Bollettino_Salesiano_199802


Bollettino_Salesiano_199802

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- LA GRANDE VIGILIA
di Juan E. Vecchi
LE PAROLE DEL
GIUBILEO/SPIRITO
DELL'UNITÀ
Espressiva la parabola della torre di Babele:
"gli uomini vogliono costruire tra di loro una società
che possa prescindere da Dio".
LA
"L' sui~niocnee-
ra tra le per-
sone ci im-
pressiona
sempre fa-
vore v o I -
mente. Uni-
tà, concor-
dia, solidarietà
sono beni che l'uomo desi-
dera. Ne ha bisogno per il suo
cuore più ancora che per i suoi fini
pratici. Questi beni hanno una sola
fonte : la capacità di amare. Un 'u-
nione costruita sul male e sull 'inte-
resse non dura. La si riesce a man-
tene re esternamente con violenza
o inganno . Mafia e regimi totalitari
ne sono due esempi eloquenti.
La divisione ci fa soffrire, ci obbliga
a lavorare in condizion i difficili , qua-
si a remare contro corrente. La di-
scordia lacera le famiglie ; la disu -
nione seminata e coltivata provoca
nella società conflitti con alti costi
di vite, di beni e di civiltà. Ne sono
prove le guerre etniche e le lotte
armate per il potere. Alla loro rad i-
ce ci sono sempre l'egoismo indivi-
duale e collettivo e un certo disprez-
zo per gli altri considerati come con-
correnti e ostacoli per i nostri fini.
Per questo l'unità tra le persone nei
sentimenti , nelle intenzioni , nell'ope-
rare è una meraviglia, una grazia:
per le famiglie , le società, i popoli.
O La Bibbia descrive magistral-
mente la divisione interiore del-
l'uomo e i suoi conflitti esterni ,
come risultato del suo voler essere
simile a Dio. Le alleanze che co-
struisce con questo obiettivo sono
fasulle . Saltano presto. Anzi provo-
cano immediatamente la contrappo-
FEBBRAto 1998 BS
sizione tra l'uomo e la donna, ch ia-
mati invece a formare una "carne
sola". L'uomo si ritrova a lottare con
la natura che era destinata ad esse-
re il suo giardino e con gli altri esseri
viventi , in mezzo ai quali doveva vi-
vere pacificamente e a cui aveva
dato il nome. Tutto ciò perché ave-
va ascoltato la voce del diavolo :
"colui che divide", secondo il signifi-
cato della parola.
O Una parabola ugualmente e-
spressiva è quella della torre di
Babele. Gli uomini vogliono costrui-
re tra di loro una società che possa
prescindere da Dio, non prendere in
considerazione le sue leggi né te-
mere i suoi castigh i. Fanno una al-
leanza e un progetto . Ma il loro pro-
getto e il loro linguaggio perdono il
punto d'intesa. Non si capiscono più .
Debbono separarsi per vivere ciascu-
no per conto proprio , anzi in opposi-
zione e in concorrenza tra di loro .
O L'avvenimento contrario come
immagine e realtà è la Pentecoste.
I discepoli radunati in preghiera nel
nome e nel ricordo di Gesù ricevono
un unico Spirito. Uscendo dal cena-
colo , dove erano radunati , incontra-
no gente di ogni razza e nazione
convenuti per ascoltarli. Pur essen-
do di lingue diverse , ciascuno capi-
sce quello che gli apostoli dicono .
L'unità, la concordia, la solidarietà
saranno distintivi dei credenti. Sarà
pure quello che il mondo diviso per
religione, razze , lingue , nazionalità
e interessi più ammirerà. Sarà il
compimento della preghiera di Ge-
: che siano uno, affinché il mon-
do creda.
O Questa forza unificante dello
Spirito continua oggi nella Chie-
sa. L'ho visto dal vivo in un momen-
to singolare : il Sinodo per l'America.
Sinodo non è una parola del nostro
vocabolario quotidiano ; i cristiani
però dovranno includerla nelle paro-
le da ritenere . È l'adunanza dei ve-
scovi di una determinata regione
geografica convocata dal Papa per
invocare lo Spirito Santo e orientare
la Chiesa nel nostro tempo così pie-
no di sfide.
In preparazione al Giubileo e in vi-
sta della nuova evangelizzazione
del mondo si realizzeranno cinque
sinodi: uno per l'Africa , uno per le
Americhe , uno per l'Asia, uno per
l'Oceania; l'ultimo , quello conclu-
sivo nel 1999 , sarà per tutta la
Chiesa. Il Sinodo per l'America si è
radunato in novembre a Roma :
circa 300 persone. Era la quindice-
sima assemblea dopo la costitu-
zione dell 'organismo da parte di
Papa Paolo VI nel 1965.
C'era diversità di lingue : spagnolo ,
portoghese , inglese, francese , indi-
geno ; varie le componenti eccle-
siali : vescovi , religiosi , sacerdoti ,
laici e laiche ; molteplici le naziona-
lità, diverse le situazioni di prove-
nienza : alcune di estrema povertà
e altre di grande benessere. C'era-
no pure diversi riti e persino rappre-
sentanti di altre confessioni cristia-
ne. Si sentiva la varietà di accenti ,
di sensibilità e di prospettive .
O Eppure la convinzione di esse-
re un solo corpo non è venuta
mai meno, anzi ne è uscita raffor-
zata . La fede nell'unica missione è
divenuta più salda e condivisa. Si è
ravvivata la speranza nella grazia di
Cristo per la salvezza del mondo.
L'amore per l'uomo che cerca, lotta,

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soffre ha ispirato un progetto comu-
ne. Si è rinsaldata la comunione tra
vescovi del Sud e del Nord ; è nata
una maggiore solidarietà tra le chie-
se; c'è stata condivisione di fede
con altre confessioni religiose del
continente .
O La varietà di provenienze e
culture non ha diviso l'assemblea
né creato contrapposizioni, è sta-
ta invece un grande arricchimen-
to . Il fulcro dell'unità è stato l'incon-
tro col Cristo vivo e lo sforzo di com-
prendere come può essere oggi un
cammino di conversione, comunio-
ne e solidarietà.
La comunione invocata ha allargato
gli spazi all 'intera umanità. Il Sino-
do ha permesso l'incontro del Nord
ricco col Sud povero per una nuova
solidarietà. I nativi, gli emigrati, i
discendenti degli antichi schiavi
hanno provato a formare famiglia in
nome dell'unico Padre, sorretti dal-
l'unico Cristo, spinti dal medesimo
Spirito. Questa è la vera sfida del
lii millennio, che la Chiesa diventi
profezia e strumento dell'unità del
genere umano.
0
Febbra io 1998
A nno CXXfl
N umero 2
In copertina:
l' India conosce
un 'espansione
formidab ile dei sa lesiani
e delle FMA.
Due suore nel tipico
costume indiano.
10 CHIESA
Il Sinodo delle Americhe
14 LA STORIA
Magica formazione professionale
18 DALLE MISSIONI
Inculturazione: Parola chiave
22 ATTUALITÀ
Tra bambini e TV
26 INDIA
Un credito per lo sviluppo
32 ON UNE
Militare li: l'arcobaleno
38 PROTAGONISTI
Cincinnato in Vaticano
IL BOLLEITINO SALESIANO
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE:
G IANCARLO MANIERI
Redazion e: Maria Antonia Chinello -
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò -
Franco Lever - Francesco Motto - Vito Orlando
di SILVANO STRACCA
di VITO ORLANDO
di ERVINO MARTINUZ
di RITA SALERNO
di MARIA ANTONIA CHINELLO
di SERENA MANONI
di GIANCARLO MANIERI
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di Com11nio11e - 37 Il doctor J. - 41 Lettera ai giovani - 42 I nostri Santi - 43 Don Bosco afwnetti -
46 I 11ostri morti - 47 fil primo piano/Foc11s
Collaboratori: Teresio Bosco - Angelo Botta - Ernesto
Gattoni - Giuseppina Cudemo - Graziella Curti -
Margherita Dal Lago - Serdu - Bruno Ferrero -
Sergio Giordani - Antonio Mélida - Jean-François Meurs -
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IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali e
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Don Bosco in the W orld
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BS FEBBRAIO 1998

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IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
L'ASCOLTO CII CAMBIA
D
Chi ascolta i giovani? Come comunicare modelli
di vita alternativi? Attorno a questi interrogativi si è mosso
il convegno di Assisi, il primo dopo il sisma d'autunno,
organizzato dal Ser.mi.g. (Servizio missionario giovani) di Torino
e dalla Cittadella di Assisi.
e hi ci ascolta? È una domanda
che si ripetono spesso anche
e soprattutto i giovani, perfino quelli
che sono raggruppati in associazioni
giovanili , politiche o ecclesiali.
Non a caso anche nella scuola
le "pantere" passano e i problemi
di ascolto rimangono.
Qualcosa è sembrato muoversi
sul piano civile con le iniziative
di Livia Turco , la "ministra"
per la solidarietà sociale che in
una apposita conferenza nazionale
per tentare di tirare un "bilancio
giovani", ha annunciato un disegno
di legge che indica gli strumenti
opportuni per rendere i giovani
protagonisti delle politiche
che li riguardano.
Tra le proposte , anche quella
di un consiglio nazionale di giovani
con compiti consultivi
e di rappresentanza dei giovani nelle
istituzioni nazionali
e negli organismi internazionali .
O Il disegno di legge è stato
elaborato ascoltando anche
contributi di associazioni e singoli
giovani. Ora non resta che la sua
conversione in legge. E forse
i tempi si allungano , sebbene
si tratti di materia meno spinosa
dell'obiezione di coscienza. Questa
legge, davvero innovativa e che ha
nel suo codice genetico la critica
all 'organizzazione strutturale
della società, ha faticato lungamente.
Eppure rappresentava la più limpida
testimonianza dell'apporto innovativo
che i giovani possono portare alla
società configurata dagli adulti .
O Ad ogni modo, ogni legge,
anche quella proposta da
Livia Turco , da sola non basta.
Lo ha sottolineato, nel momento
stesso della sua presentazione,
proprio don Luigi Ciotti che ,
con l'esperienza della strada
e dell 'emarginazione , ha parlato
di famiglie e giovani passivi che
si accompagnano a una fascia
che prende coscienza.
~scoltare è importante,
ma lo è altrettanto avere delle cose
meritevoli di essere ascoltate.
O I giovani devono comprendere
sempre più - a motivo dei tempi che
si vivono e si preparano - che la
delega del proprio futuro
agli adulti paga sempre meno.
Non perché i tempi siano meno
promettenti che nel passato ,
ma perché le trasformazioni
planetarie riducono oggettivamente
la sensibilità degli adulti di sentire
il futuro come nel passato .
Ora i giovani sono in grado
di essere i "sensori" del tempo
che viene e che comporta
una discontinuità con il passato.
O Già questa sarebbe una buona
ragione per ascoltare maggiormente
i giovani. Non solo a livello pubblico,
a anche nelle famiglie , presentate
per lo più come il toccasana di tutti
1 problemi sociali della transizione.
Ma a ben vedere, la famiglia così
intesa, è solo un genere letterario .
Nelle famiglie i giovani trovano bene
e male nella misura della capacità
tli scelta dei genitori e degli stessi figli.
O Il dialogo che un tempo, quando
gli anziani "guidavano" e i giovani
si dovevano conformare , era a senso
unico, oggi è più esigente.
Non solo per i genitori che devono
ridisegnare il proprio ruolo, ma anche
per i giovani che sono chiamati
a saper motivare le proprie scelte
e le proprie preferenze di vita.
r-/oler essere ascoltati presuppone ,
infatti , essere cresciuti nella
consapevolezza di - limiti
e possibilità - e nel sapersi
confrontare senza prevaricare .
Sempre più di frequente, ormai ,
si rovesciano i ruoli di chi prevarica
tra giovani e adulti.
L'ascolto riporta entrambe le età
a uno scambio paritario e perciò più
esigente da entrambe le parti.
L'ascolto esige elaborazione
prima che ripetizione.
FEBBRAIO 1998 BS

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IN ITALIA&NEL MONDO
ITALIA
INDIA
DUE COMPLEANNI
CENTENARI
DON MASCHIO
L'INDIMENTICABILE
Milano. Nel novembre scorso
la casa di Mil ano, via Coper-
nico , ha festegg iato i 100 anni
di fo ndazione. Il cardinal Mar-
tini , i 1300 giovani della scuo-
la, un centinaio di salesiani e
mo lti invitati si sono riuniti
per ricordare il lungo percor-
so, che ha visto fiorire una
schiera infi nita d i exallievi
dai nomi fam os i, tra i quali è
un dovere ri cordare ben 16 1
preti d iocesani e 184 religiosi,
di cui almeno c inque vescovi,
segno sicuro dell a bontà de l
metodo di don Bosco. All 'o-
pera di via Corpernico altri
cento anni di frutti con altret-
tanti illustri "ex" e altrettante
vocazioni .
Legnago. Un altro complean-
no centenari o. È andato il ret-
tor maggiore a solenni zzare
l' avvenimento ... ed è tornato
legnaghese ! Il sindaco Flangi-
ni , infatti, ha vo luto conferire
all ' illustre osp ite, quale segno
di ri conoscenza verso i sale-
siani che operano nel suo ter-
ritori o, la cittadinanza onora-
ri a. Don Vecchi ha sempre
pi ù patrie, ma è giusto che sia
così. Tutto il Veneto salesia-
no si è stretto accanto al setti-
mo successore d i don Bosco
per gustare con lui la gioia di
appartenere ai fi g li de l grande
apostol o della gioventù .
I Stemma della città
e busta commemorativa
del centenario
con il timbro speciale
delle poste italiane.
Il ricordo di don Maschio -
settantadue anni della sua lun-
ga vita donati all ' India e ai
più poveri di quell a nazione -
a poco più di un anno dalla
scomparsa continua ad essere
viviss imo . I sales iani dell ' i-
spettori a di Bombay, oltre a
continuare tutte le opere da
lui ini ziate, e sono innumere-
vo li , inaugureranno la "Fon-
dazione Memoriale Padre Au-
relio Maschio", un complesso
di progetti per le categori e più
emarginate del territorio. Es-
so include una linea verde te-
lefonica e una squadra di soc-
corso per bambini in difficol-
tà; una infe rmeria con 15 letti
per senzatetto che necess itano
di cure; un pasto al giorno per
i ragazzi della strada; borse di
studio per i giovani bisogno-
si; un progetto di utilizzazio-
ne de ll'acqua per zone agri-
cole cronicamente in siccità.
I Don Maschio ritratto
in una delle sue feste
di compleanno.
CITTÀ DI LEGNAGO
UNGHERIA
PIAZZA DEI
SALESIANI
Inaugurata nel '93 assieme al
nov iziato salesiano, è la no-
stra chiesa di S. Quirino, mar-
tire romano, si trova nella cit-
tà di Szombathely, l'antica
Sabaria, capitale della Panno-
ni a inferiore. È la città natale
di S. Martino di Tours. Il no-
viziato ha continuato ad acco-
gliere ogni anno senza inter-
ruzione le vocazioni unghere-
si. Anche quest'anno i giova-
ni che si preparano alla prima
professione sono cinque.
Don Bosco a Le na
ì~l~' -1iffl
- ~m~· ~~
rffr r ,i
•·
-~-i_:. ,;J
__:-~ ·_,_ ·:·_- -- Anno Centenar~,o -1s96-1997
SZALEZI
TÉR

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MONTEVIDEO
UN A INIZIATIVA
DA RIPETERE
A Montev ideo il 12 ottobre
1997 si sono incontrati, per
ini ziativ a de ll a " Associazione
Mamma Margherita" i papà e
le m amme dei salesiani di sei
ispettorie dell'America meri-
dionale. Più di 120 persone
hanno viss uto m omenti di
g ioia ge nuin a e di fraternità.
Li ha acco lti un messaggio
de l retto r maggiore. L ' ispet-
tore, richi ama ndosi a l T abor,
ha afferm ato c he i presenti si
sare bbero ce rtamente compor-
tati come Pietro: "Facciamo
tre tende ... per restare qui".
Ma il com pito di c iascuno è
que llo d i no n restare ne ll a
gioia fraterna e isolata del
monte, ma di tornare tra la
gente a testimoniare la bellez-
za e la grandezza della fede .
La co nc lus ione è stata unani-
me: "Solo una madre o un
padre possono comprendere
che cosa si prova a vivere e a
sentire la vocazione de i fig li
come propria".
MEN023
j \\\\\\l\\1\\\\ll'VAT~i:~~
0,ti\\ENS:,v1
- Suor Rosa Farina al Dagoretti market.
KENYA, NAIROBI
FMA: TRA MUCCHE
E BARACCHE
Dagoretti - un nome quasi
ita li ano - è il grande mercato
de lle mu cc he, ubi cato nell a
peri fe ri a di Na irobi tra g li
s lums de ll a gen te che vive in
capanne fati scenti c ircondate
da l fango e da un fe tore im-
poss ibil e.
Dagore tti vend e carne ag li a l-
berghi e a lle mace lle ri e della
capita le; a ll a gente che abita
qui restano sì e no le ossa da
spo lpare, il sa ngue che sco1Te
giù per la va lle e un mo ndo di
picco li bus iness che la fanta-
s ia, accopp iata al bisogno, è
costretta ad inventa re. T utt ' in-
torno locali con no mi presti-
g iosi di hotel, bar, pub, sa-
loons .. . ma so no solo barac-
che dove ci si ubriaca e de-
grada. Non si contano i bam-
bini c he hann o imparato l' arte
de l sopravv ive re facendo pi c-
co li mest ie ri ass urdi . No-
nos tante ques to la zona è in
frenetica espa nsione: ogni not-
te arriva gente nuov a da ll a fo-
resta e a baracc he s i aggi un -
go no baracche, c he co l te mpo
vog lio no d iventare case, mar-
ket, negozi. Le Figlie di M a-
ri a A usiliatrice c i sono arri vate
c inque anni fa e ci resistono !
La carità fa miracoli . Fanno
catechismo, oratori o, sc uo la
di tag lio e c uc ito. E c'è di
più: il futuro noviziato delle
FMA sa rà ubi cato proprio a
Dago re tti .
I La busta commemorativa delle poste vaticane
per questo secondo giubileo della storia
del cristianesimo.
L'effigie è quella del papa Clemente VI.
IL GIUBILEO SENZA PAPA
La bolla di indizione del primo Giubileo stabiliva il rit-
mo centennale delle celebrazioni giubilari. Tuttavia nel
1343, in pieno esilio avignonese , una delegazione di
notabili romani , guidata dal famoso Cola di Rienzo, chie-
se insistentemente a papa Clemente VI prima di tutto
di tornare nella sua sede naturale Roma e poi di indire
un giubileo per il 1350, per attenuare il disagio cre-
scente che l'assenza del capo spirituale e pol itico pro-
vocava a Roma, non ultima la mancanza di entrate
per la moria inarrestabile dei pellegrinaggi , le rivalità
tra le famiglie patrizie , i tumulti di piazza .. . Roma ,
infatti , partiti i papi , da capitale del mondo si trovò
degradata a semplice città di provincia , difficilmente
governabile . Clemente VI, il benedettino francese
Pierre Roger de Beaufort, era però troppo attaccato
alla sua terra e ad Avignone , acquistata da poco da
Giovanna di Napoli che ne aveva la sovranità feudale ,
abbellita di costruzioni e arricchita di una corte di
quasi 4000 persone (!) , per accettare di tornare tra i
tumulti e le beghe infinite di Roma . Tuttavia giudicò
legittima la richiesta del Giubileo, prima di tutto perché
era biblicamente corretta : l'anno giubilare ebraico , cui
quello cristiano si rifaceva, aveva ritmo cinquantenna-
le ; poi per opportunità politico-economico-sociali .
Correvano tempi difficili : a Roma imperava il disordi-
ne, tant'è che il Di Rienzo , nominato dal papa "Notaro
della Camera urbana", cominciò a nutrire idee repub-
blicane ma anche dittatoriali. Nel resto d'Italia e
d'Europa la peste, da poco passata, aveva lasciato
ferite profonde. Si sentiva il bisogno di serenità sociale
e stabilità economica per non precipitare nel baratro
del fallimento totale. Il papa dunque con la bolla
"Unigenitus Dei Filius " indisse il Giubileo ed estese a
tre le basiliche da visitare: oltre san Pietro e san
Paolo , aggiunse san Giovanni in Laterano . Anche sta-
volta i pellegrini accorsero , in numero addirittura mag-
giore del precedente ; solo che stavolta trovarono una
città semideserta e soprattutto una città acefala,
senza il suo capo spirituale. Sarà la prima e l'ultima
volta che le celebrazioni verranno fatte senza papa.
IJS FEBBRAIO 1998

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l00annifa
Prendiamo dalle gesta di monsignor Costamagna
la breve simpatica relazione di una sua ,,isita a Patacamaya,
uno sperduto villaggio della Bolivia,
riportata dal BS del febbraio 1898.
USI E COSTUMI DEGLI INDII AIMARÀ
"Nella chiesuola (di Patacamaya n.d.r.) trovai un bue, o
meglio il simulacro d'un bue.forato nella schiena. Chie-
stone il motivo, venni a sapere quanto segue. Quando vi
sono f este religiose, alcuni In.dii si vestono da buoi, tori ,
cavalli e poi combattono tra loro, mentre altri vestiti con
piume di aquile o di candori, oppur con ali da sembrar
angeli, suonan disperatamente le loro kenas (trombe)
malinconiche. Intanto la gente sbevazza per ore intiere,
tracannando il pi sco traditore, fi nché l'un dopo l' altro
stramazza no ji-acidi al suolo.
"Che bel modo di venerare i santi! L' ubriacarsi si può
dir costum e generalissimo. Pare che una sola eccezione
la facc iano i cosiddetti Lanlàcos, i quali, il giorno del
Corpus Domini, in numero di sei od otto, vestiti da dia-
voli rossi, con le corna, aventi attorno ai f ianchi attaccati
grossi equilones (ca mpane/la cci), corrono disperatamen-
te per via ed obbligano quanti incontrano a spazzar la
strada per dove deve passare il Signore. Se non hanno
scope le somministrano essi, e se non vogliono lavorare,
i Lanlàcos li suonano di santa ragione con solenni scudi-
sciate. Ciò si pratica specialmente in /lavi, paese del vi-
cino Perù... Anche gli Indii che lavorano nel nostro col-
legio sono amici della sbornia e non si può mai f ar a .fi-
danza sul loro lavoro.
Gli schizzi di fan tocci che unisco, vengono a meglio di-
chiarare quanto dissi riguardo alla danza di questi india-
ni Aimarà della provincia della Paz. Il dotto Sig. Luigi
Ruiz, Cooperatore salesiano di Bolivia, assicura che
questa danza di buoi e cavalli fur ono ordinati dagli Ai-
marà nel tempo del' invasione degli Spagnoli, in memo-
ria cieli' impressione f ortissima che gli Indii ricevettero al
veder per la prima volta e cavalli e vacche, che essi mai
a vevano visto" .
FEBBRAIO 1998 BS
L'UNIONE
EXALLIEVI
HA 100 ANNI
L' unione exallievi di
Faenza ha raggiunto il
traguardo dei cento.
Una formidabile unio-
ne che nel 1990 ha
raggiunto il top: 790
tesserati , merito an-
che del suo instancabile se-
gretario, Masì (al secolo To-
maso Piazza, "distintivo d'oro"
concesso da don Ricceri e
"Cavalierato della Repubbli-
ca" da Sandro Pertini), che da
cinquant 'anni gli dedica il suo
entusiasmo. Gloriosa Faenza
che ha sfornato exallievi di
grandissimo rilievo da monsi-
gnor Cimatti, a monsignor
Gualdrini , al cardinale Pio La-
ghi, al musicista Ino Savini ,
al poeta scrittore Dino Cam-
1 11 volume del centenario
dell 'Unione exallievi
di Faenza.
pana, al medico giornalista
Ugo Piazza, e perfino (udite,
udite!) a Benito Mussolini! La
sua gloria più grande? L ' isti-
tuto salesiano di Faenza ha
regalato alla congregazione e
alla Chiesa una ottantina di
sacerdoti e religiosi. Un volu-
me raccoglie la storia di que-
sta splendida realtà.
INDIA
PREMIO NAZIONALE
Il premio nazionale 1996 per
chi promuove il benessere dei
bambini è stato assegnato ad
un'opera salesiana che si oc-
cupa dei " bambini di strada"
a Yij ayawada ne llo stato di
Andhra Pradesh. Il progetto
avviato otto anni fa vede i sa-
lesiani coll aborare con I'am-
ministrazione civile per crea-
re un ambiente dove i più ab-
bandonati tra gli abbandonati
possano trovare un a iuto per
la propria riabilitazione.
NIGERIA
PRIMO CONGRESSO
DEI COOPERATORI
A ONITSHA
Nel novembre scorso si è te-
nuto il primo congresso dei
cooperatori salesiani della Ni-
geria, nel Don Bosco Youth
Center di Onitsha. Hanno par-
tecipato circa trenta persone
provenienti da Akure, Cala-
bar, Onitsha, Ondo, Port Har-
court. Sono i primi cooperato-
ri , dopo i primi novi zi, i primi
studenti di teologia, i primi sa-
lesiani , presto, speriamo, i
primi sacerdoti. La rea ltà afri-
cana, scaturita dal!' intui zione
profetica di don Egidio Vi-
ganò attraverso il "Progetto
Africa" sta giungendo verso il
suo pieno sviluppo anche in
Nigeria.

