Bollettino_Salesiano_198806


Bollettino_Salesiano_198806

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ANNO 112 - N. 6 2• QUINDICINA 15 MARZO 1988
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)
RIVISJa FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
lfflERA on ~ANTO ,ADRE N!l CENl!NARIO D!UA MORt! DI ~AN GIOVANNI DO~CO
L'originalirò e l'audacia della proposta di una "sanfirò giovanile" è intrinseca all'arte educativa
di questo grande Santo, che può essere giustamente definito "maestro di spiritualità giovani/e»
In questo ..memoria» centenario di S. Giovanni Bosco. «padre e maestro dello gioventù.., si può
dire con fermo convinzione che lo Provvidenza divina invita tutti voi, membri della gronde Famiglia
Salesiana. come anche I genitori e gli educatori. a riconoscere sempre più rJnderogoblle necessitò
dello formoz.ione dei giovani assumendone con rinnovato entusiasmo i compiti per assolverti con lo
dedizione illuminata e generosa che fu propria del Santo.
~ ~ ,r.!-
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pagina di meditazione
DON
BOSCO
R acconta don Bosco: uAvevo undici anni quan-
do fui ammesso alla Prima Comunione. Conoscevo
ormai tutto il catechismo, ma nessuno veniva am-
messo alla Comunione prima dei dodici anni. Poi-
ché la chiesa era lontana, l'istruzione religiosa me
la procurava quasi soltanto mia mamma.
Essa desiderava farmi compiere al più presto
quel grande atto della nostra santa religione, e
mi preparò con impegno, facendo tutto quello che
poteva.
Durante la quaresima mi mandò ogni giorno al
catechismo. Al termine diedi l'esame, fui promos-
so, e venne fissato il giorno in cui insieme ad al-
tri fanciulli avrei potuto fare la Comunione di
Pasqua.
Durante la quaresima, mia mamma mi aveva
condotto tre volte alla confessione. Mi ripeteva:
Giovanni, cerca di comportarti bene, di confessarti
DON BOSCO
RACCONTA
con sincerità. Domanda perdono al Signore, e pro-
mettigli di diventare più buono.
Ho promesso. Se poi abbia mantenuto, Dio solo
lo sa. Alla vigilia mi aiutò a pregare, mifece legge-
re un buon libro, mi diede quei consigli che una
madre veramente cristiana sa pensare per i suoi
figli.
Nel giorno della prima Comunione, in mezzo a
quella folla di ragazzi e di genitori, era quasi im-
possibile conservare il raccoglimento. Mia madre,
al mattino, non mi lasciò parlare con nessuno. Mi
accompagnò alla Sacra Mensa. Fece con me la pre-
parazione e il ringraziamento, seguendo lepre-
ghiere del parroco... Quel giorno invece non volle
che mi occupassi di lavori materiali occupando in-
vece il tempo nel leggere e nel pregare. Mi ripetè
più volte queste parole: Figlio mio, per te questo è
stato un grande giorno. Sono sicura che Dio è di-
ventato il padrone del tuo cuore. Promettigli che ti
impegnerai per conservarti buono per tutta la vita.
D'ora in poi vai sovente alla Comunione, ma
non andarci con dei peccati sulla coscienza!
Confessati con sincerità, cerca di essere sempre
obbediente; recati volentieri al catechismo e a senti-
re la Parola del Signore. Ma, per amor di Dio, stai
lontano da coloro che fanno discorsi cattivi: consi-
derali come la peste.
Ho sempre ricordato e cercato di praticare i
consigli di mia madre... Da quel giorno mi pare di
essere diventato migliore mentre prima provavo
una grande ripugnanza a obbedire».
VATICANO: ESTENSIONE DELLE INDULGENZE
DELL'ANNO SANTO DB '88
In risposta a una domanda del Rettor Maggiore Don Egidio Viganò, la Penitenzieria
Apostolica ha esteso la possibilità di ottenere i benefici spirituali, già concessi col Breve
Apostolico dell'8 dicembre 1986. Li potranno ottenere coloro che visiteranno - oltre le sette
chiese nominate nel Breve - anche altre chiese dei Salesiani nelle diverse ispettorie del
mondo, secondo le richieste e le indicazioni dei singoli Ispettori..Le indulgenze si possono
lucrare quindi visitando tali chiese, alle condizioni consuete, anzitutto nei giorni di apertu-
ra e di chiusura dell'Anno Santo (che possono non coincidere col 31 gennaio 1988 e 1989); e
poi in un giorno di libera scelta personale e ognivolta che si partecipa a pellegrinaggi orga-
nizzati. I Signori Ispettori C:aranno le precisazioni del caso in ogni zo~.
Si tratta di una bella occasione per ripresentare ai giovani e al popolo la dottrina catto-
lica riguardo alle indulgenze.
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TORINO: 31 gennaio 1988
«SOGNANDO IL FUTURO»
Hoavuto la fortuna di celebrare Don Bosco a Tori-
no. Le cose che mi ha lasciato dentro sono tante e tali
che trovo difficoltà a metterle sulla carta ma tenterò,
nella speranza di far vivere anche a chi non ha avuto
questo privilegi.o un po' delle emozioni e sensazioni che
ne ho ricevute.
Torino ha accolto i figli di Don Bosco come meglio
non poteva: due giornate piene di sole con un cielo puli-
to che lasciava ammirare le ci.me innevate che la circon-
dano tutta. La cornice era perfetta, il soggetto del qua-
dro quanto di più entusiasmante ci poteva essere, i pit-
tori, perché certo sono stati molti, tutti all'altezza della
situazione, per ricavarne un vero capolavoro.
Non si è celebrata una morte, si è riscoperta una vi-
ta, una vita così feconda e ricca che non è stato facile co-
glierne tutti i frutti, ma avremo un anno per farlo e tut-
to il tempo che Dio vorrà concederci per imitarla.
Intanto lo abbiamo festeggiato, lo abbiamo pianto, gli
abbiamo gridato mille volte: «ritorna!» e non soltanto i
ragazzi ma anche quelli che non lo sono più e che a Lui
devono una giovinezza ricca di significato e di valori
che ancora oggi danno senso profondo alla loro vita.
a I momenti significativi: tutti cominciare dal Con-
certo al Teatro Regio che pur essendo una cerimonia uf.
ficiale e civile non ha soffocato lo spirito di famiglia che
sempre aleggi.a nei nostri ambienti, trasformando quel-
l'imponente e magnifica sala in un enorme cortile in cui
tanti figli di Don Bosco, in forma solenne, volevano ri-
cordare alla città tutta ed alle autorevoli persone pre-
senti tra cui il Presidente del Consiglio Goria, il mini-
stro Donat Cattin, Gianni Agnelli, il Sindaco cli Torino e
molti altri, il loro fondatore.
La veglia di preghiera a Valdocco: un momento in-
tenso e commovente; abbiamo ricordato la sua morte e
ancora una volta abbiamo sperato con lui di «ritrovarci
tutti in paradiso».
I responsabili della Famiglia Salesiana hanno rinno-
vato la loro fedeltà a Don Bosco e quindici persone han-
no fatto la promessa di Cooperatori. Non potevano sce-
gliere momento migliore!
La domenica mattina una solenne concelebrazione
presieduta da S.Em. il Cardinal Ballestrero Arcivescovo
di Torino, nella Chiesa di Maria Ausiliatrice e il lunedì
alColle Don Bosco con il Rettor Maggiore. Molti i Cardi-
nali e Vescovi giunti da ogni parte del mondo, molti i re-
ligiosi, moltissimi i laici, responsabili e non, che hanno
letteralmente gremito la chiesa di Valdocco e quella
del Colle.
Domenica pomeriggio tutti al Palasport. Seimila pre-
senze, più di cinquemila giovani. Forse molti di più per-
ché si è saputo che sono state fatte delle fotocopie dei bi-
glietti per poter essere presenti.
Non esisteva uno spazio vuoto, la pista centrale com-
pletamente invasa da centinaia di giovani seduti a terra
uno accanto all'altro, le gradinate gremite. La presenza
degli adulti spariva in mezzo alla grande marea di gio-
vani festanti. Un palco pieno di luci, una musica assor-
dante ma piena di gioia completava il tutto.
A guardare con gli occhi del cuore il palasport dava
l'immagine di un grande calice in cui si offriva a Don
Bosco il dono più prezioso: la gioventù.
E lei è stata la protagonista per eccellenza. Con l'abi-
lità di professionisti consumati, i ragazzi dei nostri ora-
tori hanno cantato, recitato, ballato, manifestando la
loro immensa voglia di vivere, la gioia, l'entusiasmo che
Don Bosco ha saputo suscitare. Il loro spettacolo aveva
per titolo: «Sognando il futuro», e loro stessi erano già il
futuro che ognuno di noi sogna.
Il miracolo si ripete ogni volta, e chi è più maturo,
chi da fedele figlio di Don Bosco ha dato ai giovani la
propria vita sa che essi all'amore rispondono sempre,
purché siamo capaci di far «sentire» loro che li amiamo
veramente con la responsabilità e la concretezza di chi
educa con il cuore di Don Bosco.
Un gruppo e precisamente quello di Palermo ha pre-
sentato un numero bellissimo su Maria e questo ha
creato il pretesto perché tutti insieme si recitasse un'A·
ve Maria alla Madonna.
È stato forse il momento più intenso e ricco di com-
mozione ed io ho dedicato quell'Ave Maria a tutti i gio-
vani che non hanno avuto la fortuna di incontrare un
amico come Don Bosco nella loro vita, a quei tanti gio-
vani senza volto né speranza che si aggirano soli e tristi
per le nostre strade e che aspettano forse una mano
amica che li aiuti e li sostenga.
Urr canto dello spettacolo dice così:
«Noi, che ci sentiamo in questo mondo
soli, come le navi in mezzo al mare
come i marinai,
Noi, che ci guardiamo spesso intorno
cerchiamo Buone Notizie che non arrivano mai.
Ma un amico è come il vento
il vento nelle vele,
ti trascina in alto mare
se la nave non va piùn.
Ecco ognuno di noi può essere quel vento che trasci-
na in alto mare una nave che non và. Sarà il modo più
bello per celebrare Don Bosco.
Iolanda Masotti
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COMUNICAZIONI _ _ _ __ __ _
Il 20 - 21 Febbraio '88 si è tenuto
a Roma, per la prima volta, in for-
ma ufficiale, il comitato dei Coordi-
natori, il nuovo organismo esecuti-
vo previsto dalla Conferenza Nazio-
nale dei Cooperatori d'Italia. Tutti
presenti, eccetto il Coordinatore
Ispettoriale della Puglia.
L'incontro si è svolto in un clima
di impegno e di profonda comunio-
ne. Non è stato facile lavorare eri-
trovarsi in una struttura nuova, ma
si è notato in tutti una importante
convergenza su orientamenti e me-
todologia di servizio nell'Associa-
zione.
Sembra ormai acquisita ovunque
la volontà di rilancio; i segni di cre-
scita sono stati confortati dalle testi-
monianze dei presenti.
Tralasciando in questo comunica-
to l'aspetto descrittivo dei vari mo-
menti dell'incontro (il verbale è agli
atti!), riportiamo le riflessioni e le
conclusioni operative emerse dai
singoli punti trattati.
1. Il ruolo del Coordinatore
Ispettoriale
Viene letto e richiamato quanto è
riportato all'Art. 44,2. Si è Lutti con-
cordi nel ritenere essenziale l'appli-
cazione di questi doveri.
Analoga riflessione viene fatta per
i Consigli Ispettoriali, certamente
più funzionali ed in linea con quan-
to è detto circa i compiti sempre al-
1'Art. 44,1 = cresce ovunque La re-
sponsabilità di questo importante
organismo.
Dagli interventi emerge la neces-
sità di trovare modalità di animazio-
ne e di coordinamento adatte alle
varie situazioni territoriali. Sono
state evidenziate interessanti espe-
rienze a riguardo.
Si auspica anche un contatto
maggiore tra responsabili nazionali
e Consiglieri Ispenoriali.
2. Rapporti Segreteria Esecutiva
Centrale (Consulta Mondiale),
Conferenza Nazionale,
Consigli Jspettoriali
Da un confronto con Paolo SAN-
TONI, della Consulta Mondiale e
Marilena GAMBERUCCI, della Se-
greteria Esecutiva Centrale, si dedu-
4/36
Incontro
Comitato Coordinatori
ce l'opportunità di un'ulteriore ap-
profondimento dei rapporti tra i
vari Livelli di coordinamento deJla
Associazione. In particolare vanno
chiariti:
- funzione animatrice: orienta-
menti per la vita deUa Associa-
zione e piani di formazione;
- produzione di sussidi vari;
- informazione e collegamento.
solidarietà economica.
3. Itinerario formativo.
Viene presentata, come richiesto
nell'incontro di Mornese, una pro-
posta schematica di itinerario for-
mativo.
Dalla discussione, ampia, parteci-
pata e profonda, emergono osserva-
zioni e suggermenti interessanti:
- Si conferma la necessità di
avere un itinerario proprio, adatto
alle esigenze della situazione asso-
ciativa dei Cooperatori in Italia.
- Si approva l'impostazione ge-
nerale, i criteri ed i tempi di stam-
pa, contenuti presentati a schede in
forma modulare, pronto entro set-
tembre.
- Si chiede un coinvolgimento
costruttivo nella stesura finale per
un parere più adeguato, di laici pre-
parati o di altri, esperti e conoscitori
della Associazione.
4. Comitato dei Coordinatori.
Conclusioni operative
Vengono letti e discussi gli Artico-
li del Regolamento interno della
Conferenza Nazionale, circa il C.C.
e relativa segreteria. Viene ricorda-
ta la funzione ed il ruolo del Comi-
tato dei Coordinatori.
- È approvata la composizione
della Segreteria Tecnica: ammini-
stratore, Roberto RINALDINI, re-
sponsabile Carlo GARDINI e aiuto
segreteria Alessandra FELLI, Clara
GIUSTINI, Carlo CHELONI, San-
dro PISTOIA, Carlo SEVERI, Mari-
na CORASANITI.
- È discussa ed approvata l'im-
postazione .di una scheda informati-
va a modo di relazione annuale, che
ogni Consiglio Ispettoriale invierà
entro il 31 Gennaio insieme al rendi-
conto amministrativo (anno solare)
all'Ufficio Nazionale.
- Viene stabilita la convocazio-
ne per 1'89 della Prima Conferenza
Nazionale, orientativamente per il
23-25 Aprile.
- È fissatolper la solidarietà eco-
nomica (nuovo termine!) a Lire
300.000 il contributo minimo an-
nuale che i Consigli lspettoriali in-
vieranno all'Ufficio Nazionale per le
spese di Segreteria.
- Si conferma l'esperienza e Lo
spirito dei «soggiorni» a Fonta-
nazzo.
- Si chiede di approfondire .in
seguito l'iniziativa «NOI PER LO-
RO» con opportuna relazione e pro-
posta da verificare.
- si prende visione del nuovo in-
dirizzario del BS-CC, con l'impegno
ad aggiornarlo annualmente con
l'invio delle relative schede entro il
30 Ottobre di ogni anno.
- Si discute e si accetta di parte-
cipare attivamente alla redazione
del BS-CC, creando dei corrispon-
denti zonali per temi specifici:
Formazione: Sicilia
Mondo cattolico: Lazio
Missioni: Lombardia
Salesianità: Piemonte
- Si autorizza la Segreteria Tec-
nica ad erogare le offerte per Tre-
lew per Le necessità esposte dal-
1'Ispettore locale.
- Si conferma la partecipazione
alla «Scuola Delegati/e - Torino 6-8
Ottobre. Tema: «La formazione de-
gli Aspiranti Cooperatori». Problemi
da trattare: Ruolj e rapporti tra le
strutture di collegamento ai vari
Livelli.
Prevista in tale occasione una riu-
nione del Comitato dei Coordinatori
per problemi vari.

