Bollettino_Salesiano_197807


Bollettino_Salesiano_197807

1 Pages 1-10

▲back to top

1.1 Page 1

▲back to top
es1ano Bollettino
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA DON BOSCO NEL 1877
ANNO 102 N. 7
• SPEDIZ. IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2 ° 1701 - 1 QUINDICINA •
1 APRILI
1978
.
j
:!i¼tl~/ ·
1

1.2 Page 2

▲back to top
no Sommario--«Caro BS...»--Salesia1
Servizio di copertina, pag. 25
Foto di Antonio Gottard
(particolare da un quadro
di Giorgio Rocca)
SPECIALE CG21
I SALESIANI FRA TESTIMONIANZA
E ANNUNCIO
1 IL RETTOR MAGGIORE
Primo obiettivo Il Vangelo al giovani, 13
2 DATI E DATE
Il •Chi è- del Capitolo, 14
3 LA FAMIGLIA SALESIANA
Forze più unite nel progetto di Don Bo-
sco, 17
4 UMORISMO
Un Birichino in aula magna, 18
5 LE CONCLUSIONI
Una piattaforma operativa per !'imme-
diato futuro, 21
6 LA PAROLA DEL PAPA
I ragaul vi chiamano: hanno bisogno
di voi, 23
LE IDEE
Vocazione. Perché impegnarsi per tutta la
vita?, 8-9
GLI UOMINI
Carta d'Identità. Le Volontarie di Don Bo-
sco, 10-11
Cooperatori. Tempo di esercizi, 29
Un corso per animatori, 30
L'AZIONE
Belgio. Muratori nel Friuli, 30
Italia. Hanno cent'anni i «pretini•, 31
Missionaria in patria, 31
~zio Barba» con le calze in tasca, 31
Libano. Un penoso esempio di malcostu-
me giornalistico, 7
Paraguay. L'anno primo dell'era dei ge-
melll, 30
Perù. Parola di indios Campas: è stupen-
do vivere con Dio, 6-7
Srt Lanka. Crescete in fretta, salesiani
singalesi, 11-12
Venezuela. Anche nelle missioni gli stu-
dentì si ribellano, 30
IL PASSATO
I ricordi saleslanl di Paolo VI, 3-5
Servo di Dio Alberto Marvelll 25-29
RUBRICHE
Caro BS, 2 - BS risponde, 8 - Libreria, 31 -
Ringraziano i nostri santi, 32 - Preghiamo
per i nostri morti, 34 - Solidarietà missio-
naria, 35.
DON BOSCO E GLI APPRENDISTI
(LETTERA DEL SEN. GUI)
Il sen. Luigi Gui ha inviato al BS una
lunga e graditissima lettera. Eccone qual-
che passo.
Un amico mi ha gentilmente inviato co-
pia del Bollettino Salesiano di gennaio, in
cui compare un bell'articolo di SIivino Pe-
ricolosi a ricordo della proclamazione di
Don Bosco a patrono degli apprendisti
italiani, avvenuta vent'anni fa su mia pro-
posta da parte d i Papa Pio Xli.
La pubblicazione mi ha fatto piacere.
Conservo copia autentica del Breve Pon-
tificio relativo, come un documento tra i
più cari della mia attività ministeriale.
Il Ministero del Lavoro Istituì allora la
Festa nazionale dell'apprendista per l'ul-
tima domenica di gennaio, In coincidenza
appunto con la commemorazione di san
Giovanni Bosco. Essa era intesa a dare
una coscienza professionale e morale al-
l'apprendista e un rilievo sociale alla sua
figura; a orientare i giovani verso il lavoro,
considerato nella concezione personali-
sta propria della nostra Costituzione; a
dibatterne I problemi e a favorirne la solu-
zione con l'appoggio della pubblica opi-
nione.
Nel 1958, suo primo anno, la festa fu un
grande successo. Poi io lasciai il Ministero
del Lavoro, ma per qualche anno ancora
questo ne sostenne la celebrazione.
Quindi, non so perché, la lasciò cadere:
soltanto I Salesiani provvidenzialmente la
continuarono. Peraltro, la figura e l'esi-
stenza stessa dell'apprendistato sono
paurosamente decadute In questi anni,
con il danno per i giovani che è sotto gli
occhi di tutti ( ...).
Luigi Gui
(segue a pag. 7)
IL BIRICHINO
DI DON BOSCO
DITECI, INSOMMA:
SIETE VOI
DEL «CG21,,
O DOBBIAMO
ASPETTARNE
UN ALTRO?
La vignetta fortemente allusiva presenta
un protagonista piuttosto scomodo del
21 Capitolo Generale, Il Birichino, che ha
partecipato a suo modo, ma con molto
puntiglio, a tutte le riunioni. E ogni giorno
ha voluto dire la sua ai salesiani, a nome
del ragazzi di tutto Il mondo.
Servizio a pag. 18-19.
Rivista della Famlglla Salesiana
fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'informazione e cultura religiosa
Direttore responsabile:
DON ENZO BIANCO
Collaboratori
Sr. Giuliana Accornero Pietro Ambrosìo - Te-
resio Bosco - Sr. Elia Ferrante - Adolfo L'Arco•
Jesus Mélida
Fotografia: Antonio Gottardt
Archivio salesiano: Guido Cantoni
Archivio Audiovisivi LDC
Fotocomposizione e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Officine Grafiche SEI - Torino
Autorizzazione del
Tribunale di Torino n. 403 del 16-2-1949
COLLABORAZIONE
La Dlrezlone sollecita a Inviare noUzle e loto
riguardanti la Famiglia Salesiana, e s'Impegna
a pubblicarle secondo le possibilità del BS.
IL es NEL MONDO
Il BS esce nel mondo con 37 edizioni nazionali
(in 20 lingue diverse, con tiratura annua di oltre
10 mllìonl di copie) In:
Antllle (a Santo Domingo) - Argenllna - Austra-
lia - Auatrla - Belgio (in fiammingo) - Bolivia -
Brasile - Centro America (a San Salvador)- CIie
- BS Cinese (a Hong Kong) - Colombia - Ecua-
dor - Flllpplne - Francia (per I paesi di lingua
francofona) - Germania - Giappone - Gran Bre-
tagna - India (In Inglese, più le edizioni nelle
lingue locali malayalam, tamil e telugù)- Irlanda
- Italia - Jugoslavia (edizioni in croato e slove-
no)- Korea del Sud - BS Lituano {edito a Roma)
- Malta - Me11lco - Olanda - Perù - Polonia -
Portogallo - Spagna - Stati Uniti - Thailandia -
Venezuela.
PER RICEVERE IL es
11Bollettino Salesiano viene Inviato gratta:
- ai componenti la Famiglia Salesiana
- agli amici e sostenitori delle Opere di san
Giovanni Bosco.
Le richieste vanno Inoltrate alla Direzione o al-
l'Ufflcìo Propaganda (Indirizzi sotto).
CAMBIO DI INDIRIZZO
Comunicare, Insieme con Il nuovo, anche l'In-
dirizzo precedente.
I LIBRI PRESENTATI SUL BS
si possono richiedere alle rispettive Editrici:
- o conlrasaegno (spese di spedizione a cari-
co del richiedente):
- oppure con versamento anticipato mediante
conto corrente postale (spese di spedizione a
carico dell'Edltrlce). Indirizzi:
LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo
Salesiano 1. 00139 Roma, Ccp. 57.49.20.01 .
LDC: Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leu-
mann (Torino). Ccp 2/27196.
SEI: Società Editrice Internazionale - Via Ca-
satmonlerrato 2/e-00182 Roma. Ccp 1/27997.
INDIRIZZI DEL BS
Direzione e Amministrazione:
Via della Pisana 1111 - Casella Postale 9092 -
00100 Roma-Aurelio. Tel. {06) 69.31 .341 .
Ufficio Propaganda:
Arnaldo Montecchio - Via Maria Ausiliatrice 32 -
10100 Torino. Tel. (011) 48.29.24.
CONTO CORRENTE POSTALE
numero 46.20.02, intestato a Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, Roma.
IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCO
a chi contribuisce alle spese per il BS o aiuta le
Opere Salesiane nel mondo.
2

1.3 Page 3

▲back to top
STORIA SALESIANA
I I discors.o del Papa era denso e pie-
no di concetti. degno di un Capi-
tolo Generale. Ma d'improvvbo uno
scarto: «E qui sarei/Imo tencati di
aprfre 1111a cl1iosa 111arginale... » Così
Paolo V1 raccontò al suo udiwrio a1-
tentissimo «i 1itoli personali che ab-
bia1110 per avere cara, per aFere vicina,
la vostra fw11iglia religiosa».
Un quadre tto. « lo ,·icordo che nello
s1udio di mio padre c'era un ungolino
che stava a fianco della !:>Crivania, dove
era appeso u11 quadrello di Don Bo-
sco... » Suo papà, l'avvocato Giorgio
Montini, p1·ofcssionista di l'ama, gior-
nalista, depu talo nelle fila del Partito
Popolare, aveva inciso profondamen-
te sulla forn1azione di quel ragazzo
esile che un giorno diventerà succes-
sore di San Pietro.
Era stato un protagonista del mo-
vimento callolico dai tempi tormen-
lati della fine '800 fino all'avvento del
fascismo e oltre. Era stato animatore
di gruppi giovanili, di associazioni
culturali e sociali. li giornale « Il Cit-
tadino di Brc!>cia» lo ebbe direttore
dal 188 1 e per vari anni. Nel 19 19 era
stato tra i fondatori del Partito di don
/
I ricordi salesiani
di Paolo VI
« Nello studio di mio padre In un angolino era appeso un quadretto di
Don Bosco; io andavo a dare un'occhiatina al quadro... » . « Voi sapete
che lo ho avuto un cugino salesiano. Era un ragazzo indisciplina-
to... ». Così il Papa ai Capitolari salesiani nell'udienza concessa Il 26
gennaio scorso. Sono due ricordi cari a Paolo VI, e cari anche alla
Famiglia di Don Bosco.
Sturzo, e risultò elello deputato con
una \\'alanga e.li voti. Il giorno della
marcia ~u Roma gli squad1isti inva-
sero e sfasciarono la tipografia del
suo giornale...
Don Giovanni Ballista Montini. alla
soglia del sacerdozio !>Crivcrà e.li lui:
«A mio padre devo gli esempi dico-
raggi(), l'urgenLa di non arrendersi
supinamente a l male. il giuramento e.li
non preJerirc: mai la vita alle ragioni
della vita. Il :.L10 insegnamento può
riassumersi con una parola: essere
testimone•·
Ebbene, questo testimone aveya in
un angolino del suo studio quel qua-
drello di Don Bosco: C'era scn'uo sor-
to - ha aggiunto nell'udiem:a Paolo
VI - credo per mano di Don Bosco,
queste parole clze sono impresse nella
mia memoria: « ln 111orte si raccoglie il
fnwo delle opere buone». E' un dello
di Don Bosco. E io 111tte le volte che mi
a11vicina1'0 allo studio di 111io padre,
andavo a dare un 'occhiaia al quadro
con sotto sci-irìo quelle parole. Che mi
n'nzasero. ripdo, /estualmente i111p1·es-
se nel cuore».
Un cug:ino indisciplinato. « Voi sa-
pe1e - ha pure detto Paolo VI sempre
nella stessa "chiosa marginale" -che
ho un cugino che è swco salesia110, 11011
è l'ero?»
Si chiamava Luigi Momini, era nato
a Brescia il 25.7.1906, quarto di 6 fra-
telli. Suo padre, Giuseppe, era fratello
dell'av,ocato Giorgio. I md Montini,
lratelli e cugini, trascorrevano soven-
te l'c~tate in~icme nell'atmosfera pa-
triarcale della loro villa a Concesio. E
Luigi dimostrò presto il lascino per il
mondo aperto cd errabondo: lo sor-
presero a invidiare gli ,_ingari: «Che
bel11; tendine ha qudla casa! Mi pia-
cerebbe abitarci!» Quella casa era un
carrozz.one Lingaresco di passaggio, e
la no011a scuoteva il capo preoccupa-
ta: «Va a finire che questo ragazzo gli
zingari me lo rapiscono con una ca-
ramella». Invece lo rapi,-à Don Bosco.
«Io lw assistilO 1111 po' all'origi11e
della sua \\'oca.:ione», ha raccontato
Paolo VI. li l"uturo Papa ern alle soglie
del sacerdozio, guardato con profon-
do rispetto dai cugini, in particolare
da Luigi. « Don Battista» come lo
chiamano, è di 9 anni più a11L..iano;
Luigi ne ha un dspetto pro[ondo, gli
dà del lei. Anche i professori del gin-
nasio di Brc!>cia, che Luigi frequenta,
gli propongono il cugino seminarista
(passalo per la slé!>sa scuola) come
modello di perfez.ione da imitare. In-
vece, ha proseguito il Papa nella sua
rievocaz.ione, « Luigi era u11 ragazzo
indisciplinato, al punto tale che sua
madre lo 10lse dalle s<:uole dicendo:
« Tu andrai a lavorare. perché110n ,,uoi
sflldiare». Ma il Papa non ha raccon-
tato quanto Ieee lui personalmente
per salvare la pagella dell'irrequieto
cuginclLO (il particolare è slaLO narra-
to im·cce da don Luigi).
«Poco prima che don Battista ricc-
,·esse gli ordini; bo frequentate> la
quarta ginnasiale e fui rimandato in
latino, greco e italiano. I miei genitori
mi affidarono a don Bauista, e credo
di non avere mai avuto un maestro
così intransigente. Ma tutti i buoni
insegnamenti cli mio cugino non ser-
virono a molto, pe1·ché a causa del
greco clovetti ripetere l'anno».
Nel 1926-27 il futuro missionario è
militare (furiere nell'artiglieria alpi-
na) a Bressanone nell'Alto Adige, i,ul-
la strada che porta al Brennero. E si
3

1.4 Page 4

▲back to top
imballc pl'r la p1ima volta in Don Bo-
~co. Anc he questa volta è un quadro...
Que llo sguardo assassino. Un certo
don Giuseppe Franco a Bressanone è
incaricato dell'assistenza rdigiosa
della popolazione <li lingua italinna. e
in pratirn la anche da cappellano mi-
lHan.>. Nel 1923 aveva aperto un « Ri-
trovo Don Bosco» per i soldati, che lo
affollano nelle ore di libera uscila: vi
trO\\ ano un luogo di incontro, una
piccola biblioteca, un angolo tran-
quillo per scrivere a ca!:>a. Vi tro\\·ano
una conferenza religiosa sellimanalc
e - oh, tempi! - delle gan., a premi di
culturn religiosa. Luigi appena puc)
corre al ritrovo. E pal:.sa i.e,\\ enk ac-
canIo a un quadro appeso a lla parete:
il quadro ùi Don Bo~co , ancora m~
santu e nemmeno beato, ma con quel
suo sguardo assassino. Scriverà più
tardi dalla Cina: «Mi sembrava sem-
pre che Don Bosco da quel quadro mi
guardasse, e mi chiamasse. lo ho
ascoltato la sua chiamata. e mi sono
fatto missionario salesiano».
Non subito, su due piedi. Tornato
dal ..,crvi7io militare, si melle al lavo-
ro: trova un buon impiego, potrebbe
essere soddisfatto, ma non lo è. E ,;i
imbalte in un salesiano che lo saprà
orientare: don Antonio Cojazzi, il no-
to scrittore ed educatore.
«Lui era w11ic:o di don Coja::.~i - ha
pn.-cisato il Papa sempre nel di~con,o
ai Capitolari -, uomo che merita
dm•,·ero il plauso de/fa 11us1ra riconu-
su•11:.a e della nostrn memoria. Don
Coja:.;:,i lo invitò i11 qualche passeggia-
ta. Dopo qualc:lte passeggiata, dopo
ques1a amidz ia con don Coja,,,:i, Luigi
disse a 111e: « Io 111i (ac:ciu salesiano». E
io. che dol'evo dire? «Ma certo!», e così
(11.
«Suo padn:, medico, 1110/w hra,•o, ~i
rasseg11ò 11w1si col du/Jhio: « Ma ,,ue.\\to
ragazzo ri11scirà o 110?» E parli per fa
Cina, dove rimase 25 w111i. E \\L'rÌ\\.~e
lettere tanto fJelle, co11/emw11do la ~ua
piena adesione afla 1·oca.~io11e clic
ù1•eva scelto». Così il Papa.
l'Impero Celeste) il chierico Luigi
compie gli studi cli lilosolia, il s uo ti-
rocinio salesiano tra i ragani, e rarte
degli studi teologici. A latica i supe-
riori lo convincono a lasciare i ragaai
per rinire la !>Ua preparazione a Hong
Kong esclusivamente in mezzo ai li-
bri. Ma per l'o,·<lina7ione sact·rdotale
torna a Macau, vuole esl:>cre in meno
ai suoi ragazzi. E' il 21 scuemnbre
1940, e c'è la guerra.
« L'esperienza più curiosa che mi
capita - scrive ai suoi in Jtalia - è
quella della confessione plurilingue.
Dalla grata del confessionale mi
1,riungono tutti i tipi di linguaggio: in-
glese, francese, portoghese, e i dialetti
locali. Devo capire tutti, e rispondere
a tutti».
E la guerra arriva anche lì. Il giorno
di Natale del 1941 i piccoli soldat.i
giapponesi dopo un disastroso bom-
bardamento occupano Hong Kong, e
don Luigi accorre da Macau nella
speranza di rendersi utile alla povera
gente. Lui e gli altri salesiani vengono
rinchiusi in una scuola, che si trasfor-
ma in carcere. Per mesi lottano contro
ancora più importante. Del resto è
solito dire ai suoi ragazzi: «La lebbra
non è nulla, a confronto del pecca LO».
La missione è la mia vita. Nel 1948
don Luigi torna in Italia per una me-
ritata vacan.1.a, dopo 17 anni di assen-
za. Ritrova la vecchia villa di Conce-
sio, il giardino dei giochi infantili, i
solidi muri, il caminetto e la pesante
credenza, i quadri accigliati degli avi,
e il logoro sofà con gli stessi variopinti
cuscini su cui sono saltati tulli i ra-
gazzi Montini. I gcnitoti stentano a
ricono~ccre il loro figlio in quel mb-
sionario magro e asciutto dalla lunga
barba scura, che dei tempi andati
conserva solo più lo sguardo giovane
e limpido. Ma anche lui stenta a rico-
noscere i genitori: sono frusti per gli
anni, e malaticci. Perciò passa con lo-
ro tutte le ore che puè>, consun1andole
con ava.-izia, col timore di non poterli
rivedere più. E infalli la mamma mo-
rirà nel ·so, e il papà tre anni dopo.
Sulla via del ritorno verl>O Macau,
don Luigi passa per Roma a visitare
«mons. Ballista», il suo modello gio-
vanile, il maestro che gli correggeva i
La le bbra non è nulla. Da alt re fon Li
è dato sapere che fu con una lcucra di
prcsentazfone firmata ùa mons.
Montini che Luigi nel [930 si era pre-
sentato ai salesiani a Toi-ino. Ebbe tra
l'altro con don Cojazzi un'ora di con-
versazione, che decise della sua voca-
zione missionaria.
l i 24 maggio Luigi è a IHea nella
cai.a di formazione missionaria, a
sellemb,·e nel noviziato di Villa Mo-
glia. Riceve l'abito talare dal Servo di
Dio don Filippo Rinaldi, e sulla fine
del 193 1 parte per la Cina. «Montini -
ricorda don Sante Garelli. veterano
delle mi!)~ioni che tornava in Cina ac-
compagnando Luigi e 12 suoi compa-
gni - era il più vivace di tutti, il più
dei.ideroso di sapere». Festeggiano il
Natale a H<mgKong.
Tra Hong Ko ng e Macau (tcrriwriu
portoghese anch'esso sull'orlo clcl-
Macau, 1940: don Luigi Monllnl celebra la prima messa. Foto a destra: Don Luigi col suo fido
motorino a Bagnolo Piemonte (1962) , In attesa del sospirato ritorno nelle missioni.
la fame, la malaria, e il caldo insop-
portabile. « Dormivamo sòpra un ta-
volato. Faceva così caldo che nella
nolle gli abiti si appiccicavano al le-
gno: e noi, .wppi di sudore, ci decide-
vamo a ... voltare l'asse dall'altra par-
te». Un anno si fece attendere la libe-
razione.
rn nuovo a Macau, tra i ragazzi a
cui si dona anima e corpo. Ma proprio
ùavant.i a Macau sorge un isolotto
(ora è collegato con un ponte): Co-
loane. I salesiani vi hanno una scuola
agricola, ma vivono anche molli
poveri lebbrosi. Don Luigi vi si reca
ogni mattina per portare aiuti mate-
riali. E porta la sua amicizia, che per
gente evitata con ribrezzo eia tutti è
componimenti, e che ora ha fallo
'>!rada: è nientemeno che Sostituto
alla Segreteria di Stato. Quanti curiosi
ricordi...
Poi a Macau con tutto il solito lavo-
ro per i raga;,,.zi, per i lebbrosi, e con la
malaria che non vuole lasciarlo. Nel
'56 è \\'Cramt'nte provato, i Superiori lo
,•imandano in Italia perché si rimella.
Ma la vacanza è più lunga del previ-
sto. Del resto in quegli anni i missio-
nari sono sbattuti fuoti dalla Cina,
molti arrivano a Hong Kong e Macau
dove le braccia abbondano, e la pre-
senza di don Luigi non è più così ne-
cessaria.
Don Luigi si adatta a lavorare in
llalia. Per tre anni nell'Istituto Agnelli
4

1.5 Page 5

▲back to top
di To1ino irn,egna religione ai ragazzi,
e li incanta con le avventure dei suoi
25 anni di missione. A tempo perso
studia elettrotecnica, perché dice che
gli servirà quando tornerà i:n missio-
ne. Per due anni è cappellano a Mathi
Torinese, dove le Figlie di Maria Au-
siLiatricc hanno una casa che ospita le
mamme anziane e sole dei salesiani.
«Andava ad aiutare tutti i parroci dei
dintorni - ha raccontato una suorn
- , e ci portava in casa decine di ra-
gazzi perché non stessero per la stra-
da. Ma quei monelli giocando sradi-
cavano le mattonelle e le portavano
via: noi brontolavamo, e lui rideva
beato... ».
Altri due anni a Bagnolo Piemonte,
aspirantato m issionario e quindi per
lui aria di casa. Insegna religione e
matema tica, e col mot◊rino va ovun-
que lo chiamano e hanno bisogno di
lui. Arriva perfino a Concesio. Ma a
vede re questi suoi ragazzetti che par-
tono per le terre lontane, gli prende il
magone. Dice a se stesso e agli altri:
«La missione è la m ia vita», e non
riesce a rimanersene lì. Un giorno va a
'·-
ai ragazzi dell 'aspirantato n"l'issiona-
rio, la un salto a Milano per salutare il
cugino che intanto è diventato Arci-
vescovo, e il 23 marzo salpa da Geno-
va. In apl"ilc è a Rio dc Janeiro e gli
offrono ti.i lermarsi a lavorare li. «Che
cosa posso rare, io, tra i grauacicli?».
e prosegue. A maggio si trova a Bar-
celos, nel cuore dell'Amanonia, cen-
tinaia di chilomeu·i lontano dalla co-
siddetta civiltà.
Barcclos è sul Rio Negro. che visto
dall'aereo sembra più un mare che un
fiume. La missione è una casa bianca
dove studiano 150 ragazzi e dove cen-
tinaia di malati corrono a cercare
aiuto. Gli affidano la parrocchia, e lui
al solito si butta anima e corpo. In
pochi mesi riorganizza la vita cristia-
na. VisiLa le famiglie una per una. Fa
catechismo con sistematicità, i fedeli
1rovano pieno conforto in lui. E lui
scrive al suo superiore padre Antonio
Cardoso: «Mi sento a mio agio. La
gente guarda con curiosità la mia
lunga barba bianca, e mi dimostra
Simpatia. Mi spaventa soltanto la
guerra con i earapanas, tina guerra a
cui sono costreuo mio malgrado... ». I
carapanas non sono gtierrieri selvag-
gi, ma piccoli insetti i cui morsi fasti-
diosi danno fobbre e lasciano per me-
si un segno nerastro sotto Ja pelle.
Un giorno di luglio vengono a chia-
marlo: c'è un giornalista anivato col
bauello sul fiume, e vuole parlare
proprio con lui. Che ci fa da quelle
parti un giornalista? Corre a vedere.
«Lei è don Montini?» «Sì». «Suo cu-
gino è il nuovo Papa!» Veramente è
stalo eletto già da 15 giorni, ma a
Barcelos le notizie arTivano quando
possono. Don Luigi si mette a gridare
per la gioia, tutti con-ono a vedere che
succede. Sì, succede w,a cosa rara:
non capila lutti i giorni di avere un
cugino Papa.
parlare con i superiori e tanto insiste
che si fa rimandare in missione. Sarà
il Rio Negro ncll'Amanonia brasilia-
na, dove si parla il portoghese che lui
conosce bene.
«Poi fu 11w11dato in B,w,ile, dove di-
sgmziatamente morì per 1111 accide11re:
rm bagno fredi.lo dopo ww giornuta di
lavoro», ha riassunto rapidamente
Paolo V1 parlando ai Capitolari. Ma è
una vicenda commovente che merita
di essere sottralta agli archivi e rac-
contala per esteso.
0
La gue rra con i carapanas. Nei pri-
mi mesi del 1963 don Luigi frequenta
un corso per « Missionari in America
Latina», lascia in eredità il motorino
I Tucani stann o con Dio. Ma nep-
pure per cfon Luigi quella gioia è du-
rata a lungo. Lo hanno invitato a Tu-
purucuara (oggi Santa Tsabel) sempre
sul Rio Negn~. ma molto più addenLro
nella foresta, per «stare con Dio».
Stare con Dio è iJ nome con cui gli
indios Tucani chiamano - con molta
pit":1 poesia, e forse anche con più teo-
logia - ciò che i,ant'lb'llaiio aveva
chiamato «esercit.i spiriLuali». Don
Luigi verso la fine di agosto è staLO
chiamato a predicare lo «stare con
Dio». Stanno con Dio e con lui i sale-
siani, le FMA. le giovani che nell"in-
tcrnato si preparano a diventare
maestre e catechiste. E anche gli in-
dios venuti da lontano. Arrivano con
le canoe dai vari affluenti del Rio Ne-
gro, dopo viaggi di giornate intere,
portandosi dietro di che mangiar~ e
donnire, cioè la man<lioca e l'amaca,
e si accampano inwrno alla residenza
missionaria perché vogliono anch'es-
si almeno una \\"Olla all'anno stare una
settimana con Di(J.
Tapurucuara ( Amazzonia, 6raslle). La tomba di
Don Luigi. La scritta è stata tracciala con un
chiodo sul cemento fresco, e ripassata col
gesso per la fotografia.
La sera del 29 agosto gli esercizi
spirituali sono fini ti, don Luigi dà an-
cora la ,, buona notte» salesiana. « Ec-
coci: stasera lutti noi siamo vera-
mente pronti per presentarci al Si-
gnore. Mi sono confessato anch'io, e
sono molto contento. Voi mi avete
veramente edificato con la vostra
pietà e la vostra attenzione». Poi,
quando gli altri se ne sono andati, si
concede un bagno rist0ratore. Con
quel caldo, lassù fare ogni tanto il ba·
gno è una necessità e una nonna. Ma
gli fa male, e un'ora dopo il suo cuore
si ferma per sempre. Infarto.
Qualche giorno prima don Luigi
aveva scrillo al rratello in Italia: « La
mia vita è bellissima: ormai non è al-
lro che ricercare, portare e custodire
anime nella grazia di Dio».
,, Q11es1'an110 - ha ancora prcci!>ato
iJ Papa nel suo discorso ai Capitolari
- il fratello, /'unico supers1ire, ha fa1to
un Piaggio apposw per undare a visira-
re la tomba di Luigi, don L11igi sale-
siano. E rimin c:iò alla visita c/ie ogni
anno faceva a 111e. E io fui lieto di ri-
111111ciare a i11conrrarlo, perché andava
a trovare il fratello sa lesia110. morto e
sepolto in Brasile».
li fratello ha trovalo don Luigi che
dormiva in una tomba semplice, sotto
il pavimento della chiesa di Santt1
!sabei. Sulla gettata in cemento i sa-
lesiani avevano scriuo con un grosso
chiodo (mentre il cemento era fre-
sco): «Padre Luigi Montini, qui i sale-
siani di Tapurucuara hanno raccolto i
tuoi resti. Nell'attesa della risurrezio-
ne, riposa in pace».
li fratello è andato rin là per vctlere
tutto questo, «pe1·ché sappia1e anche
questo - ha concluso il Papa-: come
sentiamo l'ici11a la Famiglia Salesia•
na».
FERRUCCIO VOGLINO
s

1.6 Page 6

▲back to top
PERU'
Parola di indios Campas:
è stupendo vivere con Dio
Ecco come suor Giulia e suor Fabiana hanno accompagnato gli in-
dios del vlllagglo Pampa Michi, nella Selva Centrale, all'incontro con
il Signore e a una vita più degna del figli di Dio
Un momento, per favore: ferma
(( qui». Suor Giulia balza dalla
jeep: è sul ciglio della strada, e guarda
giù oltre il fiume Perené. Il viUaggio di
Pampa Michi (pronuncia Mie{), nel
suo tipico stile primitivo, occhieggia
fra il verde. Suor Fabiana l'ha rag-
giunta:
« Un paesaggio incantevole. Una
tranquillità che si comunica all'ani-
ma».
«Quando potremo raggiungere
quei nostri fratelli?»
«Se Lu sapessi quanto prego perché
si trovi una soluzione!»
« Ecco: si dovrebbe cosLruire una
strada, e geLLare un ponte sul fiume.
Non Li pare?»
«Mi pare!»
E «pare» anche a llo Spirito Santo,
che forse ha seguilo con interesse il
dialogo di queste due focose missio-
narie, e ne ispira l'attuazione proprio
al... governo del Perù. Qualche tempo
dopo infatti i1 governo, volendo favo-
rire i commerci con le zone più inter-
ne del Paese, fa costruire una comoda
pista che si snoda attraverso la selva.
Suor Giulia e suor Fabiana fanno
parte della comunità di Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice de La Merccd, e si oc-
cupano a tempo pieno della catechesi
in tutta l'ampia zona del Chancha-
mayo (pronuncia Cianciamaio). Men-
tre gli operai realizzano la nuova ar-
teria, le missionarie continuano a
svolgere un intenso apos tolato in 19
scuole fra elementari e medie.
Da La Merced raggiungono le varie
sedi con mezzi di fortuna: alcune so-
no distanti anche 28 o 30 km. A volte,
per trasferirsi da un centro all'altro,
devono aspettare sulla strada per ore,
sotto un sole cocente. «Che impona,
suor Fabiana? Sia per i Campas di
Pampa Michi».
Ma chi son_o questi Campas?
mità familiare. Per natura sono intel-
ligenti, aUegri e aperti. Difficilmente si
preoccupano del domani, vivono sen-
za tensioni «il momento presente».
Quando hanno fame vanno al fiume a
pescare, o sui mon Li a cacciare, o nella
foresta a raccogliere frutta e yuca
(mandioca).
Se invece hanno bisogno di denaro
per comprarsi vestiti o arnesi da la-
voro, si recano nella foresta sul pezzo
di terra che il capo tribù ha assegnalo
a ciascuno, e raccolgono caffè, bana-
ne, arance, mandarini; poi riempiono
un ceno numero di cassette da loro
stessi fabbricate, e vanno a vendere la
merce ai commercianti bianchi.
Questi, generalmente, pagano sì 'e
no la sesta parte di quel che guada-
gneranno sul mercato, ma i Campas
non fanno mai problemi e badano a
vendere quanto basta per raggranel-
lare la somma che desiderano.
Base della loro alimentazione sono
le banane e la yuca. Le capanne, co-
struite con bambù e paglia, hanno
una sola stanza. Il focolare è caratte-
1istico, tullavia i Campas non lo usa-
no molto: preferiscono accendere un
bel fuoco sul terreno, poi si siedono in
cerchio tullo attorno e mangiano in
lieta compagnia quanto le donne
hanno cucinato.
Accoglienza gelida. Nel mar.w del
J975, inaugurata la strada di collega-
mento fra i villaggi deJla foresta, le
missionarie possono finalmente
giungere a Pampa Michi. Che felicità!
Ma i Campas non conoscono Lutto il
desiderio di oene che anima le due
Figlie di Maria Ausiliat1ice. Le accol-
gono freddamente, e con molta diffi-
denza.
«Dobbiamo pregare ancora, suor
Giulia! Dobbiamo pregare molto!»
« E non scoraggiamoci, suor Fabia-
na! [nsislere con pazienza».
Ma perché la gente di Pampa Michi,
così buona e così allegra, ha riservato
alle suore questa accoglienza gelida e
disarmante? Se i Campassi mostrano
restii con chi si avvicina loro per la
p1ima volta, una ragione c'è. Molto
spesso, da avventurieri di passaggio
furono promessi loro « grandi aiuti»,
che poi non giunsero mai.
[n questi ultimi a nni vennero perfi-
no slrumentalizzati per (ìni politici:
alcuni agitatori infatti vollero tentare
una sollevazione contro il governo da
parte di tutte le tribù del Perené, A
questo scopo nei loro discorsi misero
a fuoco la situazione di ingiustizia in
cui tanta gente è costretta a vivere. e i
Campas, intelligenti come sono, ne
presero facilmente coscienza. Ma la
rivoluzione fallì, e diede un frutto
amaro: l'organizzatore della loro ri-
volta, che abitava proprio in Pampa
Michi, venne deportato. Alla delusio-
ne per l'esito non raggiunto, si ag-
giunse l'angoscia per l'affronto subho
da un membro della comunità. E ne
deiivò un senso di sfiducia verso tulli
gli sconosciuti che visitassero il vil-
laggio.
La s trada al cuore. « Tu che sei
l'AusiliatTice - supplicava intanto
suor Fabiana - aiuta i Campas a in-
tuire il senso della nostra disponibi-
lità».« Il ponte getlalo sul fiume non è
Intelligenti, allegri, aperti. l Cam-
pas sono indigeni che durante le anti-
che guerre di colonizza1Jonc, temen-
do di finire assoggettati dai bianchi e
costrctLi a lavorare la terra per loro, si
rifugiarono sui monti; ora, scomparso
il pericolo, ritornano a occupare le ri-
ve del fiume Perenè.
La vita che si conduce a Pampa
Michi è serena e tranquilla. l Campas
amano la libertà, l'amicizia e l'inti-
E un bel giorno Pampa Mlchl è In festa: battesimi, prime comunioni, matrimoni. Dichiarano gll
lndlos Campas: Nessuno al mondo oggi è felice come noi•.
6

