Bollettino_Salesiano_196903


Bollettino_Salesiano_196903

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IN QUESTO NUMERO
L'Eucaristia nella educazione
Film e responsabilità
L'America Latina s'interroga
Si chiude a Valdocco l'anno centenario
Un vivaio di speranze per la Chiesa
La strategia di un Vescovo Missionario (Mons. Pietro Massa)
Frumento, ortaggi e fiori crescono sulle terre polari
Realizzazioni sociali in India
IN COPERTINA
« Don Mesidor, direttore del Centro Pro-
fessionale di Pori au Prince (Haiti - Grandi
Antille) ci accompagnò a "Brooklin", i
baraccati della capitale... Ed ecco che al-
l'improvviso - ma come può scaturire
ciò dall'atroce miseria che ci circonda e
ci agghiaccia Il wore? - tuni si misero a
bauere le mani con cadenza e a cantare»
(cfr. psg. 7 nostro servizio).
Torino - Si chiude a Valdocco l'anno
centenario della Basilica di Maria
Ausiliatrice.
Nel vasto teatro della Casa Madre hanno
partecipato al grandioso trattenimento le
Autorità di Torino e Provincia, Il Reuor
Maggiore col suo Consiglio, la Superiora
Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice
con il Consiglio Generalizio e un gran nu-
mero di amici, cooperatori, exalliavi e allievi.
~

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L1EU STIA
NELL1EDUCAZIONE
Occorre un rilancio
di entusiasmo e di amore
per portare i giovani
all'Eucaristia
Forse si è avvezzi a vedere nel-
l'Eucaristia soltanto un grande
gesto dell'amore di Cristo, che in
maniera divina ha risposto all'ansia
di vivere accanto alle persone ate.
l\\lia nell!-El:l<:-fll'isti ' 1a cosa di
ben più aderente alle necessità di
un'umanità povera e bisognosa. Dio
non ci assegna soltanto leggi e pre-
cetti da praticare come facciamo noi,
per i quali è facile imporre un co-
mando, e basta. Da divino, amoroso
pedagogo egli vi aggiunge la grazia,
un aiuto speciale per poterli adem-
piere facilmente. Ma quando a dare
forza e costanza interviene lo stesso
Autore della grazia, noi ci troviamo
di fronte a un aiuto veramente
straordinario. Ora è proprio Gesù
che ha pronunciato le strabilianti
parole: «Chi mangia me, vivrà per-
chè io gli comunicherò la vita I> (Giov.
6, 68). In tal modo la vita divina si
affianca, si immedesima anzi, con la
nostra povera vita umana.
Di fronte a questa realtà appare
chiaro il valore dell'Eucaristia nel-
l'opera educativa. L'educatore deve,
sì, illuminare l'intelletto con il lume
del sapere, ma soprattutto deve di-
sporre la volontà ad assoggettarsi a
un lavoro durissimo per un giovane,
perchè intessuto di lotte e di resi-
stenze, di sconfitte e di vittorie.
L'Eucaristia per il solo fatto che dona
Gesù, dà lume all'intelligenza elimi-
nando dubbi e incertezze, e fornisce
energia alla volontà per un'opera
quanto mai impegnativa e difficile.
L'Eucarietia e l'educatore
Purp/ppo, quando si parla di edu-
ca3ione, di solito si pensa solo al-
'allievo, senza riferirci anche e prima
ancora all'educatore. L'educazione è
un vero lavoro a due, è una molti-
plicazione più che un'addizione di
sforzi.
Raramente si ha il coraggio ~ o
meglio l'umiltà - di insistere sul-
l'indispensabile preparazione del-
l'educatore. Se essa fosse più pro-
fonda e vasta, in tutti i settori della
vita sia fisica che spirituaJe, difficil-
mente gli educandi sfuggirebbero al
fascino di una persona così preparata.
Anche l'educatore (padre, madre,
maestro ecc.) ha bisogno di educarsi
e affinarsi continuamente. Gli ne-
cessita perciò una grazia tutta spe-
ciale, per resistere con costanza nel
suo lavoro duro e snervante.
Ecco perchè egli dovrebbe spesso
accostarsi all'Eucaristia: per divenire
come Cristo "mite e umile di cuore".
Umiltà e dolcezza sono le virtù
principali di un educatore, quelle
che prima delle altre fanno breccia
suJ cuore degli alunni. Sono le virtù
che il misterioso Personaggio rac-
comandò in sogno a Giovannino
Bosco, quando gli diede l'investi-
tura ufficiale della sua futura mis-
sione.
Ma all'educatore non bastano la
bontà e la mitezza con cui il Salva-
tore accoglieva i fanciulli. Per difen-
derli e preservarli dal male deve

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sentire anche la fierezza di lui,
quando fulminava la condanna:« Guai
allo scandalo, guai agli scandalosi!>>.
Quanti macigni andrebbero legati al
collo degli innumerevoli mercanti
del vizio, dediti alla diabolica im-
presa di rovinare le anime dei gio-
vani con la stampa, gli spettacoli, i
cattivi esempi, la corruzione pro-
terva e impunita! Purtroppo parec-
chi educatori restano indifferenti di
fronte ai pericoli della gioventù di
oggi, quando pure non abbracciano
la funesta teoria del rischio a cui i
giovani stessi dovrebbero esporsi o
venire esposti, per meglio indurire
la loro virtù.
L'educatore deve avere l'ansia di
salvare i giovani; quest'ansia la deve
attingere da Gesù eucaristico. Don
Bosco desiderava che i membri delle
sue tre famiglie si accostassero spesso
alla comunione proprio per assor-
birne l'influsso divino da trasmettere
agli alunni c ai figli.
L'Eucaristia e gli educandi
Ma l'Eucaristia è necessaria spe-
cialmente ai ragazzi e ai giovani.
Teneri, fragili, inclinati al male, più
facili alle suggestioni dei cattivi, sono
preda di astuti speculatori... Occorre
chi li sostenti e sorregga nelle lotte,
spesso turbinose ed eroiche, cui deb-
bono sottostare per la difesa della
grazia e della purezza. Si sarebbe
tentati di dire che soprattutto per
loro Gesù abbia istituito l'Euca-
ristia. << Lasciate che i fanciulli ven-
gano a me, non impeditelo! >>.
Quando il demonio volle impa-
dronirsi con facilità della gioventù,
contagiò la Chiesa con il bacillo
giansenista. ~ Non conviene che i ra-
gazzi - si diceva - ricevano troppo
presto e troppo spesso il Signore.
Sono sventati, irriflessivi, non si
rendono conto di chi vanno a rice-
vere. Quando saranno cresciuti ca-
piranno, e allora.. . >>. Motivo specioso
di rispetto; ne derivarono comu-
nioni tardive e rare. Quasi che il
Signore non li avesse creati lui i
ragazzi, redenti lui, non li amasse
ardentemente, e non desiderasse di
entrare nelle loro anime piuttosto
che io quelle di tanti presuntuosi,
2 malati di rigoroso ascetismo.
Don Bosco volle reagire a queste
false e disastrose teorie. «Sj tenga
lontano come la peste - scrive -
l'opinione di taluno che vorrebbe
differire la prima comunione a una
età troppo inoltrata, quando per lo
più il demonio ha preso possesso del
cuore di un giovanetto, a danno in-
calcolabile della sua innocenza...
Quando un giovanetto sa distin-
guere tra pane e pane, e palesa una
sufficiente istruzione, non si badi
più all'età, e venga il Sovrano ce-
leste a regnare in quell'anima be-
nedetta >l.
Sono le parole stesse di San Pio X,
quando mezzo secolo dopo aperse i
tabernacoli ai bambini. Ora si parla
di portare la comunione agli anni
otto o nove. Se ci è lecita una pre-
ghiera, diciamo: <i Come eccezione
per chi non fosse preparato, si: ma
come legge generale, no. Perchè i
bambini di oggi sono molto più
aperti e svegli che una volta e pos-
sono facilmente distinguere il pane
eucaristico da quello usuale; ma
soprattutto perchè essi sono, ancor
più di una volta, esposti ai pericoli.
La corruzione dilagante tutto am-
morba e lambisce, oseremmo di_re,
quasi anche le culle. Circolano strane
teorie per cui certe cose, fino a una
certa età, non sarebbero peccato
grave. Qui non si tratta di peccato,
ma di abitudini che predispongono
alla corruzione. E quando il guasto
è entrato nell'anima di un fan-
ciullo, è ben difficile che riesca a
liberarsene. L'Eucaristia è la me-
dicina preventiva per questa rovina
irreparabile, per i fanciulli d'oggi
cosi precoci e tanto insidiati. dal
male.
« Sono mezzi ignoti -a voi »
Nel suo metodo educativo Don
Bosco assegna al culto dell'Eucari-
stia un'importanza di eccezione.
Un famoso ministro della Regina
d'Inghilterra, in visita all'Oratorio di
Valdocco, si trovò di fronte a una
massa di più che 400 ragazzi, rac-
colti in un ampio salone, vigilati da
un solo assistente. Trasecolò nel ve-
derli tutti seri, silenziosi e impegnati
nello studio. Volle subito sapere
quali mezzi straordinari usasse Don

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Il Pane dei lor11.
I giovani vi lrovano Il coraggio
della testimonianza cristiana
e il segreto di vittoria
nelle lotte degli anni critici
dell'adolescenza
Bosco per ottenere un simile pro-
digio. Il Santo gli cispose franca-
mente: «Il mezzo che si usa fra noi
non si può usare da voi: la frequente
confessione e comunione e la messa
quotidiana bene ascoltata>>.
«E non si può supplire con altri
mezzi?», chiese il ministro.
Rispose Don Bosco: << Se non si
usano quelli suggeriti dalla religione,
si dovrà ricorrere alle minacce e al
bastone o. 11 ministro fu d'accordo:
«Se manca la religione, ci vuole il
bastone o.
Se i genitori andassero alla messa
e ai sacramenti insieme ai figli;
se gli educatori di un istituto par-
tecipassero tutti, assieme ai loro
allievi, alla messa comunitaria, e
facessero la comunione con loro,
la messa nella mente dei giovani
acquisterebbe la massima stima.
Tanto più che con la nuova Li-
turgia essa è divenuta, anche ester-
namente, un rito solenne di cui am-
mirano l'importanza e la sacralità.
Invece di sentirne il peso i giovani
ne gusterebbero la bellezza e l'uti-
lità. E lungo il giorno, magari in
compagnia dei loro maestri, si re-
cherebbero a visitare il SS.mo Sa-
cramento, come Don Bosco con
tanta insistenza inculcava.
Quando avremo loro fatto scoprire
la dolcezza dello stare con Gesù, e
soprattutto dell'Eucaristia ricevuta
nel partecipare al santo sacrificio,
essi vi attingeranno il coraggio della
testimonianza cristiana e vi trove-
ranno il segreto di vittoria nelle lotte
proprie dell'età critica e dell'adole-
scenza. «Ho trovato molti giovani
- afferma mons. Olgiati - che si
sono co11.Suvati puri nella loro vita;
ma 110n 11e conosco neppure uno che
abbia potuto conservare il candore del
suo cztore senza la Comztnione fre-
quente>>.
Il Vaticano II ha insegnato e ri-
battuto il dogma del Mistero Euca-
ristico. Paolo VI ha lanciato al mondo
la stupenda enciclica << Mysterium
Fidei 1>. Occorre un rilancio di entu-
siasmo e di amore per portare i gio-
vani all'Eucarestia.
Se nella Chiesa si oscurasse il suo
sole, che è l'Eucaristia, le tenebre
calerebbero sulla terra.
E i primi a soffrirne sarebbero i
giovani.
3

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A partire dal 1• gennaio
1969, vigono le nuove
norme di valutazione e
di classificazione mo-
rale di film approvate
dal Consiglio di presi-
denza della e.E.I. -
su proposta della Com-
missione episcopale
per le comunicazioni
sociali - nella riunione
del 5-7 giugno 1968
FILM ER
IUlff
Le vecchie indicazioni "per tutti", "per adulti"
con o senza "riserve", "sconsigliabile", "escluso"
sono abolite. Subentrano dei numeri. Ma praticamente
dal punto di vista delle ''classificazioni morali" le cose
restano abbastanza come stavano. È intervenuta più
chiaramente una considerazione: che talora certi film
presentano aspetti culturali notevoli per cui non pos-
sono essere ignorati dall'uomo che vi,•e la cultura del
suo tempo; e d'altra parte si è messo in evidenza che
oggi l'adulto fornito di un'adeguata preparazione cri-
stiana, sotto il doppio punto di vista culturale e morale,
può e in certi casi deve essere aggiornato sui fenomeni
contemporanei, non escluso il cinema. È un principio
sancito dal Concilio nella Costituzione Gaudium et
Spes e nel decreto Inter Mirifica: che i mezzi di co-
municazione sociale siano veicoli di pensiero e che i
recettori siano sempre più preparati a ricevere e a giu-
dicare questo pensiero.
Per conseguenza, una certa osmosi all'interno delle
classifiche ha fatto in pratica scomparire gli "Ar"
(adulti co11 ri.serva), gli "Am" (adulti maturi), gli "S"
(sconsigliabili) cbe vengono o assunti nella categoria
"3'' (co11/roversi) o - nei casi peggiori - respinti
nella categoria "4" (esclusi). Per il resto i termini re-
stano più o meno immutati. Ciò che conta è il fatto
che questa riforma rappresenta una spi1lta a fortificare
4 lo spettatore, che per la Chiesa deve abilitarsi sempre
di più a una "responsabile e Libera scelta" nel rispetto
dei "veri valori" cinematografici e della "sana coscienza"
personale. Niente, infaHi, sarebbe più falso che pensare
a un'arbitraria inger enza della Chiesa nella libertà
umana: la Cltiesa si preoccupa di "insegnare" le vie della
salvezza e segnalare gli ostacoli che talora l'errore umano
pone su queste vie; ma lascia liberi gli uomini di agire
consapevolmente, responsabilmente e in base alla pro-
pria maturità di coscienza.
E allora è sullo spettatore, su noi stessi, che dobbiamo
trasferire il discorso.
fl Centro Cattolico Cinematografico (CCC) ema-
nerà per ogni singolo film la sua classifica morale come
illuminazione e come gu ida. Quali saranno i nostri
compiti?
1 . INFORMARSI, in due modi. Prima di tutto remota-
mente, dando a se stessi una almeno elementare "capa-
cità" di accostare il cinema. Per lo più si va al cinema
senza preoccupazioni, con il solo desiderio di " relax"
e di svago. Non è giusto, perchè il cinema è anche un
veicolo di pensiero e l'andarci a occhi chiusi è assurdo,
come leggere un giornale a occhi chiusi. Chi legge il
giornale ha davanti a sè il pensiero deJ giornale; chi
"legge" il cinema ha davanti a sè il pensiero del ci-
nema. Occorre intendersi qualche poco anche di ci-

1.7 Page 7

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nema, se si vuole essere capaci di accostarlo con una
certa padronanza che, dopo tutto, non toglie nulla al
piacere dì vederlo. La partecipazione a brevi "corsi"
o la lettura di utili trattatelli di cinematografia può
aiutare questa informazione remota.
Dopo di che, bisognerà pure informarsi prossima-
mente. E qui le classifiche del Centro Cattolico non sa-
ranno per noi elemento "cieco" di guida, ma intelli-
gente e lucido motivo di considerazione. A compilarle
non è chicchessia, ma una commissione di persone
che dalla loro parte hanno sia il vantaggio di una somma
competenza teorica e pratica, sia l'investitura e il man-
dato di chi ha da Dio il compito di "pascere".
E allora l'informazione tempestiva circa il valore
"morale'' di un film appare proficua sotto diversi aspetti:
per i nostri ragazzi, che devono essere formati a rendersi
conto deU'utilità o del danno di questo o quel film;
per noi genitori e educatori, che con i nostri ragazzi do-
vremmo ragionare un po' di più, fornirli un po' meglio
di elementi di giudizio, avviarli gradualmente a valersi
bene di quelle "libere scelte" che a una certa età do-
vranno fare; per noi cristiani, che abbiamo la correspon-
sabilità per tutti i nostri fratelli e che non possiamo
aiutare il cinema nè alcun altro a "vapulare" il pa-
trimonio dottrinale e morale del cristianesimo; per noi,
come gente di cultura almeno comune, a cui non si può
.negare il diritto di scegliere i film su una certa base di
o NO?
«Ah, la gioventù d'oggi! Va
a rotoli... ».
Forse anche a te queste con-
tinue lamentele ti dànno ai
nervi.
Ma le lamentele non giovano
a nulla. Lo sapeva bene Don
Bosco. Lui credeva nel buono
e nel bello che sfavilla in ogni
anima giovanile. Non sempre
però aveva successo. Co-
nobbe anche degli insuccessi.
Ma non si sconfortò. Dava
tanta fiducia ai giovani che
riusci a portare alcuni speri-
colati scavezzacolli, conte-
statari e ribelli, fino al sacer-
dozio. li suo segreto 7 Dava
un ideale. Quale ideale più
bello di quello sacerdotale 7
La gioventù è un'età difficile,
ma entusiasmante. È uno
sforzo disperato di crisalide.
La gioventù è un entusiasmo
verticale, un'ascensione verso
la luce.
Dio è Luce. Non vorresti an-
che tu continuare l'opera di
Don Bosco in mezzo ai gio-
vani? Essere un cacciatore
d'anima 7
SI o no?
«Tutta la vita dipende da due
o tre "si" e da due o tre
"no" pronunciati dai sedici
ai vent'anni».
La giovinezza non è fatta per
la vita comoda; è fatta per il
sacrificio e per l'eroismo.
Gesù ti chiama all'eroismo,
nelle file dei continuatori di
Don Bosco, cioè tra i Sale-
siani.
«Quante energie perdute»
diceva Edison contemplando
il mare che scagliava le sue
onde nell'alta marea contro
le rocce della spiaggia. La
stessa espressione balza sulle
labbra quando si contempla
una folla di giovani.
E allora 7
Ecco un indirizzo che ti sarà
utile:
lspettoria Centrale
Via Maria Ausiliatrice, 32
10100 TORINO
Scrivici!
Ti risponderemo
5

