Bollettino_Salesiano_195908


Bollettino_Salesiano_195908

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1.1 Page 1

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Noi non ci fermiamo mal;
vi è sempre cosa che incalza cosa...
Dal momento
che noi ci fermassimo,
la nostra Opera comincerebbe
a deperire
DOS IIOSCO
ANNO LX:XXIU . N.11 15 APRILI 1959
EDIZIONE PER I DIRIGENTI DEI COOPERATORI SALESIANI
DmEZIONE GENERALE: TORINO 714 Vli MA RJ A AUSILIATRICE 32, TELEF. 22-117
AL CONVEGNO DI ROMA
lutti ptl"!Ll!,nti!
Sia1110 ormai alla , ipJia d,•I 110,,lro Conn~gno. Si mettono a pttnto gli ultimi dementi
d clrorga11i:,,-.azione. Dalle uotizit• rir1>ntte constatiamo vhc sarà larga la parl1•cipazione cli
Coopnaturi e Cooperatrici du tutt e le r egioni d'ltulia in uu clima di fervido t>ntusiasmo.
Anche I<• a ltre nazioni Europte ~anmno h<>u rapprt•~••rtlatc con 1111111rro~1• rlcl,·p:azioni.
Ma - coinnaturale - solo una m.iuoraJ1 v.a ili Cooprratori. ris1wtto alla mas,m dt:gli
iscrit Ii, potrà trovar~i a Homo. Non per queRt11 i rn ri fratelli impossihilirnti pc•r lr più
v11Tie ragioni a intcrvt'nire ~aranno proprio as~1•111i. t ben possibile uua partecipazione
spirituali' di tutti i Coop(•ratori al Convcgnn Homa110. in unione ron i fortunati che
potranno trovarsi 11<-lla Città Eterna.
Tutti - cl1i rimaul' a rasa e chi partecipa al Convegno - t11lti trnviamoci uniti nella
prcglùtira per l.a felice riuscita del Convcg110. Quanto sarà bello e proficuo ('hc i nostri
Dirigt>nl i organizzino. in 11rra..ionc della Conf,·rt>nza mcm1ile o alla p,trt1•uz1t dd conve•
gnis li, o meglio ancora rwi giorni del Convegno, fun:r.ìoni propiziatrici ., pn·ghicn· a c ui
p11rt1•11ipino tutti j Coop1·rato.ri, illustrando gli Roopi e le mèle del noF>tro Convegno! T11
p11rticolnre. la preghiera d t>i Coo1Jeratori aLbia questa iulcnzionc: perchè i Convegnisti
che ritornerfillllo d a Roma siano fcnne11to ùi apoBtolato ,;alcsian o 111•i vari t'l'Hlri, e le
condu,iioni del Con vrgno siano tradotte in pratica c!)I concor,,o fon ido ,. g1•1wroso ,li
tnlti i Cooperatori.
i for tuuati Coopnalori « r omani », che arrivt•runno spiritualmente preparati a vi-
vere lt> storiche giornate. come- in S. Pietro, ro,:.Ì ul Tcu1pio di S. Giovanni ilosro. alla
Bl:'rwdizioue del Santo Padrt•, ndla Basilica del Sacro CuOTe. dovunque, terranno ben
jlrt'81•11l i i fratelli e le s,1rcll1• for1:atarue11tr lont,wi, e 1·itornando rivivr1111n1► co n loro
le gioie: provate cJ i proposili formulati dinanzi all'Urna di Don Bosco.
Così il Convegno si allarg heTà nello s.pazio e 110I lt•UJpo a h euc di tulli: rosì saremo tutti
fruttuo~umente presenti u l:loma.
impegno del mese
Dare ai Cooperatori del proprio Centro la possibilità di partecipare al-
meno spintualmente o1 Convegno Na_zionale di Roma, organizzando
funziooi propiziatrici e preghiere e 11lustrondone gli scopi e le mete
157

1.2 Page 2

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NEL PRIMO GEITEIARIO DELLA
INTRODUZIONE
[1 1959 segna la data c<>ntcnaria dell'atto di
11aRcita della Cougregaziouc Salesiana.
Don no~co. nei p-rimi anni del suo apostolato
tra i giovani. aveva scelto un piccolo nucleo di
anime ar<lcnti che andava preparando con pn1-
,lcnza e sapienza ad essere gli strnmenti della
Pro,·videuza per il compimento dei disegni di
Dio, ripetutamente conosciuti atll'averso sn-
J>nne manifestazioni.
On paijSO decisivo verso l'attull'tione del suo
ideale Don Bosco lo fece il 26 gc·nnaio 1854,
quando propose ad alcuni tra i migliori chierici e
giovani u1rn promessa di escTcizio pratico della
carità verso il prossimo, chiamandoli Salesiani.
E finalmente, il 9 dicemlne 1859, tenne ai
Ruoi intimi << una conferenza speciale», prean-
1wnziata solennemente a tutto l'oratorio il
~iomo d<>ll'lmmacolata. In essa Don Bosco
descrisse che cosa fosse una Congregazione
rdigiosa, la sublime grazia di appartenervi,
l'onore di chi si consacra tutto a Dio, la gloria
che attende il religioso in Paradiso.
Q·uincli con visibile commozione annunziò
che era gi11nta l'ora di dar fonna a quella Con-
~rcgazione che ave, a conosciuto essere voluta da
Dio e che Pio IX aveva incoraggiata e lodata.
Agginnsc però ohe vi sarebbero stati i.scritti
,olo quelli eh.e. dopo matura riflessione. avreb-
bero deciso di emettere i santi voli di povertà,
castità, obbedienza.
Uscendo, più di uno disse sottovoce: « Don
Bosco ci vuol fare tutti frati! ». E il clùtrico
---
VINCOLO DI UNITÀ
J
La ricorrenza centenaria di qui>sta.
storica data ha un interesse par-
ticolare anche per la Terza Fa-
miglia alesiana, che si potrebbe dire nnta in-
siem P con la prima. Consta infatti che la prima
idea di Don Bosco era stata quella di legare a
i generosi che gli avevano prestata la loro
collaborazione fin dalle origini dell'Oratorio, or-
gawzzando un sodalizio di proli secolai·i e so-
prattutto di semplici buoni cristiani da incor-
porarsi alla Società Salesiana.
Per questo nelle primitive Costituzioni inserì
1111 capo intitolato Esterni, dcl quale citiamo i
primi due paragrafi:
10 Q,rnf11.11que persona, tmèhe vivc11do nel secolo,
Cagliero passeggiò a lungo, nervoso e concitalo;
poi, volgendosi ad un amico, col suo fare fr,uico
ed energico esclamò: « Frate o non frate. da
Don Bosco non mi stacchPrò mai più! ».
La storica co11ferenza cli fondazione della
Sc,cietà Sale:<iana fu 1.cnuta il 18 dic•eruhre 1859.
Il ri.stùtato della seduta fu consacrato in un ver-
bale cho è un documento d'incirntevole s(•m-
p licità c che coni ieue il primo atlo uffit"iale
dt:lla Società Salc~iana. n dOt"U.D1ento, dopo di
aver affermato che lo scopo per cui si erano
radunati era quello di« pro111uovere e conservare
lo spirito di vera carità rhc richiedesi nt•l-
l'opera drgli Oratori per la gioventù abbandonata
e pericula1Lte », co11tinua: « Piacque pertunto
ai medesimi Congregati ili erigersi in Società o
Congregazione, eh.e avendo di mira il viceudr-
vole aiuto per la sa.ntifica;done propria, s:i pro-
ponesse cli promuovere 111 gloria d.i Dio e la
~alate delle anime>. specialmente delle pii1 hi-
sognose <l'istruzione e di educazione ».
Nella slessa sedula si prcm::dette all'elezione
del consiglio direttivo della nuova Società,
che risulLò così formato:
Rettor J'vfoggiore: Sae. Giova.uni Bosco.
PrefettQ: Don Vittorio .\\lasonat.ti.
Direttore Spirit11ale: Suddiacono Michele Rua.
Economo: Diat,0110 Angelo Savio.
Consigl-ieri: cl1icrici Giova11ni Cagliero, Gio-
vauni Uonetti, Carlo Ghivarello.
Cosl fu costituito il primo Capitolo, che poi
fu denominato C(lpitolo Superiore (Mem. Biogr.•
Vl, pp. 327•337).
nella propria casa, in se110 11ffn propriet /01111'.g(fo,
può apparti'1ll!Te of/a nostra Società.
20 Egli non fa alcun voto, ma procurerà tli met-
ter!' ili pratica quella parte del presente Reg,,la-
men.to che è compatibile con fa sua rrà e condizione.
Ma a Roma, parendo strano e pcricolo~o il
connubio di genti• esterna con comunità reli-
giose, gli fu ordinalo di eliminare que.l paragrn.fo.
I tempi non erano maturi!
fo seguito Don Bosco pensò a
•>
formare dei coi;ì dcui EMemi una
Associazione distinta licnsì. ma
sempre strettamente unitn e dipendente dalla
Società Salesiana. L'unità di 1:!pirito e di metodo