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RIUNIONE COMITATO COORDINATORI
I
ROMA - VIA MARSALA, 42
20-21 febbraio 1988
..
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COMUNICAZIONI_ _ _ _ _ _ __
Ai Sigg. Delegati lspettoriali A.C.S.
e, p. c. - Don Luigi BOSONI
- Sigg. ISPETTORI
- Segreteria CISI
Domenica 21 Febbraio 1988 a Roma, Via
Marsala, si è tenuto l'annuale incontro «Settore
CISI - F.S.» per i Delegati lspettoriali della Asso-
ciazione Cooperatori Salesiani, presieduto dal Si-
gnor Ispettore Don Ilario SPERA e coordinato
dal Delegato Nazionale.
Assenti i Delegati della Sicilia - Campania -
Puglia e Veneta.
La riunione è iniziata alle ore 9 in seduta con-
giunta fino alle 10.30 con il «Comitato dei Coor-
dinatori». È intervenuto Don Sergio CUEVAS
che, al saluto ai presenti, ha aggiunto una rifles-
sione sull'inizio delle celebrazioni del «Centena-
rio» a Torino ed alcune considerazioni sulla vita
dell'A.C.S.:
- La necessità di un chiarimento, dei rap-
porti tra i vari livelli di animazione, ispettoriale,
nazionale, mondiale.
- La preoccupazione per una «fase di stasi»
dopo il primo entusiasmo per la promulgazione
del R.V.A., con particolare riferimento ad un
maggiore impegno per una formazione seria e
profonda.
Alle ore 10.45 i Delegati riprendevano il pro-
prio incontro, interrotto per la concelebrazione
alle ore 12.15 ed il pranzo alle ore 13.15.
Si riprendeva alle ore 14.30 e si concludeva
alle ore 16 circa.
Conclusioni emerse dagli argomenti trattati
1. itinerario formativo per gli Aspiranti CC.SS.:
si prende atto della buona impostazione del-
lo schema presentato.
Vengono dati suggerimenti pratici per la ste-
sura finale.
In particolare:
- Coinvolgimento dei laici.
- Struttura a «schede modulari».
- Linguaggio laico e «comprensibile».
- Aspetti da evidenziare maggiormente: as-
sociativo esperienziale - ecclesiale - famiglia Sa-
lesiana - spiritualità laica salesiana.
- Criteri di animazione in modo descrittivo.
- Tempi brevi per la stampa.
2. Sussidio formativo annuale:
- Valido come contenuto ed impostazione
6/38
- Viene utilizzato di più del precedente
anno
- Si conferma anche la preziosità del piano
triennale così come è stato articolato.
3. Comunicazioni
- Autofinanziamento: si prende atto di
quanto deciso dal Comitato dei Coordinatori. Si
esprime qualche perplessità sul modo come è
stata presentata la richiesta di finanziamento per
la Consulta mondiale: sarebbe stato opportuno
un coinvolgimento previo, come si è fatto per
stabilire la «quota possibile» per la struttura na-
zionale.
- Scuola Delegati/e. Si concorda data, luo-
go e ipotesi di contenuto.
Torino: Oasi Maria Consolata 6-9 Otto-
bre 1988.
Contenuti: Presentazione e studio dell'iti-
nerario formativo.
Rapporti tra i vari livelli (locale, ispettoria-
le, nazionale, mondiale).
Celebrazione del «Centenario».
- Comitato dei Coordinatori. Si informano
i Delegati sul lavoro svolto nella giornata prece-
dente dalla struttura di coordinamento voluta
dalla Conferenza Nazionale (Comitato dei Coor-
dinatori).
4. Una riflessione conclusiva in merito a quanto
detto da Don CUEVAS:
- Si condividono alcune perplessità su reali
difficoltà per il rilancio della Associazione.
- Non sembra ci sia una «pausa» o «stasi»:
c'è ripresa ovunque invece. Forse è un lavoro
meòo appariscente, ma più organico e profondo.
- Sarebbe stato necessario uno spazio suf-
ficiente per un confronto con le proprie espe-
rienze.
5. Riflessioni sulla F.S.
Il Signor Ispettore Don Ilario SPERA informa
che la prossima riunione CISI si occuperà am-
piamente della Famiglia Salesiana: occorre arri-
varci preparati!
Roma, 24 Febbraio 1988
Don Alfano Alfonso

