Bollettino_Salesiano_197901


Bollettino_Salesiano_197901

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BOLLETTINO
ANNO 103 N. 1 1• QUINDICINA 1 GENNAIO 1979
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° [70)
SALESIAN
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA. SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

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Sommario
1 GENNAIO 1979
Servizio di copertina, pag. 4
Foto di Arturo Mari
LE IDEE
Strenna del Rettor Maggiore.
Attuare il progetto della bontà, 3
Abbiate Il fascino del capo, 10
Leggo l'oroscopo: faccio peccato?, 18-19
LE FORZE
Giovani Cooperatori. E dopo sposati.
più Cooperatori di prima, 8-9
Missioni. 44 i partenti della 108' spedizione, 28
Exallievi. A Panama il s• Congresso Latino-americano, 28
Figlie del Sacri Cuori. Al lo ro fianco un Istituto secolare. 28
Rettor Maggiore. Gli incontri con la Famiglia Salesiana, 30
Famiglia Salesiana. Settimana
sul rinnovamento mariano, 30
L'AZIONE
Argentina. Creata l'Eparchia degli Ucraini. 30
Dall'India un missionario in Terra del Fuoco, 31
Brasile. Cambio di guardia a Corumbà, 30
Cile. Laureato in • diritti dell'uomo•, 20-21
Città del Vaticano. In conclave una stufa salesiana?, 28
Il principe Czartoryski dichiarato venerabile, 33
Honduras. Nuovo Vescovo salesiano, 29
Halla. Le vacanze missionarie, 14-16
E dopo la Sindone, invadevano Valdocco, 29
E' un exallievo il nuovo Vescovo di Susa, 30
Messico. Basilica di un metro, 28
Polonia. I ricordi salesiani di Papa Wojtyla, 4-7
Nuove chiese per incontrare Cristo, 31
Spagna. Decorati: hanno donato 5 figli al Signore, 31
Thailandia. Dico ai Buddisti chi c'è dietro le quinte, 11-13
Ungheria. Un 50° che non si festeggerà, 30
Zaire. Requiem per Kibalongo, 16-17
IL PASSATO
Don Bosco. Il miracolo dei piccoli muratori, 23-25
Storia Salesiana. Correva l'anno 1879..., 26-27
RUBRICHE
Educhiamo come Don Bosco, 10 - BS risponde, 18 - Caro
BS, 22 - Ringraziano I nostri santi. 32 - Preghiamo per I
nostri morti, 34 - Solidarietà missionaria, 35
Libri. Per la gioia dei ragazzi, 17 - Per ed ucare alla fede, 21
VIGNETTA
• 10 E LODE
- Avete
qualcos'altro
dello stesso
autore?
2
(Graham Jeffery)
BOLLETTINO
SALESIANO
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'informazione e cultura religiosa
Direttore responsabile don ENZO BIANCO
Collaboratori. Giuliana Accornero - Pietro Ambrosia - Marco Bon-
gloanni • Teresio Bosco - Ella Ferrante - Adolfo L'Arco
Fotografia Antonio Gottardt
Archivio salesiano: Guido Cantoni - Archivio Audiovisivi LDC
Diffusione Arnaldo Montecch io
Fotocomposizione e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa Officine Grafiche SEI Torino
Autorizzazione Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
L' EDIZIONE DI META' MESE
del BS è particolarmente Indicata per I d irigenti del Cooperatori
Salesian i. Redattore don Armando Buttarelli, Viale del Salesiani 9,
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IL • BOLLETTINO SALESIANO• NEL MONDO
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telugù) - Irlanda - ltalla - Jugoslavia (In croato e In sloveno)• Korea
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altre forme.

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Il successore di Don Bosco-----------------
Attuare il progetto
della bontà
Carissimi, vi porgo il mio augurio cordiale e gioioso per il nuovo
anno, desiderando a tutti dal Signore abbondanza di doni e gene-
rosità di impegno nella propria missione. Ogni capodanno il Rettor
Maggiore, sull'esempio di Don Bosco, è solito inviare a tutta la
Famiglia Salesiana una « Strenna» che ispiri e orienti la program-
mazione di speciali iniziative.
Strenna per il 1979
Per l'anno 1979 cl proponiamo di
attuare con l'aiuto di Maria
il progetto educativo e pastorale
della bontà
promovendo la riscoperta, l'approfondimento
e il rilancio del « Sistema Preventivo»
di Don Bosco in tutta la Famiglia Salesiana.
Abbiamo scelto questa Stren-
na perché oggi urge saper tro-
vare il modo pratico di tradurre
nella vita i tanti grandi princlpi
approfonditi e riaffermati in
questi ultimi anni (nel Concilio
ecumenico, nei Capitoli gene-
rali...): oggi c'è fame di «testi-
monianza », di «stile di vita», di
rettitudine di «prassi ».
La Strenna è dunque un ap-
pello a voler esprimere la vo-
lontà di rinnovamento, soprat-
tutto nel nostro modo pratico di
essere e di agire. Per noi, mem-
bri della Famiglia Salesiana, la
pratica pastorale e pedagog ica
vissuta col « sistema preventi-
vo» ha di fatto costituito, e
dovrà costituire anche in avve-
nire, il retto modo di vivere e di
attuare la nostra vocazione.
Ci dobbiamo ciunque propor-
re di riscoprire e di rilanciare, in
piena fedeltà, il Progetto di Don
Bosco. Esso implica una scelta
evangelica (spiritualità), uno
stile di vita (bontà fatta sistema),
e un'alta criteriologia di opzioni
(strategia pastorale-pedagogi-
ca). prima di essere un metodo
di azione, un programma di atti-
vità o una tattica.
Ecco così indicata l' urgenza e
l'importanza di questa Strenna.
I cambiamenti culturali a cui
assistiamo esigono infatti una
delicata riconsiderazione in
profondità del Sistema preven-
tivo di Don Bosco, alla luce degli
attuali progressi pedagogici e
dei nuovi orientamenti pastorali.
Con lo scopo di collaborare a
questo delicato lavoro, ho of-
ferto in una circolare (1 )·alcune
riflessioni attinenti. Esse costi-
tuiscono una specie di com-
mento alla Strenna.
Impegniamoci dunque tutti
con coraggio e con intelligenza.
mettiamoci generosamente a
dare una risposta ai clamori
della gioventù di oggi, con il
cuore e lo stile di Don Bosco. La
Strenna interpella con affetto:
tutti i soci consacrati,
* i cooperatori, gli exallievi e
i collaboratori,
* le famiglie a noi vicine nei
loro impegni educativi domesti-
ci.
La formazione retta e integra-
le della gioventù è alla base
delle possibilità di una nuova
società, e apre gli orizzonti alla
speranza.
Mi piace sottolineare qui l'ac-
cenno alla «famiglia naturale»,
per un rilancio in essa del «si-
stema preventivo» di Don Bo-
sco. Le famiglie infatti sono oggi
particolarmente bisognose di
sani orientamenti, nella loro de-
licata missione: costituiscono la
cellula educatrice fondamenta-
le, a cui tutti devono dare la loro
collaborazione. Il progetto edu-
cativo salesiano offre uno
straordinario patrtmonio di va-
lori concreti, per risanare il cli-
ma familiare e per rinnovare la
sua indispensabile e basilare
funzione sociopolitica e religio-
sa.
La celebrazione dell'«anno
del fanciullo,,, indetto dall'Une-
sco per il 1979, serva a tutti di
sprone per la programmazione
di un lavoro intensivo e aggior-
nato.
E la Vergine Maria, ispiratrice
del Progetto di Don Bosco e
educatrice solerte a Nazaret e
nella Storia, faccia di tutti i
membri della nostra Famiglia
dei veri apostoli, impegnati nel-
l'arte di educare l' uomo nuovo
per un futuro più umano e cri-
stiano.
(1) La lettera circolare, col titolo Il
progetto educativo salesiano•, è ap-
parsa sugli Atti del Consiglio Superiore
della Società Salesiana. in data lu-
glio-dicembre 1978.
3

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POLONIA
I ricordi
salesiani
diPapa
Wojtyla
Le notizie e le foto Inviate dai sa-
lesiani di Polonia, sono giunte al
BS a poco a poco ma sempre più
precise e sorprendenti. Si è così
appreso che un certo giovanotto
di una loro parrocchia di Krakow,
chiamato dagli amici Lolus (cioè
Carletto), era diventato semina-
rista, poi sacerdote, vescovo, ar-
civescovo, cardinale, e Papa!
V arie famiglie religiose hanno
avuto un peso nella sua vita. Pa-
pa Wojtyla, da giovane seminarista,
carezzava l'idea di farsi Carmelitano:
era affascinato daUa figura del loro
fondatore san Giovanni della Croce,
di cui conosceva bene le opere, e sul
cui pensiero più tardi scriverà la tesi
per la sua prima laurea.
Questo avveniva a Roma presso
l'Università Pontificia Angelicurn, lui
giovane sacerdote, e quindi allievo dei
Domenicani. Per due anni fu con loro,
alla scuola del celebre Garrigou-La-
grange.
Anche i Minori conventuali lo ri-
cordano bene: da vescovo e cardinale,
a Krak6w ogni sera lasciando La curia
passava per la loro bella c hiesa dedi-
cataa san Francesco, si inginocchiava
nell'ultimo banco a sinisu·a del porta-
le d'ingresso, pregava per qualche
minuto; durante la quaresima a volte
si infilava in un confessionale libero,
come un prete qualunque, e confes-
sava a lungo. Perché - sosteneva -
«un vescovo deve conoscere i peccati
dei propri fedeli».
Carmelitani, Minori conventuali,
Domenicani... E i Salesiani? Anche i
Salesiani di Polonia hanno avuto la
fortuna di imbattersi in Papa Wojtyla,
di trattare con lui per anni, e proprio
nell'età per così dire di loro compe-
tenza (cioè nella sua giovinezza). E di
conservare poi sempre la sua amici-
zia. Si trovarono insieme la prima
volta nel 1938 a Krak6w: il Papa allora
era un «giovanotto scrio», e senz'altro
fu un loro eccellente parrocchiano.
Lolus, ossia Carletto. Krak6w nel-
!'estremo sud della Polonia, la secon-
da città per importanza, è un concen-
4
Oawleclm, 1972. 11 card. WottYla parla al ragazzi dell'unica scuola salesiana In Polonia.
trato di vita cattolica in un paese già
tutto cattolico (non stupisce quindi
che abbia dato un Papa alla Chiesa).
Oggi su 2.132.000 abitanti nell'arci-
diocesi, 2.043.000 sono censiti come
cattolici. Centoquaranta km più a
nord c'è il santuario di Czestocho\\.va
con la Madonna Nera, la vera regina
della Polonia. In un paesino poco di-
stante, a Kalwaria, ogni anno si rap-
presenta la Passione con un concorso
indescrivibile di folla. E a sud, SO km,
c'è Wadowice, paese oggi di 13.000
abitanti, che ha dato i natali al Papa.
(Per completare la geografia resta
da segnalare, 65 a ovest di Krak6w, il
centro di Oswiecim, più noto al mon-
do col nome tedesco di Auschwitz,
dov'era il famigerato campo di ster-
minio nazista: oggi la cappella-sacra-
rio del campo è custodia dei salesiani.
è ornata di Lugubre filo spinato, e de-
dicata a Maria Ausiliatrice).
Per i Salesiani Krak6w è sede del-
l'lspettoria « Polonia Sud» (esiste pu-
re un'[spetloria « Polonia Nord»); essi
poi sono attivi in 16 punti della dioce-
si: in 4 parrocchie, 6 quasi parrocchie,
6 cappellanie. Soprattutto, essi reg-
gono ancor oggi la parrocchia • San
Stanislao Kostka», che fu parrocchia
del Papa per 8 anni, dal 1938 al '46. Se
andate a trovarli sul posto, vi accom-
pagneranno a vedere la casa in cui
Karol Wiryla abitò, in via Tyniecka
numero IO.
Dunque Karol arrivò nel 1938 col
padre: questi per lavorare, e lui per
frequentare l'università. Prima, a
Wadowice, era stato uno studente
brillante, il primo della classe («Era il
migliore allievo della scuola», lo dice
la testimonianza di un suo compa-
gno), appassionato della poesia, dello
sport, del teatro. Tutti lo chiamavano
Lolus, diminutivo che sta per Carlet-
to. La famiglia era modesta, di origine
contadina. Il babbo era stato sottuffi-
ciale nell'esercito austro-ungarico
durante la prima guerra mondiale;
lavorando sodo era riuscito a far stu-
diare il primo figlio (divenuto medico,
ma presto mòn per una malattia con-
tratta curando i suoi pazienti). La
mamma era morta anch 'essa, troppo
presto, nel 1929 quando Karol aveva
appena 9 anni.
Una nuova scelta. Dunque il par-
rocchiano Karol si iscrive a lettere
presso l'Università Jaghellonica di
Krak6w; ma rrequenta anche una
«scuola teatrale», e forse - come ri-
tiene un suo compagno di quegli anni
- con la segreta intenzione di divcn-

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.........................................................
tare attore professionista. Ma nel '39
scoppia la nuova guerra mondiale, la
Polonia è invasa, i sogni di Karol sono
ridimensionati. Deve rinunciare all'u-
niversità, s i cerca un lavoro. Sarà per
4 anni operaio, prima in alcune cave
di pietra, e poi nella fabbrica di soda
Solway.
Ma se questa è la sua attività uffi-
ciale, egli ne aggiunge numerose altre
private e clandestine. Partecipa a lla
resistenza polacca nelle file dell'orga-
nizzazione Unia (di ispirazione cri-
stiano-sociale). In fabbrica s'impegna
nella formazione culturale e religiosa
degli operai, per i quali riesce a rea-
lizzare un centro culturale e ricreati-
vo. Col padre soccorre gli ebrei brac-
cati dai nazisti e destinati alla «fab-
brica della morte» di Auschwitz: li
nasconde in casa sua, e divide con lo-
ro il poco cibo del tempo di guerra. E
a tempo perso si dedica a llo sport:
nuoto, canottaggio lungo i torrenti
che si tuffano nella Vistola, sci sui
monti Tatra.
A rendere più difficile la sua situa-
;,Jonc, nel 194 1 gli muore il padre. K a-
rol [a venire da Wadowicc un amico
d'infanzia con la sua famiglia, e stan-
no insieme. Insieme avevano già reci-
tato nella filodrammatica della scuo-
la, e ora decidono di ricominciare.
Dapprima in un teatrino clandestino
fra gente amica, ma poi l'impegno s.i
fa più serio, il gruppo si cimenta nel
« teatro rapsodico» con opere di
grandi autori. 11 direttore del Teatro
Nazionale assiste alle sue recite e lo
giudica: « Karol Wojtyla è un vero at-
tore, e di quelli bravi)».
Finché un giorno del 1943 Karol di-
ce basta a tutto, ha fatto nuove scelte
e molto più impegnative. E in queste
scelte devono entrarci anche i sale -
siani polacchi della parrocchia di San
Stanislao Kostka...
Don Michal racconta. C'è a Krakow
un salesiano che ricorda quei tempi
avventurati, che è stato compagno e
amico di Karol: si chiama don Michal
Szafarski, e oggi lavora al Centro
Ispettoriale come incaricato dei Coo•
peratori Salesiani. Lui e Wojty la s i
incontravano in casa di un certo Jan
Tyranowsld, di professione sarto, uo-
mo tutto d 'un pezzo, che non aveva
atteso il Concilio per comportarsi da
laico impegnato nella chiesa locale.
Era infaui presidente d.i un'associa-
zione parrocchiale, la «Confraternita
del Rosario vivente», e radunava pe-
riodicamente in casa sua i giovani
aderenti al suo gruppo. Al s uo fianco,
come assistente spirituale. era il sale-
siano don Wincenty Zaleski, ancora
oggi vivente. Insieme pregavano, leg-
gevano la Bibbia e i libri di spiritua-
lità, riOeLtevano, si irrobustivano nel-
la fede.
Don Michal, di dieci anni più gio-
vane di Wojtyla, in ques ti giorni ha
lilasciato alcune testimonianze a suo
TRE DOMANDE AL SUPERIORE DEI
SALESIANI OLACCHI
Don Augustyn Dzledziel (43 anni, nato a Gorz6w
presso Oswiecim nella diocesi di Krak6w, dal 1978 de-
legato del Rettor Maggiore per i salesiani della Polonia).
conosce Papa Wojtyla dal 1959. Era allora segretario
lspettorlale a Krakow; poi diventò Ispettore; e in tutti
questi anni ha avuto frequenti occasioni di Incontrarlo,
di parlargli e di conoscerlo.
Domanda. Don Dziedziel com'è il nuovo Papa, come uomo e pastore?
Risposta. Come uomo? « Sano, saggio, santo »: sono le tre esse che richiedeva
Don Bosco ai candidati al sacerdozio.
E come pastore: uomo di preghiera, di fede, di instancabile impegno aposto-
lico. Lo ricordo preoccupato di tutto e di tutti; ma i settori che prediligeva nella
sua attività apostolica erano il campo vocazionale, Il mondo dei giovani, l'apo-
- stolato dei laici, la pastorale degli ammalati e dei derelitti. Dedicava cure speciali
al suo seminario e alla Pontificia Facoltà Teologica di Krak6w. Utilizzava al
massimo tutte le possibilità concesse in campo editoriale. Dedicava grande
sforzo alla costruzione delle chiese. Dava pieno appoggio a ogni buona Iniziativa
apostolica.
D. Come si occupava dei giovani?
R. Nei suoi pensieri erano sempre al primo posto. A lavorare Ira essi destinava i
sacerdoti migliori. Si trovava bene In.mezzo ai giovani, e I giovani si trovavano
bene con lui. Partecipava agli incontri giovanili, alle loro liturgie, conosceva i loro
canti, e cantava di gusto con loro. Nello sviluppare la pastorale giovanile dava
massimo rilievo alla catechesi e all'orientamento vocazionale.
D. Che cosa ha provato nel veder eleggere un Papa polacco?
R. Certo non me lo aspettavo, come In genere ben pochi se lo aspettavano in
Polonia. Quando si faceva l'ipotesi che il Papa potesse non essere Italiano, si
pensava a un cardinale del Terzo Mondo. E' naturale che ora sono tanto felice,
come del resto tutti I cattolici polacchi. E' stata certamente una grazia dello
Spirito Santo.
Ora, a fatto awenuto, si possono andar a cercare le motivazioni; ebbene, oltre
alle indubbie doti personali di Papa Wojtyla, c'è chi pensa che l'elezione un
polacco possa essere considerata un premio del Signore per la millenaria fedeltà
della Polonia:« Polonia semper lidelis». dice il noto motto.
Da questo fatto deriva per noi polacchi un compito particolare: essere uniti al
Papa più di prima. essere ancor più fedeli a Cristo e alla Chiesa.
' .......'
riguardo. « Karol era di età maggiore
rispetlo a molti di noi, però non face-
va affatto pesare quelJa sua anzianità;
anzi ci aveva chiesto di rivolgerci
sempre a lui con il solo nome. Noi lo
vedevamo sempre raccolto e serio,
ma egli trovava sempre il modo di
s uscitare nel gruppo l allegria. Ricor-
do che durante le frequenti riunioni in
casa del sano ci leggeva brani scelti
dalle opere di san Giovanni della
Croce.
«Ma Karol - ha aggiunto don Mi-
chal - ci edificava molto anche col
suo comportamento in chiesa. Parte-
cipava ogni giorno alla messa, prima
d i portarsi al lavoro forzato a cui lo
costringevano i nazisti durante l'oc-
cupazione militare. Lo vedevamo tut-
to raccolto, col messalino fra le mani,
a recitare sottovoce le sue preghiere.
Lo trovavamo spesso inginocchiato
all'altare deU'Ausiliatrice, a pregare
con il rosario in mano... ».
Poi, ecco la rivelazione improvvisa:
« Un giorno don Zaleski ci disse che
Wojtyla e un altro del grnppo (di no-
me Truszkowski), avevano comincia-
to a studiare filo!iofia per diventare
sacerdoti: e noi più giovarti, che fre-
quentavamo soltanto le medie o il
ginnasio, li guardavamo con santa in-
vidia». Michal entrerà nel nov1z1ato
salesiano di Kopicc l'anno stesso in
cui Karol liceverà l'ordinazione sa-
cerdotale. Ma saranno numerosi i sa-
cerdoti usciti da quel gruppo privile-
giato: alcuni nelle file salesiane, uno
tra i Benedettini, altri nella diocesi.
Un angolino per studiare. Non che
fosse poi tanto agevole allora imboc-
care queila carriera. 11 seminario co-
me edificio era chiuso, gli studi si fa-
cevano clandestinamente. Anche il
ginnasio del giovane Michal era clan-
destino. Wojtyla, trova un aiuto in
parrocchia: un salesian o gli fa scuola
di latino. Con i mobili divide una
stanza in due, e gli fa un angolino
perché egli possa studiare tranquillo.
Questo sacerdote è ancora vivo: è
consigliere presso il Segretariato del-
1'Episcopato polacco. lo si può trova-
re a Warszawa, e si chiama don Zbi-
gniew Baczkowski (ci v uole un po' di
pazienza con questi nomi, che a noi
sembrano appena estratti dai rottami
di uno scontro ferroviario: sono le
persone che hanno contribuito a do-
nare alla Chiesa e al mondo Papa
Giovanni Paolo Il).
Il l" novembre 1946 - la guerra è
finita ma la pace è ancora lontana -
Karol è ordinato sacerdote. E dove va
5

1.6 Page 6

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a celebrare la prima messa? ella
chiesa della sua parrocchia, e un mo-
tivo ce l'ha. In quella chiesa si Lrova
l'altare di Maria Ausilialrice dove,
pregando, ha maturato la sua voca-
zione. Prima, a farsi prele non ci pen-
sava. L'ha testimoniato in questi
giorni a Wadowice un anziano prete
della parrocchia, don Edward Zacher.
che fu suo professore nel liceo: "Lo-
lus - ha risposto a un giornalista che
l'interrogava - non aveva ancora
maturalo alcun segno di vocazione
alla vita ecclesiastica, finché rimase al
paese».
E che la sua vocazione sia sbocciata
nella parrocchia salesiana, lo ba dello
e ridcuo Karol stesso: i salesiani della
Polonia l'hanno sentito in diverse oc-
casioni con le proprie orecchie, e il BS
ha potuto raccogliere sull'argomento
numerose testimoniante.
La grazia deJJa vocazione. Ha di-
chiarato don Szafarski: «Già ,•1::sco,·o
e cardinale, molte volte ha ripetuto
che nella nostra chiesa ha ricevuto e
confermato la grazia della sua voca-
zione sacerdotale. Alcuni anni fa,
compiendo la visita canonica a questa
parrocchia, nell'omelia che tenne rin-
graziò tuua la comunità parrocchiale
per l'aiuto che ave\\ a ricevuto nel rea-
lizzare la sua vocazione. Aggiunse
anche che se i suoi genitori gli aveva-
no in~egnato la devozione verso no-
stro Signore Gesù Cristo, i salesiani gli
avevano inculcato l'amore a Maria
SantiSi>ima».
Don Sigismondo Kuzak, auuale di-
rettore del collegio di Oswiecim (l'u-
nica scuola, con 200 raga1.;,J interni,
che i salesiani sono riusciti a conser-
vare in Polonia nella situazione at-
tuale), ha scritto: « Nel I958, in occa-
sione della festa di Don Bosco, mons.
Wojtyla fu in mezzo a noì. Consacrò
una campana donata da un nostro
exallie,•o, e celebrò la messa solenne.
Durante l'omelia rimanemmo tutti
gioiosamente colpiti nel sentirlo asse-
rire che doveva la sua vocazione sa-
cerdotale ai salesiani».
E don Augustyn Dziedziel (auuale
superiore dei salesiani di Polonia):
«Alcuni anni fa, già cardinale, compl
una vbita canonica alla parrocchia
salesiana di Krak6w. Nella predica di
chiusura della visita, ho sentito per-
sonalmente queste sue parole: "Nella
mia casa ho ricevuto un'educazione
teligiosa di carattere generale, indi-
rizzata a Dio, a Gesù Cristo; ma in
questa parrocchia, dai salesiani, ho
imparato la devozione mariana. Qui
davanti a questo altare (e con la mano
indicava quello di Maria Ausiliatrice)
ho pregato la Madonna chiedendo la
grazia della vocazionale sacerdotale.
E ora ringrazio affettuosamente per
questa grazia".•
Slalomista. Dopo l'ordinazione sa-
cerdotale, la vita porta Karol lontano,
allraverso vicende appassionanti e
responsabilità sempre maggiori. Nel
1946-48 è a Roma per la tesi in teolo-
gia. Tornalo, frequenta a Lublin per
conseguire la libera docenza (tc~i sul
filosofo Max Scheler)_ Intanto è vica-
rio in due parrocchie, segue i giovani
universitari... Una faticaccia che solo
il !>UO fisico di atleta gli conscnw di
!.Opportare. Poi l'insegnamento uni•
\\'Crsitario a poco a poco lo assorbe e lo
co!.tringe a lasciare l'apostolato diret-
to. Nel 1953 gli affidano «etica ~ocia-
lc» nd seminario di Krakow, l'anno
seguente lo incaricano anche di « teo-
logia morale• all'università cauolìca
di Lublin. Seri\\ e e pubblica articoli e
libri. Nel 1958 è tatto \\'escovo ausiliare
della sua città, nel '63 è arcivc~covo,
responsabile supremo di una diocesi
immensa e difficile.
Sono gli anni intensi dc.I Concilio, e
vi prt:nde parte dando un valido con-
tributo all'elabonuione della « Gau-
dium et Spes», il documt:nto sulla
Chiesa nel mondo. 1\\-el 1967 Paolo VI
lo chiama a r.:,pom,abililà ancora
maggiori facendolo cardinale. I vari
Sinodi dei vcst:ovi, a cui partecipa con
cariche direttiw, gli offrono occa!>io-
ne di tornare in llalia, e anche di
sciare... I suoi accompagnatori al
Terminillo, 1edenùolo scendere da
perfeuo slalomista. si dicono fra loro:
se la g:eme !>apessc che quello è un
Cardinale di Santa Romana Chiesa!
Ma lui ~ il primo a scherzarci su. e in
una conferenza a Milano, tralascian-
do di dire che i cardinali polacchi :.<>-
no in tutto due, dichiara solennemt:n•
te: •La metà tlci cardinali polacchi,
sono degli eccellenti sciatori! Cosa
che non si può dire dei cardinali ita-
liani».
U vecchio parroco. Le sue vicende
personali, per quanto movimentate,
non lo allontanano però dai sale~iani
dì Krak6\\\\. Ora è il loro vescovo, ar-
civescovo. cardinale; li ha suoi colla-
boratori; li incontra nelle riunioni a
livello diocesano; li va a trovare nelle
visite ufficiali, nelle feste in cui spesso
lo invitano, e quando ha occasione di
passare vicino a uno dei 16 punti in
cui lavorano. Sa di essere in casa.
Alcuni anni fa gli ispettori salesiani
polacchi avevano suggerito ai loro
vescovi di chiedere alla Santa Sede
che il 24 maggio divenisse festa per
tutta la Polonia, e l'hanno ottenuto.
(Nella patria di Don Bosco. apostolo
dell'Ausiliatrice, questa festa non e'è
ancora). Naturalmente tra quanti pa•
trocinarono con più favore l'istitu1io-
ne della festa c'era il vescovo che
aveva messo nel suo stemma la Ma-
donna, e aveva scelto il mono •Totus
1UUS» (cioè IULlO tuo): Wojtyla.
Nel 1974 i Salesiani polacchi cele•
brano a Oswiccim il 75" della loro at-
tività in Polonia, e mettono le cele-
brazioni SOLLO il patrocinio del loro
amico Cardinale_ Wojtyla vuole esse•
re presente, e il benvenuto ai su-
periori salei,iani giunti da Roma, agli
lspcuori arrivati da varie parti d'Eu-
ropa. Sembra il pili interes5ato al
buon esito della festa.
li 26 ago!>L0 19n torna fra i salesia-
ni, ma con grande tnstcna, per dire
addio al ~uo vecchio parroco, ùon
Matlak, quello che gli era accamo alla
sua prima messa. «Compiendo il do-
vere cristiano di seppellire con pietà il
sacerdote J6sef Matlak. salesiano,
desidero esprimere la mia personale
stima presso la bara del caro estinto_ I
motivi di questa stima sono molti, ma
voglio qui sottolinearne due. Due ri-
cordi per!>onall che mi legano a lui,
risalenti al primo anno del mio sacer-
dozio: a quando sono stato ordinato
sacerdote. e a quando ho celebrato le
mie prime sante messe nella parroc-
chia salesiana di Krak6w. In quel
tempo egli era parroc.:o, e ancora oggi
io ho ben presente la ~ua figura, la sua
benevolenza sacerdotale. la sua prc-
6