1.3 Page 3

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GOIOREOAZIOD SALESIANA Pensieri per
la 28 Conferenza
annuale
de1le sue Famiglie era la sua grande idea. E
il primo Capitolo Generale, celebratosi nel 1877,
sancì. l'ideale del sauto Foudatore affratellando
uliìcialmente i due sodalizi e consacrando iu
re-rta guisa l'articolo del Regolamento clie
diceva: I membri della Congregazione Salesiana
considerera,nno tutti i Cooperatori come altrettanti
frcitelli in Gesù Cristo, e a loro s'indirizzeranno
ogni ·volta, che l'opera cli, essi può giovare alla,
magsior gloria di, Dio e a vantaggio delle tmime.
Con la medesima libertà, essendone 'il caso, i
Cooperat.ori si rivolg11raww ai membri della Con-
gregazione Salesiana.
Questo affratellamento è un toccasana per
eventuali sl,andamenti. Appunto per prevenire
questi sbandamenti, che sarebhero stati la
rovina dell'uuità di spirito, Don Bosco volle
accentrata nel Retto1· 1faggiore la direziono
generale dei Cooperatori. Nello stesso Capitolo
Generale infatti il Santo disse: Jo avrei trovato
subito il mezzo che non desse tanto lavoro, nw
allora questa, Associa-:;;ion/1 non avrebbe più cor-
risposto allo scopo. Jl mezzo ern facile: la,sciare
molti centri che facessero d1, sè, affratellando o
cancellando ajfratellc1ti. I Terziari Fra,~cescani
sono così costituiti. Ogni casa di Fmncescani
ptiò affiliare chi vuole, e il numero in q1,esto
modo resta anche sempre molto grande, ma no,,
si piiò avere 1m centro e unità d'azione. Il più
grande sforzo che io abbia fatto per questi Coope-
ra.tori, cosa per etti ho studiato molti anni, e in
cui. per questo solo 11iezzo parmi di essere riuscito,
fu, appunto di trovare il modo di r(mdere tatti
uniti al capo e che qwisti possa far pervenire
i su-0i pensieri a tutti.
3.
Un episodio avvenuto otto anni
dopo conferma il pensiero del
Santo Fondatore. Nel 1885 fra
gl'intervenuti a festeggiare l'onomastico di
Don Bosco vi fu il giovane sacerdote bavarese
Giovanni MeWer, cl1e doveva farsi un nome
con numerose pubblicazioni di sociologia cri•
stiana e di cristiana educazione popolare. Ri-
tornato in patria, si diede con zelo a far Coope-
-ratori Salesiani specialmente nella sua 13avie1·a.
Vedendo che molli corrispondevano all'invito.
avrebbe voluto essere autorizzato a fi.rmai·e in
nome di Don Bosco i diplomi; ma Don Bosco
non credette conveniente concedere talr auto-
rizzazione. Trattandosi della cosa nel Capitolo
Superiore, egli disse: I diplomi si stamperanno in,
tedesc<> e si firmeranno in Torino. Voleva dunqul'
che il legame dei Cooperatoricon la Cong-regazionc
non solo permanesse, ma fosse anche visibile.
Tn segl1ito, a stringere sempre più questo
legame giovarono grandemente gl'incontti nei
Congressi, inaugu-rati nel 1895 con i1 grandioso
Congresso Internazionale di Bologna. Queste
assemblee avvicinano gli uni agli altri anche
da paesi remoti e tutti hanno così occasione
e modo di conoscersi, di scambiare idee, d-i
comunicarsi esperienze e di stringere relazioni
personali fecondo di ottimi frutti. Sono contatti
che rassodano i vincoli ùella mu:tua e operosa
solidarietà. :Mentre i Salesiani imparano ad
apprezzare sempre più le henemerenzc dei loro
collaboratori, questi portano con sè un concetto
sempre più adeguato dell'Opera di Don Ilosco.
La Congregazione rappresenta dunque per i
Cooperatori il grande 1Jin.colo di imità. Don
Bosco, sulla scia degli autichi Ordini religiosi, ha
creato il suo Terz'Ord.ine, ma con una sua fisio•
nomia caratteristica, che è quella medesima della
Congregazione Salesiana. Egli stesso nel 1874
scriveva della Pia Unione: L'Associazione Sa,le-
si.ana si può chiama,re una speèie di terz'ordi,ne
degli antichi, con questa diversità, che i.n quelli si
proponeva laperfezione cristiana nell'esercizio della
pietà, qui si ha per fine principale la vita o.ttiva
specialmente in favore della gio1:entù pericolante.
Ai nostri tempi ha mostralo di comprendere
Lene questo punto, tra gli altri, l'Arcivescovo
di Trento, Ivlons. Ca.rlo De Ferrari, il quale
parlando ai Cooperatori e alle Cooperatrici della
sua città, ha rilevato con compiacenza che la
caratteristica dei Cooperatori Salesiani è quella
di non essere soltanto, come presso altri Reli-
giosi, un terz'ordine, ma di formare oon i figli
di S. GiovallllÌ Bosco im' unict,i grande famiglia.
L'ANCORA DI SICUREZZA
Tra la Congregazione e la Pia Unione c'è,
come si è detto, un'unità essenziale di origine,
di spirito, di metodo e di Gne. Ma la Congrega-
zione Salesiana - come si può facilmente
dimostrare - è opera ,.li Dio. Dunque il
Cooperatore che vive e opera nello spirito sa-
lesiano ha la miglior garanzia che cammina sul
sicuro.

1.4 Page 4

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I
La Congrngazionc è opera di Dio.
vale a dh-e è quello che è, pcrchè
-•
Dio l'ha fatta così e la vuole così;
i Salesiani sono quelli cl1e sono in virtù di 1111
atto positivo della volontà cli Dio, che ha de-
terminalo, specificalo, caratterizzato queslo spc•
cialc modo di essere, di vivere e cli agire che si
chiama spirito cli Don Bosco o viLa salesiana.
Di questa nostra affermazione abbiamo prove
evider1ti.
a) Il Santo Fondatore Dòn Bosco non è
Sf'ruplicemente il risultato della sua natura, del
suo temperamento del suo ingegno e della sua
volontà duttile e al tempo stesso resistente,
ma è una creazione particolare di Dio fatta per
un fine speciale; nou è un semplice legislato:re,
ma un ambasciatore t1i Dio: le norme e i pTe-
cetti che diede li diedi: precisamente in virtù
della missione divina che gli era stata affidata.
Don .Bosco insegua, comanda, traccia le Regole
della sua nuova Famiglia perchè Dio glielo
comandò e lo inviò per questo.
E come tuLti gl'inviati speciali di Dio, Don
B-osco si è presentato con le credenziali divine
della sua missione. formate da quel cumulo di mi-
1·acoli e di inte1·venti soprannaturali che gli hanno
spianato la via e fatto superare tutti gli ostacoli.
Don Bosco sLesso riconosce l'al:ibondanza del-
l'i11tervcnto divino nella sua missione. Ci è
s tata tramandata, in proposito, una sua di-
chiarazione che può sorprendere chi dimen-
tica che l'umiltà è verità. Il 2 febbraio 1876,
conversando con alcuni sacerdoti salesiani,
disse: ... Diciamolo qui tra 11oi: altre Congre-
gazioni e Ordini ebbero agli i11i,si q1tafohe i spira-
zione, qualche visione, qualche fatto sopranna-
turale, ma per lo più la cosa si fermò ad uno
o n pochi di questi fatti. In vece tni noi la, cosa
prot1Jde ben diverscmrent,e. Si puiì t1ire che non
t•i sia cosa che non sia stata conosciuta prima,;
non 11mtamento o perfezionamento o ingrandi-
mento che no,i sia stato precedu,to da. un ordine
del Sigrwre. Noi ai•remmo potuto scrivere tlUtP le
cose che avvennero a noi prima che avvenissero
e scriverle minutamente e con precisione. E vari.e
cose le avevo già scritt(! per mio, norma e confort.0
(Mem. Biogr., XII, p. 69).
Ed alt.ra volta: Si può tlire che Don Bo.~co
vede tutto ed è condotto avanti per mano dalla
J\\:Iadonncr,. Ad ogni passo, o.tl ogni cirrosta,nza,
ecco la Bi'al(t Vugi11a!
Dio stesso firmò questa sua missione divina
rli Fondatore donandogli in larghissima mib'llra
il Potere di far miracoli, cli profetare, di loggern
uel11· coscienz<>...
b) La dijJit.~ione della Congregazione. Sale-
siana e del!'Istituto delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice. Dopo cento anni, Ja CongTCgazionc
appare gigante n.elle sue dimensioni. È un'opera
in cui è cviilente il dito 01111ip0Lcntc cli Dio,
sia per la rapida estensione raggiunta e che i
posLeri cl1iameranno cli certo favolosa, sia JJer
l'inlcnsità di vita soprannaturale vissuta dai
suoi memhri.
Un episodio significativo. Don Bosco desi-
dera che Don Cagliero sia eletto Pro-Vicario
della Patagonia, che. sia fatto Vescovo. Il Car-
dinale Arcivescovo di 'l'orino Alimonda ne
scrive al Card. Nina, Protettore. Qnesti inoltra
la domanda al Cardinale Prnfetto cli Propa-
ganda. Vi si oppone il Cardinal Fcrriori, P1·e-
fetto della Congregazione dei Vescovi e Re•
golari, peTSLUtso ·che la Società Salesiana avesse
esiatenza precaria e dovesse sciogliersi alla
morte di Don Bosco; era convinto che fosse
opera umana, non di Dio. TI Card. Nina perorò
la causa di Don Bosco adducendo tre ragioni
che arg1ùviu10 tutto il contrario: 1) l'esten.dersi
meraviglioso dei Sale&ian:i; 2) il bene da loro
incontestabilmente operato: 3) il caso ttnico
nella storia degli Ordini Religiosi cl1e, vivente il
Fondato-re, vi fosse un acc<mlo CORÌ pieno nella
scelta del Successore.
Delle ragioni addotte dal Carcl.
Nina la più eloq,,ente è l'espan-
sione meravigliosa dell'Opera di
Don Bosco. Se prendiamo in mano il Ca1alogo
Sctlesiano, lo troviamo denso cli nomi. E ogni
nome significa una casa o un salesiano. Quelle
ragginngonQ la cifra di 1281 e questi di 19.887.
Sono dunque ormai 1281 case c}1e, aggiunte a
quelle delle Figlie di Maria Ausiliatrice, danno
un totale cli 2553 Istituti che il Signore ha
creato dal nulla per mezzo dello spirito di
Don Bosco. Sono focolari cli intensa vita cri-
s tiana, S'Oprannatnrale, cl1e s'irradia su_ milioni
cli anime di ai]ievi e loro parenti, cooperatori
e benefattori, ex allievi e amici. Ogni salesiano
è un capolavoro della grazia di Dio, che profuse
e profonde tesori spirituali e materiali in cia-
scuno di essi.
S. Agostino si meravigliava che i cristiani
si stupissero al leggere uol Vangelo la molti-
plicazione dei pani e non si con:unovesr,ero di-
nanzi al 11rocligio mollo maggiore della molti-
plicazione dei chicci di grano che avviene ogni
anno nelle nostre campagne. Lo stesso succede
a noi: leggiamo con compiacenza i fatti 1~ei
quali Don Bosco ottenne prodigiosamente del
danaro per la costruzione delle ime chiese e
case, e non ci stupiamo delle somme incalcola-
bili che Dio versa giornalmente per ,il 1nauteni-
meuto di questa sua gigautesca famiglia. Ormai
avvezzi, ci contentiamo di leggere con semplice
curiosità. senza sentirci commossi, la lettera del
Rettor .Maggiore ai Cooperatori che ogni anno
enumera le nuove fondazioni. Altri religiosi

