Bollettino_Salesiano_196907


Bollettino_Salesiano_196907

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Famiglia, piccolo santuario eucaristico
Siate trasparenze vive della gran luce (Paolo VI ai nuovi sacerdoti
del P.A.S.)
Collaborazione tra scuola e famiglia
Scuola di Orientamento a/l'Apostolato
Con i pionieri di Cristo nell'Ariari
Le Figlie di Maria Ausiliatrice nelle selve del Mato Grosso
La f-amiglla che va a Messo: una scena
familiare piano di poesia, che difficilmente
si cancellerà dalla mente del flgliuoll, so•
pranuno se preparati dai genitori con una
adeguata cat.echesL
A FAR PASQUA!
Un tale, garbatissimo signore, venne a domandare
a Don Bosco un consiglio; ma Don Bosco gli
troncò la parola in bocca dicendogli a bruciapelo:
« Vada a far pasqua!». L'altro, alquanto scon-
certato da simile inrerruzione, voleva finire di
esprimere il suo pensiero; ma Don Bosco con
voce dolce e insinuante gli ripeté: « Vada a far
pasqua!». Quegli rifece il tentativo di continuare
il discorso, e Don Bosco da capo, ma con accento
imperioso e tenero a un tempo: « Vada, vada a
far pasqua!». L'interlocutore, un po' piccato,
mostrava di assumere W1 contegno freddamente
cortese, ostinandosi a dire tutto quello che voleva,
senza che Don Bosco cessasse Ji ricantargli il suo
ritornello, accompagnandolo però con uno sguar-
do e con un sorriso tali, che finalmente la magica
parola penetrò in quel cuore. Di botto, commosso
fino alle lacrime, dichiarò e.li scorgere nel monito
di Don Bosco un tratto della Provvidenza, che
veniva a riannodare una lunga catena di grazie
interrotta da molti e molti anni. Senza indugio,
il dl appresso si accostò con tutta la sua famiglia
ai santi sacramenti.
MEMORIE BIOGRAFICHE DI SA_N GIOVANNI BOSCO. Voi XVI, pag 149.

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FAMIGLIA
piccolo santuario
eucaristico
N on è che si voglia conservare l'Eucarestia in ogni singola famiglia, come a1 tempi
delle persecuzioni romane. In tempi di eccezione, permessi eccezionali.
Ma finchè viviamo nella normalità e nella libertà, il tabernacolo delle chiese resta il
luogo più adatto alla conservazione decorosa dell'Eucarestia. È il cuore della Chiesa, e per il
cuore abbiamo tutti cure e premure particolari.
Chiamando la famiglia santuario eucaristico, si vuol dire che tutti i membri di una famiglia
veramente cristiana devono avere per l'Eucarestia un culto e un amore così sentiti che ideal-
mente la si possa considerare conservata nelle nostre case non in pissidi d'oro e d'argento,
ma in cuori viventi, dai quali effonde su tutti e su ognuno la sua efficacia redentiva.
11 tabernacolo domestico
Del resto, quella di un tabernacolo o cappellina domestica, non è un'idea tanto strana o
peregrina.
Presso gli antichi pagani ogni casa aveva il suo «larario », un piccolo armadio per i poveri,
un una vera cappellina per i ricchi, dove si conservavano gli dèi Lares, protettori della famiglia.
Nessuno usciva di casa o vi entrava, senza dar loro saluto. A Ercolano, la città sepolta
dalla lava del Vesuvio l'anno 79 d. C., fu trovata una croce nascosta dietro due ante di legno.
Il larario pagano era stato sostituito da quei primi fedeli con il simbolo cristiano.
Purtroppo è raro oggi, anche in paesi cristiani, trovare una famiglia che abbia il suo
sacrario domestico, con le immagini del Redentore, della Vergine e dei Santi più cari, davanti
a cui ritrovarsi tutti uniti in preghiera. Ci sono, si, in molte case delle immagini..sacre, ma sparse
qua e là, così che ben di rado si guardano e invocano. Diverso ne sarebbe il valore e il richiamo
se si trattasse di un luogo della casa, piccolo quanto si vuole, ma appositamente benedetto.
Quello sarebbe il punto di convergenza della fede di tutti i familiari.
Un apostolato che diffondesse questa usanza favorirebbe l'aumento della fede e dello
spirito cristiano nelle nostre famiglie. Quando, entrando in certe case di cristiani non vi
si scorge alcun segno religioso, mentre abbondano quelli profani, talora anche poco edificanti,
non bisogna farsi illusioni: quelle sono famiglie dove il cristianesimo è confinato sugli abbaini,
se pur non vi è sbandito del tutto. Le immagini sacre in ogni tempo sono state segnacolo di
fede. La Chiesa, nel benedirle, insegna che vengono scolpite o dipinte perchè «ogni volta
che le contempliamo con gli occhi, la nostra mente si senta spinta a imitare le azioni sante
di coloro che vi sono raffigurati o.
La gramigna del laicismo, diffusa ovunque a soffocare la fede, ha messo in molti la paura
di apparire troppo cristiani, cosicchè spesso finiscono per non esserlo più.
L' Eucarestia e la famiglia
L'ideale a cui tendere è che le famiglie cnsttane, non contente dei segni esterni e
ordinari della fede, si mostrino aperte al culto di ciò che nella Chiesa vi è di più prezioso:
l'Eucarestia. In essa si trovano riuniti i simboli e le realtà più care e più caratteristiche della
famiglia.
Il dono più bello per una famiglia è l'amore. L'Eucarestia di questo amore è la sorgente.
La condizione più desiderata in una famiglia è l'unione. L'Eucarestia è il segno e il vincolo
di tale unione felice.

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Il sostegno più solido di una fa-
miglia è lo spirito di sacrificio, per
cui le pene e le gioie di un membro
sono condivise e sentite da tutti gli
altri. Ora, l'Eucarestia è il frulto
prezioso di un eccelso sacrificio, quello
dell'altare: ed è sacrificio essa stessa.
Per mezzo dell'Eucarestia la fa-
miglia valorizza, consacra e offre a
Dio i suoi sacrifici quotidiani.
È il Concilio che lo afferma nella
Costituzione sulla Chiesa: << Tutte le
loro opere, le preghiere e le itiiziative
apostoliche, la vita coniugale e Jami-
l,are, il Lavoro giornaliero, il sollievo
spirituale e corporale, se sono compiute
11ello Spirito, e persino le molestie della
vita se sono sopportate con pazienza,
dive11ta110 spirituali sacrifici graditi a
Dio per Gesri Cristo; e, queste cose,
nella celebrazio1ut dell'Eucarestia so110
piissimammle offerle al Padre i11sieme
all'oblazione di!/ Corpo del Signore•·
~ Don Bosco risponde...
Una famiglia intenta a superare le
prove della vita e a trovare, pur tra
2 le immancabili difficoltà, l'unione e
la pace, sente il bisogno di fondersi
con l'Eucarestia, fattasi dono comune
a tutti e per tutti divenuta centro di
amore e vincolo di concordia.
Di ogni famiglia cristiana, special-
mente se di Cooperatori salesiani, si
dovrebbe poter dire: questa è una
famiglia eucaristica. Don Bosco,
l'amore all'Eucarestia, non lo incul-
cava solo ai membri dei suoi due
Istituti reHgiosi; lo desiderava sentito
anche dai Cooperatori, dagli Exallievi
e dai loro familiari. Anzi lo poneva a
tutti come condizione indispensabile
per la fondazione di •una famiglia
cristiana.
Significative, in merito, le sue ri-
sposte a due fidanzati. TI primo, alla
vigilia del fidanzamento, gli scriveva
supplicandolo di dirgli se, da buon
cristiano, faceva bene a sposare una
certa signorina. Don Bosco gli rispose
testualmente: «Ella può co11 tuNa tra11-
quillità sposare quella persona, che for-
merà la felicità sua, se e11tra111bi fre-
quenteram10 la sa11ta Comunione •>.
Un altro, che conosceva Don Bosco
solo per fama, gli esponeva per lettera
il proprio caso e concludeva: Tro-
verò io nella vagheggiata unione gli
elementi della felicità terrena e ce-
leste? 11. Ecco la risposta di Don Bosco:
«Senta il parere del SII.o direttore spi-
rituale. Se sarà affermatiflo, proCllri
solamente rhe la persl111a di cui mi
scrnie, freqtlmti la santa Com1111io11e.
Per il resto stia tranquillo - (Memorie
Biografiche XVlll, pag. 275).
Il sacrificio eucaristico~
Messa, comunione, -visita al SS. Sa-
cramento sono i ue momenti essen-
ziali del culto eucaristico, per una
famiglia che voglia essere davvero
cristiana. Sono proprio quelli che
Don Bosco sug~eriva come assoluta-
mente necessari per la riuscita del-
l'opera educativa.
Anzitutto, la messa.
Non s'intende parlare solo di quella
festiva. ~ il minimo che si possa dare
a Dio. ed è doloroso che la Chiesa
sia dovuta ricorrere ad un obbligo,
per ottenere la pratica di un essen-
ziale dovere di fede.
Parliamo di quella feriale. Per qual-
cuno può sembrare una stranezza.
Non basta quella domenicale ?•· Ma

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se la messa è il tesoro più grande
dato da Dio all'umanità, la distin-
zione fra messa feriale e festiva cade
da sè. Un tesoro è sempre tesoro.
Se si trattasse di un guadagno in
denaro, che lunga fila ogni giorno,
in attesa, alle porte delle chiese I Ma
le cose dello spirito sono in ribasso
rispetto agli interessi materiali.
Solo eh.i capisce quello che la
messa è e quanto vale, non mancherà
possibilmente dì ascoltarla ogni
giorno. La celebrazione vespertina
facilita questa pratica. Se ogni giorno
almeno un membro della famiglia
potesse intervenire alla messa, non
solo per sè, ma anche per i familiari
impediti, essa acquisterebbe un si-
gnificato speciale. Allora tutta la fa-
miglia si sente rappresentata da lui:
egli è il loro ambasciatore presso
l'altare di Dio, accoglie per tutti l'au-
gurio di pace del sacerdote, e reca
a casa il frutto prezioso di una messa
a cui nella sua persona tutti erano
presenti. Se poi alla domenica la
famiglia tutta unita si reca alla chiesa,
quella si può veramente chiamare la
messa della comunità familiare.
La famiglia che va a messa: è una
scena familiare piena di poesia, che
difficilmente si cancellerà dalla mente
dei figliuoli, soprattutto se preparati
ogni volta dai genitori con una ade-
guata catechesi. Anche divenuti grandi
il ricordo di quelle ore passate insieme
in intimità davanti a Dio, sotto lo
sguardo e l'esempio del padre e della
madre, servirà a mantenerli fedeli ad
un precetto, che forse sarebbero ten-
tati di trasgredire. Anche il senti-
mento, più spesso che non si creda,
sostiene la fede.
Il sacro convito
La messa comunitaria familiare si
completa quando genitori e figli si
accostano insieme a ricevere la co-
munione. Scena commovente: padre,
madre e figli stretti in un unico ab-
braccio dal Signore; cuori che battono
all'unisono con quello del Salvatore.
Chi li vede in quel momento, certa-
mente pensa: «Quella è una famiglia
in cui ci si vuol bene I ».
Cosi la comunione ci si presenta
come il completamento necessario
della messa ascoltata con frutto. Al
banchetto divino sono invitati q_uanti
partecipano al sacro rito. Ci guarde-
remo da certe affermazioni che ri-
schiano di imporre la comunione. Ma
questa, accettata e desiderata come
un dolce convegno col Redentore,
deve venire coltivata da tutte le fa-
miglie crìstiane.
Per la Comunione l'amore si fa più
tenace, perchè il suo vincolo diviene
più spirituale. Le gioie della famiglia
restano santificate, e alleviate ne sono
le pene. Più facile diventa l'educazione
dei figli. Don Bosco non sapeva 'img-
gerire ai suoi ragazzi mezzo più ef-
ficace per vincere la violenza delle
passioni e superare le occasioni mal-
vagie, offerte da un mondo sempre
così poco attento su quanto può tur-
bare le anime giovanili.
Diremo ancor di più. La pratica
stessa della morale coniugale, divenuta
più ardua ai giorni nostri, trova un
valido aiuto nell'Eucarestia, come in-
segna Paolo VI nella Hm11anae vitae.
Volete che il Signore ~
vi faccia molte grazie 7
V isitatelo sovente
Con queste parole Don Bosco esor-
tava i suoi figliuoli a visitare spesso
il SS. Sacramento.
La visita quotidiana è uno squisito
gesto di amore verso l'Eucarestia. Se
Gesù è persona vivente, se è Dio
onnipotente e amoroso, viene spon-
taneo andarlo a trovare. La messa e
la Comunione non sono sempre pos-
sibili, ma la visita al Signore, con la
comunione spirituale, la possono fare
quasi tutti. Nella nostra giornata c'è
la visita al giornalaio, al droghiere,
al caffè, ai conoscenti, agli amici...
Dovrà proprio mancare la visita alla
persona più cara e potente ?
Tanti passano dava.nti a una chiesa
e neppure se ne accorgono per un
gesto di saluto. Eppure là vi e UNO
che li aspetta per poterli beneficare.
I genitori devono per tempo avviare
i figliuoli a tale pratica. Essi ne rica-
verebbero un aiuto particolare nelle
tentazioni. Don Bosco è ancora espli-
cito con i suoi ragazzi: « Volete che
il demonio vi assalti? visitate di rado
Gesù in sacramento. Volete che fugga
da voi? visitate sovente Gesù >>.
In tempi di turbamento nei quali
la Chiesa passa ore di ansia per la
vertigine da cui son presi parecchi
dei suoi figli; e la famiglia, anche da
noi, corre il pericolo di venire dis-
sacrata e divisa; e la gioventù, in
preda allo scoramento, può sentirsi
attirata dal mirag~o della rivolta,
l'Eucarestia rimane il porto sicuro per
la salvezza della nostra fede.
Quando il pessimismo o la sfiducia
tentano di impadronirsi dei cuori dei
fedeli, essi non hanno che da acco-
starsi all'Eucarestia, per sentirsi ripe-
tere le parole dette un giorno agli
apostoli., in preda al dubbio e al ti-
more: <e Abbiate fiducia: i-O ho vinto
il mondo! >>.
3

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SIATE
11 ~SPAI ~ENZE
VIVE
DELIA
GRAN LUCE

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Dal discorso che il Santo Padre
Paolo VI ha rivolto ai 34 nuovi Sacer-
doti salesiani del Pontificio Ateneo
Salesiano, appartenenti a 16 Nazioni:
Italia, Francia, Spagna, Cecoslovac-
chia, Inghilterra, Lituania, Irlanda,
Turchia, India, Stati Uniti, Messico,
Colombia, Venezuela, Equatore, Perù,
Argentina. C'erano anche dieci novelli
Sacerdoti barnabiti. Non fu una visita
protocollare, ma l'incontro del Padre
con i figli, intonato a familiare cordia-
lità. Il Papa ha espresso sentimenti
profondamente umani ed esortazioni
accorate alta. santità sacerdotale, in-
tercalando al suo discorso aggiunte
spontanee, dette talora con visibile
commozione. «Dio ha chiesto le vo-
stre vite - ha detto Paolo VI ai novelli
sacerdoti - per servirsi di voi come
suo prolungamento nel mondo: siate
fedeli, siate generosi, siate coraggiosi,
irradiate l'esempio, siate trasparenze
vive della gran luce... ».
P aolo VI ha richiamato alcuni ricordi familiari che lo
legano alla Congregazione Salesiana. Poi ha aggiunto:
V edete quindi che a•oete dei titoli anche particolari per
essere da Noi amati ·e preferiti: ma soprattutto vi amiamo
per quello che fate, per tutto ciò che è la vostra Famiglia
che si è allargata tanto, e che si è attestata là dove
D<m Bosco la voleva, in mezzo alla gwventu per f aria
buona, laboriosa, fedele, per qz4alificarla e aiutarla a
entrare nella vita anche con una professione onesta e con
un grande sentimento di jedeità a Gesu Cristo e alla
Chiesa. E questo per Noi costituisce il miglior titolo per
la Nostra riconoscenza, per la Nostra stima, per la Nostra
affezione e anche per la Nostra speranza. Voi potete
avere nella Chiesa una grande importanza, un grande
info1sso proprio se siete quello che siete, cioè bravi salesiani.
Salutiamo ora i sacerdoti novelli sia del Pontificio
Ateneo Salesiano, sia dei Chi.erici Regolari di San Paolo,
i Barnabiti. Sallltiamo i loro Superiori che li harmo ac-
compagnati all'altare. Vediamo in essi le speranze della
fecondità spirituale delle loro rispettive Famiglie religiose.
E poi ,ça/utiamo i parenti. Quanto siamo lieti di vedervi!
La vostra presenza a quest'udienza Ci dice che voi avete
voluto essere presenti all'Ordinazione; e la prèsenza al-
l'Ordinazione Ci dice che volete essere presenti alla loro
vita, im1anzitutto nell'atto che megli'.o la qualifica: la
loro oblazi011e al Signore.
Qllando Noi facciamo l'elogio di preti novelli, non
dimer1tichi·amo mai di fare l'elogio delle famiglie da cui
questi preti novelli derivano. E sappiamo che se loro sono
buoni, bravi e santi, sono buo11e, brave e sante le loro
case, i loro papà, le loro mamme che hanno preparato
queste anime elette e han coltivato la chiamata del Si-
gnore nel cuore dei loro figli. Parliamo del sacrificio dei
nuovi sacerdoti, ma dobbiamo riconoscere anche il sacri-
ficio delle famiglie che dànno appunto i loro figlioli al
Signore interrompendo o trasferendo le speran:re terrene,
che essi rappresentano, dal loro destino naturale a quello
soprannaturale nel servizio della Chiesa.
Estendiamo l'elogio anche ai fratelli e sorelle, agli altri
che partecipano a questa effusione di grazia e di stupore.
Si, perchè ormai una vocazione ecclesiastica è una sorgerite
di meraviglia per chi ha la psicologia del mondo moderno.
A tutti questi Noi estendiamo con grande affetto il Nostro
saluto, il Nostro ringraziamento, i"l Nostro augurio.
Salutiamo dunque i parenti che attorniano i nuovi ordi-
nati, specialmente i genitori, esu.ltanti e commossi nel vedere
i proprifiglioli giu11ti finalmente al traguardo sospirato del
sacerdozio, per il quale aneli'essi hanno compiuto tanti
sacrifici.
Siete come il prolungamento
di Cristo nel mondo
Diletti figli sacerdoti !
Il Signore guarda a voi con specialissimo amore.
È un pensiero semplicissimo, ma che investe, direi,
tutto il sistema della nostra Religione, della nostra fede.
Siamo amati da Dio! Pensiamo che sopra di noi c'è
questa infinita sorgente di bontà; che il Signore dav-
vero ha un pensiero per noi; ha guidato la nostra vita,
ci ha dato un'esistenza, ci ha creato, fatto cristiani, ha
guidato le cose in modo che noi fossimo suoi aùnistri ! 5