1.7 Page 7

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~~~~
'"''"t
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1J
-.
In alto, da sinistra a destra:
Una rara folo di Karol Woftyla diciottenne, appena
giunto a Krak6w per frequentare l'università.
• San Stanislao Kostka • di Krak6w, la chiesa par-
rocchiale salesiana che Karol lrequentò negli anni
1938-46, e In cui celebrò la sua prima messa, assi-
stilo dal pan'oco don Malhak.
Il modesto altare a Maria Ausiliatrice nella chiesa
parrocchiale, presso cui tante volte Karol sostò In
preghiera e maturò la vocazione sacerdotale.
Oswlecim, 1962: mons. Wojtyla è In visita all'opera
salesiana, e un ragazzo gll sostiene li microfono.
A sinistra:
Wlt6w, 1961. Mons. Woftyla visita la locale pa,,.oc-
chla salesiana: lo accompagnano a cavallo tutti I
suonatori della banda musicale.
A destra:
Roma, 12 novembre 1978. Karol, diventato Papa
Giovanni Paolo li, riceve In udienza fuori orario
cinque salesiani polacchi (In piedi, don Dzledzlel,
l'attuale Delegato del Rettor Maggiore per I sale-
siani della Polonia).
mura paterna, come pure il suo com-
portamento gentile - da fratello
maggiore - verso cli me. Tutto questo
mi è rimasto nella memoria per sem-
pre. Ricordo quasi perfettamente la
sua fisionomia, ricordo anche le pa-
role buone che mi diceva. Dio lo ri-
compensi per tutto ciò di cui gli sono
debitore, specialmente nella mia ulti-
ma tappa verso il sacerdozio».
Udienza fuori orario. Tutto questo
un anno e mezzo fa. E ora che è di-
ventato Papa? Nel novembre scorso
c'erano 5 salesiani poJacchi a Roma,
alcuni dei quali da lui conosciuti a
Krak6w. Essi naturalmente chiesero
un'udienza, e Papa Wojtyla incaricò i
responsabili del settore udienze
perché trovassero un posticino nell'a•
genda fitta dei suoi impegni. Ma si sa,
i Papi hanno tanto da fare, soprattut-
to nei primi giorni del loro pontifica-
to.. E i responsabili tornarono a rife-
rirgli che quel tempo, anche breve,
nell'agenda delle udienze proprio non
era stato possibile proprio Carlo saltar
fuori. Allora Papa Wujtyla rispose che
avrebbe dedicato ai suoi amici un po'
del suo tempo privato, e dette loro
appuntamento fuori orario, una sera
dopo cena.
Era il 12 novembre scorso, quel po-
meriggio il Papa aveva preso possesso
della sua sede vescovile a San Gio-
vanni in Laterano, con un rìto com-
movente ed esaltante, ma anche mas-
sacrante. Tornato esausto in Vatica-
no, mangiò in fretta un boccone e fu
tra loro. Don Dziedziel, don Rokita e
gli altri lo atLendevano in anticamera.
Li abbracciò, li fece accomodare at-
torno a un tavolino rotondo, e parla-
rono a lungo da vecchi amici. 1 cinque
gli consegnarono in nome di tutti i
sàlesiani polacchi un documento con
cui le due lspettoric si impegnavano a
celebrare per il Papa una messa ogni
giorno a turno, neUe varie case. Gli
presentarono oggetti da benedire, e
foto e libri da firmare. Furono 30 mi-
nuti indimenticabili. Ma mentre usci-
vano, si accorsero che stavano por-
tando via non solo gli autografi ma
anche la penna del Papa. Dovettero
tornare indietro a restituirla...
Tutti i cattolici cli Polonia oggi van-
no fieri del loro P apa, e vedono nella
sua elezione un motivo in più di fe.
deità a Cristo e alla sua Chiesa. Così,
c'è da pensare, anche i Domenicani, i
Carmelitani, i Mù10ri conventuali che
lo sentono vicino. Ma i mille e più sa-
lesiani polacchi probabilmente oggi
vivono tutto questo con intensità-se
possibile - ancora maggiore.
ENZO BIANCO
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GIOVANI COOPERATORI
E dopo sposati
cresce l'impegno
.. Non si può essere felici da soli, ma neppure In due»... Penso che la
nostra vita di coppia sia veramente arricchita dal nostro essere Coo-
peratori insieme». Così Carla e Salvatore, e Vittoria e Roberto, hanno
sintetizzato alla Radio Vaticana la loro esperienza di Giovani Coope-
ratori che hanno trovato nel matrimonio non un ostacolo ma un aiuto
al loro impegno salesiano tra la gioventù.
R adio Vaticana durante il 1978 ha
dato vita alla rubrica «/ giovani
per i giovani», con lo scopo di presen-
tare come in una galleria le varie asso-
ciazioni giovanili che in diversa forma
si impegnano in aiuto dei loro coeta-
nei. La rubrica è stata aperta con
quauro trasmissioni sui « Giovani
Cooperatori», durante le quali -fra le
tante testimonianze portate - hanno
preso la parola due coppie di gio,•ani
sposi. Ecco i loro interve111i.
I. Villoria e Roherto
Presentatore: ci troviamo in un ap-
partamento sull'anfiteatro naturale
del lago di Garda, presso una giovane
coppia: Vittoria e Roberto, sposi da
appena due anni. Appartengono ai
Giovani Cooperatori Salesiani. La lo-
ro testimonianza ci aiuterà a com-
prendere meglio quanto è bello e va-
lido, per la crescita propria e altrui, un
impegno realizzato in coppia.
Roberto e Vittoria sono insegnanti:
lui di let1ere in una scuola media pri-
vata, lei di educazione tecnica nella
scuola media statale. Roberto, vuoi
d irci come sei diventato Cooperatore
Salesiano?
Roberto. Ho conosciuto i salesiani
fin da giovanissimo, ho fatto la media
in un I.oro istituto. Sono venuto a
contauo con il loro stile di vita, lo stile
di Don Bosco, che mi ha aiutato a
crescere negli anni in cui cominciavo
ad aprirmi alla vita. E' uno stile fatto
cLi gioia, entusiasmo, fiducia. che mi
ha stimolato a realizzarmi. Andando
avanti, si può dire che ho sempre
continuato a crescere alla scuola sa-
lesiana. E mi sono reso conto quanto
fosse importante (are anch'io della
mia vita una donazione, come io per
primo avevo beneficiato. Cioè portare
ad altri giovani quello che avevo rice-
vuto io da giovane. Così già quando
frequentavo il liceo e l'università ho
avuto modo di inserirmi nell'opera
salesiana, dando una mano all'assi-
stenza ai ragazzi e all'animazione dei
gruppi. La mia scelta salesiana l'ho
maturata nell'ambiente salesiano, e è
venuta quasi spontanea.
Ora, da sposato, il mio campo d'a-
zione è la pa1Tocchia, la nuova par-
rocchia in cui mi trovo. Ma cerco di
portare avanti questi impegni con lo
stile che ho respirato fin da giovane, e
che sento veramente mio.
Presentatore. Tu, Vittoria, come sei
ven ula a condividere lo stile di vita dei
Cooperatori Salesiani?
Vittoria. Io sono cresciuta in gruppi
giovanili fuori della Famiglia Salesia-
na. Poi conoscendo Roberto e tro-
vandomi a lavorare nella città in cui
operava lui, mi sono inserita nel suo
gruppo. E ho potuto capire bene in
che cosa consiste la proposta dei Gio-
vani Cooperatori. Mi sono sentita di
aderire, perché ho visto che non mi si
chiedeva un impegno in più, non mi si
imponeva un altro campo di lavoro
(la parrocchia mi assorbiva già per
tanti aspetti), ma si trattava invece
perme di assumere uno stile di vita, di
apostolato. Mi sono sentila di parte-
cipare, ho cercato di conoscere sem-
pre meglio questo stile che caratteriz-
Una promessa pubbllca, un atteslato di Ingres-
so fra I Glowanl Cooperatori, una calorosa
stretta di mano, e Don Bosco ha un amico In più
Impegnato nel suo progetto.
za l'approccio di Don Bosco verso i
giovani; di poi si è svi.luppata anche
la vita comunitaria con i Giovani
Cooperatori.
E poi, anche cambiando parrocchia
e sposandomi, ho sempre cercato di
vivere questo stile.
Presentatore. Ora trascorrete la
vostra vita di famigUa insieme, ma vi-
vete i vostri impegni di insegnanti in
due ambienti diversi; siete di nuovo
insieme nella parrocchia, ma chissà
come in altre associazioni. Tutti que-
sti impegni li svolgete individualmen-
te o come coppia? Come vi trovate a
realizzare, in queste situazioni, lo stile
di vita salesiano?
Robe1·to. L'insegnamento ci porta
su due strade diverse, cioè in scuole
diverse, per cui il nostro impegno qui
sembra sostanzialmente individuale.
Ma non manca il momento del con-
fronto: al ritorno dalla scuola c'è
sempre lo scambio dell'esperienza
fatta, delle difficoltà, dei metodi di-
dattici, dello stile educativo con cui
incontrare i ragazzi. Si sperimenta
cos) insieme il momento forte di con-
fronto, con i consigli reciproci che ci
diamo, e col reciproco sostegno.
Altre situazioni però le viviamo to-
talmente in comune. Eravamo stati
invitati in questa nuova parrocchia
daJ parroco a darn il nostro contribu-
to, e abbiamo scelto di operare nel
seuore giovanile perché come Coope-
ratori lo consideriamo il nostro cam-
po d'azione.
Ci siamo trovati a operare con un
gruppo di adolescenti che per molti
anni non avevano avuto alcun tipo ùi
esperienza di formazione religiosa, né
di gruppo. Abbiamo comincialo con
un approccio molto cordfale di ami-
cizia. Ma il lavoro non è stato facile: si
era in un ambiente di preevangelizza-
;done. Le difficoltà però sono servile,
l'esperienza ci ha aiutati a maturare.
Ora il trovarsi l'uno vicino all'altra è
stato di grande aiuto. C'era il mo-
mento in cui potevo essere io a dire la
parola giusta, a impormi: in altri po-
teva essere Vittoria che con un inter-
vento di tipo diverso risolveva le so-
luzioni, chiariva i problemi.
Vittoria. Sì, la nostra appartenenza
al gruppo dei Giovani Cooperat0ri è
veramente maturata da quando vi-
viamo insieme, per il fatto che insie-
me possiamo continuamente ricaii-
carci e vivere più intensamente lo stile
di Don Bosco. Insieme abbiamo fatto
la scelta di lavorare ancora in mezzo
ai giovani in parrocchia, e insieme
cerchiamo dj vivere momenti d i pre-
ghiera, di riflessione, per portare agli
altri qualcosa di valido, per non pre-
sentarci scarichi, per non parlare e
parlare e basta. Infatti ci siamo ac-
corti che quel che importa è la testi-
monianza. più che i.I discorso di paro-
le che si vorebbe fare.
In questa panocchia i giovani non
hanno ancora l'entusiasmo per la vi ta
8

1.9 Page 9

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di gruppo, non credono ancora cbe
valga la pena di vivere un cristianesi-
mo autentico. Ora ci sembra che la
missione di Don Bosco sia di cercare
quei ragazzi che non avrebbero in al-
cun modo alLri aiuti, di andare in cer-
ca dei più abbandonati, dj quelli che
in famiglia non possono avere un
aiuto di tipo religioso, culturale, a
volte neanche economico. Penso che
la nostra vita di coppia sia veramente
arricchita dal nostro essere Coopera-
tori insieme, e che il nostro essere
Cooperatori venga fortemenLe valo-
rizzato proprio da questo nostro es-
sere insieme.
2. Carla e Salvatore
Salvatore. Sono insegnante di chi-
mica, e sposato da quasi tre anni. La
mia esperienza è partita da una con-
vinzione: se non si educano i giovani ìl
mondo non si assesta, andrà sempre
più a rotoli.
estremo bisogno del nostTo tempo,
banno diritto di essere amati, com-
presi, aiutati. Ho capito che la mia
vita poteva avere un senso se tTovavo
il modo di occuparmi di loro, e che
per riuscire dovevo seguire l'esempio
di Don Bosco.
Forse l'ideale per i giovani mi ha
spinto a rimanere nella scuola come
insegnante, e a cercare continuamen-
te il dialogo con i ragazzi. Faccio del
mio meglio per trattare con amore-
volezza, con amicizia, e il rapporto è
personale: insieme cerchiamo le mo-
tivazioni della vita Mi sforzo di nota-
re sempre il positivo che è in loro, i
progressi che fanno, perché solo così
possono credere di più in se stessi.
Il mio cristianesimo cerco di viverlo
per i giovani. Don Bosco mi ha affa-
scinato, mi ba chiamato. Questa per
me è una vocazione.
Carla. Ho 28 anni, e da quattro sono
Giovane Cooperatrice salesiana Ho
conosciuto Don Bosco attraverso
Oulx, agosto 1978. Simpatizzanti G iovani C ooperatori In un ca mpo-scuola discutono la proposta di
un Impegno con Don Bosco: un Impegno c he dive nta poi allle di vita.
Non è facile educare, tutt'altro. C'è
bisogno soprattutto di chi li trasmetta
la passione del «servizio ai giovani». A
me l'ha trasmessa un grande educa-
tore e santo: Don Bosco. Ho cono-
sciuto Don Bosco attraverso l'incon-
tro di un sacerdote salesiano che è
uno dei miei più cari amici. Egli mi ha
prospettato la possibilità di vivere la
giovinezza utilizzando il mio tempo
per fare qualcosa di utile ai giovani
dimenticati, abbandonati.
Con alcuru amici cominciammo a
studfare lo spirito, il meLOdò educati-
vo, l'opera di Don Bosco, e a realiz7.a-
re alcune iniziative concrete: la scuola
di recupero, l'aiulo a giova.ni carcera-
ti, sensibilizzazione per i problemi del
terzo mondo, soggiorni estivi per
bambini poveri e altro. Sono passati
dicci anni da allora, e mi accorgo di
essere molto cambiato. Mi sento
sempre più responsabile nel mio im-
pegno per gli altri.
Da Don Bosco ho imparalo che i
giovani emarginati, gli isolati, i rifiu-
tali dalla società, gli oppressi. hanno
Salvatore, che ora è mio marito,
quando già da qualche anno avevo
rinunciato alla fede ritenendola un
comodo paraocchi e sbandieravo con
spavalderia il mio ateismo. Ma fin dai
primj incontri, che in realtà furono
scontri, qualcosa in quel ragazzo mi
stupiva: il suo non era solo un modo
tli ragionare, bensì « un modo di esse-
re», per sè e per gli altri, in un atteg-
giamento di ascolto e disponibilità
che non conoscevo ancora.
Cominciai così a chiedermi che
senso avesse la mia esistenza, e mi
accorsi che non serviva a nessuno,
che ero chiusa nella mia logica.e che
le mie giornate erano morte. Mi ri-
cordo che a volte, quando con Salva-
tore se ne parlava, dicevo fone: «Che
vuole Dio da me?» Ln questo modo
lentamente, dolorosamente, è iniziata
la mia conversione, cioè la riscopena
di me stessa e del Cristo. E in questo
modo Don Bosco è enLrato nella mia
vita.
Quel Don Bosco che centrò tutta la
sua esistenza sui giovani « poveri e
abbandonati», che credette nei ra-
gazzi (anche e soprattutto nei ragazzi
difficili, quelli che oggi chiameremmo
lo scarto della società), che vedeva in
ognuno un tesoro nascosto e non
aveva pace finché non aveva scavato
e non lo aveva portato alla luce.
Ma soprattutto Don Bosco credeva
nella forza sconvolgente, dirompente
e irresistibile dell'amore senza riserve
e senza alternative, e il suo messaggio
mi sembrò quanto mai attuale. Sono
soprattutto i giovani infatti a rare le
spese di un mondo carico di idoli: il
denaro, il benessere, il quieto vivere, il
successo comunque e a ogni costo. Mi
ero accorta che dovevo fare qualcosa,
e che la strada da seguire era quella
indicata da Don Bosco.
Nel mio lavoro (sono insegnante in
un istituto professionale), cerco di se-
guire il suo sistema educativo « pre-
ventivo» che è un modo d i essere vi-
cino ai ragazzi amandoli per quello
che sono, per aiutarli a diventare uo-
mini liberi, per fare emergere le loro
aspirazioni, la loro ricerca cli una
identità, le loro speranze che spesso
rischiano di rimanere inespresse, cer-
co di instaurare con loro un rapporto
autentico di amjcizia mosLrandomi
per quello che sono; evito, anche se
non sempre ci riesco, di camuffarmi
dietro il «ruolo» dell'insegnanLe. Ve-
do in questo modo diminuire la diffi-
denza e aprirsi un dialogo che è diffi-
cile, perché il disorientamento e la
confusione nei ragazzi sono grandi,
ma che non è mai vano.
Così scopro di crescere insieme a
loro, e sento che è Cristo che ci tra-
sforma e ci fa continuamente nuovi.
E' questa ricchezza che influisce nel
mio matrimonio, lo apre a prospettive
più ampie, lo carica di maggiori re-
sponsabilità. Perché non si può essere
felici da soli, ma neppure in due.
Anche il mio essere famiglia con
Salvatore acquista un senso che non
si chiude in se stesso ma rimane
aperto agli altri, (soprattutto ai più
deboli), per dividere le loro esperien-
ze, gioie, sofferenze, e per risolvere
insieme i loro problemi.
Non mi ritengo un modello da imi-
tare. La mia è solo la testimonianza di
una scelta, di un tentativo, di una ii-
cerca cbe ba bisogno di essere conti-
nuamente verificata. I miei amici
Cooperatori mi aiutano e mi sosten-
gono, e Don Bosco continua a darci
una mano. Egli sa che ne abbiamo
bisogno.
Se un commento può essere aggiun-
to a quesie testimonianze che non
hanno bisogno di conzme1110, eccolo:
un tempo, in molti movimenti cattolici,
il matrimonio era la fine dell'apostola-
to dei giovani; presso i Giovani Coo-
pemtori invece il matrimonio può es-
sere l'inizio di un impegno più maturo
e responsabile.
*
9

1.10 Page 10

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Educhiamo come Don Bosco------------------
Abbiate il fascino del capo
I I professor Raineri. che da ra-
gazzo frequentò l'Oratorio dal
1846 al 1853. raccontò' più tardi:
Era un pomeriggio di domenica;
Don Bosco ci aveva narrato con
grande evide11za, con quel suo modo
d'esporre che incantava, la storia del
pastorello David divenuto re, e ter-
minò con l'esclamazione: «Ecco il
pastorello divenuto re!».
Noi subito esclarnammo: «Evviva
Don Bosco nostro re!» Detto fatto: i
giovani più alti e robusti gentilmente
sollevarono sulle spalle Don Bosco e
lo portarono in trionfo per il cortile, e
noi seguondolo in giro cantammo la
can~one imparala in quei giorni:
«come auge! di ramo in ramo
va cercando albergo fido... ».
con immenso diletto nostro e forse
anche suo.
Non altrimenti facevano i popoli
antichi quando eleggevano condot-
tiero un loro eroe, e lo alzavano sugli
scudi. Oh sì! Don Bosco poteva essere
nostro re. Egli nei suoi insegnamenti
ci dava regole d'oro, che se si addi-
cono a tutli, s0110 però meglio indi-
cate per la gioventù. E e bene ricor-
darle; eccone alcune:
« Operate oggi in modo che non ab-
biate ad an·ossire domani».
«Non mandate al domani il bene che
potreste fare oggi,•perché forse do-
mani non avreste più tempo».
« Facciamo in modo da stare bene in
questo mondo e nell'altro&.
«Siate lenti nel giudicare».
« Volete che il vostro compagno vi
stimi? pensate sempre bene di tutti, e
siate sempre pronti ad aiutare il vo-
slro prossimo, e sarete contenti».
Dopo le funzioni di chiesa Don
Bosco passava fra quei giovani di//e-
renti per età, indole. costumi, condi-
zione e educazione, tutti vispi e in-
tenti a giocare, ossuvando l'indole di
ciascuno, avendo una parola per
ognuno. Una parola cara, una parola
che consolava, che ci rendeva con-
tenti. Pareva ohe egli ci leggesse nel-
l'animo, e ciascuno di noi racitan-1en-
1e diceva: «Don Bosco ci vuol bene!»
Monsignor Cagliero aggiungeva:
Don Bosco a tarda sera accompa-
gnava i ragazzi all'entrala della città,
per assicurarsi che andassero per
gruppi alle loro case. Nel passare per
il rondò, ove allora eseguivano le
sentenze capitali, più di una volta i
più giovani tra i figli del popolo si
udivano esclamare: « Don Bosco ci
vuole tanto bene, che se ci conduces-
suo sulla forca, troverebbe ancora il
modo di salvarci!»
Don Bosco era un capo carisma•
tico d'eccezione. La sua autorità si
irradiava dal complesso armonioso
dei suoi numerosi carismi di cui lo
Spirito Santo l'aveva dotato, perciò
essa dai ragazzi era ambit_a e amata.
* Non è vero che i ragazzi rifiu-
tano l'autorità, anzi la cercano
perché sentono bisogno di guida.
Ma sono esigenti: pretendono que l-
la autentica, quella che pronuisce
dalle attitudini e non già dalla cat-
tedra o dai galloni.
* I ragazzi come i primitivi
amano l'autorità non imposta ma
ele tta, ed eletta non mediante i voti
di carta ma in base all'ascendente
della personalità. L'autorità che
amano i giovani, è diametralmente
opposta a quella che amano i politi-
ci, che vengono eletti a distanza e in
forza della propaganda. r ragazzi
seguono il capo spontaneamenlc e
con gioia. a misura che questi eser-
cita una vera superiorità morale.
* Neanche è vero che i raga7.zj
seguono l'autorità più comoda. Essi
subiscono il fascino dell'eroismo, e
seguono volentieri chi li conduce a
conquiste ardite. Il professor Rai-
neri ha ragione quando paragona i
suoi compagni, che eleggono capo
Don Bosco. a quei soldati romani
che sollevavano i generali sugli scu-
di. Gli uni e gli altri, anche se incon-
sciamente, aspiravano alla vittoria
ed eleggevano capo colui che meglio
l'avrebbe fatta conseguire. E' ovvio,
le vittorie di Don Bosco erano nel-
l'ordine dello spirito e non già delle
armi. Ma la vittoria sui nemici in-
terni e le bauaglie per la libertà in-
teriore non sono meno aspre di
quelle che si riportano sui nemici
esterni e per conquistare la libertà
politica.
Solo l'incapacità e l'egoismo ren-
dono risibil.e agli occhi dei ragazzi il
loro capo; l'eroismo invece e l'al-
truismo lo rendono amabile, anzi
suscitano entusiasmo.
* Non si deve mai aver paura d1
chiedere troppo dai ragazzi, però
prima di pretendere bisogna tras ci•
nare con la testimonianza. Anche in
questo bisogna seguire Gesù il quale
« incominciò a fare e a insegnare».
Prima fece e poi insegnò. l ragazzi
non hanno bisogno né di comizi,
di arringhe e né di prediche, essi so-
no sensibilissimi solo a l fascino dei
modelli vivi di comportamento. Essi
sono dei pessimi ascoltatori ma dei
perfetti imitatori. Operano in con-
formità a ciò che vedono, e non a ciò
che ascoltano. I conquistatori deHe
vette spirituali possono condurre i
loro allievi dove vogliono. Come la
pupilla è fatta per la luce, così la
gioventù è fatta per la generosità.
* I ragazzi s i donano incondi-
zionatamente a chi incondizinata-
mente si dona a loro. I giovani vive-
vano la loro vita come dono per Don
Bosco, perché Don Bosco viveva la
propria vita come dono per loro.
Essi erano sicuri che egli avrebbe
trovato modo di liberarli anche dal-
la forca, cioè che il suo amore eroico
sarebbe salito anche sul patibolo, e
anche in quella degradazione mora-
le l'allievo sarebbe stato amato co-
me un figlio. 1 ragazzi si sentivano
accettati in pieno, erano sicuri che
l'amore di Don Bosco non sarebbe
venuto mai meno, che anche nella
peggiore delle situazioni avrebbe
fatto il possibile e l'impossibile per
salvarli. L'eroismo additalo da un
capo simile diventa fascinoso.
Don ADOLFO L'ARCO
10

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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* THAILANDIA INTERVISTA AL MISSIONARIO DON GIOVANNI ULLIANA
Dico ai
buddisti
chi c'è
d1. etro ~~~
le quinte \\"-
In Thailandia da 50 anni, prima direttore di opere salesiane e poi parroco, animatore di gruppi
di impegno sociale, organizzatore di incontri giovanili a carattere inter-confessionale, autore
di fortunati libri sulla fede, conferenziere nei monasteri buddisti e nelle università, dirigente in
svariate organizzazioni anche non cattoliche, più volte decorato dalle autorità del paese: don
Ulliana rende nella « Terra dei Liberi » una singolare testimonianza cristiana. Ecco nelle sue
risposte il suo metodo e Il suo stile.
D omanda. Da 50anni ù1 missione...
Don V/liana, che cosa dice
qu.ando parla ai buddisti?
Risposta. Ai miei fratelli buddisti
dico chi c'è dietro le quinte. Sul seri.o,
è il titolo di un mio libro che ha avuto
un discreto successo: « Chi si trova
dietro le quinte?»
Perché loro si fermano alla natura,
e allora io domando: chi c'è dietro la
natura, che le consente di svilupparsi
e trasformarsi? Dico: voi vedete una
pianta di rose che cresce, e a un certo
punto mette fuori una rosa. E' intelli-
gente quella pianta, che riesce a fare
ciò che l'uomo non saprebbe (are?
No, mi dicono. Allora come mai?
Dico: è come quando io premo il
pulsante della luce, e la lampadina
della stanza si accende. E' intelligente
la lampadina, per capire la mia inten-
zione? No. Può accendersi senza l'in-
terruttore? No. E l'inte1Tuttorc è in-
telligente? Neppure lui. Allora da chi
viene quell'intelligenza? Da chi ha
fatto l'impianto. Vedete? La natura
non è altro che un impianto fatto da
un Essere intelligente che si trova
dietro le quinte.
Può un gruppo di attori svolgere ]a
sua recita su un palcoscenico, se die-
tro le quinte non c'è un regista che
dirige tutto? No. E allora concludo:
dietro le qLùnte c'è Dio.
D. Don V/liana, lei ha delto di essere
parroco di 2.000 cattolici e di 30.000
buddisti. E' una battuta di spirito?
R. Per nulla. Dal giorno in cui sono
entrato nella parrocchia di Ban Pong,
ho sentito di amare anche i buddisti
come figli, e così li ho trattati. In pochi
anni sono riuscito a conquistare la lo-
ro simpatia. Dapprima mi chiamava-
no con un titolo generico che indica il
sacerdote, ma ora tutti mi chiamano
«padre». Alcuni che erano prevenuti
contro il cristianesimo, ora vengono
nella chiesa cattolica, rispettano e ve-
nerano il missionario, mi confidano
che un tempo non avrebbero mai im-
maginalo ché sarebbero venuti a pre-
gare nella chiesa della missione.
Questi buddisti mi invitano alle loro
feste, miinvitano a prendere la paro-
la. Alle cerimonie nunziali parlo della
santità delle nozze, ai riti funebri par-
lo della vita eterna; così bo modo di
far penetrare tante ve1ità cristiane. Se
nella nostra chiesa si celebra qualche
festa importante, i buddisti vi parte-
cipano sempre in bel numero. Abbia-
mo avuto la visita della Madonna di
Fatima, e in 10.000 hanno partecipato
alla processione, hanno po.-talo i
Aambeaux accesi, con ve_ro entusia-
smo. Questo episodio ha portato un
grande cambiamento nella cittadina.
I buddisti mi considerano un po'
buddista perché partecipo a.i loro riti,
e io li considero w1 po' cristiani
perché hanno gìà appreso molto del
cristianesimo.
D . Al 7096, risulterebbe da quanto lei
ha detto una volta. Se non sbaglio, lei
ritiene che i buddisti sono per il 70%
cristiani, e i cristiani al 70% buddisti.
Almeno questa è una battuta?
R. Neppure questa. lo vedo nel
buddismo una religìone di prepara-
zione al clistianesimo, come lo è stato
il giudaismo. La dottrina buddista dal
lato morale non contiene nessun in-
segnamento peccaminoso. Anzi su
certi punti è più dettagliata e più esi-
geme della morale c.-istiana. Solo le
manca una rinalità superiore, il riferi-
mento esplicito a Dio. La finalità della
morale buddista, n~dimersi dalla
schiavitù della materia, ha però già un
senso spirituale che apre la strada alla
morale cristiana. Certo non cono-
scendo Cristo, non possono attingere
da lui la fona spirituale necessaria, e
devono poggiarsi unicamente sulla
for.:a di volontà.
Quell'espressione, il 70%, l'ho usata
due anni fa in una conferenza a
Chantaburi presso la Cambogia. Ho
detto: «Io sento di essere almeno al
70% buddista; e anche voi, io vi con-
sidero cristiani al 70%. Non le dico gli
applausi...
O dialogo con i buddisti
D. Dunque esiste una possibilità
d'inlçsa ira la religione cris1iana e
quel(a buddista?
R. Di per sé il buddismo non è una
religione, lo ha affermato anche il Re,
e non è conlrario al cristianesimo.
il cristianesimo è incompatibile con la
concezione buddista della vita: Bud-
da era un ispirato e un maestro, e lo si
può accettare come tale. Dirò di più:
si può ipotizzare fin d'ora l'idea di un
buddista che clive::nt; cristiano e vice-
versa, senza che ciascuno rinunci al-
l'appartenenza d'origine. Ma più i.11
profondità, i princìpi della morale
buddista sono anche i nostri: rispetto
della vita, della persona, tolleranza
reciproca. E' già un primo con·'ltto.
Poi, per noi c'è Dio al di s• :Jra di
11

2.2 Page 12

▲back to top
tutto, come ente supremo; per loro la
legge, il «Dharma», la ronrn che pro-
duce ogni cosa: è già una forma di
trascendenza. E il principio della feli-
cità suprema del Nirvana come pre-
mio di una fedeltà alla legge, è pur
sempre un principio teologico.
D. fil quale occasione lei realizza il
suo dialogo frn cr-istiani e buddisti?
R. Ora ai cattolici è concesso di
partecipare ai matrimoni buddisti e di
utilizzare l'acqua lustrale anche se
benedetta dai bonzi considerata
come forma augurale, come tradizio-
ne, più che come atto religioso). E'
concesso anche organizzare funerali
buddisti per quelle persone a cui si
trovano legati da mOLivi di ricono-
scenza o da obblighi familiari. D'altra
parte è ormai consuetudine invitare
monaci e autorità buddiste alle nostre
cerimonie religiose.
Ogni anno poi il governo organizza
una «settimana delle religioni», con
tn: giornate culminanti in cui sono
interessate le tre principali religioni:
buddismo, islamismo e cristianesimo.
In appositi stands viene presentato il
contributo delle religioni al bene del-
l'umanità. E si tengono conferenze in
cui si cerca ciò che unisce. Lo scopo
non è di propaganda religiosa, ma di
togliere le eventuali ostilità e incom-
prensioni. Ci si incontra fraterna-
mente, e si cerca la collaborazione.
Altra simpatica iniziativa è la
«giornata della mamma», lanciata da
noi cattolici e accettata da tutti. La
prima festeggiata è la mamma delle
famiglie, che dà la vita ai figli; ma si
ricordano anche le mamme in senso
spirituale, come le educatrici; è fe-
sleggiata anche la regina, come
mamma della nazione: e noi cattolici
abbiamo proposto- e visto accettare
- la Madonna come madre dell'uni-
verso.
Nella nostra parrocchia queste ini-
ziative sono state intTodotte e ben ac-
cettate. Quando ne ho parlato al sin-
daco, subito mi disse: «Cominciamo
da ques1'anno», e ormai è tTadizione
consolidata. Sono manifestazioni che
piacciono alla gente, e credo che si
continuerà per sempre.
Il futuro de Ua Thailandia
D. li dialogo fra cauo/ici e buddisti
si realizza anche sul piano sociale?
R. Certo. Tanto gli uni che gli altri
sono interessati a 1·isolvere i gravi
problemi che esistono. Nella nostra
parrocchia sono riuscito per esempio
a creare un'organizzazione di brave
signore impegnate nell'attività carita-
tiva: esse si chiamano «sostenitrici
della famiglia». Hanno una riunione
mensile in cui prendono in esame le
richieste di aiuto ricevute, e cercano
di provvedere. Organizzano le mam-
me dei villaggi vicini, e assicurano lo-
ro un minimo di istru7..ionc nelle cose
più pratiche della vita. Non solo aiu-
tano sul piano materiale. ma anche su
quello morale. Ebbene, queste brave
signore sono al 90~o buddiste. Non
avrei mai immaginato che fosse pos-
sibile mettere su in una parrocchia
cattolica una simile istituzione.
C'è da credere che i buddisti atten-
dessero da sempre di poter collabo-
rare con noi, e che erano pronti ad
accettare il nostro invito a lavorare
insieme per il bene della gente. Ogni
iniziativa li vede partecipi con entu-
siasmo. Abbiamo aperto una scuola
in una zona abbandonata, con l'aiuto
dei monaci buddisti e delle autorità
locali. Il giorno dell'inaugurazione,
presemi i maggiori esponenti della
comunità, tutti guardavano con me-
raviglia i padri della parrocchia cat-
tolica seduti tra i bonzi: le vesti gialle
e le vesti bianche confuse insieme... E
pochi mesi dopo, alla posa della pri-
ma pietra di una nuova scuola, il prete
cattolico era insieme con i buddisti
Bambina cristiana di Ban Pong, In un tipico
atteggiamento di danza thai. Nella pagina ac-
canto, don umana con... autista; a pag. 11, an-
cora don umana In una riunione organizzativa
con monaci buddl1U.
a spargere chicchi di grano sulla terra
in segno di prosperità.
D. Lei ha avviato il diàlogo anche
con i monaci buddisti: si i11comra so-
vente con loro, è chiamato a tenet·e
conferenze. Che cosa dice?
R. I monaci buddisti (sono più di
200 mila in Thailandia) si dimostrano
attualmente molto preoccupati della
sicurezza nazionale, e quando ho oc-
casione di parlare sostengo la tesi che
la religione può contribuire moltO a
questa sicurezza. Il buddismo, l'isla-
mismo, il cristianesimo, insieme oggi,
possono dare un contributo di valori
spirituali che rafforzino l' unità del
paese.
I thailandesi hanno assistito da vi-
cino al dramma del Vietnam, dove la
separazione e l'opposizione fra le va-
rie religioni - buddisti e cattolici in
particolare - ha accelerato la disgre-
gazione e il collasso del paese. Si sono
accorti che la tattica del comunismo è
stata appunto di separarl.i e farli
scontrare fra loro. Hanno capito, e
non ripeteranno l'errore.
Essi ora ritengono e sostengono l'i-
dea che tulle le religioni sono buone.
Nelle mie conferenze (non sono quelli
i momenti di illustrare il cristianesimo
e di cercare conversioni) io mi sforzo
di spianare le eventuali difficoltà, di
sottolineare che siamo tutti fratelli e
che tutti insieme possiamo aiutare il
paese. Dico: non è la ricchezza che
risolverà il problema nazionale: non
sono gli onori, la gloria, neppure la
potenza militare; non è il fucile che
salva pcrcbé può essere adoperato
male. La buona utilizzazione di tutte
queste cose, sostengo, è molto legata
alla religione, ai princìpi morali che
vengono diffusi da essa e vissuti dal
popolo. Dico queste cose, e trovo che i
monaci buddisti le accettano molto
volentieri.
D. Lei è 011imista sul futuro della
Thailandia?
R. Ci sono molte ragioni che orien-
tano all'ottimismo. Anzitutto il pro-
fondo senso della libertà del popolo
thailandese (thai significa appunto li-
bero): in passato non sono mai stati
sottomessi ad altri popoli, e ne vanno
Cieri. La loro è una cultura di libertà
radicata sul senso morale della per-
sona, qualcosa di opposto al comuni-
smo che soffoca la libertà del singolo.
C'è poi nella popolazione un forte le-
game alla monarchia. I valori della
cultura attuale - che sostiene il nu-
cleo familiare, l'amore dei genitori
verso i figli, il senso di rispetto e di
obbedienza verso l'autorità - costi-
tuiscono una realtà che è difficile
cambiare da un momento all'altro.
Certo il comunismo è all'attacco,
ma per ora il popolo reagisce forte-
mente conLro i vari tentativi di in ril-
trazione. ro credo e prego perché il
Signore salvi questa nazione che amo,
e che merita di essere salvala.
D. Torna11do ai 2000 fedeli della sua
parrocchia, non le sembrano pochini?
Ci sono difficoltà sul piano delle con-
versioni?
R. La parola conversione, che
sempre si è adoperata, qui non è la
parola giusta. Ripugna a una persona
che sia vissuta per tanto tempo in un
dato ambiente, dover ricominciare da
capo. Ritengo che questa sia la causa
per cui ci sono state poche adesioni al
cristianesimo.
Qui dopo il Concilio si è cercato di
non parlare mai di conversione, di
non dire rnai«rinuncia al buddismo».
Noi invitiamo tuUi a informarsi di più
sullareligione, sul problema religioso,
sottolineando il fatto che il buddismo
potrebbe arricchire un cristiano, co-
me il cristianesimo potrebbe arric-
chire il buddista. E con questo pen-
siero vediamo molti buddisti che stu-
diano il cristianesimo. Per i cattolici
12

