-
l'educazione ricevuta. Molti adole-
scenti timidi hanno genitori timidi.
Forse non ti hanno dato abbastan-
za fiducia in te stesso super-pro-
teggend oti, o perché eccessiva-
mente esigenti e pieni di rimproveri.
Parlane a qualcuno di fiducia: può
aiutarti a prendere coscienza dell'o-
rigine del disagio che è in te.
La nostra società competitiva
non favorisce i timidi: valorizza l'au-
dacia, il risultato, e tende ad essere
senza pietà verso i deboli. Perciò,
se il disagio continua, può essere
necessario andare oltre, cercare un
aiuto psicologico, orientarti verso
un centro specializzato. potrai
trovare la persona che fa per te .
Probabilmente però non sarà ne-
cessario arrivare a questo. Esisto-
no tecniche che possono aiutarti a
ritrovare da solo l'armonia con te
stesso : lo sport, la distensione, lo
yoga ; sentendoti bene nel corpo , ti
sentirai bene anche nella testa.
Ad ogni modo sarebbe ingiusto
addossarti tutte le colpe. Non pen-
sare come tutti: non è un "handi -
cap", è una differenza. Ciò. che può
sembrare una difficoltà, è invece
una fortuna . È perché gli uomini
sono differenti che la vita è avvin-
cente e che noi possiamo arricchir-
ci a vicenda. Sarebbe un peccato
privare il mondo di tali ricchezze .
Grazie, comunque, caro David, del-
la tua sincerità. Scrivimi quando
VUOI·1. .. .
BS SETTEMBRE 1998

3.10 Page 30

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
Angelo Detrag,ache
G l o balizzazion e
-
~ eceodneoJrJn,ca( ' finanz,.aria
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~l~C -
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Strf,n1n:zt111,mp1t
.'}i.i111,I::.,,,!t/i;1111
GLOBALIZZAZIONE
economica, finanziaria
e dell'informazione
Angelo Detragiache
(a cura di)
SEI , Torino 1998
pp. 212, lire 21.000
Mentre è in calo la teo-
ria di politica economi-
ca chiamata "riforma li -
berale del capitalismo",
alcuni storici (in sintonia
con l'insegnamento del
Papa), nell'avvicinarsi
del terzo millennio, am-
moniscono che "il com-
pito centrale del nostro
tempo non è esultare
dinanzi al cadavere del
comunismo sovietico,
ma considerare , ancora
una volta, i difetti intrin-
seci del capitalismo.
Il libro affronta questi
problemi nodali a più
voci (uomini di Chiesa,
pol itici, scienziati, eco-
nomisti, sociologi, ban-
chieri, responsabili di a-
ziende): le cadute delle
ideologie, l'attuale smar-
rimento nella banalità
della vita, l'oscurarsi del-
l'orizzonte della speran-
za, l'inquietante scontro
fra le culture dagli esiti
contrapposti tra "omolo-
gazione consumistica e
fondamentalismi ".
~~~
LA MIA PRIMA BIBBIA
di Ale xander Pat-
Baxter Leon (raccontata
e disegnata da)
LDC, Leumann (To) 1997
pp. 480, lire 32 .000
La Bibbia narra la storia
della salvezza, descriven-
do eventi che possono es-
sere capiti a differenti livel-
li: amore , fiducia, promes-
se infrante e mantenute ,
soccorso nelle difficoltà,
errori commessi e perdono
ottenuto ... Si tratta di con-
cetti-chiave alla portata dei
piccoli , calati nella storia di
un popolo che è molto si-
mile al nostro , facilmente
capiti, interessanti da leg-
gere in gruppo , specie se
letti da persone care.
EDITRICE ELLE DI Cl
Le illustrazioni di gusto in-
fantile , che integrano viva-
cemente il testo e lo avvi-
cinano alla vita dei bambi-
ni , sono un moderno cor-
redo alle storie bibliche ,
scelte con particolare at-
tenzione , in modo da far
percorrere ai piccoli i primi
gradini dello scalone che
porta nel meravigl ioso
mondo della Bibbia.
DONNE NEL POPOLO
DI DIO
16 proposte
per incontri biblici
di Elena Bosetti
LDC, Leumann (To) 1998
pp. 160, lire 16.000
L'autrice di questo libro
propone degli incontri di ri -
flessione sulle donne della
Bibbia, attraverso un itine-
rario illuminato dal proget-
to originale di Dio sull 'uo-
mo -donna, creati a sua
immagine. Il tema è quan-
to mai affascinante e ne-
cessario per riconos ce re
la grazia specifica che Dio
riserva alla donna nella
storia della salvezza. Gli
incontri sono a modo di
lectio divina, accompagna-
ti da indicazioni di appro-
fondimento .
Il tema appare affascinan-
te per il tocco di bellezza
con cui Dio riveste la sua
Parola , ed è anche argo -
mento quanto mai utile, per
aiutare a superare sempre
di più una certa tendenza
unilaterale di leggere sol -
tanto al maschile il testo
sacro. Può servire per in-
contri biblici , per la Scuola
della parola, anche per la
meditazione personale.
DONNE
nel
poe._olo
cli DIO
365 GIOCHI E ATTIVITÀ
PER I PIÙ PICCOLI
Centro Catechistico
Salesiano (a cu ra di)
LDC , Leumann (To) 1998
pp. 240, lire 20 .000
s
Si tratta di un libro di gio-
chi educativi progettati per
accompagnare il cammino
di crescita nella fanci ul-
lezza : utili per esercitare la
memoria , per allenare le
capacità motorie e la de-
strezza, per sviluppare [I
comportamento sociale. E
una miniera di giochi e
una indispensabile fonte di
ispirazione per coloro che
hanno la missione di edu -
care i più pi ccoli nelle isti-
tuzioni educative.
Il libro serve agli educatori
come un sussidio inte-
grante l'attività scolastica.
Didatticamente offre un in-
dice iniziale dettagliato
che descrive le varie mo-
dalità di esecuzione dei
giochi , con le loro varie
caratteristiche .
ELLE DICI\\ : .
NON SI FA VENDITA PER
CO RRI SPONDEN ZA . I libri
che vengono segnalati si pos-
sono acq uistare presso le libre-
rie cattoliche o vanno richiesti
dire ttamen te all e rispe tti ve
Editrici.
SETTEMBRE 1998 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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~
SALESIANE
DIS-CRIMINI
Profili dell'intolleranza
e del razzismo
di Marcella Filippa
SEI , Torino 1998
pp. 21 O, lire 17.000
Ci vuole coraggio per non
celare il passato e non
utilizzare delle scorciatoie
nell 'interpretazione degli
eventi in cui, moralistica-
mente , il bene è da una
parte e il male dall 'altra.
Collocata in un discorso
interculturale, l'indagine
storica ricostruisce le origi-
ni degli atteggiamenti raz-
zisti , a partire da una defi-
nizione del concetto di
razza per toccare poi gli
spazi e le pratiche del raz-
zismo , fino a motivare al
lettore le molteplici manife-
stazioni di xenofobia nella
società contemporanea.
L'originale contributo dà
risalto non solo agli eventi
più noti , ma anche a quel-
li cui la storiografia ha
dato scarsa rilevanza o
taciuto . Farsi eredi di que-
ste trame del passato ,
senza valutarle dimen-
ticarle , è un atto ineludi-
bile per chi intenda vivere
oggi in modo consapevole
e responsabile .
PROFIU DEU:INl'OLLERANZA
E DEL RAZZISMO
EDUCARE
AD UNA CITTADINANZA
RESPONSABILE
Percorsi educativi
ed etici per l'uomo
del terzo millennio
di Marco Orsi
EMI , Bologna 1998
pp. 220, lire 22.000
Prm,ni ~ucorfrl eJ ald
{Wr l'UOfflO dd t,:r:p tni/lu,n;J,
Nell'ambivalenza della cul -
tura attuale , l'uomo sem-
bra il padrone della vita e
della morte , ma la tecno-
logia di cui si serve sta
sfuggendo al suo control -
lo. E contemporaneamen -
te , le istituzioni politiche
ed economiche non sono
in grado di risolvere con-
flitti , né di farsi carico dei
problemi. In tale contesto
spetta ai cittadini assu-
mersi la responsabilità di
rendere questo mondo più
accogliente per le genera-
zioni future.
Il terzo millennio ha biso-
gno perciò di persone che ,
nel contesto planetario ,
sappiano contemplare il
creato (la natura e la vita) ,
ma anche mettervi ordine
rispettandone leggi e limiti.
Il libro , mettendo al centro
dell 'etica sociale il valore
del servizio , propone una
pedagogia basata sul dirit-
to alla responsabilità , che
offre ai giovani l'oppo rtu-
nità di impegnarsi per il
bene comune.
LA SACRA SINDONE
Nuove scoperte
di André Marion
e Anne-Laure Courage
Neri Pozza, 1998
pp. 224, lire 26.000
Diventata oggetto ricercato
di visita da migliaia di per-
sone, accorse a Torino per
la sua ostensione , la Sin-
done continua a destare
meraviglie e non cessa di
sollevare dispute , anche
nella ricerca scientifica. Gli
autori di questo libro, dopo
aver esposto nel modo più
obiettivo la storia del telo
funebre e lo stato attuale di
questa scottante indagine ,
spiegano le loro scoperte :
"sono riusciti a far emer-
gere tracce di lettere latine
e greche intorno al volto
dell'uomo della Sindone".
La scoperta di queste scrit-
te fantasma , per la prima
volta portate a conoscen-
za del grande pubblico ,
apre numerosi interrogativi
ai quali cercano di rispon-
dere, dopo studi approfon-
diti , in modo razionale . Le
loro conclusioni non pos-
sono non rimettere in gio-
co l'autenticità dell 'insigne
documento .