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sgranano tanto d'occhi; non riescono a com-
prendere come ciò sia possibile; per noi è di-
venuta cosa naturale. Salesiani e Cooperatori,
viviamo in questo aml}iente di straordinario o
ci siamo avvezzati come ci si avvezza alle
meraviglie della vita che si svolge nel nostro
organismo, come a Lourdes i medici si avvez-
zano ai miracoli che devono constatare.
:J.
Se poi sfogliamo l'Ammtrrio Pon-
tificio, la nostra ammirazione per
l'opera cli Dio aumenta a dismi-
sura. Siamo operai dell'ultima ora, epp1~re i
Salesiani occupano per nume'rò il po~to nel-
l'elenco degli Ordiui e Congregazioni Religiose.
Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice occu-
pano nmnericamcntc il 2° posto tra gl'Istitnti
religiosi femminili.
Davanti a queste meraviglie 11011 resta che
esclamare: È il Signore che ha fatto qnesto, ed
mera.viglioso ai nostri occhi {MATTEO, 21. 42).
Evidentem_cnte non· siamo noi, è Dio <:he
fa: noi siamo, come Don Bosco, i Suoi stru-
menti e non abbiamo altra preoccupazione che
qurlla di assecondare i Snoi diseg11i.
La Pia Unione dei Coope:ratori Salesiani è
parte integrante di quest'Opera di Dio cd ogni
membro della Pia Unione tl'Ova in essa l'àncora
della più consolante certezza della santità dello
spirito che lo anima e dello zelo che lo m110ve.
LA SORGENTE DELLO SPIRlTO
Per la Pia Unione la Congregazione è anche
sorgente peren1te di spirito salesiano e quindi
direttrice di marcia per ogni sua attività e
apostolato.
Poter,za tra.sformatrice dello spirito
] • salesiano. È meraviglioso il do-
minio e la potenza di trasforma-
zione che lo spirito salesiano ha sulle anime di
coloro che educa. Nel primo sogno o negli
altri successivi il Signore e la Madouua diedero
a Don Bosco e ai suoi figli un com_pito 1nolto
difficile, anzi umanamente impossibile.
Fin che si tratta di tenere a bada capretti,
orsi e leoni, pur essendo difficile, è però ancora
cosa fattibile: ottenere la disciplina tra giovani
fuorviati o non bene educati, farli 8tudiare
con pro.fitto, farli lavorare nei laboratO'ri, ot-
tenere ordino e silenzio nello studio, nel refrt-
torio, nel dormitorio, sono cose che molti edu-
catori. salesiani e non salesiani, riescono a fare
senza eccessive difficoltà.
Ma convertire i capretti e le bestie più o meno
selvagge in docili agnellini, vale a due trasfor-
mare la natura spirituale dei giovani, fa:r loro
praticare le virtù cristiane, farli prngare, far
loro frequentare $pontaneamente i Sacramenti, i'
cosa superiore alle forze e abilità umane; ci
vuole una virtù divina; ed è cosa si straordi-
naria e rnra da costituire un llliracolo. Dl questi
miracoli Don Bosco ne fece molti e i suoi figli,
con l'aiuto della Vergine, continuano a farne
senza numero; anzi sono cose di tutti i giorni.
Questo dominio sui giovani, che non è forte
ma amahile, è dovuto allo spirito di Don .Bosco:
è una virtù propria di questo spirito.
Anche i Cooperatori che possiedono questo
spirito ottengono gli stessi effetti tra i figli e la
gioventù per cui lavorano; e li ottengono in p:ro-
porzionedcl grado di spirilo salesiano che li anima.
Effetti sorprendenti. Lo spirito di
Don Bosco non solo trasforma
1·r.ndendo huoui i giovani, ma dà
loro un'impronta speciale. clte li distingue {la
tutti gli altri: li rende figliuoli. Hanno un com-
portame.11.to nuovo. diverso. impressionante:
la gente li guarda stupita. Nei loro occlii si
legge un aJfetto filiale, un i11tere,;samcnto -per
i loro educato·ri come se fossero della loro fa-
miglia; si produce in essi un attaccamento
ché non si svincola più.
TI compianlo nostro Prefetto (:;.pncrale Don
Pietro Bcrruti sole-va descrivere a vivi colori
la festa di S. Pietro da lui trascorsa a Hong-
kong uel 1937. Prescnli 1000 giovani iu maggio-
ra11za pagani, il Visitatore amministrò il Bat-
tesimo a 21 ragazzi. Seguì la Messa della ('-O-
munità con il coro potente della massa orante
dei giovani. Più tardi ancora una Messa e
cantata! La cscguii:ouo i giovani divisi in due
cori, con devozione, pronunziando heue il la-
Lino, cosa difficile vcr i Cinesi. Asc,oltarono la
predica con un contegno ammirevole. Don
Berruti li osservava con crescentr interesse.
Seguì un saggio ginnico con esercizi cd evolu-
zioni eseguiti in n1odo impeccabile. Il Visita-
tore assiste, am_mira, quindi si ritùa i11 camera
e sfogo alla piena del cuore: « È tutta la
mattina che sento un nodo alla gola: non si può
restare impassibili davanti a questi miracoli
di Don Bosco. La pietà dei giovani crisliani e
pagani, la disciplina che si ammira ovtlllquc:
uella chiesa, nel teatro. nelle ricreazioni, du-
rante il saggio ginnastico tra i giovani spetta-
tori. L'affetto ohe mostrano c che sentono per
i loro superiod (l'Ispettore, accc1mato appena in
un discorso del Visitatorc, provoca applausi
interminabili). o più che tutto l'alletto per
Don Roseo, manifestato in un $t1.hisso di ap-
pla'm,i q:nanùo il Visitatore, rispoudrudo alla