1.7 Page 7

▲back to top
Il capo del villaggio Augusto Capu,ro (al cen-
tro, con la scritta . Jele• sul berretto, che si-
gnifica capo), e Il missionario, uniscono In
matrimonio due giovani lndlos Campas.
sulfidente - pregava a sua volta suor
Giulia con fiducia-. Tu che sei l'Au-
siliatrice, "falli strada" al cuore di
questi nostri fratelli!»
[ntanlo le due i.uore continuavano
a I i,itare le comunità due volte la
seuimana, affelluose con i bambini,
p1 onte al dialogo, reliei di rendere un
sc1·vi:do.
Ed ecco, finalmente, cominciano a
suscitare fiducia e stima! Ora i Cam-
pas le attendono, più avanti le desi-
derano!
I Campas sono sinceri. fedeli, gene-
rosi. uniti fra loro, rispettosi verso i
loro capi. Gente che suor Giulia defi-
nisce meravigliosa. Ma le loro condi-
zioni di vita sono precarie: si richiede
un'urgente opera ùi promozione
umana e sociale. Nel gennaio-marzo
1976, le missionarie programmano,
con il Vescovo e con la loro lspe11rice,
un Corso che verrà tenuto a Pampa
Michi ùa un'équipe ben scelta.
Con l'esempio. L'équipe compren-
de suore, exallieve, agronomi, un !>a-
cerdote. un medico, un'inlermiera,
una sociologa, un promotore di co-
munità. Le persone richieste offrono
generosamente il loro Lempo: un me-
se intero di azione missionaria.
Ma non è facile far comprendere
subito ai Campas l'importanza e l'uti-
lità di questo servizio, affrontato solo
per il loro bene. Essi apprezzano in-
vece e fin dal primo giorno, la vita
partecipata con la comunità: il lavoro,
il cibo, il riposo, le pene, le gioie. Sono
felici di sentirsi amati come rratelli!
La testimonianza dell'équipe è da
sola un'evangelizzazione in atto: con
l'e.~empio della preghiera, con la
bontà e la parola, si presenta loro al
vivo la vita cristiana.
Dalle varie lezioni le donne impa-
rano a preparare meglio il cibo, a cu-
circ, a tenere in ordine la capanna, il
vestito, i bambini. Gli uomini invece
apprendono come coltivare le piante,
innestare, seminare, tenere l'orto, se-
condo le norme ' Uggel'itc dalla tecni-
ca moderna.
Come frutto concreto della parteci-
pazione al loro sviluppo, a chiusura
del Corso si costruisce un forno a uso
comune, e si fa un'installazione ùi ac-
qua potabile.
24 maggio 1976: Maria Ausiliatrice,
~celta spontaneamente dai Campas
come patrona del loro villaggio, è fe-
steggiata solennemente per la prima
volta.
Lo Spirito matura soavemente. I
Campas credono in un Essere supe-
riore, sono fedeli ai valori morali,
concepiscono la vita con un senso di
rispetto e di responsabilità non co-
mune ad altre tribù. Da rnn1a11i spo-
radici con qualche missionario di
passaggio, hanno appreso vaghe no-
tizie sul crbtianesimo. Ma le loro olli-
mc disposizioni favoriscono l'assimi-
latione del messaggio evangelico.
Dopo due anni di pa.lientc sensibi-
lizzaL:ione cristiana le suore credono
ormai opportuno parlare dei sacra-
menti, e preparare la comunità a ri-
ceverli. In quest'opera catechistica
sono aiutate da due gruppi prove-
nienti da Lima, che offrono a Cristo le
loro vacanze 1977: complessivamente
undici ragaae e sei suore.
Sono giornate bellissime, indimen-
ticàbili! Lo Spirito Santo matura soa-
vcmcnt<: la piccola comunità as~etata
di Dio, e la sua presenza è sensibile
nello slancio dei canti, nel fervore
delle preghiere, nella grande gioia che
dilaga in ogni cuore.
E un bel giorno Pampa Michi è in
festa. Già all'alba la gente è per le
strade: il grazioso villaggio, ben pulito
e addobbato, fa da scenario alla 50-
lenne liturgia che sta per compiersi.
Nessuno felice come noi. La messa
cantala è partecipata da 1utta la co-
munità, all'offertorio il cclcbramc
amminbtra i battesimi, poi regolariz-
za col sacramento sedici matrimoni.
Cli sposi esprimono in lingua Campa
la loro promessa di reciproca fedeltà:
ciascuno pronuncia quasi un piccolo
discorso per manifestare liberamen-
te, così come il cuore detta, i propri
sentimenti.
Poi tutti gli sposi ta1wo la prima
Comunione: alcuni con i propri figli,
altri con i figli e i nipoti. E' uno spet-
tacolo suggestivo e commovente.
Suor Fabiana ha il cuore pieno. Dice:
« E' proprio vero: dove entra l'Ausi-
liatrice, trionfa la grazia"·
E Augusto CaputTO, capo del vil-
laggio, si avvicina a suor Giulia e
commenta: «Come è stupendo vivere
con Dio! Credimi: nessuno oggi al
mondo è felice come noi qui, in Pam-
pa Michi! »
MARlA ELIA FERRANTE
«Caro BS...»
UN PENOSO ESEMPIO
DI MALCOSTUME GIORNALISTICO
In data 22 gennaio 1978 il settimanale
Il Borghese» ha pubblicato un articolo a
firma Giorgio Pillon dal titolo «Ora ven-
diamo anche le scuole~, che iniziava cosl:
«Almeno questo è un affare, anche se
nelle nostre tasche non andrà neppure
una lira: dieci milioni e mezzo di dollari
(oltre novanta miliardi) andranno ai Sale-
siani e alle Suore di Ivrea. A meno che
questa torta non venga pappata tutta da
una strana associazione che si intitola
«Soccorso al missionari all'estero».
Più avanti l'autore rincarava la dose.
Invece di rimboccarsi la maniche, i mis-
sionari hanno preterito vendere tutto e
mettere in cassa nove miliardi e passa».
C'è da restare interdetti nel constatare
con quanta leggerezza e grossolanità
questa rivista falslflchl la verità. L'autore
dell'articolo, invece di scrivere a vanvera,
avrebbe fatto meglio a rimboccarsi le ma-
niche lui, e andar a vedere come stanno
veramente le cose.
Dunque si tratta delle due scuole, ma-
schile e femminile, di Beirut nel Libano,
che erano dirette rispettivamente dai Sa-
lesiani e dalle Suore di Ivrea: la prima da
oltre 25 anni. e la seconda da oltre 50.
Ora i Salesiani e le Suore non erano
proprietari né degli edifici, del terreno
sul quale sorgevano le scuole; proprieta-
rìo era un ente laico, !'«Associazione Na-
zionale per soccorrere I missionari italia-
ni» con sede in Roma, gestita in forma
autonoma da un Consiglio laico di ammi-
nistrazione. Lo stesso ente che aveva
chiamato i religiosi suddetti ad assumere
la direzione della scuola, e lo stesso che
ora li ha dimessi per aver posto in vendita
le proprietà.
Non sto a dire con quanto dolore i reli-
giosi hanno dovuto abbandonare la loro
opera. Ma questi religiosi missionari, per Il
semplice fatto che non erano i proprietari, .
non hanno incassato una lira. E nemmeno
hanno potuto pretendere quella che si di-
ce una buona uscita in base a una qual-
che convenzione stipulata tra le parti.
Nell'articolo si denuncia la perdita Irre-
parabile di una posizione, che teneva alto
il nome dell'Italia. Ciò è vero. I Salesiani e
le Suore d'Ivrea, con i loro sacrifìci per-
sonali, con la loro attività e nonostante la
scarsità di mezzi e di aiuti, avevano por-
tato le due scuole a uno sviluppo consi-
derevole, imponendole all'ammirazione
delle autorità e della popolazione.
Non solo, ma i Salesiani e le Suore d'I-
vrea sono rimasti sulla breccia anche du-
rante tutti i tragici awenimenti del Libano,
per solidarietà con gli allievi e le loro fa-
miglie, condividendo pericoli e stenti di
ogni sorta. E pagando di persona. I Sale-
siani hanno perduto un loro sacerdote,
don Aldo Paoloni colpito a morte dalle
bombe, e hanno avuto un altro giovane
sacerdote ferito gravemente mentre assi-
steva i ragazzi in cortile. Quel bagno di
sangue salesiano porta la data del 19
agosto 1976, in pieno ferragosto, quando
l'autore dell'articolo in questione proba-
bilmente si trovava su spiagge meno peri-
colose a fare bagni più riposanti.
Ma queste cose « Il Borghese• le igno-
ra. e lancia calunnie gratuite, dando un
penoso esempio di malcostume giornali-
stico.
Don Lino Ottone
Ispettore salesiano del Medio Oriente
7

1.8 Page 8

▲back to top
BS risponde--------------
Da tempo lavoro con i sales iani, c ondivido le loro attività, i m etodi, lo
spirito , l'impegno per la gioventù. Dirò di più: tutto ques to mi piace molto. Ma
quando - non è molti giorni fa - uno di questi miei salesiani mi ha detto:
"Perché non ti impegni per sempre, non vieni con noi e diventi uno di noi?", g li
bo de tto che non mi sentivo. Un anno, due, tre, sì ; ma tutta la vita no.
Mi è difficile s pie gare il pe rc hé, me ttere al s ole le radici di uno s tato
d'animo, le ragioni di un orientamento d1 tutto il mio intere s se. Ho l'impre s -
sione c he c onsa crars i a Dio per tutta la vita sia dive ntato oggi unrischio e una
scelta s bagliata. Ci sono troppi sconvolgime nti, tro ppi capovolgimenti nella
società (e pe rfino ne lla Chiesa), il [uturo è troppo carico di novità impreve di-
bili, pe r avve nturarsi in una scelta definitiva e sen za 1.itorno...
Se vi interess a diba ttere il mio problema sul BS, chia mate mi semplice-
mente Lino.
(le tte ra firmata)
D'accordo, «Li110»: BS dibaue il wo problema, anzitutto perché (lo si legge
fra le tue ,·ighe) tu lo desideri. Le dif(icoluì elle pro:,pelli sono da te veramente e
profondameme semite: 111a sembra e/te 11011 ti .~pic,cerehbe Federle contes/are... In
realtà quamo .5eg1.1e è 11ulla piiì che w,a serie di sernne l'()/1.,idera:::ioni, proposre
alla semi/1ilità tua e di ultri giovuni che forse vivono il 1110 stesso problenw.
Proprio in questi giorni in cui la Chie:,a invita i fedeli a Fil'ere la «Riornata delle
vocazioni» (16 aprile).
sacerdote chiede la riduzione a llo
stato lakale o un religioso chiede la
dispensa per conlrarre matrimonio,
ciò che cambia è solo la forma ester-
na, e non la sostanza del suo impegno
cristiano». Anche q uesto è stato af-
fermato.
Dio è fedele. L'esempio vitale che
viene dal Cristo è invece di ben altro
genere. «Gesti, avendo amato i suoi, li
amò fino alla fine», dichiara san Gio-
vanni. E viene da pensare llno al Gol-
gota, ma è ancora poco: fino alla ri-
surrezione, e alla parusia. L'impegno
di Cristo con l'uomo è <lelinitivo, l'al-
leanza che ha stabilito con la sua
Chiesa giunge fino alla consumazione
dei tempi.
«Dio è amore» dice ancora san
Giovanni, mentre san Paolo nelle sue
lettere asserisce con frequenza: «Dio
e fedele». Le due defi n izi.oni in pratica
"Dobbiamo andare". Stabilità, du-
rata, costanza fedeltà - lo sa bene il
nostro Lino- oggi non sembrano più
valori. Si sta assistendo in questi <le-
cconi a un enorme cambiamento cul-
turale. Per secoli e secoli era la stabi-
lilà la caratteristica del vivere sociale.
Le scienze erano basate sulla fissità
della natura; la stessa società aveva
una struuura ritenuta immutabile,
çon re, nobili, arti;,ti, militari c... servi,
ognuno al suo posto. Qualcosa del
genere si rifl.ettcva anche nella Chie-
sa; e i giovani che intendevano do-
narsi a Dio potevano guardare con
l,erenità al futuro. Ma ora la i.iiua7k>-
nc è diversa: i valod impallidiscono,
ciò che era solido e sicu.ro diventa in-
certo e fluttuante.
Le cause di Lutto ciò vengono indi-
cate anzitullo nella cultw·a recente.
Darwin ha proposto la teoria e,olu-
zionista, Einstein quella della n.:lati-
Yilà, Marx l'inkrprelazionc della sc,-
ciclà come costituita in chiave ùialct-
lica. Freud ha suggerito di ccrcurc nel
~ubcunscio l'identità della persum1,
Kierkcgaard conccpil>Ce l'uomo come
il cercatore solitario di un ideale
inaccessibile...
Queste chiavi di lcuura del reale,
applkatc alla drn di ogni giorno,
hanno :,ul,citato un'ondata di «ro-
mamicismo» e di libertà, che ;,pinge a
fare senza ,·incoli quel i:he più piace.
Oggi, almeno nel mondo occidentale,
il movimento, lo s\\ iluppo, la ricerca
del nuovo, sono stimati molto pili che
la perseveranza la stabiliL~1. E pro-
prio perché il Iutu.ro ha la « ~orprcsa »
dentro. si evita di impegnarsi a tondo
per il domani. Come ùiçe un perso-
naggio di Kcrouak (il roman,derc
beatnik degli anni '50) in« La strada»:
«lih! Sai, dobbiamo andare e non
fermarci mai finché non arriviamo».
« Per arrivare dove. amko? »
.- Non lo so, ma <lobbiamo a n<la re•·
Perché impegnarsi
Salvo, dopo tanto camminare, non
trovare nulla, e scoprirs,i vuoti dentro.
Come - tanto per rimanere nella
moderna... agiografia - quel per!>O·
naggio cantato dai Bealles: « E' un
uomo sen;,a padre / Seduto su una
ten-a che non è sua / Facendo piani
per niente/ E in nessun posto».
In campo c ris tiano. Questa cullura
moderna, çhe quando è stata spinta
alle csu·cme conseguenze ha travolto
e abbandonato sul ciglio della strada
tanti giovani e non più giovani. ha
avuto e ha il !-.UO corrispcllivo and,c
in campo religio,,o e cristiano. Tra-
sposta in termini teologici. essa viene
a dire per esempio che« ogni impegno
permanente in campo religioso costi-
tuisce un impedimento alla libera
azione dello Spirit<> Santo», che
«coana la libertà dell'uomo nel ri-
!>ponclere ai sempre nuovi appelli di
Dio». Accolte q ueste premèsse, si ca-
pisce perché tanti giovani mc:,si di
Irome a una scelta vocazionale non si
,cntono più di impegnarsi con Cri!'>to
per la vita e per la mone. Ce ne sono
ancC)rn che osano dire di si, ma il loro
numero è riùouo. E ciò spiega l'a1-
tuale ..-ri!>i di vocazioni che la Chic;,a
soffre.« Un anno, d ue. tre, sì; ma tutta
la \\Ìta non mi sento... ». Il rascino (o la
paura) del cambiamento impedisce cli
impegnarsi per sempre.
Quanto poi alla ,,ituazione cli chi è
g:ià sacerdote o religioso con consa-
çrazionc definitiva, quella mentalità
porta a concludere che «quando un
si equivalgono, perché dall'amore na-
sce la fedeltà.
Ciò vale anche nelle vicende perso-
nali dell'amore umano. Qualcuno ha
çollocato in una raccolta umoristica
questa battuta: «L'amore è eterno,
finché dura»; e non si è accorto
quanta verità di psicologia e teologia
ci fosse in quelle parole allusive.
Traumi e !>Convolgimenti possono
sovvertire le storie degli uomini e
porre rine all'amore; ma di fatto
I giovani che oggi osano rispondere sì per
sempre sono pochi: Il fascino (o la paura) del
cambiamento Impedisce di Impegnarsi In mo-
do definitivo.
8

1.9 Page 9

▲back to top
finché esso dura, porta iscrit La in la
connota7Jone del «per sempre».
Questo perseverare a oltranza, nel-
la vita sacerdotale o religiosa, è un
impegno non 5010 nei confronti di
Dio, ma - a badare bene - anch e
con la comunità umana concreta: con
i compagni di apostolato, e non meno
con la Chiesa locale nel cui tessuto si
opera. La stabilità è richiesta, e lo ha
asserito in fonna non equivoca Gesù
stesso delineando la figura del buon
pastore. Buon pastore è colui che co-
nosce le sue pecore, e non fugge
quanto giunge il pedcolo, ma re;,ta
per difenderle. [I consacrato si trova a
rivivere nella propria persona l'espe-
rienza struggente di Cdsto che prnva-
va compassione per le turbe, proprio
« perché erano sbandate come pecore
senza pastore», e le amò « fino alla
m or t e » .
Come un fazzole tto. Que~to di;,cor-
nulla (essi non avevano iJ denaro per
costrufre le opere, non erano neppure
in grado cli pagarsi il biglietto sulle
navi che li avrebbero portali nelle
lontane missioni: è stato tutto dono di
amici generosi che in mille modi lo
hanno aiutato. E continuano a farlo
oggi non meno di ieri). Ma questa
collaborazione « part time» non
avrebbe avuto uno sbocco positivo se
non fo!:,se stata polarizzata dai con::,a-
crali «full time», senza scadenze e
senza ritorni.
Anche la breve stoda !:,alcsiana,
dunque, dice pe,·ché impegnarsi per
tutta la vita.
Essere fondatori. Eppure, anche
dopo tutto questo, sembra che la ri-
sposta data non ba.sù. Si può essere
d'accordo sulla fedeltà di Dio, sull'in-
dcfcttibilità della Chiesa, SlÙla neces-
silà della pen,everanza nel realia.are i
Eppure, forse mal come oggi i giovani hanno
bisogno di guide splrtluall. Non trovandole,
cercano rifugio nel paradisi artificiali.
per tutta la vita?
~o ha non meno valore per Don Bosc<l
e i !:,UOi rigli. Egli che comiderava la
gio1<:ntù «la porzione più delicata e
pre1Josa c.lell'u111ana società», un
giorno dichiarò pure: « Ho promesso
a Dio che l'in l'ultimo mio respiro sa-
rebbe stato per i miei poveri giovani».
Quando Don Bosco vuole dare
consistenza a l suo progetto apostoli-
!.:<), si avvede ~u bito (e fin troppo fa-
cilmente) che le sue sole forze non
bastano. che ha bisogno di aiuto; e
quando lo l.rova in persone di buona
volontà ma non disposte ;:i dare tuUo,
ancora si avvede che una collabora-
zione « part time», per così dire do-
menicale o esùva, era preziosa ma
non sufficiente. Mentre questi suoi
collaboratori dopo q uakhe tempo lo
lasciavano o diminuivano il ritmo del
loro aiuto, egli andava dicendo: «Se
avessi dodici sacerdoti m iei, di cuj
potessi dispone come di un fazzolet-
to, quanto potrei fare per i giovani!» E
non si dette pace finché non ebbe i
suoi sacerdoti. r suoi salesiani laici. Le
sue suore.
Allora soltanto la realtà salesiana
prese consistenza a Torino, in l talia e
nel mondo. Ovunque Do n Bosco po-
leva mandare i suoi «consacrati per
sempre-», fu anche possibile orga-
nizzare attorno a loro decine e centi-
naia di persone pronte a condividere
la preoccupazione saJesiana per la
gioventù, e a tradurla in ini7-iative
concrete.
E' vero che Don Bosco con i soli
salesiani non avrebbe potuto fare
progclli apostolici. Ma - assedsce
Lino - «il futuro è troppo carico di
novità imprevedibili». E sembra voler
dire che un impegno concreto con
CiisLo si realizza oggi nece!:,!:,atfamen-
te in una situazione - inaccettabile
- di stallo e di immobilità coalla. Che
il flusso della s toria scavalca e di-
mentica chi si aggrappa a llo scoglio e
non osa affidarsi alla eresia dell'onda
e prendere il largo. [n realtà le cose,
a lmeno nell'ambito della vita consa-
crala, non stan110 proprio così.
Le realtà ecclesiali (lo si è già ac-
cennato) sono coinvolce anch'esse dal
cambiamen to non meno di quelle
profane, e il Concilio col suo pro-
gramma di rinnovamento radicale ne
è la riprova. A parte i nuclei fonda-
mentali e perciò immutabili di dottri-
na e di vita, tante cose in questi anni
recenti si sono trasformate: anche al-
cune che fino a poco tempo fa pare-
- vano inamovibili.
La novità. presente nella Chiesa, c'è
di riflesso anche nella vita religiosa e
salesiana. Il progetto apostolico cJi
Don Bosco resta imatto nei suoi ele-
menti fondamentali (i giovuni, e il
Vangelo da portare ai giovani), ma le
modalità della sua realiL.Z.azione cam-
biano nel tempo e si differenziano
nello spaz-io. Gli stessi gruppi di per-
sone che si a~~ociano a Don Bosco
assumono strutturazioni diverse nel
dipanarsi della storia salesiana.
A livello globale la Chiesa stessa ha
richjesto alla CongregaLione un pro-
fondo rinnovamento. E a livello delle
singole comunità sta cambiando il lo-
ro modo di situarsi nella Chiesa loca-
le: si iichicdc una maggiore consape-
vole12a di fronte ai problemi eccle-
siali, una partecipazione più incisiva,
una magi;,•ior ùullilità nei modi di
presenza e di servizio. Occorre ei>sere
pronti a cambiare e a ricominciare.
non c'è più o;;pazio per le concezioni
fissiste.
E' vero che qualcuno sta guardan-
do ai cambiamenti con delusione,
qualcuno è giunto a sostenere: «Ma
questa (rinnovata dal Concilio) non è
più la Congregazione in cui io in gio-
ventù avevo creduto e avevo profes-
sato», quasi a motivare e giustificare·
così una sua eventuale defe:tione...
Ma chi al contrario teme la fissità, può
ricredersi: l'immobilismo oon è più
una caratteristica cleJla vita religiosa.
Nel preparare il Capitolo Generale
della Congregazione Salesiana, qual-
cuno molto auto revolt- ha ricordato
una frase di Lindworsky (psicologo
moderno), paradossale ma vera:
«Ogni religioso deve essere il ronda-
tore della propria CongregaLione».
Altri focola i di inqtùetudine. Le in-
certezze di Lino potrebbero ancora
non essere dissipate: possono esistere
inraui ben altd focolai di inquietudi-
ne. Come la pluralità di « proposte di
vita» altemalivc, avanzate dall'attua-
le società a chi si inte1Toghi su una
personale donazione nella vita consa-
crata. Può mancare profondità nelle
convinzioni personali, ccc.
E a un cer io punto - sia detto per
concludere un d iscorso troppo com-
plesso - entra in gioco l'indicibile li-
bc,tà di Dio, che rivela le cose sublimi
ai piccoli, e chiama chi vuole, e si fer-
ma ri~pettosa di fronte alle scelte di
ogni singolo uomo.
Lino compreso.
9

1.10 Page 10

▲back to top
CARTA D'IDENTITA'
Le Volontarie di Don Bosco
Vivono a casa loro, vestono come le altre donne, lavorano in mezzo
alla gente, con I probleml di tutti; ma in più sono consacrate, e hanno
fatto esplicita promessa di apostolato. Sono le quasi 700 Volontarie di
Don Bosco, istituto secolare che ha costituzioni proprie e autonoma
struttura di governo. Ma agiscono all'Interno del progetto apostolico
di Don Bosco, sorrette dall'animazione di assistenti salesiani
Quante sono. Le Volontarie di Don
Bosco (VDB) sono oltTe 700, e di esse
la metà (342) vivono in Halia. Sono
però diffuse in numerose a ltre nazioni
d'Europa, Asia e America Latina: 46
in Spagna. 29 nelle Filippine e allrel-
Lante in Messico, 21 in Francia e in
Belgio, 19 in Venezuela. Ce ne sono a
Hong Kong e Macau; in Argenlina,
Brasile e Colombia; in Thailandia,
Uruguay ed Ecuador. Eccetera. E il
loro numero è in continuo e costante
aumento.
Come sono organizzate. L'lstitulo
Secolare è governato da una Respon-
sabile Maggiore col suo Consiglio
Centrale, e è suddiviso in dieci regioni
o zone, comprendenti 54 gruppi o
sottogruppi. Ma ogni anno sorge
qualche gruppo nuovo. L'attuale Re-
sponsabile Maggiore è un'italiana, di
professione insegnante.
Le attività apostoliche. Le Volon-
tarie si sono impegnate con promessa
a svolgere una concreta forma di
apostolato: o quello d'ambiente, o a
servizio della chiesa locale, o all'in-
*terno della famiglia salesiana.
L'apo:;tolato d'mnbìente è vissu-
to facendo della propria professione
una missione, e mirando con essa alla
riconsacrazione delle realtà ten-estri.
In questa prospeltiva le Volontarie si
inseriscono nelle associazioni di cate-
goria e nei movimenti sindacali per
una giusta riaffe1ma7Jorn.· dei diritti
dei lavoratori.
E' nel mondo del lavoro più che in
ogni altro ambiente che la Volontaria,
attraverso una testimonianza chiara e
sicura, sente di poter rappresentare al
vivo la Chiesa. E di fatto le VDB sono
presenti nelle più svariate categorie di
lavoro: come operaie o impiegate,
come insegnanti, direttrici di scuole e
opere sociali, assistenti sociali. Come
assistenti sanitarie, infermiere, medi-
ci. Come artigiane, esercenti, libere
professioniste...
* L'aposwlato organiuaro a ser-
vizio della chiesa locale assume carat-
tere civico, sociale, assistenziale. Le
VDB si inseriscono nei consigli pasto-
rali delle parrocchie e delle diocesi. O
più semplicemente fanno il catechi-
smo, diventano animatrici liturgiche
della loro comunità, svolgono attività
caritative (Conferenza di San Vincen-
20, Uni1alsi, ecc.). Alcune sono« mini-
stre straordinarie dell'eucaristia» per
i malati della parrocchia. Altre svol-
gono la catechesi familiare in occa-
sione di battesimi di bambini, altre si
incaricano della « leuura della Parola
di Dio» nelle famiglie. Altre si impe-
gnano ancora nell'animazione mis-
sionaria o vocazionale.
* L 'apostolaco nella Famiglia Sale-
siana è svolto dalle Volontade nei
gruppi dei Cooperatori, negli oratori
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nelle
associazioni degli Amici Domenico
Savio...
Le possibilità di lavoro apostolico
sono infinite; c'è solo la difficoltà
della scelta. e c'è per le Volontarie la
possibilità di realizzarsi realizzando.
Come diventano volontarie. Posso-
no entTare nel1'istitu10 secolare le
giovani appartenenti a qualsiasi ceto
sociale e a qualsiasi categoria profes-
sionale, che abbiano compiuto 21 an-
ni e non superalo i 35. Viene loro
chiesta la volontà decisa di consa-
crarsi interamente al Signore, pur re-
stando nel mondo per vivificarlo dal-
l'interno. Si richiede pure una suffi-
ciente maturità psicologica e affeni-
va. la disponibilità all'apostolato spe-
cifico della secolare consacrata, e una
certa indipendenza economica per il
presente e il futuro.
Le giovani che intendono dare il
loro nome all'istituto passano altra.
verso un periodo di preparazione
detto aspirantato, che dura tre anni.
Vengono assi.stile nella loro forma-
zione umana e cristiana, a lla vita
consacrata, all'apost0lato, allo spirito
salesiano.
Dopo la consacrazione, che le rende
Volontalie di Don Bosco a Lutti gli ef-
fetti, completano la loro formazione
in un triennio durante il quale sono
pienamente inserite nella vita del loro
gruppo. La consacrazione è tempora-
nea per i primi 6 anni; poi la Volonta-
ria è libera di impegnarsi per sempre,
o di attendere a:ncora 3 anni prima
dell'impegno definitivo.
TI riserbo. Concluso quel che può
essere considerato il periodo della
prima [ormaz:ione, la Volontaria è
impegnata in un intenso programma
di formazione permanente e di vita di
gruppo, che la arricchisce. Ogni anno
gli esercizi spirituali, intesi come mo-
mento/straordinaiio di riOessionc e
revisione, e « corsi di cultura religio-
sa» su problemi di attualità. Con fre-
quenza giornate di fraternità, giorna-
te d i ritiro per ascoltare nel raccogli-
mento quanto iJ Signore domanda, e
per rare comunione con le sorelle. Si
hanno sovente scambi di esperienze.
in cui si raccontano successi e insuc-
cessi, problemi e metodi e risultati
ottenuti.
Una delle caraueristiche delle VDB
è il riserbo: esse non solo evitano di-
vise paTticolari o segni esterni che le
facciano riconoscere, ma addiriltura
preferiscono non far sapere, negli
ambienLi in cui vivono e lavorano, di
essere delle consacrale. «Non è - ha
spiegato l'attuale Responsabile Mag-
giore delle VDB - il desiderio di tiin-
cerarsi dietro un faci le alibi, o cli evi-
ta re l'impegno di un'autentica testi-
monianza al Vangelo. li riserbo è det-
tato dal fallo che se la gente in mezzo
a cui la Volontaria vive e agisce la
individuasse come persona consacra-
ta, riterrebbe obbligatoria e a senso
unico la sua risposta a qualsiasi que-
sito». E' un fallo che il sacerdote, per
esempio, si sen1a dire a volte: lei dice
così, o fa così, perché è un prete.
« L'efficacia della nostra testimonian-
za sarebbe minata in radice», precisa
la Responsabile Maggiore.
E porta una seconda motivazione.
«C'è da aggiun gere il pericolo, che la
Volontaria correrebbe, di vedersi
esclusa dal vivo di cene siLUazioni,
considerate propiie ed esclusive di
chi deve affrontare la vita di ogn i
giorno».
Di Don Bosco. Le Volontarie dico- .
no la loro salesianità già dal nome
stesso che si sono date. « La Volonta-
ria si qualifica davanti alla Chiesa e al
mondo come figlia spirituale di Don
le Volontarie si impegnano con promessa a
svolgere una lorma concreta di apostolato nel
proprio ambiente: molle sono Insegnanti.
10

