Bollettino_Salesiano_198808


Bollettino_Salesiano_198808

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ANNO 112 - N. 8 2• QUINDICINA 15 APRILE 1988
SPEDIZIONE IN ABBONA MENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)
RIVISTA FONDATA
DA S . GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
LA «PROMESSA» ELA CONSEGNA DELL'ATTESTATO:
UN MOMENTO DI GRAZIA E DI GIOIA COMUNE!
-
)
«Miei buoni cooperatori e cooperatrici adoperiamoci a fare il bene possibile a noi
ed agli altri, affinchè Maria Ausiliatrice possa compiacersi nel vedere per mezzo
vostro, volare anime al cielo.
Oh, quando sarete in paradiso, con quanto entusiasmo esclamerete:
Benedetto quel giomo in cui enhai fra i cooperatori e le cooperatrici..» . (don Bosco)
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DON
BOSCO
«Non volevo credere ai sogni»
Mi avviavo al termine dell'anno di umanità. Anche
per me era giunto il tempo di pensare seriamente a cosa
avrei fatto nella vita.
Il sogno che avevo fatto ai Becchi mi era sempre fis-
so in mente. Devo anzi dire che quel sogno si era rinno-
vato più volte, in maniera sempre più chiara. Se volevo
credere a quel sogno, dovevo pensare a diventare sacer-
dote. Avevo anche una certa inclinazione a diventarlo.
Ma non volevo credere ai sogni E poi la m,ia manie-
ra di vivere, certe abitudini che avevo preso, la mancan-
za totale delle virtù che sono necessarie ai sacerdoti, mi
rendevano molto incerto. La mia era una scelta molto
difficile.
Quante volte avrei voluto avere una guida spirituale
che mi aiutasse in quei momenti. Per me sarebbe stato
un vero tesoro, ma questo tesoro mi mancava. Avevo
un buon confessore che mi aiutava ad essere un cristia-
no onesto, ma non volle mai parlare di vocazione.
Riflettei a lungo. Lessi alcuni libri sulla vocazione
alla vita religiosa e sacerdotale. Alla fine decisi di entra-
re tra i Francescani Ragionavo così:
- Se divento prete in mezzo al mondo, corro il ri-
schio di fallire. Diventerò prete, ma non vivrò in mezzo
alla gente. Mi ritirerò in un convento, mi dedicherò allo
studio e alla meditazione. Nella solitudine mi sarà più
facile combattere le passioni, specialmente l'orgoglio,
che ha già messo profonde radici nel mio cuore.
«Dio ti prepara un altro campo►>
E cosìfeci domanda di entrare tra i Francescani con-
ventuali riformati. Diedi l'esame per l'ammissione, fui
accettato. Ormai tutto era pronto per la mia entrata nel
Convento della Pace, in Chieri.
Mancavano pochi giorni all'entrata quando feci uno
dei sogni più strani. Vidi una grande quantità di quei
religiosi che portavano vesti strappate e correvano in
direzioni diverse. Uno di loro venne verso di me e mi
disse:
- Tu cerchi la pace, ma qui pace non troverai. Non
vedi come si comportano i tuoi fratelli? Dio ti prepara
un altro luogo, un campo di lavoro diverso.
In sogno volevo rivolgere qualche domanda a quel
frate, ma un rumore mi svegliò e ogni cosa scomparve.
Andai dal mio confessore e gli esposi tutto. Nori volle
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DON BOSCO
RACCONTA
Che cosa farò della mia vita?
sentire parlare né di sogni né di frati. Mi disse:
- In queste cose ognuno deve seguire le sue inclina-
zioni non i consigli degli altri.
Una lettera che rischiara l'orizzonte
Proprio in questo tempo capitò un fatto che mi mise
nell'impossibilità di entrare subito tra i Francescani
Credevo fosse una difficoltà passeggera, invece arriva-
rono altri ostacoli ancora più grandi.
Decisi allora di confidarmi con il mio amico Luigi
Comollo. Ecco il suo consiglio: fare una novena e scrive-
re una lettera a suo zio parroco.
L'ultimo giorno della novena, in sua compagnia ho
fatto la confessione e la Comunione. Poi, nel duomo,
ascoltammo una Messa e ne servimmo un'altra all'alta-
re della Madonna delle Grazie. Tornati a Casa. trovam-
mo una lettera con la risposta di don Comollo, lo zio di
Luigi. Diceva:
- Tutto considerato, io consiglierei il tuo compagno
di non entrare in convento. Vesta l'abito dei chierici, e
mentre proseguirà gli studi verrà a conoscere sempre
meglio ciò che Dio vuole da lui. Non abbia paura di per-
dere la vocazione. Con la ritiratezza e le pratiche di pie-
tà supererà ogni ostacolo.
Ho seguito quel consiglio sapiente, e cominciai a fare
letture e riflessioni che mi aiutassero nella preparazio-
ne a indossare l'abito dei chierici.
Il colèra incombe su Torino
Superai l'esame di retorica. Subito dopo sostenni
quello necessario per entrare in seminario. Avrei dovu-
to dare questo secondo esame a Torino, ma la città era
minacciata dal colèra, che serpeggiava nei paesi circo-
stanti. Lo sostenni quindi nella casa Bertinetti, che in
quel momento era affiancata dal canonico Burzio, e che
il signor Carlo Bertinetti avrebbe poi lasciato in eredità
ai miei Salesiani.
Di passaggio, voglio sottolineare un dato, per far ca-
pire qual'era l'atmosfera religiosa delle scuole di Chieri.
In quattro anni non ricordo di aver ascoltato nemmeno
un discorso cattivo o una parola contro la religione.
Finimmo il corso di retorica in venticinque. Tre pro-
seguirono il corso di studi per diventare medici. Uno di-
venne commerciante. Gli altri ventuno cominciarono
gli studi seminaristici per diventare sacerdoti.
In quelle vacanze scolastiche smisi di fare il saltim-
banco, e mi diedi alla lettura di libri religiosi. Devo
confessare con vergogna che fino a quel tempo li avevo
trascurati.
Ho però continuato a occuparmi dei ragazzi. Li atti-
ravano i miei racconti, i giochi vivaci, i. canti. Molti, an-
che tra i più grandi, non conoscevano le verità della fe-
de. Tra giochi e racconti insegnavo loro il catechismo e
le preghiere cristiane. Era una specie di oratorio: una
cinquantina di ragazzi che mi amavano e mi obbediva-
no come se fossi stato loro padre.