1.8 Page 8

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NUOVE NORME
PER UNA VALUTAZIONE MORALE DEI FILM
I film, esaminati della commissione nazionale per la revi•
slone, verranno ripartiti nelle seguenti quattro cetegorie,
che sostituiranno le precedenti classificazioni:
I . Film pos itivo o, comunque privo di elementl negativi,
per qualsiasi genere di pubblico.
È il film ammesso per tuttl, cioè Il film per famiglia, che non presenta
comunque speciali motivi di riserva. Nella motivazione della clas•
sifica si avrà cura di dire se e quando Il fiim risulti panicolarmente
adatto ad un pubblico di ragazzi.
Il. Film, che pe r l'er9 omento tratteto o per le s ituazioni
•rappresentate, richiede una capacità c omprensione o di
interpretazione proprie di spettetori moralment e e eultu•
relmente preparati.
È il film adatto ad un pubblico di adulti. intendendo per "adulti"
non le persone che abbiano raggiunto una determinata età, quanto
piuttosto le persone cho abbiano raggiunto la maturità mentale,
morale e culturale, ritenuta sufficiente e normale nelle condizioni
della vita quotidiana. L'esclusione, in sostanza, riguarda i ragazzi.
lii. FIim moralmente discutibile o ambiguo, in cui rin•
contro tra elementi positivi, negativi o di dubbia lnterpre•
tazlone morale, richieda una più consapevole e responsabile
capacità di giudizio da parta dello s pettatore.
È_Il film che, pur offrendo contenuti validi e positivi, presenta anche
situazioni, scene, letti o dialoghi tali da richiedere nello spettatore
una panicolare preparazione e maturità. Poichè Il film, classitlcato
lr, questa categoria, presenta elementi positivi frammisti ad elementi
pericolosi sollo il profilo dottrinale e morale, s1 richiede una "par-
ticolare" capacità di valutazione critica, culturali, e morale; questa
può arrivare - salvo sempre Il valore obiettivo dell'ordine morale -
in rappono agli ambienti, alla formazione spirituale e intelleuuale,
alla diversa età.
IV. Film, cha per idee o tesi oscena, è gravemente offen•
sivo della dottrina o della morale cattolica.
È Il film gravemente dannoso o pericoloso, sul piano delle idee o
della su11gest1one negativa, da un punto di vista sia dottrinale che
morale. E Importante rilevare che possono essere fortemente nega-
tivi non solo i film che riguardino 11 sesto comandamento, ma anche
quelli che riguardano gli altri comandamenti e la dottrina della
Chiesa, in panicolare I film corwari alla concezione cristiana del•
l'amore. del matrimonio e della famiglia, i film di violenza, di alie-
nazione, di agnosticismo, di visione materialìstics ed edonistica
della vita.
I film di particolare valore delta I, Il, 111 categoria ver-
ranno contrassegna·ti con asterìsco.
buon gusto; e infine per noi m quanto spellatori, la cui
personalità umana e cristiana è pur sempre un valore
che va rispettato dagli altri e da noi. stessi.
Da tutti questi punti di vista le classificazioni morali
del CCC hanno un preciso valore culturale e so-
ciale, umano e cristiano, di cu_i sarebbe stolto non
valersi.
2. UNIFORMARSI. È il secondo compito che ci spetta.
E anche questo in due modi. Il primo è quello di una
adesione di fondo alla vita cristiana, dove tutto ciò che
giova a questa vita è spontaneamente cercato, e ciò
che reca danno è invece spontaneamente rifiutato. Non
a torto Don Bosco insegnò che certi comportamenti
wnani incominciano dai sacramenti e dalla grazia che
trasforma l'uomo. In fondo, la nostra ritrosia ad ac-
cettare certi comportamenti cristiani può anche dipen-
dere, alcune volte, da un "surplus" di egoismo e perciò
da vuoti di amore che occorre colmare. È dalla grazia
e dall'amore che il cristiano si riconosce nei suoi com-
portamenti: anche quando si "uniforma" alle solleci-
6 tudini pastorali della Chiesa. Non chiamiamolo con·
formismo. Sarebbe conformismo accettare equivoci ed
errori; invece l'accogliere una proposta di salute è una
scelta.
Di qui il secondo modo di uniformarsi: l'adesione
di fatto alle classificazioni del CCC. Questo modo non
è che un segno del primo, una prova del nostro <i sen-
tire con la Chiesa ».
Può darsi che vi siano ragioni professionali, culturali,
sociali e via dicendo, per andare a vedere certi film.
È una questione che impegna la coscienza e, nel dub-
bio, il consiglio di chi può aiutarci a praticare la fon-
damentale vi.rtù umana e cristiana della prudenza.
Per cominciare dai ragazzi e dai giovani, è ovvio
chied~re loro di "uniformarsi" a causa della loro im-
maturità; ma più ovvio è il dovere di convincerli e
abituarli a essere essi per primi i giudici di se stessi
e delle proprie scelte.
Quanto agli adulti, deve guidarli soprattutto la co-
scienza sia del rischio che spesso rappresenta un film,
sia della necessità di affrontarlo per una ragione supe-
riore. Certo, volersi semplicemente "divertire", non è
una ragione superiore; quindi rientra nei casi da risol-
versi con particolare impegno di prudenza e di co-
scienza.
l\\1a tutto il fronte dei mezzi di comunicazione sociale,
da quello del cinema a quello della televisione e del
giornale o periodico, impone oggi una radicale revi-
sione della fortezza cristiana. Il fedele di ieri poteva
i.n qualche modo essere tutelato dagli antemurali e dai
baluardi della protezione esterna. Oggi si affaccia an·
che in questi settod una specie di pericolo atomico,
contro il quale i baluardi contano sempre meno. È la
fortezza come virtù, il coraggio dell'anima, che si deve
armare per l'autenticità di noi stessi e del nostro agire.
Le classificazioni morali degli uffici cattolici in tanto
sono efficaci in quanto diventano in noi convincimento
e "libera scelta". Se sono una palla al piede, subìte e
non credute, seguite e non scelte, allora fanno parte
di una maschera con cui tentiamo di farci un volto
di cristiani : l'ipocrisia, il peggiore dei volti.
n<t govemo dei pastori - diceva una dichiarazione
pontificia del z novembre 195+ - 11011 è affatto una
guà,dia di bamhini, ma un'efficace direzione degli adulti
per il bene della comunità. Non rigetti110 dunque (i fe·
deli) la mano che per cosi dire Dio offre loro, nè il vali-
dùsimo soccorso che loro Jomisce •>. È una sollecitudine
onesta. Proprio dalla libertà dell'uomo moderno la
Chiesa si aspetta la testimonianza cristiana. Se è au-
tentico, il cristiano porta le "leggi" in se stesso. E se
le leggi o le norme morali, incluse quelle del cinema,
sono "dentro" al cristiano, quelle scritte di fuori, sugli
avvisi sacri, sui. notiziari, sui giornali, non sono che
il promemoria di una coscienza responsabile, un "ser-
vizio" genuino in mezzo a tanti bombardamenti pub-
blicitari di spuria provenienza.

1.9 Page 9

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Dal 17 giugno al 5 novembre 1968, don Mouillard e don Gambino, del Servizio Internazionale della Pasto-
rale Giovanile, poterono incontrare i loro confratelli dell'America LaUna, specificatamente incaricaU della
Pastorale dei Giovani: una lunga serie di riunioni, di contato numerosi, un ritmo accelerato di spostamenti...
Alternanze di climi... scoperta di costumi nuovi... conoscenza progressiva de/l'enorme continente. Tuttavia,
anche se a questo viaggio non sono mancate le attrattive folcloristiche, lo scopo era ben altro, è evidente:
la relazione che qui presentiamo lo illustra ai lettori.
L'AMERICA
IATINA
SI INTERROGA
Sotto un sole di piombo, mi ri-
vedo mentre ten~o per mano
due minuscoli ragazzi color ciocco-
lato: avanzo a fatica in mezzo a
grappoli di fanciulli, di donne e di
giovani, in un terreno nero e vi-
schioso... Attorno a noi "abitazioni"
(brutto eufemismo), nere anche quelle
di un nero ancor più carico, dato
che il cielo è profondamente blu,
splendido come il sorriso straordi-
nario di questi ragazzi o la genti-
lezza di questo popolo poeta che ab-
biamo scoperto ad Haiti: eppure il
livello di vita è uno dei più bassi
del mondo. Accompagnati dal di-
rettore del Centro Professionale, hai-
tiano puro sangue, facciamo questa
"discesa all'inferno", nella zona dei
baraccati di Port-au-Prince, che un
Salesiano ogni giorno anima con la sua
presenza efficace e attenta. La chia-
mano "Brooklyn", penosa ironia!...
Ed ecco che all' improvviso - ma
come può scaturire ciò dall'atroce
miseria che ci circonda e ci agghiac-
cia il cuore? - tutti si mettono a
battere le mani in cadenza e iJ gruppo
s'illumina di sorrisi sfavillanti: una
canzone ritmata, in lingua creola,
dove riaffiora ingenuamente e in-
stancabilmente il nome del loro an- 7

1.10 Page 10

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gelo custode passato all'improv-
viso in moto; veniva dal piccolo
centro sociale e andava alla cappel-
lina) ci serra la gola... Perchè que-
sta ingiustizia rivoltante? Perchè
questi stracci ? _Perchè la fame di
questi ragazzi? E evidente che que-
sta gente si mostra riconoscente per
la presenza di questo sacerdote di
Gest'1 Cristo e dei suoi compagni
che lottano, pur cosi poveri anche
essi, perchè questi esseri condannati
a morte siano curati, nutriti e amati...
Dopo di aver visitato la Comunità
di Pétionville, dove Padre Gimbert,
il patriarca quasi cieco, si fa leggere
ogni settimana la Populorum Pro-
gressio o i testi del Concilio, lasciamo
l'Isola "incantata"...
Contemplandola dall'alto, nel no-
stro confortevole "Caravelle", noi non
ne vediamo più i dolori, eppure...
Ma noi sappiamo che ci sono Sa-
lesiani c Salesiane che o~nì giorno
si arrabattano per nutrire tre o
quattromila ragazzi affamati, per dare
un mestiere e un coraggio a degli
adolescenti o a delle ragazze in un
paese in cui la miseria si incolla al
corpo e al cuore con il suo caratte-
ristico odore...
Port-au-Prince, cioè Porto del Prin-
cipe: contrasto di parole in questo
paese asfissiato, esangue, soffocàto
dalle leggi di un'economia implaca-
bile in cui l'oro è sempre neUe
tasche degli altri.
Ciò nonostante, è una grande
gioia (mentre si punta verso Miami,
dove, così vicino, scorrono latte e
miele) il sapere che la Chiesa lotta
per conservare in questi esseri
umani la loro dignità di <i Figli di
Dio e coeredi di Cristo>> e di Prìn-
cipi del c ielo... Forse è proprio a
motivo di questi uomini e di queste
donne consacrate che gli innume-
revoli tassì e autobus della capitale,
verniciati di colori alla Gauguin,
dipinti di fiori e di frutti, portano
queste straordinarie scritte - una
specie di inno patetico - : << Dio è
con noi>>, << Provvidenza 1>, << Dio
è Amore•>, << Amore e Fedeltà 1>,
<< Senza preoccupazioni 1>, << Fiducia
in Dio •>, << Purezza eterna o.
Port-au-Prince! Come dappertutto,
i ·fanciulli non dovrebbero esserne i
principi?... Ma a quale regno sono
destinati?.. .
Ecco il problema. Problema cosi
grave e importante che risultò dap-
pertutto, praticamente, il problema
per eccellenza. In ogni incontro,
costitul il nocciolo dei dibattiti sulla
Pastorale giovanile: da Recife a Bahia
Bianca, da Città del Messico a San-
8 tiago, da San Salvador a Medcllfn,
da Montevideo a Manaus o a Campo
Grande e C6rdoba... La Pastorale
salesiana dei giovani - che è essen-
zialmente la Pastorale della Chiesa -
non può avere altro problema che
quello di liberare i giovani dalla
loro miseria e dal loro egoismo, dalla
loro pov~rtà materiale e dal loro pec-
cato rivelando loro Gesù Cristo ri-
suscitato... In base a inchieste pre-
cise e preparate, in un'atmosfera
estremamente fraterna e cordiale,
abbiamo discusso, studiato, riflet-
tuto, pregato, Salesiani e Figlie di
Maria Ausiliatrjce.
I responsabili delle diverse Ispet-
torie venivano ai convegni accom-
pagnati da una delegazione rappre-
sentativa e dagli incaricati della Pa-
storale locale. Gli interrogativi, su
un tema cosi scottante, non pote-
vano fare a meno di essere un esame
di coscienza: tutto ciò che porta il
nome di salesiano, qui, in America
Latina, è prima di tutto dedicato e
votato all'evangelizzazione? Ha la
priorità il sentirsi in stato di mis-
sione? Il lavoro viene centrato, con
il meglio delle proprie forze, sulla
porzione della gioventù povera, che
deve avere la preferenza? È sin-
cronizzato con la pastorale della
Chiesa locale ? Rivela uno sforzo
permanente di inventiva apostolica
e di ricerca? Si hanno idee chiare
sulla m1ss10ne specifica dei Sale-
siani in seno al grande sforzo della
Chiesa?
Parlare di tutto questo tra di noi
per prevedere e pianificare, per creare
o rafforzare la funzione, inaugurata
con l'ultimo capitolo generale, del
Delegato ispettoriale della Pasto-
rale giovanile, per meglio definire il
ruolo di questa pastorale, per co-
minciare a mettere in azione o svi-
luppare il Centro di Pastorale, per
animare con lo spirito del Concilio
ognuna delle nostre opere giovanili
e darle lo stile autentico di Don
Bosco, equivaleva a battere il ferro
caldo del momento: l'aggiornamento
cioè delle nostre Congregazioni.
Il nostro compito di .Servizio In-
ternazionale della Pastorale dei Gio-
vani non può evidentemente ridursi
a una specie di preoccupazione di
centralizzare, di legiferare, di dog-
matizzare. Ciò non vuol dire che
non sia unificatore. Unificare non
significa uniformare. Unificare l'azio-
ne pastorale sàlesiana attorno al ca-
risma che lo Spirito Santo ha dato
al Fondatore per iJ servizio di tutta
la Chiesa, non vuol dire disgregare
la pastorale d'insieme, ma arricchirla.
La nostra unità è necessaria per
la nostra utilità nella Chiesa, per la
nostra fecondità.
America Latina: terra di contrasti.
Grandi città con case
sfacciatamente lussuose e superbe.
e i miserabili tuguri
dai «mocambos» o delle «favelas»
o delle zone dei baraccati
«C'è quel manichino di Cuenca,
raffìgurante Cristo
coronato di spine,
collocato in mezzo alla slrada,
in pieno mercato.
che la gente viene a baciare
e a toccare... »
Vi assicuro che eravamo molto
lontani da ogni preoccupazione tu-
ristica, anche se il nostro giro fu
uno dei più fiabeschi che si potessero
immaginare: l'Inferno Verde, Cu-
raçao, le rovine Incas, il Punto Equi-
noziale, l'Amazzonia, Brasilia, Rio de
Janeiro, la Pampa e la Patagonia,
Valparaiso, la casa di Rosa da Lima,
l'Aconcagua, gigante delle Ande,
Miami-Beach, il canale di Panama,
Santo Domingo, gli Indios o la
"Boca" di Buenos Aires...
Eppure abbiamo potuto vedere
molte cose: non ci siamo bendati gli
occhi. Ma non sarebbe stato me-
glio? Oh, no. E se ho insistito su
Haiti, era per sottolineare una nota
che mi è sembrata caratteristica del-
l'immenso continente, benchè non si
debba essere così ingenui da vedere
nell'America Latina un unico e iden-
tico paese: ci sono molte sfumature
da fare e la situazione della città tro-
picale di Port-au-Prince è ben diversa
da quella di La Plata, sulle rive del suo
Rio lutulento. Ma le Grandi Antille
simboleggiano per noi questa ca-
ratteristica comune del continente
latino-americano: Terra di con.trasti.
Non c'è soltanto il fatto che un
europeo, partito otto ore prima dalle
spiagge di Estoril, si senta spaesato
sbarcando alle cinque del mattino
nell'umidore afoso del nord-est bra-
siliano. La sua anima e~li la ricu-
pererà otto o quindici giorni dopo,
quando iJ suo corpo avrà già regi-
strato una terra rosso-ocra, il verde
intenso dei banani, un cielo che si

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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tinge di sangue aJ tramonto per ina-
bissarsi bruscamente nel buio della
notte, gli spari per la festa di San
Giovanni e il gracidare degli altopar-
lanti, lo stile delle case sfacciatamente
lussuose e superbe, molto più vario
delle abitazioni dei "mocambos" o
delle "favelas" o dei baraccati.
C'è inoltre il contrasto di Recife,
Caracas, Lima, l\\11.anaus, Rio de Ja-
neiro e molte altre città dal nome
esotico che mi facevano sognare
quando fanciullo giocavo a Mono-
poli. Le ho viste, disincantato, nel
loro doppio volto di un'enorme
ricchezza ostentata da un gruppo
ristretto di gente che capitalizza, e
nella piaga, ben più enorme, della
miseria delle masse marginali; la
classe media non equilibra quella so-
cietà o non la equilibra abbastanza,
a seconda dei casi.
C'è quel manichino di Cuenca,
raffigurante Cristo coronato di spine,
collocato in mezzo alla strada, io
pieno mercato, che la gente viene a
baciare e a toccare; ci sono quelle
devozioni dimostrative di Guadalupe
o tlell'Aparecida o di Cacupe... ma
c'è anche la fede certa e radicata di
queste folle, alcune delle quali ve-
dono il prete una volta all'anno...
Ci sono, in altri posti, gli ' 'I11dios"
a piedi nudi, dai capelli color d'ebano,
tiratissimi, avvolti nei ponchos dai
colori luminosi... che camminano in
strade letteralmente oscurate dalla
pubblicità a oltranza alla Yankee...
Ci sono chiese ricchissime, rico-
perte d'oro, frequentate da una folla
di povera gente, rifiuto di una so-
cietà che si nasconde per vendere la
propria anima a Mammona...
Ci sono i fanciulli e le fanciulle
di otto, dieci o dodici anni che si
vorrebbe vedere altrove, e invece
eccoli li, sotto i portici coloniali o
sui marciapiedi, a vendere vecchie
riviste, arance o la papaya, gingilli
e noci di cocco, a lucidare le scarpe,
a mendicare una moneta.
Ci sono quei Templi commemo-
rativi e quei centri di pellegrinaggi
celebri, in cui vengono battuti re-
cord di cemento armato e di audacia
tecnica, mentre Spiritisti, Testimoni
di Gèova, Battisti e altre sette si in-
tegrano nel popolo dei quartieri po-
veri o nei grossi villaggi di campagna
per crearvi dei nuclei senza pretesa...
Ci sono le immense proprietà dei
latifondisti e la quasi schiavitù dei
"campesinos" miserabili e sottosvi-
luppati...
E ci sono...
Credo, in realtà, che l'America
Latina esasperi certi tratti che si
possono ritrovare anche in Europa.
Tuttavia non c'è dubbio che la Chiesa,
gli Ordini religiosi, le nostre Con-
gregazioni si trovino ad affrontare
dei tremendi problemi, appunto a
causa di questa esasperazione...
La Chiesa cerca e tenta, e il Po-
polo di Dio comincia a muoversi. E
anche noi stiamo cercando e ten-
tando, come lo dimostrano i con-
vegni di cui abbiamo fatto cenno:
- come essere presenti nelle Uni-
versità e nell'ambiente studentesco?
- come accogliere i giovani im-
migrati che vengono attirati dalle
città alienanti ?
- come essere presenti tra I po-
verissimi delle campagne ?
- come utilizzare i vasti locali
ormai vuoti degli ex internati ?
- come organizzare una pasto-
rale che evangelizzi l'ondata cre-
scente di questi popoli che sono i
più giovani del mondo? Dobbiamo
lasciarci sommergere dai 75 milioni
di giovani brasiliani che avranno
meno di 25 anni nel 1:980 o trovare
la maniera di avvicinarli tutti ?
- come ritornare alle nostre sor-
genti, nella Fede, per andare incon-
tro ai poveri, per fuggire i compro-
messi e le alleanze contro natura ?
- come formare i giovani reli-
giosi e le giovani religiose perchè
siano domani, anzitutto, degli au-
tentici evangelizzatori e non dei pro-
fessori o dei burocrati funzionari?
- come inventare, per questo
mondo in fermento e in continua
metamorfosi, le maniere di evange-
lizzare sempre adeguate ai tempi ?
- Come? Come?...
A Campo Grande, nel Mato Gros-
so, scoprimmo un curioso Centro
Giovanile: una specie di "rancho",
una fattoria rustica di grande po-
vertà, in legno. Tutto sembra de-
serto nei dintorni. L'immenso ter-
reno che lo cinta nasconde tuttavia
nei suoi boschetti delle povere case
in cui vivono quasi 10.000 persone.
Fra poco cominceranno sul serio i 9

