Bollettino_Salesiano_196901


Bollettino_Salesiano_196901

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1.2 Page 2

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IN QUf'STO NUME RO
Il Successore di Don Bosco ai Cooperatori Salesiani
L'indissolubilità come scelta di civiltà
Il Retto, Maggiore nell'Estremo Oriente
Intervista con mons. Trochta
Il Capitolo Generale Speciale delle Figlie di Maria Ausiliatrice
Operazione Mato Grosso n. 2
Adalberto Gare/li (profilo)
Vi presentiamo la Procura Missionaria Salesiana degli Stati Uniti
" Qui siamo proprio in casa nostra »
IN COPERTINA
l"altare di San Giovanni Bosco. che sorge
con imponente grandiosità ed eleganza
di linee nella chiesa che il Santo stesso
eresse a Maria Ausiliatrice cento anni fa
e donde oggi, con la gloria di Maria Au -
slllatrloe, si irradia nel mondo anche
quelle di Don Bosco.
Una delle grandi masse glovanlll che il
Reuor Maggiore ha incontrato a Hong
Kong o In altre città dell' Estremo Orieme
nel suo recente viaggio, del quale diamo
relazione In questo stesso numero.
~

1.3 Page 3

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IL
RETIOR MAGGIORE
AI COOPERATORI
SALESIANI
Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici,
ho la gioia di presentarvi l'augurio della Famiglia
Salesiana per il nuovo anno, mentre sono appena ri-
tornato a Torino da un lungo viaggio compiuto in
Estremo Oriente.
Ho nel cuore il ricordo di tanti Confratelli incon-
trati e dell'immenso lavoro missionario che essi stanno
svolgendo in quei Paesi: dall'India alla Corea, dal
Viet Nam alle Filippine, dalla ThaiCandia al Giap-
pone, alta Cina.
Ma vi debbo dire, e voi potete comprendere con
quale senso di gratitudine, che in tutti i Paesi deTL'Oriente
ho sentito anche, e viva e benedetta, la vostra presenza.
A ogni sosta mi si mostravano opere sostenute dalla
vostra carità: orfanotrofi, lebbrosari, scuole professio-
nali, ospedali, scuole e grandi realizzazioni dei nostri
missionari, frutto dell'aiuto generoso da voi ricevuto.
Ho, visto e quasi misurato con gli occhi la estensione
geografica della nostra famiglia, ma mi ha colpito
più ancora la forza della carità che ci tiene uniti, ci
fa aiutare vicendevolmente e costituisce il sostegno più
efficiente della nostra opera. P~r questa esperienza io
comprendo più chiaramente la parola che Don Bosco
scrisse al termine della sua vita, rivolgendosi ai Coo-
peratori; « Senza la vostra carità io avrei potuto
fare poco o nulla... Con la vostra carità abbiamo sta-
bilito le Missioni sino agli ultimi confini della terra e
inviato centinaia di operai evangelici a estendere e
coltivare la vigna del Signore».
Del resto, L'impressione che ho riportato da questa
visita ai Paesi delL'Estremo Oriente, convalida quella
che ho ricevuto in tutti gli altri miei viaggi. Ormai
posso çlire di aver visitato gran parte della Congre-
gazione, dall'Europa alfe due Americhe, dal vicino
al più lontano Oriente.
È un campo di apostolato dai confini illimitati e
dappertutto ho trovato presenti i Salesiani e le Figlie
di Maria Ausiliatrice Per compiere, soprattutto tra
la gioventù, la missione che ci è stata lasciata in ere-
dità da Don Bosco.
Con caratteristiche diverse, secondo i diversi am-
bienti, ho costatato che il compito è ovunque identico
e che le direttive apostoliche ed educative di Don Bosco,
animate dallo spirito e dagli orientamenti del Con-
cilio, sono quanto mai idonee a risolvere i problemi
dei giovani del nostro tempo in tutto il mondo.
La fiducia in Dio e l'aiuto della Madonna Ausi-
liatrice sorreggono il nostro sforzo e dappertutto, ve lo
posso assicurare, nonostante i turbamenti che sconvol-
gono qua e la vita dei popoli, ho trovato un atteg-
giamento di ottimismo responsabile e generoso da parte
di Confratelli e Figlie di Maria Ausiliatrice. Essi
sanno che voi siete loro vicini con la vostra solidarietà
e col vostro aiuto e ciò accresce in tutti sicurezza e fi-
- ducia nel loro lavoro.
Si è chiuso un secolo di vita
Naturalmente, se mi ritorna spontaneo il ricordo di
quanto ho visto visitando le Case Salesiane nel mondo,
il pensiero si raccoglie anche su quanto abbiamo vis-
suto con intensa partecipazione di fede a Torino du-
rante lo scorso anno. Qui le celebrazioni del Centenario
della Basilica di Maria Ausiliatrice sono state al centro
di ogni avvenimento e io rivedo il tempio vibrante di
pietà per gli ininterrotti pellegrinaggi, rivivo le gior-
nate dei Cooperatori, degli Exallievi e delle Exallieve,
dei Giovani Cantori, degli ammalati, delle scuole, deg[i
oratori e delle parrocchie, con un ripetersi e un variare
continuo di toni nel1a devozione verso la Madonna;
ripenso al concorso mariano tra i giovani e le giovani
d'Italia concluso a Torino, alla partenza del volontari
per I' America Latina, alla inaugurazione della Mo-
stra salesiana, vera sintesi dell'opera che ho visto di-
latata nel mondo; risento ancora l'eco delle solenni
funzioni religiose culminate nella data centenaria del
9 giugno. Più che la commemorazione di un fatto
passato, la nostra è stata una celebrazione che con le
folle dei devoti accorsi a Valdocco, ha segnato il ver-
tice della devozione mariana, e ci ha dato le propor,
zjoni reali ed esaltanti del culto e dell'amore che Don 1

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Bosco da Valdocco ha promosso nel mondo 11erso
Maria Ausiliacrice.
L'B dicembre scorso, nella solennità dell'Immaco,
lata, che ricorda l ' inizio dell'Opera di Don Bosco,
si sono chiuse le feste centenarie con una solenne con-
celebrazione presieduta dal nostro Em.mo Cardinale
Arcivescovo Michele Pellegrino, e la nostra famiglia,
riconfortata da questo grandioso atto di devozione
verso Maria Ausiliatrice, ha incominciato con rinno,
vato impegno di fede un nuovo secolo di tlita della
sua storia.
"Noi abbiamo
una grande impresa tra mano"
Quest'anno, infatti, e precisamente il mar-
zo 19l>9, si compiranno 100 anni dall'approvazione
ufficiale della Congregazione Salesiana da parte della
Chiesa. Sarà /atta a suo tempo, sul Bollettino Sale-
siano stesso, la rievocazione di questo avvenimento,
ma non posso tralasciare di segnalarlo a voi che siete
parte integrante della nostra Famiglia. Don Bosco
aveva raccolto attorno a sé giovani collaboratori e li
aveva chiamati salesiani /in dal 1859, li aveva or-
ganizzati, aveva dau, loro uno spirito e tracciata una
missione. Esigenze dt vita e, più ancora, il senso ec-
clesiale che nutriva nella sua 11isione soprannaturale
delle cose, lo indussero ad adoperarsi con tutte le
forze perché la Chiesa approvasse presto e in termini
solenni e definitivi la sua istituzione. Possiamo vera-
mente dire che cielo e terra abbiano posto mano ad
un'impresa che sembrava temeraria: Don Bosco ot•
tenne l'approvazione e quel « primo sigillo» che do-
veva dare, col riconoscimento giuridico, la 11era fOTZl1
alla sua Congregazione .
Il Santo, parland-0 ai confratelli in quella occasione,
disse: « La Chiesa ha parlato... la nostra Congrega-
zione è approvata... formiamo una società, un corpo
visibile... tutto il mondo ci osserva e la Chiesa ha
diritto all'opera nostra». E aggiungeva poi con senso
di responsabilità e di fede: « Noi abbiamo una grande
impresa tra mano. Dio è con noi». Di fronte alle dif-
ficili condizioni spirituali del nostro tempo, mentre la
Chiesa ripete, soprattutto attraverso il Concilio, l'ap-
pello a un impegno totale da parte di tutto il popolo
di Dio, io sento con voi, con i Salesiani e con le Figlie
di Maria Ausiliatrice, che noi dobbiamo -proseguire
la << grande impresa» di Don Bosco e portare in essa
la stessa coscienza di una grave responsabilità e la
stessa fiducia in Dio.
Riconoscendo la Congregazione un secolo fa, la
Chiesa la preparava non solo alle necessità di quel
momento, ma più efficacemente ancora a quelle del
futuro.
Dar fiducia ai giovani e farli lavorare
L'elenco delle nuove opere iniziate lo scorso anno e
che, secondo la consuetudine, dovrei illustrarvi, è piut-
tosto esiguo, soprattutto se confrontato con il crescente
numero di richieste che ci perviene da tutti i paesi.
2 Ma, come vi dicevo già all'initio del 1968, noi ci
siamo proposti in questo momento di attendere all'opera
di consolidamento delle nostre opere e alla formazione
del nostro personale, dopo la forte spinta alla espan-
sione verificatasi nel periodo postbellico.
Proprio la responsabilità del nostro impegno aposto-
1ico attuale esige questa pausa di riflessione e di raf-
forzamento interno: a tale intento, anzi, quest'anno si
sono tenuti tre importanti convegni di Ispettori rispetti•
vamente a Bangalore in India per tutto l'Oriente; a
Como per l'Europa, gti Stati Uniti, L'Australia e
l'Africa; a Caracas per il cominente latino-americano.
In essi è stato fatto un approfondito esame della nostra
missione, soprattutto in relazione alle nuove esigenze
dei tempi e alle nuove direttive conciliari, e sono stati
fissati concreti obiettivi di attività e orientamenti spiri-
tuali ed educativi.
Ad assecondare l'iniziativa presa dalla Congrega-
zione al su.o 11ertice, c'è stato poi un moltiplicarsi a tutti
gli altri livelli, e in tutto il mondo, di altre attività
tendenti alla qualificazione del personale, allo studio
delle situazioni, al rinnovamento di metodi e strutture,
all'animazione di movimenti apostolici.
Anche per quanto riguarda direttamente i giovani
si è proceduto con lo stesso criterio, ri11olto alla loro qua-
lificazione per l'apostolato laico, e si potrebbe presen•
tare un quadro veramente ampio e confortante delle
esperienz.e nuove e rinnovate che si sono fatte.
Per semplice accenno, posso dire che sono stati te-
nuti corsi per il miglioramento e l'incremento della
catechesi in tutte le sue forme, per la preparaz.ione dei
dirigenti di associazione e per gli animatori di atti11ità
varie, da quelle dell'apostolato genericò a quelle del-
!'oratorio, dei cinedibattiti, dello sport, ecc.; si sono
prDmosse giornate di orientamento vocazionale, che
hanno avviato molti giovani alla vita sacerdotale e
religiosa, e sono stati svolti corsi di interesse missio-
nario con proficui risultati per questo settore sempre
stimolante delle generose energie giovanili.
Mi risulta anche, e lo costato con gioia, che varie
iniziative sono state promosse tra i giovani nel quadro
dei Cooperatori e degli Exallievi, con un sensibile
sforzo di ringiovanimento nel campo degli apostolati
sociali .
Dar fiducia ai giovani e farli lavorare, con la sod-
disfaz.iorte di servire all'interesse concreto di una grande
causa, è il segreto per suscitare e incanalare le loro forte
e per risolvere i loro problemi. Come successore di Don
Bosco non so prendere e consigliare altro atteggiamento,
e vorrei che la nostra Famiglia rinnovasse con la pro-
pria convinzione e con l'esempio delle opere, questo
messaggio sempre attuale e vivo del nostro Santo,
contro la sterile condanna o lo smarrimento di molti,
oggi, di fronte alle inq_uietudini dei giovani.
L'Eucaristia:
il più efficace mezzo di educazione
Concludo questa lunga conversazione con voi, quasi
a prolungamento degli incontri con i Cooperatori e le
Cooperatrici di canti paesi, presentandotli per il 1969

1.5 Page 5

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quella che con Don Bosco continuiamo a chiamare la
« Strenna ».
« Il Mistero Eucaristico impegna tutta la Comunità
dei fedeli e reclama da ogni singolo fedele un ossequio
personalissimo e vitale ».
Alla luce di queste parole di Paolo VI facciamo
dell'Eucaristia e della nostra vita eucaristica:
il Centro della Comunità educativa
l'anima della vita familiare
la fonte e il sostegno della nostra testimonianza e
del nostro apostolato.
Il Concilio ha ripetutamente messo in evidenza come
l'Eucaristia sia il centro della vita della Chiesa e io
ho inteso richiamare tutta la nostra Famiglia a questa
realtà, preparati come siamo a intenderla da tutto
l'insegnamento e l'esempio di Don Bosco.
Ho posto l'accento sopra il carattere sociale dell 'Eu-
caristia, perché tutta la nostra vita, tanto nei nostri
Istituti e oratori come nelle parrocchie, tra i Coopera-
tori e gli Exallievi, si viene svolgendo in modo comu-
nitario. Vorrei che l'Eucaristia fosse veramente il prin-
cipio di unione fra tutti , l'anima della carità e il so-
stegno di tutte le nostre opere di apostolato.
Non sto a tracciare programmi particolari di azione,
che voi troverete nelle vostre stesse parrocchie e nelle
vostre associazioni: in queste vi esorto a inserire la
vostra presenza. Desidero solo richiamare im'afferma-
zione del Concilio che mette a fuoco l'importanza e
L'urgenza del nostro tema e il nostro modo particolare
di presentarlo:
« Non è possibile che si formi una comunità
cristiana se non avendo come radice e come car-
dine la celebrazione della santa Eucaristia, dalla
quale quindi deve prendere le mosse qualsiasi edu-
cazione tendente a formare lo spirito di comunità.
E la celebrazione eucaristica a sua volta, per essere
piena e sincera deve spingere sia alle diverse opere
di carità e al reciproco aiuto, sia all'azione missio-
naria e alle varie forme di testimonianza cristiana »
(Presb. Ord. n. 6).
Queste parole del Concilio sono un solenne richiamo
che corrisponde alle esigenze sia di tutta la famiglia
salesiana che delle singole comunità in cui essa si ar-
ticola per il mondo.
Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici,
con gli auguri per un nuovo anno apportatore a tutti
di vera gioia, vi assicuro la mia preghiera a Maria
Ausiliatrice e a San Giovanni Bosco. La famiglia sa-
lesiana tutti i giorni ha per voi un ricordo particolare
nelle preghiere di ogni comunità. Anche per questo
vincolo spirituale voi siete uniti a noi nel nostro lavoro
e partecipate al merito e ai frutti del nostro apostolato.
Il Signore sia sempre con voi e faccia scendere le
più larghe benedizioni sulle vostre famiglie e su tutte
le vostre attività.
DON LUIGI RICCERI
Rettor Maggiore
NUOVE FONDAZIONI 1968
Salesiani
EUROPA
ITALIA - Bardolino (Verona): Scuola media
di orientamento all'apostolato.
OLANDA - Nimega : Studentato Teologico e
Filosofico.
MALTA - Dingli: Aspirantato e Oratorio.
SPAGNA - Armunia (Le6n): Aspirantato per
Coadiutori con scuole ginnasiali e profes-
sionali.
Ba dajoz: Scuole elementari e secondarie.
Le 6n : Casa lspettoriale e Centro Vocazioni.
Logrono: Studentato Filosofico e Aspiran-
tato.
Siles (Jaén): Scuole professionali e Oratorio.
AMERICA
ARGENTINA - Bahia Bianca : « Profesorado
Juan XXIII».
BRASILE - Campos do Jordao: Casa di ri-
poso e di Esercizi spirituali.
COLOMBIA - Funza : Aspirantato con scuole
medie e superiori.
Popayan: Scuole elementari e avviamento
professionale.
ECUADOR - Quito: Scuole secondarie e pro-
fessionali.
ASIA
IN DIA - Maligaon (Gauhati): Scuole profes-
sionali.
M adras- Kilpauk: Casa ispettoriale, editrice.
Tirupattur (Madras): Scuola apostolica;
ginnasio.
Figlie di Maria Ausiliatrice
EUROPA
ITALIA - Forette (Verona), Ri valta (Torino),
Ro mano Canavese (Torino): Scuola ma-
terna, Oratorio festivo e Ope_re parrocchiali.
SPAGNA - Vigo (Pontevedra): Giardino d'in-
fanzia per bimbi di operai.
AFRICA
MOZAMBICO - Lourenço Marques: Casa-
Famiglia per giovani artigiane e studenti.
AMERICA
ARGENTINA - Cordoba : Oratorio e Catechismi.
BRASILE - ltapevi (S. Paulo): Scuola elemen-
tare rurale.
Cucui (Nord Amazzonia): Casa Missione
con scuola elementare, Oratorio, Catechesi,
Ambulatorio.
PARAGUAY Puerto Presidente Stroess-
ner : Scuola domestica professionale, Ora-
torio, Catechismi, Opera sociale familiare.
STATI UNITI Palmdale (California): Dire-
zione scuola parrocchiale.
3

1.6 Page 6

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Questo secondo articolo sul di-
vorzio fa seguito al primo comparso
sul numero di aprile del 1968. In
quello il divorzio era considerato
dal punto di vista religioso e mo-
rale, in questo è presentato sotto
un aspetto prevalentemente civile
e sociale. I nostri Cooperatori sono
invitat i a farne argomento di attenta
riflessione per prepararsi all'opera
di illuminazione che tutte le Asso-
ciazioni di apostolato stanno svol-
gendo in difesa dei valori umani
e cristiani dell'amore coni ugale
I1 tema del divorzio è fra quelli
più largamente dibattuti nel nostro
paese, e con particolare intensità
ùa alcuni anni a questa parte, in re-
lazione ai rinnovati tentativi di in-
trodurre nella legislazione italiana
norme che, più o meno largamente,
deroghino al principio dell'indissolu-
bilità del matrimonio, a un principio,
cioè, che nemmeno i governi laicisti
e anticlericali di fine Ottocento osa-
rono disattendere, consapevoli come
erano del fatto che l'indissolubilità
era sentita come un valore della co-
scienza popolare, per ragioni religiose
non meno che per considerazioni di
ordine civile e sociale.
La legislazione, tuttavia, non è e
non può essere immobile, tanto meno
in un paese democratico. Anche per
l'Italia pone dunque il problema
se confermare l'attuale disciplina o
modificarla
prevalente
per
nei
paaellsiineoacrlcaideantaqlui.ellta
per altro facile .rilevare che il pro-
blema non è di ordine quantitativo
ma qualitativo: non si tratta di fare
una valutazione statistica dei paesi
che hanno o non hanno il divorzio,
4 ma di valutare se per la società ita-
L'AMORE CHE DURA VALE PIÙ DELL'AMORE CHE I\\
l1INDISS
COME SCELTA
DI CIUlllft

1.7 Page 7

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)N DURA
llUBIUlff
di Giorgio Campanini
liana di oggi rinunziare all'indissolu-
bilità del matrimonio sia un bene o
un male, un passo in avanti o un passo
indietro.
Una simile valutazione non può
essere evidentemente circoscritta ai
soli giuristi o ai soli politici: la fa-
miglia è una realtà che tocca indistin-
tamente tutti i àttadini; spetta dunque
a loro fare una scelta, nei limiti che
più avanti vedremo, a favore o
contro l'indissolubilità. È una scelta
che tocca non soltanto la legge ma
riguarda intimamente il costume e
la vita stessa di un popolo; è dunque
una scelta di civiltà, la decisione per
un tipo di società in cui si dia la
preminenza a taluni valori piuttosto
che agli altri.
Nel caso in questione occorre de-
cidere se iJ presunto diritto alla felicità
di alcuni - e cioè di coloro che per
una ragione o per l'altra hanno visto
fallire il loro matrimonio - debba
avere la prevalenza sui diritti di altri:
dei co11iugi che vivono la loro espe-
rienza coniugale in mutuo amore
e in mutua fedeltà; dei figli, che hanno
diritto all'amore di coloro che li
hanno generati; della società, che
trova in una famiglia stabile il fonda-
mento stesso del suo libero progredire.
L'indissolubilità
è veramente un valore 7
Il primo e fondamentale interro-
gativo che si pone in relazione a
questa scelta di civiltà è se l'indis-
solubilità del vincolo coniugale sia
un valore; se cioe il matrimonio che
sa durare nel tempo sia superiore a
quello che si dissolve nel tempo; se
la totale e definitiva dedizione di una
persona all'altra persona, sia superiore
a una donazione passeggera e provvi-
soria, fatta e ricevuta con la riserva
di esperimentare più tardi una di-
versa dedizione.
In parole più semplici, la domanda
che dobbiamo rivolgerci è la seguente:
che cosa si intende per << matrimonio
riuscito >l ? Quello che vede i coniugi
fedeli l'uno all'altro nella buona e
nella cattiva fortuna; o quello che,
di fronte alle crisi che incrinano
l'amore coniugale, altro non sa fare
che proclamare il proprio fallimento?
La risposta, ci sembra, non consente
dubbi. Ed è significativo che anche
coloro che sono favorevoli al divorzio
rion abbiano dubbi nel dichiarare che il
matrimonio che si realizza come fedele
comunità di amore è superiore a quello
che non sa resistere alla prova del tempo.
Non a caso il divorzio è sempre
rappresentato come un ripiego, come
un tentativo di porre riparo in qualche
modo al fallimento di tanti matri-
moni, come una concessione fatta
a chi, dopo aver giocato e perduto
aJ tavolo del matrimonio, chiede di
poter giocare una seconda o una terza
carta... Su un punto, dunque, vi
è un accordo sostanzialmente una-
nime fra divorzisti e antidivorzisti:
l'amore che dura vale di pilÌ dell'amore
che non dura. Ci sembra, questo, un
punto degno di essere sottolineato
con particolare vigore, perché è
partendo di qui che può essere data
una risposta all'altro fondamentale
interrogativo che ne consegue, se
cioè la società debba tutelare con le
sue leggi l'amore che dura o debba
invece preoccuparsi soprattutto del-
)'amore che non dura. Il problema,
non più soltanto morale ma in questo
caso sociale, è quello di sapere quale
di questi due tipi di matrimonio sia
degno di essere proposto come mo-
dello alla comunità.
Il modello di matrimonio
Non a caso abbiamo parlato di
« modello di matrimonio •>· È bene
affrontare il probiema con estrema 5

