Bollettino_Salesiano_196808


Bollettino_Salesiano_196808

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Noi non. ci fermiamo mai;
vi è sempre cosa che in.cal•a cosa...
Dal momento che noi ci fermassimo,
la nostra. Opera
comincerebbe a. deperire
t>ON BOSCO
BOLLETTINO
SALESIANO
Spedizione in abbonamento postale • Gruppo 2• • 2· quindicina
EDIZIONE PER I DIRIGENTI
A, XCII. N. 8 16 APRILE 1968. DIREZIONE GENERALE: 10100 TORINO, VIA MARIA AUSILIATRICE, 32. TELEFONO 48.29.24
L'apostolato dei Laici
Che cosa è apostolato? È farsi attivi nel coope-
rare alla diffusione del Regno di Cristo, che è dire
del suo messaggio di verità e di vita, al fine di «ren-
dere partecipi tutti gli uomini della salvezza operata
dalla redenzione e per mezzo di essi ordinare effet-
tivamente il mondo intero a Cristo ».
Il fare questo è esigenza posta nel cristiano dal
battesimo, che congiunge il cristiano a Cristo capo
e lo fa cooperare a quella redenzione di cui Cristo
è operatore principale. Certamente ove si ritenga
l'essere cristiani un fatto che interessa solo la
propria salvezza eterna senza rilievo sulla vita,
quasi un fatto magico, sarà difficile o impossibile
intendere il dovere dell'apostolato come esigenza
fondamentale che scaturisce dal battesimo. E se
vasti - troppo vasti! - settori di battezzati hanno
cosi scarsa coscienza o non hanno coscienza del
loro dovere di farsi cooperatori di Cristo nell'opera
di redenzione, come tacere che la responsabilità di
così penoso fatto, se risale principalmente alla resi-
stenza che la nostra pigrizia oppone ai molteplici
riéhiami, interni ed esterni, alle esigenze della no-
stra vocazione cristiana, almeno in parte dovrà ri-
cercarsi anche in metodi di formazione non ade-
guati all'impegno che l'essere cristiani comporta per
tutti, sempre e dovunque?
Cosi fondamentale dovere si esplica in molte-
plici forme. Ma ve n'è una che non può non es-
sere a tutti comune, sia pure con le sfumature che
ad essa reca la diversa personalità di ciascuno.
Tale è la forma prima di ogni apostolato: la testi-
monianza. La testimonianza della parola di chi,
cresciuto alla scuola di Cristo, ha imparato e con-
tinuamente impara a pensare come Lui. a valutare
come Lui, e, senza darsene l'aria, con semplicità
ma con fedeltà, esprime nel suo parlare questo
modo di pensare e di valutare. La testimonianza
della vita di chi sa che ai cristiani è chiesto di non
essere solamente gente che ascolta la parola di
Dio, ma gente che attua la parola di Dio e che,
proprio perchè la attua e nella misura in cui la attua
facendola anima di tutta la propria vita, trasforma
la vita st essa, quasi senza saperlo e certo senza
darsene aria, in una manifestazione della potenza
di Dio, che opera a salvezza dell'uomo.
Se tutti - a partire da chi scrive - fossimo
testimoni cosi fotti, non è errato dire che la luce
di Cristo splenderebbe nel mondo con ben diverso
fulgore: ma si direbbe che ognuno di noi fa· quanto
può per offuscarla o magari per nasconderla I
(de L"Italia del 18 febbraio $Corso)
In questo numero: i brani più salienti e attuali dei recenti documenti dell'Episcopato
Italiano, un piccolo prontuario che orienta il nostro apostolato.
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PARLA IL PAPA
Apostolato individuale e associato
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« L'apostolato, a cui siete chiamati, può espri-
mersi in due forme fondamentali: una individuale,
l'altra collettiva.
A) Chiunque, anche da solo, p~ò fare. qualc~e
cosa per il regno di Dio, secondo 11 proprio genio_
e le proprie possibilità. "Una forma particolare di
apostolato individuale, dice il Concilio, ... è la te-
stimonianza di tutta la vita laicale promanante dalla
fede, dalla speranza e dalla carità" (Ap. Actuos.
n. 16).