2.3 Page 13

▲back to top
poi non c'è problema, perché il bud-
dismo viene insegnato già nelle scuo-
le.
Imparare dal buddismo
D. Si può allora l'Ìtenere possibile il
passaggio dal buddisnzo al cristianesi-
mo senza unci vera e propl'ia rinuncia
al buddismo, quasi c11e il cl'istianesimo
lo possa in qualche modo inglobare?
R. Perla morale, l'ho già detto, non
c'è gran che da togliere o da aggiun-
gere. Riguardo al sistema teologico, i
buddisti dicono che non hanno Dio,
ma credo non sia proprio così.
I buddisti fanno riferimento a una
triade, una loro trinità, formata dal
Buddha, dalla Legge (Dharma), e
dalla loro chiesa. Ora nel conversare
con i buddisti, soprattutto con perso-
ne preparate, io domando: mettete un
po' queste tre cose in ordine d'impor-
tanza: qual è la numero uno, la due e
la tre? In principio, poiché non si era
mai fatta questa domanda, rimango-
no interdetti. Poi alcuni rispondono:
Budda, perché prima viene Budda,
poi la Legge e dopo la chiesa. Allora
faccio un'altra domanda: chi era pri-
ma: Budda o la Legge? Non possono
negare: prima era la Legge. Allora in-
sist0: se Buddaè superiore alla Legge,
perché mai venera e pratica la Legge?
La parola Legge, con cui noi di so-
lito traduciamo Dharma, è molto
rredda; il Dharma ha un significalo
molto più ricco, è la potenza che regge
l'universo. In pratica essi danno al
Dharma tutte le qualità che noi rife-
riamo a Dio: è eterno, puro, giusto,
infallibile, e è pegno di salvezza. Chi
pratica il Dharma sj salva. Monaci
buddisti che hanno studiato san Gio-
vanni, hanno avuto il coraggio di so-
slenere che il Dharma non è altro che
il Logos, il Verbum Dei, cercando così
di unire il cristianesimo e buddismo.
In pratica a loro non piace sentir
dire che sono alei. E veramente non lo
sono, perché credono in una spiritua-
lità. Ecco che anche dal lato teologico,
almeno fino a una certa idea di Dio,
possono essere cristiani.
U problema del Cristo, dei sacra-
menti e della Chiesa, è altra cosa,
molto più seria, che implica la grazia.
E' un salto che non si fa da soli.
D. Don V/liana, lei ha asserito che il
cristianesimo avrebbe qualcosa da im-
para,·e dal buddismo. Che cosa, preci-
samente?
R. Credo che iJ buddismo con i suoi
25 secoli di storia rappresenti una ric-
chezza morale per l'umanità e la cri-
stianità, non meno della cultura greca
che il cristianesimo ha santificato. E
credo che non possa non contenere
verità valide per noi. Sta a noi sco-
prirle.
Personalmente ritengo che i cri-
stiani possano imparare dal buddi-
smo il controllo che lo spirito deve
avere sopra la materia. La loro mcdi-
·
THAILANDESE DA CINQUANT'ANNI: DON ULLIANA
« Ero ragazzo al mio paese (Montaner, Treviso); durante le vacanze passa di n
don Tonello, un chierico salesiano che si preparava a partire per le missioni
dell'India. Gli ho domandato:« Come si fa a diventare missionario?•, e dietro suo
consiglio ho scritto a Torino al Rettor Maggiore. Ml hanno preparato un posto :
all'Istituto missionario di Ivrea: appena Il tempo per mettere insieme le mie poche
cose, e sono partito. Era Il 1925, non avevo ancora quattordici anni...".
Don Giovanni umana, nato nel 1911, rimase per i primi studi a Ivrea fino al
1928; a fine anno era novizio In Thailandia. Nel 1939 era sacerdote; poi fu a lungo
direttore a Bang Kok, e ora da dodici anni è parroco a Ban Pong.
Ban Pong è una simpatica cittadina di 32.000 abitanti (30.000 buddisti e
duemila cattolici), a 80 Km a ovest della capitale. Ha un grosso collegio salesia-
no, e la parrocchia piena di iniziative a cui partecipano i buddisti non meno dei
cattolici: centro giovanile, Conferenza di San Vincenzo, Leglo Mariae. Azione
Cattolica, associazioni per gli uomini, per le mamme, gruppi di impegno sociale.
Don Ulliana anima tutte queste attività, e collabora a livello dirigenziale In
svariate altre organizzazioni. E' membro del Consiglio nazionale delle opere
sociali» che si preoccupa di migliorare la situazione dei poveri (e ha il sostegno
delle autorità religiose e del governo); in quest'organizzazione a lui è stato
affidato il settore giovanile a livello nazionale, e la responsabilità sulla sezione
settima• comprendente otto province. E' pure vice-presidente del Consiglio
della concordia e cooperazione tra le religioni». Svolge opera instancabile come
conferenziere, scrittore, animatore di organizzazioni. Ilocali della sua parrocchia
sovente sono invasi da giovani che si riuniscono in convegni e giornate di studio.
Per tutte queste attività don Ulliana prima è stato decorato con l'onorificenza
dell'Elefante Bianco, e recentemente è stato fatto Cavaliere dell'ordine della
Corona del Thailand ». Nell'ottobre scorso ha compiuto 50 anni di presenza
missionaria nel paese. li lavoro senza risparmio ha scavato rughe profonde sul
suo volto, ma egli non pensa certo a fermarsi. Sogna locali più ampi per il centro
giovanile, in modo da accogliere meglio i tanti ragazzi (che a volte vengono da
molto lontano, perché gli incontri sono a livello regionale e anche nazionale).
Sogna di potenziare il giornale della parrocchia, di scrivere e stampare nuovi libri
e diffonderlì largamente. E sogna qualcuno che lo aiuti a costruire e a stampare...
t ' t I I I I I I I • f t I I • I 1 I I I I I I I t I t • I t I • I I f I I I tI I I I I t I • I I t I I t I I I t I I I I t t eI I I • I • I •
tazionc religiosa insiste proprio su
questo: imparare a controllare i sen-
timenti, i desjderi, le aspirazioni di
origine materiale. E' l'idea che sta alla
base del loro monachesimo. r loro
monaci - più di 200 mila, dicevo -
da alcuni sono considerati gcnle che
non fa nulla, che si fa mantenere dal
popolo. Ma con la loro vita ascetica
indicano al popolo alti princìpi di spi-
ritualità.
Questi monaci escono al mattino a
fare la loro colleUa, poi metlono tutto
il cibo raccolto in una pentola comu-
ne, e mangiano senza provare gusto
per quel cibo, perché le varie qualità
si sono mescolate insieme. U Buddha
aveva deuo: «Dovete mangiare per
vivere, non per godere del cibo». E'
ascesi, è distacco, separazione. La
gente vede questi monaci così dist.ac-
cati dai beni materiali, disposti anche
a morire di fame se nessuno li man-
tiene, e apprezzano il loro messaggio
spirituale.
Di più, lo vivono. Quando vediamo
funzionari e autodtà dello stato, pri-
ma di ogni cerimonia pubblica, rac-
cogliersi in preghiera con tutti i pre-
senti, neppure noi possiamo rimanere
insensibili di fronte al messaggio del
pensiero buddfata.
Ora io dico: se Platone e Aristotele
hanno aiutalo a comprendere meglio
il pensiero cristiano, non potrà fare
altrettanto la filosofia orientale? Cer-
to bisogna calare il cristianesimo in
~uella realtà, perché difficilmente
l occidente potrebbe capirla con le
proprie categorie culturali. Ma allora
molte dcUe loro cose, le assicuro, po-
trebbero aiutarci a meditare. E a mi-
gliorare.
FERRUCCIO VOGLlNO
13

2.4 Page 14

▲back to top
ITALIA
« S iete una benedizione!» «Non ci
aspettavamo di trovare gruppi
di ragazze così impegnate con le suo-
re!» «Finalmente c'è qualcuno che
s'imeressa dei nostri bambini, e fa del
bene pure a noi grandi!» «Continuate
a venire!»
Così la gente di Torrita, che prima
ha osservato con curiosità e poi ha
preso parte con gusto alle varie ini-
ziative proposte da quel giuppo cli
ragazze romane giunte lassù per una
strana villeggiatura.
Non tutto è «caso» ciò che avviene
per caso: può sembrare un caso, ma a
volte non lo è. Due Figlie di Maria
Ausiliatrice capitarono a Torrita di
Amatrice (Rieti) in un pomeriggio
dell'aprile 19?8 per salutare il parro-
co, già conosciuto durante un cam-
peggio a Villa San Lorenzo. Il parroco
desiderava offrire la parte dì canonica
libera a gruppi capaci di impegnarsi
per l'animazione cristiana del paese, e
le suore cercavano nella zona un lo-
cale abbastanza ampio per tre turni di
campo estivo delle ragazze del Centro
Giovanile Salgen di Roma. L'intesa fu
raggiunta in un batter d'occhi Un ar-
rivederci e... eccoci al 24 giugno.
Un'esperienza profonda. Quel
giorno due suore e due ragazze salgo-
no per prime a Torrita, per mettere in
funzione la casa che fra pochi giorni
accoglierà un gruppo di diciouo
preadolescenti, e in seguito due turni
di adolescenti.
Gioia e entusiasmo da una parte,
interesse misto a curiosità dall'altra. U
Signore prepara a Torrita l'occasione
per un'esperienza profonda di fede, di
comunione, di annuncio, di testimo-
nianza cristiana. Al termine del cam-
po, dalla viva voce delle ragazze si
coglieranno espressioni come queste:
«Noi abbiamo creduto di dare qual-
cosa alle ragazze del posto, ma sono
stati tutti loro a dare molw a noi»;
«Non pensavamo che n a Torrita
avrernmo potuto fare un'esperienza
così intensa, così ricca di significaw
per la nostra vita»; «Perché sono pas-
sati così in frella questi giorni tanto
belli?» « E' la prima volia che mi acca-
de di fare simili vacanze: credevo di
annoiarmi, invece ho provato tanta
gioia in cuore, e ho vis/o volare via il
tempo con rincrescimento». «La co-
munione nello Spirito è veramente
qualcosa di molto più profondo dell'a-
rniciz ia; l'ho sperirnentato a Torrita
quest'estate».
Che è successo a Torrita quest'e-
state? Ciò che succede quando si cer-
ca il bene insieme: allora lo Spirito
Santo opera, trasforma, crea qualco-
sa di nuovo e di beno.
Fin dal primo incontro il Parroco
aveva parlato di un gruppo di adole-
scenti da preparare al sacramento
della Cresima, di un gruppetto di
bambini per la prima Comunione,
14
Le vacanze
m1ss1onar1e
« Credevo di annoiarmi, Invece ho trovato tanta gioia». E' la sorpresa
che incontra chi si mette in atteggiamento di servizio, e che hanno
sperimentato le ragazze romane del a Centro giovanile Salgen ,,,
Un'estate a Torrita sugli Appennini, e poi il bisogno di tornare e
tornare ancora...
degli eventuali incontri con i genitori,
e del suo desiderio di animazione cri-
stiana nella parrocchia in cui era
giLmto da pochi mesi. Parlò anche
della possibilità di incontri con giova-
ni delle parrocchie confinanti, ; 11 ,•ri-
co e Scai, ma per un secondo .no-
mento. Con i ragazzi e le ragazze
Torrita si iniziò subito, con un incon-
tro quotidiano di circa tre ore per un
mese: catechesi, approfondimento
del senso dei segni liturgici, canto e
celebrazione eucaristica insieme con
le ragazze del campo e con alcuTie
persone anziane del posto.
La cornice e il quadro. L'Alta Sabi-
na, in provincia e diocesi di Rieti, go-
de di un paesaggio particolarmente
pittoresco, incuneata com'è fra il
monte Terminillo a sud e i monti Si-
billini a nord, e partecipando dei ca-
ratteri del!'Appennino umbro-mar-
chigiano e di que!Jo abruzzese. Nel
comune di Amatrice a 1010 metri sor-
ge Torrita, presso il valico omonimo,
unico centro della zona situato su una
strada nazionale, la Salaria.
I libri di storia - e quelli di ar-
cheologia - citano questo nome per
gli scavi romani che hanno consentito
di ricostruire diversi elementi della
vita e della civiltà dei nostri antenati
latini. Ma a Torrita come in tutti i
centri montani la bellezza del pae-
saggio - e qui si aggiunge il patrimo-
nio archeologico - non è che la cor-
nice. li contenuto, il vero valore del
quadro sono gli abitanti, gli uomini
che ci vivono oggi: gente ospitale e di
buon cuore, pur nella semplicità di
una vita che non consente davvero
margini di agiatezza nonostante l'o-
perosità; gente che non teme la fatica
di contendere alla dura zolla il grano,
il fieno, il mais, né il sacrificio delle
quotidiane levate prima del sole per
attendere al bestiame che nelle stalle
reclama.
I ragazzi, si sa, dalla primavera al-
l'autunno partecipano al lavoro dei
campi e dell'allevamento, è una prov-
videnza quando finalmente la scuola
non li tiene più «sequestrati» per
quattro ore al giorno. Per questo i
cresimandi iniziano il corso con una
certa svolgiatezza e indifferenza,
guardando quasi con irrisione alle ra-
gazze di Roma che cantano per farli
cantare, che pregano facendo anche
la loro parte. Le ragazze del gruppo
hanno imparato ormai l'efficace le-
zione della testimonianza autentica e
silenziosa; sanno che solo con l'amore
si può «sfondare», e che l'amore di
carità si alimenta con la preghiera.
lntanto i ragazzini di Torrita, senza
parere, le osservano. Le ascoltano
anche, ma tentano di accampare il
pretesto degli in1pegni, forse per un
inconsapevole timore di impegnarsi.
Ci vuole la risolutezza dd parroco per
evitare che, alla chetichella, per trop-
po amore al lavoro, «marinino» il
corso. Ma non è che il rodaggio...

2.5 Page 15

▲back to top
La Chiesa, casa nostra. Nel giro di
pochi giorni i ragatzetti prendono
consapevolezza del cambio di menta-
Htà che tocca a loro richiedere a se
stessi, del cammino di fede che devo-
no compiere per lasciare libero lo
Spirito Santo di agire in loro.
La celebrazione peniten1iale con le
confessioni è il primo punto di arrivo:
e ci si arriva Lenendosi per mano, in
una vera «catena dell'amicizia», a di-
sgelo ormai avviato. La preghiera di
lode, di adora.clone, di ringra.damento
e di domanda in ogni incomro cate-
chis1ico li aiuta a scoprire la bellezza
del dialogo con il Padre, per mezzo di
Gesù nello Spirito Santo. La perce-
zione del significaLO dei segni liturgici
li conduce a comprendere il signifi-
cato dei sacramenti, dell'Eucaristia
sopra11u110, nella vita del cristiano.
E" un graduale autemico spalan-
carsi dei cuori, tendeni.ialmente diffi-
denti e un po' chiusi, alla luce della
Verità e a una fiducia nuova. La chie-
sa parrocchiale, vista pdma come
luogo in cui dover passare un'ora alla
domenica perché lo esigono i genitori,
veniva ora sentita come • la casa di
Dio», il luogo di incontro per poter
esprimere con i fratelli l'adesione a
Dio con la celebrazione eucaristica,
«una casa <la tenere on.linata e pulita
perché nostra».
Dopo qualche tempo, in un incon-
tro con i coetanei del vicino paese di
Scai che dovevano ini,iare la prepa-
razione alla Cresima, !.i accorgono di
avere conquistato nuove prospettive
per la loro esistenza quotidiana, e di
aver compiuto un vero salto di qualità
nella fodc. Con la chiare11a dei con-
tenu1i dalla fede, e il coraggio dell'an-
nuncio: •Ciò che avete udito all'orec-
chio, proclamatelo sui telli•.
DaU'lo al noi. A Torrita i bravi ra-
gazzi possono cantare veramente con
la liturgia: «Abbiamo contemplato le
meraviglie del suo amore~. Perché la
loro esperienza di incontro con la Pa-
rola di Dio non si ferma a un atteg-
giamento di accettazione momenta-
nea. Essi si sentono impegnati al do-
vere di •fare posto allo Spirito•, forza
di amore che infonde vita nuova.
Dall'io al noi, dal non-gruppo al
gruppo, dicono gli psicologi. Qui non
si teorizza granché, ma cadono a poco
a poco le barriere dell'innata diffi-
denza, dell'ostentata indifferenza,
dell'andare dinoccolato (che è poi se-
gno di un profondo imbarazzo).
Un'atmosfera di espansione sponta-
nea si crea all'intorno, e !>i respira aria
di amicizia in un disinvolto tendersi la
mano e guardarsi in viso i.crenamen-
te. Amicizia e comunione fra i ragazzi;
cordialità delle famiglie fra loro.
E tulli sentono il bbogno di su-in-
gersi intorno a l parroco. La comunità
parrocchiale, grazie alla l,cmplici1à di
questi ragauelli cresimandi, si è sen-
lita come lievitare da un'ondata di
entusiasmo e di consapevolezza nuo-
va. E' una« scoperta» vera e propria. I
ragazzi vogliono ritrovarsi, almeno
settimanalmente, per approfondire la
Parola di Dio, pregare, celebrare in-
sieme l'Eucaristia e animare le Mes!.c
festive. Saranno loro a tenere ordina-
ta e pulita la chiesaparrocchiale, e
alimenteranno con i propri risparmi
la lampada del tabernacolo. Soprat-
tuuo collaboreranno col Parroco per
l'attività pastorale in paese e nei cen-
tri vicini affidati al parroco stesso.
Intanto cominciano ad associarsi
con le ragaa.e di Roma per le cele-
brationi che si svolgono nei centri vi-
cini, e gustano la soddisfazione di
partecipare agli altri la propria gioia.
E viene il giorno della cresima...
Non è una formalità. Anche i pa-
drini vogliono essere preparati, per
sentir!.i ali'altezza della responsabilità
che si assumono. All'inizio costa non
poco sacrificio sfrangiare dal tessuto
delle loro giornate a tempo pieno
qualche decina di minuti per sentire
di che si traila. Ma dopo qualche
giorno i papà, le mamme e i fratelli
grandi tro\\'ano - senza sapere come
- che si riesce ugualmente a fare
tutto ìl lavoro, che buoi e mucche non
hanno motivi di lamcnlarsi anche se
tecipata e sentita la festa. La parola
suadente, chiara, cestimonianle del
Vescovo di Rieti mons. Trabalzini la-
scia in tutti l'esperienza cristiana del-
l'incontro col Pastore.
Come le prime comunità cristiane
che sapevano gustare la bellezza del
ritrovarsi insieme per lodare e ringra-
ziare il Signore, così i cresimati si ri-
trovano verso sera presso l'altare col
parroco, le ragazze del campo-mis-
sione, e le s uore. Un incontro previsto
per concludere la giornata, senza un
programma particolare, per la cele-
brazione dei Vespri ed esprimere in
preghiere spon1anee i sen1imenti del
cuore. Ma l'apporto di tutti e il clima
di fede che vi regna fanno desiderare
che quel giorno non abbia tramonto.
Solo dopo due ore l'assemblea si
scioglie, e tutti si portano a casa
un'abbondante porzione di festa da
serbare in cuore, e una riserva di luce
per camminare anche dopo il tra-
monto.
Nonne e nonni. Anche il terzo
gruppo di ragazze romane lascia Tor-
rita. U tempo è passalo velocemente,
ma non ha impedito di fare visila e di
dedicare una serie di h1contri ai più
benemeriti abitanti di Torrita, aJle fi.
gure che, nel quadro, sono lo sfondo e
anche il primo piano: nonne e nonni.
Visirche i soli e i venti di lunghi anni
hanno reso tanto bruni e asciutti da
li luogo delle cvecenze ml. .lonarje•: TC>fftta di Amatrice, piccolo centro montano nel cuore degli
Appennini. Foto sopra Il titolo: le ragazza del Salgen.
l'incontro con le suore e le catechiste
dapprima, e poi col parroco, si pro-
trae un poco. Anzi. chiedono di rima-
nere più a lungo, perché anche pre-
gare insieme è un modo di aiutarsi e
insomma si sta bene insieme.
Viene il Vescovo. La famiglia par-
rocchiale si trova cos\\ unila nella festa
comune, e i ragazzi sono raggianti.
Tulli si sono convinti che la Cresima
non è una semplice fonnalità da as-
:.olvcre perché risulti sul •documen-
to» (come pensavano da... p iccoli),
ma una vera invasione di Spirito
Santo, 11 «senso dei segni» rende par-
parere duri; sorrisi appena abbozzati
fra cento rughe di mamme che hanno
cresciuto tre generazioni di figli, e
ancora si guardano attorno per vede-
re dove c'è da sfaccendare, da presta-
re un aiuto; mani forti e callose di
uomini un po' incurvati ma non an-
cora disposti aJ «riposo•.
Anche con i nonni si prega, li si fa
raccomare qualcosa della loro lunga
vita, dei figli emigrati o dei nipoti
«celebri•; si canta per loro, con loro,
qualche canzone del tempo che fu.
Qualche lacrima, tanti sorrisi, una
lieta merenda insieme e la promessa
15

2.6 Page 16

▲back to top
ZAIRE
di ritrovarsi. La celebrazione eucari-
stica ancora una volta fonde gli spiriti
nella vera comunione, perché in mez-
zo c'è Gesù, il Pane di vita per tut1i, la
promessa della giovinezza eterna.
nella gioia vera.
Requiem
Un prova dolorosa. Si lascia Tonita
con la convinzione di doverci tornare,
per un dovere di fraternità verso que- _
sta grande famiglia di amici tanto
per .ibalo go
ospitali e buoni. Ma non si prevedeva
così presto. Un mese appena è tra-
scorso. E' stata una prova dolorosa,
ma anche la confortante riprova della
validità del cammino percorso e del-
Non cercate Klbalongo sulle carte geografiche: prima era un centro
piccolo e perciò difficile da trovare, ma ora è impossibile trovarlo
perché non esiste più. 500 ribelli sono arrivati dalla Zambia per fare
«giustizia». Hanno demolito tutte le case (compresa la chiesetta
l'intensità di comunione realizzata
insieme. Il 2 settembre Alessandro,
della missione), e hanno disperso vecchi, mamme e bambini.
·L ' sette anni, cade dal trattore e finisce
sotto le ruote, pesantemente stritolato
uragano è passato: non quello
souo gli occhi atterriti del padre che
provocato dagli clementi atmo-
stava alla guida.
sferici, ma quello scatenato dagli uo-
Indicibile la costernazione dei ge- mini che non vogliono comprendersi
nitori. Pina e Malia Teresa, le due so- fra loro.
relle cresimate da poco, riescono a Venerdì l 8 agosto scorso, i soldati
farsi coraggio, ad accettare in luce di arrivano da Kipushi a Sodimi7.a (il
fede questo dolore straziante, e sono centro estrattivo della « Società delle
loro a consolare i genitori: «Alessan- miniere giapponesi»). Anche il Vice-
dro non lo vediamo piì:1 noi, ma lo capo della regione è presente, come
vede Dio. Non è morto, è vivo in Dio, e pure il comandante. Avevano appre-
lo ritroveremo lassù. Ci è v:icino più di so, sembra, che i 500 soldati ribelli
prima, e prega per noi». «Non dispe- avevano appena passato la frontiera;
riamoci! Chiediamo aJ Signore la for- insomma non si trattava che di 500
za per superare questo dolore!»
indesiderabili che lo Zambia non vo-
li paIToco visita la famiglia, e tutta leva più, in maggioranza del resto
la comunità partecipa a tanto dolore: originari del Kasai (Zaire). Ma questi
tutti sentono il bisogno di essere soli- ribelli erano giunti con la decisa vo-
dali in questo momento, soprattutto lontà di cancellare una città, la picco-
alla messa. I funerali sono un trionfo - la città di Kibalongo.
della fede: migliaia di persone sono li vero motivo? Nessuno lo sa, a
accorse dai centri vicini. Le sorelline parte !"esercito. Operazione di sor-
sono ammirevoli, e con comprensione presa, rapida e senza possibilità di di-
matura e forte, in aueggiamento di fendersi. Operazione soprattutto che
saggezza superiore alla loro età, sono . mancava cli umanità, non essendo
un vero appoggio per i genitori.
stata valutata dal punto di vista uma-
Sono giunte anche le «romane». nitado e sociale.
naturalmente, e si sono fermate alcu-
NeUa notte tra sabato e domenica
ni giorni. In una verifica comunitaria, 20 agosto - i soldati si sentono felici
a una settimana dall'incidemc, le cre- di poter fare finalmente qualcosa -
simate hanno concordemente affer- quasi 8.000 persone sono buttate fuori
mato una consolante verità: «Se non dalle case. Qualche lamiera recupe-
avessimo compreso il senso vero della rata in gran fretta, qualche oggetto,
vita e della morte, il valore grande una finestrella, e subito via dimenti-
della preghiera soprattutto, questo cando sul muro una fotografia di
fatto ci avrebbe sopraffatto, e forse bimbo o un'immagine sacra.
distolte dalJa fede e dalla preghiera. I bulldozer. La domenica mattina
Invece, pur soffrendone tantissimo, - mi trovavo a Kasumbalesa, centro
sentiamo in cuore una grande forza di delJa mia missione. Alle 11, mentre
speranza che ci permette di essere di : esco dalla chiesa dopo la messa, sento
aiuto agli altri e di farne un'offerta a qualcuno che dice: «Domani si de-
Gesù morto per raggiungere».
molisce la città di KibaJongo»; qual-
Nulla per caso. Si era programmata . cun altro replica: « No, non domani,
una vacanza in un certo modo; in- · hanno già cominciato».
consapevolmente ne è derivata una A pranzo ci consultiamo, e a nostra
meravigliosa esperienza di fede e un volta ci chiediamo: «E la gente? E la
costrullivo crescere in eomunfone : nostra cappella? Che ne sarà, se dc-
che non può non avere un seguito: . moliscono tutto?» Era una cappella
come avranno certamente un seguito per 700 persone.
le « vacanze missionarie» delle ragaz- Alle 14,30 mi reco sul posto insieme
ze del Salgen di Roma: dall'autunno con padre Pierre Pazinski. E rimania-
al Natale, alla Pasqua...
mo stupefatti: quasi tutte le case sono
Per chi crede che è Dio a fare la già state rase al suolo! La scuola, ac-
storia, attraverso l'opera degli uomi- canto alla cappe[la, non è che un am-
ni, nu lla ~ucccde «per caso».
masso di mattoni rotti, mescolati alle
GIULIANA ACC0RNERO lamiere che gli uomini giunti da Ka-
sumbalesa si sfon:ano di districare. /
bulldozer continuano a lavorare get-
tando alta sopra di sè la polvere bian-
ca dei muri che crollano.
Salutiamo il capo della collettività
dei Balamba. che subito ci informa:
«Ancora qualche minuto e poi il bull-
dozer buuerà giù la vostra cappella!»
Ma come potevamo immaginarlo?
Nessuno ci aveva avvisato! «- dice
-, ma è proprio così: aspetteranno
fino alle 16,30. Andate subito a trovare
iJ Vicecapo della regione».
Solo la cappella rimaneva ancora in
piedi, e lanciava una sfida a quell'in-
sano ardore di distruzione. Pensai alle
puanrooalelldaeflinSei»g.nore: «Rimarrò con voi
Non abbiamo incontrato il Viceca-
po della Regione di Kipushi, ma solo il
suo aggiunto, e gli prometto che tor-
neremo l'indomani mattina alle 7, con
una squadra di nostri demolitori. Ma
gli faccio notare che non mi aspettavo
una tale catastrofe. Risponde che oc-
correva « rispettare di più lo Stato».
Andiamo dal Capo-posto di Sodi-
miza, che con multa gentilezza ci
spiega: « La missione doveva dare l'e-
sempio». Evidentemente molti qui
oggi dimenticano l'e~senziale. che
cioè le missioni sono Il per costruire, e
non per demolire.
Ultima, la croce. Per farla breve, il
lunedì mattina siamo con dodici
uomini, alcuni dei quali nel '73 ave-
vano lavorato per costruire la cappel-
la. Era stata benedetta il 16 dicembre
di quell'anno. Quel giorno la benedi-
zione del ciclo era scesa suJla collina
di Kibalongo; :.i erano innalzati dei
cantici, e reso gloria a Dio, come un
tempo gli angeli sulla collina di Be-
tlem. C'era stato da quel giorno alla
mis!.ione cli Kasumbalesa un taber-
nacolo in più, un nuovo altare dove il
Cristo Gesù, il Salvatore, si offriva per
la salvezza del mondo. E ora, si com-
piva il lavoro di demolizione...
In silenzio, in contra-5.tO con lo stri-
dio e il fragore dei due bulldoz er, che
radevano fino allo zoccolo delle case
senza lasciare mauone su mattone,
perché neppure un gatto potesse na-
scondervisi.
Quell'ultimo testimone della vita
16