1.8 Page 8

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chiarezza. Da parte dei fautori del
divorzio si sostiene che non si pensa
in alcun modo di impedire a quanti
credono nell'indissolubilità e la vi-
vono, di continuare ad attenersi ai
loro convincimenti, liberi gli altri di
regolarsi in modo diverso. Ma è
illusorio pensare che in una società
possano contemporaneamente e a
lun~o coesistere insieme diverse ed
anzi opposte visioni del matrimonio.
Il divorzio (l'esperienza dei paesi di-
vorzisti è al riguardo illuminante)
non tocca soltanto le coppie che divor-
ziano, ma tutti i coniugi, anzi tutta la
società, perchè già ai gio·vani fidan-
zati si presenta un tipo di matrimonio
che è intimamente, stmtturalmente, di-
verso nei paesi divO'T'zisti e in quelli
che non lo sono.
Non è un caso, del resto, che nella
vicina Francia non abbiano mai avuto
accoglimento le proposte dirette a
consentire ai giovani, prima di con-
trarre il matrimonio, di scegliere fra
un matrimonio dissolubile o un matri-
monio indissolubile. Anche in Italia,
è bene sottolinearlo, nessun divorzista
pensa di poter consentire a tale li-
bera scelta. Il modello di matrimonio
che si propone alla società italiana
è dunque quello del matrimonio dis-
solubile (anche se poi di fatto non si
dissolverà) e non più quello del ma-
trimonio indissolubile.
Siamo di fronte a due concezioni del
•·Nessuno nega che un numero di divoriiati
eccessivamente maggiore dei coniugati e celibi
non termìni la vita con il suicidio;
che un numero poco minore di divoriiati
non finisca con l'impazzire;
che il tributo pagato dai d ivorziati al deliuo
non sia maggiore in ambo i sessi
di quello pagato dalle altre categorie di petsone...'0
6
Enrico Morselli, modico positivista
matrimonio che non possono contem- come eccezionalissima concessione -
poraneamente coesistere: o si sceglie non abbia rapidamente assunto dimen-
l'una o si sceglie l'altra. Ciò merita sioni progressivamente crescenti, al
di essere sottolineato nei confronti punto da indurre psicologi e sociologi
di coloro che ritengono che la propria a lanciare un grido di allarme e a ri-
famiglia non sia toccata da un'even- chiamare i legislatori alle loro respon-
tuale scelta legislativa a favore del sabilità.
divorzio. Non sono soltanto le coppie Su questo punto, soprattutto, oc-
che divorziano a seguire una diversa corre che l'opinione pubblica ri-
concezione del matrimonio; ma è fletta e mediti, senza lasciarsi co-
tutta intera la società che fa propria gliere dalla suggestione dei casi
la concezione divorzista: una volta particolari (ma senza rinunziare a
fatta quella scelta, chi non divorzia prospettare 1 necessari correttivi del-
dovrà necessariamente porsi in an- l'attuale legislazione diretti a ren-
titesi, come avviene appunto nei dere per quanto possibile meno
paesi divorzisti, con il modello di ma- drammatiche queste situazioni). È
trimonio prevalente in quella società. una riflessione tanto più necessaria
Non è dunque una questione di se, come da molte parti si auspica,
poco conto, quella che si sta agitando questo intricato nodo del divorzio
in Italia in questi anni. La scelta a sarà affidato per il suo scioglimento
favore o contro l'indissolubilità non al libero e responsabile voto popo-
tocca soltanto questa o quella famiglia, lare, da esprimersi attraverso un
ma le investe tutte e perciò esige una referendum. Non si tratta di conte-
responsabilità e una scelta di tutti. stare le prerogative del Parlamento nè
di rifiutare gli istituti rappresentativi,
ma di riaffermare, il diritto che ogni
Divorzio e opinione pubblica
cittadino ha di essere consultato su
un problema che tocca da vicino la
È dunque di fondamentale impor- sua coscienza e la sua stessa quoti-
tanza che tutti i cittadini abbiano diana esistenza. Su punti di questa
chiara visione dei reali termini di delicatezza non possono essere accor-
un problema che, lo ripetiamo ancora date deleghe in bianco ai legislatori,
una volta, interessa tutti, quelli che nemmeno ad un Parlamento demo-
intendono divorziare come quelli che cratico. Non a caso, del resto, la
non intendono farlo, coloro che sono stessa Costituzione prevede l'istituto
sposati e coloro che non lo sono, che del referendum, indica cioè il mezzo
non lo sono ancora o che non lo per realizzare le condizioni di una
saranno mai.
scelta autenticamente popolare in
Nasce di qui l'importanza di una cui i cittadini possano liberamente
maggiore consapevolezza da parte
dell'opinione pubblica dei valori che
sono in gioco. Si tratta di domandarsi
quali beni deriverebbero alla società
italiana dal divorzio (ammesso che
ve ne siano) e quali mali ne consegui-
rebbero; quali problemi il divorzio
dichiarerebbe chiusi (posto che ve ne
siano) e quali invece esso lascerebbe
aperti; a quante coppie darebbe una
vera o supposta felicità e di quante
coppie, e soprattutto di quanti figli,
sanzionerebbe l'infelicità. E soprat-
tutto occorre sapere guardare, al di
là dei pur dolorosi casi particolari,
al bene della comunità e soprattutto
dei giovani. Chi non vorrebbe ve-
dere risolte talune situazioni dram-
matiche che innegabilmente vi sono ?
Ma il problema vero - che è pro-
blema sociale, non individuale -
consiste nel valutare se risolvere
un certo numero di situazioni dolorose
non significa creare contemporanea-
mente un numero assai maggiore di
altre situazioni dolorose.
L'esperienza dei paesi divorzisti
testimonia del resto che il «piccolo
divorzio» è un'illusione. Non vi
esprimersi, soprattutto quando, come
in questo caso, sono in gioco valori
fondamentali che tutti, dotti e in-
dotti, possono facilmente valutare.
In attesa che la legge che istituisce
il referendum possa essere approvata,
quanti credono , che l'indissolubilità
è un bene da difendere e da pro-
muovere hanno il dovere di far
sentire la propria voce, ciascuno nel
proprio postò di responsabilità, ma
sempre nella consapevolezza che la
questione del divorzio non si ri-
solve solo sul piano delle leggi ma
anche su quello del costume. A
nulla varrebbe, infatti, mantenere
in vigore leggi che non fossero sentite
come un valore della coscienza po-
polare. ln questo senso, operare per
la crescita spirituale, morale, civile,
delle famiglie è il primo dovere di
tutti, venga o non venga il divorzio:
se non verrà, perchè la famiglia
italiana sappia vivere sino in fondo i
valori dell'amore coniugale; se di-
sgraziatamente verrà, perchè la fa-
miglia sappia essere fedele alla sua
vocazione, al di là e, se necessario,
anche contro le leggi.
è paese in cui il divorzio - nato sempre
GIORGIO CAMPANINI

1.9 Page 9

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IL
RETTOR MAGGIORE
NELL1ESTREMO
ORIENTE
I I 24 ottobre scorso il Rettor Mag-
giore ha iniziato il suo quinto viag-
gio extra-europeo. È stato uno dei
viaggi più lunghi. Il Superiore ha
voluto affrontarlo per amorn di tanti
figli di Don Bosco che donano la
propria vita nelle terre di Missione
dell'Estremo Oriente.
Fine principale: incontrarsi con
i direttori e parroci delle opere sale-
siane di Hong Kong, Macao, For-
mosa, Corea, Thailandia, Viet Nam,
Giappone, Filippine, che si erano
radunati a Hong Kong. Dopo gli
esercizi predicati da don Gaetano
Scrivo, Consigliere per la Pastorale
Giovanile, era in programma un
Convegno di studio, presieduto dal
Rettor Maggiore.
Già durante la lunga trasvolata da
Roma a Hong Kong il Successore di
Don Bosco ebbe modo di incontrarsi
con alcuni dei suoi figli. Allo scalo
di Bombay, nonostante l'ora mattu- 7

1.10 Page 10

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tina - le cinque locali -, erano ad
attenderlo numerosi salesiani delle
case vicine. A :Bangkok l'ora più
comoda vide raccolti i salesiani e le
Figlie di Maria Ausiliatrice per sa-
lutare il Padre.
All'arrivo a Hong Kong fu una
festa di cuori, tra grida e canti di
gioia, che lasciarono ammirati gli
altri viaggiatori e la folla in attesa.
Il saluto ufficiale lo ebbe nella vicina
Tang King Po School di Kowloon,
la città gemella che sorge di fronte
a Hong Kong: l'opera salesiana, che
comprende scuole elementari, me-
die, tecniche con oltre 1700 allievi,
è un munifico dono del cinese Tang
Kin~ Po, non ancora cristiano, che
il Signore poi premiò con il dono
della fede.
L'indomani, festa di Cristo Re,
il Rettor Maggiore si portò alla
St. Louis School, la prima casa
salesiana di Hong Kong in ordine
di fondazione, che oggi ospita una
grande scuola, dalle elementari fino
a!Je soglie dell'università, con circa
1800 allievi. Qu_i il Superiore ebbe
la gioia di amministrare il battesimo
a undici a!Jievi.
Fu poi in episcopio per una visita
di cortesia a monsignor Lorenzo
Bianchi del P.Ll\\1.E. e al suo Ausi-
liare monsignor Francesco Ilsu.
Nei tre giorni seguenti, 28-29-30
ottobre, don Ricceri presiedette il
convegno degli Ispettori e dei Diret-
tori dell'Estremo Oriente, con la
partecipazione di don Bernardo To-
hill, Consi~liere Regionale per le terre
di lingua mglese, e di don Scrivo.
L'assemblea fu onorata dall'ina-
spettata visita d_i S. E. il Pro-Nunzio
mons. Luigi Accogli, che volle rivol-
gere all'Assemblea la sua parola di
saluto e di incoraggiamento, come
rappresentante del Papa.
Nella mattinata del 3t ottobre il
Rettor Maggiore fece una visita
lampo ad alcune opere salesiane di
Hong Kong: l'aspirantato di Shau-
kiwan; l'immensa "Salesian School
Don Rinaldi", con circa 3000 allievi
esterni e 150 interni; il Tang King
Po College, altra opera lasciata ai
salesiani nel testamento dal muni-
fico benefattore cinese, con oltre
1ooo allievi; la St. Anthony School,
affiancata alla omonima parrocchia,
con circa 1600 allievi nelle varie se-
zioni.
È una marea di gioventù - ha
d_etto il_ Retto_r :Vlaggiore. al .suo
rientro ui patna - che st assiepa
nelle nostre scuole per istruirsi.
Hong Kong, come in genere tutta
l'Asia, ha la passione della scuola e
8 offre lo spettacolo di una gioventù
Macao
Dopo la conferenza
ei Salesiani.
11 ••dialogo..
Seoul (Corea)
Alrae1opono:
Exalllevl ed Exalrleve
attorno
al Rottor Maggiore.
Coloane (Macao)
Un ricordo
e un son-iso
per ì poveri lebbrosl
KokubunJl (Giappone)
Continua la
lradizione musicale
d, mons. C,maul

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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che è sommamente interessata a mi-
gliorare il suo livello culturale».
Per venire incontro a questa esi-
genza, i salesiani a Hong Kong si
dedicano in modo speciale all'atti-
vità scolastica, coadiuvati in questo
da due gruppi di Cooperatori che
gestiscono due moderne scuole.
<< Le scuole salesiane di Hong
Kong sono efficienti - l'afferma-
zione è ancora del Rettor Maggiore
- e sono di una efficienza tale che,
per chi viene dall'Occidente, costi-
tuiscono una sorpresa, una bella
sorpresa ►>.
Nel pomeriggio dello stesso 31 ot-
tobre, don Ricceri partiva per Macao
su uno dei veloci aliscafi che in poco
più di un'ora uniscono la colonia
britannica alla provincia portoghese.
Al molo era ad attenderlo il Ve-
scovo diocesano, mons. Paolo Ta-
vares, con i salesiani, le Figlie di
Maria Ausiliatrice e i rappresentanti
delle varie opere e associazioni.
Passò poi, festeggiatissimo, nei
tre grandi collegi: al Colle~io Don
Bosco potè avere un saggio della
famosa corale dei 70 Piccoli Cantori,
noti in città per i concerti dati nel
Liceo Nazionale di Macao.
La sera stessa si recò nell'isola di
Coloane per visitare una delle realiz-
zazioni sociali più caratteristiche e
più umane che la Congregazione
attua in Estremo Oriente: il lebbro-
sari-o "Villaggio dell'Addolorata".
Fino a qualche tempo fa era un
luogo di desolazione e di morte, ma
l'opera di uno zelante sacerdote sale-
siano, don Nicosia, ha trasformato
lentamente la tragica situazione di
quella povera gente, sia dal lato psi-
cologico e religioso che da quello
igienico e sociale. Si è creato un vil-
laggio-famiglia, che si muove intorno
al sacerdote, considerato vero padre
di tutti e coadiuvato nel suo aposto-
lato da due suore e da due volontarie
di Don Bosco. Queste ultime, giunte
nell'isola come lebbrose e guarite
perfettamente, hanno voluto rima-
nere a servire i fratelli lebbrosi.
«Sono arrivato al lebbrosario mol-
to tardi, verso le dieci di sera -
raccontò com.mosso il Rettor Mag-
giore - e mi hanno accolto con i
mortaretti! E poi, durante l'acco-
glienza, hanno fatto anche una
scena teatrale, in costume manda-
rinale: tutti lebbrosi che agivano ·e
con un brio, una spigliatezza che
non avrei mai immaginato. Ma la
cosa che più mi ha colpito è stata la
santa Messa. Ho celebrato nella chie-
sa del .lebbrosario, alla presenza di
tutti i lebbrosi, eccetto pochi che non
potevano muoversi. Alcuni erano in
condizioni veramente impressionanti.
Uno è venuto a far la comunione
camminando sulle ginocchia... Can-
tavano e pregavano con una devo-
zione che commoveva e la comunione
è stata generale. Le ore trascorse in
quel lebbrosario furono tra le più
edificanti e impressionanti del mio
lungo viaggio >}.
Le due giornate seguenti misero
a dura prova la resistenza fisica del
Superiore già provato dalla fatica:
a Macao prima e poi nuovamente ad
Hong Kong fu un susseguirsi di vi-
site ad altri istituti (particolarmente
familiare quella fatta allo studentato
filosofico di Cheung Chau, dove si
trovano le nuove speranze per l'av-
venire salesiano in quelle terre), con-
ferenze a gruppi di Salesiani e di
Figlie di Maria Ausiliatrice, visite
di cortesia a varie autorità...
Le giornate di Hong Kong vennero
concluse con una grandiosa accade-
mia di addio presso l'Aberdeen
Technical School, vasto complesso
di scuole professionali con 550 al-
lievi, tutti interni: in nome degli
xI .ooo giovani delle Case Salesiane
di Hong Kong, i ragazzi di Aber-
deen manifestarono la loro ricono-
scenza al successore di Don Bosco
con danze folcloristiche, canti clas-
sici e recitazioni. Poi gli offrirono
in ricordo una artistica "barca del
dragone".
Subito dopo, una simpatica cena
"alla cinese", offerta dagli Exallievi,
obbligò don Ricceri a destreggiarsi
con i famosi bastoncini per il riso.
La seconda tappa del viaggio portò
iJ Rettor Maggiore in Corea. Allo
scalo di Taipei, a Formosa, un bel
gruppo di Cooperatori accompagnati
dal direttore della Salesian School,
erano all'aeroporto per "incorona-
re" il Superiore secondo l'uso ·orien-
tale, e ricevere la benedizione di
Maria Ausiliatrice. A Seoul era ad
attenderlo una vera folla di ragazzi
e di adulti in festa, che lo scortarono
fino alla parrocchia S. Giovanni Bo-
sco, una delle più fiorenti della capi-
tale sud-coreana.
Qui il Rettor Maggiore potè ren-
dersi conto del provvidenziale lavoro
che i salesiani svolgono tra la popola-
zione, << gente buona, molto dispo-
nibile e aperta alla conversione».
Non potè visitare, per mancanza di
tempo, la parrocchia S. Francesco di
Sales, l'incipiente Centro Giovanile
Don Bosco, ricco di svariate attività
assistenziali, e l'Istituto di Kwanju,
che è la prima e più grande opera
nostra in Corea con circa 1700 allievi.
Trovò tuttavia modo di dedicare
una parte della breve giornata ai figli
prediletti dello Studentato salesiano,
dove superiori, studenti di teologia
e di filosofia e novizi diedero sfogo
a tutta la loro gioia.
La caratteristica del lavoro sale-
siano in Corea, che è balzata subito
agli occhi del Rettor Maggiore, è
la povertà: <• Noi laggiù - sono
sue parole - lavoriamo in mezzo
al popolo. Sarebbe interessante poter
vedere in qualche sequenza cinema-
tografica come vivono, specialmente
nelle parrocchie, i nostri salesiani.
In quale povertà! Direi, in condi-
zioni che sono sotto la povertà>>.
All'aeroporto di Tokyo, sei bim-
bette in sgargianti kimono presen-
tarono al Rettor Maggiore grandi
mazzi di rose e crisantemi, tra gli
applausi di un centinaio di salesiani
e di Figlie di Maria Ausiliatrice: fu
il primo saluto del Giappone al
Successore di Don Bosco, la sera
del 4 novembre.
La visita prese l'avvio da un'opera
che ha reso meritatamente famosi i
salesiani in Giappone: l'Editrice Don
Bosco, che in circa vent'anni di vita
_si è acquistata tante benemerenze
nella diffusione della buona stampa.
Tra le varie collane di libri pubbli-
cati, resta fondamentale la tradu-
zione di tutta la Bibbia in lingua
parlata, che ha, per così dire, inon-
dato il Giappone, opera del salesiano
don Federico Barbaro, coadiuvato
da don Luigi Del Col.
Particolare interesse don Ricceri
ha dedicato a una grandiosa opera
giovanile diretta dalle Figlie di Maria
Ausiliatrice ad Akabane. Orfanotro-
fio, asilo, scuole elementari, medie
inferiori e superiori, università, aspi-
rantato: un complesso imponente
sulla collina di Akabane, che fu fino
all'ultima guerra una roccaforte mi-
litare. Ora più di un centinaio di
suore con circa 2500 ragazze formano 9