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L'aurora
di un giorno nuovo
«Con i giovani raccogliamo
e continuiamo l'eredità del Concilio»
LA COSTITUZIONE
U sacro Concilio si propone di
SULLA SACRA LITURGIA
far crescere ogni giorno di più la
vita cristiana tra i fedeli; di me-
glio adattare alle esigenze del no-
«SACROSANCTUM CONCILIUM» stro tempo queUe istituzioni che
sono soggette a mutamenti, di fa-
vorire ciò che può contribuire al-
l'unione di tutti i credenti in Cri-
Quando si radunò il Vaticano II modo di concepire e di vivere la sto; di rinvigorire ciò che giova a
per iniziare i suoi lavori (anno
1962), il movimento liturgico poteva
contare su un lungo cammino già
percorso. Era nato dalla sensibilità
degli ambienti monastici e si era
poi diffuso in ampi strati della co-
fede in genere. Esplicitiamo a con-
tinuazione alcuni dei principali
contributi specifici in questo senso.
Inquadramento della liturgia
nella vita della Chiesa
chiamare tutti nel seno deUa
Chiesa. Ritiene quindi di doversi
interessare in modo speciale an-
che della riforma e dell'incremen-
to della Liturgia.
La Liturgia infatti, mediante la
quale, specialmente nel divino Sa-
munità ecclesiale, non senza diffi-
crificio deU'Eocaristia, «si attua
coltà e opposizioni di diversa indo- Con il movimento liturgico si era l'opera della nostra Redenzione»,
le. A poco a poco si erano andati andata smuovendo una concezione contribuisce in sommo grado a
facendo dei passi notevoli dj rinno-
vamento nell'ambito delle celebra-
zioni sacramentali e liturgiche, e
dalle basi il movimento era a rriva-
to ancbe alle supreme istanze della
Chiesa, fino ad avere una approva-
zione solenne e ufficiale con l'enci-
abbastanza radicata tra i cristiani,
secondo la quale i riti, le celebra-
zioni, le espressioni cuJturali erano
ritenuti come degli ornamenti ac-
cessori, delle «cerimonie» aggiunte
a ciò che è veramente sostanziale
nella vita di fede. Ora, la se ha uf-
che i fedeli esl)rimanò nella loro
vita e manifestino agli altri il mi-
stero di Cristo e la genuina natu-
ra della vera Chiesa, che ha la ca-
ratteristica di essere nello stesso
tempo umana e divina.
(Dal «PROEMIO»)
clica Mediato, Dei di Pio XII (anno ficializzato tale spostamento di ot-
1947). Ciò spiega, come si è già det- tica. Anzitutto ha sostenuto che la
to. la relativa facilità con cui la co- liturgia è tutta imperniata sul sacri- vengono santificati (cf n. 7b), e il
stituzione sulla sacra liturgia si fece ficio eucaristico e sui sacramenti.(cf cui protagonista principale è Cri-
strada nel Concilio e con cui fu ap- n. 6), e che per mezzo di essa si at- sto, sempre presente alla sua C hie-
provata il 4 dicembre 1963 con tua l'opera della salvezza (cf cap. I ). sa (cf n. 7a) associata a questo sco-
2147 voti positivi e solo 4 negativi. Quindi, non un qualcosa di sovrap- po da lui quale sposa amatissima
Questa costituzione costituì cer- posto e di posticcio, di semplice- (cf n. 7b).
tamente un contributo n otevole al mente ornamentale, ma di vera- La costituzione non solo ha ri-
cambiamento di mentalità non solo mente sostanziale per la vita della scattato la liturgia da una conce-
nell'ambito liturgico come tale, ma Chiesa. Essa è «un' o pera grande» zione che in realtà la svuotava dal-
anche nell'intera impostazione ec- (cf n. 7a), con la q uale viene resa a la sua genuina densità, ma le ha at-
clesiologica e, più in ancora. n el Dio una gloria perfetta e gli uomini tribuito inoltre un posto centrale
7/39