ANDRÉ MAAION EANNE·l.AUAE CouAAGE
CQILA~li\\(CM
QJJTh'IlE(l))fil]E
Nuove scoperte
~
SUOR TERESA
VALSÉ-PANTELLINI
Figlia di Maria Ausiliatrice,
Apostola di Trastevere
di Luigi Castano
LDC, Leumann (To) 1998
pp. 158, lire 24.000
Le figure della santità ca-
nonizzata, scaturita nella
scuola di spiritual ità di S.
Giovanni Bosco , si arric-
chiscono di una nuova im-
magine , suor Teresa Val -
sé-Pantellini dell'Istituto del-
le Figlie di Maria Ausilia-
trice . L'autore ne traccia
una interessante biografia
inquadrata in una vocazio-
ne straordinaria.
Da ricca e nobile a lavan-
daia di borgata , Teresa
visse la sua breve vita co-
me un "angelo in carne "
umana, bruciando come
una lampada nell 'amore
del suo Dio e del suo
prossimo , ed illuminando
tutti quelli che la conob-
bero . Più che agiografia,
questa è una storia in cui
si incarna una vocazione
concreta : mette in risalto
una vita eroica sotto l'a-
spetto della santità perso-
nale e del genuino spirito
salesiano.
BS SETTEMBRE 1998

4.2 Page 32

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DJ EPASTICCHE... di Rita Salerno
QUALCOSA
SI MUOVE
L' idea è venuta alla regione Emi lia Romagna che
ha pensato di predisporre un corso specifico ,
destinato non soltanto a quelli che lavorano dietro alla
consolle , ma anche agli operatori della vita notturna.
L'iniziativa, organizzata a Cesena in collaborazione
con il sindacato locali da ballo e l'azienda sanitaria lo-
cale , coinvolgerà per oltre un mese i professionisti del-
le discoteche. Sei lezioni intense, in programma all 'o-
spedale Bufalini di Cesena, sul rapporto tra adole -
scenti ed ecstasy, le modalità di intervento e di pronto
soccorso in caso di intossicazione acuta di sostanze
psicoattive, la farmacologia e gli aspetti psicopatologici
indotti dalle nuove droghe e dall 'alcol. Ma c'è spazio
anche per le caratteristiche del mondo della notte e
della discoteca, argomento che i dj conoscono bene.
SETTEMBRE 1998 BS
I professionisti della notte vanno
a scuola per conoscere gli effetti
e i danni delle droghe più diffuse:
ecstasy, cocaina, ma anche alcol
e pasticche varie, che sempre
più di frequente girano in discoteca
e contro le quali occorrono
strategie più mirate.
PAROLA D'ORDINE: PREVENIRE
Scopo del progetto è quello di sensibilizzare chi lavora
in prima linea nel tentativo di arginare un fenomeno
dilagante . Sono soprattutto i giovanissimi tra i 17 e i
22 anni la fascia d'età maggiormente a rischio, anche
se cresce il numero di consumatori di ecstasy tra i
trentenni. Secondo una recente statistica, in Italia sono
100 mila i giovani dediti a queste nuove droghe . Un
dato impressionante . Andare a lezione per capire un
fenomeno in crescita, dunque. Per curare, e, se possi-
bile , prevenire.
Ma i diretti interessati che cosa ne pensano? Di parere

4.3 Page 33

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favorevole è Anna Pettinelli , che vanta una solida
esperienza ai microfoni di Radio Dimensione Suono .
"A me sembra una iniziativa assolutamente lodevole -
chiarisce tra un disco e l'altro - anche perché io la
ritengo la strada giusta per combattere il fenomeno
degli stupefacenti in discoteca".
L'adesione si spinge più in là: "Trovo però che questa
iniziativa non si debba fermare esclusivamente a colo-
ro che lavorano in discoteca . Per esempio , noi che
operiamo in radio possiamo essere tra i destinatari di
questo progetto e in questo senso non dobbiamo
essere trascurati. Noi parliamo tutto il giorno con i
ragazzi e non soltanto il sabato sera . Avendo un
seguito più ampio, noi più di altri dovremmo entrare a
far parte di questo progetto ". Per Anna Pettinelli è
chiaro che "l'iniziativa è nata in Emilia Romagna per-
ché è la regione d'Italia che vanta il maggior numero
di discoteche e dove probabilmente il fenomeno è più
pressante . Ma sono convinta che una campagna di
sensibilizzazione possa essere fatta anche in radio".
QUANTO CONTA UN DJ?
Le fa eco Bruno Cristofori del Silb (Sindacato italiano
locali da ballo) , secondo il quale "il messaggio di un dj
può valere più di tante campagne d'informazione ,
perché in lui i giovani vedono un modello da imitare".
Nel futuro del progetto c'è anche l'installazione di punti
informativi sul problema all 'interno delle discoteche e
anche un viaggio negli istituti superiori e nelle scuole
guida delle province dell'Emilia Romagna per avvici-
nare i giovanissimi più esposti al fenomeno. Ha le idee
chiare , la Pettinelli , sulle modalità concrete per argi-
nare il fenomeno . "Noi potremmo soprattutto raccon -
tare ai giovani quali sono gli effetti terribili e devastanti
delle droghe dell 'ultima generazione , perché , a mio
avviso, l'unico modo di fare prevenzione è di informare
la gente su quello che realmente accade".
PRO E CONTRO
Non tutti i professionisti della notte, però, la pensano
così. Per esempio , Linus, direttore artistico di Radio
Dee Jay , prende le distanze dal progetto. "lo credo
che sia più che altro una iniziativa pubblicitaria . Mi
sembra un tentativo da parte del movimento delle
discoteche di crearsi un'immagine positiva e nulla più .
C'è una differenza abissale tra quelli che leggono i
quotidiani e quelli che poi vanno in discoteca. Mi
sembra un progetto destinato a migliorare l'immagine
dei ritrovi di fronte alla stampa e agli utenti commer-
ciali più che a migliorare i ragazzi ". E in tono ironico
aggiunge: "Credi che un dj possa influenzare i consu-
matori? In parte può essere vero , nel senso che io
credo molto ai modelli di comportamento. Il dj è sicu-
ramente un simbolo per i ragazzi , però non si può
prendere il pulpito di una cabina dance come un pulpi-
t~ di una chiesa per mandare messaggi positivi ".
E contrario Linus all'ipotesi che vede le discoteche co-
me strada alternativa da battere per arginare il feno-
meno della cultura dello sballo e della droga. "A me
hanno chiesto molte volte di assumerci questa respon-
sabilità. Ma non vedo perché dobbiamo essere noi dj
a caricarcela sulle spalle. Se uno mi dice che la droga
I
Un po' di "discoteca" al raduno internazionale
dei giovani religiosi (Roma) ...
nella più grande allegria e nella serenità più piena.
fa male e mi convince di questo , io ne sto alla larga,
cosa che peraltro faccio . Ma non vedo perché dopo
debba andarlo a spiegare ai ragazzi , che comunque
non mi prenderebbero sul serio. Un diciottenne vive la
trasgressione come un modo per sentirsi più impor-
tante e dunque, se tu gli dici di non trasgredire perché
fa male, stai sicuro che il messaggio non arriverà mai
a colpirlo".
Non la pensa così Anna Pettinelli. "C'è una logica in
quello che afferma Alberto - aggiunge - ma mi sor-
prende che non abbia pensato alla sua radio che rag-
giunge un numero vastissimo di giovani . Andare in
una scuola sarebbe impossibile. Nessuno troverebbe il
tempo di andare nelle scuole per una sensibilizzazione
capillare sul problema. Ma noi abbiamo la radio e sia-
mo personaggi conosciuti e apprezzati : i ragazzi ci
stanno a sentire. Allora usiamo la radio che è un
mezzo fantastico".
IL CARICO ALLE AGENZIE EDUCATIVE ...
I ritrovi da ballo non vanno visti come il presupposto
per un 'azione preventiva ; semmai sono le agenzie
educative primarie quelle che debbono farsi carico
della questione . E questa la personale ricetta di Linus :
"Anche a costo di sembrare retorico , le misure ade-
guate devono partire prima dalle istituzioni , dalla
scuola e dalla famiglia . Le discoteche sono il termi-
nale, non il punto di partenza".
Sono ormai due o tremila i dj in Italia. E tra questi ci
sono tantissimi ragazzini che cercano di fare questo
mestiere solo per sentirsi importan.ti. Anche su di loro,
secondo Linus, bisogna vigilare. "E anche vero che ci
sono pierre, dj e discoteche che hanno cavalcato la
tigre della trasgressione ... E questi vanno considerati
sicuramente dei criminali . Però il fenomeno riguarda
una minima parte degli utenti della discoteca. Ogni
sabato sera si muovono circa due milioni di person~.
Non si può pensare che siano tutti tipi da sballo. E
ovvio che c'è una fetta che fa uso di droghe e che va
accuratamente controllata. A mio avviso i disk jockey, i
pierre e gli utenti del settore che ne hanno fatto un
uso sbagliato vanno emarginati. Ma tutti gli altri non
devono essere colpevolizzati per un problema che, in
fin dei conti , li coinvolge più come testimoni che come
parte attiva".
Mi agita un dubbio: Non è che oggi la discoteca sia
suo malgrado una agenzia educativa? O, se si vuole,
per i giovani in età evolutiva possono esistere luoghi ,
spazi , organizzazioni che non siano educativi?
o
BS SETTEMBRE 1998

4.4 Page 34

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- COME DON BOSCO
l'educatore
di Bruno Ferrero
LE FRASI
DA NON DIRE (2)
In una lettera Don Bosco scrive:
"Il sistema preventivo sia proprio di noi; non mai castighi penali,
non mai parole umilianti, non rimproveri severi in presenza altrui.