2.2 Page 12

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la cittadella della pace e dell'amore,
sotto lo sguardo di Maria Ausiliatrice.
Tutte le opere salesiane della capi-
tale e vicinanze ebbero la gioia di
festeggiare, anche se brevemente, il
Padre comune: la Salesian Gakuen
di Kokubunji, orfanotrofio, apprez-
zatissima anche negli ambienti go-
vernativi per la serietà del metodo
educativo e per i risultati ottenuti;
la Scuola Tecnica Superiore di Ikuei,
con i suoi 1100 studenti, centro di
insegnamento professionale tra i più
stimati del Giappone, con tre facoltà:
disegno industriale, elettrotecnica e
arti grafiche; la promettente opera di
Mikawashima, dove prospera la pri-
ma parrocchia salesiana di Tokyo
in ordine di tempo, a cui sono annesse
un fiorente giardino d'infanzia e altre
opere sociali; la scuola media infe-
riore di Kawasaki; la scuola media
superiore di Megurò con l'annessa
parrocchia, e la Scuola elementare
delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Dappertutto acco$1ienze festose,
cordialissime. Un particolare ha colpito
il Rettor Maggiore: Quella specie
di frenesia per lo studio, che ho tro-
vato in tutto l'oriente, in Giappone
va alle stelle. I superiori locali, al
mio arrivo, mi misero sull'avviso:
si guardi dal dire che concede una
vacanza agli studenti, come si usa
fare un po' dappertutto. Qui sarebbe
un gesto controproducente. Non solo
non sognano una vacanza in più, ma
non la vogliono! Paese che vai... •·
Dopo la visita di cortesia al Pro-
Nunzio monsignor Bruno \\Vusten-
berg e al Cardinale di Tokio Pietro
Tatsuo Doi, il Rettor M~giore si
recò nella casa generalizia delle
Suore di Carità di Miyazakì, fondate
dal salesiano don Antonio Cavoli
(la Congregazione conta 37 case ed è
diffusa anche nell'America Latina).
Commovente l'incontro con il fon-
datore, immobifo:zato a letto da re-
cente malattia: un abbraccio affet-
tuoso del Rettor .Maggiore e poi una
conversazìone più che familiare, piena
di battute spiritose che sollevarono
tanto l'ammalato. Alla fine Don Ca-
voli chiede un consiglio per le suore,
e don Ricceri subito: o Che lavorino
molto per _i poveri*· Don Cavoli si
commuove fino alle lacrime e dice:
È proprio quello che ho sempre c/1ie-
sto alle suore».
L'incontro più desiderato il Supe-
riore lo ebbe con i filosofi e i teologi
dello Studentato di Chofu, il centro
dell'ispettoria giapponese e il luogo
dove più che altrove si sente iJ pro-
fumo delle virtù eroiche di mon-
signor Vincenzo Cimatti, il fondatore
dell'Opera salesiana in quelle terre.
, O Lo si nomina, lo si cita, ci si rivolge
a lui, ci si rifà a lui in ogni occasione...
È la potente presenza di un Santo! •·
Don Ricceri ebbe il conforto di
celebrare con parecchi sacerdoti pro-
prio presso il loculo che contiene le
spoglie mortali di monsignor Cimatti.
Nelle Filippine - ove la fede
portata 4 secoli fa dai navigatori e
missionari spagnoli ha fatto delle
7000 isole dell'arcipelago l'unica na-
zione cattolica dell'estremo Oriente
- il Rettor Mag~iore ha trovato i
salesiani ingaggiati nel lavoro pre-
ferito dal fondatore: la cura di una
gioventù povera che cresce a dismi-
sura, con la percentuale di incremento
più elevata del mondo.
La visione in cui Don Bosco vide
migliaia di gio\\tani che da isole innu-
merevoli tendevano a lui le braccia
supplicandolo di prendersi cura di
loro, è una reallà che si sta avverando.
L'opera salesiana, ancora recente
nelle Filippine, è davvero "esplosa"
in pochi anni.
Nella breve visita il Rettor l\\lag-
giore ha potuto ammirare l'immensa
Scuola Don Bosco di !\\1akati, con
oltre 3.000 allievi, la grandiosa
Technical School di Mandaluyong,
anch'essa con 3.000 allievi, lo Stu-
dentato Filosofico di Canlubang, che
conta una cinquantina di chierici
studenti (i salesianì filippini sono già
oltre 70), dove il Superiore ebbe la
gioia di consegnare il diploma di
Cooperatore Salesiano a un folto
gruppo di professionisti e lavoratori.
Con particolare interesse e com-
mozione don Ricceri si intrattenne
poi nell'opera popolare di Tondo,
di cui si parla a parte e a lungo in
questo stesso numero.
ll martoriato Viet Nam ha pre-
parato al Successore di Don Bosco
un vero trionfo. L'aeroporto di
Saigon, in stato di guerra e perciò
controllatissimo, ha spalancato le
porte a una massa di gioventù gui-
data dai salesiani e dalle Figlie di
Maria Ausiliatrice.
«!\\on so proprio come i salesiani
siano riusciti - racconta il Rettor
Maggiore - a far entrare tutta
quella gente nell'aeroporto in stato
di guerra, con tutte quelle barriere
di filo spinato, sacchetti di sabbia...
Incredibile: hanno portato anche due
bande musicali, che mi hanno accolto
con le loro note vibranti: hanno
suonato anche la marcia dei bersa-
glieri italiani I ».
La musica e i canti dei ragazzi
quel giorno hanno fatto dimenticare
a tutti i presenti la tragica situazione
in cui si tro,ra il Viet Nam.
E musica e canti, tanta musica e
tanti canti, sono stati la caratteristica
più bella degli incontri del Padre
con i suoi figli di Go Vap e di Thu
Due, quasi fossero l'espressione di
una gioia troppo a lungo contenuta.
I salesiani e le Figlie di l\\Iaria
Ausiliatrice nel Vier )ram si dedi-
cano esclusivamente ai poveri, agli
orfani, ai bisognosi. E ce ne sono
tanti!
Le vocazioni, come ha potuto co-
statare il Superiore, sono numerosis-
sime, grazie all'alto livello di vita
cristiana della popolazione cattolica,
in gran parte profuga dal Nord. La
Congregazione può quindi guardare
all'avvenire con vìva speranza, anche
perchè lo spirito di Don Bosco gode
di larghissime simpatie.
La scena dell'arrivo si ripetè al-
l'aeroporto per la partenza. Le auto-
rità, simpaticamente compiacenti, per-
misero che don Ricceri fosse scortato
fino all'aereo tra musiche e canti.
La tappa seguente portò il Succes-
sore di Don Bosco a Bangkok in
Thailandia. A Banpong ebbe la
~ìoia di celebrare la santa Messa per
1 fedeli della parrocchia e per la massa
di allievì e allieve delle due grandi
scuole: il "Sarasit College", che
conta oltre t ~oo giovani, e la "Nari-
vuth School' delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, con più di 1000 alunne.
Rivolse poi la sua parola di padre
ai salesiani e alle suore convenuti
da tutte le _parti della Thailandia.
Nel pomenggio, accompagnato dal
Vescovo salesiano mons. Carretto,
si recò n Ratburi, dove ricevette
l'omaggio delle due scuole, dirette
dal clero e dalle suore locali. Quindi,
a bordo di un piccolo motoscafo,
raggiunse Bang Nok Khuek, la culla
dei salesiani in Thailandia.
Il giorno dopo, nella vasta Chiesa
di S. Giovanni Bosco a Bangkok,

2.3 Page 13

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Thallandla
Festosamente
accolto a
Bang Nok Khuek
Beyrouth (Libano)
Don Riccerl
col Nunzio e col
Vescovo del Latini
Viet Nam
La g ioia
esplodente
degli aspiranti
salesiani
Bande! (India)
Aspiranti telici
per la presenza
del Aettor Maggiore
concelebrò alla presenza di tutti 1
giovani della Scuola Professionale,
molto rinomata in tutto il paese co-
me qualificata opera assistenziale per
orfani e poveri. Brevi visite furono
pure riservate alla Scuola S. Dome-
nico Savio, frequentata da 1300 ra-
gazzi, e a due fiorenti opere delle
Figlie di Maria Ausiliatrice: la scuola
per ciechi e il pensionato.
Nel lungo viag~io di ritorno, il
Rettor Maggiore s1 fermò per breve
tempo a Calcutta, dove già era stato
nel marzo scorso. Questa volta volle
visitare l'aspirantato di Bande[, dove
un bel numero di studenti si prepara
per la vita salesiana all'ombra del
celebre Santuario di "Nostra Signora
del Buon Viaggio".
L'ultima tappa è stata Beyrouth
nel Libano, dove erano ad attendere
il Superiore, con i rappresentanti
della famiglia salesiana, il Nunzio
mons. Gaetano Alibrandi, il Vescovo
dei Latini e l'Ambasciatore d'Italia.
Trascorse alcune ore di intimità
familiare con i novizi e gli studenti
di filosofia di El Houssoun, il Rettor
Maggiore proseguiva per Torino.
Parlando di questa sua missione,
don Ricceri esprimeva la viva am-
mirazione provata per il lavoro inten-
sissimo dei Salesiani e delle Figlie
di Maria Ausiliatrice da lui visitati,
per il fervore ammirevole col quale
stanno realizzando un disciplinato
rinnovamento postconciliare, per il
commovente spirito di famiglia che
ha visto regnare tra quei confratelli,
per la povertà grande ma serena e lieta
in cui vivono, e per L'attaccamento
a Don Bosco e al Centro dell'Opera,
che distingue tutti quei salesiani ope-
ranti in terre cosi lontane e talvolta
in un impressionante isolamento.
Altri motivi di conforto per il
Successore di Don Bosco furono:
la maturità raggiunta dalle nostre
Opere in vari paesi dell'Oriente,
maturità che ha portato confratelli
nativi a occupare posti di responsa-
bilità, anche come Vescovi e Ispet-
tori; la stima generale di cui godono
i salesiani e le Figlie di Maria Ausi-
liatrice presso i Nunzi Apostolici,
gli Ambasciatori e le autorità in
genere; il fervore che caratterizza
quelle cristianità, specie di giovani,
che fa pensare agli inizi della Chiesa:
le magnifiche funzioni liturgiche so-
lennizzate con musiche bellissime;
ma soprattutto le masse immense d.i
giovani che in tutti i paesi dell'Asia
si stringono attorno alla dolce figura
di Don Bosco e dicono quanto il suo
spirito sia attuale e universale.
11

2.4 Page 14

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INTERVISTA CON MONS. STEF
Mons. Stefano Trochta, salesiano, il 3 agosto 1968 ricevette il permesso di riprendere
il governo della sua diocesi di Litométice (Cecoslovacchia) dopo 18 anni di forzata assenza.
Lo scorso novembre è tornato - dopo 20 anni esatti - alla Casa Madre di Valdocco
per ringraziare Maria Ausiliatrice e Don Bosco.
Tra una visita e l'altra alle case salesiane più vicine (lo volevano dappertutto)
ha accondisceso con bontà a essere intervistato per il nostro Bollettino.
Eeco mons. Stefano Trochta: fisicamente sembra una
quercia, ancora robusta, anche se martellata e scortec-
ciata dai fulmini. Nato nel 1905, Trochta fu una delle
vittime del nazismo che lo rinchiuse nel campo di ster-
minio di Mauthausen e poi in Dachau insieme al card.
Beran. Consacrato vescovo di Litométice nel 1947, due
anni dopo gli venne proibito di esercitare le sue funzioni
episcopali e per tre anni venne tenuto agli arresti domi-
ciliari nella sua stessa sede. Nel gennaio del 1953 fu
trasferito al carcere di Ruzin; qui, dopo 19 mesi, con-
dannato a 2 5 anni di prigione.
Resta in carcere a Litométice sino al febbraio del 1955;
per ventisei mesi è sottoposto a una serie di interro-
gatori. Quindi passa a Leopoldov, poi di nuovo per sei
mesi a Ruzin, a Pankrac in uno speciale reparto di iso-
lamento. Continuano le trasferte: a Kartouzy, a Leo-
poldov, a Ruzin. Nel 1960 viene graziato, ma invitato
a assumere un lavoro manuale. Trova impiego come mu-
ratore manovale e come addetto alla manutenzione di
serrature, ascensori e impianti igienici.
Ricordando quel periodo, mons. Trochta ha un fine
sorriso: << Be' - dice con voce calma - neanche a un
vescovo può nuocere l'imparare ad aggiustare le cose.
Ho conosciuto l'ambiente operaio e la mentalità di que~li
uomini; ho avuto con loro buoni rapporti di amicizia.
Peccato che le circostanze fossero quelle che erano:
poco simpatiche e spesso umilianti>>.
Gli fu riJìutato il permesso di uscire dalla Cecoslo-
vacchia per partecipare al Concilio Vaticano II. Colpito
da un infarto, venne ricoverato in una casa di carità a
Radvanov, nella Boemia meridionale. Il 3 agosto del
1968 ricevette il permesso di riprendere il governo
délla sua diocesi, dopo 18 anni di assenza. Rientrò in
diocesi la sera del 20 agosto; in quella stessa notte av-
veniva l'invasione sovietica della Cecoslovacchia. Gli
anni duri e dolorosi sono stati tanti; ma adesso sono alle
spalle. Dal 1953 al r960 non aveva mai potuto recitare il
breviario o dire la messa. Si confessava quando trovava
qualche sacerdote. Per un anno e mezzo non potè nem-
meno confessarsi.
Mons. Trochta aveva nella mente tutti questi ricordi
il settembre scorso, quando dal pulpito della sua cat-
tedrale rivolse ai fedeli che assiepavano la chiesa il suo
12 primo discorso dopo una lunghissima assenza:
« Dopo molti terribili anni mi trovo nuovamente sul
suolo della mia diocesi, sotto il tetto di questa cattedrale
monumentale. Mi guardo attorno e vedo molte facce
note; molte non le ritrovo più; molte le vedo per la
prima volta, io che sono il vostro vescovo già da 21 anni.
Ecco la~giù a destra il monte Rip, dal quale i nostri
progeniton Cechi guardarono stupiti questa terra così
bella e attraente. In queste incantevoli vallate dell'Elba
e della Moldava fiorì la leggenda di Libussa, dalla quale
ebbe origine la capitale della nazione ceca. Ecco i santi
che consacrarono con la loro vita e col loro martirio
questa terra: Ludmilla, Venceslao, Giovanni Nepomu-
ceno, Zdislava e tanti altri...
La cosa che più mi sta a cuore è il vostro bene spiri-
tuale: la vostra vita nella carità, la vita di servizio e di
pace dei figli di Dio, una vita cristiana perfetta che
vi apra le porte dell'eterna beatitudine. Per questo
Vi offro la mia vita e la mia morte. E fìnchè la miseri-
cordia di Dio me lo concede mi dono a voi incondizio-
natamente.
Forse oggi vi posso proporre alcuni valori nuovi. An-
zitutto il mio amore di padre, purificato, santificato e
intensificato da lunghe sofferenze e riflessioni. Metto a
vostra disposizione la mia esperienza di vita, attinta alle
più svariate situazioni e occasioni. Penso di portarvi
una più profonda conoscenza dell'uomo, che mi si è
rivelato tante volte e senza riguardi fin nel più profondo
dell'animo. Ho gettato lo sguardo negli abissi della mal-
vagità e della miseria umana, ma sono stato anche te-
stimone dei più nobili sacrifici. So che cosa significhi
l'egoismo umano, ma so anche di quali miracoli è ca-
pace la generosità del cuore dell'uomo.
Viviamo in un'epoca rivoluzionaria. Con insolito vi-
gore si affinano le idee, si ridestano e si plasmano i sen-
timenti sociali. E anche la Chiesa si apre da questo punto
di vista ai bisogni del mondo, ammoderna le forme del
suo lavoro, depone l'ostentazione delle sue vesti e indossa,
vorrei dire, la tuta dell'operaio. Si rinnova, si volge alle
sue origini, scruta la limpidezza e la semplicità della
Chiesa apostolica e della Chiesa perseguitata.
Il vino che fermenta è torbido e non lascia indovinare
il suo sapore definitivo. Solo l'arte del vinaio sa trattarlo
nel modo giusto. Qualcosa di sUl1ile accade oggi nella
Chiesa. Il Concilio ha messo in fermento molte cose,

2.5 Page 15

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MTROCHTA
La vita e la fede devono fondersi (lbsen).
Vedano le vostre opere buone e diano gloria
al Padre che è nei Cieli (Gesù)
ma questo è segno di vita. E la Chiesa possiede vignaiuoli
esperti. Non temiamo se essa si trova in difficoltà o in
croce. Essa prende respiro per nuovi compiti e nuovi
destini».
E mons. Trochta, con un timbro sempre più appas-
sionato nella voce, concludeva:
<< Rinnovandoci incessantemente all'interno, allac-
ciamo un dialogo sincero. Cercando la via del bene, non
stanchiamoci di unirci a tutti gli uomini di buona volontà,
fino al limite del possibile. Con sempre rinnovata gioia
confidiamo, collaboriamo e partecipiamo alla fioritura
dei nuovi valori, da chiunque realizzati. Se uno ci tende
la mano per collaborare a un'impresa buona, offriamogli
la nostra con gioia. Abbiamo il coraggio della fiducia,
perchè la nostra coscienza è buona )).
Mons. Trochta è venuto recentemente in visita a
Maria Ausiliatrice, a << ristorarsi alle sorgenti•>. L'ab-
biamo potuto intervistare: qualche domanda, così in
modo sommario. Dà l'impressione di un'anima cLi cri-
stallo, interiorizzata dalle lunghe sofferenze per il Signore
e per la Chiesa.
Domanda: Ci può dare una panoramica della vita spi-
rituale oltre cortina?
Risposta : Occorre distinguere. Ci sono alcune gene-
razioni di anziani che hanno conservato acceso il fuoco
della fede anche sotto la cenere. Ma le generazioni di
mezzo, legate ancora al laicismo del primo dopoguerra,
_ vivono in gran parte in un indifferentismo quasi im-
permeabile. Ma non hanno dei sentimenti ostili contro
la Chiesa.
Mentre mons. Trochta stava facendo un rapido esame
della situazione religiosa, viene improvvisamente chia-
mato da un sacerdote cecoslovacco che desidera par-
largli. Pochi minuti di intervallo. In quei minuti uno
dei presenti al colloquio riferisce con ammirazione:
<<Sapete? Gli ho dato dell'eccellenza. Lui si è messo a
ridere, poi ha soggiunto: Ma dov'è l'eccellenza? Io
non sono che un povero diavolo 1>. Mons. Trochta
non vuole che una supremazia di amore e di servizio
verso i fratelli.
Ora riprende a rispondere alle <;iornande accennando
una cortesissima domanda di scusa per l'interruzione. 13

2.6 Page 16

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Litomarìce ( Cecoslovac-
chia) • Mons. Stefano
Troch1a ritorna nella sua
diocesi dopo 18 anni di for-
zata separazione, accolto
con gioia dai suoi fedeli.
«Ritorno a voi - ha det-
10 - come padre, amico.
servitore. Può darsi che vi
possa offrire solo pochi anni
della mia vita. Vi offro
quindi la mia vita e anche
la mia morte. E llnchè la
misericordia di Dio me lo
concede, mi dono a voi
senza riserve».
D omanda : Cisono difficoltà riguardo all'insegnamento
della religione ?
e le periferie delle grandi città sono meno religiosi,
come del resto avviene dappertutto,
Risposta : In passato, sl; oggi la situazione è migliore.
Col Nuovo Corso è intervenuto un certo mutamento.
Si può forse dire che ai parroci è stata data piena li-
bertà di accettare i giovani per l'insegnamento della
religione. Prima v'erano a questo riguardo varie diffi-
coltà. Il catechismo oggi lo si può insegnare nell'am-
bito della casa parrocchiale. E nel caso in cui il par-
roco non abbia locali (il che spesso awiene) la scuola
statale gli mette a disposizione una classe, previa do-
manda al consiglio municipale. Però la scuola di reli-
gione non è inclusa nell'orario scolastico obbligatorio.
È libera.
Domanda: / suoi diocesani vogliono bene alla Ma-
donna?
Mons. Trochta ci guarda, Come s'illuminano i suoi
occhi al sentire quel nome di Maria, cosi caro a ogni
salesiano!
Risposta: L'amore alla Madonna 7 Dipende dal grado
di religiosità. Ma l'amore alla Madonna è sempre vivo.
Venite a vedere nel mese di ottobre il Rosario vesper-
tino, l'affluenza ai santuari mariani. I pellegrinaggi
continuano. A Filippov si è celebrato con grande con-
corso di popolo il centenario.
Domanda: E i giovani, come frequentano il cate-
chismo?
Risposta: Quest'anno la frequenza ha segnato punte
molto più alte che nell'anno scorso. Nella mia diocesi,
che è la più industrializzata dello Stato, ex zona dei
Sudeti, ci sono molte parrocchie prive di preti. Un par-
roco deve quindi aver cura molto spesso di cinque o
anche sette parrocchie insieme. Come fare allora 7 Si
ricorre ai catechisti laici. Ogni parroco deve lottare
contro il tempo; deve approfittare di ogni coincidenza
con i mezzi di trasporto per arrivare in qualche modo
a fare una rapida comparsa nei vari centri. C'è una in-
candescenza di fervore apostolico, di predicazione del
Vangelo, di vita sacramentale; ma potete immaginare
il sacrificio che viene richiesto a questi generosi mi-
nistri del Signore. I miei sacerdoti I... (Mons. Trochta
ha una luce di commozione negli occhi. Come sono
buoni questi occhi I).
Domanda : Monsignore, una domanda sbarazzina:
esiste la contestazione nel suo clero?
Risposta: No. Non c'è questo contagio. È già molto
difficile tenere adunanze di clero. Sono tutti estrema-
mente impegnati e assorbiti dal lavoro apostolico. Le
poche conferenze e i pochi raduni furono occupati nel
discutere e trattare la nuova liturgia e le questioni
pastorali di maggior attualità. Di regola li frequento io
persona! mente.
Domanda : E gli esercizi spirituali del clero?
Risposta: Non ci sono sufficienti case adatte. Solo
al santuario di Hostin e a Praga c'è possibilità di farli.
Da noi c'è stato un grande sconquasso. Ma ci sfor-
ziamo di organizzarli almeno in piccoli gruppi nelle
varie zone della diocesi.
Domanda : E la vita eucaristica nella sua diocesi?
Domanda: E le delezioni nel suo clero?
Risposta: La messe è molta, ma gli operai sono pochi.
Chi va a Messa fa ordinariamente anche la Comu-
nione. Ma siccome i preti sono pochi, le confessioni,
o meglio il tempo e la disponibilità di confessarsi scar-
seggia; quindi c'è un freno nella vita sacramentale. Da
notare che una cosa è quasi inesistente da noi: il ri-
spetto umano. Non esiste, almeno presso i credenti au-
Risposta: Si contano sulle dita di una mano: tre soli
casi. Uno anzi era un caso vecchio, che si trascinava
da prima della guerra. Due sono di sacerdoti giovani,
che però, dopo il mio ritorno, vorrebbero riprendere
la loro attività pastorale. Uno di questi mi diceva con
rammarico: « Se ci fosse stato lei. monsignore. Nes-
suno si curava di me. Troppo lavoro, troppa solitudine».
tentici. Anzi il dichiararsi e il praticare da cattolico con-
ferisce. una specie di qualificazione morale, dà prestigio.
Mons. T rochta ha un leggero colpo di tosse. Tosse a
Sarebbe come la tempera in un metallo. Altre valuta-
zioni, eccole: manca una adeguata stampa cattolica,
quindi la diffusione di buoni libri e periodici. Le par-
rocchie di montagna presso i confini sono spopolate.
intermittenza: sono le cicatrici della sua lunga prigionia.
Ma lui non ci bada.
L'intervista è giocoforza interromperla. Lo vengono a
La religiosità è più accentuata nei grossi centri. Cioè
prelevare. Lo vogliono dappertutto. La sua visita èuna be-
14
le città e la vera campagna sono più religiose. I dintorni
nedizione. È come una lampada. Si consuma dando luce.