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Dobbiamo ,edere in questo un'antecedenza, una prio-
rità di amore. t. Prior dilexit nou. E se siamo coscienti
di questa tenerezza sospesa sopra di noi, in forma pre-
ferenziale e con intenzioni speciali, restiamo, non dico
immobilizzati, ma quasi presi dal panico di questa
chiamata, non è vero ?
M.a siamo distesi nella carità. « Credidimus caritati ».
La nostra vita si qualifica proprio, in un primo momento,
per questo rapporto ineffabile che l'Ordine sacro rende
pieno di , igore e di potestà perchè gli Ordini sacri
sono il conferimento di potestà per il bene del Corpo
M.istico, per il bene del popolo cristiano. Allora la nostra
vocazione cristiana acquista la coscienza piena di sè
e l'energia per poterla applicare con le virtù che essa
esige e con i sacrifici che le sono ineremi.
un autore moderno - adesso c'è tutta una lettera-
tura, \\'Oi lo sapete meglio di me, sopra il sacerdozio, -
un bra, o autore moderno che fa l'analisi di questa
elezione, di questo stato, di queste condizioni in cui il
prete si trova, dice che non è che una continuazione
del sacrificio di Cristo, dei suoi dolori, della sua pas-
sione. Cristo è datus: anche il sacerdote è uno che
verifica questo datus totale, completo di sè, fra l'amore
del Padre, l'imitazione di Cristo e il servizio dei fratelli.
Siete oggetto, ripeto, di specialissimo amore. Egli vi
ha chiamati all'intimità più stretta che possa darsi con
le ansie redentrici del suo Cuore; e ha chiesto la vostra
vita, i vostri talenti, la vostra intera disporùbilità, per
sen<irsi di voi come suoi ,•ivi stnunenti, come canali,
come trasmettitori, come suo prolungamento nel mondo.
Vivete la vostra oblazione
senza riserve
Carissimi figli, guardiamoci bene intorno, guardiamo
con la consapevolezza del momento in cui ci troviamo,
proprio in riferimento al sacerdozio totale. E ascoltate
queste semplicissime parole:
SIATE FEDELI. Prima la fedeltà era quasi auto-
matica: uno si face,a prete ed era finita ogni questione.
Oggi è questione continua: bisogna che questa fedeltà
sia tutti i giorni voluta, cosciente, ripromessa e ricon-
fermata.
Figli carissimi, SIATE GENEROSI. Una volta il
sacerdozio offriva uno status, anche sociale, civile o in
mezzo alla propria famiglia religiosa. fo direi: come un
tapis roula1Lt, si andava su tranquillamente, non c'era
bisogno di fare altro che obbedire alla regola e stare in
linea con gli altri. Oggi per vivere bene il sacerdozio,
anche in una famiglia religiosa, - e direi, tanto più
in una famiglia religiosa - bisogna dare se stessi tutti
i giorni, ripetere la propria obi.azione. E se mai avessimo
qualche riserva in questa oblazione, bisogna dare tutto.
)J"on si può lesinare col Signore il proprio dono quando
Lui dona tuuo a noi stessi. Per l'esercizio di quesco
ministero è davvero necessario un abbandono, un re-
galo completo di noi stessi al Signore. Chi riserva
qualche cosa, habet unde fmeatur, dice un Padre, e Dio
non voglia che resti preso e captato da qualche pensiero
profano superstite, da qualche reminiscenza mondana,
da qualche idealizzazione diversa dalla propria vita.
Xon bisogna avere nessuna riserva, nessun appiglio
per poter rimettere in questione la propria vocazione
e il proprio servizio. Bisogna essere completi, dati com-
6 plctamente.
Una gioia tale da singhiozzare di felicità
E finalmente - questo lo dico anche per l'esperienza
che il ministero a cui il Signore Ci ha chiamato, Ci
dà - ci doniamo tante volte, nel sacerdozio, solo «così,
cosi l); «sl, va bene, sl, facciamo•>, ma con una certa
angustia di animo, con un certo peso... e poi le accre-
sciute difficoltà del ministero rendono alcune , olte tanto
triste il sacerdote...
Ebbene, Yorremmo dirvi: YfYETE IN GIOIA IL
VOSTRO SACERDOZIO. SIATE LIETI or ES-
SERE PRETI. Siate contenti e sappiate attingere, al-
l'interno, da questa comunione con Cristo, dalla rap-
presentanza che il Signore vi offre di ,<ivere e di farlo
VÌ\\-'ere negli altri, una ineffabile felicità. Vi possono
mancare tutte le cose; non vi può mancare, se siete
fedeli, la grande gioia di essere per Cristo, con Cristo
t e in Cristo. quello che noi diciamo quando Lo sol-
leviamo nella Messa (adesso lo farete anche voi) per
Ipsum, cttm Ipso et in Ipso. Questa ripetizione, che fa
coincidere tre volte la nostra vita con Lui, deve riem-
pirci di una gioia tale che ci fa singhiozzare di felicità.
Come dice S. Paolo: gioia, gioia, pianti di gioia, perchè
la commozione invade gli spiriti e diventa ,era pienezza
che noi non sapremmo contenere se la nostra medio-
crità, da una parte, e, dall'altra, la temperanza dovuta
per gli altri, non ci imponesse di essere padroni di noi
stessi. Dobbiamo essere dei portatori di gioia, e i primi
a goderne nel nostro spirito. Vi,·ete in gioia il vostro
sacerdozio: Srroite Domino ui laetitia. E questo è degno
di Don Bosco, no ? e anche di Antonio :viaria Zaccaria,
perchè davvero erano dei servitori lieti del Signore
nella sua casa.
Trasparenze vive della gran luce
SIATE, figli carissimi, TRASPARENZE VITE
DELLA GRAN LUCE. Oggi il mondo davvero ci
guarda contro luce, vuol ~edere attraverso d_i noi eh~
cosa siamo, che cosa abbiamo nel cuore. C1 sono d1
quelli che credono che per presentarsi al mondo biso-
gna avere un tale abito, un tal gesto, o una sigaretta
in bocca, ccc. per essere come ~li altri; essi non vedon~
in questo l'ingenuità di cui sono affetti. Siate preti veri
e vedrete che trasparenza emana da voi I E dal bam-
bino che viene alla prima comunione, alla donna che
viene per consiglio o all'anima che ha bisogno di ap-
poggio o all'operaio che non ha nessuna formazione
religiosa, sentirete dire: • Questo è 1111 prete vero»,
«Questo sl •· Questa adesione che tro, iamo sulle labbra
del popolo è data quando uno è autentico e lascia dav-
vero, senza studio, irradiare da sè la propria personalità,
la propria coscienza.
Siate cosi anche voi; siate trasparenti di quello che
siete, della J!:nln luce, dicevamo, che ,·i ha tutti per-
meati col carisma dell'Ordine ~acro, per poterla trasmet-
tere agli uomini che da ,'Oi aspettano, al mondo che da
voi aspetta...
Il mondo ci dà la croce addosso, ci mette in ridicolo,
ci oppone tutte le polemiche, le contestazioni che volete...
ma perchè? Perchè aspetta molto da noi. t un para-
dosso, ma è così. Cosa aspetta ? Lo e~plicitiamo con
una parola del ,·angelo: cerca la verità. L'abbiamo
davvero nel cuore? Aspetta l'amore. Sappiamo amare?
Dobbiamo diventare degli effusori di carità, di amore.
Sembra la cosa più facile in questo mondo. È la cosa

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più difficile, più ardua, perchc è la cosa che ci porta
su, su verso la croce: è l'amare fino al sacrificio di sè.
«Non c'è maggior carità che dare la vita per i propri
amici)).
Ora questo non è facile. Il Signore ci ha dato questa
vocazione e la gente che ci sta intorno, nel raggio del
nostro ministero e delle nostre conoscenze e anche la
pubblica opinione che ci circonda, cosa aspetta? Di
vedere uno che è amante del momlo, della società, del
circolo di persone che accosta e soprattutto di quelle
per cui ha una qualche responsabilità. Sarà la parrocchia,
la scuola; sarà la comunità dei fedeli che circonda il
sacerdote, che deve sentirsi amata, più che governata,
più che consigliata, più che istruita, dal suo sacerdote.
E quando sente questo, credo che il sacerdote diventa
Capace di domandare ogni cosa ai suoi fedeli.
Siate coraggiosi I
E poi, che cosa deve irradiare da voi ? Il coraggio.
SIATE CORAGGIOSI. Non abbiate paura. Guardate
che è la parola del Signore ripetuta spesso ai suoi di-
scepoli: «nolite timere! non abbiate paura». segno
che la paura è, nella psicanalisi della nostra spiritualità,
un difetto ricorrente, una mancanza che si ripete. Dob-
biamo essere coraggiosi, specialmente per camminare
nel mondo in cui siamo, che non è più propizio. Una
volta la Chiesa aveva i sentieri tracciati. Avrà avuto
altre difficoltà, ma aveva, direi, preventivato le sue espres-
sioni, i suoi sentieri, le sue esplicazioni. Adesso si cam-
mina, mi sembra, come in una foresta vergine: bisogna
di continuo sgombrare di qua e di là, bisogna fendere
la foresta, farsi il cammino attraverso mille difficoltà.
Per questo occorre avere tempra ben salda. Non abbiate
paura. Coraggio!
Irradiate l'esempio
Finalmente IRRADIATE L'ESEMPIO. Guardate
che siete il libro vivente che gli altri leggono. Cristo
deve essere letto in voi nella maniera con cui vivete,
come parlate, come gustate, come siete. Voi siete il
t:;,pus di Cristo e quindi guardate di uniformarvi molto
al Signore per essere capaci di trasfonderlo in questa
irradiazione che potremmo dire figurativa del Signore.
E finalmente la dottrina, l'insegnamento, e poi il
segno, il tesoro più prezioso, la vita stessa di Dio di
cui siete e sarete canali tanto più efficaci quanto più
generosamente vivrete nella grazia della vostra vocazione.
Ci vedremo a11cora? Chi lo sa! Ad ogni modo, Noi
vi sia11w gratissimi di questo incontro e ascriviamo proprio
a ima grazia del Nostro ministero incontrare dei sacerdoti
novelli, d.ei preti che si consacrano fermamente alla loro
vocazùme. 1ielle rispettive famiglie religiose, con i preven-
tivi ehe i Superiori faranno per l'impiego delle vostre
energie, del vostro tempo, del vostro f!lturo. Ma se non
Ci dovessimo più materialmente incontrare, sappiate che
,·t Papa vi è vici110, che Noi vi vogliamo bene; che preghiamo
ogni giomo, ogni giorno, direi·, ogni ora, per i nostri preti,
per i religiosi, per le religiose, per timi quelli che sono
co11sacrati al Signore. Vi siamo vi"cirii con la Nostra
grande benevolenza. Vi ringraziamo del dono che avete
fatto di voi stessi alla Chiesa. E adesso paternamente vi
benediciamo in pegno e auspicio del continuo aiuto del
Signore sul vostro ministero.
LETTERA
A UN GIOVANE
(dal Bollettino Salesiano degli Stati Uniti)
Caro John,
tu ml chiedi di dirti qualcosa del
sacerdote salesiano. Con piacere.
Il prete salesiano e un tipo che
incontra con tutti, ma special-
mente con i ragazzi. Egli ama le
loro anime e desidera farli felicl
rendendoli buoni.
Lo spirito di Don Bosco che lo
pervade è essenzialmente spirito
di letizia. Perciò vedrai questo
salesiano con ardore giovanile
giocare al pallone... lo vedrai
suonare, dirigere un coro. pre-
parare una filodrammatica. Lo
vedrai marciare in montagna alla
testa dei suoi ragazzi, sorvegliare
una colonia marina o semplice-
mente traetenere in allegra ricrea-
zione ragazzi sprizzanti gioia.
Ma al di sopra di ogni altra aetività
vedrai questo sacerdote offrire il
Sacrificio Eucaristico con edifi-
cante raccoglimento e fervore. Lo
vedrai confessare lunghe file di
vispi ragazzini o di pensierosi ado-
lescenti. Lo vedrai affaticato e
stanco alla fine di una giornata dare
gli ultimi consigli ai ragazzi prima
che vadano a riposo. lo vedresti
allora rimanere nella cappella a
dire ancora una preghiera per
questo o quel ragazzo perchè am-
malato o perchè non corrisponde
alle sue cure.
Il sacerdote salesiano ama i suoi
ragazzi. si dedica tutto a loro e
vive per loro. La sua vita è un au-
tentico invito a ogni giovane voli-
tivo e generoso, che sente la voce
di Dio che lo chiama a seguirlo...
Ti vedi'. un giorno, vestito dei pa-
ramenti sacerdotali, tenere nelle
tue mani ,1 Il calice della sal-
vezza 11?
Ti vedi con le mani levate, in atto
di benedire papà e mamma, i tuoi
familiari e amici?
Ti vedi in confessionale a confor-
tare e assolvere i poveri peccatori,
a guidare e sostenere i giovani
nelle lotte del/"età difficile
Essere sacerdote è possedere i po-
teri di Cristo.
Il sacerdozio è sulla terra la voca-
zione più grande...
Rifletti e prega.
E. se vuoi, scrivici.
I spetto ria Centra le
Via M a ria Ausiliatrice, 32
10100 TORINO
7

1.10 Page 10

▲back to top
O ggi la famiglia si accorge sempre
più che l'istru.zione dei figli non
è solo affare della scuola; essa prende
coscienza del proprio diritto-dovere
di intervenire, con sempre maggiore
consapevolezza, all'interno della vita
scolastica: ne scopre la limitatezza e
i difetti, ne sollecita, sempre più di
continuo, il rinnovamento e l'aggior-
namento di strutture e programmi.
A questo han giovato i richiami
venuti da istituzioni di alto livello,
ecclesiastiche e laiche.
Così la conferenza dei Vescovi te-
deschi a Fulda ha elaborato un piano
per un incontro a dimensioni regio-
nali, che si terrà in ogni Leander
della Germania, sul programma della
scuola e della educazione, a cui par-
teciperanno genitori, insegnanti, de-
legati di scuole libere e di associa-
zioni giovanili, amministratori, peda-
goghi, politici.
L'ultima Settimana Sociale dei Cat-
tolici d'Italia, svoltasi a Catania, an-
nunciava la costituzione di associa-
zioni di genitori per sviluppare in
seno alle famiglie la coscienza dei
loro diritti e doveri nei confronti
della società, con particolare riferi-
mento ai problemi della scuola, del
tempo libero, dei mezzi di comuni-
cazione sociale.
L'unione Cattolica Italiana Inse-
gnanti Medi (UCIIM), per mezzo
della sua Presidenza Nazionale, au-
spic:a che l'ordinamento scolastico
• venga sollecitamente modificato, in-
troducendo in tutte le scuole la pre-
senza dei genitori, entro comitati
scuola-famiglia, aventi competenze
anche deliberative•·
Il 27 settembre u. s. alcuni sena-
tori hanno presentato al senato un
disegno di legge per la istituzione del
Comitato scuola-famiglia e del Con-
siglio degli studenti negli istituti
d'istruzione primaria e secondaria.
Il disegno di legge risponde in modo
costruttivo al diritto della famiglia di
entrare istituzionalmente in rapporto
con la scuola, come esige un effettivo
costume democratico.
La Chiesa, nel Concilio Vaticano II,
ha riconosciuto che oggi non è più
concepibile una scuola veramente edu-
cativa senza la presenza responsabile
dei genitori. La famiglia, la società
civile e la Chiesa sono educatori sus-
sidiari, perchè tutti e tre hanno fun-
zioni di paternità con lo stesso edu-
8 cando. La Dichiarazione conciliare
COLLABORAZIONE TRA SCUOLA
E FAMIGLIA
Essi contestano:
ma noi
che facciamo pe
Davanti al fatto, sempre più vistoso
ed erompente, della contestazione scolastica,
quanti fra i genitori hanno provato un senso
di amarezza, di sorpresa e di confusione.
Ma si sono domandati se hanno anch'essi
una responsabilità di fronte alla scuola
e se l'hanno sempre adempiuta?

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

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loro?
sulla educazione cristiana afferma tra
l'altro: «Il sacrosanto Sinodo esorta i
fedeli..., soprattutto attraverso le asso-
ciazioni ' tra genitori, ad aiutare posi-
tivamente e costantemente il compito
della scuola e in particolare quella edu-
cazione morale, che essa deve fornire ►>.
Recentemente Paolo VI, parlando
ai docenti dell'Unione Cattolica In-
segnanti Medi (UCIIM) ha sotto-
lineato la necessità del rapporto tra
scuola e famiglia per la continuità
dell'opera educativa: << La famiglia
- ha detto il Papa - avendo come
fi,i.e la procreazione e l'educazione
dei figli, possiede per ciò stesso 1Lna
priorità di natura, e per conseguenza
una pri01ità di diritto-dovere in campo
educativo 11ei confrotiti della società.
Essa no11 deve e 110n può ri1tunciare a
questo diritto. È necessario perciò che,
accanto ai docemi e agli alunni, anche
le famiglie siano presenti nella Scuola
e responsabili dell'orientamento ed1,ca-
tivo della comunità scolastica. Fino ad
oggi, purtroppo, la famiglia in Italia è
stata quasi praticamente assente dalla
Scrtola. N01i sempre si è chiesta la
collaborazione cosciente dei genitori; e
anche quando è stato posto il problema
dei rapporti fra le due istituzioni, lo si
è impostato più su di un piano di inte-
resse pratiCIJ o p14ramente culturale che
di ùiteresse educativo. Noi auspichiamo
- ha concluso Paolo VI - che la
vostra Unione richiami efficacemente
l'attenzione delle famiglie e delle auto-
rità responsabili su questo problema.
Che se poi tale scambio di vitali energie
potrà avvenire anche sul piano della
concezione cristiana della vita, allora
i risttltati diventeranno di particolare
importanza per il bene comune, perché
in maniera più. interiore e più unitaria
si favorirà la formazione dell'uomo,
del cittadino e del cristia,10 ».
Nella scuola salesiana
La scuola salesiana, fondata sulla
collaborazione responsabile e aperta
tra famiglia, giovani ed educatori,
ha visto con piena soddisfazione il
definirni sempre più preciso delle
iniziative e degli organismi idonei a
giovare· alla causa dell'educazione.
Per lunga tradizione erano in atto
rapporti cordiali tra scuola e genitori.
Ora questi hanno preso forma più
organizzata nei Co,zsigli dei xenitori,
che sono stati promossi ovunque e
con buoni risultati. Il loro scopo è di
rendere più attiva la presenza dei geni-
tori nell'ambito della scuola, di creare
una più stretta collaborazione con gli
insegnanti per la miglior conoscenza
del figlio-allievo, di collaborare at-
tivamente con la direzione dell'isti-
tuto per tutte quelle iniziative che
efficacemente contribuiscono a raffor-
zare la comunità educativa, formata
dalle sue tre componenti essenziali
(professori, genitori, alunni) e sono più
atte a facilitare la soluzione di tutti
i problemi educativi, da quelli più
strettamente scolastici, a quelli del
tempo libero e dell'uso dei mezzi di
comunicazione.
In alcuni istituti è stata cosi viva
la partecipazione dei genitori alla
azione educativa della scuola che ad-
e dirittura si passati dal Consiglio
dei genitori alla Scuola dei genitori.
Questa non ha lo scopo di una inte-
grazione culturale o professionale dei
genitori, ma di renderli sempre più
idonei a una azione veramente edu-
cativa nei confronti dei figli. Ad
esempio: quale el'atteggiamento verso
le nuove fonti di educazione: stampa,
radio, cinema, TV?
Anzitutto la scuola ha svolto presso
ogni famiglia un'opera di ricerca e
di inchiesta attraverso un questio-
nario. Si è passati poi a una vera
informazione, fatta da esperti, ai ge-
nitori, divisi secondo l'età e la classe
frequentata dai figli (Scuola media -
Biennio - Triennio - Superiore - Corsi
professionali). Si è data loro la pos-
sibilità di discussione e di aggiorna-
mento, attraverso la biblioteca per i
genitori ; infine si è giunti a una tavola
rotonda, cui parteciparono insieme
genitori e alunni. Sì, perche nello
stesso tempo anche gli allievi veni-
vano informati, attraverso la scuola
o il doposcuola, sullo stesso argo-
mento presentato dai genitori.
Così scuola e famiglia si trovavano
nella possibilità di parlare uno stesso
linguaggio educativo.
Associazioni di genitori
I genitori che ci leggono, soprat-
tutto se Insegnanti e Cooperatori,
devono sentire il bisogno di entrare
in queste associazioni e comitati, spe-
cialmente per portarvi «quell'anima
cristiana » che purtroppo per tanto
tempo e stata estromessa dalla scuola
italiana.
I problemi educativi, perche siano 9

2.2 Page 12

▲back to top
tali, vanno sentiti nella loro integrità,
quindi anche nel campo spirituale,
oltre che in quello strettamente mo-
rale e CÌ\\•ico. Davanti a una scelta
di programmi, nella interpretazione
dell'uso dei mezzi di comunicazione
di massa e del tempo libero, guai se
ne risultassero esclusi i valori dello
spirito: la formazione ne scapiterebbe,
soprattutto per quei giovani che ven-
gono da una tradizione cristiana in-
tegralmente vissuta. Quindi non solo
è opponuno, ma addirittura neces-
sario che il genitore si faccia avami
e dimostri fattivamente la sua pre-
senza in questi comitati.
Ora poi che una circolare ministe-
riale accetta l'assemblea studentesca
come mezzo di autoeducazione de-
mocratica e di conaborazione con le
forze educative, i genitori devono
poter partecipare, quali esponenti
responsabili, a queste assemblee, sia
pure attra,·erso rappresentanze, pcrchè
il fatto educativo, come già abbiamo
detto, deve nascere dalla Cattiva col-
laborazione di quanti ne hanno di-
ritto: insegnanti, genitori, allievi.
Siccome poi i Comitati Scuola-
Famiglia non possono esaurire tutto
quanto i genitori devo'no dare alla
scuola, perchè esistono fattori ecsi
generali che condizionano l'educa-
zione dei figli, sui quali le singole
famiglie non possono intervenire, è
necessaria una organizzazione a li-
vello nazionale, capace di potersi pre-
sentare agli organi centrali preposti
alla istruzione (Ministero della P. I.,
Centri Didattici ecc.) e alla stessa
opinione pubblica.
Per questo sono sorte in I talia l' As-
sociazione Ger,itori (A. GE. con sede
centrale in Roma, Via Cassiodoro 15),
L'ANSI (Via Graziali Lante 78,
Roma): esse vogliono investire tutti
i campi della istruzione e formazione,
ma soprattutto portare nella scuola
il proprio contributo, nello s,iluppo
degli orientamenti pedagogici, dei pro-
grammi di inseg11amento e d'esame,
e dei metodi didattici.
È necessario quindi che i singoli
Comitati aderiscano o si colleghino
con queste associazioni, perchè dal-
1'unione di tante e ben amate inizia-
tive locali, si possa raggiungere quella
vitalità di azione che oggi è necessaria,
per garantire alla scuola tutti quei
vantaggi di cui ha bisogno l'educa-
zione dei giovani.
A questo proposito la Carta euro-
pea dell'iit.J·eg11amento all'articolo sesto
scrive: • La Scuola è una comunità
nella quale gli alunni imparano a
diventare cittadini: essi potranno com-
piem l'apprendistato della democra-
zia nella misura in cui essi stessi, gli
insegnanti e i genitori, in un Clima
di autonomia, acquisteranno coscien-
za delle loro comuni responsabilità».
E subito dopo, nell'articolo setti•
mo: «11 contributo dei genitori, in
campo educativo, è estremamente
importante: pensiamo, quindi, che
occorra incoraggiare quanto può fa-
vorire i contatti tra insegnanti e
famiglie».
e~ neceuorio che. accanto al docenti e agli alunni, anche le famlglle siano presenti nella Scuoio
e 1espon111bill dell'o,ienlilmento educativo dolla comunità scolastica•· Paolo VI
10