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CELEBRARE MARIA
l 1Coop_eratore salesiano è un cristiano chiamato dal-
lo Spirito Santo a vivere in un certo modo la fede del
proprio Battesimo e l'impegno della propria Cresima
(RVA 2,1).
Fondamentalmente è un cristiano, come ce ne sono
stati e ce ne sono moltissimi nel mondo. Come gli altri
cristiani ama la Madonna, riconoscendo in Lei la Madre
del Salvatore e la Madre della Chiesa.
Vediamo che cosa ci dice ancora il nostro Regola-
mento di Vita Apostolica.
- Nell'art. 28, 2 è detto che il Cooperatore mette in
opera la «carità pastorale», imitando la sollecitudine
materna di Maria, che intercede per il Cooperatore e lo
aiuta quotidianamente nella sua testimorùanza.
Il Cooperatore ama Maria come Madre e cerca di
imitarne le caratteristiche materne tipiche.
- L'art. 35, 1 ci ricorda che, come Don Bosco, il Coo-
peratore nutre una devozione filiale e forte a Maria Im-
macolata , Madre della Chiesa e Ausiliatrice dei cristia-
ni, guida speciale della Famiglia salesiana. Convinto
della sua presenza viva, la invoca frequentemente, cele-
bra con fervore le sue feste, la fa conoscere e amare.
- L'art. 27, 2 ci richiama i vincoli che legano il Coo-
peratore a Dio - Padre, Figlio, Spirito Santo - con i
verbi «sente», «incontra», «vive in intimità» e subito
dopo soggiunge che: in Maria «venera» colei che ha coo-
perato in modo assolutamente urùco all'opera del Salva-
tore e non cessa di cooperare come Madre e Ausiliatrice
del popolo cristiano.
Espressioni queste tratte pari pari dalla Costituzione
«Lumen gentium» del Concilio Vaticano Secondo, dove
troviamo anche l'esortazione ad amare Maria per esse-
re più intimamente congiunti con Cristo Salvatore, uni-
co Mediatore.
Sulla cooperazione materna della Madre di Dio all'o-
pera della salvezza in Cristo Signore si sofferma anche
il Papa Giovanni Paolo Secondo nella lettera enciclica
«La Madre del Redentore» con la quale - tra l'altro - è
stato indetto l'Anno Mariano che stiamo vivendo. Lette-
ra enciclica che tutti noi cristiani e cooperatori dovrem-
mo fare nostra con amorevole meditazione.
La Chiesa, attraverso la congregazione per il culto
divino, ha indicato al popolo di Dio in cammino degli
orientamenti e proposte per la celebrazione dell'anno
Mariano in una lettera (titolo: Celebrazione dell'Anno
Mariano) che anch'essa merita tutta la nostra migliore
attenzione.
Tra queste proposte io vorrei raccomandarne una: la
preghiera dell'Angelus che per la struttura semplice, il
carattere biblico (...), il ritmo quasi liturgico che santi.fi-
ca momenti diversi della giornata, l'apertura al mistero
pasquale (...), a distanza di secoli, conserva inalterato il
suo valore e intatta la sua freschezza (Paolo VI, Maria-
lis Cultus, 41); valore che Don Bosco riconobbe a questa
bella preghiera fin da bambino; ricordiamo il sogno dei
nove anni e vedremo che Giovannino aveva appreso da
mamma Margherita a salutare tre volte al giorno la ma-
dre del Personaggio Maestoso col quale parlava del suo
futuro.
Garzone di stalla presso i Moglia, Giovanni darà, con
l'Angeius, dei validi suggerime!}ti e un bell'esempio a
barba Giuseppe.
E fermiamoci qui con le citazioni: chi conosce ed
ama Don Bosco sa benissimo quanto egli volesse bene
alla Madonna e come la sua vita sia stata una felice
«convivenza» con Maria in un continuo dialogo, da sve-
glio e in sogno.
Concludo queste brevi note offrendovi una opportu-
nità: ritagliando o fotocopiando la pagina seguente (trat-
ta dalla rivista Maria Ausiliatrice) potrete ottenere un
piccolo quadro da appendere o tenere a portata di mano
o di sguardo.
Roberto Rinaldini
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L'angelo del Signore
portò l'annuncio a Maria,
ed ella concepì
per opera dello Spirito Santo.
Ecco, io sono la serva del Signore,
si compia in me la tua parola.
Il Verbo di Dio si è fatto uomo,
e venne ad abitare in mezzo a noi.
Prega per noi, santa Madre di Dio,
perché diventiamo degni
delle promesse di Cristo.
Infondi in noi la tua grazia, o Signore;
tu, che ali'annuncio dell'Angelo
ci hai rivelato l'incarnazione del tuo Figlio,
per la sua passione e la sua croce
guidaci alla gloria della risurrezione.
Per Cristo nostro Signore.
A.men.
a parola
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ANNO E MESE MA IANO
Il Santuario di Maria Ausiliatrice edificato da Don Bosco
ricorda la presenza attiva di Maria nei momenti difficili
della storia della Chiesa
C arissimi fratelli e sorelle,
nel nostro spirituale pellegrinaggio ai Santua-
ri di Maria, oggi ci rechiamo col pensiero a Tori-
no, alla Basilica di Maria Ausiliatrice. E lo faccia-
mo con una particolare intenzione, cara al mio
cuore: questo Santuario è infatti un monumento
alla Madonna edificato da san Giovanni Bosco, di
cui oggi ricordiamo il primo centenario della
morte.
Don Bosco, come viene affettuosamente chia-
mato nel mondo, non solo dalla grande Famiglia
salesiana di cui è fondatore, ha profondamente
venerato, amato, imitato la Madonna sotto il tito-
lo di Maria Auxilium Christianorum, ne ha diffu-
so insistentemente la devozione, in essa ha visto
il fondamento di tutta la sua ormai mondiale ope-
ra a favore della gioventù e della promozione e di-
fesa della fede. Egli amava dire che «Maria stessa
si è edificata la sua casa>>, quasi a sottolineare
come la Madonna avesse miracolosamente ispira-
to tutto il suo cammino spirituale ed apostolico di
grande educatore ed, ancora più estesamente,
come Maria sia stata posta da Dio quale aiuto e
presidio di tutta la sua Chiesa.
Sappiamo bene che la venerazione di Maria
come Ausiliatrice antecede nel tempo il suo gran-
de devoto Don Bosco; il titolo si trova infatti nelle
Litanie Lauretane e sottolinea la presenza attiva
di Maria nei momenti difficili della storia della
Chiesa: presenza di salvezza insperata, segno pro-
digioso della immancabile assistenza dello Spi.rito
di verità e di grazia.
Oggi, quando la fede viene messa a dura pro-
va, e diversi figli e figlie sono esposti a tribolazio-
ni a causa della loro fedeltà al Signore Gesu,
quando l'umanità, nel suo cammino verso il gran-
de Giubileo del Duemila, mostra una grave crisi
di valori spirituali, la Chiesa sente il bisogno del-
l'intervento materno di Maria: per ritemprare la
propria adesione all'unico Signore e Salvatore,