È il modo ben noto dell'esempio, del buon
esempio. Almeno questo apostolato ciascuno lo
può dare, se vuole; e lo deve dare. Ogni convinto
cristiano deve irradiare d'intorno a sè una parola
vissuta, quella dello stile della sua parola e della
sua maniera di agire; ognuno deve in qualche
modo impressionare nel bene gli altri e l'ambiente
in cui vive con la rettitudine della propria condotta,
con la osservanza della norma cristiana, con la
espressione della sua mentalità derivante da Cristo
la sua ispirazione chiara, semplice, lineare, in una
parola, esemplare.
In un mondo in cui i cattivi esempi, gli scandali,
gli oltraggi alla onestà del pensiero e del costume
traboccano, procuri ognuno di diffondere l'esempio
della coerenza cristiana e cerchi di immunizzare se
stesso dal contagio dei disordini intellettuali e mo-
rali che minaccia la società e d'infondere nel vi-
vere sociale stesso qualche tonico incitamento al
bene.
Ecco il primo apostolato. A voi lo raccoman-
diamo di tutto cuore.
8) Invitiamo la vostra attenzione a soffermarsi
un istante sulla seconda forma dell'apostolato; quella
associativa.
La quale, enunciata con questa semplice qualifi-
cazione, solleva ordinariamente negli animi un senso
di diffidenza, di ripulsa, e anche talvolta di noia.
Essere associati non è cosa che piaccia a tutti.
Molti preferiscono rimanere liberi. Mettersi in fila,
o in cerchio, con altri per far dell'apostolato facil -
mente suscita molestia. Se questo poi si fa, si
subisce per uno scopo ideale, nasce facilmente la
impressione che l'ideale diventa prosaico, perde le·
ali, diventa formalismo, si intristisce in rapporti
obbligati, in forme convenzionali, pedanti e pe-
santi: crea burocrazie, gerarchie, esteriorità spesso
punto gradite. L'apostolato associato sembra una
rete ingombrante senza spontaneità, nè genialità;
diventa talora rivolto più al fatto organizzativo, che
ai fini essenziali dell'apostolato stesso. Mira al
numero, al potere. Non sembra poi che risponda
agli umori del nostro tempo. Così si dice. E svol-
gendo nel loro spirito queste obiezioni, molti, mol-
tissimi forse, rifuggono dal dare il loro nome, la
e loro adesione a forme di apostolato, sia religioso,
che caritativo, o morale, o sociale, dicono di
preferire il bene che non fa rumore; ma che, in
realtà, non porta nè spesa, nè disciplina, nè im-
pegno, nè fastidio.
Questa psicologia presenta aspetti degni di ri-
spetto e di considerazione, sia perchè rivendica la
legittimità dell'apostolato individuale, e sia perchè
rifugge dai difetti che l'apostolato collettivo può
generare.
Ma siamo sinceri. Non è in forma associativa
che ogni attività naturale si svolge e si afferma?
"L'uomo - ricorda il Concilio - è per natura sua
sociale" (ib., n. 18). Ma ciò che più conta per
noi è il fatto che "/'apostolato associato - è sem-
pre il Concilio che parla - corrisponde felicemente
alle esigenze umane e cristiane dei fedeli, e al
tempo stesso si mostra come segno .della comu-
nione e dell'unità della Chiesa in Cristo, il Quale
disse: "Dove sono due o tre riuniti nel nome mio,
lo sono in mezzo a loro" (Matth. 18, 20) . Perciò
i fedeli esercitino il loro apostolato in spirito di
unità - continua il Concilio -. Siano apostoli
tanto nelle proprie comunità familiari, quanto in
quelle parrocchiali o diocesane, che sono già esse
stesse espressione de/l'indole comunitaria dell'apo -
stolato, e in quelle libere istituzioni nelle quali
avranno stabilito di unirsi. L'apostolato associato è di
grande importanza anche perchè, sia nelle comunità
della Chiesa, sia nei vari ambienti, spesso richiede
d'essere esercitato con azione comune (ib., n. 18).