2.3 Page 13

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Salutatelo Il signor Natale Menzio, un arzillo exallievo di Pinerolo ultranovan-
tenne, il 30 gennaio 1961 raccontava: « Ho parlato a tu per tu con Don
Bosco soltanto due volte. Ma è stato meraviglioso.
per
Un mattino del mese di maggio. mentre salivo le scale per portarmi
al secondo piano, incontrai Don Bosco. Era la prima volta che mi trovavo
di fronte a lui. Mi fissò negli occhi. chiese il mio nome e poi mi salutò con
nome
tanto aff'etto.
Alcuni mesi dopo andò a Roma. Quando ritornò, a Valdocco fu una
gran festa. Don Bosco fu costretto a salire al secondo piano e dal balcone
salutò tutti lanciando manciate di caramelle. lo quel giorno ero ìn infer-
meria ammalato.
Lo rìv1di il giorno dopo. Appena entrato nell'ampio stanzone dell'in-
fermeria, mi riconobbe subito: "Tu, Menzio, in infermeria?" ml disse. Poi
mi salutò con tanta cordialità.
L'indomani ero già guarito, ma avevo nel cuore un grosso interroga-
tivo. Don Bosco mi aveva visto solo una volta e mi aveva riconosciuto.
A Valdocco eravamo più di 600 e in quei mesi il Santo aveva incontrato
nei suoi viaggi migliaia e migliaia di ragazzi.
Quel mattino aspettai Don Bosco al fondo delle scale. Dovevo sapere ad
ogni costo. Ml avvicinai al Santo, mentre scendeva per la Messa. accom-
pagnato da Don Rua. "Don Bosco, come ha fatto ieri a riconoscermi?".
Il Santo sorrise. Poi mettendomi la mano sul capo, soggiunse. "/ miei figli
li conosco dappertutto"•·
*
Ecco una finezza della carità: il saluto. •Soprattutto quando vi si può
aggiungere il nome.
« Ricordatevi - scrisse Dale Carnegie ne "L'arte di farsi degli amici" -
che il nome di un individuo è per lui il più gradito e il più importante di tutto
il vocabolario ,.
Tra la persona e il nome corre un' identificazione misteriosa. Il nome evoca
la persona e la rende in certo modo presente col suo io più profondo. Ecco
perchè il nome esige lo stesso rispetto che la persona.
Quando un ragazzo si accorge che il suo insegnante o il suo educatore
non ha Imparato e non conosce ìl suo nome. prova l'impressione di essere
stato dimenticato. Se poi gli storpiano Il nome, ne prova un'intima irrita-
zione: soprattutto quando il fatto si ripete.
Che dire allora della mania di affibbiare del soprannomi1 Spesso questa
mania rivela l'intenzione di diminuire e di umiliare gli altri. ~ stato notato
che il soprannome è quasi sempre l'arma dei deboli che prendono. in tal
modo, la loro rivincita in maniere sleale contro quelli da cui dipendono.
A ogni modo, è sempre un indice di animo volgare. Più sì discende nella
scala sociale, e più l'uso dei soprannomi diventa frequente.
Tristezza di chi si sente privo del proprio nome e non Il altro che un
numero. « Un giorno - scrisse un giovane operaio - andai a vedere un
mio amico In un reparto dell'ospedale. Quale fu la mia sorpresa nel sentire
che il mio amico degente da tre mesi In quella stessa sala, veniva chiamato
col suo numero. So bene che le Infermiere non possono ricordare tutti i
nomi dei nuovi arrivati, ma quando si è all'ospedale da un dato tempo,
la cosa diventa imbarazzante. Un numero è awilente, non ha personalità;
è come una macchina che viene curata e riparata perché abbia a funzionare
meglio. Noi non siamo dei numeri, ma delle persone umane».
Il ricordare i nomi dei propri dipendenti conferisce a un dirigente, a un
capo azienda. a un educatore, un prestigfo straordinario. Napoleone pro-
vocava l'entusiasmo dei suoi soldati e otteneva da loro i massimi sacrifici
grazie all'astuzia con cui si faceva dire i nomi di coloro che egli voleva fe-
licitare e ricompensare per qualche azione di rilievo. Si era costruito la leg-
genda di conoscere personalmente ciascuno dei suoi numerosissimi soldati.
Il ragazzo Il felice di venire chiamato per nome. Per lui, il suo nome è
la cosa più bella che esista. Non storpiategli mai il nome. Volete conqui-
starvelo ? Fate come faceva Don Bosco: salutatelo per nome.

2.4 Page 14

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Esercizi spirituali 1969
PER COOPERATORI
PIEMONTE
Muzzano (Vercelli): 10-13 agoato
LOMBARDIA
Como - Salesianum: 25-29 giugno
Como - Salesianum: 7-10 settembre
VENETO
Rocca di Garda (Verona): 3-6 agosto
Cison di Valmarino (Treviso): 20-24 agosto
Montericco di Monselice (Padova): 28-31 agosto
LIGURIA
Col di Nava (Imperia), Soggiorno Don Bosco; 26-30 set•
tembre
MARCHE
Loreto - Montereale: 22-26 agosto
LAZIO
Albano - Frattocchie (Roma), Oasi Missioni: 22-26 giugno
CAMPANIA
Seiano (Napoli): 15-19 settembre
PUGLIE
Ostuni (Brindisi), Istituto Salesiano: 2 -5 luglio
SICILIA
Zafferana (Catania) : 1-5 agosto
PER COOPERATRICI
PIEMONTE
Muzzano (Vercelli): 30 luglio-3 agosto
Muzzano (Vercelli): 5-9 agosto
Muzzano (Vercelli): 1 -5 settembre
Saluzzo (Cuneo), Villa Regina M.: 24-28 agosto
LOMBARDIA
Como - Salesianum: 20-23 aprile
Como - Salesianum: 10-14 agosto
Varese - (P. Libertà, 9): 6-10 settembre (anche signorine)
Zoverallo di Verbania, Casa M. Mazzarello: 15-19 settem-
bre (anche signorine)
VENETO
Cesuna Altipiano d'Asiago (Vicenza): 3-7 luglio
LIGURIA
Col di Nava (Imperia). Soggiorno Don Bosco: 26-30 sett.
TOSCANA
Calci (Pisa). Oasi Sacro Cuore: 7-10 agosto
MARCHE
Loreto - Montereale: 27-31 agosto
LAZIO
Albano - Frattocchie (Roma), Oasi Missioni: 4•8 luglio
Albano - Frattocchie (Roma), Oasi Missioni: 2-6 sett.
SARDEGNA
Cagliari: 15-19 settembre
CAMPANIA
Seiano (Napoli): 21 -25 giugno
Seiano (Napoli): 21 -24 settembre
PUGLIE
Ostuni (Brindisi), Villa Specchia: 2 -5 luglio
CALABRIA
Soverato (Catanzaro): 22-26 settembre
Reggio Cal., 1st. M. Ausiliatrice: 17-21 settembre
SICILIA
Zaflerana (Catania): 24-28 aprile
Zafferana (Catania) : 29 giugno - 3 luglio
PER CONIJGI
PIEMONTE
Muzzano (Vercelli): 14-18 a gosto
Muzzano (Vercelli): 19-23 agosto
LOMBARDIA
Como - Salesianum: 9-12 settembre
LIGURIA
Sestri Levante (Genova): 22-26 agosto (ospitalità e as-
sistenza ai bambini)
Sestri Levante (Genova): 21 -25 settembre (ospitalità e
assistenza ai bambini)
TOSCANA
Calci (Pisa), Oasi S. Cuore: 1-3 agosto
LAZIO
Albano - Frattocchie (Roma), Oasi Missioni: 28-30 giugno
CAMPANIA
Seiano (Napoli): 15-19 settembre
BASILICATA
Potenza, Casa S. Cuore: 27-30 agosto
CALABRIA
Cerisano (Cosenza) : 27-30 agosto
SICILIA
Zafferana (Catania): 20-24 settembre
PER SACEhDOTI
Muzzano (Vercelli): 8-13 settembre
Como. Saleslanum: 9-15 novembre
Albano - Frattocchie (Roma), Oasi Missioni: 21 -27 sett.
PER GIOVANI
1. FIDANZATI
Sestri Levante (Genova). Mad. del Grappa: 24-27 aprii•
Soverato (Catanzaro): 27-30 settembre
2. UNIVERSITARI
Col di Nava (Imperia), Soggiorno D. Bosco: 12-16 marzo
Loreto Montereale: 1-5 settembre
3. SEMPLICEMENTE GIOVANI
Muzzano (Vercelli): 10-13 agosto
Genova- Voltrl, VIiia Azzurra: 13-16 settembre
Seiano (Napoli) : 3 -7 agosto (per signorine)
CORSI D ORIENTAMENT"
PER SIGNORINE
Loreto - Montereale: 17-21 agosto
Albano - Frattocchie (Roma), Oasi Missioni: 1 -4 luglio
Cagliari: 10-14 s ettembre
Zafferana (Catania): 20-24 settembre
PER GIOVANI
Bari: 2 -5 aprile
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi al "Delegato Cooperatori" della locale Casa Salesiana
o delle Figlie di Maria Ausiliatrice, oppure di quella più vicina.

2.5 Page 15

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SCUOLA DI ORIENTAMENTO All1APOSTOLATO
A tempi 11uovi, forme nuove di pre-
parazione ai compiti che la vita offre
ai giovani. Anche la Chiesa sta adat-
tando le sue istituzioni alla sensibilità
dei tempi e apre ai giovani nuove pa-
lestre per prepararli a un forte i·mpegno
cristiano. Tra le novità sorte in vari·
luoghi, ha destato interes.re e simpatia
la (( Scuola di Orientamento all'Apo-
stolato >>; vogliamo presentarla all'at-
tenzio11e dei lettori e soprattutto dei
Cooperatori, che hanno tra le loro ft-
natità specifiche anche quella di orien-
tare le vocazioni dei Giovani all'Apo-
stolato.
Che cos'è?
È una risposta alle attese del Con-
cilio Vaticano li, che invita gli Isti-
tuti Cattolici << a promuovere nei gio-
vani il senso cattolico e l'azione apo-
stolica» e a <( dar vita a un ambiente
comunitario scolastico permeato dello
spirito evangelico di libertà e di ca-
rità», in modo che gli alunni <l attra-
verso la pratica di una vita esemplare
e apostolica diventino il fermento di
salvezza della comunità umana ».
È anche una risposta alle richieste
avanzate dal Capitolo Generale XIX
della nostra Congregazione, che sug-
gerisce di << organizzare Scuole di
orientamento apostolico per ragazzi
che per la loro giovane età, pur non
manifestando inclinazione verso la
vita religiosa o sacerdotale, ne hanno
tuttavia le doti».
Quindi non è una scuola come altre,
pur buone e ottime, aperte a tutti.
Non è per ragazzi che vengono iscritti
a scuole cattoliche perchè si conser-
vino buoni o perchè siano aiutati a
studiare con maggior impegno, o
perchè la famiglia non li può ac-
cudire.
13

2.6 Page 16

▲back to top
Non è una scuola per ragazzi già
decisi a farsi sacerdoti diocesani: per
questi la via da seguire è quella di
entrare in un seminario, dove trove-
ranno l'ambiente più adatto per col-
tivare la loro vocazione; non è nep-
pure una scuola per quelli che sen-
tono chiara la chiamata alla vita reli-
giosa: per questi ci sono gli aspiran-
tati delle varie famiglie religiose.
La Scuola cli Orientamento al-
i'Apostolato ha un suo volto e finalità
sue caratteristiche. Tra i ragazzi oggi,
nonostante i giudizi che sentiamo
esprimere in senso contrario, ce ne
sono - e più cli quanto si crede -
che possiedono ottime doti di intel-
ligenza e di animo, sensibili ai grandi
e nobili ideali della vita, capaci di
generosità e cli dedizione verso gli
altri. A guardarli negli occhi balena
la speranza di un avvenire tutt'altro
che chiuso in una egoistica. afferma-
zione di sè. Se gli slanci della prima
età non saranno soffocati da tristi
esperienze, c'è da credere che questi
ragazzi sapranno dare un senso di
autentica missione alla loro vita ed
essere utili alla società in cui saranno
chiamati a vivere.
Ma bisogna salvare le risorse che
portano con sè come un dono di Dio,
svilupparle in un ambiente idoneo in
tutta la loro ricchezza, orientarle con
sereno rispetto, ma senza timori, verso
decisioni ardite e "impegnative. Mili-
Lante laico nel mondo, sacerdote, con-
sacrato a una missione di alto inte-
resse sociale? È impossibile prevedere
quale sarà il futuro di un giovane e
bisogna rispettarne il segreto; ma è
doveroso provvedere perchè le dispo-
nibilità che Dio ha aperto davanti a
una vita umana non vadano perdute.
La Scuola cli Orientamento all'Apo-
stolato mira ad assolvere questa re-
sponsabilità e parte da un motivo di
fiducia nei giovani e dalla coscienza
che è necessario coltivare e sviluppare
quei germi di una superiore vocazione,
qualunque essa sia, che Dio fa sentire
a taluni perchè si mettano a un più
valido servizio degli altri.
La Scuola di Orientamento crea il
clima, protegge, offre i mezzi per
conoscersi e per sviluppare i richiami
quasi istintivi che portano verso il
bene, prospetta de~li ideali e fa scatu-
rire dal fondo cieli anima quelle ener-
gie spirituali che li fanno conquistare,
desta l'emulazione e dona la gioia di
trovarsi uniti per La causa di Dio.
Noi plaudiamo a queste istituzioni
che stanno sorgendo in molti luoghi
perchè ci pare di ritrovarvi tanti
elementi caratteristici della pedagogia
di Don Bosco. Egli ha sempre af-
fermato che molti giovani sono dispo-
14 nibili per fare il bene e per consa•
crare se stessi a Dio in una vita di
apostolato laicale, sacerdotale o re-
ligioso. Ed è stato di una straordi-
naria abilità nel creare, soprattutto in
taluni suoi istituti, quell'ambiente di
spirituale elevazione che faceva sco-
prire con facilità i segni delJa chiamata
divina a una speciale missione e ne
favoriva spontaneamente lo sviluppo.
La Scuola di Orientamento ali'Apo-
stolato è dunque una scuola qualifi-
cata, non perchè accoglie gli alunni
più intelligenti, ma perchè accetta
allievi che per indole e formazione
hanno in le premesse di un futuro
apostolato come laici o anche, se il
Signore li chiama, come sacerdoti.
E tuttora un esperimento, ma ha
tutte le credenziali per raggiungere
le finalità previste dal Concilio e
dalla Congregazione, qualora sia rea-
lizzata nel vero spirito.
L'allievo, soggetto attivo
e responsabile
La Scuola di Orientamento ali'Apo-
stolato, mentre promuove con serietà
e modernità d'indirizzi le attività pro-
priamente scolastiche, sviluppa con
particolare ampiezza i settori forma-
tivi e quelli parascolastici. che con-
tribuiscono alla formazione integrale
dell'alunno: una intensa vita liturgica
e associativa con iniziative culturali,
artistiche, ricreative e caritative. Essa
mira a creare, con la collaborazione
di tutta la comunità educativa, un
clima gioioso di attivismo e di spon-
taneità non disgiunta da un forte
senso di responsabilità.
Il giovane nella Scuola di Orienta-
mento non è più un soggetto passivo
che sta ad ascoltare delle buone esor-
tazioni o a imparare delle nozioni su
materie d'insegnamento. Soprattutto
per quanto riguarda la sua formazione
egli è portato a entusiasmarsi dei
grandi ideali della vita, a farsene pro-
pagatore presso i suoi compagni, a
promuovere tutte quelle iniziative che
sviluppano in lui le capacità di un
animatore e di un capo. Il giovane
diventa così un «attivist(l » e un re-
sponsabile diretto della vita associa-
tiva della scuola. Egli è messo a con-
tatto con tutte quelle realtà religiose
e sociali che possono destare il suo
impulso all'apostolato, sia pure nelle
forme consentite alla sua età. Egli
si apre all'azione intesa ad aiutare i
suoi amici, è guidato alle prime forme
di assistenza verso i poveri, vede
davanti a sè il grande panorama mis-
sionario, sente La gioia di farsi colla•
boratore dei sacerdoti nello svolgi-
mento del loro ministero.
Don Bosco, per citare sempre
l'esempio che ci è caro, ha saputo
suscitare l'amore alle più svariate
forme di apostolato in tanti giovani
proprio facendoli partecipi attivi e
responsabili del suo lavoro: li faceva
fare il catechismo, dava loro la respon•
sabilità delle proprie associazioni, li
organizzava per l'assistenza dei malati
(come avvenne durante il colera del
1854); faceva sentire ai suoi ragazzi
la bellezza della grande epopea mis•
sionaria, che in quel momento i
primi salesiani stavano conducendo
in Patagonia. Don Bosco conosceva
lo slancio di cui sono capaci i giovani
e li sapeva condurre per questa via
a una generosa donazione di sè. Egli
non ignorava che le prime gioiose
esperienze della giovinezza creano
quelle tendenze che resteranno per
sempre nella vita.
In collaborazione con i genitori
e i parroci
A questa opera di formazione sono
chiamate a collaborare anche le fa-
miglie che hanno una particolare sen-
La Scuola di Orientamento al•
!"Apostolato prepara I ragazzi a
un forte impegno cristiano ,in un
clima di serenità e di gioia non
disgiunta da un vivo senso di
responsabilità

2.7 Page 17

▲back to top
sibilità alle esigenze della vita cri-
stiana. Esse mandano volentieri i loro
figliucili a queste scuole perchè dànno
le massime garanzie per una forma-
zione cristiana integrale e per lo svi-
luppo di una eventuale vocazione a
un impegno apostolico.
La collaborazione della famiglia è
ritenuta determinante per l'armonica
opera di formazione dell'alunno. Al
fine di favorire questa collaborazione
la Scuola non toglie i ragazzi dal loro
ambiente naturale: la famiglia e la
parrocchia; li tiene però nella scuola
quel tanto di tempo che consente non
solo lo svolgimento del lavoro sco-
lastico, ma anche l'attività di gruppo
necessaria per formarli alla socialità,
alla disponibilità e all'amicizia, pre-
messe indispensabili per l'apostolato.
I genitori sono parte viva della
comunità educativa: vengono riuniti
periodicamente in assemblee familiari
alle quali sono presenti anche gli
educatori. In tali assemblee, dopo la
lezione di un esperto sopra un tema
pedagogico con particolari riferimenti
ai principii dell'educazione cristiana
e alle situazioni d'ambiente, tutti pos-
sono prendere parte allo scambio di
idee che ne segue. Si passa quindi a
trattare argomenti che servono a ren-
dere sempre più attiva la collabora-
zione tra scuola e famiglia. Per una
comunità educativa che si propone di
orientare a un convinto impegno cri-
stiano, è essenziale che i genitori col-
laborino favorendo nel ragazzo tutte
quelle aperture che matureranno in
lui la vocazione all'apostolato.
Di non minore importanza per
l'orientamento vocazionale è la col-
laborazione dei parroci e dei vicepar-
roci. E anche questa non manca; anzi
i parroci che conoscono lo spirito
da cui sono animate queste scuole,
collaborano con entusiasmo. Essi man-
dano volentieri alle Scuole di Orien-
tamento i loro ragazzi migliori perchè
sanno che, se anche non diventeranno
sacerdoti, saranno seriamente prepa-
rati all'apostolato in parrocchia.
Prima dell'accettazione di un ra-
gazzo a queste scuole i parroci sono
sempre interpellati. E anche dopo, la
Scuola mantiene frequenti contatti con
loro perchè, come si è detto, il ragazzo
rimane inserito nella vita parrocchiale.
Anzi tenderà ad essere nella parrocchia
elemento sempre più attivo, un vèro
animatore, con quei fermenti che
riceve dalla Scuola.
Le Scuole di Orientamento al-
i'Apostolato sono, in concreto, una
istituzione che ubbidisce ad alcune
delle urgenze più caratteristiche del
nostro tempo: tendono a una inte-
grale qualificazione della vita in senso
cristiano, riconoscono la stretta
unione, fin dal tempo della prima
formazione, delle risorse dei laici e
degli ecclesiastici nel tessuto della
società, educano a ideali superiori e
spirituali, ma senza isolare completa-
mente dai rapporti col mondo. Esse
Yogliono raccogliere le energie nuove
che sono scaturite dal Concilio, edu-
carle in forme più aderenti alla realtà
attuale e farne strumento idoneo di
rinnovazione nella vita della Chiesa.
Ci sono tutte le buone ragioni per
augurare un buon successo a questo
esperimento che mostra tanta fiducia
nella generosità dei nostri giovani.
15

2.8 Page 18

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1NELMONDO SALESIA1NO
I
I
I
Torino
Festa di San Giovanni Bosco
Quest'anno la festa è stata onorata dalle cele- 1
brazioni e dalla parola degli Ecc.mi mons. An-
tonio Mistrorigo, vescovo di Treviso. e mons.
Felicissimo Stefano Tinivella, arcivescovo tito-
lare di Belcastro. Gradita anche una novità
che si ripete dallo scorso anno: la Messa delle
ore 21 celebrata dal Rettor Maggiore per gli
Exallievi, impossibilitati a celebrare la festa
lungo il giorno. La celebrazione ha visto mol-
tissimi Exallievi presenti ed è riuscita di grande
risonanza spirituale. (Nella foto: un momento
della concelebrazione presieduta da mons. Mi-
strorigo e un'istantanea di mons. Tinivella
mentre tiene il panegirico di Don Bosco).
L'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice guarda al suo domani
in prospettive conciliari
Il Capitolo Generale delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice è in pieno svolgimento a Roma, nel
nuovo edificio che sarà la sede romana del-
l'Istituto Internazionale Superiore di Pedagogia
e Scienze religiose. Prima dell'apertura tutte le
Capitolari fecero un pellegrinaggio impetratorio
alla Basilica d1 S. Maria Maggiore. Il Renor
Maggiore celebrò la santa Messa davanti alla
venerata immagine di Maria "Salus Populì Ro-
mani" e ricordò che a quel medesimo altare
aveva celebrato Don Bosco nella sua prima vi-
sita a Roma, per invocare l'aiuto della Vergine
sulla Congregazione che aveva in animo di
fondare. Il Capitolo, che ha avuto i suoi tampi
forti al momento dell'elezione della Superiora
Generale nella persona di Madre Ersilia Canta e
della sua Vicaria nella persona di Madre Marghe-
rita Sobbrero. prosegue ora i suoi lavori portando
giorno per giorno in aula gli schemi relativi ai
temi affrontati dalle singole Commissioni. (Nella
foto: una visione parziale dell'aula capitolare).