Ma nelle classi suoni la parola dolcezza, carità, e pazienza".
La lista delle parole che feri -
scono i figli può essere ancora
molto lunga.
"Come hai potuto essere così
stupido?" .
Ecco una frase che rischia di ap -
piccicarsi a vostro figlio come un'e-
tichetta per molto tempo. Potrà
scegliere di controbattere ripetendo
il proprio "stupido" comportamento
sotto altre forme o rinunciare. In
ogni caso nessun bambino dovreb-
be mai sentirsi dare dello stupido:
fa troppo male.
"Tu pensa alla scuola ... ".
Ha molte versioni , come: "Che cosa
ne capisci tu .. ." o "Vai a giocare e
lascia stare la politica! ". Sono usate
per rinviare qualcosa che soprat-
tutto i preadolescenti vogliono af-
frontare in quel momento . Suona
come: "Sei ancora un cretino e non
puoi capire". La rabbia aumenta
perché vengono ricacciati di colpo
dal mondo "serio" in cui vorreb-
bero entrare. E con nessuna
giustificazione ragionevole .
"Non si discute! È così e ba-
sta!"." Sta zitto!".
Dopo frasi di questo tipo un
bambino si contrae come
se fosse stato colpito fisi-
camente .
Sul suo
viso si
stampa
uno sguardo spento e abbattuto .
Ma non appena si sarà ripreso
assumerà un'aria di sfida o di-
venterà aggressivo . I genitori pos-
sono anche interrompere il qialogo,
ma non per questo vincere. E un'af-
fermazione che i genitori fanno qua-
si sempre per disperazione . Non
l'hanno convinto con la ragione e
cercano di imporgli le cose con at-
teggiamenti dittatoriali. Incontreran-
no resistenza e se anche i figli ob-
bediranno , lo faranno covando del
risentimento . Se i genitori non riesco-
no a dare una valida ragione alle
loro richieste , perché non ammetter-
lo? Potranno spiegare che si ren-
dono conto di non essere riusciti a
convincerli , ma che tuttavia ~ im -
portante che loro obbediscano. E im-
portante invitare i figli a fidarsi dei ge-
nitori anche se sono in disaccordo.
"Finché ti mantengo io, fai come
voglio io!" .
Usata in genere dai padri , il più
delle volte frutto d'ira.
Ferisce gli adole -
scenti proprio nel
sensibilissimo
punto della loro
sete d'indipen-
denza. Si sen-
tono un peso
morto nella fa-
miglia. È mol-
to meglio che
il padre di-
scuta il pro-
blema in sé. Dicendo chiaramente
il proprio punto di vista, senza
appellarsi al "ricatto economico".
"Fa' quello che vuoi!".
È la peggiore di tutte. Significa
semplicemente : "Tu non mi inte-
ressi più".
"Sei troppo giovane per... ".
Frase pericolosa, perché suscita la
reazione contraria a quella che
normalmente si pensa. Per esem-
pio : "Sei troppo giovane per fuma-
re", per il ragazzo significa : "Quan-
do sarai grande fumerai quanto ti
pare", cioè : "Fumare è una cosa da
grandi e se vuoi sembrare grande
devi fumare ". Così il ragazzo co-
mincerà a fumare appena si sente
grande. Lo stesso vale per la frase
"Sei troppo giovane per avere un
ragazzo ", con conseguenze facil -
mente immaginabili .
È vero quanto afferma uno psico -
logo : "I ragazzi normalmente credo-
no di avere due anni in più , i genitori
invece credono che abbiano due
anni in meno". Se ognuno si rendes-
se conto del suo sbaglio molte con-
testazioni familiari cesserebbero.
"Ciao, patatina ... ".
I preadolescenti hanno una sensibi-
lità acutissima nei confronti del
proprio fisico , quasi sempre si tro-
vano dei difetti mostruosi. Gli adulti
spesso si divertono a stuzzicare i
ragazzi prendendoli in giro. Una
ragazza rotondetta diventa "pata-
tina" o "cicciona" o anche "balenot-
tera". Un ragazzo grasso è facil -
mente "ciccia". Uno basso di statu-
ra è "tappo" o "piccoletto". Una ra-
gazza magra è "ossicino ", "carta
velina", "canna da pesca"...
I preadolescenti soffrono moltis-
simo , anche quando ostentano la
massima indifferenza. Soffrono il
doppio se i nomignoli vengono usa-
ti dai genitori. Li umilia anche sen-
tirsi chiamati con nomi bambineschi
("Cicci ", "Amore ", "Tesoro " e zuc-
cherini simili) di fronte a persone
estranee . Tutto ciò che li fa sentire
piccoli li irrita, tutto ciò che li fa
sentire grandi li gonfia d'orgoglio.
"Possibile che non puoi stare in
casa con noi?" .
Ha molte varianti : "Credi che la
casa sia un albergo?", "Te ne vai di

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
MEGLIO TACERE
È certamente più gradevole ricordare le parole che non sappiamo
pronunciare che non quelle gettate là impulsivamente,
delle quali ci pentiamo subito dopo, non appena capiamo
di aver provocato nei figli qualche escoriazione psicologica.
È importante però imparare a fare i conti con queste cadute
di tono, per poter valutare criticamente
e modificare gli atteggiamenti problematici che si nascondono
dietro certe frasi spiacevoli.
nuovo?". Purtroppo viene di solito
pronunciata quando il preadole -
scente è già pronto per uscire ,
dopo aver combinato tutto da tem-
po. Crea un dilemma nel momento
in cui è teso verso una soddisfa-
zione. Allora, o resta in casa con il
muso , facendo una figuraccia con
gli amici , o esce ugualmente sen -
tendosi un traditore della famiglia .
"Quel tuo amico/a non mi piace
per niente ", o "A casa del tale
non ci devi andare" .
Colpire gli amici dei figli (conquistati
spesso con gran fatica) provoca
un'autentica sofferenza e anche un
maggior attaccamento . Il problema
degli amici deve essere discusso
con molta calma e con dati di fatto ,
mai con pregiudizi.
"Fallo per me" (magari con sotto-
fondo di violini) .
È una forma vergognosa di ricatto .
Molto meglio discutere le motiva-
zioni di un eventuale rifiuto.
"Adesso no, non ho tempo" .
All 'uscita delle scuole elementari è
una situazione comune: il bambino
saluta la madre mostrandole tutto
orgoglioso il disegno fatto in classe .
"Mamma, guarda cos 'ho fatto og -
gi!". La madre, con l'auto in doppia
fila: "Non ora, adesso abbiamo fret-
ta". Per il bambino il messaggio
suona: "Non ho tempo per te e per
il tuo disegno". Avere figli da cre-
scere , significa anche condividere
con loro , nei limiti del possibile ,
quella cosa sempre più rara e pre-
ziosa che è il tempo.
L' esperienza mi suggerisce al -
cune espressioni particolari : la
prima, che pronunciamo sia adulti
che ragazzi , suona pressappoco
così : "sono fatto così e non ci pos-
so fare niente", con la variante "sei
fatto così e non vuoi cambiare per
nessuna ragione". Questa dichiara-
zione , usata spesso in momenti di
stanchezza quando viene meno la
voglia di confrontarsi e la capacità
di essere un po ' più flessibili, mi
sembra che implichi un rifiuto , sia
pure temporaneo , del dinamismo
che ogni famiglia sperimenta inve-
ce ordinariamente quando si abitua
a credere e a scommettere sul va-
lore della coeducazione.
Un 'altra frase 'dolorosa' credo
sia: "mi hai stufato", "non mi secca-
re più". È vero che i figli rivelano
una capacità eccezionale nell'espri-
mere richieste o bisogni nei mo-
menti meno opportuni ; i miei 'par-
goli', poi , hanno una spiccata attitu-
dine a volere tutto e subito . Resta
comunque vero che il 'mandarli
male' non è mai da parte mia una
scelta felice ; potrebbe indicare un
non aver tempo per loro , che credo
sia alla lunga una indicazione molto
problematica : ho sofferto io per
prima, tante volte , quando ho capi-
to che la mancanza di tempo di
un 'altra persona nei miei confronti
significava di fatto "mi importa poco
di te , ho cose più importanti a cui
pensare ". In questi casi vorrei sa-
per rispondere con un invito ad
avere pazienza, che sarebbe per
degli adolescenti ben più istruttivo
e costruttivo.
La terza esclamazione che vor-
rei non pronunciare mai è "questo
è un problema tuo", "sono fatti
tuot". E vero che con i figli non si
sa mai come comportarsi : più ti
dimostri sollecito , più risch i di es-
sere considerato un impiccione;
quando invece ti sforzi di rendere il
ragazzo più autonomo , rischi di
passare per un genitore snaturato.
Penso si possa raggiungere un mi-
gliore equilibrio mettendosi al loro
fianco e ragionando insieme sulle
cose da fare, sulle scelte da com-
BS SETTEMBRE 1998

4.6 Page 36

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CARTA DI COMUNIONE
di Piero Borelli
piere , aiutandoli a guardare ogni
situazione da più punti di vista,
soprattutto sapendo restare sol i-
dali , quando la decisione che
hanno preso è sbagliata e non ci
sono più margini di ripensamento
o di prevenzione.