Riteniamo che non occorra dire di più su questo
punto, perché tutti in fondo sono convinti che per
fare dell'apostolato, non puramente occasionale e
privato, bisogna aggregarsi ad altre persone di
eguali sentimenti. Ecco perché l'amicizia, intesa come
forma di fare del bene, può essere apostolato elet-
tissimo; anche perchè l'amicizia si fonda su affi-
nità spirituali spontanee, che procurano diletto e
fervore, accendono la fantasia e rendono facili i
tentativi dell'apostolato, che forse da sè nessuno
oserebbe compiere. L'amicizia, come apostolato, Noi
la raccomandiamo come metodo, come allena-
mento e proprio come interpretazione autentica della
carità effusiva e doppiamente benefica, a chi la
esercita e a chi ne riceve i benefici (cfr. ib., n. 17) ».
(Udienze 25-10 -67 e 7-2-681
54 •••• ••• ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• ••• ••••••••••••••••

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È il tema trattato
in un recente dociimento
dei Vescovi italiani.
Il brano che riportiamo
mettein risalto la necessità
di avviare i laici
allo studio della teologia.
La nostra Scuola di
fonnarione a.ll'apostola.:to
si allinea con il desiderio
dei Vescovi.
PARLANO I VESCOV1
Magistero e Teologia
nella Chiesa
« Perchè la Chlesa possa avanzare sempre più nei
sentieri della verità, è assolutamente necessario lo
spirito ili comunione che si traduce in rispettoso e
fraterno "dialogo" all'interno s tesso della comunità
ecclesiale, come ricorda Paolo VI nella Enciclica
Ecclesiam Suam.
Tutti perciò devono sentirsi responsabili della fede
cli tutti: sacerdoti e laici, teologi e pastori, ciascuno a
modo suo, secondo il proprio ufficio e i propri talenti,
sono impegnati ad approfondire, difendere, diffondere,
vivere le verità della fede. Ciascuno poi è tenuto a ri-
spettare e a valorizzare il "carisma" o i "carismi"
degli altri.
In particolare il Sacro Magistero e la Teologia siano
in grande stiro.a e considerazione presso il popolo cri-
stiano in. ragione del servizio che essi prestano, pur
nella distinzione delle loro funzioni, a quella comu-
nità di fede che è la Chlesa. In tal modo si verificherà
quanto auspica i1 Concilio Vaticano Il: "Il Popolo di
Dio, sotto la guida del Sacro Magistero, al quale fedel-
mente conformandosi accoglie non la parola degli uomini,
ma, qual è in realtà, la parola di Dio (cfr. 1 Tess. 2, 13),
aderisce indefettibilmente alla fede trasmessa una volta
ai santi (cfr. Giuda, 3), con retto giudizio penetm in
essa più a fondo e più pienamente l'applica nella vita" (35).
Tale viva partecipazione di tutti all'opera che
viene svolta dal Magistero e dalla Teologia per su-
perare l'attuale crisi di pensiero e gli sbandamenti
che hanno le loro radici soprattutto in ideologie con-
trarie alla fede e nelle profonde trasformazioni della
civiltà contemporanea, è più che mai necessaria; essa
rappresenta il rimedio più sicuro e quindi anche il
più invocato.
Perciò i Vescovi d'Italia in questo provvidenziale
"anno della fede", fanno sentire la loro voce a tutti i
cattolici italiani per uno studio serio e fruttuoso della
dottrina de] Concilio Vaticano II.
• Conilizione fondamentale, dunque, perchè la teologia
progredisca è la "libertà di ricerca": essa non può
avere dei binari prefissati davanti a sè, salvo i dati
obiettivi della fede e le definizioni o dichiarazioni au-
tentiche del Magistero, nel grado e a quel livello di
certezza in cui esso intende proporle. Tanto più va
riconosciuta questa "libertà di ricerca", oggi che il
Concilio ha solennemente dichiarato come cli fronte
ai crescenti problemi posti a]Ja coscienza cristiana dalle
situazioni del mondo contemporaneo i sacri Pastori
stessi 110n sempre possano avere pronta la risposta
concreta per ogni problema (38).