1.6 Page 6

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domanda fatta in un lwl dialogo dell'accademia
se legge8se nei cuori come Don Bosco. aycva
detto cli sì, che aveva letto nel CL1orn dei giovani
present i 11n grande amo1·e a Don Bosro e
aveva domandato .,,. ciò non fo,sc vero. 111llo
ciò ottenuto in meno di ùieci a1mi da pl'rijO•
nalc scarso e con eoonni difficoltà a motivo
della li11g1w e della ~alute. senza capitali .nè
mezzi 1:1dcguati. ì'.• uno dei più hci miral'oli di
Don Ilo~co da me , ·isli ».
La sceua a cui allude Don Berruti e <'h•· ri•
~eia l'affcllo di qnri gjovani por Don Roseo
fu veram1·ntc impre"siouantc. Appl'na il Vi~ila•
torc el>he dHLo di leggere nf'l loro cuorr 1W
g rande amore per Don Bosco e concluse con
la domanda (< non è forse vero?)>. scoppiò
un (<sì» formidabilf': tutti hattero.no le mani,
agitando~i sotto l'impulso di un entusiasmo
incontcnihilf'. E non finivano più di applaudire.
Don. Bnniti era commosso. l"l,;pcttore pia11gt•va
i ct1ufratelli salesiani coutt·mplavauo quel
magnifico spetta<"olo elle li premiava di tante
fatiche. Erano mili<' giovani. <russi tutti pa·
!{ani. nou avevano mai ·dsto Dou Bosco, molti
lì110 a il·ri ignoravano ogni huou se11ti111<'nlo,
,1011 avevano di11a11zi a sè che clcgli sLrnuirrL
11 rapo dei quali uno la cui linituu non potevano
capire: ,•ppnre c;;plodr dai loro cuori on'afferma•
:zione pot1•nle di alli-tto a liii ~auto! Qndla fu
davvero una sccn.a i11dimenticabile per t11t.Li.
Un altro fatto rhc chhc va11ta risonam:a.
Nel giugno del 1936 a Buenos lires gli studenti
furono in, itati ad un solenul' omaggio allo
statis.ta e 11crittorc Sormic:nto. Allievi ed allit•w
slilaroiw rwr la vfo principale e si conrcntra-
rono in una grandi, piazza pt:r l'atto ufli1•ialr.
li comportamento e rindisciplinatezza furono
tali t'he i cittadini ne furono st omacati e la
s tampa, senza eccezione, stigmati7.zò il fou o.
Un mese dopo i figli cl.i Don Uosco pr1·s1•11t1rno
alla popola_zionc e alle autorità supreme 15.000
allie\\"i e allie,•e primari e ~ccondari. Fu wto
spettacolo mai visto: la disciplina più cor•
rnttu. il passo marziulc e deciso dei giovani. r
i;oprattutto l'aria semplice. buona e serena di
q-uci ragazzi e di quelle fanciulle rntu.siasma•
rouo gli astanti accalcali nel lungo percorso,
dlf' li applaudirono conHnuamentr. Fu la più
grandiosa. lu·Ua. t<ignifìralh a prescula:r.ione fati.a
a quclla Capitai(· drlla potenza edunatricc d,•I
sistema preventivo e dello spirito di Don llosco.
:J.
Ma l 'espPrÌl'uza della poten:r.a tra-
«formatricr dl•llo spirito di Don
"Bosco chr sutòcitò pitt vasta eco
rwlla stampa e nell'opinione pnhhlioa, espt•
ricnza classica che pa!!serà alla storia, fu q11rHa
dei cosidcl.rtt i Rogaz..-i. della strada nclrimm<'•
diato dopoguPrra. Era !\\tata fatta a Pio Xll
cli v. rn. 1111u relaz:ionr sulla condizione dri
ragazzi delle nostre grandi città, s11lla delin•
(1111•1iza a Clli 11011 pochi erano avviati c sui pe•
ril'oJi morali di tutti. li S. Padn· m• rimasr
m,i-ai addolorato e. doptl aver prcitato di su•
~pNrderc lr progcttatr rnibtt re reprl'H~h ", sc>g-
gi1111s<': Cn1·/,i,111lo piullosto di, rie1/ucarli. quei
po11uetti. Per questo bi.~ogna ricorrt>re <& Don
Bosco. Dite ai Sale:si,mi eh.e desideriamo d1c
si pren(la:no c1trCJ di questi ragazzi 11bbt111do1w1i
o lrcwiat,i I! ft#:cia110 gn<mto Don Br1.çw ispirerà
loro. E sono noti i mfracoli di tTasfurmazione
ottcnuti con raiuto di Dio e che ,;ono documen•
tati nella relazione ufficiale pnbl1licata a cura
drlla Dirrziouc Generali· ili Torino (SB{).
DPI resto è cosa risaputa che Don Bosco e il
suo metodo t-cmbrano fatti per le perife-ril·
drHc grandi metropoli: il l,orgo S. Paolo a
Torino, il Testaccio a Roma, la Boca a Buenos
Ai.rea e molt isAime altri' zone periferiche drllc
grandi città dl-vono alla efficacia trasformatrici•
dello spirito e del mctorlo salesiano :.e hanno
moralmenlc rambiato faccia.
l Coopera~ori che sanno atLingrrc alla sor•
gente di cp1csto spirilo nuovo portarlo in
famiglia c nelle open· di apo.-tolato - iu
prima linea gli insegnanti e gli educatori -
ne sperimentano rcfficada e ne raccolgono
prezjosi frutti.
IL FARO A CUI GUARDARE
Ma ciò the vi è di più Lf'llo <' consolante in
questa 1,tupt:.11.da Opera di Dio 1• cli ,larht \\usi-
liatricc rhe Ì' la Congrcgazionr Salesi:i.na, è fo
potenz11 -~antificatrir1• che 1A anima.
J
Da quando S. Giovan.ni llosco
fondò la sua Co11gregaz:ionr. si è
acc11;.o un grauù1• faro elH• da 1W
!!ecolo proiclla luce tli santità 1111i rnemhri della
Famiglia Salesiano. Vi souv ùri figli rli Dori
13osco clrc 11011 banno nulla da invidiare ai
16z
SanLi; suctedono nella nostra Fami~lia d!'i
fatti 11roprio uguali a t}111•lli che si leggono ncllt•
dta dt-i 'au ti. Gli l·roi;.mi di certi confratelli
non trovano riscontro 1w non nella vita di
akw.u Santi c11nonizz11I i. Non sono cose spo-
radiche, tJOU sono fatti isolati; Ì' un11 ell'ltn
pleiade di uuime clic danno a11a no;.trn Cou-
grl'gazionc la fìsronomiir di santiI:'1 degli Or-
rlini Religio,-j più au~lcri e fervorosi.
« Sapevo thc tra i figli di Don UoijCCI - srri•
, r, a Don Bcrruti dopo di a, rr ,isitoto gn111

1.7 Page 7

▲back to top
parte del mondo salesiano - vi sono delle
anime privilrgiate, ma non credevo eh.e ve ne
fossero tante; mai n:ù sarei immagiuato di tro-
vare dei santi autentici, tali e tanti!... Ho
visto, ho udito da testimoni oculari e:ose che
si leggono solo nelle vitt- dei Santi. Ho saputo
cose che prima credevo monopolio del medioevo,
o solo di Santi di altri secoli... Nessuna vita di
santo è rimasta impressa e mi ha fatto tanto
bene come la conoscenza di quei cari confratelli».
Già nei primordi dell'Oratorio di
Valdocco S. Giovanni Bosco aveva
ve):i piccoli santi tra i suoi ra-
gazzi, primeggiante su tutti l'angelico Domenièo
Savio. Fin d'allora si veniva santificando al
suo fianco 1\\tlichele Rua, suo primo Successore.
Di lui alla Congregazione dei Riti si parla con
grande amnùrazione. :Èì una delle figure più
belle che presentemente si trattino in detta
Congregazione. Dicono che pochi sacerdoti sono
così edificanti nei loro scritti e nel loro spirito.
Sotto la guida di Don Bosco ascese ai più alti
gradi della perfezione colei che è oggi Santa
ll1.aria Domenica Mazzarcllo, confoodatrice cfolle
Figlie di Maria Ausiliatrice. Attratti dalla
santità dol .Fondatore, vennero a]la sua Con•
gregazione i Servi di Dio Don Andrea Beltrami
e il principe polacco Don Augusto Czartoryski.,
che, sopravvissutigli di pochi anui, morirono
in concetto di santi. E non furono i soli: oggi,
a cento anni dalla fondazione della Congrega·
zione Salesiana, i Santi e Servi di Dio delle tre
Famiglie Salesiano sono:
In Italia: ) O (3 Santi, uu Venerabile, 6 Servi
di Dfo).
Iu Spagna: I Serva di Dio, 97 Servi di Dio
martirizzati dai rossi.
In Polou.ia: 1 Servo di Dio.
In Belgio: 1 St-rvo di Dio.
In Argentina: 2 Servi di Dio.
Sono inoltre in preparazione i pi-ocessi dio-
cesani di Mons. Luigi Oli·11ares, Vescovo di
SuLri e Nepi, del Saç. Rodolfo Kornoreh, clel
Brasile (S. Paolo), di Don Luigi Viiriara., apo-
stolo dei lebbrosi iD ColomMa.
I Cooperatori e le Cooperatrici che vivonò
dello Spirito di DoD ilosco, possono trovarvi
Lutti gli elementi per la propria santificazione.
E realmente non mancano i membri della
nostra Terza Fanùglja già avvia·ti sulla via
degli Altari.
CONCLUSIONI PRATICHE
T11 concreto: come i Cooperatori sfruttcJ·anno
questi tesori che hanno nf'lla Congregazione? i\\'Ie-
ùiantc uno stretto contatto con i loro « fratelli »
m Don lloseo, specialmente con questi mezzi:
a) la lettura assidua del Rollettino Salesiano.
B: necessaria per eonosec1·e f' ai.similare il ge-
nuino spirito di Don Bosco. TI Santo stesso
nel primo Capilolo Generale affermò: « fo 110glio
sperare che il Bol1ettiuo, il quale si sta1npa ap-
positamerite per far conoscere i/, 11ostro .,copo,
aiuterà grandemente a tale effetto e presenterà
sotto il loro vero punto di vista le cose principali
che di mano in 11iano avueng1>n1> nella Congrega-
d one ». S,ù conto della Congregazione possono
circolare qua e là prevenzioni, pregiudizi, fal-
sità e anche voci calunniose con pericolo di
scuotere la fiducia dei Cooperatori e di tur-
bare in mezzo a loro la buona armonia; pnò
anche darsi che talora gli stessi buoni non si
accordino nell'intendere certi compiti della Pia
Unione. ]\\fa se c'è l'organo ufficiale che inter-
viene a tempo, torna presto a risplendere la
verità, la serenità e la pace,
b) l'assidua frequenza allo Conferenze men•
sili e nnnuali, che sono l'anima e la vita del1a
Pia Unione.
e:) il contatto con la letteratura salesiana,
mediante la lettura dei libri ohe illustrano la
,,ita, lo spirito e i metodi di apostolato del
santo Fondatore; ddle biografie dei Salesiani
santi e di quelli più eminenti olie hanno illu-
strato con le loro opere la Congre~azione.
Da tutti <1nesti contatti i Cooperatori attin-
geranno lo ijpirito che prima deve animare
e riscaldare ·1e lo(O farniglie, che debbono es-
sere un. santuario di spiritualità salesiana, vale
a dire di serenità, di pace, di letizia, di deli-
catezza, di desiderio di Lene; e poi sentiranno
i1 bisogno di _portare e djffondere fuori lò spi-
rito cli Don Bosco, che si fa tutto a tu.tti, che
si adatta con semplicità e disinvoltura ad ogni
situazione, circostanza e carattere, pe.r fare
del bene a tutti.
È stato detto che il sec. XIX ha dato al
mondo il miracolo educativo di Don Bosco,
com.e il òfedioevo ha dato il miracolo ddlè catte-
drali gotiche. È vero, ed è il segreto della sua
conquista: Don Bosco è il Santo della bontà
sorridente, meglio, è il Santo della carità. Uno
statista dei nostri tempi ha detto: Oggi l'uma-
nità, è dinanzi ad 1m clilemma: o fo carità cri-
stiana o la bomba atomica! Terribile verità:
o 1a carità cristiana che, come dice S. Pao]o,
costmi.sce, o l'atomica che distrugge e ehc è
espressione delle forze demolitrici.
In questo gigantesco duello i Cooperatori
Salesiani hanno già il loro 11osto.