1.9 Page 9

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H ope music, rock in
chiesa? Rock de/la
ché i com-
piti consisto-
Chiesa? In molti si allar-
no nel mettere
marono, quando comincia-
a frutto i doni". Su
rono a serpeggiare voci
questa linea cred iamo sia
incontrollate di una mobi-
HOPE MUSIC. Il fermento
litazione dei vescovi per il
"rocckettaro " - come l'ha
rock. "Nientemeno!". "Non
definito qualcuno - che
c'è più religione !". Ora si
oggi attraversa la Ch iesa
sono acquietati. Pare .
non è mania di modernità
Avranno capito? Chi lo
e non nasce dalla paura di
sa? Comunque, lo riba-
perdere definitivamente le
diamo noi: non esiste un
giovani generazioni. È
rock della Chiesa o per la
semplicemente ancora una
chiesa, esiste un linguag-
volta fremito dello Spirito,
gio della musica che parla
che da quando è sceso
a vaste platee: la Chiesa,
nel mondo non l'ha più la-
madre universale , non
sciato e forza per mettere
può precludersi la possibi-
a frutto i suoi doni nelle va-
1ità di parlare a parti im -
rie epoche della storia, se-
portanti di umanità.
Simona Paolella incide la sua canzone nel disco
HOPE MUSIC.
guendo le curve del tempo.
O Non si tratta dunque
di fare un rock cattolico
in contrapposizione a un
LA CHIESA
O Ecco dunque il primo
disco rock, ecco la CEI-
TV, ecco il papa che ascol-
rock satanico o giù di
(si è parlato molto anche di
IN ROCK
ta , in margine a un con-
gresso eucaristico - o tem-
questo) , si tratta invece
pora o mores! - Celentano,
di assumere un linguaggio
capace di cantare tutte le
domande dei giovani , an -
che quelle rel igiose. Chi
Nel primo CD ROM "cattolico" della storia
del rock, intitolato HOPE MUSIC,
c'è la canzone "OLTRE QUEL CANCELLO",
Morandi , Dalla, Baccelli e
il "divo dei divi" Bob Dylan.
Ma ecco anche giovani
che inventano e cantano
ha mai detto che per
esprimere l'anelito religio-
so bisogna usare il grego-
musicata da un cooperatore salesiano,
Lorenzo Angelini, scritta e cantata
un rock a contenuti di
fede . Perché è vero che
"la religione non è fatta
riano? Se abbiamo capa-
da una cooperatrice salesiana,
soltanto di elemosina",
cità di vivere da aquile è
un delitto razzolare come
polli! E questo non per
Simona Paolella, ambedue animatori
all'oratorio salesiano di Ancona.
come felicemente scriveva
in quei giorni Pietro Citati.
di re che il gregoriano sia
"Oltre quel cancello "
musica da polli ... Figuriamoci !
- brano di Simona e Lorenzo - tutti possiamo
avventurarci , perché ir[lpossibile credere ne i
O Ho ancora nelle orecchie la polemica di un sogni è poi lasciarli andare". E l'esortazione a rivivere
notissimo cantante , che è riuscito anche stavolta, i sogni degli .anni verdi , quando ancora ci si credeva
guarda caso , a parlare di strumentalizzazione. Parole ai sogni !... E l'anelito mai sopito a concretizzare le
al vetriolo, non certo allo "zucchero ". Come sempre : cose belle che si sono sempre desiderate, a ripren-
se la Chiesa non si muove è retriva , se si muove derle se si sono smarrite, a cantarle se si sono affie-
strumentalizza. Chi ha paura della Chiesa? Al can- volite, a ridargli parola se hanno perduto la voce , per-
tante in questione, dal nome dolce e le parole amare , ché impossibile credere nei sogni e poi lasciarli
un pretino giovane giovane che ha colto con humor andare". La convinzione di Simona e di milioni di altri
poco inglese la battuta sulla strumentalizzazione ha giovani come lei è che la musica sia un canale privi-
risposto : "Basta! Siamo tutti un po' diabetici : niente legiato per arrivare al cuore . Ora parlare al cuore è
più zuccheri nel sangue! ".
tanto importante quanto parlare alla testa. Ben venga
dunque questa iniziativa del "Servizio Nazionale per
O Dunque la Chiesa si aggiorna, si modernizza, la Pastorale Giovanile", emanazione della CEI (Con-
si. .. mondanizza? Niente di tutto questo : la Chiesa ferenza Episcopale Italiana) , che può anche avere
consacra il tempo ; il "tempo della Chiesa" è tempo tutta l'aria di una sfida - e forse lo sarà pure - ma
dedicato , è' sempre "tempo per". Scrive Armido Rizzi che prima di ogni altra cosa è semplicemente una
che ." tempo per significa insieme i doni che esso risposta, dovuta, a una domanda che c'era, c'è e ci
porta è i compiti che affida, gli uni legati agli altri , per- sarà sempre nel cuore e nella mente dei giovani. O
BS FEBBRAIO 1998

1.10 Page 10

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I cH\\ESA
Primi 1O giorni di dicembre: in Vaticano si svolge il Sinodo
I MALI DELL'AMERICA
Di Silvano Stracca
È la prima volta nella storia.
Trecento persone tra vescovi, operatori pastorali,
esperti ed uditori (laici compresi), impegnati
in un dialogo franco, che non si nasconde nulla.
Molte le speranze, molte le attese.
Numerosissime proposte anche innovative.
Sfide della Chiesa d' America,
dall ' Alaska alla Terra del Fuo-
co. Sfide importanti, forse de-
cisive, per la nuova evangelizzazio-
ne del continente dove nel ventune-
simo secolo vivrà più della metà dei
cattolici del mondo.
Nel Nord il fossato , che si allarga
anno dopo anno, fra coloro che nuo-
tano nell'abbondanza e co loro che
sono privati delle necessità più ele-
mentari. Al Sud intere regioni che
patiscono in condizioni di assoluta
miseria, inconciliabili con la dignità
che Dio vuole per tutti i suoi figli in
ugual misura.
I mali dell ' America al Sinodo dei
vescovi del Nuovo Mondo. La Chie-
sa del continente ha fatto il suo
esame di coscienza e ha proclamato
il suo impegno in difesa dei poveri e
degli emarginati. Nessuno, si legge
nel messaggio finale , "ha omesso di
esprimersi con chiarezza e profonda
emozione sulla richiesta di giustizia
dei nostri fratelli e delle nostre sorel-
le" . Un mea culpa per mali che han-
no origine " non solo nel peccato in-
dividuale, ma anche nelle strutture di
peccato" che perpetuano il gap tra
un'America e l'altra.
ERA LA PRIMA VOLTA che gli
episcopati del Nord e del Sud, gli
anglo-frances i del Canada e degli
States e gli iberici dal Rio Grande
alla Patagonia, si ritrovavano insie-
me. Un avvenimento storico per
Oscar Rodriguez Maradiaga, salesia-
no , arcivescovo di Tegucigalpa, pre-
sidente del CELAM, il Consiglio
episcopale latino-americano. "Siamo
una sola comunità", sostiene. "Vi so-
no tante cose che ci uniscono e molti
sono i modi in cui ciascuno influisce
sulla vita del prossimo. Il Sinodo ci
ha spinti a cercare assieme risposte a
problemi e preoccupazioni comuni.
Dunque, un 'esperienza di comunio-
ne, condivisione, riconciliazione. Un
punto di partenza per la collabora-
zione pastorale tra Nord, Centro e
Sud. L'inizio di un dialogo fra le due
grandi tradizioni che hanno segnato
il continente. Con tensioni, conflitti ,
divisioni, ferite.
" In America Latina", riconosce
monsignor Rodriguez, "dobbiamo su-
perare la tentazione di limitarc i ad
una litania interminabile di denunce
e accuse, scaricando la responsabili-
di tutti i mali sulla teoria della di-
I vescovi salesiani al Sinodo.
Da sn/ mons. Velasco (Venezuela),
mons.Collazzi (Uruguay),
card. Obando y Bravo (Nicaragua),
mons. Gurruchaga (Perù),
don Vecchi rettor maggiore,
mons. Danelon (Brasile),
mons. Rodriguez (Honduras),
mons. Mata (Nicaragua),
mons. Pavanello (Brasile),
Mons. Ezzati (Cile).
. Nord America
. Centro America
Sud America
Totale America
POPOLAZIONE
292.762.000
159.431.000
313.354.000
765.547.000
CATTOLICI
69.614.000
138.662.000
276.090.000
484.366.000
23,78%
86 ,97%
88,11%
63,27%
FEBBRAIO 1998 BS
VESCOVI
1.625 (1101 secolari, 524 religiosi)
SACERDOTI 119.829 (72.258 diocesani , 47.571 religiosi)
RELIGIOSI/E 17.862 religiosi laici, 34.205 catechisti ,
248.096 suore
SEMINARISTI 33.543 maggiori , 23.876 minori

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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interamericano: s'incontra no vescovi del ricco Nord e dello sfruttato Sud.
LA CHIESA E LA CULTURA
L'intera America possiede 27 università cattoliche (6 in Brasile , 3 in
Canada, 3 in USA, 2 in Cile, 2 in Colombia, 1 rispettivamente in Argentina,
Cuba, Equador, Gu atemala, Panama, Paraguay, Perù , Porto Rico , Repubbli-
ca Dominicana, Uruguay , Venezuela).
Le Facoltà Ecclesiastiche sono 16 (Ben 7 in USA, 4 in Canada, 2 in Brasi-
le , 1 rispettivamente in Argentina, Mess ico , Perù).
Don Vecchi parla al Sinodo.
pendenza e dello sfruttamento. Spe-
cie da parte deg li Stati Uniti, consi-
derati come l' incarnazione dell'im-
perialismo. A sua volta, la società
nordamericana deve liberarsi dai pre-
g iudizi della famosa 'leyenda negra'
per cui tutti i mali dell'America La-
tina - violenza, pove1tà, sottosvilup-
po, ecc. - deriverebbero implicita-
mente od esplicitamente dalla tradi-
zione cattolica, dall'eredità iberica".
TUTTI I MALI DELL'AMERICA.
Padri e madri di famiglia senza lavo-
ro, mezzi di sostentamento, tetto. Fa-
miglie disgregate. Giovani preda del
consumismo . Bambiru di strada " ab-
bandonati, maltrattati , sfruttati e
spinti a vivere nel crimine, minac-
ciati di morte da clù dovrebbe pro-
teggerli ". Migranti vittime della xe-
nofobia e del razzismo. Minoranze
di scriminate. Popoli indigeni spo-
gliati delle loro tradizioni e culture,
le cui terre e la cui esistenza sono
minacciate. Americani di origine afri-
cana, che portano nell'animo la feri-
ta dei secoli della schiavitù.
"Il Sinodo ba ascoltato e fatto pro-
prio il g1ido dei poveri", sottolinea
Rodriguez. " A questi mali vanno ag-
giunti quelli provocati dalla globa-
lizzazione della cu ltura e dell 'econo-
mia mondiale. Quelli causati da l nar-
cotraffico, dalla corruzione politica
ed economica, da ll o storno di risorse
verso il commercio delle armi che
esaspera conflitti latenti. Un esem-
pio. Di recente, Clinton ha tolto
l'embargo per la vendita al C ile di
pezzi mo lto sofisticati per aerei mili-
tari. Immediata la reazione dell 'Ar-
gentina. Così si favorisce certamente
la ripresa dell'industria bellica in
crisi negli Stati Uniti, ma si sottrag-
gono risorse allo sviluppo".
CONTINENTE DALLA COMUNE
IDENTITÀ CRISTIANA. "La sfida
più grande", a giudizio del presidente
del CELAM, la scristianizzazione.
Un secolarismo che non è solo teori-
co, ma un vero e proprio divorzio tra
fede e vita. Chi sono i corruttori ed i
coITotti, i violenti, quelli che rubano
ed uccidono? Gente che si dice cri-
stiana. Il vero problema, quindi , è
come viviamo, come comunichiamo
la presenza di Gesù, Redentore del-
l'uomo, Signore della storia? Come
suscitare una rinnovata adesione a
Cristo vivo, che porti alla conversio-
ne, alla comunione, alla solidarietà?"
SOLIDARIETÀ. Una parola risuo-
nata infinite volte al Sinodo. La ridu-
zione o la cancellazione del debito
delle nazioni più povere è la rivendi-
cazione più pressante" . Il peso del
debito estero e nazionale", dichiara-
no drammaticamente i vescovi di
tutta l'America, tale da non la-
sciare alcuna speranza di sollievo in
numerosi paesi. Benché il debito
estero non rappresenti l' unica causa
della povertà di tante nazioni, non si
può ignorare che ha contribuito a
creare situazioni di estrema miseria
che costituiscono una sfida urgente
per la coscienza dell' umanità"...
"Il problema del debito è un pro-
blema di giustizia internazionale che
dev 'essere portato dinanzi alla Corte
internazionale dell' Aja", incalza Ro-
driguez. Si tratta di impedire che
"certe regioni del mondo ed intere
nazioni siano relegate ai margini del -
l'economia mondiale". II Sinodo non
esita a rivolgersi direttamente ai capi
di governo e d ' impresa, ai finanzieri ,
agli economisti, ai ceti ricchi, perché
ricerchino assieme ai teologi, agli
esperti di dottrina sociale della Chie-
sa, a tutti gli uomini di buona vo-
lontà, soluzioni per arrestare il dila-
gare della povertà.
Dopo il viaggio a Cuba, il papa
tornerà da noi, per promulgare so-
lennemente nel santuario di Nostra
Signora di Guadalupe, l'esortazione
apostolica post-sinodale. La 'magna
charta' dell'evangelizzazione del
Nuovo Mondo nel nuovo millennio.
Due strade si aprono, come sempre,
dinanzi alla Chiesa. Una, larga e fa-
cile, che accetta le cose così come
stanno e l'altra, stretta e difficile,
che porta alla giustizia. La Chiesa
d ' Ame1ica sceglie la seconda.
CHIEDENDO GIUSTIZIA PER I
POVERI, difendendo la vita umana
e la sua dignità, la Chiesa sa di anda-
re incontro a molti ostacoli, a dure
prove. Già in tante zone vescovi, sa-
cerdoti e laici, sono stati e vengono
calunniati, minacciati, uccisi per la
loro evangelica difesa dei poveri.
Altrove, un nuovo secolarismo vor-
rebbe mettere a tacere la scomoda
voce della Chiesa, quando proclama
il Vangelo della vita contro l'aborto,
le politiche di controllo della nata-
lità, l'eutanasia.
Ai vescovi delle Chiese più ricche
è stato chiesto di condividere la metà
delle loro ricchezze con le più pove-
re. Il presidente del CELAM acco-
glie con entusiasmo la proposta. "In
occasione del Giubileo dovremo
compiere gesti eloquenti. Sinora
sono state profuse soprattutto parole.
Tocca a noi non lasciar morire l'i-
dea. Io ho grande speranza che nel-
l'anno duemila anche le Chiese più
povere sapranno dare qualcosa no-
nostante la loro povertà".
BS FEBBRAIO 1998

2.2 Page 12

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CONTESTAZIO NI. Devo e-
in pensione. Il secondo è il Non so eh.e cosa risponderle.
sprimere la mia indignazione
cantautore Angelo Manzone In sintesi la sua lettera dice
per l'articolo di Bruno Ferre-
di La Morra . Silvio ha un pro- chiaro una cosa: che l'uomo
ro (BS 11 ° l0/97) sull a poss ibi-
blema alle corde vocali e non è cacciatore e la donna pre-
le canoni zzazione di un san-
riesce più a parlare, Angelo da , e che questa condizione è
guinar io e feroce assass ino
dal 1991 vive con il cuore di irreversibile, come una con-
francese, sacrosantamente giu-
un alpinista francese morto in danna. E non c' è possibilità
sti ziato quarant 'anni fa per i
Val D ' Aosta. Dopo il trapian- cli reden zione . lo continuo a
suoi delitti. Ed è un cardin ale
to questo nostro amico ha av u- credere nel/' uomo , mi piace
che - Dio ne guard i! - po-
to un ictus e ha sofferto di de- l'utopia , amo sognare. Conti-
trebbe anche essere il futuro
pressione. Angelo e Silvio in- nuo a sognare un uomo (sen-
papa, a chiedere questo. Certo
sieme hanno scritto un libro za distinzione cli sesso) capa-
il g iudi zio finale di merito ap-
bellissimo intitolato "Scavar- ce di essere redento e cli vive-
partiene a Dio e a lui solo,
gne sberleffi", illustrato da re da redento. E constato che
dell a cui miseri cordia av remo
splendide fotografie in bianco donne ce ne sono ovunque: a
tutti bisogno, ma di qui a por-
e nero di Malvina Manera, una scuola, in ufficio, alla guida
tare sugli altari una belva
donna ammalata di cancro. Il di camion, di autobus , cli taxi,
umana ce ne co1Te [.. .].
libro di cui le parliamo serve per la strada, in chiesa , nei
Silvano
ad aiutare i terremotati, ma bar, nei cinema, nelle disco-
per farlo sapere in giro abbia- teche, in spiaggia, pe1fino sul
Caro dottore, dopo la sua ho
mo bisogno che lei ci dia una ring! .. . Beh , perché nelle navi
ricevuto anche un'altra lette-
mano ... Intanto la salutiamo dell' esercito no?
ra sul caso in questione, e ho dica/e che nel breve volgere con tutta la nostra simpatia.
pensato che la cosa migliore di alcuni anni ha portato un
f osse quella di pubblicarla individuo a ribaltare come
Gli alunni della classe l "'" B A VIKY '82. \\liky chiedeva
come risposta alla sua. È bre- una calzetta la propria vita e Cari ragazzi, ciò che fate vi nel numero dell'ormai lonta-
ve e significativa. È del cap- non certo per paura della fa onore. Non è frequente tro- no luglio/agosto '97, di par-
pe/lana di un carcere. Dun- morie, che ha anzi accettato e vare tanta sensibilità e spirito lare della solitudine, lam en-
que gliela offi·o.
ajji·on.tato con dignità , ma per di iniziativa per dare una ma- tando che nessuno mai aveva
Caro Direttore, grazie del tuo
interessamento per far perve-
nire il BS nell a Casa Circon-
da riale di Lanusei, dove sono
cappell ano. Proprio ogg i mi
sono arrivate le cop ie del
Bollettino con allegato il ca-
lendario. Ti rin grazio anche e
soprattutto a nome di tutti i
detenuti , che hanno apprezza-
to e gradito la ri vista e so-
prattutto l'articolo di Bruno
Ferrero dal tito lo " Dalla ghi-
gliottina al/' altare". Auguri e
buon lavoro .
Don Luigi
Come ha potuto leggere, caro
dottore , l'articolo incriminato
ha fatto del bene. Credo che
abbia contribuito a ridare un
po' di speranza a eh.i ne ha
meno. \\lede, io sono convinto
che non esista una vittoria
definitiva del male, che il se-
me della risurrezione sia in-
distruttibile e l'uomo possa
sempre redimersi, che le car-
ceri... non è vero eh.e aggiun-
gono sempre perdizione alla
perdizione: il bene sa pene-
trare ovunque... che insomma
"Dio sa trarre il ben.e anche
dal male". Non ne conviene?
Perché non rendere pubblica
pura convinzione interiore.
Proprio perché succedessero
queste cose Qualcuno , come
ben sa, ci ha lasciato la pelle,
e prima di spirare, guarda
caso , ha santificato un fio r di
mascalzone che gli moriva ac-
canto, e che solo in quel mo-
mento, non mesi o anni pri-
ma, aveva capito di aver sba-
gliato tutto. Così il bandito
feroce e sanguinario è diven-
tato, in un minuto e per i se-
coli , "il buon. ladrone" , un.
eufemismo che la dice lunga
sui miracoli della grazia.
UNA SCUOLA CI SCRIVE.
Caro Direttore, noi alunni
della scuo la med ia " Eugenio
Montale" di Neive (CN) stia-
mo preparando dei pacchi do-
no da inviare agli a lunni delle
sc uo le elementari di Col ...
e ... (non siamo riusciti a leg-
gere i nomi dei due paesi
n.cl.r.). Dentro questi pacchi
ci metteremo un videoregi-
stratore e tanti libri di na1nti-
va per ragazzi. Ci aiutano in
questa iniziativa di solidarietà
due persone davvero speciali .
Il primo si chi ama Silvio Vi-
berti ed è un insegnante della
no a chi sta peggio cli noi. Il
vostro impegno merita davve -
ro non tanto il plauso di noi
adulti , quanto la mano che
chiedete. Faccio perciò quan-
to desiderate, pubblico la vo-
stra lettera su BS. Chissà che
le 350.000 copie della nostra
rivista non producano qual-
cosa. Me lo auguro e ve lo
auguro di cuore.
ANCORA SULLA PARITÀ.
Ho letto con profonda ama-
rezza l' articolo "Donne al-
i' assalto della naia" (magg io
' 97). Il mio parere è preciso:
le ragazze non sono fatte per
la vita militare. Non deve suc-
cedere l'aberrazione che an-
che esse vengano arruolate.
Tutt'al più ass unte senza divi-
sa, per servi zi secondari: cu-
c ina, uffic i, sanità, sartoria ...
Si può mai pensare di imbar-
care a bordo di una nave, in
mezzo a tre/quattrocento uo-
mini di equipaggio anche al-
cune baldanzose signorine-sol-
dato? Ma c i ha dato di volta il
cervello. Sai che sfascio? Mi
auguro che i nostri capi non
commettano si mili errori.
il coraggio di farlo. Ha pro-
vocato una prima risposta, di
"Poirino" -1 4 anni - pubbli-
cata in novembre. Ma in re-
dazione continuano ad arriva-
re lettere che riprendono il
tema , rifacendosi ali' istanza
di \\liky. Scelgo uno degli ulti-
mi contributi ricevuti.
Caro Viky , (lo scrivente usa
il maschile, evidentemente non
rendendosi conto che Viky è il
nome di una ragazza), ti senti
chiuso nel tuo guscio, che
tenti inutilmente di rompere,
ma nessuno ti aiuta. È l 'indif-
ferenza che genera la solitudi-
ne: spesso ti senti il ghiaccio
addosso perché ness uno si ac-
corge di te. E tu non riesci ad
inserirti .. . Ti tro vi ali 'esterno
del cerchio e non puoi far
altro che girargli attorno, den-
tro è tabù. Ness uno si accorge
che tu c i sei, che es isti; nessu-
no è capace di apprezzare le
tue doti , di vedere i tuoi
pregi, anzi, nemmeno di rin-
facc iarti i difetti ... Tu sei tu ,
unico e solo, irripeti bile. Se ti
scoprono diverso ti escludo-
no: ne l fo rmi ca io c i possono
essere soltanto formiche, non
è am messa la fa rfa lla... Vuoi
una conversione talm ente ra- scuo la eno logica di Alba, ora
Antonio , Genova cambiare? Puo i entrare ne l
FEBBRAIO 1998 BS