1.8 Page 8

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nella vita della comunità dei cre-
denti. Ha sostenuto infatti che,
malgrado non esaurisca tutta l'a-
zione della Chiesa (cf n. 9a), essa «è
il culmine verso cui tende - tale
azione - e, insieme, la fonte da
cui promana tutta la sua forza
(cf n. LOa).
Tale centralità è affermata, come
si vede, nella prospettiva di una
vita cristiana che germoglia e si svi-
luppa nella conversione della fede,
e che si esprime poi nella testimo-
nianza di un impegno modella-
to sull'insegnamento evangelico (cf
n. 9a.b).
Liturgia e vita cristiana
in dimensione comunitaria
Per chi conosce pur superficial-
mente la storia della vita della
Chiesa, risulta innegabile il fatto
che durante i secoli si era andata
infiltrando e rafforzando tra i cri-
stiani una concezione accentuata-
mente individuale e addirittura in-
dividualista delle celebrazioni litur-
giche e, in genere, dell'intera vita
di fede.
Basterrebbe esaminare la manie-
ra in cui fu vissuta l'eucaristia, il
principale dei sacramenti, per con-
vincersene facitmente. A comincia-
re dal segno centrale, quello del
pane consacrato ridotto a poco a
poco a delle sottili ostie già ritaglia-
te in antecedenza alla celebrazione,
tutta una serie di espressioni corpo-
rali, vocali, spaziali, ecc. rifletteva-
no una impostazione imperniata
molto più sui singoli individui che
sulla comunità in quanto tale. A
questo si aggiungeva un modo di
gestire le cose in cui il vero sogget-
to delle celebrazioni erano i mini-
stri, mentre il resto - <<il popolo»
- se ne stava a sentire o a vedere
passivamente ciò che essi facevano
- per di più in una lingua ormai in
genere sconosciuta - , malgrado
«occupato utilmente» in altre
espressioni culturali parallele.
Che questa situazione riflettesse
una mentalità più generalizzata, se-
condo la quale la stessa fede finiva
per essere vissuta in maniera forte-
mente individualista, è anche faci le
da constatare. Ne è una dimostra-
zione la così popolarmente diffusa
frase «salva l'anima tua», che in
qualche modo condensava sia l'im-
postazione pastorale sia la tenden-
za generalizzata dei cristiani.
Uno dei pregi del movimento li-
turgico, che ebbe la sua «canoniz-
zazione» nella costituzione conci-
liare, è quello di aver risvegliato il
senso comunitario della liturgia
e, per mezzo di essa, di tutta la
vita ecclesiale. Al n. 26 troviamo
enunciato un criterio veramente
fondamentale: «Le azioni liturgi-
che non sono azioni private, ma
celebrazioni della Chiesa, che è
'sacramento di unità' (...); perciò
tali azioni appartengono all' intero
Corpo della Chiesa, lo manifesta-
no e lo implicano». Non c'è quin-
di spazio per l'individualismo li-
turgico, tutto è intrinsecamente
comunitario e come tale deve an-
che manifestarsi. Il vero soggetto
delle celebrazioni è l'intera comu-
nità e non solo alcuni, che·agireb-
bero «per» gli altri, considerati
come meri destinatari della loro
azione.
In realtà, ogni celebrazione è,
secondo questa impostazione, una
con-celebrazione e, da questo
punto di vista, la sua autenticità è
data dalla partecipazione attiva di
tutti i suoi membri.
Si intravedono così le implican-
ze che questa istanza ha per l'inte-
ra vita della Chiesa. Essa è «sacra-
mento cli unità», un «corpo» che
non è la semplice somma degli in-
dividui, ma che implica anche i
loro rapporti vicendevoli e perciò
la loro partecipazione attiva e cor-
responsabile.
All'interno di questa prima af-
fermazione, ce n'è un'altra che
non va trascurata nelle azioni li-
turgiche «i singoli membri (del
Corpo della Chiesa) vi sono inte-
ressati in diverso modo, secondo
la diversità degli stati, uffici e del-
1'attuale partecipazione» (cf n.
26b; cf anche n. 28). Comunita-
rietà non significa indistinzione e
uniformità. Appunto perché si
tratta dell'attività di una comunità
variegata, I)el seno della quale al
fatto primo dell'uguaglianza fra-
terna segue, senza sopprimerlo, il
fatto secondo della diversità di con-
dizione per differenti ragioni. È co-
sì che la celebrazione risulta una
«sinfonia» nella quale ognuno con-
tribuisce con la sua propria parteci-
pazione, una partecipazione che è
appunto «sua», e cioè segnata dalla
sua originalità. Tale originalità è
data qui dalla diversa maniera con
cui ognuno è chiamato a vivere la
fede comune all'interno dell'unica
comunione ecclesiale. Una di esse,
di non trascurabile importanza, è
certamente quella di chi presiede
(vescovo: cf n. 42; presbitero: cf n.
42) e porta sulle spalle l'ultima re-
sponsabilità dell'intera celebrazio-
ne. Ma, secondo il pensiero della
costituzione, ultima responsabilità
non significa unica responsabilità.
Anzi, si dovrebbe dire che la re-
sponsabilità dei ministri è precisa-
mente quella di suscitare, animare
e armonizzare la corresponsabilità
di tutti e ognuno dei partecipanti.
Trasferito all'intero ambito della
vita ecclesiale questo principio è
carico di conseguenze.
n principio dell'adattamento
La SC, anticipandosi in questo
quando verrà fatto oggetto di spe-
ciale attenzione nel Sinodo dei Ve-
scovi del 1974, ha enunciato njtida-
mente quello che oggi, dopo quel
Sinodo, si è solitj chiamare «il prin-
cipio dell'inculturazione».
Non è un mistero a nessuno che
sia anche minimamente informato
il fatto che, soprattutto a partire
dal Concilio di Trento e come mez-
zo per arginare il grave rischio di
sgretolamento della Chiesa, s'in-
staurò in essa un regime fortemente
centralizzato. La portata di questo
regime travalica l'ambito liturgico
certamente, ma trova in esso un
terreno di speciale attuazione.
Questa costituzione proclamò
una profonda innovazione in tale
ambito: «La Chiesa, quando non è
in questione la fede o il bene comu-
8/40