2.7 Page 17

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sulla collina crolla alle 16,30, mentre il
sole giunge quasi alla rinc della sua
corsa. I bulldozer impazienti di aspet-
tare hanno voluco abbattere anch'essi
almeno un muro deUa cappella, da-
vanti a padre Pierre e agli operai che
stavano ricuperando le ultime masse-
rizie. Un camion giunge per l'ultimo
carico, e trova solo più da trasferire il
grande crocefisso che fino a poco
prima era sopra l'altare. A vederlo,
una q_uanticà di idee mi si affollano in
mente...
Il grande silenzio. S'i, Cristo doveva
soffrire e doveva morire. La sua tom-
ba è stata sorvegliata da soldati in ar-
mi, si temeva un rapimento... Oggi
sulle rovine di Kibalongo vedo dei
soldati con i fucili in mano, che vanno
in pattuglia o stanno seduti a gruppo.
Temono anch'essi che qualcuno pos-
sa tornare?
Pilato aveva detto: «Voi avete delle
guardie». Un altro Pilato oggi ha det-
to: « Voi avete dei bulldozer». E come
ultimo atto, per impedire in futuro
l'accesso su questa collina, si è scava-
to un fosso e si è tirato su un argine
che ostruisce il grande viale che por-
tava all'abitato.
Ora tutto è finito. Più nessun ru-
more, non più canli di adulti, non più
risate di ragazze, non più pianti di
bimbi, né più i din-don della campana
che ~i spandevano neUa valle! E' il
arande silenzio, inizio dell'oblio di
tutte le cose, meno le poche che i
cuori straziali erano riusciti a portarsi
via.
Una volta, vedendo le turbe disper-
se, le turbe che avevano fame, Gesti
lanciò queste parole:« Misereor super
turbam ». Ho piclà. Da allora sono
passati duemila anni, tante civilizza-
zioni s_i sono susseguite promettendo
ai popoli sempre maggiore felicità.
Purtroppo la lusinga del guadagno,
l'egoismo, l'orgoglio nazionale, l'i-
deologia di certi potenti, hanno por-
tato più ili un popolo vers() il suo cal-
vario.
Aiutatevi, amatevi, perdonate. Io
penso a queste migliaia di uomini,
donne e bambini che vagano ovun-
que, per i sentieri della boscaglia, nei
*dintorni di Kibalongo:
a questi padri di famiglia scac-
ciati dalla loro terra che era ricca e
generosa, dove regnava la pace, la
*gioia e la felicità di vivere;
a queste mamme che scompaio-
no sotto i loro carichi mal legati, por-
tando l'ultimo nato sulla schiena e
trascinandosi dietro gli altri 3 o 4 (ne
ho viste che piangevano, e ciò dice
* molto sull'ingiustizia degli uomini);
ai bambini soprattutto, vittime
innocenti, gcuali troppo presto su
strade che non conoscono...
Questi poveri, questi piccoli, sono
proprio quelli che Gesù amava più
degli altri. Erode ci ha dato dei fan-
ciulli martiri; Cesare ha condannato
dei giusti; quelli di Galilea sono stati
massacrati dai soldati romani; le de-
mocrazie popolari hanno mostrato al
mondo le loro eroiche vittime; e voi,
poveri e bimbi zairesi, soffrite in casa
vostra a causa dei vostri; voi siete vit-
time della calunnia e della menzogna.
Capisco la vostra tristezza, e vorrei
asciugare le vostre lacrime.
Molti di voi sono cristiani. Mettete
in comune le vostre pene e la vostra
rassegnazione, conservate soprattut-
to la vostra speranza. Diventate, in
questi giorni, imitatori dei primi cri-
stiani: aiULatevi, amatevi, e perdonate
ancora.
Cari amici, coraggio. Verrà anche
per voi il giorno in cui un nuovo sole
brillerà: quello della giustizia e della
libertà.
Mons. MARCEL ANTOINE
(Vicario genemle di Sakania)
- L ib
Per la gioia dei ragazzi
H.J. STAMMEL
Indiani - leggenda e realtà
Dizionario della storia del pellirosse
Ed. SEI 1978. Pag. 330 più 32 a colori
fuori testo, lire 10.000
Ecco uno splendido volume in grande
formato, su uno dei temi preferiti dai ra-
gazzi, capace di nutrire la loro fantasia e
nello stesso tempo di ricondurla alla
realtà storica. Foto disegni cartine, la
preoccupazione scientifica e insieme
popolare, l'ampio dizionario, rendono Il
volume degno delle biblioteche.
In precedenza la SEI aveva pubblicato
. 11 cowboy - leggenda e realtà •, opera
gemella, dello stesso autore (e di uguale
prezzo), che merita di venire collocata
accanto alla prima, sia negli scaffali.
COLLANA
« DALLA PARTE DEGLI ANIMALI•
GAETANO CAFIERO - Il delfino
CLAUDIO GIANTURCO - Lo squalo
RUGGERO LEONARDl- 11 leone
Ed. SEI 1978.
Ciascun volume pagine 240, lìre 7.000
Il delfino risulta
circondato di affet-
to ma anche di
Ignoranza: ha già
rivelato qualche
suo segreto, ma
altri ancora Il cela e
sembra contento
di vedersi tanto os-
servato. Lo squalo
è, come i serperiti
velenosi, l'animale
più temuto e odia-
to, e cacciato a morte; il volume descrive
e racconta con tono appassionato,
sfrondando le leggende e servendo la
verità scientifica. li leone è semprestato
per l'uomo un nemico, una preda, un
simbolo, una divinità, una leggenda; ha
sempre fatto la... parte del leone.
Con questi tre volumi la SEI inaugura
una nuova collana espressamente de-
dicata ai giova ni (ma di indubbio fascino
per gll adulti). I volumi hanno un taglio
insolito: presentano gli animali «dal
punto di vista degli animalì», suscitando
maggior simpatia, partecipazione e
coinvolgimento.
KURT BENESCH
Enigmi del passato
Sei 1978. Pag. 454, lire 10.000
L'avventura archeologica, alla sco-
perta degli enigmi del passato, ha vis-
suto e sta vivendo momenti esaltanti: il
passato della terra e dell'umanità a
poco a poco si lascia strappare·i suol
segreti (e nello stesso tempo lascia
intravedere nuovi problemi e Interro-
gativi ancor più appassionanti).
Ecco un libro dal taglio divulgativo
ma documentato con estrema preci-
sione, uscito in Germania nel 1977 con
largo successo, e già tradotto dalla Sei
per il lettore italiano. Uno splendido
volume nella collana «Strenne», ric-
camente illustrato a colori, che farà
bella mostra in biblioteca e sarà divo-
rato da adultl e ragazzi.
17

2.8 Page 18

▲back to top
rBS isponde ,- - - - - - - - - - - ~
e, come supcrsuz1one. Ma 1an11sS1m1
Caro BS, so bene che cl sono problemi molto più grossi, ma trovami una prìncipi a, ano presso la loro corte
risposta anche a questo piccolo dubbio, che ogni tanto mi assale. Leggo un a:.trologo ufficiale, e lo consulta-
sovente gU oroscopi sul giornale, o Il ascolto con attenzione alla radio. Ml vano con dìligcmza. Nel Medio Evo
incuriosiscono, mi diverlono, mi danno brio. A volte Il commentiamo insieme l'arte di leggere le stelle ebbe grande
in famJglla. Ma è vero, come ho sentito dire, che credere nell'oroscopo è sviluppo specialmente per « merito•
peccalo? E allora perché giornaU e reti radiofoniche anche di ispirazione degli arabi; , enne perfino in!tcgnaLa
cristiana lo presentano?
in qualche uni,·ersità. cl Rinasci-
Nunzia F. (Sorrento) mento si cominciò a separare l'astro-
logia, preoccupata di leggere il futuro,
Complimenti, signora Nunzia, perché nonostante il per111issivismo oggi im- dafl'astronomia basata sulla ricerca
perante lei ha ancora il coraggio di chiedersi se certi comportamenti sono pecca- scientifka.
to. Gennaio è il nzese in cui gli astrologi si scatenano con le foro previsio11i per
Keplero, che pure è stato iniziatore
l'anno nuovo; perciò il suo problema giunge oppormno. E poi 110n è cosi piccolo della moderna astronomia. prestò
come a lei semb,·a: l'oroscopo lo si ritrova dapperrutto, cucinato in tulle le salse ancora lc<le alla scien,a sorellastra;
della modema comunicazione sociale, e divorato in nmo il mondo da centinaia dz Galileo im ccc non nasco!>e il suo pie-
milìoni di persone. Secondo una sca1is1ica, 7 persone su 10 sanno a quale costei• no scettici.,mo (anche se - già troppo
Ilazione appartengono, e ww metà di esse legge o ascolta regolarmente l'oro:.co-
po; m olte ci credono davvero, e molte apparrengono alla :.ingoiare caregoria del
" non è 11ero ma ci credo»...
Negli Srati Uniti «si telefona all'oroscopo»: 12 linee, ,ma per ciascun segno
inguaiato con gli a!>lri per altri ben
noti motivi - evitò con curo di offen-
dere troppo gli astrologi).
Per secoli !>i è djscusi.o ,ull'astrolo-
zodiacale, un fortunato connubio fra telefono amico e a:.rrologo amico. In /rafia gia, e si <li!.Cutc ancora oggi Ma come
gli asrro/ogi tengono congressi (l'ultimo nel novembre scorso). dove si disciite non rico1dare - fra tante ,od nel di-
perfin o il colore politico de/l'astrologia. C'è i11fatti l'oroscopo di sinistra, che fa bauito - il don Ferrante del Manzo-
appello alla volomà personale del lettore, e l'oroscopo moderato che promeue ai ni? A!.lrologo erudiLil.i.imo, aunbuì la
mali di oggi una sicura compensazi.one nella decade ve11t11ra. E ci sono femmi- peste di Milano non già al contagio
niste che protestano, e vogliono« riappropriarsi dell'oroscopo»...
ma agli influssi a!>trali; perciò non
Ogni stella ha
una vlrt ù. Ai.u-olo-
gia è rarle di CO·
nosccrc il futuro, 1I
proprio destino
personale, attra-
verso l'osservazio-
ne degli astri. Per
gli astrologi è scienza. Si basa sul
principio - indimoi.trato - che gli
astri nell'universo svolgono un'azione
preponderante atlraverso i particolari
innus!ti che irradiano da !>é, e che
raggiungono la Terra e cia!tcuno di
noi (ogni stella avrebbe una sua virtù,
e un influsso suo caratLeristico).
Astrologo è l'esperto che, conoscendo
tali influssi, attraverso una oomplica-
ta procedura sarebbe in grado di ri-
velare a ll'uomo La sorte delle !tue alti•
vità.
Fare l'oroscopo è un procedimento
complesso e un po' ccrvcllolico, ma
che evidentemente entusiasma glì
astrologi. Essi si basano su aJcuni
elementi fondamentali.
Anzitutto prendono in considera-
zione le costella;:ioni. Gli antichi,
guardando il cielo e lavorando di fan•
tasia. avevano creduto di scorgere nei
vari gruppi di stelle delle figure di co-
se, animali, uomini, es!>eri mitologici,
e avevano bauezzato le costellazioni
con i loro nomi: Orione, Andromeda,
Orsa maggiore e minore, ecc. Fra tUt•
te, le più importanti risultano le co-
stellazioni dcli.o Zodiaco, cioè quelle
distribuite in cerchio auomo alla ter-
ra lungo la linea dcll'cclituca. Sono
12, e corrispondono - sia pure sfai•
sate - ai dodici me!ti dell'anno: Arie-
te, Toro. Gemelli, ecc.
Gli astrologi prendono poi in consi-
<lera1.ione i Pari pia11eti, comprenden•
do nella lista anche il Sole e la Luna
Leggo l'oroscopo:
che pianeti non !tono. Essi nel loro
moto attorno alla Terra \\'engono a
tro,·arsi ora in qucMa e ora in quel-
raltra cosLclla,ionc, dando origine al•
le figure geometriche più varie.
Altro elemento fondamenta le per
l'oroscopo è l'unno, 11iese, giomo e urei
della propria nascita. Con questi doti
è possibile conoscere il proprio •~e-
gno ascendente• (si calcola con 3 o 4
tabelle e una decina cli opcra11oni
aritmetiche).
Secondo gli marologi, ogni per,ona
è «segnata • anLitullo dalla cont igu-
razione che ~tcllc e pianeti hanno al
momento della nascita. Il segno
ascendente permette poi di a,cre un
oro!>copo ancor più personalinato.
Infine, se si confrontano le coni igu•
razioni iniziali degli astri di una per-
sona con le configurazioni astrali di
un determinato giorno, si"è in grado di
determinare l'oroscopo giornaliero <li
quella persona, riguardo a «amore,
fortuna. denaro, la,•oro, salute•. ccc.
Don Ferrante.
L'astrologia non è
renomeno moder-
no: rimanda agli
antichi Babilonesi.
che già nell'otlavo
secolo a.C. ave,a·
no lasciato trauati
scritu su ta\\'olc di argilla. A Roma,
prima gli imperatori e poi la Chiesa
nascente combatterono l'astrologia
prese alcuna precauzione igienica, e
« mor1 <li pe!tlc prendendo~cla con le
stelle» Don Ferrante è un pcr::,onag-
gio filliLio, ma incarna milioni di per-
sonaggi reali, e d'un pa,~ato neppure
tanto remoto.
Che dicono gli scicn1.iali di oggi?
ella stragrande maggioranza si
schierano contro l'astrologia, e pana-
no ragioni da vendere.
Dicono
gli scienziati. Gli
astrologi rontlano
le loro tc.:orie sugli
inflw,si degli astri,
e non ~ono certo
gli :.cienz1ati a ne-
gare tait influssi.
Essi per cst:mpio ;cono~cono tutLo il
peso che il sole ha sulla vita dell'uo-
mo : è per la Terra la grande sorgente
cli energie che rende po~~ibile la vita.
Non solo, ma condiziona il ciclo delle
stagioni così <lecisho per l'agricoltu-
ra, e il ciclo del giorno e della nolle
che regola la veglia e il sonno.
Gli scien1.iati non hanno difficoltà a
riconoi.ccre influssi anche alla Luna:
a essa riconducono il f"enomcno del-
l'alta e ba!>Sa marea, al suo ciclo di 28
giorni riconducono certi comporta•
menti biologici umani, degli animali e
delle piante (i contadini !.C ne sono
accorti, e tengono conto della Luna
nelle operazioni agricole).
Quanto agli aJtri p ianeti, !>ono rile•
18

2.9 Page 19

▲back to top
nuti u·oppo lontani per poter influire
in modo verificabile sulla Terra.
Quanto poi alle lontanissime stelle, gli
scienziati ritengono che non è il caso
di pensarci.
Ma tutti questi influssi che gli stu-
diosi riconoscono ben volentieri, non
sono quelli a cui si rifà l'astrologia.
Sono influssi «fisici», dimostrabili,
controllabili, misurabili. Invece .. gli
innussi astrali» a cui fanno riferi-
mento gli astrologi, appaiono qualco-
sa di impercettibile e di magico, che
sfugge a ogni verifica e controllo
scientifico. Sono influssi affermati,
ma non constatati né dimostrati.
Gli astrologi si
occupano delle
combinazioni pu-
ramente geometri-
che che gli astri
configurano sullo
sfondo delle co-
stellazioni stellari,
t' da queste posizioni variabili all'infi-
nito presumono di poter dedurre il
spetta questa libertà senza limitarla
subdolamente con forze occulte. L'a-
strologo invece suppone questi in-
Bussi misteriosi degli asLri, che col lo-
ro casuale incontrarsi nel cielo fini-
rebbero per condizionare in modo
deterministico il comportamento
umano, annullando o almeno ridu-
cendo gli spazi della libertà. E' abba-
stanza evidente quale falla viene ad
aplirsi nello spirito umano, quando si
porti l'astrologia alle estreme conse-
guenze: se gli astri determinano il
comportamento dell'uomo, non è più
lui il responsabile delle sue azioni. li
che oltretuuo contraddice all'espe-
rienza quotidiana di ciascuno, che
sente di essere il vero protagonista del
proprio destino.
Perciò la Chiesa ha sempre consi-
derato l'astrologia in contrasto con La
visione cristiana dell'uomo, e l'ha
bollata di superstizione. Un'etichetta,
questa, che va benissimo applicata a
fenomeni non molto dissimili: la chi-
romanzia, la cartomanzia, la magia, il
n. 13, le lettere a catena, gli scongiuri,
faccio peccato?
destino dell'uomo. Dal punto di vista
scientifico non si riesce affatto a
comprendere come possa esistere
qualche legame tra quei disegni che la
fantasia immagina formati dalle stelle
in cielo, e le attività dell'uomo sulla
terra.
Se mai le moderne scienze giungo-
no a concedere che certi fenomeni -
come L'educazione, l'ambiente di vita,
i modelli assimilati nell'età evolutiva,
la formazione all'autocontrollo, l'e-
quilibrio affettivo - possano avere
un peso notevole (anche se non de-
terminanle nei confronti della libertà)
sul luturo di un uomo. Ma non le
stelle.
Oggi attraverso libri, riviste specia-
lizzate, congressi ecc. gli uomini di
« fede astrologica» tentano un rilancio
delle loro dottrine, e per acquistare
maggior credibilità rivestono il loro
linguaggio di termini apparentemente
scientifici; ma a ben guardare i po-
stulali su cui poggia la loro presunta
scienza appaiono campati nelle nu-
vole (anzi un po' più in su).
La conclusione umoristica a cui
giungono gli scienziati, è che gli astri,
per quanto riguarda il futuro dell'uo-
mo, non mentono mai. E non già
perché dicano il vero, ma semplice-
menle perché... non parlano.
E' superstizione. Il cristiano che
cosa penserà dell'astrologia? La fede
e la ragione lo spingono a credere che
Dio ha creato l'uomo libero, e che ri-
il malocchio, i portafortuna...
La morale cristiana p011a proprio a
concludere che credere nell'oroscopo
è peccalo. Ma per rassicurare la si-
gnora Nunzia, va detto subito che
credere nell'astrologia, e leggere gli
oroscopi, possono essere cose molto
diverse. Si può infatti affrontare l'o-
roscopo con il suo spirito, cioè per
curiosità, per-ché è divertente, più
né meno come si leggono le barzellet-
te o i risultati sponivi. E allora anche
il più accigliato dei moralisti non può
che sorridere indulgente.
L'irrazionale.
Restano alcuni in-
terrogativi. Scien-
za, rede e buon
senso portano a
pensare che gli
oroscopi sono
[rutto di fantasia,
non hanno alcun fondamento; allora
perché costituiscono un fenomeno
così largamente diffuso c generaJiz.
zato?
AltTo fallo: mentre gli astri sono
privi di inf1usso magico sulla vita
umana, L'astrologia al contrario di in-
f1ussi finisce per esercitarne parecchi:
lo dimostra già il caso di quel don
Ferrante che fu vittima non certo de-
gli astri ma proprio... dell'astrologia.
E quante sciocchezze non si commct-
tono ogni giorno per sua ispirazione?
Ancora. La grande maggioranza di
quanti leggono gli oroscopi, si sa che
lo fanno per passatempo e non si so-
gnano di cambiare i programmi della
giornata, tanto meno della vita. Ma
c'è pure la fascia degli individui che
vivono l'incongruenza del « non è vero
ma ci credo», e almeno qualche volta
provano a fidarsi dell'oroscopo. E c'è
infine la minoranza inquietante che ci
crede sul serio, si sottrae al razionale e
cerca una risposta facile nell'illusorio.
Risposta a che cosa?
Ecco, in molti
casi si tratta di
persone insoddi-
sfatte e frustrate
dalla vita. Fragili,
insicure, bisogno-
se di una guida
dall'esterno che le
porti a sapere subito sui due piedi che
cosa fare, senza tante motivazioni e
senza assunzioni di responsabilità. Si
ha allora una regressione nell'irrazio-
nale, tanto più emblematica in questo
secolo delle tecnologie avanzate: l'ir-
razionale, buttato fuori dalla porta in
nome del culto dell'intelligenza, rien-
trata dalla finestra.
E' così che, per rispondere al biso-
gno e alla richiesta di irrazionale, na-
sce e si sviluppa l'industria degli oro-
scopi. Quelli ingenui dei rotocalchi e
della radio - è giusto notarlo, - a
volte comportano qualche aspetto
positivo, infarciti come spesso sono
dei buoni consigli del senso comune.
Vengono magari fatti risalire a Marte
nella costellazione dei Pesci o a Giove
nell'Acquario, ma sono pieni di sag-
gezza: suggeriscono di essere pru-
denti, di controllarsi, di affrontare
con più coraggio i momenti difficili. E
tornano di qualche utilità alle persone
fragili e bisognose di una spinta. Ciò
spiega forse perché tanti direttori di
giornali (e pedino alcuni di senti-
menti cristiani) pur non credendo
personalmente negli oroscopi riten-
gono di doverli pubblicare per gli al-
tri.
Inquietante è invece il caso degli
astrologi che ricevono gente a paga-
mento, e magari la aggirano e la truf-
fano, profittando di raziocinii non
abbastanza robusti e di volontà senza
il coraggio necessario per affrontare
la vita. Questi casi limite, tutt'altro
che immaginari, hanno fatto parlare
dell'astrologia come di « industria
della disperazione•. E certo non è più
innocua e innocente, ma stupida e
pericolosa.
Quanto invece è più serena, positi-
va e incoraggiante la prospettiva cri-
stiana che fa piazza pulita delle fan-
tasie astrologiche, che riconosce al-
l'uomo un rapporto limpido e senza
sotterfugi col mondo reale, e concede
piena fiducia all'amore indefettibile
* di un Dio personale, creatore e prov-
vidente!
19

2.10 Page 20

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CILE * IL CARD.RAUL SILVA HENRIQUEZ
mincia a chiamarli.
I detenuti-scomparsi. Chi sono co-
Laureato in
storo? Secondo i loro familiari sono
persone arrestale dalla polizia per·
motivi politici, secondo gli uomini del
''diritti dell'uomo''
potere sono persone semplicemente...
scomparse. Su questa vicenda di do-
minio pubblico la Chiesa cilena dove-
va prendere posizione, e lo ha fauo
L'università di Vale (Stati Uniti) ha concesso all'arcivescovo salesia-
no di Santiago del Cile una laurea honoris causa per il suo impegno
"nella missione sociale della cristianità" . In quei giorni nel CIie i
già nel marzo 1977. I vescovi, riuniti
dal card. Silva, pubblicavano un do-
cumento in cui chiedevano al Presi-
dente della Repubblica che «si ren-
familiari dei "detenuti-scomparsi" stavano compiendo uno sciopero desse chiara una volta per sempre la
della fame, e il cardinale alzava la voce in loro difesa.
sorte di ciascuno dei 681 presunti
scomparsi», perché altrimenti« non ci
sarà tranquillità per le loro famiglie,
A vvocalo e teologo, vi siete im-
({ pegnato nella missione sociale
della crjstianità, che nel vostro paese
tempo lo hanno accusato di appog-
giare il regime militare di Pinochet,
prima e dopo l'hanno accusato di es-
né vera pace nel Paese, e neppure
tornerà limpida l'immagine del Cile
all'estero».
ha trovaco dapprima il vostro perso- sere nientemeno che marxista. Egli si
Da allora le polemiche sono divam-
nale appoggio nella riforma agraria e consola ricordando le parole del Si- pate. Nei giorni in cui il card. Silva si
nella distrìbuzione delle proprietà gnore: «Come hanno perseguitato recava a Yale, i familiari degli arre-
della Chiesa ai contadini senza terra. mc, cosl perseguiteranno anche voi», stati proclamavano uno sciopero del-
Ora il vostro ministero è fonte di ri- e continua nel suo intrepido discorso la rame. Al ritorno egli rilasciava una
conciliazione per tutti i cileni, e fonte di Chiesa.
nuova dichiarazione ricordando che
di speranza di chi all'estero si preoc- «Vediamo nel mondo d'oggi due « noi vescovi del Cile ci siamo fatti ca-
cupa del vostro popolo. In questi mo- opposti estremismi - ha detto nel rico della dolorosa situazione", e la-
menti di tragica divisione del vostro 1977 - che combattono la Chiesa e le mentando che i familiari degli scom-
Paese, vostre organizzazioni come il sue idee. Alcuni stanno a sinistra e parsi « non ottengano ancora infor-
"Vicariato della Solidarietà" e "I'Ac- altri a destra, ma ambedue sostengo- mazioni sulla loro vita o morte». Se-
cademia dell'umanesimo cristiano'' si no di possedere la panacea universa- guiva una campagna della stampa
preoccupano dei diritti umani fonda- le. Noi non la pensiamo come loro, governativa contro il cardinale, appa-
mentali, al di sopra di ogni barriera perciò ci tocca di ricevere le accuse e rivano titoli come «Gli scomparsi so-
politica. Perciò Yale si sente orgoglio- gli schiaffi che giungono dalla sinistra no un falso» o - con riferimento al
sa di concedervi il grado di dottore in e dalla destra. Ricordando la Parabo-- « Vicariato della Solidarietà» fondato
teologia». Queste le parole rivolte dal la del Signore: "Se ti colpiscono sulla dal Cardinale-: «Tradimento della
presidente della prestigiosa università guancia destra, presenta la sinistra", patria».
di Yale (Stati Uniti) al card. Raul Silva porgiamo l'altra guancia e veniamo
La replica del card. Silva era ine-
Henriquez, arcivescovo di Santiago e così. colpiti da tutte le pani... Ma dob- quivocabile: «Questo Arcivescovado
primate del Cile.
biamo sopportare, purché la nostra riprova e condanna detti attacchi, ri-
Segno dj contraddizione. La laurea voce sia ascoltata».
servandosi il ricorso all'azione legale
honoris causa è stata concessa al car- Tutto il suo lavoro pastorale è co- per difendere l'onore delle sue perso·
dinale salesiano «per il lavoro di pro- stellato di episodi significativi, a co- ne».
mozione e difesa dei diritti umani» minciare da quello ricordato a Yale-
Più tardi. nel novembre scorso, la
realizzato nell'adempimento del suo la distribuzione ai contadini delle conferenza episcopale ha rilasciato
ministero pastorale. Creato vescovo proprietà della sua diocesi - , fin o al- una nuova dichiarazione secondo cui
da Papa Giovanni nel 1959 e assegna- la recente e ben nota vicenda dei de- "si è giunti alla persuasione che molti.
to alla diocesi di Valparaiso, scelse tenuti-scomparsi, come qualcuno co- se non lUlLi i detenuti scomparsi, sono
come motto « Caritas Christi u1·get
nos»: è la carità di Cristo che ci spin-
ge. Due anni dopo il Papa lo trasferiva
a Santiago e lo creava arcivescovo e
primate del Cile. « Il vescovo che viene
a voi non ha altra ambizione che di
servirvi,,, dichiarò prendendo posses-
so della nuova sede. L'anno dopo,
1962, Papa Giovanni lo creava cardi-
nale. «Come spiegherebbe lei a un
bambino che cos'è un cardinale?», gli
domandarono un giorno. Rispose:
«Gli direi: il cardinale è un piccolo
prete al quale il Signore per mezzo del
Papa ha affidato una parte della sua
Chiesa, e perciò deve essere buono
come un bambino».
Da quasi vent'anni la sua parola, e
la sua azione, creano qualche scon-
certo in chi non comprende la natura
radicale della scelta cristiana, da lui
vissuta senza compromessi. Così è di-
ventato «segno di contraddizione»,
raccogliendo critiche (per così di.re)
da destra e da sinistra. Per qualche
Prima aveva volulo sentire Il parere di Giovanni XXIII: Il Papa era d'accordo, e l'arclvescovo Sllva
Henrlquez non esitò più. La loto lo mostra mentre si reca In carrou a sul possedimenti dell'arei-
diocesi d i Santiago, per dividerli Ira 23 agrlcoltorl poveri (estate 1962).
20