Infine , nel mio vocabolario
familiare , c'è una frase veramente
'terribile ': "sono troppo arrabbiata
e non voglio parlare con te", riser-
vata alle occasioni più conflittuali ,
che inevitabilmente sono quelle
da cui si esce tutti sconfitti . Den-
tro di me, so che preferisco tace-
re quando ho paura di non saper
più orientare le mie parole in mo-
do costruttivo, ma mi rendo conto
che i figli percepiscono questa
mia reazione in modo ben più do-
loroso, come un traumatico rifiuto
di recuperare il dialogo fra di noi.
Per fortuna questa frase viene
pronunciata in genere di sera,
quando la stanchezza rende mol-
to più precaria la soglia della tol-
leranza ma anche la capacità di
tenere il muso. Poco dopo, a ta-
vola, si ricomincia a chiacchierare
su come è andata la giornata op-
pure, quando i figli se ne vanno a
dormire, c'è quel momento intimo
e magico della buonanotte in cui
non manchiamo di perdonarci a
vicenda per le cose andate storte
durante la giornata.
La gioia della riconciliazione è
sempre benefica ... e consente
per qualche giorno di godere la
presenza di figli un po' più dispo-
nibili e capaci di controllare me-
glio i propri comportamenti.
S ETTEMBRE 1998 BS
UNA VITA
FIRMATA
L'articolo 19 ritorna sul tema
della carità pastorale, che porta Cristo
dentro l'esperienza umana,
quindi diventa capace di unificare
la vita e la storia di ciascuno.
Articolo 19: "La grazia di unità".
D La vita di Gesù si può tradur-
re con una parola: carità, anzi ,
Carità . Gesù è la carità calata a
livello di esistenza conc reta , è
amore che "informa la vita" cioè la
modella, ristrutturando l'esperienza
quotidiana, a volte drammatica, di
ciascun uomo ; la riporta ad unità,
la indirizza verso l'unica meta ; un
amore capace di indicare a tutti e
ciascuno i percorsi della speranza,
un amore insomma che nobilita la
vita e la salva. Nessuno mai potrà
farne a meno , perché sarebbe co -
me rinunciare ad esistere .
Il cammino segnato dalla cari-
tà pastorale è perciò un percorso
"firmato" e la firma è quella di Dio .
Basta guardare la vita di Don Bosco
per accorgersi subito che è una vita
firmata . Porta questa firma, la firma
di Dio , del suo amore. Le imprese
pastorali di ciascuno , per quanto
grandi o eroiche , rischiano di rima-
nere sterili se sono fatte col solo
apporto umano, staccate dalla For-
za Originante , lontane dallo sguar-
do di Dio . Insomma l'uomo spi ri-
tuale deve permeare l'uomo fisico .
È necessario pregare per agire ,
pregare prima di agire, altrimenti le
cose grandi , sia personali che col-
lettive , sia dei singoli che dei gruppi
che della stessa congregazione ,
rischiano di essere soltanto fuoco
fatuo , luccichio di un momento.
D Da questo amore , e solo da
questo amore , nasce e si snoda
l'amore verso i giovani . E questo
intreccio di due amori diventa indis-
solubile , come il matrimonio . L'a-
more verso i giovani per la loro cre-
scita nella grnzia, per la loro sal -
vezza si alimenta solo attraverso
l'amore verso Dio . L'andare ai gio-
vani dei figli di Don Bosco è un
mov imento interio re, un a grazia,
una spinta di Dio... è vocazione ,
chi amata, di Dio più che volontà
uman a, più che buona volontà o
filantropia personale.

4.7 Page 37

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I NOSTRI MORTI
,,.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
MINONZIO sac. Alfonso , salesiano,
t Arese (Ml) il 20/02/1998 a 77 anni.
Figura di salesiano simpatico ,.aperto e
conversatore , ha dedicato i 77 anni della
sua vita all 'insegnamento di Lettere nelle
scuole superiori , alla educazione dei giova-
ni e al ministero sacerdotale , specie tra le
Figlie di Maria Ausiliatrice alle quali era
molto legato anche perché fratello di suor
Angela, ispettrice emerita. Amava profes-
sarsi salesiano di scarso spessore ; era
però genuino , cordiale , effusivo e ricco di
relazioni. La giovialità d'animo , l'autoironia,
la capacità di soffrire senza drammatizza-
re, il senso apostolico espresso nel dono
del proprio tempo agli altri in svariate
forme , costituiscono la sua lezione di vita e
il dono che egli lascia ai tanti exallievi che
lo hanno incontrato ed apprezzato .
VARRÀ sac. Gregorio, salesiano ,
t Bari il 06/01 /1998 a 48 anni.
Improvvisa e prematura la sua morte. Il
Signore gli è andato incontro sulla strada,
ove con palpitante "cuore oratoriano" era
andato incontro ai ragazzi più poveri , biso-
gnosi di una mano amica , di un cuore
paterno. Ha lavorato come parroco in uno
dei quartieri più poveri di Napoli con totale
dedizione per il Regno , capace di semina-
re germi di speranza e di testimoniare la
tenerezza di Dio a chi lotta quotidianamen-
te per non smarrire la dignità della vita. Ha
collaborato con responsabilità e fedeltà
come vicario ispettoriale, accompagnando
e sostenendo il cammino di giovani e di
confratelli in formazione. Ha espresso tutta
la sua capacità di missionario dei giovani
nei 6 anni di direttore di Napoli Don Bosco ,
realizzatore tenace del progetto "Napoli
Don Bosco '88", spendendosi generosa-
mente per i ragazzi in difficoltà.
Ha chiuso la sua esperienza terrena a Ba-
ri. Nell'attenzione ai ragazzi del centro pro-
fessionale e ai giovani dell'oratorio aveva
già cominciato ad esprimere la sua solleci-
tudine per chi è maggiormente nel biso-
gno. Già sentiva il provocante appello dei
tanti ragazzi di strada, increscioso spetta-
colo di un quartiere disastrato. Si appresta-
va a dare espressione concreta al le sue
sollecitudini, quando il Signore l'ho colto
su lla strada per condurlo alla meta.
COZZI sac. Stefano , salesiano ,
t Ravenna il 09/04/1998 a 74 anni.
Prete e uomo esemplare . Tranquillo, discre-
to , delicato , tollerante , don Stefano da tutti
si è fatto apprezzare per l' intelligenza
acuta, l'eloquio arguto, il tratto signorile , la
voce suadente. La Romagna è stata quasi
sempre la regione del suo apostolato fe-
condo , apprezzato , ricerc ato. Ravenna ,
Faenza , Rimini , Forlì hanno beneficiato
della sua attività apostolica, del suo inse-
gnamento , della sua direzione. Amici , exal -
lievi, penitenti lo hanno sempre cercato per
un accompagnam ento si curo e di screto :
una sua parola era attesa e benedetta.
MACCHIONI sac. Riccardo ,
salesiano ,
t Napoli il 25/04/1998 a 57 anni.
Salesiano fino in fondo , sensibilissimo , at-
tento ai giovani, acuto osservatore dei loro
comportamenti e dei loro bisogni spirituali ,
vigile sulla loro anima, pronto a intervenire
per correggere, consigliare, spingere ... I
novizi di cui fu , come socio del maestro ,
confidente e confessore per qualche anno ,
lo ricordano con affetto e gratitudine e lo
rimpiangono . I suoi suggerimenti erano
cercati e apprezzati . Riusciva ad appianare
le difficoltà mostrando sempre un grande
ottimismo. Rispettoso delle idee altru i
sapeva tuttavia difendere le proprie con
grinta e intelligenza. Cosciente che si an-
dava spegnendo, ha atteso la venuta del
Signore con tranquilla trepidazione , e fin-
ché ha potuto ha aiutato i numerosissimi
giovani che da ogni parte continuavano a
scrivergli o telefonargli per avere consigli e
orientamenti. Proprio per loro ha dettato un
messaggio prima di morire.
MORANDINI Carlo , exallievo,
t Segrate il 27/01 /1998 a 73 anni.
Primo di dodici fratelli dieci dei quali exal-
lievi salesiani. Due sorelle e una zia Figlie
di Maria Ausiliatrice, due cug ini missionari
salesiani. In casa si respirava Don Bosco.
Tra le sue grandi devozioni quella a Maria
Ausiliatrice era al primo posto . Sempre di-
spon ibil e, come gli avevano insegnato i
suoi insegnanti salesiani , ha messo a di-
sposizione la sua preparazione e compe-
tenza nella parrocchia, portandovi l'entusia-
smo e l'esempio di una fede viva e forte.
MANGANARO Lidia ,
cooperatrice salesiana,
t Portici il 10/03/1998 a 76 anni .
È venuta a mancare al nostro affetto una
nostra stimatissima sorella. Generosa nel
suo sì continuo a Cristo e a Don Bosco, ha
lavorato con vero entusiasmo per i giovani
dell'oratorio , che l'hanno vista e sentita
sempre come una mamma buona e affet-
tuosa. Fu vicina al parroco, che sostenne
soprattutto per la costruz ione della nuova
chiesa parrocchiale. La sua vita , fatta di
disponibilità e di servizio , ci è di esempio
luminoso .
È bello tramontar~
dal mondo verso !)10
affinché in Lu1
si possa risorgere! .
(S . Ignazio di A11tioc/11a)
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d 'un legato:
« .. . lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire .. ., (oppure)
l' immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dall 'Ente,
e particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
I~ E.U-l:-:J
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l 'uno o l'altro dei due Enti su
indicati :
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dal! 'Ente, e particolarmente
per l'esercizio del culto, per la
fomrnzione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari
e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB . Il testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
BS SETTEMBRE 1998

4.8 Page 38

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A un exallievo doc, e cooperatore, la rubrica "storia nostra"
UNA VITA
AL MASSIMO
di Arnaldo Scaglioni
Un uomo di grande umanità,
un professionista di grande competenza,
un cooperatore di grande fedeltà,
un exallievo doc, uno straordinario
amico di Don Bosco e dei salesiani.