2.3 Page 13

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fon11ica io e aggi ungerti ai cen- scrivono, scrivono, scrivono e pol are, co l verde de lle sue
tomila. Ma allora non sarai dicono le cose più diverse e ville e viali . Talvolta nel me-
più te stesso, sarai solo una contraddittorie. Mi fa venire riggio mi fermo a metà di un
fotocopia di uno stupido, ano- il dubbio che ci sia tanta vo- ponte e m ' incanto a guardare
nimo modello ideale. Resta glia di scoop o che noi siamo il volo dei gabbiani a pelo
dunque nella tua indipenden- una "palestra per esercitazio- d'acqua e i miei pensieri "scor-
za, unico, esclusivo e soprat- ne" più o meno letteraria ... rono" come il fiume e mi por-
tutto solo.
Anche la sua rivista qualche tano alle radici della città che
Lettera dattiloscritta,
firma incomprensibile
volta spara delle cose su i gio-
vani. Ma non è meglio che ci
lasciate un po' in pace?
sento mie, pronte a varcare il
III Millennio in una nuova,
fasc inosa fioritura.
Bene, cara Viky , resta unica,
esclusiva perché ciascuno agli
Piero, Lecce
Elvira
occhi di Dio è unico , esclusi- Caro Piero, ebbene sì, siete Vorremmo che appartenesse-
vo, ma ... no, non rimanere importanti voi giovani. Non ro a molti i delicati sentimenti
sola. La vera capacità del- l'hai capito? Che ti piaccia o che esprime nella sua lettera .
{' u.omo è quella di essere se no siete importanti. Allora Vo rremmo che il cuore e gli
stesso, completamente e com- delle cose importanti e diffici- occhi della gente sapessero
piutamente se stesso e nel me- li è meglio parlarne molto, "guardare" le bellezze che
desimo tempo pe,fettamente anche a rischio di dire stupi- fasciano da ogni parte I' uo-
inserito nella "famiglia uma- daggini.. . Parlare serve a ca- mo: quelle della natura, quel-
na" : l'uomo non è un animale pire. Lasciaci riflettere, noi le della propria città e anche
solitario, va naturalmente in- adulti, accetta che fa cciamo quelle della propria anima.
contro ad altri uomini prima "le nostre esercitazioni" sulla Vorremmo che "fascinosa"
che andare a caccia di cibo: vostra pelle: a voi non fa male fosse soprattutto la f ioritura
ha una voce non per chiama- e a noi, re lo ripeto , permette di bene che potrà nascere da
re se stesso ma gli altri, pos- di renderci conto . Lasciaci un animo sensibile come il
siede orecchi non per sentire correre il rischio di dire gros- su.o e da occhi attenti alla let-
il jì-uscio di ma quello de- si strafalcioni. Sbagliando tura creativa degli orizzonti,
gli altri, è padrone di un cuo- s'impara . La vecchia regola non solo naturali, ma anche
re non per I' "amor su.i" , di Pavlov vale ancora . Vedi, della storia e della vita.
amare narcisisticamente se il problema è che l'avvenire è
stesso, ma per viaggiare ver-
so altri cuori. .. un lungo,
splendido viaggio che ha la
sua meta nel/' Altro, Maiusco-
lo, da cui tutto proviene e a
cui tutto ritorna.
M ULTISALE. Cara BS , sono
un universitario. Leggo nel
numero di dicembre (lettera a
fin11a di Trombini), della mul-
tisala di Roma, perché i gio-
vani hanno bisogno di diver-
tirsi. Ebbene si vagheggia da
vostro. E non è retorica, per
fortuna. Allora ti chiediamo,
vi chiediamo, al di di quelli
che pensano solo al vostro di-
vertimento, costruendo per
voi mega-multi-sa/e cinema-
tografiche, mega-sale-giochi,
mega-discoteche, mega-pale-
stre, e altre mega-diavolerie,
di convincerci che voi non
avete solo bisogno di divertir-
vi, ma di formarvi e sarebbe
molto più utile,forse, pensare
a costruzioni "altre".
RIS VEGLIARE LE CO-
SCIENZE. Caro Direttore, cer-
tamente un giornale come il
vostro risveglia le coscienze
di adulti che hanno molto da
imparare ed apprendere dal
carisma salesiano, al fine di es-
sere "modelli educativi " di un
vero ed autentico cristianesi-
mo. [... ] Gustare giornalmen-
te una pagina dell a rivista
consente certamente di muta-
re lo slogan "ogn i mese con
Don Bosco a casa tua" in "ogni
tempo una multisala anche ad
giorno con Don Bosco a casa
Ancona, dove frequento l'uni- O ROMA NOBILIS ! Caro tua" . È il mio augu rio .
vers ità pur essendo leccese. BS , grazie per il calendario, è
Non so dire se per lo stesso belliss imo con i tesori d'arte
Francesco, Squillace Lido
motivo e cioè per far divertire che Roma offre a migliaia di Grazie di cuore. Davvero ci
i giovani. Io giovane lo sono turisti... Roma resta nella auguriamo che BS risvegli la
e, credo, con tutti i pregi e carne e nello spirito di chi ci è coscienza di qualche adulto,
tutti i difetti dei giovani. Una nato e di ch i la visita. .. Io la aiutandolo a diventare "one-
cosa però mi fa un po ' rabbia: amo anche così "bucherella- sto cifladino e buon cristiano" ,
il fatto che tutti , proprio tutti , ta", caotica, capricciosa con per usare l' ormai fa mosa
parlino di noi: tutti ci guarda- le sue sferzanti tramonta ne, i espressione di Don Bosco. Im-
no, ci assaggiano, fanno lo tramonti indicibi lmente rossi magini quanto anche noi ci
spelling di quanto diciamo e e dolci , con le chiese, le case, auguriamo che Don Bosco si
facciamo , ci scrutano dentro e
fuori (immagina lei quante
stupidaggini si dicono?) , ci
sezionano manco fossimo fe-
nomeni da baraccone; e poi
i vicoli e con le sue poetiche
viuzze fiocamente illuminate
dalle edicole sacre, suggesti-
va testimonianza del senti-
mento religioso-mariano, po-
renda presente "ogni giorno"
in chi ha a cuore l' educazione
e la salute spirituale dei ragaz-
zi e dei giovani. Lettere come
la sua ci aiutano a continuare.
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli amici.
Comunicate subi-
to il cambio di in-
dirizzo (mandan-
do sempre la vec-
chia etichetta).
Per la vostra corrispon-
denza :
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.556
E-mail: biesse@sdb.org
8S FEBBRAIO 1998

2.4 Page 14

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La formazione professionale che sembra stentare in Italia, almeno
MAGICA FORMAZIONE
PROFESSIONALE
di Vito Orlando
I n occasione del primo centena-
rio della morte di Don Bosco
hanno proposto per lui il titolo
di "Dottore dell a Chiesa", per la sua
originale esperienza pedagogica.
Per ora il titolo non è stato conces-
so, ma tornando alla carica nei pros-
simi centenari, chissà !.. . Non è pos-
sibile sapere se Don Bosco sia r ima-
sto contento dell ' idea, forse l ' ha
presa come una sorta di intemperan-
za di alcuni suoi figli che lo vorreb-
bero anche " dottore" . Me lo imma-
gino mentre scuote la testa sorriden-
do: "Qu ando il Papa mi voleva fare
vescovo gli di ss i che c avrebbe
dato onore a me ma recato danno ai
ragazzi poveri; la gente penserà che
mi sono arricchito e non mi aiu terà
più a fa re del bene ai ragazzi. Ades-
so vogliono farmi dottore: questo
farà onore ai sales iani , ma i ragazzi
che ne capi scono? Accontentate-
v i che mi chi amino «padre e mae-
stro de i giovani » e soprattutto non
dimenticatevi che il primo ricono-
scimento dell a Chiesa è stato quello
che mi fa più onore: patrono degli
apprend isti!"
GENESI
DI UN'ESPERIENZA
I "patronati" con la secolarizzazio-
ne sono andati un po' in disuso, ma
l'esperienza ori gin ale di Don Bosco
con i ragazzi apprendi sti deve trova-
re in 9gni tempo efficacia e feco n-
dità. E bello anzi ricordare come è
nata questa esperienza, perché la me-
moria de lle origini è sempre suscita-
trice di energie nuove c he spingono
a ricalcare le orme dei fo ndatori .
Don Bosco era stato appena ordi-
nato sacerdote: un desideri o grande
della sua vita si era realizzato; stava
FEBBRAIO 1998 BS
"Accontentatevi che
mi chiamino «padre
e maestro dei giovani»
e soprattutto non
dimenticatevi che
il primo riconoscimento
della Chiesa è stato
quello che mi fa più
onore: patrono
degli apprendisti!"
completando la sua preparaz ione pa-
storale a Torino con don Cafasso; as -
sieme a lui visitava le carceri , toccan-
do con mano il degrado di tanti gio-
vani che non riuscivano a trovare una
sistemazione ne ll a caotica Torino
de ll ' inizio dell a industrializzaz ione.
Ne lle sue "Memorie de /I' Orato -
rio" egli ricord a così gli incontri
con i giovani dell e carceri di Tori-
no: "ogni sabato mi recavo nell e
carceri con le saccocce piene ora di
tabacco, ora di fr utti , ora di pagnot-
te ll e, sempre ne ll 'oggetto d i co ltiva-
re i giovani che avessero la di sgra-
zia di essere colà condotti , assisterli ,
rendermeli amici. .. Fu all ora che
toccai con mano, che i giovanetti
usc iti dal luogo di puni z ione , se tro-
vavano una mano benevo la, che di
loro si prende cura, Ii assiste nei
giorni fes tivi , studi d i co ll ocarli a
lavorare presso qua lche onesto pa-
drone ... questi giovanett i si davano
ad una vita onorata" .
L'ESPERIENZA
DEI LABORATORI
Fu lui stesso la mano benevola
che cominci ò a proc urare loro un
po ' di istruzione, qu alche garanzia
in cas i di necessità, fo ndando una
società di mutuo soccorso per gli
apprendi sti malati o di soccupati ; la
tutela della d ignità personale con
"contratti di lavoro". Ma questo
non bastava pe r ragg iungere a pieno
i suoi scopi di prom ozione um ana e
cri sti ana de i giovani del popolo.
Cominciò così, agli inizi degli anni

2.5 Page 15

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in alcune regioni, è il miglior lasciapassare dei salesiani nelle missioni.
cinquanta, l'esperienza dei laborato-
ri che lo videro mettere a profitto
quanto egli stesso, giovane studente
a Chieri, aveva imparato nei vari
mestieri in cui per necessità si era
cimentato. Questi laboratori diven-
nero vere scuole artigianali , poi
scuole tecniche e professionali. In
esse hanno trovato spazio formativo
originale ed efficace salesian i laici
maestri d ' arte e tecnici competenti
che vivevano un a dedizione totale ai
giovani apprendisti. Un ambiente,
quindi , delle persone, un progetto,
un 'esperienza di formazione che s i
prende cura del g iovane nella sua
globalità; un a vera scuola di appren-
dimento integrale.
LE GARANZIE
L' intraprendenza di Don Bosco
per dare ai giovani che si avviavano
al lavoro garanzie di formazione e
di rispetto fa parte della storia delle
origini e resta una forte provocazio-
ne all a nostra capacità di accompa-
gnare i giovani nell 'inserimento nel
mondo del lavoro, con modalità ade-
guate all'oggi. I laboratori e, in se-
guito, le sc uole professionali svol-
sero una funzione importante anche
nella trasmissione di modelli cultu-
rali , per aiutare i ragazzi ad adattarsi
alla realtà nuova della città, del
mercato del lavoro e che consentis-
sero loro di conquistare un ruolo at-
tivo nella società. Don Bosco ci te-
neva moltissimo alla penetrazione
nelle istituzioni da parte dei suoi al-
li evi, anche per poter contrastare
una visione del progresso contraria
a quella cristiana.
IL NOSTRO
LASCIAPASSARE
Che ne è di tutto questo a I50
an ni circa (i laboratori furono avvia-
ti nel I 853) dal suo inizio? Nel
mese di ottobre 1997 è stata pubbli-
cata dalla LAS una ricerca sulla
Formazione Professionale Salesia-
na nel mondo (Cfr. BS gennaio ,
pag. 24) e fra qualche mese uscirà
I
Il rettor maggiore in visita
alle nostre scuole professionali
in Cambogia.
/JS FEBBRAIO 1998

2.6 Page 16

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Regioni
Salesiane
Scuole Scuole Scuole Totale al
Profess. Tecniche Agricole 4/12/1997
. ltalia-M.O.
Europa Nord
73
23
22
. 10
4
5
99
38
Europa Ovest
. Africa-Madascar
. Asia-Australia
100
22
87
4
16
120
7
30
22
11
120
lnteramerica
55
20
20
95
. America-Conosud 75
Totale
435
39
124
34
91
148
650
Scuola di falegnameria in Africa.
anche il secondo volume. Non pos-
siamo rendere conto de i ri sultati
dell a ri cerca. Diciamo so ltanto che
la realtà de lla fo rm azione professio-
nale che fu " mano benevola" per i
giovani più svantagg iati, costitui sce
anche oggi un lasciapassare per 1'in-
gresso in contesti che mai av rebbero
acconsentito all a presenza dei sale-
siani . Ecco alcuni esempi .
La Russia per avv iare un a sc uola
grafica a San Pietroburgo si rivolge
ai sa lesiani . Alc une d ifficoltà la di -
rottarono ini zialmente a Mosca, poi
tornò a San Pi etroburgo, dove lo
stato offrì una sua struttura, riser-
vando anche un piano come all og-
g io per i sa les iani.
Ne ll a martoriata Cambogia Don
Bosco è andato incontro a 360.000
profu ghi con un sa les iano e alcun i
exa lli evi d i Bangkok. Ess i non si li-
mitarono a fare animazione per ri-
sollevare i giovani del campo profu-
ghi. Con l'approvazione de ll ' O NU,
avviarono alcuni picco li laboratori
che suscitarono grande interesse nei
giovani che, un a volta smante ll ato il
campo, non se ne sono vo luti anda-
re senza la poss ibilità di continuare
a fare que ll o che avevano avviato.
Hanno voluto che i sales iani li se-
guissero. È nata così la "Don Bosco
Foundation of Cambogia" , una
sc uola profess ionale con cinque spe-
ciali zzazioni per 430 alli ev i, di cui
120 interni e un 'altra quarantin a che
all oggia per la notte in una pagoda
gestita da bonzi: si tratta d i ragazz i
poveri, molti orfani, segnati dalla
tragedi a della interminabile g uerra
fratricida. Le domande d i iscrizione
nel 1997 sono state 1700.
Un'altra storia ha quasi de ll ' in-
credibile, perché esp rim e il sapore e
il d inami smo de ll e origi ni : il "Don
Bosco Youth Cenrer" di Seoul nell a
Corea del Sud offre a 250 ragazzi e
FEBBRAIO 1998 8S
ragazze un 'esperienza di famigli a in
venti case sostenute da exa lliev i e
vo lontari e un a sc uola professionale
che li prepara al lavoro per ipserirsi
a pieno titolo ne ll a soc ietà. E un 'e-
sperienza co invo lgente che sprigio-
na energ ie di bene .
VERSO ALTRI LIDI
Neg li ultim i 10 anni i salesiani e i
co ll aboratori laic i de l centro sono
stati protagonisti di grandi reali zza-
zioni sia in Africa che in C ina. Con
l' av vio del progetto Africa ag li inizi
deg li anni ottanta, un confrate ll o è
partito dall a scuo la di Seoul per av-
viarne una ne ll a Guinea Conakri.
Dopo due anni un altro lo ha sost i-
tuito, ma il primo è andato in Su-
dan , mentre un terzo è parti to per
impi antare un a sc uola nel Kenya.
li Centro di Seoul , intanto, porta
avanti un progetto ben conosc iuto
in tutta la naz ione e fu ori. Dal Nord
Est dell a Cina arriv a la proposta di
convenzion arsi con la nostra scuola
per reali zzare un 'esperienza di fo r-
mazione profess ionale per giovani
che sono fu ori dal sistema scolasti -
co e ri schi ano l'escl usione dal siste-
ma soc iale. La convenzione è fa tta e
la scuo la è in fase avanzata di rea-
li zzaz ione. Anche la Mongolia ha
fa tto ri chiesta ai salesiani per avvia-
re un a scuola profession ale. La
carta vincente è sempre la stessa:
occ uparsi dei giovani poveri , a ri-
schi o di esclusione dalla soc ietà,
con lo stile, lo spi ri to e la dediz ione
di Don Bosco per dare loro consa-
pevolezza di sé, preparazione al la-
voro e di gnità soc iale.
Un ultimo esempi o importante
per la sua nov ità e il co invo lgimen-
to dei laici. La città di Chemni tz
ne ll 'ex Germania Est vive tutti i
vantaggi e le contraddizioni dell ' u-
nificazione tedesca. I cambi amenti
hanno prodotto d isocc upazione,
esclusione scolas tica, illu sione con-
sumi stica. In questo teITito rio tre sa-
lesiani , ma con ben 150 laici co ll a-
boratori , hanno avv iato una impe-
gnativa opera sociale di recupero de i
giovani con centr i di accoglienza e
due centri di formazione professio-
nale. Quell o d i BurgsUidt ha 1~ spe-
ciali zzaz ioni con 320 alliev i. E ori -
ginale il fun zionamento de i settori
alberghiero e de l commerc io. Il pri -
mo gestisce un vero hote l ali ' inter-
no dell a sc uola con 20 pos ti letto; il
secondo un negozio a cui possono
accedere alliev i e personale. Con
reali smo e pratic ità tutta tedesca si
impara a gest ire un albergo, a fa r
fun zionare un esercizio commercia-
le, a sperimentare vie poss ibili per
un ingresso dignitoso nell a società,
ass umendo compiti e responsabilità.
C'È UN FUTURO
Non so se ogg i si potrà essere do-
vunque al passo coi tempi dal punto
di vista tecnico, come desiderava
Don Bosco, perché l'evo luzione ha
ritmi verti ginos i. Ma in ogni tempo
vi saranno ragazzi e g iovani che
avranno bi sogno di una mano bene-
vola perché possano "darsi a una
vita onorata". Questa mano benevo-
la dov rà offrire pane e lavoro, pro-
mozione e cosc ienza ci v il e, aiutare
ad essere "onesto c ittadino e buon
cristi ano". Tanti laici, come si augu-
rava del resto Don Bosco, oggi nel
suo nome e con il suo spirito, nelle
varie parti del mondo, sono coinvolti
nel serviz io ai g iovani più bi sogno-
si. Questa è la garanzia d i con tinuità
di qu anto Don Bosco ha ini ziato.
Vito Orlando

2.7 Page 17

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OSSERVATORIO
La Redazione
A I Magnifico Rettore pro-
fessor don Raffaele Fa-
gonista della crescita per-
sonale, sociale, culturale,
rina, nominato Prefetto della
etica e religiosa è il giova-
Biblioteca Apostolica Vati-
ne stesso. Se questi non
cana, è succeduto alla gui-
condivide i nostri obiettivi , i
da dell 'Ateneo il professor
nostri valori , quale percorso
Michele Pellerey, genove-
potremo mai fare insieme?
se , già direttore dell'Istituto
Lei accenna che la vera di-
di Didattica, attuale preside
dattica è l'amore . L'amore,
dell'ISCOS (Istituto di Scien-
la confidenza, la familiarità,
ze della Comunicazione So-
secondo quanto ci diceva
ciale) , finora vice rettore
Don Bosco, sono le con-
della stessa università. Lo
dizioni di base perché una
abbiamo intervistato.
nostra proposta possa es-
Il professor Michele Pellerey durante una relazione. sere accettata. Avere fidu-
Professor Pellerey, subito
cia nell 'educatore da parte
una domanda seria a uno
specialista dell'educazione:
a livello educativo qual è
la vera grande urgenza di
oggi?
A livello educativo le ur_gen-
ze sono tante e così com-
L'UPS AFFIDATA A
UNO SPECIALISTA
DELL'EDUCAZIONE
dell 'educanda significa cre-
dere che questi vuole il suo
bene e che la conversa-
zione educativa sviluppata
su questa base ha lo scopo
di aiutarlo a scoprire gli
obiettivi che vale la pena
plesse , che spesso genitori
ed educatori si sentono
È significativo che l'Università Pontificia
di raggiungere e di aiutarlo
a conseguirli, nonostante
inadeguati ad affrontarle in
maniera valida ed efficace.
Salesiana, fiore all'occhiello
le difficoltà, le sconfitte , le
frustrazioni.
I mondi che avvolgono i
di una congregazione di educatori,
giovani sono così invadenti
e stimolanti che gli adulti si
sentono spesso incapaci a
abbia come rettore uno specialista
dell'educazione.
L'UPS, soprattutto nella fa-
coltà di "Scienze dell 'Edu-
cazione " e "Scienze della
contrastarli . Eppure molti
Comunicazione " (ISCOS) ,
giovani crescono ricchi di ideali, sensibili alla solida- ha aperto ai laici. Con quali risultati? Con quali prospet-
rietà, impegnati nel realizzare una vita piena di signifi- tive? E soprattutto qual è il significato di questa aper-
cato e di prospettive. Probabilmente le vere urgenze tura? Quali criteri hanno guidato la scelta?
riguardano noi adulti : quanto siamo capaci di testimo- L'Università Pontificia Salesiana è aperta ai laici , per-
niare i valori che vorremmo fossero assunti dai nostri ché il suo progetto formativo è un progetto ecclesiale .
giovani? Quanto siamo capaci di ascoltarli e farci ca- Laici sensibili ai valori umani e cristiani e impegnati
rico dei loro problemi e delle loro aspirazioni? Quanto nella loro testimonianza nella vita civile , professionale e
seguiamo il consiglio di Don Bosco che ci invita ad familiare sono la base essenziale della presenza e
amarli "in quelle cose che loro piacciono", perché essi della vitalità della Chiesa nel mondo contemporaneo . In
"imparino a veder amore in quelle cose che natural - più la nostra è una università "salesiana", che si carat-
mente.loro piacciono poco"?
terizza per il clima di familiarità, di ascolto e di disponi-
bilità a intrecciare con gli studenti un 'avventura forma-
"Progettare " è un vocabolo quasi abusato. Perché è tanto tiva secondo lo spirito del nostro fondatore col loro
importante? Non è bene qualche volta affidarsi a/l'in- consenso e coinvolgimento . Non per nulla è presente
tuizione? Pensare di meno e lavorare di più? Lavorare un vivace e dinamico gruppo di cooperatori giovani en-
secondo il bisogno piuttosto che secondo il manuale? tro il quale sono nate anche vocazioni religiose e
Progettare un percorso educativo può significare talvolta sacerdotali . Sono anche numerosi i laici inviati dalle
voler imprigionare i giovani in un cammino che essi non rispettive diocesi per prepararsi a svolgere un servizio
sentono come proprio. Progettare in campo educativo specializzato nell 'ambito della Chiesa locale.
significa in primo luogo comprendere i bisogni dei gio-
vani, ascoltare le loro aspirazioni , scoprire i loro punti Ogni Rettore a/l'inizio del suo mandato programma
di forza e di debolezza, e poi proporre loro un cammino qualche innovazione o meglio il potenziamento di
che li aiuti a crescere secondo una prospettiva il più alcuni settori. Quali ritiene urgente potenziare nel-
possibile vicina alle loro aspirazioni e alle loro condizio- /'UPS?
ni attuali e coerente con gli ideali di cui siamo portatori. Il mio mandato è già segnato da alcune scelte operate
in precedenza dalla comunità universitaria, in partico-
Lei ha scritto nel lontano '79, edito dalla SEI, un testo lare si vogliono avviare modalità permanenti di verifica
dal titolo : "PROGETTAZIONE DIDATTICA, metodologia e promozione della qualità del servizio formativo . Ci
della programmazione educativa scolastica ". Che cosa serviremo di metodologie di lavoro che comprendono
risponde a coloro che affermano che prima di tutto forme di autovalutazione interna e forme di valutazione
bisogna amare /'educando più che studiare come esterna, da portare a termine in collaborazione con
educarlo, che la vera metodologia didattica è l'amore? organismi universitari europei . La nostra università in-
Un progetto che non sia condiviso in qualche modo da fatti vuole essere sempre più una università ecclesiale
chi ne è il destinatario è un progetto di carta. Il prota- e salesiana di qualità.
O
BS FEBBRA IO 1998

2.8 Page 18

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Bororo, Xavante, Yanomami, Tucano, popoli della foresta. Il grande
INCULTURAZIONE:
PAROLA CHIAVE
di Ervino Martinuz
Il bambino è la vita della casa e del villaggio: cresce col cinguettio
degli uccelli della foresta , in sintonia con l'ambiente, in pace col creato.
,,..-~~
I I verbo più di ffuso de l mondo
mi ssionari o moderno è " inc ultu-
BORORO
·
ra re", nel senso opposto a quell o 1895 . I sa les ia ·
a-
che era compreso c inquanta, cento ri a Au sili atri ce i
is-
anni fa . Conseguente a questo , l' al- sione tra un gn
j
tro ve rbo magico è pe rciò "rinnova- se lv aggi, i Boro1
re" , secondo le indi cazioni del ri cco non pern1ettevan
patrim oni o co nc ili a re. I sales iani c i proiezioni futuri
=...-,--_~""'-'-'-'°"" è
!
si son o imme rs i fino al co ll o. In ri o partiv a col c
a
Bras il e il rinnovam ento sta inte res- gene rosità, ma c
o di
sando le pi ccol e ma vivaci tribLt un bagaglio cultu rale che gli per-
dove i sa les iani ope ran o da qu as i un mettesse di capire immedi atame nte
seco lo, i Bororo, i Xavante e i Ya- l' urgenza dell a s ua inc ul turazione
nomami , che me ritano indubbiamen- ne ll 'ambi ente in cui andava ad ope-
te di essere i destinatari de ll 'atten- rare. Al contra rio : l' idea che aveva
zione, de lla carità, deg li sforzi de ll a in testa era l' integraz ione degli indi-
C hi esa e de ll a congregazione, per geni ai " bianchi ", sostitue ndo pi ano
va lo ri zzare il loro grande patrimo- pi ano i costumi loca li cons iderati
ni o c ulturale .
"selvaggi" nel senso peggiorativo del
Dopo il Concilio
Vaticano II i missionari
salesiani hanno iniziato
un confronto sul lavoro
di evangelizzazione.
Momenti di tensione,
smarrimento, sfiducia.
Il lavoro missionario è
forse il più suggestivo
della Chiesa ma è anche
il più delicato e difficile.
termine, con que lli "civili " e urope i.
G li us i orig in ari de i popo li da evan-
ge li zzare, le loro cerim oni e, i ri ti, la
lingua, i costumi , le tradi zioni erano
destin ati ad essere sostituiti dai mo-
de lli c ul tura li dei popoli " avanzati ".
E questo, s i bad i bene, senza traumi ,
senza parti co lari pate mi e interroga-
tivi se l' ope razione e ra o no legitti-
ma. L' universa le mentalità legittima-
va la cosa. Fortunatamente c i si è
accorti con non poca sorpresa - me-
glio tardi che mai' - che questo tipo
di me todo logia evangeli zzatrice non
produceva i fr utti sperati , c he anzi
ri schi ava l' impoverime nto c ulturale
e l' indebo limento fi sico di quelle po-
po laz ioni. Così mo lto lavoro è and a-
to pe rduto e mo lto tempo sprecato.