2 Pages 11-20

▲back to top

2.1 Page 11

▲back to top
Bosco e come testimone del suo cari-
sma», precisano le Costituzioni dell'I-
stituto. E l'Istituto si riconosce - pur
nella necessaria distinzione e autono-
mia - come «gruppo della Famiglia
salesiana, di cui fa suoi i valori».
Perciò salesiano è il suo stile: «La
Volontaria intende vivere tutta la sua
mh,sione nello spi1ito e nello stile di
Don Bosco». Di preferenza salesiana
è la sua missione: •Le Volontarie
fanno oggetto preferenziale della loro
azione apostolica i destinatari a cui fu
inviato Don Bosco»; per l'esattezza:
i giovani specialmente più poveri, il
ceto popolare, le vocazioni e le mis-
sioni».
Con una marcia in piìt. Le VDB so-
no state riconosciute come istituto
secolare di diritto diocesano nel 197 1,
ma derivano da una precedente asso-
cia,done apostolica sorta nel 1917 per
opera di don Filippo Rinaldi. Alla
morte di questo Rellor Maggiore nel
1931, anche l'associa1Jone sembrava
estinguersi; di fatto nel 1943 il sale-
siano incaricato di assistere spiritual-
mente le associale pose il problema
del &uo futuro: si era in piena guerra,
e l'allora Rellor Maggiore don Rical-
donc rispose: «Mantieni la brace SOL·
to la cenere; se son rose fioriranno».
Erano rose, e sono fiorite.
Nel 1956, nel rettorato dj don Zig-
gioui, le associate presero il nome di
«Cooperatrici Oblate di san Giovanni
Bosco•, e nel 1959 lo mutarono in
quello definitivo di Volontarie.
E cominciò la fioiitura: nel '56 i
gruppi erano Ire (a Torino, Milano e
Bagnolo Piemonte), nel '59 erano già 9
(di cui uno in Francia). Ora sono circa
60.
[n pali tempo giungevano i ricono-
scimen ti ufficiali. Nel '64 il Cardinale
di Torino dava il riconoscimento ca-
nonico all'Associazione; nel '70 la
Santa Sede approvava le Costituzioni
ad experimentum; nel '71 il card . Pel-
legrino erigeva l'Associazione in
«Istituto secolare di diritto diocesa-
no». E dato il suo carattere spiccata-
mente internazionale, non dovrebbe
essere ormai lontana la sua erezione a
« Istituto di diritto pontificio».
Nell'estate scorsa 11stituto aveva
concluso il suo primo sessennio di vi-
ta, e le sue rappresentanti si sono 1iu-
nite in Roma per la loro prima «as-
semblea generale». Tra il 5 e il 26 lu-
glio hanno elello (ed era la prima vol-
ta che lo facevano) il loro Consiglio
Generale, hanno riscritto le Costitu·
;doni, hanno approfondito alcun i temi
fondamentali (la secolarità, la consa-
crazione, l'apostolato, la salesianità).
R ora continuano la loro testimo-
nianza silenziosa al Vangelo, in una
vita consacrata, vissuta secondo la
loro promessa di apostolato. All'ap-
parenza nient'altro che semplici cri-
stiane, ma - come direbbe forse un
cronista sporLivo - con una marcia in
più.
SRI LANKA
Ragazzi di Kandy: studiano con la matematica anche la loro voca~lone.
Crescete in fretta
salesiani singalesi
Il piccolo Paese asiatico a sud dell'India sta lottando per un proprio
posto nel mondo. La Chiesa cattolica vi svolge un ruolo che va ben
oltre Il peso della sua presenza numerica. E i Salesiani... sono solo
22: giovani, quasi tutti ancora agli studi. Mentre la gioventù dell'Isola
è traboccante e bisognosa di educatori
Sri Lanka: un'enorme goccia di
te1Ta caduta dal sub-continente
indiano in mez7.o all'oceano. Ventidue
singalesi (così si chiamano gli abitanti
di questo stato dell'Asia) sono diven-
tali salesiani. E sono tutti giovani.
«Purtroppo!» esclama con un sospiJ·o
il loro superiore, don Beniamino Pu-
thota di Madras. Quando c'è tanto da
fare tra i ragazzi dello Sri Lanka,
quando vengono offerte ai salesiani
tante opere da mandare avanti, non
poterle accettare solo perché i 22 sono
troppo giovani, 1increscc.
Ma la loro età è un male da cui si
gua.-isce col tempo; intanto essi si
preparano...
·
S eimila pagode. Sri Lanka. che fino
al 1972 si chiamava Ceylon, è una
grossa isola: 66 mila Kmq e 14 milioni
di abitanti. Fa caldo (a un tiro di sasso
c'è la linea dell'equatore), ma l'inter-
no è un altipiano con invidiabile clima
autunnale. Per questo la popolazione
è fiHa: 203 abitanti per Kmq.
Lo Sri Lanka si può riassumere
così: 2 razze, 3 storie, 4 religioni.
Gli abitanti, sette su dieci sono di
razza singalese, e occupano l'isola
dalla notte dei tempi; ma in varie ri-
prese i Tamil dell'India sono giunti
sull'isola dal conLinente (I 10 Km di
traversala), anticamente come con-
quistatori, più di recente come immi-.
grati in cerca di lavoro: sono due abi-
tanti su dieci. li resto, minoranze:
compresi gli afgani, gli arabi, gli zin-
gari Kuravar che fanno gli i11cantatori
di seq1enti e i Vedda primitivi, che
furono i primissimi occupanti, e or-
mai da secoli si nascondono nel cuore
delle foreste.
Le tre storie si chiamano occupa-
zione portoghese, olandese e inglese.
E - come tutte le storie del coloniali-
smo - non sono sempre edificanti.
Raggiunta l'indipendenza nel 1948, il
nuovo Sri Lanka stenta a dipanarsi,
impantanato com'è in un malinconi-
co passato, e con le consuete diffi-
coltà economiche legate alla mono-
cultura.
La religione preminente è il buddi-
smo (seimila pagode, 17 mila mona-
ci), ma la gente tamil è induista e
quella araba è mussulmana. La quar-
ta rcligicme, quella cristiana, vi è stata
introdotta dai missionari portoghesi e
ha messo buone radici; olandesi e in-
glesi hanno aggiunto il protestantesi-
mo. 1 cattolici oggi sono circa un mi-
lione (7 ogni 100 abitanti).
Tutte queste religioni vivono in ar-
monia, si servono della danza e della
musica per rendere culto a Dio, e
11

2.2 Page 12

▲back to top
rappresentano un netto rifiuto aUa
concezione materialhùca deUa vita.
E un bel giorno del 1956, arrivò in
4uesto paese piccolo ma complicato il
primo salesiano...
Gli as piranti, come germogli. Pa-
dre Enrico Rémery, francese, era
missionario in India, ma per difficoltà
sopraggiunte dovet te lasciare il paese.
Saltò i I IO Km di oceano e approdò
nell'isola. NeUa capitale Colombo
trovò ragazzi e aprì l'oratorio, come
Don Bosco a Valdocco. Poi aggiunse
la chiesetta e la scuola. Nel 1962 si
trasterì un po' fuori città, a Negombo
dove Ucristianesimo è molto diffuso,
e organizzò una grande si.:uola pro-
fessionale più l'aspirantato l')t!r le fu-
ture vocazioni. Perché qucsw si era
messo in testa: suscitare figli di Don
Bosco lra i singalesi. E c'è riuscito.
Lui, ormai anziano, è tornalo in
Francia. ma la sua opera si è svilur-
rata bene. Negombo è ora una scuola
professionale con più di 200 ragazzi
esterni e un grurpello di interni. Ci
sono le scuole ~erali e l'oratorio. Gli
aspiranti, ragazzi cioè.· di brave 1.·ami-
glic cristiane che studiano insieme
con l'aiitmctica anche la loro even-
tuale vocazione, sono stati raccolti
ora ln una seconda opera a Kandy, nel
cuore del paese (Kandy, per le sue
belle chiese e la sua vivace cristianità,
è chiamala la Roma dello Sri Lanka).
Anche a Kandv c'è l'oratmfo: dunque
due cm,e e due-oratori. E gli aspirami,
come è proprio dei germogli, assicu-
rano il futuro della Congregazione.
Degli attuali 22 salesiani singalesi
crcsc.:iuti a Negombo, tre sono sacer-
doti. ordinali un pail) cli anni fa), e tre
in teologia. Gli altri sono a farsi le os-
sa. In Lutto sei sono nello Sri Lanka,
gli al tri in India a studiare.
Occorre tare in fretta, perché la
Chiesa ha bisogno anche di lor<>. La
Chiesa nello Sii Lanka svolge un ruo-
lo che va ben oltre il peso della sua
com,istcnza OLtmerica. Ha 7 diocesi,
11 vcl>covi (dl cui 10 locali), 652 sacer-
<loti qua:,i tutti nativi, 286 parrocchie,
221 scuole. In complesso un migliaio
di cenu·i pastorali (i dati sono ciel
I974). La sua importanza è legata so-
prattutto alla sua present.a efficace
nel campo ~ociale.
li amaro. li tè è la ricchena e la
mberia dello Sri Lanka. Lo chiamano
« la grande industria»; lo chiamano
anche « tè amaro». Non perché s ia di
scarse qualità un bel tè nem tra i
migliori del mondo), ma perché la sua
enorme prod ut.ionc lascia nella po-
vertà la gente che lo lavora. Lo Sri
Lanka, pur così piccolo, è il Lcr,o
Negombo, la scuola professlonale salesiana.
Se la monocultura (Il alè amaro ) è Il problema
sociale dell'Isola, bisogna uscirne con nuove
prolesslonl e nuove attività.
paese al mondo dopo India e Cina per
la produzione del tè: 230 mila tonnel-
late all'anno, qualco~a come I IO mi-
liardi di tazzine. Hai voglia a berle
Luite. L'altopiano centrale dell'isola è:
un sus:.eguirsi ininterrotto di pianta-
gioni. Ma da una parte ci sono i con-
tadini che lavorano e restano semrre
po\\'eri, e dall'altra ci !>Ono una mino-
ranza locale e il capitale straniero che
incamerano i prof'iui.
rt gioco è stato fatto con l'imporla-
,done di mano d 'opera dall'l ndia: la
gente Tamil. Per mcuere insieme un
chilo di quel tè che si Lrova anche
nelle drogherie italiane, occorrono
6.600 germogli; le donne singalesi
ogni d icci giorni percorrono da capo
le riantagioni portandosi una grossa
cesta dietro le spalle, strappano le fo-
glioline nuove e le buttano nella cesta.
Un lavoro paziente e sfibrante. Se poi
le braccia sono abbondanti o - con
l'arrivo della gente Tamil - addirit-
tura superflue, i salari si fanno di fa.
mc.
Per questo lo Sri Lanka da qualche
tempo ha chiuso le immigrazioni,
specie dall'India (di conseguenza l'J.
spcuore salesiano padre Puthota può
recarsi a visitare i suoi nell'isola solo
per pochi giorni, non più di una volta
all'anno). Ma ancora nel 1975 i salari
si aggiravano sulle 600 lire al giorno
per gli uomini, sulle ➔SO per le donne.
Oggi, siamo sulle 800 lire o poco più.
Il governo tende a nazionalizzare le
piantagioni, in parte l'ha già fotto, ma
non iisulta questa la strada riù sem-
plice per assicurare lo sviluppo. Pro-
durre non basta, bisogna venderlo.
E per ora il commercio del tè dello Sri
Lanka risulta a11'85% in mano delle
compagnie straniere. Con cui bisogna
purtroppo fare i conti.
ln questa «situazione di ter1.o
mondo• e di lento difficile sviluppo,
va vista l'azione della Chiesa cattolica.
Da qualche tempo c'è un rorte impe-
gno sociale. Nella capita le Colombo
l'università cattolica tc.nula da reli-
giosi (Gesuiti e Silvestrini) rrepara
uomini nuo\\'i per i compiti di respon-
sabilità. Le iniLialivc sociali dei cri-
!,tiani si moltiplicano. Non solo, ma
persone di buona volontà delle altre
religioni si sentono stimolate ad asso-
darsi e collaborare.
Crescete iD fretta. I salesiani hanno
il loro compito preciso presso la gio-
\\'enlù: una gioventù straripante (l'in-
tlice cli sviluppo demografico è altis-
simo), che corre iJ rischio di non tro-
vare scuola né lavoro. Occorre inse-
gnar a fare altro che coltivare iJ tè.
Per questo l'opera salesiana di Ne-
gombo, nel suo piccolo, prepara mec-
canici, saldatori, tornitoli, ccc. Co~e
pratiche, un lavoro sicuro, un contri-
bulO posiùvo alla società. Gli exallievi
sono già alcune centinaia, ~i fanno
onore, e s<>no organiuati. Non lutli
sono cattolici (neUe accettazioni alla
scuola non si fa d iscrimina7.ionc di
fedi), ma 1ut1i sono molto aflezionati.
E dalle loro fila stanno sorgendo i
Cooperatori.
Un privato ha offerto all'Ispettore
salesiano 50 ettari di terra - un'in-
cantevole piantagione di tè - perché
sia traslorma1a in una nuova opera; i
vescovi propongono anch'essi, ma i
1,ale:,iani singalesi sono troppQ gio\\'a-
ni e quasi tutli in lormaLione. Vien da
dire loro: «Crescete in fretta, ragaz.zi.
Perché Don Bosco, lo Sri Lanka, e la
Chiesa, hanno bisogno di vui».
12

2.3 Page 13

▲back to top
* CG21 IL RETTOR MAGGIORE
Primo obiettivo
il Vangelo ai giovani
Subito le conclusioni. Ecco - dal 21 Capitolo Generale (CG21) della
Congregazione Salesiana - il brano forse più significativo per la
Famiglia di Don Bosco: è tolto dal discorso di chiusura tenuto il
12.2.1978 da don Egidio Viganò, e contiene il «primo obiettivo» da lui
proposto ai salesiani e ai loro collaboratori.
I l CG21 ha individuato alcuni ele-
menti caratteristici della nostra
identità originaria per qualificarci ef-
fettivamente come « missionari dei
giovani», portatori del Vangelo alla
gioventù d'oggi. Quali sono questi
clementi? Ne souolineo i principali.
1. Un c uo re orato riano . E' questa
una caratteristica peculiare di Don
Bosco, che don Albera ha chiamato
acutamente «il dono della predilezio-
ne verso i giovani». Deduciamo que-
sto elemento dalla riaffermazione ca-
pitolare della nostra adesione al Fon-
datore. Alle origini dell'Oratorio di
Valdocco si trova il primo e più fon-
damentale valore salesiano, per il
quale siamo nella Chiesa dei veri
«missionari dei giovani».
Don Caviglia con acuta intuizione
ha scritto: «lo credo che non si inten-
derà mai a fondo la ragione intima del
sistema educativo di Don Bosco, !.e
non si tiene conto della fonte prima
della sua concezione, che era il ricor-
do - e diciamo pure la nostalgia -
della vita di quei primi tempi».
La prima ora dell'Oratorio di Val-
docco non è tanto da concepirsi come
l'inizio di questa o quella istituzione
(anche se non la esclude), ma come
l'espressione più chiara e la concre-
zione primigenia della carità pastora-
le di Don Bosco. Ci dov1=emo rifare
dunque come criterio di rinnovamen-
to, al cuore del nostro Fondatore, che
è un cuore oratoriano. Oratoriano
non nel senso di dedicarsi a istituire
un dctem1inato tipo di opere, ma nel
senso di vivere ed esprimere un ca-
ratteristico alleggiamento pastorale,
che deve qualificare ogni presenza
salesiana in qualsiasi opera.
Questa è la prima scelta operativa
da rilevare: urge dare la priorità alla
Pastorale Giovanile, riempiendo il
cuore tli nostalgia oratoriana. Ciò si-
gnifica meuere alla radice di tutto il
nostro operare, un criterio di prcdilc-
,done verso i giovani.
2. n s istema preventivo. Esso co-
stituisce certamente uno dei punti-
chiave del lavoro capitolare. li Papa.
aveva attirato la nostra attenzione
sulla «necessità di mantenere il ca-
ranere particolare dell'opera e della
pedagogia salesiana». Ebbene, il
CG2I ha chiarito, ha ricompreso e ri-
propone ai confratelli, il Sistema Pre-
ventivo come progetto educat ivo sa-
lesiano.
Questo sistema ci riporta dire11a-
mcnte a l cuore oratoriano di Don Bo-
sco, alla sua maniera tipica di conce-
pire l'evangelizzazione come salvezza
totale; ci riporta anche alle esperienze
salesiane più genuine, portate avanti
sollo la guida dello stesso Fondatore e
divenute perciò esemplari. Se qual-
cuno pensasse che questa fosse una
proposta teorica o secondaria, io mi
azzarderei a dire che dirnosti-erebbe
di non aver capito né il cuo1·c di Don
l3osco, né il delicato momento attuale
della Congregazione.
L'identità della nostra presenza
evangelizzatrice nella Chiesa e nel
mondo con siste anche oggi nell'evan-
gelizzare educando. L'educazione è il
nostro modo preferito e il nostro
campo pi-ivilcgiato di evangelizzazio-
ne. E l'annuncio del Vangelo è il nervo
e la ragione d'essere della nostra arte
educativa. Se sant'Agostino diceva:
13

2.4 Page 14

▲back to top
«Ama, e fa' quel che vuoi»,Don Bosco
nella sua saggezza pedagogica ci ri-
pete: « Non basta a mare, bisogna sa-
persi far amare».
li nostro Capitolo rilancia ora tutto
il progetto educativo di Don Bosco,
com e programma del sessennio. li
Sistema Preventivo va perciò studia-
to, attuato e tradotto in termini di
prassi nei nostri ambienti di evange-
liuaz.ione, offerto come rinessione
pedagogica sistematica ai nostri col-
laborato1·i, e incorporato nella comu-
nità educativa come filosofia della
scuola salesiana. Questo rilancio, se
bene impostato, può segnare un pe-
riodo di espansione e di diffusione
della nostra pedagogia.
3. Lo spirito d'iniziativa. E' questo
un altro elemento caratteristico degli
orientamenti del Capitolo: l'inventiva
pastorale, la fantasia pedagogica,
l'intraprendenza e iJ coraggio, la
«santa furbizia», sono un'espressione
genuina del cuore oratoriano di Don
Bosco.
I Salesiani della prima genera.Lione
- ci dice il testo capitolare - hanno
imparato alla scuola del nostro padre
e maestro. E la storia dell'espansione
salesiana nel mondo è una chiara di-
mostrazione del suo efficace insegna-
mento. Il CG2 I auspica un rilancio di
questa originale creatività salesiana.
L'appello capitolare a una rinascita
dello spirito d'iniziativa renderà pOl>·
sibile - lo speriamo - la realizzazio-
ne di una nuova presenza salesiana
per i numerosi giovani delle bri·ancli
ciltà, indifferenti o lontani dalla
Chiesa e dalla fede; per la gioventù e il
popolo degli ambienLi di emargina-
zione: e per· l'animazione dei movi-
menti giovanili.
Quanta sana utopia ferve in questi
orientamenti capit0lari! E' ormai
tempo di non lasciare più l'inventiva
pastorale in balia di alcuni più estrosi,
o magari di amareggiati o di dissi-
denti, ma di assumerla come patri•
monio di ogni comunità salesiana, e
come espressione di fedeltà a Don
Bosco.
4. Una proposta di pedagogia vo-
cazionale. li CG21 la presenta in for-
ma esplicita e sistematica, inserita in
un disegno globale di maturazione dei
giovani nella fede, con suggerimenti
per i diversi livelli di intervento.
I lesti del CG21 sono dunque riccbi
e suggestivi nel presentare gli ele-
menti più caratteristici della nostra
identità originaria di missionari della
gioventù. Se non mancheranno le
persone capaci di applicarli, noi pre-
sto respireremo aria di inoltrata pri•
mavera.
* CG21 DATI E DATE
Il <<ehi è>>
del Capitolo Generale
A cosa serve un Capitolo Generale
Secondo le Costituzioni Salesiane,
un Capitolo è« l'incontro fraterno dei
salesiani durante il quale essi portano
a compimento una rinessionc comu•
nitaria per mantenersi fedeli al Van-
gelo e al carisma del fondatore, e
sensibili ai bisogni dei tempi e dei
luoghi».
Sua periodicità. Lo via ordinaria il
Capitolo Genérale si riunisce ogni sci
anni e viene convocato e presieduto
dal Rettor Maggiore o dal suo Vicario.
Partecipanti. Intervengono al Ca-
pitolo il Rettor Maggiore, il suo Con-
siglio, gli Ispettori (provinciali) e uno
o due delegati per ciascuna lspeuoria.
Sua autorità. Il Capitolo detiene
l'autorità suprema suUa società sale-
siana. Spetta a esso stabilire leggi per
tutta la Società Salesiana, trattare i
problemi più importanti, eleggere il
Reltor Maggiore e i membri del suo
Consiglio.
Finalità. Per mezzo del Capitolo
l'intera Società Salesiana, lasciandosi
guidare dallo Spirito del Signore, cer-
ca di conoscere la volontà del Padre
celeste in un determìnato momento
storico, per un migliore servizio alla
Chiesa.
I primi 20 Capitoli Generali
Con l'attuale, i Capitoli celebrati
dalla CongregaLione salgono a 21.
14
U primo CG sj è svolto sollo la pre-
sidenza di Don Bosco a Lanzo Tori-
nese, cento anni ta (5 settembre • 5
ottobre 1877). I Capitolari erano 23. J
salesiani in tutto 36l, con 18 opere (di
cui una in Francia e due in Argentina).
In 26 *radunanze plenarie» venne
elaborato un « Manuale a uso della
Congregazione» che è servito
orientamento per la vita salesiana ai
suoi primordi.
I Capitoli con Don Bosco in tutto
sono stati 4: gli altri tre hanno avuto
luogo nel 1880, nell'83 e '86. «Quelle
assemblee - ha scrillo don Albera -
erano altrettante scuole, dove il vene-
rato maestro, sentendo vicino il gior-
no in cui avrebbe dovuto lasciare gli
amati discepoli, pareva volesse con-
densare in poche parole i suoi inse-
gnamenti e tutta la sua lunga espe-
rienza»,
l Capitoli successivi si sono svolti
regolarmente ogni tre anni, fino al
I904 (quella frequenza era giustificata
tra l'altro dalla necessità di regola-
mentare meglio la vita salesiana). Poi
la periodicità viene fissata ogni 6 anni,
ma le guerre europee banno costretto
a diradare ancor più i Capitoli.
Aula magna: due •traduttori In slmultanea» al lavoro durante un·assemblea.

2.5 Page 15

▲back to top
Le sedi: Lan,o Torinese ospitò i
primi due Capitoli; poi fu prefciita La
casa di Torino Valsalice (11 Capitoli,
in diversi peliodi); quattro vennero
tenuti a Torino Valdocco. e uno a To-
iino Rebaudengo. Gli ultimi tre si so-
no svolti a Roma (nel '65 presso l'U-
niversità Sales iana; nel '7 I e '77 pres-
so la nuova Casa Generalizia).
La durata dei Capitoli varia dai
quattro giorni appena del 1895, ai
quasi sette mesi del 1971. Lunghi sono
Mali soprauuuo gli ultimi tre, a cui
era stato affidato il rinnovamento
post-conciliare della Congregazione.
Le caratte ris tiche de l CG21
li CG2l ha svolto anzitutto i compiti
fondamentali a<;segnati di consueto ai
Capitoli:
- ha discusso la « Relazione del
Rettor Maggiore sullo stato della
Congregazione» (un esame di co-
scienza sul sessennio trascorso);
- ha eletto il Reuor Maggiore e il
suo Consiglio.
Inoltre il CG2 I ha risposto a com-
piti particolaii:
- ha iniziato la revisione sistema-
tica delle Costituzioni rinnovate, che
erano state appro\\'ate dalla Santa Se-
de •ad experimcntum •;
- ha affrontato un tema partico-
larmente vivo nel dibattito della
Chiesa in questi anni: l'evangelizza-
zione. fl tema era così formulato:
«Tl!!.timoniare e annunciare il Vange-
lo: due esigcn1.e della vita salesiana
tra i giovani•, e la sua trauazione ha
dato origine al principale dei 4 docu-
menti conclusivi;
- il CG21 ha pure affrontato due
temi particolari: il ruolo del Sale~ian~
Coadiutore nel progetto apostolico d1
Don Bosco, e il servizio che l'Univer-
sità Pontificia salesiana è chiamata a
!>volgere oggi.
I partecJpanti al CG21
Membri di diritto del CG21, con
voce deliberante, sono risultati 186: il
Rettor Maggiore col suo Consiglio,
tutti gli lspeuori, uno o due delegati
eleui per ciascuna lspettoria. Risulta-
rono presenti solo 183 (di essi, 66 era-
no presenti già al preceden te Capito-
lo). I salesiani del Vietnam hanno po-
tuto inviare solo un messaggio. Han-
no preso parte al Capitolo anche 10
Salesiani osservatori c 15 fra tradut-
tori e segretari.
L'e tà media dei membri del CG2 1 è
di anni 48,88 (nel 197J era stata di anni
49,20). li Capitolare più anziano risul-
tava il Rettor Maggiore emerito don
Renato Ziggioui, con 85 anni (ma non
ha preso parte al Capitolo). li più gio-
vane. il coadiutore italiano Ren1.o To-
maseUo. con 29 anni.
Per nazionalità i capitolari appar-
tengono a 32 Stati diversi. Ri!>ultano
nati:
60 in Italia;
22 in Spagna;
11 in Brasile;
9 in Arge ntina;
8 in India;
7 negli Stati Unili;
.
6 rispellivamente in Belgio, Francia e
Polonia;
Sin Colombia e Germania;
4 in Olanda;
3 rispeuivamcnte in Gran Bretagna,
Irlanda, Jugosla, ia, Messico;
2 rispellivamente in Austria, Cina.
Ecuador, Perù, Portogallo, Uru-
guay e Vencwela;
in Australia, Cile, Costa Rica, filip-
pine, Giappone, Nicaragua, Rwan-
da, Santo Domingo, Thailandia.
L'lle r de l CG21
Luglio 1976. li Rcttor Ma4tgiorc
convoca il Capitolo. Viene inviato a
tulle le case un questionario per la
Rilevazione sullo stato delle opere
della Congregazione».
Settembre 1976-aprile 1977. Nelle
75 lspettorie e Delegazioni in cui si
divide la Congrega,ione, si svolgono i
Capitoli lspelloriali in prepara,ioi:i~
di quello generale. e \\'Cngono eletll 1
Delegati.
30 aprile 1977. Entro questa Jat~
giungono a Rom.i le proposte che 1
Salesiani in gruppo o individualmen-
te intendono presentare al CG2 l.
Maggio-agosto 1977. U materiale
pervenuto a Roma viene classificato e
Momenll di preghiera lndlmentlcablll: come per
la lesta di Don Bosco, con tutti I capltolarf, al
templo Don Bosco di Clnecll!A.
schedato; una commissione elabora
schemi di lavoro da proporre al Capi-
tolo.
31 ottobre 1977. Il CG21 si apre a
Roma presso la Casa Generalizia.
15 dicembre 1977. Elezione del
nuO\\'O Rcttor Maggiore (gli altri su-
periori vengono elcui entro il 27 di-
cembre).
26 gennaio 1978. Paolo VI concede
ai Capitolari un'udien,a speciale.
12 febbraio 1978. Chiusura del
CG2I.
Marzo 1978. Pubblicazione degli
atti del Capitolo.
L'apertura del Capitolo
In quel 31 ottobre, giorno d 'apertu-
ra, il Capitolo è stato definito «avve-
nimento ecclesiale»; e giustamente si .
è aperto in chiesa, con i Capitolari
stretti attorno all'altare. A presiedere
la concelebrazione era in, itato il card.
Eduardo Pironio, che per essere a ca-
po della Sacra Congregazione dei Re-
ligiosi C()~tiluiva il vincolo naturale
dei religiosi di Don Bosco C()n La
Chiesa.
A metà mattinata la prima seduta
plenaria neu·aula magna, con le for•
malità d'uso, con il Rettor Maggiore
don Ricccri che ricorda le finalità del
Capitolo (anzitutto la verifica «se, co-
me e in che misura» il rinnovamento
della Congrega4one, richiesto dalla
Santa Sede, è stato portato avanti). E
con il card. Pironio che definisce il
Capitolo un evento salvifico», cioè
una pagina della storia della salveaa;
«un avvenimento ecclesiale», perché
si im,erisce nella vita della Chiesa
d'oggi, «un incontro familiare»
perché dei fratelli si ritrovano insieme
davanti al Signore.
E si lettura del messaggio, a fir-
ma del card. Villot, che Paolo Vl per
suo mcao ha voluto for pervenire ai
Capitolmi.
Nel pomeiiggio i1 Rcttor Maggiore
presenta la Rela;,ione sullo stato
della Congregazioni.!•, documento di
15