per portare avanti con la freschezza e il coraggio
delle origini cristiane l'evangelizzazione del mon-
do, per illuminare e guidare la fede delle comuni-
e dei singoli, in particolare per educare al sen-
so cristiano della vita i giovani, ai quali Don Bo-
sco diede tutto se stesso come padre e maestro.
In questo anno mariano ci aiuti e ci benedica,
dal suo Santuario di Torino, Maria Ausiliatrice:
ci benedica anche il suo devoto figlio San Giovan-
ni Bosco.
«Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis!».
L'ANGELUS domenicale: pellegrini con Il Papa attraverso
la 11geografia della fede1> (domenica 31 gennaio 1988)
«Fate quello che Egli vi dirà» (Giov. 2,5)
Dal «MESSAGGIO AI GIOVANI E ALLE GIOVANI DEL MONDO»
in occasione della III Giornata Mondiale della Gioventù
Domenica delle Palme 1988
Carissimi Giovani!
1. Anche quest'anno mi rivolgo a Voi per an-
nunciarvi la prossima Giornata Mondiale della
Gioventù che si celebrerà nelle chiese locali la
Domenica delle Palme 1988. Questa volta la
Giornata avrà, però, un carattere tutto particola-
re, poiché stiamo vivendo nella Chiesa l'Anno
Mariano, che ho aperto nella Festa cli Pentecoste
e che chiuderò il 15 agosto dell'anno prossimo,
Festa dell'Assunzione.
Alla fine del secondo millennio dell'era cri-
stiana, in un momento critico della storia di un
mondo travagliato da tanti difficili problemi,
l'Anno Mariano costituisce per tutti noi un dono
speciale. In quest'anno Maria appare ai nostri
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occhi sotto unaluce nuova: Madre piena di amo-
re tenero e sensibile e Maestra che ci precede nel
cammino della fede e ci indica la strada della vi-
ta. L'anno Mariano è quindi un anno di partico-
lare ascolto di Maria. E così deve essere anche la
prossima Giornata Mondiale della Gioventù. È
Maria éhe questa volta ci convoca - giovani! È
Lei che vi da appuntamento, perché ha molto
da dirvi! Sono sicuro che - come negli anni pre-
cedenti - non mancherete di impegnarvi attiva-
mente, sotto la guida dei vostri pastori, nella ce-
lebrazione della Giornata della Gioventù.
2. La Giornata Mondiale della Gioventù 1988
avrà quindi come suo centro Maria, Vergine e
Madre di Dio, e sarà una giornata di ascolto.
Che cosa ci dirà Maria, nostra Madre e Maestra?
Nel Vangelo c'è una frase in cui Maria si mostra
veramente come nostra Maestra. È la frase da lei
pronunciata durante le nozze di Cana di Galilea.
Dopo aver detto al Figlio: «Non hanno più vino»,
dice ai servitori: «Fate quello che Egli vi dirà»
(Giov. 2,5).
Proprio queste parole ho scelto come filo
conduttore della Giornata Mondiale 1988. Rac-
chiudono un messaggio molto importante, vali-
do per tutti gli uomini di tutti i tempi. «Fate quel-
lo che Egli vi dirà... » vuol dire: ascoltate Gesù
mio Figlio, seguite la sua Parola e abbiate fiducia
in Lui. Imparate a dire «sì» al Signore in ogni cir-
costanza della vostra vita. È un messaggio molto
confortante, di cui tutti sentiamo bisogno.
«Fate quello che Egli vi dirà... ». In queste pa-
role Maria ha espresso soprattutto il segreto più
profondo della sua stessa vita. Dietro queste pa-
role sta tutta Lei. La sua vita è stata infatti un
grande «si» al Signore. Un «sì» pieno di gioia e di
fiducia. Maria piena di grazia, Vergine Immaco-
lata, ha vissuto tutta la sua vita in una totale
apertura a Dio, in perfetta consonanza con la
sua volontà - e ciò anche nei momenti più diffici-
li, che hanno raggiunto l'apogeo sulla cima del
monte Calvario, ai piedi della Croce. Non ritira
mai il suo «sì», perché ha posto tutta la sua vita
nelle mani di Dio: «Eccomi, sono la serva del Si-
gnore, avvenga di me quello che hai detto».
3. Il mondo in cui viviamo è scosso da varie
crisi, tra le quali una delle più pericolose è la per-
dita del senso della vita. Molti dei nostri contem-
poranei hanno perso il vero senso della vita e ne
cercano surrogati nel consumismo sfrenato, nel-
la droga, nell'alcol o nell'erotismo. Cercano la
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felicità, ma il risultato è una profonda tristezza,
un vuoto nel cuore e non di rado la disperazione.
In una simile situazione molti giovani si pon-
gono interrogativi fondamentali: Come devo vi-
vere la mia vita per non perderla? Su quale fon-
damento devo costruire la mia vita perché sia
una vita veramente felice? Che cosa devo fare
per dare un senso alla mia vita? Come devo com-
portarmi in situazioni di vita spesso complesse e
difficili - nella famiglia, nella scuola, nell'universi-
tà, nel lavoro, nella cerchia degli amici? ... Sono
domande, a volte molto drammatiche, che oggi
certamente molti tra Voi giovani si pongono.
Sono sicuro che tutti Voi volete costruire la
vostra vita su un fondamento solido, che renda
capaci di resistere alle prove che non manche-
ranno mai - un fondamento di roccia. Ed ecco
dinanzi a Voi Maria, Vergine di Nazareth, l'umi-
le ancella del Signore, che mostrando suo Figlio
dice: «Fate quello che Egli vi dirà», cioè ascoltate
Gesù, seguite Gesù, ubbidite a Gesù, ai suoi co-
mandamenti, abbiate fiducia in Lui. Questo è
l'unico progetto di una vita veramente riuscita e
felice. Questa è anche l'unica fonte del più pro-
fondo senso della vita.
4. Meditate la vita di Maria. Meditatela so-
prattutto Voi ragazze, le giovani! Per Voi, la Ver-
gine Immacolata costituisce un sublime modello
di donna cosciente della propria dignità e della
sua alta vocazione. Meditatela anche Voi ragaz-
zi, i giovani! Ascoltando le parole pronunciate da
Maria a Cana di Galilea: «Fate quello che Egli vi
dirà», cercate tutti di costruire la vostra vita -
fino dall'inizio - sul solido fondamento che è
Gesù. Vi auguro che la vostra meditazione del
mistero di Maria trovi il suo sbocco nell'imitazio-
ne della sua vita: imparate da lei ad ascoltare e
seguire la Parola di Dio (Cfr. Gv 2,5),imparate
da lei a stare vicino al Signore anche se questo
alle volte può costare molto (Cfr. Giov. 19,25).
Vi auguro che la vostra meditazione del mistero
di Maria trovi anche il suo sbocco nella fiduciosa
preghiera mariana. Cercate di scoprire la bellez-
za del rosario, che diventi fedele compagno per
tutta la vostra vita.
Concludo questo breve messaggio con un
cordiale saluto a tutti i giovani del mondo. Sap-
piate che il Papa è vicino a ciascuno di Voi con le
sue preghiere.
Joannes Paulus PP. II