2.9 Page 19

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··
'
N~E-L/
MONO.OSALES.IANO
.
Selargius (Cagliari)
Musica moderna per la festa
di Don Bosco
Ci scrivono dal Centro di Addestramento Pro-
fessionale di Selargius: «Volevamo che la festa
di Don Bosco fosse una festa agile, fresca, ve-
ramente giovanile in tutte le sue manifestazioni,
soprattutto religiose. Abbiamo voluto sperimen-
tare direttamente le reazioni a una Messa con
musica moderna. Volevamo sincerarci se que-
sta espressione musicale fosse veramente ca-
pace di esprimere il sentimento interiore di una
sincera preghiera a Dio. La compostezza dei
suonatori, la serietà con cui giovani e fedeli
hanno seguito le esecuzioni, ci hanno con-
vinto che se i giovani sono educati a valorizzare
come preghiera la musica che piace a loro,
essi ne sono pienamente capaci. La Messa,
eseguita con l'autorizzazione dell'Arcivescovo
di Cagliari, è riuscita superiore a ogni nostra
aspettativa e pensiamo che Don Bosco abbia
gioito di una festa celebrata in tal modo in suo
onore. Sappiamo che proprio adattando le arie
correnti tra il popolo al suo tempo, egli faceva
cantare ai suoi giovani le lodi del Signore».
Dibrugarh (Assam - India)
Inaugurato il nuovo Seminario
e ricostruita la Cattedrale
Dibrugarh è il centro della diocesi di mons. ~
H. D'Rosario, salesiano, che abbraccia anche le
colline Naga e lo Stato del Manipur. Recente-
mente fu visitata dal Pro-Nunzio mons. Caprio,
che benedisse il moderno Seminario e la Catte-
drale, risorta dallo spaventoso cataclisma del
1951, e che oggi si leva maestosa come segno
della perenne giovinezza della Chiesa.

2.10 Page 20

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NELMONDO.SALESIANO
Roma. Mostra C.S.'69
delle Figlie di Maria Ausiliatrice
Fu voluta dalla Madre Generale Angela Vespa ~
In occasione del Capitolo Generale Speciale per
presentare alle Capitolari in una espressiva vi-
sione d'insieme, l'attuale vitalità dell'Istituto
dello Figlie di Maria Ausiliatrice. la Mostra, riu-
scitissima per l'unità del pensiero ispiratore e
per la moderna e artisttca esecuzione, si articola
nei tre settori: la Congregazione, 11 suo perso-
nale, 11 suo sviluppo geografico. Nell'armonica
successione di 23 pannelli, presenta gli aspetti
della vitalità dell'lstttuto, fortemente inserito
nella Chiesa: il personale. le ispettorie. le case,
le missioni, la beneficenza ecc. Indica grafica-
mente la percentuale delle 52 nazionalità a cui
appartengono le Figlie di Maria Ausiliatrice, la
comparazione statistica delle 1 2 principali lingue
parlate nell'Istituto e l'estensione geografica del
suo sviluppo.
Paterson {USA)
Come li han tenuti lontani dall'ozio
e dai pericoli della strada
Grazie agli aiuti in denaro, formtt dal ministero
del lavoro, 1 Salesiani di Paterson durante
l'estate p6terono occuparsi di quasi 160 ra-
gazzi poveri e disagiati, in età da, 14 ai 18 anni.
Insegnavano meccanica, fotografia e tipografia,
dando uno stipendio adeguato alle ore di la-
voro. Cosi li tenevano lontani dall"ozio e dai
pencoll della strada, tramite l' incentivo di un
mestiere e il mezzo di procurarsi qualche sol-
dino da portare a casa.
Taranto. Nuova chiesa
in onore di San Giovanni Bosco
Il 26 aprile corrente S. E. mons. Motolese. arei- ~
vescovo di Taranto, consacrerà solennemente la
nuova chiesa di San Giovanni Bosco, aperta al
pubblico fin dal 7 dicembre 1968. Dopo anni
difficili, è stata portata a termine sotto la spinta
continua di mons. Arcivescovo. D, linea sem-
plice ed elegante, la chiesa si direbbe fatta per
Il colloquio con Dio. Tutto lo sforzo dell'archi-
tetto Claudio Adamo è stato quello di portare
all'elevazione mistica in modo da orientare su-
bito gh spiriti a « Colui che è». Nella sua strut-
tura arch1tenonica la chiesa vuole conciliare
l'idea trinitaria (frequen1e l' uso del rriangolo
equ1la1ero) con il biblico ricordo della tenda di
Abramo: vuol essere cioè una sintesi della storia
della salvezza, che ebbe in Cristo 11 suo trionfale
18
epilogo.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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GOi i PIONIERI DI GRISTO
IBLL' ARIARI
Nella prefettura apostolica
dell'Ariari, una impervia,
vastissima zona della Colombia
vicino alla capitale, venti
propagandisti del Regno di Dio
lavorano per la promozione
sociale e religiosa
di una popolazione dislocata
su 35 mila chilometri quadrati
L a Colomhia, con una superficie
di 1 milione e 139.155 chilome-
tri quadrati, è al quarto posto per
estensione territoriale fra i paesi
dell'America del Sud. È l'unica re-
pubblica sudamericana ad avere le
coste bagnate dalJ~Occano Atlantico
e dall'Oceano Pacifico.
Grattacieli, palazzi di YCtro e di
acciaio, dighe, ranchos, capanne di
paglia e baracche su palafitte...: la
diversità umana è grande quanto
quella geogranca. Vi sono infatti
almr.no tre zone climatiche: tierras
calientes, tierras templadas e iierras
frfas.
La capitale Bogo-t:à conta circa
1 milione e mezzo di abita1tti: co-
struita a 2.600 metri di altezza, ha
un clima piuttosto freddo. Quando
il cielo è sert}n o, sembra di vivere
in piena estate; e quando piove e il
vento piega o)tre misura le chiome
dei pioppi, è inverno.
La prefettura apostolica deJrAria-
ri n<>ll è lontana dalla capitale. Vi
lavorano dal 16 gennaio 1964 i mis-
sionari salesiani. Che cosa significa
un gruppo di evangelizzatori nella
Colombia d'oggi aperta a tutti i
venti e a tutti gli influssi? Risponde
don Angelo Bianchi, del gruppo dei
pionieri di Cristo.
Chi siete e che cosa fate in quella
zona così estesa?
La forza viva della Prefettura
- risponde don Bianchi - è com.-
posta tutta di religiosi e di suore.
Laici fmora non ce ne sono. Comin-
ciano adesso a lavorare con noi .i
primi giovanotti preparati dalJ'« Ac-
ci6n Cultura! P opular »: sono l e
prime leve dell'apostolato dei laici.
Quest'anno è entrato in funzione
il Centro per la formazione dei primi
catechisti scelti fra elementi gio, ani
per orientarli a un lavoro di evan-
gelizzazione e di promozione umana.
Chi siamo è presto detto. C'è il
Prefetto Apostolico monsignor Jei-us
Maria Coronado, che ha la sua sede
a Granada, una cittadina di circa
10.000 abitanti. La parrocchia conta
altri 10.000 abitanti sparsi nella
vasta estensione periferica. È una
cittadina di intenso sviluppo com-
merciale; la sua stessa posizione la
porta a essere così.
Monsignor Coronado è un uomo
sulla cinquantina, di una grande
esperienza acquistata nella tranla
della vita salesiana. Quando gli affi-
darono la prefettlJJ'a apostolica non
aveva alcuna casa dove sistemare
i 1>arcoci. Cominciò col procmare
un alloggetto per ogni sacerdote
parroco. Monsignore puntò subito
sui giovani. I giovani sono tutto:
sono il domani che noi sogniamo.
Mon~ignore Yuol bene ai giovani;
costruisce scuoh, e collegi prepa-
rando così i futuri insegnanti c mae-
stri della vrefettura apostolica. Co-
me richiede il Concilio, l,a program-
mato il lavoro ron una vi~ione aperta
ai problemi ddla regione e sta dando
un assestamento economico a que-
sta zona, che presto diventerà vica-
riato apostolico, nonostante i soli
rinque anni dalla sua erezione.
Altri vaesi ron parrocchfa sono:
Fuente de Oro con 2.000 abitanti nel
centro e 8.000 sparsi ail'urizzonte.
Puerto Lleras con 3.000 anime e
quasi 10.000 lungo il fiume Ariari.
Ce ne vogliono delle sgroppate di
strada per andarli a trovare tutti.
Una parrocc}ùa addirittura immensa
è San Juan de Ararna: 4.000 anime
nel nucleo centrale e quasi 20.0U0
altre anime in un'esten.~ione di
20 mila chilometri quadrali, dove
c'è da perdere il fiato e da rompersi
le gamhe per girare. La parrocchia
di El Castillo conta 1.500 anime nel
centro e più di 10.000 nella zona.
El Dorado è una parrocchia in Yia
di formazione e conta suppergiù
19

3.2 Page 22

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,i.ooo abitanli; ma bisogna andarli
a cercare. La mia parroccbja è Cana-
gu11ro. Quante cose avrei da dire!...
E c'è anch e una quasi parrocch.ia:
errania della. l\\Iacaren11: due pie-
l'Oli paeselli a cui si accede solo con
l'aereo. In tutte queste parrocchie
ci sono varie fattorie che si visitano
solo saltuariamente per mancanza
rli .;;acerdoti.
La povertà fa stringere il cuore
A quanto pare, l'apostolato par-
rocchiale tJÌ a,ssorbe interamente.
Come si spiega?
C'è da not8l'e che ogni parroccrua
ha un'estensione immensa e la gente
ci vive rarefatta. Bruciano la foresta
e coltivano tutto quello che sembra
di maggior utilità. Pensi, per esem-
pio, che nella prefettura apol!tolfoa
ci sono paesetti (20 in tutto) che
contano miJle e più abitanti e che
Hngono visitati solo una o due volte
al mese. A me personalmente toc-
cano tre di questi paesetti mezzo
abbandonati.
Il grosso problema è la scarsezza
d el clero. f: ver o ch e ci aiutano le
s uore, e guai se mancassero. Ma sono
soltanto sette. Sono Figlie di Ma:ria
Ausiliatrice.
Finora funzionano due collegi:
quello dei Salesiani con 80 giovani
difficile educare i giovani perchè
i genitori li occupano nei lavori dei
campi) e quello delle Figlie di Maria
Ausiliatrice con 300 ragazze delle
scuole primarie e secondarie. Dal
gennaio di quest"anno funziona la
cuola agricola « La Holanda ». un
r egalo straordinario del popolo Olan-
dese alla r egione dell'Ariari.
E Oratori ne avete?
Per ora po<'hi, per non di.re quasi
nessuno. Mi dica lei, com e è possi-
bile. Alla domenica siamo oberali di
lavoro in una maniera eccessiva. Si
lavora come negri, ben intct,o come
negri d el Signore: messe, confessioni,
battesimi di bimbi che ci vengono
portati da distanze immense, predi-
che, conferenze, un boccone di cibo,
20
Granada (Colombia)
la • cauadrafe • " fa sede
del Prefeuo apostolico
monsignor Coronado
e sfacchinare lino a notte fonda.
Alla sera mi butto cosi com e posso
sul letto, dopo di aver recitato Com-
pieta e dico al Signore: « Pensaci tu,
Signore mio. Come faccio a tirare
ancora avanti?». Mi addormento
suhito per svegliarmi al mauino
prestissimo per una galoppata di
e,·angelizzazione n elle case de.Ila par-
rocchia e nei campi. Come facciamo
a raccogliere i ragazzi? Come l' pos-
sibile interessarsi elci giovani in
queste condizioni? E cosi molti di
essi alla domenica non sanno cosa
fare e vi, •ono lontani da Dio e dalla
Chiesa.
L'Ariari è molto abitato? è una
popola'I:ione fissa o nomade?
La nostra è gente che viene per
lavorare. Arrivano qui da un giorno
all'altro. Ormai è corsa la voce in
tutta la Colombia che la terra daJle
nostre parti è fertilissima. Vengono,
alcuni fanno soldi, organizzano gran-
di proprietà e allevamenti di animali.
Vita da cowboy.
La massa p;rò è povera. È preoc-
cupante il futuro se non lavoriamo
molto p er elevare il live.Uo di questa
povera gente.
11 problema fondamentale credo
che sia l'educazione scolastica. La
gente è analfabeta, con tutte le con-
seguenu. D' altronde le difficoltà
per Ja i,cuola son o enormi: scuole
distantissime, piogge t.orrenziali che
scrosciano e dilu viano per molti
giorni dell'anno, da to che il clima è
equatoriale, strade fangose che non
sono traru<itahili e nemmeno pcdo-
nahili, fiumi e corsi d' acqua che
straripano. Senta: ha mai visto lei
ragazzi arrivare a scuola con cal-
zoncini da bagno? Io e varie volte.
La povertà fa stringere il cuore
dalla pena. La maggior parte delle
case sono fatte di canne di hamhù,
di pali e di fango e hanno il t etto di
paglia. NcJle case c'è molta umidità
e non esistono tramezzi tra cucina
e stanze da letto. I materas~i sono
pocru, di mobili manco parl8l'ne.
Dormono ammucchiati come gli zin-
gari. La gente un po' s u è quella che
ha negozi e bar. La terra, sì, è pro-
ruga, dà Lutto; riso, granturco, ba-

3.3 Page 23

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nane, yuca, caffè. Ma non ci sono
,strade e quindi è impossibile smer-
ciare ed esportare.
Nonostante tutte queste difficoltà
la popolazione cresce ogni giorno
con l'arrivo di nuovi coloni. si
stabiliscono ma in condizioni penose:
.i bimbi crescono nell'analfabetismo,
ogni settimana occoue fare un lungo
viaggio per andare a comperare l'in-
dispensabile per vivere e lavorare,
bisogna disboscare, fare a meno del-
l'assistenza medica e sgobbare sodo
per dissodare la terra. Il colono ta-
glia o brucia la foresta nel pezzo di
terra che si è scelto, semina le poche
sementi e attende: nel giro di pochi
mesi raccoglierà i primi sacchl di
granturco o di riso per mangiare o
per venderli. In un anno avrà un
cospicuo raccolto di banane. Ma ci
vuol tempo, ci vuol fatica, ci vuol
sudore. L'allevamento del bestiame
è finora monopolio di poche fami-
glie. Si comincia adesso a concedere
un prestito ai coloni perchè possano
comperarsi alcuni capi di bestiame.
La caccia e la pe,;ca sono confinate
nei luoghi in cui l'uomo non è an-
cora arrivato, perchè dove arriva il
colono che ha fame fa strage di tutto
pur di mangiare. Si sta organizzando
una zona di 11.000 chilometri qua-
drati a parco nazionale, per salvare
il salvabile della ricchissima flora
e fauna di questa prefettura.
La zona è religiosamente
depressa
E adesso una domanda importante:
come va la vita religiosa?
.Ahimè: è il punto dolente della
nostra terra, il cruccio del nostro
cuore. Ma sarò chiaro perchè è tutta
qui la ragione della nostra presenza
in questa vastissima zona. Abbiamo
la preoccupazione delle anime: una
preoccupazione logorante e sfibrante,
dirébbe San Paolo, un assillo che
non ci dà pace.
« El pueblo es bueno y profunda-
mente religioso por su naiuraleza »
(il popolo è buono e profondamente
religioso quasi d'istinto), disse il
Santo Padre Paolo VI in un discorso
del 1966, in occasione del decennio
del CELA.M per l'America Latina.
È vero. Però è arrivato il virus di una
fehhre pericolosissima: l'indifferen-
tismo religioso. Lo si sente serpeg-
giare dappertutto.
La gente è nella quasi totalità
battezzata, ma nient'altro. Il bat-
tesimo in molti casi è un documento
indispensabile per la vita civile.
Pensi che ci succede a volte di tro-
vare della gente che non sa dove
rintracciare il suo certificato di bat-
tesimo e mi chiede u:rgentemente
di venire battezzata una seconda
volta perchè ha bisogno di quel
documento.
« Ci sono aspetti negativi che deno-
tano una debolezza e "na mancanza
di uomini. e di mezzi», disse il Papa
in quel famoso discorso. Ecco un'a-
nalisi chiarissima dei nostri guai
religiosi. Le persone dai 20 anni in
su sono cresciute in diverse parti
della Colombia. Arrivate nella selva
dell'Ariari, abbandonate a se stesse,
Nella zona dell'Ariari domina la povertà.
La maggior parte delle case
sono fatte di canne di bambù,
di fango e di paglia
non più sostenute dall'ambiente tra-
dizionale, scivolarono nell'indifferen-
tismo religioso. È la stessa cosa ohe
succede a molti lavoratori italiani
' quando emigrano in terra straniera.
Mancano gli uomini e i mezzi.
Quando noi missionari discutiamo
sull'argomento, ci troviamo tutti
d'accordo su questo punto. Mi diceva
poco tempo fa don Giulio Santu-
liana: « Vedo crescere le opere, ma
non vedo aumentare gli uomini ».
La messe è moltissima, gli operai
sono estremamente scarsi. È il grido
implorante della nostra America
Latina. Parrocchie, collegi, istituti
vengono su come enormi corpi senza
testa, come mostri. Mancano le teste,
mancano cioè gli uomini apostolici,
mancano gli operai del Signore.
Sono convinto che molta gente
che vive su questa terra fertilissima
dell'Ari.ari dovrà morire senza avere
avvicinato ~ prete.
Di chi la colpa? Non lo so.
21

3.4 Page 24

▲back to top
Tre grossi pericoli
Situazione esplosiva allora nelle
vostre terre, don Angelo?
Esplosiva proprio non direi, ma
allarmante sì. Le voglio leggere al-
cune riflessioni centralissime del
Santo Padre in un discorso che io
considero ben informalo e calibrato.
Dice il Papa: « Nel seltore strel/a-
mente sociale si nota che lu massa
della popolazione si ji, sempre più
cosciente delle sue condizioni di l!ita
cosi precarie e nutre un desiderio di
cambiamenti che la soddisfino; qual-
che volta lo numifesta in forma vio-
lenta. Mostra un'impc,zienza sempre
più viva che potrebbe diventare una
minaccia alle strutture fondamentali
di una società bene organiz:ata. 111
qi,esta situccione di iiiquietudine, tra
speranze deluse e speranze non corri-
sposte, si infiltrano forze che operano
pericolosamente e che i·engono a rom-
pere l'unità. religiosa e morale. Tra
queste forze nel campo economico-
sociale, la più pericofosa e adescante
è il marxismo ateo... Nel ctmtpo reli-
gioso è presente e attiva ,ma propa-
ganda anticattolica di varia prove-
nienza. ohe genera incertezze e dubbi,
semina sficlticia nella Chiesa cattulica,
disorienta i b1wrii ».
Parole chiare, non è vero? Ecco
classificate le forze che stanno sgre-
tolando la nostra gente dell'Ariari:
il comunismo, il protestantesimo e
lo spiriti~mo.
L'Ariari è zona rossa?
Abbastanza. Il comunismo, col
suo solito sistema, si è impadronito
delle organizzazioni sindacali. Dove
arrivano i compagni, niente da fare:
bisogna iscriversi al sindacato r osso.
Guaj a clii non si iscrh •e. E il parroco
deve muoversi con p .iedi di piombo.
Ma il protestaruesimo come mai è
pericoloso con questo clima di con-
ciliazione tra noi e i fratelli se-
parati?
Caro lei, un conto è il protestan-
tesimo a New York e un conto è il
protestantesimo nell'Ariari. Da noi
il protestantesimo fa proseUtism.o
a<l oltranza, con mezzi spregiudicati.
Ogni persona contagiata dal ·virus
protestante, diventa sempre a sua
,·olla un fanatico nel professare la
s ua fede e nel conquistar e altre per-
sone. Io mi accorgo subito se ho da
fare con protestanti: mi chiamano
col titolo ili rlottore e non con quello
di padre. Le relazioni sono cordiali
ma sempre guardinghe.
I protestanti da noi appartengono
in massima parte a due sette molto
aggressive e non -propriamente ani•
mate da spirito ecumenico: gli Av-
ventisti del settimo giorno e i Pen-
tecostali. Dove arrivano, dilagano a
macchia d'olio. I nostri fedeli hanno
punta o poca istruzione reUgiosa;
e noi d'altra parte non li possiamo
seguire, data l'immensa estensione
Il Prefeuo apostolico mons. Coronado
vuol bene ai giovani:
per loro costruisce scuole e collegi
per preparare i futuri maestri e insegnanti.
Qui amministra la Cresima a un gruppo di ragazzi
del territorio. Si figuri eh.. noi siamo
tredici preti per un territorio grande
come le Tre Venezie. I cattolici si
limitano a rispondere cl1e credono
in Dio e nella Madonna; ma i prote-
stanti.li assediano e li tempestano
di obiezioni fino a scuotere la loro
fede molto superficiale. Noi non
possiamo abbandonarli alle conse-
guenze della loro ignoranza.
Nella parrocchia cli El Castillo,
dove svolsi j] mio ministero pasto-
rale per tre mesi, notai fatti curiosi a
riguardo dei fratelli separati pente-
costali. Anch'essi conoscono molto
poco della loro setta e del loro credo
religioso; ma a differenza dei catto-
lici sono attivi e intraprendenti: ai
limitano a citare alcuni passi della
Bihhia che conoscono, come le guar•
die rosse cinesi le massime di Mao.
22

