Bollettino_Salesiano_197803


Bollettino_Salesiano_197803

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RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA DON BOSCO NEL 1877
ANNO 102 N. 3
• SPEDIZ. IN ABBON A MENTO POSTALE GRUPPO 2 ° 1701 - 1 ' QUINDICI NA
1 FEBBRAIO 1B78
Don lcldio
Viganò
settimo
successore
di
Don Bosco

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Sommario~«Ca BS...»_...-Salesia'noJ o
DUE INIZIATIVE
Rivista della Famlglla Salesiana
fondata da san Giovanni Bosco nel 18n
Caro BS, sono fl parroco della parroc- Quindicinale d'informazione e cultura religiosa
chia San Giovanni Bosco di Sampierda-
rena. Nel nostro Istituto risulta che Don
Bosco stampò il suo primo BS nel lontano
1877, e che continuò a stamparvelo fino al
1886. Vogliamo ricordare il centenario del
BS. Stiamo organizzando con i Coopera-
tori. E.xallievi e amici una Biennale di arte
sacra contemporanea• a cui vengono In-
teressati pittori della Liguria. La mostra
sarà aperta dal 13 al 28 maggio prossl-
mo...
don Riccardo De Grandls
Olretlont responsabile:
DON ENZO BIANCO
Collaboratori
Sr. Giuliana Accomero - Pietro Ambrosio - Te-
resio Bosco - Sr. Ella Ferrante - Adolfo L'Arco -
Jesus Mélida
Fotografia: Antonio Gottardt
Archivio salesiano: Guido Cantoni
Archivio Audiovisivi LDC
Fotocomposizione e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl Roma
Stampa: Officine Grafiche SEI • TOfino
Servizio di copertina, pag. 3
Foto: Antonio Gottardt
LE IDEE
Giovani. Cosi tracciano il progetto di sé,
8-10
Stampa. Collana «Mondo Nuovo., 6
Corso di Psicologia in audiolibro, 9
GLI UOMINI
Don Egidio Viganò:
• Accetto con grandissima speranza•• 3-6
Scheda biografica, 5
Capitolo Generale 21:
Il nuovo Consiglio Superiore, 18-19
Un Indiano tra i superiori, 30
Cooperatori: Pasqua in Terra Santa, 29
L AZIONE
Brasile. I Guat6 non sono ancora estinti,
31
CIie. Le serate di preghiera glov&nlle, 30
Caro BS, slamo gli Exallievi di Napo-
li-Vomero. Abbiamo il piacere di comuni-
carti che la nostra Sezione FIiateiica ha
organizzato perIgiorni 29 aprile-1 maggio
prossimi la sua «Seconda Mostra Filateli-
ca». Essa è a carattere nazionale e a invi-
to. In quei giorni si svolgerà nell'Istituto
Salesiano un Convegno filatelico e numi-
smatico; funzionerà pure un servizio
PPTT provvisto di annullo speciale figu-
rato.
Raffaele Palma
NON E' PIU' MISTERIOSO
Caro BS, chi è Il • personaggio miste-
rioso• che nel fascicolo di gennaio hai
annunciato come invitato al 7' Congre~
so Nazionale Exallievi• In svolgimento a
Pompei dal 22 al 25 aprile prossimi?
(R.S.• Roma)
Non è più misterioso: dìcono que/11 della
•Federazione Exallievf. che si tratta di
Benigno Zaccagninl, segretario della DC
ed Exa!llevo salesiano. Sarà lui - se non
scoppieranno d'improvviso grosse grane
politiche - a commemorare durante il
Congresso l'Exallievo e Servo di Dio Al-
berto Marvelf/.
AutortzzazJone d&I
Tnbunale di Torino n 403 del 16-2-1949
COLLABORAZIONE
La Direzione solleclta a inviare noUzle e foto
riguardanti la Famlglla Sale1lana, e s'Impegna
a pubblicarle secondo le possibilità del BS.