2.7 Page 17

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IL CAPITOW GENERALE SPECIALE
DELLE FIGUE
DI MARIA AUSILIATRICE
Ha luogo a Roma in questo 111.ese e
vi partecipano IIZ Suore, Ispettrici
e Delegate di tutte le lspettorie, oltre
una quindicina di esperte provenienti
da varie nazioni.
L'apertura è stabilita per il z6
gennaio.
Il Capitolo speciale è un atto di ade-
sione al Concilio Vaticano 11, che 1ta
voluto per gli Istituti religiosi il rinno-
vamento spirituale e l'aggiornamento
delle opere.
Il tema generale di studio, comuni-
cato a tutto l'Istituto dalla Superiora
Generale, Madre Angela Ves-pa, con
lettera del 24 maggio z968, è così
concepito:
<< Rinnovamento, aggiornamento,
adattamento nella vita interna e
apostolica dell'Istituto; nella for-
mazione del personale e della gio-
ventù».
Il Capitolo è stato preceduto da un
serio lavoro di preparazione presso
la sede del Comiglio Generalizio in
Torino.
Dopo la pubbli"cazione del decreto
conciliare Perfectae caritatis (28 ot-
tobre I965) la Superiora Ge11erale col
suo Consiglio, in attesa che venissero
promulgate le norme per l'applicazione
pratica, incominciò lo studio accurato
del decreto stesso.
Avvenuta la pubblicazione del motu
proprio Ecclesiae sanctae (6 agosto
r966), pensò subito ad attuare la
prescritta larga consultazio11e di tutti
i membri dell'Istituto, mediante sei
questionari sui problemi essenziali della
vita religiosa delle suore e della loro
attività apostolica.
Dal novembre I966 al maggio z967
i centri ispettoriali della Congrega-
zione vennero visitati dalle Madri del
Consiglio Generalizio, che vi trova-
rono adunate le direttrici, la maestra
delle novizie, le assistenti delle case di
formazione e suore qualificate, espo-
nenti delle singole Opere. V enne così
fatta la presentazione dei questionari,
prospettato lo spirito della consul-
tazione e soprattutto il suo carattere
di piena libertà e di estrema respon-
sabilità davanti alla Chiesa e ali'Isti-
tuto. Tutte le risposi.è delle suore giun-
sero a Torino entro il giugrw del z967.
Segui il lavoro di oltre 70 suore
schedatrici, esperte e dattilografe, pro-
venienti da tutte le ispettorie: le istanze
delle suore, raccolte in sintesi per argo-
mento e stampate in altrettanti fa-
scicoli, con il vasto complesso delle
risposte ai questionari, sono a disposi-
zione delle Capitolari perchè le con-
sultino e le studino in profondità e
fedeltà, considerandole quasi come il
respiro dell'Istituto, in una visione
panoramica del suo lavoro nella
Chiesa.
Oltre alle suore, vemiero consultati,
attraverso appositi questionari, gruppi
di allieve e di exallieve di tutte le
Nazioni a tutti i livelli di età e di
istruzione.
Durante il r968 sono state costituite
alcune Commissioni preparatorie con
il compito di raccogliere un ricco ma-
teriale doamumtativo da presentare a
suo tempo allo studio delle singole
Commissioni capitolari quale aiuto
valido e sicuro per le trattazioni dei
vari argomenti. Ne è rimltato u,i
complesso di migliaia di schede estratte
dalla consultazione della Sacra Scrit-
tura, dei documenti conciliari, delle
· encicliche e discorsi papali, dalla ricca
letteratura salesiana, in particolare dalle
<< Memorie Biografiche >> di Don Bosco.
L'Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice guarda con fiducwsa at-
tesa a questo avvenimento, che deve
segnare una pietra miliare nella sua
vita, in per/etta adesione alle direttive
del Papa e della Chiesa post-conci-
liare, ,iell'indiscussa fedeltà al carisma
del Fo,zdatore e alle smie tradizioni.
Per questo da tempo tutte le Figlie di
Maria Ausiliatrice pregano, fidando
,zell'assistenza dello Spirito Santo e
nella materna protezione di Maria
Ausiliatrice.
15

2.8 Page 18

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L1INIZIJ
U n anno fa, ai primi di novembre, sbarcava a Ge-
nova un gruppo di ventiquattro giovani reduci da
un'esperienza estremamente interessante e positiva in
una delle zone più povere dell'America Latina, il Mato
Grosso brasiliano.
L'iniziativa, di cui abbiamo riferito sulle pagine del
Bollettino, era nata come per caso.
Dopo dieci anni di assenza, un missionario salesiano
ritorna in patria per una visita alla famiglia. È don Pie-
tro Melesi, parroco di Poxoreu nel Mato Grosso, una
<< parrocchietta» di 40.000 abitanti, sparsi in un territo-
rio di 9.000 chilometri quadrati nella foresta brasiliana.
<< Laggiù c'è gente che mangia a turno, uno al giorno -
racconta don Pietro ai giovani italiani - vive sotto
tettoie di canne e paglia, dorme in otto o dieci in una
misera capanna; ci sono bimbi che muoiono invocando
un pezzo di pane... ».
•·Verremo noi!"
La reazione di un gruppo di giovani è immediata.
Andranno nel Mato Grosso a dare una mano al missio-
nario. C'è bisogno estremo di un ambulatorio, di una
scuola. «Bene - rispondono i giovani - verremo noi
a .costruira ».
Sono i ragazzi del Centro di Rieducazione di Arese
che parlano così.
Il loro Istituto diventa ben presto la sede e il centro
propulsore dell'iniziativa, che trova il suo cervello
organizzativo in don Ugo De Censi, coadiuvato da
don Bruno Ravasio e da don Luigi Melesi, fratello
16 di "don Pedro".
L'idea si diffonde, da tutte le parti giungono le do-
mande di oltre cinquecento giovani volenterosi.
I ventiquattro selezionati partono all'inizio del mese
di luglio 1967, pagandosi di tasca propria il viaggio
(è una delle leggi fisse dell'Operazione) e donano ai loro
fratelli più poveri quattro mesi della loro vita.
«Lavorava= dieci ore al giorno in cantiere, nel "nostro"
cantiere, perchè tutto ciò che vi era l'avevamo portato noi...
Siamo partiti con trenta milioni, i nostri trenta milioni
raccolti lira per lira in duri mesi di propaganda e accat-
tonaggio. E Ii abbiamo gettati là, su quella terra rossa
bruciata: sono saltati fuori l'ospedale e la scuola, il no-
stro ospedale e la nostra scuola per la "1wstra" gente
di Poxoreu ~-
D ue dei ç:iovani sono rimasti laggiù tutto L'anno, a
completare 11 lavoro. I ventidue reduci son diventati
invece i più validi << profeti » dell'idea missionaria.
È subito scattata, con maggior respiro, l'Operazione
Mato Grosso n. 2 per l'estate I968.
Dal «covo•> di don Ugo (due camerette piene zeppe
di materiale propagandistico, pacchi di circolari, foto-
grafie, manifesti... il tutto .in un meraviglioso disordine)
sono partite le direttive di marcia per tutti i << Mati
Grossi •> d'Italia, come scherzosamente vengono ormai
chiamati i giovani collaboratori dell'iniziativa.
Non più una, ma t re spedizioni. La prima è ritornata
a Po,,coreu, per costruire la << Casa dell'Ospite» e tre Case-
famiglia (dove le assistenti sociali, le infermiere e le
maestre impartiranno lezioni di igiene, puericultura,
economia domestica, ecc., a ragazze e donne del posto).
La seconda ha avuto per meta Paraiso do Leste, un
villaggio a 60 chilometri da Poxoreu, ed ha program-

2.9 Page 19

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I GIOVANI
PRENDONO
,TIVA
Operazione
Mato Grosso n. 2
mato la costruzione di un ambulatorio e di una scuola
agricola. La terza infine si è diretta in Ecuador, a
Suc11a, ad allestire un Centro Sociale per l'avviamento
al lavoro agricolo degli indi Xivaros.
Oltre cinquanta giovani, assistiti da alcuni Sacerdoti
salesiani, sono partiti regolarmente all'inizio di luglio
e lo scorso novembre hanno fatto ritorno a missione
compiuta. Riferiremo sulla loro singolare esperienza.
11 Campo base
L'aspetto più interessante dell'Operazio11e M.G.,
che merita fin d'ora di essere sottolineato, è la forma-
zione spontanea di un campo base che ha ramificazioni
in tutta Italia e migliaia di aderenti.
Dal nord al sud della penisola si sono costituiti e mol-
tiplicati in breve tempo «gruppi •> di giovani, impegnati
con ogni mezzo a sostenere l'Operazione, a diffonderne
l'idea e lo spirito. Tutti insieme formano la ~ande
«comunità di lancio e di sostegno i dei militanti m pri-
linea. Questi sono dei <1 mandati •>, che realizzano a
nome di tutti, con il concorso e il sacrificio di tutti, le
opere sociali programmate. Ciascuno di loro sente alle
sue spalle il gruppo, l'associazione, L'istituto, la parroc-
chia. .. che è «presente>) e partecipa alla sua missione.
I gruppi, sorti generalmente per iniziativa di un gio-
vane particolarmente «preso>> dall'ideale dell'Opera-
zione, detto nel loro gergo <1 pilo11e •>, hanno come scopo
immediato, più appariscente, la raccolta dei fondi per
finanziare l'impresa apostolica.
I trenta milioni, necessari per l'operazione n. r, sono
saliti quest'anno. a cento. li traguardo è stato raggiunto
a prezzo di innumerevoli sacrifici. Ragazzi e ragazze si
sono industriati in tutti i modi, pagando quasi sempre
di persona, per racimolare lira su lira l'ingente somma.
Le trovate geniali per «far soldi >> non si contano.
In molte parrocchie i giovani assediano il parroco e
gli strappano una <<giornata•> per la propaganda; altri
organizzano serate artistiche, recite teatrali, lotterie e
banchi di beneficenza. Con il sussidio di una riuscita
filmina vengono tenute centinaia di conferenze nelle
scuole, in associazioni ed istituti. Da Savona, dove pro-
spera uno dei più dinamici gruppi di << Mati Grossi •>,
viene l'idea dei <1 dopo-cena» e «tea-party>> per signore.
Altrove si parte a11'assalto delle industrie, di potenti
club, oppure si sensibilizza la stampa locale.
Una tassa originale
Quasi dappertutto sorgono i simpatici gruppi tassati.
Uno che è riuscito a entusiasmarsi (ed è facile) per
l'O.M.G. si fa i conti in tasca: un calcolo rapido dei
quattrini che ha a disposizione settimanalmente, un'oc-
chiata alle spesucce non necessarie, una decisione... :
« Economia fino all'osso>> e l'ovvia conclusione: <1 Io
mi tasso me11silmente di lire x ». Questo passa la mano
alla zia, con analogo procedimento. La buona donna
risponde: <1 Be', potrei tassarmi di lire y )). E due.
Si va poi all'arrembaggio del papà, della sorella, degli
runici e conoscenti. E il gruppo tassato ingrossa. li capo-
gruppo, a fine mese, passa in rassegna la sua truppa,
raccoglie le «tasse» e le g.ira alla base.
Da essa gli vengono spediti i periodici «Comunicati 1>,
perchè possa tener informati i singoli individui sull'an-
damento dell'Operazione: la gente deve sapere dove
vanno a finire i soldi, fino alJ'ultimo centesimo.
Tali gruppi tassati funzionano particolarmente in
scuole, associazioni, collegi. 11 loro valore sta nel sacri-
ficio del dare continuato, giorno per giorno, a prezzo
di piccole rinunce.
Autofinanziamento
I ~ Mati Grossi >) coltivano però una nobile ambizione.
Aspirano concretamente, pur non rinunciando e anzi
continuando a sollecitare l'aiuto di altri, all'autofinanzia-
mento dell'iniziativa. Le opere sociali, che i loro << man-
dati »costruiscono nelle zone depresse del terzo mondo,
devono essere soprattutto il frutto del lavoro di tutti.
Ed ceco, al riguardo, le idee più impensate.
In molte città d'Italia le ragazze si prestano nelle ore
libere a fare da baby-sitter e devolvono il ricavato
all'O.M.G.; altre con lo stesso scopo passano le vacanze
estive come assistenti nelle colonie, oppure si sobbar-
cano alla pulizia degli alloggi.
In Valtellina nasce l'operazione-mele: giovanotti e
signorine, in gruppi organizzati e con regolare contratto
di lavoro, attendono alla raccolta delle mele in tutta la
valle. Nel Monferrato e nel Veneto ha avuto pieno
successo I'operazione-vendemmia, analoga alla prece-
dente. A centinaia si sono alternati i giovani in questi
«campi di lavoro ». Dopo la fatica della giornata, a sera
trovavano ancora il tempo per la S. Messa, veramente
sentita e «concelebrata» da tutti, e per lunghe conver-
sazioni formative, a cui partecipava anche la gioventù
locale (la presenza di questi gruppi giovanili ha portato
fra l'altro un fermento di vita cristiana in mezzo alla
popolazione). C'è poi l'operazione-fieno, l'o_perazione-
funghi, l'operazione gessetti (confezione dei gessi da
lavagna, opera di un gruppo di ragazzi della Scuola
Media di Valdocco) e così via.
17

2.10 Page 20

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Particolare importanza e grandi proporzioni ha
assunto quasi dappertutto la raccolta della carta e degli
stracci. In una sola domenica, a Cassano d'Adda, per
citare un esempio, i giovani son riusciti a raccogliere
ben 600 quintali di carta, con l'aiuto di tutta la popola-
zione che aveva messo a loro disposizione dieci autocarri.
Si tratta forse del classico fuoco di paglia, dovuto
all'esuberanza giovanile? Non è irrisorio l'apporto con-
creto che questa gioventù reca per l'elevazione del terzo
mondo?
Sono interrogativi che si pongono per primi proprio
loro, i protagonisti dell'Operazione.
Nei loro periodici incontri non si limitano a studiare
sempre nuove iniziative, ma indagano sul significato
vero del loro lavoro, del loro «dare » agli altà. Alcuni
di questi gruppi, anzi, si sono trasformati spontanea-
mente in <<gruppi del Vangelo»: una volta la settimana
si raccolgono per operare un'autentica revisione di vita
a contatto diretto con la parola di Dio, «perchè l'attività
Mato Grosso non rimanga un'iniziativa sganciata dal
Pilone n. I, che è Lui, il Signore».
"Campo Alto" in Val Formazza
Per raggiungere più efficacemente questo scopo, per
«agganciare •> cioè l'Operazione all'impegno sociale-
missionario che la Chiesa vuole dai cristiani di oggi, i
giovani migliori si sono alternati, dal 15 luglio al 15 set-
tembre, al Campo Alto in Val Formazza, a 2500 metri
di altezza.
Don Ugo, nel foglio-programma, vi invita soltanto
«i decisamente intmzionati ad esplorare il senso apostolico
e di servizio della propria vita ».
Non solo coS1ruiscono loro le case, ma insegnano a costruirle.
«Non è opportuno venire - continua il programma -
se non si è .decisi a camminare, ad amare la montagna;
a subire allegramente i disagi inevitabili di tm alloggio
fortunoso ed altre faticacce; a mantenere un rapporto
limpido di amicizia, di rispetto, di servizio con tutti i com-
pagni; ad assumere lassù p,'i impegni di campo e al ritorno
un impegno di "attivista ' a favore dei poveri».
Il «centro vitale della giornata » era per tutti la
S. Messa e la meditazione. Molto tempo veniva dedi-
18 cato alJo studio di documenti, discussione e ricerche,
con l'aiuto di numerosi esperti, per trovare le motiva-
zioni di fondo dell'O.M.G.
Le impressioni comuni dei partecipanti (175 giovani
e ragazze provenienti da tutta Italia e dalla Svizzera)
sono sintetizzate in questo giudizio: «Il Campo è
stato una scoperta di cose vere. Ha insegnato con i
fatti che per aiutare la ~ente, i poveri in particolare, e
sentirsi utili, serve di più il lavoro, lo scomodarsi che
non le discussioni. Ha mostrato in concreto che farni-
cizia limpida e sincera è possibile e fa felici e che la
Religione non è cosa superata ("Dio viveva in mezzo a
noi - confessò un giovane - e l'ho sentito tutti i giorni
nella S. Messa, che non mi ha mai stancato, anzi volevo
che non finisse mai, tanto è bella")».
Mezzo di formazione
Appare evidente ora il significato vero di questa geniale
<< Operazione •>. Essa è innanzi tutto un mezzo di for-
mazione dei giovani. Prima di essere un aiuto ai bisogni
della povera gente, è una risposta all'esigenza di matu-
razione della gioventù attuale.
L'O.M.G. offre a questi giovani, sia ai volontari di
prima linea che ai sostenitori delle retrovie, una possi-
bilità concreta di uscire dalla <i verbosità ». Fa loro
capire attraverso l'esperienza diretta che la vita per il
cristiano è innanzi tutto donazio11e.
« Siamo stanchi di solo discutere - dice un intelli-
gente comunicato delJa sezione torinese - stanchi di
belle parole, stanchi di solo cantare canzoni di protesta:
vogliamo passare ai fatti, dare una nostra risposta, senza
pretese, ai problemi che agitano il mondo. La nostra
iniziati~a ne risolverà solo una parte infinitesima, lo
sappiamo bene. Ma dobbiamo forse rifiutare l'aiuto ad
uno, soltanto perchè non possiamo aiutare gli altri
novantanove ?
Siamo giovani, ma non ingenui fino al punto di cre-
dere che bastino due o tre scuole e ambulatori in più
per risolvere i problemi del terzo mondo. I cento mi-
lioni che abbiamo raccolto con fatica e a prezzo di umi-
liazioni non sono che una piccola goccia nel grande
mare della miseria e dell'ingiustizia. Eppure abbiamo
voluto e vogliamo fare ugualmente qualcosa. Anzitutto
perchè siamo convinti che anche le onde limacciose del
grande fiume che straripa nel mondo possono ridiventare
limpide, se tutte le gocce si purificano. Il mondo di
domani sarà migliore, se noi saremo migliori; se ci im-
pegneremo a cambiare noi stessi, prima di cambiare
gli altri.
E vogliamo anche protestare contro chi potrebbe fare
assai di più e non lo fa, sensibilizzare quanta più gente
è possibile su un problema cruciale che esige per la
sua·soluzione la collaborazione di tutti.
Siamo convinti all'evidenza - conclude il "manife-
sto" torinese - che il nostro non è neppure un dare,
o almeno non solo un dare: il nostro arricchimento
interiore da questa esperienza è molto più grande
del dono da noi fatto. Diventiamo più uomini, più
coscienti, più pensierosi, più responsabili verso la nostra
famiglia umana, più ribelli a una vita comoda, egoista,
senza ideali •>.
I genitori di uno di questi giovanotti, che sta sgob-
bando in un cantiere di prima linea, sotto il sole tropi-
cale, hanno scritto:
«Il mondo di questi giovani è un forte rimprovero alla
nostra mediocrità 1>.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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ADAIBERTO
GARELU
Il nome dell'ing. Garelli,
inventore realizzatore
indÙstriale sportivo,
ha avuto risonanze mondiali.
Meno nota invece la sua
personalità morale e religiosa,
che vogliamo presentare
in questo breve profilo
Il 13 gennaio 1968 moriva a Nervi
l'ingegnere Adalberto Garelli. Indicando
il Cristo in croce diceva alla signora :
,, Vedi? Noi metteremo un filo diretto che
discenda proprio da lassù e vada diritto
su ogni casa dei Salesiani nel mondo».
Queste parole dette al termine dì una
vita tanto intensa e varia rivelano l'amore
a Don Bosco, il suo impegno di Coope-
ratore. Erano del resto l'ultima espres-
sione della stima affettuosa che nutri
sempre per i Salesiani. «Tu non sai - di-
ceva a un amico, - il bene che fanno
alla gioventù, e non sai che il primo ra-
gazzo accolto da Don Bosco era un mio
omonimo: si chiamava Garelli... ».
Che le parole rispondessero a verità lo
dimostrano i fatti: la vocazione di don
Ernesto Bozzi ( oggi direttore del nostro
studentato filosofico nel Venezuela),
seguita e aiutata fino alla mèta, il Centro
Giovanile « Umberto Dei» di Milano, da
lui suggerito e sostenuto con silenziosa
dedizione, e tanti altri gesti, ignorati
dai' più.
La personalità di Adalberto Garelli,
progettista, inventore, sportivo, è nota.
Ingegnere nel 1908 a 22 anni, a 25 in-
segna e brevetta il primo motore a due
tempi, divenuto poi famoso e capostipite
di tutti gh altri motori a cilindro: è il
primo «brevetto Garelii J>.
Nel 1919 fonda la << Garelti », la casa
industriate per moto leggere resasi poi
nota in tutto il mondo quale antesignana
del motore a due tempi.
Nel 1921 coglie un duplice trionfo, in-
dustriale e sportivo, nel « Grand Prix » di
Francia, a Strasburgo, dove si cimentano
le migliori case produttrici di motori di
Europa.
Nel 1946 nacque il << Mosquito». che
ebbe in breve ben 4.000.000 di utenti in
tutto il mondo. Si applicò anche con
successo a disegnare congegni che, mon-
tati su velivoli italiani, si rivelarono utilis-
simi e molto apprezzati.
L'attività tecnica non raffreddò mai
l'intenso calore umano con cui trattava
i suoi collaboratori. Egli amava i suoi
operai e ne era affettuosamente, total-
mente ricambiato.
Con scarne parole ma sincere, sugge-
riva la solu2ione di tanti problemi sinda-
cali: «I mìei operai sappiano che li ho
veramente amati. Sia loro ricordato che
la lotta per la pace sociale deve essere
perseguita, raggiunta. col buon accordo».
L'anima sua sensibile e nobile. sempre
schiva e piena di riserbo, si rivelava pie-
namente nell'amicizia e nell'intimità. Al-
lora era possibile intravedere la gene1o-
sità del suo cuore, la fedeltà, la delica-
tezza.
Tutta la sua attività era come orientata
e guidata dalla sua fede convinta. Por-
tava in sé il dono inestimabile di una fede
profonda, piena dì contatti con Dio e di
rispetto alle opinioni e convinzioni reli-
giose altrui. Citiamo solo alcuni suoi pen-
sieri, dettati in versi (era anche un fine
poeta) che fedelmente specchiano la sin -
cerità della sua vita:
Vorrei viver con Te la mia•giornata,
Mio Signore e mio Dio,
Offrirti le mie gioie e le mie pene,
Dal paterno tuo sguardo illuminato
Serenamente compiere il lavoro
Al quale Tu, Signore, ancor m'aggioghi.
Ch'io patisca Tu sai, Dio clemente:
E se Tu lo consenti, lo disponi,
Padre nostro amoroso.
Benedeuo Tu sia anche per /'ansie
E l'angoscia che soffro. Al tuo volere
Fa' ch'io sempre risponda sottomesso,
Con piena accettazione, lietamente.
Al termine della sua vita, sempre gio-
vanilmente protesa verso ìl futuro, si ri-
volgeva cosi alla Vergine con vivo senti-
mento filiale:
Vergine santa, la cui mite effigie
- Caro dono - m'ispira ad ogni sera.
Un'ultima preghiera,
Fa' tranquillo il riposo che conclude
l 'ore fuggenti, sempre vigilate,
Del mio giorno operoso;
Fa' tranquillo il trapasso. sempre atteso,
Tu che tanto m'hai reso fiducioso
Nel perdono d'/ddio:
Per la vfta terrena e per l'eterna.
Insieme a me proteggi, Tu, clemente,
Ogni anima fraterna,
Cosi sia!
Adalberto Garetli ora riposa nell'umile
cimitero di Sori (Genova). Il suo «filo
diretto» collega a Dio i Salesiani nel
mondo.
19