3.5 Page 25

▲back to top
Ma se si chiede di spiegare il nrnssag-
gio di Dio all'uomo o il pia110 della
salvezza, diventano muti come pesci.
Non sanno p-ii1 niente. Mi dànno
l'impressione che siano stat.i drogati
<li parole. Pensi che molti· penteco-
stali mi venivano a chiedere che io
cclebras~i il loro matrimon.io. Nega-
no i sacramenli e me Li vcnAono a
domandare. C'era da spazientire
ancl1e Giobbe.
Intanto, come dice il Papa, questi
cunei di protestante~imo spaccano
o incrinano .la compattezza religiosa.
Conobco molle persone che dal pro-
testantesi mo in poco tempo piom-
barono noU-indilferentismo religioso.
E lo spiritismo?
È ur1 fenomeno molto strano. È
bastalo un solo uomo, uno spagnolo
emigrat!) nel Venezuela, per dar
vita allo spiritismo denominato "Lu-
ce e Verità". L o spiritismo nega
Dio; è zeppo cL euori grossolani e
antiscicnl ifìci. Anche lo spiritismo
è aggressivo. In una zona che cono•
sco rnoho bene ho dovuto ;,mettere
di mandare la maestra di religione
a fare scuola perché i ragazzi di quel
paese conquistato allo spiritismo le
bruciavano i cateebismi e la offende-
vano con volgarità c , illanic.
Ecco i risultati ,lella mancanza di
apostoli e di mezzi nell'Ariari.
Cosa hanno intenzione di fare
sale.~ia,ii in quelle terre?
Ln questi primi anni di , ita pasto•
ralc il nostro lavoro ha avuto uno
scopo pnJciso: evangelizzare, inten-
sificare la ,ita sacramentale, dare
un aspetto nuovo alla Chiesa in que-
sta prefet1ura delJ'Ariari. Quando
arrivammo, le parrocchie ,•raL\\O due,
oggi ~ono dieci. Lo sforzo in cui sia-
mo impc1,rnati è di svolgere u11a
~rande missione evangelizzatrice. Vo-
gliamo riorganizzare su basi più
solide le nostre parrocchie, chiamare
i laiei al nostro fian co n.el lavoro per
il llebruo di Dio. lJuc anni fa Mo11-
sig1u)re si privò di due suoi ~acerdoti,
nonoslautc il pochissimo personale
cli cui disponeva, e li mandò a specia-
lizzarsi in pastorale rurale e in cate-
chesi. I duf s acerdoti sono don Jorge
Barragan e chi scrh-e. Da poco tempo
doo Elias Jordan ha terminato un
corso di specializzazione Liturgica.
La pastorale catechetica dà i suoi
primi frutti con la creazione di un
centro che servirà a preparare i futuri
catechisti. La pastorale liturgica si
sta ben avviando. Occorre però gua•
rire i coloni dalla malattia dell'anal-
fabetismo. ln questo ci aiutano lo
scuole raùiofoniche o scuole per
radio, una tipica orgaoizzazione della
Chiesa Colombiana che sta dando
buoni r isultati. Ma ci n10le pazienza:
lo capisco mollo bene.
Un'idtima domanda. don Angelo.
È una domanda un po' curiosa:
con tutte queste difficoltà,, lei pensa
che la popolazione vi Sfiguirà.? Riu-
scirete a darle un volto cristiano?
Perchè no? Questi primi anni di
lavoro sono serviti a dissodare un
po' la terra, cioè sono serviti a creare
uu ambiente favorevole. Molta gente
l1a incontrato il prete; tante persone
si sono avvicinate alla Chiesa; sono
caduti pregiudizi che parevano in-
vincibili. Adesso dobbiamo iniziare
il lavoro di evangelizzazione e con-
durlo i.n profondjtà, per creare una
società civile e reUgiosa secondo i
princìpi e gli orientamenti conciliari.
In questi primi anni ci sono state
di insostituibile aiuto le Figlie cli
Maria Ausiliatrici': col loro tallo
<lelicaLo hanno creato attorno a noi
un clima propaio. In Colombia la
suora è molto amata e rispellata.
La Madonna Aui,iliatrice, Madre
della Chiesa, ci ha protetto sempre:
nessuno di noi lo potrà mai dimenti-
care. Ora cll.iediamo alla Madonna che
ci mandi santi sacerdoti dall'Europa.
Sacerdoti che possano ripetere le
parole che Gesìt l esse nella sinagoga
di Nazarct, dal libro del profeta I saia:
Lo Spirito del Signore è su di me,
poichè mi ha consacrato co11 l'rinzi'.one.
J\\lfi ha ini·iato a porta.re il Lieto N/essaggi.o ni poveri,
ad cmnunciare ai prigionieri la liberazione,
ai ciechi il ricupero c/ella vi-sia,
a re11dere la libertà ngli oppressi,
a proda.mare uii anno di grazia del Signore.
Don Angelo Bianchi
in viaggio
per visitare i fedeli
sperduti nelle fattorie
del!a missione
23

3.6 Page 26

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N ella Missione del Mato Grosso (Prelatura di R egi-
stro do Araguaia) le Figlie di Maria Ausiliatrice sono
55. Nessuno ne parla, quasi nessuno ne conosce il nome;
eppure hanno lasciato tutto per vivere nell'oblio di sè,
n ell'estrema povertà e in un lavoro faticoso di 12 ore
al giorno, 11enza ferie, senza retrìhllzione, solo p er amore
di Gesù e dei fratelli più diseredati di questo mondo:
i miserabili indi pellirosse. gli avventtirieri cercatori
d'oro, i poveri contadini sfruttati.
Dio le conosce, Dio le ama e Dio le aspetta per dar
loro la ricompensa promessa: « Venite, b enedetti dal
Padre mio, a possedere il Regno dei cieli ». Pe:r intanto
loro la gioia, una gioia tale ch e il mondo non potrà
mai comprendere.
.
Sono appena 55 e ham10 la Ctua di 3 ColorLie di indi-
geni (donne, ragazze e bimbi; disp e,nsario, cucina,
lavanderia, cappella) e di diversi Oratori, di una Scuola
Media superiore e di lllla Scuola Magistrale. cli 8 Ester-
nati con scuole ele mentari, di un Gruppo di Scuole
Governative, del Calechismo nelle Scuole Statali, ccc.
Tra di loro e t ra le loro consor elle dell'Ispettoria
sales iana del Mato Grosso, alla quale appartiene la
24 Missione, che festeggerà l'anno venturo le su e nozze
di diamante, io voglio spigolare qualche fiore profu-
mato, riservandomi di tracciare in un libro di prossima
puhhlicazione la docmnentazione commovente dei loro
lavori e dei loro successi.
Settantacinque anni fa
Le prime Figlie di Maria Ausiliatrice, destinate al
Mato Grosso, si imbarcano a Montevideo, Uruguay,
il 15 marzo 1895 e an-ivano a Cuiabà il 10 aprile, dopo
25 giorni di v iaggio e circa 4000 chilometri di navi-
gazione fluviale.
Il battello? :I!; un vapor etto con caldaia a legna.
Spesso si ferma, la citirma scende a t erra, fa volteg-
giar e l'accetta, abbatte alberi seccru, li scorteccia,
carica la caldaia e riparte. Nesslllla comodità:· niente
cabina, niente lavancl:ini, niente letti. Si dorme sul ta•
volato oppure si sospendono le amache in qualche ango-
lino, le une sulle altre. La lis ta delle v ivande è sempre
la stessa: riso, fagioli, farina di manioca, pesci, ciualche
volta banane. Da bere: l'acqua non troppo pulita del
fiume. Occorre aggiungere un calore soffocante e giorno
e notte l'a ssalto incessante delle zanzare e delle pulci.

3.7 Page 27

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DOVE OSANO LE SUORE
C'ERA UNA VOLTA
Il WEST
DEL BRASILE
Qualche spigolatura di eroismo nella storia missionaria
delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel Mato Grosso
Avventure nella foresta
Vicende romanzesche sotto le raffiche delle pallottole
Alzati e cammina.
Avvenimento fuori programma: a una sosta, un uomo
si tuffa in acqua e viene afferrato da un coccodrillo.
Arrivate il 10 aprile, il giorno quindici le suo:re assu-
mono la direzione dell'Asilo Santa Rita, abbandonato
dalle Suore di San Vincenzo de' Paoli, richiamate
dalle loro superiore. L'amministrazione è delle più
semplici: i soldi della p ensione e della :retta di 17 ra-
gazze dell'alta società devono fa:r vivere le suore e 23
orfanelle coropleta=ente gratuite. Sfortunatamente è
il tempo d elle vacanze, la cassa è vuota, il vitto ne
risente. Non c'è p ericolo di perder e la linea: si riducono
a mangiare radici di manioca.
Nella foresta
Il 20 maggio dello stesso anno, tre delle sei suore
dell'Asilo s'imbarcano sul Rio San Lorenzo per assu-
mere con i Salesiani la direzione della Colonia di indi
Bororo, fondata alcuni anni prima dal governo. Sono
così povere che il viaggio viene pagato da una sotto-
scrizione popolare. Al loro arrivo 500 indi, uomini e
donne, in stato primitivo, vengQno a guardarle con
curiosità.
Devono, per prima cosa, riparare la loro abitazione
da lungo tempo abbandonata. Il tetto di paglia, mar-
cio, lascia passare il sole e la pioggia. Il pavimento di
terra battuta e le pareti di fango sono il rifugio di topi,
di piàttole e di formiche. Le porte e le finestre sono
degli enormi buchi.
E poi bisogna occuparsi degli indi; fare da mamma,
da m edico, da infermiera, da catechista, da assistente
sociale a quei diseredati. In poco tempo, grazie alla
loro -pazienza, alla loro bontà, all'efficacia delle cure
date ai malati, conquistano il cuore di tutta quella
povera gente di cui n essuno finora si era preso cura.
Lo si vide quando suor Giuseppina Bustamonte cadde
nel fiume. Alle sue grida accorse un hororo, si tuffò
senza esitare e salvò la poveretta ch e la corrente stava
trascinando nei gorghi.
Sotto le pallottole
Ben presto si presentano delle signorine delle mi-
gliorj famiglie della capitale. Vogliono condividere la
povertà di Gesù e con sacrare la loro vita al servizio
degli altri, specialmente dei più poveri. Nel frattempo 25

3.8 Page 28

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le suore avevano fondato una nuova casa a Coxipò da
Ponte, a 6 chilometri da Cuiabà, con scuola elementare,
oratorio, catechismo, in una povertà mollo vicina alla
mise ria. :;i apre il noviziato. Le prime generazioni
di noviz:ie sono di ottimo ceppo. Nessuna (li loro de-
feziona.
Il tempo pasl!a. Srnppia una rivoluzione. Si combatte
a Coxipò. Il fiume <li, ide gli avversari. La rasa delle
s uore è s ulla linea ilei fronte. Fin dai primi giorni v-i
iru,taJlano un osprdalell•> ùa 1•ampo, e ~i trasformano,
esse e le lorv ragazze, in infermiere. Due sale~iani.
<lon Valerio e lloll Papvalardo, Yengono ad aiutarle e
a prender cura clelle anime e del morale dei feriti. li
ranuone tuona, le pallouole e le granati" s'incrociano
fo1chiando al di sopra della rasa. Uu gion10, vrrso
m eizoru, una granata esplode e fa volare a pe7,zi il
tetto e una delle parl"ti drlla cucina. Una ragazza.
parente del generale che comanda le forz,· governative.
è urris a s uJ colpo. << Non c'è più g rande amori" chi" clare
]a propria vi ta per gli altri». Quella rn:;azza era ·venuta
a fars i :;uora per i poveri. ma Dio la chiam.a in cielo.
A sera la seppelliscono con gli onori militari. L'ospc-
dalctt o rontinrra a fllllzionarc 1,ino aUa fine delle ostilità.
Dammi anime, o Signore
Nell'est ilei Mato Grosso. tra liumi Araguaia e
Mortes. i Bororo P i civili1.:,,ati si mai-sacrano senza
pietà. L'inizio scatta quando un biru1ro criminale
avvelena ·una trentina di inùi. I Bororo s i venùicano.
A.crerchiano le fn zendas. Massacrano ~enza misPri-
cordia, senza riguarùo a sesso II a età. I ch·ilizzali
occupano un villaggio hororo P focila,10 uomini. donne
e bambini. Perfinu una mamma ch e fugge 1101 ~110
ueonato in braccio vien e abbattuta. E ~iccome il
neonato slrilla, un assassino lo ~pace-a in due <·on un
colpo di coltellaccio.
"Ecco aUora d1e Salesiani e Figlie di Maria Au~ilia-
trice ~i muovono per insegnare ai belligrrauti la ~rra11de
legge di Gesù: « Amatevi gli uni gli altri comP io , i
ho amati».
Abbandonano Cuiabà il 16 dicembre 1901 in piena
stagione di J)fog~e: 31 giorni di canuuino, in groppa ai
muli. Il ~ole brucia; la pioggia staffila con tal<' furore
che talvolta i muli fauno 1111 brusco dietrofront. I
lampi e i tuoni fanno saltare i neni. Non c'è strada.
solo una semplice pista. f fiumi s traripano •~ 11011 ci
sono ponti. Dormono aU'aperto o sotto la tenda. cli~tur-
hali dai millr rlllllori dc.>lla fo.rr~ta: ruggiti di b eh c.
gritli di uccelli notturni è punture di zam:are: 31 giorni
di marcia che trasformano Natale. Capodanno ecl
Epifania ÌI\\ una vici crnàs.
Arrivali al posto prc~cclto, s i iuginncchiano. baciano
la t erra e consacrano la nuova fnndazionr al Sacro
Cuore di Gesù. Poi, vi vono i terribili mf'~Ì dell' inizio.
Soli, a 400 chilometri dalla eillà più viciua, devono
co~truirc. li materiale non manca n eUa foresta. "la
gli attrezzi? Eccoli: la zappa, la va nga, l'arcetta. il
collt>llaccio e ~oprallullo il corag:;io del mi8sionario.
Il pcg~io è l'allesa. Cli indi si nascondono. AWa,1-
goscia (li cru con ruore apostolico a~petta di prendere
26 contatto con loro ~i aggiunge l' irlquif'111<liue dell'av-
venire. I viveri mancano. La malattia indebolisce.
Il vento che soffia tra gli alberi sembra il sihilo di una
freccia.
In realtà gli indi li accerchiano e li spiano giorno e
notte. Fra cli loro si formano due partili. Gli uni vo-
gliono u ccidere quelli ·che essi considerano come dei
.maledctli civilizzati e nemici detes tati. Ma il Major
(il graIHle cacico), i;ostenuto da un numero importante
di bororo, vi si oppone. Avev ano notato (come essi
s tessi raccontarono in. seguito) che quei civilizzati erru10
diversi dagli altri perchè, pur v iven<lo insieme, uomini
e donne, mostravano un reci1>roco e perfetto riserbo.
Le settimane e i mesi passano. Un giorno, un grup-
p e tto di Bororo si presenta senz'armi. Vengono accolti
come amici, come fratelli. Gesù ha ben de tto: « Tutto
ciò che avrete fatto al I)iù. piccolo dei miei fratelli è
a me che l'avrete fatto ». Un quadro della Madonna
impressiona talmt>nte il Major, che non aveva mai
visto alrua dipinto. da sentire una " oce interiore clirgli:
Queste mamme Xavante hanno trovato
nelle Figlie di Maria Ausiliatrice
eltrettanre mamme che integrano per i loro bambini
la loro deficienre opere matema

3.9 Page 29

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« Costoro sono i m iei figli, non fargli de] male». Se ne
van.no e promettono di Titornare. Un mese clopo,
ritornano llll po' più numerosi; poi una terza ,·olta
con donne e bambini. La Colonia del Sacro Cuore
Ct1mincia a viver<>. Oggi è l)ÌÙ viva che mai. Di scia-
marono diverse migrazioni: l'Immacolata, Aracy, oggi
morte; Sangradouro, San Marco, in piena alliviLà.
Una notte con le pantere
Un giorno, la direttrice della Colonia Jell'Jmmaco-
lata, suor Maddalena Tramonti, si reca al Sacro Cuore
per trattare alcune cose. L'accompagnano due ragazze
e un bororo. Nell'andata Lullo .fila liscio. Nel ritorno,
la suora che cavalca un cavallo preso a prestito, chiude
la marcia. A un certo momento senza dir nulla si ferma,
scende da cavallo e si dimentica di attaccarlo. L'ani-
male, vistosi libero. riparte al galoppo per la Colon.ia
del Sacro Cuore. Suor )faddalena gli cor.ce dietro per
raggillllgerlo. Subito spossata, si siede su un tronco
d'albero, prega, riflette e ritorna sui suoi passi. Nume-
rose piste di animali selvaggi si incrociano. La suora
sbaglia e avanza sempre più_ in una dire~ione falsa.
Arriva la notte... che fare? Affamata, sfin.ila, si arram-
pica su di un albero e si corica s11 un ramo. Imvossi-
bile dormire: gridi e voli di uccelli notturni, galoppate
di Lapiri, corse sfrenate, rantoli di agonia di bestie
~gozzat1• e poi... com'è possibile passare la notte su
un ramo?
SpunLa l'alLa. Discende, si sdraia un'ora o due per
riposar~i, e poi riparte verso la 11irczione sbagliata.
In preda alla farne, alla scie, alla fatica, all'emicrania,
alla paura, si trascina, incespica uelle radici. tal'l-olta
cade lunga disLesa per ter.ca. Arriva. la notte; uno
spiazzo; faLico&amente monta su Ull albero per un'ahra
notte bianca. Sta addormentandosi quando un rumore
insolito le fa aprire gli occhi. Spavento! Due pantere
11'.Ìocano al chiaro di luna. Le ore 11assano. Per due
volte una tli queHe behe rizzandosi affila gli unghioni
all'albero che ospita la suora. lu un'agonia di terrore,
essa assiste a quel terribile spettacolo.
All'aurora le belve si rintanano. La J)0vera suora si
lascia cadere e sviene. Dlte ore dopo i Bororo. che sono
i Jam.c~ llond drlla giungla, la scoprono in delirio.
Ci vollero parecchie ore l)etchè !'i rimPLtc~se.
Fuga davanti agli a ssassini
Dl·gne ùi un film le a\\"\\enture cli Madre .Marta Cer-
ruti. L'inizio ba luogtl rLCI Noviziato Salf'siauo di l:'al-
meira~, a quai,i 100 chilometri da CuiaLà. Una domeni('a
maliiua. i banditi invadono la casa dei Salesiani e li
imprigionano; almme ore dopo, fucilano il direttore
don G-iusq>pe 'l'hannlwbn, poi si u briac-a,10 di rhum
bianco. Un geometra, Arli11.do Sampaio Jorge che
no1Loslante le sue rimo~lram:e e il' sue supplicJ1e non
ha potuto impedire il deliLto, consiglia cli nascosto la
dirt:ttric<> ~uor Marta di fuggire, aJ tramonlo del sole,
con le suore e J,, in.terne. per evitare il peggio. E,0adono
in silenzio m·lla notte che si fa cupa e si nasc,mdono
tra i cespugli della giungla. Le stelle le guidano: le
nove, le dieci... sah-e? Non ancora. On clamore eoufuso
di voci àYvinazzalc si avvicina. Gli assa~sini sono sull~
loro tracce. Di colpo abbamlooano la pista e sì appiat-
tano tra le alte erbe. Osano appena rcspiiarP. Gli inse-
guitori le sfiorano senza vederle, si allontanano e subito.
~1.:oraggiati, ritornano indietro. Finalmente. in piedi
e avanti. Ver:;o le tre del rnatlin.o, morte di :stanchezza
e sperd ute, scorgono una piantagione. « )fa è la casa
mia». grida un'interna. Era vero: a 100 metri, nel gior•
no dte spunta. ceco una casa. Questa volta sono salve.
La rivoluzione di Prrstes, il futuro leader dei co1m1-
uisti del Brasile. Lrova suor Ma1·ta direttrice della Co-
lo11ia indigena <li Sang:radouro. J revoldosos, Lattuti
dalle truppe governative. si dirigono sl'minando il
terrore verso la Bolivia, dove troveranno asilo. Li se-
gnalano a pochi chilomf'lri da Sangradouro. Bisogna
fuggire prebto e nascondersi nella foresta del Fiume
della Morte. La fuga è precipito~a e si dimenticano i
viveri. Si può immaginare ciò che fu per suor Marta
e le sue consorelle quella settimana in pirna foresta 27