2.6 Page 16

▲back to top
280 pagine (illustrato sul BS dello
scorso dicembre).
Nei giorni seguenti i Capitolari ap-
r,rovano il Regolamento, scelgono i
moderatori, costituiscono le commis-
sioni e :,ottocommissioni, fanno og-
getto di dibattito la relazione del Ret-
wr Maggiore e il messaggio del Papa.
E comincia il lavoro dei gruppi. La
macchina complessa muove i primi
passi con la lentezza del rodaggio. rl
lavoro è molto e i risLùtati sembrano
scarsi, ma succede come per gli ice-
berg: sci pari.i si trovano sotto l'acqua,
e una sola al di sopra e visibile da
lutti...
La preghiera
E perché gli uomini si agitano ma è
lo Spirito che conduce, il Capitolo
tTasco1-rc in un clima di preghiera.
La settimana precedcme l'apertura
è riservata agli Esercizi Spirituali:
una pausa di silenzio e di riflessione,
quasi un distacco netto dalle situa-
zioni lasciate, e una ricarica provvi-
denziale. Gli ultimi due giorni sono di
preparazione spirituale e psicologica
agli incomri e alle discussioni: si han-
no conferenze teoli.che e escrci1J pra-
tici di «dinamica di gruppo».
Poi le concelebrazioni aprono ogni
mattinata (per lo più a gruppi lingui-
s tici, ma di tanto in tanto sono plena-
rie). Dio è lodato in tutte le lingue. Poi
la «buona nolte» salesiana diventa un
altro momento forte, atteso e condi-
viso: i Capitolari si succedono nell'e-
sporre le varie situazioni dei giovani e
del mondo salesiano, le iniziative e i
problemi. le ansie e le speranze. Sera
dopo sera un tassello si aggiunge al-
l'altro e tutti insieme delineano il mo-
saico suggestivo della realtà salesiana
nel mondo.
Le feste liturgiche sono altra occa-
sione di unione e fraten1ilà: l'Imma-
colata, e il Natale; iJ 31 gennaio con la
concelebrazione al Tempio Don Bo-
sco (Cinecittà). La vigilia dell'elezione
del Reuor Maggiore, mentre il lavoro
del Capitolo prosegue normale, pc,·
Lutto il giorno si prega a turno in
chiesa. E soprattutto indimenticabile
risulta la mattinala (26 gennaio) tra-
scorsa tutti insieme in San Pietro e col
Papa.
La preghiera: perché al di sopra
dell'agitarsi delle commissioni, delle
discussioni e delle votazioni. prenda
l'iniziativa lo Spirito Santo.
Elezione dei nuovi s uperiori
I CapiLOlari hanno affrontato il
compito di dare a Don Bosco il suo
settimo successore - è avvenu to il 15
dicembre - in un clima di forte tcn-
~ione spirituale. Colloqui personali e
incontri di grnppo si sono svolli non
già in un clima elettorale, ma di re-
~ponsabilità e di preghie1·a, perché
rosse la luce dello Spirito a orientare
nella scelta di colui che 'iarebbe di-
ventato «pad1·c e centro di unitl, di
1u11a la Famiglia Salesiana».
16
Momenll di gioia salesiana: come la serata con
i ragazzi ucraini, cecoslovacchi e lituani che
studiano nelle case di Roma.
Si legge nella cronaca dell'elezione
presemata dai Notiziari diffusi dal
CG21: «Già dopo la prima votazione
emerge chiara l'indicazione di una
precisa concentrazione di voti sul no-
me di don Egidio Viganò. Indicazione
che nella seconda votazione si tra-
muta nella maggioranza assoluta ri-
chiesta. e abbondantemente supera-
ta».
Quel giorno stesso, in un messaggio
a tutti i salesiani, il nuovo Rcll()r
Maggiore dice la sua ferma «convin-
7.ione della bellezza della nostra vo-
cazione, da attuare... in un impegno a
tempo pieno e a piena esistenza, per
la gioventù».
li 19 dicembre ha luogo l'elezione
del Vicario del Rcttor Maggiore (viene
riconlermato nella carica don Gaeta-
no Scrivo); il 21 dicembre è la vo.lta
dei cinque Consiglieri incaricali di
settori speciali (Dicasteri), il 27 di-
cembre sono detti i Consiglieri inca-
ricati delle sette Regioni in cui sono
tlistribuitc le l.500 case salesiane.
(Il quadro completo del nuovo
Consiglio Superiore è stato pubblica-
to sul BS cli febbraio J 978, nel pagi-
none centrale).
Gli incontri
In Yarie occasioni i capitolari si so-
no incontrati con particolari gruppi
della Famiglia salesiana. ln dicembre
due gruppi di ragazzi sono venuti a
far vi~ita. Prima gli ucraini, cecoslo-
vacchi e lituani delle case salesiane di
Roma, e con danze e canti folkloristici
hanno ricordato ai Capitolari la situa-
zione della Chiesa nei paesi dell'Est
europeo. Il 20 dicembre era la volta
dei ragaai d i Arese, il centro di rie-
ducazione per soggetti in difficoltà.
che l'allora card. Montini aveva affi-
dato ai Salesiani: questi ragazzi, dal
passato o dall'ambiente fammare po-
co raccomandabile, hanno racconta-
to le loro storie personali in un ,·ecita/
inquietanle dal titolo «Die tro la fac-
ciata» (che iJ BS intende prescnlarc
presto ai suoi lettori).
Poi è stata la volta dei «laici» della
Famiglia Salesiana. Un primo incon-
tro è avvenuto in forma ufliciale:
« Per la prima volta nella storia dei
Capitoli Generali della Congregazione
- ha raccontato il Notiziario dei Ca-
pitolari - due Cooperatori, lre Exal-
licvi e una Volontaria sono stati uffi-
cialmente invitali»; essi hanno stu-
diato « la parte del documento sull'e-
va ngeli;:za;,.ionc dei giovani che coin-
volge i laici», hanno prn,ato « le loro
osservazioni nell'apposita Commis-
sione Capitolare, e infine sono stati
ammessi in aula per esprimere il loro
pensiero. La data dell'evento è il 7
gennaio 1978».
Due setlimane più tardi, in una se-
rata traboccante di fraternità salesia-
na, gli Exallievi bolognesi del «Grup-
po Artistico Don Bosco» offrivano ai
Capitolari un omaggio della loro pro-
dU?.ionc, e più ancora offrivano il se-
gno del loro legame a Don Bosco.
L'incontro anche più gradito e sen-
tito ebbe luogo il 28 gennaio, con le
FMA; vennero a far visita madre Er-
silia Canta e le superiore ùel suo Con-
siglio. Al centro di questo incontro
una frase del Rettor Maggiore: « La·
Congregazione si rinnoverà nella mi-
sura .in cui l'Ausiliatrice tornerà a oc-
cupa1·e il posto che le è dato dal nosu·o
carisma». (BS tornerà presto ad ap-
profondire l'argomento).
E l'incontro più significativo per i
Capitolari: con il Papa, il 26 gennaio
(BS ne parla in questo numero a pa-
gina 3-5. e soprattulto a pag. 23-24).
La chiusura del Capitolo
Man mano che si procedeva nelle
assemblee, diminuivano gli interventi
orali per far posto a sempre più fille
votazioni. « Piace a questa assemblea
che...?». e i pulsanti rispondevano:
«Sì, no, iu,ta modum ». Il 9 febbraio
tornava il card. Pironio, visita carat-
terizzata da grande familiarità: il car-
dinale illustrava le prospettive del
dopo-capitolo, e pregava con i capi-
tolari.
Poi le votazioni finali. E la domeni-
ca J2 febbraio, dopo I05 giorni di la-
voro, la chiusura con un'ultima as-
semblea e un'ultima concelebrazione
presieduta dal Rettor Maggiore.
«Ringrazio tulli voi - ha concluso
don Viganò - per il patrimonio di
comunione salesiana raggranellato
insieme in questi mesi».

2.7 Page 17

▲back to top
* CG21 LA FAMIGLIA SALESIANA
Forze più unite
nel progetto di Don Bosco
Diverse novità riguardanti la Famiglia Salesiana, sono uscite dal luoghi Cooperatoli ed Exallievi si la-
CG21 . D'ora innanzi nel Consiglio Superiore salesiano c'è un uomo mentano - e l'eco è giunta anche al
accanto al Successore di Don Bosco, che si occupa espressamente
della Famiglia Salesiana. Poi i salesiani hanno formulato meglio il
loro «ruolo di servizio» per l'animazione della famiglia di Don Bosco.
Ancora: i rappresentanti dei vari rami hanno preso parte al CG21 con
contributi di studio, e con la loro presenza. Ora l'invito del CG21 è di
unire di più le forze, per realizzare insieme di più.
CG2I - di non essere abbastanza ri-
conosciuti, accettati, utiliz.zati nella
missione comune. E tutto ciò proprio
mentre le forze salesiane tendono non
c<n"lo a crescere ma se mai a diminui-
re, e i bisogni dei giovani nel mondo :.i
Ianno più aculi che mai.
N ovità Jal CG21 per la Famiglia
Salesiana? Numerose, anche se il
Capitolo non ha affrontato spccifica-
mt.:nte questo tema (un tema dl'l re,-lo
che il Retwr Maggiort.: ha deliniLO «Ji
panicolare importanza, vitale e deli-
cato»). I passi avanti d c;ono :.lati,
perché l'iJea della Famiglia Saksia-
na... si ra strada da sé. Essa è costi1ui-
1a dai « gruppi di baacaati che, vi-
vendo lo spirito salesiano, realiaano
k1 missione di Don Bosco con voca-
Lioni specifiche diverse» (art. 5'' delle
Costi Iuzioni salesiane). E è diventala
oggi una confortante rcahà. Ha detto
il Reuor Maggiore ai Capitolari: « E'
cresciuto ormai un albero salesiano
con molti rami, o (se preferite) un
piccolo ''bosco" salesiano... ».
* Prima novità del CG21: un
membro del Cons iglio Superiore d'o-
ra innanzi è incaricato appositamerue
per la Famiglia Salesiana. Prima
qualcosa già c'era, le Cm,Litu/Joni Sa-
lesiam: parlavano di un «Consigliere
per la Pastorale degli A<lulti», ma la
dicitura non era così chiara, e ab-
bracciava tante cose. La situazione
nuova consiste nel fatto che accanto
questa particolart.: responsabilità: !ar
crescere la Famiglia Sale;.iana, farla
\\·ivcre con entusiasmo. con opt'rnsità
apostolica e educali\\ a».
ti Dicastero che ora è :,lato co:.ti-
Luito, non è un centro di pol~-rc ma <li
-.crvizio del rcstO proprio questo il
modo di e:,ercitare l'autorità portato e
im,egnato da Cristo: «Io sto in mezzo
a voi come uno che serve»). li Sup<.'-
riorc « per la Famiglia Salesiana» ha
dunque anLitutto il compito - come
prescrive J"a1 ticolo 141 - di « sensibi-
lizzare e animare la Congrcgaziorn:»
nel i,ervLdo che deve svolgere all'in-
terno della Famiglia cli Don Bosco. Si
!Talla di raggiungere i;.pellori, cliret-
t01i, delegati e incaricati locali (an?.i.
uovc questi mancano, di creai li), ;.i
Lralla cli illuminarli, stimolarli, orien-
tarli. coordinare la loro a7ionc. inco-
raggiarli.
Si tratta di persuadere concreta-
mente (in teoria è abbai,tanza facile
lar convenire sui principi astraiti...) i
,;alci,iani che nell'interesse della gio-
ventù occorre far più posto, lasciare
più spazio d'azione e d'intcn cnlt>, alle
altre l'orze salesiane. In non pochi
* Que:.LO scn i1.io di anima1.ione
1ichicde certo uomini preparali, e
quindi prepararli sarà un compilo
prcà,o del Dicastero per la Famiglia
Salesiana. Ancora il Rç•llor Maggiore:
« I di\\'t.:r:,i gruppi appartenenti alla
Famiglia Salesiana richiedono un'a-
1iom· tait.: che - nella stw espressione
rontale, quella più !>pirituale e pasto-
rale - sia avvalorata dai carismi del-
l'ordinazione sacerdotale». Salesiani
dunque, e salesiani l,C)prattutto sacer-
doti.
«Ci sarà da preparare seriamente e
con urgen✓a in ogni Tspettoria un
contingente di animaLOri adatti e
competenti».
I quali dovranno sapersi rinnovart.::
come i.Lile d'azione, e per i valori che
sapranno trasmettere. Dice ai salesia-
ni don Viganò che occorre «deciJen,i
a cambiare la mentalità manageriale
di tipo allivi~tico», per occuparsi in-
vece della maturazione dall'inlerno e
ddla libcra1ione delle capacità dei
l,ingoli. «Nelle svolte della storia -
egli precisa - il ruturo non sta dalla
pnrtc delle opere già stabilile. ma da
(segue a pag. 20)
al successore <li Don Bosco, nel Con-
siglio Superiore salesiano, c'è ora un
uomo che ha il compito esclusivo cli
pensare a Ua Famiglia Salesiana (que-
st'uomo concreto, come ha gin ricrn·-
dato il BS di febbraio, è don Giovanni
Raincri, fautore di tante iniziative del
tra:,corso sessennio, e 1-it.:lctto Jal
CG21).
Non si traila solo <li un cambio d'c-
tichella, ma anche di quel che ci ~La
dietro. Il nuovo articolo ùcllc Costilu-
:lioni (n. 141) dice: «TI Consigliere per
la Famiglia Salesiana ha il compito di
sensibilizzare e animare la Congrega•
zionc per il ruolo a es:,a al UJato nella
Famiglia Salesiana... ». In q ucste po-
che parole, quante iùee e quante in-
dicazioni per l'azione, :,tanno na,-co-
slc.
* C'è- anLitutto il fallo che il CG2 I
ha 1ibadito il ruolo dei Salesiani nella
Famiglia di Don Bosco. « Noi !.alel>iani
- ha dello don Viganò - abbiamo Incontro di famlglla: Luigi Sarchetettl legge al capitolari Il messaggio del Cooperatori saleslanl.
17

2.8 Page 18

▲back to top
* CG21 UMORISMO
Un Birichino
in aula magna
GIUDICO BUONO IL DOCUMENTO. li.A...
« Il Birichino è un segno che i Capitolari,
pur lavorando seriamente, hanno anche
saputo ridere di se stessi», dice Wim Sa-
ris, Capitolare e padre putativo del Biri-
chino. Ogni giorno, per 105 giorni conse-
cutivi, Wim ha esposto in bacheca la vi-
gnetta quotidiana del Birichino, soave,
pungente, ammiccante, graffiante. Dice:
«E' stata un po' un'autocritica, un segna-
lare I punti deboli•. E i Capitolari ogni
Cosi semplicemente, all'lnlzlo del Capltolo, si è
presentato Il Birichino di Don Bosco.
Ol(f/,lllllé 81$0GNA CHE TROVI IL NUMERO
15 DELLO SPIRITO SANTO. OGGI
DEV'ESSERE ASSOLUTAMENTE PRESENTE'
~ q10ViD(
E cominciano le grandi schermaglie dialettiche per l'elaborazione del documenti. Sono 180
delegatl, da 5 continenti, con problemi e mentalltà tanto diverse.
CHE NE DICI OELL 'El.EZION!i
DEL NUOVO RETTOR MAGGIORE'
V CHé NON SEMPRE LO SPIRITO
SANTO PARLA ATTRAVERSO
LA RADIO VATICANA
1
POVERI SALESIANI I
HANNO SOLO PIÙ VECCHI A CUI AFFIDARE
~ ~ - - - - - LA PASTORALE GIOVANILE.•.
Il 15 dicembre è Il giorno dell'elezione del Rei-
tor Maggiore...
Anche Radio Vaticana aveva confuso don Egi-
dio con don Angelo Viganò!
Un Innocente gioco di parole: superiore Incari-
cato della pastorale giovanile viene eletto don
Giovanni Vecchi, che peraltrocon I suol 46 anni
scarsi è tra I più giovani del nuovo Consiglio.
cosrUNITI NELLA MADONNA,
SALESIANI E SUORE RISOLVONO
I LORO PROBLEMI.
Il problema della coeducazlone (detta con t.er-
mlne francese mlxlté) emerge agli occhi del
Birichino in forma piuttosto originale.
18
E CHI VIENE A GIOCARE CON Mf7
Dalla discussione aull'lter lormatlvo del salealanl rlaultano qua e tendenze accentuate a una
formazione troppo erudita o troppo monacale...

2.9 Page 19

▲back to top
giorno sono andati a guardarla, si può dire
a specchiarsi in essa. Perché Il Birichino
ha partecipato con molto impegno e buo-
na volontà al Capitolo, e da ragazzo mo-
derno ha compreso più oose del prevedi-
bile, e le ha spiattellate senza riguardi.
Perché questo Birichino di Don Bosco
al Capitolo Generale? Lo ha detto luì
stesso nella prima vignetta: Non voglio
che si parli di me senza di me». In realtà è
stato - come spiega Wim Sarls - • un
continuo richiamo al Capitolari, che s1 so-
no radunali specialmente per i ragazzi e I
giovani d'oggi•
Nella Casa Generalizia tagliata fuori dai
contatti vivi, I Capitolari correvano Il peri-
colo di lavorare per Ipotesi e in astratto. Il
Birichino invece ogni giorno era n, per ri-
chiamare gli eventuali astronauti del pen-
siero, quelli che con troppa facilità fug-
gono per la tangente, alla realtà concreta,
al ragazzi del mondo, che dovevano es-
sere i protagonisti invlslblll ma onnipre-
senti del Capitolo.
Mi meraviglio di aver avuto reazioni
solo positive dice ancora Wlm; ma è una
meraviglia fuori posto. I ragazzi devono
essere e sono la coscienza critica della
Congregazione salesiana, anche se a
volte si fanno Impertinenti o Ipercritici. E I
veri educatori non se la prendono con lo-
ro, ma anzitutto interrogano se stessi.
Ecco dunque alcune delle 105 vignette
•pubblicate,. da padre Wim Saris e dal
suo figlioccio scanzonato ma serio, Il Bi-
richino di Don Bosco.
- - ----,v t QUEL ClfE l<OIISI PUÒ O/RE CON UH SORRISO,
HOH LA VERITÀ "
IL P.U!O CAPITOLARE> COM't>
~
ICE UN PASSO A SINISTR•
E UNO A DESTl!A. UNO AVANTI
E UNO INDIETRO.
E Il Birichino sorride, percl~ quel che dice lui t verità. A.nche H dltllclle da accettare. Me un
Capitolo non eia glà I suol frutti, se quffta verità viene a galla?
Gli lnl2.I sono nmpre dlfllclll, l'Impressione è
che sl sta perdendo tempo.
DELLA LINGUA TEDESCA
ANCH'IO SO DUE PAROLE
- v - - MISEREOR E ADVENIAT
0
. .PER BON BOSCO
I LA FEDE DIVENTAVA VITA
2. LA VITA SI IRRADIAVA IN TESTIMONIANZA
3. LA TESTIMONIANZA SI FACEVA INSEGNAMENTO
4. L 'INSEGNAMENTO FIORIVA IN L ETIZIA•.
V
E PERCHE LEI CREDE
01 POTER PARTIRE SUBITO
'1. - -- - DAL TERZO PUNTO,
= ) ., --Si'
.,
~
Nella babele di lingue parlate al CG21, Il Biri-
chino ha Imparalo I nomi - Ialini - di due note
organlDazlonl caritative tedesche.
Una garbala allu■lone al fenomeno della .scolarluazlone della Congregnfone., considerato
troppo accentualo da lalunl (comprHo a quanto pare Il Birichino).
E ADESSO .tVANTI LA COSA MIGLIORE
È FARE DEL BENE NEL POSTO
IN CUI TI TROV//
Il vero problema - come In passato ha più volle sottolinealo don Rlccert - è appunto Il
passaggio dalla •Congregazione della caria• alla •Congregulone della vita•.
E' proprio vero, Birichino di Don Bosco. Su
questo punto sono tutti daccordo con te.
19

2.10 Page 20

▲back to top
l'.a, -,econclo i hi,.,og.ni dei ll"mpi nuo-
\\ i"·
.\\nche agli Exallievi (•'>ietc il r1ut10
1iù prezioso del la\\·oro cducaU\\o ,a
1l''>iano») i Capitolari hanno illu'>tn11U
nuo\\·i orientamenti opcrath i, in c.:111
11 a l'altro \\'cngunu :.uggcri1 i « i ntl'11i e
Il' forme culll:l'l'IC pc1 associarli cor-
1csponsabilmcntc alle iniziatiu: di
c\\·angeli11a1iunc • ·
* E non i: tullo. li Rellor Maggiore
ha anche as,...,1,mato agli uomini ,m
pcgnati nella Famiglia Salc,iana il
compito di approfondire la riflessio-
ne comune sul :.ignificato della lorn
presenza nel progello di Don Bu-,cu.
«Nei sci anni trascorsi - h.i detto
si sono falli dd passi in avania, ma
Altro Incontro ettHo e vluuto In Jll'Ofondlti: madre Erallle Canta ie9ge 11 c■pltoleri Il mHugglo
delle Flglle di Mane Auslllatrlce.
ci sono statl' quu l' là delle ambiguitii '-'
dei di1eui ». E guardando al futuro:
" :\\cl pro:.,imo .,.....,.,l·nnio. siamo chia-
quella delle per-.on<.•, delle ct>rnunitu e
della famiglia, in quanto queste costi-
tui:-.cono il soggcllo vivo e pcrmanen-
1c ddla ,oca;rionc s.ilcsiana».
* Altra novità del CG21 sono slall·
le visite ufficiali c.:ompiutc da vari ra-
mi ddla Famiglia Salesiana. In primo
luogo la \\·i:,ita della Superiora delle
FMA con il suu Con-.1glio. il 24 gen-
naio. Madre En,ilia Canta nel suo
•messaggio al CG2 1», faccmfo riferi-
mento all'anima1io1H: ~pirituale c.:hc la
ratori, il lurn impegno m1ss1011.1rio
(«alcuni di questi gi(l\\ ani coopera ton
hanno già ricevuto il Crocifhso i11:-.ic-
m~• ai no-,tri cunf ratclli salesiani e ,alle
FMA»).
Alle Volontarie di Don Bosco. chl'
nel mese di luglio ,corso a\\·e\\ano \\O·
taw e appro\\·ato la loro «appancm:11-
1a alla Famiglia Salc.,iana». hanno I i
conosciuto chl" «con il loro hti1u10
Secolare la famiglia di Don Bo!>co :.i
arncchiscc di nuovl' Iorme cli pn•,en-
mati ad approlonùirc anc.:or.t meglio
la realtà \\tH:a1iwrnlc della Famiglia
Salesiana, pio\\ vitll'nzialrncnll' 11,l·o-
pcrta dal Ci1pi10l0 Generale "Pl'Ciall"»
(m:11971).
11 CG2 I, a:.,01 bito dn altri te1111, U\\ 1.i
1rnuatu della famiglia salesiana ,oh,
tKcasionalml'llll'. \\1a l'ha !allo con
dticacia. li di...cor-,o n:n-à c.:c1·1amcn1l·
ripreso ndlc \\ aril· ,cdi adalle Ora l'
po'>sibik unire di più le forte ,alc:-.iu-
nc per rcali11art• il progcllo di Don
Bo,co.
sua Congrega,ione allt'ntlc dai saccr
doti salesiani, ha dello senza mcui
termini: •Siano scmpn: più esigenti
nel sospingerci sulla da della santtia
,alcsiana, col minil.tcro deUa parola e
dei sacramenti•·
In altra occasione si sono presentati
con i loro mcss.1ggi i Cooperatori, IL·
Ecco la bizzarra Nt■zlone della stampa all'ele:zlone del Rettor Maggiore. Anzitutto un'agenz.la
confuse don Egidio Viganò col fratello don Angelo, e I giornali copiarono l'errore. Poi I soliti
giornali a cui non baste den, la notl:z.la: per la aGuz.ett■ del Popolo• di Torino, don Vlgen<> • alt
Papa del salesiani•: per ala Repubblica.• addlrlttuni aVlcerà nel grande Impero sc:olnUco della
Chiesa•. Altri due glornafl sembrano conlreddlrtl: uno chiama don Viganò «lteUano., e Il quoti-
diano ala Ten:era• di SenUago lo qu1llllc1 •CIieno •(ma. una volte tento, hanno entrambi l'lglone,
perché don Viganò ha le due clttadlnanz.e).
Volontarie di Don Bu:-.co, gli Exallic\\'i.
Cooperatori cd Exallicvi poi hanno
a1whc c.:omribuito al la\\Oro delle
Commissioni Capitolari -,ui temi che li
riguarda\\·ano.
Oltre a qucMc pn:!.cn1e umciali, ,i
sono avuti inconll I simpatici e signi-
ficativi: con gli Exallicvi bolognf.?si del
«Gruppo Artbtico Don Bosco», c -
!,e mai una presenta poteva risultare
più cmblematica con i ragazzi <li.'!
riformatotio di Are-,c.
* Ai messaggi rice\\ uti dai \\·ari ra-
mi (ecco altr.i no\\ ità <lei CG21) i Ca-
pi1olari prima di concludere banno
risposto con i I010 messaggi.
Alle Figlie di Maria Ausiliatrice
hanno dctt~>: « Nella Famiglia Sale
siana, la vostra tcst1monianz.a e dedi
,ione di religi<>'>l' ho un'impor1an1a
inw-,Lituibilc. La\\Ort'remo in salcsia
na fraternità. Ccn;hcrt•mo insieme la
.
'>piritualità propria ddla noc,tra voca-
,donc sal~iana. Sarà nostra cura ,ll -
hu
fianc.:arc I(;' vostrl' comunità con <,a-
ccrdoti in cui s:iriem:a e grazia ab
biano sille salcsk1110... ».
i\\i Cooperatori hanno prospellato
nuovi orientamenti operati\\'i riguar-
danti l'organiu,l/ionc dei loro centri.
il potenziamento <ld gio\\'ani coopc-
16it/U·",.
11ETJ°OIIE
11,-;1.LA
'
(
20

3 Pages 21-30

▲back to top

3.1 Page 21

▲back to top
* CG21 LE CONCLUSIONI
Una piattaforma operativa
per l'immediato futuro
Le conclusioni del Capitolo sono materialmente consegnate nel vo-
lume «Atti del CG21 » pubblicato in questi giorni. Ma I suoi contenuti
- idee, proposte e nuove linee operative - si diffonderanno capil-
larmente nel mondo salesiano attraverso un'azione di coinvolgimen-
to che passerà attraverso la riflessione personale, il dialogo comuni-
tario e la sperimentazione, prima di tradursi in stato d'animo e in stile
di azione.
A bbiamo camminato per una
(( strada giusta, anche se qual-
che volta non proprio asfaltata», ha
concluso il Rettor Maggiore valutan-
do il Capitolo. In questi giorni di
aprile, 18 mila volumi in 6 lingue -
uno per ogni salesiano - stanno
viaggiando verso le svariale parti del
mondo: sono gli «Atti del CC21 ».
Contengono il risultato dei 105 giorni
di lavoro, il «dover essere salesiano
oggi», la piattaforma operativa per
l'immediato futuro.
Quale messaggio porta il CG21 ai
salesiani del mondo? Nel volume fi-
gurano anzitutto quattro documenti,
elaborati e approvali dal Capitolo.
1. Evangelizzatori. li pri11cipale
documento, nato dallo studio del « te-
ma• del Capitolo, è intitolato: «T Sa-
lesiani evangelizzatori dei giovani».
F' In trndu;,ione e applicazione ai sa-
lesiani di una «esortazione apm,toli-
ca» fondamentale di Paolo VI. la
«Evangelii nunliandi » del 1975.
Punto di partenza del documento è
la comunità salesiana, che prima di
evangelizzare gli altri deve preoccu-
parsi di accogliere il Vangelo per sé, di
lasciarsi evangelizzare per prima. Poi,
la comunità potrà farsi animati-ice di
altre forze. Potrà reali:u.are il progetto
educativo di Don Bosco. Potrà asso-
ciare a sé altri chiamati (voca;done)
alla stessa missione. E secondo lo stile
di Don Bosco, potrà giocare la !>ua
avventura nel mondo con spirito di
inventiva e creatività.
(Il nocciolo di questo documento -
troppo ampio per essere riassunto in
poche righe - è stato anticipalo nelle
parole stesse del Rettor Maggiore ri-
portate a pagina .13-14).
2. U Coadiutore. Nella comunità
salesiana un posto singolare è occu-
pato dal Coadiutore, figura di laico
(sono più di 3 mila in Congregazione)
da riscoprire e da rilanciare. Se ne
occupa il secondo documento: « LI
Salesiano Coadiutore, una vocazione
di religioso laico al servizio della mis-
sione salcsiana ».
Un problema a suo riguardo ha ac-
ceso le discussioni: il Salesiano Coa-
diutore può essere chiamalo alla ca-
rica di direttore delle comunità sale-
siane? O questo serviLio dell'autorità
è necessariamente vincolato al mini-
stero sacerdotale? Merita spendere
due parole, anche per esemplificare
almeno una volta il lavoro delicato
che un Capitolo Generale è chiamato
a svolgere: i bivii sulla sua strada sono
frequenti, e ogni volta bisogna sce-
gliere, e scegliere bene...
Motivi a favore dell'una o dell'altra
tesi sopra esposte, erano stati avan-
zati già da tempo. li vasto processo di
secolarizzazione in corso nella Chiesa,
la sottolineawra dei valori egualitari
che scaturiscono dal battesimo, l'im-
portanza riconosciuta oggi al laicato,
potevano suggerire che il tipo di au-
torità salesiana richiesto dai tempi
nuovi non dovesse rimanere necessa-
riamente vincolato al ministero sa-
cerdotale. Di ratto però il direttore
nella Congregazione è sempre stato
un sacerdote, come sacerdote è stato
visto da Don Bosco e dai passali Ca-
pitoli Generali. E anche nella pro-
spettiva della teologia conciliare que-
sto « servizio a Ila comu nilà religiosa»
viene visto senza dubbio arricchito
dalla grazia del ministero sacerdotale.
Sull'argomento, per quel che con-
cerne la Congregazione Salesiana, si è
pronunciato il Papa stesso nel mes-
saggio letto dal Card. Villot. « Il Vica-
rio di Cristo - vi è detto - auspica
che l'Istituto rimanga fedele al suo
disegno costitutivo circa la figura del
direttore», che veniva appunto visto
1,avvaloralo dai carismi dell'ordina-
zione sacerdotale». Non occorreva di
più perché il CG2l . secondo il ti-adi-
zionalc spirito di fedeltà al Papa, ma
non senza un responsabile approfon-
dimento del problema, si a llineasse
con il pensiero di Paolo Vl. Come
avrebbe l'atto Don Bosco.
Ma il documento sul Coadiutore
andava ben oltre nel delineare questa
figura oi-iginalc creata da Don Bosco
stesso, e gli ha aperto tutta una serie
di prospeLtive apostoliche, specie nel-
l'ambito delle nuove presenze sale-
siane nel mondo giovanile.
Il Regola tore del capitolo don Raffaele Farina.
3. La fonnazione. E perché i Sa-
lesiaDi possano impegnarsi nel for-
mare gli altri, devono prima di tutto
essi stessi lasciarsi formare. l i terzo
documento affronta appunto il tema
«La formazione alla vita salesiana».
Il documento è r-icco di puntualiz-
zazioni (si tratta di calibrare meglio le
formule, dopo le innovazioni speri-
mentate di recente). Sottolinea l'im-
portanza della formazione intellet-
tuale oggi, e propone nuove modaHtà
per i centri di studio destinati ai gio-
vani salesiani. Ma la formazione, è
om1ai pacifico, non va più vista legata
all'età giovanile: è (o deve diventare)
un atteggiamento di tutta la vita.
Questa prospettiva, valida non solo
per i religiosi ma per chiunque. viene
per la prima volta largamente accolta
e codificata· nei documenti della Con-
gregazione; e si attendono da questo
l'alto molti frutti positivi
«La formazione - dice il docu-
mento - non è una tappa provvisoria
della vita, non si esaurisce nei pur ne-
cessari corsi di riqualificazione tl di
aggiornamento. La Formazione pcr-
manen tc è un prindpio organizzatore
che ispira e orienta lungo tutto l'arco
della vita. Formazione e cultura per-
sonale si concepiscono oggi più come
capacità indefinita di imparare in
rappono alla vita, che come acquisto
di nozioni». Questi principi, rivolu-
zionari ma ancora generici, vanno
applicati dai salesiani nei vari settori
della loro esistenza. Essi in pratica
21