1.9 Page 9

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ne generale, non intende imporre, mini si salvino e arrivino alla cono-
neppure nella liturgia, un.a rigida scenza della verità»... quando ven-
uniformità; anzi rispetta e favorisce ne la pienezza dei tempi mandò il
le qualità e le doti di animo delle suo Figlio, Verbo fatto carne, unto
varie razze e dei vari popoli» (cf di Spirito Santo, ad annunziare la
anche nn. 65, 118, I 19). Una delle buona novella ai poveri, a risanare
applicazioni più chiare e più imme- i cuori affranti, «medico di carne e
diate di tale enunciato si ebbe nella di spirito», mediatore tra Dio e gli
decisione sulla lingua. Dopo secoli uomini... La sua umanità... fu stru-
di impiego di una lingua unica in mento della nostra salvezza... In
tutte le parti del mondo - il latino Cristo «avvenne la nostra perfetta
- , il Concilio decise di aprire le riconciliazione con Dio ormai pla-
porte all'utilizzazione delle lingue cato e ci fu data la pienezza del cul-
cosiddette «volgari» (cf nn. 36, 54, to divino». Quest'opera della re-
63), e cioè quelle parlate comune- denzione umana e della perfetta
mente dalla gente. Sapendo l'im- glorificazione di Dio è stata com-
portanza che la lingua ha nell'insie- piuta da Cristo Signore special-
me dei simboli di una comunità mente per mezzo del mistero pa-
umana, si capisce la portata di una squale de!Ja sua beata passione, ri-
decisione del genere.
surrezione da morte e gloriosa
Procedendo in questo modo, la ascensione, mistero col quale «mo-
SC ha anticipato implicitamente la
dinamica che porterà poi la LO a
ripristinare la teologia della Chiesa
particolare.
rendo ba distrutto la nostra morte
e risorgendo ci ha ridonato la vi-
ta». Infatti dal costato di Cristo
dormiente sulla croce è scaturito il
mirabile sacramento di tutta la
PRINCÌPI E ORIENTAMENTI
chiesa.
L'opera della salvezza conti-
Far crescere la vita cristiana. n
sacro concilio si propone di far cre-
scere ogni giorno più la vita cristia-
na tra i fedeli ... Ritiene quindi do-
versi interessare in modo speciale
anche della riforma e dell'incre-
mento della liturgia.
nuata dalla chiesa si realizza nella
liturgia. Come il Cristo fu inviato
dal Padre, così anch'egli ha inviato
gli apostoli non solo per annunciare
la salvezza in Cristo, ma anche per-
ché attuassero, per mezzo del sacri-
ficio e dei sacramenti, sui quali
s'impernia tutta la vita liturgica,
La liturgia e il suo riferimento l'opera della salvezza che annun-
a Cristo e alla Chiesa. La liturgia ziavano. Cosi, mediante il battesi-
infatti, mediante la quale si attua mo, gli uomini vengono inseriti nel
l'opera della nostra redenzione, mistero pasquale di Cristo con lui
contribuisce in sommo grado a che morti, sepolti e risuscitati; ricevono
i fedeli esprimano nella loro vita e lo spirito dei figli adottivi «che fa
manifestino agli altri il mistero di esclamare: Abba, Padre», e diven-
Cristo e La genuina natura della tano quei veri adoratori che il Pa-
vera chiesa, che ha la caratteristica dre ricerca. Allo stesso mo"do, ogni
di essere nello stesso tempo umana volta che essi mangiano la cena del
e divina, visibile ma dotata di real- Signore, ne proclamano la morte
invisibili, fervente nell'azione e fino a quando egli verrà a partire
dedita alla contemplazione, presen- dalla Pentecoste, la chiesa mai tra-
te nel mondo e, tuttavia, pellegri- lasciò di riunirsi in assemblea per
na... La liturgia, mentre ogni gior- celebrare il mistero pasquale, me-
no edifica quelli che sono nella diante la lettura di quanto «nella
chiesa in tempio santo del Signore, Scrittura lo riguardava», mediante
in abitazione.
la celebrazione dell'eucaristia, nella
Natura della liturgia e sua im- quale «vengono ripristinati la vitto-
portanza nella vita della chiesa. ria e il trionfo della sua morte», e
Dio, il quale «vuole che tutti gli uo- mediante l'azione di grazie «a Dio
per il suo dono ineffabile» nel Cri-
sto Gesù, «in lode della sua glo-
ria», per virtù dello Spirito Santo.
Presenza di Cristo nella litur-
gia. Per realizzare un'opera cosi
grande, Cristo è sempre nella sua
chiesa, e in modo speciale nelle
azioni liturgiche. È presente nel sa-
crificio della messa sia nella perso-
na del ministro, «egli che, offertosi
una volta sulla croce, offre ancora
sè stesso per il ministero dei sacer-
doti», sia soprattutto sotto le specie
eucaristiche. È presente con la sua
virtù nei sacramenti, di modo che
quando uno battezza è Cristo stes-
so che battezza. È presente nella
sua parola, giacché è lui che parla
quando nella chiesa si legge la sa-
cra Scrittura. È presente infine
quando la chiesa prega e loda, lui
che ha promesso: «Dove sono due
o tre riuniti nel mio nome, là sono
io, in mezzo a loro».
In quest'opera così grande, con
la quale viene resa a Dio una gloria
perfetta e gli uomini vengono santi-
ficati, associa sempre a sé la chiesa,
sua sposa amatissima, la quale pre-
ga il suo Signore e per mezzo di lui
rende il culto all'eterno Padre.
Giustamente perciò la liturgia è
ritenuta come l'esercizio del sacer-
dozio di Gesù Cristo; in essa, per
mezzo di segni sensibili, viene signi-
ficata e, in modo assai proprio,
realizzata Ja santificazione dell'uo-
mo, e viene esercitato dal corpo mi-
stico di Gesù Cristo, cioè dal capo
e dalle sue membra, il culto pubbli-
co integrale.
Perciò ogni celebrazione liturgi-
ca, in quanto opera di Cristo sacer-
dote e del suo corpo, che è la chie-
sa, è azione sacra per eccellenza, e
nessun'altra azione della chiesa,
allo stesso titolo e allo stesso gra-
do, ne uguaglia l'efficacia.
La liturgia terrena e liturgia ce-
leste. Nella liturgia terrena noi par-
tecipiamo, pregustandola, a quella
celeste, che viene celebrata nella
santa città di Gerusalemme, verso
la quale tendiamo come pellegrini,
dove il Cristo siede alla destra di
Dio quale ministro del santuario e
del vero tabernacolo; insieme con
9/41

1.10 Page 10

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tutte le schiere delJe milizie celesti
cantiamo al Signore l'inno di glo-
ria; ricordando con venerazione i
santi, speriamo di ottenere un qual-
che posto con essi, e aspettiamo,
quale salvatore, il Signore nostro
Gesù Cristo, fino a quando egli
comparirà, nostra vita, e noi appa-
riremo a lui nella gloria.
Necessità di promuovere l'edu-
cazione liturgica e la partecipazione
attiva. Tutti i fedeli vengano for-
mati a quella piena, consapevole e
attiva partecipazione alle celebra-
zioni liturgiche, che è richiesta dal-
la natura stessa della liturgia e alla
quale il popolo cristiano, «stirpe
eletta, sacerdozio regale, nazione
santa, popolo di acquisto» ha dirit-
to e dovere in forza del battesimo.
Si danno anzitutto indicazioni per la
formazione del clero, ma poi i pa-
stori d'anime curino con zelo e con
pazienza la formazione liturgica,
come pure la partecipazione attiva
dei fedeli , sia interna che esterna,
secondo la loro età, condizione, ge-
nere di vita e cultura religiosa, sa-
pendo di assolvere così uno dei
principali doveri del fede) dispensa-
tore dei misteri di Dio. Ed abbiano
cura di guidare il loro gregge in
questo campo, non solo con la pa-
rola, ma anche con l'esempio.
È da preferirsi la celebrazione
comunitaria. Ogni volta che i riti
comportano, secondo la particola-
re natura di ciascuno, una celebra-
zione comunitaria caratterizzata
dalla presenza e dalla partecipazio-
ne attiva dei fedeli, si inculchi che
questa è da preferirsi, per quanto è
possibile, alla celebrazione indivi-
duale e quasi privata. Ciò vale so-
prattutto per la celebrazione della
messa e per l'amministrazione dei
sacramenti.
Armonia di riti. 1 riti splenda-
no per nobile semplicità; siano
chiari nelJa loro brevità e senza
inutili ripetizioni; siano adattati
alla capacità di comprensione dei
fedeli né abbiano bisogno, general-
mente, di molte spiegazioni.
*
10/42
li termine «liturgia»
Proveniente dal greco classico lei-
tourghia, in origine indicava l'iniziati-
va presa da un privato ( individuo o fa-
miglia) in favore del popolo, della cit-
o def/o stato.
Col rempo il vocabolo perdette il ri-
ferimento all'iniziativa privata per as-
sumere carattere di «opera» più o
meno obbligatoria resa allo stato o
agli dèi (servizio religioso) .
Nella traduzione in greco dell'antico
Testamento (scritto in ebraico), i tra-
duttori usarono il termine per indicare
il servizio religioso dei sacerdoti ( levi-
ti) di Israele. Divenne così un termine
«tecnico» che designava il culto pub-
blico e ufficiale, fatto nel tempio di
Gerusalemme e distinto dal/a preghie-
ra personale e privata.
Nel nuovo Testamento il termine
non è usato come sinonimo di «culto»,
a eccezione di At /3,2, per il fatto che
era troppo legato al culto ufficiale cri-
ticato, per il suo formalismo, da Gesù.
Presto il termine fu ripreso dalle
prime generazioni cristiane (I-III
sec.) spogliato da tutto ciò che lo le-
gava al culto dell'antico Testamento, e
usato per desiganre il culto nuovo fat-
to in spirito e verità e compiuto in Cri-
sto, per Cristo, con Cristo.
Procedendo lungo la storia, il tenni-
ne indicò sempre di più una serie di
norme e rubriche per regolare e svol-
gere il culto nef/a suaforma visibile: la
liturgia era così un complesso di ceri-
monie regolato in modo giuridico.
Nel secolo scorso e nel nostro si svi-
luppò un interesse particolare per la li-
turgia, e tramite studiosi dell'epoca
antica e uomini di preghiera, si risco-
pri la liturgia nel suo vero volto, oscu-
rato nel passato: la liturgia da norma
giuridica ritornava a essere atto di
lode fatto dalla Chiesa a Dio Padre in
Cristo per mezzo dello Spirito santo.
La liturgia divenne quindi UJ1 «ren-
dere presente e operante» il mistero di
Dio, reso visibile nella vita di GeslÌ e
messo a disposizione dei fedeli.
Il Concilio portò a maturazione
queste intuizioni.
Il culto celebrato dai cristiani
secondo la sacra Scrittura
Il Concilio nelle sue affermazioni
sulla liturgia si rifà af/e indicazioni che
ci provengono dafla Bibbia, recuperan-
do cosi il genuino e originario senso
del culto come era vissuto e celebrato
dagli uomini e donne dell'antico e del
nuovo Testamento.
a) Per l'antico Testamento notia-
mo:
1) Il culto è celebrato sempre dal
popolo (assemblea) (Es 19,5-6), la
litugia è espressione della fede del po-
polo e della sua storia con Dio, le feste
hanno sempre questi due riferimenti
( Pasqua = liberazione dall'Egitto;
Pentecoste = dono defla legge; Ca-
panne = cammino nel deserto ecc.).
2) Il culto sarebbe un insieme di
gesti formali e senza senso se non
fosse accompagnato dal cuore delle
persone, da una offerta di se stessi e
della propria vita ( 1Sam 15,22; Sir
35,1-10; Sai 50).
3) li culto è celebrato facendo me-
moria di un fatto passato, ma guar-
dando ai•anti, al futuro (a queflo che
Dio farà = Escatologia) ( ls 43,16-
21; 65,/7-25; ecc.) il dono dello Spi-
rito renderà possibile questo, il culto
futuro sarà donato dai tempi del
Messia ( Ez 36,26-36).
b) Per il nuovo Testamellto notia-
mo:
1) L'atteggiamento di Gesù che,
pur partecipando alle antiche usanze
( M c 2,23-28; 11,15-17; ecc.) procla-
ma il «suo» nuovo culto (Gv 4,23-24),
e obbedendo al Padre, trasforma la
sua vita in offerta sacrificale, in vero
culto a Dio ( Mc 14,36; Gv 12,28; Eb
10,5-10).
2) La Parola di Gesù, la sua mor-
te, la sua risurrezione, in sintesi il
«Vangelo», sono il fondamento del
culto cristiano. Per cui tutta la vita
dei crisliani, per il battesimo inseriti in
Cristo ( Rm 6), diviene un unico atto
di culto, o «sacerdozio santo» ( I Pt
2,5; Rm 12,1; JCor /0,31).
3) La comunità cristiana dei primi
secoli vive questa nuova realtà. Cristo
con la sua vita è il vero culto, lui è l'al-
tare, il suo corpo è il tempio, apparte-
nere a fui vuol dire trasformare la pro-
pria vita in un sacrificio dì lode a Dio,
come insegna san Paolo: «Vi esorto,
fratelli, per la misericordia di Dio, ad
offrire i vostri corpi come sacrificio vi-
vente, santo e gradito a Dio; è questo ìl
vostro culto spirituale>> ( Rm 12, I) .