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L'aurora
di un giorno nuovo
«Con i giovani raccogliamo
e continuiamo l'eredità del Concilio»
LA COSTITUZIONE
DOGMATICA
«LUMEN GENTIUM>>
Che il Vaticano Il sia stato un con-
cilio eminememente ecclesiologico e,
in certo senso, perfino ecclesiocentri-
co è cosa facile da costatare. È suffi-
ciente leggere i suoi documenti per
convincersene. Ma aiuta anche a ca-
pirlo la conoscenza, sia pur molto
succinta, di quanto è avvenuto nel
suo primo periodo di celebrazione
(anno 1962), nel quale, per diversi
motivi non è qui il caso di ricordare,
aJ di là dell'entusiasmo regnante, si
verificò anche una situazione di
preoccupante smarrimento nei con-
fronti della marcia del Concilio stesso.
Una serie di fattori avevano prepa-
rato gli animi dei partecipanti al
Concilio a subire una profonda meta-
morfosi ecclesiologica. Alcuni nel-
l'ambito della Chiesa, altri in quello
della società umana divenuta, soprat-
tutto in questo ultimo secolo, sempre
più autonoma nei confronti della
Chiesa stessa e della fede cristiana in
generale.
Tra i primi vanno menzionati i di-
versi movimenti sorti e cresciuti un
po' dappertutto tra i cristiani. Sono,
concretamente, il movimento di ritor-
no alle fonti bibliche e patristiche, il
movimento liturgico, il movimento
ecumenico, quello missionario e i di-
versi movimenti laicali. Ognuno di
essi comribuì in maggior o minor mi-
sura a smuovere concezioni e com-
portamenti secolari e a creare delle
sensibilità nuove. Tra i secoli vanno
annoverati il fenomeno della perso-
nalizzazione, che si espresse anche in
diverse corrénti filosofiche, e il feno-
meno della crescente socializzazione.
Le loro matrici sono certamente
umane, storiche, ma la loro incidenza
all'interno della Chiesa non poteva
non essere rilevante.
Effetto globale di questo insieme
di fattori fu lo spostamento dell'otti-
ca ecclesiale che permeò l'intero an-
damento del Concilio e di conseguen-
za anche l'elaborazione dei suoi do-
cumenti. Concretamente, si passò da
un modello di Chiesa di tipo preva-
lentemente istituzionale e giuridico a
un modello di Chiesa-comunione.
L'idea centrale
Raccogliamo molto sinteticamente
i principali contenuti, della costitu-
zione dogmatica Lumen Gentium,
supponendo sufficientemente cono-
sciuta la sua struttura che comprende
i sette capitoli propriamente ecclesio-
logici e un ottavo sulla Madonna.
L'idea centrale è senz'altro quella
che abbiamo già anticipato preceden-
temente, secondo la quale la Chiesa è
un mistero di comunione. U capitolo
primo del documento porta infatti
come titolo 11 mistero della Chiesa, e
quale piattaforma di tutto ciò che se-
guirà in esso, afferma che questa
realtà umana che chiamiamo Chiesa
è frutto di una decisione eterna di
Dio Uno e Trino, risultàto del suo
agire nella storia umana. e vocazione
a far trasparente in mezzo al mondo
il suo stesso essere di comunione di
diversi nell'amore. Il numero 4b di
questo primo capitolo, con cui si
conclude, con la citazione di un testo
di S. Cipriano, la descrizione dell'agi-
re del Padre, del Figlio Gesù Cristo e
dello Spirito Santo nella storia della
salvezza. costituisce una delle espres-
sioni più dense e allo stesso tempo più
programmatiche di tutta la nuova im-
postazione ecclesiologica assunta.
Essa viene a dire in definitiva che
c'è Chiesa dove c'è comunione vera tra
le persone e con Dio , una comunione
che affonda le sue radici nella fede di
Cristo e si modella a partire da essa.
Orbene, questa Chiesa così costi-
tuita è chiamata ad essere in Cristo
come un sacramento di salvezz a per il
mondo intero. Ciò vuol dire che essa
è chiamata ad essere, anzitutto, un
segno che, per non essere vuoto, deve
contenere in se stesso la salvezza che
segnala agli altri. E, vuol dire, inol-
tre, che di tale salvezza la Chiesa
deve essere anche strumento. Signifi-
carla e produrla, quindi.
Ma, di quale salvezza?
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Ecco un'altra novità proposta dal
documento, effetto indubbiamente
dei fattori accennati anteriormente.
La costituzione abbandona una con-
cezione <<tradizionale» di salvezza,
frutto dell'inculturazione della fede
in un'orizzonte di cultura di tipo elle-
nico e che la pensava come un «anda-
re io cielo>> con tutte le caratteristiche
di accentuazione dualista, individua-
le, spirituale e ultramondana che
comporta, per abbracciarne un'altra
che esprime come «intima unione con
Dio e unità d i tutto il genere umano»
(n. !). Sarà anche questa rinnovata
concezione soteriologica che le per-
metterà di riconoscere e accettare la
presenui della salvezza non solo tra
gli altri cristiani e tra gli altri credenti
in Dio, ma addirittura tra gli atei di
buona volontà (cf n. 16).
Ancora un terzo aspetto va messo
in luce all'interno di questa idea cen-
trale del documento in questione: la
Chiesa mistero di comunione e sacra-
mento di salvezza esiste nel mondo
come popolo di Dio. Ciò la mette in
rapporto con la storia e le conferisce
un carattere eminentemente dinami-
co. La ricollega, infatti, con la vicen-
da storica dell'antico popolo d'Israe-
le, ma anche con la sua vocazione
messianica da realizzare dietro le
orme di Colui che questa vocazione
visse fino alle ultime conseguenze la-
sciandola come eredità ai suoi disce-
poli (cf n. 9). R adica qui, in ultima
istanza, la vocazione della Chiesa al-
l'universalità o cattolicità (cf nn. 13-
17), e anche il suo carattere escatolo-
gico (cap. Vll).
Un nuovo rapporto
tra Chiesa e Regno di Dio
Insieme a q uest'idea centrale, già
di per molto pregnante, e in omo-
geneità con essa, ce ne sono altre non
meno cariche di conseguenze nella
stessa costituzione. Esse hanno a che
vedere con una serie di rapporti che,
all'interno della Chiesa, costituiscono
come la sua spina dorsale.
In primo luogo, si deve registrare
un'innovazione ne/l'ambito del rap-
porto tra la Chiesa e il Regno di Dio.
Nella anteriore ecclesiologia tale
rapporto era visto io termini di iden-
tificazione. La Chiesa era il Regno di
Dio (o di Cristo) sulla terra; lavorare
per il Regno di Dio significava lavo-
rare per impiantare, far screscere,
estendere la Chiesa nel mondo, in vi-
sta del regno definitivo dei cieli. Con
tutte le consegue02e che ciò compor-
tava nei confronti della verità e della
santità. Essere Regno di Dio equiva-
leva a possedere tutta la verità e tutta
la santità, e a ritenere ciò che non era
Chiesa, ossia tutto il resto del mon-
do, come regno del peccato, della
menzogna e del male.
La LG ha ridimensionato questo
rapporto, concependolo in un modo
diverso. Essa ha pensato la Chiesa
come uo germe (cfn. 5c), e per di più
imperfetto (cf on. 8c, 48c) del Regno.
La Chiesa è si santa, perché in essa
c'è la presenza del Dio Uno e Trino,
perché ha la Parola della rivelazione,
perché possiede i sacramenti segni
della grazia, perche ci sono stati e ci
sono in essa degli uomini e delJe don-
ne sante, a cominciare dalla Madre
del Salvatore (cf cap. Vlll), ma è
pure anche costantemente bisognosa
di purificazione, sia nell'ordine della
verità che nell'ordine delJa santità.
Essa porta in sé i segni dell'apparte-
nenza a questo mondo di peccato,
benché chiamata ad essere totalmen-
te santa.
U n nuovo rapporto
tra i membri della Chiesa
Una seconda innovazione da regi-
strare si trova ne/l'ambito del rappor-
to tra i membri della Chiesa. Abbia-
mo già fatto rilevare che l'anteriore
ecclesiologia comportava una strut-
turazione fondamentalmente pirami-
dale della Chiesa stessa.
La LG, imperniata sul fondamen-
tale principio di comunione, modifi-
cò profondamente questo modo di
concepire i rapporti tra i membri del-
la Chiesa. Un primo passo decisivo
in questa direzione lo costituisce /'ar-
ticolazione stessa del documento.
Contrariamente a come era stato or-
ganizzato negli schemi previ e per
esplicita richiesta di numerosi Padri
conciliari, il capitolo sul popolo di
D io fu colJocato immediatamente
dopo quello sul mistero della Chiesa,
e fu fatto precede.re quello sulla costi-
tuzione gerarchica della Chiesa. Ciò
non costituisce un semplice fatto re-
dazionale, ma rende visibile un pro-
fondo cambio di ottica. Ciò significa
abbattere la piramide e innalzare al
suo posto il principio delJ'uguaglian-
za radicale di tutti i membri della co-
munità ecclesiale, in modo tale che in
essa «nessuno sia al di sopra di nes-
La LG è considerata dalla quasi to-
talità di commentatori come il documento
maggiore del Concilio Vaticano Il. Non è
il più originale, se si vuole intendere il più
nuovo o il più inedito; ma è il maggiore,
in quanto costituisce lo sfondo generale e
portante di un Concil.io, che ba voluto
dare della Chiesa «una più meditata defi-
nizione» e che se ne è proposto iJ rinnova-
mento.
Diceva papa Paolo Vl, nel discorso di
apertura del 2° periodo conciliare, il 29
settembre 1963: <<Dovrebbe essere anche
questo scopo lil rinnovamento! derivato
dalla nostra consapevolezza della relazio-
ne che unisce Cristo alla sua Chiesa. Di-
cevamo voler la Chiesa rispecchiarsi in
lui; che se alcuna ombra, alcun difetto da
tale confronto apparisse suJ volto della
Chiesa, sulla sua veste nuziale, che cosa
istintivamente, coraggiosamente dovrebbe
fare? È chiaro: riformarsi, correggersi,
sforzarsi di riportare se stessa a quella
conformità col suo divino modello che co-
stituisce il suo fondamentale dovere».
La LG è costituzione «dogmatica»:
perciò con questo documento il concilio,
adunato nello Spirito Santo, deliberata-
mente e con tutto il peso della sua autori-
tà, si è impegnato a dichiarare ai fedeli e
al mondo intero la natura e la missione
universale della Chiesa.
La dottrina ecclesiologica della LG è
ampia e distesa: otto capitoli, per un tota-
le di 69 numeri.
Considera innanzi tutto iJ mistero di
Dio da cui nasce la Chiesa (Cap. I). La
Comunità cristiana non viene da se stes-
sa. dagli uomini o da qualche esperienza
s torica: viene da Dio, il quale chiama i
«suoh>, e li convoca nella «santa Chiesa,
la quale, già prefigurata sino dal princi-
pio del mondo, mirabilmente preparata
nella storia del popolo d'Jsraele e nell'an-
tica alleanza e istituita negli "ultimi tem-
pi", è stata manifeStata d.all'effusione del-
lo Spirito e avrà glorioso compimento
alla fine dei secoli» ( LG 2).
Quelli che Dio ha chiamato, costi-
sun0>l in dignità (cf n. 32). Solo dopo
che è stata affermata questa ugua-
glianza, e senza intaccarla minima-
mente, va enunciato l'altro principio:
nella Chiesa c'è una diversità. che è
però diversità di servizio fraterno in
ordine al bene di tutto l'organismo
(cf nn. 12, 18. 32, ecc.).
Il sacerdozio comune o dei fedeli
Insieme a questo dato redazionale
(ma molto più che redazionale), ce ne
8/56