1.8 Page 8

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LA CHIESA E IL LAVORO nei p rimi secoli
SCHEMA 01 CONFERENZA MENSILE
PIIBMEssA • li grande Pio Xl poteva affermare
con sovrana fierezza: «La Chiesa, cha ba per
suo Capo il iliV'Ìllo Operaio ili Nal'iaret, fu sempi·e
larga di aiuti e cU ass-islenza materna agli operai.
che essa trasse, con la forza della sua dott1-in<1
e della sua opera. 1,erseverante, dagli obbrol;)rii
della schiavitù alla dignità cli frat~i <li Cristo».
Dopo aver considerato ciò cl1e fece e insegnò
Gesù Cristo intorno al lavoro, sarà opportuno e
interessante vedere quello C'l1e ha sempre fatto e
insegnato la Chiesa, che è 1::1 fedele continua:
trice della Su.a opera di salvezza. attraverso 1
secoli. Cominceremo quindi dni primi secoli, per
pasi;;are poi alle epoche succe;;;sive sino ai nos tri
giorni.
LA DO'I'TRINA DELLA CHIESA
Còme il suo divino Fondatore. la Chie,,a. ha
sempre contribuito alla riabilitazio110 e alla ele-
vazione del lavoro e dei lavoratori, sia con i suoi
insegna.monti, sio con la sua opera aJLa.i.ne ute
umanitaria e civilizzah·ice. Nei suoi insegna-
menti ha posto sempre l'acceuLo su aJcuni punLi
essenziali:
a) n lavoro è u o. dover•e. Sin d11, prin-
cipio e~sa. insegnò, in un mondo elle ronsi1lerava
l'ozio qua.si un diritto e un privilegio, il grande
dovere del lavoro pe1· tu/li, mecliante le eatogoriche
affermai,ioni di S. Paolo ai TessaJonicesi: « Anche
quando eravamo presso di voi, vi i:ntiroavllJllo:
chi non vuol lavorare 110n ·11u:r111,gi. Al1lJiamo in-
fatti udito che alcu11i di voi te ngono 1.llla co11dotta
sregohtta, perchè non fanno nulla, ma si occupnno
di cose vane. Ora a co,;toro noi ordi11ia,mo, e li
sco11giuriamo nel Signore Gesl't Cristo. eJie mangi-no
il foro pwne lavornndo t,ra,iqui/7.QmUmle.! ~ (IT Tessal..
III, 10-12). Vi si sente l'eco feùefo del precetto
daLo da Dio al primo uomo ùopo il peccato:
Mwngerai il pane col .~udore dell11 fiuti jl'onlel ».
Il lavoro, tluuque, viene pre~enLaio, sì, quale
mezzo ordinario di sostentamenLo, ma. anche
come esigenza <li ordine a~cctico per una vii-a
moralmenLe sa,na e spiritualmente serena. Ecco
perchè, fin da principio, t'ozio fu considerato
sempre dai c1·i.stiani come una colpa, così che anche
nelle famiglie nobili si videro presto - spetta-
colo insolil,o ~ rioché matrone precedere le loro
scbia,ve nei lavol'i (lomestici, e nel filaTo e iesserr
la lana, ad imitazione della donna sa<jyia del-
1'Antico Testamento (P.ro·v. 31, 10 o segg.).
b) ll lavoro è l l U o nore, E questo anch<'
perchè la Chiesa non si è mai stancata, di affer-
mare a chiare note l'a1/a, dignità del lavoro ma..
nuale, 1iconùucendolo sempre agli esempi <li
Gesù Cristo e dei suoi Apostoli. .Al sogghigno,
infaCLi, e aJl'inYet tìva del pagano Gelso. chP
accusava i discepoli (li Cristo cli arlora1'e il Figlio
di «u.na madre che si guadagnava la vita mando.
di ima madre povera e operaia, il celebre Oi-i-
ge11e poteva risponòere che proprio questo c?-
.stiLuiva per i cristiani una gloria: « Qnesto Gesu,
c.l1e voi <liRprezzate percbè na,to in un luogo
osomo, perchò figlio di una donna povera e
operaia e di un fabbro, perol1è dovette egli stesso
per la miseria corcarQ lavoro in Egitto; questo
ignobilissimo Oe.',l'\\ ha commosso tnti.o il mQntlo
più ili quanto non $(l}lpero fare nè l'aleniese
Temistocle, nè Pla,tone, nè Pitagora, nò ::i,ltri ha
i sapienti, fra i re, fra gli impera1,oI'Ì~.
Circa un secolo {lopo, cosi S. Giovanmi C1•-i-
8()8lomo condensava l'insognan1ento dei Padri
anLicl.ti su questa materio.: « Qnando vedrete un
nomo che spacca la legna, o m1 altro che, avvi-
luppaLo nel fumo, lavora il ferro con il maglio,
'non lo cli,5prezzalc. Pietro, cinte le reni, ha tirato
la reLe, ha pescato, anche dopo la risuxrezione
del Signore. Paolo, dopo aver peruorse tante
contrade, fatti tanti miracoli, stava seùuto, nel
suo laboratorio, cucendo insieme le pelli, mentrn
gli ,.\\ rigeli lo riveriva.no e i demoni liremava.no
imiii,nzi a lui».
e) L~, niu.stn 111cr cetle a g li ope rai.
si pensi che la. Cl1iesa si sia tenuta l)aga di a.ITer-
mare platonicmnente lo, dignità del lavoro, la-
sciando poi gli operai in bali:1. di se Ate.ss~, alla,
mercè di padr011i senztl. scrupoli e senza, coso1en.za.
È ancora un aposlolo, S. G-iaoomo, cugino del
Signore e prfrno· vescovo cli Gerusalemme, ad
alzare la sua voce severamente ammonitrice nei
confronti clei ri0chi di.sumaJ1i ed i:ngi11$ti, assai pitt
sferzante di quella. tlei pitt scalmanati agilatori dei
tempi nostri: << Or.s1t, o ricchi, 11ia.ngete ululando
per le vostre $ciagure immiuAll.Li. La riccl1eizn
vo,:;lra è marrikt, e le vosLre vesti sono tarla!,e;
il vostro oro e l'argento è arrugginito e la
ruggine 101·0 deporrà cò11Lro di voi e vi ro<ler~
le carni corno fuoco. Avete ammassato negh
nltirni tempi. Ecco: la paga rUen11.ta agU operai
che hanno falciato i 11<>st1,i campi, grida di dosso
a voi, e le stl'ùfo <lei, m,ietitori (da voi ingiusta-
mente defrn.udati) sono entra.te negli orecchi d,el
Sign01·e degli eserciti. Sulla tena ve la aiete
spassata i:n. piMori e lautei1ze; vi siete .impinguati
nel giorno del ma.collo. Voi a.vele condanna.Lo.
ucciao il giusto, che non vi sa nè vi può :fare
resistenza•. Si coglie, del resto, in qaest,e roventi
parole, tutta una costa.nto e tradi1.io11ale presa,
1Li posizione, da pu,rte del Signore, contro i cal-
livi ricchi, dul Levitico (19, 13) e dal Deute-
ronomio (24, 14-15), a Tobia (2, 11-14), a Ge-
remia (22, 13 e $f'gg.). :111'Ecclesias1ico (34, 22), a
l+esù sLesso nel $. Vangelo (TIIAllCO 10, 1 2 e segg.;
MATTEO 19. 23 o scgg. ). Ta.nto ohe la Chiosa
.ha potuto inserire nel s110 Catocl1ieruo l'inse~1~-
me11Lo, vàliùo per tutti i tempi, secondo cm il
<1efraudare la giusta mercerle agli opera.i è 1,rn
i quattro peccati che gridano vendetta al oospello
di Dio.
(con tinua a pagina segu ente)