La "libertà di ricerca" però non significa automatico
possesso o conquista sicura della verità; certe ipotesi
di lavoro, coll'andare del tempo o coll'approfondimento
degli studi, si rivelano inconsistenti. Non è giusto
perciò diffondere in mezzo al gran pubblico, che non
sa sempre distinguere fra opinione teologica e verità
di fede, i risultati ancora incerti delle proprie ricerche
o i propri convincimenti soggettivi.
• Ai laici tutti poi, e in special modo a quelli che sono
impegnati nei vari campi delJ'apostolato, deve appa-
rire ormai urgente il bisogno di una maturità di fede,
che diventi anche sapienza, riflessione metodica e
scientifica, quindi vera teologia (36). La teologia in-
fatti, come sopra ricordavamo, non ha confini; non
è, di per sè, dei chierici nè dei laici; è semplicemente
teologia! Incoraggiamo, pertanto, tutte quelle istitu-
zioni e quelle iniziative cl1e sono già fiorenti o stanno
adesso sorgendo per promuovere e incrementare la
cultura teologica del laicato. Vorremmo inoltre che
quando si parla di "Teologia per laici", o si invitano
i laici alla teologia, si intendesse proporre a coloro che
banno capacità d'ingegno e costanza di volontà, non una
teologia minore e di semplice divulgazione: non si pos·
sono porre tali discriminazioni nell'unico popolo di Dio». 55

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Dalla lllozione finale dell'Asselllhlea
Spiritualità
dei laici
:E: necessario che la vita spiri-
tuale dei laici sia tutta incentrata
sul mistero di Cristo e della
Chiesa; fondata sulle relazioni esi-
stenti tra le realtà tempornli e il
mistero della redenzione; conce-
pita come risposta d'amore al
dialogo d'amore di Dio, che vuole
tutti santi e collaboratori con
Lui nel compimento del disegno
di salvezza; aperta alla cordiale
assunzione e alla promozione di
tutti 1 valori umani, secondo lo
spirito delle beatitudini evange-
liche.
A tale scopo i Vescovi auspi-
cano: una catechesi della fede
più nutrita di S. Scrittura, di
Tradizione e di Magistero, ammo-
dernata nel linguaggio, applicata
alle circostanze concrete della vita
dei laici; una liturgia incentrata
sui sacra.menti e specialmente sul
Sacrificio Eucaristico, più traspa-
rente nei segni e più comunitaria
nelle forme in modo che diventi
davvero culmine e fonte del-
l'azione della Chiesa; mia teologia,
di cui sia anima la Parola di Dio,
il cui scopo non sia soltanto di
illustrare la verità, ma di far vi-
vere il mistero della salvezza, in-
serendosi nella cultura di oggi e
àprendosi pienamente ai laici an-
che nel settore propriamente scien-
tifico e di ricerca; una spiritua-
lità familiare, professionale e so-
ciale che renda i laici consapevoli
di essere veri collaboratori di Dio
nel perfezionare il mondo e nel-
l'estendere le dimensioni e la
santità del popolo di Dio; una
56 testimonianza di opere di carità
come espressione della Chiesa, co-
munità di amore soprannaturale,
aperta alle istanze universali an-
che di ordine ecumenico; un im-
pegno più vivo da parte dei laici
nella ricerca del colloquio perso-
nale con Dio mediante la lettura
e meditazione della Bibbia, gli
Esercizi Spirituali e la direzione
spirituale, il silenzio e il raccogli-
mento della vita interiore.
Partecipazione dei laici
all'azione pastorale
della Chiesa
L'Episcopato italiano incorag-
gia le più varie forme di parteci-
pazione dei laici all'azione pasto-
rale della Chiesa, a cui sono de-
puta ti in forza del battesimo e
della cresima, che rendono tutti
i fedeli, ciascuno per la sua parte,
corresponsabili della missione sal-
vifica del popolo di Dio.
Questa partecipazione avviene
attraverso una progressiva presa
di coscienza della vocazione sa-
cerdotale, profetica e regale, che
i laici devono vivere nel mondo
a loro peculiare, come è chiara-
mente descritto negli articoli 34-36
della Cos tituzione Lumen Geri-
tium.