1.9 Page 9

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tuiscono un popolo, il <<SUO►> popolo (Cap.
Il): ma non come Israele che era un popo-
lo «di fronte agli altri» popoli: è un popo-
lo fatto di tutti i popoli, che ha C risto per
capo, per condizione la. dignità e la liber-
dei figli di Dio, per legge il nuovo pre-
cetto di amare, per fine il Regno di Dio
(cfr. LG 9).
È un popolo che ha una vocazione,
perché sa da chi viene, e ba una missione,
perché S'a a chi è inviato; é un popolo, vi-
vo, in cammino, al quale è stato fatto
dono di guide spirituali, così che ~ a
realizzare il compito a cui il Padre lo ha
destinato (Cap. IO: la costituzione gerar-
chica della C hiesa e, in particolare, l'epi-
scopato).
È u011 comunità sacerdotale, anima-
ta dallo Spirito di Dio nel s uo profondo,
cosi che ogni suo membro sia attivo e re-
sponsabile nella funzione culturale, profe-
tica e regale: ogni membro di questo po•
polo, ognì «laico», deve essere davanti al
mondo il testimone della resurrezione e
della vita del Signore Gesù, e il segno del
Dio vivo (Cap. IV).
• Lo $file è quello evangelico, ispirato
alla Parola di Dio, sostenuto alla grazi11
del S ignore: è stile di santità, perchè tutti
i fedeli, di qualsiasi stato o grado sono
chiamati alla pienezza della vita cristiana
e alJa perfezione d.ella carità (Cap. V).
E i «religiosi», che si consacrano a
Dio secondo i consigli evangelici della ca-
stità, povertà e obbedienza, devono essere
l'avamposto attivo e testimoniante di que-
sta santità (Cap. VI).
È un popolo, la Chiesa, che avrà il
suo compimento nella gloria del cielo, e
perciò attende la venuta del suo S ignore,
ma anche lo cerca attuando una continua
con,·ersione, pronto alla novità di vita che
Dio gli riserva dal futuro ve~ cui lo
chiama (Cap. Vll).
A questo popolo Dio ha donato una
figlia privilegiata, Maria di Nazareth; lei,
vergine e madre, è figura della Chiesa.
sono altri tre di singolare importanza.
Il primo è la ripresa di un tema an-
tico quanto gli stessi scritti del Nuo-
vo Testamento, ma che per circostan-
ze storiche era andato quasi perduto
nella coscienza della Chiesa. E quello
del sacerdoz io comune o dei fedeli. La
Chiesa non è una comunità cli sacer-
doti consacrati che gestiscono dei riti
per dei profeti; essa è tutta intera una
comunità sacerdotale, nella quale il
sacerdozio fondamentalmente è quel-
lo della comunità - un sacerdozio
d'altronde «spirituaJe» (cf nn. IO. 11,
34a), che si esprime in tutti gli atti
della vita e poi nella loro celebrazio-
ne nei riti - , al cui servizio si colloca
un sacerdozio ministeriale che svolge
il ruolo di presidenza.
li senso profetico dei fedeU
n secondo dato è quello segnalato
nel n. 12a della costituzione. e si riferi-
sce alla dimensione profetica dell'inte-
ra Chiesa. Tutta la Chiesa, attraverso
tutti i suoi membri, è chiamata ad in-
segnare e tutta la Chiesa, attraverso
tutti i suoi membri, é chiamata a im-
parare la Parola del Vangelo di Cri-
sto. Nessuno ha quindi il monopolio
assoluto della verità rivelata. E questo
è il fatto primo, incontestabile. Solo
dopo, e senza nulla togliere ad esso,
viene il fatto secondo, e cioè la diver-
sità di servizi all'interno del ministero
profetico, per via della quale alcuni
sono chiamati a presiedere la comuni-
tà in questa linea (cf n. 25). Essere co-
stituiti nel «magistero» della Chiesa,
dice implicitamente questo paragrafo,
non significa diventare degli «spedito-
ri di verità» a degli interamente sprov-
visti da essa, ma viceversa animare
l'intera comunità profetica nella ricer-
ca della verità stessa.
I carismi distribuiti a tutti
n terzo dato lo si trova germinai-
mente nel n. 12b, e poi esplicitamente
sviluppato nei capitoli llI, IV e VI
della costituzione. Si tratta dei cari-
smi che lo Spirito distribuisce alla co-
munità.
Il testo si ispira chiaramente alla
dottrina di S. Paolo. Ora, dall'esame
di questa tematica nei suoi scritti ap-
pare che per lui il carisma, contraria-
mente a ciò che si era soliti a pensare,
non costituisce né un qualcosa cli
straordinario e miracoloso, né un re-
taggio di solo alcuni nella_Chiesa.
Esso è un fatto di per sé comu.ne e
universale al suo interno, perché con-
siste nella chiamata e capacitazione
date dallo Spirito in ordine al servi-
zio dei fratelli.
Quasi a ribadire la globalità di
questo superamento della piramidali-
e della separazione tra chierici e
laici nella Chiesa, la costituzione ha
voluto dedicare un capitolo alla voca~
zione universale alla santità (capitolo
V). La storia di tale capitolo è stata
molto travagliata. Ma la sua stessa
attuale collocazione, frutto di ripetu-
te discussioni, sta ad indicare ancora
una volta l'intenzione fondamentale
del Concilio. Esso sta a dire, a grandi
caratteri, che la condizione di tutti e
ognuno dei membri della comunità è
sostanzialmente uguale, chiamali
come sono da Dio a vivere in pienez-
za la proposta evangelica fatta da
Gesù Cristo. La diversità dei modi
con cui va raggiunta tale pienezza
non diminuisce in nulla tale ugua-
glianza.
Un nuovo rapporto
tra Chiesa universale
e Chiese particolari
Una terza innovazione la troviamo
nell'ambito del rapporto tra Chiesa
universale e Chiese particolari.
la costituzione LG, sempre ispirata
all'idea-guida della comunione, se-
gnalò strade nuove in questo ambito.
Non che abbia rifiutato l'idea di una
Chiesa universale; ma, ritornando ai
primi momenti della Chiesa e acco-
gliendo anche la tradizione viva della
ecclesiologia eucaristica orientale,
propose un modello comunionale di
relazioni anche nei confronti delle
Chiese particolari (cf nn. I 3, 26).
Concretamente, pensò la genesi dina-
mica della Chiesa a partire dal picco-
lo nucleo familiare visto come Chiesa
domestica (cf n, I Id), passando per il
gruppo (anche ridotto) di fedeli che si
radunano attorno all'altare per cele-
brare l'Eucaristia (cf n. 26a), e per la
Chiesa particolare presieduta da un
vescovo (cf nn. 13d, 23a, 27a), fino
alla Chiesa universale che risulta dal-
la comunione di tutte le chiese parti-
colari e che è presieduta dal Vescovo
di Roma (cf n. 23a).
Un nuovo rapporto
tra Chiesa cattolica
e gli altri cristiani
Una quarta innovazione apportata
dalla costituzione in questione ri-
guarda l'ambito del rapporto della
Chiesa callolica con gli altri cristiani.
Il Concilio raccogliendo i positivi
risultati di decenni di sforzi fatti al-
l'interno del movimento ecumenico,
decise di impostare le cose diversa-
mente. Ancora una volta il principio
di comunione si rese fecondo. Anzi-
tutto, riconobbe che la Chiesa catto-
lica, pur essendo vera Chiesa di Cri-
sto, non esaurisce tutta l'ecclesialità,
dal momento che ci sono al di fuori
9/ 57