2.9 Page 19

▲back to top
sforzo di inculturazione operato dai salesiani.
Si comincia solo adesso
La fase di inculturazione della ci-
viltà bororo, forse ancora per una
certa resistenza dei missionari che
lavorano tra i poco più di 800 indi-
geni della regione di Meruri, San-
gradouro e lungo il Rio Ve1melho,
nello stato del Mato Grosso, è sol-
tanto all ' inizio. Si insiste per ricu -
perare l'identità di questa antica e
gloriosa tribù , che alcuni decenni fa
sembrava in via di totale estinzione.
Lo sforzo attuale
In particolare si sta oggi lavoran-
do sul rito dell 'imposizione del no-
me, un costume molto particolare
dei Bororo, che si sta studiando di
"concordare" col rito cristiano del
battesimo. Un gruppo di giovani bo-
roro ha aiutato il salesiano, don
Gonçalo Ochoa, a tradurre il Vange-
lo di Marco, come preparazione al
Terzo Millennio. Nei prossimi mesi
dovrebbe essere pronto il resto del
Nuovo Testamento, mentre è in fase
di avanzata progettazione il lavoro
su alcuni testi di natura scolastica in
edizione bilingue: portoghese-boro-
ro (dizionario, storia, tradizioni e
leggende, matematica e geografia).
La tradizione culturale
La notevole tradizione culturale e
religiosa delle tribù bororo, che secoli
fa dominavano una vasta regione del
centro-ovest brasiliano, è fissata nel -
!'Enciclopedia Bororo, in tre volumi
(due già pubblisati e il.te- o in 1st\\lm-
pa). Tuttavia per questo@ olo iii p·-'
scorso dell 'i ncultubzione Ìa ·a ra-
~ ,i"' versando soltanto Ja fa~ ~~1}1inizi.
XAVANTE
':l
Il cammino di_i , ·., ~ ~~ e 1~ a i
Xavante, che ne .ilJ)DÌ tr b ·o~lle-
finitivamente in ·,d~fa à''-- sale-
siani di Meruri, fi cfir ~gfiò'.il ,1 a-
ticano II non si ' s- . stpt01 dagli
schemi classici : preghiere, canti e
celebrazioni addirittura in latino (!).
Poi il rinnovamento è partito spedi-
tamente e non si è più fermato , rag-
giungendo risultati eccellenti.
La seconda tappa
Grazie al rinnovamento liturgico
promosso dal Concilio, i Xavante
hanno imparato a pregare e cantare
in portoghese: una vera conquista.
Si può senz'altro annoverare l'avve-
nimento come la seconda fase del-
!'evangelizzazione dei popoli di que-
sta etnia. Nel Natale del 1977, all a
missione di Sao Marcos si è svolto
il primo tentativo di liturgia xavan-
te. Tre anni dopo , ha avuto inizio un
lavoro sistematico di inculturazione
della liturgia latina nella tradizione
xavante, a cominciare dai canti li -
turgici che divennero sempre più
numerosi. Le letture bibliche furono
tradotte da catechisti autoctoni, co-
me pure i riti di iniziazione, il sacra-
mento della riconciliazione, quello
del matrimonio, ecc. Dal 1983, con
la realizzazione annuale dei "Corsi
per agenti di pastorale xavante",
della durata ciascuno di una setti-
mana, i missionari hanno aiutato i
propri fedeli a riflettere e a capire il
mondo della Bibbia, la liturgia cri-
stiana, la spiritualità, ecc.
Il Datsiwaiwere
Questo ha pe1messo agli indigeni
di operare senza traumi l'aggancio
di elementi della propria cultura e
tradizione con il mondo cristiano
dando vita ad un processo sistemati-
co di inculturazione. Uno dei punti
caratteristici di questa operazione si
ritrova attorno alla celebrazione del-
la Pasqua. L'evento della morte eri-
su1Tezione è stato associato al rito
del "DATSIWAIWERE". Tre giorni
di intensa rievocazione. Il Venerdì
Santo si celebra la "Via Crucis": le
diverse stazioni vengono associate
ai loro reali problemi di popolo di-
sperso. Il Sabato Santo, la mattina
presto, tutti lasciano il villaggio e si
nascondono nella foresta. Qui cia-
scuno reperisce il necessario per di-
pingersi di rosso e nero (i co lori
della festa). Al tramonto, con danze
tipiche, si ritrovano al centro del
villaggio per il rito della luce e del-
!'acqua e la liturgia della Parola.
Verso la mezzanotte, gli uomini e i
giovani continuano le loro danze
I Inalare il parikà, polvere
stupefacente, per portarsi
in contatto col misterioso
mondo degli spiriti.
I Ma quale futuro? Quello avido
di ricchezza dell'uomo bianco
che depreda la foresta
e soffoca le tradizioni indie?

2.10 Page 20

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---- MATO GROSSO
Superficie più di un milione di km2
Popolazione meno di quattro milioni di abitanti
Popolazione amerinda O,1% dell'intera popolazione
TAPPE SALESIANE
1894 I salesiani in Mato Grosso
1895 Le FMA e SDB in Mato Grosso tra i Bororo
1924 I salesiani tra i Tucano
1934 Uccisione di don Fuchs e don Sacilotti da parte
dei Xavante
1937 Missione tra i Xavante
1951 Missione tra i Yanomami
per chiedere al Cristo risorto che al-
lontani il male dalla tribù. La messa
riprende alle prime luci dell 'alba,
accanto al grande fuoco rimasto ac-
ceso tutta la notte, concludendosi
verso il mezzogiorno .
II catecumenato
Un altro punto del camm ino di in-
culturazione xavante è costituito dal
lungo catecumenato per l' ini ziazione
cristiana, che può du rare anche 15
anni. In media è di c inque/sei. Du-
rante questa severa preparazione i
candidati sono seguiti dal padrino-
catechista. Essi vivono per mesi a
gruppi nell a foresta, dove imparano
a conoscere i segreti de ll a vita, le tra-
dizioni e i costumi della loro gente e
studiano la cateches i dei sacramenti.
Sostenuti poi dal padrino-catechi sta,
si impegnano nell'apostolato e nel
serv izio ecclesiale dell a comunjtà. I
mi ss ionari sentono che questa è la
strada g iusta. Non mancano tentazio-
nj di " imitare" il mondo non-indige-
no, dal quale si sentono attratti per le
comodità e il consumismo che offre.
Finora tuttavia il -p ·i3'0I vante,
circa diecin~il~ i~div_idu i"'çfi;, , u,~ guasi
un terzo cnstia111, nmango ,'0- edeli
,~;lt1 alla loro identità e sonn ·_ g'Qgfiosi
di appartenere all a lor9 th
YANOMAMI °;, 'j-~·,-
1 primi contatti CG ·
Imi si
ebbero nel 1951 , 0r-i )01Sl - incon-
tri sporadici. Dal 1"9, ~ eb -e IHi'zio
l' educazione sistemcà:fìca. nche con
questo popolo davvero particolare i
mi ss ionari salesiani hanno applicato
il sistema preventivo. Creando pri-
ma di tutto un internato per ragazzi
e ragazze con l'obiettivo di formare
i futuri maestri della loro gente. Fu
un buon inizio. I missionari non
hanno mai imposto il battesimo , si
sono invece impegnati a fondo per
preparare i Yanomami a vivere tra i
"civilizzati ", insistendo sull 'educa-
zione (imparare la lingua, un me-
FEBBRAIO 1998 BS
stiere, saper vivere nelle città senza
perdere le loro caratteri stiche, ecc.).
La carta vincente
Nel 1990 anche tra i Yanomami
nasce una proposta di catecumenato
serio e sistematico . È un 'esperienza
davvero interessante con un itinera-
rio dinamico che studi a a fondo ge-
sti , cerimonie , abitudini , prima che
preoccupar~i di una trasmi ss ione
dottrinale. E l'anno 1993 a segnare
un 'autentica svo lta ne ll 'evangeliz-
zazione. Venne infa tti approvato il
Direttorio Pastoral e della diocesi di
San Gabriel da Cachoeira, dove vi-
vono i Yanomani , che in augura una
prassi nuov a e più attenta all a men-
ta lità e all a cultura indi gena.
La festa della Pupunha
La grande festa de l popolo yano-
mami , la "Pupunh a", che dura 15
giorni , ha fornito l'occasione ai
missionari di operare l'aggancio del
battesimo con questa radicatissima
tradizione indi gena, insistendo sull a
preparazione convinta a questo che
è il più importante e peculiare even-
to ann uale della tribù . Nasce anche
qui l' idea di un lungo catecumenato
fatto di incontri scadenzati e obietti-
vi concreti. Settanta coppie di co-
niugi hanno seguito l' insegnamento,
che presentava la vita di Ges ù, che
sa accogliere e consacrare la realtà
culturale yanomami per la salvezza
di tutto il popolo.
La difficile sfida
Due an ni di lavoro, non privo di
difficoltà: tradurre i concetti dottri-
nali con le parole e la visione cultu-
rale degli uomini della foresta ha
assunto a tratti i contorni di un ' im-
presa epica. Alla catechesi faceva
rego larmente seguito il lavoro di ri-
cerca per tradurre e accordare i riti
cristiani all e tradizioni yanom ami ,
senza tradire né questi né quelle.
I La foresta è ancora buona,
è madre, è vita : lasciateci
la nostra foresta, la nostra vita .
Dopo due anni di corso, le settanta
coppi e hanno potuto ri cevere il bat-
tesim o, l'eucarestia e la cres im a da l
vescovo sa les iano dell 'A lto Orinoco,
monsignor José Angel Divasson.
II cammino continua
Questo lavoro non conosce più
soste. L'appoggio dei nuov i cristiani
e de i giovani , che fina lmente si sen-
tono attratt i dalle caratteristiche po-
siti ve del cri stianesimo, identificate
ne i va lori de ll 'accog li enza, dell a di-
sponibilità, dell 'all egri a, de ll a liber-
tà, ha dato nuovo slanc io all 'opera-
zione di incultu raz ione.
L'UTOPIA MISSIONARIA
Il lavoro mi ss ionario oggi è una
grossa sfi da. Ad ogni passo si ap ro-
no nuov i ori zzonti , nuove difficoltà
ma anche nu ove poss ibilità. La
sfida è andare avanti e saper imboc-
care la strada giu sta.
Evangelizzare non è solo tra-
smettere contenuti: è testimoniare in
prima persona l'amore di Dio per
questi frate lli che la soc ietà margi-
nali zza o addirittura vorrebbe spaz-
zare via per impadronirsi delle loro
terre e delle loro ri cchezze.
Evangeli zzare è vivere in prima
persona la relazione con Col ui che
ci ha chiamato a ll a vita, ci ha fa tti
figli e ci vuole accanto a sé.
Evangeli zzare signifi ca anche
conoscere a fondo q uesti fratelli , la
loro vita concreta, la lotta quotid ia-
na per la sopravvivenza, la loro pre-
ziosa cultura.
Evange li zzare infine signifi ca
accettare la difficoltà di tradurre
tutta la ricchezza e la profondità di
quel Gesù che rende protagonisti g li
uomini , e dunque anche g li indi ge-
ni , d i un futuro migliore.
Ervino Martinuz

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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BRINDISI. Ecco l'estate
"ragazzi-passati": quelli di
quaranta anni fa. Sono
sces i in campo le ginoc-
chia traballanti , il fiatone
grosso , la vista un po '
annebbiata , le magliette
dell'estate ragazzi , lo spiri-
to dei quindicenni . Cam-
pioni in simpatia, allegria e
gioia schietta salesiana.
Un goal scatena il tifo dei
fan s, si trasforma in twist,
mentre le ex ragazze: mo-
gli , figlie , nonne svolazza-
no i pon pon .
SAMARATE (Varese). Ha
festeggiato i cento anni di
attività apostolica l'asilo
delle FMA . Le manifesta-
zioni , durate un anno , si
sono concluse nella scuola
materna e oratorio "Mac-
chi-Ricci ". Ha coronato il
sue suore , un cammino
che dura da 100 anni " che
contiene tra l'altro la bio-
grafia di tutte e 98 le suore
che hanno lavorato in quel-
la casa.
RAGUSA . Al santuario di
Gibilmanna si è svolto il
quinto campo-scuola del
Gruppo famiglie Don Bo -
sco. L'utilità di una iniziati-
va del genere si va dimo-
strando ogni anno che pas-
sa. La distanza che corre
tra pienezza evangelica e
vita reale è tanta. Queste
iniziative benedette ci aiu-
tano a ridurla sempre di
più , facendo prendere co-
scienza della necessità
della testimonianza.
S. AMBROGIO (Treviso) .
1500 abitanti, cinque SDB,
una FMA e tanti exallievi.
Era tempo che Don Bosco
fosse ricordato visivamen-
te . Così nella piazza del
paese, vicino alla chiesa è
stato inaugurato un busto
al santo dei giovani. Nella
foto alcuni exallievi e tre
salesiani facilmente rico-
noscibili davanti al monu-
mento voluto da tutti.
MANAGUA (Nicaragua).
10° anniversario del PRI -
SMA (Primavera Salesiana
de Maria Auxiliadora) ,
sorto per offrire ai giovani
un cammino progressivo di
formazione umana e cri-
stiana. Si è rapidamente
diffuso anche in Costa
Rica e Panama. Dopo 1O
candeline, la verifica di un
cammino che buoni
frutti e promette di espan-
dersi ancora.
USWETAKEIJAWA (Sri
Lanka) . L'arcivescovo di
Colombo , monsignor Ni -
cholas Marcus Fernando
ha messo a disposizione
dei "beach boys " questa
sua casa (foto) a Usweta-
più a
trovar
za e
gnam
inserì
pieno t
BS FEBBRAIO 1998

3.2 Page 22

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Dopo il convegno "La famiglia tra bambino e TV", ecco la
TRA BAMBINI ETV di Rita Salerno
Che fare con
la televisione?
Distruggerla non si può.
Allora? Videoregistratori,
videogame, nuovi media:
un mondo nuovo è ormai
alla portata dei bimbi.
Gli educatori
sono avvisati. Ecco come
la pensano...
B ambini e televisione, dun-
que. Per alcuni un rapporto
che impone nei piccoli frui-
tori un atteggiamento di passività e
spesso di "non dialogicità", per
molti un provvido surrogato dell 'a-
zione educativa della famig li a. Di
certo c'è che la TV non è semplice-
mente la baby sitter elettronica, ma
è anche una nonna che racconta le
fiabe di oggi - siano esse telenove-
las e soap opera che glorificano )
nuovi eroi del denaro e del potere. E
al tempo stesso una sorell a maggio-
re che svela maliziosamente ai più
piccini il "segreto" del mondo ad ul-
to, cioè che i grandi non sono affatto
così bravi e buoni come pretendono
che i piccoli siano.
LA BABY SITTER
ELETTRONICA
In Italia, come negli altri paesi oc-
cidentali, risulta che i bambini fin
dalla più tenera età trascorrono mo l-
to, troppo tempo davanti all a TV.
Secondo l'ISTAT, l 'Istituto centrale
di statistica, nove bambini su dieci
la vede tutti i g iorni . E anche il
tempo trascorso di fronte ad essa è
maggiore che per le altre fasce d 'età.
Se infatti un italiano su cinq ue tra-
scorre da tre a ci nque ore della pro-
pria giornata davanti al video, sono
almeno cinque le ore che quasi un
terzo dei più piccoli (31%) dedica
all a baby sitter elettronica.
FEBBRAIO 1998 IJS
Al vecchio orso di peluche, rimasto senza lavoro,
non resta che mettersi anche lui a guardare la TV!
LA VIDEO-
SOCIALIZZAZIONE
Da notare che, a partire dagli an ni
novanta, si è creata nel nostro paese
una situazione inedita definita dal
soc iologo Stefano Martelli "v ideo-
soc ializzazione". In sostanza, spiega
Martelli , la crescita delle nu ove ge-
nerazioni avviene sempre più a con-
tatto con i nuovi media; in primo
lu ogo la tv, ma anche videoregistra-
tori e videogame hanno un a parte
tutt'altro che irrilevante nel fenome-
no. E quel che è peggio, sostiene lo
studioso, si profilano ali ' orizzonte
nuovi media sempre più invasiv i,
mentre sembra indebolirsi la " pre-
sa" educatrice della famig lia e delle
agenzie che finora hanno co ll abora-
to coi genitori ne ll a crescita dei
fig li : la scuola e la Chiesa.
mentari sull a natura, accrescendo la
propria abilità nell'uso del joystick
e del mouse e nav igando in internet.
Con il prevedibile risu ltato di una
sociali zzazione casuale, incoerente,
frammentata , quale è quella otteni -
bile da una pro lungata espos izione
al video, aggravata dall'assenza di
un ch iaro progetto ed ucativo co llet-
tivo, che è venuto meno nell 'attuale
soc ietà. Per Martelli , dunque, la "v i-
deosocializzazione" è un processo
formativo a " bassa defi ni zione": nel-
l'età del video ad "alta definizione"
ciò appare una realtà paradossale
LA "VIDEOCRESCITA"
A BASSA DEFINIZIONE
Come crescono i ragazz i nell'età
dei nuovi media? La ri sposta è sem-
plice: si "fanno da sé", acc umulan-
do nel proprio imm agin ari o migliaia
di scene di film e spezzoni di docu-
La televisione svela ai bambini il
segreto del mondo adulto, che
cioè i grandi non sono affatto
così bravi e così buoni come pre-
tendono che i piccoli siano.

3.3 Page 23

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riflessione di una giornalista sul problema dei bambini da soli, col telecomando.
A partire dagli anni novanta, si è
creata nel nostro paese una situa-
zione inedita definita dal sociologo
Stefano Martelli "videosocializza-
zione": la crescita delle nuove ge-
nerazioni avviene sempre più a
contatto con i nuovi media; in pri-
mo luogo la tv, ma anche videore-
gistratori e videogame .
ma che va affrontata senza timori,
con fa ntasia educativa, sviluppando
nuove competenze e capacità, assie-
me a tutti coloro che a vario titolo si
occupano di formazione delle nuove
generazioni: insegnanti , sacerdoti
ed educatori di gruppi giovanili.
IL BIFFIPENSIERO
Che il video sia incapace di for-
mare la personalità infantile è un 'o-
pinione condivisa anche dall 'arcive-
scovo di Bologna, cardinale Biffi,
secondo il quale, "gli intrattenimenti
televisivi che sono proposti ai bam-
bini sono caratterizzati da contenuti
deleteri , o nel migliore dei casi, dal-
l'assenza di contenuti. Il fenomeno,
per il cardinale, non è di quelli che
si possono tranquillamente ignora-
re; né esorcizzare semplicemente
con una deplorazione o una condan-
na, va affrontato, se possibile, va
guidato perché cessi di essere deva-
stante e si possa inquadrare in un
apprezzabile progetto educativo".
La straordinaria complessità della
concreta realtà storica e l'obiettivo
indebolimento della compagine fa-
miliare e la sua sempre più frequen-
te disgregazione sono, per Biffi , i
due elementi da non sottovalutare.
Che fare dunque? Fermezza e capa-
cità progettuale sono gli ingredienti
indispensabili per vincere questa
battaglia. Il cardinale ha avanzato
al termine dell'intervento, tenuto al
convegno internazionale organizza-
to dal! ' A.Ge. ali' Antoniano di Bo-
logna, tre ipotesi di lavoro: maggior
ricorso alle video cassette e alle
nuove tecniche di registrazione; una
migliore gestione del tempo che i
bambini trascorrono davanti allo
schermo e un appello rivolto alla
pubblica autorità perché affronti il
rapporto tra tv e minori senza farsi
condizionare troppo dagli indici di
ascolto.
SULPASSO: TASSARE!
Ma anche gli esperti hanno messo
a punto diverse strategie, alcune
singolari, come quella di Umberto
Sulpasso, presidente dell 'Internatio-
nal Multimedia University, la prima
università al mondo specializzata in
nuove tecnologie, che prevede l'in-
troduzione di una tassa "per ogni
persona ammazzata nei programmi
televisivi" a carico degli inserzioni-
sti pubblicitari, per poter finanziare
una rete educational.
SUZUKl:ALFABETIZZARE
Midori Suzuki, della Ritsumeikan
University, ha parlato della necessità
di educare le famiglie "ali ' alfabetiz-
zazione ai mezzi di comunicazione".
Proposta che la giovane studiosa
porta avanti in Giappone, con l'in-
tento di sviluppare non solo l'abilità
dei ragazzi di leggere criticamente i
messaggi dei media, ma anche di far
acquisire potere ai cittadini e quindi
di rafforzare le strutture democrati-
che delle nostre società.
COLE:
CHIP ANTIVIOLENZA
Jeff Cole, dell 'Ucla, il prestigioso
ateneo della California, si è soffer-
mato sulla violenza presente nel
piccolo schermo. In particolare ha
ricordato che dal prossimo giugno,
a seguito di una mobilitazione dei
genitori, sarà introdotto in ogni vi-
deo un chip elettronico che misurerà
la violenza dei programmi, permet-
tendo ai genitori di escludere dalla
visione dei figli quelli pericolosi.
CASAVOLA: ALLEARSI
Tutto giocato su l rapporto tra
scuol a e televisione l'intervento di
Francesco Paolo Casavola. Il garan-
te per l'editoria, presente con un
messaggio, ha sostenuto che tra
scuola e televisione "non può conti-
nuare questa superficiale conoscen-
za a distanza. Occorre una alleanza
con un organico programma strate-
gico", un confronto serio, per una
scuola aperta. Nel testo Casavola ha
ribadito che "la responsabilità del
medium televisivo postula la dupli-
ce potenzialità della televisione nel
senso della diseducazione o dell 'e-
ducazione. La televisione dinanzi ai
minori deve operare una scelta tra le
due opposte possibilità. Il che po-
trebbe condurre a configurare un
vero obbligo con valenza costituzio-
nale per la televisione pubblica di
assunzione di compiti di agenzia
educativa simmetrica alla scuola".
Per Casavola dunque, l'equazione
scuola-televisione è ineludibile. Ed
è necessario che la televisione non
abbia falsi pudori moralistici o alibi
libertari da negarsi la natura di stru-
mento idoneo ad assolvere compiti
educativi.
BS FEBBRAIO 1998