Condizione essenziale per que-
sta maturazione è lo sviluppo dei
rapporti fra laici e Pastori, dal
quale sono da attendersi molti
vantaggi per la Chiesa. << In que-
sto modo, infatti, è furtificato nei
laici il senso della propria respon-
sabilità, ne è favorito lo slancio e
le loro forze più Jacilmente vengono
associate all'opera dei Pastori», i
quali « aiutati dall'esperienza dei
laici possono giudicare con più
chiarezza e opportwiità sia in cose
spirituali che temporali; e così
tutta la Chiesa, sostenuta da tutti
i suoi membri, compie con maggiore
efficacia la stia missione per la
vita del mondo» (L. G. 37).
La famiglia
Considerando le attuali condi-
zioni della famiglia nella società
italiana, i Vescovi ritengono ne-
cessario che ne venga promosso
lo sviluppo su tutti i piani, te-
nendo conto degli aspett-i psicolo-
gici e pedagogici che sono in
gioco, e soprattutto rendendo con-
sapevoli i coniugi dei valori recati
alla famiglia dal Sacramento del
matrimonio. A questo fine au-
spicano che i coni11gi vengano as-
siduamente educati a cogliere t ali
valori nella loro vita, e ritengono
allo scopo, particolarmente utili
seri corsi di preparazione alla fa.
m iglia ed una costante appro-
priata catechesi.
La famiglia, come Chiesa do-
mestica, sia aiutata a svolgere
nel suo interno un'azione pasto-
rale nella quale tutti i suoi mem-
bri convergano per uno sviluppo
della loro personalità religiosa ed
umana; e sia sorretta anche dal-
l'esterno nelle forme che favori-
scono l'unità della vita falllÌliare
e il contributo a essa di t utti i
suoi componenti. Nasce di qui
l'esigenza che la fainiglia venga
attivamente accolta entro la co-
munità ecclesiale. In particolare,
nella parrocchia, sviluppando l'ap-
porto della famiglia alla vita li-
turgica, alla catechesi generale e

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Generale dei Vescovi italiani
specifica in ordine al mau·imo-
nio; vanno incoraggiate le inizia-
tive delle famiglie per le famiglie,
secondo le loro necessità mate-
riali e spirituali e in ordine ai
momenti ricreativi e al tempo
libero; vanno promossi i gruppi
di spiritualità coniugale e la co-
mune partecipazione dei coniugi
alle associazioni di apostolato; va
giudicata opportuna la presenza
dei coniugi nei Consigli Paslorali.
I Vescovi, da ultimo, ricbia-
mano l'apporto vitale della fami -
glia, con la sua testimoniauza
cristiana, nella formazione di un
valido costume civile: e doman-
dano che la società stessa, con
adeguati ordinamenti giuridici, ne
difenda l'unità e stabilità e ne
promuova la dignità e l'ordinato
sviluppo.
Coordinamento
delle organizzazioni
di Apostolato
Il coordinamento delle varie
forme di apostolato ha la sua
prima ragione nella natura della
Chiesa come comunità gerarchica.
Ai Pastori compete il dovere
di coordinare opportunamente le
testimonianze individuali e le va-
rie formo di apostolato associato
per un'azione concorde in vin-
colo di carità. Elemento essen-
ziale dell'apostolato c1·istiano è
l'unione con il Vescovo. Al Ve-
scovo spetla di riconoscere se una
iniziativa possa denominarsi "cat-
tolica" (Decr. Conc. sui Laici 24);
egli deve avere la sollecitudine
di non lasciar disperdere t1essuna
energia e di promuovere le varie
forme di apostolato e di inse-
rirle nell'azione pastorale in vi-
cendevole rispetto, in reciproca
stima, ognuna come contributo
positivo alla missione della Chiesa.