1.9 Page 9

▲back to top
M1LANO - Convegno di Sa-
cerdoti Decurioni, Cooperatori
ed Ex amevi Salesiani
In occ115ione della celebrazione
liturgica nd onore di S. Domenico
Savio, luncdl 9 mo.rzo, presso l'Isti-
tuto Salesiano di via Copernico,
a ).Iilano ha 3\\'Uto luogo un im-
portante convegno di Sncl'rdou
Cooperatori, Ex allie~-i e D\\.'curioni
Salesiani, presieduto da S.E. Mons.
Giuseppe Schfavini. L'Em.mo Car-
dinale Arcivescovo G. B. Montini
volle essere spiritualmente presente
con un paterno messaggio.
li vcoemro Re:tcor ~Iaggiore era
rappresentato dal Direttore Gene-
rale dei Cooperatori Salcsinni,
Rev.mo Don Luigi Ricceri. Tra
1 presenti: i Monsignori del Duomo
Giustlppe Cercda e Federico Man-
ESEMPI
dclii, Mons. Giov. Batt. Golim-
herti di Bu,tfl Arsizio, '.\\lons. Fran-
cesco Rossi d1 Varese, Mons. Lu,gi
Parian.i dclla Clinica Columbus,
ì\\fons. Cirillo :\\Ionzan.i di S. Cri-
stoforo, l\\Ions. Piero D,1ruggia d1
Campion~ d'Italia, il Rcv.mo padre
Giusepp~ Mauri del Seminario di
Vcncgono, un eletto stuolo d1 Pre-
,·osti dcll:1 città di l\\lihino, , Di-
rettori Dioce!lanÌ di Como, l\\Ian-
tova, Pa\\'ia, nonchè benemeriti De-
curioni delle Diocesi di Lodi e
Piacenza.
D opo lo prcghìcra rituale, guicla~a
dal Vescovo, prese la paroln l'lspct-
tare Blllcsiono Rev.mo Don Cesare
A.meri, che, nel dare il ben\\'enuto
ai grnd1ti ospiti, ricordò con espres-
sioni compiacenza alcuni inte-
ressanti e benefici contatti del santo
Fondatorecon i Sacerdoti lumbardi..
A tali $enàmenti fece eco gra-
ditn la voce del Rev.mo Don Lwgi
.Rtcccri. Egli recò il saluto del
Rettor Maggiore, assiduo lettore
del 8oll,t1ti110 Diocesm,o .\\lilmzese,
ammiratore convinro dell'impo-
nente movimento d'organi1.zozione
nelle Diocesi lombarde; e pose
l'accento aui molteplici motivi della
riconoscenza salesiana verso il Clero
(continuazione da pagina preceden1e)
L'OPEH,\\ UELLA CII.IF.SA
Ma lt\\ bonemereuz:1 11li'l grnnde della Chhwt
antica verso i lavoratori, resterà somprn 111 sn:1
lenta nrn sicnrn opem di scn1·dinarueulo o di
abolizione della schla·dtù, i em orrori giù i,ono-
.sciamo. Xntur:ilmeote una inie trasforwuziont'
non poteva n,YYenire tutta d'un tntUo. l)enn
il gener:ùe sovverti.mento di tntto l'or1liu<~ i;o.
cfaJe o,ntkn, nè la Chiei-cL 11ossodeva i mezzi gin-
dilici tJer :t11111:rrla. Essa tnttavi.a non n.ipetlò
uep_pure che p11SSassoro dei secoli per agire.
C'omiuciò subito col prodam.a:re aperlamentt>,
per bocca <li S. Paolo, .la abolizione di ogni di.Jfo.
ronza, ùiuanzi a Dio, t:ra. giudeo e gnit•o, ira
seùiavo o libero, c.ssondo tu~ti una, cosa. sola iu
Cristo Gf'~Ù (Gal. IU, 28). Ai p1tclroni, 1,oi, non
mancò di farn lo opportuno osplioite applicazioni
praticlle: « Voi, o padroni, rendete al vostri
schia.vi C'iò <'he la gi1111ti~i<, B L'equ.ità domuuda.
ricordando cl1e a.n.c.he ,·oi avete n:n Pittlrone in
cielo...; RApendo che il loro e vostro Signore
st.a nei cieli e non ha rig11arili per,.onuli per
alcuno, (('o/oss., IV, l; EfeH., Vl, 9). Co1111no-
vente soprntt,uHo il caso di, Onesimo, ~rlii:tvo
clel ricco c·ristfano di Colo1<t<i, cli nome Filcmoue.
Fuggito di <'asa :ùri.1.usaputn clel patlrone, for,;e
per a,er commesso qna.lche mancanza. il povero
Onesiwo si ora rifugiato 1,re"60 S . .Paolo. nllom
in prigione, trovandovi. ini;iemo con l'a,:,Ricnrnto
intere.isamento presso il JJtulrone, suo ilglio Mpi-
rituale e su.o b11on aniico, auolio la conver8iono u]
cristianesi.J.uo. L'Apolltolo, riw:tnilitn,logli i111liotro
lo schilno, lo accompagno. con una l0tte1·inu cli
rac<>omnmlazione, che è un ,mblime documento
di tenerezza quu:;i materno. (Zi'ilem., lli-18).
Chi s:1 q11,111ti di questi epi»ocli conol>bc rnnti-
rlùtà nist innn! La Chiel:!a, del n:i~to, li fn voriva
in tutti i modi e ne ù.avn, l' ,•R~ntpio . .Nelfa, sua vit.n
interna, ]Il srhiaviLù venne da loi praticnmC'ute
tosto i1holit,a, instaurando un ugunl lraltaturuto
per gli uomini liberi e per i:tli scWa,·i. 'l'utti, in-
distlllt.amenle. ,enivano àlll.lilessi agli ,;tessi
Saemmenli, agli stC>ISi riti liturgici, agli 1-,t&;Si
favori spirituali, agli slOSl!i onori in vit,n o anche
dopo morto, in qm\\nto neea1ma distinzione ve-
niva f:tl,Ln tra il mari ire dì orig:ino puLri.zia e
quello <li origino servile: quest'l1ltimo, anzi,
pote,·a contare su ml più spontan(lo moto di
simp.ilin nella. comunilil cri,.tiana, come ue fanno
fede molti Atti di :.\\tnrtiri.
E uel\\a, stessa ger,trrl1in eeclesiasticn l111tiua,
quanti nomi vi appaiono di origine evidenle-
moute servile! Nou. no mancano noppuro, vi
sono o.nzi abbastanza Ireqnenti, millt• stesse
liste dei P:tpi dei primi i;euoli. Valga. por tutti
l'&lempio di S. Cullisto I (217-2-22). e-0cezionale
lempr,1 ili realizzatore e di organizzatore, aJ.
cui nome restò legato nei secoli il primo grande
cimitero ecclesiastico ili I-turna, e cli<-, a.Ila morte
del papa ~efirino, .fu pr!lforito du] Uluro o ru:tl
popolo ùell'Frbe fl1J.o sle~so dottissimo e d'nltronùe
boncmerilo presbitero Ippolito.
Unn \\'olla poi cho, cou Costantino, la Chiesa
ottenne ln s11a piena libertà, essa si 1lieùe con
ogni mozzo a favorire e affrettare 111. penetra-
zione, nella legislazione romana, di quoi principi
cri;iUnnì cl,e unici - L)Otessero lenil·e la t-riste
cornlizione ùegli schi1wi. Di questi ultimi inco-
raggiò in LuHi i modi, ùo.ntlone l'e1:ew1)io, il
totale nfTrn.ncamento.
Cosc.1.u,-to:s:& - La ritthilitazion.e dt•I 1.- \\"oro
riu&·iva una, rivoluzio110 morale tanto ,litncile
ad ell'oUuorsi, quanto l'aùolizi.one ùell:t scl1ia-
vitù. alla quaJe essa ,;oltanto poteva conci.une.
~fa clii nol mondo antico nvrebbe teu.l,uta q11csta
rivolnzione1 Chi ne avrebbe concepito sia pure
il pcn,.icroL. Po~sinmo nffenn.'rre che seru:n il
(;i-istianot-Lmo questa. illen sul lavoro non sarebbe
mai ;w.omp:i.rsa, e non furono troppi, o, disLrug.
ge.rla., tutti gli aiuti soprannaturali dei quali
e~;io di~poneva. 11 Cri~tiii,nesimo ~olo poteva
riabilitare il lavoro, perch~ esso solo poteva
ÌIDJ)riwc>rvi un ca.rnllere divino! (cfr. PAUL
ALWJto, Gli scltiavi crixtia11i, p. 387)
165