2.2 Page 12

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• Ci sono i fanciulli
e le fanciulle
di otto, dieci, dodici anni
che si vorrebbe
vedere altrove, e invece
eccoli Il sui marciapiodi,
a vendere vecchie riviste,
gingilli e noci di cocco,
a lucidare le scarpe,
a importunare
per avere una moneta»
lavori dell'edilizia. Ma i Salesiani
sono già sul posto ad attendere il
loro popolo.
Bisogna che lo Spirito Santo indi-
chi ciò che si deve fare per il futuro,
e così non trovarsi in ritardo, ma
precedere.
Un giÒrno, era 1'8 ottobre, infi-
lammo la strada attraverso la Pam-
pa; partendo da Bahia Bianca per
Viedrna ci fermammo a Fortin Mer-
cedes. vedemmo con emozione il
piccolo campo fortificato di paliz-
zate che esisteva al tempo in cui la
tribù del giovane Zefirino Namun-
cura fu "addomesticata". Oggi vi
riposano le ossa di quel ragazzo fuori
serie. Comprendemmo allora, in quei
luoghi, e capimmo, anche a Viedma
e a Patagones sulle rive del Rio Ne-
gro, il lavoro di quegli splendidi Sa-
lesiani che Don Bosco aveva in-
viato a evangelizzare. Come Don
Bosco, sul suo esempio, essi avevano
assunto il compito di rispondere ai
bisogni del momento: qui occorreva
una diga e facevano una diga; là
occorreva una scuola e costruivano
una scuola; laggiù era necessaria
una tipografia ed ecco la tipografia;
qui una chiesa, a ovest una strada,
nella foresta un dispensario e sul
fiume un ponte...
I Salesiani e le Salesiane si sono
straordinariamente sviluppati. Eccoli
adesso ad avere sulle braccia un
carico enorme di opere le più varie
che vanno dall'università alle par-
1o rocchie o ai centri professionali pas-
sando per le scuole serali, i collegi,
un gran numero di collegi (troppi
forse), la cura dei malati, le mis-
sioni, le tipografie e le stazioni radio.
Padre Loew nella sua comunità
di preti operai d'Osasco, che ab-
biamo intervistato, ci diceva: <1 Ah,
Don Bosco I Credo che ci vorrebbe
qui (si tratta di un quartiere ope-
raio e popoloso della periferia di
San Paolo). Veda, occorrerebbe un
piccolo centro, molto semplice, con
tre o quattro salesiani, dediti a
un'umile promozione sociale, attra-
verso un mestiere, di queste cen-
tinaia di adolescenti che ci circon-
dano. Non occorrono grandi edifici
nè macchine ultraperfezionate, ma
un passo, un primo passo. Occor-
rono opere molto semplici che si
sbaraccano facilmente, senza cata-
strofi. finanziarie».
Al mio ritorno in Europa, ho
spesso riflettuto a quelle. parole del-
1'Abbé Pierre: << La potenza rende
ciechi; la miseria rende muti,>. Certo,
queste parole si riferiscono alle po-
tenze economiche che sfruttano le
situazioni della miseria. Ma si ap-
plicano anche alla Chiesa che il Con-
cilio vuol ricondurre all'autentica
povertà per evitarle il pericolo di
diventare cieca. E si applicano an-
che a noi: bisogna avere il coraggio
di dirle, perchè noi siamo partecipi
di una certa situazione della Chiesa
e perchè noi ne siamo una porzione
importante sul continente latino-ame-
ricano. Sl o no, la nostra posizione
ci impedisce, chiudendoci in forme
già prefabbricate, talvolta pesanti e
senza duttilità, di aprire gli occhi sui
nuovi bisogni urgentissimi, sulle an-
gosce drammaticissime di tanti gio-
vani e di tantissima gente tuffata in
condizioni di vita spaventosa, tal-
volta vicino a noi, davanti alla no-
stra porta. Costoro per la massima
parte sono ancora rassegnati, muti.
Ma iìno a quando? Bisognerebbe che
per loro non ci fosse altro profeta
che Cristo e i suoi inviati!... Non
bisognerebbe perdere quei riflessi
meravigliosi di sensibilità acuta dei
primi Salesiani, pionieri della Pampa,
della Terra del Fuoco o dell'Amaz-
zonia. Non bisognerebbe dimenticare
che il Buon Pastore, << scelse la po-
vertà dei mezzi per il fatto stesso
che solo i mezzi poveri non tradi-
scono la causa che si vuol difen-
dere» (Ph. Hamon).
E di ciò non dovremmo essere
maggiormente convinti quando si
tratta di impiantare un Regno in
cui una delle leggi fondamentali è la
beatitudine della povertà?
E poi, il patrimonio straordinario
che i Cagliero, i Vespignani, i Fa-
gnano e tanti altri hanno lasciato
laggiù ai loro figli spirituali è una
carica viva di giovinezza e di dina-
mismo che troverà nuove proie-
zioni: è questo che attende e spera
la Chiesa nell'America Latina da
parte dei suoi figli, Salesiani e Sa-
lesiane.
Don MICHELE MOUILLARD

2.3 Page 13

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DIHGU:
11 NON
POSSIAMO
PERMETTERCELO Il
Un giorno Don Bosco passeggiava
sotto il porticato dell'Oratorio. Sul da-
vanzale di una finestra notò che vi era
stato abbandonato un tocco di pane.
lo raccolse e lo portò con sè. Entrò
poi nella sala da pran:m dei ragazzi :
un refettorio molto vasto. Vide con
rincrescimento che erano stati sprecati
diversi pezzetti e bocconcini di pane.
li raccolse e racimolò le briciole.
Alla sera, come al solito, prima che
1 suoi ragazzi si recassero a dormire.
Don Bosco diede loro la "buona
notte" e disse testualmente {il bio-
grafo prese cura di annotare quelle
parole che suonarono gravi come i
rintocchi di una campana a martello) :
, Cari ragazzi, la Divina Pro1111idenza
pensa ai nostri bisogni e voi vedete
come non ci sia mai venuta meno
nefle nostre necessita. Ma se voi spre-
C8te il pane che il Signore ciprovvede,
late uno sfregio alla sua bontà. Sciu-
pare ilpane. noi non possiamo permet-
tercelo. C'egrandemente da temere. se
late cosi, che in avvenire il Signore
vi lasci mancare il necessario».
E subito citò l'esempio evangelico
della moluplicazione del pani e di
Gesù che, dopo di aver sfamato mi-
racolosamente te folle. aveva ordinato
agli apostoli di raccogliere gli avanzi
perchè non andassero sprecatì. Don
Bosco era frugale e educava i suoi
ragazzi alla frugalità.
"Non possiamo permettercelo»
in qualsiasi lingua è una delle frasi
più significative. Aiuta a distinguere i
desideri superflui e egoistici da ciò
che è veramente necessario e insosti-
tuibile. I genitori e gli educatori fa-
rebbero bene a ripeterla molto spesso
ai toro ragazzi. li abituerebbero a evi-
tare quel grosso disordin~ che è lo
sperpero quando nuota nell'abbon-
danza e la dolorosa indigenza e fame
quando non ce n'è più. Con una frase
significativa un educatore diceva:
«la frugalità ti evita di mangiare pollo
per un·intera settimana e di succhiare
penne la settimana dopo».
la frugalità è come l'esercizio fi-
sico che tempra il corpo. la frugalità
tempra qualche cosa di più: tempra
l'anima, forma il carattere.
Racconta uno scrittore questo cu-
rioso episodio. 1 11 figlio di un povero
contadino di mia conoscenza si era
spesso sentito umiliatissimo perchè
non poteva condurre il tenore di vita
agiata che conducevano alcuni suoi
compagni di famiglia ricca. Una sera
ebbe occasione di assistere a una con -
versazione tra il suo babbo e il padre
del suo più affezionato amico, un pic-
colo impiegato statale. Quel signore
cercava di convincere il contadino a
mandare Il suo figlio a passare le va-
canze in una località turistica molto
nota e costosa. E aggiungeva: "Vedrà,
i nostri due ragazzi si diveniranno
un mondo. Son due amici che si
vogliono molto bene'"».
« lo credo bene - rispose il con-
tadino, - ma noi proprio non possia-
mo permettercelo •· Ci fu una pausa
di silenzio. Poi li piccolo impiegato
statale gli tese la mano: « Caro si-
gnore, nemmeno io posso permetter-
melo, ma non ho mai avuto il coraggio
di confessarlo».
Il figlio del contadino mi raccontò
in seguito che mai come allora si era
sentito orgoglioso e fiero di suo padre.
Gli erano venute le lagrime agli occhi
dalla commozione. «In quel mo-
mento mio padre mi parve un gi-
gante», disse; e dopo di allora non si
vergognò più delle sue modeste con-
dizioni sociali. la lezione del padre
gli snebbiò molte idee e gli Insegnò
a considerare se stesso e i suoi com-
pagni con schiettezza e senza finzioni.
le rinunce a cui costringe la fru-
galità rinvigoriscono l'anima e ridi-
mensionano i sogni. Sono le basi in-
dispensabili per educare al sacrificio
e alla gioia.
Don Bosco, da ragazzo, visse una
vita più che frugale, povera: ma la
sapienza di Mamma Margherita si
servi di quella condizione disagia1a
per educare Giovannino a uno spirito
di sacrificio e di rinuncia che lo pre-
parò ad affrontare i sacrifici e le ri-
nunce 1alora eroiche richieste dalla
missione che Dio gli aveva affidata.

2.4 Page 14

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L e celebrazioni centenarie della Basilica di ì\\tlaria
Ausiliatrice si sono concluse solennemente 1'8 di-
cembre scorso, festa dell'Jmmacolata.
TI significato di queste celebrazioni era messo in ri-
salto nel programma stampato per l'occasione: « Nel ri-
cordo di Don Bosco e delle generazioni che dal Tem-
pio di Maria Ausiliatrice trassero ispirazione per la
loro vita e per diffondere nel mondo il messaggio della
fede, la Famiglia Salesiana riconferma filialmente la
sua fiducia nella protezione della Vergine Ausiliatrice
e trova in essa una rinnovata speranza per proseguire
con lo spirito e nelle opere del Padre la missione che
il Concilio le ripropone nella Chiesa».
La giornata ebbe due momenti significativi: il tra-
dizionale omaggio all'Immacolata e la solenne conce-
lebrazione.
Il 7 dicembre, nel vasto teatro della Casa Madre si
è svolto un grandioso trattenimento, al quale hanno
partecipato il Rettor l\\faggiore con il suo Consiglio,
il Consiglio Generalizio delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, autorità civili religiose e militari di Torino
e Provincia, un gran numero di cooperatori, exal-
lievi e allievi, salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice
e alcune rappresentanze di nazioni europee ed e:irtra-
europee.
Nel presentare la serata furono rievocati, come più
grandiosa e commovente manifestazione del contenario,
gli innumerevoli pellegrinaggi giunti a Torino dall'Italia,
dall'Europa e da tutti i continenti. Due note distin-
tive vennero rilevate in essi: la presenza delle schiere
giovanili che presso la Vergine venivano a ispirare gli
alti ideali della loro vita; e, per la prima volta dopo
tanti anni, la partecipazione di folti gruppi di oltre
cortina, portatori di una grande speranza per il futuro.
Maria Ausiliatrice, si disse con felice espressione, nei
cento anni di storia della l3asilica e della Congrega-
zione, da «cittadina di Torino 1> è diventata «cittadina
del mondo».
Per noi salesiani in particolare il centenario ha rivelato
una realtà fondamentale della nostra vita: che la Basi-
lica è il centro spirituale della nostra opera. Noi siamo
partiti di qui e qui dobbia1no ritornare per trovare
ispirazione e forza. In questo centenario è stata rav-
viyata una fiaccola e questa fiaccola deve illuminare il
nuovo cammino della Congregazione.
Tenne il discorso ufficiale l'on. Oscar Luigi Scalfaro,
che con profonda e commossa analisi della realtà sale-
siana individuò neU'amore alla Madonna la forza edu-
catrice e realizzatrice di Don Bosco e la via sicura di
salvezza per ogni cristiano. << La storia della Basilica
- ha detto fra l'altro l'illustre oratore - è in sintesi un
atto di amore di Don Bosco per la Madonna. Una cosa
12 rimane e rimarrà oltre i cento, i mille e il numero

2.5 Page 15

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CC ll lID
(C(C(O)
n@
n R@
indefinito degli anni: quell'atto di amore dal quale la
Basilica è germogliata e per il quale esiste».
I teologi della Facoltà Teologica Internazionale della
Crocetta e i chierici dello Studentato Filosofico di Fo-
glizzo hanno animato il trattenimento con applaudite
musiche, canti e azioni sceniche.
Suggestivi i canti e le danze di un gruppo di ragazze
spagnole, allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che
portarono una nota di e1eganza e di folclore con aqi-
stiche interpretazioni delle più belle "jotas".
Nel corso della serata si è pure svolta la premia-
zione del Concorso Internazionale <1 M. A- '68 », indetto
per volere del Rettor Maggiore dal Centro Salesiano
di Pastorale Giovanile tra gli allievi e le aUieve dei
Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Per mano delle autorità furono premiati i vincitori
e le vincitrici d'Italia e di altre nazioni, tra cui la
Spagna, l'Inghilterra e le lontane Filippine, rappresen-
tate, queste ultime, dal vincitore del concorso nazionale,
presente alla premiazione. I giovani e le ragazze si re-
carono poi in viaggio-premio a Roma, dove ebbero la
gioia di udfre da Paolo VI queste parole di lode e di
incoraggiamento:
11 Tra i vari centenari che si celebrano in questo
anno c'è anche quello della Basilica di Maria
Ausiliatrice in Torino.
I bravi Salesiani hanno mandato a questa
udienza una quarantina di premiati al Concorso
catechistico internazionale, promosso appunto
dalla Congregazione di Don Bosco... Dove
sono?...
Vi salutiamo, con la raccomandazione di es-
sere davvero coerenti e fedeli con questa vostra
appartenenza alla grande linea, al grande fiume
della tradizione di Don Bosco, incentrata spe-
cialmente in questa che è una delle attività
fondamentali, quella della istruzione religiosa,
che noi chiamiamo catechistica.
Grazie della vostra visita, auguri a tutti i Sale-
siani di Torino e a tutti. Dite per noi un'Ave
Maria alla Basilica di Maria Ausiliatrice e
salutate i vostri compagni e le vostre fa-
miglie"·
L'8 dicembre, il cardinale Michele Pellegrino, Arci-
vescovo di Torino, presiedette alla solenne concelebra-
zione, circondato da una cinquantina di sacerdoti con-
celebranti, tra i quali il Rettor Maggiore con il suo 13

2.6 Page 16

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Il Rettor Maggiore,
con a fianco Il Ministro Scalfaro,
premia Il giovane filippino
vincitore del concorso nazionale «M. A. '68
delle Filippine
Il Prefetto di Torino
premia una delle allieve
delle Figlie di Maria Ausi11atrice,
vincitrice nel concorso Internazionale • M. A. 68 »
Consiglio, vari Ispettori e rappresentanti di molte
nazioni.
Dopo il Vangelo, Sua Eminenza, rifacendosi alle let-
ture della Messa e al Concilio, illustrò l'azione corre-
dentrice di Maria, che obbedendo divenne causa di
salvezza per sè e per tutto il genere umano.
<< È dunque chiaro - continuò il Cardinale - che
la festa dell'Immacolata Concezione ci richiama a un
impegno: l'impegno essenziale alla nostra vocazione di
cristiani. È la chiamata a una vita nuova, quella
che Cristo, dato a noi da Maria, ha portato all'u-
manità».
Ricordò poi che Don Bosco, jl l'uomo della preghiera,
il prete che mette Dio al vertice di tutti i suoi pensieri,
il cantore entusiasta di Maria Ausiliatrice, alla quale
chiama instancabilmente i fratelli, il costruttore di un
tempio che testimonierà nei secoli la sua pietà ma-
riana, fu nello stesso tempo l'uomo straordinariamente
sensibile alle necessità e alle miserie della sua epoca,
in primo luogo della generazione che cresce, dei gio-
vani>>.
Concluse l'omelia con una fervida esortazione, che
trovò anche eco nella stampa italiana:
~ Forse ai tempi di Don Bosco la frattura fra le ge-
nerazioni non era così evidente, dolorosa e tragica quale
si presenta ai nostri tempi, caratterizzati da un'accele-
razione della storia, che non può non esasperare i con-
flitti tra le varie età. Ma Don Bosco, nella luce della
sua fede e della sua pietà mariana, invita a un esame
di coscienza.
Dobbiamo sforzarci di comprendere i giovani, se
vogliamo che i giovani comprendano noi. Dobbiamo
con umiltà e pazienza, ascoltare e studiare le aspira-
zioni, le inquietudini, le rivolte dei giovani d'oggi.
Dobbiamo captarne le ragioni profonde, valutarne gli
aspetti positivi, domandarci molto seriamente qual è
la nostra responsabilità, quali sono le istanze a cui la
società d'oggi deve dare una risposta. Dobbiamo nello
stesso tempo, con umiltà e con pazienza, con amore e
con perseveranza, presentare ai giovani d'oggi la realtà
perenne del Vangelo; quel Vangelo che è destinato,
quando sia compreso nella sua autenticità, vissuto con
serio e generoso impegno, a rinnovare la vita dell'uomo
u1 e della società, sotto ogni latitudine, ogni epoca
della storia. E sia Maria a condurre a Cristo la gio-
ventù d'oggi, Maria Immacolata che è costantemente
presente e operosa, con sollecitudine di madre, nell'as-
sistere la Chiesa sgorgata dal Cuore del suo Figlio sulla
croce>>.
Ha concluso la giornata e le celebrazioni la "buona
notte" del Rettor Maggiore. Ribadito il pensiero che le
commemorazioni non hanno valore se non diventano
sprone a un migliorame~to, ha incitato tutti a un fi-
liale amore verso Maria Ausiliatrice, concretizzato nella
fedeltà allo spirito e alla opere cl.i Don Bosco.