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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morti al di fuori di ogni procedimento
legale". E si insi5te perchè si rinunci
"definitivamente a qualsiasi tipo di
violenza sulle persone, alla tortura, al
terrorismo, al disprezzo della vita
umana". E la ricerca della verità e
della giustizia continua.
Siamo servi inutili. L salesiani del
Cile. stretti attorno al loro cardinale,
nel luglio scorso hanno festeggiato il
suo 40'' di sacerdozio. Il ~Tempio na-
zionale a Don Bosco» quel giorno era
invaso dalla Famiglia Salesiana. 200
sacerdoti concelebrarono con lui. Al-
i'omelia il card. Silva disse: «Ti rin-
grazio, Signore, perché mi hai impo-
sto un carico tanto superiore alle mie
forze. Dover dire agli uomini che sia-
no giusti quando l'ambizione li acce-
ca, che si amino quando l'odio riem-
pie i cuori, che sappiano pe1·donarsi a
vicenda quandola vendetta f:reme nel
petto, che siano mansueti quando vo-
gliono usare la violenza... quanto è
difficile, o Signore, tulio questo. Co-
me è difficile entrare nella lotta degli
uomini per pacificarli, per convincerli
che amare è mille volte più bello che
odiare! Che una vita, una ci1tà, una
nazione non si costruiscono se non
con l'amore!»
A Yalc, ringraziando p<.:r il titolo
accademico ricevuto, aveva osservato
che «il mondo di oggi pare stia di-
menticando, o almeno trascurando, il
rispetto dei diritti dell'uomo». Ma su-
bito aveva assicurato che « la Chlesa
considera oggi suo dovere fonda-
mentale invitare Lutti gli uomini -
tanto quelli che credono in lei come
quelli che per lo meno la rispettano -
a costruire una società basala sul ri-
spetto di quesù diritti umani».
Non era la prima volta che il card.
Silva riceveva riconoscimenti ufficiali
per la sua attività nel campo sociale:
già gli avevano conferito titoli del ge-
nere l'Università di Georgetown e il
College di New Rochelle, l'Università
di Notre Dame e il Williams College,
l'Università di Panamà... Decorazioni
gli erano giunte dalla Germania Fe-
derale, da Portogallo, Perù, Repub-
blica Dominicana... Il ca1·d. Bcnelli
dalla Segreteria di Stato aveva rico-
nosciuto: • L'azione dell'episcopato in
Cile ha restituito credibilità alla Chie-
sa»; il Reuor Maggiore parlando del
card. Silva recentemente ha sottoli-
neato «la dimensione non solo nazio-
nale ma veramente internazionale
della sua figura Ji pastore», [igura
che «per certi versi richiama alia
mente i vescovi famosi della stoi-ia,
come sant'Ambrogio». Quanto a lui, il
card. Silva ha più volte ricordato:
« Non mi ero mai sognato di diventare
un cardinale, vescovo, parroco.
Mio unico desiderio ci-a di essere
semplice figlio di Don Bosco». E a
Yale: «Abbiamo sempre in mente le
parole del Signore: siamo :.ervi inutili,
abbiamo fatto solo quel che doveva-
mo rare».
*
----------Libreria
Per educare alla fede
RENZO GIACOMELLI
Quale catechesi
Dossier Sinodo 1977
Ed. LDC 1978. Pag. 190, lire 2.600
Il quinto Sinodo dei Vescovi (1977) ha
prodotto un approfondimento del tema
della catechesi, sia con l"indicare le
prospettive del rinnovamento, che col
verificare le esperienze reallz.zate in
questi anni. Il volume della LDC tenta
una sintesi di quanto è stato detto nel
Sinodo. L'autore - redattore della Ra-
dio Vaticana - ha presenziato ai lavori;
propone nella prima parte del libro un
preciso Itinerario delle idee, nella se-
conda i documenti più significativi, e
nella terza alcune sue interviste a Ve-
scovi portatori delle problematiche che
si vivono nelle varie parti del mondo.
rivolto agli Insegnanti della scuola cat-
tolica, che illustra ruolo e responsabilità
di questa scuola e della famiglia, nell'e-
ducare alla fede.
AUTORI VARI
Itinerario di fede
dei bambini e dei fanciulli
Corso di aggiornamento per catechisti
Ed. LDC, 1978. Pag. 96, hre 1.500
Terminata ormai la pubblìcaziorie dei
Catechismi dei fanciulli•, giunge Il
tempo delle riflessioni e delle verifiche. Il
volume raccoglie i testi delle 6 lezioni
tenute in un corso per catechisti di Mi-
lano: Che cos'è la fede? Come germo-
glia e come cresce? Come viverla nella
liturgia? Quale itinerario di fede è trac-
ciato nei nuovi catechismi? Qual è Il
compito della famiglia? E quello della
parrocchia?
WIM SARIS
Dove nasce la Chiesa
Catechesi familiare
Ed. LDC 1978. Pag. 168, lire 2.500
GAETANO GATTI
Genitori educatori alla fede
nella Chiesa oggi
Ed. LDC 1978. Pag. 192, lire 2.700
WIM SARIS
Prepariamo In famtglla
la prima comunione
Ed. LDC 1978. Pag. 56, lire 900
~
l'autore, noto
studioso salesiano
di catechetica, ri-
propone con que-
ste due opere
strettamente colle-
gate tra loro il suo
metodo, che collo-
ca la famiglia al
centro dell'educa-
zione alla fede.
Perché, insiste
l'autore, è la famiglia il primo ambiente
della fede. Il primo volume esprime I
princìpi della sua «catechesi familiare »,
largamente applicata anche fuori della
sua patria; il secondo, un opuscolo pra-
tico, raccoglìe 6 conferenze al genitori
su un momento fondamentale di questa
catechesi.
In precedenza l'autore aveva già
pubblicato presso la LDC Scuola, pa-
storale efamiglla • (lire 1400), un volume
I genitori sono « i primi educatori dei
figli alla fede», perciò è giusto che si
scriva un libro per loro. Per evidenziare
le loro responsabilità, ma anche per tra-
smettere la fiducia e la sicurezza che
nasce dalle idee chiare. Il libro rifugge
dalla terminologia complicata, per rima-
nere veramente accessibile ai genitori.
GOTTARDO BLASICH
...E con I tavoli facciamo
Il monte
L'animazione nella proposta del mes-
saggio cristiano
Ed. LDC 1978. Pag. 220, lire 2.800
Il sottotitolo dice tutto del libro; non
resta che esplicitarne i contenuti: che
cos'è l'animazione; animazione teatrale
(o drammatizzazione) con i fanciulli,
preadolescenti, giovani; la tecnica della
manipolazione dei materiali; l'animazio-
ne con gli audiovisivi. libro estrema-
mente pratico, per educatori Intesi nel
senso più vasto della parola: non solo
nell'ambiente scolastico ma In tutti i
contesti in cui i ragazzi possono riceve-
re il messaggio cristiano.
GIUSEPPE POLLANO
Maria l'aiuto
Ed. SEI 1978. Pag. 136, lire 1.600
SI può essere
tentati dì ricono-
scere al titolo « Au-
siliatrice• una por-
tata soprattutto
devozionale; ma
non sarebbe esat-
to: in realtà esso
compete a Maria
come qualifica ca-
ratteristica del suo
essere e della sua
funzione nel dise-
gno di salvezza. Il
Concilio stesso lo ha riconosciuto.
Queste pagine - ottimamente presen-
tate dal card. Pìronlo - possono torna-
re utili a chi Intende approfondire il sen-
so teologico di Maria aiuto dei cristia-
ni•, per dare maggior profondità e
spessore alla sua devo.zione mariana.
RAFFAELLO FARINA
Metodologia
Avviamento alla tecnica
del lavoro scientifico
Ed. LAS. Pag. 340, lire 6.000
Se un libro di questo genere giunge in
poco tempo alla terza edizione, deve
avere qualche segreto. Uno è senza
dubbio Il bisogno - che si avverte acu-
to oggi - di una maggior serietà e pre-
cisione nel lavoro scientifico. Ma un al-
tro e più consistente è nel libro stesso: è
chiaro, pratico, ben Informato e com-
pleto. Rispetto alle edizioni precedenti,
la nuova presenta Il testo interamente
riveduto e emendato, con aggiunte ri-
guardanti I gruppi di studio, l'analisi
strutturale, l'interpretazione delle fonti.
Inizialmente destinato agli studenti di
scienze religiose, in pratica Il libro è
stato non meno richiesto e utilizzato
dagli studenti delle varie discipline
umanistiche. E qualche consiglio utile
per tare meglio ve lo trovano anche i
veterani della ricerca.
21

3.2 Page 22

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«Caro BS...» - - - - - - - - - - - - - - - - -
PER CELEBRARE IL BATTESIMO
IN MODO PIU' CRISTIANO
L'avvocato Raffaele Gambuna pro-
curatore generale a Catania, con la
consorte signora Elia, In una lettera del
novembre scorso hanno raccontato co-
me in famiglia è stato festeggiato
quanto più cristianamente possibile• il
battesimo del loro ultimo nato, Alberto.
Non era una novità per loro, perché
avevano già fatto così col terzogenito
Alfredo, e conservavano ancora un vi-
vo ricordo dell'intima soddisfazione»
provata allora.
Che cos'è dunque avvenuto in casa
Gambuzza? Semplicemente questo:
mamma e papà hanno Invitato amici e
parenti a non fare doni al piccolo Alber-
to, ma a mettere insieme i soldi cosl ri-
sparmiati, per inviarli a una missione.
«Ovviamente - scrive al BS l'avvo-
cato Gambuzza - non è mancata qual-
che polemica che (confesso sincera-
mente) non solo non è stata da noi
sfuggita, ma addirittura alimentata,
perché ritenuta assai costruttiva, come
del resto ogni occasione per parlare
della nostra responsabilità di cristiani».
Di fatto però «la maggior parte dei pa-
renti, accogliendo con entusiasmo l'ini-
ziativa, ha accettato generosamente di
elargire le regalie in denaro. in cambio
dei tradizionali oggetti-ricordo•·
Cosl, In allegato alla lettera, è giunto
al BS un cospicuo assegno, che il Rettor
Maggiore destinerà a qualche missione
bisognosa di aiuto. L'avvocato e la si-
gnora Elia solo chiedono che in quella
missione, in occasione di un battesimo,
venga posto a un bambino lo stesso no-
me del loro ultimo nato, Alberto.
« Sappiamo di non essere i primi a
praticare quest'idea -conclude l'avvo-
cato-. ma restiamo sempre nella spe-
ranza che altri, venendone a conoscen-
za, perseguano la stessa via •· E perché
no? E un modo davvero cristiano di fe-
steggiare il battesimo di un figlio.
GRAZIE AL BOLLETTINO
SONO SALESIANO
Caro BS, voglio raccontarti la mia
esperienza e dirti grazie perché se sono
diventato salesiano lo devo a te. Dunque
è andata cosl.
La dura vita militare negll anni di
guerra 1940-45, con tutte le sue peripe-
zie, mi aveva fatto un regalo grande e
bello, il dono della vocazione. Tornato a
casa, mi Imbattei però in ostacoli a dir
poco imprevisti, e per niente facili da
superare. Feci varie richieste presso il
seminario diocesano e alcune congre-
gazioni che conoscevo (non quella di
Don Bosco, che mi era del tutto ignota),
ma con mia sorpresa ottenevo solo dei
rifiuti: ml consideravano troppo avanti
negll anni. A furia di bussare trovai alla
fine una congregazione che mi accetta-
va in prova. A Catania presi accordi con
il superiore del posto, e tornai al mio
rpea.eMseapne, raprMeonidoeArelcleanmtaierac(oMseE)e
parti-
mi at-
tendevi tu...
I miei compaesani conoscevano il mio
caso. e quanto mi stessi dando da fare
per realizzare la mia vocazione. Tutti,
anche la famiglia Currò che aveva tra i
suoi membri un exalllevo salesiano, e
che riceveva regolarmente il Bollettino.
Essi lessero in un fascicolo che I figli di
Don Bosco accettavano tra le loro fila
anche degli adulti, come laici consacra-
ti, e corsero a informarmi. Mi parve che i
salesiani facessero al caso mio. e fu co-
sa fatta.
Grazie a te, caro Bollettino, e all'at-
tenta lettura che ne facevano In quella
casa di exallievi, da 32 anni sono Sale-
siano Coadiutore, e sento che sto rea-
lizzando pienamente la mia personalità
e la mia vocazione religiosa nell'attività
apostolica.
Zafferana Etnea (CT) Nino Silvestro
OCCHIO ALL'INDIRIZZO
Caro BS, da quasi un anno non li ri-
cevo più! Che cosa è successo? Avete
sospeso /'invio al mio indirizzo? O il po-
stino sta facendo sabotaggio? O forse 11
mio indinzzo non era esatto? (Infatti
continuavo a riceverti al nome del mio
babbo deceduto due anni fa). O cos'al-
tro puo essere successo?
Insomma. ti scrivo perché vorrei nce-
verti ancora In casa mia. Ti leggevo con
molto In teresse e sento che ml manchi:
a me e anche al miei figli.
Lettera firmata, Bergamo
Nel 1881 il BS
era al suo quarto
anno appena di vi-
ta, ed ecco che
cosa già doveva
scrivere Don Bo-
sco (pag. 12 del
numero di dicem-
bre): Da varie
parti e assai spes-
so cl giungono la-
gni circa la spedi-
zione del Bolletti-
no. Chi lo riceve in
ritardo, chi a intervalli, e chi ne rimane
del tutto privo anche per vari mesi...
Nella massima parte gli inconvenienti
dipendono da taluni uffici postali, o
piuttosto da qualche distributore il quale
per non avere Il disturbo di recapitare il
BS ce lo rimanda scrivendo sopra re-
spinto o sconosciuto... .
Come vede la gentile lettrice berga-
masca, i disguidi postali ci sono sempre
stati. Ma da qualche tempo risultano in
aumento, e aumentano i «lagni• dei no-
stri lettori.
* Sono in aumento perché i postini.
con l'istituzione del Codice di Avvia-
mento Postale, esigono indiriz.zi più
precisi, e a volte respingono quelli in-
completi.
* Ci sono postini di tipo «familiare •,
che conoscono la loro zona di distribu-
zione come le loro tasche, e non si tro-
vano in difficoltà per un indirino in-
completo; ma a volte d'Improvviso essi
vengono sostituiti da nuovi postini che
non sanno •, e allora Il BS con indirino
incompleto non arriva più.
* Ci sono anche postini di buona vo-
lontà, che hanno letto il nostro invito a
« ridurre le copie di BS inutili•, e veden-
do destinatari defunti respingono la co-
pia. (E' capitato). Senza pensare che
quei BS giungeva graditissimo ai con-
giunti dello scomparso...
* Ci sono anche oggi postini sabo-
tatori »? Pare di sì, e qualche volta anche
il BS ne ha fatto le spese. Ma i più ci
servono bene, alcuni con vera simpatia.
C' è ora una novità riguardante la
spedizione del BS da Torino, e siamo
lieti di segnalarla ai nostri lettori: l'Intro-
duzione del sistema meccanografico,
che dovrebbe accelerare di molto le
spedizioni. In alcune regioni più lontane
d'Italia il BS giungeva con abituale no-
tevole ritardo, e sl spera cosl di entrare
al più presto In tempi .accettabili•.
Una conclusione per I nostri amici
lettori può essere questa: assicurarsi
l'arrivo del BS segnalando eventuali
inesattezze del proprio indirizzo. Scri-
vere ln tal caso a: « Bollettino Salesiano -
Ufficio Propaganda•, via Maria Ausilia-
trice 32, 10100 Torino.
HO LETTO LA SUA VITA
E HO DOVUTO PIANGERE...
Caro BS, ti ho sempre veduto in casa
mia, e ti ricevo tanto volentieri. Ti sono
molto affezionata, in primo luogo perché
a!flo Don Bosco santo, e lo prego ogni
giorno.
La prima volta che ho letto la sua vita,
ho dovuto piangere. Mi trovavo all'o-
spedale, in camera arrivò Il dottore e mi
disse: «Cosa c'è da piangere?» Gli ri-
sposi: « Piango per Don Bosco, per tutto
ciò che ha fatto, e per certi suol nemici
che gli volevano male... •·
Non posso staccare Il mio cuore da
questo caro santo, e ml sembra che sia
sempre con me. Se non fosse così lon-
tano, andrei sovente a Torino presso la
sua urna. Ma pazienza, sento che mi
aiuta ugualmente.
Grono (Svizzera)
Delfina B.L.
LA COLPA E' DELLE MUCCHE
(Da una lettera de/l'Assam). Le non
poche costruzioni che si stavano realiz-
zando nell'lspettoria di Gauhati si sono
quasi del tutto interrotte per scarsità di
cemento, che non si riesce più a trovare
da nessuna parte. A ogni modo non si
può incolpare la mancanza di cemento
se la chiesa che si stava costruendo a
Damra non va avanti: la colpa è delle
mucche, che si sono mangiati i piani. E
dire che erano costati mille rupie! Pec-
cato poi che per una giusta e ragione-
vole vendetta qui non sia possibile
mangiare le mucche...
LIBRI SUI NUOVI PAPI
E' vero che sono già stati pubblicati
libri sui nuovi Papi?•· domanda Luciana
C. da Verona. Due sono:
- Giovanni Paolo I, il Papa del sorri-
so (lire 2.500);
- Giovanni Paolo Il, albori luminosi
di un pontificato (lire 3.000).
Entrambi vanno richiesti alla« Libreria
Editrice Redenzione •• corso Umberto
70, 80034 Marigliano (Napoli).
22

3.3 Page 23

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STORIA SALESIANA
Il miracolo
dei piccoli muratori
Teresio Bosco ha scritto una nuova vita di Don Bosco, e quale miglior
presentazione del libro che pubblicarne In anteprima un capitolo? E'
il 21 °, parla degli inizi dell'Oratorio in Valdocco, e di un Don Bosco
giovane che non ha ancora acquistato Il senso del limite e si
prodiga fino a rovinarsi la salute. Ma i suol piccoli muratori...
I n cinque pagine delle sue Memorie,
don Bosco ricorda !'«orario tipo~
che si scgul dal 1846 e per anni nel-
l'Oratorio di Valdocco. Impegnato,
fin Lroppo diremmo. Credo che pochi,
oggi, oserebbero proporre ai ragazzi
dj un oratorio fesuvo un orario di quel
tipo.
« Di buon mattino si apriva la chle-
sa, e si cominciavano le confessioni.
che duravano f"ìno all'ora di messa.
Essa era f"ìssata alle otto, ma per ac•
contentare tulli quelli che desidera-
vano confessarsi, era sovente differita
alle nove». La messa, la comunione,
la spiegazione del Vangelo (che dopo
qualche domeruca fu sostituita dal
racconto a puntate della Storia Sa-
cra). «Alla predica teneva dietro la
scuola, che durarn fino a meuodi.
«All'una pomeridiana (Don Bosco
quindi si concedeva al massimo un'o-
retta per il pranzo e per tirare il fiato)
cominciava la ricrearione: bocce,
stampelle, tuelli e spade dì legno, at-
tre:ai di ginnastica. Alle due e mezzo
si iniziava il catechismo. «Seguiva iJ
rosario, finché i giovani non furono in
grado di cantare i vespri. Quindi bre-
ve predica, canto delle litanie e bene-
di:>Jone eucaristica. Usciu dalla chie-
sa, cominciava il tempo libero•.
Qualcuno continuava la scuola di ca-
techismo, frequentava canto o letlU·
ra. La maggior parte giocava, corren-
do e saltando fino a sera.
«Io mi servivo di quelle smodate
ricrcationi per avvicinare ogni ragaz-
zo. Con una parola all'orecchio, a uno
raccomandavo maggior obbedienta,
all'ahro maggior puntualità al cate-
chismo, a un terzo suggerivo dj \\'enir-
si a confcs1>arc, e così via,._
Faceva Uprete. Don Bosco giocava,
faceva anche il saltimbanco (lo dice
espres~amente), ma faceva special-
mente il prete. Sapeva essere gentil-
mente deciso, quando occorreva.
Racconta, per dimostTarlo, «uno dei
1anri falli"·
Un ragazzo, più volte da luì invitato
a fare Pasqua, prometteva ma non
mantcne\\'a mai. Un pomeriggio.
mentre giocava con grande foga, Don
Bosco lo lcrmò. pregandolo di ac•
compagnarlo in sacrestia per un alfa.
re. ~ Voleva venire com'era, in mani-
Una delle foto più antiche di san Giovanni Bo-
sco, ritratto In meuo at 1uol primi ragazzi.
che di camicia. "No - gli d issi -
metthj la giubbclta e vieni·•. Giunti in
sacrestia gli dissi: " lnginocchfati a
questo inginocchiatoio". "Che vuole
da me?" "Confel>Sarti". "},:on sono
preparato". "Lo so. Preparati e poi ti
confesserò". " Ha fatto bene a pren-
dermi cos1, altrimenti non mi sarei
mai deciso''. Mentre recitavo il bre-
viario, sì preparò un poco. Poi fece
bene la 1>ua confessione e il ringrazia-
mento. Da allora in poi fu costante nel
compiere i suoi doveri di religione•.
Addio al rondò. SuJ fare della noue,
ancora tutti in cappella per le pre-
ghiere della sera, cbe si chiudevano
con un canto. Poi, davanti alla teuoia,
la scena allegra e commovente della
partenza.
« Usciti di chiesa - scrive Don Bo-
sco -. ciascuno da, a mille volle la
buona sera, senza staccarsi dagli altri
compagni. Io avevo un bel dire: "An-
date a casa. che si fa notte e i parenti
vi attendono". Era inutile. Bisognava
che li lasciassi radunare, mentre sei
dei più robusu facevano con le loro
braccia una specie di sedia sopra cui,
come sopra un trono, era giocoforza
che io mi ponessi a sedere. Messisi
quindi in ordine di più file, portando
sopra quel palco di braccia Don Bo-
:.co, procedevano cantando, ridendo e
schiamazzando fino al rondò (l'incro-
cio di corso Regina, allora chiamato
San Massimo. con a/ire s1rade). Colà si
cantavano ancora alcune lodi. Fattosi
poi profondo silen,io, io potevo au-
gw·are a tutti buona sera e buona set-
Limana. Tutti con quanto avevano di
voce, rispondevano: buona sera! ln
quel momento io venivo deposto dal
mio trono. Ognuno andava in seno
alla propria famiglia, mentre alcuni
dei più grandkelli mi accompagna-
vano fino a casa, metzo morto di
stanchezza,._
Molu di quei ragazzi gli a,·evano
sussurrato: « Don Bosco. non mi lasci
solo durame la scuimana. Venga a
trovarmi». E dal lunedì, i muratori nei
cantieri ru Torino assistc\\'aao a uno
spettacolo strano: un prete si rim-
boccava la veste e saliva sui palchi, tra
secchie dj calce e pile di mattonj_
Compiuto iJ suo ministero all'Ospe•
dalctlo, nelle carceri, nelle scuole del-
la ciuà, Don Bosco saliva lassù a tro-
\\'are i suoi ragam.
Era una festa per loro. La "fami-
glia• dove tornavano alla sera, in tanti
casi non era quella di papà e mamma,
rimasti al paese, ma quella di uno zio.
di un parente o di un compaesano. A
volte era addirittura quella del pa-
drone, che li aveva avuti in «affida-
mento» dai genitori. C'era poco calore
per quei ragazzi. Era quindi una festa
incontrare un amico «vero•, che vo-
le\\'a loro bene e li aiutava.
Proprio perché voleva loro bene,
Don Bosco si ferma\\'a a fare quattro
chiacchiere con il padrone. Voleva
sapere qual era la loro paga. il tempo
di riposo, la possibilità di santificare
la festa. Sarà tra i primi a esigere re-
golari contralti per i suoi giovani ap-
prendisl1, e a vigilare perché i padroni
li osservmo.
Incontrava i suoi amici, e ne cerca-
,·a degli altri.• Vbita, a le fabbriche -
w.stimonierà don Rua - dove c'erano
numerosi apprendbti, e 1uui li invita-
va al suo Oratorio. Si rivolgeva spe-
cialmente ai giovani forestieri».
Don Bosco sputa sangue. Don Bo-
sco però era solo un uomo, e le forze
di un uomo hanno un limite. Dopo gli
stress della primavera. ai primi calori
la !tua salute cominciò a sbandare
paurosamente.
La marchesa di Barolo, che lo sti•
mava molto, afl'ini,io di maggio lo
chiamò. Era presente il teologo Bore!.
Gli mise davanti la somma enorme di
cinquemila lire (otto anni di stipen•
23

3.4 Page 24

▲back to top
dio), e gli disse imperiosamente: «Lei
adesso prende questi soldi e se ne va.
Dove vuole, in assoluto riposo». Don
Bosco rispose: « La ringrazio. Lei è
molto caritatevole. Io però non mi
sono fatto prete per curare la mia sa-
lute».
« Ma nemmeno per ammazzarsi -
replicò la marchesa-. Ho saputo che
lei sputa sangue. I suoi polmoni van-
no a pezzi. Quanto crede di poter an-
dare avanti così? La smetta di andare
nelle carceri, al Cottolengo. E soprat-
tutto lasci per un bel po' di tempo i
suoi ragazzi. li teologo Bore! ci pen-
serà lui». Don Bosco vide in questo
invito un ennesimo tentativo di allon-
tanarlo dai ragazzi. Reagì brusca-
mente: «Questo non lo accetterò
mai».
La marchesa perse la pazienza: «Se
non vuol cedere con le buone, dovrò
usare le cattive. Lei ha bisogno del
mio stipendio per tirare avanti. E al-
lora sa cosa le dico? O lei lascia il suo
oratorio e va a riposarsi, o io la licen-
zio». «Va bene. Lei può trovare molti
sacerdoti da metlere al mio posto. Ma
i miei ragazzi non hanno nessuno.
Non posso abbandonarli».
Don Bosco dice delle parole eroi-
che, ma ha torto. La marchesa sem-
bra torturarlo, e invece ha ragione. I
prossimi mesi lo dimostreranno. Don
Bosco è un sacerdote santo, ma gio-
vane (31 anni) e caparbio: non ha an-
cora acquistalo il senso del limite. La
marchesa, 61 anni, si dimostra più
saggia di lui. Ed è una santa donna, se
dopo questa sfuriata (la testimonian-
1.a è di don Giacomelli) «si mise in
ginocchio davanti a Don Bosco chie-
dendogli di essere benedetta».
In una lettera che subito dopo con-
segna a don Borel (con l'inLenzione
evidente di farla arrivare a Don Bo-
sco). la marchesa riassume così la sua
posizione: «Primo. Approvo e lodo
l'opera dell'istruzione ai raga1.zi (an-
che se non la vedo opportuna nelle
vicinanze delle mie opere per ragazze
pericolanti). Secondo. Siccome credo
in coscienza che il petto di Don Bosco
ha bisogno di un riposo assoluto, non
gli continuerò il piccolo stipendio se
non a condizione che si allontani da
Torino il tempo sufficiente per rimet-
tersi in salute. Questo mi preme molto
perché lo stimo molto».
Se Don Bosco rifiuta, fra tre mesi
gJj u·overà un sostituto come cappel-
lano dell'Ospedaletto. Intanto, per vie
tTaverse, fa arrivare a Don Bosco l'of-
ferta di 800 lire.
Don Bosco sputava sangue sul se-
rio, aveva con ogni probabilità un'in-
filtrazione tubercolare ai polmoni.
Eppure pensava soltanto all'avvenire
dei suoi ragazz.i. LI 5 giugno 1846 af-
fittò tre stanze al piano superiore del-
la casa Pinardi per· quindici lire com-
plessive al mese.
In questo tempo, anche il marchese
di Cavour si faceva sentire. Ogni do-
menica spedjva mezza dozzina di
guardie a sorvegliare Don Bosco. Nel
1877 Don Bosco dfrà a don Barbcds:
«Mi rincresce tanto non aver avuto
una macchina fotografica. Sarebbe
bello poter rivedere quelle centinaia
di giovani che pendevano dalle mie
labbra, e sei guardie civiche in divisa,
titte a due a due, impalate in tre di-
versi punti della chiesa, che con le
braccia conserte ascoltavano an-
ch'esse la predica. Mi servivano tanto
bene per assistere i giovani, anche se
erano per assistere mc! Qualcuno
col rovescio della mano si asciugava
furtivamente le lacrime. Sarebbe sta-
to bello fotografarle in ginocchio fra i
giovani, attorno al mio confessionale,
ad aspettare il loro turno. Perché le
prediche io le facevo più per loro che
per i giovani: parlavo del peccato,
della morte, del giudizio, dell'infer-
no... ».
"Signore non fatelo i:norire". Pri-
ma domenica di luglio 1846: dopo la
brattati dal lavoro, la faccia bianca di
calce. Non hanno cenato per correre a
Valdocco. Piangono, pregano: «Si-
gnore, non fatelo morire».
n medico ha proibito ogni visita, e
l'infermiere (messo subito accanto a
Don Bosco dalJa marchesa) impedi-
sce a tutti di entrare nella camera del
malato. J ragazzi si disperdano: " Me
lo lasci solo vedere». «Non lo farò
parlare». « lo ho solo da dirgli una
parola, una sola». «Se Don Bosco sa-
pesse che sono qui, mi farebbe entra-
re certamente».
Otto giorni Don Bosco rimase fra la
vita e la morte. Ci furono dei ragazzi
che in quegli otto giorni, al lavoro
sotto il sole rovente, non toccarono un
sorso d'acqua, per strappare al Cielo
la sua guarigione. Nel santuario della
Consolata, i piccoli muratori s.i diede-
ro il turno giorno e notte. C'era sem-
pre qualcuno in ginocchio davanti al-
la Madonna. A volte gli occhi si chiu-
devano per il gran sonno (venivano da
•Ricostruzione.della Caaa Plnardl del 1846: Don Boaco, I suol ragazzi, I loro giochi...
massacrante giornata passata all'O-
ratorio in un caldo torrido, mentre
torna alla sua stanza presso il Rifugio,
Don Bosco sviene. Lo portano al suo
letto di peso. «Tosse, in[iarnmazione
violenta, perdite continue di sangue».
Parole che con ogni probabilità equi-
valgono a «pleurite con febbre alta,
emollisi». Complesso di malattie gra-
vissime per quel tempo, e per quel
malato che già ha avuto sbocchi di
sangue.
id n pochi giorni fui giudicato <11l'c-
stremo della vita». Gli viene dato il
Viatico e l'Unzione degli infermi. Sui
palchi dei piccoli muratori, nelie offi-
cine dei giovani meccanici, la notizia
si diffonde in un baleno: «Don Bosco
muore».
In quelle sere, alla cameretta del
Rifugio dove Don Bosco agonizza,
arrivano gntppi di poveri ragazzi
spauriti. Hanno ancora gli abiti im-
dodici ore di lavoro), ma resistevano
perché Don Bosco non doveva morire.
AJcuni con la generosità incosciente
dei ragazzi, promisero alla Madonna
di recitare il rosario per tutta la vita,
altri di digiunare a pane e acqua per
un anno.
Sabato, Don Bosco ebbe la crisi più
grave. Non aveva più forze, e il mini-
mo sforLo gli provocava uno sbocco
di sangue. Nella notte, molti temette-
ro la fine. Ma non venne.
Venne invece !<1 ripresa, la« grazia»,
strappata alla Madonna da quei ra-
gazzi che non potevano rimanere
senza padre.
"La mia vita la devo a voi". Una
domenica verso la fine di luglio, nel
pomeriggio, appoggiandosi a un ba-
stone, Don Bosco s'incamminò verso
l'Oratorio. I ragazzi gli volarono in-
contro. I più grandi lo costrinsero a
sedersi sopra un seggiolone, lo alza-
24