3.2 Page 22

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VI PRESENTIAMO
1A PROCURA
MISSIONARIA SAlESIANA
DEGU STATI UNITI
- nota la necessità, spesso estrema, di aiuti e di mezzi in
Ecui versano le Missioni Cattoliche. Le Missioni sono
povere, e per sopravvivere hanno bisogno della carità
dei fedeli, fatta attraverso le Opere della Propagazione
della Fede, o direttamente agli stessi missionari.
Anche qui, come in ogni altro campo, occorre un
minimo di organizzazione. Questa la si effettua attra-
verso le cosl dette << procure missionarie >>.
ln questo numero vogliamo presentare ai nostri
lettori la Procura Missionaria Salesiana di New Rochelle
negli Stati Uniti.
Origine della Procura
La nascita della Procura Missionaria Salesiana di
New Rochelle è legata alla istituzione del Segretariato
delle Missioni, sorto negli Stati Uniti nel l946. Tale
Segretariato ebbe come suo primo presidente mons. Fui-
ton Sheen, il Vescovo della televìsione americana.
Lo scopo di tale organismo è quello di fornire alle
varie Società Missionarie un organo ufficiale capace
di rappresentarle di fronte ai Vescovi, e di offrire la
possibilità di potersi scambiare idee ed esperienze
sulle Missioni. Una delle prime attività del Segretariato
per le Missioni fu l'organizzazione di un << Piano di
Cooperazione Missionaria>>. Lo si realizzò mediante
la predicazione dei missionari nelle varie parrocchie
degli Stati Uniti e la raccolta di fondi per le Missioni.
In ogni parrocchia statunitense, un padre missionario
di' qualche Congregazione o Ordine missionario ogni
domenica predicava al popolo, raccoglieva offerte per
le Missioni, informava i fedeli sul lavoro svolto dai
missionari del suo Ordine.
Tutto questo richiedeva da parte di ogni Istituto
missionario la creazione di un ufficio per organizzare
bene la predicazione e la raccolta di aiuti. Sorse cos3
anche la Procura dei Salesiani a New Rochelle, presso
New York. La fondò don James O'Loughlen, durante
l'ispettorato di don Ernesto Giovannini, oggi Superiore
della conferenza degli Ispettori d'Italia, e servl per tutte
20 e due le Ispettorie salesiane degli Stati Uniti.
Oggi il piano di cooperazione missionaria si è esteso
e offre grandi possibilità di raccogliere fondi finanziari
e di diffondere la conoscenza di Don Bosco e della sua
opera nel mondo, destando anche vocazioni missionarie.
Ogni anno, durante il periodo delle vacanze estive, una
dozzina di sacerdoti, sono impegnati in questo programma
con frutti evidenti.
Valido aiuto ai Missionari
Si sa che i missionari hanno degli amici, ammiratori
e benefattori. Ora questi anzichè inviare i frutti della
loro carità direttamente ai singoli missionari, le inca-
nalano più facilmente alla Procura, la quale poi pensa a
farle giungere ai missionari.
Un dato di fatto da tener presente è che negli Stati
Uniti esiste una riduzione di tasse per le offerte e dona-
zioni fatte alle Missioni. Ma per avere tale riduzione le
offerte devono essere inviate a una Società esente da
tasse. Tale è la Procura di New Rochelle.
Essa sbriga la posta dei missionari, risponde ai loro
benefattori, provvede a fare quegli acquistì di materiale
1
che occorrono alle varie Missioni.
È un lavoro che impegna alcuni salesiani e una tren-
tina di impiegati esterni, che diventano strumenti
preziosi, sebbene indiretti, dell'azione missionaria evan-
gelizzatrice.
Un'attività che richiede tatto e tempestività, è quella
della propaganda missionaria. Occorre cogliere il
momento, conoscere la psicologia della propaganda, che
soRrattutto negli Stati Uniti è una vera arte.
È così che la Procura Missionaria di New Rochelle
si è creata una lista cospicua di benefattori, che nel
dicembre del 1968 contava 500.000 cattolici e 200.000
non cattolici.
Il numero dei benefattori non cattolici è in rapido
aumento. Ciò è dovuto al fatto che i salesiani lavorano
intensamente in favore delle classi più povere, aiutando
intere masse a elevarsi a un livello sociale superiore.
Essi mirano, come dice un proverbio cinese, non solo
a dare il pesce, ma a insegnare a pescare. I non cattolici

3.3 Page 23

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d'America sono assai sensibili a questo aspetto umano
dell'attività salesiana.
Centro di vita e di apostolato
Ma la Procura Missionaria Salesiana di New Rochelle
non è soltanto un centro che provvede a raccogliere
offerte e a curare gl'interessi dei missionari dispersi
nelle varie parti del mondo, è anche un centro di vita
e di apostolato.
La posta, con Je migliaia di lettere che si scrivono
ogni giorno, è il canale più adatto per questo apostolato.
Quante persone chiedono preghiere, consigli e luce
per l'anima! Ed ecco il sacerdote che risponde, che
consiilia, incoraggia, illumina su di una situazione
famihare, sul come affrontarla con serenità e fede
cristiana. Si effettua cosl tutto un lavoro di direzione
spirituale, in un mondo dove i problemi e le circostanze
in cui si cerca la parola che illumina e conforta sono
senza numero.
Incaricato di questo delicato settore nella Procura
di New Rochelle, è don Mario Tognocchi, il quale
ha anche l'esperienza del missionario, avendo trascorso
molti anni nelle Missioni dell'Assam (India) come mis-
sionario di punta.
A capo di tutto il lavoro che la Procura svolge, è il
dinamico don Edoardo Cappelletti.
Ogni anno, grazie al suo lavoro e a quello dei suoi
collaboratori, il Centro della Casa Madre in Torino
può venire in aiuto alle Missioni più bisognose, soppe-
rire alle loro necessità più urgenti.
E così la carità di tanti buoni, cattolici e non catto-
lici statunitensi, raggiunge e solleva la miseria di molti
fratelli in ogni parte del mondo. È lo spettacolo di tutto
il Popolo di Dio che collabora all'edificazione della
Chiesa in confomùtà con le direttive del Concilio
Vaticano II.
Questa è La finalità vera e profonda non solo della
Procura di New Rochelle, ma di tutte le Procure quali
furono auspicate dal XIX Capitolo Generale della
Congregazione Salesiana.
C'È POSTO
ANCHE PER TE
Don Bosco e la Famiglia
Salesiana offrono ai giovani
d'oggi uno stile di vita cri-
stiana, tutto aperto e impe-
gnato nell'apostolato giova-
nile e popolare.
Rappresentano una voca-
zione moderna, che mette le
migliori attitudini e tendenze
dei giovani a disposizione
della società e della Chiesa.
Sono Salesiani, Figlie di Maria
Ausiliatrice e Cooperatori Sa-
lesiani.
Attirati dall'ideale straordi-
nario di Don Bosco, colla-
borano in attività apostoliche
importanti, urgenti.
Operano in parrocchie, mo-
vimenti di educatori, aposto-
lati sociali, centri giovanili,
oratori; in pensionati per stu-
denti e operai; nell'insegna-
mento primario e secondario,
in scuole classiche, tecniche,
in centri di addestramento
professionale, in corsi di eco-
nomia domestica; nella for-
mazione e direzione spirituale;
nelle attività del tempo libero,
culturali, turistiche, sportive...
C'è posto anche per te, ma
a una condizione: che ci
tenga ad appartenere alla
schiera dei giovani forti di
cui parla Paolo VI:
"Giovani, sapete che Cristo
ha bisogno di voi? Sapete
che la sua chiamata è per i
forti, è per i ribelli alla me-
diocrità e alla viltà della vita
comoda e insignificante r
I giovanotti possono chiedere in-
formazioni al
Centro di Orientamento
lspettorla Centrale
Via Maria Ausiliatrice, 32
10100 Torino
Le signorine possono rivolgersi al
Centro di Orientamento
Direzione Generale
Piazza Maria Ausiliatrice, 35
10100 Torino
21

3.4 Page 24

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NEL MONDO SALESIANO
Sorge al largo
dell'Avenida S. Juan Bosco.
Di fronte al tempio
si .estende
la piazza dedicata
al Santo.
Attorno al tempio
sta sorgendo
un complesso
di opere sociali.
Moderno
sobrio
funzionale
questo Tempio
eretto
al Padre e Maestro
dei giovani
si erge luminoso
verso l'alto.
Sua storia:
uno sforzo comune
delle tre Famiglie Salesiane
con i loro allievi
ed exallievi
e degli amici
di Don Bosco
nel Venezuela.
Vi hanno lavorato
artisti
venezuelani
spagnoli
22 e italiani.
TEMPIO NAZIONALE
DI SAN GIOVANNI BOSCO
CARACAS-ALTAM IRA
(Venezuela)

3.5 Page 25

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NEL MONDO SALESIANO
Il primo Esarca Apostolico
degli Ucraini in Argentina
l È mons. Andrea Sapelak. salesiano. Lo scorso
agosto, nella chiesa cattedrale dell'Esarcato ,
Apostolico Ucraino in Buenos Aires si è svolta
la cerimonia dell'intronizzazione, presente il
Nunzio Apostolico mons. Umberto Mouoni.
Il cardinale Caggiano, primate dell'Argentina,
procedette a intronizzare l'Esarca, a cui consegnò
il pastorale, simbolo dell'autorità. « Questo -
disse - per la collettività ucraina è un giorno
glorioso. Il papa Paolo VI vi ha dato un pastore
perchè, in fraternità con gli altri vescovi, man-
tenga uniti nella fede i cattolici ucraini dispersi
nel mondo, affinchè tutti un giorno possano
ritrovarsi uniti in patria nella libertà». Quindi
mons. Sapelak e i sacerdoti ucraini concelebra-
rono una Messa solenne in rito orientale bizan-
tino e in lingua slava antica, durante la quale
mons. Sapelak annunziò il suo programma pa-
storale e missionario.
Una tournée
per la Pastorale Giovanile
nell'America Latina
È quella di due Salesiani del Centro inviati
dal Rettor Maggiore per iniziare in ogni lspet-
toria dell'America Latina un colloqu10 tra con -
fratelli, con a capo l'Ispettore, sul tema della
pastorale giovanile. Vi hanno partecipato anche
le Ispettrici delle Figlie di Maria Ausiliatrice
con una delegazione di Suore.
Gli scambi di idee sulla necessità di uno sforzo
di ricerca pastorale, sulla realtà della gioventù
locale, sul ruolo del movimenti giovanili nelle
nostre Opere e sul nuovo tipo di associazio-
nismo salesiano, sono stati marcati da una vo•
lontà sincera di costruttiva concrete2za. Ne
parleremo più ampiamente nel prossimo numero.

3.6 Page 26

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SIAMO PROPRIO
IN CASA
È l'espressione uscita spontanea al Rettor Maggiore mentre v1s1tava
il "Don Bosco Training Center" di Tondo, che sta sorgendo alla periferia di Manila (Filippine),
tra « i ragazzi più simpatici del mondo», che però fino a ieri passavano
le giornate in battaglie sanguinose, in giochi d'azzardo e in un ozio degradante.
Vi presento « Tondo»
Quando lo dico agli amici, che
abito a Tondo, sbarrano gli occhi
e fanno la facciaccia. Se poi li invito
a venirmi a trovare, fanno subito
presente che la loro amicizia si
ferma al confine tra la grande Manila
e Tondo: non passa al di qua.
Perchè? Tondo è il nome più
comune negli annali della storia
criminale delle Filippine. A Tondo
capitano assassinii che non hanno
spiegazione, a Tondo si rifugiano gli
ex carcerati, da Tondo partono i
sicari pagati per commettere il delitto,
a Tondo trovano asilo gli evasi dalle
galere, in Tondo si combattono le
grandi battaglie tra le ganghe che
controUano i porti. Perchè Tondo è
lungo il mare, schiacciato tra la
grande città e i moli. È il porto di
Manila, in fondo, tant'è che i suoi
uomini sono generalmente scarica-
24 tori, operatori delle gru portuali,
autisti dei camion che trasportano
nel retroterra le merci arrivate per
mare.
C'è un Tondo nobile, dove le case
sono decenti, le strade passabili e le
comodità della vita moderna abba-
stanza diffuse. Poi c'è la Tondo delle
baracche dove manca l'acqua, la luce,
iLtelefono, i servizi igienici. Questa
è La Tondo di cui tutti hanno paura.
Ed è qui che siamo noi. Si calcola
- ma chi lo sa di preciso ? - che
in queste baracche vivano settanta-
mila persone.
Sono famiglie che qui si sono
piantate cercando il loro sostenta-
mento nelle possibilità legali e ille-
gali del porto. Qui hanno messo al
mondo un numero astronomico di
figli. Le fami~lie più piccole ne
hanno una decma. C'è chi ce n'ha
fino a diciannove. Attorno a loro,
dalle province, si sono radunati pa-
renti e amici, tutti in cerca dcli'<< El-
dorado» della grande città. Si son
formati cosl i gruppi proteziomst1c1
per trovare lavoro. Si son formate le
ganghe che controllano il porto e
seminano il terrore e - quando
necessario, - la morte, per tenere
i_! controllo del Loro territorio.
I ragazzi vengono su nella più
completa ignoranza. Frequentano Le
scuole pubbliche dove l'educazione
è curata fino a un certo punto. Spesso,
dopo un anno o due, piantano ll per
andare a fare un misero guadagno
vendendo giornali o mangerecci lungo
il porto. Presto saranno presi dalla
polizia per vagabondaggio, finiranno
in galera assieme ai grandi criminali,
impareranno i segreti del mestiere
e si immetteranno nel circuito chiuso
della criminalità.
La gente ha assunto in questa
Tondo La maschera della impassi-
bilità. Nulla li turba più: nè la vita
nè la morte. La sofferenza, la fame,
La disoccupazione, vengono prese
come necessità quotidiane. Non c'è

3.7 Page 27

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NOSTRA11
nemmeno in loro un senso di dven-
dicazione contro questa società che
con le sue leggi, i suoi costumi, li ha
relegati nel ghetto di Tondo. Quando
riescono a mettere assieme un poco
di soldi, li spendono subito tutti,
quasi per paura di non poterseli
altrimenti godere.
Per loro ormai non c'è più patria.
La patria per loro è solo quel gruppo
di politicanti che promettono di
soddisfare le loro prime necessità
e non mantengono. Per loro non
c'è più religione. li battesimo - sono
tutti battezzati - è come una neces-
sità sociale. U nisce in un vincolo
altrettanto forte che quello familiare
padrini e famiglia del neonato. Al di
fuori del battesimo non esiste più
nessun atto di religione. La Chiesa è
troppo lontana. Per andarvi occorre
vestirsi bene, occorre prendere un
veicolo pubblico dopo aver fatto un
pezzo di sentiero a piedi. E quindi è
meglio dimenticare una religione che
fa solo spendere soldi.
Questa è Tondo, dove Don Bosco
è venuto nel tentativo di salvare il
salvabile. Oramai non possiamo più
indietreggiare. Si tratta di salvare il
nome della Chiesa: l'ha detto il
Nunzio. Se perdiamo questa battaglia
tutto è perduto.
Teniamo quindi la posizione presa
anche coi denti, anche quando il
termometro si tiene sui 40, anche
quando manca il necessario. Per sei
mesi siamo stati senz'acqua, ma
facciamo la loro vita. Siamo andati
anche noi, come loro, a comperare
l'acqua a bidoni. Siamo entrati anche
noi a far parte della società di Tondo.
I ragazzi di Tondo
Sono i più simpatici ragazzi del
mondo. E di mondo, soprattutto
in Oriente, ne ho girato. Sono stati
i primi a venire. Sono rimasti con-
quistati. Oggi vivono con estremo
entusiasmo la vita dell'Oratorio.
Quando non hanno scuola, sono qui.
Quelli che hanno scuola nel pome-
riggio, sono già qui alle sei del mat-
tino; quelli che vanno scuola al
mattino, sono qui all'una. Tutti
restano, finchè non li rimandiamo a
casa alle 9,30 della sera. Dormireb-
bero qui se potessero.
Prima che noi venissimo - ce lo
dicono loro - il campo che noi
ora occupiamo era la scena quoti-
diana delle loro battaglie. Battaglie
sanguinose sempre, spesso mortali.
Le frecce lanciate con le fionde non
risparmiano la vita. Quando non era
stagione di battaglie, il tempo veniva
passato agli angoli delle strade, nei
giochi d'azzardo oppure oziando nelle
acque limacciose del mare e dei canali.
Oggi loro stessi si meravigliano di
aver cambiato. Non lottano più,
almeno a mano armata, non rubano
più e... sono sempre qui.
All'età di 14-15 anni, cattolici di
battesimo, non sapevano nulla di
religione, non avevano mai messo
piede in chiesa, molti di loro non
avevano mai passato il ponte che
separa Tondo da Manila Centro.
Tutti hanno una storia comune:
molti fratelli, si mangia solo una
volta al giorno, papà disoccupato o
lavora tre giorni alla settimana.
Poi ci sono le storie individuali.
Storie che sono una sfida alla nostra
civiltà del progresso, alle grandi
macchine che sfrecciano sulle strade
vicine.
Vi presento Chito. Occhi profondi,
sempre tristi. È diventato il portiere
della nostra squadretta di calcio. È
alto per la sua età. Quando si siede
sulla sedia del mio ufficio, si addor-
menta e ci sta a volte per due o tre
ore. Ha quattordici anni e fa la
quinta elementare. Sono diciannove
fratelli e sorelle. Una baracca nel 25