1.10 Page 10

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del suo organismo parecchi elementi
di santificazione e di verità che sono
doni propri della Chiesa di Cristo (cf
n. 7b). E poi, dichiarò apertamente
che questa Chjesa cauolica sa di esse-
re per più ragioni congiunta con co-
loro che, battezzati, sono insigniti del
nome di cristiano benché non profes-
sino integralmente la fede o non con-
servino l'unità di comunione sotto il
successore di Pietro (cf n. 15). Così la
LG pose le basi per l'ulteriore docu-
mento Unìraris Redì111egra1io sull'e-
cumenismo, nel quale il principio
conduttore non sarà già quello del-
l'integrismo. ma quello della gradua-
lità della comunione. Si aprono in
questo modo deUe nuove strade nel
rapporto con gli altri cristiani, imper-
ruati su criteri più oggettivamente
evangelici. Ancora una volta viene
deposto ogni atteggjamento trionfali-
sta e lo si sostitwsce con un atteggia-
mento di modestia che sa riconoscere
i propri limiti pur senza misconoscere
le proprie ricchezze.
Un nuovo rapporto
fra Chiesa e mondo
Un ambito di questi rapporti che
costituiscon·o come la spina dorsale
della Chiesa resta da considerare,
quello del rapporto Chiesa-mondo.
La LG, come avremo occasione di
rilevare dopo, quando affronteremo
la GS, non ba dedicato molta atten-
zione ad esso. Si è concentrata pre-
valentemente su tematiche intra-
ecclesiali, preoccupata di autodefinir-
si come comunione e ru trame le con-
clusioni nei diversi ambiti del suo es-
sere, del suo organizzarsi e del suo
funzionare internamente. Abbiamo
fatto già notare precedentemente
come il rapporto col mondo sia stato
vissuto, nella Chiesa istituzione, in
una chiave piuttosto teocratica.
Ciò vuol dire che la coscienza cri-
stiana non si era accorta dell'autono-
mia delle reaJtà mondane. e le consi-
derava solo quali mezzi per raggiun-
gere la sua finalità «spirituale>), «eter-
na». Ciò spiega certi atteggiamenti
storici c.lamorosi, in certe tappe della
storia ecclesiale, quali la manipolazio-
ne sacrale e clericale del potere politi-
co, della cultura. ecc. Il mondo non
veniva in realtà riconosciuto nella sua
consistenza propria, e lo si considera-
va al massimo quale un·occasione per
la costruzione del Regno di Dio.
È nel capitolo IV, dedicato per
la prima volta nella storia dei concili
- ai laici, dove si possono trovare
alcuni accenni germinali al tema.
Già al n. 31 b, cercando ru identili-
care la specificità della vocazione lai-
cale, la costituzione la ripone nella
«indole secolare» della loro esistenza.
Secolare dice rapporto al «secolo»,
al <onondo». sono chiamati questi
cristiani a svolgere il loro ruolo pre-
valentemente con gli altri membri
della comunità credente. E sono chia-
mati a ruventare fermento della santi-
ficazione del mondo.
Poi, al n. 36, parlando della parte•
cipazione di questi cristiaru-laici alla
funzione regale di Cristo. la ripone
appunto in questo impegno di trasfi-
gurare li mondo con la luce ru Cristo,
affinché corrisponda al disegno del
Creatore.
Queste affermazioni, benché anco-
ra germinali. fanno già intravedere
un atteggiamento nuovo nei confron-
ti del mondo, non più dominio e as-
servimento. ma rispetto e collabora-
zione. Non solo. si insiste suffidea
che coloro che operano nel mondo.
tra le realtà «secolari>> - e sono prin-
cipalmente, benché non esclusiva-
mente, i laici - debbano tener pre-
sente che tali realtà sono rette da
principi propri che vanno rispettati
adeguata mente.
Così, attraverso la considerazione
del carisma laicale, il mondo entra
nell'orizzonte della Chiesa, ed entra
con la sua consistenza propria, ben-
ché orientata al compimento del pia-
no di salvezza.
vv
ANZA
Quale visione di popolo di Dio si affacciava alla mente di papa Gio1•anni quando, nei
grandi giorni del concilio a1111U11cial'a una imminente rimwvata prlmal'l!ra di tutta la chiesa?
Figlio di co111ad/11i, era cresciu10 nell'immediato confatto con la terra e le sue stagioni.
La sua elezione o vest:01•0 di Roma poi e o papa. è preced111a dagli anni che lo vedono pa•
triarca a Vene.io. la ridente città lagunare indelebilmente legata al ricordo di Vivaldi e
alle vibranti note delle Quattro Sragioni. Due capolavori - la natura e l'arte - che /,anno
profondamente inciso su//"a11imo del grande pontefice. dando 10110 e colorito al suoi ottimi-
stici 1•aticinl sul futuro della chiesa.
Primal"era è luce. È irru=ione di 1•ita. È festa che si ri11no1•a ne/l'infinita molteplicità
del canto e dei colori. Dal chiuso delle case e delle stalle si ritorna alla fatica dei campi, ci
si riversa sulle strade. si rivfre /'inco111ro con la nawra e i propri simili, ci si i11ebria di spe-
ranza al tepore del primo sole.
Nel ciclo dell'(m110 lit11rçico, primavert1 è Pasqll(J. È festa del Cristo morto e risorto.
effusione di Spirito Santo. E giorno della chiesa nascente e primo cmnuncio del Vangelo.
Tutto questo fa parte, con ogni verosimig/ian;:a del sogno del papa Gio1•anni. E come
non cantare, alla 1•lrione di così prometlellti immagini, 1111 rin1101·at(} s/a11cio di vita, rm 'ar-
dente Pe111ecoste di tutta la Chiesa?
Era anche facile bruciare le tappe. E infatti sifini m"lro spe.uo per coniugare /'a1111m-
110 alla prima1•era, lo stagione della promessa e della semina alla stagione del raccolto e
della 1·e11demmia.
Oggi/orse. coscienti del solco traccimo nella primavera del co11cilio e dell'abbondante
seminagione de//'immediaro dopo-co11cilio. ci accorgiamo dell'estate. È il tempo della fati-
ca silenziosa e dell'attesa paziente. Tempo del sole bruciante e delle pfoggie improvvise.
de/l'incertezza clre .\\'Pera e del rischio vigliante. È anche il tempo de/l'amore che nutre la
pietà e i11seg1111 a collaborare gra111i1nme111e eo11 la gratuità di 11111e le cose.
Si sa che le immagini sono sempre imperfeue e ridanno soltanto ili parte la realtà as-
sai piu ricca e complessa de/là 1•i1a.
Nella stagione che sembra caral/eriz:are l'attuale momento de//'esisren=a ecclesiale.
un'altra immagine ispirata alla natura ci roma più immediata e spomanea: ,rfo sono la 1·i-
te. Voi siete i tralci. Se uno rimane unito a me e io a lui, èg/i produce moltofrutto; ma sen-
za di me non potere far nulla».
Dopo la viva e promette/Ile stagione conciliari! è gitmto il tempo del silenzio e della
comunione profonda. Tempo di asco/lo e dì preghiera: <<Se rim(l11ete uniti a me e le mie p,1-
ro/e sono radicate in voi, porterete moltofrutto; ma senza di me 11011 potetefare 11111/a. Ri-
manete nel mio amore».
Ascolto e de1•0::io11e, assimilazione del Vangelo e presenza adorame al Signore risor-
to: ecco il segreto della crescila. li vero ri1111ovamemo della Chiesa è il frutto che ma11ua
giorno dopo giomo al sole di questa ltu11i11osa i11timi1à con il Signore.
Abbiamo bisogno di idee, di orienramemi intelligenti e concreti, il soleo de1·e·essere
tracciato e il seme geltato; ma poi, per crescere. maturare, impegnarsi t! vivere ci 1•uo/e 1111
cuore illuminato, traboccante dell'amore di Di11: lf Rimanere in me e it> /11 l'Oi... Vi ho detto
questo, perché la mia gìoia .sia anche la vostra, e la vostra gioia sia per/ella» (Gv /5,Jss).
10/58