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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TORINO - UNA SERATA
CHE INIZIA UNA VITA...
«Costoro ... possono continuare
in mezzo alle loro ordinarie occu-
pazioni, in seno alle proprie fami-
glie e vivere come se di fatto fos-
sero in Congregazione ,.. qui si ha
per fine principale la vita attiva
nell'esercizio della carità verso il
prossimo e specialmente verso la
gioventù pericolante>>.
Queste parole di Don Bosco, ri-
portate sul Regolamento hanno
guidato e portato alla promes-
sa 17 giovani la sera del 30 gen-
naio 1988.
La data importante, la celebra-
zione importante, le importanti
personalità intervenute non hanno
influito sulla loro decisione: si sen-
tiva interiormente come un biso-
gno, una coerente conseguenza
dell'impiego fino a qt:.el punto
fatto della propria esperienza di
vita.
Non si sono «inventati» coope-
ratori, si sono «riconosciuti}) tali!!!
Da riflessioni personali: «Non
credevo che una promessa di tale
spessore e impegni mi rendesse
così sereno e tranquillo>l.
Da impressioni della stretta pa-
rentela: «Non so bene perché, ma
lo vede;, più tranquillo, sereno,
sicuro».
_ Due aspetti della stessa realtà:
30 gennaio 1988 - ore 21.00
La Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino-Valdocco è gremita di persone nella
quasi totalità giovani. Per la «Veglia di preghiera» animata dai Novizi Salesiani,
in preparazione alla «memoriaJ> della morte di D. Bosco avvenuta appunto il 31
gennaio 1988 alle ore 4,45.
Momento culminante della Veglia di Preghiera è stata la promessa fatta da 17
Giovani Cooperatori che nel nome di D. Bosco si impegnavano a continuare il
suo apostolato tra i giovani negli Oratori dove essi già lavorava.no come Anima-
tori. Emilio Schinetti ci comunica alcune impressioni di quel momento per loro
molto importante ed emblematico sia per il luogo come per la ricorrenza dell'a-
pertura del Centenario del Dies Natalia di D. Bosco.
la piena consapevolezza di essere
riusciti a togliersi di dosso quella
maschera da «uno» ed aver assun-
to il volto proprio di:
- fedele discepolo di Cristo;
- lavoratore nel Regno per
la promozione e salvezza dei gio-
vani;
- conoscitore e testimone del-
lo spirito salesiano;
- collaboratore nella Chiesa
locale.
Emilio Schinetti
*
GIAVENO (Torino)
IL CENTRO COOPERATORI
«RINNOVATO»
I COOPERATORI SALESIANI a
GIAVENO esistevano già a fine
Ottocento, e fu una Cooperatrice,
la signorina Giuseppina GIACO-
NE, a iniziare nel 1890 le pratiche
per l'acquisto di una casa, dove le
Figlie di Maria Ausiliatrice potes-
sero occuparsi della gioventù
femminile del paese.
Le Cooperatrici e Cooperatori
continuarono a favorire le opere
che andarono man mano svilup-
pandosi accanto all'Oratorio, pri-
ma opera fondata, e a diffondere
la devozione alla Madonna sotto il
titolo di Ausiliatrice.
Contribuivano, tra l'altro, a ren-
dere solenne la festa in Suo onore,
celebrata all'interno dell'Istituto
Maria Ausiliatrice, abbinandola
alla festa di D. Bosco. Con la cano-
nizzazione di quest'ultimo, avve-
nuta nel 1934, chiesero e otten-
nero di coinvolgere tutta la par-
rocchia.
Nel 1937 parecchi giovani gia-
venesi, tornati dalla guerra d'Afri-
ca sani e salvi alle loro case, apri-
rono una sottoscrizione per l'ac-
quisto di un gruppo statuario
(opera dello scultore Giuseppe
Nardini) che rappresenta Don Bo-
sco in preghiera davanti all'Ausi-
liatrice; e promisero, con voto,
che ogni anno l'avrebbero portato
a spalle processionalmente in Par-
rocchia il giovedi precedente l'ul-
t!JDa domenica di maggio, per ri-
11/ 43