3.8 Page 28

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grande agglomerato: due stanze. E ci
devono stare tutti. Tre fratelli sono
stati uccisi in meno di tre anni.
Vendevano i balut di notte. I balut
sono le uova delle anatre. Vengono
portate fino quasi alla schiusura.
Quando il pulcino è già formato
dentro al guscio, il processo viene
interrotto. Le uova vengono bollite
lentamente e servite ancora calde.
li buongustaio spacca il guscio e
assorbe il tenero pulcino con tutto
il succo che ha attorno. È un piatto
delizioso. Ho provato anch'io. Se
non ci fosse di mezzo il fattore visivo,
il gusto è buono. Di preferenza i
balut si mangiano di sera, di notte,
cosl come spuntino. Ma è anche
di notte che vanno in giro gli ubria-
chi, i gangster e gente del genere. Vo-
gliono soldi, e se non li dai, ce ne
va di mezzo la vita. Ecco perchè i
fratelli di Chito sono stati uccisi.
Anche lui va di notte a vendere i
giornali. Fino alle due del mattino,
alla porta dei grandi cinema, per i
signori offre le notizie fresche. Gli
ho chiesto: <e Ma perchè continui ad
andare in giro di notte? Non vedi
cos'è capitato ai tuoi fratelli?».
«Padre, - mi ha risposto, - se non
facciamo così, come facciamo a
vivere? ,>.
Alle sette del mattino è già da noi.
Si esercita in football fino alle 111
poi va a scuola. Alle diciotto è già
di nuovo qui fino alle ventuna.
Quando mangi, non lo so. Quanti
signorini nostri dovrebbero vergo-
gnarsi di fronte a Chito, ragazzo di
Tondo I
E vi presento Nick. Non ho mai
voluto andare a fondo sulle notizie
familiari: che mestiere faccia il papà
(se ce l'ha), che mestiere faccia la
mamma. Sono misteri che non con-
viene indagare. È stato uno dei primi
ad attaccarsi a noi. Occhi vivaci.
Intelligentissimo. Non sa parlare
l'inglese, ma capisce quando gli si
parla. Se ne avesse la possibilità,
potrebbe riuscire ottimamente negli
studi. Ha dodici anni e fa la quarta
elementare. Un corpicciolo che se lo
mi stringi un po' forte, hai paura che si
spezzi. L'altro giorno ha detto
che non va più a scuola. Anche lui
comincia a lavorare di notte per
portare il suo contributo alle finanze
familiari. Che peccato!
Potrei ripetere queste storie all'in-
finito. Ma che vale? Chi potrebbe
capire questi ragazzi: i figli di papà
che mangiano cinque volte al giorno?
quelli che vanno a scuola in mac-
china? ...
Eppure c'è in questi ragazzi una
mimera di bontà. Quando si esce
26 vengono a chiedere dove si va, cosa
si fa, come in famiglia. I nostri
uffici sono sempre aperti, e non ci la-
mentiamo di furti.
Abbiamo partecipato a tornei di
calcio e a pallacanestro. Non hanno
mai bisticciato con gli avversari.
<e Padre, mi fa uno, il numero
tale degli avversari mi ha sfidato
dopo la partita, cosa devo fare? 1>.
<< Lascia perdere, si sarà dimen-
ticato ~-
Dopo ogni partita, vinta o persa
(in realtà stiamo perdendo a tutto
spiano perchè sono le prime volte
che giocano al calcio), vengono a
chiedermi:
<e Padre, ho giocato bene? >>.
Hanno imparato che l'importante
non è vincere, ma giocar bene.
Questi sono i nostri ragazzi di
Tondo, e ne siamo orgogliosi davanti
a tutto il mondo.
Dal barbiere
Oggi sono stato dal barbiere. Natu-
ralmente per i lettori non vuol dire
nulla. Ci vanno forse spesso e trovano
un bel posto pulito, profumato, dove
s'incontrano gli amici e si fanno
quattro chiacchiere.
Ma qui a Tondo andare dal bar-
biere può essere un'impresa. Certo è
sempre qualcosa d'interessante. Anzi-
tutto nella stagione delle piogge lasci
giù le scarpe e t'infili gli stivaloni.
In questa stagione, per quanto bene
vada, il fango sarà alto almeno fino
al ginocchio. Poi ti metti sulla strada
esercitando le tue qualità olimpiche
di salto in alto, in lungo e in largo,
da pietra a pietra. A ciò si deve
aggiungere una buona dote equi-
libristica perchè, dove l'acqua rag-
giunge profondità pericolose (e siamo
sempre sulla strada) l'acquitrino viene
attraversato da pali esclusivamente
rotondi e viscidi. Per chi è nato qua
e va in giro con le scarpe dal giorno
della nascita, la cosa non presenta
iravi difficoltà; ma per chi s1 prende
11 lusso di portare le scarpe, questa
manovra diventa pericolosa e gene-
ralmente finisce con un bagno fuori
programma.
Le case - per chiamare così
queste baracche di legno e latta -
sono sopraelevate. Quando il basa-
mento non è allagato, vi ci giocano
i bambini o razzolano animali
Finalmente si arriva alla strada
centrale. Se vuoi star fuori dal fango
devi camminare ai lati. Possibil-
mente tenendoti alle pareti delle
case. Il centro di questa strada è
diventato un fosso entro cui i citta-
dini gettano tutto ciò che non può
trovar posto in casa. Naturalmente
Al Centro giovanile dì Tondo (Manila).
Dove il salesiano mette su i giochi,
le cose cambiano.
l'odore che ne risulta è tra i p1u
svariati e complessi. Ma è questione
di farci l'abitudine.
Superati i vari ostacoli, novello
"conquistador", arrivo dal barbiere.
Una baracca non differente dalle altre,
anche se l'insegna è promettente.
È una barbieria di gran classe. Ci
sono ben tre sedie tonsoriali nello
spazio di due metri per cinque. Su
due lati le pareti sono coperte di
specchi. Sopra gli specchi una gal-
leria di figurine tagliate da un calen-
dario cinese sono non proprio
per insegnare la modestia; in con-
tinuazione un'altra galleria di qua-
dretti in vendita: Santa Cecilia,
l'Ultima Cena, il Presidente e signora,
il Cristo crocifisso.
All'angolo estremo un ventilatore
in funzione ricorda i bombardieri
della seconda guerra mondiale. In
un altro angolo c'è una vendita di
aceto e di banane già in avanzata
maturazione.
Intanto il barbitonsore continua il
suo lavoro con una macchinetta che
non procede, le forbici che non
tagliano e un rasoio che va a rischio
di farti uno sfregio permanente sulla
guancia. Attorno a te è tutto un
muoversi. Sul piano, sotto gli specchi,
facendosi strada tra lozioni e profumi,
una misera gallinella va cercando il
sostentamento lasciando indubbie
traccie del suo passaggio. Sotto le
sedie, due cagnetti, destinati forse

3.9 Page 29

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a finire in stufato, si rincorrono
addentandosi l'unica cosa che hanno:
la pelle. Vicino alle bottiglie d'aceto,
un piccolino, vestito da madre natura,
frigna inconsolabile per una ragione
che nessuno si preoccupa di conoscere.
Dal vicino mercato arrivano suoni,
rumori e odori tra i più svariati. I
juki:-box gridano le più moderne
canzoni, i venditori propagandano le
loro misere merci tra gli acuti dei
piccoli venditori di ghiacciate. Su
tutto domina un acre odore di pesce
nelJe più indescrivibili condizioni.
In questa artistica mistura di
odori, musiche e rumori il mio
barbiere ha finito il suo capolavoro.
Dove è passato il rasoio seguito
prontamente dall'alcool, la pelle bru-
cia. Lo supplico di risparmiarmi la
sofferenza del massaggio ed egli si
astiene con gran meraviglia per la mia
mancanza di fiducia.
Mi alzo e pago, ricevendomi in
ricambio un gentil sorriso. Nella
mia generosità gli do un peso (150 lire)
invece delle 100 lire richieste dalla
tariffa.
Riprendo la strada tra il saluto
dei piccoli che guazzano sotto le
case e quello degli anziani all'angolo
delle strade.
Anche il cielo si lascia commuovere
e comincia a piovere. Allungo il
passo. Essere colto dalla pioggia in
questa situazione sarebbe tragico:
Da una finestra una mamma m1
offre un ombrello, ma io rifiuto.
Con questo vento e con questa
strada un ombrello sarebbe un im-
paccio.
Finalmente arrivo a casa, sudato,
infangato, stanco come se tornassi da
una grande impresa. E sono stato
dal barbiere!
Sorella Acqua
Ti sembrerà forse un argomento
strano. Tu, l'acqua, l'hai a portata
di mano: apri un rubinetto e ne
hai quanta ne vuoi: fredda e calda.
A Tondo non è cosi. Intendiamoci:
non dico che l'acqua manchi. Innan-
zitutto abbiamo l'acqua del mare, che
abbraccia Tondo da tutte le parti.
Ci penetra dentro, ne riesce, prende
la forma di un canale per penetrare
P,iù dentro; insomma, il mare a
fondo te lo trovi ovunque. Noi
l'abbiamo solo a una cinquantina di
metri dalla nostra porta. Ma non
crearti illusioni. Non è il mare che
sogni nei giorni caldi, d?v~ des!deri
tuffarti per godere un po di sollievo.
È il mare del sottoporto dove ven-
gono gettati tutti i rifiuti delle navi
di passaggio e di quelle che attrac-
cano ai moli, i rifiuti delle case vicine
- e sono tante - e dei canali che vi
scolano dentro. Un mare limaccioso e
maleodorante. Un mare, quindi, che
non attira.
E poi c'è l'acqua piovana. Quella,
quando arriva, arriva quasi sempre
col vento di tifone. E allora invade
tutto. Te la trovi sotto il letto, sui
tavoli, sotto i tavoli, dovunque.
Alla~ il paese sl che non si sa più
se stano case o barche agglomerate
per difendersi dalla tempesta. È
allora che si cammina in bilico sui
lunghi pali gettati attraverso i sentieri
cambiati in fiumiciattoli, dove l'acqua
arriva fino alla cintola. Se per caso ci
resti intrappolato dalla pioggia, non
cercare ombrello o impermeabile:
sarebbe inutile. Meglio togliersi le
scarpe, succingersi e che il Signore
te la mandi buona. -
I bambini fanno più in frena.
Tolgono quel poco che hanno e si
buttano a godersi l'acqua, proprio
tutta: il buon Dio la manda per loro.
Naturalmente scoli non ce ne
sono, e dopo quattro giorni, mentre
il sole splende, quest'acqua sarà
limacciosa, punteggiata di carogne
galle~gianti e di altri relitti; emetterà
odon indescrivibili e sarà l'origine
di nugoli di zanzare che renderanno
tormentose le notti e semineranno la
malaria.
E l'acqua da bere? Ecco, quella non
c'è. La conduttura arriva fino a un
certo punto. L'acqua, alJora, biso-
gna comperarsela. Non costa molto
nella stagione delle piogge. Ma nella
stagione secca quando dalla condut-
tura viene a gocce e generalmente
solo di notte, allora diventa un lusso
e i prezzi vanno su. I ragazzi fanno
delle lunghe file davanti al goccio-
lante rubinetto (spesso devono sacri-
ficare la scuola) e sulle piccole spalJe
porteranno a casa i pesanti bidoni
che servono all'uso della famiglia.
Non ci hai mai pensato? La man-
canza dell'acqua è il tormento più
duro che essere umano possa sop-
portare. Quando questo tormento
dura settimane e mesi, a un certo
punto si perde la testa, questo desi-
derio diventa una vera pazzia. La
vista dell'acqua può causare degli
impulsi irresistibili. La persona ass~-
tata si getta sull'elemento con avi-
dità incontrollata e la vuole, la pre-
tende da chiunque, pronta anche al
delitto. Non sono pochi quelli che
sono stati uccisi per un secchio
d'acqua.
E tu, forse, la sprechi. Noi l'acqua
la diamo in prezioso regalo. Quando
d'estate, per settimane intiere la
temperatura tiene i 40 gradi, dopo
che i ragazzi hanno giocato per ore
e ore sotto il sole cocente, diamo loro
un bicchier d'acqua preso dal frigo-
rifero: si ha l'impressione di donar
loro un pezzo di paradiso. Non
per niente i:iost_ro_ Signore pr?me!1e
il regno dei cieli per un b1cchier
d'acqua fresca. Qui iJ Vangelo si
vive alJa lettera.
Noi per aver l'acqua abbiamo
dovuto scavare un pozzo profondo
283 metri. C'è voluto un mucchio di
tempo e un sacco di soldi. Poi,
tenendo presenti i futuri bisogni,
abbiamo costruito una torre alta
24 metri con un serbatoio capace di
centomila litri. Ma è vuoto, perchè
in questa zona dimenticata la forza
elettr;ica non è sufficiente ad azionare
il mot0re della nostra pompa. Han
promesso che metteranno un tra-
sformatore: chissà quando...
.Ma perbacco, ora la pianto: se
non vado a mettere il mio bidone
sotto lo scolo dei tetti ora che piove,
non avrò l'acqua per lavarmi.
Preti del « Terzo Mondo»
Questo quadro di Tondo, pieno di
realismo e di immediatezza, presentato
da don Ercole Soleroli, viene completato
da una relazione dell'Ispettore salesiano
delle Filippine don Alfredo Cogliandro.
Ne riportiamo I tratti che dicono cosa i
salesiani han già fatto e cosa vogliono
fare per la gioventiJ di Tondo.
27

3.10 Page 30

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L'opera della quale maggiormente
il Rettor Maggiore nella sua visita
si compiacque, è i_! Centro giovanile
che sta sorgendo in uno dei quar-
tieri più popolari di Manila, chia-
mato Tondo. Questa nuova istitu-
zione vuol essere un omaggio a Maria
Ausiliatrice nel centenario della sua
Basilica.
Secondo le statistiche governative
nei sobborghi di Tondo su 371
ettari di terreno vivono ben 171 mila
abitanti: tra questi 70 mila conducono
una misera esistenza.
«Chi sono costoro?>> chiese il
Rettor Maggiore profondamente inte-
ressato.
Sono gente umile e semplice emi-
grata dalla campagna o dalle isole
lontane, venuta a Manila con la
speranza di trovare lavoro e fortuna
nella metropoli. Mentre nei campi
e sulle spiagge native, anche se po-
veri, la loro vita non era infelice
per la fertilità della natura e l'assi-
stenza dei congiunti, nella grande
città, senza qualificazione il lavoro
non si trova e il denaro è necessario
per tutto, anche per quelle cose che
al paese non costavano nulla, come
l'acqua, il fuoco, le banane, il pesce.
È così che a Tondo, trovano rifugio
tra le catapecchie di legno disordi-
natamente erette sul fondo fangoso
di quello che era una volta il mare.
In questo labirinto di palafitte, pul-
lulano e crescono, ricchi di miser:i<1,
nidiate di bimbi: senza scuola, senza
occupazione, senza mestiere, senza
avvenire.
Il Rettor Maggiore, vistosi cir-
condato da tanta povera gioventù, si
guardò intorno ed esclamò: «Qui
siamo proprio a casa nostra >>.
La casa ancora non esiste, ma i
salesiani hauno incominciato il loro
lavoro sotto il sole cocente o la
pioggia tropicale. Poco importa:
Don Bosco non cominciò diversa-
mente.
Fa piacere incontrarli tra i loro
ragazzi questi preti del «terzo mon-
do>>: sempre allegri, madidi di sudore,
tra la puzza dei rifiuti che ~iungono
al mare e il riverbero bruciante dei
cortili.
Già nel passato il governo e varie
associazioni assistenziali hanno stu-
diato il problema di Tondo. U muni-
cipio di Mani_la offre scuole gratuite,
la Chiesa aiuta quanto può, ma rimane
ancora vastissima la mancanza di
assistenza giovanile nel campo mo-
rale e religioso, oltre la necessità di
una soluzione di tutta una struttura
sociale qùanto mai complessa.
Attraverso l'interessamento del Pre~
sidente della Repubblica, su terreno
28 provveduto dallo Stato, i salesiani
Paese che vai...
Ragaui e giovani di Tondo
diretti all"Oratorio salesiano
in tempo piovoso.
Anche Il cortile dal "Centro··.
quando piove. è invaso dall'acqua,
con grande piacere dei ragazzi,
che se la godono tutta.
hanno cretto alcune baracche per
poter esercitare la loro opera benefica.
Spalancò loro le porte, prima
chiuse e ostili, l'ambulatorio medico
gratuito, ove quotidianamente tre
dottori e alcune infermiere, nel
breve giro di un anno hanno prestato
assistenza a più di 20 mila pazienti,
distribuendo loro medicinali inviati
anche dall'Italia.
In due sessioni giornaliere gruppi
di giovanotti apprendono, nel labo-
ratorio di falegnameria, l'arte del
legno, sia per la fabbricazione di
suppellettili casalinghe, sia per l'edi-
lizia nativa. Pure ogni giorno tre
sezioni di studenti hanno scuola
regolare di <<letteratura>>, come i
confratelli chiamano scherzando la
scuola agli analfabeti.
Quanto alla parte sportivo-ricrea-
tiva, oltre le solite attività di gruppo
e le ~are di giuoco a tavolino per i
giorm grigi di pioggia, c'è una
saletta di lettura, ove il Rettor
Maggiore sorprese alcuni ragazzi
intenti a leggere Libri formativi.
Per l'insegnamento religioso si
comincia sempre dal Segno di croce.
Grazie al buon Dio, non si potrebbe
sperare maggiore corrispondenza. Al-
la domenica non bastano più le sante
Messe. Non solo i figli, ma anche i
genitori vengono a santificare la
festa e vogliono che i salesiani s'inte-
ressino anche di loro.
La Divina Provvidenza non manca.
Generosi benefattori hanno prov-
veduto alla costruzione iniziale del-
l'edificio che ospiterà definitivamente
parte dell'opera nelle sue molteplici
attività. Le fondamenta sono gettate.
I nuovi locali daranno la possibilità
di estendere i laboratori di mecca-
nica, automeccanica, saldatura, refri-
gerazione, elettricità e altri mestieri.
Con essi nel giro di pochi mesi cen-
tinaia di giovani potranno appren-
dere l'essenziale per una rudimen-
tale qualificazione che possa final-
mente dare loro la possibilità di
guadagnarsi onestamente il pane senza
ricorrere alla truffa e al delitto.
Sono settimane ormai che il Rettor
Maggiore è apparso a Tondo per una
visita fugace, ma non passa giorno
che qualcuno di quei ragazzoni chieda
incuriosito:
- E dov'è don Ricceri?
- È ritornato a Torino, in Italia.
Rimangono delusi e insistono:
- Perchè così lontano ?
- È andato a lavorare per voi.
- Per noi! Ma come ?
E quei confratelli, che la sanno
lunga, rispondono:
- Per mandare a voi altri salesiani.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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PER
INTERCESSIONE
DI MARIA
AUSILIATRICE
E DI SAN G. BOSCO
I MEDICI SI ERANO DICHIARATI rigione completa di mia figlia. Non riu-
Cl HANNO PURE
IMPOTENTI A GUARIRLO
scivo a pregare, ma solo a supplicare e a
SEGNALATO GRAZIE
Il sottoscritto, exallievo della Casa Madre,
a causa di una caduta fatta in casa molti
anni fa, ha subito allo stinco della gamba
sinistra una infrazione ossea che non gli
ha più permesso di svolgere la sua atti-
vità. Dichiaratisi impotenti i medici a
curarmi, ho pregato giornalmente e con
tutta la fede Gesù di volermi guarire
per l'intercessione di Maria Ausiliatrice
e di Don Bosco. Inaspettatamente, nel
novembre 1968, a seguito di nuovi
esami radiografici, è risultato che, senza
aver più fatto uso di medicine, la frat-
chiamare San G. Bosco in aiuto della mia
bimba. Le Figlie di Maria Ausiliatrice di
Fogliano (abitiamo nello stesso cortile)
mi portarono immagini del Santo e di
Maria Ausiliatrice, che misi sotto al cu-
scino di mia f iglia. La signora Direttrice
fece pregare tutti i bambini dell'asilo di
Fogliano, Bibbiano e Reggio Emilia. Eb-
bene, San G. Bosco mi ha concesso la
grazia e mia figlia è guarita. Ora non mi
rimane che adempiere al mio voto di ve-
nire a Torino a ringraziare il Santo.
Fogliano (Reggio Em.) FAM. RITA GUALERZI
Fabris Lanaro Rosa - Facc:iolo Tomaso - Fosano
Maria - Fausti Vidani Angola - Favre Palmira -
Ferrcroconìugi- Ferr~ttiFiorentina• FesliRuggero
- Fiorenza Maria - Fisichèlla Paolo - FiMore Maria -
Forncro Carla - Froncini Giulia .. Franco Nerina -
Fugazza Nerin.a. - Fusar.io dort. ~lino - Fustanìo
Giuseppina ... G.,gliasso Lucia - G_alleano Vittoria -
Ciilli Francesco - Gamba Luciana - GOT!no
Maddalen• - G•ttuso Gaetano - Gaudagruni
Domenico - Gelmi Lucia - Gemmellaro Maria -
Gerbaldo Domenico - Gerbo Dorino - Gtrosa
Mario - Ghibeni Amalia - Ghigo Angela Gia-
c:omctti .l"i'iorenzo - Giardino Pietro - Gioc<;md.a
Salvatrice - Giorcelli Morghcrita - Giudici Anio-
nictt.a - Goso Gemma - Ortco Aurelio - Grosso
tura si era saldata mettendomi in con-
Maria - Guasconi Della Fiore Sandra - La Cava
dizione di poter camminare senza l'uso
dell'arto ortopedico. Segnalo quanto so-
pra perchè rispondente alla verità e rin-
grazio per la pubblicazione.
Torino
ANTONIO GREMMO
STAVA LEGGENDO UN LIBRO
SU DON BOSCO
Il 20 giugno scorso, mia figlia Maria
Luisa, di 14 anni, fu investita da una
macchina. Fu ricoverata in ospedale in
fin di vita e, a detta dei medici, non c'era
più nulla da sperare. Era irriconoscibile e
non dava segno di vita. Angosciata ri-
corsi a S. Giovanni Bosco. In quei giorni
stavo leggendo un libro a lui intitolato e
il giorno prima dell'incidente avevo ter-
minato una novena per una grazia parti-
colare. Gli offrii quella novena per la gua-
UN MESE TRA LA VITA
E LA MORTE
Mia figlia Luigia Camisasca rovesciò
inavvertitamente dell"alcool per terra e,
mentre accendeva la stufa, l'alcool prese
fuoco e le ustionò gravemente le gambe.
Ricoverata d'urgenza all'ospedale di Ni-
guarda, il medico dichiarò le ustioni di
terzo grado e mia figlia stette tra la vita
e la morte per un mese. In tale stato gra-
vissimo ricevette anche l'Unzione degli
infermi. lo, addolorata soprattutto al pen-
siero che mia figlia avrebbe lasciato or-
fana una bambina di due anni, ricorsi con
fiducia a Maria Ausiliatrice, promettendo
di pubblicare la grazia sul Bollettino Sa-
lesiano e di inviare un'offerta per le opere
di Don Bosco. La Madonna mi ha ascol-
tata. Ora mia figlia è stata dichiarata fuori
di pericolo.
Ignazia - Landini Nella - Leffioti Enza - Lepora
Rosina - Longo Dina - Losacco È:dvige - Macca-
rini Rosanna - l\\1affé lrcnc - Mail1a Flavio -
Malcolli Marina - Malutn Elisabetta - Manfre-
donia Maria - Mantiene Graziella - Marcellino
Agata - Mareddu Ibba Caterina - Mariano Am-
brogio - Marraffo Donata - Maniglia Giovonnina
- Mosili Efisio - Masino Giuseppa - Matti Marta -
Mazzetti .Eugenia - Mazzoli :Bruno - Meda l\\11.aria
Assunta - Melone Piredda Mariangela - Mene-
ghini Lino - Messina Giuseppina - Micheli Ida -
Mjgliorc Laura - Milioti Mariantonia - Minis-
sale Agatina - Modica Marianna - Molinari
Lucia - Morno Marianna - Monti Maria - Morine
Francesca • Moroni Giuseppina - Motti Ferioli
Moria - MU$SÌ l\\lL Giovanno - Neri Claudia -
Nicosia Sumrnatrice Maria - Ocelli Mario e
Mario Pia - Osti Remo - Palazzi Valle Lucio -
Palermo Sigona Vincenzina - Pandolfo Giovanni -
Panzeni Giulia - Pamlsari R!ta - Parodi Lorenzo
- Putorelli Marielta - Pani Giovanna - Pecora
Lucio - Penna Luisa - Peretti Guglielmo - Fer-
rone Compagni Margherita • Pertusati Carlo -
Pccrerw Pi•ano Rosa - Pia Agnese - Piccin Claudia
- Picollo Teodolinda ved. Romonj - Fileggi Maria
Calerina - PiH Piecro - Pillon Arduino - Pirola
Mari• - Pisu Maria Luisa - Placco Emanuele -
Cesano Maderno (MIiano)
MARIA CARLET
exallieva
Plos Gina - Poli Adele - Porcellana Angioletta -
Portiglintti Rosina - Presazzi Ubaldo - Pretti
Primina - Provasi Maria - Puglisi Agnesina -
Quaglia .Beatrice - Ralneri Anna - Rega:i:zoni
PER I COOPERATORI
SALESIANI
CON TUTTA LA FIDUCIA
CHE PUO DARE LA FEDE
Paolo - Ricona Agostino - Rfazo Benedetta ved. Ca-
nepa - Rocci G iovonna - Roja Alberilla - Ronga-
lllionc Maurizio - Rasano Onelia - Rossi Valen-
tina - Rubeo Mussatti Rosa - Saccardo Carlo e
In questo mese ha luogo in tutti i
Centri di Cooperatori la x• Con-
ferenza annuale prescritta da
Don Bosco.
Tutti i Cooperatori e le Coopera-
Ho ricevuto una grazia grandissima per
l'intercessione di Maria Ausiliatrice e di
S. Domenico Savio. Nella mia famiglia
regnava un'atmosfera tutt'altro che cri-
stiana e anche la parte finanziaria ne
Pi• - Sado Irma - Sala Margherita - Salali.a Anna -
Sruviatori Liliana - Santnngeletta Bonz:mo Elda -
Santini Alina - Saàna Spc.ranza - Sbaraini Giu-
liana - Scaglia Benedetta - Schiavone Maria
Donata - Scialla Felicita - Scinica Rolando -
Scotto Bernardo - Scuderi Filippina ved. Con-
dorelli - Sepe Anna - Sforzini Maria - Siccardi
trici sono vivamente invitati a pren-
dere parte a questo incontro, che
avrà per tema "Don Bosco e
l'Eucaristia".
era molto compromessa. Con tutta la
fiducia che può dare la fede quando
sono esaurite le speranze umane di ot-
tenere una soluzione, mi sono rivolta
Antonia - Siena Angela ved. Caocnvilla - Sim<>-
netta Maria - Si.rag-usa Calogera - Sironi Giovanna
- Solero Antonia - Spnnu Maria - Stellato Gina -
Strano Francesco Paolo - Taglia.ni Angela -
Tait Lea e Giulio - Tallarida Cino - Temagnlnj
*
Si sta organizzando il Pellegri-
naggio "Pasqua a Gerusalemme
con i Cooperatori", con rappre-
sentanze di tutte le Ispettorie
alla Vergine SS. e a S. Domenico Savio,
facendo la novena consigliata da Don
Bosco. E sono stata esaudita in pieno,
tanto sul piano morale che su quello
finanziario. Un grazie vivissimo e la
promessa che d'ora innanzi la mia vita
Dina - Taroni Antonietta - Tascbieri Piero -
Tenuto Cilda - Terrazzan Nadia e Francesco -
Tessere Caterina - Timo Bruna - Toffolon Guido
- Torta Lena - Tovazzi Marcolini Virginia -
Trentini Lina - Tubbiolo Maria. Concetta - Tuni-
netti Antonietta Ugazzi Esterina - Vachino
Lucy - Valentinj Augusta - Varano Eugenia -
d'Italia.
Prossimamente il programma parti-
colareggiato.
e quella dei miei familiari saranno una Ventrone Marisa - Vemengo Bono Ida - Villardi
viva testimonianza cristiana.
Tiberio - Vinci Calogero - Zamboni Maria -
Zaniboni Marianna - Zannoni Maria - Zerbino
Torino
AMERIO MARIA Coniugi - Zw:cholli Giuditta - Zuccherri Giulia. 29