2.7 Page 17

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In occasione del primo Convegno Nazio-
nale delle Catechiste parrocchiali, organiz-
zato dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, si è
avuta una originale « sfilata di modelli»:
catechesi tra le baracche di periferia, tra
gli zingari, ai giardini pubblici, a domi-
cilio... C'è chi ha affermato: « La gioia di
insegnare ad amare Dio è indescrivibile ».
UN VIVAIO
DI SPERANZE
PER LA CHIESA
«e on voi, all'Antonianum, è scop-
piata la primavera. Avete por-
tato i colori delle vostre regioni e
l'esuberanza della vostra giovinezza ►>.
Con queste parole la Rappresen-
tante della SuP.eriora delle Figlie
di Maria Ausiliatrice salutava le
mille ragazze che gremivano l'aula
magna dell'Antonianum. Erano le
catechiste parrocchiali accorse da
tutte le regioni d'Italia per il loro
I Convegno Nazionale a Roma.
L'organizzazione delle catechiste
parrocchiali da parte delle Figlie di
Maria Ausiliatrice conta appena un
sessennio di vita ed è già una delle
risposte più efficaci all'appello del
Concilio per un maggior impegno
dei laici nell'apostolato.
«Che cosa dobbiamo fare per
rispondere alle attese della Chiesa? >>
si chiedeva nel 1962 la Madre Gene-
rale dell'Istituto. E rispondeva: << In-
tensifichiamo la nostra azione cate-
chistica».
Sorsero cosi le scuole per catechi-
ste laiche, una biennale e una trien-
nale, che io fondo svolgono lo stesso
programma di preparazione spiri-
tuale, dottrinale e metodologica.
Quel primo anno di attività vide
la :fioritura di ben 65 scuole di questo
genere con un migliaio di iscritte.
Attualmente le scuole sono oltre un
centinaio in Italia e trecento all'estero
con un complessò di 10.689 allieve
catechiste.
Una cifra considerevole, che testi-
monia l'ansia e l'impegno apostolico
di una Congregazione che vuole
dare alla catechesi tra il popolo il
primato di sforzi e di azione su tutte
le altre attività a servizio della Chiesa.
Giovanile · e dinamica è stata l'im-
postazione del Convegno, che ha
avuto come regolatore don Giancarlo
Negri del Centro Catechistico Sale-
siano di Torino-Leumann. Le idee-
chiave sul piano teologico, presen-
tate dal regolatore all'apertura delle
singole giornate e tenute presenti
come sintesi organica del lavoro di
ogni giorno, forono tre:
Il catechista è «profeta di Dio >),
«mandato ~ a portare personalmente
la parola del Signore.
U catechista deve essere un << se-
gno » della misericordiosa p resenza di 15

2.8 Page 18

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Dio che è accanto a tutti i cuori per
salvarli.
Il catechista è << grazia attuale di
Dio •>, cioè uno strumento adope-
rato da Dio per sfamare quanti
hanno fame di Lui.
Le relazioni, le testimonianze e le
discussioni sono state tenute dalle
catechiste stesse.
La parte più viva e interessante
del Convegno fu appunto la cosid-
detta «sfilata dei modelli 1), un grap-
polo di esperienze dirette sui vari
tipi di catechesi, presentate dalle
giovani relatrici.
Oltre alla catechesi tradizionale
nelle scuole e in parrocchia, ravvi-
vata però da metodi e sensibilità
nuove, lo zelo per le anime ha spinto
le catechiste a tentare formule diverse
negli ambienti più disparati: tra le
baracche di periferia, negli ospedali,
tra gli zingari, ai giardini pubblici,
a domicilio eccetera.
Bisogna passare
uscio per uscio
<• Cosa vuole da mia figlia? ». Con
queste parole dure una mamma so-
spettosa tentò di strnncare all'inizio
l'apostolato catechistico di alcune
giovani in una bgrgata romana, dove
la miseria morale e materiale .regna
sovrana.
Con le tasche ben fornite di cara-
melle e un po' di trepidazione in
cuore, le brave catechiste avevano
iniziato un giro di << perlustrazione•>
tra i baraccati di periferia. La prima
bambina, che erano riuscite ad ag-
ganciare, era stata «salvata •> preci-
pitosamente dalla madre accorsa <1 in
sua difesa•>.
Dopo qualche altra delusione, fe-
cero amicizia con Lino, un bimbo
dal volto non solo emaciato ma
anche... sudi.eio, che presentò alle
ragazze la sorellina e la cuginetta. Il
ghiaccio era rotto. La domenica
seguente, in una viuzza chiusa al
traffico, erano già una trentina i
ragazzi e le bambine che giocavano
lietamente sotto la direzione di quelle
simpatiche runiche piovute dalla città.
La catechesi per quella volta si
ridusse a un'Ave Maria, che parecchi
recitavano per la prima volta.
La domenica dopo il gruppo in-
grossò e per i giochi fu necessario
scovare un praticello appartato, che
divenne anche la prima auJa di cate-
clùsmo. Proprio come ai tempi di
Don Bosco.
1
Con il passar del tempo, fu possi-
16 bile accordarsi con una casa sale-
siana non troppo distante, che mise
a disposizione aule per il catechismo
e un sacerdote per la S. Messa e le
confessioni.
<< Bisogna passare uscio per uscio
per raccogliere i bambini, ma essi
ci attendono con ansia e non temono
il freddo nè la pioggia quando
devono percorrere la scomoda strada
che li conduce alla casa di Don J3osco.
la statua marmorea del Santo,
nel grande cortile, sembra ogni volta
che ci guardi e ci sorrida per assicu-
rarci la sua protezione ».
Catechesi tra gli zingari
Tre ..ragazze, rispondendo all'in-
vito dell'autorità ecclesiastica, affron-
tarono un compito più impegnativo e
ricco di incognite: la catechesi tra
gli zingari .
Titubanza e... paura erano i sen-
timenti d'obbligo all'inizio dell'espe-
rimento. Ma contro ogni aspetta-
tiva la rispondenza fu subito buona,
specialmente da parte dei bambini.
Le catechiste si intrattenevano con
i piccoli, facendo loro conoscere Dio
attraverso la contemplazione della
natura, molto più vicina di altre realtà
alla loro esperienza di vita.
Con questo sistema riuscirono ad
.avvicinare anche gli adulti, che in
un primo tempo diffidavano di quelle
ragazze sospettando che s'intratte-
nessero con i loro piccoli per secondi
fini. Quando furono convinti che il
movente era solo la carità cristiana,
furono contenti e risposero anch'essi
all'appello di Dio.
Le catechiste faticarono non poco
a dar il senso della Chiesa, della
comunità, del Papa, perchè gli zingari,
come è noto, non ammettono auto-
rità sopra di loro.
Particolare cura venne dedicata alla
preparazione dei bambini alla prima
comunione. La S. Messa fu cele-
brata all'aperto, tra i carri della
carovana, con la 'Partecipazione at-
tenta e commossa dei genitori, che
accompagnarono la cerimonia con i
canti ,e il suono dei loro violini.
Tutti rimasero soddisfatti, soprat-
tutto i bambini, che per la prima
volta vestivano un abito bianco, ordi-
la proiezione
di diapositive che illustrano la lezione orale
è sempre uno dei sussidi catechi51ici
più ricchi d"in1eresse

2.9 Page 19

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nato, pulito... e vedevano i loro cari
partecipare così intimamente alla loro
gioia.
Le mille industrie dello zelo
Un gruppo di catechiste riesce a
penetrare in una colonia permanente
laica, ambiente difficile e quasi re-
frattario alla religione, e a ottenere
dalla direzione una mezz'ora setti-
manale per istruire i ragazzi. Questi
sono liberi di partecipare o no alla
lezione, di use.ire a piacimento e non
hanno nessun impegno di studiare.
Bisogna quindi ricorrere a tutti gli
accorgimenti per attirarli e interes-
sarli alla catechesi: musica, canzoni,
indovinelli a premio, giochi di pre-
stigio...
<< Quante difficoltà per evitare il
pericolo di "battere l'aria"! E quanti
fiaschi e mezze riuscite! - confes-
sava pubblicamente una delle ra-
gazze. - Ma quanta soddisfazione
per aver dato. con generosità, tutto
iJ nostf'O meglio a un'opera tanto ne-
cessaria e preziosa agli occhi di Dio>).
Una giovane si introduce in un
piccolo ospedaJe, che accoglie un
iruppo di poveri sventurati, e li
mtrattiene periodicamente con una
catechesi semplice, a base di proie-
zioni e conversazioni familiari, re-
cando loro indicibile sollievo e con-
forto.
Un'altra completa il suo già ricco
programma di insegnamento reli-
gioso nella scuola con la catechesi
a domicilio di una bambina tardiva
di cui nessuno si cura: «Ha molta
buona volontà la mia piccola amica
e io sono veramente felice quando
le vedo il visetto raggiante perchè è
riuscita a ricordare la lezione prece-
dente o si sente in grado ormai di
rispondere a una mia domanda».
Un ponte
difficile da attraversare
La «sfilata >> potrebbe continuare
con aJtri «modelli » che testimo-
niano lo zelo e il cuore di questa
generosa gioventù.
Quello che più colpisce nelle rela-
zioni è un concetto che ritorna fre-
quentemente: la missione della cate-
chista esige rinunce e sacrifici, a
volte non com.uni, ma riempie il
cuore di gioia autentica e impegna ad
approfondire sempre di più le pro-
prie convinzioni e la pratica del cri-
stianesimo, per senso di coerenza
con quanto si insegna.
«Mi rendo sempre più contò che
insegnare il catechismo è un impegno
continuo a migliorare noi stessi:
- affermava a Roma una catechista-
sarebbe un imbrogliare Dio e noi
medesimi non mettere in pratica ciò
che insegniamo ».
«Fare catechismo non è stata
un'impresa facile per la nostra pre-
parazione e il tipo di bambini che ci
sono stati affidati - diceva un'al-
tra -; questo naturalmente ci ha
spinto, prima di accettare l'impegno,
a pensare un po' alle nostre capacità
di donazione e di approfondimento
della vita cristiana, perchè non si
può dare Cristo se non -lo si pos-
siede >>.
Il contatto diretto con la miseria
di tante famiglie rende più pensose
queste giovani, le fa maturare, crea
loro problemi a volte angustianti.
<e Noi facciamo in fretta a parlare
al bambino di fede, di Dio che vuole
bene, della religione che bisogna
vivere... ma ci rendiamo conto di
ciò che diciamo? Il bambino che
ha fame, a cui è piovuto in testa
nella notte perchè la sua baracca è
fatta di legno e di cartone, come può
accogliere la parola: "Dio ti vuol
bene", "Dio pensa sempre a te",
"tu devi amare, perdonare", ecce-
tera? Per questo bambino "freddo"
non vuol dire "cappotto", fame non
vuol dire "mangiare"... Egli vive
in un mondo diverso dal nostro.
I Ioi buttiamo là, tra questi due mondi,
la parola di Dio che serva da ponte,
ma in realtà è un ponte difficile da
attraversare. Mi pare una grandissima
incoerenza pretendere dai bambini
che vivano da cristiani, mentre noi
che godiamo i frutti della civiltà
del benessere, facciamo tanto poco
per loro...
· Il trovarmi a contatto con certi
problemi mi ha costretta a studiare
il modo di ridimensionare certi
aspetti della rnia vita troppo bor-
ghese e soddisfatta, a cercare una
formula di testimonianza personale
più valida che faccia davvero da
"ponte" tra il discorso della fede e
quello della vita concreta dei ra-
gazzi•>.
Una gioia indescrivibile
La donazione è sempre arricchi-
mento e fonte di gioia: lo confer-
mano queste giovani catechiste con la
loro meravigliosa esperienza.
<• Ogni bambino - affermava una
catechista della parrocchia romana
di S. Agnese - m'insegna a donarmi
agli altri, a capirli, a superare quelle
che sono le piccolezze di questo
mondo, in vista di un ideale tanto
più alto, a formarmi donna nel vero
senso della parola.
Alcune volte, quando sento certi
discorsi di gente che si mostra scet-
tica di fronte a quello che è il valore
e la bellezza di questo apostolato,
vorrei che per un solo momento
potesse provare la gioia grandissima,
la commozione intensa, profonda,
che riesce a suscitare nel cuore il
contatto vivo, sincero, con le anime
splendide dei bambini. Cambierebbe
certo parere •>.
«Abbiamo capito - ha detto una
ragazza romana - in che cosa con-
siste il vero amore, come la giovane
possa realizzarsi in questo dono, e
ci siamo affezionate a quei poveri
bimbi disinteressatamente, tanto che
la domenica ci sembra triste se non
si va da loro... Il rinunciare alla
passeggiata festiva in centro non ci
costa più, perchè in periferia ci
attendono i nostri bambini con i loro
problemi, i loro interessi, il loro
fiducioso abbandono. Riuscire a far
sorridere un bimbo e aiutarlo a
formarsi una chiara coscienza mo-
raJe, è la ricompensa più bella>).
E conclude, interpretando il sen-
timento di tutte: (e La gioia di in.se-
gnare ad amare Dio è indescrivibile>>. 17

2.10 Page 20

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LA _ GIA
DI UN VESCOVO MISSIONARIO
Queste pagine che rievocano la grande figura di
mons. Pietro Massa, Prelato del Rio Negro (Bra-
sile) sono state scritte dal suo coadiutore mons. Gio-
vanni Marchesi, che dichiara: « Ho passato con
mons. Massa 47 anni; ho avuto intimità con lui;
ho fatto miei i suoi grandi ideali e devo a lui, dopo
che al Signore, se ho potuto fare qualcosa in questa
lunga vita missionaria»
I n un vapore della marina italiana viaggiava diretto
al Brasile un gruppo di salesiani. Si era nel 1921.
Guidava la spedizione mons. Pietro Massa, prefetto
apostolico del Rio Negro. Chi scrive apparteneva a
quel gruppo e notava nel giovane prelato una segreta
preoccupazione che contrastava con l' allegria espansiva
dei compagni di viaggio. Presa confidenza con i suoi
missionari, monsignore ci si aprì e ci disse con molto
realismo che la missione del Rio Negro, territorio grande
18 quanto l'Italia, e ra stata dichiarata da commissioni go-
vernative <e Regione irrecuperabile>>, sia per l'endemìa,
sia per la povertà delle sue terre arenose e soprat-
tutto per il crollo fisico e finanziario dei suoi abitanti,
dovuto alla caduta dell'auro preto (petrolio) che formava
la ricchezza cli quel territorio. Il Rio Negro era diventato
una terra inabitata e inabitabile con nessuna speranza
di ricupero.
Tre volte la Chiesa ne aveva tentato l'evangelizza-
zione, ma dopo sacrifici enormi, i missionari avevano
dovuto abbandonarla. Nel 1885 era uscito l'ultimo
missionario francese. E ora noi eravamo inviati dalla
Chiesa per ricuperare quella regione. La prima spedi-
zione di missionari salesiani era stata decimata in soli
cinque anni. Il primo prefetto apostolico, mons. Lo-
renzo Giordano, era morto solo in una baracca di
seringueiros (estrattori di gomma). Del primo grup-
po rimanevano solo don Giovanni Balzola e il coa-
diutore spagnolo Michele Bianco, morto santamente
il 15 ottobre scorso dopo 52 anni di vita missionaria,
a un solo mese di distanza da mons. Massa. «Noi - ci
diceva monsignore - andiamo a tentare questa impresa
benedetti dal Santo Padre. Ci accingiamo a quest'opera

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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nel nome di Don Bosco, fidenti nell'aiuto di Maria
Ausiliatrice>>.
I primi missionari salesiani guidati da mons. Gior-
dano avevano percorso tutta la zona della prefettura
apostolica e avevano concertato un programma con-
creto di azione: creare centri di missione disseminati
in tutta la regione per racco~liere i giovani, speranza
del domani, prepararli negli mternati con una forma-
zione cristiana e . abilitarli al lavoro agricolo e profes-
sionale. Poi in ciascun centro dar vita a un ospedale e
a un dispensario gratuito per curare gli ammalati e of-
frire ai sani la possibilità di far fronte alle malattie
della zona. Nel frattempo interessare il governo, pre-
sentando statistiche e relazioni sui lavori che man
mano si andavano realizzando, per avere gli aiuti ne-
cessari.
Mons. Massa fece suo il programma dell'anteces-
sore e, in collaborazione con i suoi missionari, si accinse
all'opera. Volle però seguire un metodo nuovo. Glielo
suggerJ l'estrema povertà di mezzi, che non avrebbe
mai permesso di realizzare l'opera di civiltà e di reli-
gione che si era proposto. Infatti sarebbe stato inutile
mv1are missionari in quelle terre malsane senza prov-
vedere i mezzi per bonificarle e per creare le opere
educative e sociali di maggior urgenza. Stabili quindi
la sua residenza nella capitale, Rio de Janeiro. Perio-
dicamente correva a rianimare i missionari e a orien-
tarli nel loro lavoro, poi scompariva per tornare a la-
vorare presso i Ministeri di Rio de Janeiro e ottenere
l'appoggio e gli aiuti occorrenti. In breve tempo tutte
le porte gli si aprirono. Gli stessi presidenti della Re-
pubblica gli diedero piena fiducia, perchè ne apprezza-
rono La rettitudine, l'intelligenza e l'apertura di pastore,
sensibile non solo ai problemi religiosi ma anche, e
prima, a quelli sociali ed economici. Videro in lui,
con il servitore fedele della Chiesa, il figlio devoto
della sua patria di adozione, il Brasile, e non gli lesi-
narono gli aiuti. Per circa 50 anni continuò la sua mis-
sione di questuante di Dio, finchè le forze glielo per-
misero. Anche dopo le dimissioni da Prelato del Rio
Negro (1967), era rimasto al suo posto di lavoro, per
aiutare il nuovo Prelato mons. .IVlichele Alagna, ed è
morto sulla breccia il 15 settembre scorso a 88 anni
di età.
Il miglior collaudo alla bontà del metodo usato dal
compianto mons. Massa è dato dai frutti, che furono
superiori a ogni previsione.
Ne ebbero conferma i due rappresentanti della Chiesa
e della Repubblica nel 1965, quando presiedettero alle
feste giubilari della Missione. In quelle selve amazzo-
niche, nelle quali 50. anni prin1a regnava lo squallore
della malaria e dell'abbandono, il Nunzio Apostolico
mons. Sebastiano Baggio e il Ministro dell'Aviazione
Edoardo Go1nes, col seguito di 60 persone, poterono
fare una originale crociera che li fece passare di mera-
viglia in meraviglia. Nella capitale Manaus poterono
visitare il grande "Museo Missionario", i laboratori
della Scuola professionale, l'esposizione amazzonica, il
Collegio "Auxiliadora", il Seminario e il complesso
delle Opere sociali diocesane. Quindi i tre aerei da
Manaus decollarono verso le missioni. A Barcelos
trovarono schierati 500 giovani, tra allievi e allieve.
Dopo quel deserto verde fece loro impressione tanta
gioventù.
Giunti a S. !sabei, avvistano dall'alto i vasti campi di
agricoltura, in contrasto con la foresta che li circonda.
La cittadina oggi presenta il volto di un centro civiliz-
zato con i due collegi e la scuola magistrale che prepara
le future maestre per i villaggi indigeni. La comitiva
proseguì per S. Gabriel, sede della Prelazia, dove il
Nunzio benedisse il nuovo aeroporto e, con le altre
autorità, assistette a una bellissima accademia folclori-
stica e visitò l'esposizione dei lavori femminili e dei
prodotti agricoli. Restavano da visitare tre missioni di
Indi:. Taracuà, dove di tante tribù si è fatto un popolo
cristiano e civilizzato; Pà'rì-Cachoeira e Jauarete, sorta
nel cuore della tribù dei Tucanos, che offrirono al Mi-
nistro un magnifico saggio ginnico-militare. Le feste
cinquantenarie segnarono cosl un duplice riconosci-
mento dell'opera di _mons. Massa e dei suoi missionari:
q_uello della Chiesa, che dopo 50 anni di lavoro silen-
zioso ed eroico, vede conquistata a Cristo la vasta zona
del Rio Ne~ro; e quello della Patria brasiliana, che rico-
nosce uffic1aLnentc il ricupero pieno e duraturo di
questi indigeni, elevati alla dignità di cristiani e di
cittadini.
Lo stesso Presidente della Repubblica Juscelino Ku-
bitschek nel 1958, dopo aver visitato il Rio Ne~o, espri-
meva questo giudizio: «Sono felice della visita fatta
alle Missioni Salesiane del Rio Negro. Nessuno è ca- 19