Il dottor Vero Pellegrini rimane negli
annali dell'opera salesiana di Parma,
nella memoria collettiva di una città,
nella stima incondizionata di tutti quelli
e che l'hanno frequentato e conosciuto.
Il dottor Pellegrini riceve da don Bosoni
il distintivo d'oro a Vico Equense, nel settembre 1984.
erto non è possibile separare Padre Pio di Paima, assistente dei quistate ed anime da conquistare.
il dottor Vero Pellegrini dalla carcerati, santo dei poveri, al beato La devozione al santo della gio-
sua città, la Parma del bel Conforti, fondatore dei saveriani. ventù è centrale in tutta la sua vita.
San. Giovanni, la città dell'Angiol Avendolo conosciuto e visto da vi- Il suo cammino di fede è scandito in
d'oro. Né dalla sua professione, cino non disdegnerei di aggiungere sintonia col carisma di Don Bosco.
esercitata col massimo di onestà e il suo nome. Vero è ancora vivo a Di lui comunica l'entusiasmo, l'ot-
dedizione, e nemmeno dai suoi sale-
siani, onorati e interpellati in tutte le
iniziative di spessore che egli ha at-
tivato. La Bassa Parmense che gli
ha dato i natali - era il 13 novembre
Parma. Portano il suo nome la nuo-
va palestra dell'istituto salesiano
San Benedetto, il parco ex-macello,
a lui dedicato tramite un referendum
popolare. Tra i malati si è sempre
timismo, la fiducia. Nell"80 l'ispet-
tore don Angelo Viganò è ali' ospe-
dale Niguarda di Milano. U suo
stato di salute è preoccupante fino a
farne temere la perdita. Il dottor
1918 - cede gli onori in favore della
città che lo ha fatto crescere come
studente ginnasiale presso i salesia-
ni del San Benedetto, con il prose-
guimento degli studi liceali a Valsa-
lice di Torino, fino ad accoglierlo
nella sua facoltà di medicina, in cui
si laureò a soli 24 anni in chirurgia,
con la massima votazione.
mosso come un buon samaritano, e
questo lo rende ancora vicino alla
gente. Nel giorno del suo funerale ,
12 settembre 1991, più di uno, per
la dedizione e il dono di sé, lo ha
associato a padre Lino e al dottor
Moscati, dichiarato santo da Gio-
vanni Paolo II.
Vero lo va a trovai·e, portando con
una reliquia di Don Bosco: "il
nostro santo farà quello che deve
fare ", si lascia sfuggire commosso
all 'atto del commiato. Don Angelo
guarirà. Il dottor Vero porterà con
quel pomeriggio di agosto come
dono del Signore.
L'APOSTOLATO MEDICO
La professione fu per lui il suo
apostolato: diventa l'angelo dei ma-
lati, 1'amico di chi ha bisogno, di
chi è solo. Parma annovera tra i suoi
figli personaggi illustri nel campo
dell'arte, della scienza, dell'etica:
da Correggio a Verdi, dalla venera-
bile Adorni, fondatrice di una con-
gregazione femminile per le ragazze
pericolanti, al venerabile Lino, il
L'AMORE A DON BOSCO
Raccontò egli stesso che un giorno
gli chiesero come avrebbe diviso l'u-
manità, se fosse stato costretto a se-
parai-la in due categorie antitetiche.
Preso alla sprovvista, rispose la cosa
più ovvia: in buoni e cattivi. Poi
commentò: "Io non so quale risposta
mi darebbe ciascuno di voi , quello
che so è che Don Bosco in ben altro
modo avrebbe diviso questa povera
umanità, avrebbe detto anime con-
AD...DIO
"Non ho paura di morire", mi dice
con voce commossa qualche giorno
prima del suo ad ...Dio. Lo ricordo
appoggiato su una pila di cuscini,
investito dalla luce di una mattinata
di sole. "Maria Ausiliatrice e Don
Bosco mi stanno aspettando", ripe-
teva con serenità e voce sicura. In
quel momento mi sono sentito come
uno dei suoi tanti pazienti che, al
vederlo armato della sua caratteri-
SETTEMBRE 1998 BS

4.9 Page 39

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del mese di settembre.
stica "borsa" professionale conte-
nente i.. "ferri del mestiere", lo sa-
lutavano come "el me dottor".
Prima di mettersi definitivamente
a letto - ali 'indomani di una dia-
gnosi senza appello - volle far visi-
ta a un caro amico, Venerio Rossoli-
ni . "Oggi è venerdì, tra poco tocca a
me'· confida, uscendo commosso
per quell'ultimo incontro. La sua
amicizia con i Rossolini era risaputa
da tutti , soprattutto per il legame
con monsignor Pietro, per parecchi
anni rettore del duomo di Panna e
apprezzato per preparazione cultu-
rale ed efficacia di parola.
Alla morte di monsignore, così
egli si espresse di fronte a centinaia
di persone in uno dei convegni , di-
ventati famosi e attesi, che lui stesso
organizzava per mobilitare e anima-
re culturalmente la sua città: "La
morte è dono d ' amore, esercizio di
carità, storia di vita". Il commosso e
lunghissimo applauso, nel giorno
del suo funerale, di una folla mai
vista a memoria di uomo sottolinea
ancora una volta l'affetto di quanti
lo conobbero come uomo, come me-
dico, e soprattutto come exallievo
salesiano, la cosa cui teneva di più.
IL DISTINTIVO D'ORO
"In un mondo malato di sfiducia,
tocca a noi guarire questi mali e ser-
vire la causa della solidarietà, che
non è privilegio di pochi, ma deve
essere la bandiera di tutti gli uomini
di buona volontà". In queste espres-
sioni si può sentire contemporanea-
mente il linguaggio della sua pro-
fessione e la sua anima di apostolo
ed exallievo. La data del 3 dicembre
1977 segna per l' istituto salesiano
di Parma e per l'Unione exallievi
Don Bosco l'inizio di una interes-
sante attività, destinata a tutta la
città. Fu lui stesso ad affermarlo in
un corsivo per il Corriere di Parma .
Dal '77 al '91 si tennero ben 26
convegni culturali, che hanno susci-
tato grande concorso di folla e inte-
resse altissimo. Tra i relatori, uomi-
ni di primo piano del mondo della
scienza (Zichichi), del giornalismo
(Torelli, Selva, Molossi), della cul-
tura (Scivoletto, Occhiocupo), della
congregazione (il rettor maggiore
don Viganò, il cardinal Castillo),
della Chiesa (monsignor Rossolini).
Don De Censi, allora direttore del-
l 'Istituto, ebbe a definirli " il cate-
chismo degli anni '80". Ogni conve-
gno offre confronti e apre prospetti-
ve nuove per l'intera città. Nel '77
prende il via anche la stagione dei
convegni riservati all'Unione Exal-
lievi di cui è president~.
La comunione e la condivisione
con la famiglia salesiana venne vis-
suta, intuita, orientata già a quanto
il Capitolo Generale dei salesiani
dirà nel '96 sui laici collaboratori ...
L' ante litteram è datato con molto
anticipo e con grande fiuto profeti-
co. L'unione exallievi di Panna è la
prima unione in tutta la congrega-
zione, perché nata nel 1896. Pamrn è
l'ultima casa decisa da Don Bosco e
la prin,a aperta dal suo successore. Il
nostro dottore, come presidente del-
1'Unione, ma anche come semplice
membro, gli ha dato una carica e un
entusiasmo difficilmente superabili.
Il distintivo d 'oro, ricevuto nel
1984, instaura una fortissima amici-
zia col rettor maggiore, che non solo
apprezza, ma ama come i giovani di
Torino amavano Don Bosco. A Par-
ma don Egidio come relatore venne
due volte; il clima attorno a lui è
quello dei figli verso Don Bosco.
Il San Benedetto è come Valdoc-
co, ci sussurrava con confidente
compiacenza all'indomani della ma-
nifestazione. La stessa Università di
Parma conferisce a don Egidio la
laurea ad honorem. "Parma è una
città salesiana come altre sono fran-
Il dottor Vero e don Viganò,
al convegno del 1987.
Prn hie a cornoo t
0
re e~s? •Il ll'ev
Esaudisci, Don Bosco Santo,
la preghiera che noi exallievi,
educati al tuo esempio
e al tuo insegnamento,
sotto la guida illuminata dei superiori,
Ti rivolgiamo :
Dacci forza e coraggio
per realizzare il tuo messaggio cristiano.
Sii per noi di sprone
a divenire sempre migliori
come cittadini e come exallievi
secondo i nostri talenti.
Aiutaci
ad essere al servizio dei nostri fratelli,
Accresci la nostra fede.
Ti promettiamo
di combattere l'ingiustizia,
il ricatto, il compromesso,
la superficialità, l'indifferenza,
il rispetto umano.
Ti promettiamo
di cercare la concordia, la dolcezza,
l'amabilità, la fratellanza, la pace.
Ti promettiamo
di difendere in ogni circostanza
la dignità dell'uomo.
E nel fare queste promesse
Ti preghiamo
di vegliare sulla Famiglia salesiana
sui nostri cari e su tutti noi.
cescane, benedettine o gesuite", af-
ferma con sicurezza.
DON BOSCO
FINO ALLA FINE
Il nome di Don Bosco abitava
sempre sulle sue labbra, nei suoi sa-
luti. "Coraggio, Don Bosco ci assi-
ste", ripeteva perfino a chiusura del-
le sue ricette. Nel!' espressione: "la
guida illuminata dei superiori" è
tutto il suo affetto di exallievo e
cooperatore.