3.10 Page 30

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con un centio.aio di donne, di ragazze e di bimhe da
ras~icurare, disciplinare, organizzare. Si adattano a
mangiare frutti selvatichi; le radici e le erbe comme-
stihili sono rare. Im1)ossibile accamparsi stabilmente.
Avanti, semp.re più lontano.
Al ritor1lo, ch e desolazione! Sono passati i lanzi-
chenecchi: tutto distrutto, spaccato, macchiato. Nem-
mono la cappella risparmiata. Le provviste di viveri?
Volatilizzate.
Avventure nella giungla
Mentre è direttrice di Registro do Araguaia, sede della
Prelatura, suor Marta è invitata da un parroco a recarsi
a Barra do Garças. La località è ancora un grosso vil-
laggio di cercatori di diamanti. Si tratta di preparare,
prima della festa annuale, i fanciulli alla prima comu-
n ione e i fidanzati a ricevere degnamente il sacramento
del matrimonio. Suor Marta accetta e parte a cavallo
in compagnia di suor Maria de Ahreu. Una pista di un
centinaio di chilometri separa i due agglomerati. Tutto
procede bene. t quasi mezzogiorno quando il suo
cavallo, impaurito da un serpente, fa uno scarto late-
rale e la disarciona. Impossibile rialzarsi. Suor Maria
de Ahreu constata una frattura del femore. Trascina,
come può, la direttrice all'ombra e va alla ricerca di
soccorsi. Nel cielo limpido volteggiano gli avvoltoi.
Il tempo passa. Il sole tramonta. Sopraggiunge la
notte. Suor Maria ritorna con una decina d'uomini.
Sono le 9 di sera. Una lettiga o una harella, si fa presto
a costruirla. Vi si adagia l'ammalata e si riparte. Nono-
stante tutte le attenzioni dei barellieri, quante scosse
e quante sofferenze! Arrivano a destinazione tra le
una e le due del mattino. La direttrice viene messa a
letto. Ma non c'è alcun medico. Il più vicino dottore
è a 400 chilometri. Per chi ha fiducia in Dio, nessun
problema. Lentamente, ma sicuramente suor Marta
si ristabilisce, si alza, cammina, lascia il bastone e
rimonta a cavallo. Nessuna conseguenza dell'incidente.
Sorvolo su altre avventure ugualmente drammati-
che. Passano gli anni e suor Marta diventa Ispettrice
delJe Figlie di Maria Ausiliatrice nel Mato Grosso. Il
suo I spettorato è fecondo di grandi opere: Madre Marta
Cerruti è ricordatissima per la sua bontà. Governa a
base di dialogo, di amicizia, di mille delicatezze, di
sacrifici. Per citare un fatto che la ritrae nella sua
interezza: deve suhire un intervento chirurgico. Che
fa? Sceglie Campo Grande dove ci sono dei buoni me-
dici, ma difettano le attrezzature e le medicine appro-
priate. E pensare che lei mandava qualsiasi sua suora
a curarsi e a farsi operare a San Paolo perchè non
avesse a mancare di nulla.
In una visita da l spettr.ice alle Colonie indigene
approfitta dj un aerotaxi per recarsi da una Colonia
all'altra. Per mancanza di visibilità, il pilota atterra
in una palude: l'aereo si capovolge. Madre Ispettrice si
schiaccia il naso e rimane ferita alle guance. Un altro
passeggero e il pilota escono indenni. Il pilota li lascia
per andare alla ricerca di soccorsi. Ritorna 40 ore dopo.
La situazione è critica. Unico medicinale, la benzina del
motore. Niente da mangiare. Mentre Madre I spettrice
28 sonnecchia, una mosca, la varejera, depone le uova
sulle sue piaghe aperte. Dopo alcune ore, dei vermi-
ciattoli che rapidamente si ingrossano, formicolano
nelle sue piaghe.
Due giorni dopo, un aereo li sorvola e lascia cadere
un sacchetto di arance. Verso mezzogiorno arriva un
gruppo d'uo:mini. .Aprono una pista sul terreno asciutto
per permettere l'atteuaggio di un piccolo aereo che
dovrà trasportare la Madre. L'aereo arriva e si posa
dolcemente. Madre Ispettrice prende posto accanto
al pilota, puntano su Sangradouro dove l'attendono,
inviati dal governo del Mato Grosso, un successivo
aereo e due medici. Disgraziatamente è solo un sogno,
perchè la pista è troppo corta e l'aereo ohe li trasporta
va a sbattere contro i rami di un albero, cade e si
spiaccica a terra. La Madre e il pilota se la cavano
con una grande paura. Allora issano la Madre su un
mulo. Un uomo davanti tiene la cavezza, altri due le
stanno a fianco per impedirle eventualmente di cadere.
Alzati e cammina
Ed ecco una storia un po' meno triste che comincio
nel dolore e si chiuse nella gioia. Un giorno suor Bianca
Bozza, direttrice di Sangradou.ro, si mette a letto,
paralizzata dalla cintola in giù. Suo fratello, di.aco.no,
soffre in Italia della stessa malattia, ormai da parecchi
anni. Neanche pensare di trasportarla in un ospedale:
le distanze, il cattivo stato delJe piste, la mancanza
assoluta di un mezzo dl trasporto adeguato non lo
permettono. Rimane nel suo letto. E vi rimane per
7 ano.i e 5 mesi.
Finalmente le viene l'idea di riprendere la sua atti-
vità. Con una fede profonda, con quella fede che se-
condo la parola di Gesù è capace di smuovere le mon-
tagne c col permesso di Madre I spettrice, suor Bianca
domanda al Signore, per intercessione di Don Bosco
non ancora beatificato, la grazia della guarigione,
promettendo contemporaneamente di lavorare nelle
]\\fissioni fìnchè le forze gliel'avessero permesso.
La comunità si unisce a l ei nella novena. I giorni
passano senza il minimo accenno. di guarigione. Arriva
il nono e ultimo giorno della novena; ancora niente.
A mezzogiorno le suore sono in refettorio e suoT Bianca
nel suo letto. Improvvisamente si sente guarita, si
alza, si veste, esce di camera, avanza nel corridoio.
In cruel momento arriva dalla cucina una suora con una
guantiera carica di pietanze e di piatti. Al vedere suor
Bianca si spaventa, lascia cadere la guantiera, strilla
di·paura pensando di vedere un fantasma. Le suore ohe
sono in refettorio si precipitano nel corridoio e restano
di stucco. Bisogna arrendersi all'evidenza: suor Bianca
è guarita, completamente guarita. Per più di 20 anni
continuerà ancora a lavorare nella missione come diret-
trice di case importanti. Morirà, alla fine, di vecchiaia.
Perchè tante soffer enze in queste anime di elezione,
consacrate interamente al servizio del Signore? È Gesù
che le vuole associare alla sua opera di redenzione,
e non c'è redenzione senza la croce. Questo spiega la
conversione dei Bororo, dei Xavante; e questo spiega
perchè l a Chiesa penetra tra i cercatori di diamanti.
PADRE JOAO BAPTISTA DUROURE

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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PER
INTERCESSIONE
DI
MARIA
AUSILIATRICE
I
E DEL
SUO APOSTOLO
SAN
GIOVANNI
BOSCO
EVITA DI ENTRARE IN OSPEDALE
Da otto anni soffrivo di una sciatica tor-
mentosa e avrei dovuto essere ricoverata
in ospedale. Feci allora la promessa di in-
viare un'offerta per il culto di Maria Au-
siliatrice, di San Giovanni Bosco e di
San Domenico Savio se il dolore fosse
scomparso senza bisogno di entrare nel-
1'ospedale. Maria Ausiliatrice ascoltò la
mia supplica. Riconoscente, prego che si
pubblichi questa grazia sul Bollettino.
Gastosa da Lomba
ARMINDA DA GRAçA GAflCIA
venne il miracolo. La mamma è tornata SI AGGRAPPA ALL'UNICA
a casa con i suol 83 annì.
ANCORA DI SALVEZZA
Ma anche noi familiari fummo visibil- 1
. ..
.
mente protetti. Alla vigilia di Natale, dopo Da tempo m1~ f1gh~ .era tra_vag\\1ata da
aver presentato fervidi voti per una pronta u~ male. che I med1c1 non nu_sc1vano a
guarigione alle mamma ancora degente, d1agnost1~are. Tutte le cure . nsulta"'.ano
nell'uscire dall'ospedale, la nostra mac- vane e ,~tanto es~a depen~a ~ap1da-
china, con a bordo quattro familiari, com- mente.. M1 aggrappa, al~o~a all unica. àn-
preso il sottoscritto, si scontrò con cora d1 ~alveua_che ~•. m~aneva, nvot-
un'attra proveniente in senso opposto. gendom1 ~ Marta Aus11tat11ce c~n. tanta
Tutto si risolse con molto spavento 8 tutti fe~e. _O!;/g1 posso attestare con g11;>1a_ che
rimanemmo Illesi. Ci parve un sogno e mia figlia ~a avuto un proni? m1~hora-
toccammo con mano l'assistenza della mento e s1 è perfettamente nstab11ita.
Vergine Ausiliatrice e di Don Bosco. Guidomandri (Maulna)
NICOLINA CANN/STRACI MANGANARO
Campobasso
EMILIO GIANNANTONIO
AL NONO GIORNO APPRENDE
LA GRANDE NOTIZIA
ERANO SEDICI ANNI
CHE UN MALE LE RENDEVA
I Da circa un mese mio marito era rico- INSOPPORTABILE LA VITA
verato all'ospedale per una forma di
eczema che non guariva mai. Dopo vari Un male misterioso mi rendeva penosa e
esami parlai col Primario e con grande persino insopportabile la vita. Non mi
dolore appresi una cattiva notizia: dalla giovavano le medicine e i dottori.
diagnosi risultava una malattia rarissima Quattro volte fui operata, ma sempre
ma grave. Angosciata. mi rivolsi con ricadevo nel mio stato doloroso. Un
fede a Maria Ausiliatrice, a tutti I giorno mi decisi di affidarmi a Maria
Santi e in modo particolare a Don Fi- Ausiliatrice, con la promessa di pubbll•
lippo Rinaldi. Incominciai la novena care la grazia sul Bollettino Salesiano.
consigliata da Don Bosco e pregai con Oggi posso attestare che sono già tra-
tutto il cuore insieme con altre persone. , scorsi due anni e il male che tanto mi
Alla fine della novena ebbi la grande aveva fatto soffrire durante lunghi 16 anni,
notizia: mio marito era fuori di pericolo non è più tornato. Di questa grande grazia
e presto sarebbe tornato a casa.
ml sento debitrice a Maria Ausiliatrice.
Vorrei che questa grazia fosse pubblicata Santo Domingo (Rap. Dominicana)
sul Bollettino in modo che tutti sap-
MERCEDES R. DE VALDEZ
piano quanto è grande la Prowidenza
per quelli che confidano in Lei.
Sa~to San Giovanni (MIiano)
c. 8 . « IL MIO GRIDO DI MAMMA
t GIUNTO IN CIELO»
SALVANO LA MAMMA
E QUATTRO FAMILIARI
Sono una vecchia Cooperatrice salesiana
e ho sempre avuto fede nella protezione
di Maria Ausiliatrice e di San Giovanni
Un improwiso malessere aveva colpito Bosco. Quattro mesi or sono si ammalò
la mamma. Il medico, accorso urgente- gravemente una mia figlia con altissima
mente al suo capezzale, dopo le prime febbre. Il dottore che la curàva giornal-
cure del caso, ordinò il ricovero in ospe- mente, non vedendo nessun migliora-
dale. Dagli esami medici vennero riscon•
Irati: diabete scompensato, forte aumentc
1
mento, diede ordine
ospedale. SI trattava
di ricoverarla in
di abbandonare I
di glicemia e iperazotemia, collasso car- figli bisognosi della mamma. Allora lo
diaco, stato ipertensivo, disfunzione di l'ho messa nelle mani di Maria Ausilia-
un rene.
trice dicendole che pensasse a guarirla
Data la gravità si temette che fosse giunta lei e a non lasciarla andare fuori di casa
ormai la fine e le fu amministrata anche per non abbandonare marito e figliuoli.
l'Unzione degli infermi. Tutta la fiducia e Il mio grido di mamma è giunto in cielo
la speranza fu messa allora in Maria Au - e Maria Ausiliatrice mi ha ascoltata: mia
siliatrice e in Don Bosco. La reliquia di figlia è rimasta in casa, è subito miglio-
Don Bosco applicata alla mamma e li rata e dopo pochi giorni si è sentita bene.
Rosario quotidiano, recitato da tutti i fa- Tuttora sta benissimo e io ho fatto il voto
miliari, cambiarono la situazione come di far pubblicare la grazia e di inviare
per Incanto. « Solo un miracolo la sal- un'offerta per le Opere di Don Bosco.
verà ». dicevano i medici curanti. E av- Plffl (Cagliari')
GINOTTA MURA AM8U
Amabile Moro Stefanfnf (Varese) in rìngrazi1-
monto {N!r un grande favore ottenuto rer interces-
sione dr M. A. a di S. G. B.. offre 1u1ti suoi gio,1111
e prega di usarli a beneliclo delle Missioni più
bisognose.
Mariuccia Farraro (Co11lone - Asli) renda gra•
lie e M. A. o o S. G. B. per la guarigione del babbo.
Gluaapplne Trlaogllo (Novi Lìgure) pregando
M. A.. S. G. B. e S. D. S., onenne promoiiono e
buona sistemuione nella scuola.
Tullio Cappelletti (Trento). affetto da grave
malattia con poca speranze di guarigione, fece
una novéna a M. A.. a S. G. B. e a D. F. Rinafdì
e al tennine di esso si Mnll 11uari10.
Domenica Brecerlch (Lucca) ottenne do M. A.
e da S. G. B. la gua11glone propria e quella di un
I flglio di 18 ann, do grave melattia.
Emma Sartori Sabbadln (Torino) rlngraila
M. A. e S. G. B. por avor conservato quel ton10
di vista che le consenta di attendare ai lavori di
mamma di famiglìa.
Andrea Di Mauro (Roma) in un tragico rnci-
donte pregò con fede S. G. B. e ottenne di guarire
senza le fatali conseguenze previste.
Giuseppiru, A• poro In La•e11na (Trino Vercel-
lese) rende grnie • S. G. B. e a Papa Giovanni per
evorfa sostenute o non aver permesso che si al-
lontanasse dalla fede,
Andreina Glenollo (Monià d'Alba - Cuneo) af-
fidò e M. A. lo sorella, che lavorando in fabbrica
si era ferita a una mano, e ne ouenne la guarigione.
Famiglia Bonura (Messina) col cuore riboccnn1e
di gratiludine, dicono il loro grHie a M. A., S. G. B.
e D. F. Rinaldi per essere stali esaudìtl In un loro
ardente voto familiare.
Elisa Cibrario (Torino) de molti anni era alflma
di un male dolo,oso che nessuno sapeva cura.re.
SI rivolse a M. A. e a S. G. B. e dopo pochi masi
IUII.O cessò.
Brigida Fazzotte (Ar1a&cheim - Svluera) di-
chiara cho Il figlio Carluccio superò bene due ope-
razioni, di cui una ol cervello.
Prof. Giuseppina Lenari (Civitavecchia -Roma)
rende vive grazie a S. G. 8. che l'ha aiutata apren-
dole certe por1e umanamente chiuse.
O.uinto Garbati da parecclll anni cercava una
conveniente occupazione per un parente. Quando
semllfava svanila ogni spersnu, intervenne M. A.
e l'occuparlone lu fellcemen1e trovata.
Rosa Pilot \\Venezia) ,, senie debilrica a M. A.
e al San1i Sa eslanl per la guarigione della figlia,
dopo un non facile Intervento al cuore.
Sr. Giuseppina Bonglovanni (Cammara1a -
Agrigenlo) rende pubblica la gratiludine di tu11a lo
famiglia per la guarigione della mamma e per una
serie di al1ro importanti grazie.
Anita Cottanao (Oggiono - Varese) rlngrnia
M. A. e S. G. 8 . per aver 01tenuto la guarigione
in seguito a una difficile ope,arlone chirurgica
29