3.2 Page 22

▲back to top
comportano «una costante apertura
sia a livello di sintesi dottrinale che di
pTOgelto di vita; un atteggiamento di
conversione permanente, nel discer-
nimento della voce dello Spirito che
rinnova la faccia della terra; un im-
pegno per rinnovare di continuo, nel-
l'o~gi della storia, la propria [edellà
ail ideale di Don Bosco, e per andare
ai giovani con una proposta educativa
adeguata e sempre attuale». Tutto
questo va tradotto in iniziative con-
crete, in parte gestite da chi ha re-
sponsabilità, ma in parte affidate ai
singoli.
4. L'univers ità. Un quarto docu-
mento elaborato e approvato, tiguar-
da l'Università Pontificia Salesiana di
Roma e le sue numerose ramificazio-
ni nei diversi continenti. Un vasto
processo di rinnovamento era già in
corso da tempo, ma ora il nuovo do-
cumemo rende l'UPS più in grado di
assolvere il suo prezioso sen,bdo
scientifico e formativo. A vantaggio
della Famiglia Salesiana e della Chie-
sa.
Le Cos tituzioni. Al CG21 era stata
assegnata pure la revisione delle Co-
stituzioni salesian e, rinnovate nel
1971 e approvate per esperimento
dalla Santa Sede. U capitolo ha solo
parzialmente adempiuto a questo suo
compito, e per una scelta motivata: si
è ritenuto che il periodo di sperimen-
tazione, meno di 6 anni, non era stato
sufficiente. Perciò il CG2l a scanso di
equivoci ha anzitutto ribadito i.I prin-
cipio che le Costituzioni «ad experi-
mentum » non sono provvisorie né
prive di obbligatmietà, e che quindi
vanno collaudate seriamente con la
pratica della vita.
Alcuni cambiamenti però sono stati
già intTodotti (tra cui la carica nuova,
nel Consiglio Superiore, di un Consi-
gliere per la Famiglia Salesiana). E si
Al lavoro: una delle tante commissioni di studio.
Paolo VI durante l'udienza - con una cordialità che ricorda Pio IX con Don Bosco - tiene per
mano Il Retto r Maggiore uscenle don Rlccerl (al centro), e li suo succ essore don Viganò. Quasi a
significare la continuità e l'unione del salesiani tra loro e con la Chiesa.
è demandata la revisione dell'insieme
aJ prossimo Capitolo (CG22) che avrà
luogo tra 6 anni, indicandola come
compito di Iorte responsabilità.
D coinvolgimento. Un Capitolo Ge-
nerale comporta una vasta azione di
coinvolgimento. Dapprima. appena
indetto, tutti i salesiani sono chiamati
a esprimersi sui temi e sulla scelta dei
delegati, nelle comunità e nelle ispet-
totic. E' un lavoro complesso e a li-
vello mondiale.
Poi la parola passa ai membri del
Capitolo. Essi arrivano a Roma, cia-
scuno con una propria visione perso-
nale sui vari problemi, e si trova.no a
conl"rontarla subito con gli altri del
loro gruppo di lavoro. Una visione che
va necessariamente modificata, pc1·
ùiventare non più personale ma del
gruppo o della commissione. E non
basta: essa viene in seguito portata al
giudizio del Capitolo intero, che la ii-
formula in modo che diventi espres-
sione di tutti e definitiva.
Occorre molta ginnastica mentale
per fare propri i punti di vista altrui,
per accogliere le altrui conclusioni.
Non si tratta infatti necessariamente
di rinunciare alle proprie convinzioni.
Le diversità di opinione non sono per
!"orza un male, anzi è bene sovente che
rimangano, Ma si tratta di giungere
all'accettazfone comune delle grandi
linee oricntalrici che il Capitolo
esprime in linea di decisione. Si giun-
ge così a que!Ja umanità operativa che
espri_me 1:unità ~ella Congreg;a7:ione:
E il comvolg1mento non fimsce h:
alla fine il Capitolo torna a interessare
tutti i Salesiani del mondo, che sono
chiamati a mettersi in sintonia con le
decisioni prese, a fare cioè propria la
piauaforma operaLiva elaborata, per
le realizzazioni deil'immcdiato futu-
ro. Si può dire che il Capitolo è riu-
scito quando tutti i salesiani giungono
ad assumere in proprio gli orienta-
menti e le deliberazioni prese dai loro·
rappresentanti, e li rendono cli fatto
operativi.
Per una visione di fede. « Un Capi-
tolo Generale - ha ricordato in chiu-
sura don Viganò- non è un semplice
fatto parlamentare». Anche se cci-i.e
sue modalità di svolgimento polreb-
bcro indurre a pensarlo, in realtà il CG
è molto di più, e va giudicato e accolto
in una visione di fede. « E' un avveni-
mento di grazia con spessore sacra-
mentale - ha precisato don Viganò
-; e noi dobbiamo saper vedere nei
suoi dinamismi la meditazione della
volontà del Signore».
Ciò vale anzitutto per i Capitolari
che l'hanno vissuto e ora hanno il
compito di spiegarlo e trasmetterne i
valori agli altri salesiani. E ciò vale per
quesli salesiani ovunque si trovino a
lavorare. Sta a loro fare dei 18 mila
volumi degli «Atti,. un oggeuo di me-
dilazione personale profonda, «come
faceva Maria con gli avvenimenti
della propria esistenza, e come hanno
fatto sempre i grandi credenti». A
questa condizione il Capitolo «diven-
ta fruttuoso, e sfocia in un vero pro-
posito di conversione», asserisce il
Rettor Maggiore.
22

3.3 Page 23

▲back to top
CG21 * LA PAROLA DEL PAPA
I ragazzi vi ehiamano:
hanno bisogno di voi
G iornara memorabile il 26 gemw,o:
udienza speciale dal Papa. I Ct1-
p11olari (nel/'oa:asio11e erano... crt•-
.,ci111i di numero) ç1 porrano per U!111po
i11 San Pietro, per 1111 «allo di fede co-
1111111itario» sulla lo111bu del primo Vi-
ccmo di Cristo: raccolt, clawmti al/'al-
ture papale ca11ta110 il Credo, poi souo
la stattta di Don Bosco i111ona110 "Gi,ì
eia, colli,._ E poi /'11dìe11;:a, nella bellis-
,/1110 Iala del Conci\\toro.
Puolo VI, gi1111w alle 12.30 dopo una
11wttmwa piena cli ù1co1111i, ha 1icev11-
to l'ouwggio del Re/tor Maggiore. Don
Viganò gli lw co11fcr111a10 a nome dei
mlesiani «l'adesione filiale, coscie111e e
coraggiosa alla ca11ec/m cli Pietro ..: 1111
omaggio «della 11w111,· e del cuore».
ta1110 più semita o:u,:1 pe,·ché «m 1111 'o-
w di cambiamem, profondi, la guida e
il Magistero del Papa .,0110 uno dei do-
ni pilÌ necessari e concreti del Signore
alla Chiesa peUegri,w •·
Poi Paolo VI. R' staio, come di co11-
.suet0, un disco,·so lettu e desti11a10...
agli organi ufficiali, ma imercala10 da
tall/c pare111esi di rnrauere familia-,,e.
c>sMu cchiose mar~ilwli• come il Papa
Me/iSO le ha defim11: (il 8S ne ha pre-
se/llata ww in apertwa, a pag. 3-1).
Ecco dunque 11110 :.i111esi delle parole
pilÌ si!!,nificative del Papa.
"Siate davvero salesiani". Venera-
bili confratelli, vorrei fare una prela-
1ione aUe cose chl' ac.Jesso dirò. per
~velare la chiave con cui esse :">Ono
state concepite, e vanno mterpretatc
E cioè di una grande, grande com-
mo1.ione.
Ha detto bene don Viganò i senti-
menti di fiducia, di ~impatia. di quella
fraternità apostolica che ci unisce a
tutta la Famiglia Salesiana, che ades-
so è quj rappresentata nella maniera
più piena e più ~olennc. Ripeto. una
grande, grande commozione. che mi
impedisce quasi di formulare i senti-
menti - che pure avrei nel cuore e
anche sulle labbra - per dire a voi
an1itutto la fiducia.
Sì. la fiducia. li Signore alla sua
Chk~a una Famiglia eletta, che si
chiama Famiglia Salesiana. che ,·uolc
andare don~ il bbogno è maggiore,
e do,·e l'obbligo e la responsabilità
~uno più sentiti: alla gioventù, alla
gioventù moderna. A quella gioventù
che voi ordinariamente scegliete: la
gioventù del popolo, lo gioventù che
ha bisogno di complL·menti este1iori
alla famiglia (che non è ,ufficienu:). e
anche esteriori all'ambiente (chl·
~pesso non i: cduca1h·o). Voi supplite,
\\ oi integrate, \\'Oi sapete ca,·are da
questa gioventù delle anime forti, sc-
1ene, buone, belle, oneste, cristiane.
Quanta gioia per quel povero Pa-
store che sono io, e che guarda la
geografia della Chiesa, la geografia
spirituale della società. Come ne ab-
biamo bisogno! Quale Iunzione a\\ele,
quale missione, quale responsabilità!
!\\la anche quale degnazione il Signore
ha usato con ,oi, chiamandovi, inca-
ricandod, meuendovi ~u questa stra-
da. ispirandovi di t.ledicare la vostra
vita a quesltl c:iusa dell'educazione
giovanile moderna! Siate benedetti,
siate davvero capiti, siate sorretti,
,iate colmati dalle grazie del Signore,
che Egli mi fa desiderare per voi, per
il mondo, e per la Chiesa.
La Famiglia Salesiana !>ia sempre
tilla testa della Chiesa viva, di quella
Chiesa che sta nei problemi vitali.
contingenti sì, passeggeri e nuenti in
tan1c fenomenologie diverse, ma
,l'mprc umani. sempre cristiani.
Siate dav, ero Salesiani! Ecco il mio
augurio con cui concludo questa pre-
lévione, che con1ienc anche tutto il
rei.lo che \\'i ho da dire.
Don Bosco è qui. Se i,apeste quante
persone, quante occasioni, quanti in-
contri passano intorno a noi! Ma il
vo'>tro incontro mi commuove in ma-
niera particolare, e mi dà la gioia e la
'>peranza cht' da, vero la Chiesa oggi
,ia quella di Don Bosco, la Chiesa vi-
\\ a. E' perciò con autentica lelizia spi-
rituale che oggi ci incontriamo.
Ma l'incontro con i membri qualìli-
cati di un [stituto religioso che, pur
avendo poco più di un secolo di vita,
E lnllne tutti attorno al Papa.
si è mirabilmente diramato in tulio il
mondo con le sue innumerevoli ini-
ziative e opere benefiche, non può
non chiamare alla nostra comune
memoria, come preMrnza animatrice
e ammonitrice, la figura - ma sl,
pensiamola tulii insieme- del vostro
santo Fondatore.
Don Bosco è qui. Certamente ci
guarda, ci conosce, e io spero che lui
<,tesso condh•ida la nostra gioia di ve-
dere una Famiglia co$i numerosa,
cos1 compatta, cosl uniforme, cosl
concorde e così decisa a continuare la
sua opera con lo s tesso stile, e - Dio
voglia - con gli stessi risuhati. Viva
Don Bosco! (appla11:.i).
San Giovanni Bosco è sintesi mira-
bile di attitudini e capacità umane e di
doni soprannaturali, genio ricono-
sciuto della moderna pedagogia e ca-
techesi; ma più ancora è genio della
santità, che è una nota caratterizzante
della Chiesa, san ta e santi1icatricc.
L'identità salesiana. Se ai suoi
tempi, compici.si e calami10s1, Don
Bosco fu un autentico protagoni!.la
della storia d'Italia e della Chiesa, la
Congregazione - nata dalla !>ua
mente intuiti\\'a e dal suo grande cuo-
rl' - ha eseguito fedelmente in questi
cento anni il cammino da lui traccia-
to. La stima, l'apprezzamento, l'affet-
to che per Don Bosco ebbero i nm,tri
Predecessori che lo conobbero perso-
nalmente (Pio IX, Leone X1Tl), e ,;pc-
cialmentc Pio Xl che lo beatificò e
canoni:t~LÒ, sono gli :,Lessi che noi ~cn-
tiamo per \\ oi, suoi figli, a motivo del
bene .incalcolabile che in questi cento
anni avete disseminato in Italia, in
Europa, nell'America Latina, nel
mondo intero.
Ora noi non duhitiamo che, pur ne-
gli adauamenti end ritocchi che nelle
Costituzioni e nei Regolamenti Gene-
rali saranno ritenuti necessari, intatta
rimarrà la vo!>tra adesione totale al
carisma odgina.rio del Fondatore,
quale è stato approvato, riconosciuto
e garantito dalla Chiesa. e dirci anche
dall'espe1ie111a di anni, secondo
quanto afferma il Concilio Vaticano
l l: I] rinnovamento della , ita reli-
giosa ..:ompona insieme, sia il conti-
nuo ritorno alle fonti (ritornate alle
fonti. figlioli? Credo di sì), alle fonti di
ogni forma di vita cristiana e allo spi-
rito primitivo degli istituti, e sia I a-
daLLamcnto degli istituti stes~i alk·
mutate condizioni dei tcmpi».
In questo 21 Capitolo Generale...
\\'Oi state approfondendo. nella prt'•
23

3.4 Page 24

▲back to top
ghiera e nella rirlc:,sionc comunitaria,
la vostra - adesso si usa qut:sta pa-
rola, ma è molto vera - «idemità»
salC-">iana. Che è anzitutto quella di
«religiosi». di c1·cdcnti cioè, che nella
vita in comune hanno voluto seguire
C1isto in maniera totale e incondizio-
nata, in quella maniera radicale che
viene presentata dal Vangelo, me-
diante la generosa, gioiol>a e fedele
pratica dei consigli evangelici, della
castità, della povertà, dell'obbedien-
za, a imiLaLione di Gc,sù ~.
U carisma della gioventù. E io sug-
gerirei un altro caiisma, quello del-
l'affetto e della consacrazione di se
stessi per l'educazione della gioventù.
Questo sono i Salesiani_.
La figura del salesiano, anche agli
occhi del popolo cristiano, è intima-
mente collegala al suo apostolato fra i
ragazzi e i giovani. Fu la grande,
provvidenziale intuizione religiosa di
san Giovanni Bosco, il quale nelle sue
«Memorie» ci parla della « sete di sa-
cerdozio» che cresceva nel suo cuore
durante gli anni del seminario, « per
potermi - dice - lanciare in mezzo
ai giovani, a fine di conoscerli intima-
mente e aiutarli in ogni occorrenza a
evitare il male!»
Abbiamo notalo con compiaci-
mento che il tema del 21° Capitolo
Generale è proprio questo: «Testimo-
niare e annunciare il Vangelo: due
esigenze deUa vita salesiana tra i gio-
vani».
Testimonianza, aDzitutto: i ragazzi
e i giovani esigono au1cnticità, esigo-
no esemplarità, vogliono quasi vedere
e toccare il messaggio crisLiano rea-
lizzato concretamente nella vi ta di chi
lo annuncia. In mezzo ai rngazzi e ai
giovani, voi Salesiani dovete essere il
segno della presenza del Cristo con la
bontà, la delicalezza, la modestia, la
dedizione, la purez7.a, l'umiltà, la leti-
zia. la letizia salesiana. Sì. con la leti-
zia, perché - come ben sapete e ccr-
cale cli inculcare - la gioia è· un biso-
gno incoercibile del ragazzo e del gio-
vane; ma è anche rinesso della grazia
di Dio e della serenità interiore.
Oltre la testimonianza religiosa
personale e comunitaria, diffondete
l'a1111uncio evangelico. Mediante il
vostro contributo vivo, serio, medita-
to, alla cultura catéchetica, pedagogi-
ca, psicologica e sociologica; ma l>pe-
cialmenle con l'apostolato diretto e
personale nel modo giovanile, con
particolare attenzione e dedizione alle
classi povere, bisognose. emarginate.
E per tutto questo Dio vi benedica.
lo avrò una preghiera speciale perché
il Signore confermi in voi questo ca-
risma. C'è nel mondo chi si consacra
ai giovani? Sì, ci sono tanti. Ma ci sono
i Salesiani. Ebbene per questi io
cercherò di avere preferenze spiri-
tuali, preghiere e benedizioni.
L'ere dità di Don Bosco . E vorrem-
mo, quasi a ricordo <li questo nostro
incontro. indicarvi le tre grandi «de-
vozioni» che Don Bo!>co ha la~ciato in
preziosa eredità ai Salesiani. Parlia-
mo a maestri, le conoscete bene. Ma
non vi di_spiaccia sentirle ricordare
anche da noi.
La devozione adoran,e a Cristo, Uo-
mo-Dio, in particolare nella presenza
sacramentale deU'Eucaristia. Non è
forse Cristo il centro e la sintesi di
tutto il messaggio evangelico? Non
deve essere Cristo la norma suprema
di:! pensiero e dell'agire del cristiano,
del sacerdote, del religioso?
Demzio11e filiale anche a Maria.
!'«Ausiliatrice», che «con la sua ma-
terna carità si prende cma dei fratelli
del Figlio suo ancora peregrinanti».
1nfinc, de11ozio11e al Papa, succc:.-
sore di Pietro, «perpetuo e visibile
principio e fondamento dell'unità, sia
dei Vescovi che della moltitudine dei
fedeli».
Vi c hiam ano. Figli carissimi, i ra-
gazzi e i giovani vi chiamano, vi at-
tendono. lo vorrei essere adesso l'in-
te1-prcte di questa chiamata, che è.,
dirci, sospesa nell'atmosfera della
storia. La gioventù vi chiama, vi chia-
ma, ha bisogno di voi, ha bisogno del
vc,sh'o sac1ificio, ha bisogno della vo-
su·a dedizione. della vostra intelligen-
za, deJJa vostra bravura a giocare, a
capirli, a insegnare, a educarli, a por-
tarli su , a crescerli nella statura di figli
di Dio, di figli della Chiesa.
Sono milioni nel mondo, talvolta
sbandati e disorientati da una molte-
plicità di voci discordanti. Aspettano
da voi la rarola di sah·ezza, cercano la
mano fraterna e amica che con serena
sicurezza li guidi verso l'Assoluto. In-
vocano un viso che non sia una ma-
schera artefatta, ma l'espressione
limpida di un amore che si apre al
fratello in un amore più grande, qual
è quello di Dio, che «è più grande del
nostro cuore». Giovanni Bosco, il vo-
stro padre, vi precede col suo passo
sempre giovanile e dinamico.
Con questi voli impartiremo adesso
una particolare benedi1Jone apostoli-
ca a rni, alle Figlie di Maria Ausilia-
u·ice che sono sorelle, a tutti i Sale-
siani, sacerdoti e fratelli coadiuto1i, ai
collaboratori che con la loro genero-
sità contribuiscono aUa rcalizzaz.ione
delle molteplici e provvide iniziative
della vostra Congregazione. nonché ai
ragazzi, ai giovani e agli Exallievi, ai
quali si estende il \\'Ostro apprezzato
lavoro pastorale.
Fin qui il Papa. Al pril1cipio, il Rei/or
Maggiore nel suo indiriz::.o d'omaggio
ave1•a detto fra l'altro: « Beatissimo
Padre, OKni volta che c:i a11e1e accolti, ci
siamo senlili so111111ersi i11 un cli11111 di
1•i1·0 affello e si111patia. di gioia fa111i.-
liare. di stima benevola e ammira::.ione
entusiasta che ci /ia sempre benefica-
111e11te sorpresi... ». E' stato così anche
questa t'olia. «A hbiamo se111ito che il
Papa ci vuole be11e10, è stwo w1 co111-
111e1110 dei Capi/o/ari.
Se1vi::io di ENZO BIANCO
E Il glomo dell'udlenza del Papa, foto di gruppo davanU alla basllica di San Pietro. SI diventa un punUno, ma si sente di lar parte di una grande realtà.
24

3.5 Page 25

▲back to top
SERVO DI DIO ALBERTO MARVELLI (1918-1946)
Ingegnere nella Città di Dio
Una giovinezza tra l'oratorio (che lo vide «presentatore di Cristo» ai ragazzi) e gli studi universitari. Poi il
turbine della guerra, le retate naziste, i 300 bombardamenti di Rimini e i suoi profughi. Poi la febbrile
ricostruzione della città... Alberto Marvelli aveva deciso da ragazzo: «O vivere salendo, o morire ». E'
morto a 28 anni, ma ancora i riminesi vogliono vederlo salire: sugli altari
Di Alberto Marvelli, exallie,·o del/'uraton'o salesiano di Rimini, i11 q11esti giomi
l'ie11e tenuta una co111111e11wra.::;io11e ufficiale a Po111pei (dol'e si ritrovano gli
Exallievi di Do11 Bosco per il loro T Congresso 1w:::io110/e). E la co111111e111ora;:ione
sarà 1e1111ta -situa:::io11e poli1ica permerlendu - da 1111 altro ,n·Cl':::ionale exa/lie-
1•0 che c.:011ohbl!. pl!.rsonalmenle Man1elli: /'on. Be11ig110 :t.accagnini alluule Se-
grelario della De111ocra::;ia Crisiiww.
L 'a11110 scorso la « Civiltà Cattolica» hu dedicato a questa stessa figura un suo
articolo. E in q11es1if{iomi /'editrice LDC 11e presema in libreria un profilo, a finna
di Adolfo /.,'Arco.
Chi er(1 dunque q11esto raga;;;.:o d"ornrorio. 1re111 'a1111i fa scl1iaccimo contro 11n
muro da un autocarro «alleaw». di c11i tutti ora parlano? La risposta - per i
lettori del BS - /11 un co11densa10 ilei volume che sia per uscire.
Più volte i ragazzi
Marvelli, tornando dalla
scuola, dovevano man-
giare o senza minestra o
senza pietanza. La mam-
ma li confortava con
queste parole di sapore
evangelico: «E' passato
Gesù che aveva fame, e
gli ho dato quello che
c'era». I ragazzi com-
prendevano che quelle
sue parole non esp1imc-
vano un'allegoria ma la
verità, che la loro dolce
mamma aveva dato ai
poveri quello che man-
cava alla loro mensa, che
nella persona del povero
era passato davvero
Gesù.
Questa era la famiglia
Ma1·velli, in cui nacque
Alberto.
La c hiesa domestica.
Alberto nacque a Ferrara Alberto Marvelll, studente universitario.
(ma i Marvelli vivevano a
Rimini) il 21.3.1918,
mentre finiva la prima guerra mon- ;r.a mezze misure, senza rispetto uma-
diale, e con essa trnmontavano i sogni no, senza ostentazione, sincero, sorri-
della« beJle époque ».
dente, sempre in grazia, sereno».
li padre Luigi era direttore di ban- La mamma, Maria Mayr, èurava la
ca; una persona modesta, fine, di- forma7Jone dei figli perché il marito. a
stinta, di condotta intemerata. Più che motivo del suo impiego, era quasi
padre era runico dei figli e premw·ol>o sempre assente. Egli però esercitava
della loro crescita. Quando per deci- un grande ascendente sulla sua ni-
sione del fascismo la sua banca do- diata; poco dopo la sua morte pre-
vette fallire, il cavaliere Luigi Marvdli matura, la signora Maria ebbe a rico-
restitul a poco a poco - sottraendolo noscere: «Credevo di fare tutto io con
alfa sua famiglia - tutto il denaro che i raga:ui, e iDvece faceva LllltO lui».
una donna aveva depositato in banca Nell'amore paterno. che assaporò in
prima dell'imposto fallimento.
pienezza, Alberto lesse e sperimentò
Si leggerà nel diario di Alberto: un nnesso dell'amore di Dio.
« Mai dimenticherò la sua VÌL:l esem- La madre era <li condizione sociale
plare trascorsa serenamente e santa- elevata (discendeva da nobili bavare-
mente anche nei momenti dolorosi di si), esemplare sotto l'aspetto religioso,
maggior preoccupazione. Fu cristiano caritativo e civile.
nel senso completo della parola, sen- Da giovane era molto bella, e gode-
va una salute ecce1Jonale; soleva di-
re: «I miei figli S()nO così sani che il
Signore, quando li vorrà chiamare a
sé, dovrà prenderli con una morte
violenta». E purtroppo per Alberto
sarà proprio così.
Quel rom agnolo autentico. Alberto
crebbe a quella scuola, apprenden-
done stile e forma. La madre fu edu-
catrice d'eccezione, seppe allevare i
sei figli e, con un piccolo patrimonio
amministrato con parsi-
monia, seppe portarli
tutti alla laurea o al di-
ploma.
Lei stessa militava nel-
le Donne d'A1Jone Catto-
lica, nella Conferenza di
San Vincenzo e nella
Protc7lone della Giova-
ne. Dopo la seconda
guerra mondiale fu an-
che consigliere comuna-
le. Diceva Pascoli: "Pas-
sa una madre, passa una
prcgh iera ».
Negli ultimi anni
mamma Maria partecipò
intensamente alla pas-
sione di Gesù: un'artrite
deformante, che non le
permetteva di po1·tare la
mano alla bocca, fece di
lei un mucchietto di pelle
e ossa. Ma nessuno la
vedrà versare una lacri-
ma.
Casa Marvelli a Rimini
divenne presto il centro
della carità.
l i necessario non mancava, ma il
superl1uo era ridotto e controllato. In
quella chiesa domestica il rosario
concludeva la giornata.
La santa donna però teneva d'oc-
chio quella natura esuberante e foco-
sa di romagnolo autentico che era AJ.
berto. A volle egli si caricava di vio-
lenza come una dinamo. Ma era sem-
pre e solo in difesa della giustizia: un
giorno, per difendere un fratello mi-
nore, scaraventò lln fratello più gran-
de sotto la tavola con taJe impeto, che
la mamma sbiancò di paura.
li regista Federico Fellini, che lu
suo compagno di scuola, rievoca così
l'infaniia di Alberto: «Ricordo bene
Marvelli: era un bambino biondo.mol-
to dolce. Siamo stati compagni di
classe fin dalle elementari. Le mam-
me ce lo indicavano come un bambi-
no bravo, uno scolaro modello».
25

3.6 Page 26

▲back to top
Alberto ragazzo aveva il sorriso fa-
cile e la risata discreta; scherzava vo-
lentieri. Riusciva gradito a tutti. La
nonna materna, marchesa Gellrude
Granello di Casaleto, diceva alla
mamma: «Quando mi mandi Alberto
mi dài un grande aiuto. E' lui che mi
fa i conti e le commissioni, con un
senso che fa pensare a un uomo».
Quel fanciullo forte, quando entrava
nelle case dei poveri si tras[igurava.
1. « Vivere salendo»
La morte il 7 marzo 1933 sconvolse
la famiglia Marvelli, che cantava alla
vita come una nidiata al sole: per una
violenta meningite morì il padre. Al-
berto non aveva ancora 15 anni. Nel-
l'ottobre, iniziando il suo ctiario su
una comune agenda, scriveva: «Dio è
gTande! »
Nello stesso anno entrò nel liceo
classico; aveva una spiccata tendenza
per le scienze esatle, ma riusciva non
meno bene anche negli studi umani-
stici; gustava molto la poesia scritta e
ancor più quella vissuta. Fu sempre
tra i primi in tutte le materie.
Nel 1935 il fratello maggiore Adolfo
entrò nell'Accademia militare di To-
rino e Alberto, 17 anni, si trovò a es-
sere il capo della famiglia. Adolfo ri-
corda: «Quando da ufficiale mi tro-
vavo in famiglia, se la radio suonava
la marcia reale io scattavo in piedi, e
volevo che anche i frateUi si alzassero.
Alberto mi diceva: "Io mi alzo alla
marcia reale, se tu domattina verrai a
messa con me''"·
Alberto dai salesiani ha sentilo ri-
petere cento volte il proposito di Do-
menico Savio: « La morte ma non
peccati», e lo fa talmente suo da dar-
gli una piattaforma personale: «Gesù,
piuttosto morire che peccare; aiutami
Tu a mantenere questa promessa». A
18 anni traccia l'ideale della sua esi-
stenza: «O vivere salendo, o morire».
Nel 1936 Albeno consegue a Forll la
licenza liceale; è secondo di sessanta
candidati, tra i quali figura anche quel
certo Federico Fellini.
La laurea a pieni voti. Universitario
a Bologna, Alberto aumenta l'impe-
gno per la santità, che vede come la
laurea delle lauree. Per attendere allo
studio sacrifica il sonno. I vicini a
Bologna e a Rimini notano le luci
della sua camera accese anche nelle
ore piccole. Un pescatore, amico suo,
che va a collocare le reti verso le due o
le lTe, spesso vede la camera di Al-
berto illuminata.
Il giorno è per le opere apostoliche.
Alberto studia sodo, ma non è sgob-
bone. Si rende conto che i rapporti
umani, non meno dei libri, sono ca-
nali d'informazione e più ancora di
formazione. Perciò intensifica l'ami-
cizia, intuisce che è la forza più arric-
chente e più personalizzante.
26
Fissata la sua dimora a Bologna,
Al berto si mise subito in contatto col
Centro Diocesano di Azione Cattolica,
che aveva nel sangue. I bolognesi fu-
rono colpiti dalla sua schiettezza, af-
fabilità e disponibilità. Gli amici lo .-i-
cardano costantemente sereno, con
una personalità spiccata che impone
rispetto. L'on Benigno Zaccagnini,
che lo conobbe all'Università di Bolo-
gna, scrive: «Alberto era intelligenlis-
simo, e aveva una purezza e un can-
dore che incantava anche chi non
condivideva le sue idee. Posso testi-
moniare che godeva di una stima
universale per le sue doli umane, e del
rispeuo di tutti per la sincerità ùella
fede».
Alberto contempla le realtà divine e
le bellezze cosmiche con l'occhio del
Ris0110. Nel diruio scrive: « lo lo
Alberto guida la recita del rosario durante una
gita di giovani a Frasslere.
guardo ed Egli mi parla. Ogni volia
Gesù entra in me, a contatto con la
mia personalità, e è un accendersi di
santi propositi, è come un fuoco che
arde, una fiamma che brucia e con-
suma, ma che mi rende così lelice».
E allo scadere del quinto anno uni-
versita1io, il 30 giugno 1941, conseguì
a pieni voti la laurea in ingegneria in-
dustriale. La laurea fu festeggiata in
sordina, tra gli intimi. Sulla gioia degli
amici proiettava la sua ombra la
guerra. Mancavano i fratelli Lello e
Carlo, che erano sotto le armi; egli
stesso era già staLo richiamato per il
servizio militare.
Direttore di fatto . Alberto trascorse
la vita accanto ai salesiani dj Rimini.
All'azione formatrice della madre era
parallela quella dell'oratorio, dove si
imbibì come una spugna dello spirito
di Don Bosco. In quella palestra di
umanesimo integrale a quindici anni
era già guida spirituale per molti, e
modello di comportamento per tutti.
Più che perno dell'oratorio, Alberto
ne è il direttore di fatto, e disimpegna i
sacerdoti da tante incombenze p1·ati-
che. in modo che possono attendere a
tempo pieno alla formazione spiri-
tuale dei giovani. Nell'oratorio. come
nella famiglia Marveili, non si pren-
deva nessuna decisione di rilievo sen-
za il parere di Alberto. Sulle labbra dei
salesiani era corrente l'espre!>sionc:
«Sentiamo Alberto». Si sarebbe po-
tuto dire: «All'Oratoi-io non muove
foglia, che Alberto non voglia».
Marvclli era un grande organi2.za-
tore, e il fascino che emanava da lui lo
rendeva capo accet10 e guida ambita.
Aveva precisione nel pensiero, conci-
sione nello stile, decisione nella vita.
Coordinava gli impegni in modo da
armonizzare molto bene i doveri fa.
miliari e scolastici con quelli aposto-
lici.
"Presentato re" di Gesù. Nell'orato-
rio Alberto era dappertutto presente e
coerente. Uno dei cardini del sistema
p1·eve11tivo Don Bosco lo riponeva
nell'assisLenza, e Alberio - da sale-
siano perfetto - assisteva cgregia-
menLe. Amava e praticava molto lo
sport, come igiene del corpo e dell'a•
nima. Ma lo finaliL,r.ava alla crescita
spirituale dei suoi giovani. Nel pedo-
do estivo, per sottrarre almeno par-
zialmenLe i suoi giovani all'ozio della
spiaggia, organizzava lunghe passeg-
giate in bicicletta. Era un poeta della
velocità.
Amava il creato. era affascinato
dalla montagna. La vetta era per lui il
traguardo simbolico da raggiungere;
l'ascesa fisica spronava in lui l'ascesa
dello spirito. Sctisse: "Se io non
amassi Dio, credo che arriverei ad
amarlo stando in montagna».
Amava molto anche la musica, co-
me eccellente mezzo di ricreazione, e
più ancora di formazione. Amava e
animava anche la filodrammatica.
Ma da vero «salesiano in borghese»
ripeteva con Don Bosco: «J diverti-
menti io li stimo solo come mezzi per
condurre i giovani al catechismo». E
fare catechismo era la sua passione.
Divenne un eccezionale e simpaticis-
simo « presen Latore di Gesù» ai ra-
gazzi: giunse a fare deJJa sua scuola di
catechismo un'arca privilegiata di in-
contro tra il Rborto e i fanciulli.
2. Nel turbine della guerra
Albcno era stato tra i primi fanciulli
iscritti all'Azione Cattolica nella par-
rocchia salesiana di Rimini. di cui era
guida e maestra la madre. E col pa~-
sare degli anni incarnò realmente il
programma dell'Azione Cauolica:
preghiera, azione, sacrificio.
Luigi Gedda ha detto: « Bastava La
sua presenza per qualificare L'ALione
Cattolica, senza bisogno di interpre-