3.4 Page 24

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3.5 Page 25

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3.6 Page 26

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A Bangalore (India) un progetto per lo sviluppo e l'educazione
UN CREDITO
PER LO SVILUPPO
di Maria Antonia Chinello
Bangalore (India). L'attività a favore delle mamme e dei bambini.
FMA, laici e laiche
affiatati per un piano di
sviluppo e di educazione
integrale che raggiunge
3000 famiglie tra
le più povere.
FIDES ne è il nome.
Condivisione lo slogan.
Insieme il bene che
si raggiunge e costruisce
giorno dopo giorno.
I l "Centro Maria Anna Schwarz"
è in animazione fin dalle prime
ore del mattino. suor Nancy Pe-
reira sta dialogando con i volontari
e le assistenti sociali. Sono le ultime
indicazioni per la giornata che si
apre: un 'attenzione particolare da
riservare ad una famiglia, la visita a
un villaggio più lontano , i contatti
da prendere con le autorità locali, la
verifica del materiale didattico da
utilizzare.
Poi si parte. Il vecchio furgoncino
traballa sul teITeno sabbioso del cor-
tile di Bangalore. Ma ... niente pau-
ra. Sia l'autista che i passeggeri
sono esperti del cammino. Per suor
Nancy e i suoi collaboratori ogni
FEBBRAIO 1998 BS
giorno porta la sua novità: il proget-
to FIDES , di cui si stanno occupan-
do, richiede i tempi lunghi della
cura e dell ' attesa.
I NUMERI DEL PROGETTO
Sei anni. 3 mila famiglie. 10 vil-
laggi. 1 slum. Ecco i numeri che co-
stituiscono il Progetto FIDES (Fa-
mily Integra! Development Educa-
tion Sch.eme).
Un piano nato dall 'intraprendenza
e dalla passione apostolica di suor
Nancy che lo promuove con l'aiuto
di diversi organismi umanitari euro-
pei. Numerosi sono anche i simpa-
tizzan ti , i benefattori di questo che è

3.7 Page 27

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integrale di dieci villaggi.
I Bangalore (India).
Suor Nancy Pereira
e la costruzione del centro,
sede del FIDES.
un sogno condiviso: permettere a
migliaia di famiglie di diventare ca-
paci di guadagnare denaro per mi-
gliorare la propria condizione socia-
le, essere in grado di risparmiare e
avviare piccole imprese in proprio.
FIDES, che è anche il nome della
ONG (Organizzazione Non Gover-
nativa) depositaria del progetto, ha
istituito, con il sostegno della Cari-
tas olandese, una banca di credito
della solidarietà. I soldi vengono
prestati alle famiglie con solo l'l %
di interesse. Queste partecipano agli
stage promossi nei 1Ovillaggi: alle-
vamento di maiali, conig li , pesci,
coltivazione di ortaggi e lavorazio-
ne dei mattoni.
Dopo un tempo di apprendimen-
to , le famig lie sono in grado di po-
tersi sostenere da sole e attivare
delle micro imprese familiari che
permettano loro di guadagnare e ri-
sparmiare denaro per poter miglio-
rare la propria posizione sociale ed
economica.
La nov ità sta nel prestito del dena-
ro iniziale. Le altre banche richiedo-
no tassi di interesse molto alti e la
gente, già povera, è ancora una vol-
ta colpita nella possibilità di poter
guadagnare e risparmiare denaro.
In questo modo, invece, si incen-
tiva l'iniziativa privata e si offrono
ai poveri strumenti per riscattarsi
dalla mi seria e dall ' indigenza.
PROMOZIONE DELLA
VITA CHE NASCE
Suor Anna e suor Constance sono
infermiere. Coadiuvano suor Nancy
con l'attuazione di training di for-
-.
l
Bangalore (India). Uno degli slum
coinvolti nel progetto FIDES.
Bangalore (India).
Attività di ricamo al centro.
BS FEBBRAIO 1998

3.8 Page 28

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I Bangalore (India).
Suor Nancy Pereira con alcune
donne e animatrici del progetto
FIDES per l'alimentazione.
I Bangalore (India).
__
Suor Nancy Pereira con le fam1ghe
del FIDES per l'impresa
della pesca.
mazione sani tari a e alimentare per
le oiova
picbcoli .
ni
La
mamme e
loro gio rn
i bambini
ata s1. svo
Ipgieù,
come que ll a deg li ass istenti sociali
con cui co ll aborano, all ' insegna de l-
l' asco lto de ll e coppie e dell a pro-
moz ione della vita che nasce .
Le condi zioni d i vita disag iate e,
spesso, molto povere, determin ano
un tasso di mortalità infa ntil e alto.
L' intervento di suor Ann a e suor
Con stance prev iene il momento del-
la nasc ita e si affianca all e donne
che sono in attesa di un fi g li o. L'ac-
compagnamento continu a po i, dopo
il parto. Le mamme con i bam bini
son o invitati al centro per apprende-
re le norme igieniche per l' all atta-
mento, lo svezzamento e l' educa-
zione dei fi gli .
Il Centro offre anche la possibilità
di frequentare corsi di tag li o e cuci-
to e di ricamo de ll a prez iosa seta in-
di ana. L'obiettivo è, per suor Nancy,
partire dalla rea ltà stessa in cui vive
la gente. Per questo, per lei e le sue
coll aboratrici è importante conosce-
re da vic ino le stori e che si nascon-
dono dietro il sorri so e la mitezza
dell' anim o indiano.
La programm azione e la verifi ca
settimanale del progetto sono due ap-
puntamenti utili per mi rare e ridise-
onare vo lta per volta gli obietti vi a
b
.
.
medio temline dell ' itineran o previsto.
È una mi ss ione "on th e road".
suor Nancy e il suo team ne sono
con vinti perché è sull a tracia che
gli uomini , le donne e i bambini si
incontrano in Indi a.
Il progetto FIDES accog li e cri -
sti ani indù e musulmani . L'anim o è
ape1t~ ali ' accog li enza e all a cond!-
visione con tutti , purché vengano n-
spettate e pro mosse la centra lità del-
la persona e la sua d ignità.
FEBBRAIO 1998 8 S
APPRODI AMICI
L'opera di suor Nancy, di suor
Ann a e di suor Constance, degli as-
sistenti e dei vo lontari ha ormai as-
sunto anche un volto pubbli co. Ma
forte è il rifiu to di ogni forma di
strumentalizzaz ione politi ca o di fa-
nati smo reli g ioso. Tutti c i tengono
ad evidenziarl o. Sono molti , però,
que lli che la conoscono e l'apprez-
zano, la sostengono e la promuovo-
no. E non sol o in India.
Peri odicamente suor Nancy lasc ia
Banga lore, il Centro e i co ll abora-
tori , i vill agg i straripanti di gente e
di bambini per imbarcarsi sulle
rotte aeree e atterrare presso ami ci
e benefattori.
Recentemente, durante un lungo
vi aog io
Ausb tri a,
che l' ha
Germani
po
a,
rStavti.azzienraO, lFanradna-,
cia, Spagna e Itali a, è approdata a
Bol zano.
Qui , si può ben dire che la c_it~à
è . . . caduta ai suo i piedi. Ha avv1c1-
nato bambini , ragazzi , studenti , e
in seonanti di tutte le scuole di ogni
b
.
.
ordine e orado, ha avuto mcontn
con le aut;rità politiche e soc iali , ri-
scu otendo un successo, non solo in
denaro, ma anche in offe rte concre-
te di solidarietà. Si è sentita inter-
pellata sulle condi zioni per vivere
tempi di vol ontari ato a ~ angalore,
ha scosso le coscienze de i g1ova111 e
di tanti adulti .
H a potuto incontrare la moglie di
un ricercatore e sc ienziato tedesco
res idente a Bolzano che durante una
precedente vi sita di suor Nancy all a
città era venuta a con oscenza dell a
sua atti vità. U n po' scetti ca, essa si
era recata in incognito l' anno se-
ooue nte a Banooa l.ore, in In.dia. Tr.ova-
to il Centro e vi sto con I propn oc-
chi l' opera dell e suore e dei laic i, si
è lasciata coinv o lgere a tempo pi e-
no e ora è tra le più fede li benefat-
trici e animatri ce de i simpati zzanti e
deboli ami ci di suor Nancy nell a città
altoates ina.
LA CASA IN CITTÀ
Il cuore di suor Nancy non cono-
sce etichette e destinazioni a senso
uni c o .
Per questo i so ldi racco lti durante i
suoi oiri in Europa permetteranno
alle sirell e, che con le i condividono
l'apostolato in q uesto pezzo di terra
situ ata nel cuore del subcontmente
indi ano, di acqui stare un a casa ne l
centro di Banga lore per ospitare le
bambine e le ragazze che g iungono
in città in cerca di fortun a e di lavoro.
Il fenomeno delle street children
si fa sempre più ev idente in Indi a e
il ri schi o di vederle cadere nella rete
intern azionale della prostituzione in-
fantile sempre più concreto.
Per questo è urgente offrire un ri-
paro e tanto affetto. .
Suor Nancy, suor Agnes e suor
Anna conoscono i punti nodali dell a
città in cui incontrare le g iovani che
vaoano sperse per le strade dai nomi
sci nosciuti. Vengono dai villagg i e
sono attirate dal sogno fac ile di poter
diventare attrici de l cinema o dell a
te lev isione. La stazione fe rroviari a e
dei bus è un incrocio strateg ico.
M a non basta accogliere, bisogna
anche educare e, spesso, rieducare e
riaccendere la fidu cia nell a vita.
Suor Nancy lo sa. Il sorriso che il-
lumina il suo volto bruciato dal so le
lasc ia trasparire la certezza che sulle
giovani è sempre possibil e scom-
mettere. E vince re.
Maria Antonia Chinello

3.9 Page 29

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ITALIA
GRAZIE A SUOR BRUNA
Ogni giorno 200 mamme, tra
i 18 e i 40 anni , si ri trova no
sui banchi di scuola. La parte
fina nziaria sarà sostenuta dai
contribu ti personali delle alun-
ne, dall 'aiuto di alcuni com-
mercianti dell a città di Pem-
ba, dell a parrocchia e dell a
comunità FMA .
lingua, la cultura ... È faticoso
vivere sereni e rilassati quan-
do ci si imbatte quotidiana-
mente in bimbi abbandonati e
denutriti , in mamme che cer-
cano tra i rifiuti delle discari-
che qualcosa da mangiare, in
mi gliaia di senzatetto.
MANIPUR INDIA
SACERDOTE SALESIANO
ASSASSINATO
ROMANIA
PRIMA DI ARRIVARE
Da Mon leone (Ge) giunge al
BS per suor Bruna Bevegn i,
Figli a di Maria Ausili atrice, il
grazie di molte fam iglie per la
dedi zione gioi osa e sacrificata
con cui si prodiga, soprattutto
a li vello cli animazione spiri-
tuale, presso la locale sezione
del la Croce Rossa. Una nuova
ambul anza l' ha avuta come
mad rina.
MOZAMBICO
CENTRO DI FORMAZIONE
FEMMINILE
Pemba (Mozambico). Sono sta-
te propri o le donne, av vicinate
nelle vi site alle fa mi gli e dei
villaggi, a confidare a suor Li-
clufna Maciel, incaricata della
parrocch ia, il loro des ideri o cli
continuare a studi are e ad ap-
prendere, abbattere iI precon-
cetto e la mancanza di ri spetto
dell a loro dignità che incon-
trano nell a società . Suor Li-
dufna tornò a casa con un gros-
so interrogativo e con il grido
silenzioso dell e mamme, del-
le spose, delle sorelle incon-
trate sui suoi pass i. Come
fa re? La comun ità FMA e la
parrocch ia accettarono la sfi-
da e in sieme alle donne fece-
ro un sondaggio più ap pro-
fo ndito per raccogliere nume-
ricamente le eventu ali adesioni
all a sc uola. Tn tre giorni , 200
donne si di ssero disposte a
partecipare contribuendo eco-
nomicamente con una tassa cli
iscri zione mensile di circa 5
mila mitica/ (O, 15 lire italia-
ne). E così si è com inciato.
Don Giuseppe Neclumattahill ,
della comunità Don Bosco Ma-
ra m Centre, nel Nordest clel-
l'lnclia, è stato assass inato al-
le spalle la sera ciel 22 no-
vembre scorso alle ore 2 1,
con tre co lpi cli pistola sparati
a bruciapelo, mentre lavorava
nel suo uffic io, accanto all a
sala studi o che lui aveva mes-
so a disposizione cli alunni che
110 11 aveva no possibilità cli
studiare a casa propria. Era
stimato da tutti per il suo zelo
e la dedizione ai giovani , coi
quali condivideva alcune ore
dopo lo studio. Aveva 35 an ni .
MADAGASCAR
STO IMPARANDO
·,
Suor Anna Mari a Geuna è in
Madagascar da poco più cli un
anno. Dichi ara candidamente
che sta ancora imparando a
fare la missionari a. Rallenta-
no l' apprendimento la solitu-
cl ine, l' incapacità a compren-
clere la mentalità del luogo, la
Vicino all a città cli Costanza
in Romania due salesiani del-
1' ispettoria cli Venezia (IVE)
han no iniziato una nuova pre-
senza sa les iana. Non si pote-
va non anelare; questa naz ione
infatti ha già rega lato a Don
Bosco delle vocazioni: sale-
siani con voti triennali , novizi
e pre-novi zi che costitui scono
la più solida ed efficace strut-
tura di base a garanzia di una
nuova presenza. Nella foto
don Sergio Bergamin e don
Sergio Dall ' Antonia in Ro-
mania, primi gioiosi contatti.
AFRICA
SEMPRE A VANTI
Continua inarrestabil e la mar-
cia sales iana in Africa da
quando, esattamente 20 anni
fa , il rettor maggiore don Egi-
dio Viganò volle impegnarvi
la congregazione. Proprio in
questo mese, nell a festa di
Don Bosco inizieranno la loro
attività due nuove vis itato ri e,
quella del!' AFO (Africa Oc-
cidentale Francofona) e quel-
la del I'ATE (Africa Tropicale
Equatoriale). A tutt'oggi nel
grande continente esistono una
ispettoria e ben sette vi sitato-
rie, per un totale di circa mill e
confratelli .
VUOI ENTRARE
NEL MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO?
Rivolgiti alla più vicina
casa salesiana o contatta
i responsabili della tua regione
ADRIATICA (IAD)
(Marche, Umbri a,
Abruzzo, Romagna)
Wiesiek Dee
te!. 071 / 28.10.265
LAZIO (IRO)
Robe rto Colameo
tel. 06/44.40.77.21
LIGURIA / TOSCANA (ILT)
Paolo Ga mbini
te!. 010/64.69.288
LOMBARDIA / EMILIA (ILE)
Franco Fontana
tel. 02/67.07.43.44
MERIDIONALE (IME)
(Campani a, Basilicata,
Puglia, Calabria)
Pasqua le Martino
te!. 081/75.11 .970
PIEMONTE
VALLE D'AOSTA (CSP)
Egidio Deiana
te!. 011 /52.24.238
SARDEGNA (ISA)
Giuseppe Casti
te!. 0783/800.238
SICILIA (ISI)
Gaetano Urso
tel. 095/72.11 .20 1
VENETO EST (IVE)
VENETO OVEST (IVO)
(Trentino, Alto Adige/Friuli,
Ve nezia Giuli a/ Veneto)
Enrico Pe retti
te!. 041 /590. 23.38
Roberto Dal Molin
tel. 045/80.70. 793
BS FEBBRAIO 1998

3.10 Page 30

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
=- LA
G10IA
DI
AMARE
ACUR,,\\ DI
JAYA CHALI HA
E EOWARI) LE JOLY
MADRE TERESA
La gioia di amare
Java Chaliha-Edward
Le Joly (a cura di)
Oscar Mondadori
Milano 1997
pp. 397, lire 14.000
Tra i libri che testimonia-
no l'attenzione del mondo
a Madre Teresa, indichia-
mo questa guida spiritua-
le di 365 riflessioni sull'a-
more del prossimo e per
Dio. Sono pensieri di co-
lei che più di ogni altro,
nella nostra epoca, è l'au-
tentico simbolo della gioia
data dall'amore. La picco-
la suora ha mosso e com-
mosso il mondo; ora offre
un prezioso breviario da
leggere con gioia, perché
aiuta ad "incominciare" la
propria vita in ogni giorno
dell 'anno .
Si afferma nell 'introduzio-
ne : "Le pagine di questo
libro sono piene di esem-
pi di amore profondo e
indicano il modo e i mezzi
per dare amore ovunque
noi siamo e conoscere
così la gioia di dare, con-
dividere, amare". È lo sti-
le di Madre Teresa che
non pensava di avere
qualità speciali , non pre-
tendeva niente per il lavo-
ro che svolgeva, ma attri-
buiva tutto il merito a Dio,
felice di essere strumento
di una storia umana scrit-
ta dalla sua mano.
FEBBRAIO 1998 BS
IL RINNOVAMENTO
DELLA FORMAZIONE
SEMINARISTICA
di Adam Orczyk
LAS , Roma 1977
pp. 276, lire 28.000
La formazione del sacer-
dote occupa (e oggi preoc-
cupa) la Chiesa: "Nella sua
sollecitudine nei riguardi
delle vocazioni sacerdotali
la Chiesa di tutti i tempi si
ispira all 'esempio di Cristo,
quello di portare al sacer-
dozio coloro che sono chia-
mati e di portarli adeguata-
mente formati ". La voca-
zione sacerdotale interessa
e coinvolge ogni credente
(non solo gerarchia e for-
matori) , perché a tutti i cri-
stiani è affidata la missione
salvifica di Gesù .
ADAM ORC?YK
IL RINNOVAMENTO
DELLA FORMAZIONE
SEMINARISTICA
U.S-AOMA
Il presente studio raccoglie
in analisi e sintesi il meglio
dei documenti sulla forma-
zione presbiterale , dal Va-
ticano Il ad oggi , e docu -
menta che il trentennale
lavoro svolto dalla Congre-
gazione per l'Educazione
Cattolica costituisce l'attua-
zione del Vaticano 11 , di cui
il Sinodo dei vescovi sulla
formazione presbiterale del
1990, con la successiva
Esortazione Apostolica
"Pastores dabo vobis", non
è che il punto di arrivo.
100 PAROLE PER DIRE
LA FEDE
di Henry Denis
LDC , Leumann (To) 1997
pp. 142, lire 12.000
Questo libretto, della colla-
na "Ricominciare a crede-
re ", aiuta a scandire il
tempo della missione della
Chiesa. Si tratta di parole
che possono dire la fede in
modo che esprima sempre
la novità della parola di
Dio, quella "novità" che l'a-
bitudine forse fa dimentica-
re ; quindi da riscoprire .
Non è un dizionario, ma un
modo nuovo di ripensare la
verità della fede nel tempo
"lavorativo o scolastico o
liturgico ".
La "missione" indica il tem-
po della Chiesa che espli-
ca la sua attività mediante
ministeri che toccano tutti
gli ambiti della vita umana.
E forse possibile viverla
senza la speranza, senza
la festa rallegrata dal ban-
chetto? È concepibile la
vita umana senza le noz-
ze? Ecco le tre parole
umane che concludono il
libro , ma che assumono
nella spiegazione tutto il
loro spessore cristiano .
100
COIIANA
Rl·COMINOARE
ACREDERE
parole
per dire
lafede
HENRIDENIS
COMUNICARE
NELLA COMUNITÀ
Introduzione alla
comunicazione sociale
di Franz-Josef Eilers
LDC, Leumann(To) 1997
pp. 382, lire 35.000
FRANZ -JOSEF EILERS
COMUNICARE
nella COMUNITÀ
EDITRICEEllEOICt
Il libro fornisce solide indi-
cazioni di base sulla comu-
nicazione umana, da quel-
la interpersonale a quella
dei mezzi sociali ; e costi-
tuisce un'ottima introduzio-
ne alla comunicazione nel-
la società odierna parten-
do da una prospettiva cri-
stiana . Il suo obiettivo è
quello di fare da guida e
da fonte di ispirazione per
tutti coloro che vogliono ri-
flettere seriamente su que-
sto problema.
"Comunicare ... " aiuta per-
ciò studiosi di teologia, reli-
giosi e religiose, catechisti
e catechiste, educatori cri-
stiani a scopri re e svilup-
pare la propria capacità di
comunicare nella comunità
con Dio e con la gente ,
perché "il primo areopago
del tempo moderno è il
mondo della comunicazio-
ne, che sta unificando l'u-
manità rendendola, come
si suol dire , un villaggio
globale" (RM ,37) .