2.2 Page 12

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ROMA · I COOPERATORI
«MISSIONARI» IN CITTÀ
Giaveno. Complimenti e auguri ai nuovi Cooperatori/
portarlo all'Istituto, dopo un tri-
duo cli funzioni, la sera della do-
menica.
Quest'anno, in occasione del
cinquantesimo anniversario del
voto. alle solite funzioni del triduo,
si aggiunse una particolare cele-
brazione per gli ammalati. I Coo-
peratori, insieme agli ex-com-
battenti, si impegnarono perché
tutto riuscisse nel migliore dei
modi e la partecipazione fu supe-
riore all'aspettativa.
In vista dell'anno centenario
della morte di Don Bosco si cercò
di riannodare le fila dei Coopera-
tori, un tempo molto numerosi.
Un gruppo di nuove reclute (11)
partecipò assiduamente con alcu-
ni (4) «anziani» ai raduni mensili,
iniziati nel mese di agosto, per lo
studio del Nuovo Regolamento.
in vista della «promessa» che
ebbe luogo la domenica 14 giu-
gno scorso.
Nel pomeriggio, Don Corrado
Bruno, incaricato ispettoriale dei
Cooperatori, celebrò la Santa
Messa alle ore 16 nella Cappella
dell'Istituto Maria Ausiliatrice per
i Cooperatori e i loro familiari,
presente, in preghiera, la Comu-
nità delle suore.
Don Bruno illustrò nell'omelia,
con parola semplice e calda, la fi-
sionomia spirituale del Coopera-
tore Salesiano e i suoi compiti.
12/44
All'Offertorio undici nuovi Coo-
peratori fecero la loro promessa e
quattro la rinnovarono. Il tutto in
un clima di fervore e di gioia sa-
lesiana. All'uscita l'immancabile
foto-ricordo e un festoso «arri-
vederci>>.
Anche durante l'estate i Coope-
ratori furono presenti all'incontro
mensile e presero parte alle varie
iniziative mariane e alla Marcia
della Fede promosse in zona per
onorare la Madonna con particola-
re fervore, in occasione dell'Anno
Mariano.
Anche il 20 settembre, giornata
della Famiglia Salesiana al Colle
Don Bosco, furono presenti e vi
parteciparono con grande entu-
siasmo, contenti di scoprire quan-
to sia grande questa famiglia che
si incontra, nel fervore e nella fe-
sta, nel nome di Don Bosco.
L'11 di ottobre hanr.o voluto ri-
trovarsi per una giornata di ritiro
spirituale, condotta con compe-
tenza dal Rev. Don L. Brunello di
Avigliana.
Fu per tutti un'esperienza spiri-
tuale vissuta profondamente , in un
clima sereno di famiglia, ncco di
salesianità.
Tema della giornata: «Il laico sa-
lesiano nella Chiesa».
E ora si riparte con slancio, con
Don Bosco, con Maria, nella Chie-
sa, per un futuro di speranza.
Il corso per preparare chi è di-
sponibile a far conoscere Don
Bosco fuori delle «mura salesia-
ne».
Siamo ormai in pieno anno cen-
tenario, commemorativo della
morte di S. Giovanni Bosco.
Non è esagerato dire che, do-
vunque, si sente ripetere il nome
del nostro Santo.
Quotidiani, riviste , trasmissioni
radiofoniche e televisive pubbli-
che e private parlano di Lui. Sulla
Sua figura cli Uomo, di Santo, di
Genio si scrivono articoli, addirit-
tura libri, direi uno al giorno. Cer-
ti buoni, elogiativi, edificanti; certi
altri anche con intenti molto me-
no devoti.
Don Bosco è il Santo dell'anno!
Accettiamo il concetto, anche
se, per noi Cooperatori, Don Bos-
co è il Santo di sempre. Noi non
aspettiamo che scocchi un'ora...
centenaria per commemorarne la
Persona, per esaltarci ai Suoi suc-
cessi, per applicare alla nostra
vita e attualizzare i Suoi messag-
gi, nella devozione e nell'ammira-
zione.
Ma, dato l'evento, qualcosa cli
più, in linea con lo straordinario
avvenimento, i Cooperatori di
Roma dovevano farlo.
Ed ecco l'idea dell'Ufficio Ispet-
toriale del Lazio: un corso per la
formazione di «Missionari Don
Bosco '88». Cioè un breve ma
esauriente seminario di studi per
chi fosse disponibile a «propagan-
dare» Don Bosco un po' dovun-
que.
Effettivamente, richieste di co-
nferenze, tavole rotonde, incontri
di studio su San Giovanni Bosco ne
stavano arrivando (e ne arrivano
ancora) all'Ufficio Ispettoriale.
Dunque, era necessario non
eludere quelle richieste, non di-
sattendere quelle attese.
Pronto, Don Alfano ha escogita-
to come provved ere: tra il No-
vembre e il Dicembre '87 il corso
di preparazione lo ha pensato, lo
ha organizzato e lo ha tenuto, lui
personalmente.

2.3 Page 13

▲back to top
Gli argomenti: tutti quelli utili a
far conoscere Don Bosco nei Suoi
aspetti più rilevanti di amico ed
educatore dei giovani e di porta-
tore originale del messaggio eva-
ngelico. Ma anche con l'indispen-
sabile ricerca (una scoperta per
non pochi) di tanti Suoi aspetti
umani, sociali, pedagogici e la
scoperta dei tanti momenti della
Sua vita nei quali Egli ha mostrato
tutta la Sua grandezza, anche sul
piano puramente umano.
Gli orari: comodissimi per
chiunque volesse partecipare al
corso. La stessa lezione ripetuta
più volte ad orari diversi, per
favorire la più estesa parteci-
pazione.
La risposta dei Cooperatori: na- Fontanazzo. Allegria con «Avanti tutta»!
turalmente entusiastica, diligente,
compresa e convinta della indub- Fontanazzo. Premiazione per i «giochi
bia utilità dell'inziativa e di quanto invernali»
si veniva ad apprendere.
Foto sotto:
Ora i nostri .. . alunni sono pro- Fontanazzo. Arrivederci con... la tradi-
nti.
zionale spaghettata.
Qualcuno già si è mosso e a Ti-
voli, a Ladispoli, a Frascati, a
Roma (parrocchie, Istituti, scuole non poteva non ispirarsi alla «ar-
ecc.) ha già cominciato a portare boresca» trasmissione dell'anno.
alle attente assemblee di amici di Per noi cooperatori ed exallievi
Don Bosco le nozioni sul nostro presenti lo spettacolo non poteva
Santo, i Suoi insegnamenti, il sig- che intitolarsi «Avanti tutta», come
nificato che Egli ha nella vita e ne- segno dello stile salesiano, f~~o. ~i
lla storia della Chiesa e del Mon- spirito prospettivo e di pos1t1v1ta.
do.
Ritrovarsi così tra «fondisti» e «di-
Con una consapevolezza non fa- scesisti» (e non fra la superata
cilmente smentibile: è certo che 'contrapposizione fra «nord» e
chi ascolta i nostri «Missionari» se «sud»), ba rappresentato la coreo-
non è ancora amico di Don Bos- grafia di una festa mascherata, ma
co... lo diventa seduta stante.
Luciano Principini
*
«AVANTI TUTTA»
A FONTANAZZO
Il «soggiorno don Bosco» di
Fontanazzo ha ospitato anche que-
st'anno la settimana bianca dei
cooperatori. Con lo stesso spirito
di simpatia, cordialità e inventiva
la settimana è stata animata anche
dalla serata di carnevale, che que-
st'anno, dopo i successi di «Amo-
revolissima» e cli «Povero ma fan-
tastico» degli anni precedenti,
13/45

2.4 Page 14

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13 marzo 1988, Palermo «Ge-
sù Adolescente» - Tema: «Sui sen-
tieri del Concilio: LA SECOLA-
RJTA».
giugno 1988, Caltanissetta
«Istituto Salesiano» - Tema: «CON
DON BOSCO OGGI: la salesia-
nità».
Salvatore Mobilia
*
TORINO - CENTRALE
Sicilia . Corso di fonnazione p er Consiglieri cooperatori.
vissuta fraternamente «senza ma- se di Sicilia, ha riscosso un lusin-
schere».
ghiero successo per la chiarezza e
Sicuramente oggi ritrovarsi tutti la vivacità con cui ha proposto ri-
assieme, in rappresentanza di tre flessioni su un argomento così at-
generazioni, a divertirsi senza tuale e complesso.
barriere comunicative, è un'espe- Nei gruppi di studio l'argomen-
rienza che tutti i giovani dovreb- to è stato poi dibattuto ampiamen-
bero poter fare. In questo senso ci te. L'oratore ha quindi risposto
si deve augurare che queste setti- -con precisione ai molti quesiti
mane, «ricreative» in tutti i sensi. proposti. Evidente alla fine la sod-
si possano moltiplicare, perché lo disfazione di quanti hanno parteci-
spirito di «avanti tutta)> possa farci pato alla giornata. Per tutti un ap-
sperare in forme sempre più ge- puntamento per i successivi in-
nuine e solidali di comunità.
contri.
Gaetano
È difficile concretizzare con po-
che parole, come mi è stato chie-
sto, ciò che ognuno di noi ha pro-
vato 1'8 dicembre 1987 nella chie-
sa di San Francesco d'Assisi.
Quel giorno i primi Cooperatori
del nuovo centro di Via Cumiana,
14 di Torino, hanno pronunciato la
loro Promessa.
La prima parte della nostra for-
mazione ha realizzato così il suo
completamento. Ora non siamo
certo arrivati!. .. infatti non ci rima-
ne che partire con una nuova vo-
lontà per un cammino di crescita
personale e di dono gratuito e fra-
terno.
- La Santa Messa è stata presiedu-
ta da don Cuevas giunto apposita-
mente da Roma (a lui un Grazie
speciale per questo dono); le sue
*
COOPERATORI SALESIANI
SUI SENTIERI DEL CONCILIO
Organizzata dal Consiglio Ispet-
toriale dei Cooperatori Salesiani
di Sicilia, nel quadro della forma-
zione permanente dei Dirigenti
dei Centri Locali dell'Associazio-
ne, si è svolta a Catania nella sede
dell'Ispettoria il Primo dei tre in-
contri di Formazione avente come
tema: «ESSERE CHIESA OGGI».
Davanti a un uditorio qualificato
di 65 Cooperatori Salesiani mons.
Ludovico Puma, responsabile del-
la Segreteria Pastorale delle Chie-
14/46
Torino (V. Cumiana). Festa ed emozioni nella Chiesa di S. Francesco d 'Assisi per
Je... «Promesse»!