3.2 Page 22

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pace di apprezzarle convenientemente se non dopo
averle visitate. Ma dopo la visita, rimane la difficoltà
di esprimere con parole efficaci tutta la nostra ammira-
zione. Per questo mi sento orgoglioso di averle visitate
e in dovere di aiutarle sempre più per mezzo del mio
governo: dovere di riconoscenza e di giustizia dovute ai
-figli di Don Bosco•>.
A sostenere questa complessa opera di civiltà lavorò
nelle retrovie per quasi 50 anni l'indimenticabile Pre-
lato del Rio Negro mons. Pietro Massa.
*
Ed ora vorrei riuscire a svelare il motivo di fondo e
il segreto di questo suo immenso ed eroico lavoro.
L 'anima di tutta la prodigiosa attività di mons. Massa
fu la sua fede e la confidenza in Dio e nella sua Prov-
videnza.
Durante i vari periodi di rivoluzione che si scatena-
vano nel Brasile, mons. l\\lassa improvvisamente si tro-
vava solo. Apprezzato nei Ministeri, circondato da
amici benevoli, all'in1provviso vedeva scomparire queste
persone e comparire elementi sconosciuti e talvolta
ostili. E lui pazientemente ricominciava il suo lavoro
di contatti per disporre i nuovi elementi ad aiutare le
sue opere. E ci riusciva mirabilmente.
La fede profonda di mons. Massa si toccava con
mano nei periodi in cui i Ministeri erano chiusi a ogni
richiesta. Egli attendeva pazientemente l'ora del Si-
gnore, mentre inviava il regolare aiuto mensile ai suoi
missioIJari <laIJdo fondo alle economie e facendo debiti
presso le banche, mentre ai suoi missionari ripeteva:
<.< Non temiamo: le nostre opere sono del Signore,
siamo sicuri che la sua Provvidenza non ci man-
cherà>>.
Questa sua fiducia in Dio non era che una espres-
sione della sua anima profondamente salesiana. Viveva
e voleva che vivessimo la nostra vita missionaria nello
spirito di Don Bosco. Nei primi tempi, non potendo
raccogliere tutti i suoi missionari in una sola casa,
predicava in ogni residenza gli Esercizi spirituali. Ri-
cordiamo commossi il bene che ci facevano le sue pre-
diche. Ci presentava al vivo Don Bosco e i suoi primi
successori nel loro pensiero, nella loro vita e nelle loro
opere. Forse dobbiamo il risultato del nostro lavoro
missionario di quegli anni a questo spirito salesiano
che il buon padre sapeva infondere in noi.
Figlio di un banchiere genovese, visse da povero,
pur maneggiando grosse somme di denaro. (< Tutto per
gli altri, niente per sè >>, era il suo programma. Per
quasi cinquant'anni, lui vescovo, con tanti affari tra
mano, non prese mai un taxi. Gli bastava il tram che
lo conduceva dalla sua residenza alla chiesa del CarmiIJe,
e alla sera lo riconduceva a casa. Solo negli ultimi
anni, ormai ultraottantenne, accettava un passaggio
nella macchina di un amico. I suoi abiti prelatizi e
gli indumenti personali erano doni di benefattori. Lo
stesso arcivescovo di Rio de Janeiro, cardinale Camara,
nell'elogio funebre, sottolineò lo spirito di povertà
del defunto Prelato.
Quando qualche salesiano era suo ospite a Rio, ri-
maneva ammirato per la sua vita di sacrificio. Di buon
mattino si recava alla chiesa del Carmine, vi esercitava
il ministero e vi rimaneva digiuno fino alle due po-
meridiane, attendendo agli interessi della sua missione.
tutti potevano parlargli.
La preghiera fu la sua prima risorsa. Anche dopo
20 lunghe giornate di lavoro, di notte, in casa come nei
viaggi sui nostri grandi fiumi, si raccoglieva e invitava
a pregare. Prediligeva la Via Crucis e il Rosario. Ce-
lebrava con tanta unzione che commoveva. Una volta
gli sfuggì una frase che mi impressionò. Disse: «Non
posso comprendere come si possa distrarre chi parla
col Signore nella preghiera >>.
*
Ancora qualche tocco per meglio illuminare questa
bella figura di vescovo missionario.
Fu un vero pastore. La sua grande preoccupazione
era che i missionari si dedicassero al popolo; che la
vita di una missione non si limitasse alla cura dei ra-
gazzi del collegio, ma si formasse accanto la comunità
cristiana, che in un prossimo domani avrebbe costituito
la parrocchia. Voleva che si formassero le associazioni
parrocchiali, i cui membri lui stesso nelle visite inco-
raggiava all'apostolato. Creò iI missionario itinerante,
c0adiutore della parrocchia, e ne tracciò il regolamento.
In questi ultimi anni ci scrisse lettere pastorali che tanto
servirono per organizzare la vita parròcchiale nella nostra
Prelazia.
Aveva un grande cuore. Nei primi anni appariva un
poco duro nel tratto; ma sotto questa forma esterna
c'era un cuore sensibile che amava, gioiva e si commo-
veva con i suoi. Nelle riunioni lasciava che tutti espri-
messero il loro parere, pronto a ricredersi e ad acco-
gliere i suggerimenti dei confratelli.
Impressionava la sua modestia. Non parlava mai di
sè e delle sue opere. Varie volte fu attaccato dai gior-
nali. Mai volle prendere la penna per difendersi; ma
accettava con gratitudine che altri ne prendessero le
difese.
Un ultimo rilievo. Aveva una prepara,zione letteraria
non comune. Parlava e scriveva con eleganza. I di-
scorsi di occasione e di omaggio alle autorità governa-
tive destavano l'ammirazione. Parlava un portoghese così
perfetto che mai nessuno potè pensare che non fosse
brasiliano. Lasciò varie pubblicazioni sulle sue Mis-
sioni. In occasione delle nozze d'oro della Prelazia,
pubblicò un grosso volume dal titolo De Tupà a
Cristo. Era la storia della conquista al Regno di Cristo
di una delle più desolate terre di missione.
Mons. Massa ebbe alti riconoscimenti delle sue
benemerenze sociali e religiose: fu insignito della laurea
di ingegnere-costruttore honoris causa dalla Università
di Rio de Janeiro, ebbe la Croce di commendatore del
«Cruzeiro do Sul Brasiliano •>, fu nominato cittadino
benemerito dello Stato delle Amazzoni; ma il ricono-
scimento che più lo confortò gli venne dal quarto suc-
cessore di Don Bosco, don Pietro Ricaldone, che già
nel r940 gli aveva scritto:
«Continua tranquillamente il tuo metodo di lavoro.
Anche la Sacra Congregazione Concistoriale è convinta
che ciò che tu hai fatto e disposto in tutti questi anni
rappresenta una linea di orientamento sicuro, che ha
dato i risultati, dei quali gode la Congregazione. Le
Missioni del Rio Negro sono le meglio organizzate e
attrezzate del mondo missionario salesiano ».
Così mons. Massa non ci appare solo come un grande
e infati.cabile missionario: egli ideò e collaudò con la
sua opera una strategia di azione missionaria che, al-
leando le risorse della civiltà con quelle della religione,
provvede al benessere spirituale e materiale dei popoli.
Mons. GIOVANNI MARCHESI

3.3 Page 23

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È ancora vivo nei Cooperatori che vi par-
teciparono, il ricordo della Pasqua 1963,
trascorsa nella Terra di Gesù. Diresse i
pellegrini l'attuale Rettor Maggiore.
Anche quest'anno rinnoveremo il nostro
pellegrinaggio. Esso consentirà non solo
di conoscere i luoghi biblici e le opere sa-
lesiane della Palestina, ma soprattutto di
vivere una esperienza religiosa unica, con
la celebrazione delle solenni liturgie della
Settimana Santa.
Il pellegrinaggio si articolerà in due gruppi:
VIA MARE
2" marzo - 13 apri e
Haifa - M. Carmelo - Nazareth - Tabor -
Cana - Cafarnao - Monte delle Beatitu-
dini - Gerusalemme - Mar Morto -
Betlemme.
• Scali tecnici con visite a Efeso - Cipro -
Creta.
Partenza da Napoli e Palermo.
Sbarco a Genova.
Quote (tutto compreso) :
+ L. 175.000 4.000 d'iscrizione
+ L. 195.000 4.000 d'iscrizione
VIA AEREA <aerei d,i linea)
~ m r'7.o "? apri -
• Tel Aviv - Haifa - Carmelo - Nazareth -
Tabor - Cafarnao - Monte delle Beatitu-
dini - Gerusalemme - Mar Morto -
Betlemme.
• Partenze da Roma e Milano.
PASQUA
Classe Aerea Turistica.
Quote (tutto compreso) :
+ L. 160.000 4.000 di iscriz. (da Roma)
+ L. 165.000 4.000 di iscriz. (da Milano)
I l PER TUTTI UE I~
Passaporto individuale e alberghi di 1&ca-
TERRA SANTA · tegoria - Un accurato servizio di assistenza
religiosa sarà prestato dai salesiani di
Terra Santa - La quota comprende Albergo,
Trasporti, Tasse d'imbarco e mance.
I due gruppi si incontreranno e trascorre-
ranno insieme l'intera settimana Santa.
Il numero limitato di posti dispo-
nibili consiglia una sollecita iscri-
zione.
Organizzazione Cooperatori:
Viale dei Salesiani, 9 - 00175 .Roma
Telef. 74.80.433 - c. c.p. N. 1/52186

3.4 Page 24

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NEL MONDO SALESIANO
Katpadi (India Sud)
Complesso giovanile " Auxilium"
le Figlie di Maria Ausiliatrice nella città indiana
di Katpadi lavorano in due grandi Case. Nel
solo «Auxilium College» attendono a una massa
di 1500 giovinezze, delle quali 853 sono uni-
versitarie. Ogni domenica un gruppo di studen-
tesse cattoliche si reca in visita ai villaggi per
il servizio sociale, mentre le non cattoliche lo
compiono il sabato. Nel centenario della Basilica
di Torino si è inaugurata una grande e bella
chiesa, sormontata da una cupola, sulla quale
un fiore di loto - il fiore nazionale - regge la
statua di Maria Ausiliatrice. Nella foto: la Di•
retttice dà il "buon giorno" alle universitarie.
r
Pisa - Sorge il nuovo Centro
Giovanile
Dopo circa 80 anni i salesiani hanno lasciato la ~
vecchia sede di via dei Mille e hanno accettato
di assistere spiritualmente una zona nuova di
periferia: il «Villaggio CEP ». dove è raccolta
gente della più varia provenienza. Mentre il Co-
mune completa un complesso parrocchiale, co-
struito "in rustico" dal Governo per dotare le
case popolari di assistenza religiosa, I salesiani
hanno provveduto altri terreni, dove stanno sor-
gendo un Centro giovanile e un Pensionato con
un complesso modello per l'assistenza di una
zona popolare. Presenti le Autorità, I'Ammini-
stratore Apostolico mons. Benvenuto Matteucci
ha benedetto i locali. la consorte del Prefetto
Donna Flavia Sarro si è fatta madrina del Centro
Giovanile.
Tangla (Assam-lndia)
Una grande e bella chiesa
con ampio salone-teatro
A Tangla (Assam India) nella diocesi di ~
Tezpur, situata sulle sponde settentrionali del
Bramaputra, sui confini del Buthan e della
N EFA (North East Frontier Agency) e affidata
al vescovo salesiano mons. Oreste Marengo. è
stata benedetta una grande e bella chiesa con
ampio salone-teatro, frutto dei sacrifici di don
Guido Colussi, che da tanti anni lavora in Assam
con altri tre fratelli salesiani e una sorella Figlia
di M aria Ausiliatrice, la quale ha già lasciato la
terra per Il Cielo. Per l'occasione si radunarono
migliaia di cattolici delle tribù Oraun, Munda e
Boro, che assistettero devoti alle celebrazioni
svoltesi nella rinnovat a liturgia, a cui diedero
splendore le corali dei ragazzi e delle ragazze
educati dai salesiani e dalle Figlie di Maria Au-
22
siliatrice negli internati di Tangla.

3.5 Page 25

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NEL MONDO SALESIANO
Agua de Dios (Colombia)
Decorata la comunità salesiana
I 75 anni di lavoro dei Salesiani nel Lazzaretto ~
di Agua de Dios sono stati celebrati con grandi
manifestazioni che durarono una settimana e
culminarono nella incoronazione dell'immagine
di Maria Ausiliatrice per le mani del vescovo
mons. Ciro Alfonso Gomez, davanti a una mol-
titudine immensa, composta di sani e di amma-
lati. Per l'occasione il Governo della Colombia
ha concesso alla Comunità Salesiana la mas-
sima onorificenza della "Cruz de Boyac,r·, con-
ferita al direttore don Guglielmo Beguerisse
(al centro della foto).
Mogliano Veneto (Treviso)
La Cresima a un futuro architetto
giapponese
Nell'Istituto Astori di Mogliano Veneto mons.~
Giuseppe Cognata, vescovo salesiano, ha am-
ministrato la Cresima al giovane universitario
giapponese Shiuji Bernardino Sato. È entrato
nella Chiesa Cattolica a Tokyo all'età di 17 anni,
e ora sta frequentando la facoltà di architettura
alla Ca' Foscari di Venezia. Accompagnato in
Italia dal coadiutore salesiano Ottavio Masiero,
si fermerà alcuni anni nel nostro Paese per spe-
cializzarsi in architettura occidentale.
Dibrugarh (Assam-lndia)
Il Rappresentante del Papa riceve
l'investitura di capo dei Naga
Dibrugarh è il centro culturale e commerciale~
della ricca zona petrolifera e carbonifera del-
l'Assam, nella regione verde dei giardini di tè.
La diocesi abbraccia anche le colline Naga e lo
Stato del Manipur. Il vescovo è mons. H. D"Ro-
sario, salesiano, di nazionalità indiana. Recen-
temente Dlbrugarh ebbe la visita del rappre-
sentante del Papa, il Pro-Nunzio mons. Giu-
. seppe Caprio. Un forte gruppo di Naga vennero
ad ossequiarlo. Eseguirono le loro danze carat-
teristiche, che rivelano le qualità guerriere di
quella tribù. Poi coprirono le spalle del Pro-
Nunzio con mantelli Naga tessuti da loro, e
adornarono il suo capo con la raggiera di piume
e lamine d"avorio e misero nella sua mano la
lunga lancia. Sua Eccellenza sorrideva felice e
i presenti pensavano che la cerimonia era per
il rappresentante del Papa come una investitura
di capo dei fieri Naga, la tribù, in un giorno
non lontano, dei tagliatori di teste nemiche, e
ora figli devoti della Chiesa.

3.6 Page 26

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FRUMENTO
ORTAGGI E F
CRESCONO
SULLE
TERRE POLAI
A Porve11ir, estremo lembo del Cile verso il Polo Sud,
battuto dai gelidi venti australi, fiorisce una Scuola
Agraria unica 11el suo genere. È dovuta allo spirito pio-
nieristico e alle f etici intuizioni di don Mario Zavattaro.
Quando giunsero all'estremo sud delJa Patagonia i
primi missionari di Don Bosco, capitanati da mons. Fa-
gnano, dove oggi sorge Magellano non esisteva che
una piccolissima aldea. I salesiani, col messaggio cri-
stiano, portarono in quell'ultimo lembo del mondo la
civiltà e il progresso. Ad essi si devono le prime co-
struzioni in muratura, che documentano la forza di
volontà del Fagnano e il genio architettonico di un
altro pioniere, don Bernabè, per opera del quale sor-
sero in quelle terre australi chiese monumentali e col-
legi grandiosi.
Furono i primi missionari inviati da Don Bosco i
pionieri del progresso materiale, intellettuale e morale
di quelle terre allora abbandonate. Il grande (( Museo
Salesiano» di Magellano è tlfl documento vivo del-
1'opera di civiltà iniziata da mons. Fagnano e proseguita
dai suoi intrepidi collaboratori e successori.
Ma una delle glorie più belle di mons. Fagnano e
dei suoi missionari è stata la Missione fondata nella
Terra del Fuoco, il vasto arcipelago sul para!Jelo 4 sud,
dove impera continuo il vento gelido che viene dal
Polo Sud e che rende difficile la coltivazione dei campi.
Fiorente, tra gli altri, il centro missionario dell'isola
Dawson, dove si formò il primo nucleo civile, una vera
oasi di pace e di sicurezza per i poveri indi, che vi si
24 rifugiavano per sfuggire alla perfidia e all'ingordigia
dei cosiddetti colonizzatori, dai quali erano persegui-
tati a morte.
Davanti aU'isola Dawson, nelJ'Isola Grande della
Terra del Fuoco, a 14 chilometri a sud di Porvenir,
capitale dell'isola, per opera di don Mario Zavattaro
nel 1960 è sorta w1a grande opera: la «Escuela Agrope-
cuaria Salesiana Las Me, cedes i>, nel suo genere unica
nel Cile. Essa, in questi tempi di riforma agraria,
si propone di formare moralmente e tecnicamente i
giovani, aprendo loro nuove prospettive di benessere
attraverso un lavoro dei campi più razionale e rimu-
nerativo. Sono le future leve che Don Bosco prepara
per la rigenerazione cristiana delle masse operaie. En-
trano nella Scuola dopo le medie, vi restano per cinque
anni, interni e completamente gratuiti, ed escono col
titolo di perito agrario, riconosciuto dal governo. Quelli
che se la sentono, hanno la possibilità di proseguire i
loro studi all'università e di laurearsi "Ingegneri Agro-
nomi". È un lavoro altamente umanitario che la scuola
sta svolgendo tra molte difficoltà e scarsità di mezzi.
Ad esse sopperisce lo sforzo, il sacrificio, l'ottimismo
di quel gruppo di salesiani che, temprati nello spirito
di Don Bosco, non si arrestano davanti alle difficoltà
e in pochi anni hanno portato la Scuola a un livello di
alto prestigio, riconosciuto dal Governo e dalle perso-
nalità che di continuo la visitano.
Le foto che presentiamo illustrano alcune caratteristiche
della scuola e dei suoi prodotti. Tutto deve essere valu-
talo tenendo preseute che si tratta di terre quasi polari.
Le didascalie sono state gentilmente preparate dal direttore
della Scuola don Savino Servidei, di passaggio 4 Torino.