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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~~~
GUIDA ALLE
ASSOCIAZIONI
GIOVANILI
SALESIANE
GESÙ
di Jean Guitton,
LDC, Leumann(To) 1997
pp. 302, lire 35.000
Molti pastori , catechisti ,
operatori pastorali , inse-
gnanti di religione hanno
bisogno di opporre risposte
valide ed efficaci alle diffi-
coltà razionali dell'uomo
d'oggi. E questo libro , testi-
monianza di un grande
credente, si offre allo sco-
po come un'opera di gran-
de attualità; una lettura che
rafforza la fede e l'amore
all 'unico Salvatore di tutti ,
ieri , oggi e sempre.
Il pericolo di disincarnare il
messaggio è sempre pos-
sibile , se non si parte per
un verso dalla storicità dei
Vangeli e dalla risurrezione
di Gesù e per l'altro dal su-
peramento dei limiti razio-
nali come luoghi comuni
della cultura dominante. La
ragionevolezza della fede
non ha niente a che vede-
re con i pregiudizi di una
superficiale e inconsistente
mentalità moderna.
J. r;u1tton
ESù
ED I TR I C E E L LE DI C l
NON SI FA V ENDITA PER
CORRISPONDENZA. I libri
che vengono segnal ati si pos-
sono acquistare presso le libre-
rie cattoliche o vanno richiesti
di rettamente all e ris petti ve
Editrici.
IL SACRAMENTO
DELL'ALLEANZA
di Vittorio Croce
LDC,Leumann(To) 1997
pp. 168, lire 18.000
V IT TO R IO C R O C E
IL 8AURAMEN110
DELL'ALLEANZl
Soteriologio ed Eucoristia
'E D IT RI e E El l E DI e I
Nonostante la svolta conci-
1iare, la visione dinamica
dell 'Eucarestia stenta ad
imporsi nella riflessione
catechistica e nell 'attuazio-
ne pastorale. Basti pensa-
re a come ancora oggi si
"preparano i ragazzi alla
prima comunione"... La ce-
lebrazione del sacramento,
che ha conquistato una po-
sizione di assoluta centra-
lità liturgica fino a eccessi
di totale esclusivismo, re-
sta spesso pensata e vis-
suta come rito perfetta-
mente chiuso in se stesso ,
senza o quasi rapporto con
la vita.
Il volume aiuta a ripercor-
rere il viaggio del credente
nel mistero eucaristico per
dimostrare che esso realiz-
za l'intera avventura del
Figlio di Dio , di cui è me-
moria attualizzata nell 'oggi ;
e a liberare l'Eucarestia da
visioni ristrette o parziali ,
ricollocandola nella gran-
dezza che totalizza l'espe-
rienza umana illuminata
dalla fede .
NON VEDO L'ORA
CHE L'UOMO CAMMINI
Cara Mathilda
di Susanna Tamaro
San Paolo ,
Cinisello Balsamo (Mi) 1997
pp. 170, lire 18.000
Gli addetti ai lavori affer-
mano che la cultura attuale
è frammentata e che l'uo-
mo è attestato sull 'effimero
e sul superficiale . Eppure
lo spirito umano ha una
sua ricchezza interiore , la
realtà non finisce dove arri-
va la vista dell 'occhio
materiale. La stessa parola
di vita deve penetrare fin
nelle profondità dello spiri-
to . Ma come , se l' uomo
non è capace di godere dei
valori della natura , dei
miracoli della vita, della ric-
chezza delle relazioni?
Le riflessioni di questa
scrittrice tracciano un cam-
mino verso il nostro intimo,
perché solo l'uomo che è
riuscito a crescere nella
sua interiorità può lavorare
perché le cose cambino :
coltivare la speranza e far-
la crescere, in se stessi e
negli altri ; non arrendersi a
ciò che la società impone,
alla sua volgarità, alla sua
violenza , vedere in queste
cose segnali di cambio e
alimentarli.
SUSANNA TAMARO
NON VEDO L'ORA
CHE L'UOMO CAMMJ
(_
Coro Mathi/do
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO (MGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/49.40.513
Via San Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.43.855
GIOVANI
COOPERATORI
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.09.45
GIOVANI
EXALLIEVI (GEX)
Via Marsala, 42
00 185 Roma
Tel. 06/446.85.22
OBIETTORI
DI COSCIENZA
SERVIZIO CIVILE
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/49.40.522
MISSIONI
E VOLONTARIATO
INTERNAZIONALE
VIS , via Appia Antica , 1
00179 Roma
Tel. 06/513.02.53
VIDES, via S. Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.50.048
CINEMA
E COMUNICAZIONE
SOCIALE (CGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Te l. 06/44.70.01 .45
POLISPORTIVE
GIOVANILI
SALESIANE (PGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.21 .79
TURISMO
GIOVANILE
SALESIANO (TGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.60.946
BS FEBBRA IO 1998

4.2 Page 32

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Ll/f/E-
MILIARE11
VERSO
di Serena Manoni
L'ARCOBALENO
no 1ca p1u c e e
ligione che lo incorag
guerra e che gli indi-
iol
Nella seconda settimana di ottobre
a Padova-Venezia ha avuto luogo
1'11 ° incontro delle religioni
per la pace. Faticoso e suggestivo
è il cammino verso l'unità.
Il processo di globalizzazione
investe anche le religioni?
Certamente esse restano
la più grande forza a servizio della
pace e della convivialità universale.
L e relig ioni non sono ancora arcobaleno, sono colo-
ri dispersi che servono Dio in un modo che a volte
dà l'impressione di essere caotico. Ma il richiamo irre-
sistibile della Verità muove anche loro verso un cam-
mino di pace e di unità. Assisi è stata la pietra miliare
"number one", scaturita da una intuizione folgorante -
come non vedere l'azione dello Spirito? - di Giovanni
Paolo secondo. Ora sono undici (dopo Assisi infatti è
stata la volta di Roma , poi Varsavia-Birkenau , Bari ,
Malta, Lovanio-Bruxelles, Milano, ancora Assisi , Firen-
ze , Roma , Padova-Venezia) e la strada continua ...
Questa sarà la vera grande sfida del terzo millennio.
Così per undici volte ebrei e cristiani , musulmani e
indù , zoroastriani e sikh , shintoisti , buddisti , jainisti ...
più di trecento persone si sono ritrovate a parlare di
pace e pregare per la pace ; per rinnovare la sfida
FEBBRA IO 1998 BS
profetica del terzo millennio, quella dell 'unità, dopo che
il primo e il secondo hanno visto le grandi divisioni . È
la sfida dell'arcobaleno. Per undici volte i colori disper-
si si sono riuniti a formare l'arcobaleno, a sentirsi figli
di Dio , per "ribellarsi all 'ateismo indifferente e reazio-
nario", secondo la felice espressione del sindaco di
Venezia , Massimo Cacciari , durante il saluto ai conve-
nuti nella città lagunare .
L'appello che suor Helen Prejean , angelo consolatore
dei condannati a morte - ci sono ancora queste aber-
razioni nelle società del 2000! - lancia, vibrando di
emozione , coglie nel cuore il senso profondo di ogni
religione : "Nessuno dica più che è la sua religione che
lo incoraggia alla guerra, e che gli indica la violenza ... "
UTOPIE?
Ma le religioni sono le madrine di ogni utopia . E
sempre più gente vi ripone fiducia e attese , sempre
più giovani regalano al volontariato parti via via più
consistenti della propria vita, sempre più capi religiosi
di ogni zona del mondo e di ogni religione mostrano di
crederci .
In queste riunioni , che potrebbero anche apparire
come bene orchestrate kermesse , si trovano riuniti
vescovi e pastori , pope e mullah , rabbini e bonzi , muftì
e preti cattolici. Lo scorso ottobre a Venezia è stato il
cardinale Marco Ce a fare gli onori di casa come capo
religioso ospitante. Nel saluto di benvenuto ha dichia-
rato che "la sopravvivenza dell 'uomo, delle nostre
culture , è legata alla pace". E i capi religiosi , uno dopo
l'altro, hanno firmato un appello che è una professione

4.3 Page 33

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di speranza e un augurio per il millennio alle porte, "la
guerra non è inevitabile e non è invincibile , nessuno è
troppo debole per la pace e nessuno è troppo piccolo
per la pace ". L'ultima tappa il 5-7 ottobre scorso , la
stazione di questo 1998 potrebbe esse-
re la Romania, per rinnovare speranze,
rinsaldare certezze , rimarcare utopie e
continuare il lungo viaggio.
DIO SI CHIAMA PACE
Il grande striscione con i colori dell'arco-
baleno , la scritta "La pace è il nome di
Le 11 tappe : Ass isi 1986 ,
Roma 1988, Varsavia-Birke-
I nau 1989, Bari 1990 , Malta
199 1, Lo va nio -Bruxelles
199 1, Mila no 1993, Assisi
1994, Fi re nze 1995 , Roma
1996, Padova-Venezia 1997.
tura asmatico. Ma l'urgenza del cammi- ·
no è fuori discussione. In questo campo
anche un millimetro è significativo.
La sua personale impressione?
Dio" e la famosa colomba col ramo-
Stupenda. Si crea un clima dove il
scello , protesa a volare verso l'alto , domina i luoghi dialogo e l'interesse per l'altro culminano in preghiera
del convegno . Il commento più bello a questo signifi- con l'altro. E ti senti figlio di Dio e fratello universale .
cativo logo l'ha forse fatto Cacciari : "Non dev'esserci
la riduzione ad uno , ma l'armonia di molti ed è la
verità di ciascuno di noi che dobbiamo conservare ,
perché riconoscere è riconoscere l'altro in sé".
Quali le fasi più toccanti?
La consegna del messaggio finale alle autorità poli-
tiche presenti , tra cui ambasciatori di paesi in conflitto
come Sudan, Algeria, Israele...
PER I SALESIANI
Don Luc Van Looy , vicario generale dei salesiani , è
stato presente alla grande riunione . A lui abbiamo
posto qualche domanda.
Don Luc, quale il senso della sua partecipazione all'in-
contro ecumenico delle religioni?
La pace, l'unità, l'ecumenismo sono temi universali e
impegno di tutti , quindi anche di una grande congrega-
zione come è la nostra. La comunità di S. Egidio, pro-
motrice dell 'iniziativa ci ha invitati. Questo significa che
possiamo e dobbiamo fare molto.
Dunque anche per voi è una sfida?
Lo è, eccome! La sfida della pace. Un giornale ameri-
cano scriveva che il terrorismo , la guerra sono frutti
della cattiva politica , del potere e della ricchezza
incontrollata. Là dove ci sono fondamentalismo e fana-
tismo religioso c'è ricerca di potere e perciò anche il
reale pericolo di violenze gratuite in nome della reli-
gione . Ecco la sfida : essere gli uomini del dialogo ,
dell 'educazione , soprattutto dell'educazione alla pace.
Davvero suggestive alcune tematiche di dibattito , cui
ho avuto il privilegio di partecipare : "Giustizia e riconci-
liazione", " Etica e mondializzazione", " Un 'anima per
l'Europa ", "La voce e la fede delle donne tra conflitto e
incontro", "Cristiani e musulmani tra conflitto e incon -
tro", "Ebrei e musulmani tra conflitto e incontro", "Liba-
no: al di là del conflitto per una terra d'incontro ", "Pena
di morte, moratoria per il 2000" ecc.
Perché allora il segretario generale della "Conferenza
delle Chiese d'Europa " continua a parlare di ecume-
nismo pallido ?
Perché il cammino è fati-
"La guerra non è inevitabile e
non è invincibile . Nessuno
coso , a volte dà l'impres-
sione di essere addirit-
è troppo debole per la pace e
nessuno è troppo piccolo
per la pace".
E come salesiano, che cosa ha trovato di interessante?
I giovani ovviamente . Ce n'erano tantissimi . E appari-
vano i più sensibili al problema . Quindi c'è da ben
sperare per il futuro . Erano loro a darti il benvenuto, a
sorriderti , accompagnarti; loro a fare da transenne
umane al suggestivo corridoio che tutti i rappresentanti
delle religioni presenti percorrevano per raggiungere il
luogo della preghiera comune, loro ad affermare con
decisione che in un mondo diviso non avrebbero preso
dimora. Il coinvolgimento dei giovani è stato entusia-
smante e per noi educatori un messaggio forte .
Quale degli interventi ha personalmente apprezzato
di più?
Quello del sindaco di Venezia professor Cacciari. 11 più
laico forse degli interventi , ma anche il più filosofico , il
più appassionato dal punto di vista laicale, insistendo
con particolare vigore sull 'armonia delle diversità (ba-
stava vedere piazza S. Marco , questo magnifico sa-
lotto del mondo dove stili architettonici diversi realizzati
in epoche diverse creano un'armonia unica al mondo) ,
quindi sulla loro possibile e doverosa convivenza.
Quale la preghiera più bella, le parole più... profetiche?
Tutte belle e toccanti . Ricordo una frase fra le tante ,
che mi è rimasta dentro e lascio anche al BS : "Nes-
suno è troppo debole per la pace.
Ci sono state voci in dissonanza?
Non mi pare, se si eccettua qualche legittimo dubbio,
che ogni tanto sembrava affiorare qua e là nei discorsi
e nelle relazioni come ad esempio nel discorso di K.
Raiser sull "'ecumenismo pallido".
Come ha visto la presenza di alcuni ambasciatori di
paesi diversi? Ingerenza politica?
La politica non può , non deve sentirsi estranea al
discorso sulla pace , sui diritti della persona umana ,
credo che la cosa sia quasi ovvia. Anzi , c'è da augu-
rarsi che , come aumentano via via i rappresentanti
delle religioni , aumentino i rappresentanti politici dei
governi . Più numerosi si sarà, più speranze si avranno
di arrivare a qualche conclusione.
E il prossimo anno?
Dicono che si andrà in Romania, sempre in ottobre.
BS FEBBRAIO 1998

4.4 Page 34

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- COME DON BOSCO
l'educatore
di Bruno Ferrere
MA PERCHÉ... DEVO
MANDARE MIO FIGLIO
AL CATECHISMO?
La religione non serve a tranquillizzare,
a mantenere il controllo sociale, a calmare i bollenti spiriti;
non risolve i problemi, non guarisce le malattie,
non ripara dai terremoti, ma ...
La risposta alla domanda del
titolo per molti è scontata: "Per-
ché altrimenti il parroco non lo am-
mette alla prima comunione", oppu-
re "Altrimenti che cosa dirà la gen-
te?", o "Perché tutti i suoi compagni
ci vanno e non voglio che si senta
un lebbroso", o ancora "Perché è
una bella usanza", "Bisogna farlo".
Con queste banalità si evita di ri-
spondere alla vera domanda: A che
cosa serve la religione?
Non sono molti i genitori che
sanno rispondere in modo convin-
cente . Effettivamente la religione
non "serve" nel senso che si al-
l'espressione . Non serve a far sol-
di , a tranquillizzare , a mantenere il
FEBBRAIO 1998 BS
controllo sociale, e nemmeno a cal-
mare i bo llenti spiriti. Non risolve i
problemi , non guarisce le malattie,
non ripara dai terremoti. La religio-
ne riguarda la vita profonda della
persona. In un certo senso avere
fede cambia la vita.
Ma i bambini hanno bisogno
di una fede? "Si può ben dire che
la fed e sia una componente inevita-
bile degli individui come lo è il
pensiero ", scrive il noto pedagogi-
sta Marcello Bernardi , che non è
credente . "Di questa illusione chia-
mata fede nessuno in realtà può
fare a meno : chi non crede in Dio
crede in qualcos 'altro , nell 'Amore
universale, nella Giustizia, nella Li-
bertà. I meno evoluti credono in se
stessi , nel potere, nei soldi . Illusioni
anche queste , ma di livello alquan-
to inferiore".
Lo psicologo Abraham Maslow
ha individuato una specie di sca-
letta per crescere bene , che riguar-
da i bisogni fondamentali dei bam-
bini . Bisogni fisici. I "bambini d'ap-
partamento" sono ben nutriti e ben
vestiti , ma spesso irrequieti e ner-
vosi. Hanno bisogno di movimento,
di sfogo fisico , di esplorare il mon-
do. Bisogno d'amore e senso
d'appartenenza. Il bisogno di dare
e ricevere amore è fondamentale
per tutti i bambini del mondo. Essi
devono riceverlo per crescere , ma-
turare , sentire un senso d'apparte-
nenza a se stessi , alle loro famiglie ,
alla comunità e, infine, al mondo e
all 'universo . Bisogno di autostima
e di stima. Quando i bambini sono
pieni dell 'amore ricevuto , comince-
ranno a sentirsi degni di essere
amati e trasformeranno tutto questo
in amore di sé. La costruzione di
una forte immagine di , basata
sull 'autostima, è, per ogni individuo,
una necessità assoluta. In sua man-
canza una persona si rivolgerà a sé
e agli altri in modo distruttivo . Biso-
gni di crescita {libertà, giustizia,
ordine, individualità, importanza,
autosufficienza, allegria, vitalità) . I
bambini hanno bisogno di "mete".
Hanno sempre bisogno di essere
trattati con giustizia, di sentirsi al-
legri , di prendere la vita in maniera
divertente, di sentirsi creativamente
vivi , di avere un bruciante senso di
desiderio e di apprezzamento per
ogni cosa della vita: quindi di ban -
dire la noia e l'apatia, di provare
ogni giorno entusiasmo. Bisogni
superiori (verità, bellezza, bontà,
risveglio spirituale). Se hanno attra-
versato le varie fasi , i ragazzi comin-
ciano a sentire un forte senso di
scopo e di significato della vita.
E poi? È possibile portare i
figli al vertice della scala e oltre
fino a sentirsi "figli prediletti di Dio".
Il cristianesimo in effetti si presenta
con una possente originalità. Non
come una delle tante scelte possi -
bili {'li "supermarket" delle religioni .
1. E un modo unico di concepire
la bellezza , la grandezza, il valore
assoluto della vita. La vita è il gran-

4.5 Page 35

▲back to top
il genitore
di Marianna Pacucci
de do no di Dio Creatore , va lo re
fon damentale che esige perci ò ri-
spe~to massimo in sé e negli altri .
2. E l'incontro con un Amico che
porta un 'idea di Dio sconvolgente e
si fa garante della verità. Gesù non
è semp liceme nte un campi on e di
yman ità vissuto in un'epoca storica.
E vivente e operante oggi.
3. Rompe il guscio di un'esi-
stenza destinata alla morte e
apre un orizz on te impensabil e. Il
prim o don o della fede è quello di
una speranza radicale che ill umina
tutta l'esistenza.
4. Fornisce un'identità forte, un
sistema di valori coerente. L'am-
biente in cui vivo no molti ragazzi
oggi è disgregante . La fede con so-
lida, indica punti di riferimento ,
orienta l'essere umano , mostra la
linea di demarcazione tra bene e
male. E tutto senza mai ledere la
li bertà dell 'individuo , a cui viene
lasciata la decisione finale. In modo
misterioso ma reale .
5. Assegna una missione. La vita
diventa una ch iamata per un com-
pito, no n un caso o una combi na-
zione fortuita di cromosomi. La vita
è responsabilità.
6. Prospetta una meta infinita-
mente esaltante. "Ama il prossimo
tuo co me te stesso". L'amore è
l'essenza di Di o, il tessuto e la leg-
ge dell'esistenza.
7. Dà un senso alla vita quoti-
diana . An che alla sofferenza, alle
perdite, allo scacco, alle lacrime.
8. Inserisce in una comunità che
sostiene, perdona, accoglie, inco-
raggia, conserva la Parola stessa
di Dio.
9. È benedizione. Vivere se nten-
dosi "benedetti " è forza e sicu-
r,ezza, anche nei momenti pi ù bu i.
E sentire in ogni momento : "Sei un
fig lio amato e voluto da Dio che è
disposto a tutto perché tu non vada
perduto".
Non ha alcun senso privare i
figli di un dono come questo. I
genitori non possono però li mitarsi
a "mandare " i figli al cate chis mo .
Devono fare la loro parte, che è la
più im portante . E come il dono
della vita viene da Dio attraverso i
ge nito ri , così la fede viene da Dio
attraverso i genito ri e la Chiesa.
LA GRANA
DEL CATECHISMO
Come genitori credenti ci troviamo alle prese
con una preoccupazione in più, tra le tante che ci sono
nell'età scolare dei figli:
il dovere di mandarli a catechismo ...
M e lo aspetto da un po' di tem-
po : prima o poi anche i miei
fig li chi ederanno a me e mio marito
perché mai abbi amo deciso di bat-
tezzarli , di mandarl i a catechismo,
di far loro ce lebrare i sacramenti : ci
chi ederan no ragione dell 'aver loro
imposto l'appartenenza ad una con -
fessione religiosa.
Preci so che i due raga zz i in
questione almeno finor a hanno
portato avanti il loro impegno co n
una certa convin zi one e disponibi-
lità e frequ entano la parrocchia con
una certa vogli a di partecipazione e
protago nismo. Ma lo so: nel mo-
mento in cui cominceranno a
smontare pezzo per pezzo tutto ciò
che abbiamo loro offerto , cerche-
ra nno di demolire quel che abbia-
mo proposto sul piano della fed e.
non solo di nutrimento e di amo-
re, ma anche di bussole e mappe
per orientarsi nella ricerca di
un senso profondo da dare al -
l'esistenza .
Per affrontare l'impatto contesta-
tivo dei figli , sapendo che abbiamo
nei loro confronti il dovere di "ren-
de re ragion e" dell e nostre scelte
educative , dobbiamo tenere pre-
senti alcuni aspetti sui quali non mi
pare giusto derogare :
Il primo consiste nel fatto che es-
sere educatori in genere significa
uscire dalla neutralità , che una
certa cultura social e ci suggerisce
con crescente insistenza , presen -
tandocela com e una forma di talle-
Come genitori ci sentiamo messi
in crisi da questi atteggiamenti e a
poco a poco , per non so quali
sensi di colpa, allentiamo la presa,
magari rimpiangendo i bei tempi ,
qu ando si andava a messa tutti
ins ieme , ma adeguandoci all 'idea
che la fede religiosa è una scelta
tu tta individuale : non può essere
comunicata e può non essere con-
divisa. Ma è proprio giusta questa
nostra posizione? In tempi di la-
bilità religiosa e di crescente plura-
lismo , forse pensiamo anche noi
che non ha più senso trasmettere il
patrimonio della nostra esperienza
re ligio sa?
Credo che se condividiamo que-
sta prospettiva, di fatto ci chiud ia-
mo in una trappola. Rischiamo di
condannarci al fallimento più grave
de lla nostra vita : rinunciare come
genitori e più globalmente come ge-
nerazion e adulta, a "generare" una
nuova generazione, che ha bisogno
BS FEBBRAIO 1998

4.6 Page 36

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CARTA DI COMUNIONE
di Piero Borelli
ranza. I genitori e gli educatori non
possono sottrarsi alla responsabi-
lità di prendere posizione sulle
questioni fondamentali della vita,
perché senza di essa un ragazzo
non potrebbe neppure affacciarsi
all'orizzonte della significatività.
Il secondo punto è la consapevo-
lezza che le diverse componenti
che portano alla costruzione di
una personalità matura hanno
bisogno di essere integrate e
armonizzate fra di loro.
Il terzo è che la carta dell'educa-
zione religiosa è da giocare, sem-
pre e comunque , anche in pre-
senza di una precaria accetta-
zione della fede da parte di geni-
tori e adulti in genere . Le ragioni
mi sembrano ovvie : sottrarre il
nostro figlio ad alcune dimensioni
fondamentali di comprensione di
sé e della propria vita (il senso
del limite , la capacità di guardare
oltre, il sentirsi amati , la sfida del
perdono ...) significa renderlo più
povero , più fragile . Non è giusto
recidere le radici di una identità
che definisce la storia, la
memoria e in qualche modo la di-
rezione del cammino e il senso
della fine . Insomma la trasmis-
sione religiosa implica la comuni -
cazione del senso più profondo
dell'esperienza personale e collet-
tiva delle persone e di un popolo.
Questo patrimonio prezioso,
può essere debole, ma non è mai
assente e non si può rischiare di
perderlo . Conviene invece per
ovvie ragione richiamarlo e rivita-
lizzarlo, accettando il pluralismo,
senza soccombere all 'indifferen-
tismo o al sincretismo odierno.
Chi ha paura di far spazio al
"cromosoma religioso" che caratte-
rizza il codice genetico della nostra
identità personale e comunitaria,
è figlio di ideologie che rimuovono
il senso del sacro ed è succube
di quella mentalità materialista
che travolge ogni esigenza spiri-
tuale e ogni anelito verso il tra-
scendente. I figli possono aiutarci
a ricompattare i motivi dello spiri-
to dispersi da anni di randagismo
e di esilio, ridonarci uno spazio di
attenzione ai motivi della fede e
o una sollecitazione autoformativa.
FEBBRAIO 1998 BS
UNITI IN UN
CUOR SOLO
SI FARÀ DIECI
VOLTE TANTO
Articolo 13: "La ricchezza di cia-
scuno è per il bene di tutti [...]. In
ogni tempo si giudicò necessaria
l'unione tra i buoni per giovarsi
vicendevolmente nel fare il bene.
Se una cordicella presa da sola
facilmente si rompe, è assai diffi-
cile romperne tre unite".
O La "Carta di Comunione" forgia
un 'espressione carica di significati:
la carità cooperativa , desunta di -
rettamente dall 'esperienza di Don
Bosco , il quale convoca in una
grande famiglia tutte le forze dispo-
nibili a lavorare con e per i giovani
sull 'onda lunga e larga del "sistema
preventivo". Ogni persona è fornita
di particolari carismi , non per sé ma
perché siano messi a disposizione
della comunità. Dio chiama tutti : ad
alcuni chiede una disponibilità tota-
le (salesiani e FMA) ad altri chiede
qualcosa della loro vita (coopera-
tori) . Una diversa disponibilità per
raggiungere un medesimo scopo :
costruire la grande Famiglia di Dio.
O Il riferimento alla primitiva comu-
nità cristiana, testimoniata dagli Atti
degli Apostoli , è immediato e spon-
taneo . Nel secolo scorso trova la
sua traduzione storica e operativa
nell 'intuizione carismatica di Don
Bosco . Egli generosamente dona
tutta la sua vita, senza riservarsi
nulla, e chiede a molti altri di aiutar-
lo, coinvolgendoli in questa sua ope-
ra di educazione e di catechesi dei
giovani più "poveri e abbandonati".
giovani. In questo anticipa il con-
cetto di Chiesa come Popolo di
Dio; non solo i salesiani e le suore ,
spinti da una chiamata specifica,
ma tutte le persone di buona volon-
tà, tutti quelli che credono nei gio-
vani , possono diventare strumenti
nelle mani di Dio, per la loro riusci -
ta. Il Signore insomma chiama cia-
scuno a valorizzare i doni che Egli
stesso distribuisce senza sosta in
ciascuno e nella comunità umana
ed ecclesiale.
O Don Bosco ha bisogno di tutti.
Non per sé, ma per la grande opera
intrapresa. Instancabilmente respon-
sabilizza gli stessi giovani e gli adulti
armonizzando in un unico progetto
(di educazione e di salvezza) le do-
ti delle persone più diverse.
O Carità cooperativa: lo spirito del
lavorare insieme, del puzzle. Maga-
ri oggi per rispondere allo scon-
certo espresso da quel complesso
di ragazzi americani che cantano
" lo al centro di un luogo che non
c'è". Per aprire spiragli di luce nel
grigiore che tutto appiattisce .
o
O Don Bosco dona e chiede il cuo-
re . Se c'è cuore c'è il tassello ne-
cessario per partecipare alla gran-
de avventura della salvezza del
mondo giovanile . E, guarda caso, i
primi che don Bosco chiama sono
proprio i giovani : giovani per i
Giovani del noviziato di Siviglia.