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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GENOVA · SAMPIERDARENA
Il Centro Cooperatori sta viven-
do un momento di verifica sul
cammmo fatto e di nflessione su-
gli oriemamen11 da seguire per 11
futuro. La scelta d1 un programma
di formazione seria e costante è la
via migliore per rinsaldare la vita
del singolo Cooperatore e del
gruppo locale.
Non è un lavoro semplice e gli
stessi risultati non sempre sono
condivisi. Anche l'impegno di
apertura al territorio, a quelli «de-
gli scalim» è un mezzo efficace
per vivere una vocazione aposto-
lica per gli «ultimi». Il lavoro è
tanto ed anche i frutti sono evi-
denti. Resta aperto il collegamen-
to con le altre realtà associative.
Da una parte s1 avverte la necessi-
di tener viva e curare l'identità
della Assoc1az1one e dall'altra c1
sono pressioru ad mtegrare i Coo-
peratori m strutture apostoliche
diverse.
Questo crea disagio e difficoltà
di azione
Si riusc1rà a trovare una mtesa?
Si è in una fase di rilanCJo: oc
corre certamente intensificare il
dialogo, la ncerca di unità e V1ve-
re questo periodo da «tutti» m sin-
tonia con gli orientamenti dati dal
Rettor Maggiore sul «Progetto Lai-
ci» e attenti alle linee ed allo spiri-
to del R.V.A.
India - Scuola nell'opera di Padre Mantovani, cara al cuore di molti Italiani.
Per questi bambini il Cibo procurato con olferte di «NOI PER LORO».
SARDEGNA
Il 20 Marzo si è svolto ad Arbo-
rea il secondo incontro dei Coo-
peratori della Sardegna. Un ap
puntamento ormai consueto per
una verifica della vita associativa
e per un atteso momento di Crater
na convivenza.
Quasi tutti i Centri...presenti1
La giornata è iniziata con la pre-
ghiera di Lodi e con i saluli del
Coordinatore lspenoriale Giovan-
ni PUTZU e del Delegato Don Car-
melo COTTOGNO.
Tema di riflessione: la strenna
del Rettor Maggiore!
Il Delegato Nazionale Don Alfa-
no Alfonso. ha presentato lo spin-
to ed il sigruficato della strenna
del Centenario, offrendo ai pre-
senti ìnteressanti spunti di medita-
Sardegna - Cooperatrici a convegno!
zione e di applicazione alla vita at-
tuale di ogni Cooperatore.
Molto gradito il saluto di Don
Giuseppe CASTI, che ha assicura-
to tutto il suo impegno nel rilancio
del.la Famiglia Salesiana
Toccante il momento della cele-
brazione Eucaristica, centro vitale
d1 tutta la giornata.
Pranzo «creativo» fra ... canti e
.. brmdisi!
E al pomeriggio l'atteso mo-
mento delle e lezioni dei Consi-
glieri Ispettoriali.
Per loro, dopo comunicazioru e
cons1derazi.oni sulla vita dei Cen-
tri, l'applauso ed i complimenti di
tutta l'assemblea per un fecondo
11 /59

2.2 Page 12

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ne.. ., è stato tutto un itinerario ric-
co di messaggi.
L'entusiasmo dei partecipanti
ha coinvolto gli assenti ed è già
partita l' organizzazione di un se-
condo gruppo. È certamente que-
sto il modo migliore per consoli-
dare la vocazione laica salesiana:
attingere direttamente alle origini!
DON AUBRY A MADDALONI
SU DON BOSCO PADRE
Arborea - Alcune Cooperatrici con il «vulcanico» don Pompeo!
servizio nell'Associazione per il
prossimo triennio!
ROMA
Il «Centenario» è un evento che
conquista sempre di più.
Ormai il «DB 88» è entrato in
casa di tutti. Ma il viverlo a Torino
con una esperienza spirituale fa-
cendo memoria delle origini è
un'altra cosa. Lo hanno capito i
Cooperatori giovani di Roma, che
da giovedì 10 a domenica 13 Mar-
zo hanno fatto gli annuali Esercizi
Spirituali nella «terra santa sale-
siana».
I 40 fortunati non hanno avuto
parole per definire la bellezza e la
ricchezza di queste giornate.
La condivisione di tutto, il viag-
giare, il pregare, il meditare, l'au-
togestirsi il soggiorno in quel pic-
colo gioiello della casa San Dome-
nico Savio a S. Giovanni di Riva,
ha creato un clima ideale per fare
«memoria e profezia» dì Don Bo-
sco. Dalla mon:agna delle beatitu-
dini giovanili del Colle, alla forte
esperienza formativa di Chieri,
alla visione di Valdocco, all'incon-
tro con l'umile gente delle casoi-
Cooperatori Giovani del Lazio al Colle = una indimenticabile esperienza «sale-
siana».
12/ 60
La figura di Don Bosco è così
ricca e poliedrica che si potrebbe
esaminare sotto mille aspetti. Il
comitato Don Bosco 88 di Madda-
loni - presieduto dal dinamico
«Salesiano esterno» Giuseppe
Ceci - ha privilegiato un profilo
ben concreto del Santo: quello
della «paternità» che costituisce
l'originalità della figura di Don
Bosco.
1n tempi della sola fraternità
orizzontale, con il rifiuto di ogni
rapporto verticale con qualsiasi
padre, Don Bosco - ha esordito il
noto teologo salesiano, autore tra
l'altro degli "Scritti Spirituali"
dove si definisce la spiritualità del
santo torinese - ha avuto per
istinto di saggezza naturale e per
grazia una intuizione fondamenta-
le: non sarebbe riuscito nel suo
compito di prete educatore se non
facendosi per loro, un padre. Pa-
dre vero di una folla di adolescen-
ti - Don Bosco si è adoperato a
promuovere degli uomini liberi e
dei figli di Dio, dei cittadini attivi
della città terrestre e del Regno
dei cieli. Cinque i tratti fondamen-
tali di quell'amore paterno messi
in rilievo da Don Aubry: AMARE
PER PRIMO (amore paterno e pa-
ziente); AMARE CIASCUNO (amo-
re universale e personale); FARSI
AMARE (amore che suscita la con-
fidenza filiale): PER LIBERARE
(amore che personalizza o si apre
su altri): PER FARE AMARE DIO
(amore che si apre su Dio Padre).
Lezione magistrale quella di
Don Aubry - ha commentato alla
fine della conferenza Giuseppe
Ceci - che ci invita a riflettere sul
messaggio supremo di Don Bosco
che «è quello di ricordare che
non c'è niente di più grande in
questo mondo che l'essere padre

2.3 Page 13

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Vasto -
Le Cooperatrici
del Laboratorio
Mamma Margherita
insieme
al dinamico
delegato
D. Luigi Colletta.
Vasto -
lZ- Mostra
missionaria...
frutto
di un attivo
Laboratorio M.M.
(o madre) e l'essere figlio , che
questo non deve stupirci, poiché è
il fondo del rrustero di Dio stesso».
Qualificato e attento l'uditono
composto in prevalenza da inse-
gnanti e da autorevoli rappresen-
tantl dell'area cattolica quah il
Presidente diocesano dell'Azione
cattolica di Acerra, Prof. Vigliott1,
il presidente del M.E I.C., Avv. Pi-
sana; il presidente dei Giuristi
cattohci On. Gaetano Vairo; il Di-
rettore di «Presenza civica» Prof.
Omaggio; il Redattore Capo della
«Tribuna» di S. Mana a Vico Prof.
De Nicola; ù Direttore dei Salesia-
ni di Caserta Don Marrone, e il
Prof. Di Girolamo, g1à provme1ale
dei Carmelitani Scalzi.
*
13/61

2.4 Page 14

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Campo formativo = una forte e
indispensabile fonte di comu-
nione e di ... amicizia per i Coo-
peratori Giovani.
Campo di formazione = espe-
rienza di fraternità e di allegria.
Avanti, insieme!
COOPERATORI
GIOVANI
«... i Cooperatori giovani,
portatori del dinamismo
delle nuove generazioni,
concorrono alla missione
comune con la propria
sensibilità e dedizione»
(RVA 20,3)
LA TESTIMONIANZA
DEL CENTRO
DI PADOVA
... nell'Eucaristia la forza della
crescita personale e la vitalità di
ogni Centro.
Padova = ll «nucleo» dei Coo-
peratori Giovani.