Strumenti validi per la mutua
coUahorazione dello varie associa-
zioni cd iniziative laicali sono
- a vari livelli - i Consigli pa•
storali e le Consulte per l'aposto-
lato dei laici. I primi sono l'or•
gano nel quale Laici, clero e reli-
giosi si adwiano intorno al Pa-
store per la elaborazione dei pro•
grammi pastorali; le Consulte rap•
presentano l'incontro tra le varie
organizzazioni di apostolato al
fine di uno scambio di esperienze,
di studio e di intesa operativa nel
rispetto della natura e dei fini
propri di ciascuna opera. :8 op-
portlmo sviluppare l'azione delle
Consulte nazionali e diocesane
anche per settori. Al lavoro dei
settori è bene siano associati
esperti di varia provenienza.
Le Cons1.1Ltc e gli stessi Consigli
pasto·rali richiedono ulteriori pre•
cisazioni per quanto riguarda i
membri che ne debbono far parte,
le modalità di lavoro ed i rap-
porti con gli altri organismi. Pare
utile evitare nuove strutture dove
non se ne veda oggettiva utilità.
Esperienze ordinate e mullifonni
apriranno la via a più validi or•
dinamenti.
Azione pastorale
nel mondo
dei giovani
Rilevata la prevalente consi-
stenza pos1t1va degli atteggia-
menti della gioventù di oggi, i
Vescovi affermano in particolare
l'esigenza di un·opera formativa
basata su ciò che è essenziale e
impegnativo, che aiuti i giovani
a scoprire e approfondire il mi-
stero di Cristo, a impegnarsi
nelJa comunità ecclesiale, a in-
senrs1 positivamente nella so-
cietà civile, prendono coscienza
dei diritti della persona umana
(la giustizia, la pace, la libertà,
la verità ecc.) e della solida•
ri.età fra gli uomini, e che sia
attuata da educatori, che sap-
piano crescere con loro e stabilire
un rapporto educativo coerente
ed esigente.
Perciò è .necessario instaurare
un abituale dialogo cordiale e fì.
ducioso tra Vescovi, sacerdoti e
giovani, per dare risposta agli
interrogativi e alle istanze pre-
sentati dalla vita religiosa e so-
ciale, riconoscere la validità delle
associazioni giovanili di aposto-
lato organizzato, nel loro vivace
pluralismo di forme, e special-
mente di quelle di Azione Catto·
Lica: sia .raccomandato alle stesse
un grande slancio llllSStonario,
una completa disponibilità verso
tutti, una parlicolaro attenzione
agli ambienti.
In sede diocesana e nazionale
tutti gli organi responsabili della
pastorale sentano la necessità della
presenza dei giovani, siano at•
tenti alla problematica che li ri-
guaTCla; seguano con oculata pru•
<lenza il problema della coeduca-
zioue bene intesa e attuata in
forme adeguate; promuovano stru•
menti adatti di studio, di forma-
zione, di documentazione, di col-
legamento.
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I Cristiani
e la vita pubblica
Pur rimandando i nostri Zelatori e Consiglieri
alla lettura completa della recente Dichiarazione
dell'Episcopato italiano, non possiamo esimerci dal
sottoporre subito alla loro attenzione quella patte
del documento che, per i motivi contingenti delle
prossime elezioni politiche, acquista particolare ri-
salto. Da essa trarranno le indicazioni concrete
per un proficuo lavoro in Vista delle prossime con-
sultazioni.
« Frutto dell'educazione cIv1ca, da curarsi nelle
famiglie, nelle associazioni, nella scuola, sarà una
maggiore maturità del comportamento politico, par-
ticolarmente nel momento più qualificante, quello
cioè in cui ognuno è chiamato a partecipare con
il voto al rinnovo del Parlamento e degli organi
amministrativi regionali, provinciali e comunali: voto
che va dato per promuovere il bene comune. Av-
verte il Concilio: "Si ricordino tutti i cittadini del
diritto, che è anche dovere, di usare del proprio
libero voto per la promozione del bene comune"
(Gaudium et spes, 75).
L'ultimo argomento che desideriamo toccare è
quello della unità nella vita politica di quanti in-
tendono portare attivamente in esso il loro impegno
con senso di responsabilità cristiana. Tale unità, che
si è difatto realizzata in Italia in questo dopoguerra,
sembra esigere una chiarificazione pastorale.