4.7 Page 37

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IL DOCTOR J.
di Jean-François Meurs
.. J
D A L L A SETE dano subito in tilt! I fabbricanti ri -
spondo no che ess i allertano gli
ALFUR
utenti attraverso scritte del tipo "non
RE DI VIVERE mescolare con alcool", o "da con-
sumare in quantità limitata"; ma
« c a,:o questi avvertimenti sugli imballaggi
doctor J. , la _vo_glia ~i le malattie cardiovascolari . Fortuna- hanno un impatto praticamente nul-
vivere, presso , g1ovan1, tamente , direte voi , esiste una ver- lo , in chi ritiene che queste bevan-
cede facilmente il passo al furore di sione "light". Ma i dolcificanti natu- de ridiano tono dopo un eccesso di
vivere! Non è una novità, ma lo ral i o sintetici non sono senza rischi alcool e di fatica .
stesso James Dean sarebbe sor- per la salute : ciascuno ha la sua
preso e sbalordito di scoprire co- dose giornaliera da non sorpas - "Sono una alternativa all'al-
me, nelle super-discoteche alla mo- sare . Bene , se la consumazione è cool! " Parliamoci chiaro: i fabbricanti
da di oggi, alcuni giovani si ab-
bandonino ogni settimana allo sbal-
lo notturno. Per tenere il passo, se-
guire il ritmo, essi attingono energia
e vigore dal fondo di bottigliette, dai
nomi suggestivi: "Dark Oog ", "Flying
Horse ", "Red Bui/". Tutto questo è
dinamite! Ora, spesso, i genitori non
ci vedono niente di male, perché
queste bevande si presentano sotto
le apparenze di innocenti limonate,
confezioni che i giovani si procu-
moderata non c'è alcun pericolo ... non sono dei filantropi, il loro scopo
Il limite di tolleranza è
J ;. "' . ... ? oggi abbondantemente
oltrepassato e penetra
qinsidiosamente tra i gio-
. vani senza che essi
f '. stes~i o i loro genitori si
~
E TU
. J1
J
,'-'lf-1é J
casA-
BEVl ?~ o/.
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0
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~ u~E.R. .
E L ApDITI VO
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tvtoTO,Q,fi A
rendano conto del peri -
~W~~
W ~ Tr;MPI,
colo . Da qualche anno (, li ~
sono apparse sul merca- (t, ;; ,.,
to delle bevante stimo-
½
~, ~-
r; · ~?-:-': fwi.
rano facilmente da macchinette lanti che simulano abil -
'--
self-service, se non addirittura nei mente il confronto con le
supermercati. Non sarebbe il caso bevande energetiche create per gli è vendere. Punto e basta. Presen-
di vietare questi "power drinks "? » sportivi , come Gatorade e simil i. tate così sotto forma di bottigliette
(Romeo Bevilacqua, Cremona).
Ora queste sono tutt 'altra cosa : colorate e inoffensive , fa venire il
queste bevande alla moda, che tro- sospetto che sia un modo accatti-
Coca-Cola e Schwppes fanno or- vano la loro clientela in mezzo agli vante per iniziare i giovani all 'alcool.
mai la figura di ghiottonerie anodi - "sportivi del le notti bianche ", sono
ne per venerabili aristocratici , fre - offerte "per far baldoria tutta la not- Come reagire? Si educa male
quentatori assidui delle sale da tè. te" sorpassando ogni limite . Fanno con lo sfollagente in mano, e vieta-
Esse hanno generato una serie di saltare i fusibili , dicono i giovani.
re questi prodotti dopo che hanno
"soft drinks", propagandati come
avuto successo , è fargli della pub-
bevande per eccellenza dei giovani Che cosa si rimprovera a queste blicità e moltiplicare l'avidità. Tenu-
e di tutti coloro che vorrebbero re - bevande? Il tasso di caffeina. Un to conto che sono delle alternative
stare tali . Si sarebbe tentati di dire bicchiere di cola ne contiene circa all 'alcool (prese in quantità mode-
"tanto meglio", quando questo rim- 25 milligrammi , una tazzina di caffè rata), ci si può accontentare e chie-
piazza un bicchiere di birra! Perciò da 70 a 120 mg . Ora in certe be- dere a ciascuno di assumersi le
questi drinks non costituiscono cer- vande questa percentuale arriva fino proprie responsabilità. Allora però
to la gioia dei nutrizionisti e dei me- a 300/500 mg . Guai a co loro che ne bisogna dare alla medicina scola-
dici che rimproverano loro - non è consumano una dozzina di bottiglie stica e agli organismi sanitari i
una novità - un eccesso di zucche- per sera, in tutti i week-end dell'an- mezzi per sensibilizzare gen itori e
ri , che facilita nei giovani la carie no ; la caffeina provoca : tremolio , giovani ai pericoli che queste be-
dentaria, l'obesità, i casi di diabete, mal di testa , nervosismo, crisi di an- vande rappresentano . Per esempio
goscia , vom ito , iper- è bene sapere che la musica techno
tensione , turbativa del accelera il ritmo cardiaco fino a 200
ritmo cardiaco . Sotto battiti per minuto, e dunque , l'asso-
accusa anche la pre- ciazione con overdose di caffe ina
senza di sostanze comporta rischi certi. D'altra parte,
come la taurina, per bisogna spingere le autorità a fare
impedire i crampi mu - il loro dovere : l'i ntervento ispettivo
scolari , l'i stidina, che per regolamentare etichette e con -
aumenta la libido ed trassegn i e controllare i prodotti .
altre fac ezie da ap- Sapendo che ci saranno delle vitti-
prendista-stregone . me, bisogna saper trovare l'equili -
brio . Per non aver saputo preve -
Associate alla bir- nire , bisogne una volta di più
ra e all 'alcool ti man- riparare i danni .
D
BS FEBBRAIO 1998

4.8 Page 38

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Uno dei più potenti uomini di Chiesa, il cardinal Castillo Lara,
Due cupole, due mondi,
due modi di servire la Chiesa.
di Giancarlo Manieri
Lo troviamo in maniche
di camicia, come un vero
salesiano affaccendato
dietro a casse, pacchi
e pacchetti. Sta
preparando il trasloco.
Non c'è aria di seriosità,
nell'austero palazzo
del governatorato.
Ti sembrano cordiali
perfino i pochi mobili
in attesa del viaggio.
S iamo in grado di rivelare un
particolare che certamente mol-
ti non conoscono. Tutti sanno
che Castillo fu delegato della pasto-
rale giovanile a livello mondiale
(prima di lui don Scrivo, dopo don
Dho, don Luc, don Vecchi, don Do-
menech). Molti però non sanno che,
1icevuta la noti zia della sua elezione
a vescovo, l'allora rettor maggiore
don Luigi Ri cceri pianse. E non fu
propriamente un pianto tutta gio ia:
FEBBRAIO 1998 8S
"Ci tolgono i mi-
gliori", pare ab-
bia esclamato.
Non erano pochi
a vedere in don
Castillo il più
quotato dei supe-
ri ori a succeder-
gli nella carica
come successore
di Don Bosco.
Un uomo po-
tente il cardinal
Castillo. Ha fatto
la trafila ve loce-
mente: da consu-
lente a pro-presi-
dente della commissione per la revi-
sione del Codice di Diritto Canonico,
a presidente del! ' APSA (Amm ini -
straz ione del Patrimonio della Sede
Apostolica), a presidente dello IOR,
quella che chia-
mano impropria-
mente la "banca
vaticana", a go-
vernatore della
Città del Vati-
cano .. . "Non si
muove foglia che
Castillo non vo-
glia", si suss ur-
rava in Curi a.
Ha messo ordi-
ne, ha sapu to
ri sparmiare e
contemporanea-
mente ha rea-
li zzato notevoli
opere come la
costruzione del-
la nuova sede
per il Conclave
(Il palazzo San-
ta Marta), la
riorganizzazione
dei Musei Vati-
cani. .. Immagi-
ni amo non senza contrasti, perché
dove si vuol mettere ordine c'è
sempre qualche scotto da pagare.
L'impronta di Castil lo è ovunque.
Pare che il papa stesso abbia escla-
mato: "Qui in Vaticano dovremo
prima parlare di Casti/lo e dopo an-
cora di Casti/lo".
Adesso se ne va. Torna nel suo
vii!aggio , per suo espresso deside-
rio, dopo cinquantasette anni di as-
senza, torna là dove il nonno , coo-
peratore salesiano, costruì nella sua
proprietà la prima chiesa a Maria
Ausiliatrice del Venezuela e diede
alla congregaz ione il primo salesia-
no venezuelano, uno dei suoi stessi
figli .
A Gi.iiripa lo hanno atteso con an-
sia e non senza muoversi. Pochi
giorni prima della partenza dal Vati-
cano tutto iI paese s'è radunato in

4.9 Page 39

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torna al villaggio natale, a fare il parroco.
chiesa, nel tempietto di Maria Ausi-
liatrice, costruito dal nonno paterno,
per una veglia di preghiera dalle 19
della sera alle 7 del mattino per rin-
graziare il Signore del suo ritorno.
Con ansia. L'ansia della povera gen-
te. Lo abbiamo intervistato.
DA GUIRIPA A ROMA
A(ndafa) E R(iforno)
ro , per es. una piccola impresa ...
Per es. di oggetti religiosi ...
Quindi non va a riposare ma a
la vorare.
Proprio così.
Le risulta difficile rientrare,
diciamo così, nei ranghi dopo I' e-
sercizio di tanta autorità?
No. L'ho scelto io, l' ho fortemen-
te voluto. È tutto detto.
Eminenza,finisce il suo mandato .
La STAMPA ha favoleggiato un
Con quali sentimenti lascia la sua suo pensionamento non so lo per
prestigiosa carica ?
raggiunti limiti di età, ma anche per
Sono sentimenti contrastanti. Da contrasti col cardinal Sodano . Lei
una parte la grande gioia di ritornare. che risponde ?
Nel 1960 in Germania ho trovato un
È una fola. Così e semplicemen-
segnalibro che portava questa scritta te. Ho chiamato Marco Tosati: voglio
" Beati coloro che hanno nostalgia fargli vedere le lettere che ho scritto
perché ritorneranno a casa". Mi ha a cominciare dal '92. In esse ho
sempre accompagnato. Finalmente chiesto di poter ritornare in patri a
ritorno. Ecco la gioia, la beatitudine quando avessi terminato il mio ser-
di chi ha nostalgia. Dall 'altra parte ho vizio. L' ultima parte della mi a v ita
un a certa no sta lgia di Roma e del vorre i ri servarla a i figli dell a mi a
Vaticano. Solo chi ci sta in Vaticano terra, soprattutto ai giovani : non ho
può apprezzare che cosa significhi mai dimenticato di essere salesiano.
vivere nel cuore palpitante della L' ho chiesto direttamente al papa, di
Chiesa e vivere cuore
tornare al picco lo vil-
a cuore con chi presie-
de l'assemblea della
carità. Qu es to è il
rammarico. Ma al di
di tutto una grande
I mom enti più difficil i
della mia vita? Gestire
gli abbandoni del sa-
ce rdozio.
laggio dove sono nato.
Il Santo Padre rispose
in data 30 dicembre
dicendomi che lasc ia-
va a me ogni decisio-
sere nità e gratitudine
ne in proposito. Pre-
al Signore che mi hanno permesso gandomi tuttavia di non smettere mai
di fare qualcosa per la Chiesa.
la collaborazione con la S. Sede.
Ma c'è di più, cominciai già ne l '90
I_I momento della partenza.
E venerdl 28 novembre 1997.
Non ho mai ignorato chi voleva
qualcosa da me. Ho sempre preferito
il "vis a vis". Il mio telefono non era
un telefono bloccato. Tutt 'altro: chi
voleva poteva telefonare: sono stato
sem pre pronto a dare tutte le spie-
gazioni. Indubbiamente fa un po'
meraviglia il comportamento di certi
giornalisti : non sono mai riu scito a
capire dove mai prendessero le infor-
maz ioni. E dire che se le volevano
direttamente qui le avrebbero trovate.
Come autorità così alta, ha avuto
certamente momenti assai duri e
difficili . Cpme li ha gestiti? Chi l'ha
aiutato ? E vero che le alte cariche
si sentono sempre molto soli?
Le di_rò che io non ho mai sofferto
f giornali scrivono che torna in a parlare al papa di questo mio pro- la solitudine. Perché ho sempre avu-
patria e precisamente al suo vii/ag- ge tto di ritorno , quindi ben se tte to un rapporto molto cordiale e di
getto natale. Perché? Che cosa farà anni prima che sca-
grande lealtà con tutti
al paese natale?
Non solo il parroco . Vorrò soprat-
tutto occuparmi de i giovani. Il 60%
della popolazione sono giov ani . Nel
desse il mio mandato ,
un a sera che ero a
cena da lui. Ed egli mi
ri spose semplicemente
"Beati coloro che han-
no nostalgia perché
ritorneranno a casa".
e di confidenza e fidu-
cia con i miei collabo-
ra tori. Ci sono stati
certo momenti diffici-
mio vi llaggio (non più di 500 abi- così: " Chi vivrà ve-
li , ma li abbiamo af-
tanti) i giovani emigrano verso la drà". Insomma ho applicato il siste- frontati insieme. L'incarico di ispet-
periferia della città andando ad au- ma preve ntivo anche in questo . Il tore, membro del consiglio superiore
mentare il numero dei disoccupati e cardinale Sodano non c 'entra pro- e superiore regionale e soprattutto le
di qu elli che cercano di vivere di prio. Nel l'ultima lettera poi scrive- riunioni del Consiglio s,uperiore mi
espedienti. Io inte ndo mettere un vo che preferivo partire un mese hanno aiutato molto. E stata una
centro di formazione religiosa mo- prima che una settimana dopo . Il gra nd e sc uol a che ho utili zzato
rale e professionale e anche una pic- pap a mi ha rin gra z iato in modo abbondantemente nella mia vita.
cola fabbrichetta, una fonte di lavo-
125 gennaio 1983:
il giorno più importante di tutta
la parentesi vaticana di Castillo,
la firma per la promulgazione del
Nuovo Codice di Diritto Canonico.
commovente. E gliene sono grato.
L'hanno alcune volte attaccato.
Quali le sue reazioni? Ha ignorato
l' aggressore (chiamiamolo cosi') o
ha risposto? Si è affidato alla stam-
pa o ha preferito il "vis a vis" ?
Eminenza qual è stato il lavoro
che le ha procurato maggior soddi-
sfazione ?
La revisione del Codice di Diritto
Canonico. Un lavoro immane, non
facile, de li catiss imo. Non l' ho mai
BS FEBBRAIO 1998

4.10 Page 40

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Tra la-sua gente
in salesiana semplicità.
Castillo Lara torna a fare
il pa r.roco nel suo villaggio natale.
detto: coine segretario ne ho avuto
la parte principale. Ho lavorato mol-
to coi miei consultori. È durato otto
anni dal '75 all "83. È uno dei gran-
di avvenimenti di questo periodo
della Chiesa.
Da molti anni è cardinale. Quali
sono stati in questo periodo i suoi
rapporti con la sua vocazione di sa-
lesiano. Le sono mancati i giovani?
Certo. Ma ciò che la chiesa vuo-
le, questo si fa. E comunque il car-
dinalato non mi ha mai fatto dimen-
ticare Don Bosco, né Maria Ausilia-
trice e nemmeno i giovani. Quando
ho potuto ho sempre accettato di
andare a parlare con loro.
Lei è un uomo notoriamente atti-
vo, creativo, dinamico. Come sale-
siano è stato stimato professore di
diritto all'università pontificia sale-
siana e delegato mondiale per la
pastorale giovanile. Di co lp o è
stato "trapiantato" in Vaticano. Co-
me ci si è trovato? Ha potuto sem-
pre realizzare le sue idee?
Per me in tutti questi incarichi ho
presentato tante difficoltà che rappre-
sentavano una rinuncia. Fatto vesco-
vo in Venezuela mi sono buttato a
fare il vescovo e mi arriva la nomi-
na . .. Certo cerco di dire le mie ragio-
ni , poi obbedisco . ..
È difficile essere buoni cristiani,
buoni cardinali , buoni governatori
di uno stato e buoni presidenti di
banca contemporaneamente?
Non ho trovato opposizione tra
l'essere cristiano ed essere a capo di
alcuni grossi dicasteri. La gente di-
ce che sono un decisionista perché
non mi piace che le cose rimangano
sempre fenpe, non mi piace l'acqua
stagnante. E sempre meglio prende-
re una decisione non perfetta che
una non decisione, che lascia i pro-
blemi come sono.
A proposito di banche, lo IOR è
come tutte le altre banche, voglio
dire, segue le rego le del profitto,
applica i tassi degli altri istituti ban-
cari, segue l'altalenante gioco di
borsa, accetta i soldi di tutti anche
quelli di matrice un po' dubbia?
Lo IOR non è una banca. Lo IOR
è nato per amministrare quei legati
o fondazioni per opere di bene che
riceveva la Santa Sede e richiedeva-
no un 'accorta amministrazione. E
inizialmente era solo una commis-
sione di cardinali che si occupava di
questo con l 'aiuto di alcuni laici. Poi
è arrivato alla fig ura attuale che
potremmo definirn "Amministrazio-
ne fiduciaria": un ente deposita il
denaro nello IOR, e questo a sua
volta lo deposita in un 'altra banca,
che dà ad es. il 7% di interesse. Al
cliente va il 6%, allo IOR 1% per
opere di carità. Non ha investimenti
in azioni, gli investimenti sono in
obbligazioni. Non tutti possono
depositare soldi allo IOR. Solo Enti
1 11 cardinal Castillo in visita
a Giiiripa, durante gli anni
del suo alto servizio in Vaticano.
ecclesiastici e, ultimamente, anche
agli impiegati del Vaticano. Io ho
fatto opera di chiarificazione.
Sappiamo che lei è stato anche
cons ig li ere di diritto de l papa e
prima segretario poi presidente del-
la commissione per la revisione del
Codice di Diritto Canonico. Come è
stato acco lto questo rinnovamento
del diritto ecclesiastico dai sacerdo-
ti e come dai laici?
È stato accolto benissimo. Il c li -
ma che c'era prima della promulga-
zione del Codice era molto antigi u-
ridico. Si pensava addirittura la pro-
mulgazione per partes. Quando si
pubblicò è stato accolto con intima
gioia: finiva la vacatio legis. Era poi
una legge chiara e soprattutto pasto-
rale: la suprema lex è salus anima-
rum. Finiva la rigidità del diritto.
Finiva il periodo di anomia, di
vacatio legis, perché consideravano
abolito il codice del '1 7. La gente si
ingozzava di improvvisazione.
Ha terminato il suo mandato. Può
dirsi contento del lavoro svolto?
Tutto sommato sì.
Qual è stato il momento più bello
della sua vita?
Gli anni di tirocinante in Bogotà,
perché ci siamo proposti con gli al-
tri chierici tirocinanti di applicare
integralmente il sistema preventivo.
Credo di aver mantenuto l'impegno.
Abbiamo cambiato totalmente la
fis ionomia di quel collegio. Da
sono venuti almeno dieci vocazioni
sacerdotali. Attualmente ci sono
ancora cinq ue salesi a ni e cinque
diocesani. Dove non c'era da venti
anni una vocazione. Questo il mo-
mento p bello della mia vita.
Quale il momento da dimentica-
re, il più difficile?
I momenti più difficili della mia
vita sono stati gli abbandoni del
sacerdozio come ispettore di al~_u-
ni sacerdoti. Giancarlo Manieri

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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LETTERA Al GIOVANI
Carissima/carissimo,
Tempo fa mi trovavo in fa-
miglia. Due gemellini tene-
va no a bada genitori, non-
na, zio, parenti tutti: i
ba mbini mettono in cer-
chio la famig lia per~hé loro
Febbraio fa rima con carnevale
e carnevale fa rima . ..
con una serie di vocaboli tra i quali
- puoi cercare quanto ti pare -
non credo che riuscirai a trovare
"saggezza" o "sapienza".
maiuscola: si tratta del la
virtù che coglie la presen-
za di Dio nella nostra vi -
cenda umana, ti aiuta a
passare da una cu ltura di
morte o assenza di Dio a
una cu ltura di vita. È ben
restano al ce ntro. E la se-
co llocata nel febbraio
ra di Santa Lucia. In molte
zone d'Italia è la sera dei
don i ai bambini buon i e del
carbo ne ai birich ini. Si par-
IL 5
DELLA
f esta io lo, "c arn asc iale -
sco". Sapienza è accorger-
si che Dio è tra noi.
la di regali che vengono dal
Un simpatico santo ori en -
cielo. Un o dei gemelli, tre
tale, san Serafino, ad ogni
an ni non ancora com pi uti,
uomo che incontrava dice-
esprime il s uo desiderio,
va: "Mia gioia". Egli nell'al-
imperiosamente, come
fanno i bambini: "Voglio che
Santa Lucia mi riporti il
,.#/ . ~4
tro, chiunque fosse, vede-
va venir~ li incontro Dio,
~ 7 leggeva il suo amore su
nonno Annibale, che è an-
ogn i volto, e gioiosamente
dato in c ielo e non è più
sa luta va la sua presenza
tornato". L'orizzonte degli affetti preva le su l mondo di Padre che ci cammina acca nto, giorno e notte
delle cose. Gli antich i greci dividevan o gli uomini in vigile, ospite, am ico. Sapienza non è debolezza, ma
sagg i e stolti. Quella sera mi sono r icordato del pic- forza che mette a l
co lo Salomone che chiede al Sig nore la Sapienza: ~iusto posto l'io e Dio.
"Concedimi un cuo re docile".
E l'a rch itettura dell'a-
nima che ti port a ad
A questo punt12 t i chiedo un favore: seg uimi fin o a altezze inimm ag inabili
fondo pagina. E febbraio, il me se del ca rn eva le. Il attraverso il socratico
"ficet insanire", il "pazzià", prevale - sembra - su "conosci te stesso".
og ni altro genere di cultura. App unto questa è in
pericolo: la mi naccia viene da lla debolezza del pen- " Di o ti vede", si trova
s iero, impa sto iato nel le troppe frivolezze della ancora scritto su qual-
t erra, che ormai sembra celebrare un carnevale per- che parete. Ti vede non
petuo e non ha più la forza di volare alto, di arrivare per giudicarti, ma per-
fino a Dio. Il pensiero non è più la lente di ingrandi- c hé ti segue. La Sa-
mento che fa vede re l'uomo co me immagin e di Dio, pienza è il sog no della
Con cedi mi un cuore docile.
anche il pensiero è solo, è un pen siero debole!
vita, è il nome di Dio. Arriva sempre neg li anni be ll i,
co me a Salomone, come a Giova nnino Bosco a nove
Una medicina per guarire da qu est a miopia è la anni . Il sog no è Dio che si presenta. È il prim o dei
"Sa pienza". L'hai notato? L'ho scritta con la lettera sette don i dello Spi rito (sapienza, intelletto, consi-
glio, fortezza, scienza, pieta, timor di Dio). Si parte
da Di o (Sapienza) per arrivare all'uomo, a te (Timor
di Dio). L'inn o alla vita ha bisogno d i queste sette
note. Sei tu alla tastiera e solo tu puoi suonare il
co ncerto della tua vita. Se l'inverno prende posses-
so della tua esist enza, la primavera non può essere
molto lontana. Apriti al l'orizzont e spiritu ale e il gelo
non ti t errà prigi oniero. La te mpest a è dentro di
t e? Anche l'a rcoba leno si nasconde dentro le te m-
pest e. Non farti portar via i colori dell'arcoba leno. Ti
tengono in lu ce come i don i dello Sp iri to.
Sa lutand oti auguro a me e a te la Sapie nza : un
"cuore docil e".
A risentirci!
Il profumo più fine è quello della Sapienza.
Carlo Terraneo
BS FEBBRAIO 1998