1.10 Page 10

▲back to top
lombardo, ricollega11dosi all 'opera
prezios,i di tanti benemeriti con-
fratelli nel sacerdozio, primo €ra
tutti S . E. Mons. Pasquale Mor-
ganti, antico D irettore Diocesano
dei Cooperatori Salesiani l\\llilanesi,
cui il Vcn. Don Rua affidò la com-
pilazione del p rimo man uale d i
pietà della Pia Unione.
Passò poi a sottolineare con chia-
rezza il concetto di Don Bosco circa
la missione • cattolicat da lui affi-
dàta ai Cooperatori Salesiani a ser-
vizio della Chiesa.
Scgul !si trattazione del tema uf-
ficiale sulla collaborazione dei laici
all'apostolato secondo lo spirito di
Don Bosco.
Il relatore Don Favini p resentò
un quadro interessante de!J'origine,
dello sviluppo e dell'attività dei
Cooperatori in perfetta aderenza
agli urgenti bisogni della società
moderna, in efficace collabora.7.Ìone
con l'Azione Cattolica, seçondo le
direttive della Sacra Gerarchia.
Poi dimostrò come la Pia Unione
de.i Coopemtori Slllcsiani possa es-
sere in sede parrncchinle un fe-
condo seminario per l'A. C., effi-
ciente ausilio e fonte sicura di
fresche energie per il trionfo del-
l'idea cristiana.
Al dialogo, che si accese con
gli int erventi di Don Vignato,
Don Panzeri, l'vlons. Galimberti,
Don Bassi, Don Gioachin e nitri,
rispose il superiore Don Ricceri,
coordjnando sapjentemente e in
forma p ratica il comp le.sso d i
quanto era stato vagliato e discusso.
Chiuse S. E. Mons. Schiavini,
ringr11ziando la Famiglia Salesianu
per il suo contributo di vocazioni
ecclesiastiche all'Archidiocesi e in-
vitando tutti a lavorare nel proprio
ministero con lo spirito d i S. Gio-
vanni Bosco.
Seguirono i documentari sale-
siani: Apprendisti vetso la vita;
Luci di' Lourdes; Ca11tieri di gioia.
Convegni Zelatori e Ze-
latrici dell'ISPETIORIA
ADRIATI CA
Nei giorni festivi 1, 8 e 15 marzo
gli Zelatori e le Zelatrici di tutta
l'Isp.cttoria Adriatica, con un lo-
devole numero cl.i Delegati e Dele-
gate, h 3nno affrontato i problemi
vitali della terza famiglia salesiana.
Le discussioni anima.te e centrate
sono servite non poco a illuminare,
delucidare e chiarire punti dubbi o
controversi.
TI 10 marzo a Rimini si racco-
glievano gli zelatori e le zelatrici
della Roniagna (25).
L'8 a Macerata era la volta
delle Marche (48).
Il 15 a Perugia convenivano
rappresentan ti dell'Umbria (55).
11 sig. lsp<•rtore, Don Ar)gclo
Zannantoni, presiedette i convegni
di Macerata e Perugia, portando la
sua parola paterna e confortatrice.
Il primo tema fu trattato dal
Direttore 'dì Perugia, Don Arturo
Caria, da Don Pietro Spaggiari,
consigliere del Li.ceo salesiano cl.i
Macerata, e dal Delegato Jspetto-
riale Don Celso Masper: Il Coo-
peratore salesiano secondo la mente
di Don Bosco.
Il secondo tema, Zelatori e C(nt•
.<igli locali, fu trattato dal Di.rettore
di Rimini, Don Angelo Garbarino,
da quello di Macerata, DonAntioco
De Jala, e dal Delegato Ispettoriale.
Dalle trattazioni e relative di-
scussioni sono emersi i seguenti
punti:
1) La te.rza famiglia dei Coo-
peratori forma con la prima, i Sa-
lesiani, e la second a, le Figlie di
Maria Ausiliatrice, un tutt'uno:
unite dal vincolo della carità, hanno
un comune intento ed un unico
scopo; la salvezza della gioventù
attraverso le più svariate forme di
apostolato.
2) Cooperatore significa buon
cristiano ed apostolo. Ognuno se-
condo la sua condizione esercita
un apostolato nella propria famiglia,
nella parrocchia, nella società, nella
scuola, nell'ufficio, dovunque.
3) In questo suo apostolato,
il buon Coop eratore e la ,.dante
Cooperatrice lavorano secondo lo
spirito di Don Ilosco, fatto di ca-
rità e mitezza, sull'esempio di
S. Francesco di Sales.
4) In ogni parrocchia salesiana
(e nella nostra Ispettoria sono
molte) la Pia Unione deve essere
l'associazione principe, che deve
godere la nostra predile-~ione e pre-
ferenza. Estesa a tutta la città dove è
costituita, abbraccia svariate forme
di apostolato, fonna i catechisti in
aiuto ai parroci, è di aiuto ai par-
roci stessi ed ai Vescovi.
A riguardo del Consiglio locale,
il Delegato Ispettoriale ha detto:
a) Il Consiglio locale è il nerbo,
il centro, il fulcro, il perno attorno
a cui si svolge necessariamente la
vita di ogni centro.
b) Il Consiglio locale attivo
rende Aorida la vita d'organizza-
zione del èenlro stesso.
e) La sapiente distribuzione
delle varie attività renderil meno
gravoso il peso ai singoli e assi-
curerà un sempre migliore incre-
mento di attività e di apostolato.
d) Un progrrunma annuale è
pure indispensabile, preparato mi-
nutamente dal consiglio locale nelle
sue adunanze.
Meritano di essere citati all'or-
dine del giorno i centri di A11co11a e
Rimini, che banno il loro C.'llcndario
conieattivitàdistintemese perm ese.
Il signor Ispettore concludeva
dando due consei,1e:
1) Partecipazione plebiscitaria
al Convegno nazionale dei Coope-
ratori a Roma.
2) Costituzione definitiva ed
attivizzazione dei consigli locali.
MILANO - 1° Convegno
Zelatori e Zelatrici
Domenica, 22-111-'59, a Milano,
-presso l'Istituto Salesiano di via Co-
pernico 9, ebbe luogo il primo
convegno zonale degli Zelatori Sa-
lesiani. Vi parteciparono in 45,
oltre la Delegata Ispetroriale dì
via Bonvesin 12, Milano, le Diret-
trici cli Brugherio e di Sesto S. Gio-
vanni, la Delegata locale di Pavin.
fl Convegno fu preceduto dalla
S. Messa cli D on Archenti, du-
rante la quale Don Vignato rivolse
parole di circostanza e comunicò
l'ordine del giorno.
Nell'aula delle adunanze il Di-
rettore dell'Istituto Don l\\lfario
Bassi diede il benvenuto, facendo
Yoti che i lavori del convegno tor-
nassero di grande vantaggio non
solo ai singoli, ma a tutti i Centri
della vasta zona lombarda.
Segul la lettura del messaggio
del Rev.mo Don Luigi Ricceri,
Direttore Generale della P. U.,
accompagnata da opportuno com-
mento di Don Vignato.
Prese quindj la parola Don A.r-
chcnti per lo svolgimento del
r0 TEMA: D Cooperatore Sale•
siano nel pensiero di DonB osco.
11 relatore ha insistito sulla ne-
cessità di farsi idee chiare e, rac-
comandando proprio per questo
la lettura attenta del Bollett-ìno Sa-
lesiano, ha messo in bella evidenza il
concetto genuino del vero Coope-
ratore Salesiano, che lavora non
solo per il Salesi.ini, ma per h1
Chiesa cattolica con lo spirito di
Don Bosco: un vero cristiano, ef-
ficace collaboratore di Dio nella
~alvezza delle anime.
D. Vignato ringraziò il Relatore
e diede luogo al dialogo per una
di~cussione sull'argomento trattato.
Cosi vennero ribaditi alcuni im-
portanti concetti, presentati da
Don Archenti intorno allo spirito
che deve animare il Cooperatore,
e allo scopo della Pia Unione. Il
Direttore Don Bassi, prendendo
lo spunto dalla seguente frase del-
1' Em.mo Card. Marcello Mimmi,
allora Arciv. di Napoli: • lo mi
sento il primo Salesiano della Dio-
cesi, perchè oggi non si può in-
fluire nella società se non nello
spirito di Don Bosco~, sottolineò
In grande importanza della coope-
razione salesiana a favore dell'edu-
cazione giovanile. « Noi dobbiamo
essere addirittura dei periti di