L'unione dei cattolici è sempre necessaria. non
solo nella partecipazione alla stessa fede ed alla
stessa Eucarestia, ed alla stessa Chiesa una e
santa, ma anche nella carità e nell'azione di promo-
zione e difesa dei fondamentali valori umani e
religiosi, cui nessun cattolico può legittimamente
sottrarsi senza assumere una grave responsabilità
di omissione. Tuttavia la forma di tale azione con-
vergente, specie nel campo strettamente politico,
può essere diversa a seconda delle diverse si-
tuazioni.
Il Concilio ha chiaramente affermato infatti "la
legittima molteplicità e diversità delle opzioni tem-
porali" (Gaudium et spes 75) anche tra i cattolici
che si ispirano alla stessa visione cristiana della
58 realtà; ma ha pure invitato i laici cristiani ad assu-
mere la "propria responsabilità alla luce della sa-
pienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla
dottrina del magistero", ed ha affermato che "per
lo più sarà la stessa visione cristiana della realtà
che li orienterà, in certe circostanze, ad una de-
terminata soluzione" (Gaudium et spes, 43). La
varietà delle opinioni e dei comportamenti, pur se
frequente e spesso legittima, non è quindi di per
sè regola generale.
Il Concilio ha posto la libertà della Chiesa "tra
le cose che vanno dappertutto e sempre salvaguar-
date e difese da ogni attentato" (Dignitatis hu-
manae, 13).
Se guardiamo al recente passato non pare dub-
bio che tali finalità, e particolarmente la garanzia
e lo sviluppo della libertà religiosa e delle stesse
civili libertà, siano state positivamente perseguite
in questi anni nel nostro Paese, attraverso la pre-
senza in forma unitaria nella vita politica dei catto-
lici che, in modo più impegnativo, hanno dichia-
rato di voler ispirare anche la loro azione civile alla
visione cristiana della vita.
L'importanza essenziale di questo apporto per la
ricostruzione del nostro Paese, per l'elaborazione e
l'approvazione della sua Costituzione, per il suo
sviluppo civile, e per la difesa dalla gravissima
minaccia dell'ateismo di Stato e dalla dittatura to-
talitaria, è stata francamente riconosciuta da molti
autorevoli testimoni.
Alcune condizioni sono oggi cambiate - grazie
certamente anche a questa presenza unitaria - ren-
dendo meno immediati, pur se non meno gravi,
taluni rischi che hanno presentato nel recente pas-
sato situazioni di eccezionale pericolosità; ma la
esperienza fatta, ed anche le condizioni presenti
della nostra società, richiamano tutti i cattolici che
affermano di voler ispirare ad una visione cristiana
le loro scelte temporali, al dovere di valutare in co-
scienza, cioè non con facile emotività, nè in ragione
di particolaristici interessi, ma "avendo in primo
luogo cura del bene comune", gli inviti - interes-
sati o meno che siano - a rompere quella unità.
La scelta infatti mantiene la sua gravità non solo
in ordine ad un pericolo, non certo del tutto scom-
parso. per la libertà religiosa nel nostro Paese, ma
altresl per la tutela e promozione dei valori umani e
cristiani nella famiglia, nel costume, nell'ordine so-
ciale, nell'ordine internazionale, nella società civile
in genere, di fronte a diverse, ma spesso conver-
genti, impostazioni laiciste, che tali valori esplici-
tamente intendono negare o mortificare in un
Paese come il nostro ove le forze politiche manten-
gono una accentuata caratterizzazione ideologica,
e un pluralismo così accentuato da render difficile
un'azione compatta e da favorire la dispersione di
tante forze in sterili affermazioni particolaristiche.
I cattolici non possono sottrarsi al dovere reli-
gioso e civile di essere promotori di valori cristiani
nell'interno della società, secondo l'ammonimento
conciliare ».

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Dichiarazione
dell'Episcopato italiano
sulla stampa immorale
Riportiamo alcuni brani dell'importante doc11.me11to appro-
vato dall'Assemblea Episcopale il 24 febbraio scorso.