4.2 Page 32

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Maria Pia Maura (Genova) manuane In pro- P,,oqus)j Eleno - P. .tori M■ria . P,,auto Nunuo Antonietta • f'irott1 Rcmi11io l'ir<,.·ano Carlo
messa di pubblu1are la sua gratnudme a M A. - Pucané don. LeonArdo - Patera ì\\1ana - Patc.ri - Pitruz,clla \\n~ol• - Pitruuclla G1u1cppa
che l'ha assistila In un in1e,ven10 chlru1glco. \\burizio • P•111 \\nn1 Pani-Japuuo T'nH•i - Pù.z■r-do Ru1anna ... Pizzieonndl• Stalin• ...
Luigia Tonnaralll Grassetti (Roma) s, dichiara
vivamente grata o S G. B. che por la secondo
volta le ha salvato la bambina.
Tcrcsn - Pcono \\10,J11heritn • PedraH Elin
Poi• Angela • Pol ,1.1.ar, Giuseppe • Pellc~rirìi
Rnffnelln • P•llouro110 Giuseppe Pclu•u /l!b•rtO
Pcndu L,nrt l'cllno Prusedt Cavallero • Pora
Piz~ini Ada • Pln,,ter Anna • Poddie Addn •
l'onoi Tda l'orcdlonn An~ìole«n • Po,,zi Aie•·
,urndro - Po~zi \\.1u,imo Pra1i Gìus(•ppinD -
Pru Liucionai RitA • l'reie Angiolina • l'reo i
Anna Marengo (To11no) do molto tempo soffnva
di stomaco con diagnosi preoccupante. S1 rlvol~e
Adele - Pcrcel.-so li1iucpp1na • Pere• l\\hr1t1 •
P~retti .lli:anc:.arm-• .. Pcrou..a_ Angelo ~ Pt:roua
Alessandro - l'n:itti Primina • Printipu,no Rina ..
Prodonotti Amahik Pucd Rooy • PuJdu p.,.qua-
al suo protettore S. G. 8 . e guarl senza m1orvon11 Hils;r10 - Pcr-ron~ 10rdlc - Persico .-\\nn.1 ~1ari• • lina - Pulin• Sc,b11111no Ptzu Crna Quaranta
Marisa Battiatino nngnwa M. A , S . G. 8. • Pesce L1na • PNCnC1 Paohn11 - Petan.1 \\ "u,colo Candida - Quauocolo Domenico • Quìntartlli
S. D. S. per la guane,on" della bimba e invia offerta \\tuia Pctn \\lari■ Pc,ni <:arohru • Pianta Pierina • Ran11ha \\I - Ragione Anroni,ua •
Anna Rita d'Amore (San Severo• Foggia) con
la più viva fede invocò lvi. A. e S. G. B por le gua
rigione della mamma a lu prontamente esaudita.
\\forca Canncn • PiaUI Beniamino - Plour.urdo
<.:ami Gea - Poeono C4tenna • Piglio A11.,.tina
• Pillon Erminia • Pimpinella .Emilio • Pio111
Rampi Carla Pa
Cannm • Rni,gha
nc u.
.r,dmna'-unRziaa>taane-lhRla, u,a1n11ua
Jq.,,ani Emma ... Rnvdli ~faria: Lu1s=t - R•\\·rt11
Mario • Rc,ino Alfonsa • Rcnoldo Maritt n..tell1
Sr. Anna Chlevari F. M. A, (Cassolnovo• Povia)
Giuseppe • Ricoardonl Murtn\\O R1ce1 ~:rmelindo
con I lam,liarl e la guore della comunità preg6
S. G. B. e no oucnno la guarigione del babbo,
1\\icd Vanln • Rkcobcno Francn • Rigu1 Murino
Gius-eppjn:i ... Riwott1 Magim"ìs fnm ... Rmnldi
mala10 do parecchi mosl
don. GioYanni • lth·a Andren\\a ... Ri\\"asi '\\.l Anttt-
Fulvia de Graia (Cori • Latina) pregò S. G. B·
per la s1Stemazlone d, una persona cara. Fu esau
dota. Invia ollena quale testimonianza della sue
riconoscenza
Un Sacerdote I nsegnante (Como provincia)
doçhiara d1 aver porwverato due ai,n1 nel pregare
M. A e S . G. B per un ragazzo senza volon!A e
Indifferente alle premure della famiglia. Esaud110
nella sua fiducia, prometta d, ricorrere sompra alle
loro Intercessione quando incontrerà casi dlfllc,11
nella fo rmazione del loncìu lli.
C:..\\" .\\ "L"O l 'O TR I O.\\'PO
DELL . l M .-IDO.Y .V , I?
t Intanto si a11dava110 co111p1e11-
do 1111ovi lavori per la Chiesa
di ,Haria Ausiliatrice. Cù1sc11110
dei due c11111pa11ili, fiand1eggùmti
la facciata, dovwa essere sor-
nietra - Ri"cll■ \\'incen•o - Ri"cma Giotlrio •
Rl\\•erti Ttt.,.. R,uo \\.'001ma - Rocco 0cpr,rn• •
Rocher Anna • Roeto Catorma Roane Anna
'.\\!aria - Rolcttr .\\an.-. - Roll.andmi Emanucl• •
Rollo Raffaela • ftom111110li lllaria • Rone Inno-
cenza • Roppolo Mana • Ro.both Pierino • Ra.,
sc:tti T ...ari GiUf<'Pf'ina Rossi Cotenna Rmai
En,ldò • Ro..i Mnrcèllo • Rosstano G1u11<:pp,nu •
Ros~o TcrC8o • Rot• Mnrhr Gemma Rubbo
Antonio - Rubin Mnrlo • Rubino Antonello •
Ruoconi (;abriclla Sobro Lazzaro • Sacchi Ros•
• Soetta J-tosa - Saia Concetta - S:tlu Ru1ctt1 •
Salvai Emma Sampò r,m. Soru:assanl Ceaarln•
Cl HANNO PURE
111011/ato da 1111 tmgelo i11 rame
C:onguin Euil•ni• • Son11Uincu:i 01~• • S•n""
Fn,ncesca • Sannuccl .\\n11chl'UI S,m11na C•rlolta
SEGNALATO GRAZIE
\\f•ld,ru plga • \\latn.11 \\larghenta • \\lanconi
baltllto e i11dorato, del/'alte-::::a
di due melri e mez:::o. Don Bosco
San1oiann1 ;\\lari■ Ccncc.tta - S.antuz !nnelli -
Santi Giu..,ppina • Rartcur Tc:nma - !<atrtr
C.1emcntina • Satariano Sèbu1i■.no • Snarino
dau. CcUro - \\ladn\\ Antonio . \\langanini C:roppa
Gianna - 1\\1o..nwo FrancCKa - J\\1ani Tcrtsa. ..
11e aveva dato il diseg,w, tJ si
Gionnrui Savarono P..ola S..v10h Sil\\'totro •
Savin Alina. • S:a,·ino Ritrovnto !\\l1rJ1:h~rir• •
\\1aman1 1..... Marchiundo Ber-nardo • l\\larinni
vedono ancora. A destra: 11n
Scnglibcne Onola • Scalobrlni Femtria GiUJ<P·
l',cru - Moririuni An1tdo • Morioni Cara,,ona
R!nn Marocro J\\n11oln - Murrone Gerolamn •
angelo, l'ecante ro11 la mano si-
pina • Scah•oni loie Scal"ini Lucia • Scondro11lin
Rodolfo • Sc,irlotn A110J1ino · Scato M@ri•
~111.rsih 1:ortunotn .. 1\\1art.uno Lin:it - \\llurnnulco
\\1ario . l\\lartintniio c:o~. Carlo - l\\lart1ni Emilia
nistra u11a ba11diera, i11 cui,
Sdùmizz.i John • Sc,nica Bonnici Catcrin• •
Scotù Adelaide • Scotti Udia • Scotti M. \\uoili•
• \\1utinoni Rotlina - \\111.nouiro Eli,.. - l\\b.och•rP•
Ttresa - Mu,ni Pdlrirrino • i\\lus,gnan Anno•
marù - \\l2101mino Aflllda Mauuto Ann.t •
a traforo nel metallo e a grossi
caraueri, è scritto: «Lepanto•·
Scotto Gius,,ppe - Sc:rinnì Teresa• Seccia A11ne,e_
. Seccia Silvon• • Sén.;i \\.taria Serven, \\1aria
Sicardi Giovanni • Signa Tcreaa • Silvano
\\latasu Giu,;epprna • \\lauìoli \\!aria• 1\\1.turi 1...1.
• 1\\1.uu Aldcrio • :'>lazn :'\\'brio - Mau.clla A. •
A si11istra rm altro, i11 allo di
1\\-lari• Grazia .. Sil\\"C~-n• Angea - Simonetta l\\larià -
Simonctti C1ter,n• • S1morun Vandclh Anna •
;\\la.arn, loland• - Manona Antonio • \\lchl!ll
C'es:,riM • :\\ldhno Prorina l\\1emtrdi \\lod.,.u, •
Meno11helh Lcondla • \\lcnegluni Adele • ;\\lcuu•
offrire co11 la ma111J destra ,ma
corona d'alloro Q!la Sar1ta Ver-
C:ina Lui)pna . S11•• Anna M,uu - Smuolùo Car-
mela vcd. Bon11io1 no Socchi Eri■ ~ffitttr
Emm~ - ~lero ,\\n1omo - Sorati Ant(jnina •
celil L:.ura • l\\1,•rlc1ta Turrisi Maria Gra,ia
l\\tc:as.ina. FrnntéSCn .. f\\Je.zzena Irma .. i\\1t.~.iell1
gine, do111i11atrice sulla c1ipola.
Sorg• Palumbo Antonietta • Sozzì An11cl• •
Spagnoli France~•• Spagnolt G . Iloui~t• •
,\\n"ela Mi<iheh Alben, Mnr1thori10 • \\ll111i11ccn
Annunziata • \\1 111horc lto~1t • Monell• Lul11lu •
Mlaéro D,na 1\\11n1,m1 Giuseppe • :Vlonis,..le
fo rm primo disegno, che noi
abbiamo visto, anche il secondo
Spallo Mari• • Spornroro F ilippo • !;pcron<lé
F:l\\irn • Spirito T11ina • Surnclùna Maria • Ston-
1.-ro Genoveffa M•rahcma · Stéfanum :\\dio •
.\\11atm• 1\\101>0 Orna \\1oU Rosa \\1olcndo
Antta • \\lulin•ro Fran«:>Co • \\lobno Cari•
angelo sollevava rma bandiera
Stoppa Luc111ni.1 - S1nuanc1 Salvotore - S1rum11
Or;ola • Suppa Fmm• • Tan<la Ga,· ina nd. L.,n.
'.\\Jolteni Giulia - '\\.Jan1nti Ter~a - ~Jonta~Mi
Ciousq,p,na • \\lontalbano \\limma • ;\\lontalbano
S1d'anìruo • '1ontanu1 \\lana • \\lnntcu1na t ·••ta·
sulla quale era, pur a traforo, la
afra 19.. seguita da _due fori.
uno • Tardio Arcanacl• • Tardito \\"altn11na -
Tasca Ida • Ta1S1•tro Adalgi>a - Tatarclh Anna•
mana . Tato.-clh Ro11anr\\ll Tcla fam. • Tcnion
gne-u G1ulu1 ... :\\loraulio Lu1ji!Jna .. ~lc,rt:Jtlu
Lucr• - ;\\lordh :llm•m \\1ore!lo :\\at1Ùon•
Indicava 11110 nuova data e ciot
Gma. Teodoro Go•com.ina • Tera= :\\,la'llh<rt<•
Testa Filippo. Tesi■ Moggiorino Tindano-l..n1ho
Morello l't,rro Pa11hn• MC>rt!OCht P1crlnn •
~t orc:ni :.\\lnruhcr1t11 ,\\1c.iricca Linn :\\-1<,rit.ilJi
Silvio - l\\-1orim Lln{1 Morosi Anna - !\\lo..chim
il mille 1101:ecento, omesse le
decine e rmità di an11i. S i 1nise
TOJP1V.z1 Ho11na . Tomui Fausto • Tnmbuco
Mnria Toppr~ l, odl• Torcilo G ,u,epprnR
Torielb M■r~hcri111 ved. Colombo • 'l'ornctrn
J"ina - (\\1otolc.!r!t' Anruniii ,·ed. G1uUnn1 • !\\'lrnt.tlHi
Teresa :\\lunnurc l'uolo - Musmcci Cuttrlnn •
poi, come si è dello, in 111m10
Carmelina • 1'oocnn Gabo 1elc TOIICllno Su\\'rri•
Tremino M11.nro • Tro,·ato Muriannina • Tum loie
Jl.lun, Mana vi;d. G1onclh • Nllllna Pcres Conc:~rl•
.. '.'\\noie ~l• n• • '-:nvt. ~l1tass,.me- .i\\-l;arta - , .., .,z..
urd, '.\\lariuc,;,a :\\icolotl, G1usepp1na ,,u1u
a/L'angelo ,ma corona: ma noi
11011 abbian, mai dime11ticlllo
• Tum i\\ngda Turtuncr Frna • L'b~ld1 l\\larro ·
l,guccioni prof. \\n1cnore • Utba.no G1uS.Pf'• •
t:'rru Fn.nc~o - l'r-o ~inf:t - \\'a-1:hm1 ca 1-hanca
Fr,,nc-,a :\\oc.; l~11i■ ,oc1ari Boce • :Solfo
l...,no e G,ni - '.'.;oli ~anuna • '0$.l.n C1u'tppu11 -
qriella data misteriosa, la quale, a
C..taru:a . \\alc:n11n1 M■n• Ida nd. TUXJ • \\'•l-
lanno \\lana . \\ 'alu«h1 Gn.1«:ppuu • \\'anoh
:-oooni G11acpp1n• • Obcrt Odill• - Ol>tnu Ci1olo
l\\laria Oddonul<I M•n,hcrila Oggero Fchcc •
Oggero \\!ano • Ohvsito IQl■nda - Qi,, cru Luc,a
parer nostro, indicava 1111 r,uovo
trionfo della Madomw. C'lie
Antnnia - \\'antus.!k> ls:mo • \\ Tecchi Ron .. \\ tnlU•
roli l\\laria • \\ ero f'mmo • \\'cuori Cui• \\'rran
Gin.a - \\ 'icnù \\'mccn7.n • Victt, Giu.seppt-1 • \\"1l-
- Olivieri G,u..,pp,nn • Olla M,chdc - Orouh
l{ooalba - Osclln R,nn - 01tazzl Goovrinm • f'ngvno
questo si affretfi e attiri tu/te le
l;1ri Bice - \\'inln Coni.;rtro - Vita Lt:tit.ia .. Vuah
Pietro - Vittom Annu - Vuillermin l"arullnu ~
Cinevf'3 - l'aJ,uo Fcrdinundo ... Pslozi1 Giu,·anm
• Laleui Lì•na . Pnlm,..aro Elvirll • Ponùl,)lfl
genti 5otto il manto di Maria ».
Xulh: Rosinn • ~ambranc, Anna Carmciln - Zam•
bruno dntt. ,nu. Cnrlo • Zunetti Giovanni - Zan-
Oh1comm~, • Panorfio ~fJnorona Picnn.1 - l""a-
norfio Saln.1r1ce • Pomo Robeno - Paolclla \\lo.rr•
Aprile 1809
zottcra Francesco Zapp111 Ebsa - Zappe;) Rtr-
n.rd,na vcd. Sca11h• Zan,mdJa Gin• • Zt,ola
• Poncbiru Anna • P.r0tl1 Aniho . 'Parodi Lorcnto
30 • Parodo Mon• • Po<ino Lino • Pa.qu...lc Ada •
•"hntmt Boogra{iclit ,li Dnn Botro.
,·ol. I X, pag, 583
Maria . Zili1nl Giulio • Z,mbardo Maria - Z,mba-
rolo Antoruo • Zudrccllo \\'1ncenzo.