5.2 Page 42

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
r FU UNO
SCONVOLGIMENTO
NELLA MIA VITA
Ai primi di Febbraio del 1996
senti i dei malori improvvisi. Fui
ricoverato d'urgenza in ospeda-
le , ove si diagnosticò sin dall'ini-
zio che si trattava di un fortissi-
mo esaurim ento fi sico. Fu un
vero sconvolgimento nella mia
vita che mai aveva conosciuto il
minimo disturbo di salute. Ciò
poteva diventare ancor più pe-
sante per il fatto che questo stato
si protraeva per alc uni mesi
nonostante la cura e i rimedi ap-
portat1. Non solo non si intrave-
deva alcuna via d'uscita, ma lo
stato genera le di sa lute dava
segni di peggioramento. Fin dal-
l'inizio della malattia mi sono
messo fiduciosamente nelle ma-
ni del Signore ricorrendo all 'in-
tercessione del Ven. Simone
Srugi. Tenevo costantemente la
sua reliquia vicino a me. La sera
non andavo a letto senza prima
recitare la preghiera per la sua
glorificazione. Tanti lo pregava-
no per me e con me. Più volte
ho fatto a lui delle novene e mio
fratello D. Gian namaria pregava
per me su lla sua tomba a Bet-
gemal . A distanza di un anno
non posso che ringraziarlo : ali~
sua intercessione presso Dio at-
tribuisco il mio costante migliora-
mento e la mia guarigione. Nella
nostra comu nità salesiana invo-
chi~mo ogni giorno il Signore per-
che vog lia glorificare il suo Servo.
Pier Giorgio Gianazza,
SDB Betlemme
r Ml CHIAMANO
MIRACOLINA
All 'inizio del mio matrimonio mi
avevano detto che non avrei po-
tuto ave re bamb ini . Mediante
un'amica cono bbi san Domeni-
co Savio : si verificò una gravi-
danza trigemina. Però sfortuna-
tam ente, a cinque mesi, io per-
detti I gem_ell1. Non perdetti però
la f1duc1a in san Domenico Sa-
vio . Intervenne un 'altra gravi -
dan za. Ma le pro spetti ve non
erano del le migliori. Secondo i
medici , nel _giro di poco tempo,
s1 sarebbe interrotta . lo invece
convi nta di farcela , mi sottoposi
alle cure necessarie. La gravi-
danza è andata avanti in modo
probl ematico e tutti noi , co n i
dottori e gli infermieri , abbiamo
vissuto momenti di grave ap -
prensio ne. Finalmente all a 38'
settim ana nacque una stupenda
bambina che però corse perico-
lo d1 morte appena nata. Il peri-
colo fu superato. L'interve nto dal-
l'alto è stato così evidente che i
dottori mi chiamano "miracoli -
na". Durante la mia degenza, io
ho portato sempre l'abitino di
Dom eni co Savio ed ho anche
avuto modo di farlo pregare da
varie mamme in difficoltà.
Rosalba Pacè Santalucia,
Ribera (Ag)
r ORAGODO
DELLA PRESENZA
DI SIMONE
Per esami clin ici eseguiti, fum-
mo consigliati di non avere fig li :
c'era il rischio che sarebbero
nati malati . Consigl iata da un
salesiano , iniziai una novena a
Domenico Savio di cui indossai
sempre l'abitin o. Il periodo della
gestazione fu normale, come il
parto. Oggi godo della presenza
d1 Simone che ad un esame cli-
nico è risultato immu ne da quan-
to si teme va. Di tutto qu es to
rendo grazie al Signore e a san
Domenico Savio.
·
Patrizia Ponzio,
Ladispoli (Roma)
r SOTTOPOSTA
A DELICATO
INTERVENTO
Nostra figlia Lili ana Domen ica
ha compiuto da poco un an no .
La gestazione fu travag liata e a
sette giorni dal la nascita la bam-
bina fu sottoposta ad un delica-
to intervento chiru rg ico. Fu un
coro di preg hiere per la piccola
ammalata ; dag li exa lli ev i all e
Figl ie di Maria Ausil iatrice . Mia
fi glia si rivolse al Sa nto de ll e
cu lle di cui indossò l'abitino. E
san Domenico Sav io ci ha
ottenuto dal Signore la sospi rata
grazia. La nostra bambina infatti
ha superato tutto bene.
Alessandro e Lanfranco Bonacini,
Roma
r USCITE ILLESE
Qualche tempo fa ho avuto un
incidente di macchina insieme a
mia sorella. Percorrevamo una
strada diritta quando un giovane
è sbucato lateralmente a velo-
ci sostenuta senza rispettare
lo stop. Ci ha investito in modo
da distruggerci la macchina e
noi invece siamo uscite ill ese
senza neppure uno graffio. Per
noi è stata una grazia di Maria
Ausiliatrice di cui siamo molto
devoti. Per questo La rin grazia-
mo con tutto il cuore per la pro-
tezione ricevuta.
G. A. , Brescia
r UN ANNO MOLTO
PROBLEMATICO
Si sta conclud endo per me un
anno carico di preoccupazioni e
di problemi legati alla salute per
cui sono stat a costretta anche
ad un lungo ri covero in ospeda-
le . Molte co mplicazioni interve-
nute hanno pro lu ngato la de-
genza in un alternarsi di speran-
ze e delusioni che mi hanno se -
gnata anche moralmente , con
una interruzione involontaria di
una gravidanza che nonostante
le previsio ni negative io avevo
accettato pienamente . Ora mi
vedo guar ita dopo aver tanto
pregato Maria Ausiliatrice al la
quale son o sempre ricorso con
fiduci a. Adempio alla mia pro-
messa di ringraziare pubbli ca-
mente l'Aiuto dei cristiani per la
salute ritrovata.
A. E. , Seveso (Mi)
r HO AFFIDATO
A LEI LA
MIA MALATTIA
Si tr atta di un male che io mi
porto sin dalla nascita. Crescen-
do neg li an ni è stato un conti -
nuo passare da uno specialista
all'altro, in cerca della guarigio-
ne. Un giorno leggendo il Bollet-
tino Salesiano, ho visto la foto di
Mamma Margherita e da quel
momento l'ho pregata affidando
a lei la mia malattia e prom et-
tend_o che una vo lt a guarita ,
avrei resa nota la grazia. Ed è
quello che faccio in questo mo-
mento perché è stata proprio la
sua intercessione a guarirmi .
Rosanna R., Lecce
r QUELLA
MEDICINA
VENUTA
DAL CIELO
Maria Ausiliat rice di cui sono
molto devota mi ha aiutata a ri-
solvere problemi familiari , di sa-
lute e di lavoro. Ma nella prima-
vera passata, per un grande di-
spiace re mi sono ammalata.
Non dormivo , non mangiavo e
avevo difficoltà a parlare . Un
pomeriggio mi ven ne l'ispi razio-
ne di rivo lgermi a Mamma
Margherita da me molte volte
invocata per le mie bambi ne· ho
implorato questa grande m~m-
ma di aiutarmi , di non abbando-
narmi ed ho iniziato a sperare .
Giorno dopo giorno, lentamente
miglioravo, mi sentivo sollevata
co minciavo a mangiare , a dar'.
mire, a prendere forza.
Sono passati ormai alcuni mesi.
A volte mi ferm o e penso : che
nome avrà avuto quella miraco-
losa medicina ven uta dal cielo?
Gara/a Giuseppina, Torino
r AVEVA
LO STELLARIO
ACCESO
Quest'anno ho avuto la gioia di
avere la Madonna pelleg ri na in
casa mia. L'ho collocata nel po-
sto d'onore della mia abitazione.
La Madonna in casa mia è di-
ventata tutto ed era per me co-
me se fosse viva. Una mattina
ero uscita di casa nel tardo
pomeriggio : rientrando la sera
dopo cena, ho trovato nell'entra-
ta dello stabile, tanta gente che
mi aspettava: dicevano che dal-
la mia camera usciva odore di
gas. Entrai con molta cautela
se nza accendere la luce. L~
Madonna aveva lo stellario ac-
ceso. In realtà tutta la casa era
piena di gas perché avevo la-
sciato aperto il forne llo grande
della cucina. Aprii subito la fin e-
stra e poi con gli occhi umidi di
lagrime baciai l'Ausiliatrice che
aveva evi tato a me e a tutto il
con dominio una gravissima
sc iagura .
Di Girolamo Maria Grazia,
Trapani
Per la pubblicazione 110 11 si
tiene conto delle lettere 110 11
firm ate e senza recapito. Su
richiesra si p otrà omettere
l'indicazione del nome.
FEBBRAIO 1998 BS

5.3 Page 43

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seconda parte
UNA CASA PER MILLE RAGAZZl/2
VUOL MICA
DENUNCIARCI
PERCHE' GIO-
CHIAMO Al
'!:IOLDI,:>
QUEI RAGAZZI PEk! LE STRA-
DE SONO UNA CONSEGUEN-
ZA Tk!ISTE DELLO SVILUPPO
RAPIDO DI TORINO.
IN RIVA. AL PO E IN PERIFERIA
SORGONO LE PRIME FAB-
BRICHE E SI '::JTANNO CO-
'::JTRU ENDO NUOVI QUART/El<!/,

5.4 Page 44

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Arr1RAn DALLA Poss,a1urA· D I
LAVORO, ARRIVANO FAMIGLIE PO-
VERE E RAGAZZI SOLI DALLA VA L
SESIA, DALLE VALLI DI LANZO,
DAL MONFERRATO , DALLA BAS-
!=>A LOMBAf<DIA .
I RAG.AZZI
DELLA PERIFERIA
HANNO 51':JOGNO DI UNA
'<:>CUOLA· E DI UN LAVORO
AD.ATTO ALLE LORO FORZE.
HANNO BISOGNO DI UN
CORTI LE IN CUI GIOCARE IN-
VECE DI INTRISTIRE :>U I
MARCIAPIEDI, E HANNO BI-
SOGNO DI QU.ALCHE BUON
PRETE PEl2 INCON -
TRARSI CON DIO.
ON
ANCO,
VISTO
. QUE-
OME·
FEBBRAIO 1998 8S
ÀNCHE
DEI RAGAZZ I/
MA COM'E' PO::,-
".:>IBILE."' SPORCHI,
IN OZIO TUTTO IL
GIORNO, CON
I DE LINQUENTI
COME
MAESTRI , ~

5.5 Page 45

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tORNA klTRE VOLTE ,
PARLAf<.E .
PORT.
DEL P
E DEL
F RUTT
REI ES
VO ST
U N GIORNO, AVVILITO, '::JCOPPIA A
PIANGEk!E . G LI IN'::JULTI C ESSANO
D I COLPO.
PERCHE' Cl
V UOL BENE.
ANCHE MIA MA-
DRE PIANGEREB-
BE 'bE M l V E-
DE'::JSE QUI
DENTRO.
HO RUBA-
ANCHE I
COMPAGN
GUI PER-
HANNO RU
UANDO NO
UN LAVOR
N HAI
TOJ2NER
A TROVA
E VOJ,QU
USCITE, V
A CERCA
BS FEBBRAIO 1998

5.6 Page 46

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,
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L 'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO
avente 'personalità giuridica per '
Decreto 13-1 -1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Fonnule valide sono:
- se si tratta d ' un legato :
«. .. lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire .. ., (oppure)
l'immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dall'Ente,
e particolannente per l'esercizio
del culto, per la form azione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l' altro dei due Enti su
indicati :
« ... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in To rino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall 'Ente, e particolannente
per l'eserci zio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari
e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB . Il testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
FEBBRAIO 1998 BS
I NOSTRI MORTI
BOTTO COLLAZUOL Matilde,
cooperatrice ,
t Torino , il 20/11 /1996 a 87 anni.
Dopo 14 anni di immobilità vissuti con tan-
ta pazienza e amore , è tornata alla casa
del Padre . Donna forte e ricca di fede
vedova in giovane età, mamma tenerissi~
ma, volle che i figli Mario ed Elena cre-
scessero alla scuola di Don Bosco. Nutriva
una particolare predilezione verso le per-
sone sofferenti : si dedicava agli ammalati
della parrocchia e partecipava, come servi-
zio , ai pellegrinaggi UNITALSI a Lourdes.
Amò moltissimo l'Ausiliatrice, Don Bosco e
le sue opere, in modo particolare le missio-
ni. Ai figli l'eredità di un grande esempio.
MONTRASIO sac. Fruttuoso
Vittorino, salesiano,
t Sondrio, il 28 dicembre 1996 a 79 anni.
Entusiasmo, decisione e slancio giovanile
sono sempre state le sue caratteristiche. I
lunghi anni di servizio come direttore in
varie case hanno rivelato il suo amore a
Don Bosco e la sua amorevole cura dei
confratelli . Inviato in parrocchia profonde
generosamente la esperienza maturata in
tanti anni di animazione, attraverso lunghe
ore al conf_ess1onale, attraverso cui dirige-
va clero diocesano , religiosi , religiose e
tanti fedeli. Le sue celebrazioni sempre di-
gnitose , curate : mai senza canto, mai sen-
za una breve e preparata omelia. Ha sem-
pre solennizzato premurosamente le sca-
denze salesiane mensili.
città, ma anche la musica, la pittura, i viag-
gi ai santuari mariani. A Don Bosco che
egli stimava e amava, ha donato un~ dei
suoi quattro figli. La lettura del Bollettino
Salesiano e la preghiera quotidiana l'han-
no accompagnato fino alla fine . Ha inse-
gnato a tutti la santità operosa e serena
del servo fedele.
GIAMPAOLI MARCUZZI Cecilia,
cooperatrice ,
t Rizzalo di Reana (UD) ,
il 29 ottobre 1997 a 100 anni.
Ha vissuto la sua lunghissima vita accanto
a Don Bosco e ai salesiani avendo avuto
un fratello coadiutore , una sorella Figlia di
Maria Ausiliatrice e un figlio sacerdote sa-
lesiano . Fu instancabile nell'impegno del
lavoro, nella preghiera, nelle opere di be-
ne. A Napoli come sfollata conobbe il san-
to medico Giuseppe Moscati; poté parlare
con 11 Beato Bartolo Longo durante una
v1s1ta a Pompei , a S. Giovanni Rotondo
accostò Padre Pio, che l'assicurò sulla
sorte della famiglia lontana: "La tua fami -
glia sta bene e vive cristianamente". Incon-
trò e si intrattenne col Beato Filippo Rina/di
1n occasione della professione religiosa del
fratello Abele .
VETTORI ANTONAZZI Bianca,
cooperatrice ,
t Conegliano V. (Treviso) , il 14/3/1997.
ANGIULLI Vittorio, cooperatore,
t Conegliano V. (Treviso) , 1'1/3/1997.
Con _la semplicità, la rettitudine , l'ospitalità
cordiale s1 e circondato di numerosi amici
sui quali riversava ininterrottamente le sor-
prese del suo cuore . Destinatari delle sue
attenzioni di carità il papa, il rettor maggio-
re , le studentesse bisognose dell'Auxilium
di Roma e, naturalmente, la comunità FMA
del collegio Immacolata di Conegliano, rag -
giunta spesso dalle sue delicatezze . Sua
devozione particolare fu S. Maria Maz-
zarello che egli visitava spesso nei luoghi
sacri della memoria. Della Madre fondatri-
ce ha fatto riprodurre una effigie in mosai-
co , donata alla comunità dell'Au xilium.
LANZA Carlo, cooperatore,
t 1'8/6/1997.
Fu consigliere del centro di Come per tanti
anni. La sua è stata una vita vissuta da
vero coop~ratore , soprattutto per la grande
d1sponib11ita dimostrata sempre e con tutti.
Era l'immagine vivente della persona ami-
ca, sempre sorridente. La sua testimonian-
za, fa_tta di umiltà, discrezione , preghiera
e ded1z1one alla Chiesa e alla associazione
dei cooperatori salesiani , sarà di aiuto e
conforto per ognuno i noi.
LEGA Carlo, cooperatore,
t Ferrara, il 26/8/1997 a 91 anni.
Docente di Diritto del Lavoro nelle scuole
superiori e all'Università di Ferrara per ol-
tre quarant'anni. Molti dei suoi volumi
mostrano una ispirazione costante alla dot-
trina sociale della Chiesa. "Testimone au-
tentico della fede cristiana" secondo l'e-
spressione dell 'Arcivescovo di Ferrara il
professor Carlo attingeva alla messa qu~ti-
d1ana la forza della sua testimonianza.
Amava la sua parrocchia, l'oratorio, la sua

5.7 Page 47

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Prof. Antònio G. Pires
Portoghese, exallievo,
cooperatore , sposato , tre figlie ,
direttore del politecnico di Tornar,
ordinario alla cattedra di scienze,
arti e tecnologia
della comunicazione grafica,
dal 1992 presidente mondiale
degli exallievi.
Signor Presidente, è grande la confederazione mondiale deg li ex?
Giudichi lei : 53 federaz ioni nazionali attive in 11 8 paesi , 87 federazioni ispetto-
riali e 920 unioni locali in 1770 case salesiane. Gli exallievi sono milioni.
In quale nazione è più forte e attivo il movime1110 ?
Dove gli exalliev i coll aborano direttamente coi sales iani nell'insegnamento,
nella cateches i, nella cond uzione di sc uole e oratori. Molti sono inseriti in politica,
nell 'evangelizzazione, nell 'anim azione culturale e/o sportiva. Noi chi ediamo ai
salesiani spazi e fid ucia, nello pirito del CG24, per essere protago nisti nel bene.
Don Bosco voleva una associazione profondamente impegnata nel sociale e
nel!' ecclesiale. Ha l'impressione che sia così l' associazione da lei diretta ?
Credo di sì. Nei posti dove sono, gli exallievi difendono i valori dell 'educazione ri -
cev uta. Anche gli ex non cri sti ani fan no onore ai loro insegnanti e alla congregazione.
Ritiene che ci sia qualcosa da cambiare o l'associazione va bene così? Che
cosa c' è in cantiere?
È certamente urgente accompagnare la vita " in co rsa", in rapida evolu zione.
I problemi rig uardano il "senso di appartenenza" alla fam igli a salesiana, smet-
tendo di fare da soli ciò che si può fare insieme. Senza collaborazione non c'è suc-
cesso. Quel che vog liamo è rendere gli associati "onesri cittadini e buoni crisria-
ni". Perciò puntiamo alla "forma zione insieme" . Viviamo in una società che ci
vuole sempre più convincenti nella testimonianza . A questo scopo sti amo prepa-
rando il 10° congresso latino-ameri cano, 1'8° congresso europeo e l' assemblea or-
dinaria mondiale, da cui aspettiamo energia e dinamismo per co rreggere le debo-
lezze e fortifi care l'associazione.
Dicono le Memorie Biografiche 8,166 a proposito degli exallievi: '.' Fate che in-
rerrogando chi siate la gem e possa sentirsi rispondere stupefa fla: E un j7glio di
don Bosco!". Questo spirito è ancora vivo?
Eccome! Nelle diverse parti del mondo che ho visitato si ev idenzia l' orgoglio di
essere exallievi. Anche tra i non-cristiani Don Bosco è un riferimento per la vita
quotidiana, è il nostro affascinante padre e maestro.
Quale forma zione specifica date agli exallievi da quando escono dai nostri col-
legi e diventano appunto ex? Esiste un "progetto di f ormazione"?
Bella domanda! Ma la risposta la devono dare anche i salesiani. L ' interrogativo
esiste: e dopo? Dopo la scuola, l'oratorio, c'è ancora qualcosa per gli ex, qualche
struttura che li aiuti a continuare il cammino salesiano, a perseverare ne i valori ap-
presi? Dobbiamo continuare a camminare insieme. Stiamo perciò predisponendo
che ogni federazio ne abbia il suo rappresentante laico nelle équipes nazionali ,
ispettoriali e nelle case sales iane perché assieme si programmi la f ormazione per-
manente. Esiste già un " Manuale del delegato salesiano exallievi". Ora si sta pre-
parando il "Manuale del dirigente" .
Leggo ancora sulle MB 16,167 che nel/' esercito gli exa/lievi erano gli unici cri-
stiani praticanti, tant'è che li chiamavano "i Bosco" . Le risulta che gli exallievi
siano in genere dei testimoni coraggiosi e convinti ?
Sì. Li troviamo in tanti posti, nello sport, nella politica, nelle finanze e anche
nell'esercito. Un impresario exallievo in Brasile adopera il "sistema preventivo"
per preparare ai loro compiti i suoi 16.000 dipendenti e un altro in Thailandia, un
industri~le, tiene nel suo ufficio il quadro di Don Bosco, "perché, dice, a lui devo
tutto! ". E un buddista. Avrei tanti altri esempi che testimoniano la presenza effica-
ce degli exallievi nel mondo.
Esistono exallievi che dirigono oratori f estivi, o sono impegnati nelle missioni?
, anche ne lla scristian izzata Europa. La " nuov a evangelizzazione" è un com-
pito grande e grave. I nostri collaborano come volontari nelle pit1 diverse parti de l
mondo. Ne potrei citare esempi ammirevoli. Permetta che conc.luda così: i salesia-
ni non ci lascino in panchina, non ci confinino ne ll ' ultima carrozza, quando si
può stare al centro come protagonisti della evangelizzazione.
D
QUANDO ,
LA SOLIDARIET A
È VERA
Jean-C laude M ajimana, 14 an-
ni , look spigliato, co mportamento
modesto, caratte re timido . È un
tuts i, scampato al massacro de lla
sua gente grazie alla soli darietà di
un hu tu: un nemico-amico dunque
che g li ha fa tto da angelo c ustode.
Le mili zie hutu vo levano uccider-
lo co n tutta la famig li a. Emma-
nu e l, l'ami co hutu , li ha te nuti na-
scosti ne l soffitto de ll a sua casa.
so no rim asti per più di un me-
se. Era così basso che non c i si
poteva stare se no n sdraiati. Scen-
devano da l nascond ig lio solo ne l
cuore de ll a notte pe r sgranchirsi e
mang iare qu alcosa, che Emmanue l
ogni g iorno procurava per loro .
I so ldati arri vavano all ' improv-
viso ne lle ore più impensate, e n-
travano ne lla casa abbandon ata,
ubi cata proprio accanto a ll a abita-
zio ne di Em manue l, po i passava-
no da lui a chiedere noti zie sui vi -
cini . Egli rispondeva che q ue lli
de lla casa accanto erano partiti da
molto te mpo e non s i era no più
fatti vivi. Jean-Claude racconta
che li ha sostenuti so lo la fede
oltre ali 'ami cizia de l vicino.
Poi i tutsi tornarono e stavolta
fu Emmanue l a trovarsi in perico-
lo, e toccò a Jean-Claude fare
l'angelo salvato re. Dice: " Ho rac-
contato tutto quello che ha fatto
per noi e così ness un o gli ha fa tto
ni ente e lui è potuto rim ane re nel-
la sua casa".
BS FEBBRAIO 1998

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
MARZO: GIORNATA DELLA DONNA
di Mieta D'Attilio
Nuovi scenari , nuove proble matiche.
In vista del lii millennio.
FUMETTO ED INQUIETUDINI
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GENERAZIONALI
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di Fabio $androni
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I fumetti dei giovani continuano ad evolvere.
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E fanno opinione.
Quale attenzione dargli?
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ONU: LE TANTE CARTE DI DIRITTI
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di Silvano Stracca
Che fine hanno fatto?
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Gap tra la realtà e lo scritto .
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DOSSIER
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ALLA LUCE DEL SOLE FINALMENTE!
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Le Figlie di Maria Ausiliatrice
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lavorano nei paesi dell 'ex Unione Sovietica
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finalmente alla luce del sole.
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