4.2 Page 32

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PER
INTERCESSIONE
DI
SAN DOMENICO
SAVIO
AVVENIRE
il nuovo grande
quotidiano cattolico
a diffusione nazionale
« SAN DOMENICO SAVIO,
a v1s1tare gli scantinati che presentano
L'AFFIDO ATEI »
grate o aperture sulle strade da me per-
Due anni fa vennero ad allietarci due bei
gemelli, un maschietto e una bimba. Ma
dopo una settimana sì ammalarono e dopo
35 giorni mori il maschietto. Il nostro do-
lore fu al colmo quando i medici dissero
che non c'era speranza neanche per la
bambina perchè aveva la stessa malattia.
Allora mia moglie supplicò S. Domenico
Savio di salvarci almeno la bambina. Mi
procurai un abitino con la reliquia del
Santo, corsi all'ospedale e lo applicai alla
piccola Angela Maria, dicendo queste
parole: «San Domenico, l'affido a te,
salvala I». Da allora cominciò a miglio-
rare. Oggi ha già due anni e sta bene.
Ma noi continuiamo a pregare San Do-
corse, ma senza risultato. Non mi restava
che una soluzione: pagare una somma
elevatissima, senza però evitare al mio
principale conseguenze fastidiose e co-
stose. Caddi allora in un pessimismo in-
descrivibile, finchè un giorno una Figlia
di Maria Ausiliatrice. saputo l'accaduto,
mi incoraggiò a pregare con fede San Do-
menico Savio. Accolsi l'invito come una
liberazione dal mio incubo e pregai molto.
Oggi, a distanza di quattro mesi dallo
smarrimento, ho trovato i documenti e
tutto si è risolto nel migliore dei modi.
Ringrazio San Domenico Savio e desi-
dero sia pubblicata la grazia.
Torino
NELLA BOLOGNESE
menico Savio che la protegga sempre e
la cresca buona.
Monueal (Canada)
GIUSEPPINA e EFISIO ARGIOLAS
Domenico Vinci (Viagrande • Catania) ebbe
una forte emorra9ia a vane riprese che lo ri-
dusse agli estremi. Dal momento che fu posto
sotto il suo guanciale l' abitino di S. D. S. co-
minciò il miglioramento che lo portò alla gua-
ri g i o n e.
SALVA LA MAMMA E IL BIMBO Ines Bettaglla (Collegno - Torino) dichiara
Fui ricoverata in clinica perchè il mio
non era un caso facile. Due giorni
dopo fui · portata in sala operatoria per
ché una grave caduta le aveva causato una
complicata rottura al femore. Data l'età e le
condizioni di salute, I medici non davano pro-
babilità di guarigione. Si rivolse con fiducia a
S. D. S. e oggi, a un anno di distanza, può af-
un tentativo rischioso (sono anche una fermare di essere guarita.
cardiopatica). I medici chiamarono mio
marito, che è infermiere, e furono chiari.
lo capii quanto gli disserp nella sala
attigua: « Per il bimbo non vi è nulla
Franca Martinelli (Biella - Vercelli) ringrazia
S. D. S. per la protezione avuta per sii e per la
piccola Paola.
Adellne e Cesara Pezzano (Arignano - Torino)
dichiarano: « Da anni si attendeva un angio-
da fare, per la mamma lei ,stesso sa
quale rischio si corra a sottoporla a una
simile operazione». Allora presi l'abitino
di San Domenico Savio, lo strinsi e
pregai il Santo con tutte le forze che
ancora mi rimanevano. Ebbene, oggi il
mio piccolo Domenicangelo gode ot-
tima salute. Ma sotto Il cuscino della
letto che allietasse la famiglia. Domenico Savio
cl ha esauditi e Luciana Leonilde sorride ai suoi
cari. lnvìamo offerta ».
Filomena Nall ved. Pezzolla (Torino) da tempo
soffriva di un male al piedi che le impediva di
camminare liberamente. Si raccomandò a S. G. B.
e a S. D. S. e con suo stupore Il mattino seguente
si senti guarita.
Emanuela Brusco (Savona) vuol dire un bel
grazie el Santo delle culle e chiede che continui
culla vi è sempre l'abitino del Santo a proteggerla.
perchè deve continuare a proteggere lui
e tutta la nostra famiglia. Ogni sera di-
ciamo una preghiera di ringraziamento
a colui che ha avuto tanto potere d'in-
tercessione presso il buon Dio.
Brescia
MARTINA FRERI
Giueepplna GroHo (Montà d'Alba - Cuneo)
Invia offerta per aver ricevuto una grazia di or-
dine materiale, ma tanto necessaria per il buon
andamento della famiglia.
Ada Mlglietta ringrazia di cuore S. D. S. per
il suo mirabile aiuto durante la nascita della sua
quartogenita.
Gustavo Sleno (Sanza - Salerno) rende grazie
a S. D. S. per l'aiuto visibile concesso alla fi9lia
in occasione della nascita del nipotino Fabrizio
DOPO QUATTRO MESI SALTANO Domenico.
FUORI I DOCUMENTI SMARRITI Rosa Vottero (S. Martino di Barga - Cuneo)
rende pubblica la grazia ottenuta con la felice
Nel giugno u. s. smarrii dei documenti di nascita del suo Mauro Domenico.
lavoro molto importanti. Mi rivolsi agli uf- Roserie Scelsi (Collesano Palermo) fa sapere
fici ricupero degli oggetti smarriti e per
che S. D. S. le ha guarito la nipotina Maria Ro-
saria di anni cinque, colpita da epatite virale.
parecchi giorni feci la spola dal Municipio
alla Polizia, dalla Nettezza Urbana al-
Mergharlui Redoglio (Giaveno - Torino) desi-
dera far conoscere la protezione di S. D. S. sul
l'Azienda Tranvie; feci anche pubblicare marito in occasione di una operazione subita
un'inserzione su di un quotidiano molto
letto, ma tutto risultò inutile. Continuai le
ricerche nei mesi successivi, riuscii per-
in circostanze aggravanti. Promette un pellegri-
nagg10 a Torino.
Paola Gamba Celllno (Portacomaro - Asti)
sente- viva riconoscenza a S. D. S. per l'assi-
30 sino, con l'aiuto dei custodi degli stabili, stenza avuta in occasione della nascita del figlio.
IN VENDITA
DAL 4 DICEMBRE
ABBONATEVI!
Ogni autentico cattolico ba la
possibilità reale di co1laborare
personalmente al successo di
questa grande iniziativa gior-
nalistica; anche voi che leg-
gete questo avviso potete di-
mostrare la vostra simpatia
sottoscrivendo un abbona-
mento.
Volete ricevere gratuitamente
e senza alcun impegno il giM-
nale per una settimana ? Ri-
tagliate questo talloncino e
speditelo incollato Stt cartolina
postale a:
AVVENIRE - Nuova Edito-
riale Italiana - Piazza Duca
d'Aosta 8-B - 20124 Milano
(Scrivere pessibilmente stamp~tello)
-: s:to:ri: - - - ---,
1- -- -- - 1
abitante in (città)
:
1 (prov. di)
I via
I
I I desidera ricevere per sei giorni,
I I senza alcun impegno, l'edizion-e
de l', Avvenire •_
1