3.5 Page 25

▲back to top
rono sulle loro spalle, e lo portarono
in trionfo fino al cortile. Cantavano e
piangevano, i piccoli amici cli Don
Bosco, e piangeva anche lui.
Entrarono nella cappellina, ringra-
ziarono i_nsieme il Signore. Nel silen-
zio che si fece teso, Don Bosco riuscì a
dire poche parole: «La mia vita la de-
vo a voi. Ma siatene certi: d'ora in-
nanzi la spenderò tulla per voi».
Per me sono le parole più grandi
che Don Bosco disse nella sua vita.
Sono il « voto solenne» con cui si
consacrò per sempre ai giovaiù e solo
a loro. Le altre parole grandissime
(vera continuazione di queste) le dirà
sul letto di morte: « Dite ai miei ra-
gazzi che li aspello tutti in paradiso».
Le pochissime for.te di cui poteva
disporre quel giorno, Don Bosco le
consacrò per parlare a uno a uno con i
ragazzi, «per cambiare in cose possi-
bili i voli e le promesse che non pochi
avevano fatto senza la dovuta rifles-
sione quando io ero in pericolo di vi-
ta». Un gesto delicatissimo.
I medici prescrissero una lunga
convalescenza di assoluto riposo, e
Don Bosco sall ai Becchi, nella casa di
suo fratello e di sua madre. Ma pro-
mise ai ragazzi: «Al cadere delle foglie
sarò di nuovo qui, in mezzo a voi».
l nipotini. Compl il viaggio caval-
cando un asino; fece tappa a Castel-
nuovo perché « ben crollato dal so-
marello», e arrivò ai Becchi verso se-
ra.
Sull'aia. a dargli il « bentornato»,
c'era la gioia rumorosa dei nipotini. I
figli di Antonio, che s'era costruito
U11a piccola casa cli Cronte a quella che
abitavano da ragazzi, erano cinque:
Francesco 15 anni, Margherita 12, Te-
resa 9, Giovanni 6, e Francesca, una
bimbetta vivace di appena 3 anni.
Anche Giuseppe, di fronte alla casa
paterna, aveva costruito una sua casa.
e vi abitava con mamma Margherita e
con quattro figli: Filomena che aveva
ormai ll anni, Rosa Domenica 8,
Francesco 5, e Luigi che vagiva anco-
ra in culla.
Don Bosco è ospitalo da Giuseppe.
L'aria delle sue colline, l'affetto silen-
zioso della mamma, le passeggiate
sempre più lunghe che fa verso sera
tra i filari dove l'uva comincia a tin-
gersi di rosso, gli ridanno vita e forle.
Ogni tanto scrive a don Bore] per
avere notizie dei suoi ragazzi. Ringra-
zia «don Pacchiotti, don Bosio, il teo-
logo Vola, don Trivero», che vanno a
dare una mano.
Nel mese di agosto, in una passeg-
giata, arriva fino a Capriglio. Sta tor-
nando attraverso un boschelto,
quando una voce dura gli intima: «O
la borsa o la vita!»
Don Bosco è spaventato. Risponde:
«Sono Don Bosco, denari non ne ho».
Guarda quell'uomo che è sbucato tra
le piante brandendo un falcello, e con
voce diversa continua: «Contese, sei
tu che vuoi togliermi la vita?» Ha
scoperto in quel volto coperto dalla
barba un giovanotto che gli era di-
ventato amico nelle tristi prigioni di
Torino.
Anche il giovanotto lo riconosce, e
vorrebbe sprofondare. «Don Bosco.
perdonatemi. Sono un disgraziato».
Gli racconta a pezzi e bocconi una
storia amara e solita. Dimesso dalla
prigione, a casa sua non l'hanno più
voluto.
P rima di arrivare ai Becchi, Don
Bosco l'ha confessato, e gli ha detto:
«adesso vieni con me». Lo presenta ai
suoi familiari: « Ho trovato questo
bravo amico. Stasera cenerà con noi».
Alla mattina, dopo la messa, gli dà
una lettera che lo raccomanda a un
parroco e ad alcuni bravi padroni di
Torino, lo abbraccia.
"Mamma, venite con me?" Otto-
bre, nelle lunghe camnùnate solitarie
Don Bosco ha costruito lentamente il
suo progetto per il futuro immediato.
Tornando a Torino. andrà ad abitare
Mamma Margherita arrivò a Valdocco con una
grossa ceata sotto Il braccio (dipinto nella sa-
crestia della Baslllca di Maria Ausllletrlce).
nelle stanze affittate da Pinardi. Là,
poco per volta, darà ospitalità ai ra-
gazzi che non hanno famiglia.
Quel luogo, però, non è adatto per
un prete solo. Poco lontano c'è la
«casa equivoca», cioè la casa Bellez-
za, con l'osteria «Giardiniera» dove
gli ubriachi cantano fino a notte alta.
Dovrebbe abitare insieme a una per-
sona che lo garantisca dai sospelli e
dalle malignità, che a girare fanno
presto. Ha pensato a sua madre.
Ma come fare a dirglielo? Marghe-
rita ha 58 anni, e ai Becchi è una regi-
na. Come sradicarla dalla sua casa,
dai s uoi nipotini, dalle abitudini sere-
ne di ogni giorno? Forse Don Bosco si
sente incoraggiato dalla triste stagio-
ne che si sta profilando per le campa-
gne. I raccolti del J846 sono stati cat-
tivi, e per il 1847 si prevedono più
cattivi ancora.
«Mamma - le dice una sera pren-
dendo il coraggio a due mani ,
perché non venite a passare qualche
tempo con me? Ho affillato tre stanze
a Valdocco, e presto ospiterò dai ra-
gazzi abbandonati. Un giorno mi ave-
le detto che se diventavo ricco non
sareste mai venula a casa mia. Ora
invece sono povero e carico di debiti,e
abitare da solo in quel quaniere è ri-
schioso per un prete».
Quella donna anziana rimane pen-
sosa. E' una proposta che non si
aspettava. Don Bosco insiste con dol-
cezza: «Non verreste a fare da mam-
ma ai miei ragazzi?» «Se credi che
questa sia la volontà del Signore -
mormora-, vengo».
Forestieri senza niente. Tre no-
vembre, martecll: le foglie cadevano
al vento d'autunno, e Don Bosco ri-
partì per Torino. Portava sotto il
braccio un messale e il breviario. Ac-
canto a lui camminava mamma Mar-
gherita. Al braccio aveva un canestro
con un po' di biancheria e di cibo.
I due pellegrini Fecero la lunga
strada a piedi. Quando giunsero al
rondò, un sacerdote amico di Don
Bosco li dconobbe e venne a salutarli.
Li vide impolverati e stanchi. « Ben-
tornato, caro Don Bosco. Come va la
salute?» «Sono guarito, grazie. Ho
portato con me mia madre».
« Ma perché siete venuti a piedi?»
« Perché manchiamo di questi», e
sorridendo fece scorrere il pollice
sull'indice.
«E dove andate ad abitare?» «Qui,
in casa Pinardi».
« Ma come farete a vivere senza ri-
sorse?» « Non lo so, ma la Provviden-
za ci penserà».
« Sei sempre il solito», mormorò il
bravo prete scuotendo il capo. Tirò
fumi di tasca l'orologio (allora era un
oggetto prezioso e raro) e glielo porse:
« Vorrei essere ricco per aiutarti. Fac-
cio solo quellQ che posso».
Margherita entrò per prima nella
sua nuova casa: tre stanzette nude e
squallide, con due !erti, due sedie e
qualche casseruola. Sorrise, e disse al
figlio: «Ai Becchi, ogni giorno dovevo
darmi da fare per mettere in ordine,
pulire i mobili, l~vare le pentole. Qui
potrò stare molto più tranquilla».
Ripresero fiato, poi si misero tran-
quilli a lavorare. Mentre Margherita
preparava un po' di cena, Don Bosco
appese alla parete un crocifisso e un
quadretto della Madonna, poi p re-
parò i letti per la notte. E insieme.
madre e figlio, si misero a cantare. La
canzone diceva:
Guai al mondo se ci sente
forestieri senza niente...
Un ragazzo, Stefano Castagno, li
sentì, e la notizia corse di bocca in
bocca tra i giovani di Valdocco: « Don
Bosco è tornato!».
TERESIO Bosco
(Dal volume «Don Bosco», editrice
LDC, in libreria nel mese di gennaio).
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3.6 Page 26

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STORIA SALESIANA
zare le opere aperte in Argentina e
C o r r e v a l ' a n n o 1879 Uruguay, le FMA vanno ad aprire la
prima casa in Argentina. Don Bosco
accompagna tutti a Genova, ma quel
primo gennaio non si sente di scortare
i partenti fin sulla nave. Soprattutto
Nell'anno in cui nasceva In Germania Il tram elettrico, e in Irlanda gl.i fanno tenerezza le dieci giovani
veniva coniato Il termine boicottaggio, che ne era di Don Bosco e suore, e «lo sforLO che dovette fare
della Famiglia Salesiana? Ecco una rapida panoramica sul principali per contenere le lacrime, gli fece poi
avvenimenti di quel favoloso 1879
dire che per lo innanzi avrebbe dato la
benedizione ai partenti 15 giorni pri-
e orrcva l'anno di grazia l879... I
grandi stati europei si rafforza-
ma, per non averne più tanto a soffri-
di Salvia» (suo paese natale), « lo re».
sguattero infame», viene condannato Da Genova Don Bosco si reca in
vano potenziando i sistemi industriali a morte. il re commuta la pena in er- Francia a visitare le case che da poco
ed espandendosi nelle colonie d'Asia gastolo a vita (e sarà peggio: il mal- ha aperto in quel paese. A Marsiglia la
e Africa, e cercando nuove alleanze capitato morirà in manicomio).
benedizione impartita a un ragazzo
pacifiche in vista di nuove gue1Te
guerreggiate. Bismarck, cancelliere di
ferro, stipula quell'anno tra Germania
Quell'anno rilancia anche san
Tommaso d'Aquino: Papa Leone XIII
con l'enciclica «Aetemi Patris» assu-
storpio, e subilo gua1ito, gli attira le
simpatie generali. Intanto il direttore
del BS don Bonetti comincia a rac-
e Austria la duplice alleanza, che tre me il suo pensiero a filosofia quasi contare a puntate sul suo giornale la
anni più tardi diventerà triplice con ufficiale della Chiesa. Quanto a Don «Storia dell'Oratorio», che farà cono-
l'aggiunta dell'Italia.
Nell'America Latina scoppia la
«guerra del salnitro» fra Perù e Boli-
Bosco...
Devono crescere. Don Bosco sta vi-
vendo gli anni magici dell'espansione.
scere sempre più Don Bosco nel
mondo.
11 3 febbraio Don Bosco, prima
via da una parte, e Cile dall'alLra: vin-
cerà quest'ultimo, impossessandosi
dei ricchi giacimenti minerari, e la-
Le sue congregazioni sono approvale,
si stanno consolidando, e le sue mis-
sioni stanno per realizzarsi nella Pa-
di lasciare la Francia, guarisce a Nizza
la viscontessa Villeneuve « perché
educhi cristianamente i suoi figli». Il
sciando la Bolivia priva di uno sbocco
al mare. Per queste faccende i tre stati
litigano ancora oggi.
In Africa gli egiziani che hanno in-
tagonia lontana e ancora misteriosa;
giovani generosi corrono ad arruolar-
si nelle sue file; tanti simpatiaanti
vanno a gara nell'aiutarlo. Ha ai suoi
medico personale visita la viscontes-
sa, e rilascia un certificato in cui, dopo
l'elenco dei suoi mali «da cui non ero
mai riuscito a guarirla», conclude che
vaso l'Etiopia vengono definitiva-
mente respinli, e sir Cecil Rhodes a
capo delle truppe inglesi muove nel
Sudan w1a guerra vittoriosa contro gli
Zulù, espandendo ancor più il già va-
ordini 347 salesiani in 23 case (Italia,
Francia, Argentina, Uruguay); e 145
Figlie di Maria Ausiliatrice in 18 case
(llalia, Francia. Uruguay); ma ha an-
che 147 novizi e 49 novizie, che assi-
l'ha trovata completamente risanata.
E non contento di aver scritto il certi-
ficato medico, quel certo dottor D'E-
spinay due anni dopo scriverà anche
una felice vita di Don Bosco, che ri-
sto impero inglese. In Irlanda si for- curano un incremento confortante. A stampata molle volte e tradotta in
ma la « Land Leaguc» che pratica la vescovi e sindaci che gli chiedono l'a- varie lingue anche in America farà
resistenza passiva contTo un certo pertura di nuove opere spesso ri- conoscere ancor più il santo dei ra-
Boycoll, oppressore dei contadini: da sponde che abbiano pazienza, perché gazzi.
qui il termine non ancora invecchiato
di boicottaggio. Sta maturando a po-
co a poco la divisione del mondo in
i suoi figli sono troppo giovani e pri-
ma*deLv'aonnnoocrseiscaeprree. per Don Bosco
Dalla Nizza francese a Nizza Mon-
ferrato: il 4 febbraio le FMA vi trasfe-
riscono la loro Casa Generalizia, ri-
paesi sviluppati e sottosviluppati.
con una nuova spedizione missiona- masta fino allora a Mornese (culla
O tram elel1rico. Sempre nel ravo- ria: quarta per i salesiani (partiranno della Congregazione). Mornese era un
loso 1879' nascono due personaggi che in 5) e seconda per le FMA (partiran- paesino fuori mano, ma nel lasciarla
riempiranno il mondo di sè: il rivolu- no in LO). [ Salesiani vanno a raffor- madre Mazzarello non può tTattencre
zionario russo Lev Tro tzkji, e il genio
Albert Einstein scopritore della rela-
tività. Ma un altro uomo geniale,
Werner von Siemens, regala quell'an-
no al mondo un'invenzione davvero
utile: il tram a trazione elettrica. Gli
riesce di mettere a punto un piccolo
locomotore eletlrico di 3 cavalli, che
rimorchia u·e vagoncini alla vertigi-
nosa velocità d.i 12 km orari.
E in Italia? Regnava sul paese Re
Umberto l, freddo e auLoritario. Al
governo si succederanno Cairoti e il
famoso Ocpretis, inventore del «tra-
sformismo parlamentare». La crona-
ca è dominata da un processo per un
attentato subito l'anno precedente dal
re .(«un incerto del mestiere», Um-
berto 1 aveva definito l'attentato). A
Napoli il 17.1 !.'78 era stato quasi ac-
coltellato da un ce1-to G. Passanante,
in fama di anarchico e sovversivo. In
realtà la coltellata era finita sulla co-
scia del primo ministro Cairoli. Lnùi- Nel 1879 le FMA compiono la loro seconda spedizione missionaria: le dieci suore partenti posano
gnazione generale, e «l'orribile cuoco con santa Mauarello (al centro della prima fifa ) per la loto ricordo.
26

3.7 Page 27

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le lacrime. Poi la Casa generalizia tra-
sm*igrAeprialeTvoeridneo,lae
infine a
nascila
Roma.
di un se-
condo Bollettino Salesiano accanto a
quello in lingua italiana: il francese.
Aprile vede anche i missionari in
Argentina prendere finalmente con-
tatto con gli indios della Patagonia.
L'esercito argentino agli ordini del
generale Julio Roca ha deciso una
spedizione militare, avente «perisco-
po di abbauere una buona volta il
dominio selvaggio» degli indios. Don
Costamagna e il chierico Botta, insie-
me a un sacerdote della diocesi, si
uniscono ai soldati in qualità di cap-
pellani militari. Ricevono un cavallo
ciascuno, e un grosso carro per l'alta-
re da campo e per trascorrervi le notti
al riparo. Partenza il 16 del mese, e in
8 giorni arrivo a Carhué, luogo di ap-
puntamento di tutte le truppe. I mis-
sionai·i trovano gruppi di indios paci-
fici dispersi nei dintorni, e comincia-
no la predicazione del Vangelo.
* Maggio: nel giorno della festa di
Maria Ausiliatrice don Costamagna
celebra la prima messa sulla riva del
Rio Negro: al di è la Patagonia dei
sog*nilmi pisrsimioonagriiudginDooinsBolodsactoi .del ge-
nerale Roca ascoltano la messa, poi
prendono simbolicamente possesso
delle nuove t.e1Te, e cantano i1 «Te
Deum ». I missionari sono bene ac-
colti dagli indios della zona: essi sono
semiciviHzzati, capaci di intendere il
castigliano, e desiderosi di istruirsi
nella fede. Numerosi battesimi. Il 21 i
missionari giungono in località Pata-
gones, sul Rio Negro all'imbocco del-
l'Atlantico, che presto diventerà la
capitale delle missioni salesiane.
Altrnatti in giugno: il IO le FMA
prendono possesso della casa di
Saint-Cyr presso Tolone; il 25 Don
Bosco vince un premio di lire 1.000 a
un concorso per il miglior libro popo•
lare su «san Pietro Apostolo».
U 5 luglio i salesiani entrano in
San Benigno Canavese presso Torino
(vi apriranno scuole, laboratori, l'ora-
torio, e vi colJocheranno il primo no-
viziato quasi regolare della giovane
congregazione).
Sul finire del mese termina la spe-
dizione dei missionari salesiani. r sol-
dati continueranno le loro scorriban-
de, sconfiggendo e decimando le tribù
che osassero resistere. I missionad si
preparano per piantare stabilmente le
tende a Patagones, e mettersi dalla
parte degli indios.
Il 16 agosto (Don Bosco compie
64 anni) si svolge a Roma una funzio-
ne di cui egli è del tutto ali'oscuro: La
posa della prima pietra di un erigendo
tempio in onore del Sacro Cuore. li
comitato organizzatore è quanto mai
blasonato, gli entusiasmi iniziali arri-
vano alle stelle, ma presto sopravver-
ranno le difficoltà e Don Bosco sarà
incaricato di costnùre la chiesa.
Intanto a Nizza Monfen-ato le FMA
Il proceHo dell'anno: alla sbarra è« lo sguattero Infame•, Giovanni Pa11anante, che osb attentare
alla vita del sovrano. Pagherà con l'ergastolo, la demenza, la morte In ma nicomio.
organizzano il primo corso di esercizi
spirituali per le Cooperatrici salesia-
ne; queste arrivano nella povera casa
fin troppo numerose, e bisogna divi-
dersi fratemamente posate, piatti,
letti. Una lotteria organizzata da Don
Bosco, realizzata dai Cooperatori e
sorteggiata a fine mese, fornisce un
buon contributo economico per la
prossima spedizione missionaria.
n 4 settembre alle FMA vengono
consegnale le Costituzioni del loro
Istituto, e sono stampate (prima era-
no solo manoscritte, ce n'era una co-
pia per casa, gelosamente custodita
dalle direttrici). I salesiani il 25 apro-
no una casa a Cremona, ma l'opposi-
zione degli anticlericali li costringerà
a ritirarsi dopo tre anni.
Il 21 ottobre il Papa Leone XIII,
accogliendo l'invito di Don Bosco dif-
fuso ai quattro venti perché si aiuti le
sue missioni, gli invia in dono lire
1.000.
li 24 i salesiani enlrano a Randazzo
(Catania), prima delle loro opere in
Sicilia (oggi esse sono 33). Randazzo
risulta «un grosso borgo fabbricato
sulla lava dell'Etna, che riposa quasi
sulle ginocchia del gigante». In quei
tempi di squisito anticlericalismo ci
voleva del coraggio a chiamarvi dei
religiosi, e quando là sulle ginocchia
dell'Etna vedono an-ivare i primi sa-
lesiani, cioè "un manipolo di giova-
nissimi chierici sollo la scorta di un
sacerdote dall'aspetto piuttosto sof-
ferente», qualcuno si stupisce e scuo-
te iJ capo. Invece lutto fiJà a gonfie
vele: all'internato si aggiunge subito
l'oratorio, e i raga7.zi interni del gin-
nasio fanno da interpreti tra il dialetto
degli scugnizzi e l'italiano degli edu-
catori calati daJ nord.
,. Due sfortunate opere aperte in
novembre. TI giorno 8 i salesiani sono
a Brindisi, che Don Bosco definisce
,,penultima città dell'Italia Meridio-
nale»; ma vi rimangono un anno ap-
pena (torneranno nel 1934, e ci sono
ancora oggi). Un anno solo i salesiani
rimangono anche a Challonges nella
diocesi di Annecy (Francia). Era la
terra di san Francesco di Sales, il pa-
trono dunque dei salesiani, e Don Bo-
sco ci teneva a essere presente. Perciò
il I.O novembre vi manda i suoi figli;
ma in quegli anni in Francia l'astio
contro le Congregazioni era maggiore
- se possibile - che in Italia, e Don
Bosco nell'autunno dell'anno seguen-
te non manderà più i suoi salesiani.
* In dicembre anche le FMA en-
trano in Sicilia, aprendo un orfano-
trofio a Catania (oggi hanno nella sola
città 7 opere). L'avvenimento chiave
del mese è la partenza da Buenos Ai-
res, il 15, dei missionari destinati ad
aprire le prime due residenze missio-
narie fra gli indios. Vanno a Patago-
nes e Viedma, piccole località che si
fronteggiano sulle rive opposte del
Rio Negro, all'imbocco dell'Oceano.
Arriveranno a destinazione il 2 gen-
naio 1880.
Una culla a Faenza. Intanto anche
in America le case si sono moltiplica-
le. In Uruguay i Salesiani hanno
aperto a Montevideo un collegio per
300 ragazzi, di cui u parecchi prove-
nienti d'Italia»; a Las Piedras il colle-
gio l'hanno aperto le FMA, mentre i
salesiani hanno r-ilevato la parrocchia.
Anche in Argentina si è aperta
un'opera a Rojas, ma gli sforzi sono
tutti concentrati sulla futura missione
patagonica. « Pare che sia giunto il
tempo di misericordia per quei sel-
vaggi» scrive Don Bosco ai Coopera-
tori sul BS del gennaio 1880. E accen-
nando con gratitudine ai tanti aiuti
ricevuti: «Queste varie opere costa-
rono grandi fatiche e angustie non
poche, ma i frutti ricavati e le conso-
lazioni provate fanno dimenticare i
sacrifici affrontati».
E mentre Don Bosco inizia così
l'ultimo decennio della sua densissi-
ma esistenza, in una cul1a di Faenza
ftignisce un piccolino cbe un giorno
sarebbe staio chiamato il Don Bosco
del Giappone: il futuro mons. Vin-
cenzo Cirnatti. Nato il 15 luglio, oggi è
servo di Dio.
Così correva l'anno di grazia 1879,
pieno di avvenimenti lieti e tristi, ma
molto positivo per la Famiglia Sale-
siana che si rafforzava ed espandeva
in due continenti.
* 27

3.8 Page 28

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Brevi da tutto il inondo
* MISSIONI 44 I PARTENTI
DELLA 1oa· SPEDIZIONE
A Torino Valdocco il primo ottobre
scorso si è svolta la « consegna dei Cro-
cifissi ai missionari partenti per la 108'
spedizione salesiana. La Basilica di Maria
Ausiliatrice, che in simili occasioni si
riempie, questa volta era più colma del
solito, perché In buon numero si erano
aggiunti i pellegrini presenti a Torino per
l'ostensione della Sindone. Il rito è stato
presieduto da don Bernardo Tohill, Con-
sigliere per le missioni salesiane. I
neo-missionari si erano preparati attra-
verso un apposito corso, durato un mese,
a Roma presso la Casa Generalizia.
I Salesiani della 108' spedizione risulta-
no in numero di 44, ma alla consegna dei
crocifissi erano molto meno numerosi, e
per vari motivi. Anzitutto perché alcuni
erano già partiti per Il Paese di loro desti-
nazione, e poi perché ormai da diversi
anni le partenze non avvengono più sol-
tanto da Torino, e neppure dall'Europa. SI
parte dalla Spagna, dalla Polonia. dell'Ir-
landa. Ma si parte anche da Paesi
extra-europei ricchi di vocazioni, per altri
paesi in necessità.
A 103 anni di distanza dalla prima spe-
dizione organizzata da Don Bosco tante
cose sono cambiate: rimane però intatto il
desiderio del dono al Signore, realizzato
nella persona dei fratelli poveri, lontani e
dimenticati.
* ROMA IN CONCLAVE
UNA STUFA SALESIANA?
Dicono che Il cardinale salesiano Silva
Henriquez. dopo il conclave che portò al-
l'elezione di Papa Wojtyla, avrebbe rac-
contato il seguente particolare inedito.
Al momento della fumata bianca. la
stufa che doveva annunciare al mondo
l'avvenuta ele:i:ione di Papa Giovanni
Paolo 11, ancora una volta fece i capricci, e
invece di mandare fuori Il fumo attraverso
Il fumaiolo, lo riversava tutto all'interno,
dove I cardlnalì cominciavano a tossire e a
lamentarsi. Allora uno di essi si sarebbe
avvicinato al card. Sllva e gli avrebbe fatto
notare che si trattava di una stufa salesia-
na. • Salesiana? E perché?» • Perché non
fuma», avrebbe risposto il suo collega di-
vertito.
* EXALLIEVI A PANAMA'
5° CONGRESSO LATINO-AMERICANO
Dal 27 gennaio al 2 febbraio 1979 avrà
luogo a Panamà Il «5° Congresso Lati-
no-Americano degli Exallievi di Don Bo-
sco •: vi prenderanno parte rappresen-
tanie di 22 naiioni di lingua spagnola e
portoghese, e osservatori europei e dal-
l'Asia.
Al tema del Congresso, • La formazione
dell'Exallievo come lo voleva Don Bo-
28
sco», è già venuta una prima risposta
nella lunga e complessa fase di prepara-
zione. L'exallievo - si è convenuto -
deve risultare cristianamente e social-
mente autentico, disposto a pagare di
persona per l'affermazione degli ideali
evangelici di giustizia e di pace, testimone
nella vita pratica della validità dell'educa-
zione salesiana, esemplare padre di fami-
glia, professionista onesto e capace, cit-
tadino impegnato e cristiano cosciente
del posto che occupa nella Chiesa e nella
società.
Il congresso offre agli exallievi del nuo-
vo continente anzitutto l'occasione di In-
contrarsi e creare vere amicizie, al di so-
pra dei confini; offre poi l'occasione di
studiare insieme i comuni problemi sociali
ed ecclesiali, per cercare di risolverli nello
spirito di Don Bosco.
Questo congresso, quinto della serie,
ha luogo dopo i congressi del 1956, 1961?
1968 e 1973, svoltisi rispettivamente a
Buenos Aires, Sào Paulo, Bogotà e Città
del Messico. Da anni gli exallievi di Pa-
namà lavorano per la sua piena riuscita.
La scelta della città e del periodo risulta
quanto mai Indovinata: Don Bosco è infatti
il patrono della repubblica di Panama, e il
31 gennaio, giorno della sua festa, è an-
che festa nazionale.
FIGLIE DEI SACRI CUORI *
UN NUOVO ISTITUTO SECOLARE
Sul ceppo salesiano è spuntato un
nuovo germoglio: un istituto secolare. Es-
so cresce a fianco di quella singolare
congregazione femminile aperta alle gio-
vani colpite dalla lebbra, che il Servo di
Dio don Luigi Variara, salesiano, fondò In
Colombia nel laizaretto di Agua de Dlos:
le Figlie del Sacri Cuori•. L'Istituto se-
colare risu lta misto, accogliendo sia uo-
mini che donne, e aperto anch'esso alle
persone mal11te.
La nuova fondazione è stata decisa dal
Capitolo Generale che le Figlie dei Sacri
Cuori hanno tenuto nel 1975. Essa appa-
riva conforme allo spirito del loro fonda-
tore, che non volle considerare il « cari-
sma vittimale• come un'esclusività delle
sue religiose, ma pensò che andasse ri-
conosciuto e coltivato anche nei laici,
specialmente malati. Il Capitolo Generale
del 1975, basandosi su queste premesse,
aveva perciò stabilito di promuovere un
movimento laicale misto, di persone in-
ferme e sane, che pur restando fuori della
Congregazione volessero partecipare del
suo carisma vlttimale».
* MESSICO BASILICA DI UN METRO
PER UN'AUSILIATRICE DI 7 CM
Se qualcuno ha occasione di passare
per Durango nel c uore del Messico,
faccia una capatina in Calle de Mina
numero 336, dove risiede l'Exallievo
Carlos Morìll6n Piedra: oltre a essere
accolto con cordialità, potrà visitare la
più curiosa basilica di Maria Ausiliatrlce
che esista al mondo. E' un po' piccola se
si vuole, ma non manca di nulla. E l'ha
costruita tutta quell'exallievo da solo, in
13 anni, dedicandole il tempo libero.
L'edificio misura cm 100x75, e ricopre
un'area di 250.000 mmq. I materiali da
costruzione impiegati sono marmo, ce-
mento, gesso, cartone, legno e plastlll-
na. La chiesa è completamente arreda-
ta, con banchi, altari, candelieri, fiori, e i
paramenti in sacrestia. Sull'altare mag-
giore c'è una statua di Maria Ausiliatrice
alta 7 cm, con un Bambino Gesù di 3 cm.
La costruzione era cominciata nel
1964, e 3 anni dopo, terminato Il grosso
dei lavori, padre Carlos Chavez l'aveva
benedetta ed elevata al rango di... basi-
lica. Nel '74 l'edificio è dotato di un mo-
derno impianto di illuminazione all'in-
terno e all'esterno. con 20 interruttori.
L'anno seguente padre Salvador Romo cola corona, di 5 mm di diametro.
ha incoronato solennemente la statua La basilica merita di essere visitata,
dell'Ausiliatrice con una corona d'oro (7 anche perché segue una linea architet-
mm di diametro) finemente cesellata: tonica originale, che nessun artista
anche il Bambino Gesù ebbe la sua pie- aveva finora Immaginato.
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3.9 Page 29

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Il nuovo Istituto secolare unisce in fra-
ternità di preghiere e apostolato persone
che, inferme o sane, trovano nella sua ti-
pica spiritualità il modo di realizzare con
pienezza il loro impegno battesimale,
partecipando così alla missione della
Chiesa nell'ambiente e nella condizione in
cui si trovano.
Nel dicembre 1976 si è avuto a Quito il
primo consacrato dell'Istituto, nella per-
sona del sacerdote secolare Augusto Na-
ranjo Carrera, ecuatoriano. Intanto un
gruppo di 18 malati di Agua de Dios (6
uomini e 12 donne) hanno fatto richiesta
di essere accettati. si sono preparati du-
rante un intero anno, e nel maggio 1978
sono stati ammessi come membri dell' I-
stituto secolare; fra tre anni, al termine di
un intenso programma di lavoro spirituale,
se idonei compiranno li loro o atto di con-
sacrazione vittimale». Un altro gruppo di
22 Infermi sempre ad Agua de Dios ha
cominciato la preparazione, finora con
ottimi risultati. Ma in altre otto città della
Colombia e dell'Ecuador ci sono persone
che hanno Iniziato la loro preparazione
per essere ammesse.
Il nascente Istituto secolare trova pieno
appoggio nelle Figlie del Sacri Cuori, che
oggi sono 327 (più 6 novizie), e hanno 47
case in 5 paesi: Colombia, Venezuela,
Ecuador, Bolivia e Repubblica Dominica-
na E' un sostegno, il loro, all'apparenza
assai fragile, perché le loro opere sono
estremamente povere, impegnate in laz-
zaretti e ospedali, e per la gioventù ab-
bandonata, prive cioè di «sicurezze ter-
rene•. Anzi la Casa Generalizia ad Agua
de Dios è ormai cosl malandata che sta
per crollare e bisogna buttarla giù; presto
le suore lo faranno, anche se non sanno
ancora dove prendere i soldi per rico-
struire, ma fiduciose nell'aiuto della Prov-
videnza.
E così tutti insieme, sani e malati, col
coraggio che nasce dalla fede, questi figli
spirituali di don Luigi Varlara si danno da
fare, preoccupandosi più dei d isagi altrui
che dei propri, più di aiutare chi attorno a
loro ha bisogno, che di affannarsi per le
proprie necessità.
* VESCOVI UN SALESIANO,
UN EXALLIEVO, E ALTRE NOVITA'
* TORINO E DOPO LA SINDONE
INVADEVANO VALDOCCO
Centinaia di ragazzi, seduti in cerchiò
a terra, consumano il pranzo al sacco,
pizzicano le chitarre e cantano, ridono e
schiamazzano; arrivano dagli oratori e
dalle parrocchie d'ogni parte d'Italia,
quando non scendono da oltralpe. E poi
gente dei popolo, chiassosa o riservata,
comunque serena e familiare, che a
Valdocco si sente come In casa sua.
Cinquanta, 60.000 e anche più ogni
giorno. Questa è la Valdocco dell'esta-
te-autunno 1978, nei giorni intensi del-
l'ostensione della Sindone.
I pellegrini si sono riversati nella capi-
tale piemontese oltre ogni previsione
per dire la loro fede, per riflettere sul-
l'immagine dell'uomo dei dolori espres-
so nel sudarlo. E Torino si è dovuta fare
in quattro per accogliere tutti. Un tempo
i «romei. erano ospiti del monasteri e
degli ostelli cristiani; giustamente Val-
docco si è messo a totale disposizione.
La Casa Madre è diventata polo di ospi-
talità. I suoi larghi spazi sono stati invasi
dal pullman (un giorno se ne sono con-
tali 146, ammassati nei cortili e nelle vie
adiacenti).
E le visite illustri. Il registro delle mes-
se in Basilica si è arricchito, in una sola
mezza pagina, del nome di otto cardi-
nali, compreso Woìtyla (che il set-
tembre si è fermato anche per recitare il
rosario e fare la via crucis). Un giorno
arriva anche il Patriarca di Mosca Niko-
dim, e sosta a lungo presso l'urna di Don
Bosco. Poco dopo, proseguendo il
viaggio egli scendeva a Roma, era rice-
vuto in udienza da Papa Giovanni Paolo
I, e (come si sa) veniva colto da malore e
spirava tra le braccia del Papa.
Nella Basilica per tutti quei giorni tu
un continuo susseguirsi di celebrazioni,
un assiduo far coda ai confessionali.
Accogliere tutti e venire incontro a tante
necessità d'ogni genere, è stato per i
salesiani un impegno massacrante, ma
affrontato con gioia e in spirito di servi-
zio. Soprattutto Il ha rallegrati Il vedere
che il luogo santificato dalla presenza di
Don Bosco e dal miracoli dell'Ausiliatri-
ce veniva con tanta frequenza incluso
negli itinerari dei pellegrini.
Honduras. Il 4 novembre scorso Papa
Giovanni Paolo Il ha creato il primo ve-
scovo salesiano del suo pontificato:
mons. Oscar Rodriguez Maradlaga, no-
minandolo ausiliare dell'Arcivescovo di
Tegucigalpa (capitale dell'Honduras).
Il nuovo vescovo è g iovanissimo: al
momento della nomina non aveva ancora
36 anni. Nato nella capitale honduregna il
29.12.1942, a 6 anni era già allievo del
locale collegio salesiano. Nel 1960 era
novizio, nel '70 veniva ordinato sacerdote
in Guatemala. Dal '75 si trovava di nuovo
in Guatemala come direttore dello Stu-
dentato filosofico salesiano.
Ora torna nella sua patria, una repub-
blica del Centro America vasta come un
terzo d' Italia con 2.800.000 abitanti (cat-
tolici al 94%). E è chiamato a lavorare si
può dire in famiglia: anche l'Arcivescovo
di Tegucigalpa dal 1962 è un figlio di Don
Bosco: mons. Ettore Santos; i salesiani
poi sono presenti nella città con due ope-
re: una sc uola che va dalla prima elemen-
tare a tutto il liceo, e un oratorio-parroc-
chia; anche le FMA sono presenti, con un
grosso liceo (e due altre opere nel paese).
L'Honduras, cuore dell'antico impero
M ons. Nlkodlm In Pf&ghlera presso l'urna di Don Bosco. In alto: uno del tanti pellegrlnaggl.
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29