L'espressione buoni cristiani,
onesti cittadini è la più citata e co-
nosciuta di Don Bosco. Ha varcato
le frontiere del mondo intero ed è la
base di ogni progetto uomo. Buonj
ed onesti sono gli uomini di buona
volontà. Da soli non possiamo far-
cela, "quindi Dio - Vero è l'uomo
del devi, dei valori - deve entrare
nei sogni dell'uomo e l' uomo nel
disegno di Dio". La bontà e l 'onestà
sono le coordinate su cui il dottor
Pellegrini ha costruito la sua vita.
Suo sogno era portare la sua profes-
sionalità di medico e di chirurgo in
terra di missione, in Etiopia in parti-
colare. Ogni anno ha aiutato con
munificenza la missione.
Una bambina a Dilla - in Etiopia
- porta il suo nome, Vera; ne perpe-
tua il ricordo e la vitalità.
BS SETTEMBRE 1998

4.10 Page 40

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tJ\\\\SS\\ON\\
Quando la carità è viva nel mondo aleggia la speranza.
APIS... COME L,APE
di Giancarlo Manieri
Continuando il check-up
delle associazioni
caritative sorte
per aiutare i missionari,
ecco l'A.P.I.S.
(Associazione pro India
Sud), giovane come età
ma già impegnata a tutto
campo per regalare
speranza dove
la disperazione trova
terreno fertile.
E bbene no, non si tratta di
un 'ape, a dispetto del nome
latin o, che indica l'industrio-
so in setto il cui nettare cura una
quantità di malattie . . . Non è un 'a-
pe, eppure dell'insetto ha tutta l'o-
perosità, l' intraprendenza, la soler-
zia. Non so se il bene abbia bisogno
di eroi per rendersi visibile. Forse
no, perché il bene è il seme dell a
vita, la cosa più comune, più ecu-
menica, più scontata per l'uomo .. .
o forse sì, data la carenza sempre
più macroscopica di fatti di bene di
cui soffre la moderna civiltà.
Quello che so per certo è che il
bene ha bisogno di ... api! Di gente
sempre all a ricerca di mezzi per
rifo rnire chi è in prima linea sulla
frontiera della carità, sempre a in-
ventare nuove strategie, a stimol are,
so llec itare, o magari importunare; è
vangelo: per ottenere bisogna insi-
stere "opportune et importune".
QUANDO ARRIVA
LA PENSIONE
Si dice che le cose grandi nascano
per puro caso. Come gli eroi. Le cir-
costanze stabiliscono, determinano
il grado di eroicità o pazzia, che è
quasi la stessa cosa, delle persone.
Non stento a crederci. Le circostan-
ze a volte fanno fare pazzie anche a
me! L"'APIS" è nata quasi per caso,
da un viaggio in India.
Già, i viaggi! C chi se li pennet-
te tutti gli anni , nei luoghi più esoti-
ci o più pericolosi o più lontani dall e
rotte comuni ... per spirito di avven-
tura, o semplicemente per sfu ggire
la noia della routine quotidiana. E
c'è chi li fa per acquisire conoscen-
ze. E allora le rotte sono quelle im-
pegnate, quelle che portano ai meno
fortunati , quelle dell a fame, della
mi seria, della malattia. . . E magari
sceglie il periodo della pensione,
per vedere di dare un senso a questo
tempo , che altrimenti rischia di pas-
sare tra il non far niente e l'annoi ar-
si di annoiarsi.
Dunque parti , arrivi dove avevi
stabilito di an-ivare ... e improvvisa-
mente t'accorgi che una vita passata
a pensare alla vecchiaia, cioè al pe-
riodo riconosciuto come "attesa del-
la fine" , non ha senso.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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Cartolina decorata con fili di seta
dalle donne di Maradonai.
NASCERE PER CASO
Che cosa è capitato? In uno dei
quartieri più poveri hai trovato chi
non t'aspettavi di trovare, non l'a-
vevi programmato, e se l'avessi sa-
puto prima forse l'avresti ev itato.
Ma era scritto ... chissà su quale li-
bro, ma era scritto!
È andata così. Due signori , al
" termine di una tranquilla attività
professionale" - un eufemi smo per
dire che si è giunti all a più o meno
accettata età della pensione - deci-
dono per un viaggio in India. La na-
zione, un miliardo di persone, tante
etnie, tante religioni , tante contrad-
dizioni, attira. Per di più ci abitano
degli amici. T'imbarchi, sbarchi,
cominci il tuo giro: Bombay, Cal-
cutta, Madras ... Incontri: padre A-
lessio, padre Maschio .. . E aniva il
fulmine a ciel sereno.
VYASARPADI
Chi fa il turista per divertirsi va
per musei, negozi, monumenti ...
Evita i quartieri a rischio per non
mandarsi per traverso la vacanza.
Mentre chi vuol conoscere s'adden-
tra nelle rotte non battute. Vyasarpa-
di è uno dei quartieri più poveri del-
1' antica Madras, oggi Chennai. Una
missione salesiana, "Don Bosco
Beatitudes", cerca di rendere meno
dolorosa la vita ai derelitti. Il leb-
brosario annesso si chi ama "Il Giar-
dino di Papa Giovanni". Almeno i
nomi sono beneauguranti. La realtà
un po ' meno. Il lebbrosario osp ita
350 bambini in emergenza: la fo nte
europea di suss istenza improvvisa-
mente si secca e 350 bocche sono a
rischio di fame. Di quella vera.
Così due onesti pensionati si tra-
sformano in "provvidenza" e si mo-
bilitano per riaprire la speranza. La
prima cosa che viene in mente è l'a-
dozione a distanza: un po ' di propa-
ganda tra i parenti, i figli, gli amici, gli
amici degli amici ... un annunci o sul
BS del giugno '9 1. E la prima emer-
genza è risolta. Ma la fame è più vasta
delle 350 bocche del "Giardino di
Papa Giovanni". C il "Tamil Nadu"
dove si registra la più alta percentuale
di quella degradante vergogna che è
lo sfruttamento dei bimbi come forza
lavorativa; poi c'è, incombente, mi-
nacciosa, la carenza di strutture medi-
che anche le più elementari, di medi-
cine anche le più comuni; poi villaggi
interi di donne - gli uomini sono lon-
tani in cerca di qualche lavoro per la
propria sussistenza - sulle quali gra-
va l'onere dei fig li , della terra da
colti vare, del tu guri o da curare ...
Così nasce l'"Apis". Nel villaggio
di Maradonai si riesce ad impiantare
un lavoro più adatto alla creatività
fem minil e: il ricamo, con fili di
seta, di cartoline. Ne fanno a mi-
gliaia e si vendono a Roma. E din-
torni. L'attività, a domicilio, con-
sente alle mamme di tenersi in casa
i piccoli, togliendoli dalle grinfie di
mercanti senza scrupoli che per un
piatto di riso li sfruttano dalle 5 del
mattino alle 17 del pomeriggio, per
sette giorni la settimana: 70 ore, che
paragonate alle 35 per le quali lotta-
no i nostri... Non so se mi sp iego!
Beh, ora l'associazione esiste, l'a-
pe, pardon, l'"Apis" si dà da fare,
ma vonebbe fare di più , formare un
alveare di tutto rispetto: più un al-
veare è numeroso più miele produce.
IL SAREE RIFIUTATO
Una casetta povera e linda. Una
giovane signora, col suo saree pulito
ma ormai logoro, più consono a far
da stracc io che ad essere indossato.
La turista si commuove, e prima di .
tornare in patria: "Padre, ecco un 'of-
ferta per la signora x ... per un saree
nuovo". Nel giro di poco tempo due
messaggi. Primo: la signora x chie-
de di poter usare quel denaro per il
ricovero del suo bambino. Secondo,
poco dopo : il bimbo è sano, non c'è
bisogno di operazione. La signora
restituisce i soldi chiedendo di do-
narli a chi ha più bisogno di lei. Si
tiene il suo vecchio saree.
Il disti Il ato della carità.
D
L'associazione APIS è c/o Catarinella, via Maddalena Raineri , 9 00151 Roma
Telefono 06/ 582 .33 .062.
Oppure a Chennai (Madra) : The Citadel - 18 Landons road - Chennai 600 01 O
India Phone 044.64.13.1 O.
L'Associazione raccoglie le quote degli iscritti (E. 10.000 mensili - Socio sosteni-
tore 300 .000 annue, Socio benefattore 500 .000 annue, sponsorizzazione di
studenti poveri 200.000 all'anno per due anni) ; si finanzia anche con la vendita
di foulards , sciarpe di seta, collane in pietre semipreziose, tessuti batik, oggetti
intagliati in legno di sandalo, cartoline di auguri decorate in fili di seta, organiz-
zazione di concerti ...
Il numero di conto corrente è 95466009 intestato a Associazione pro India del
Sud A.P.I.S. via Maddalena Raineri , 9 00151 Roma RM.
Ha realizzato e donato una Jeep-ambulanza. Materiale sanitario.
Ha in progetto Villaggi pilota in quattro aree rurali.
BS SETTEMBRE 1998

5.2 Page 42

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
r DOMENICO SAVIO
FA PRODIGI
Una signora pur sposata da
tempo non aveva ancora la
gioia di una maternità. Assieme
a una sua zia, sorella di un sa-
cerdote molto benemerito dei
salesiani , implorava san Dome-
nico Savio perché fosse esau-
dito il desiderio di avere final-
mente un bambino . E infatti un
giorno s'accorse di essere in
gioiosa gravidanza. Tutto proce-
deva bene quando un giorno ,
mentre col marito transitavano
in auto per una strada di Roma,
una macchina della Polizia piom-
su di loro, quasi schiaccian-
do Ii. I due coniugi rimasero
miracolo.samente indenni e, due
giorni dopo, venne alla luce una
vivacissima bimba. San Dome-
nico Savio di cui essi sono tanto
devoti fa veramente prodigi!