4.3 Page 33

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Don Andrea Beltrami Simone Srugl do Nazaret Laura Vicuiia
Zeffirino Namuncurà
PER
INTERCESSIONE
DI ALTRI
SERVI
DI DIO
« VI PREGO,
non zoppicai più e non dovetti più fare Dio. L'aiuto si rivelò subito sorprendente,
NON PARLATENE PIÙ >1
nè applicazioni nè gessi.
tanto che dopo soli quindici giorni, la
In parecchie altre difficili circostanze Si- mano poteva dirsi completamente ri-
Da diversi anni mio figlio Gianni aveva mone Srugi venne in mio aiuto in modo fatta, e il povero vecchio non sentiva più
abbandonato gli studi con nostro grave particolarissimo. Sento quindi il dovere alcun dolore.
disappunto, perchè mancava un solo di rendere pubblica la mia riconoscenza. Convinta che umanamente parlando, an-
anno al conseguimento del diploma. Cer-
cavamo in ogni modo di incoraggiarlo a
proseguire, ma sempre invano. Ci rispon-
deva: « Vi prego, non parlatene più».
Visto inutile ogni tentativo, io decisi di
non dirgli più nulla, ma in cuor mio mi
Aleppo (Siria)
PERDUTA
OGNI
VIOLETTE PA,PAZIAN
Coopsrattics Salesiana
SPERANZA
che secondo il parere del medico, la
mano non poteva più essere curata, com-
pio la promessa di pubblicare la grazia.
Araguaiana (Brasile)
Suor ELENA DELLAGIOVANNA Diretttlce F.M.A.
rivolsi al caro venerabile don Andrea INVOCA SIMONE SRUGI
Beltrami e lo pregai ogni giorno perchè
ispirasse mio figlio a continuare gli studi.
Dopo alcuni mesi di fervide preghiere,
inaspettatamente venne a dirmi che aveva
Da diversi anni sono sofferente di cuore
con diversi ricoveri ospedalieri. Nel feb-
braio 1967, dopo tre mesi di letto, ebbi
NON VOLEVA CREDERE
CHE FOSSE LO STESSO BAMBINO
deciso di riprendere lo studio, cioè di la crisi più acuta. Il medico curante, Mio nipote José Eduardo Prado de Souza
completare l'ultimo anno di ragioneria. avendo perduto ogni speranza. consigliò aveva un anno di età quando cominciò
Pensai subito che era una vera grazia e, mia moglie di chiamare le tre mie figlie. a soffrire continui svenimenti e ogni volta
trattenendo la commozione, mi limitai a A quella proveniente da Roma, che per ci voleva molto tempo a riprendersi. Un
dirgli: « Fai bene». Gianni frequentò doveri di lavoro non poteva prolungare neurologo dichiarò che il caso era grave.
l'anno con molto profitto e ottenne il di- la sua permanenza in famiglia, il dottore Alla mamma, desolata, dissi che avrei af-
ploma. Con viva riconoscenza verso il disse apertamente di partire preparata a fidato il bambino a Laura Viculia. Di
Venerabile, adempio la promessa.
ricevere la triste notizia. Prima di la- fatto incominciai una novena alla Serva
Vobarno (Brescia)
CATERINA Sll VESTRI
sciarmi essa volle che mi affidassi al-
l'intercessione del Servo di Dio Simone
di Dio. Da allora José non ebbe più sve-
nimenti; però il verdetto definitivo lo do-
Srugi, dopo avere invitato tutti i fa- veva dire il medico, quando il piccolo
miliari a recitare uniti la preghiera per avesse raggiunto l'età di tre anni.
la sua glorificazione. Superato un nuovo Ora. con gioia di tutti, il medico ha di-
DA QUEL GIORNO CAMMI NA
collasso, procuratomi dall'emozione del chiarato che è completamente guarito.
SENZA ZOPPICARE
distacco, essendo io convinto che non Quando lo visitò, io notai la sua meravi-
Nel marzo del 1960, andando a velocità
sostenuta da Beyrouth verso Saida (Si-
done), la macchina su cui viaggiavo fu
investita frontalmente da un'altra che ve-
l'avrei più riveduta se non in Cielo,
con sorpresa del medico e di tutti i
familiari, iniziai una ripresa che in poco
tempo mi riportò alla vita normale di un
uomo di 75 anni. Continuo a pregare
glia e nello stesso tempo la sua gioia;
non voleva quasi credere che fosse lo
stesso bambino. Disse che giudicava la
guarigione un caso assai raro.
niva in senso inverso. Trasportata al- ogni giorno il Servo di Dio Simone Srugi Sen Paolo (Brasile)
DIRCE DE A. COSTA
l'ospedale con un ginocchio rotto, fui cu- chiedendo al Signore di glorificarlo.
rata da valenti specialisti che, dopo un
Conosco la famiglia di José; am:i ho be-
mese di degenza, mi dimisero dicendomi Viverone (Vercelli)
GIOVANNI MARCHESE nedetto il matrimonio dei genitori del
che avrei potuto camminare, ma non fare
bambino. Ho seguito da vicino il caso
sforzi e sport di nessun genere. Non po-
con tanta pena e poi con vera gioia.
tevo piegare il ginocchio e camminavo SI DOVEVA AMPUTARE LA MANO
penosamente, sovente assalita da dolo-
,f4 CAMILLO FARESIN Vescovo Salesiano
rosi crampi. Nel 1962 si tentò l'ingessa- Ero stata chiamata per medicare la mano
tura, senza risultato. Nel luglio di quel- di un vecchio contadino. La mano si tro-
l'anno, andai a Gerusalemme e mi incon- vava in uno stato che faceva ribrezzo, I MEDICI DICHIARARONO
trai con l'Ispettore dei Salesiani che, ve- perchè le carni incancrenite cadevano a L'INFERMO SPACCIATO
dendomi zoppicare, mi porse una imma- brandelli. Consultai un medico, che mi
ginetta del Servo di Dio Simone Srugi, consigliò di praticare iniezioni e di usare Un nostro familiare, padre di due bam-
dicendomi: «Lo preghi e guarirà». Mi antibiotici. Per un mese curai Il poveretto bine, di cui una paralitica, si era amma-
affidai allora al buon inferviiere di Na-
zaret con viva fede.
con tutto l'impegno possibile; ma lo stato
della mano andava peggiorando. La pal-
lato di una malattia poco comune, ma
molto grave, l'agranulocitosi. Lo curarono
Il mattino dopo l'incontro con il signor ma era come svuotata, mentre il dorso era vari medici e tutti furono d'accordo nel
Ispettore, mi recai da Betlemme a Geru- enormemente gonfio e da una parte e dichiarare la malattia mortale e l'infermo
salemme per iniziare le visite ai Luoghi dall'altra del polso si erano formati dei tu- spacciato. La famiglia lo affidò alla mi-
Santi, e con mio immenso stupore potei
camminare tutto il giorno senza stan-
mori, dai quali sgorgava abbondante pus.
Il medico, visto in quali condizioni si tro-
sericordia di Dio, invocando come inter-
cessore il servo di Dio Zeffirino Na-
chezza e senza zoppicare. La sera il gi- vava, risolse di amputare la mano, per muncurà. Solo un miracolo lo salverà,
nocchio non era più gonfio. Levai le vedere se si poteva salvare il braccio, e dicevano i medici. E il miracolo venne at-
bende e continuai le peregrinazioni nella forse la stessa vita. In questo penoso traverso una crisi spaventosa che lo fece
Terra Santa per giornate intiere senza ri- frangente, ricordando l'efficace interces- passare da morte a vita. Ora è guarito
sentire il minimo disturbo. Da allora, e sione di Laura Vicuiia, pregai di atten- e ha ripreso il suo lavoro.
sono passati ormai più di cinque anni, dere, e con gran fede invocai la Serva di Buenos Aires MARIA TERESA S. DE MOLTEDO 31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Sac. Antonio Glacone t a Cnrpina (Brasilè) a 7r onni.
Questo autentico missionario, piccolo di statura ma grande per lo spi-
rito di sacrificio, lavorò quasi tutta I~ via nelle missioni d'America.
P~rtìto ancorn chierico, compì il suo tirocinio nel Cile a Valp:1rni~o e
a Sànliago, dove ricevc.ue: gli ordini snc-ri e fu ordinato sacerdote: nel
dicembre 1923.
Di passò alle missioni del Rio Negro del Brasale., che movevnno i
primi passi e vi rimase per 40 ~nni quasi immedesimato con Ja tnbU
dei Tucanos, di cui ci hn lasciato una prciiosu grammarica e un <lizio-
nario.
ln qu.e..,;ti ultimi anni si riposava a Belén\\ srendendo Jt sue n\\emorie e
confessando le varie comunìtà. Scosso nella salute, andò per rimettersi
nel nostro aspirantato di Carpin.i (Pernambuco). ma il 4 ottobre scorli-0
un infarrn lo portò nl traguardo. Era l'ora de.l premio dqpo unn lunga
giornata missionarln ricCD di meriti, di c ui la nos tra Panùglin ~li è grata.
Sac. Giovanni Battista Defilfppl t a Cuorgnè (Tonno) • 71 onni.
Las ci.l:I Jlesempio di una vita salesianamcntc operosa, nrricchit..1 dn
grande umiltà e assoluta Cedcltà al do\\rcre-. Educatore snpienlc, segu_i le.
direttive di Don Bosco; N ell'educazione pothe parole, molli /atti •,
formando ~chicre di allievi a un forte sen.so de.l dovere e a un cQnvinto
impegno çrisciano. Fu anche direttore pie·no dl riserbo e di delicatezza.
Mantenne contatti affettuosi con gli exallicvi, c he nell'ultima ora si
unirono ai c-onfrntclli nel comune rimpianto.
Sac. Francesco Casaro t n Borgo Sno Martino ( ;\\les.sandrio) o So anni.
S1 distinse per bontà di cuore, fedch.à c. omore a Oon 80s&o, delle çui
memorie in Borgo San !vlartlno fu fedele e oppilssionnto custode. Mnc.
suo esperto e solerte, si consacrò alla causa <le.i giovani, che formò
alla vita c ristiana come direuurc dell' Oratorio San Luigi in Torino e
come insegnante e confessore nell:.1 Svizzero e 3 Uorgo San Nhrtino.
Sac. Giuseppe Simonéic t n Bcckov (Slovacchia) a 6 r anni.
Uomo di cuore e sacerdote di ardente zelo pastorale, con il costante
sorr,so e la bono\\ che traspariva da tutlo il suo essere, riusciva a. creore
un ambiente. ùi veril s.pontaneità fanuliarc trtt i !{Ìovani, che partecipa.
vano libera.mente alla santA Messa ogni mattina e a lla benedizione
eucaristìca alln. sera~ Dopo il J 950 fu portato in un campo di conccn-
trnmcnto, ove passb alcuni anni di martirio, che sopportò con animo
forte e rassegnato alla volont.i\\ di Dio.
Sac. Franc:esco Mc Cormlck t • Guildford (Inghilterra) n 87 unni.
Coad. Angelo Nlcolettl t a La Pinta (Argentina) n 81 anni.
Sac. Guglielmo Wilcock t a Mancbesrer (Inghilterra) a 75 anni.
Coad. Antonio Ke nyeri t • Monaco (Gcnna,ua) a 75 anni.
Sac. Vinceauo Raszetd t • ;\\!ontevideo ( UrugW1y) a 71
cd"ad. Luigi lrazabal t Montevideo (Uruguay) a 71 anni.
Coad. Giovanni Kuhar t a Cerknira (Jugoslavia) n 68 anni.
nnni.
Coad. Ernesto Grossi t à Milano n 66 anni.
Sac. cario S.:hmidt t • Monaco (Gen-nonia) a 63 anni.
Sac. Raffaele Ma.thias t a Tirlcmoot (Belgio) a 58 anni.
Sac. Primo Turella t a S . Poolo (Brasile) a s(> unni.
COOPERATORI DEFUNTI
Canonico Lodovico Pentangelo t a Lcture (Nopoli) a 8s anni.
Fu uno z,elante Cooperatore, devoto ammiratore di Don Bosco, e in
pArticolati penose circostanze mostrò il s uo ntTcno sincero v<."TSO i
suoi cari Salesiani. Dio premH la sua carità.
Angelo Russeddu t a Torino • 64 anni.
A pochi mesi dallo. sorella l'Vforia, restituì la sun bell'anima a Dio.
Passb tutta la vira nll'ombra del Santuario ùi l\\1arin Ausiliatrice. sua
cas-a-par.roèchin. Visse una vita semplice e modesta.J ma ricca di valori
cristiani. Anima dj apos-tolo, per piu cli .+5 anni (u c!ltechi$tn fedele nel
primo Oratorio festivo fondftto d.1 Don Bosco.
Giovanni Pletrogrande t • 77 anni.
Nobile figura di padre di famiglia, di professionista c.ristiano e dJ laico
impegnato nelle più varie forme di apostolato parrocchia.le. E.bhe
grande venerazione per Don Tiosco, di cui imitò lo sLile ncJl'educazione
dei suoi sette figli (quattro dei qunll \\'Olle educati dai salesiani), nel-
l'apostohuo del c!ltechismo e come d.i-rigcnte di A. C. Amò b Chiesa
t:. il Papn e seppe infondere tnlc amore nei tigli. due dei quali donò si
Signore: suor l-.,..ui$n, canossiana, e don Guido, sntesiuno.
Prof. Epifanio Bellone t II Cruunia a 6~ anni.
Dotato di una bellissima voce tenorile, fu chiam1'\\tO il • cantore di
Don Bosco •, perchè ollictò per molti nnni la gioventU delle case sale-
si:ane di Sicilia eon le sue macchiette, le melodiose canzoni e le operette.
Anima retta, s-ensibilissim.a, costante nel dove.re fino "J sacrificio, p,ro-
digò la sull \\' Ìtia nella scuola, ancl1e qutrndo In n,ial.attia lo avrebbe obbli-
gat() :li riposo.
Felice Concad t a Brcssana Boua rone (Pavia) a Bs anni.
Esemplare figura di p:tdre. di famii;?.lia, informò tutta la fma vita u unn
fervida pietà e a opere d.i carità cristiano. La sua fi j;tura buona e sempliée
è in venerazione verso quanti l'hanno conos.ciuto e amaro.
Giulio Cuslnl t nell'ospedale S. Curio di Milano.
Ern stimato nel pee&e, Livigno (So), per il suo spirito di laboriosità e di
sacrificio, n9n dis,:iunto dB una pietà sinoertt che lo :tiu1ò ad accettare dalla
mano di Dio la 1,1ove.rtà e l R malattia... Donò genctosàme.nte a Don Bosco
il suo primogenito, oi,cgi $tudcntc di teologia, pur avendo già restituito al
Sip:norc Sette angioletti morti in wnern etn, che la.sciarooo H suo cuore
lacerato daJ dolore. e tenne per sè àttri cinque figli d, cui uno affetto da
pnraHsi infantile. Alla fedele consorte lascia in eredità tanto dolore, ma
anche tnnta sercnit,1 e fiducia nella bontà del Signore.
Giuseppina Magni t a Monza a 7S anni.
Poco tempo prima della sufi morte, al fi1tlio salesiano don Dante. che l11.
conforta.va perchè sempre sola, diceva: ~ Non preoccuparti per la nlla
solitudine. Se mi sento sola, prego. Tu invece pensa a fare bene il tuo
dovere. li resto lascialo nolJe mani del Sìgnore ·•.
Canulla Bisio v e d. lrassano t a Genova.
Semplicil~ cristiana di vlta, chi:trczz.a di convìn~ioni, linearità neU'agire
furono le note che la distinsero. E il S ignore le riempl il cuore deJJa
gioia sacerdotale d i suo figlio don Angelo, salesiano.
GluUa Beltramo ved. Abà t ~ Cuorgne (1'odno).
Un tragico incidente ne troncò la vitll LOtalmente fatta bontà, pre-
ghiera e sacrjflcio, ru orgogli(>sa di ayer dato a Don Bosc.o uno dei
suol figli, e l'opera salesiana sempre segui con affetto c. entusiasmo.
Elisa Montagnoli t a Besnate ( Varèse).
Sposn e madre esemplaré, ùevotì~sima di i\\1aria Ausiliatrice e di
8an Giovanni Bosco, estrcitò la carità su vasta scola, aiutando tutti
quelli che a le.1 ricorrevano . con parncolare predilezione per le famiglie
povere e 1ndigtnu Era sorella di due Figlie di Mnda Ausilia1r:ict:
Sr. Ermenegilda e ~r Camilla !vlonrnlbet1·i.
Pierina Ceruttl t " Calu.., • 52 ano, .
Cooperatrice trnle-s1am, pe1 molti anni immobilizzata sul tetto del suo
dolore, seppe valor,zi!lrc la malattia con spirito dJ fede nella ,•olontà
di Dio, soffrendo, preJ,:"ando. immolandosi sen.:namente per lu $alvezza
delle anime.
Pellinl Antonietta Ferrlnl t a Lugano.
Coopcn1trice di intensa vita cristiana, era seosibiliss:ima ad o~nj forma di
carit.i,, mn serbava le sue predileiionì per i figli di Don Bosoo e li aiutava
con generose oblazioni.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
J\\cunzo Gìus~ppc - Allocca Soprano Cormcl1,1 - Amoroso Muria -
Arrnira{ilio Mereghetti Annu11clata , Bonelli Mada • Canto.lupi Giuseppe
- C11puto mons. Giuseppe - Cecchctti Galileo - Cioato Caterina -
Oarbtsio Maria • Oc Gennaro Filippo Ferraudo Giuseppe Lam-
bia!òe don Emi.lio - Lavnrone don Domenico - MaRgioni Enrico -
Mottola dotL Mario. - Ncgr:o Gun.Jtt Giuseppina - Peroui Gns parri .Rasa
. Prosio Angela - RubolÒtta M. Filippo.
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO. eretto in Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n. 22, può legalmente rice-
vere Legati ed Eredità. Ad evitare possibili contes\\azioni si consigliano le seguenti formule:
Se trallasì d"un legato: «... lascio all'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino a titolo di legato la somma di Lire... (oppure) l'immobile
sito in... •·
Se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe essere q uesta:
«.•. Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino.
lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo».
(luogo e data)
(firma per esteso)
32

4.5 Page 35

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TOTALE MINIMO Pl!R BORSA L 50.000
Avvertiamo che le pubblicazione di una Borsa incompleta al effettua
quando Il versamento iniziale raggiunge la somma di L. 25.000, ovvero
quando tale somma vienè raggiunta con offerte successive
Non potendo fondare una Borsa, si può contribuire con qualslasl somma a com-
pletare Borse già fondate
CROCIATA
MISSIONARIA
BORSE COMPLETE
Borsa: Maria Ausiliatrice, San Giovanni
Bosco e tutti i Santi, i,,tercedete presso Dio,
misericordia e 110n gitul"izia, p.g.r., a cura
delta famiglia Calcagno (Villa Lomellina -
Genova) L. 50.000.
Borsa: Mada Ausiliatrice, San Giovanni Bosco
e Santi Salesiani, ;n suffragfo dei nostri def,mti
e be11efattori, a cura della famiglia Cakagno
(Villa Lomellina - Genova). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, San Giovanni
Bosco, tutti i Santi, Beati e Vener.oblll, i11
suffragio e sollireo delle anime più abba11donate
del Pr,rgatoria, a cura della fanùglia Calcagno
(Villa Lomellina - Genova). L. 50.000.
Bo.rsa: Maria Ausiliatrice, San Giovanni
Bosco, tutti I Santi, Beati, Venerabili e Ar-
cangeli, in ringraziamento e chitde11da grazie
,pirituali e materiali, a cura della famiglia
Calcagno (Villa Lomellina
Genova).
L. 50.000.
Borsa: Mari-a Ausiliatrice, in ringraziamento e
supplica11do protezione, a cura di Sigismondo
e Antonietta Cavalca (Segrate - Milano).
L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco. i1t ringraziamento
e supplicando protezio11e, a cura di Sigismondo
e Antonietta Cavalca (Seg<ate - Milano).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di Rizzo
Giuseppina, in suffragio delle sue sorelle Giro-
/ama e Graziella (Canicattl - Agrigento).
L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, a cura di Rizzo Giuseppina,
i11 suffragio delle sue sorelle Girolama Gra-
ziella (Canicattl - Agrigento). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di Franco e
Nu112fa Petrone (Napoli). L . 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, a cura di Franco e
Nunzia Petrone (Napoli). L. 50.000.
Borsa: Don Michelangelo Fava, 1 •, in ricordo
e suffragio, a cura di amici ed Exaltievi
veneu. L. 50.000.
Borsa: Don Michclan1eto Fava. 2"'. i,i ricordo
e suffragio, a cu.ra di amici ed Exallievi ve-
neti. L. 50.000.
Borsa: San Domenico Savio e Claudia Almo
Boot, fondata dal Comm. Luigi Ameglio
(Torino). L. 50.000.
Borsa: Don Giovanni Zolin, l(enltotl de-
funti dell'offerente e defunti Salesiani di
« San Callisto», a cura di N. N. L. 70.000.
Borsa: Don Bosco educator e, n cura della
maestra Anna Maria De Martin (Pàdola -
Belluno). L. 50.000.
Borsa: Don Filippo Rinaldl, p. g. r. e in ri-
cordo di D. Roberto Riccardi, , Porrom di
Maria Ausiliatric, e di D. G. B. Calvi, a cura
di Margherita Grassa (Giaveno - Torino).
L. 60.000.
Borsa: Monaco Celestino, i11 ricordo e si!{Jragio,
a cura di Monaco Ma.ria (Caselle Torinese).
L. 50.000.
Borsa: Mamma Margherita Bosco, invocando
la rua continua. protezione, a cura di Gussoni
Lina (Busto Arsizio - Varese). L. 50.000.
Borsa: Giovanni e Maria Ardlto, i11 memoria e
mffragio, a cura del figlio Mario (Roma).
L. 50.000.
Borsa: Dottor Aui:usto Nesler, i?lmemoria e suf-
Jrai;io e implorando 1111a grazia, a cura di Te-
resa Nesler Garzino e Giuseppina Garzino
(Bolzano). L. 50.000.
Bo.rsa: Maria Ausiliatrice e San Giovanni
Bosco, i11 suffragio dei defimti delle famiglie
mia e di mio nwTito, a cura di T-. I. L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore dl Gesù, confido in Voi!, a
cura di Oliva Maria in Rnnoisio . L. 50.000.
Borsa: Lino Vaoottl, in ricordo e suffragio, a
cura di Elena Vanotti (Milano). L. 50.000.
Borsa: Bianca Signo.rini, Cooperat·rice, iu ,;...
ttYTdo e suffragio, a cura del marito Signorini
Mario (Verona). L. 50.000.
BoTS.a: Gllardoni Fe.rrario Ma.ria, in ricordo e
suffragio, a cura di Gilardoni Angela (Milano).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e San Giovanni
Bosco, proteggeteci e concedeteci salute, a cura
di N. N. (Asti). L. 50.000.
Borsa: Marla Ausiliatrice e Sa.n Giovanni
Bosco, p. g. r. e implorando protezione, a cura
di Picollo Teodolinda ved. Rcmotti (Pozzolo
Fonnigaro - Alessandria). L . 50.000.
Borsa: Maria Aus.i.liatrice e D on Bosco, i11
memoria e ,uffragio di Att.ilio S,1eider, a cura
della moglie Maria Pasqualini (Cori - La-
tina). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
memoria e suffragio di Ida Sneider, a cura di
Maria Pasqualini (Cori - Latipa). L. 50.000.
Borsa: San Domenico Savio, implora11do pro-
tezio11e sul figlio, a cura di N. N. (Ao sta).
L. 50.000.
Borsa: Don Giuseppe Lazzero, a cura del
dottor Eugenio Bolondi (Milano). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e San Giovanni
Bosco, in ri11g-ra::iame,ito e i1ivocaudo aiuto
e prouzume, a cura di Teresa Bordet (Aosta).
L. 50.000.
Borsa: Virgo prudentissima, a cura di Pietro
Losana (Torino). L. 50.000.
Borsa: Mater Bonl Consilil, a cura. di Pietro
Losana (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, invocando r,11a grazia,
a cura di Piea Maria (Torino). L . 50.000.
Borsa: Sacro Cuor e dJ Gesù e Cuore immaco-
lato di Maria, confidiamo e ,periamo in Voi;
ovu11qui, e umpre proteggeteci, a cura di
P.G.G.C. (Moncalieri). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, p.g.r., a cura di
N.N. (Villanova d'Asti). L. 50.000.
Borsa: Don Filippo Rinaldl, a cura di N.N.,
L. 50.000.
Borsa: Don Stefano Pavese, in ricordo, a cura
di Rina Pini Fissore (Alassio). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, San Giovanni
Bosco e San Domenico Savio, co11 proJ011da
riconoscenza p.g.r., mpplica11do aiuto e pro-
tezione per i propri cari, a cura di 1. V. (Codi-
goro-Ferrara). L. 50.000.
Borsa: Don Pietro Berrull, a cura di Giuseppe
De Chastoney (Arco - Trento}. L. 50.000.
Borsa: Santa Lucia, ,,, suffragio dtdl'a11ima di
Caterina Sil,;estri, a cura d ella figlia Italia
Sil vestri (Avellino), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice o San Giovanni
Bosco, in wffragio e memoria di Giuseppe
Franzoni, à cura de.Ila m oglie Clara (Modena).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, San Giovanni
Bosco e Don Filippo Rinaldi, i11 memoria e
sr,ffragìo de," de/1111ti e i11voca11do c011tin11u pro-
tezion• ,11//a propria famiglia, a cura di L. C. P.
(Varese). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e San Giovanni
Bosco, p.g.r. e invocando protezione, a cura di
Pina Levi (Alba - Cuneo). L. 50.000.
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria Ausilia-
trice e Santi Salesiani, proteggeteci sempre, a
cura delle so relle Bazzano. L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e San Giovanni
Bosco, aiu.tateci ancora, a cura dei fratelli
Sandro e Beppe Strata, p.g.r. (Vesime -
Asti). L. 50.000.
Borsa: San Giova.nni Bosco, i11 suffragio del-
l'anima di Amonio Faggiotto, a cura della
figlia Caterina (Bassano del Grappa). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, San Giovanni Bosco
e Sani! Salesiani, benediteci e proteggeteci
sempre, a cura di Fondon R osse! Palmira
(Aosta). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, San Giovanni Bosco,
San Domenico Savio e Don Rinaldi, p.g.r.
e i11vocandone 1111'altra, a cura di R. L. (Ver-
celli). l,. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, San Giovanni
Bosco e Santi Salesiani, pregate per me e per
l1ttti i 111/ei cari vivi e def,mti, a cura di Argen-
teri Mignolli Mercedes (Bussoleno - Torino).
L. 50.000.
Borsa: Don Pietro Berruti, a cura del dottor
Carlo Panizzi, exallievo di Alassio (Sanremo
- Imperia). L. 55.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, San Giovanni
Bosco e San Domenico Savio, ra, offerta dal
Cooperatore Secondo Gay (Osasco - Torino).
L. 50.000.
{QOSTll<llA)

4.6 Page 36

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1
I
1
Spedlz. 1n abbon. postale • Gruppo 2• • 1• quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
SI pubblica:
il 1• del mese per I Cooperatori Salesiani
/115delmeseperi DirigentideiCooperatori
S'invia gratuitamente ai Coo·
peratori, Benefattori e Amici
delle Opere Don Bosco
Direzione e amministrazione:
via Maria Ausiliatrice, 32
10100 Torino Telef. 48.29.24
Direttore responsabile
Don Pietro Zerbino
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n. 403 del 16 febbraio 1949
Per lnvia,e offerte servir s i del conto
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Opere Don Bosco Torino
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