3.7 Page 27

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IORI
u
Porvenir (Terra del Fuoco). «Escuela ll.gro-
pecuaria Las Mercedes». Cosi era in gran parte
il primitivo terreno della Scuola. La mata
negra (selva nera) invadeva regioni estes-issime.
Milioni e milioni di conigli selvatici costituivano
una piaga. Non riuscendo a sterminarli 11ume-
rosi cacciatori con u.na sessantina di cani cia-
scuno, ci pensò il governo con la mixomatosi
(malattia dei conigli molto contagiosa e con
elevatissima mortalità), ottenendo che rifiorisse
l'allevamento delle pecore, che oggi superano i
3 milioni.
Contro il pregiudizio di Darwin, che chiamò la
Terra del Fuoco "terra maledetta", perclzè non
avrebbe mai prodotto nulla, la Scuola Sale-
siana Agropecuaria di Porvenir sta dimostrando
che con l'ingegno umano, col lavoro paziente
e perseverw1te una terra sterile può trasfor-
marsi in una terra fertile e produttiva. La
mata negra cede davanti aUa potente gi-
ramot che la sminuzza e all'aratro che la
sotterra, rendendo fertilizzante Ulla vegeta-
zione inutile. La terra poi viene preparata per
la semitza di foraggi che permettono di allevare
dieci animali per ettaro, dove prima viveva a
stento u1w pecora. Nella foto : allievi della
Scuola intenti a piantare carciofi.
Fedeli al programma sociale di Don Bosco, i
salesiani di Porvenir hanno tentato con SllCcesso
in quelle terre fredde la coltivazione di molti
tipi di ortaggi, fra i quali diverse varietà di
itzsalaJa, cipolle, agli, cavoli, rape, cavolfiori,
patate, carote, bietole da zucchero, carciofi, ecc.
La Scuola è la prima e finura unica ùi molte
di queste coltivazioni.
Nell'aprile del r967 il Presidente della Repub-
blica, dr. Edoardo Frei, visitò la Scuola col
seguito di 74 perso11e: parlamentari e uomini
della stampa, radio e televisione, di tutti i
partiti. Dopo aver visitato ogni reparto con
attento esame di tutto, disse: « Il Paese non
riuscirà mai a compensarvi del bene che /ate
alla nostra Patria>>. fl pranzo imbandito per
gli ospiti fu preparato esclusivamente con pro-
dotti della Scuola, fatta eccezione dei vini e
del caffè.

3.8 Page 28

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Nel r960 ~·i tentò per la prima volta la colti-
vazior1e del grano, scegliendo una qualità forte,
il finlandese. I risultati furono ottimi. Nacque
allora la speranza di ottenere buoni risultati
anche col grano cileno. Nel '66 il dfrettore portò
una trentina di varietà di grano coltivato nel
centro del Paese, dove il clima è simile a quello
d'Italia. Ci11que di queste varietà giunsero a
maturazione e produssero undici sacchi di grano.
Con questi si allargò l'esperimento, che ri11scl
beni.ssimo, come dimostra fa foto. Ciò che desta
maggior meraviglia tra i Cileni è che 1m grano
ritenuto debole fruttifichi in quelle terre australi.
n direttore della Scuola anima i confratelli e
gli allievi nel lavoro duro delia trebbiatura, che
bisogna fare tutto a mano, sfidar1do il vento
continuo, poichè finora non si è avuta la pos-
sibilità di un caricatore automatico o di una
mietitrebbia. La foto fissa w1 momento dell'anno
del primo pane e delle prime ostie, che giunsero
fino a Roma e servirono per la storica concele-
brazione in San Pietro alla chiusura del Con-
cilio Vaticano I f . Bellissima ricompensa ai
tanti anni di /a.voro paziente e persevera11te,
iniziato dal fondatore della Scuola don Mario
Zavattaro.
Non si trascura la coltivazione dei fiori, sce-
gliendo quelli che resistono al vento : sono i
primi fiori della zona. I ragazzi si ricreano
nel giardino e si divertono con i simpatici chu-
longos, guanachi pfrcoli che formano l'attrat-
tiva del turista. Gli indigeni 111a11giava110 le
carni del gutmaco e si coprivano con la sua pelle.
L'attività principale della zona è la pastorizia.
Il 11oslro don Sartori con un gruppo di uomini
a cavallo, seguiti dai fed.eli cani pastori, per-
corrono l'accide11tato terreno alla ricerca delle
pecore per la tosatura della lana, che dovrà
servire a provvedere, almeno i11 parte, il 11e-
cessario per 111ante11ere gli allievi, che so110 tutti
grawili.
L'arrivo del gregge, che fornisce la porzione di
carne necessaria per il consumo giornaliero della
Scuola. li consumo a1111uo è di circa mille pecore.
La carne è l'alimento principale della zona, è il
piatto del povero. Se ne fa un forte consumo,
anche per il clima rigido. Piatti tipici: l'asado
al pal-0, la parillada, la cazuela, le empanadas.

3.9 Page 29

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REAllllAZIONI
SOCIALI
Olirpuram (India) Veduta del villaggio con le misere capanne di ieri
Olirpuram (India) Lato sud del villaggio, come si presenta ora
Due realizzazioni, una per l'ora presente del-
l'India, l'altra per il prossimo futuro, sono
state possibili per la viva e concreta sensibilità
missionaria voluta dal Concilio, a cui vanno
aprendosi i cattolici di intere diocesi d'Italia
Olirpuram, il villaggio
che si chiama « Luce »
Costituito nel maggio 1966 per ini-
ziativa del vescovo dj Vittorio Veneto,
il Comitato Diocesano «Un pane per
amor di Dio» ha già quasi terminato
una felice realizzazione per portare
soccorso alle povere famiglie di un
villaggio della diocesi di Vellore, nel-
l'India meridionale.
A don Ardusso, membro di un
Comitato Internazionale il cui com-
pitò è l'attuazione di programmi di
sviluppo sociale, venne affidato da
Vittorio Veneto il piano riguardante
la riabilitazione delle famiglie appar-
tenenti al villaggio detto con amara
ironia << New York».
Il programma prevedeva paralle-
lamente lo sviluppo dell'agricoltura
con coltivazioni di ortaggi e cereali,
e la costruzione di un nuovo villaggio
razionale per dare una abitazione
umana agli abitanti dello slum, e
nello stesso tempo intendeva offrire
un esempio di collaborazione capace
di stimolare altre iniziative analoghe.
La somma messa a disposizione
da Vittorio Veneto ha consentito
l'acquisto dei materiali, mentre la
mano d'opera è stata fornita dagli
abitanti stessi dello slum, i quali
possono così dire con giusto orgoglio
di essersi costruita la casa con le
loro mani.
Il nuovo villaggio, chiamato «Olir-
puram 1>, che significa << Luce>> e
rappresenta 11el nome un simbolico
omaggio al vescovo di Vittorio Ve-
neto mons. Luciani, è ormai una
realtà fotografabile. Esso ospita ben
61 famiglie: ogni casa, pur nella sua
essen2-ialità, può essere considerata
tra le più razionali e confortevoli.
Circa 50 famiglie sono già stabilite
ad Olirpuram nelle casette ideate
per ospitare ciascuna due famiglie.
Ogni famiglia dispone di tre locali
(cucina, stanza comune, camera da
letto), una veranda coperta e spazio
libero attorno alla casa. Sul retro
delle case sono sistemati i servizi
igienici. TI villaggio è anche dotato
di un pozzo con la pompa elettrica
per l'irrigazione e gli usi domestici.
Alle singole famiglie è stato asse-
gnato un pezzo di terreno da colti-
vare, nonchè un paio di buoi per
l'aratro e due mucche per assicurare
il latte ai bambini e agli ammalati.
Le prossime mete del Comitato
Diocesano di Vittorio Veneto sono,
a completamento del villaggio, la
costruzione di un nido per i bimbi
e di un dispensario.
In questo modo Olirpuram sarà
pressochè completamente autosuf-
ficiente ed i suoi abitanti godranno
finalmente di una sicurezza e di un
benessere mai conosciuti prima e
ben meritati con l'ardore che fin
dai pri,:ni mesi seppero mettere
nella realizzazione del loro nuovo vil-
laggio.
27

3.10 Page 30

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.~-~-- .,,:;:-.,..·
~~-----
(~
,,.
...,i.:•• :.,~.
'.
..-. -..
..
.
Krlshnagar (India)
Il Cenlro Culturale per signorine
fondato da mons. Luigi Morrow
Mons. Morrow, il fondatore del «Centro»,
trascorro con gioia i minuti liberi
con I più piccoli
Krishnagar
Ragazze al lavoro, souo la guida
dello «Suore del Sorriso»,
fondate da mons. Morrow
Il Centro Culturale
di Krishnagar
Krishnagar, città del Bengala occi-
dentale, in India, è un centro fervido
di studi e di attività dove la gioventù
frequenta in alte percentuali i Colleges
e le Università, aperta e sensibile al
soffio del progresso. Cogliendo questi
sintomi mons. Louis L. R. Morrow,
vescovo della Diocesi, ha saputo
concretizzare le aspettative e le ne-
cessità delle giovani indiane ir. un
moderno «Young Women's Cultura!
Centre » (Centro Culturale per si-
gnorine), in grado di soddisfare il
loro vivissimo anelito a maggiori
conoscenze teoriche e pratiche.
Il centro vuole essere una leva
per le ragazze indiane, uno stru-
mento per una migliore concezione
della funzione della donna nella so-
cietà. In altre parole, il centro mira
a preparare giovani certe e consape-
voli del loro valore e dei loro doveri,
vali.de collaboratrici nel processo evo-
lutivo di sempre più vasti strati della
popolazione indiana.
li centro culturale, terminato nel
marzo scorso per quanto riguarda
l'edificio, necessita ora di tutte quelle
attrezzature e rifiniture che lo com-
pleteranno dando un senso al suo
nome.
Sono molte le attività e gli studi
che il centro intende promuovere
nei suoi vari settori, e moltissimi
sono r,li strumenti e gli attrezzi pre-
visti per la dotazione razionale dei
corsi.
Non è difficile intravedere l'im-
portanza che l'apertura di un centro
così attrezzato assumerà per le giovani
del luogo e per la loro moderna forma-
zione. Una tale opera in un paese
di missione costituirà, col suo pre-
stigio, un centro di irradiamento di
civiltà e di religione.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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PER
INTERCESSIONE
DI MARIA
AUSILIATRICE
E DI SAN G. BOSCO
MIRACOLOSAMENTE SALVI
Siamo due coniugi anziani. Ogni giorno
accudiamo a una nostra nipotina di
19 mesi, la cui mamma è obbligata a la•
vorare, per tirar su la famiglia. Giovedi,
14 novembre 1968, stavamo tutti e tre
nella cucina, io a leggere, mia moglie a
cucire, la bimbetta a giocare. A un certo
momento mia moglie si lamentò di non
vederci più e di sentirsi male. La bimba
cadde per terra e sì dibatteva disperata-
mente. Stesi runa e l"altra sul letto, dal-
l'occhio spalancato e dalle parole scon-
nesse capii che la casa era invasa dal gas.
Barcollando anch'io, aprii la finestra, poi
dopo tre mesi poteva uscire. Vi furono
varie e serie complicazioni: in più di
un'occasione i medici non sapevano che
fare e ancor oggi si meravigliano di ve-
derlo vivo. Superata la crisi più forte, ci
rattristava il fatto che doveva uscire dalla
clinica con due sonde e con la sentenza
di sottoporsi a una terza operazione dopo
un anno. Lo affidammo a Don Bosco e
dopo solo due mesi, ogni male era scom-
parso. A quasi un anno il nostro confra-
tello lavora, nonostante la proibizione del
medici, e sta bene di salute. Ringraziamo
Don Bosco, che ha voluto darci prova
della potenza della sua intercessione.
Luogn• /\\$pero Giuseppina - L,llo Antonietta -
Linetu Angelino - Lombardo Comadma - Luaso
\\\\'1ln11 - ,\\!oggi Gius,,ppina - Magi l,uigi - Ma-
11nllJ\\J \\tar,a veci. GeJT11 • '.\\la1oh Pereoo Muisa •
M.lllllUtt Luua - Monzdla Rosoha - ,11rttini L.
- Maqui1112az Maria - .:-taroi•no Antonietta - :\\l1-
r-01t1 Anna )iluia - '.\\lonan, Rino • ;\\laruni
1'-efll'O Ri1a - ;\\lassarino Rou - \\1engia Armando
- Merlo L ucia - t\\letlo Maria .'vlodesti Mario
Roso Momo \\' lll.enuno • ?llonic1 Hallannl Tina
Monti.lito Rosa - Morchio Vincerwoo - Moronf
V<:.rri Dina - Moroni Sofia - Mutto Virginia -
Nanooln Carolina - Nnpoli Anirclo - Negrlru Romeo
- Negrello Rita Sanlina • Nespolo Maria - Noccri
Andrea - Novelli Giovanna • Nuara Lina• Oli,·ieri
Enuru, - Ongaro Giuoepp,na • Palma Sera.fina.
verificai la cucinetta a gas: la bimba. per Cuenca (Ecuador) OON PASQUALE BISSON
giocare, aveva aperto i rubinetti. Chiamai
dfr1trore
LA ''GRANDE
aiuto per me e per i miei. Poi non ricordo
più altro. Risvegliandomi dopo varie ore,
QUESTUANTE''
mi trovai con I miei in una clinica.
Devo queste specialissima grazia a Maria
Ausiliatrice e a Don Bosco, che nella
famiglia invochiamo e onoriamo con
grande devozione. Ancor oggi non spiego
umanamente come io abbia potuto, prima
di perdere i sensi. alzarmi, soccorrere i
miei e aprire ta· finestra.
Cl HANNO PURE
SEGNAL.ATO GRAZIE
Albeno Maria - Al..,I M ila Marianna - Alfano
Rosalia - Allai, roolo Allareta Gina - Anuno
Rosa - Ambroomi \\lauro - Amendola Nelda -
Amico La IJ.lla Giu•cppc - Angbilai Fnux:ll
Anselmo Cel~tc • Anselmo Domenico• Arbuino
avv. ArnbrQRio e <.:1rlo • Arena .:-brla T cre11
DI DON BOSCO
«lo ho una grande q1testuante
che mi procaccia il panico per
i 11u·ei uccelli chiusi in gahhia.
La mia grande questuante è
Maria Ausiliatrice. Essa co-
Roma
Col. a r. TUZZI TULUO
rucoli Xinèltll - Aveunl Aurelio - &fii llini•le
Teresa - Balduino Mazze, Nicoleta - Bah,trcri
exa/1/evo Salvatore - Bandiru Doll\\ènico • Barberi CalOlltlll
11osce che Don Bosco ha bisogno
di quattrini per dar da mangiare
Barbcrit' Oorrwnico • .B;arccllona Teresa.• Ba.rdonè
Anna - Baroru: G,u,cppina • Bosso Caterina yed.
Mollo - Oas1onero E. - J:l,11tiK100J Licia - Ocr~i•
a tanti poveri giovanetti che gli
pesano sulle spalle; conosce che è
LA MACCHINA ERA PRECIPITATA Semi Anita - Bianchi Mortina Paolina - flianchi
IN UN PROFONDO BURRONE
Rina - Biandrato Puqulllinu Biscald, Lui11,no
Biscia Mtria - ni,cor11i Francesca - Bo don. Giu-
povero e che senza soccorsi ma-
teriali no11 pul> tirare avanti le
Insieme con i miei tre figli andavo a pas-
sare 11 S. Natale a Messina con il
marito. Giunti in una curva pericolosa
di Castiglione, mentre la macchina era
liano - Booc,aocl U110 • llcllana Clèlia • Bondonno
Anna - Booclh Lucia ved. Beuone - Bone.ni Ola•
- Bon&ioanni Anna • Bomovooli f'ides - Borah.:ro
Giannina - llo,.co \\1aria l30&so Clan, Botti11ll•ri
Enzo e Rsffado - Bntndtno GtuRPPina - 81"01.'Jltn,
Reru:o - Bru,110 Fr•ncaca - Duseuo ?lt.na -
opere intraprese a vantaggio della
religione e della società, e quindi
che cosa fa 1l1aria? Da buona
madre va alla questua, e va da
in corsa. una ruota posteriore forò e la
macchina con noi quattro a bordo ca-
potò precipitando in un profondo bur-
rone dove. dopo aver girato su se stessa
per ben quattro volte, fu fermata da un
noccioleto. Mentre i passeggeri guarda-
vano atterriti, mia figlia Maria, vedendosi
di fronte la morte, esclamò: « Maria Au-
siliatrice, aiutateci I». Sta di fatto - e fu
definito miracolo - che siamo usciti
tutti sani e salvi, mentre l'auto è stata
ridotta in rottami.
CeserlJ (Menln•)
Butmfuoco Caterina • Cac,clalanza Luigii • Cam-
marnta Rosa - Conccdda Manangela - C1nc,'1rolo
Ma.ria - Capìa,i Rom■ G•ctana - CaponeltO Mario
- Canooni Antonio Caroti Gintua - Carpignono
Ester - Corrarol, Clara Casmi Ra1» Mario
Cento Mllri• - Ccrruto Rita • Cesana Adele
Chisté Terctia - C.:inqucmani don Salvatore
Ciocca Vittorina - Cipcllttti Claud,o - Colla Franco
- Colombo Lina - Continclb c;....,ppina vcd,
Pugfui - Conuari Zan.roh Bianca - Cornaro Co.
,tantina - Costabloz Agostina Crameri Mario
Crispino Lina • Cucurullo M=ina Sai,••= -
D'Agmtino !,ibera D'Anna Caterina • David
Felicina - Dc Al\\llch Ens,o De Asti Luc,a
DeganurtO :-tari• 01 Falco Vito Domenico e
Salntorc - Di11on Pierino - Distefano Ninctt• •
Oo\\·is Caterina • Fantini ~lariu.ccia - F•.ec ac:rrcllo
• F'errara fami11lia - F'errero Lucia - Ferrero Ro,aa
ammalati e dice loro: - Vuoi
guarire? Ebbene fa' la carità a
quei poveri giovani, da' una
mano a quelle opere, e w
farò a te la carità del1a guari-
gione. - Vede i,i q11ellll casa
reg,,are la desola::ione per causa
di un figlio scapestrato e dice al
padre e alla madre: - Vuoi che
questo disgraziato ritiri dalla
cattiva strada ? Ebbene tu dal
canto tuo aiuta a togliere dal
GIUSEPPA TRECCARICHI IN LONGO • F'esctti GiovoMi · Fic.hem M. Anna • Fllippi
Elsa - Fincui 010\\lllnni • f' in, Elena ve<l. Coni •
Fino Carnevolc Alcsnndrloa - Fontana Morh1
pericolo dell'anima e del corpo
tanti altri poveri figli abbando-
DON BOSCO DA PROVA
DELLA POTENZA
DELLA SUA INTERCESSIONE
G,,gi:ia Aruielo Golblatl Gabriella - Gnrbcrn(llio
Giuseppe - 0-.rdcttO Luigia - C.rino fam.
Gaspud Lui)!ina • Ca.netta Valeria - Geddo Egidio
- Gclli Mar,:dl• - Gcmm.,111ro Carla - Gmruoro
Giacomo - Gerina Paola - Gervui Fnanc"9Ca
Ghirudotti Muia Giacomantonio Fr:ancoca •
nati, e io richiamerò a più
savi consigli il tuo figliuolo. -
Insomma, Maria Ausiliatrice in
mille maniere co11sola quelli che
Don Bosco ci ha guarito il confratello
Gianolio Atmdca • Gianoho Andreina - GiulTrid.
Carmelina • Granala Rolla - Grilli Bruna Griffa
coadiutore signor Giovanni Lunardi. Il Caterina - GriJenti Canru,n - Guamaccia Rsffaella
aiutano l'Oratorio, e a noi non
resta altro da fare che di rum
16 agosto 1967 entrò nella clinica per
sottoporsi a un'operazione di ulcera allo
,•ed. Fari• - Guni:o Ron • Guerra Maria - lncuul
Fiorenza Moria • lAAUali• Maria • Jacono Angela
- Jorbol Cumelo • Lotl'nanc Attilio • LamAntia
stomaco. Sembrava facile, Invece solo M.ui:1 - LrineeUotti Enrico - Lanza Giannina
renderci indegni della sua pro-
tezione ».
SAN GIOVANNI BOSCO
29