2.5 Page 15

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Il Centro Italiano di Solidarietà
in America latina
I Vescovi indonesiani contro
la procreazione artificiale
La Conferenza episcopale Indonesiana
ha proibito agli ospedali cattolici il ri-
corso a qualsiasi forma di procreazione
artificiale. La Conferenza dichiara
espressamente che un essere umano
deve essere esclusivamente il frutto di
un' unione coniugale e che il concepi-
mento di una nuova vita deve avvenire
in un'atmosfera dì reciproco amore. I
Vescovi poi ricordano che è doveroso
fare tutto il possibile per assistere e aiu-
tare i bisognosi e gli ammalati.
Ad un musulmano
il Premio Templeton
Per la prima volta dalla sua istituzione
il Premio Templeton è stato assegnato
ad un musulmano. Come è noto il pre-
mio intende dare riconoscimento a per-
sone che in modi originali hanno pro-
mosso la conoscenza e l'amore di Dio. Il
sig, lnamullah Khan è stato onorato del
premio per la sua instancabile opera di
coordinatore di un movimento per la
pace tra musulmani, cristiani ed ebrei.
un'opera di servizio laico-religiosa in ge-
nerosa adesione alla missione della Chie-
sa verso i sofferenti che nel dolore e nel
sangue ha salvato e redento l'umanità».
'Il Centro, posto sotto la direzione del
Vescovo della diocesi, accoglie quali
ospiti permanenti sacerdoti soli e am-
malati, anziani, bambini infermi e handi-
cappati.
Al Centro Italiano di Solidarietà, fon-
dato da don mario Picchi è stato affidato
dalle N azioni Unite nello Jungas, in Boli-
via, il Progetto di «Sviluppo Comunita-
rio e salute». L'obiettivo e quello di
creare nuovi modelli di comportamento
individuali e sociale liberi dal potere
della droga. Il progetto - chiamato
«Agroìungas» - è destinato a 120 mila
abitanti e prevede la costruzione di cen-
t ri popolari di salute, come gli ambula-
tori e le far macie, centri di igiene e pro-
filassi e la costruzione di un ospedale a
Coraico.
La Giornata dell'America latina Programmi latino americani
celebrata in Spagna
della Caritas
All'insegna del motto «Con Maria
verso la liberazione» i fedeli di tutte le
diocesi spagnole hanno celebrato la
Giornata dell'America latina. Il cardinale
Gantin ha inviato un messaggio in cui
esorta a vivere, in occasione del quinto
centenario della evangelizzazione del
nuovo Mondo che sarà celebrato nel
1992, un periodo intenso di preghiera e
di spiritualità. Il messaggio situa la Gior-
nata nel contesto dell'Anno Mariano, in
cui la Vergine del Magnificat è la guida e
il modello verso la liberazione.
«Carità e nuova evangelizzazione in
America latina» è il tema centrale dei
programmi e delle attività che la Caritas
svilupperà nei prossimi anni a livello
continentale. Tra i maggiori avvenimen-
ti previsti nel piano è da sottolineare il
Xli Congresso Latino americano della
Caritas che si t er rà in Arge ntina nel
1990 a livello locale, nazionale e regiona-
le. Verrà poi ce lebrato in Spagna il Il•
Congresso Latino americano di Teologia
della Carità.
Renzo G iustini
_______ Iniziativa estiva,_ _ _ _ _ _....
ESTATE AL SOGGIORNO DON BOSCO
Fontanazzo (Trento)
Le Opere di las Casas
in una nuova edizione
Sono aperte le iscrizioni per il soggiorno estivo per Cooperatori e
amici della F.S. sulle Dolomiti in Val Di Fassa.
In vista delle celebrazioni dei 500 anni
della prima evangelizzazione d'America,
un gruppo internazionale dì specialisti
sta preparando una nuova edizione criti-
ca delle opere complete di Fra' Bartolo-
meo de las Casas. L'opera, che si com-
porrà di 14 volumi, è di carattere scien-
tifico di divulgazione culturale che ren-
de onore all'instancabile difensore della
dignità e della libertà degli indigeni.
Le vacanze hanno lo scopo di offrire al soci, ai familiari ed amici,
un soggiorno sereno In clima di sana amicizia e spirito salesiano
nella tranquillità di un ambiente sufficientemente confortevole. Gli
animatori provvedono ad organizzare escursioni, incontri formativi
e ricreativi e ad offrire. un opportuno servizio religioso.
Periodo 2-30 luglio, diviso in quattro settimane.
Quota settimanale:
Adulti: L. 235.000.
Bambini (2-4 anni): L 120.000 - (4-8 anni): 180.000.
Bambini (meno di due anni): L. 40.000.
Il 25.mo di fondazione
della Pia Unione Ammalati
Prenotazione: per una o più settimane, a esaurimento di posti.
Non sono disponibili camere singole.
L'Associazione «Pia Unione Ammalati
Cristo Salvezza» festeggia in questi gior_-
ni a Pagani il 25.mo di fondazione. E
INFORMAZIONI: C/o Ufficio nazionale Cooperatori
Via marsala, 42 - 00185 Roma
Tel. 06/4950185 - Lunedì, mercoledì, venerdì - Ore 9,00-13,00.
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oe:
5,...
Spediz. in a bbon. postale • Grup po 2° (70) • 2• quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
Ouindicins/11 di lnformazlon11 11 di cultura religiosa
L'edizione di metà mese del BS il partlcolarmente de-
stinata al Cooperatori Sal11lanl. Direzione e ammini-
strazione: Via della Pleana, 1111 - C.P. 9092 00100
Roma Aurelio - Tel. 69.31.341.
Direttore r11pon11blle: GIUSEPPE COSTA
Redattore: ALFANO ALFONSO Via Marsala, 42 •
00185 ROMA · Tel.: 495.01 .85; 49.33.51.
Autortu. del Trib. di Torino n. 403 del 18 febbraio 1949. - e.e.
Postale n . 2-1355 Intestato a: Direzione General e Opere Don Bo-
lCO Torino. - e .e.P. 482002 Intestato e Dir. Gen. Opere Don
Bosco Roma. - Per cambio d' lndb1zzo Inviare anche !'Indirizzo
p recedente.
MONDO
NUOVO
Giuseppe M. Besuttl
FACCIAMO IL PUNTO
SULLE APPARIZIONI,
MARIANE
...,.::""'I_ Che cosa sono. eche cosa ne pensala Chiesa
Un po' di sloria delle apparizioni
Che cosa pensarne noi?
Ile di ci
16/64
Un prezioso tesoro!
LA FAMIGLIA SALESIANA
DI DON BOSCO
Lettere del Rettor Maggiore
Elle di ci Editrice
LJ no dei frutti più belli da aspettarsi dalla cele-
brazione del centenario della morte di Don Bo-
sco è certamente una consistenza più forte e
uno slancio nuovo per la sua Famiglia.
Rilanciata a partire dal Capitolo Generale
Speciale del 1971 , la Famiglia salesiana sta per
superare la sua fase adolescenziale.
· L'attuale Rettor Maggiore, don Egidio Viga-
nò, vivamente consapevole della sua responsa-
bilità di stimolare i Gruppi e di confortare la
loro comunione e collaborazione, ha intrapreso
un'azione di stimolo dei Salesiani verso i loro
doveri «familiari», un'attività intensa di contatti
e incontri con i Gruppi , e anche un lavoro di ri-
pensamento e approfondimento dell'identità e
del ruolo originale di ogni gruppo nella Fami-
glia. Così ha scrìtto in questi ultimi anni un au-
tentico corpus di lettere che sono diventate per
ogni Gruppo o per l'intera famiglia un punto di
riferimento preziosissimo e sicuro.
Questo volume contiene l'insieme di queste
lettere. Ciascuna interessa non solo il gruppo a
cui viene indirizzata, ma realmente tutti i Grup-
pi, visto che l'appartenenza alla Famiglia e la
«vita di famiglia» suppongono in partenza la co-
noscenza dei fratelli e delle sorelle e la capaci-
tà di apprezzare le ricchezze varie e comple-
mentari del carisma salesiano,