3.7 Page 27

▲back to top
fabbrica non riusciva a lrenare LI suo
ardore apostolico: anche sotto il ter-
rore dei bombardamenti aerei Alber-
to trovava la gioia di vivere. A sera si
rinfrancava del lavoro, che non senti-
va congeniale, trascorrendo ore in
meditazione. In lui la contemplazione
più profonda e l'attività più vertigi-
nosa, «Marta e Maria», correvano a
braccetto.
Tornò a Rimini per l'anno scolasti-
co 1942--B, e insegnò « Meccanica e
Macchine» nell'Istituto tecnico indu-
~triale. r giovani apprezzarono iJ suo
in:,egnamento soprattullo perché
ammetteva il dialogo, in classe c nei
corridoi durante gli inle1·valli. Per
quei tempi, il dialogo era... (enòmeno
raro.
E si tuffò a capo fitto nell'apostola-
to a raggio diocesano, partecipò a
tulle le attività cattoliche e cittadine.
Tenne conferem;c, lezioni ai laureati
di Azione Cattolica, (u vice-presidenle
della Gioventù Cattolica, intrecciò re-
lazioni epistolari con i soci che la
guerra teneva lontani. Ma al termine
del gennaio 1943 venne richiamalo
~ollo le armi e mandato a Treviso.
Pochi giorni dopo, come una folgo-
re colpì la famiglia Marvelli: il fratello
Lello era morto in combattimento sui
campi ghiacciali, appena anivato in
Russia con la.generosa ma sfortunata
Armir. Lello era il Crateilo che meglio
seguiva Alberto sulla strada dell'im-
pegno cristiano.
Scrivendo a un amico, Alberto sin-
tetizzò in due frasi la sua rassegna-
zione cristiana, che non esclude il do-
lore ma lo eleva: «li dolore è venu to
arn:ora a visitarci, in famiglia e in as-
sociazione. Sia latta la volontà del Si-
gnore, adoriamolo nei suoi disegni».
non solo riuscì a fuggire, ma orga-
nizzò la foga di tutti i suoi compagni
in un 'avventura leggendaria.
"Sa di avere le ali". Il primo no-
vembre 1943, a mezzogiorno, ~u Ri-
mini si abbatte i1 primo bombarda-
mento. Le truppe alleate avanzano
verso il nord, le truppe tedesche con-
tendono palmo a palmo il terreno. E
arriva l'ordine di sgomberare il lito-
rale, sul quale in prima linea sorge la
villa Marvelli.
Inizia l'esodo, Rimini si svuota. La
madre è come paralizzala dal dolore.
Lello è morto in Russia, Adolfo e Car-
lo sono sollo le armi, Giorgio è adole-
scente, la sorellina è piccola. Alberto
provvede a tutto da solo, e sistema la
Famiglia a Vergiano, sette chilometri
da Rimini.
Il suo oratorio di Rimini; un cortile disadorno, e
la chiesa per l'Incontro con Il Signore.
!azioni o apologie,>. Sui giovani mi-
gliori Alberto emergeva con incante-
vole naturalena, e perciò il presiden-
te diocesano lo scelse a suo collabo-
ratore immedialo. La sua era una
giovinezza impegnala per la costru-
l.ione del Regno.
Ma ollo giorni dopo la laurea, Al-
berto è a Triesle e è militare.
"Il dolore è venuto". Alberto fu as-
~egnato al 5" Centro automobilislico,
6" Compagnia, e partecipò al Corso
AUievi Ufficiali. Con un gruppo di
commilitoni trascinati dal suo esem-
pio, e sacrirican<lo qualche ora di
sonno, frequentava la messa ogni
mattina alle sei. Nel dicembre 1941.
col congedo in lasca, iiprcsc la via di
casa. E subito raggiunse Torino per
prendere servizio presso la Fiat, nel-
l'ufficio progettazioni.
A Torino frequentò le riunfoni do-
menicali e serali delJ'A1inne Catlolica,
incontrò con G,·dda L' Carrello, e
lavorò aJJa San V1111.:t:nzo. La vita di
Anche lui in una retata. Nella ca-
serma Dosson di Treviso il sergente
Marvelli, istrullore. in breve tempo
ollenne che nessuno più bestem-
miasse. Neppure il colonneJJo ateo.
Un testimone c..leJ clima cristiano che
Man·elli aveva suscitalo tra i soldati e
gli ufficiali, annotò: «Tutta la vita di
Alberto è un atto di amor di Dio».
L'ingegnere in grigio-verde visse in
pieno la tragedia dell'armistizio dell'8
settembre 1943; ma riuscì a !Ornare a
riabbracciare la madre a casa sua. Poi
compì un passo spregiudicato: entTÒ
nella «Todt». un'organizzazione pa-
ra-militare di lavoro alle dipendenze
dei tedeschi, con l'intenlo di salvare
tanti giovani che diversamente sareb-
bero stati avviati ai campi di concen-
tramento nazisti. A tale scopo accellò,
come ingegnere, un incarico di diri-
gente dei lavori.
I tedeschi a lungo andare si accor-
sero delle manovre con cui il Marvelli,
abusando delle sue mansioni diretti-
ve, liberava i giovani avviati ai campi
di concentramento, e w1 brullo gior-
no acciuffarono anche lui un una re-
lata Ji uomini da spedire al nord. Egli
li fratello minore Lello, che più di tutti condivi-
deva gll Ideali di Alberto: morirà soldato del-
l'Amlr sul campi desolati della Russia.
E rimane calmo. Ha fatto sue que-
ste parole di un salmo (e le vive ogni
giorno. anche sollo i bombardamen-
ti): «Getta nel Signore il tuo aITa11no,
ed Egli Li darà sostegno; mai permet-
lerà che il giusto vacilli». Ha presenle
anche l'esortazione di Don Bosco:
«Sii con Dìo come l'uccello, che sente
Lremare il ramo e continua a cantare,
perché sa di avere le ali ».
Ma non era tipo da circoscrivere la
sua azione nei limiti della sola sua fa-
miglia: in ogni sfollato vedeva un fra-
tello. E cominciò a peilegrinare in
cerca di aiuti da chi poteva darne, per
portarli a chi ne aveva bisogno. Dopo
ogni bombardam ento era il primo ad
acc01Tcrc dove il pericolo era mag-
giore: piombava suJla città fumante, e
si prodigava per soccorrere i feriti,
incoraggiare i superstiti, assistere cri-
stianamente i moribondi, sottrarre
alle macerie quelli che erano rimasti
bloccati o sepolti vivi, mettere in salvo ►
le rovere masserizie.
27

3.8 Page 28

▲back to top
Pc1 provvedere vcu ovnglic e suc-
co1Terc i Ieriti si spoSla,,a anche ,ollo
il tiro delle g1 anate, rischiando la vita,
con estrema disim•oltura. Più di una
, olla le .!>Chcggc gli forarono il rasca-
panc. "1a il ,uo aueggiamenlo sereno
infondc\\'a coraggio e Ùa\\'a ,icure11a.
Sembrava uno di quei la, olosi per,u-
naggi antichi, ma in panni moderni:
un cavaliere senza macchia e ,cn,a
paura.
E tornò a casa scalzo. A una lami-
glia di :,follati ha dato la coperta di
Lana e l'imbollitura del suo Ictio. La
mamma gli dice: •Come farai? Anai
rrcddo• Risponde: •Non prcoccu-
pani, io mc la ca\\'o•. Rincasando a
Larda ora, tro, ava scmrre pcr'>onc
che imploravano il suo aiuw. L,1 :,o-
rella Geltrude asserisce che non lo vi-
de mai ~buffare, lamentan,i.
Suor Ele na Ciovagnoli ha :,callalo
un'i!>tantanea di Alberto che ,i la
ques1uan1e francescano. La .,c,·na è
degna dl'i Promessi Sposi. • Du1 ante
la guen a ero a Corpolo nella casa
delle Suore franc.:csc~ne Vidi arri\\·arc
il Mar. clii :,ul mezzogiorno. n:stilo
poveramente con zoccoli dt legno ai
piedi, con un carrellino mal nll",so,
trainalo da un somarello. Si lcrniè> l'
ceri.:ò di aggiu,tare il bastu mnl lt'rmo
cun delle funi. Gli fcd no1arè rhc cr..1
pcricolol,o andare in giro, pc, le I re-
quen ti incur,ioni aeree. Mi 1hpo-.c:
•Quando c'è necessità, bhogna 1i-
!>Chiarc•.
Egli rischiava per i po,·cri. Le ,uure
della Piccola Opera• avevano una
casa a l mare vicino ai Marvclli, e
ospilavano una quarantina ui rngaui
povcd. L'ingl.!gnere si occupò di loro e
portb in salvo s uore e ragau.i o San
Lorem;o in Corrcggiano. Con la bici-
clcua cadca di vh·eri e di indumenti,
superando la distanza di oltre dicci
chilomeln e Il· più gran dit ricoltà,
anda, a i.pc,,<> a \\'ii.itarl· i piccoli
amici. Gli orfanelli accoglil',·ano Jc-
:,tanli il moderno Babbo '1atalc in bi-
ciclcu a.
Un giorno giunsero due soldati de-
nutriti e come spirita ti. Sfuggiti ai
controlli tedc!>chi, cercavano e.li rng-
giungl're l'alta lialia a piedi. Uno era
scal10 pl'rché non a I eu1 a1 li 10 il co-
raggio di togliere le sc~u·rc ai moni.
Nt.''>suno dei presenti a, e1·a delle c:al-
1attll"C d i ricambio. Alberto, ,oprag-
giunto. uà un'occhiata a1 piedi del
,oldaw cd e,clama: • Po'>'>onu undare
bene le mie!• Si sfila le scarpe e le
al ,oldaro ,lllo nito e confu~o: e turna
a ca:.a senl,m.
Lo sai mamma che torno sempre.
Era anche di\\entato il po~rino di Dio:
1enc,·u i collegamenti con le dhcn,c
famiglie, portandl.l noli1ie dagli um
agli ,altri.
A ,era, quando torna, a a \\ t.•rgiano.
l.!ra una lc-,tu per tuui, pcrc:hc lu -..ua
pn:~en,~, ro,-~crcm11 a. Ai pie<li uello
salila d1 Vcrgiano fischi:wa: l'lll il :,e-
28
gnale cun cui avvertiva la madre chl'
arriva, a sano e sali o.
I nlOmo alla sua I igura si lormb una
leggenda di il1\\ ulnerabili1à. La madrl'
racconta,·a: •\\~era. Alberto wrn.nu
a casa stan<.:o, -.porco, qualche ,·oha
imbrallato di ~an~uc. lo teme,•o ,cm-
pre che 1e-.W!.sc ferito. Quando tar-
da\\·a, mi p1 coccupavo. Rt·sta, o in
piedi linl.l u tarda ora, linché non ur-
rÌ\\ ava. Egli .illora mi diceva, ,-orri-
dcndo: « Di che cosa hai paura, mum
ma? Lo ~ai che torno ,cmprl'"· Oppu
re: « Non mi hai in!>t'1rnaw tu, l'lw
quando ,i è in gra1.ia di Dio non e·~·
nulla da lt.'111'-'l"l''I•
L'on. Benigno Zaccagnlnl, compagno d1 Alber-
to all'unlve,.11,à di Bologna, ha dichiarato:
«Posso testimoniare che godeva di una allma
universale per 1, sue doti umane, e Il rispetto di
tutti per la sincerità della lede•.
3. Per fare un mondo nuovo
Al tl·rmmc dcli e,1ate il fmnll'
giunlo cm,1 \\idno che Vcr·gmno non
ofl re più -,i1.urcua, e Albe1·to il 4 ,l'l-
tcmbre 1ni-.lcrbcc la ~ua famiglia a
San Mo r-ino. Nt'lla citladina lnrmil:o
lanlc d i ,lollali organizza l'assi-,w1l/a
e !>i prodiga, ,ot LO Il.! granale che pio-
vono orn1t11 dalla tcn-a, dal mare l' dul
ciclo, Lon 11.'rocia c1csccntc.
A ,ohl· raggiunge Sa,igliano l'
Sant' \\ rcangclo, chl: distano alcurw
diccinc da ch1loml'lli, per racunolan•
farina, laltl' e marmellata. Se ric,cc• a
tro\\'arc quakhc automezzo, bene; ma
-;pesso Ul'\\l' '>Cn in,i di un somarello
impaurito c ht• lira il car-rc llo come
può.
E' lui c:hc d"tnbubce il pane inda
to da Fo1 lì. L>ù i, l.'s1i1i che ha mdosso,
le ,carpe chl· poi 1a. il matcras1>0 Ml
cui donne Di,ronc solo di una bici
delta sgangherala. ha regalalo quella
nuova laammanll' a un operaio. Col
cugino Zanardl larnra perché nelle
gallcrk ogni lamiglia abbia un ho-...
Da ll'albergo In portar\\.' minestre c:alck
per i bambini L' i malati. distrib uisce
materassi a c hi do1 mc '>lii sassi. som-
ministra medicine e- regala perfino le
pentole.
A <;era nei camt•roni del collegio
Bdluni. o nelle gallcric della ferro, ia
Rimini-San Marino rigurgitanti di
i.follati, recita il roi.ario ad alta \\'OCC.
Gli rbponde quo,i gemendo la folla.
Poi. mono di sta nc hcz1.a, si rilugia nel
corridoio del c(mvcnlo francescano e
i.i gclla sul pagliericcio per il sonno
del giusto.
Dm·e allingt• wnta for,a? Dal sacri-
licio cucari'>lic<>, il cui parlccipa ogni
ma11ina. E è irradia,ione dl'll'Eucari-
"'ia anche quel Ml<> -..orrbo che illu-
mina. che dona ~;oragg10 e !>peranza
li 27 settembre gli Alleati occupa-
nmo Rimini e le coste ~ul mare. Con
un gruppo di a mici, Alhcrlo agitando
la banuicra bianca ~i presentò agli
Alleati, dimosu·i', che i 1c<lcschi s i era-
no ritirati. e 1iu-..c.:i a fur ces::.are i mi•
1rngliamen1i e a e, itare i bombarda-
1111."'nli a tappeto che avrebbero pro-
, clCalo inutili morii e rmine.
Dopo il pn,,aggio <lei Ironie da San
\\larino, si,1emii la l.imiglia negli
Anche il regista Federico Fellini lu compagno
di sludl di Alberto: dalle elementari al liceo.
«Ricordo bene: era biondo, mollo dolce. Le
mamme ce lo Indicavano come un bambino
bravo, uno scolaro modello .
,can1ina1i della ,1aa \\illa, occupata nei
piani !>uperiori dalk• truppe alleate.
Il cuore della rinascila. Rimini,
manoriata da oltre 300 bombarda-
menti, era ridotla a un cumulo di rna-
ct•1ic. A 1m'l•poca di rovina o ra s uccè-
de\\'a il travaglio dl'lla rit.rn::.cita e.li un
mondo nuovo. Albcrro aveva rag-
giu nlo una mci a, iglio,a maruraziont.'
,piritualc. Se: santi!1car~i :,,ignifica in-
carnare con amure nella proptia d1a
la \\Olontà di Dio, \\.\\a n clii intuì: i bi-
,ogru degli ahri ,ono la rnlontà di Dio.
I: s1 lanciò nella ncw,truz1one della
cìtta con spirito di mi!>,iotiario
L'im cmu -.oprugg1ungc freddo, e
non si ha nq,pure la corta per acccn-

3.9 Page 29

▲back to top
dcre il luoco. Mancano l'acqua e la
luce. Le lognature sono ostruite dalle
macerie. Alberto J>i mette a capo del
cantiere umano.
Lo inca,·icarono e.li essere il tramite
Ira il Comando Alleato e il comune di
Rimini. Un lavoro di mediazione assai
delicato, che seppe svolgere ~tupen-
damente, gra1:ic all'inesauribile carica
umana e al lascino spontaneo che ir-
radiava. Anche il Comitato di Libera-
zione Nazionale gli affidò seuori dcli-
cali e dillicili: l'Ufficio «Alloggi e Ri-
t:O;,trnzioni », di cui lu as;,essore co-
munale, e la sezione locale del Genio
Civile di cui I u ingegnere respom,abi-
lc. Il Pre fetto <li Forlìlo nominò Com-
missario per la sistemazione del Iiu-
mc Marccchia; la Momccatini lo elcs-
~e Presidente della locale :,e7jonc. E
come i,e non bai,tasse, fondò la «Coo-
perativa c<lile 1iminc~e ». Appena le
~cuole ripresero alla meglio, il Preside
1ullc che tornasse al suo posto. li Vc-
~covo lo elesse Presidente <lei Lau-
reali Cattolici.
Fu il cuore della rinascita. Lavoral'a
in modo incredibile per modellare il
mondo a misura <l'uomo e per far na-
;,ccrc la civiltà dell'amore. Dicevano:
"Recatevi <lall'ing. Manelli, certa-
mente provvederà nel modo migliore
possibile». Fu assolutamente impar-
Liall', accunrnlò incarichi e non red-
diti. fu modello <li civismo in un pc-
iiodo di guerra civile.
Il bene avrà il sopravvento. Sabato
'i ollobre 1946, vigilia delle ele,.ioni
ammini:.trative, 1er~o le 20,30 \\'1ar-
velli si reca in bicicletta a un comizio
clettt)rale. Un autoca,-ro alleato, !an-
dato a corsa pazza, urta I iolente-
mcntc la ruota posteriore della bici-
clella. scaraventa Alberto contro un
mLirO nel giardino <li u11a villa, e
scompare ncUa notte. Poche ore dopo
Alberto e,;ala l'ultimo respiro tra le
braccia della madre, serv..a aver ri-
prc,-o conoscenza. Ha solo 28 anni.
Ll' ultiml' parole che Alberto disse
prima di inforcart• la bicicletta ruro-
no: « Il bene a, rà sempre il soprav-
vento !.ul male». Gesù lo ..:olse in vc-
ludtà, perché la sua vita fu tutta una
cor~n 1·crso il Risorto.
Rimini, la ridente cittadina adriati-
ca, in quella mesta sera del 5 ottobre
19➔6 non rideva più: piangeva. Pian-
gc,·a più per la mo11c del suo giovane
rr~·diletto che per il martirio che le
a1-e1·ano inrlitto i 300 bombardamen-
ti. Si rermò il cuore di una citlà. Sem-
hrm·,1 che con Alberto Marvelli fosse
mona la .,peranLa di cui egli era sim-
b1,lo l'ivcntc.
Ora ~i è accc~a un'altra speran✓:a:
quella Ji cui ha parbto Giorgio La
Pini : «Situare ;,ul candelabro questa
lampada di giuia..: di purità. La Chie!.a
d1 Rimini potrà dire alle genera,joni
11um e: "Ecco. io vi mostro cosa è
l'autentica dta cristiana nd mon-
do"».
ADOLFO L'ARCO
COOPERATORI
Tempo di
esercizi
spirituali
Nel periodo estivo avranno luogo 27
corsi di esercizi spirituali. Per Infor-
mazioni e Iscrizioni, I Cooperatori
possono rivolgersi al Consiglio lspet-
toriale della propria zona.
PER COOPERATORI E COOPERATRICI
Campania
PACOGNANO DI VICO
EQUENSE (Napoli)
Emilia
SAN LUCA (BO)
TOSSIGNANO (BO)
Lazio
Villa Tuscolana
FRASCATI (ROMA)
Puglia
ANDRIA (BA)
Veneto
VERONA S. Fidenzio
SOLO PER COOPERATORI
Ebardia
COMO
SOLO PER COOPERATRICI
Lombardia
COMO
ZOVERALLO (NO)
TRIUGGIO (Ml)
Piemonte
TORREBAIRO
S. SALVATORE M. (AL)
ROCCAVIONE (CN)
MUZZANO BIELL. (VC)
CASELETTE (TO)
PER CONIUGI
Campania
PACOGNANO DI
VICO EQUENSE (NA)
Lombardia
COMO
Piemonte
MUZZANO BIELL. (VC)
PER GIOVANI COOPERATORI
Campania
PACOGNANO DI
VICO EQUENSE (NA)
Pugile
CISTERNINO (BR)
Veneto
CENCENIGHE (BL)
MERANO
PER LA FAMIGLIA SALESIANA
Veneto
CISON DI
VALMARINO (TV)
28 glu.-2 lug.
9-13 settembre
27-30 giugno
15-17 settembre
20-23 giugno
5-8 settembre
22-26 giugno
14-1 7 settembre
22-25 giugno
10-14 luglio
8-12 settem.
15-19 settem.
6-10 agosto
7-11 agosto
11-15 agosto
15-19 agosto
28 ago.-1 sett.
10-14 settembre
9-13 luglio
31 ago.-3 sett.
14-1 8 agosto
27-31 agosto
2-6 settembre
30 lug.-6 ago.
6-13 agosto
25 giug.-2 lug.
22-27 ago.
signore e sig.ne
sig.re e slg.lne
sig.re e sig.1,e
campo scuola
formativo
Cooperatori,
Sales., FMA, ecc
29

3.10 Page 30

▲back to top
Dal mondo salesiano
* PARAGUAY L'ANNO PRIMO
DELL'ERA DEI GEMELLI
Abbiamo celebrato solennemente il
primo compleanno di due gemelli». La
notizia non avrebbe nulla di particolare se
non provenisse dalla missione di Puerto
Maria Auxiliadora, In pieno Chaco Para-
guayo, dove vivono gli indios Ayoveos che
da tutti i tempi hanno dichiarato guerra ai
gemelli. • Nella storia di questa missione
- prosegue la relazione Inviata da una
Figi/a di Maria Ausiliatrice - non si co-
nosceva finora alcun caso di genitori che
abbiano amato e rispettato i figli gemelli.
Essi venivano sempre rifiutati e gettati in
un fosso. sotterrati vivi».
Le suore In tutto questo tempo non si
erano date pace. E finalmente nel 1977,
• dopo molto pregare, dopo molto evan-
gelizzare, la grazia del Signore è scesa: i
genitori, rompendo con energia la tradi-
zione secolare della tribù, hanno accetta-
to di rispettare la vit-a dei loro gemelli• .
Che cosa significa questa decisione?
Presto detto: «E' più facile scindere l'ato-
mo che scalfire un pregiudizio (Albert
Einstein). Le suore, per celebrare questa
•bomba atomica• esplosa nelle tradizioni
della tribù degli Ayoveos, in occasione del
primo compleanno dei primi gemelli
scampati hanno organizzato « una grande
festa, con dolci, musica luminarie e foto-
grafie•. E considerano Il 1977 «l'anno
primo dell'era cristiana dei gemelli ».
COOPERATORI* UN CORSO
PER ANIMATORI
Un «Corso dì qualificazione per anima-
tori• è stato promosso dai Cooperatori
Salesianf d'Italia: è la risposta al loro
«Congresso del Centenario» tenuto nel
1976, che aveva dichiarato «l'importanza
e l'urgenza che Cooperatori qualificati per
cultura ed esperienza si impegnassero
nella formazione di altri Cooperatori».
Il corso è stato programmato In due an-
ni, e articolato In 25 lezioni per anno. Nelle
varie zone o lspettorle, un responsabi le ha
Il compito di rintracciare i docenti e di
studiare con loro il metodo dì svolgimento
delle lezioni (vengono suggeriti lavori di
gruppo, ricerche, esercitazioni).
Dal Centro vengono preparati alcuni
fascicoli con un testo base per le lezionì. Il
testo è estremamente semplice nell'espo-
sizione, In modo da incoraggiare chiun-
que. le lezioni, che si svolgono da feb-
braio a giugno, nel periodo estivo verran-
no completate con un Corso residenzia-
le» di 5 giorni consecutivi.
• E' un corso esistenziale - è precisato
nel foglio distribuito dal Centro-: perciò
non basta studiare, ma occorre vivere le
verità apprese». l'orientamento esplicito
è all'apostolato salesiano: «La Chiesa,
Cristo stesso e Don Bosco ti chiedono di
qualificarti, per un migliore servizio al fra-
telli•.
Il Rettor Maggiore ha approvato In pie-
30
no l'iniziativa, e nella prefazione al primo
fascicolo, dopo aver esortato a «sfuggire
alla superficialità», si è augurato che
«molti Cooperatori sentano Il bisogno di
essere credenti dì qualità, e attraverso Il
corso diventino lievito vigoroso per fer-
mentare l'intera Famiglia Salesiana».
BELGIO MURATORI IN FRIULI
Si può fare di meglio che portare buoni
sentimenti e magari un po' di denaro: si
possono portare le proprie braccia per
dare un aiuto concreto, e la propria pre-
senza per un gesto di amicizia. Cosi 13
exal/ievi del Belgio, (4 da Liegi e 9 da
Bruxelles) nell'agosto scorso hanno fatto
le fene a Porzus, villaggio terremotato del
Friuli. Racconta Guy Weynants. uno del 13
exallievi.
Il martedl 2 agosto, di buon mattino,
siamo partiti alla volta dell'Italia su due
auto e una camionetta. Prima tappa, a se-
ra, nella casa salesiana di Monaco. L'in-
domani sera siamo al « Don Bosco. di
Udine, dove l'accoglienza è cordialissima
e la cena abbondante,
Il 4 agosto l'avventura comincia nell'in-
contro con don Elio. E' il salesiano che
coordina quattro campi di volontari, i cui
partecipanti provengono da tutta la Fami-
glia Salesiana: parrocchia, cooperatori,
* VENEZUELA ANCHE NELLE
MISSIONI GLI STUDENTI
SI RIBELLANO
Maroa. territorio federale di Amazo-
nas. Una lavagna rudimentale, una
panca rozza e pochi banchi scolastici.
«So benissimo che la notizia non ha
nulla di straordinario, e che la foto è
sbiadita. Ma che cosa potete aspet-
tarvi da una piccola missione unìper-
sonale, dimenticata da tutti nel cuore
della selva?» Padre Adalberto Pas-
zenda, salesiano, l'unico missionario
di Maroa, sembra chiedere scusa di
aver osato mandare la foto.
La notizia è questa: (lei dicembre
1976 egli ha Inaugurato un corso di
alfabetizzazione In una casa abban-
donata sul rio Guainia, nella sua par-
rocchia. Gli alunni, che parlano in lin-
gua kurripaka, sotto la guida di una
brava maestra (nella foto) si sono but-
tati a capofitto nello studio, e in pochi
mesi hanno imparato a leggere e scri-
vere In spagnolo, decisi a imparare« la
lfngua dei bianchi ». E quando nell'a-
gosto 1977 venne chiuso l'anno sco-
lastico - il primo nella storia di quel
piccolo centro - gli alunni si sono ri-
bellati. La loro contestazione, piutto-
sto strana, è consistita nel continuare
a riunirsi tutte le mattine nella scuolet-
ta improvvisata, per studiare. Anche
senza la maestra.
exalllevi, alunni degli ultimi corsi, e i loro
professori. I campi si rinnovano ogni tre
settimane; è così possibile prestare servi-
zio simultaneamente in quattro villaggi si-
nistrati, dal 15 maggio al 15 settembre
senza interruzione. L'lspettoria salesiana
prende su di sè le spese per 11 vitto.
E cl vediamo assegnare un piccolo vil-
laggio a 25 chilometri da Udine, Porzus,
dove c'è ancora tutto da fare. La popola-
zione rimasta è molto anzfana, e non rag-
giunge la sessantina di persone. Porzus è
stato valutato sinistrato al cento per cen-
to, ma non ha avuto vittime. Molto presto
stabiliamo con la gente relazioni cordia-
lissime, anzi familiari.
Il nostro compito consiste in un lavoro
intenso, fisicamente pesante (anche
perché non siamo abituati), ma che cl
trova con Il massimo di disponlbllltà. La
giornata comincia con la levata alle 7, poi
lavoro dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18. In
più dobbiamo fare cucina per conto no-
stro.
Il lavoro principale è lo sgombero delle
macerie, che sovente dobbiamo estrarre
da posti di difficile accesso, e poi traspor-
tare sulla piccola piazza del villaggio.
Disponiamo di carrette, badlli, picconi,
leve, secchi, e olio di gomito. C' è sempre
pericolo di qualche crollo, della frana di
massi in equilibrio Instabile, o di pestarsi
le dita sotto i macigni. Senza dimenticare
le vipere, che hanno scelto come domici-
Che fare? Dì fronte a questa incre-
dibile ribellione, scolari e scolare sono
stati inviati nella missione di La Esme-
ralda, dove salesiani e FMA hanno i
collegi per I ragazzi indi. Alcuni scolari
sono stati assegnati alla seconda ele-
mentare, ma i più diligenti sono subito
passati In terza.
BS, che al bello estetico preferisce il
bello cristiano, pubblica sovente e vo-
lentieri le foto scalcinate come questa
che arrivano dalle missioni. E dedica la
notizia di quest'incredibile ribellione
studentesca a quegli studenti in Italia
che rivendicano Il « sei politico