4.3 Page 33

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PER
INTERCESSIONE
DI
SAN DOMENICO
SAVIO
SALVATA
DA UNA MORTE ORRENDA
Non so in che modo esprimere la mia
gratitudine a San Domenico Savio per
la duplice grazia fatta alla mia bambina
Nicoletta: l'ha protetta nella nascita e
l'ha salvata da una morte orrenda all'età
di Domenico. Riconoscente a S. Dome-
nico Savio, compio la promessa di far
pubblicare la grazia e invio un'offerta per
le opere salesiane.
Ronco Briantino (Milano)
LINA SALA
Coniugi Deiderl ( Mondonio Asti) 11ngraziano
di cuore S O S.. loro compaesano, per la guari-
gione miracolosa della loro piccola Rita di glorni 45,
affetta da epatite virale. e por un'altra gra>ia fa .
miliare. Grau. inviano offerta
T eresa Fusà in Macri (Pohstena Reggio Ca!.}
dopo la nasc11a del suo primogenito. fu colpila
da un male che la costnnse a r,covera,sl in ospe-
dale e dal quale fu liberata per 1ntercess1oné di
S. D. Savio.
di venti mesi. quando fu travolta e arro-
tata dalla ruota posteriore di un pesante
trattore. Alla guida c'era il padre, che
tornava dai campi. La bimba per fargli
festa si era staccata dalla mano del fra-
« TUTTI LO DISSERO
UN MIRACOLO»
A un mese di vita la mia piccola Nico-
Secondo Greppi (Stroppiana Vercell,) man
tiene la promessa d, pubblicare la grazia della
guarigione della moglie da vari noiosi disturbi
invocando S O. Savio.
Adriana Paoletti in Masucci (Tormoj seme 11
bisogno di ringraziare S, D S. per la protezione
tellino di quattro anni ed era andata
incontro al papà. Ma lui stava facendo
una curva e non l'ha vista. Ha solo sen -
tito il trattore alzarsi da una parte, ha
guardato e ha visto la bambina per
terra, che non dava segno di vita. Al-
lora ha prontamente fermato ed è sceso
letta ebbe un collasso. Professori e dot-
tori non davano alcuna speranza di
salvarla. Fatti I raggi, le trovarono mal
di cuore, ernia al polmone, malforma-
zione e broncopolmonite. Per 18 giorni
rimase sotto ossigeno, gravissima. senza
alcun miglioramento. Allora io pensai di
Che da tempo va BSplicando sulla sua fam,glla,
e promette dì pregarlo per tutta la vite.
Giuseppina Nicolettl in Cammarata, siciliana
attualmente abitante in Germania. attribuisce a
S. D. S. la guarigione propria da dolorosi calcoli
al legato.
Rita Ughetto Comoglio (Tormo) dichiara che
tutti e tre I suoi bimbi, nati prematuri. hanno
superato le difficoltà della nascita e sono ere·
angosciato per il terrore di averla uc-
cisa. lo che dall'abitazione avevo sen-
tito la frenata del trattore, mi sono pre-
cipitata fuori e ho detto a San Dome-
nico Savio: « Salvala tu I,>. Con un'auto
di passaggio l'abbiamo subito portata
all'ospedale di Camposampiero, dove i
dottori poterono costatare che le con-
seguenze erano state miracolosamente
benigne: aveva riportato solo qualche
graffio! La trattennero tuttavia in os-
ricorrere a San Domenico Savio. Misi
l'abitino del Santo vicino al lettino della
piccola e con tutta la mia fede lo pregai
perché me la salvasse. Con stupore di
tutti, professori compresi, la piccola co-
minciò a migliorare. Tutti lo dissero un
miracolo, e il miracolo l'aveva fatto il
caro Domenico Savio.
Martignacco (Udine) PUR/NO E. IN COLUSSI
sciutl In omma salute.
Gianni e Maria lama Mal (Narcao - Cagliari)
dichiarano: ~ Il nostro bambino. quando venne
alla luce, era ormai mono Con l'abiuno d , S. O. S.
nelle manl, l'Implorammo d1 salvarcelo e promet
temmo di mettergli Il suo nome Dopo ,ante pre-
ghiere, il bambino miracolosamente tornò alla vita
ed ora il nostro Domenico Savio è qui con noi a
darci tanta gioia•·
Annibale e Loren:r.ina De Stefanls ( Bruino
Torino) sono riconoscenti a S. O. S. perchè la loro
unione per la rerza volta è stara rallegrata con la
nascita della piccola Cristina In segno d1gratitu•
dlne, lo proclamano loro speciale patrono.
servazione per alcuni giorni, che servi-
Raffaella e Giancarlo Casone (Ghana) lon-
rono a conf ermare la grazia. I giornali
hanno stampato questo titolo: «Il fatto GENITORI PREMIATI NELLA
ha del mitacoloso ». Ed è stato proprio LORO FEDE
tana dalla patrie, avendo il bimbo malato d1 ma-
laria e d i tifo. lo raccomandò con fede a S. D. S.
e ne ottenne la perfetta guarigione. Ora sul lettino
del suo Marco domina il quadretto e l'abitino del
cosi perchè al momento dell'incidente
la nosrra Nicoletta indossava l'abitino di
San Domenico Savio.
VIiia del Conte (Padova)
A TTIL/O E GINA ZARAMELLA
Ringraziamo infinitamente San Domenico
Savio per la nascita dei nostri gemellini
Maurizio e Gianluca, dopo 15 anni di at-
tesa. Lo ringraziamo anche perché in
questi lunghi anni ci ha aiutati ad atten-
dere con fiducia e a mantenere quella
serenità che molte volte sarebbe venuta
Santo.
s. s. Candida e Anna Daghero (Piossasco - Torino}
sono grati a D. per ,I relice esuo della nascita
della piccola Daniela e perchè a pochi mesi di et~
la bambina potè evitare una operazione ch1Turgica.
In segno di gratltudino _hanno collocato nella ca-
mera der loro bimbi un bel quadro di S D Savio.
Francesco e Olderina Aburrà (Piossasco -
Torino) esprimono viva 11conoscenza e S. O S,
per la nascita del piccolo Sandro e promettono di
A CASA L'ATTENDEVANO
ALTRI TRE BAMBINI
Mi trovavo all'ospedale da circa un mese
per una flebite alla gamba. Già stavo per
tornare a casa quando improvvisamente
meno. Cogliamo l'occasione per dire a
tutte le coppie che attendono da tempo,
di aver fede: quando la medicina e la chi -
rurgia paiono impotenti, Dio, attraverso il
caro San Domenico Savio, li può aiutare
come ha aiutato noi.
lar collocare nella propria casa il quadro del santo
Adolescente e ricordo del lieto evento e a prote•
zione del loro bambino
M aria M acchia (Rocce di Montigllo Asti) ot-
tenne da S. D. S. due segnalate grazie a favore
della sua bambina e dichiara di dovere all'interces•
sione del Santo se ora si sente mamma felice.
Lydia Pettinaroli (Milano) invia offerta per la
mi sentii male. I dottori, accorsi, dichiara-
rono trattarsi di embolia polmonare. Fui
immediatamente trasportata nel reparto
Genova
RITA E MICHELE CONTI
Un primo bambino era nato morto è io
guarigione del suo piccolo Eugenio d1 tre anni.
ottenuta Invocando S. D. Savio
Famiglia Gallino (Torino) desidera rendere nota
la sua riconoscenza per due segnalate graz1e di
maternità e posta sotto una tenda d'os-
sigeno. Qui passai una notte tra la vita e
la morte. Unico mio conforto la preghiera
a San Domenico Savio, di cui indossavo
l'abitino. Pregavo continuamente perchè
avevo a casa altri tre bambini. I dottori,
dato il mio stato, non potevano curarmi,
anzi mi dicevano che il bambino sarebbe
nato solo dopo 15 giorni. Invece, per una
ero rimasta molto malata. Una conoscente
mi parlò di San Domenico Savio e mi
consigliò di pregarlo con tanta fede. Da
quel giorno ho pregato e sperato e quando
i dottori mi avevano tolta ogni speranza,
ha fatto tutto San Domenico Savio: la
mia casa è stata allietata da una bella
bambina, che gode ottima salute. Non
guarigione ottenu te dallo figlie invocando S. D
Savio.
Flavia Di Michele (Lissone Milano) dichiara
che non potevano avere figli e non erano in grado
di adottarne uno perchè poveri. Hanno pregato
S. O. S. e hanno visto compiuti i loro ardenti vot,.
M aria Cortese in De Marchi (Gorle Maggiore
- Varese) è grata a S. D. S. perchè ìl marito invo
cando S. D. S. potè scongiurare un'operazione
resa necessaria da flebite e perchè la cognata
guarl da meningite.
particolarissima grazia di S. Domenico
Savio. il giorno successivo nasceva un bel
bambino a cui volli fosse imposto il nome
cesserò di pregare il piccolo Santo, che
è stato cosi buono con me.
Gismpilieri (Messina) CONCETTA GREGORIO
Giacomo e Rosina Mlnetto (Piossasco - To-
rino) per l'intercessione di S. O. S. hanno visto
reahuato li loro grande desiderio con la nascita
della piccola Maria Matilde.
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Sac:. Paolo Scelsi t a Mess:fn..~ a 95 anni.
Fu il secondo salesiano della Sicilia. Nel 1883 entrò nella casa di Ran-
dazzo, che Don Bosco sveva fondato quattro anni prima. Compì i
suoi srudi ad Alassio, a Torino, a Foglizzo e a ParmR e si laureò in
lettere a Messina.. Visse i suoi setrantanO\\'C anni di vita salesiana inse-
gnando, educando, formando intere generazioni di ~iovani e dj can-
didati al sacerdozio. Buono, dono e. pio, fu secnprc tenuto in alta stima
per la sontit:I della vìtà, per la sua dolceu~ e umiltà.
Sac:. Giuseppe Giovine t ad Alessandria a 77 anni.
Don Giovine era conosciutissimo nelln città e nella diocesi di Ales-
sandria, quale sacerdote sempre disponibile e maestro pieno di ze1o
per le anime. '.frascorse la su.a vita di &alt.siano 600 aJ 193:z a Borgo
S an Martino. lavorò un anno a Casale come direttore e eta! r933 eset..
citò lo. sua missione di ed\\.lcatore ad t\\le$sandria com-= maestro eJ~..
m enture nelle souolt pubbliche. Nel fraLLempo svolse. un intenso mini-
stero nelle diocesi di Alessandria, Casale, Acqui e 'l'ortona. Anima
semplice e da fioretti sale:siani, amabile, pio, z-elo.ntissimo, era -sempr e
pronto 4d :iiutà.re i giovani e le persone di ogni condizione che. s-i
rivolg-evano a lui. Cieco da cinque anni a da due e mezzo affetto da
emip)egi-a, ha continuato a celcbrore, a confessare, n confortare i nume-
roSJ visitatori. Nella città di Alessandria don Giovine r imane in vene-
razione quale figura .idcaJe del sacerdote che vive in conùnua, erojca
donazione, e q uale precunore della disponibilità di servizio caldegl!CÌata
dal Vaticano IL
Sac:. Masslnao Tognettl t a Maroggia (Svizzera) a 85 anni_
Era salesiano da 62 anni. La sua vita di apostolo ebbe due periodi che
gli hanno conquistato lo duplice nurcolo di missionario e di martire.
Lavorò infatti 30 anni nella Patagonia, nei tempi eroici cli quelle Mis-
sioni, che vantano nomi come quelli di Cagliero e di Fagnano. Le
fatiche e i sacrifici di 30 anni di vita pionieris-ticn in quelle terre australi
ne stroncarono la fibra. Un esaurimento totale lo obbligò a una mar..
tificante inazione che durb altri 30 anni. Consumò cosi il suo lungo
martirio giorno per giorno in una silenziosa immolazione fatta di pre-
ghiera e di amorosa conformità nlla volontà di Dio. Come Dio uuole '+
rimase.Il suo motto abituale tro sofferenze di ogni genere fino alla santa
morte..
Sac:. Girolamo Mapellt t • Intra (Novara) a 63 anni.
Sacerdote aperto, vivace, amabile, lavorò con sloncio giovanile a Ma-
roggiR, Lugano, Asti, Alessandria, Ve-rcclli, Casale e in fine a lntra,
lascia ndo ovunque gradito ricordo di !!è per la sua laboriosìta g·cner osa
e instancabHc1 per il suo ottimismo brioso e rasserenante, per la sun
cordialità semplice e schietta. GH Exallicvi lo ricordano amico sincero
e comprensivo, sempre pronto a partecipare alle loro gioje e ai loro
dolori.
Sac. Giuseppe Chelodl t a Benediktbeuern (Germania) a 80 anni.
sac. Egisto Amati t a Buenos Aires (Argentina) a 74 ann,.
ss Coad. ArlJndo Marton t a Lorena (Brasile) a 72 anni.
Sac. Luigi ctlr.lcànows kl t a Llnz (Brasile) a anni.
Coad. _France..co Sans t a Matarò (Spagna) a ++ anni.
COOPERATORI DEFUNTI
Sac:. Francesco Plras t a Cagliari a 7S anni .
Rese la s-ua anima bella a Dio dopo 60 anni di sacerdozio e 50 anni
di parrocchia. U suo ministero parrocchiale fu improntato allo spirito
aalesiano. Devotissimo di Maria Ausiliatrice e di San Giovanni Bosco,
sapeva instillare nei giovani e nei ragazzi l'amore a11a virtù e -alla grnz.in
di Dio. Li educava, li seguiva. li amava quale p~gno sacro da Gesù
a lui affidato. Il suo motto era quello di Don Bosco: il Da mi.lii a11ima.s,
cétera tollt. •·
cario casategno t • Moncucco (Torino) a 86 anni.
Ero nipote dei signori Moglia di Moncucco, proprietari dell.a cascina
Moglia. dove Don Bosco fu servitorello <ti campagna, Abitb sempre
in q_uclla cascina, vivendo dei ricQrdi uditi dai genitori e dai nonni,
che sempre R"li parlavano del Santo. Uomo profondamente onesto,
seppe supt:rare con fede.J coraggio e rassegnazione le contrarietà della
vita, meritando la s1ima degli uomini e le benedizioni del Cielo.
Glova.nnl Ferrero t ad Alba (Cuneo) a So anni.
Dalla fede profonda alimentata con la lettura e l'attento ascolto della
parola di Dio, aveva attinto la convinzione che la vita ·è un talento
prezioso da spendersi con la massima diligenza. Per questo la consacrò
tutta alla pratica crisria:na, al duro lavo ro quotidiano e alla sapiente
educazione- dei figli. Conosceva la vita e l'Opera di Don ..Bosco, ne
parlava con a1nmfrazione e provò una gioia immens" quando seppe
che il figlio don Agostino aveva deciso cli entrare ne.1111 famiglia 4alesiana.
Giuseppe Marocco t a Villwa:nca d'Ani • 83 anni.
Nei vari centri dove lavorò come sorvegljante. ai lavori delle Ferrovie
dello Stato, tu-tti poterono vederlo anche a servizio dell'altare. Arri-
vato aU'età della pensione, entrò in modo esclusivo al servizio della
casa del Sigoore, convi,;codo per 21 anni col figlio parroco, con lui
dividendo il lavoro, le gioie e i dolori, confortandolo con la sua vigo-
rosa fede, meucndo A sue toto.le disposi:donc Il proprio mensile. Uomo
di pietà sentita e di comunione q\\,lotidiana1 si era coniato una sua giacu-
latoria: •· Cuù, Giustrpp~. Maria., fai, c.he l'ultimo mio cìbo tia la SS. Eu-
caTistia ,. E fu cosi per lui ìl 24 gennaio, giorno della sua santa morte.
Giovanni Solera t a Osasco (Torino) a 67 anni.
Padre esemplare di cinque figli, retto nel sentire e nell'operare, lavo-
ratore instancabile e apprezzato collaboratore in Consiglio comunale.
fu anche fervente Cooperatore e ammiratore deltlstituto deUe Figlie
32 di Maria Ausiliatrice, che largamente beneficò.
Luigi C~o t a Marsango (Padova)
Fu p;1dre di 13 figli, cli cui 8 si consacrarono a Dio come religiosL
Tt"a questi, due Salesiani e tre Figlie di Maria Ausiliatrice. Una cosi
numerosa corona di figli allcvMi neJ santo timor di Dio. tra ì quali
tanti apostoli e mi.ssionari, forma il miglior elogio di questo sant'uon10,
che per Je sue vinù fu circQndato dalla stima e dalle venerazione. di
quanti Jo conobbero.
Anna Barbaro t a Cimpèllo (Po,Jenone) a 81 anni.
Fulfddo esempio di bontà e carità cristia.na, seppe compiere con fede
intensa la sua missione di sposa e di madre. Cooperatrice dì grande
pietà e spirito apostolico, sep,pe t.r-asfondere nei sei figli una fede viva
e generosa. Donb con gioia a Don Bosco due figlie e il figlio don Fede-
rico, che nel lontano Giappone si è reso tanlO benemerito dell'apo-
stolato deJla sumpa cnnolica, Di don Federico seguiva con intenso
amore i lovori apostolici, godendo e ring,..ziaodo il Siwl')OTC delle rea-
Jfazazioni ottenute. Negli ultimi anni sopportò con conggio e singo-
lare rassegnazione cristiana lo ~rave infermitA, offrendo i 3uoi dolori
per le intenzioni missionarie della Chiesa.
Francesca capelli ved. Sartorio t a Vigev,no (Pa via).
Viss_e la sua lunga vh.n nella preghiera e nell'a1nore a11a sua famigtia,
sostenuta da una fede semplice e profonda. Maria Ausiliatrice,
Don Bos.co, Mamme Margherita erano gli oggetti cari del suo cuore
e i temi preferiti nelle ,uc convtl'$a~ion!. Ebbe il conforto di spirare
tra le braccia del figlio salesiano don Emilio.
Rosina Nardi 1n Po:isel>on t • Podernello (Treviso).
Fu coope.mrrice zelante specie nel sertore mjssionario. Di p rofonda
fede ln Dio, tutta si dedicò alla cristiana educazione dei liali. Forte
nella dolcezza, paziente nelle sofferenza, lascia luminosa testimo-
nianza di alta spiritualità. Chiuse i suoi giorni terreni dopo un corso
di Esercizi Spirituali, che furono la sua • veglia"' per l'eternità.
Maria BorgateUo ved. Ulla t a San M11uro Torineoe a 84 anni.
!vladre di fan,isrHa esemplare, seppe educare i figli alla virtù e al
lnvoro. Povera di risorse economiche, ma ricca di fede, Riovia1e c. cor-
diaJe. si prodigò generosamente a tutti. Per questo il suo ricordo resta
in benedizione. Legata B Don Bosco per tradizione di famtr:::Ha, pr-ovò
una gioia ineffabile quando potè donare il figlio Biagio alla famiglia
a,.desiana.
Adelina De Marchi t a Osasco (Torino) a 80 anni.
l\\llamma esemplare di sei figli che eduèò seguendo le o,me di M-"mma
Margherita, ebbe la grazia e l'onore di donarne uno alla Chiesa nella
persona di monsis;inor Giuseppe De 1\\-ta:rcbi, capo Ufficio neUa Segre-
teria ~tato dì Sua Sentitil. Cooperotrice piissimo e aft'ezionatat
anche ncll't-tà ava.nzata dalla sua stanzetta di orazione seg-ui'l.l il mo-
vimento salesiano con gioia e interesse.
Preti N infa. ved, Zavattaro t a Borgo San Martino (Alessandrja)
n 78 anni.
Trascorse Ja sua vita neJ lavoro e nella preghiern., preoccupata - a
imitazione di Mamma M arg he.rita - della forma1,ionc cristionA dei
quattro figli, che volle educati dai salesiani. E f u lieta della vocazione
~•lesiana del figlio don Cornelio.
Maria Levettl ved. Giordana t a Osasco (Tori110) a 68 anni.
Donna profondamente religiosa e madre esemplare. visse per la sua
famiglia nel lavoro. nella preghiera e nel soçrìficio. Ai figli lascia
l'esempio di una vita intessuta di bontà e di carità. Ebbe la gioia di
donare una figlia a Don Bosco: suor Maria Teresa.
Maria. Gentile Mena,cc:I ved. Gortanl t a Tolmezzo a 85 anni.
Coopc.rarcicc salesiana di antica data , ~i spcn!ie a distanza di tre anni
dalla scomparsa dell'illustre marito sen. prof. Michele Gortani, insigne
geologo all'Universiul di l3ologna. Lascia il profumo di una vìt• esem-
plarmente aistiana e tutta dedicata a opere buone. In unione con Ja
volontà del marito, volle beneficare nelle s ue dfaposizioni l'Opc.ra
SalesiaM.
Margherita Massimino 1n Rosa.no t a Osasco a 69 anni.
Modello di laboriosità sonrificata e di fiducia n.clla <tivina Provvidenza,
educò con dedizione e con profondo Senso cristiano i suoi otto figli.
Amava le Opere !iialesiane e ne seguiva lo sviluppo attraverso la lettura
del Bollettino Salesiano.
ALTRÌ COOPERATORI DEFUNTI
Aiello Mons. can. Sebastiano - Ainbrosetti Mariuccia - llaccini Mario -
Bar3ni Gìuseppe - Barbero Elisabetta - Bàrbieri mons. Luigi - Beltoni
d. Giovanni - Basseghlni Caterina ... Bono Iole - Bottino Teresa - Ca-
brino Maria - Cairone Maria Antonietta - Canavese Luigi - Cantello
Giuseppe - Capetti. Pina ... Caralano Filippo - Cebraro Giuseppe - Chian-
tOietto Isidoro - Cornetti Pasqualina - Croci Luigi - Dallari Giulia -
Di Silvestro Antonino - Ferrero Pietro - Focaccia Mario - Franco
d. Antonino - Fusero Elisabetta - Galimberti Anna - Garbarino Giu-
seppe • Giraudi Maddalena - lmmor<tini d. Ignazio Ippolito avv.
cav. Leonardo - La Marca Gaerana - La Piana Edoardo - Locati Ca-
milio - Luise Giovanni - Maffi Caterinn - Maio Giuseppe. - Maiocc-hi
Di Giammatteo Giovanna - Mancini Biagio - Meago .Enrichetta -
Micheletti Domenica - Monti Este.r - Ninatti ins. Rosa - Orsi Rosa
ved. Baldinì - O.stengo Maresc. Amedeo Pagani Vittorio - Pesce
Maria - Polerti Mazza Lucio - Polizzi Carmelo - Pruneti Adelaide -
Pruneri Maddalena - Quilici Bresc.hi prof. Nella - Rinateli Elisabetta
ved. Ceeini - Rossetto Massimi-no - Saitta Mancini Giuseppina -
Salomoni Santina .. Sa.ntisi Giuseppe .. Saracco Isabella ... Simone ti
dott. Alfonso - Tomaselli d. G iovanni - Tomatis Domenico - Vac-
caronc Paolo - Verga comm. Pasquale.

4.5 Page 35

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TOTALE MINIMO PER BORSA L 60.000
Avvertiamo che la pubblicazione di una Borea incomplete al effettua
quando Il veraemento Iniziale ragghtnge la somme di L. 25.000, ovvero
quando tale somma viene raggiunta con offerte successive
Non potendo fondare una Borsa, si puO contribuire con qualsiasi somma a com-
pletare Borse già fondate
CROCIATA
MISSIONARIA
BORSE COMPLETE
Bo=: Maria AU51Uaulce e S. G. Bosco, u11,i-
tate ad anfrùrà, a cura di Agostino Baretti
(Roma). L. 50.oòo.
Borsa: Domcnlca e OloYllJUtl Bonomo, a ruf-
/ roi;io d~i morti e a 1alvez:a dei vivi, a cura
di N. N. (T<>rlno). L. 100.000.
&rsa: Don Bosco, a cura del dottor Car!u
l'nnizzi, exallicvo di AIMSÌO (Sanremo • Im-
peria). L. 50.000.
l3ol"Sa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
d, Antonio Rossi (Vicenza). L. 62.000.
Bors:,: M3rla Ausiliatrice e S. G. Bosco,
adnnpio promura ~ ,mplor'o aiuto, a cnra di
~l. X., L. 50.000.
Borsa: Maria A.usiUatrlce e S. G. Bosco, rico-
noscenle rupp/ico proiezione, a cnra di l\\t. N.,
I,. 50.000.
Bor,in: San ti miei protettori, grazie! prot,•g11~-
temi S'81fl{'re, a curo di N. N. L . 50.000.
Bol"11'1: Maria Lcgnanl Morelllnl, di i11d111m1ti-
rahil• mmwria, n cura di Don Demarin S.O.0.
(lntra). L. 50.000.
norsa: Mamma Ma,ahcrlta e S. G. Bosco, a
,·ura dei coniugi \\!aria e Giacinto ;Ila,ia,
;,, memoria t a su(Jra,:io dtll~ at1i1ne dti rÌJj>tt•
tid grnitori, L. 50.000.
&rsa: Maria Ausllhurlcc e S. G. Bosco, ì11
111~1110,ia dei ddu111i e d1itdr11do prott::iour, n
t·ura di G. M. (l.u M11nf~rrato). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausllh\\trlce e Don Bosco, 11
.-ura de.i coniugi Bosco, 111 suffragio dti propri
dtf,mti (Cannngnola). L. 50.000.
l3orsn: Maria Auslllatrlcc, proteggi i miti figli
o cura di :,;. :-.. L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllaulce, Don Bosco c Sanu
s:ilt'Sinni, prottg,:tu mia figlia a cura dì M. R.
(Aleuandria). L. 50.000.
&rsa: Marla A.uslllntrlce e S. D. Savio, i11
.niflrat[io di Berttlll Ttre,a, n cura della
tì~li• Delfina {Torino), L. 50.000.
Borsa: l\\.1ari:l A.uslllatrlce e Don Bosco, a
cura di è'<. N. (Cuneo). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslll:nrlce, pcr di$posixione
testamentaria di Amelia Cancelli ,·ed. Rosini
(Livorno). L. 50.000.
&raa: Don Bosco, per disposizione H:sta-
mentarin di Amdin Cancelli ved. Rosjni
(Livorno). L. 50,000.
Don.a: San Giovanni Bosco, itr memoria di
Golll A nna, u curo dei nipoti L. 50.000.
Borsa: Don Pìetro Ikrrutl, con rico11ostimza
d~o::iont, pr,gn11dolc. d, continuare a benttJjre
la famiglia; a cura di Piero e ì\\faria Brts!>&ni
(Torino). L. 100.000.
Borsa: Maria Auslliatrice, a cura di ~- N.
{Como). L. 50.000.
Borsn: Sacro Cuorcdl Oesù eMarla Ausiliatrice,
proMggtttci a cura di G. B. e F. M., L. 50.000.
Jloraa: A ricordo e aufTraglo dei tanto cari
Guido e Anna Movllll, a cura dclla tìgliB
dote. Valeria (Alcuandria). L. 100.000.
Borsa: Don Filippo Rlnaldi, a cura del prof.
Alesundro Acuto, exallicvo di Borgo S. Mar-
tino (Torino). L. 50.000.
Borsa: MarlJI Ausiliatrice, ifff10ta11do la wn
mnterna prou::fon,, a curn dclla dott. Amalia
Cassano (S!lll Sc~cro • Foggia). L. 50.000.
Borsa: Beato Lulgl Pal1>ZZolo, a cura del sac. Ca-
mìllo Ilesane, Rcuore dell'Istituto omonimi,,
nel cen1tru1rin dclfa (Qndazione (M,!ono).
L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, a cura di don Luii,:i
Baldassi (!:iavonn). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore dJ Gesù, Maria AusUla•
trlce e s. G. Bosco 1•, 111 memoria e su(lra.qm
dti mfri r:e11itqr,- .·J"tonino e •llarionnn Orltn.
a cura dcli" tì~lia Giu,;cppina Rino (Cam-
catti Agrigento). I.. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria Aiullla•
trice e S. G. Bosco 2•, in 1111m1ori11 " 111Urnq,-o
tl~i misi /[~rtilor,' Arrto11ino t! .1.':\\,lnria11na Dt!lro.
a cura della fiqlin Giuseppina Rizzo (Cani-
caul - Ag-rigento). L. 50.000.
Bors:i: San G1ovonnl Bosco, hmora11do lo
emn{>leta gul1rigione d, E. D. JI.I. t lo co,iti1111a
prnre::iont dtl Santo ,,,/la sua famj~lin, o. cura
d, K. N. (Sondrio), L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore, di Gt'Sù, Maria Ausilia•
1rice e Don Bosco, p. ![. r., a curn di N. :--..
(Cal14nÌS5etta). L. 50.000.
Borsa: Gesù, Maria, Giuseppe, a cura di Maria
è Culogcra Scrpottn (Palermo). L. 50.000.
Borsa: Mons. V. Clmnttl e d on F . Olraudl,
n cura del dottor Diomcd~ Daina (Milano).
f,. 50.000.
Bor-.a: San Giovanni llo$co, in ringra."1io111,11to e
111ppliamdo prott::to~, cura di Grn11lia Adele
e Giuseppe {Pralun110 • Vercelli). f.. 50.000.
Borsa: Maria Aw,lllatrlce e S. G. Bosco,
irrt10,anda una ,:ra:10 rir.1:e11te, a cura di Dora
D'Erme (Latino), L. 50.000.
Borsa: San Glovnnnl Bosco, p. g. r., itivort1111fo
protezio11e, n curn di N. N. (Vibo Valendo
Catnnzaro). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, in ri11gra::iamt1110
e invocando prottaione, a cura di Muratori
Doncghin Giovanna (Chiavari - Genova).
L. 50.000.
Borsa: San Domenico Savio,· in ri11gra::ia-
mr111o, a cura di pi• persona. L. 50.000.
Borsa: Sa.n Giovanni Bosco, in ri11gra::iammto
e iu suffragio dd nostri dt/1111ti, a curu di Cnr•
rera-Giaretti (Torino). L. 50.000.
Borsa; Maria AU$!11Mrlce e S, G. l.19~0, o curn
di Carmen 'T'onello (Prny Biellese). L. 50.000.
Bo,sa: Ma.ria Auslllacrice, SS. Salc:slanl c
Don Filippo RwldJ, i11 ringra:iamento e 11rvo-
ca11do protnio11r, a cura di Pia Rebon1 (Ge-
nova). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, n cura
di Carlo :;\\fazu (Ghusnno • Milano). L. 50.000
e Mariottn Cecchina (Svizzera). L. z5.000.
Borsa: Maria AWilllMrlce, S. O. Bosco e Pnpa
Giovanni XXDI, p. I(, , ., a curn di Castellani
Pietro (Udine). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslll~trice e S. G. Bosco, aiutai,
mia rripott ntgli 11udi e 11ella vita, a cura di
Lc:tizia Bolla($. llonifacio - Verona). L. 50.000.
Borsa: Maria Addolonua e ,·en. Don Michele
Rua, a cura di Eli~n 'T'aqlieri (Roma). I,. 50.000.
Borsa.: Sacro Cuore dJ Gesù, Maria Ausllltrlc:c
e S. O. Bosco, irrv«a11do prott::ione sulla
propria famiglia, u cura di Maria l\\lczudri
Davt:ri (Piaccmm). L. 50.000.
Bo=: Maria Ausiliatrice e S. O. Bosco, i11
ringra::iamt11lo t i11vort1lllfo protezione wlla mia
famigli11, a cur11 di N. N . (Torino). L. 50.000.
Borsa: Cuore di Gctoù, Maria Ausiliatrice e
Santi Salesiani, oiutat~ e cusisttte m~ ~ fa mia
fi~liuola, a cura di Rcr:a=i ;lfaria fu (.;,usçppc
(Cereseto Parma). L. 50.000.
Bo=: Mamma Marahm1a Bosco e Santi Sa·
lesiani, i11terrrdtu ptr me. a cura Ji Argcntcri
l\\lignolli l\\lércedc, (tlussoleno • Torino).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausllln1rlce, Don Bosco e Don Ri•
naldl, ,:ra::it! o eurn di Pnola Ycritn Mdlon,
(Appiano Cenrilc - Como). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco e Santi S:alc,slanl,
prertaJ~ f>" I, mit /i~li11ole t prr lt loro /nmi~lie,
cura di Jolanda Longo (Roma). L. 50.000.
Borsa: Maria Au.sJUatrlce, S. G. Bosco e tutti
I Santi e Venerabili, a sollievo dtlle anim, piri
abba,1do11ate dtl purqatorio, a cura dei coniuei
'T'orte.rolo Giovanni (Carcare - Snvona).
L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bosco, i11
rt(ffral(io dti f/YQpri ,:,11ilori def11111i, n 11urn del
dottor Pett!lroia ~latteo (Pellezzano - S;_lerno).
L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, a cura di A,-.n-
zini Luigia (;\\lilano). L. 50.000,
8o1'5'1: Maria Auslllntrlce e Don Bosco, come
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