2.5 Page 15

▲back to top
parole ci hanno arricchìti di entu-
siasmo, consapevolezza e saggi
consigli, anche se un po' di timore
ha attraversato le nostre menti.
«Sapremo essere degni del
dono che lo Spirito Santo ci ha fat-
to, mettendoci sul cammino già
tracciato da don Bosco?». Ce la
metteremo tutta per vivere de-
gnamente il nostro Battesimo nello
spirito salesiano e con la guida
amorevole di Maria sapremo es-
sere, ognuno secondo le sue ca-
pacità, continuatori del carisma di
don Bosco, come memoria storica
e più ancora come fedeltà allo Spi-
rito Santo.
La data stessa della nostra Pro-
messa ci pone, quasi di dirit-
to (modesti, vero?), sulla buona
strada:
- 8 dicembre: festa dell'Imma-
colata
- 8 dicembre 1841 : nasce, pro-
prio in San Francesco d 'Assisi, l'o-
ratorio salesiano.
MERIDIANO DODICI
notliie. dal mondo cattolico
Per la prima volta una donna
terrà le conferenze
quaresimali nella Cattedrale
di Notre Dame
A ,Parigi per la prima volta una
donna terrà una delle tradizionali
conferenze d i Quaresima nella catte-
drale di Notre Dame. Si tratta della
signora Elena Mathieu che il 20 mar-
zo parlerà su «Maria, madre di mise-
r icordia». La signora Mathieu fa par-
te del Consiglio per i laici e ha fon-
dato nel 1963 l' Ufficio crist iano de-
gli handicappati e degli inadattati.
Un'altra novit à è che anche i pastori
luterani e riformati ter ranno le loro
conferenze nella cattedrale cattolica.
La Chiesa partecipa alla
Borsa Internazionale
del Turismo a Milano
La partecipazione della Chiesa ita-
liana è una delle novità della Borsa
internazio nale de l Turismo, inaugu-
rata a Milano. In un grande padigl io-
ne le diocesi di Milano, Venezia e
Ravenna espongono i t esori delle
loro cattedrali; è uno stand che offre
spunti di riflessio ne ai viaggiatori
mossi da interessi culturali. Ha aper-
to i lavori il Cardinale Martini, arci-
vescovo di Milano; è seguita poi una
relazione dell'Arcivesco vo Cheti che
ha t rattato il tema: «Tur ismo, edu-
cazione per tutti».
La festa di questo 8 dicembre
1987 non poteva essere più ricca
di significati e quando, attorno al-
l'altare, abbiamo espresso la Pro-
Il Presidente della Costa Rica
istituisce una fondazione
per la pace
messa, il cuore di ciascuno era vi-
brante di emozione e gli occhi di Il presidente della Costa Rica,
molti si sono fatti un po' lucidi.
Oscar Arias, ha istituito nella capita-
Il momento dell'Offertorio ha le San José una Fondazione per la
poi voluto ricordare la grande Fa- . pace e lo sviluppo umano. L'organi-
miglia Salesiana, che è stata tra- smo è stato istituito con il denaro da
sformata in personaggi di un mo- lui ricevuto come vincitore del Pre-
derno Presepe. Di fronte alla Nati-
vità, che accoglie e dà significato
ai nostri doni, si sono posti i Sale-
siani, le F.M.A. , i Cooperatori, gli
Ex-allievi e i giovani delle nostre
scuole e dei nostri Oratori.
mio Nobel 1987 per la pace. Nel
corso della cerimonia inaugurale il
Capo dello Stato ha precisato che i
fondi verranno usati per combattere
la povertà e alcune forme di violenza
nel mondo.
Al termine della Celebrazione
non poteva mancare 1.U1a foto di
gruppo: così come ora non può
mancare il nostro grazie a sr. An-
La campagna di Quaresima
della «Misereor»
gela Zappino, la nostra delegata, a
don Bruno e don Zeni che tanto È iniziata in questi giorni a Lim-
fanno per aiutarci a «crescere» burgo, nella Germania occidentale,
come cristiani ed a tutti coloro che
sono per noi esempio di vita apo-
stolica e di impegno quotidiano.
Roberta Roso
la 30.ma Campagna di Quaresima
della «Misereor», la maggiore Opera
ecclesiale nel mondo per l'assistenza
allo sviluppo. La Campagna que-
st'anno ha per tema: «Dacci oggi il
nostro pane quotidiano» e si concen-
*
tra su un paese africano, il Camerun.
La «Misereor» assiste «i più poveri
tra i poveri», secondo il principio di
ai utare la gente a fare da sè.
11 Papa beatificherà
due sacerdoti a Verona
Giovanni Paolo Il sarà a Ve rona in
aprile per la beat ificazione di due sa-
cerdot i: don Giovanni Calabria e
Mons. Giuseppe Nascimbeni. Il sacro
r ito si svolgerà nello stadio Bentego-
di alla presenza delle massime auto-
rità re ligiose e civili. Nel pomerig-
gio il Papa incontrerà i giovani delle
diocesi del Triveneto in occasione
del cent enario della mo rte di don
Bosco.
Catechismo per
ragazzi dei circhi
In un Convegno a Roma è stata
presentata la bozza che riguarda le
nuove forme d i evangelizzazio ne fra
gli addetti nei ci rchi e nei luna park.
E un catechismo sui generis che pre-
senta Gesù Cristo in un cont esto del
tutto particolare . Si è voluto punta-
re su un testo centrato attorno alla
tenda, il simbolo tipico del circo e di
una provvisorietà e d i una mobilità
continui. Il catechismo sarà diffuso
in cinque capitoli e pubblicato nel
mese di marzo.
Renzo Giustini
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BOLLETTINO SALESIANO
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precedenlie.
Nicola Palmisano
NELLA SCUOLA
CON LO STILE
DI DON BOSCO
elle di ci
leumann (forino)
16/48
Il messaggio educativo fondamen-
tale di Don Bosco, valido ieri come
oggi e sempre, è il suo amore tota-
le verso giovani. Educare come lui
è accettare profondamente questo
dono dello Spirito: «Il dono della
predilezione verso i giovani» (Don
Albera).
Questo dono, accettato e ricono-
sciuto, diventa scelta di fondo di ispi-
razione e di azione, gusto, significa-
to e gioia di vivere: «Qui con voi mi
trovo bene: è proprio la mia vita sta-
re con voi»; «Ho promesso a Dio che
fin l'ultimo respiro sarebbe stato per
i miei giovani poveri», diceva Don
Bosco.
E ancora: «Miei cari, io vi amo di
tutto cuore, e basta che siate giovani
perché io vi ami assai, e vi posso ac-
certare che troverete libri propostivi
da persone di gran lunga più virtuose
e più dotte di me, ma difficilmente po-
trete trovare chi più di me vi ami in
Gesù Cristo, e che più desideri la vo-
stra vera felicità» (introduzione a «Il
giovane provveduto»).
Sembra un 'eco della passione apo-
stolica dell'apostolo Paolo: «Potreste
avere anche diecimila maestri... ma
non molti padri. Ebbene, io sono di-
ventato vostro padre» (1Cor 4,15) . E
al termine della sua vita Don Bosco si
definirà: «questo povero vecchio che
per i suoi giovani ha consumata tutta
la vita» (LdR).