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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questi problemi~. ha detto, e nella
scuola, se insegnanti, nell'officina,
nc:Jla casa, aiutare il Parroco, il
Vescovo, il Papa nella formazione
cristiana della gioventù.
Sulla scorta del Manuale dei
Dirigenti si impartirono poj alcune
istruzioni circa l'organizzazione e
il funzionamento della P. U . e si
venne così al
20 TEMA: La funzione e gli im-
pegni dello Zelatore in genetale.
Lo svolse Don Vignato come nei
convegni cli Brescia e cli Varese.
Dato luogo a un po' di respiro,
si approfittò per distribuire fo-
glietti cli propaganda, distintivi,
Manuali di piet11, pieghevoli del-
l'indulgenza del lavoro, ccc...
Verso mezzogiorno si riprese
l'adunanza per la trattazione del
TEMA: Incarichi specifici,
fatta da Don Vignato.
Ne seguirono quesiti e discus-
sioni, che servirono a toccare con
mano quanto bene si può fare,
stando alle direttive cli Don Bosco.
Chiuse l'adunanza il Direttore,
rinnovando l'augurio che molto
frutto di bene possa maturare da
questo incontro».
Su pagina dattiloscritta, che ogni
Zelatore ebbe a ricevere, si riles-
sero quindi le conclusioni pratiche
del convegno, da tutti accettate
e condivise.
Convegno Regionale
Zelatori e Zelatrici del-
i'EMILIA
Con speciale circolare erano stati
invitati ad intervenire al convegno:
r Q gli Zelatori, le Zelatrici e i
Consiglieri dei Consigli locali:
i Cooperatori e Cooperatrici.in-
viati dai dirigenti e che venivano
con ciò indicati come adatti a di-
venire Zelatori;
i Delegati e le Delegate.
Intervennero: Mons. Carlo Gras-
selli, Vicario Generale e Direttore
Diocesano dei cooperatori di Reg-
gio Emilia, e altri Sacerdoti coo-
peratori.
Complessivi convegnisti: 85.
AUeore 14,30 hanno inizio i lav01;
del Convegno nel colle~io S. Cate-
rina delle Figlie di M. Ausiliatrice.
ParJò per primo il Direttore
dell'Opera Salesiana cli ;Ferrara
Don Antonio Polatti, che illustrò
il pensiero che essere Cooperatore
Salesiano e molto più Zelatore
della P. U., è una vocazione apo-
stolica, che esige corrispondenza,
fermezza, convinzione profonda.
Poi il Delegato Regionale D. Ce-
resa svolge il primo tema: Il Coope-
ratore Sai.esimio 11el pensiero di
S. G. Bosco e dei .moi successori;
lo Zelatore come realizzatore i1Lle-
g1·ale di questo pensie,·o.
Trae le seguenti conclusioni pra-
tiche:
1 o Il Cooperatore, e assai più
lo Zelatore, è impegnato da una
particolare libera elezione a vivere
integrahnente e nel migliore dei
modi, secondo il proprio stato, la
vita cristiana, che è essenzialmente
vita di Grazia.
li Cooperatore Salesiano (e
lo Zelatore a maggior titolo) è il più
valido e disinteressato snstenitore di
ogni opera cli bene che fiorisce nel-
l'àmbito della propria parrocchia.
3° Lo Zelatore Salesiano e la
Zel-atrice, accettando questa quali-
fica, si impegnano a svolgere con
particolare cura quell'apostolato
specifico che viene loro aflìaato dai
Dirigenti della P. U.
La seconda relazione viene svolta
da[ Delegato di Parma Don Àrturo
Bombardieri: Apostolato della .rta,n-
pa: apostolato tipic-0 del Coopera-
tore Salesiano, specialmente dello
7.elatore della buona stampa.
Il Conferenziere fu interessan-
1issirno e la sua esposizione fece
assai impressione.
Concluse l'assemblea il Rev.mo
Mons. Carlo Grasselli. Egli ricordò
che oggi la Chic.sa è impegnata nella
lotta per la cristiana educazione
delle novelle generazioni e per la
diffusione e difesa della verità.
Don Bosco, grande genio pratico
e grande cuore apostolico, ha creato
la Famiglia dei Cooperatori e spe-
ciahnente Li ha sensibilizzati ai
problemi della educa?,ione .giova-
nile ed alla difesa della Verità con
l'apostolato della buona stampa.
Incoraggiò i presenti a vivere
questa vocazione salesiana come ciò
che di meglio oggi possiamo fare
per essere veri Cooperatori della
Santa Chiesa.
Primo Convegno Zelatori
della zona di VARESE
Domenica, 22 febbraio 1959, a
Varese, presso l'Orfonotrnfio ma-
schile, djrctto dalle F. M. A., ebbe
luogo il primo Convegno zonale
degli Zelatori e delle Zclauici Sa-
lesi,rne. Vi parteciparono in nu-
mero cli 40.
Il Convegno fu presieduto dal
D elegato ispeLtoriale Don Vignato,
insieme cqn i.I Direttore Salesiano
<li Varese Don Arnaldo Pedrini e
il De-legato locale Don Alfredo
Bandiera; presenti pure cinque
Suore Delegate F. M. A., fra cui
la Rev. madre Luigia Rotclli, Ispet-
trice emerita.
Celebrò [a S. Messa il Direttore,
che Lcnne al Vangelo una breve
esortazione. Durante il sacro rito
i Pneri Cantol'es dell'Orfanotroiìo
eseguirono scelti mottetti in canto
polifonico.
All'aprirsi del convegno Don Vi-
gnato lesse il messaggio del Rcv.mo
Don Luigi Ricceri, Direttore Ge-
nerale dei Cooperatori Salesiani.
Vi si leggeva, tra l'a.ltro:
Ftt detto grustm,umte e fu pure
stampato sul Bollettino Salesiano
che gli Zelatori e le Zelatrici cosli-
tuiscono la spina dorsale » della
P. U. dei Cooperatori. E 11011 è
forse vero che la vitalità di zm
Centro dipende dallo zelo di q11el
gruppetto di Cooperatori e Coopera-
trici, che col loro apostolato fanno
da lievito nella massa?
passò quindi alla tn1ttaiio ne
del 1-0 TEMA: Il Cooperatore Sa-
lesiano nel pensiero di D. Bosco.
11 Relatore Don Arnaldo Pedrini,
attraverso a unll succosa rassegna
storica della P. U., presentò i punti
essenziali del suo spirito e pro-
gramma, sottolineando là caratte-
ristica di «unione di buoni » che
diventano Confratelli nella fami-
glia spirituale di Don Bosco, per
migliorare se stessi, facendo del
bene agli altri, santificando il la-
voro e donandosi all' apostolato in
umile collaborazione con la G e-
rarchia.
Don Vignato, ringraziata Don
Pedrini, dal Manuale dei Dirigc11ti
lesse le pagine 1·iguardanti l'orga-
nizzazione della P. U., intercalando
la lettura·con commento.
2° TEMA: La funzione e gli
impegni dello Zelatore in ge-
nerale.
11 secondo tema è stato svoltò
da Don Vignato, il quale ha posto
l'accento sulla necessità che lo Ze-
latore abbia disposizioni di grande
docilità verno il Parroco e i Diri-
genti della P. U . per il lavoro da
svolgere in fam iglia, nella parroc-
chia e nella società. Ha quindi in-
vitato Don Bandiera a leggere sul
Manuale dei Dirigenti la pagina
che presenta il compito dello Zela-
tore, dopo averne distribuito copia
dattiloscritta a ciascuno, e soffer-
mandosi a tratt.ire i vari punti.
TEMA: Incarichi specifici.
Anche questo tema fu trattato
<la Don Vignato suscitando vivo
interesse da parte di tutti, per cui
la discussione si prolungò fino
alle ore 13.
Su pagina dattiloscritta, che cia-
scuno dei presenti ricevette, D . Vi-
gnato lesse le conclusioni pratiche
del convegno, da tutti accettate
e condivise.
AUTORIZZAZJONB DEL TR18UNALE DI TORINO IN DATA 16- 2-1949, N. 403. - CON APPROVAZIONB BCCJ.ESIASTICA
DIIUITTORE llESPONSABIJ.B: SACERDOTE DOTI. Plf.T.RO ZERBINO, VlA MARIA AUSlLIATRICB, 3% - TORINO (714), OFFJCINI, GRAFICIUl S.E.I.

2.2 Page 12

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linalmente rivendicata Pefficacia curativa delle erbe
novità
pe1· 01·rli'lta~ioni
,,h,,olgersi a,J/a
SEI
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FITOTER PIA MODERNA
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In quest'opera i rimedi del1'antica medicina sono riportati a nuova luce nel linguaggio
scientifico moderno per i sanitari e per gli ammalati che s'interessano alla terapia
a base di medicamenti vegetali.
La prima parte è dedicata esclusivamente alle ricette. Queste, formulate tutte con
piante medicinali, sono collocate secondo sistemazione nosologica e raggruppate
per malattia nell'ordine alfabetico. .Assieme formano una raccolta di 4-500 ricette
per 500 malattie cirCll.
La parte seconda interessa la sintomatologia delle malattie riferite agli organi e agli
apparati, con la citazione nosologica e della pagina contenente le .ricelte relative. Segue
un raggruppamento sistematico delle piante medicinali suddivise secondo i rispettivi
principi attivi. Completa questa parte una ricca e bella illustrazione delle piante
con l'indicazione delle parti usate in medicina e della relativa azione terapeutica.
Nella parte teF,m l'Autore tratta la tecnica della preparazione dei medicinali indi-
cati (infusi, decotti, sciroppi, estratti, vini, olii, unguenti, polveri ecc.).
SOCIETA EDITRICE INTERNAZIONALE
•rorino 714 - Corso Rcgm:i M:u·gher1t:t 176 - c. c. p. :Ml7l
BOLLETTINO SALESIANO
PERIODICO QUINDICINAlE 0ElLE OPERE E MISSIONI 01 SAN GIOVANNI BOSCO
Direzione: via Maria Ausiliatrice, 32 - Torino - Telefono 22-117
Al 1° del mese: per i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane
Al 15 del mese: per i Dirigenti della Pia Unione
SI invia gratuitamente. Spedi,:ione in abbonamento postale. Gruppo 2°
*facciamo noto ai benemeriti Cooperatori e alle benemerite Cooperatrici
che le Opere Salesiane hanno il Conto Corrente Postale con il numero 2 - 1355 (Torino)
sollo la denominazione: Direzione Generale Opere di Don Bosco Torino 714
Ognuno può valersene con risparmio di spesa; nell'inviare le proprie offerte,
ricorrendo all'ufficio postale locale per il modùlo relativo
*IMPORTANTE - Per correzioni d'Indirizzo si prega d'Inviare anche l'indirizzo vecchio.
Si ringraziano i Sig. Agenti postali che respingono, con le notificazioni d'uso, i Bollettini non recapitati.