4.2 Page 32

▲back to top
PER
INTERCESSIONE
DI
SAN DOMENICO
SAVIO
IL PICCOLO NON DAVA SEGNI
DI RIPRESA
Il mio piccolo Pierluigi, nato prematura-
mente, nel suo primo giorno di vita venne
posto in incubatrice per anomalia all'ap-
parato respiratorio. Oltrepassato il ven-
tesimo giorno, venne colto da gastroen-
terite ricadendo nello stesso male per ben
tre volte, sicchè il suo stato di salute, già
precario relativamente alla prematurità,
divenne assai grave e, nonostante le pre-
murose cure dei medici, il piccolo non
dava segni di ripresa. lo, sua madre, di-
sperata, un giorno misi sotto il guanciale
del malatino l'abitino di S. Domenico
Savio e mi rivolsi al Santo con fervide
preghiere. Il giorno successivo notai un
cenno di ripresa. Anche il primario con-
fermò soddisfatto il miglioramento del
piccino, al quale segui una costante fase
ascendente che lo portò alla sua dimis-
sione dall'ospedale. Ora il mio Pierluigi
ha sette mesi e gode buona salute. Mio
marito e io, riconoscenti, segnaliamo la
grazia promettendo particolare devozione
al Santo.
Victorio Veneto (Treviso)
CtSARINA PACCHIANA
SI TROVAVA ORMAI
IN PUNTO DI MORTE
Sono una mamma italiana che abita a
Parigi. Il mio bambino di 4 anni, mentre
giocava con i compagni, ricevette un
colpo alla testa. Due giorni dopo dovetti
condurlo d'urgenza all'ospedale. Su-
bito i medici mi dissero che era in peri-
colo di vita. Tutta la domenica non lo
lasciarono un istante. Alle tre e mezzo
pomeridiane del lunedl, tra di loro ar-
gomentavano che per il bambino era
finita e che sì trovava ormai in punto
di morte. lo che per ore e ore avevo
invocato San Domenico Savio, conti-
nuavo a pregare insistentemente perchè
mi esaudisse. Quando vidi che tutto era
finito, insistetti gridando: « Mio figlio
morto? non è possibile. San Domenico
Savio me lo salverà». Dopo un poco,
vidi che il bimbo apriva gli occhi e
chiamava: « Mamma». Gli risposi: « So-
no qui, figlio mio, stai calmol>. E si ad-
dormentò. Più tardi cominciò a parlare.
Il martedì chiedeva giocattoli e si di-
vertiva. Questa per me è una grazia di
San Domenico Savio, che non mi stan-
cherò di ringraziare e di invocare.
Parigi
ARBA RITA CONGIU
Domenico. Ne sono debitrice a San Do-
menico Savio, perchè anche quando i me-
dici disperavano e le medicine non ave-
vano più efficacia, non mi ha abbando-
nata. A Lui devo la gioia di essere mamma
per la seconda volta.
Cinisello BalYamo (Milano) TULLIA PAGELLA
Vari medici, da noi consultati, ci avevano
detto che non avremmo potuto avere
figli. Mia mamma mi prowide un abitino
di San Domenico Savio. Mio marito e io
lo pregammo con la convinzione che ci
avrebbe esauditi, perchè il nostro desi-
derio era buono e santo. Oggi godiamo
la gioia della vivace presenza del nostro
Emanuele Domenico.
Versiofa di Bagnarola (Pordenone)
GABRIELLA BERNAVA IN COASSIA
Per tre volte ebbi da Dio il dono di un
bimbo, ma ogni volta la morte ce lo ra-
piva. Nella lunga attesa del quarto evento
portai l'abitino di San Domenico Savio
ripetendo tante volte la novena insieme
con mio marito. Il caro Santo ci esaudl
con la nascita della nostra Mari Anna.
Rivarolo Canavese (Torino) ILDA TROMBINI
DOPO OTTO ANNI DI SOFFERENZE
GUARISCE DI COLPO
Da otto anni soffrivo dì attacchi nevrotici
che ogni mese mi costringevano a letto
per diversi giorni, interdetta e quasi ad-
dormentata. Non capivo, non potevo
mangiare e quando mi alzavo, non ricor-
MAMME PREMIATE NELLA
LORO FEDE
Mio marito e io eravamo costernati per-
chè, dopo vari anni di matrimonio, era-
vamo senza figli e senza speranza di aver-
ne. Un giorno un sacerdote salesiano ci
Albina ved. Miorandl (Villa Lagarina - Trento)
dichiara : • Il 13 dicembre 1967 fui colpita da
embolia cerebrale e fui spedita dai dottori. In-
vocai S. O. S. e ricevetti la gra:tla della guari-
gione. Ora sto benino».
Nello e Margherita Sermenato (Bruino
Torino) in segno dì gratitudine per una gra2ia
ricevuta da S. D. S. inviano il braccialetto della
davo più niente e rimanevo imbambolata consigliò di invocare San Domenico Savio. loro piccola Raffaella.
per diversi giorni. Appena ritornavo in
forma, un secondo attacco, e cosl via per
Lo pregammo con fede e non tardammo
a essere esauditi. Oggi la nostra casa è
Emilia Merenda (Messina) ringrazia S. O. S.
per la protezione avuta da S . O. S. sulle nuore,
in occasione della nascita dei loro primogeniti.
otto anni di seguito. Le mie bambine, nel allietata da Elena, una cara bambina piena Segnala pure l'aiuto evidente avuto da altre
vedermi in quello stato, piangevano. Mio
marito si moltiplicava per alleviare le mie
sofferenze e per portare il peso della casa.
di salute, che raccomandiamo ancora
alla protezione di San Domenico Savio.
Livorno T.
CONIUGI CASELLA
due mamme che si trovavano nella clinica di
una delle nuore.
Margherita Tarlcco, preoccupata per l'avve-
nire del figlio che, tornato da militare non tro-
I medici diagnosticavano che nessuna
vava un Impiego, invocò S. O. S. e Il ragazzo
cura poteva darmi la guarigione, anzi un
trovò un impiego stabile.
grande specialista disse a mio marito che
un attacco del genere poteva essere fa-
tale e che non c' era da farsi illusioni. Un
mio cognato coadiutore salesiano, missio-
nario nel Brasile, Pilato Luigi, mi consi-
gliò di indossare un abitino di S. Dome-
nico Savio e d'invocarlo con tutto il cuore,
sicura che mi avrebbe concesso la grazia
della guarigione. Da quel giorno, dopo
otto anni di cure inefficaci, tentai una
cura con esito miracoloso: il male di colpo
San Domenico Savio da me invocato
nella terza attesa, dopo due non riuscite,
mi ha concesso un aiuto, resosi poi più
evidente nei mesi successivi, quando il
bambino fu portato al pronto soccorso
per una operazione urgente. Questa, dopo
ferventi preghiere a San Domenico Savio,
risultò non più necessaria. Mio marito e
io siamo riconoscentissimi al caro San-
tino e inviamo offerta.
Caracas ( Venezuela)
Sala Rosa in Schenone {Genova) dichiara di
aver ricevuto tre grazie da S. O. S.: una per la
cugina e le altre per due coppie di sposi, una
delle quali attendeva da sette anni.
Anna Giacosa (Savigliano - Cuneo) chiese a
S. O. S. la guarigione della nipotina, che a soli
quattro giorni dalla nascita ero stata colpita da
gastroenterite, e fu esaudita.
Pietro e Gemma Verri (Lu Monf. - Alessan -
dria) desiderano rendere pubblica la loro rico-
noscenza a S. O. S. per l"assistenza avuta in oc-
casione della nascita del loro primogenito Callisto.
Cermela Alfano (Salerno) invocò S. O. S.
perchè salvasse la figlia in attesa del bambino,
t
è scomparso e da diversi anni non soffro
PALMA E ANTONIO PETRILLO da una infezione entrata in famiglia. e fu esaudita.
più e sto bene, con grande meraviglia e
Antonietta di Tuccl (Gaeta Latina) invia
gioia dei miei cari.
Al termine di un'attesa trascorsa qùasi
offerta a S. O. S. per aver protetto la figlia al
momento della nascita del suo secondo bambino.
Augusta (Siracusa)
completamente a letto con non poche Emilia Mulatero (Torino) ringrazia S. D. S.
30
GESINA BAUDO IN PILATO sofferenze, è nato sano e robusto Paolo per aver ottenuto l'impiego al figlio.

4.3 Page 33

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Simone Srugi Laura V,cuiìa Zeffinno
di Nazare1
Namuncuri
PER
INTERCESSIONE
DI ALTRI
SERVI
DI DIO
VOI
AVETE
UN SOLO
TESORO
GUARISCE MADRE E FIGLIA
aiuto guarendo la mamma. E oggi posso
La moglie di mio fratello, signora Ermel-
lina Molino in Aloi, residente a Montà
d'Alba, lo scorso gennaio cadde grave-
mente inferma per scompenso cardiaco e
difetto nelle coronarie, infarto addominale
con blocco intestinale, principio d'itte-
rizia e cistifellea da operare. Il medico
adempiere la promessa di pubblicare la
grazia, perchè la mamma si è ristabilita,
tanto da riprendere il governo della casa
e uscire per andar a Messa. Prego perchè
presto quest'angelo di ragazza salga agli
onori degli altari.
Catania
MARIA CANA
Voi avete opere, collegi, ora-
tori e case per i giovani, ma
non avete che un solo tesoro :
la pedagogia di Don Bosco.
Ri.schiate tutto il resto : non
curante, viste inutili le cure prescritte,
consigliò il ricovero dell'ammalata al-
l'ospedale. Ricoverata alle Molinette di I MEDICI DI BUENOS AIRES
sono che dei mezzi; ma sal-
vate la sua pedagogia.
Torino, i medici dichiararono che, data la CONFERMARONO LA DIAGNOSI:
gravità del caso, l'inferma non poteva so- UN CANCRO ALLA COLONNA
stenere l'intervento chirurgico alla cisti- VERTEBRALE
Vent'anni di ministero pas-
sati nella rieducazione dei
fellea e che v'era poca speranza che po-
tesse superare lo stato critico in cui si
trovava. Contemporaneamente la figlia
dell'ammalata, la signora Lucia Aloi in
Calorio, veniva colpita da forte esauri-
mento nervoso con crisi acute che le im-
pedivano di attendere al suo lavoro. In-
formato di queste notizie, pensai di ricor-
rere al servo di Dio Simone Sr ugi, da
me conosciuto in vita personalmente.
Le preghiere vennero esaudite e ora le
due parenti stanno bene. Esse attribui-
scono la duplice grazia all'intercessione
del Servo di Dio.
Crt1mlsan (Israele)
COAD. GIUSEPPE ALO/ S.O.8.
Il 14 giugno 1962, mentre lavoravo a una
parete di casa mia, ebbi uno svenimento.
Stetti venti giorni a letto, aggravandomi
sempre più. Non ritenevo alcun cibo e
accusavo forti dolori alla colonna verte-
brale e alla testa, che non potevo muo-
vere. Ricoverato in ospedale, fui sotto-
posto a cure energiche e ingessato dalla
cintola alla testa. Il 12 agosto I medici
comunicarono ai miei fratelli che si trat-
tava di un cancro alla colonna vertebrale
con tre vertebre cervicali già distrutte;
definivano quindi il mio caso disperato.
I miei fratelli mi portarono in aereo nel
sanatorio Guemes di Buenos Aires, dove
i dottori Amate e Proposki confermarono
la diagnosi dei medici di Bahia Bianca.
In quei giorni venne a farmi visita una
giovani mi obbligano a dirvi:
siete responsabili di questo te-
soro di fronte alla Chiesa e
al mondo.
In un mondo in cui i ragazzi
sono traditi, disseccati, tritu-
rati, classificati, psicanaliz-
zati, dove spesso servono di
materia prima, il Signore vi
ha affidato una pedagogia in
cui trionfa il rispetto del ra-
gazzo, della sua grandezza e
GUARITA DA SCIATICA
E DA ARTROSI
cugina che risiede nella capitale e mi donò
una medaglietta di Zeffirino Namun-
c urA, raccomandandomi di pregare molto
della sua debolezza, della sua
dignità di figlio di Dio.
Ero tormentata a una gamba da un male il buon indtetto. Da quel momento co-
che non mi lasciava più camminare: la minciò a operarsi In me qualcosa che io
sciatica e l'artrosi, nonostante seguissi le considero un miracolo, perchè ogni giorno
Conservatela, rinnovatela, rin-
giovanitela, arricchitela delle
prescrizioni mediche, non mi davano tre- andavo migliorando. Il 16 settembre i
gua. Mi rivolsi allora al servo di Dio Si- medici, sorpresi, mi fecero delle radio-
mone Srugi, raccomandandomi a lui grafie, che confrontarono con le prece-
scoperte moderne, adattatela a
queste creature colpite dal
proprio di cuore. E ora, grazie a Dio, sto denti e dichiararono che ormai potevo
bene. Con tutta riconoscenza prego che tornare a casa. Cosl il 24 dello stesso mese
presto sia innalzato all'onore degli altari. fui sgessato e licenziato. I medici però af-
ventesimo secolo e dai suoi
drammi, quali Don Bosco non
Fossano (Cuneo)
COSTANZA LINGUA
fermavano che sarei rimasto col collo
duro, perchè le vertebre si erano saldate
ha potuto vedere.
LA DOLCE FIGURA
DI LAURA VICUNA L'AVVINCE
La malattia della mamma ottantaquat-
senza gli anelli, che erano stati distrutti.
Mi prescrissero anche un rigoroso tratta-
mento, che io non ho seguito, perchè
preferii pellegrinare alla tomba di Zeffi-
rino di Fortin Mercedes e pregarlo, la-
sciando da parte medicine e iniezioni.
Ma per carità conservatela.
Cambiate tutto, perdete se è
il caso le vostre case, non
importa! Ma conservate la
trenne, per la sua gravità causata da di- Oggi, dopo sei anni, continuo a stare be-
sturbi alle coronarie, da tre mesi ci fa- nissimo e faccio qualunque lavoro non
ceva temere la fine. lo dovevo fare la provando alcuna difficoltà nei movimenti.
pedagogia di Don Bosco, co-
struendo in migliaia di cuori
spola dalla mia città per assistere la figlia Per questo considero la mia guarigione
impiegata e la mamma; ma la mia salute una grazia straordinaria di Zeffirino Na-
cominciava a cedere. Per mia fortuna muncµra.
la maniera di amare e di
salvare i ragazzi che avete
sono una exallieva e, tra una faccenda e Don Greghi ha già inviato al Postulatore
l'altra, riesco a leggere il Bollettino Sale- Generale dei Salesiani in Roma la docu-
ereditato da Don Bosco I
siano. Questa volta, tra le grazie, ho tro- mentazione della grazia ottenuta.
vato la dolce figura di Laura Vicuiia. Bahia Bianca (Argentina)
,
Senz'altro la pregai che mi venisse in
MODESTO VASOUEZ
P. DUVA LLET
cappellano delle carceri
e co((aboratofB dal/'sbb6 Pierre
31