3.10 Page 30

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Maya (le rovine di Coban testimoniano di
una splendida civiltà estintasi 500 anni
prima dell'arrivo dei conquistadores). è
oggi un paese agricolo che lotta corag-
giosamente per liberarsi dal peso delle
ingerenze straniere, dall'analfabetismo, e
della povertà. L'arcidiocesi d i Tegucigal•
pa è antichissima (fu fondata nel 1561 ), è
molto vasta e molto popolata in 29.000
kmq accoglie più di un terzo dell'intera
popolazione del paese. Ma a occuparsi di
quel milione e più di abitanti sono solo 36
sacerdotì diocesani e46 RELIGIOSI? CON
175 suore. Di sicuro il lavoro non
mancherà al giovane 114° Vescovo sale-
siano, mons. Oscar Rodriguez Maradiaga.
Brasile. Cambio di guardia al vertice
della diocesi di Corumba, nel Mato Grosso
sul confine con la Bolivia: un vescovo sa-
lesiano è succeduto a un a ltro vescovo
salesiano. Nel luglio scorso mons. Ladi-
slau Paz, giunto al 75° anno di età, ha
rassegnato nelle mani del Papa le dimis-
sioni da vescovo di Corumbà, come pre-
scrive il decreto Christus Dominus». E
Paolo VI nell'accettarle lo ha sostituito
con Il salesiano mons. Onofre Candido
Rosa.
Mons. Ladislau Paz reggeva la diocesi
dal 1957. Mons. Rosa è brasiliano, ha 54
anni. SI trovava dal 1970 a Uberlandia
nello stato di Mlnas Gerais come vescovo
coadiutore con diritto di successione.
Anche per lui è un ritorno a casa fra i suoi:
I salesiani a Corumbà hanno una grande
opera con scuole diurne e serali, e nella
periferia una «città dei ragazzi» che rac-
coglie il fior fiore degli emarginati; due
case vi hanno anche le FMA, con le più
svariate attività In campo religioso e so-
ciale.
La diocesi di Corumbà con i suoi
140.000 kmq (quasi mezza Italia), ha ap-
pena 270.000 abi1antl, quasi tutti cattolici.
Ha 14 parrocchie e 4 sacerdoti diocesanì.
Per fortuna ci sono I religiosi a dare una
mano: 18 sacerdoti, 24 coadiutori e 50
suore.
Argentina. Nel giugno scorso è awe-
nuto un cambiamento che riguarda fl sa-
lesiano mons. Andrea Sapelak: era Esar-
ca e è diventato Eparca. Ma non è solo un
gioco di parole...
Mons. Sapelak era finora a capo del-
1". Esarcato apostolico per I fedeli ucraini
di rito bizantino residenti in Argentina ».
Ora l'Esarcato fa un passo avanti e diven-
ta Eparchia, assumendo Il titolo di Santa
* RETTOR MAGGIORE INCONTRI
CON LA FAMIGLIA SALESIANA
Don Egidio Viganò in quanto succes-
sore di Don Bosco ha il compito, gradito
ma impegnativo, di rappresentarlo e
renderlo presente alla Famiglia Salesia-
na. E perciò si sottopone a frequenti
viaggi per Il mondo. Ecco un sommario
elMco dei suoi spostamenti in questi
mesi.
Agosto 1978: visita ad alcune comu-
- nità della Germania, e in Svezia.
Settembre: a Madrid per il Congresso
Europeo (Eurobosco) degli Exallievl, e
poi visite in Spagna e Portogallo.
Ottobre: a Cuba e in Messico
Novembre: in Svizzera per l'incont· o
della Famiglia Salesiana promosso dayli
Exalllevi, e visita alle varie comunità.
Dicembre: a Malta, per il 75° dell'ope-
ra salesiana nella piccola isola mediter-
ranea.
Gennaio 1979: a Puebla in Messico
per partecipare alla Conferenza dell'E-
piscopato Latino-Americano, a cui era
$lato invitato direttamente dal Papa.
Febbraio: visita alle comunità salesia-
ne delle Antille e Centro America.
Mancano nell'elenco le visite qua e
per l'Italia; e mancano naturalmente le
tantissime visite che - non potendo
essere fatte da lui - altri vengono a
farli direttamente nella Casa Generalizia
di Roma.
Nella loto: e naturalmente gll aspiranti salesiani di Chapallta (Meulco), da ragazzi moderni,
pretendono dal Rettor Maggiore l'autografo (ottobre 1978).
f . t I I t I t • t t t. f f I f
f I e I f I I f t. e f I t
f I t I • f I I I f t I f I I I I I I I I I I I I t I I I I I I I I I I I I I I I
30
Maria del Patrocinio in Buenos Aires per
gli Ucraini•. Con questo cambiamento la
Santa Sede ha voluto riconoscere l'ac-
cresciuta importanza del gruppo degli
ucraini emigrati in Argentina. Essi risulta-
no oggi In numero di 100.000. mentre I
primi vi si trasferirono nel 1897. Le prime
12 famiglie si raccolsero in una località
detta Apòstoles nella provincia di Misio-
nes, e ricevettero la primissima assistenza
spirituale da un salesiano polacco che
conosceva la lingua ucraina. Da allora
quasi In continuità i salesiani si sono oc-
cupati di loro, spesso con confratelli nati
nella loro terra. Attualmente l'Eparchia
comprende 11 parrocchie, con 54 chiese
o cappelle e il seminario minore. Conta su
due sacerdoti diocesani e 16 religiosi (in
gran parte basiliani, ma anche salesiani).
Glì Ucraini In Argentina formano una
comunità laboriosa, sono molto attaccati
alla loro fede, e al loro vescovo mons. Sa-
pelak, ucraino e salesiano.
Italia. Un exallievo dell'Istituto missio-
nario salesiano d'Ivrea è diventato vesco-
vo di Susa (in provincia di Torino): mons.
Vittorio Bernardetto. Era arrivalo fra I Ca-
glierini nel 1936, appena undicenne, per
frequentare la seconda media, e rimase
fino alla terza. Ma era figlio unico, e diffi-
cilmente un giorno avrebbe potuto la-
sciare soli I genitori per entrare in una
congregazione a orientamento missiona-
rio. • I miei genitori erano poveri - ha
spiegato recentemente ai salesiani d'Ivrea
-. Grazie a Don Bosco ho potuto fre-
quentare i primi anni della media, altri-
menti forse non avrei potuto Iniziare gli
studi per diventare sacerdote•·
E' rimasto sempre amico affezionato dei
salesiani, e tante volte - soprattutto dopo
la sua nomina a parroco in Ivrea - era
venuto a parlare e predicare ai confratelli
e ai ragazzi. Nel luglio scorso è stato con-
sacrato vescovo, e a settembre è entrato
nella sua diocesi di Susa. Con lui salgono
a cinque i Vescovi già usciti dalle fila dei
Caglierini.
* UNGHERIA UN so·
CHE NON SI FESTEGGERA'
Il 12 gennaio 1929 veniva eretta l'lspet-
toria salesiana ungherese: a distanza di
50 anni esatti, per certo la ricorrenza non
verrà festeggiata.
I salesiani avevano aperto la prima
opera in Ungheria nel 1913, e in quel 1929
ne avevano già sette. Vent 'anni più tardi le
loro case erano 18 e i salesiani 186, più 8
novizi. Essi avevano 4 parrocchie e un'e-
ditrice a Ràkospalota, Intitolata a Don Bo-
sco, che pubblicava Il BS ungherese in
20.000 copie mensili e numerosi libri. Un
salesiano ungherese - don Antal - ,
presto sarebbe stato chiamato a alte cari-
che in Congregazione.
Ma nel 1950 tutte le attività dovettero
cessare, e le comunità vennero soppres-
se.
* FAMIGLIA SALESIANA SETTIMANA
SUL RINNOVAMENTO MARIANO
Una « settimana di spiritualità della Fa-
miglia Salesiana» sul tema Maria Ausi-
liatrice rinnova la Famiglia di Don Bosco»
si svolgerà a Roma presso la Casa Gene-
ralizia nel giorni 21-27 gennaio 1979. La
settimana si propone Il • rilancio mariano.
richiesto dalla fedeltà a Don Bosco, e sol-
lecitato anche dal recente Capitolo Ge-
nerale salesiano; sarà un incontro a livello

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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europeo, aperto ai rappresentanti della
Famiglia Salesiana che si trovino con re-
sponsabilità di animazione e in grado - al
ritorno dal corso - di agire come diffusori
e moltiplicatori delle idee e iniziative che
verranno formulate.
In concreto si tratta di rileggere « nel-
l'oggi della storia• la vita mariana di Don
Bosco e della Famiglia Salesiana, e quindi
di rilanciare attraverso Impegni pratici la
devozjone genuina a Maria Ausiliatrice.
La settimana sarà aperta dal Rettor Mag-
giore e si concluderà con un rito nella ba-
silica di Santa Maria Maggiore.
* SPAGNA DECORATI: HANNO
DONATO 5 FIGLI AL SIGNORE
A C6rdoba una mamma e un papà sono
stati decorati con la Croce « Pro Ecclesia
et Pontifica», per aver donato al Signore
nella vita relig iosa tutti e cinque ì loro figli.
I due anziani coniugi si chiamano Carmen
Màrquez e Vicente Moreno, e hanno ri-
spettivamente 80 e 82 anni. Le quattro fi-
glie si sono latte suore (una di clausura);
l'unico maschio, don Rafael, è sacerdote
salesiano.
Invitati a commentare Il dono da loro
fatto al Signore, i coniugi hanno detto·
«Lo abbiamo tatto molto volentieri, anche
se umanamente parlando abbiamo sentito
molto la partenza per il noviziato della
nostra fig lia più piccola. Cl lasciava com-
pletamente soli. Ma Il Signore la voleva
per sè, e abbiamo dato il nostro consenso
con gioia. E grazie al Signore, ogni giorno
abbiamo visto quasi palpabile su di noi la
sua assistenza. Il Signore non si lascia mal
vincere In generosità •·
La consegna dell' onorfficenza è avve-
nuta nella chiesa del collegio salesiano di
C6rdoba, e è stata compiuta dall'Ispettore
don Cataro. La chiesa era piena di amici
della famiglia Moreno; molti erano con gli
occhi lucidi, e tutti sottolinearono l'impo-
sizione della decorazione con un lungo
cordialissimo applauso.
• 1 • ••••
1 ., 0 ••
•••• t ••••••••• t ••• t f t1
* POLONIA NUOVE CHIESE
PER INCONTRARE IL CRISTO
Le autorità statali polacche in questi
ultimi tempi hanno autorizzato i salesia-
ni a costruire quattro nuove chiese in
centri urbani molto popolati. A Poznam
e Plock i lavori sono già in fase molto
avanzata; a Czestochowa si stanno get-
tando le fondamenta; a Rumia invece si
è nella fase preparatoria della costru-
zione.
A Oswlecim poi si provvede all'am-
pliamento d ì due chiese. Anzitutto quel-
la dell'opera salesiana della città: per
- renderla più capace le vengono annessi
alcuni locali demoliti da un bombarda-
mento durante l'ultima guerra mondiale,
e oggi finalmente riutilizzati. Poi la cap-
pella dedicata a Maria Ausiliatrice. nel
famigerato campo dì sterminio. sarà a
sua volta ampliata, per funzionare pros-
simamente da chiesa parrocchiale; la
popolazione della zona Infatti sta au-
mentando rapidamente, è passata in
pochi anni da 4.000 a 15.000 persone, e
si deve provvedere a una futura parroc-
chia. Intanto si sono già realizzate le
aule per il catechismo.
A queste chiese della Congregazione
vanno aggiunte altre cinque apparte-
nentr a varie diocesi e solo affidate ai
salesiani. Quella di Wlelgono presso
Slattino e quella dì Sroda Slaska sono
1rnm111 I
già state rifatte completamente. A Lycu- -
zy è costruita e gìà funzionante la cripta
sotterranea, mentre sta sorgendo la
chiesa superiore. A Pila si sono gettate
le fondamenta: verrà su un grande edi-
ficio, comprendente anche gli ambienti
per la catechesi della gioventù. Infine a
Wroclaw (Breslavia) per ora c'è solo Il
permesso di costruire, ma la chiesa
verrà realizzata al più presto.
Tante chiese nuove o rinnovate, per
incontrarsi con Cristo e con i fratelli.
* TAIWAN UN CENTRO
PER I RAGAZZI DELLA PARROCCHIA
Don Andrea Ma1cen, missionario a Tai-
nan ( Taiwan), ha scntto al superiore delle
m1ss1onl salesiane don Tohill.
...Il mio direttore padre Pietro Chang mi
incarica di ringraziare lei, il BS e i nostri
bravi benefattori per il denaro che cl han-
no inviato. è stato sufficiente per costruire
una casa piccola, ma al momento suffi-
ciente (l'abbiamo intitolata alla memoria
del vescovo martire mons. Versiglia).
Ora la gente di qui dispone di un asi-
lo-nido, i cristiani hanno una chiesa di-
gnitosa e una sala per il catechismo, e noi
salesiani possiamo offrire un centro gio-
vanile ai ragazzi della parrocchia. Riunia-
mo anche i genitori di questi ragazzi, che
cominciano a guardare con simpatia alla
religione cristiana...
ARGENTINA 1r DALL'INDIA
MISSIONARIO IN TERRA DEL FUOCO
Un salesiano dell'India, padre Tomas
Myraparampil, da un anno ha /asciato
l'India e lavora nella terra dei sogni mis-
sionari di Don Bosco. Così ha scritto in
una breve relazione.
Sono nato nel Kerala, stato dell'India
Sud, dove secondo la tradizione era
giunto l"apostolo san Tommaso già nel-
Modellino della chle&a moderna che sorgerà presto a CzHlochowa ( eulla dH tra le aule per la
c aleehe1I). Foto in alto: modellino della chiesa di Plock, oggi quasi ulllmata.
l'anno 52 dell'era cristiana. La costa del
Kerala non solo è il più antico angolo di
Chiesa cattolica in India, ma possiede
pure una comunità cristiana ben svilup-
pata e prospera.
Ora lavoro nella diocesi di Rio Gallegos,
la più australe del mondo, vasta 300.000
kmq (quanto l'Italia, ndr.) e con appena
100.000 abitanti. La regione è quasi ina-
bitabile, con la temperatura che d'inverno
- qui a maggio e giugno - oscilla tra 11O
e i 20 gradi sotto zero. Ma Rio Gallegos è
una città veramente bella, e la sua gente
molto simpatica, al punto da meritarle il
nome di «città cordiale • . Ha otto sacer-
doti per 41 .000 abitanti, e le distanze im-
mense fanno sentire ancor più la scar-
sezza del clero.
Padre Tomas passa poi a narrare l'ulti-
mo Natale trascorso laggiù (in piena sta-
gione estiva). «Nasce Gesù, nasce l'amo-
re»: sotto questo slogan ì giovani hanno
preparato Il loro Natale. Hanno compiuto
una marcia di 25 km con preghiere e canti,
e meditando sul Vangelo. L'hanno chia-
mata «la marcia della speranza•.
Hanno organizzato pure un grande
spettacolo per ì ragazzi poveri. Natale -
si sono detti - è qualunque giorno del-
l'anno in cui un uomo Incontra un altro
uomo, lo chiama fratello e lo tratta da fra-
tello». Hanno organizzato la veglìa della
notte santa sotto lo slogan: • Gesù nasce
cantando» ...
Come s/ vede, agli antipodi della terra
non manca la fantasia.
31

4.2 Page 32

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Ringraziano
i nostri santi
TUTTI I CONOSCENTI
PARLANO DI MIRACOLO
Sono un ragazzo
di 12 anni, allievo dei
Salesiani di Caserta,
e voglio rendere no-
ta una grazia ottenu-
ta Invocando Maria
Auslliatrlce e San
Giovanni Bosco. Il
22 giugno scorso la
sorella minore di mio
padre fu trovata dal
genitori in stato di
coma. Il giorno precedente si era molto
affaticata per festeggiare l'onomastico del
nonno, nonostante le sue cattive condi-
zioni difegato e di cuore. Il medico di fa-
miglia non poté che constatare Il grave
pericolo in cui versava, e prestò le prime
cure, che ebbero qualche risultato. Il
nonno, pieno di fede, pregò tutto quel po-
meriggio, e le sere successive fino a tarda
ora: Ma lo stato di coma continuava, e
dopo tre giorni tutti la davano per spac-
ciata. lo allora mi ricordai delle grazie ri-
ferite sul BoMettino Salesiano, e invocai
fervidamente Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco. La mia preghiera fu esaudita: mia zia
si è ripresa, e ora sta bene. Tutti i cono-
scenti parlano di miracolo; lo intendo solo
testimoniare ciò In cui ho sempre creduto:
Dlo trasmette la sua potenza alla Madon-
na eai Santi.
Galvano (Napo/I)
Luigi Rocco
IN FABBRICA L'IMMAGINE
DI MARIA AUSILIATRICE
Il 29 maggio entrai in fabbrica tutta en-
tusiasta, perché quel giorno mi era venuta
l'idea di portare con me un'immagine di
Maria Auslliatrice. L'appoggiai a una pa-
rete, pregandola di tener lontano da me e
dalle mie compagne ogni Infortunio sul
lavoro. Erano le 7,30 e stavo pulendo la
macchina con un po' d'acqua, quando mi
sentii presa dentro la mano sinistra. Pote-
va essere straziata, Invece me la cavai
senza neanche una frattura. Grazie, Ver-
gine santa!
Portula (Vercelli)
Antonietta Pizzato
PER NARRARE
LE MISERICORDIE DI DIO
In seguito alla perforazione dell'Intesti-
no, dovetti essere operato d'urgenza. La
diagnosi non lasciava speranza di vita. Ma
io mi raccomandai con fiducia alla Ma-
donna Ausiliatrice e, dopo otto mesi di
degenza e di interventi, fui dimesso dal-
l'ospedale. Ora, con sorpresa di tutti, me-
dici compresi, vivo contento e senza do-
lori con i miei 65 anni. La Madonna mi ha
prolungato la vita per la gioia dei miei cari
e per narrare le misericordie di Dio.
So/ero (Alessandria)
Carlo Valiera
32
Flavia Sacilotto (Azzano, Pordenone)
desidera esprimere la più profonda grati-
tudine all'Ausiliatrice e a tutti i Santi Sa-
lesiani per la costante e sensibìle prote-
zione accordata alla sua famiglia. Invoca
pure padre Pietro Sacilotti, il missionario
salesiano trucidato dagli Xavante.
Cettina Lo Vasco Minasola (Gela, Cal-
tanissetta) ringrazia Maria Ausiliatrice,
San Giovanni Bosco e San Domenico
Savio per il felice esito di una operazione,
e per la sua piccola, guarita senza inter-
vento chirurgico da un disturbo dentario.
Irene Labrino (Calasca, Novara) ringra-
zia la Vergine Ausiliatrice, Don Bosco e
San Domenico Savio per aver esaudito le
sue umili preghiere per la guarigione di
una nipotina.
PER CASO NON AVRANNO
SBAGLIATO I MEDICI?
Otto anni fa Il mio
fidanzato fu colpito
da grave polmonite e
forte deperimento
organico. Attenti
esami rilevarono la
vera causa del male:
tubercolosi. Gli ven-
nero praticate tutte
le cure del caso,
guarì e riprese la sua
vita normale. Conse-
guita la laurea, vinse u~ concorso per un
impiego, ma l'assegnazione era condizio-
nata dalla visita medica. Noi la temevamo
assai, perché anche l'ultima lastra mette-
va in chiara evidenza la cicatrice del pol-
mone, e la «prova tubercol~~e• avre~be
potuto rilevare la predispos1z1one dell or-
ganismo alla tbc, anche se questa non era
in atto. Il medico di famiglia era preoccu-
pato, perché questa prova risulta po~itiva
a tutti coloro che hanno sofferto d1 tbc,
anche se perfettamente guariti.
Allora lo, exallieva salesiana, ml sono
rivolta con fiducia a Maria Ausiliatrice e a
Don Bosco. Meraviglia: le lastre risultaro-
no perfette e anche l'iniezione risultò
completamente negativa! I suol familiari
stentavano a crederci, tanto da chiedersi
se per caso non avessero sbagliato I me-
dici otto anni prima. A me non resta che
ringraziare i nostri cari Santi, e continuare
a invocare la loro protezione sulla nostra
nuova famiglia.
Roma
Rosanna N.
A.8. (Verra, Cuneo) desidera ringrazia-
re pubblicamente Maria Ausiliatrice, San
Giovanni Bosco e San Domenico Savio,
invocati con fiducia per il figlio, che con il
loro aiuto è riuscito a superare brillante-
mente le difficoltà scolastiche.
Per la stessa ragione ringraziano la
Vergine Ausiliatrice, sede della Sapienza,
e Don Bosco, padre e maestro della gio-
ventù, una mamma di Balangero (Torino),
A.F. e e.a.. pure di Torino.
Suor R.G. {Milano) esprime la sua rico-
noscenza a Maria SS. Ausiliatrice e a San
Giovanni Bosco per il sorprendente mi-
glioramento del fratello, colpito da trom-
bosi e dichiarato spacciato dal medici.
Lucia Cesare (Piobesi, Torino) ringrazia
Maria Ausiliatrice, San Giovanni Bosco e
San Domenico Savio per una grazia rice-
vuta, e implora continua protezione.
Gli stessi Santi ringrazia C. Ceresa
(Cerro, Verona) per aver ottenuto tre im-
portanti grazie. Anche R.E. esprime parti-
colare riconoscenza a Maria Ausiliatrice
per li felice esito di un'operazione.
UN MARITO MASCHILISTA
A Mazzarino, pic-
cola cittadina del-
l'entroterra nisseno,
una brava signora
aveva avuto come
frutto del suo matri-
monio tre belle e ca-
re bambine. Ma il
marito ogni volta non
aveva nascosto li
suo disappunto: vo-
leva un maschietto,
l'erede! Alla terza culla aveva nettamente
deciso: «Ora basta!•. Ma un giorno la si-
gnora gli dovette confidare che era nuo-
vamente in attesa. La risposta fu imme-
diata e netta: Ne abbiamo già tre, e tutte
femmine. Ora basta. Devi abortirei
La povera madre venne a trovarsi In una
situazione angosciosa. Sentiva in cuore il
dovere di coscienza di difendere Il diritto
alla vita della sua creatura, ma doveva
subire le assurde pretese del marito ma-
schilista che la tormentava. Prevalse la
fede: si raccomandò di cuore a San Do-
menico Savio perché le ottenesse da Dio
la nascita di un maschietto. Portò l'abiti-
no, pregò, fece promess.e, e attese con
ansia indicibile Il giorno del parto. Ed ecco
venire alla luce un bel maschietto! Lacri-
me di gioia. Anche Il padre è toccato: ab-
braccia con effusione la sposa e il figlio, e
ricostruisce l'armonia familiare.
Alcamo
Sac. Natale Zuccaro
Mario e Franca Sommavi/la (Panchià,
Trento) sono vivamente riconoscenti al
caro santino Domenico Savio per la sua
valida protezione verso la mamma e il
bambino in momenti difficili, particolar-
mente durante l'attesa e lo schiudersi
della nuova vita.
Stefania Bernabel (Roma) ringrazia in-
finitamente San Domenico Savio, di cui
portava al collo l'abitino al momento del
parto, che ha salvato la piccola Valentina
Domenica che stava morendo soffocata.
Maria Virgin,a Pilott, ,n Brambilla (Vi-
mercate, Milano) in attesa preoccupante
per le difficoltà della prima maternità,
consigliata da un amico sacerdote sale-
siano, ha fatto ricorso a San Domenico
Savio con coraggio e fiducia: e oggi è fe-
licissima mamma di due gemellini che go-
dono ottima salute, e che mette sotto la
protezione del Santo.
Onorina Stradoni in Pozza (Aosta) dopo
tanta sofferenza e trepidazione per la dif-
ficile attesa, è mamma felice di un bimbo.
Ringrazia San Domenico Savio, del quale
ha portato con fede l'abitino, e mette il
piccolo sotto la sua protezione.

4.3 Page 33

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V EN ERABILE
Il 1° dicembre scorso il Papa ha
: proclamato Venerabile il Servo di Dio :
: don Augusto Czartoryski. Il nuovo Ve-
: nerabile è un principe polacco vissuto
: nel secolo scorso (1858-93), che volle
: rinunciare alle sue Ingenti fortune per
la fortuna di essere tutto di Dio come
: figlio di Don Bosco. La foto lo presenta
: come era effigiato a Torino in una ve-
: trata della Basilica di Maria Ausiliatrice
: (andata distrutta durante la seconda
: guerra mondiale).
Di questo generoso figlio della Po-
: Ionia il BS si occuperà ampiamente sul
: prossimo numero.
DON VINCENZO CIMATTI
HA SCARSO CREDITO?
Sarà perché in Ita-
lia don Cimattl è po-
co conosciuto, ma
ogni volta che pro-
pongo di ricorrere al
Don Bosco del
Giappone» per qual-
che grazia incontro
scarsa adesione, e
più che altro di com-
piacenza. Ci sono
altri Santi della Fa-
miglia Salesiana che hanno più credito...
Eppure, debbo a lui una serie di guari-
gioni sorprendenti. Il primo caso riguarda
Il fratello di una mia consorella, perfetta-
mente guarito dopo un grave incidente
stradale; Il secondo è quello di un mio ni-
pote, che cadendo di motoretta si era
frantumata la rotula, e poi l'avevadi nuovo
rotta in più parti per uno svivolone; il terzo
è il fratello dì un'altra mia consorella, che
col trattore si era maciullato una gamba,
ed è guarito perfettamente, Il che ai medi•
ci sembrava Impossibile.
Allo stesso Don Cimatti anni fa avevo
affidato anche due care mamme anziane
operate per tumore. Nonostante la gravità
del casi, Il buon padre ottenne loro un
esito operatorio soddisfacente, tanto che
la prima sopravvisse ancora un anno e
l'altra due, a conforto del figli, che tanto
temevano di perderle subito.
Non saranno stati grossi miracoiì, ma
per queste famiglie tanto provate sono
stata una vera benedizione, un grande
conforto, la soluzione di situazioni penose
che avrebbero avuto gravi conseguenze.
Don Cimatti aggiusta tante cose, anche se
non in maniera vistosa, che d'altra parte
non era nel suo stile.
Roma
Una Figlia di M.A.
GLI STRAPPAVAMO I BOTTONI
DELLA TALARE
Sono un exalllevo
del collegio salesia-
no• Sant'Ambrogio•
di Milano, ove ho
studiato per quattro
anni sotto la guida di
mio cugino don
Agostino Sala, ora
defunto. Nel lontano
1822 ebbi la fortuna
di conoscere Don
Filippo Rinaldi, e
perfino di servirgli la Messa, quando ven-
ne a visitare quel collegio. Mi ricordo che
noi chierichetti, affascinati dalla sua
bontà, strappavamo I bottoni della sua ta-
lare e del suo cappotto, per avere una
reliquiadi quel sacerdote che ci pareva un
santo.
Ora, parecchi mesi fa, un sacerdote di
questa città, nostro conoscente, ancora
giovane, si ammalò cos1 gravemente che I
medici e gli specialistl non solo di Livorno,
ma anche di Pisa e Firenze lo giudicarono
,pacciato, con pochi mesi di vita.
Proprio in quei giorni stavo leggendo un
opuscoletto sulla vita di Don Rinaldi, co-
nosciuto a Milano da studentello, e Imme-
diatamente pensai di raccomandare a
questo Servo di Dio il nostro ammalato,
anche perché la nostra diocesi, tanto ca-
rente di vocazioni, non venisse privata di
un così bravo sacerdote, pieno di carità e
di zelo. Sicuro di essere esaudito, promisi
una Borsa di Studio intitolata al Servo di
Dio. Ed eccomi ora a sciogliere 11 voto:
abbiamo ottenuto la grazia!
Livorno
Prof. Enrico Cantù
P.G. ha invocato per lunghi e dolorosi
mesi la protezione del servo -di Dio Don
Filippo Rlnaldl, ed è stata esaudita con
grazie spirituali e materiali di vitale Impor-
tanza. Inoltre. invocato con fede dal figlio
in una spiacevole circostanza, Don Rlnal-
d1 ne ottenne la felice soluzione dopo po-
chi giorni.
Teresita Rmaldl Gasatone (Occimiano,
Alessandria) affidò alla protezione di Don
Rinaldi Il figlio fin dalla nascita; e ora
esprime la sua riconoscenza per averlo
sempre guidato e protetto, fino al brillante
conseguimento della laurea.
La famiglia San Martin (Panamà. Centro
America) ringrazia il beato Michele Rua
per una grazia ricevuta, invia un'offerta
per la sua canonizzazione e ne Implora la
speciale protezione.
PRETENDEVO L'IMPOSSIBILE
Mia figlia si era
laureata in lingue, e
ora si trattava di tro-
vare per lei un Im-
piego adatto alla sua
preparazione e alla
sua indole. Intensifi-
cai le mie preghiere
ai due salesiani mar-
tirizzati in Cina,
mons. Verslglla e
don Caravarlo. So-
prattutto pregavo che mia figlia potesse
essere assunta senza le solite Ingrate
raccomandazioni. Molti ml dicevano che
pretendevo l'impossibile. E invece il posto
venne, proprio adatto per lei, tra persone
gentili e con orario ottimo.
Però, prima di assumerla, vollero refe-
renze sicure sulla sua condotta. Le fornì
volentieri un anziano sacerdote che la
conosceva bene. E che cosa venni a sa-
pere? Che aveva conosciuto proprio
mons. Versiglla e don Caravarlo: di questo
era stato compagno di studi, e dal primo
aveva ricevuto l'abito chiericalel Provvi-
denza di Dio! Invierò presto una borsa di
studio per le missioni In onore dei due
carissimi martiri salesiani.
Roma
Ines Bandine//i
La signora Barberis (Trino, Vercelli)
ringrazia di cuore Laura Vlc una e Zeffiri-
no Namuncurà per averla aiutata a guari-
re da un forte esaurimento, senza bisogno
di ricorrere all'ospedale.
C.V., suora di Maria Bambina (Alessan-
dria), che legge con grande interesse il
Bollettino Salesiano, si è rivolta con fidu-
cia a Artemide Zattl per guarire da disturbi
cardiaci, e ora continua a Invocarne la
protezione.
G. Maggio (Alessandria) rende vivissi-
me grazie ai Santi Salesiani per un grosso
favore ottenuto, e continua a invocarli per
la sua salute, seriamente disturbata.
A.O. (Varazze, Savona) e famiglia desi-
derano esprimere in forma pubblica la lo-
ro gratitudine per i Santi Salesiani, dai
quali attestano di essere sempre stati
esauditi sia nelle necessità materiali che
in quelle splrituall.
HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Agnelli Cal erina. Alfano Laura• Allegrotti Pietro An-
saldl famiglia. Arnokll Giovanna. Sanino R. • e tadelll
Onorina • Borghi Adalgisa Bruni Rosina eruno Giu-
seppina - Brusall Maria. Buzzetto Maria . Carnia Anna
Camoletto Anlonìo • Campagnoli Elplde Camp1one
Giuseppe • Ca.zzulino Giuseppe. Cella Giovanna • Ce-
sana Sandro - Chasseur lsollna • Crapio Giuseppe •
D'Andrea Bruna Dragotto Flllppa DI Francesca An-
nunziatina • Emma Piera• Federlcl Vfttorla . Ferrari Na-
talina Formlgarl Fabio Domenico Gaggloll Angelina
Gagliardi Gina Gallo Ausilia - Lanaro Virginio - Laras
Uvla Unzl Gianni Tina Mambrln Vrtlorio • Martin!
Angelino Martinetti Camllio • Masarocchio Matilde
Melchiorre Adele Melloll Merla Rosa• Mensllierl S0vfa.
Migliore Rosa Milanese Giuseppina • Mixia Franca ..
Morlondo Margherita Musumecl Salvo. Muzz,o Cerrull
Maria Negro Cutasso Caterina Orippl Antonietta -
Palermo Umberto • Peduzzl Giuseppina Perret Dine -
Pivetta Ilario Pratesl e tanca Rlzzutl Anna Rolli Lan·
zio Edvige Romano Giuseppina - Romeo Pierina
Rosso Franco Caterina • Rovatl Leonardo • Rusconl
Paolina • Saglibene Orsola - Santoro Maroa - Scaramuz-
za Battisla • Salino Coppo Rosmlno Siccardl France-
sco - Soru Giovanna • Stabia Balangero Rina • Suor
Matildede l"Enlant Jesus • Taslnato /',gnese - Tenchlno
Elda• Tommasl llala . Tresoldl Gianni Gi sella Vanzlnl
Mauro Verde Rosalia Viberti Domenico Vlronda
Maria• Zoppo Scaglia Bernardina.
33