Sac. Fausto Curto,
Canicattì (Ag)
r Cl RIVOLGEMMO
IMMEDIATAMENTE
A LUI
Nel giugno '94 accettammo con
molta gioia l'arrivo di un secon-
do bimbo nella nostra famiglia .
Al terzo mese di gravidanza si
scoprì che avevo contratto una
malattia infettiva , che avrebbe
potuto causare gravi danni al
nascituro. Ci rivolgemmo imme-
diatamente e con molta fiducia
a san Domenico Savio perché
scongiurasse una tale evenien-
za. Il 25 febbraio '95 nacque
Domenico Maria, un bimbo sa-
nissimo e si mpaticissimo.
Nicoletta Gratti, Tromello (Pv)
r IL RISULTATO FU
RASSICURANTE
Una sera venne da me mia ni-
pote Daniela, molto preoccupa-
ta, a chiedermi di pregare per
lei , perché, essendo in attesa di
un bambino , aveva saputo dopo
una visita medica che v'era il so-
spetto di una sindrome di Down .
Mi unii alle preghiere di tutta la
famiglia nel supplicare san Do-
menico Savio perché la mam-
ma , che indossava sempre il
suo abitino, fosse liberata da ta-
le timore. Si ripeterono gli esami
e il risultato fu rassicurante. La
gestazione proseguì bene e nel
giugno scorso è nata Emanuela
con grande gioia di tutti.
Rezzaro Teresa, Alessandria
r HA RIACQUISTATO
LA VITA IN MODO
PRODIGIOSO
Una mamma di 41 anni era sta-
ta ricoverata in ospedale dopo
aver dato alla luce il suo quinto
bambino , a sua volta bisognoso
di un ricovero in ospedale. Nei
quindici giorni di degenza inter-
ve nnero varie complicazioni:
emorragie, infarto miocardico ,
edema polmonare ... Ma nono-
stante tutto , lei ha riacquistato la
vita in modo prodigioso e ha
potuto far ritorno a casa perfet-
tamente guarita insieme al suo
piccolo Emanuele. Attribuisce la
grazia all'intercessione del
servo di Dio Attilio Giordani
che è stato invocato con fede.
C. G. Chiari, Brescia
r Ml HA SEMPRE
ASCOLTATO
Un paio di anni fa mio figlio do-
vette subire un delicato interven-
to chirurgico di varicocele. Per
esperienza so che Mamma
Margherita mi ha sempre ascol-
tato. Anche in questa circostan-
za dunque ho invocato il suo
aiuto. Il risultato è stato che è
andato tutto bene e che nei suc-
cessivi esami tutto risultò nella
norma. Esprimo perciò pub-
blicamente la mia riconoscenza
alla mamma di Don Bosco.
B. L. , Torino
r RISPOSE SUBITO
ALLA MIA
INVOCAZIONE
Ero ormai all'inizio del sesto me-
se di gravidanza quando si pre-
sentò la minaccia di un parto
prematuro che , se fosse avve-
nuto , avrebbe significato la
morte della bambina che avevo
in grembo. Nonostante i farmaci
ass unti in dose mas siccia , la
si tu azione rimaneva preoccu -
pante. Ero abbastanza scorag-
giata. Fu allora che mi rivolsi
con fiducia a Mamma Marghe-
rita . Cominciai subito a star
meglio tanto che - erano le tre
di notte - riuscii ad addormen-
tarmi. Venne il medico che ,
vedendomi dormire, preferì non
svegliarmi. Al mattino mi disse
che ormai il pericolo era stato
superato. Se però si fosse ripre-
sentato , le possibilità di salvare
la bambina sarebbero state
minime. Ora sono fuori pericolo.
Sono convinta che devo ciò al-
l'intercessione di Mamma Mar-
gherita perché fu subito dopo la
sua invocazione che io comin-
ciai a sentirmi bene.
Antonella Marafioti,
Borgaretto (To)
r FU DICHIARATA
FUORI PERICOLO
Una mia amica, Barbara, di 26
anni , aveva dato alla luce con
parto cesareo una bellissima
bambina. La gioia della nascita
però fu subito interrotta da un
grave evento, perché Barbara fu
colta da una paralisi proprio a
causa del parto. Fu trasportata
d'urgenza in ospedale e ricove-
rata in rianimazione ma le sue
condizioni non accennavano a
migliorare. lo venutone a cono-
scenza , mi rivolsi con fede a
Maria Ausiliatrice. Sono stata
esaudita. Il giorno seguente
infatti Barbara migliorò notevol-
mente e dopo tre giorni fu
dichiarata completamente fuori
pericolo .
Paola Franchi,
Sesto S. Giovanni (Mi
r UN CORALE INNO
DI RICONOSCENZA
Siamo soliti fare ogni anno il
pellegrinaggio a Torino in occa-
sione della veg lia mariana.
Quest 'anno siamo partiti da
Ottobiano diretti a Tromello (8
km) per caricare il gruppetto di
exallieve che è solito aggregarsi
a noi . Appena usciti dal paese
di partenza un camion di quelli
ribaltabili ci ha tagliato la strada
per cui il nostro pullman gli è
andato a finire inevitabilm ente
contro. Tutta la parte anteriore
rovinata, ma noi tutti miracolo-
samente illesi! Abbiamo preso
un altro pullman, ma tutto il
viaggio è stato un continuo e
corale inno di riconoscenza a
Maria Ausiliatrice che ci aveva
salvato da quel grave pericolo.
Granata Enrico, Ottobiano (Pv)
r UNSEGNO
INEQUIVOCABILE
DEL SUO
INTERVENTO
La notte del 25 dicembre mio fi-
glio Silvano ebbe un grave inci-
dente stradale. Trasportato d'ur-
genza all 'ospedale fu giudicato
gravissimo. Fu operato al fegato
con asportazione della milza. Le
condizioni restavano preoccu-
panti anche perché, a causa di
un 'infezione , dovette subire un
secondo intervento. Essendo
mio figlio un exallievo salesiano ,
lo affidai con tanta fede a Don
Bosco, perché solo un miracolo
avrebbe potuto salvarlo. Il 31
gennaio, festa di S. Giovanni
Bosco , fu dichiarato fuori perico-
lo! Un segno inequivocabile del
suo intervento.
Cordero Marilena,
Cercenasco (To)
r È CRESCIUTA
SANA
Se guardo all'indietro nella mia
vita, quanti motivi ho per ringra-
ziare Maria Ausiliatrice per le
tante grazie ricevute. Desidero
soprattutto riferirmi a qualche
anno fa quando ero in attesa di
un bambino. Verso la fine della
gravidanza dovetti ricovera rmi
d'urgenza in ospedale, dove fu
necessario un parto cesareo. In
sala operatoria io affidai la mia
vita a Maria Ausiliatrice. Mi nac-
que una bellissima bambina, ma
di solo un chilo e mezzo. Fu mes-
sa in incubatrice per un mese
fino al recupero del peso. Nono-
stante questo mia figlia è cre-
sciuta sana e senza problemi.
Ne ringrazio la Madonna tanto
invocata.
V.M. , Milano
Per la pubblicazione non si
tiene conto delle lettere non
firmate e senza recapito. Su
richiesta si potrà omettere
l'indicazione del nome.
SETTEMBRE 1998 BS

5.3 Page 43

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seconda parte
UNA CASA PER MILLE RAGAZZl/8
T. Bosco, A. Gattia
OTTO GIORNI TRA LA
VITA E LA MOQTE. NEL
f:JANTUARIO DELLA CON-
':?OLATA I PICCOLI MU-
RATORI VEGLIANO A
. LUNGO ,
L.D.C.
BS SETTEMBRE 1998

5.4 Page 44

▲back to top
NELLA PICCOLA CHIESA A RIN·
GRAZIARE IL '!JIGNORE. DON BO-
<::,CO RIEf:JCE A DIR.E POCHE
PAROLE.
IL MEDICO
Ml HA Pl2ESCl21TTO
UNA LUNGA CONVALE·
~CENZA. VADO Al BECCHI
DA MIA MADRE. MA ~TA· ·
TE 01CURI: AL CADERE
DELLE FOC3LIE, RITORNE·
120'. VI LASCIO NELLE
BUONE MANI
DI DON BOREL.
3 NOVE
1B"f6. ·o
€:>CO AR
VALDO
!3>UA M
, STEFANO CA-
EDE. LA NO-
DI BOCCA IN
SETTEMBRE 1998 BS

5.5 Page 45

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L.D.C.
ALLA SEl<A, LESTAN -
ZE DI DON BOSCO RI-
PRENDONO A RIEMPll:?-
SI DI GIO VANI E D I
RAGAZZI.
DON CARPANO HO
!31SOGNO DI QUAL-
CHE MAE!:>TR'O IN PILI:
V ERR ESTI A DARM I
UNA M ANO.-:>
Pio IX CONCEDE L'AMNr-
snA Al PRIGIONIERI POLI-
TICI, LA LIBERTA• DI STAM-
PA,PERMETTE LA FORMA-
ZIONE D I UNA MILIZIA PO-
POLAl<E E DI UN PARLA -
MENTO. AMMONISCE L 'AU-
é:JTRIA AFFINCHE• /:?(SPETTI
L'INDIPENDENZA DELLA
SANTA SEDE .