IL BS NEL MONDO
Il BS esoe nel mondo con 37 edizioni nazionali
(ln 20 lingue diverse. con tiratura annua di oltre
10 milioni di copie) In:
Antllle (a Santo Domingo) - A,ventlna - Austra-
lia Austria - Belgio (In fiammingo) - Bolivia
Brulle - Centro America (a San Salvador) - CIie
BS ClnHe(a Hong Kong)- Colombia - Ecua-
dor - FIUpplne Francia (per I paesi di lingua
francofona) - G•manla - Giappone Gran Br•
lagna - India (In Inglese. più le edizioni nelle
lingue locali malayalam, tamli e telugù)- Irlanda
- ltalla - Jugoalavla (edizioni In croato e slove-
no)- Korea del Sud - BS Lituano (edito a Roma)
- Ma.Ila - Menlco - Oland.a - Perù - Polonia -
Portogallo - Spagna Stati UnlU Thailandia
v-z:uela.
PER RICEVERE IL BS
Il Bollettino Salesiano v,ene inviato gratta:
- ai componenti la Famiglia Salesiana
- agli amicf e sostenitori delle Opere di san
Giovanni Bosco.
Le richieste vanno lnollrate alla Direzione o al-
l'Ufficio Propaganda (Indirizzi sotto).
Ecuador. Gli Etserfn a servizio di Dio,
11-1 2
Filippine. Cominciando subito, 30
Giappone. La «sorpresa» di mons. Ci-
malti, 29
Guatemala. A servizio della chiesa locale,
17
Halll. Povere con libretto In banca, 16-17
India. I Lalung imparano a leggere, 26-27
Quel giorno del ciclone, 28
Italia. Bersaglio sbagliato. 30
Bighellonano? LI faccia cantare, 29
Don Calonghl spiega la scheda, 29
Il Domenico Savio di Moscardini, 31
Korea del Sud. Apprendisti con gll occhi a
mandorla, 7
Uruguay. Nozze al lebbrosario, 31
IL PASSATO
Nel centenario di Pio IX:
«Secondo padre» dei salesiani, 12-15
Don Pau. Vecchio burlone,
non morirete mai, 20-25
Rubnche
PUBBLICATE QUESTA
Spero che I teologi non se l'avranno a
male (la vignetta non l'ho disegnata io).
Commenta simpaticamente le parole del
Signore: • TI rendo grazie, Padre, perché
hai nascosto queste cose ai dotti e al sa-
pienti, e le hai rivelate ai piccoli».
'
l.-~
~ (:___ :-=t._. --=--
-
CAMBIO DI INDIRIZZO
Comunicare. Insieme con Il nuovo, anche l'in-
dirizzo precedente.
I LIBRI PRESENTATI SUL BS
si possono richiedere alle rispettive Editrici:
_ o conlrauegno (spese di spedizione a cari-
co del richiedente);
- oppure con versamento antlolrato mediante
conto conente postale (spese d spedizione a
carico dell'Editrice). lndlrlzil:
LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo
Salesiano 1, 00139 Roma, Ccp. 57.49.20.01 .
LDC: Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leu-
mann (Torino). Ccp 2127196
SEI: Società Editrice Internazionale (Ufficio di
Roma) - Corso Regina Margherita 176, 10152
TOfino. Ccp 1/27997.
INDIRIZZI DEL es
Direzione e Amministrazione:
Via della Pisana 1111 • Casella Postale 9092 •
00100 Roma-Aurelio. Tel. (06) 6 4.70.241 .
Ufficio Propaganda:
Arnaldo Montecchio• Via Maria Auslllatrlce 32 -
10100 Torino. Tel (011) 418.29.24.
CONTO CORRENTE POSTALE
numero 46.20.02, intestato a Olrulone Gen•
,... Opere Don Boaco, Roma.
Caro BS, 2 - Libreria, 6 e 1O- Ringraziano I
nostri santi, 32 - Preghiamo per I nostri
morti, 34 - Solidarietà missionaria, 35.
IL GRAZIE CORDIALE 01 DON BOSCO
a chi contribuisce alle spese per Il BS o aiuta le
Opere Salesiane nel mondo.
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CHI E' IL SETTIMO SUCCESSORE DI DON BOSCO
''Accetto con
grandissima
speranza''
Don Egidio Viganò, 57 anni, figlio di operai, è nato
in una fabbrica. Ragazzo all'Oratorio di Sondrio,
mandato missionario «per errore in CIie, è stato
per vent'anni docente di teologia. Le svolte della
sua vita: da esperto al Concilio a Ispettore, da
Consigllere per la formazione salesiana a Rettor
Maggiore.