4 Pages 31-40

▲back to top

4.1 Page 31

▲back to top
dere il luoco. Mancano l'acqua e la
luce. Le lognaturc sono ostruite dalle
macerie. Alberto si melle a capo del
cantiere umano.
Lo incaricarono di essere il tramite
Ira il Comando AIJcato e il comune di
Rimini. Un lavoro di mediazione assai
delicato, che :,cppe wolgere stupen-
damente, gra?.ic all'inesauribile carica
umana e al lascino spontaneo che ir-
radia\\'a. Anche il Comitato di Lihera-
Lionc Nazionale gli affidò sctLOri deli-
cati e diliicili: l'Ufficio «Alloggi e Ri-
costru7_ioni», di cui lu assessore co-
munale, e la set.ione locale del Genio
Civile di cui lu ingegnere responsabi-
le. li Prefetto di Forlì lo nominò Com-
mis!>ario per la sistemazione dd liu-
mc Marecchia; la Montecatini lo eles-
se Presidente della locale sezione. E
come ;,e non bastasse, l'oncl<) la «Coo-
peraLiva edile riminese». Appena le
scul>lc ripresero alla meglio, il Preside
volle che tornasse al suo posto. Il Ve-
scovo lo elesse Presidente dei Lau-
reati Cauolici.
Fu il cuore della linasciIa. Lavorava
in modo incredibile per modellare il
m<>ndu a rnisu1·a d'uomo e per far na-
~cerc la ci\\iltà dell 'amore. Dicevano:
« Recatevi dall'ing. Marvelli. certa-
mente provvederà nel modo migliore
pos~ibilc ». Fu assolu tamenLe impar-
1ìalc, accumulò incarichi e non red-
diti. tu modello di civi;,mo in un pe-
riodo di guerra civile.
li bene avrà il sopravvento. Sabato
S ottobre 1946, vigilia delle elezioni
amministraIive, verso le 20,30 Mar-
velli si reca in bicicleua a un comizio
clcuùralc. Un autocarro allealo, lan-
ciato a corsa pazza, urla violeme-
mcnte la ruota posteriore della bici-
clcua, scara\\'Cnta Alberto contro un
muro nel giardino di una villa, e
:,compare nella nolle. Poche ore dopo
Albcno esala l'ultimo re5piro tra le
braccia della madre, senza aver r.i-
prc:,o conoscenza. Ha ~olo 28 anni.
Le ul1imt' parole che Albeno disse
prima ùi inrorcare la biciclella furo-
no: ,, Il benl.: anà ~cmpre il ~oprav-
1-ento sul male». Gesù lo colse in ve-
locità, perché la sua vita fu Iu1ta una
cor~a 1·crso il Risorto.
Rimini. la ridente cittadina adrìali-
.:a, in quella mesta sera del 5 ollobre
19-16 non rideva più: piangeva. Pian-
gc\\'a pii.1 per la mc,rtc del ~uo giovane
prcdilètto che per il 111a1iirio che le
m·e1·ano intlitto i 300 bombardamen-
ti. Si krm() il c;.1.1orc di una città. Sem-
hrnn1 che con Alberto Marvelli fos~e
moria la speranza di cui egli era sim-
bt1lt, 1·ivcn lc.
Ora si è .icce~a un 'altra speranza:
quclb di cui ha parlalo Giorgio La
Pini : i,Situarc sul candelabro questa
lampada di gioia e di puri Là. La Chiesa
d1 Rimini potrà dire alle generazioni
nucffc: "Ecco, io vi mostro t.:o~a è
l'autentica l'ila crbtiana nel mun-
do "».
ADOLFO L'ARCO
COOPERATORI
Tempo di
esercizi
spirituali
Nel periodo estivo avranno luogo 27
corsi dì esercizi spirituali. Per infor-
mai:.ioni e iscrizioni. i Cooperatori
possono rivolgersi al Consiglio lspet-
toriale della propria zona.
PER COOPERATORI E COOPERATRICI
Campania
PACOGNANO DI VICO
EQUENSE (Napoli)
Emilia
SAN LUCA (BO)
TOSSIGNANO (BO)
Lazio
Villa Tuscolana
FRASCATI (ROMA)
Puglia
ANDRIA (BA)
Veneto
VERONA S. Fldenzio
SOLO PER COOPERATORI
Ebardia
COMO
SOLO PER COOPERATRICI
Lombardia
COMO
ZOVERALLO (NO)
TRIUGGIO (Ml)
Piemonte
TORREBAIRO
S. SALVATORE M. (AL)
ROCCAVIONE (CN)
MUZZANO BIELL. (VC)
CAS~LETTE (TO)
PER CONIUGI
Campania
PACOGNANO DI
VICO EQUENSE (NA)
Lombardia
COMO
Piemonte
MUZZANO BIELL. (VC)
PER GIOVANI COOPERATORI
Campania
PACOGNANO DI
VICO EQUENSE (NA)
Puglie
CISTERNINO (BR)
Veneto
CENCENIGHE (BL)
MERANO
PER LA FAMIGLIA SALESIANA
Veneto
CISON DI
VALMARINO (TV)
28 glu.-2 lug.
9-13 settembre
27-30 giugno
15-17 settembre
20-23 giugno
5-8 settembre
22-26 giugno
14-17 settembre
22-25 giugno
10-14 luglio
8-1 2 settem.
15-19 settem.
6-10 agosto
7-11 agosto
11-15 agosto
15-19 agosto
28 ago.-1 sett.
10-14 settembre
9-13 lugllo
31 ago.-3 sett.
14-18 agosto
27-31 agosto
2-6 settembre
30 lug.-6 ago.
6-13 agosto
25 giug.-2 tug.
22-27 ago.
signore e sig.ne
sìg,re e sig.ine
sig.re e sig.l,e
campo scuola
formativo
Cooperato r i ,
Sales., FMA, ecc
29

4.2 Page 32

▲back to top
Dal mondo salesiano
* PARAGUAY L'ANNO PRIMO
DELL'ERA DEI GEMELLI
• Abbiamo celebrato solennemente il
primo compleanno di due gemelli•. La
notizia non avrebbe nulla di particolare se
non provenisse dalla missione di Puerto
Maria Auxlliadora, in pieno Chaco Para-
guayo, dove vivono gli indios Ayoveos che
da tutti i tempi hanno dichiarato guerra ai
gemelli. «Nella storia di questa missione
- prosegue la relazione inviata da una
Figlia di Maria Ausiliatrice - non si co-
nosceva finora alcun caso di genitori che
abbiano amato e rispettato i figli gemelli.
Essi venivano sempre rifiutati e gettati in
un fosso, sotterrati vivi •.
Le suore in tutto questo tempo non si
erano date pace. E finalmente nel 1977,
• dopo molto pregare, dopo molto evan-
gelizzare, la grazia del Signore è scesa: i
genitori, rompendo con energia la tradi-
zione secolare della tribù, hanno accetta-
to di rispettare la vita del loro gemelli».
Che cosa significa questa decisione?
Presto detto: • E' più facile scindere l'ato-
mo che scalfire un pregiudizio. (Albert
Einstein). Le suore, per celebrare questa
«bomba atomica~ esplosa nelle tradizioni
della tribù degli Ayoveos. in occasione del
primo compleanno dei primi gemelli
scampati hanno organizzato "una grande
festa, con dolci, musica luminarie e foto-
grafie». E considerano il 1977 « l'anno
primo dell'era cristiana del gemelli».
no l'iniziativa, e nella prefazione al primo
fascicolo, dopo aver esortato a «sfuggire
alla superficialità., si è augurato che
«molti Cooperatori sentano il bisogno di
essere credenti di qualità, e attraverso il
corso diventfno lievito vigoroso per fer-
mentare l'intera Famiglia Salesiana».
BELGIO* MURATORI IN FRIULI
Si può fare di meglio che portare buoni
sentimenti e magari un po ' di denaro: si
possono portare le proprie braccia per
dare un aiuto concreto, e la propria pre-
senza per un gesto di amicizia. Cosi 13
exallievl del Belgio, (4 da Liegi e 9 da
Bruxelles) nell'agosto scorso hanno fatto
le ferie a Porzus, villaggio terremotato del
Friu/1. Racconta Guy Weynants. uno del 13
exallievì.
Il martecf1 2 agosto, dì buon mattino,
siamo partiti alla volta dell'Italia su due
auto e una camionetta. Prima tappa, a se-
ra. nella casa salesiana di Monaco. L'in-
domani sera siamo al «Don Bosco » di
Udine, dove l'accoglienza è cordialissima
e la cena abbondante.
Il 4 agosto l'awentura comincia nell'in-
contro con don Elio. E' il salesiano che
coordina quattro campi di volontari, i cui
partecipanti provengono da tutta la Fami-
glia Salesiana: parrocchia, cooperatori,
exallievl, alunni degli ultimi corsi. e i loro
professori. I campi si rinnovano ogni tre
settimane; è così possibile prestare servi-
2-io simultaneamente in quattro villaggi si-
nistrati, dal 15 maggio al 15 settembre
senza interruzione. L'lspettorla salesiana
prende su di sè le spese per 11 vitto.
E ci vediamo assegnare un piccolo vil-
laggio a 25 chilometri da Udine, Porzus,
dove c'è ancora tutto da fare. La popola-
zione rimasta è molto anziana. e non rag-
giunge la sessantina di persone. Porzus è
stato valutato sinistrato al cento per cen-
to, ma non ha avuto vittime. Molto presto
stabiliamo con la gente relazioni cordia-
lissime, anzi familiari.
Il nostro compito consiste in un lavoro
intenso, fisicamente pesante (anche
perché non siamo abituati), ma che ci
trova con Il massimo di disponibilità, La
giornata comincia con la levata alle 7, poi
lavoro dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18. In
più dobbiamo fare cucina per conto no-
stro.
Il lavoro principale è lo sgombero delle
macerie, che sovente dobbiamo estrarre
da posti di difficile accesso, e poi traspor-
tare sulla piccola piazza del villaggio.
Disponiamo dì carrette, badili, picconi,
leve, secchi, e olio di gomito. C'è sempre
pericolo di qualche crollo, della frana di
massi in equilibrio instabile, o di pestarsi
le dita sotto l macigni. Senza dimenticare
le vipere, che hanno scelto come domici-
COOPERATORI* UN CORSO
PER ANIMATORI
Un «Corso di qualificazione per anima-
tori» è stato promosso dai Cooperatori
Salesiani d'Italia: è la risposta al foro
«Congresso del Centenario» tenuto nel
1976, che aveva dichiarato «l'Importanza
e l'urgenza che Cooperatori qualificati per
cultura ed esperienza si impegnassero
nella formazione di altri Cooperatori•.
Il corso è stato programmato in due an-
ni. e articolato in 25 lezioni per anno. Nelle
varie zone o lspettorie, un responsabile ha
Il compito di rintracciare I docenti e di
studiare con loro il metodo di svolgimento
delle lezioni (vengono suggeriti lavori di
gruppo, ricerche, esercitazioni).
Dal Centro vengono preparati alcuni
fascicoli con un testo base per le lezioni. Il
testo è estremamente semplice nell'espo-
sizione, In modo da Incoraggiare chiun-
que. Le lezioni, che si svolgono da feb-
braio a giugno, nel periodo estivo verran-
no completate con un «corso residenzia-
le .. di 5 giorni consecutivi.
• E' un corso esistenziale - è precisato
nel foglio distribuito dal Centro - ; perciò
non basta studiare, ma occorre vivere le
verità apprese». L'orientamento esplicito
è all'apostolato salesiano: • La Chiesa,
Cristo stesso e Don Bosco ti chiedono di
qualificarti. per un migliore servizio al fra-
telli •.
Il Rettor Maggiore ha approvato in ple-
30
VENEZUELA * ANCHE NELLE
MISSIONI GLI STUDENTI
SI RIBELLANO
Maroa, territorio federale di Amazo-
nas. Una lavagna rudimentale, una
panca rozza e pochi banchi scolastici.
• So benissimo che la notizia non ha
nulla di straordlnario, e che la foto è
sbiadita. Ma che cosa potete aspet-
tarvi da una piccola missione uniper-
sonale, dimenticata da tutti nel cuore
della selva?» Padre Adalberto Pas-
zenda, salesiano, l'unico missionario
di Maroa, sembra chiedere scusa di
aver osato mandare la foto.
La notizia è questa: nel dicembre
1976 egli ha inaugurato un corso di
alfabetizzazione in una casa abban-
donata sul rio Guainia, nella sua par-
rocchia. Gli alunni, che parlano In lin-
gua kurripaka, sotto la guida di una
brava maestra (nella foto) si sono but-
tati a capofitto nello studio, e In pochi
mesi hanno Imparato a leggere e scri-
vere in spagnolo , decisi a imparare .1a
lingua dei bianchi ». E quando nell'a-
gosto 1977 venne chiuso l'anno sco-
lastico - il primo nella storia di quel
piccolo centro - gli alunni si sono ri-
bellati. La loro contestazione, piutto-
sto strana, è consistita nel continuare
a riunirsi tutte le mattine nella scuolet-
ta improvvisata, per studiare. Anche
senza la maestra.
Che fare? Di fronte a questa Incre-
dibile ribellione, scolari e scolare sono
stati inviati nella missione di La Esme-
ralda, dove salesiani e FMA hanno I
collegi per I ragazzi indi. Alcuni scolari
sono stati assegnati alla seconda ele-
mentare, ma i più diligenti sono subito
passati in terza.
BS, che al bello estetico preferisce Il
bello cristiano, pubblica sovente e vo-
lentieri le foto scalcinate come questa
che arrivano dalle missioni. E dedica la
notizia dì quest'incredibile ribellione
studentesca a quegli studenti in Italia
che rivendicano il • sei politico .

4.3 Page 33

▲back to top
lio proprio le macerie. Avremo rimosso e
trasportato qualcosa come 250 tonnellate
di detriti.
Oltre al lavoro di sgombero, bisogna
aggiungere la riparazione degli Impianti
elettrici, la costruzione di pareti divisorie,
la demolizione di altre pericolanti, il rifa-
cimento dell'intonaco e una passata di
bianco nelle stanze. Non solo: con le auto
abbiamo fatto Il servizio di collegamento
con i centri vicini per l'approvigionamento
della gente, perché a Porzus non c'erano
negozi e l'auto assegnata a questo com-
pito si era guastata.
Riempita per bene di lavoro ogni gior-
nata, finito anche di rigovernare le stovi-
glie, a sera eravamo fel ici d i poter riposare
(sotto tenda).
E arriva anche il gìorno del malinconico
ritorno. 1119 agosto, dopo la messa serale,
invitiamo don Elio e tutta la popolazione a
una serata di fraternità. La gente parteci-
pa al completo, e per la prima volta dopo
tanto tempo ritorna a sorridere. Partire,
l'indomani, è una pena.
A sera arriviamo alla casa salesiana di
Mareggia sul lago di Lugano, dove gli
exallievl svizzeri ci preparano un'acco-
glienza entusiastica e una cena panta-
gruelica.
Il gio rno dopo tutti a casa, stanchi morti,
ma felici di aver aiutato - almeno in
qualcosa - dei fratelli tanto più sfortunati
di noi.
La relazione conclude cosi: .11 nostro
però non è stato un addio, ma solo un
arrivederci•·
LA SPEZIA * HANNO CENT'ANNI
I " PRETINI• DI DON BOSCO
I Salesiani di La Spezia nel 1977 hanno
celebrato il centenario della loro opera, e
ai festeggiamenti di tantì amici si è ag-
giunto anche il riconoscimento della
stampa. Il quotidiano Il Tirreno• ha ri-
cordato il nome di «pretini• attibbiato
dalla gente al primi salesiani - tutti gio-
vani - mandati da Don Bosco nella città
cent'anni prima (nome non del tutto
scomparso ancora oggi). Essi avevano
subito aperto l'oratorio, e messo su una
scuola con laboratori di sartoria, calzole-
ria, meccanica, falegnameria, tipografia,
« Dagli ambienti dei pretini - ha precisato
Il giornale - sono usciti uomini non solo
preparati nell'arte e nella dottrina, ma
onesti, probi, degni del nome di cristiani e
di cittadini.. Quanto all'oratorio, • per
molti anni esso è stato l'unico punto di
riferimento cristiano per I giovani della
nostra città•.
Ora le opere salesiane a La Spezia sono
due: quella centenaria con collegio, ora-
torio e parrocchia; e la casa di Canaletto
con pensionato, parrocchia e natural-
mente oratorio, che compie quest'anno
mezzo secolo esatto di vita.
ITALIA• MISSIONARIA IN PATRIA
Suor Emma Chlavini, missionaria in
Thailandia, ma tornata l'anno scorso in
Italia per un po· di riposo e per un corso dt
aggiornamento, ha raccontato a Missio-
ni e Missionarie• (rivista delle FMA) una
vicenda •missionaria• di questi giorni.
Un giorno venne a trovarmi un amico
d'infanzia con i suoi figli.
«Sono contento di rivederti - mi disse
- - L i b r e r i a - - -. Ti trovo serena, espansiva, cordiale.
Sei proprio sempre tu. Ma non sei stanca
d' essere suora? Di vivere in un paese così RINAUDO SPIRITO
lontano?,
Pregate così
« lo sono ogni giorno più felice - gli ho Paolo VI insegna a pregare
risposto - . Ci si stanca mai di amare? Il Ed. LDC 1977. Pag. 360. lire 4.4.200
mio dono a Cristo è pieno e totale. Forse
tu sei stanco di tua moglie?»
Paolo VI ha inse-
« lo sì! Non è più come la vorrei: trascura
PIU ~
,i.
gnato a pregare: In
un po' la famiglia, si occupa di letture. di
discorsi, documenti
televisione, di moda... ».
utticiali, conversa-
Non vorrai mica separarti?•
zioni del mercoledl.
«lo no, ma lei sì.....
« Preghiamo insieme la Madonna... Vie-
In mille occasioni.
L'autore della rac-
ni a trovarmi con tua moglie?•.
colta ha messo in-
«Sl. Le dirò che son venuto da te, e la
sieme un'abbondan-
invoglierò a conoscerti».
za e ricchezza di te-
Ci salutammo. e quella famiglia con tutti
sti - sulle sfumature
i suoi problemi divenne centro vivo della più diverse di quel fatto profondamente
mia preghiera.
Qualche giorno dopo, ecco la signora.
Non ci conoscevamo, tuttavia parlammo
umano e al tempo stesso divino che è la
preghiera - quasi imprevedibile: è una
lieta sorpresa scoprire che l'insegnamen-
Insieme a lungo, in un clima di vera inti-
mità. Una mezz'ora dopo giunse il marito
to pontificio sull'argomento sia stato così
vasto e variegato. E oltre tutto, per Il cri-
con I bambini: non pensava d' Incontrare stiano, è motivo di conforto imparare a
la moglie.
pregare come prega il Papa, con le con-
«Vedi: questa è la mia più cara amica. vinzioni e I suoi sentimenti.
Sono vent'anni che lavora In Thailandia
ed è pronta a ripartire con più slancio di AUTORI VARI
prima. Non ti pare che sia veramente fe-
dele a Dio?»
E poi rivolto a me: T'invidio, sai? Po-
tessi essere anch'io missionario!»
«Ma tu lo sei! - risposi pronta-. Anzi
Ragazzi all'oratorio
Orientamenti pastorali per le comunità
parrocchiali e I centri giovanili
Ed. LDC 1977. Pag. 222, lire 3.200
tu e tua moglie siete veri missionari, e più
di me. Con il vostro esempio di fedeltà, di
comprensione di aiuto reciproco, inse-
gnate al vostri figli come si vive Il cristia-
nesimo. Siete giovani, avete tre bimbi sani
e belli: cosa desiderate di più? Se qualche
volta la vita si fa difficile, cosa c'è di stra-
no? Sono le immancabili sofferenze d'o-
gni esistenza. Ma è nelle prove che si di-
mostra l'amore!»
Lui abbassò il capo; lei ml guardava con
gli occhi lucenti di lacrime.
Sì - mormorò - . Staremo sempre
insieme». Si alzò, mi abbracciò affettuo-
samente e ml ringraziò.
La sera stessa tornò Il marito: era rag-
giante. Sua moglie aveva deciso di non
lasciarlo più. La domenica seguente Il vidi
a messa: fecero insieme la comunione.
L'oratorio non è
morto. Basta saperlo
rinnovare, con l'oc-
chio rivolto alle esi-
genze delle nuove
generazioni. E che Il
«Centro Salesiano di
Pastorale Giovanile»
(in collaborazione
con la aFederazione
Oratori MIianesi »)
prenda l'iniziativa di un manuale su que-
sto tema, e In un momento così delicato
della situazione giovanile italiana, risulta
un gesto positivo, un fatto naturale e nor-
male, quasi un dovere che andava com-
piuto.
Il volume - a cura di Umberto De Van-
na - percorre tutto l'arco della proble-
matica oratoriana attuale, dai fondamenti
VERONA• «ZIO BARBA.
CON LE CALZE IN TASCA - - - - -
E' morto a Verona nell"ottobre scorso
don Siro Righetto, più noto col nomignolo
di• Zio Barba»: aveva 77 anni, di cui quasi
ideologici alle metodologie e all'esposi-
zione di esperienze concrete.
PIETRO SCHINETTI
Secolarità consacrata oggi
Ed. LDC 1978. Pag. 166, lire 2.600
40 passati nelle missioni dell'India. Sue
Il sottotitolo G/ì Istituti Secolari come
armi erano una bella voce tenorile, e risposta vocazionale. Riflessioni teologi-
un'allegria contagiosa.
co-pastorali. definisce la portata del vo-
Da Khulna, nell'India, scriveva alla lume, che tornerà certo utile a chi deside-
mamma cosl: «Qui, mamma, sfo da re. Se ra approfondire la tematica degli Istituti
mi avessi visto con mons. Scuderi, col secolari nel trentennio della loro istttuzio-
fango fino al ginocchio, per una quindici- ne. Una problematica sotto certi aspetti
na di giorni... Ho mai fatto tante sfacchi- ardua e oggi vivacemente dibattuta a li-
nate cosl, e non sono mai stato tanto bene vello teologico, dati i contorni poco netti di
COSÌ.
termini come secolo, secolarismo e seco-
«Acqua sporca e pane ammuttito, con- larizzazione, sacro e profano, mondo e
dito con grasse risate. Viva l'allegria' Via mondano, ecc.
le scarpe, in tasca le calze, veste in tasca,
Il volume, dopo aver portato un contri-
bastone In mano, e caccia alle sanguisu- buto in questo ambito, presenta conside-
ghe! Prediche e canti, canti e prediche! razioni soprattutto pastorali sull'apostola-
Ho fatto la vita del vero pescatore di anime to nella secolarità consacrata e sulla spi-
e di pesci... Ti assicuro che ho trovato ritualità professionale, che sono di note-
finalmente la mia vita».
vole interesse.
Per il suo funerale a Verona (dove si era
ritirato dopo la sua Indefessa vita missio- Castano Luigi
naria) la chiesa non è bastata: per far po- Una Madre - M. Linda Lucotti
sto a tutti si è dovuto celebrare nel campo Istituto FMA, Roma - Pag. 494
di calcio
31

4.4 Page 34

▲back to top
L'IMMAGINE SOTTO IL CUSCINO
Ricoverato d' ur-
genza all'ospedale
per ulcera perforata
e conseguente fo rte
emorragia interna,
rimasi quasi dissan-
guato. Nonostante le
trasfusioni e le cure
del caso, mi sentivo
In fin di vita. Ma ecco
che una persona cara giunse apposita-
mente per portarmi l'immagine di Maria
Ausiliatrice con la Novena. La mise sotto il
cuscino con tanta fede; non so come, da
quell'istante cominciai a mig liorare. Feci
la Novena con tanta fiducia.
Dopo una breve degenza, il professore
soddisfatto mi invitò a tornare a casa per
riprendere forze, e tornare dopo una ven-
tina di giorni per l'operazione. Sono tor-
nato, ma fatti i raggi, non trovarono più
nulla da dovermi operare, con vera sor-
presa. Ora vivo e lavoro in perfetta nor-
malità.
Rossano Ven. (Vicenza) Camil/o Favrin
DUE DIFFICILI INTERVENTI
L' unica mia figlia venne urgentemente
operata per un focolaio emorragico cere-
brale, intervento tra I più rischiosi. Con
sorpresa e mia grande gioia, si riprese
miracolosamente senza alcuna menoma-
zione. Purtroppo, 15 giorni dopo soprav-
venne una peritonite che richiese un
nuovo difficile Intervento. Ma anche que-
sto riusci benissimo, e mia figlia poté la-
sciare l'ospedale dopo un solo mese di
degenza. A oltre un anno d i distanza tutto
procede bene, e ha ripreso il suo impor-
tante lavoro d'uffìcio con meraviglia del
suoi superiori.
Con tutto Il cuore ringrazio la Vergine
Ausiliatrice e San Giovanni Bosco.
Torino
Vittoria Bertinetti
HO INVOCATO, ANZI HO GRIDATO ,
Mi recavo a scuola con la mia 500". Il
fondo stradale era ghiacciato per il freddo
intenso della notte. Andavo ai 70-80 all'o-
ra, ma a causa di una frenata in curva, la
macchina sbandò senza più ubbidire ai
miei comandi. Cosciente del pericolo che
correvo, ho invocato, anzi ho gridato Il
nome dell'Ausiliatrice. Con la macchina
ho saltato un fosso, e ml sono fermata
sulla ghiaia antistante un' abitazione.
Nessun danno, né per me né per la mac-
china, solo tanta paura. Salva e incolume
ringrazio l'Ausiliatrice, che sento sempre
più Mamma.
Gorgo al Monticato ( Treviso)
Francesca Trischitta in Battistin
LA MANO SEMBRAVA MORTA
Due anni fa fui colpita da trombosi ce-
rebrale, con paralisi del braccio sinistro.
Dopo un mese di ospedale ml rimandaro-
no a casa perché peggioravo. La mano
sembrava morta e Il medico diceva che
non sarebbe più guarita. lo mi raccoman-
dai a Maria Ausiliatrice, mi feci dare la sua
benedizione e promisi di pubblicare la
grazia. Ora la mano è tornata normale,
tanto che accudisco bene la casa. Rln-
32
Ringraziano
i nostri santi
grazio tanto la Madonna, e la Invoco per
un'altra grazia importante.
Castellano di Crea (Alessandria)
Giovanna Mazzucco
Palmina Arri (Serravalle d'Asti) scrive:
«Mia nipote, dopo 13 anni di matrimonio e
dopo due gravidanze andate male, final-
mente ha avuto la gioia di un bimbo. Per
mio consiglio aveva tanto pregato San
Domenico Savio portando il suo abitino, e
facendo la Novena a Maria Ausiliatrice. ·
lo poi ringrazio la Madonna e Don Bo-
sco perché mio figlio è uscito illeso da un
incidente che poteva essere fatale ».
Teresa Giannini (Patagonia, Catania)
ringrazia Maria Ausiliatrice per aver sal-
vato lei, la sorella e ìl cognato da un pau-
roso e mortale Incidente automobilistico.
Cani Emanuele {Torino) ringrazia Maria
Auslliatrlce e i Santi Salesiani per l'aiuto
datogli in una particolare necessità.
E' TORNATA A CASA SANA E VISPA
QUANDO SARA' GRANDICELLO
LO PORTEREMO A VALOOCCO
Ho ottenuto una
grazia immensa. Tre
mesi dopo un'inter-
ruzione di maternità
mi trovai di nuovo in
attesa, ma già dall'i-
nizio le cose non an-
davano tanto bene.
Allora mi rivolsi con
grande fede a San
Domenico Savio facendo la novena. A sei
mesi minacciai un parto prematuro, e i
medici non mi assicuravano di poter arri-
vare al termine. lo continuavo a pregare, e
non ho mai perso la fiducia nel piccolo
santo. Ed ecco che nel marzo del 1977
con l'Intervento del taglio cesareo è nato
un meraviglioso bambino, che è la gioia di
tutti noi.
Quando sarà un po' grandicello lo por-
teremo a Torino Valdocco a ringraziare il
suo Santo protettore nella Basilica di Ma-
ria Ausiliatrice.
Borgonovo (Piacenza)
Luciana Bor/enghi
La nostra piccola
Lorenza di 9 anni,
sporgendosi dal bal-
cone, cadde sulla
strada dal terzo pia-
no. La raccog liamo
angosciati e la por-
tiamo subito all'o-
spedale. Ma i medici
trovarono il suo caso
gravissimo, e ci avvertirono che difficil-
mente la bambina sarebbe sopravvissuta.
Ma poi la affidammo alla valida interces-
sione di Maria Ausiliatrice e di Don Bo-
sco. Fu operata, e dopo soli 15 giorni è
tornata a casa sana e vispa.
Chioggia (Venezia)
Famiglia Scarpa
Claudia Mussollni (Varazze, Savona) cl
comunica: Soffrivo per una gravissima
cefalea che pregiudicò ogni mia attività
per quasi due anni. Dopo ave.r tentato va-
rie cure seni.a risultato, ml rivolsi all'inter-
cessione di Don Bosco. Oggi sono guari-
ta. La medicina parla di .guarigione
spontanea o di • guarigione per farma-
ci•. Ma io i farmaci li avevo smessi del
tutto prima ancora del necessario •.
Maria Nazzini (Trieste) come aveva
promesso ringrazia pubblicamente Maria
Ausiliatrice e San Giovanni Bosco per
aver superato felicemente un dilficile in-
tervento chirurgico. Invia offerta per i leb-
brosi.
Giuliana Anzelini (Fondo, Trento) scri-
ve: Sbno una bambina di IV elementare e
assieme ai miei genitori ringrazio San
Giovanni Bosco per la grazia concessami.
Invio una piccola offerta».
E' NATA CINZIA
Nei novembre del 1976 avevo scritto
chiedendo preghiere per un mio desiderio
tanto grande, cioè la grazia di avere un
figlio. Eccomi ad annunciare che le pre-
ghiere fatte a San Domenico Savio mi
hanno ottenuto la grande gioia di essere ·
mamma. Infatti, nel settembre del 1977 è
nata Cinzia, con nostra immensa gioia, e
l'ho messa sotto la protezione di san Do-
menico Savio. L'abitino inviatomi mi ha
accompagnata In tutta la gravidanza, e ho
pregato tanto fino al momento in cui sono
entrata in sala parto. Ml sono sentita tran-
quilla e protetta. Anche oggi, quando ho
bisogno di aiuto, invoco il piccolo Santo e
mi sento subito sollevata e serena.
Cesena
Gabriella Toffali
01 CERTO QUALCUNO HA PREGATO
Mia nipote, sposata da sette anni, non
aveva figli, che pure tanto desiderava.
Due gravidanze interrotte la fecero molto
soffrire, ma non indebolirono la sua fede.
Continuò a portare l'abitino che le avevo
regalato, e a pregare Insistentemente in-
sieme con il marito il Santo delle culle_
Finalmente lo scorso dicembre, dopo una
trepida attesa, diede alla luce una grazio-
sa bambina. Volle che io celebrassi subito
una Messa di ringraziamento, a cui parte-
cipò anche il Primario della clinica, prof.
G. Pavoni. Questi, che aveva assistito al
parto, mi confidò: . certamente Qualcuno
ha pregato». Difatti, anche quella volta le
cose si mettevano male, invece tutto è
andato egregiamente.
Macerata Don Matteo Scarale. salesiano