« In (fUCSti ultimi tempi il fe-
nomeno si è manifestato con una
gravità che desta preoccupazione,
in quanto ha vasti e profondi echi
nella vita sociale s.ia per la sua
estensione, sia per le aberrazioni
varie che vi sono streuamente
connesse, sia perchè la "procace
licenza" - come ha delto il
Santo Pad ro - viene a presen-
tarsi con tutta la raffinatezza di
una tecnica consumata e con una
capiJlare diffusione anche fra la
gio,enlù.
Esistono riviste " pecializzate"'
in ge1tere pornografico, pullulano
collane che proponiono la più
aperta e sconcertante propaganda
del sei:.so e dell'abbinamento dei
temi "sesso" e "violenza", na-
sco110 periodici di tal genere che
si rivolgono al pubblico più im-
maturo e persino ai ragazzi. ·è
vanno dimenticate pubblicazioni,
lo quali, autodefinendosi "scien-
tifiche" o "moralizzatrici", abbon-
dano nella presentazione grafica
del vizio e nella descrizione com-
piaciuta di scandali vari o arti-
ficiosamente esagerati. Anrhc al-
cuni giornali d"informazione, neUa
presentazione della pubblicità,
danno ad alcune pagine un tono
pornografico in aperta violazione
delle più elementari regole dolla
decenza, del buon gusto e di pro•
cise disposizioni di legge.
Il giudizio in sede morale è
chiaro: si tratta di un gravis imo
peccato di scandalo, sul quale il
Vangelo insiste con molta fer-
mezza e con Lragica drammaticità.
Pertanto occorre prendere po-
sizione anche con maggior fer-
mezza contro il dilag!_I'e di tale
stampa, che si avvale ·di "imma-
gini impressionanti e storie ecci•
tanti della pomografia e del vi-
zio" (PAOT,O VI, 7 gennaio 1968),
sottofo1eand.o che la condanna
piena e assoluta che questa stampa
comporta sul piano morale, va
ripetuta and1e nel piano sociale,
non per i cosiddetti "casi-limite·•
in cui si rivela chiaro il suo rap•
porto con i delitti di carattere
sessuale o simili, ma specialmente
per le conseguenze deleterie c lw
essa provoca sui più giovani.
La libertà di stampa - che è
pure cliritto indiscutibile - viene
gravemente oltraggiata, pcrchè
strumentalizzala a scuola cli vizio
e di facile guadagno o usala come
preparazione a traffici ancor pm
preoccu1>anLi, quali, ad esempio,
quelli delle droghe.
Per porre un freno a questo
terribile flagello i mezzi sono vari
e diversi:
a) anzitutto procedere ad una
educazione completa dell'indivi-
duo, eh.e vada dal richiamo alla
sua dignità di persona libera, in•
telligente, creata ad immagine e
somiglianza di Dio, alla giusta e
positiva valutazione dei veri va-
lori, ad una sana educazione ses-
suale dei giovani, condotta "in
modo positivo o prudente" e pro-
gressivamente {cfr. Dichiaranone
sull'educa:;ione cristiana, n. 1);
b) richiamare i genitori e gli
educatori ad un'opera di vigile
e premurosa cura aflinchè, tenuto
conlo del progresso della psico-
logia, della pedagogia e della di-
dattica, i giovani siano aiutati a
sviluppare armonicamente le loro
capacità fisiche, morali e intel-
lettuali, ad acquistare gradual-
mente un più maturo senso di
responsabilità nella elevazione or-
dinata e incessantemente attiva
della propria vita e nella ricerca
della vera libertà, superando con
coraggio e perseveranza tutti gli
ostacoli (cfr. l . c.);
e) promuovere, MH'ambito delle
leggi vigenti, vigorose iniziative
tendenti a liberare il nostro paese
da tale genere di stampa porta-
trice di vizio e di violenza.
Tutti ricorclino che sostenere
- sia pure con sporadici ac•
crttisti - riviste, periodici e libri
di contenuto osceno, è offrire una
collaborazione - almeno mate-
riale - al vizio e tradire l'onestà.
rcssuno d'altra parte può giudi·
carsi sicuramente immune dal-
l'influsso negativo di tali pubbli-
cazioni ».
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