BS SETTEMBRE 1998

5.6 Page 46

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~
SOLIDARIETA
MEDIA
CULTURA E SOCIETÀ
I contributi di George
Gerbner nel campo
della comunicazione
sociale
di Purayidathil Thomas
LAS, Roma 1998
pp. 250, lire 25.000
L'autore di questo libro
riflette sui contributi che
George Gerbner (certa-
mente un personaggio
significativo della cultura
attuale) ha offerto nel
campo della comunica-
zione sociale . Per lui , i
"media", la cultura e la
società sono insepara-
bilmente interdipendenti
e ne manifestano una
ascesa egemone . Vivia-
mo cioè in una era della
comunicazione in cui
l'informazione è potere
ed i suoi mezzi ne occu-
pano un posto centrale.
C' è bisogno perciò di
una forte mediazione
educativa. E Gerbner,
come ricercatore critico,
è interessato a forme di
emancipazione e di libe-
razione della società e
del singolo dal predomi-
nio dei mass media. Si
tratta certo di un libro più
per addetti ai lavori che
di divulgazione culturale,
ma offre seri spunti di ri-
flessione critica per chi
non vuole cadere e far
cadere vittima dello
sfruttamento socioam-
bientale uomini e donne
che vogliano liberarsi
dallo strapotere della co-
municazione sociale.
SETTEMBRE 1998 BS
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
nando , a cu ra di Me ns iti eri
Giorg io e Iv ana.
San Giovanni Bosco, a prote-
zione de lla famig lia, a cura cli
Dal Pane Adriano.
Maria Ausiliatrice, a cura cli
Berto ldo Sergio.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco , a c ura cli M a rconat o
Lui g ina .
Maria Ausiliatrice , Don Bo-
sco e Attilio Giordani, a cura
cli Veri Andreina.
San Domenico Savio, a cura cli
Civati Luigia.
Don Bosco , a c ura di Totaro
Anton ietta.
Santa Teresina del Bambin
Gesù e Giovanni XXI II , a
cura di Santisi Mari a.
San Giovanni Bosco, a cura di
Noce ra Vittorio.
Maria Ausiliatrice , Don
Bosco e san Domenico Savio,
a cura cli Milani Giuliana.
Maria Ausiliatrice e san Gio-
vanni Bosco a c ura cli Mu c-
c iolo Maria.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco a cura di Marino Giovanna.
Maria Ausiliatrice , Don Bo- grazia ri cevuta, a cura di Rin al- Beato Filippo Rinaldi , pe r
sco e Mamma Margherita, a di Santina, L. 300.000.
graz ia ricevuta, a cura di Rin al-
c ura d i Za ne ll a Ruaro Sonia , S. Cuore di Gesù , Maria Au- cli Mari a Lui sa.
L. 1.000.000.
si liatrice e Santi Salesiani , a Maria Aus iliatrice e Don Bo-
Maria Ausiliatrice e Don Bo- cura di Di Ful vio Io landa.
sco, a cura di Fogli arini Liliana.
sco, a cura di Scolari Giuseppe, San Domenico Savio, per gra- Maria Ausiliatrice e Don Bo-
L. 1.000.000.
zia ricevuta, a cura di B ra mante sco, in s uffra g io di Arturo , a
Don Giovanni Nobile , a c ura Giuse ppina, L. 200.000.
cura cli Benedetti Lui gina.
di De Francesco e Ester Z ucca- Beato Filippo Rinaldi , a c ura Maria Ausiliatrice, Don Bo-
li , L. 1.000.000.
di Rinaldi Ade le, L. 200.000. sco e Domenico Savio, a cura di
Sacro Cuore di Gesù , Maria Don Bosco, per grazia ri cev u- Campagnoli Anton ietta Ann a.
A us iliatr ice e Don Bosco , a ta, a c ura di Serraca ne Rosan- S. Maria Mazzarello , sa n
cura di C olombano En zo , L. na, L. 200.000.
Gaspare e sant' Antonio da
1.000.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bo- Padova , a c ura di Dal Pan e
Don Bosco , per un a mis s io ne sco, in suffragio di sr. Adele, a Adri ana.
povera, a cura di Cinque Maria, cura di Associaz ione Coopera- Maria A usiliatrice e san
L. 600.000.
tori Sales iani , L. 200.000.
Giovanni Bosco, per la crescita
Maria Ausiliatrice, a cura di Maria Ausiliatrice , Don Bo- di M ari a Elena, a cura di Tesi
In verni zz i Angela, L. 500.000. sco , Santi Salesiani e don. Chiara.
Maria Ausiliatrice e Don Bo- Sacilotti , a c ura di S ac il e tto Maria Ausiliatric e e Santi
sco , a c ura di Forno Cesa re , Flav ia, L. 150.000.
Salesiani , per A.M. , a cura di
L. 400.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bo- Peretto Argentina.
Maria Ausiliatrice e Don Bo- sco , in memoria di Batt agg ia Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per grazia ricev uta, a cura di Ces ira, a cura di Roveda A rmi - sco, a cura di Lessina Teresa.
Be ltrame Augusta, L. 300.000. do, L. I50.000.
Maria Ausiliatrice e san Gio-
Santi Salesiani , in memoria di
vanni Bosco a cura di Mosca to
Ro sa e Rocco a c ura di Lioy
R o sa.
Mari a, L. 300.000.
Don Bosco, in memoria di A u-
rora e Ro cco , a cura di Lioy
Borse missionarie da
L. 100.000
Maria Ausiliatrice , in memo-
ria di Rossell a, a cura di Orioli
Ange lin o.
Maria, L. 300.000.
Maria Ausiliatrice e san Gio-
Maria Ausiliatrice, in rin gra- Maria Ausi li atr ice, Don Bo- vanni Bosco a c ura di Casale
ziamento e suffragio di Cheru- sco e Mamma Margherita , a Arcuro Lucia.
bina e Antonio, a c ura di Re- cura d i Zane ll a Ruaro Soni a. San Domenico Savio , per gra-
possi Ros ina, L. 300.000.
Maria Ausiliatrice e Santi z ia ricev uta, a cura cli Gargiulo
Beato Filippo Rinaldi , pe r Salesiani , in suffrag io cli Fer- Miche le.

5.7 Page 47

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Padre Louis Gobetti
Friul ano di Tarcento,
in India dal 1936.
Le sue tappe principali:
Tirruppattur, Krishnagar,
Ranaghat ... Ha costru ito
chiese, laboratori , centri
educativi, scuole, case
di formazione , internati.
L'ULTIMO GRANDE SERVIZIO
Padre Gobetti questi ultimi nove annj, precisamente
dal 1988, li ha passati come priore del santuario
"Our Lady of Bande!", Chiesa Madre dell'India
orientale, centro di devozione per cristiani e non.
Padre Louis è uno di quei salesiani missionari vec-
chio stampo che si sentono in colpa quando non
hanno nulla da fare. Come priore di Bande! è riuscito
a far elevare il santuario a titolo di Basilica minore,
oltre a continuare l'attività, per lui ordinaria, di ri-
strutturazioni , ampliamenti, nuove costruzioni, gran-
di manutenzioni .. .
BANDEL CHURCH
È stato l' ultimo priore straniero di Bande!. Il santua-
rio si trova nel Bengala, paradiso dell'India, "la te1Ta
più fertile mai vista", secondo il gran Mogul Akbar.
Una colonia di commercianti portoghesi vi si insediò
nel lontano 1579, costruendovi un pjccolo porto, in
persiano "Bander", da cui il nome "Bande]". Siamo a
150 km dal mare, sulle rive del fi ume Hooghly, per-
fettamente navigabile. Furono i missionari portoghesi
a costruire la prima cruesa, dedicata a Nostra Signora
del Buon Viaggio. Trovandosi sulla riva di un gran-
de fiume i naviganti ben presto cominciarono ad in-
vocarla, perché proteggesse i loro viaggi. Fioccarono
grazie. Davanti alla chiesa si erge l'albero maestro
di una nave donato da un capitano per grazia ricevu-
ta. Oggi il santuario è meta di pellegrinaggi non solo
cristiani ma anche indù, musulmani e altre confes-
sioni religiose. Vanno a pregare "la loro Madre".
Foto ricordo con alcune bimbe,
dopo la cerimonia.
ANCHE IL SUO FRIULI
Don Louis ha sposato l'India, ma non ha mai dimen-
ticato le sue lontane origini friulane . L' ha detto e
l' ha scritto. Così nel 1991, in occasione di una ren-
trée nella sua indimenticata te1Ta natale - si sente un
indiano/friulano - la regione gli ha concesso il pre-
mio "NADAL FURLAN" in riconoscimento dei
suoi meriti mi ssionari.
O
11 /4/'98: consegna dell 'onorificenza
a don Gobetti da parte dell'arcivescovo D'Souza.
L'ULTIMO RICONOSCIMENTO
Il bene non urla, dicono . .. Ma ogni tanto sì. Tant'è
che del tutto inaspettato è giunto per padre Louis il
riconoscimento ufficiale del suo servizio così fedele
e qualificato. Il 28 gennaio 1988, gli è stata concessa
l'onorificenza "AUGUSTAE CRUCIS INSIGNE -
PRO ECCLESIA ET PONTIFICE". La motivazione
è semplice: 62 anni regalati all a Chiesa dell 'India in
un crescendo di zelo e apostolato. Il primo a meravi-
gliarsene è stato lui. Chi non lavora per sé, per
non attende nulla.
Don Gobetti a un incontro
con Madre Teresa di Calcutta.
BS SETTEMBRE 1998

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SRI LANKA
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di Angelo Botta
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Nelle missioni si fa anche l'impossibile.
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GLI ANIMALI CHI SONO?
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di Giovanni Russo
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Gli animali sempre più al centro dell'interesse.
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