4.4 Page 34

▲back to top
PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Ruben Uguccioru t a Torino a 74 anni.
Il Rettor Maggìore, celebrandone il funer•lc nello Basilica di Maria
AuBiliatricc, lo definl • Servo di Dio e dello Madonna,. Lo fu attra-
verso un servizio fedele e generoso alla Congre1tazione e alle sue opere
pkrticolarmente come Ispettore a Napoli e direttore delle case di Na-
poli, Foglizzo, Loreto e per ben 18 anni della Casa Generalizia di
Torino. Dal 1959 al 1967 fu Rettore della Basilica di Maria Ausilia-
trice, della quale - come dine lo stesso Rettor- M3k~iorc - curò
• con estrema diligenza la vita e l"•utività •·
Jl segreto della sua vita, cosi edificante per fedelt8, bontà, diaponibi-
HtA e letfaìa. è dJ>t0 aneor'J dalle pnrolc pronunciate dal Rcttor Mag-
giore: Questo nostro CrateJ.10 non solo ha creduto vivamente, pro-
fondainente, integralmente in Cri.sto, ma ha \\1issuto In sua '\\lita in Lui,
facendo come Lui suo cibo la volontà del Padre, Operando il bene
nel $coso pieno della parola •·
Ha clùuso i suoi giorni, sinceramente con,planro, nell'Istituto Teo-
lojtico fnternnziona.lt della Crocetta. U caro don Rube.o restt:.rà indi-
mcnricabHe per la sua bontà, insieme col fratello don Ru.fillo, che l'ha
preceduto i.n Paradiso di due anni.
Don LuJgl Pllotto t a Marrina Franca (Toranto) a 6 r anni.
/\\ 20 ann,i, nel pieno della .sun. giovinezza, aveva lasciAto gli amici di
lavoro, l'officinu1 la famiglia per con!acrars.i a Dio nella famiglia di
Oon Bosco. Sostenne cariche di alta responsabilità - fu ispenore
per tredici ann~, a Napoli e a Torino - e con la stessa ticrcna natura-
lez,za si adattò a mansioni di minore impegno e responsabilità.
Brillò per profondità d'intelligenza e per ene.rgìa e costnnza di vo-
lontà. Innamorato del bello e del vero, omava i grandi maestri dello
cul tura classica e cristiana, ma sapeva anche sacrificare gli studi pre-
diletti per far front e ai suoi impegni apostolici e sacerdotali.
lui è stato dato questo giudizio: don Pilotto fu un cristiano che ba
creduto, un re.ligioso che ha vissuto in piena co6I'eoza la sua consa-
crn.zione a Dio, un sacerdote che ha. fatto della sua Messa l'ideale
della sua vita, un esemplare figLio di Don Bosco che ba formato a un
forte impegno cristiano confratelli e giovani con l'intera sua vita e
con il suo essere più che con le sue parole. Il Rettor Mas;c,:iore, nel
comunicarne la morte ai salesiani di Valdocco, ne te-ssè un elogio che
~ la miglior conferma a questo giudizio.
11 S ignore l'ha chiamato mentre era ancora sulla breccia, nella pie-
nezza: del suo lavoro sace.rdotale e salesiano. La chiesa della cas:1 per
Esercizi Spirituali di Martina Franca (Ta.ranto) fu l'ultiff\\a sua caL-
tedni. Ln sua panen?...a improvvi$a ha lasciato i confratelli e i Riovani
<ti Verona, dO\\rC ero tornato come direttore, nel lutto e nel più sin-
cero rimpianto. Ma il rimpianto è generale. in qua.od hanno potuto
attingere alle ricchezze del suo cuore dj autentico s.ace.rdote e di edu-
catore sapiente.
Don Tommas o Bordas t a Torino a 79 anni.
Si direbbe che don Bordas fosse nato per vivere sempre vicino n Don
Bosco. Uno dei primi nomi che bambino imparò a balbetenre fu quello
di Don Bosco. Era figlio di uno degli Uomini Cattolici di Barcelloru>
che si presentarono a Don Bosco al suo arrivo in quella città per of-
frirgli come dono il punto piU panoramico di Darcellona, la vetta del
Tibidabo, dove per volontà del Santo sorse poi il magnifico Tempio
Nazionale de.I Sacro Cuore di GesU4 Don Bosco in quella occasione.
benedisse la famiglia Bordas, che fu feconda di quattro \\'Ocazioni re-
ligiose, fra le ([uali due salesiani.
TI g 1ocno deH'1\\ssunta del 1899 il ragazzo Tommaso Bordas entrava
nella ca.a di Snrris\\-BarceUona, accolto dal servo di Dio don Filippo
Rjnaldi1 che per tutt!,l la vita gli conservò un affetto speciale. Una vi-
sita del venerabile don Rua. alcuni anni più tardi, lo decise a restare
sempre e.on Don Bosco. Nel 1926 don RìnaJdi lo chiamava io ltaUa.
a Valdocco, dove lavorò per 42 anni prima come direttore dell'Ufficio
Stampa, poi come capo della Segreteria Genernle e dell'Archivio Cen-
trale della Cong-rega2ione. JJ suo amore -a Don Bosco lo rese diligen-
tissimo nella raccolta e conscrvaziont delle notizie, e avvenimenti
rigua.r:danti il Fondatore e le. sue Opere.
Don Borda.s ebbe le caratte.rjsriche che Don Bosco desiderava nei
suoi figli: fervente amore an•Eucruiscia, tenera divoz.ione a Maria Au-
siliatrice, t:enerositi jnstancabile e sacrificata nel lavorare per la Chiesa.
e per la Congregazione.
Don Ettore Carnevale t a Piossasco (Torinc;,) a 76 anni.
Quanti salesiani-' soprattutto nliasion$1ri1 exallicvi e coop~atori reste-
ranno dolorosamente sorpresi alla notizia della morte di questa figure
tonto bel111 e, se si vuole, anche un poco orìginnle, di salesiano! Sem-
plice come u.n fanciullo, tutto serafico in ardore, don Ettore CBmevale
ha lasciato profonde tracct di bene dovunque ha e.sercitaro il suo mi-
nistero sacerdotale.
Figlio di 1-nvoratori, aveva \\'cstito l'abito chie-ricale neJ Seminario di
.Vigevano n 20 anni, come Don Bosco, e aveva raggiunto il sacérdozio
nel t9l9, dopo aver pagato il suo tributo alla patria nelJa prima guerni
mondiale.. 11 suo ardore missionario lo aveva deciso a entrare, sacer8
dote novello, nella Famiglia Salesiana. Ma il Signore lo volle soprat-
tutto direttore spirituale di giovani aspiranti alle missioni. Pi.ù tardi
svolse missioni delicate in Francia, a Rie.si e nel Canada. Ovunque
portò i palpiti della sua ardente anima sacerdotale: all'nlrarc, nel con-
fessionale, sul pulpito. in ricreazione. nei viaggi. La gioia del suo sa-
cerdozio gli sfavillava negli occhi, gli infiorava le conversazioni di vi-
brate e spontanee elevazioni spirituali, gli dettava quella sua eloquenza
c.osl personale, che traeva ispi razione dal cuor:e e andava al cuore.
Nelle missioni al pop_olo, nei corsi di esercizi, nelle officine, trR le
masse operaie. commoveva e convertiva. $i sentiva l'uomo di Dio.
Anima lum.inosa di candore e di amore, si sarebbe detto che avesse
un'a.ffinitl\\ innata c:-on la Ve.rgine Immacolata, sotto i cui segni visse
le tappe principali della sua vita. E la Vergine Immacolata Ausilia-
trice all'alba dell'S dicembre scorso, scese. a prenderlo net sonno per
32 portarlo I celebrare la sua festa tra gU angeli e i santi del Cielo.
Don Antonio Bonato t a Verona a 75 anni.
"Don Toni", come tutti lo chiamavano, conservò fino agli ultim.i
tempi un'alta carica di entusiasmo giovanile per la vita salesiana e
sacerdotale i e st:ppe t.rasfooclcre questo suo entusiasmo neJle nume-
rose schiere. di giovani chiamati alla vita salesiana in Ungheria, dove
fu maestro dei novizi dal 1oi6 al r938, e nclJe va·rie case di forma-
n zione d,ltalia, ncJlé qu...'\\li svolse il suo apoS-tolato come direttore e
mnestro dei novizi per lunghi anni. suo esempio, reso più efficace
da un raro calore umano. ha tracciato a tanti giovani salesiani la via
sicura alla san1jtà. Nel ministero della parola e nel Sacramento del
perdono seppe comunica.re a innumerevolj anime i te.sori de!Ja grazia
e la gioia di un ortimismo cristiano, c.hc. :1pre 1 cuori e li rende dispo.
nibili ai fratelli. Ne benedicono la memoria quanti - salesiani, al-
lievi, cxallievi, coopentori e fedeli - hanno potuto avvicinare questo
entusia.st:a trascinatore dl anime giovaniLi.
Sac. Emanuele Ferrando t a Montevideo (Uruguay) a 85 anni.
Sac. Giovanni PJron t a Cuorgnè (Torino) a 81 anni.
Sac. Giacinto Gome" t a Campello (Spagna) a 77 anni.
Sac. Edoardo PoHer t • Waha (Belgio) a 76 anni.
Coad. Luigi Del Real t a Barranquilla (Colombia) • 73 anni.
Sac. Giovanni Tbeeuwls t a St. Truiden (Belgio) a 71 anni.
Coad. Raffaele Patlan t a Mexico (Messico) a C,9 anni.
Sac. Giuseppe Forster t a Marienhausen (Germania) a 65 anni.
Sac. Giovanni PlotrowsJd t a Vn,savia (Polonia) o 61 anni.
Sac. Giovanni Dnnlec t a Swiete (Polonia) • 6, anni.
Sac. Paolo Szellga t a Corrientes (Argentina) a 55 anni.
Sac, GJuseppe RJasol t a Corrientcs (Argentina) a 43 anni.
Sac. Vito Sgrol t a Corrientea (Argentino) a 39 anni.
COOPERATORI DEFUNTI
Don. Arturo Rinaldl t a Salerno.
Fu il fondatore dell'Opera Salesiana dJ Salerno. In lungh.ì anni di
Javoro riusci a trovare il modo e i mezzi pe:r farla sorgere grande e
bella come egli l'aveva sognata. Conobbe Don Rua e si formò al Sacro
Cuore di Roma. Sarebbe ,tato s.alesia.oo .se varie vicende non glielo
avessero impedito. fn realtà rimase a:a..lesiano come. Cooperatore e
ZelatQre e polarizzò attorno alla suo persona cli apost.oJo centi.ruùa di
Exallievi e Cooperatori, che oggi lo ricordano con affetto riconoscente.
Comm. cario Vanzo t a noi.ano a So anni.
Largamente ammirato per 13 sua statura di lavoratore intelligente e
di cristiano integerrimo, fu tra i maggiori e più arditi costruttori di
llob;a.oo con la sua lmp·resa VG.nzo •· Entusiasta di, Don Bosco, da
lui trasse ispirazione per lo. sua ese.n1plare piet..\\ eucaristica, per le sue
attivilà socjali e per la larga, per quanto nascosta, carith cristiana.
Cav. Carlo RJcclùardi t • Torino a 8; anni.
Nella sua lunga esistenza ha !=iato un luminoso esempio dì laborìosìlil
onesta e di coraggiosa fiduc-ia nella vita, illuminata da un genuino senso
cristiano. Per que-sro potè dare tai figli una forte educazione cristiana e
dona.re g-e.nerosame.nte alla Chiesa, nella famiglia di Don Bosco, il suo
Don Luigi, oggi Parroco di Maria Ausiliatrice in Valdocoo. Per lunghi
anni presidente del!'Asilo del Lingotto, diretto dalle Figlie di Maria Au-
sil.iatrièC, profuse. alle suore e ai bamb1ni i t<:sori òclla bontà del suo cuore..
Geltrude Martorelll In Simeone t a Roma • 83 anni.
Tutta Ja sua lun,ga vita fu arricchita da una pietà cristiana fatta di fre-
quenza al la Comunione e di amore n Maria Ausiliatrice e a Don Bosco.
Amò e niutò le !\\-lissìoni e le Opere Selesia.nc, in specie.I modo l'Istituto
Missionario di Gaeta. fu "madrina'' d.i on giovane aspirante missionario)
che ebbe la gioia di veder elevato alla dignità episcopale: è mons. Gen-
naro Prota, Y~co,·o ausiliare dell'Arcivescovo dj La Paz nella Bolivia..
Maria Amoroso t a Mugnano (Napoli).
Ex:allieva, Cooperatrice e Zelatrice della porzione più cara al Cuore
di Gcsll, i malati, Ja signora Amoroso nel suo settore operò un gran
bene, sempre circondata di stima dalle autorità e dal popolo. L.a sor•
reggeva nel suo non facile apostolato un eccezionale amore- a Maria
Ausiliatrice e n Don Bosco.
Ester Stefaninl v~d. Bruru t a Volte.rra a 77 aoni .
Trovò nello spirito di Don Bosco l"espressjone più rispondente al
suo a'nimo se.mpre pronto alla gioia, alJu compLensìon.e., al sacrificio.
Zelante Cooperarrfce. fu una marnma per tutti i salesiani che ebbero
modo di incontrarla. Una delle sue gioie piU grandi fu queJla di avere
un figlio sacerdote nello Famiglia di Don Bosco.
Paola Scbtnlnà Glannone t • Catania.
Si è spenta confortata dalla presenza. dei figli, due dei quali avevo
generosamente donati a.Ha Famiglia Saltsianu: don Francesco e suor
Orazia. Donna dj pietà profonda, di fede viva e opernnte, rimasta
vedova in giovane età, formò alla vita cristiana i numerosi figli con
l'esempio, più che con la pa:rolB.
Carmela Trlnarcbl Dato t a S. Teresa dì Riva (Messina).
E-ra C9operatrice e Zelatrice saggia d.a oltre 35 anni. Donna di elette
virtù, fu prinìa in tutte le iniziative e opere di bene. Era devotissima
di Maria Ausiliatrice, di Don Bosco t dei Santi salesiani. Sopponò
e.on amoros-a rassegnazìone il male che la portò al premio.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Bcrtca Alberto - Bertinetti Bartolomeo - Comotto Pietro - Franchctti
Jns. Elena - Gorla Carlo - Morfuggi Amelia - Negrini Anastasia -
Orlandi Felicita - Pellini Furini Antonietta.

4.5 Page 35

▲back to top
TOTALE MINIMO PER BORSA L 50.000
Avvertiamo che la pubblicazione di una Borsa incompleta si effettua
quando il versamento Iniziale raggiunge la somma di L 25.000, ovvero
quando tale somma viene raggiunta con offerte successive
Non potendo fondare una Borsa, si può contribuire con qualsiasi somma a com-
pletare Borse già fondate
CROCIATA
MISSIONARIA
BORSE COMPLETE
Borsa: Maria Ausiliatr ice, San Giovanni
Bosco e San Domenico Savio 2a, afferra cl.al
Cooperatore Secondo Gay (Osasco - Torino).
L. 50.000.
Borsa: Ma11Jlìorot1i Rosa, Gay Lujgìna (suor
Maurizia) e Gay Lorenzina 3•, offerta dal
Cooperatore Secondo Gay (OsàScO - Torino).
L. 50.000.
Borsa: Don Giorgio Serlè, a cura di N. N.
(Sanremo). L. 50.000,
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
di Armellinn Amalia vcd. Maset (Vicenza).
L. 50.000.
Borsa: Domenica e Giovanni Bo·nomo, a
suffragio dei morti, a difesa e sal,.:e:::za dei vivi,
a cura di N. N. (Torino). L. 10.000.
Bors."l: Vìscardl Francesco, i11 ri,ordo e wf-
fr11glo, a cura della famiglia Viscardi, (Mon-
calieri - Torino). L. 50.000.
Borsa: Don Amato Nunzio, in ricordo e suf-
frt1gio, a cura di Giuseppe Cubeta (Messina).
L. 50.000.
Borsa: Maria Aus!liatrice e Don Bosco, invo-
cando continua prote:Jion.e, a cura di Cecilia
Piano (Torino). L. 50.000.
Borsa: Casa nostra, perchè Nlaria Ausiliatrice
ci aiuti sempre, a cura di N. N. A. B. (Cuneo).
L. 50.000.
Borsa: Vergine SS. di Oropa, a cura di E lda
Barbera Perona (Occhieppo lnf. - Vercelli).
L. 50.000.
Borsa: W. ?.iada Immacolata, a cura di N. N-
(Vicenza) . L . 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, itzvoca,ido grazie.
a cura di Concettina Buscemi (Noto - Sira-
cusa). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, perchè
contùmino ad aiutare me e 1'. miei familiari vivi
e defunti, a cura di Mons. Silvio Ubaldi (Ma-
cerata). L. 50.000.
Borsa: Don Filippo Rinaldi, grazie, proteggimi,
a cura di Paola Melloni (Fino Mornasco -
Como). L. 50.000.
Borsa: Maria AusHlatrke e San Giovanni
Bosco, a cura di Milano Tilde (Pasturana-
Alessandria) L. 50.000.
Borsa: Qa-,. Uff. Antonio Verra, Margbe.-ita
Martino ved. Verra, in ringraziamento a Maria
Ausiliatrice e San Giovarmi Bosco p.gg. rr. ,
a cura della figlia Adelina Verra ved. Gianelli
(Verona). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslliatrice e San Giovanni
Bosco. in mjfragio dei miei cari defunti, a cura
di Rina Fossarelli (Saliceto- Cuneo). L. 50.000.
Bor-sa: Maria Auslllatrice e San. Giovanni
Bosco, in suffragio dei propri defm1ti, a cura
di N. N. (Galbiate- Como). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslliatrice, San Giovanni
Bosco e San Domenico Savio, salvate la mia
.famiglia, a cura di Maria Zecca in T omaselli
(Albareto - Parma). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausilìal'rice e anime del pur•
ga1orio, p.g.r., implorando co11ti11ua prote-
zio11e1 a cura di Pietro e Pirut Rnndazzo
(Catan ia). L. 50.000.
Bors."l: Dottor Ferdinando Cassolo, i11 ricordo
e suffragio, a cura della famigliA Cassolo (To-
_rino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e San Ciovanru
Bosco, i11 rz'co11osce1iZo e implora11do .rtra::ie,
a cura di V. O. L. 50 .000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, p.g.r.,
a cura di Nepote Brnndolin, (Noie-T orino).
L. 50.000.
Borsa: Don Luigi Ravalico, in memoria, o curo
di Francesco Bogliòne (Torino). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausllia•
trice e San Giovano.i Bosco, proteggete me e
tutti i miei cari, a c ura di N. N. (Mura lto-
Svizzera). L. 50.000,
Borsa: Santi Salesiani e Papa G iovanni XXIII",
bmedite e proteggtte la gioventù, a cura di N. N.
(Muralto-Svizzcra). L. 50.000.
Borsa: Marla Ausiliatrice e San Giovanni
Bosco, p.g.r., a cura di Giovanna Sainagh.i
(Rho-M ilano). L . 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
di Anto nio Rossi (Vicenza). L. 100.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, i11 memoria rnf-
fragio di A11to11io Catelli, a c ur.1 d ella sorella
Dolores (Fidenza). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco. it1 memoria e suf-
fragio di Antonio Cate/li, a cura della sorella
Dolores (Fidenza). L. 50.000.
Borsa: Ven. Don Michele Rua e Don Rlnald!,
a cura di Ida Gluglione (Vercelli). L. 50.000.
Borsa: Calogero Cristina, irz menzoria e suf-
fragio, a cura della figlia .Rosa (Palma Mon-
techiaro - Agrigento) . L. 50.000.
Borsa: Giuseppina Frisina Vinciguerra, a c ura
della figlia Rosa Frisina (Palma M onrecbiaro
- Agrigento). L. 50.000.
Borsa: Natalina BoreUo, a cura di N. N.
L. 50.000.
Bor,;a: Sacra Famiglia, a cura di N. N. (To-
rino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, in ringraziamento e
i,moca,ufo prote:::io11e, a cura di Virìglio Jo-
landa (Tor[no). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
ri11grazia111ento, a cura di B. (Vigone - Torino).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Rinaldi e
S. D. SavJo, in ringraziamento e impetrando
grazie, a cura di De Julio M. Teresa (Napoli).
L. 50.000.
Borsa: Don Bosco. aJutateci!, a cura di una
pia persona (Avigljana - Torino ). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Michele Rua
e tutti i Santi salesiani, co11tiuuatemi la vostra
prottzione, a c ura di Antoniétta Spr~afico
(Oggiono - Como). L. 50.000.
Borsa: Cenlcnarlo dì Maria AusHiatrice, Sacro
Cuore di Gesu e S. G. Bosco, a cura di Fer-
rero Rosa ved. Spaglinrdi (Casale Monftcrrato
- Alessandria). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi salesiani, in
ringrazia,ne11lb s invoctmd.o protezione, a cura
dell e Cooperatrici di Riva di Chieri L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, i'1vo-
cattdo protezione, a c1.1ra di Manina Anna fu
Francesco (Latinno - Brindisi). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, a cura d i J\\'lich e-
lina D e llo Zoio (;\\'apoli). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco. l'educatore dei
giovani, a cura di N. N. (Ud,ine). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, in ,uJJru,((io di
ilJaroso Alfomo nel settimo a1111iversario, e di
Wtli i familiari dof11nti, a cura ddla famiglia
e della moglie Pia (Vicenza). L. 50.000.
Borsa: San Domenico Savio, u cura di N. 1'.
(Valdag no - Vicenza). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, in ringra.2iamenro per
grazie ricevute e dll ricevere, iuvocando prore~
:rione :u me e sulla nria /ami_t:lia, n cura di
Provinzano Palma in Grosso (Collcinn,i -
Palermo). L. 50,000.
Borsa: Don Bosco e Papa Giovanni XXIII, a
cura delle sorelle Pironini (Ceppomorclli -
Novarn). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, i11-
voca11do protezio11e, a cura di Anfossi Marianna
(Cun eo). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco protettore, a cura di Anta-
lini Francesco (Parma). L. 50.000.
Borsa: Maria Darbesio, Coope.rtttrics, i,i ricordo
e suffragio, a cura del fratello prof. Onorato.
(Sanre m o - Imperia). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, pro-
tegg,ie la 11ostra famiglia, a cura di Bag ni Gi u-
seppina {Ghedi - lhtscia). L . 50.000.
Borsa: D on Michele Rua, in ringraziamento e
i11voca11do grazie spirituali e temporali su t1111i
i miei familiari, a c ura di Cujcchi Traiano
(Chiaravalle - Ancom,). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S. D. Savio, i11 ricorrenza tlel Cé11te1wrio e in
suffragio dei miei ge11ittJri e /amiUari tutti, n cura
di More tti Ravelli Luigia (Milano). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, ai11 fa-
teci!, a cura di N. N. (Canicattl - Agrigento).
L. 50.000.
Borsa: Cuore di Gesi:1, Maria Ausiliatrice e
S. G. Bosco, a gloria e n'parazione, Ìnt,•ocando
coritir,ua prote::rione su me e tulti i miei cari, a
c ura di Piazza Palmi1-.a (Celedizzo - Trento).
L. 50.000.
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