4.4 Page 34

▲back to top
Preghiamo
per i nostri morti
SALESIANI
Coad. Ambrogio Audogllo t a Borgo S.
Martino (Alessandria) a 86 anni
Conobbe lavita salesiana nel collegio San
Carto di Borgo San Martino nel 1912: Il
papà vi lavorava come muratore, e lul lo
aiutava. Nacque cosl la sua vocazione,
Diventato salesiano, lu destinato ancora
alla casa di Borgo, e vi lavorò per tutta la
vita. Un lavoro sempre condito di pre-
ghiera, che si fece più Intensa quando
sopravvenne una grave malattia agfl oc-
elli, che lo costrinse affinazione. Allora gli
fu di sostegno e conforto l'Invocazione
che aveva appreso fin da piccolo dalle
labbra della mamma! , VOiontà di Dio. pa-
radiso mto!•
Coad. Mld>ele a.rtonl t a Bologna a 64
anni
Proveniva da famigfla numerosa e ricca di
fede. Divenne salesiano a 22 anni, e fu
desllnato alla casa di Bologna, ove per 30
~/1•~~~:,;~naf~~1!,~ te'fi!e~~~n~t
fu asslstenle, Infermiere, portlnalo, prov-
veditore. Era preciso, puntuale, sempre
lleto della sua vocazione salesiana, e di
trovarsi in una comunltll di fratelli. L'amo-
re reciproco gli dava la certazza della
presenza dì Dio e dell'asslstenta continua
di Don Bosco
Sac. Orelle Broggl t a Sulzano (Brescia)
a67 anni
Maturò la sua vocazione salesiana e mis-
sionaria nell'Istituto di Ivrea. Destinato al-
la Cina, sl dedicò all'avangellzzazlone di
quel popolo con Impegno e successo,
finché la rivoluzione comunista ridusse ai
silenzio ogni formadi apostolato reltgioso.
Tornò aflora In Italia, e svolse Il ministero
sacerdotale a vantaggio di varie comunità
religiose, mentre continuava ad aiutare le
mlssjonl anche con l'Invio di aiuti fin.an•
zlarl.
Sac. Gluaeppe Zellauokest a Roma a 65
anni
Lasciò la nativa Lituania per seguìre 1n
ltalta la vocazione $8.cerdotale e salesia•
na. Ebbe diversi Incarichi di responsabi-
lità: tu direttore della casa dei profughi
liluanl a Castelnuovo Don Bosco, della
Comunità salesian'I nana Città de1 Vatica-
no (ed ebbe la gioia di accoglfere Paolo VI
In visita alla Tipografia Poliglotta), e in ul-
timo dalla Comunità Lituana di Frascati.
Fu anche professore di diritto all'Univer-
sità Pontificia Salesiana diRoma Visse gli
ultimi anni portando con animo forte e
sereno la croce di un'Implacabile malattia,
offrendo Je sofferenze per la sua terra
lontana, di cui conservò sempre protenda
nostalgia vlvenc:lone con Intima pena li
doloroso calvario.
Sac. Gk>vannl Ball t a Pannonbalma
(Ungheria) a 85 anni
Era runlmo degli exalllevl ungneresi della
casa di cavaglià, che Don Rua aveva
aperto per la formazione dei giovani sale-
siani ungheresi Apertasi a Szenlkeresz.t
In Ungheria la prima casa salesiana alla
v,gllia della prima guerra mondiale. 11
chierico Bali vi fu mandato per prepararsi
el sacerdozio. Divenuto sacerdote, dlres•
se varie opere salesiane in Patria tino al
momento in cur esse vennero chiuse. Si
mise quindi con generosità a servizio della
sua Diocesi prima come viceparroco e poi
come parroco per 18 anni L'età e le ma..
tattla lo Indussero. negli ultlml anni, a so-
spendere ogni attività per prepar-ars1nella
preghiera e nella sofferenza al suo Incon-
tro con Dio
COOPERATORI
t Sac. Vittorio Meurl a Bologna a 76 anni
Anche don Vittorio maturò la sua voca-
zione nell'asplrantato di Ivrea, Compiuti
gU studi ginnasiali, fu destinato alle mis-
sioni dell'India, e per 35 anni lavorò con
cuore generoso e volontà Instancabile al
bene di quelle genti. Tornò in patria a 63
anni. ormai logoro, eppursempre pronto a
donarsi nell'apostolato sacerdotale. Lo
SO<reggeva una grande fiducia In Dio, che
sl esprimeva nell'abttuale serenità di spi-
rito, nella gioia di vivere e lavorare per Lui,
e anche In un'amabile nostalgia per l'In-
dia. che fece conoscere anche In atcunl
1/0lumettl.
Coad. Marto Ronconl t a Torino a 79 anni
Era già un abile operato meccanico
quando lasciò tutto per farsi salesiano.
Chiese di partire per le mlsslonl, e lu In-
viato a Shillong, India, ove svolse la sua
opera di Insegnante nel laboratorio di
meccanica nell"orfanotrotio Sant'Anto-
nio. Rientrato In patria. continuò la sua
attività educando al lavoro e all'onestà
schiere di giovani. La sua bonlà, sempli-
cità e serenità di spirito, rendevano ama-
bile e Incoraggiante la sua compagnia
Gluoepplna Clllbertl t a Taranto a 82 anni
Anima semplice e generosa, sempre
pronta ad aiutare le opere parrocchiali e
missionarie. La sua umiltà ne rendeva so-
lida ramlclzla e piacevole la compagnia.
La sua più grande gioia lu la chiama1a
della flglia Anna tra le Suore di Maria Au-
slllatrroe.
Luigia Cono veci. Oughera t a Torino a 82
anni
Fu donna umile e semplice, sposa e ma-
dre lenerlsslma. Attinse dalla fede l'Im-
pulso a ogni più nobile virtù, e seppe
educare, soprattutto con l'esempio, I suoi
figli alla vita cristiana. In silenzio, come
era vlssula, tornò alla Casa del Padre, In-
vocando Dio In aiuto e conforto alle sof-
ferenze atroci degli ulllml giorni.
Veronica Coalml t a Roma a 88 anni
Visse crìstianemen1e e serenamente neJ..
l'amore di Dio, nel rispetto del prosslmo, e
nell'Immenso affetto per la nipote Elvira,
che ora chiede suffragi per la sua anima.
Gino Oavlco t a Torino
Scompare con fui una delle ligure più U-
piche e simpatiche dell'Oratorio San
Paolo d i Torino. Vl era entrato da ragazzo,
ed era rimasto subito conquistato dalla
serenllà della vita salesiana, dalla gio1a dl
quella spirltualttà semplice e operosa.
Soprattutto lo conquistò U leatro, come
meuo eccellente per educare nella leti-
zia. e per 50 anni fu Il !IOStegno della filo-
drammatica oratoriana. Anche la parroc•
chla ebbe In lul un valido cooperatore. La
famiglia ricevette dal suo esempio Il più
efficace stimolo a una vita cristiana robu-
sta, permeata di spirito salesiano.
Sanllna DI Rocco t a Roma a 82 anni
Amava tanto Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, e traduceva quest'amore nell'impe-
gno concreto per l'opera salesiana del
Testacelo. Per molti anni collaborò con
amore e sacr~lclo al Laboratorio Missio-
nario del Centro, e ogni anno ere felici,._
slma di 1rovarsl all'Incontro con Il Rettor
Maggiore per !"offerte del lavori esegultl a
vantaggio delle missioni salesiane. La sua
generosità, semplice e umile, la rendeva
cara a tuHl
Adelmo Fontana t a Blzzozero (Varese) a
55annl
Ebbe un'eslslenza non facile, ma altra-
verso il sacrllìclo accettato per amore di
Dio seppe offrire Il meglio di sé, e educare
I suol sette figli alla bontà cristiana. Un
lungo periodo di sofferenza. dovuto a un
male Incurabile, lo sllmolò a purificare l a
sua offerta. La compagnia di Don Bosco.
mediante una reliquie che non lasciò mai,
gli fu di conforto e coraggio. DI lul si può
dire che tu veramente un uomo di tede
Sac. Carlo Frontini t a Como
Fu parroco secondo Il cuore di Dio, e
donò con zelo costante tutto se stesso al
popolo. Come Direttore diocesano del
Cooperatori Salesiani, Incrementò le de-
vodone a Maria Ausiliatrice e a san Gio-
vanni Bosco, e costtul non senza sacrlflcl
il nuovo Oratorio • Domenico Savio. per i
giovani, In cui profuse doni di tede e Inse-
gnamenti di b0r1tà. Amico premuroso de-
gli ammalaU, evangelioamente generoso
verso gll umili e I poveri
Bartolomeo Glla,d l t a Buttiglierad'Asti a
81 anni
Aveva dieci anni quando Incominciò a
leggere il ,Giovane Provveduto, di Don
Bosc~. e ne vece 11 .vademecum. per
lutta fa vita. Vole che fosse poslo nel suo
feretro Insieme con la corona det Rosario,
che recttava instancabilmente, soprattut-
to per le vocazk>ni missionarie Per le
missioni raccolse una cinquantina di Bor-
se, pubblicate, per lo più in torma anoni-
ma, su questo Bollettino, di cui era ap-
passionato lettore fin dal 1921; e tu felice
quando uno del suol figli, Francesco di-
ventò sacerdote salesiano. Stava andan-
do a Messa, come taceva lutti i giorni da
quasi 25 anni, quando tu Investito e ucci-
so da un eutocarro
Domenica Lucci t a Torino
Patronessa dell'Oratorro San Luigi di To-
rino, fu un'anima piena di spirito salesia-
no, che portò anche In famiglia, educan-
dola all'amore di Dio, all'attaccamento al•
la Chiesa, e alla fiducia In Don Bosco.
Sempre presen1e e attiva, fu generosa con
tutti, ma In modo speciale eon I più poveri
eblsognosl
Caterina Mua.., t a Castelnuovo Don
Bosco (Asti) a 113 anni
Era nata a Mondonlo, Il paese di Domeni-
co Savio; fu Insegnante e educatrice per
38 anni nell'astigiano. Fervida cooperatri-
ce. portò nella vita e nella scuola, Intesa
come missione, lo spirito e la pedagogia di
Don Bosco, Insieme con gll stJmolantl
esempi di questo santo della sua terra.
Celestina Muato t a La Spezia-a 83 anni
Cooperatrice salesiana e sorella del no-
stro Don Aurelio, fu donna di Incompara-
bili virtù. Devotissima di Gesù Sacramen-
tato e di Maria Ausllialrlce. visse in conti•
nua unione con Dio, tutta dedita al bene
~~~: ~~~11~..:o:/'~e~rs~e8 g~~ticchlall,
Gluoeppe Pag!IHIM) t a Vercelli
Concepl la sua professione di infermiere
come una mlsslone. Premuroso e cordia-
le, era Il conforto degli ammalati; e quan-
do vedeva che le condizioni dei ricoverali
al • Pronto Soccorso.. erano disperate. In
assenza del sacerdote, aiutava l'Infelice
ad abbandonarsi con amore nelle braccia
della misericordia di Dio. Fu , brancar-
dier, dell'Oftal a Lourdes; non sol o si
prodigava per Il trasporto degli ammalati,
ma nelle ore libere andava a divertire I
bimbi paralitlci, spastici, handicappati con
un suo speciale repertorio diImitazionedi
tutti I versi degli animali, del fisc~lo del
treno e della sirena, con indicibile gioia di
quegll Infelici. Andato In pensione, pas-
53.va la mattinata a servire sante messe. a
fare li lettore e Il cantore, fino a sei volle d i
seguito: la pietà profonda era Il segreto
della sua generosa bontà.
t Amllcant Ronlnalll a Lugano(Svizzere)
a 63 anni
Era una figura simpatica e generosa, pie-
no di tede e di bontà Tradusse nella vita
l'Ideale dell'autentico cooperatore sale-
siano, e portò nella scuola, come profes-
sore, la pedagogia di Don Bosco Seppe
educare schiere di giovani non solamente
al sapere screntltico, ma più ancora alla
vita, donando loro U meglio di se steso,
sempre attento ai problemi più urgenti e
gravi delle loro età, guidandoli con bOntà
e vigore a collaborare al disegnodiamore
del Padre celeste. La sua tu un'esistenza
non lunga ma tutta spesa a servizio di Ola
e del rratelll
Blandine Sandrl ved, Stefll t a Cles
(uTnraenluton)gaa8v0itaanfantita di carità e di sacrHlclo
In uno spirito Intensamente cristiano. Eb-
be la gioia di donare un flgllo. don Mario,
alla Congregazione Salesiana. Visse In
case salesiane periodi tellcl, donando Il
suo lavoro e la sua preghiera.
Luigi Vadora t a Finale Ligure a 82 anni
Fu allievo del salesiani a Genova-Sam-
pierdarena e a Varazze. compagno di
studi di Sandro Pertlnl, l'attuale Presiden-
te della Rapubblfca. Conobbe il beato Don
Rua, e alla sua scuota conobbe, alT\\Ò e
coltivò poi per rutta la vita lo spirito di Don
Bosco. A Finale Ieee nascere Il Gruppo
Exallievi, diffuse la devozione a Don Bo-
sco, fu SPOSO e padre esemplare. E anche
In morte volle che non si facessero spese,
ma che tutto andasse alle opere di bene-
ficenza della Casa di Alassio.
t Angela Cen•Avanzato Castelrosso
(Torino)
Emanuele Oat M N
Leopoldo Renoldl
A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono•
sciuta giuridicamente con D .P. del 2-9-1971 n , 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13· 1·1924 n . 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità.
Formule valide sono;
- se s, tratta d ' un legato:« •.. lascio alla Orrezione Generale Opere
Don Bosco con sede in Roma (oppure all'lstilufo Salesiano per le
missioni con sede in Torino) a titolo d f legato la somma di lire...,
(oppure) l'Immobile sito in... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente di assistenza e benefic,enza, di Istruzione e educazione, di
culto e di religione• .
- se si tratta invece di nominare erede dl ogni sostanza l'uno o
l'altro del due Enti su i ndicat
. ...annullo ogni mia precedente disposizione testameotaria. Nomi-
no mio e rede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure /'Istituto Salesiano per le Missioni con sede In
Torino) lasciando ad esso quanto mi appartlene a qualsiasi titolo, per
gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione•.
(luogo e data)
(firma per disteso)
34

4.5 Page 35

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Borsa: Don B09CO e S. Domenico Savio, a
S o l i d a r i e t à m i s s i o n a r i a suffragio di Vaccarells Enzo, a cura della
vadova Mar;a Vaccarella Henrlcl L.
1.000.000
Boru: Marta Aualllatrl ce, S. G. Bo.co e S.
O. Savio, in suffraglo dei nostri morti e
Invocando protezione, a cura della fami-
glia Oberosler, Roncegno (TN) L. 500.00
Bona: Don Luigi Nano, a c ura di N.N., ex
allievo L 300.000
Borse di studio per giovani missionari sa!eslani
pervenute alla Direzione Generale Opere Don Bosco
Boru: M•I• Auslllelrlce e S. Giovanni
Bosco, a cura di A.M, (NO) L. 200.000
Borsa: Gesù Sacnimentato, M•I• Ausl-
llalrlce e S. G. Bo.co, invocando prote-
zione e In suffragio del genitori e frate///
defunti, a cura di Annita Carpanese, Ve,.
rona L 200.000
Bora.a: S. Giovanni Bosco, a cura di Bia-
gio Lombardi (NA) L 150.000
Boru: In ricordo di Don Germano Zan-
Cionella, a cura di un suo ex allievo L
100.000
Boru: M•la Aualllelrlce, Don Botc0 e z.
Namuncu,à, Jn ringraziamento e Invo-
cando protezione. a cura di Barile Giu-
seppina, Torino L 100.000
Borsa: M•la Ausiliatrice a Don Bo.co, In
ringraziamento e invocando protezione, a
cura di N.N., Graffignana (Ml) L 100.000
Boru: Sacro Cuore di G"ù a S. G. Bo-
.co1 In ringraziamento e Invocando pro-
tazlone, a cura d elle Sorelle AnloSSi, T<>-
rino L 100.000
Boru: Marta Autlllatrtce, per gra.z,a rice-
vuta, a cura di Bertotuzzl Luigina, S. Vit•
toria d'Alba (CN) L 100,000
Boru: In memoria di Faso/sto Giuseppe,
a cura di Contelurs (PD) L 100.000
Borsa: M•la Aualllalrlce, Don Bo.co, S.
Domenico Savio, In suffragio dei genitori,
a cura di Rizzo Rosina, Montangana (PD)
L. 100.000
Borea: M•la Auslilalrlce, S. G. Boaco, S.
D. Savio, in memoria e suffragio della
mamma Ada Maestrini. a cura deJ figlio
Doti, Paolo, Mantova L. 100.000
B0<88: Maria Aualllatrlc• e s. G. Boaco. In
rmgraz,amento, a cu ra di N,N~ Gattinara
(VC) L . 100.000
Bona: M•la Au1lllatrlce, invocando pro.
tezlone par I vivi a par I defun//, a cura di
Meraviglia Lina e David&, Legnano L
100.000
Bo,aa: Sacro Cuor. di Gesù e M•la A1>-
alllat_rtçe, per cocenzs e Invocando pro-
taz,one, a cura di Raffi Maria e Luisa. Bol-
zano L 100.000
Borsa: Ch. Salesiano Secco Francesco e
Caruzzl AnUa. In memoria e suffragio, a
cura di Sacco Pietro, Tarcento (UD) L
100,000
Borsa: Maria 4ualllalrlce, per ringraziare
e chiedere sempre protezione, a cura di
G.M., Chiavar! (GE) L . 100,000
Borsa: Marta 4uslllalrlce S. Giovanni
Boaco, per grazia ricevuta, a cura di Sa·
voye Serallno, St. Pi<>rre (AO) L 100.000
Borsa: Don Boaco: proteggi I nosrrl ceri,
grandi e picco/I, a cura di Arcioni Ti-
no-Erminia, Como L. 100.000
80<88: M•la Autlllalrlce e S. Giovanni
Bosco, In ringrazi amento, a c ura di Nico-
lodi Anlla, RIva del Garda (TN) L 100.000
Boraa: Maria Aualllatrlce S. Giovanni
Bosco, a c ura di T ouscoz Dina e A ugusto,
Gaby (AO) L. 100.000
s. Borsa: Maria Aualllatrlce, S. G. Bo.co •
D. Savio, In ringraziamento a Invocando
grazie, a cura di Ozzola Angela, Broni
(PV) L 100.000
Boru: S. Cuore di Gftù, M. Auslllalrlce,
Don Boaco, Mona, Ollv1re1, in suffragio
delle anime Ciel purgatorio. a cura di
Trlacchlnl Giuditta, Bordolano (CR) L
95000
Botaa: O..ù Sacrameni.to, Marta Aual-
llatrlce S.G. 809C0, per grazia ricevuta,
a cura di Sortino Concetta (U.S.A.) L
78,000
Borsa: M••a AutlUatrk:e e Don Boac.01 In
memoria Cii Noè Scandolara, a cura della
moglie e del figli (VR) L 70.000
ecru: Marta Auslllalrlc• • Don Boaco, a
cura di N,N., Bergamo L 60.000
Bo,aa: M. Auelllatrlce, S. G. 809Co e S. D.
Savio, In suffragio del miei Ci&funtl, a cura
di Oberto Maria Fontana. La Morra (CN) L
55,000
Bcwaa: Don Boaco. Invocandone prot►
zfone, a cura di Casale Arciero Lucia,
Cervaro (Fr) L. 52.000
ecru: Maria Auslllatrtce, s. G. Bo.CO. s.
o. S.Ylo, in ringra~iamento e Invocando
protezione. a cura di Bonassln Graziella
(GE) L. 50,000
Boru: M•I• Auolllatrlce S. Giovanni
Bosco, invocando protezione. a cura di
Chirlco Bello Assunta, Reggio Calabria L
50,000
Boru: In memoria di Giuseppe Mo/traslo.
a cura della moglie (CO) L 50.000
Bona: R911lna Monti• Revalls, m sulfra-
g/o del defunto Bianco Giuseppe, cura
di Basslgnana Giuseppe, Dogllanl (CN) L
50.000
8oraa: Maria Aualllalrlce, a cura di pia
persona L 50.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, per Implorare
proiezione, a cura di M.C.B. L. 50.000
Borea: Beato D. Aua, per ottenere una
graz,a, a c ura di N.N. L 50.000
Boraa: Maria Auslllalrlce e Santi Sa...la-
nl, aiutateci, a c ura di P.G. L 50.000
Boru: Maria Aualilalrlce, S. G. Botc0 e S.
D. Savio, In suffragio del defunto Morion-
do Giuseppe, a cura della Famiglia, Mon-
callerl L 50.000
Boru: M•la Au1lllatrlce e Don FIiippo
Rlnaldl, a cura di Nicola Irma Maria, Tor~
no l.50.000
Boru: In suflrag,o dei genitori, a cura di
A.C.M , To,lno L 50.000
Boraa: Merla 4utlllatrlce, In suffragio dei
defunti e invocando protezione sulla ta-
m/glia diCere1t1' Angelino, a cura di N.N. L
50.000
Boru: M•I• 4u1lll1trlce, a cura di G.T. L
50.000
Botta: M•la Aualllalrlce e S. Giovanni
Boaco, a cu ra di Rech Marcellina ved.
Bortolln, Seren d el Grappa (BLJ L 50.000
eoraa: Sacro Cuore di O..ù, M•la Au•l-
llalrk:e e s. G. B09Co, per la pace del
mondo e Invocando prol1ulone sulla fB·
mlg//a, a cura di P.G. e C. L 50.000
Borsa: S. Domenico Savio, In ringrazia-
mento e per ottenere grarie, a cur·a di
Manara Ugo. Alessandria L 50.000
Boru: Maria Au1lllatr1c• Santi SalHl&-
nl, per grazra ricevuta, Implorando ancora
aJrre grazie, a cura di M.F. (VC) L. 50.000
Boru: Mm 4uslllalrlce e s. Giovanni
B~o, mvocando protezione e grazie per
mia nipote, a cura d1 C.S., Torino L 50.900
Boraa: Maria 4uslllatrlce Santi Saleala-
nl, In suffragio Cii Gustavo Torri e inv<>-
cando aiuto e contorto, a cura della m~
glie Gianna, Bergamo L. 50.000
Boru: M•la Autlllalrlce Santi Salesla-
nJ, per grnia ricevuta e Invocando prote-
zione, a cura di Bordet Agostina. Hon e
(AO) L 50.000
Boru: S. Domenico Savio, a cura di Clara
Rosina L 50.000
Boraa: Maria Au•lllatrlce, Invocando sa-
luto per mio pepà, a cura d' una ex allieva
di Faenza L. 50.000
Boraa: Don Mannttl, ringraziando del
benefici ricevuti. nei XXV" di mstrlmonlo,
a cura d ei Collugl Barbero-Fomaro L.
50.000
Boru: Maria 4u•lllatrlce, Don Bo•co e S.
D. Savio, In ringraziamento per l'aiuto ri-
cevuto, a cura di Rizzo Rosina, Monta-
gnana (PO) L 50.000
Borsa: Mons. V, Cl mattl, a cura della fa-
miglia Massini Gianni, Maggiora (NO) L
50,000
Boraa: M•I• Aualllalrlce, In memoria
suffragio di Re/nari Caterina. a cura di
Ferrero Te<esa, Moretta (CN) L 50.000
Boraa, M•la 4uslllalrlce e S. Glonnnl
B09Co, vi affido mia figi/a e mio marito. a
cura di Obermlto Giovanna, Asti L 50.000
Borsa: Marta Au•lllalrlce e S. Giovanni
Bo1co, Implorando protezione per I miei
cari. a cura di N.N., Ormaa (CN) L 50.000
Borse: Sacro Cuont di Gnù Santi Sala-
lianf, ,n rmgraziamento e in suffragio dei
nostri defunti, a cura di Romagnoli Alma e
Guido, Forr. L 50.000
Boraa: Maria Au1lll1trlce 8 5, GloY&MI
Bosco, per essere assistito In vita e In
morie, a c ura di Benso Luigi, Mondovl
(CN) L 50.000
ecru: Maria Aualllalrlce e Santi SalHla-
nl, Invocando grazie per pe rsone care, a
cura di Penna Rosa, Vibo Valentia (CZ) L .
50000
Bora,a: G••ù Sacramentai.o, Marta AuaJ..
llatrlce e Santi Salesiani, ringraziando e
/nvocendo ancora protazlone. a cura di
Cavallottl Maria, Trino (VC) L 50.000
Boraa: M••• Au•Ulalrlce e Don Bosco, In
suffragio del miei defunti, a cura di Zuc-
cheJII Gu glielmo. Castelfranco EM, (MO)
L 50.000
Borsa: Merla Aualllatrlce Don Boaco,
p$t grazia r,cevuta e Jn·vocsndo protezJo..
ne sulla lamig/la, a cura di Robana Anna
Maria, Biella (VC) L 50,000
Borsa: M•la Auslli<llrlce e S. Glov■MI
Boaco, nel 72" compleanno, fiduciosa
sempre nella loro protezione, a cura di
M.C., Rosta (TO) L 50.000
Borae: Marta Aualllalrlce, S. Giovanni
Bo.cc e s. Domenico Savio, a cura di
N. N.. Roma L 50.000
Bora■: M•la Auallletrlce e S. Giovanni
Boaco, In ringraziamento e suffragio del
miei defunti, a cura di C.G., Borgosesia
(VC) L 50.000
Borsa: M•I• Auslllalrlce e S. Giovanni
Booco, Invocando protezione per Il figi/o
A/berlo, a cura di Melct>lorl Piero, Novara
L. 50.000
80<88: Sacro Cuo,e di Geaù, Maria 4u1l-
ll.1td ce, SantJ SaJealanl. asslstetem~ a
cura di Basso Giuseppe. Monastero Va-
sco (CN) L 50.000
Boraa: Maria 4uatllalrlce, In suffragio
cJella moglie Giovanna. a cura di Pelllc•
c loni D r. Giovanni, Porcari (LU) L 50.000
!!orta: /f! mr,,nor/a ~ 1u(frJgio de/1'/ndi-
menticabile amico e compagno di ginna-
sio D. Evaristo Marcoaldi, a cura di Mar-
zano Amm. Innocenzo, Racco (GE) L
50.000
Boru: M•I• 4uslllatrlce S. Glov1nnl
Bosco, Invocando grazie per la numerosa
famiglia, a cura di Bernardl Teresa e Car-
lo, S. Giovanni i n Croce (CRl L. 50.000
Boru: Comunione del Santi Salaalanl, In
suffragio di Emi/la Carù. a cura del fratello
Angelo, ex allievo, Pavia L. 50.000
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oe
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SpediL In abbon. postale - Gruppo 2° (70) - 1 • quindicina
w AVVISO PER IL
~ PORTALETTERE
In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
TOR IN O
CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
P-refazione di Ferruccio Parazzoli
«Dossiers SEI » - L. 4.000
Attraverso i dialoghi, le riflessioni,
gli episodi raccolti nei suoi vent'anni
di sacerdozio, Claudio Sorgi
vuole dissipare l'immagine fredda,
stereotipata, ancora tanto diffusa
della «faccia da prete », per sostituirla
con la sembianza dell'uomo vero.
1. l sOCIETA ED I TR I CE INTERNAZ I ONALE - TOR I NO