4.5 Page 35

▲back to top
Bel progetto di monumento a Don Bosco, pre-
parato dall'ex.allievo E. Ferrarls d i Torino.
Assunta Rossi (Varzi, PV) ringrazia San
Domenico Savio per la felice nascita di
Serafino Domenico.
Franca Vasè (Torino) ringrazia San Do-
menico Savio per la nascita del suo bam-
bino nonostante l'età avanzata.
Rosa Cuffari (Caronia, Messina) scrive:
«Dopo la morte del mio unico figlio, do-
vuta a secca leucemia, la mia fede co-
minciò a vacillare. Dopo poco mi accorsi
di aspettare un bambino; certo la situa-
zione non mi rese felice. Una signora, che
aveva ricevuto tante grazie dal piccolo
Santo, mi regalò l'abitino. Incominciai a
pregare San Domenico Savio e in lui ri-
posi le mie speranze: infatti non rimasi
delusa».
Walter e Cristina Magnone (Valduggia,
Vercelli) hanno pregato tanto San Dome-
nico Savio perché ottenesse loro da Dio il
dono di un figlio. La grazia è venuta, per-
ciò esprimono felici la loro riconoscenza.
Giacomo e Margherita Savoggione
(Torino) ringraziano di cuore San Dome-
nico Savio perché dopo otto anni di attesa
e di preghiera hanno ottenuto la grazia di
un bel bambino.
Maria e Vittorio Scarano (Roma) sono
riconoscenti a San Domenico Savio
perché nella loro casa, che ora canta di
gioia, è sbocciato un bocciolo di rosa, la
piccola Francesca attesa per anni con
tanta ansia.
I coniugi Rocchietto Novero (Noie Ca-
navese, Torino) ringraziano Maria Ausi-
liatrice e San Domenico Savio perché
l'attesa, già in pericolo dal secondo mese,
è giunta a felice compimento con la na-
scita di Manuela Domenica.
Anna Maria M (Asti) ringrazia il caro
Don Bosco per essere guarita dopo otto
anni da un grave esaurimento cronico.
Ringrazia pure San Domenico Savio
perché Il suo bambino si è salvato in un
grave incidente. E Invoca questi e gli altri
Santi Salesiani perché facciano ritrovare
la fede a chi l'ha perduta.
N.N. (Villa San Giovanni, Reggio C.) per
consiglio di una FMA ha messo il nipotino,
che aveva manifestazioni alquanto strane,
sotto la protezione di San Domenico Sa-
vio. Hanno pregato insieme, e sono stati
esauditi con Il ritorno del piccolo alla nor-
malità.
Adinolfi (Cava dei Tirreni, Salerno) ha
raccomandato a San Domenico Savio le
sue due bambine, ohe sembravano già
morte. Dopo 24 ore cominciarono a mi-
gliorare e ora sono salve.
DA QUEL MOMENTO NON EBBI PIU'
ALCUN SINTOMO DEL MALE
Da tempo softrivo
di tormentosi capo-
giri, che ml creavano
difticoltà nella cele-
brazione della Santa
Messa. Il 29 ottobre
scorso. festa del
Beato Don Rua,
mentre celebravo la
Messa della comu-
nità all'altare di Maria Ausiliatrice, ebbi
una recrudescenza del male al punto che
temetti dì non poter proseguire. Allora
supplicai Il Beato Don Rua, in onore del
quale celebravo, che volesse Intervenire
In mio favore. Da quel momento non ebbi
più alcun sintomo del male; e sono ormai
passati tre mesi. Ringrazio il Beato Suc-
cessore di Don Bosco.
Torino
Don Pietro Zerbino
Ml ACCOMPAGNO'
UNA COSTANTE SERENITA'
Da molti anni soffrivo di ulcera allo sto-
maco. Ultimamente ebbi forti crisi di vo-
mito con alire complicazioni. Dall'ultima
radiografia risuJtò la gravità del male e il
medico pronosticò complicazioni pro-
gressive irrimediabili, essendo anche so-
spettata la perforazione del pancreas. Ri-
coverato a ll'Ospedale Cottolengo, subii
due gravi interventi a breve distanza e
stetti per dieci giorni con prognosi riser-
vata. Anche la convalescenza fu lunga,
dolorosa e con pericolo di ricaduta; ma
ora. contro ogni previsione, stò bene.
Sia prima degli interventi, come durante
il pericoloso periodo post-operatorio, in-
vacai l'aiuto del Beato Don Rua; e posso
affermare di averne toccato con mano
l'assistenza, anche per la costante sere-
nità che mi accompagnò con meraviglia di
quanti mi assistettero. Ringrazio il Beato
Don Rua e invio offerta.
Torino
Umberto Vagl/ni
Lina Tosi (Busto Arsizio) ringrazia San
Giovanni Bosco e il Beato Michele Rua
per una desideratissima grazia ottenuta.
Fr. John Cugno (Meru, Kenia) ringrazia
Il Beato Michele Rua perché, per sua in-
tercessione, ha potuto riprendere ii lavoro
dopo penosa malattia,
NON ACCADDE IL PEGGIO
Nei 1970 mia nuo-
ra sofferse un grave
incidente automobi-
listico, nel quale ri-
portò la frattura della
colonna vertebrale.
L'infelice invocò su-
bito la protezione del
Servo di Dio Artemi-
de Zattl, e attribuisce
alla sua Intercessione se non accade il
peggio. Infatti, nonostante il trasporto di
emergenza alla clinica più vicina, distante
parecchi chilometri, non riportò danni al
midollo spinale, la cui lesione, a dire degli
specialisti, l'avrebbe resa paralitica per
tutta la vita.
Viedma (Argentina) Ju//ana de /rìbarren
CHIEDE PREGHIERE
Una mamma che per
ovvie ragioni vuol
mantenere l'incogni-
to: • Caro B.S., sono
una tua assidua let-
trìce, e ho letto sulle
tue pagine della
grande grazia rice-
vuta da don Teodo-
sio Galotta, per in-
tercessione dei Servi
di Dio mons. Versi-
glia e don Caravarlo. Siccome mio marito
si trovava press'a poco nelle sue stesse
condizioni, è stato operato; ma è chiaro
che il male potrebbe ricomparire da un
momento all'altro. Ora io vorrei un favore
da te: chiedi a don Galotta (dato che io
non conosco il suo indirizzo) di aiutarmi a
pregare Dio affinché mio marito possa ot-
tenere questa piccola grazia tanto neces-
saria in quanto abbiamo due bambini an-
cora piccoli. lo da parte mia prego tanto
con fede la Madonna e i Santi salesiani
perché mi aiutino».
Cl HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Almar Annlta - Amandola Giuseppa - Baffi Daniele Te-
resa - Bandoni Maria Teresa - Baralfa M Antonietta -
Barb,eri Mercedes Battaglia Luigi Bersìa ChlaHre<lo
Bertossi Enrica - Bianchini Remo - Boccardlnl Maria - Bo
Consa Pierina • Bonaccorso Elina .. Bonrirraro Carmela ..
Bosl Clelia - Bruni Rosina - Caccia Assunta Cardlnah
Giuseppina CarletO Costania Castoro Stella Cala•
pan Antonio - Cavallo Lena - Ciravegna Elvira - Oe Tullio
Anna - 01ale Caterina vecL Bertoluzzi - Fama Cavallaro
Nerina - Favre Palmira - Ferrante GIUiia. Ferrere Mad-
dalena Fodd1s M Oolores - Fosson Francesco - Fran-
ceschettl Cehde • lzzo Antonio Gallo Gemma - Gatti
Felice - Cedda Clara Maria - Gfdaro Virginia - Gi udice
Gaetana - Goggl Ada - Granato Giuseppina Domenica -
Grasso Tommasa• Leoatardl Rosina Lucrezia Isabella
- Magnl Rosetta - Margallo Aurelia - Mario Tua - Merlo
Liberata - Miaia Maria - Modonna Rosa - Morganhnl
Emma - Naro Paola - Nocara Amico Carmela - Orìppi
Antonietta Palan:olo Antonia - Parodi Giuseppina ved.
Rebora - Pauto Rosa - Peragallo Coniugi - Perego Dirce
- Picciotto Maria Lucia - Plomber11 Giuseppina • Puccl
Rosy - Russo Caterina - Sances Gaetano - Seriano T e--
resina - Spadare Darlo • Tartarello Anna Maria • Torre
Giuseppina Valle Rosa Vaz,I Bernardina - V1lardo
Giuseppa• Zuccarello Maria
33

4.6 Page 36

▲back to top
Preghiamo
per i nostri morti
vicino alla Famiglia Salesiana, La fede
profonda e operosa. la preghiera rervente,
Il sacramento della Penitenza e l"Eucari•
'stia furono Il suo sostegM e Il suo con-
forto. Cooperatore convinto e attivo, pre-
stava con gioia la sua opera di Ingegnere
nelle nostre Case. A lui s1 deve il restauro
meraviglioso di Villa Tuscolana, dlvenulo
Centro di Splrltualltà
SALESIANI
Sac. Cesara Alblselll t a Sangradouro
(Brasile) a 89 anni
Questa eminente figuradì missionario e di
studioso sarà presentata dal Bollettino
con adeguato artlcolo.
Coad. Francesco Femandez t a Co•1p6
da Ponte (Brasile) a 86 anni
Dopo dieci anni di attività saleslana In
Spagna, sua patria, partì per Il Malo
Grosso, ove rimase Ininterrottamente fino
alla morte. Fu compagno di viaggi e peri•
pezle di famosi missionari come don Col•
bacchrni e don Chovelon. Con loro provò
la gioia del primi contatti amichevoli con i
terribili Xavante sul Rio das Mortes nel
1937, ea Xavantina nel 1951: fu tra I primi
a scambiare con I Xavante l'abbraccio di
pace e di amlct2:1a. La sua vita fu esem..
ph3Ie anche nella fedeltà alle più ordinarle
occupazlonl, compiute con spirito di retti-
tudine, di pietà e digenerosa allegria.
Sac. Evaristo Marcoaldl t a Roma a 79
anni
Singolare figura di educatore salesiano,
chiamalo mollo presto a responsabHltà
sempre più impegnatjve. mise a seNizio
della Congregazione e della Chiesa la sue
non comuni doti di Intelligenza, di cultura,
d1 governo e di cuore. Fu ispettore, dires•
se con mano sicura Il Liceo Valsallce nel
duri anni 1942-1951, fu Procuratore Ge-
nerale della Congregazione. Visitatore
delle FMA e Segretarlo Generale del
CISM. Dio lo chiamò d'Improvviso nel si-
lenzio del sonno, quasi a esaudrre un suo
espresso desiderio.
Sac. Cesare Fe<relll t a Brescia a 79 anni
Volle diventare salesiano a 21 anni, dopo
Il primo conflitto mondiale. Fu Invialo negli
Stati Uniti, e vi rimase vari anni finché poté
tornare nell'lspettorla Lombarda, ove de-
dicò al giovani le ricchezze delle sue
qualitè umane esacerdotali Gravi disturbi
lo costrinsero per molti anni a forzata lna-
z1one, di cui seppe faresacrificio a Dio per
l':!111/MIO del Regno.
t Coad. Carlo Gallldablno a Catania a 74
anni
Dopo a-.,er lavorato in varie case del nord
ltalla, giunse nel 1952 alla casa di Cata-
nia-Barriera, e vi rimase fino alla morte
Sempre In mezzo al giovani con lo spirito
di Don Bosco, fu l'apostolo della buona
parola, del cons,gllo discreto e fraterno Il
suo sorriso. la sua cordìale bontà porta-
vano una nota di vlvec,ta e di premurose
attenzioni.
Sac. Luigi Loss t a La Spezia a 71 anni
Reallnò il suo apostolato salesiano nel
campo della musica, conquistandosi la
<lmpatia di tutti per la competenza e per le
doti umane e sacerdotali. Colti\\'ò in modo
particolare la musica sacra: le sue com•
posizioni, Ispirate con equilibrio al gusto
moderno. erano capacì di commuovere
ed elevare spirltualmente gli ascoltatori
l'amore an·onestà, al lavoro, alla bontà
Offerse le sue sofferenze e la sua vita per
la Chiesa, per la Congregazione, e per la
reallzzazlone di una vera comunione di
cuori nelle comunità religiose
Sac. Domenico Trivellato t a Campo-
sampiero (Padova) a 71 annl
COOPERATORI
SI distinse per la cura delle vocazioni, lo
zelo per la Casa di Dio e l'amore ai giovani Glu•- Oafmasso t a Pietra L,gure
poveri e abbandonati Per essi si fece (Savona)
questuante anche presso autorità pubbil· Fu fervente cooperatore salesiano anche
che, e sollecitò con coraggio l'lnlervenio In virtù d1 una lunga tradtzlone della sua
persone facoltose. Per le sue mani nobile famiglia I bisavoli materni, Corsi di
passarono somme rilevanti, ma Il suo stlle Bosnasco, erano stati tra I più fedeli amici
di vita non si scostò mai dall'austera sem- di Don Bosco, che si considerava s casa
pho1là del Rellg,oso
sua nella loro villa di Nizza Monferrato,
dOve faceva numerosi e lunghi soggiorni
Sac. Carto Casetta t a Bangkok (Thai• Fedele alla Jradlzione, Il barone dr Giu-
landla) a 70 anni
seppe fu benefattore della famiglia sale-
Parti per la Thailandia a 18 ennI. e dedicò siana e soprattutto delle sue Missioni.
tutta la vita a quella nobile terra. Ne ap- Preferisco tare Ubene da vivo - dfce"a
prese alla perfezione la lingua per poter - più che lasciare un ricordo da morto• I
annunciare con efficacia ,1 messaggio di suol ml gliorl amici erano i salesiani di C1>-
Crl$IO al giovani nella scuola, alla gente neo; la loro chiesetta di Santa Chiara lo
nella parrocchia. alle suore diocesane, di vide assiduo lrequentarore fino agli ultimo
cui fu direttore sporituale, e tra I lebbrosi giorno, quando gi~ Il passo gll era dIven-
che amava come fratelll
lato penoso. Nessuno potrà dimenUcare Il
Sac. Michele VMano t a Caltanissetta a
68annl
Mite e dolce per Indole, dnfuse sorriso e
serenltll attorno a sé. Pietà e lavoro furono
le sue caratteristiche. Il Signore lo chiamò
all'Improvviso, quasi a ricordarci l'appello
fervore della sua preghiera, la sua bontà e
sempllcìtà, la sua modestia e disinteresse.
A Pietra Ligure, ove si trovava per cure. Il
Slgnore IO chiamò all'altra sponda. ove
approdo serenamente senza agoma
t Beniamino Rosso a Torino a 92 anni
evangelico alla vigilanza
Uomo di tede viva, operosità inSlancabile,
Coad. Aristide Ugo Alvlglnl t a Asti a 66
forte senso del dovere. spirito di sacrificio,
sempliclta e modestia, crebbe la famiglia
anm
Fu Il coadiutore pre,ioso ideato da Don
Bosco: addetto a umili e indlspensablh at-
tJvltà come sacres1ano, ortolano, Infer-
miere, e insieme interessatoallo sport, al-
la musica. al teatro. Era un animo nobile e
delicato, semplice e laborioso, profonda-
menle attaccato a11a sua vocazione sale-
siana.
Sac. Giuseppe Rossi! t a Santiago (CIie)
a 64 anni
LascJ/l giovanissimo la sua ltlllla per Il Ci•
le, e vi lavorò per qu&.9Ì 50 anni. Nelle varie
mansioni che l'obbedienza gli affidò porto
un cuore sensibile, Il tratto cordiale. Il
sorriso franco e contagioso Tornò al Pa-
dre dopo dolorosa ,nfermllà, acoettata
con esemplare serenità e pazienza
per Dio, e fu lle10 di dare alla Congrega-
zk>ne Salesiana un figlio sacerdote mis-
sionario, morto In Bolivia nel 1963, e una
Figlia di Maria Ausiliatrice Una profonda
p1eta eucaristica e mariana confortò e
corono la sua lunga esistenza, nella quale
soslenne sempre cordialmente le opere
salesiane
Giovanna Marotta t a Caserta a 45 annl
Donna di lede, seppe offrire al Signore Il
dolore della morte del marito e dèl figlio-
letto di un armo è méUO lavorando per il
prossimo, specialmente per , solte,ent,.
Ama.va mollo la Madonna· In suo onore
recitava ogni giorno li Rosario completo. e
Invitava altri a fare altrettanto La Messa
quotidiana, I lrldul e le novene la videro
assidua frequentatrice fino agh ulbml mesi
Sac. Giuseppe Miracola t a Catania a 61
anni
Profuse con serena e generosa dedii:ione
I suoi tesori di bontà, cultura ed esperien-
,a scolastica. rNelandosì plasmatore di
anime. specie gìovanlli Pur essendo af-
flitto da un male molesto. volle contrnuare
della sua vita. Volle ricevere Il Sacramento
degll Infermi e Il Vlatrco durante la Messa
celebrata nelfa sua camera, che la vide
volare al Cielo. Amò tanto Don Bosco e I
saleslan~ che aiutava con preghiere, pa-
role e opere
Vincenzo Merce t a Frascali (Roma) a 70
finché poté la suamissione di docente e dl anni
educatore, Infondendo In tanti giovani Era molto devoto dj San Giovanni Bosco e
t Giuseppe Curatola a 65annl
Exelllevo di Bova Manna e di Messina,
cooperatore salesiano. si sentiva legato a
Don Bosco da sinceri vmcoll d1 affetto,
che traduceva In autentica teslimonJa.nza
cristiana in lutti gli atti della sua vota pub-
blica e provata. Partecipò con Impegno af.
le attività salesiane, specie missionarie.
alle quali venne spesso Incontro con gesti
di munifica beneficenza. Proprio di re•
cente, nel trasmettere la sua offerta per I
lebbrosi e per le vocazioni, aggiungeva
l'obolo per una Messa alla Vergone Ausl•
llatrlce, . perché - scriveva - ml pro-
tegga nell'ora ormai vicina della morte•
t Teresa Oelpoui a San Salvatore Monf.
a80annl
Fervente cooperatrice, tu Instancabile nel
prodigarsi e favore degli abitanti della sua
borgata. con la cura fisica e il sollievo
spirituale degli-ammalati, con la catechesi
al bambini, con la preghiera comunllarìa e
Il Rosario, Era fellca quando. In assenza
del Parroco, un saleslano era disponibile
per la Messa nella Chiesetta. di cui tu la
custode per Innumerevoli annl Nel suo
abbandono alla Provvidenza, amava ripe-
tere con semplicità: , Dio vede e provve-
de, sia fatta la sua volontà•· In questa di-
sposizione accettò le sofferenze dell'ult••
ma malattia, lieta di trovarsi nella casa
delle FMA, che., prodigavano per le,
Na·tallno Fak:one t a 80 anni
Fu sposo, padre. amico esemplare. L'a-
more per la tam,gha, Il lavoro, l'onestà fino
allo scrupolo, fare delbene a tutti, furono I
suol Ideali Cooperatore salesiano, nutri
un'amm1razìone protonda per Don Bosco,
A lui dono Il tiglio Pietro, missionario In
Brasile dal 1939, e volle che Il quadro del
santo troneggiasse In salotto con li lumino
sempre acceso. Era diventa1o cieco da
oltre quattro anm, ma prima di morire eb-
be la gioia dì sentire accanto a il figlio
missionario, giunto Jn tempo dal Brastle
per assisterlo net suo sereno trapasso
Maria Splnelll In Romeo t a Colleferro
(Roma) a 85 anni
Mamma esemplare, si dedicò totalmente
alla famiglia e ,n particolare all'educazlo-
ne erostlana de, suoi nove hgli, di cui una e
FMA Era lieta di donarsi al bene degli a~
tri, a1111cl e conoscenti, Ira cui dispensava
serenltà e tede con la plù grande sempll•
c,tà.
Rosina Zuech t a Revò (Trento) a 81 anni
Insegno per 44 anni, e la domenica ritro-
vava I suol alunnl per la Dottrina Cristiana
Mori povera, perché non pensò mal e sé,
ma solo agli alt11. Sì abbandonò con fidu•
eia nelle braccia di Dio Padre e della cara
Mamma AuslUatrìce. Al suo funerale ac-
corse da ognl parte una tolla immensa d1
suol exalunnl, e Il parroco la deflnl , mae-
stra In vita ma plù ancora maestra in
morte,
Per quanti ci hanno chiesto Informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con D.P. del 2-9-1971 n. 959 e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente personalità
giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente ricevere
Legati ed Eredità. Formule legalmente valide sono:
se trattasi d" un legato: « ...lascio alfa Direzione Generale Opere Don
Bosco con sede ,n Roma (oppure all'Istituto Salesiano per le missioni con
sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . . . •.• (oppure)
l'immobile sito in , per glt scopi perseguiti dall'Ente, e particolar-
mente di ass,stenza e beneficenza. d1 istruzione e educazione. d I culto e
d1 religione )
se trattasi. invece, di nominare erede di ogni sostanza l'uno o l'altro de,
due Enti su indicati.
« ..•annullo ognr mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con sede In
Roma (oppure l'lstifuto Sa/es,ano per te Missioni con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto m, appartiene a qualsiasi titolo, per gli scopi
perseguiti dall' Ente, e particolarmente di assistenza e beneficenza, di
istruzione e educazione. di culto e di religione »
(luogo e date)
(firma per disteso)
34

4.7 Page 37

▲back to top
Boru: Maria Auellletrtce, In memoria
della mia defunta Eugenia. a cura del ma-
rito Ferrarl• Giuseppe, Gravellona Toce
Solidarietà missionaria (NO) L.1.000.000
Bona: ;, memoria e suffragio del Barone
Da/masso Gluseppe di Garzegna. a cura
delle sorelle L 300.000.
Borse di studio per giovani missionari salesiani
Borea: Cuore Mloefk:onlloao di Guù e
pervenute alla Direzione Generale Opere Don Bosco
Cuore M81emo di Mala, e suffragio diAl·
ba Carlbon/Gatti, a cura del marito Piero e
del figli Marilena e Fausto L. 200.000.
Borea: Maria A.,.lllatrlce e Santi Salffla-
nf, a cura di un Exalllevo di S. Ambrogio di
Milano, riconoscente per le grazie ricevu.
te e chiedendo ancora p,otezlone L
200.000.
Borea: Cuore generoeo di Gesù, a cura di
un exallievo riconoscente L 100.000.
Borea: Cuo,e lmmacolalo di Maria, a cura
di un exalllevo rlconoscen1e L 100.000.
Borea: S. Giovanni eo.co, a cura di un
exaJllevo riconoscente L. 100.000.
Boru: S. Domenico SaYk>, a cura di un
exalllevo riconoscente L. 100.000.
Bona: S. Rita da Ceoçle, a cura di un
exalllevo riconoscente L 100.000.
Boru: S. Maria Golall~ a cura di un exa~
nevo riconoscente L 100.000.
Borea: S. Anlonlo da Padova, a cura dl un
exalllevo riconoscente L 100.000.
Boru:S. Gnpandel Bufelo, a cura di un
exalllevo riconoscente L 100.000.
Borea: Mo,., v...1gI1aDon ee......rto, a
cura di un exalllevo riconoscente L
100.000.
Borea: Mana A...111atrtce, In suffragio di
mio marito, a cura di Gallo Maria, MlllesJ-
mo (SV) L 100.000.
Boru: Baelo Mlcllele Rua, In suffragio di
Maria Lusso, a cura di N.N. L 100.000.
Borea: S. AgoeUno S. Luca, per Implo-
rare protezione sv/la fsmlglla, a cura di
N.N.. Torino L 100. 000.
Bona: Marta Au1lllelr1ce, aiutateci, a cura
di Fogliato Margherita, Torino L 100.000.
Bona: Don Clmalll, per implorare gru/e,
a cura di M.A.F.F.A.; (TO) L 100.000.
Bona: M aria Auelllatrlce e Santi Salesia-
ni~ per ls con\\lersione del peccatori e in
suffragio dai defunti, a cura di Maizza Ro-
sina, Monopcll (BA) L. 100.000,
Borsa: a/la memoria di Don Carlo Sa/no,
Salesiano, a cura di Brancato P. Maria,
Torino L 100.000.
Borsa: Parma: ricordando D. Llngueglia,
D. Trevisan, D. Besnate, D. Rastello, con
gratitudine infinita, a cura di N.N.. Parma
L 100.000.
Borea: In memoria ael/'exalll&vo Alberto
Besozzl, a cura della famiglia, Castelvec-
cana (VA) L. 100.000.
Boru: Baeto Michele Rua, a cura di un
exallievo riconoscente L 100,000.
Bona: Don Boeco, In suffragio del defun-
ti. a cura di N.N.. Pavia L. 95.000.
Bona.: M - Aualllatrk:e e S. Giovanni
Bo.co, perla conversione del peccatori e
Il trionfo del regno di Dio, a cura di Con-
sani Iride, Pisa L 50.000.
Borsa: Maria Aualllalr1ce e Don eo.co, In
rìngrazlamento e Invocando protezione
ed intercessione per una particolare gra-
zia. a cura di Colonnello Broell Anna, MI-
iano L. 50.000.
Borea: Maria Aualllalr1ce • S. Giovanni
Bo,ieo, par lnvoceme la costante prote-
zione, a cura della Ditta S.A.P.S. L
50.000.
Borea: Maria Aualllalr1ce, Mons. Versiglia
e Don Caravarlo, per ottenere una grazia,
una buona morte e aiuto spirituale perme
e la mia lamlg/la, a cura di Castagno Luigi,
Lanzo (TO) L 50.000.
Borea: Ve,vlne SS., alutat&cl, In memoria
e suffragio della mamma Opesso Mar/e, a
cura della flglla., Torino L 50.000.
Boru: M - AualU.trtce S. Giovanni
Boaco, In suffragio dell'anima più dimen-
ticata del Purgatorio, a cura di Rosso Lui-
gi, S. Stefano Roero (CN) L. 50.000.
Bona: Anime del Purgalodo, In memoria
e suffragio di Gaude Clotilde In Zanonl, a
cura dal suo carissimo Oreste, BRA (CN)
L. 50.000.
Boru: S. Giovanni Boeco, Invocandone
la patama protezione wl miei familiari, a
cura di Gallici Comm. Gino, Torino L.
50.000.
Borsa: S. Giovanni lkleco, In ringrazia-
mento par la guarigione di Chicco e invo-
candone ancora protezione su tutti noi, a
cura di Alba e Chicco, Cuneo L. 50.000.
Bona: Maria Aualllelrlce e s. G iovanni
Boeco, Invocando completamento della
grazia e protezioneperl lamillarl, a cura di
c,s.. Torino L 50,000.
Boru: Angelo Cuatode, In ringraziamen-
to, a cura di LC. L. 50.000.
Bona: Maria Auallletrtce, a cura di Bar-
rera Giuseppina. Fieno (TO) L. 50.000
Boru: Merla Aualllatrtce, S. Giovanni
llo9co S. Domenico Savto, In ringraz/8-
mento per grazie ottenute e In attesa di
alrre, a cura di L.D.T.. Tor1no L. 50.000.
Boru: Maria Aualllatrk:e e Santi SalHla-
nl, In memoria e suffragio di ENde A/essi
8d altri cari defunti, a cura del tamlliarf,
Tonno L 50.000,
Borsa: Gesù Sacnunenlalo, Maria Au.
llatrlce, S. Giovanni Boeco, per grazia ri-
cevuta e supplicando prot&zlone, a cura
di Gonella Vittorina, Torino L 50.000.
Borea: Maria Aualllalr1ce • Santi Salffla-
nl, a cura di N.N. L 50.000.
s. Boru: Maria AualU.lrlce • Domenico
Savio. In suffragio del nostri caridefunti e
per grazie ricevute, a cura di N.N.. Sant&-
na (TO) L 50.000.
Boru: Don Rlnaldl, a cura di N.N.. Torino
L. 50.000.
Borsa: Maria Aulllllalrlce, Don Bo.co
Don Rua. in memoria del cav. Ferruccio
Lantlerl, a cura del nipote Oolt. Marco,
(TO) L. 50.000.
Boru: Maria Aualllalrlce, s. GlovaMI
Bosco e S. Domenico Savio, per grazia
ric evuta, a cura di A. Rina, Nichelino (TO)
L. 50.000.
Borsa: Maria Aualllalr1ce Santi Salesia-
ni, In ringraziamento, a cura di Porlnelll
Ada, Tonno L. 50.000.
Boru: Maria Aualllatrk:e, S. Giovanni
Bosco e S. Domenico Savio, perché pro-
teggano sempra /1 nipotino Pietro, a cura
di Taddal Alceste e Piero, Probaglo d'Iseo
(BS) L. 50.000.
Boru: Mana Aualllalrlce • Santi Saleala-
nl, a cura di N.N., Valdagno (VI) L 50,000.
Bor■a: Maria AualU.lrlce S. Domenico
Savio, per Implorare la completa guari-
gione della figlia Margherita. a cura dl
Vinci Salvatore, Cattanlssetta L 50.000,
Boru: In memoria dar grande a/fiere di
Cristo Don Luigi Ravalfco, a cura dal Prof.
A. Reposo, allievi ed exalllevl (NO) L.
50.000.
Bona: Pape Giovanni, in riconoscenza e
chiedendo continua prot&zlone per me e
familiari, a cura di Ferrero Teresa, Borgo
s. Dalmazzo (CN) L 50.000.
Borsa: S. Giovanni BolCO, a cura di Cer-
rato Barlolomeo, Pinerolo (TO) L. 50.000,
Bona: ;n memoria di Don Evansto Msr•
coaldi, a cura di Angella lng. Enrico. Ro-
ma L50.ooo:
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, Mala Aual-
llalrlce e Santi Salesiani, fnvocendo gua-
rigione della mogi/e e protezione svi/a la·
mlg//a tutta, a cura di a.e.. Roma L.
50.000.
Bona: Maria Aualllalr1ce, S. Giovanni
Boaco S, Domenico SaYk>, a cura di
Ghldone Carolina, S. Damiano d'AstJ L
50.000.
Boru: Maria Aualllalr1ce, chiedendo pro-
tezione per I miei nipoti, a cura di Fes1a
Clementina, Caravaggio (BG) L 50.000.
Bor■a: S. Giovanni Boaco, In memoria di
Mamma Giovanna e di Papà Andraa, a
cura di Possevlnl Franco, Lecce L. 50.000.
Bor■a: Don Boeco, a cura di Trigari Anna,
Mondovì (CN) L. 50.000.
Boru: M- Auallletrk:e S. Glovannl
Boeco, par grazia ricevuta, a cura di M&-
nunza Itala Maria, Roma L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuo,e di Gnù e Maria Au-
lllllalr1ce, Incontrando protezlo~e da ogni
male, a cura di Velikonia Nlllca, Gorizia L
50.000.
Bona: Don eo.co, a cura di Guglielmettl
M. Luisa, Piacenza L. 50.000.
Borsa: Maria A.,.Uletrk:e s. Giovanni
Bosco, In memoria o suffra_gio di Bottazzi
Natale e Giuseppe, a cura di C.I. L. 50.000.
Boru: Don Boec:o • Don Rua, In memoria
e suffragio di Zue/11 Centina, a cura di
N.N., Brescia L. 50.000.
Boru: Maria Aualllalr1ce S. Giovanni
Boeco, in memorie e suffragio di Zue/11
Vera, a cura di N.N., Brescia L 50.000.
Boru: Maria Auallfatrlca Santi Saleale-
nl, a cura di Codazzi SIivana. Milano L
50.000,
Bona: M erta Aualllalrlce a SanU Saleala-
nl, per grazia ricevuta e in suffragio del
defunti. a curadi MeleAngela, Solaro (AL)
L. 50.000.
Borsa: Maria Aualllatrlca Santi Saleala-
nl, in suffragio del marito A.. a cura della
moglie A.T.. Bologna L. 50.000.
Borea: Mana Aualllatrlce e Don Bosco, In
suffragio del fratello Giacomo. a cura di
De Giovanni Carlo L 50.000.
Borsa: Mala Auollletrtce e Don Booco, In
suffragio del nipote Giacomo, Salesiano,
a cura di De Giovanni Antonio L 50.000.
Boru: Don Boaco, pargrazia ricevuta e in
memoria della figlia Dina, a cura di Barone
Margherita, Glaveno (TO) L. 50.000.
Borsa: S. Maria D. Mazzarello, a cura di
Genco Gi useppe, Orbassano (TO) L
50.000.
Boru: Maria Au1lllatrlce Don Bosco, In
ringraziamento, a cura di Rossetto Maria,
Rondlssone (TO) L. 50.000.
Borea: S. Domenico Savio, In ringrazia-
mento e invocando protezione per mio fi-
gi/o e la nipotina, a cura di M.R.. Alessan-
dria L. 50.000.
Boru: Maria Auelllatrtce, S. G l u - e
Santi Salesiani, In ringraziamento e inv~
candoprotezione e luce su/la famigl/a e In
suffragio di papà e mamma, a cura di N.N..
Cuneo L. 50.000.
Borsa.: M aria Aualllatrlce e S. Giovanni
Bosco. in suffragio del defunti del/a Fami-
glia Martlnotti. a cura di Zorgno Glusep.
pina, Torino L 50.000.
Borea: M aria Aualllalrlce , S. Giovanni
Bo.co S. Domenico Savio, per Implora-
re grazie a Bernasconl Franca, a cura di
Agustoni Elisa, Mendrl91o L S0.000.
Borsa: Maria Auolllatrlce e Don Clmattl, a
cura dell'Avv. Lamarca e parenti, Palma di
Monlechlaro (AG) L 50.000.
Bona: Merta Au1llletrtce Mon•. Oliva-
re,, a cura di Magglonl Tinuccla, Besana
Brlania (Ml) L 50.000.
35

4.8 Page 38

▲back to top
..w
V)
,u:;
..":!'!
C1
·e;;
:oi:
Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2° (70) - 1• quindicina
AWISO PER IL
PORTALETTERE
i- In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
TORINO
CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
P1'efazione di Ferruccio Parazzoli
« Dossiers SEI» - L 4.000
Attraverso i dialoghi, le riflessioni,
gli episodi raccolti nei suoi vent'anni
di sacerdozio, Claudio Sorgi
vuole dissipare l'immagine fredda,
stereotipata, ancora tanto diffusa
della «faccia da prete», per sostituirla
con la sembianza dell'uomo vero.
. ...
tf\\k;;fA??tJMY
11 SOCI ETA EDITRICE INTERNAZIONALE -TORINO