R oma. Casa Generalizia. 15 dicembre 1977. •Abbi pa-
zienza. vieni su!•• lo sollecita con simulata insoffe-
renza don Ricccri, Rcuor Maggiore uscente, dal banco
della pre~idcn1:a. Don Egidio Viganò è rimasto bloccato
in un passaggio laterale dell'aula magna, invischiato
nella ragnatela degli abbracci e delle streuc di mano,
perché tutti sono a complimentarsi con lui. In pratica è
bastato il secondo scrutinio - dopo una prima \\'Otazionc
di orientamento - per dc~ignare il sellimo successore di
Don Bosco in questo sondriese di 57 anni e dall'aria rude,
Net giorno della tua elezione Rlttor Maggio,-, t Nlealanl 1Mtalcanl
donano don Vtgan6 Il ~■rape (coperta di lana almli. al poncho), I
p■nlVlanl gll donano Il Y■ntlo o battone del comando.
già missionario (si potrebbe dire per
errore) nel Cile, già docente di teolo-
gia, già C!>perto al Concilio e alla Con-
ferem~a di Medeliin, già Ispetton: e già
Consigliere Generale pt'r la Forma-
zione Salesiana. Finalmente è riuscito
a districar!ti, i: al La\\ olo della presi-
denza per le ultime formalità di rito.
gnato da don Ricceri, don Ziggiolti,
don Ricaldone, dal Servo di Dio don
Rinaldi, dal Servo di Dio don Paolo
Albera, dal Beato don Rua, e da san
Gio\\'anni Bosco? rl primo e sorpren-
dente dato biografico - quasi a con-
lermarc la matrice schiettamente po-
Francesco, che sulla sua scia divente-
ranno a loro volta salesiani.
E quei genitori. Joergenscn per
spiegare Don Bosco scrisse: «In prin-
cipio era la madre•, la quasi leggen-
daria Mamma Margherita; ugual-
mente si potrebbe dire dei rratelli Vi-
polare della Famiglia Salesiana - è ganò (il BS l'ha ricordata. questa
che ha visto la luce in una fabbrica: mamma Maria Cauaneo deceduta a
In dialetto lombardo. Manca anco- papà e mamma erano operai di Son- 92 anni, in un articolo del luglio 1976).
ra la ~ua accettazione ufficiale, e sono drio, abitavano all'interno del cotoni- Ma prima ancora il papà, France-
di solito parole difficili da trovare. ficio Fossati. E in quel cotonificio don sco, per gli amici Cecco. La fabbrica,
Don Ricccrì - che è già pa!>sato at- Egidio ha aperto gli occhi
la tuta, non gli impedivano di essere e
traven.o a quelle emozioni - gli è ac-
manifestan.i cristiano in casa e fuori,
canto, quosi per dargli una mano." Vi In p rincip io era la m adre. 1920: anche sen1:a ostentazioni. Aveva il
dico che ho molta paura•, esordisce erano i tempi difficili del primo do- coraggio delle idee e dei fatti. «Come
don Viganò. Ma subilo cambia regi- poguerra; disoccupazione, inna1.ione, pregava! - ricordava mamma Maria
stro: «Quando mi è toccato nella vita disordini: la classe operaia sollecitava -. A Gombaro (borgo di Sondrio)
rare un'altra esperienza non così dif- tra~ro,mazioni profonde. Anche nella erano pochi gli uomini che andavano
ficile ma per me altrettanto paurosa 1ranquilla Sondrio, nella Valtellina a messa quando siamo anivati noi.
- quella di andare in America inviato appartata tra le montagne.
Dopo un po', andavano 1u1ti. Senza
dai superiori - . avevo chic~to molli Però il lavoro. le ri!,treuezze econo- tante parole, ma per il buon esempio,
consigli. Il consiglio più bello, l'ho miche. sapevano suggerire negli uo- erano cambiati•·
ascoltato in dialeuo lombardo dal mini di buona volontà energie e fan- E lei, mamma Maria, terza elemen-
mio papà : Quel che Dio 1'llole. non è tasia; se in più si aggiungeva il senso tare, che invece di regredire nell'a-
mai troppo. Quindi, anche se con cristiano della vita, ceco la voglia di nalfabetismo di ritorno come per lo
un'umiltà del tuuo cosciente delle fare qualcosa, il disinteresse, la salda più succede, leggeva i giornali e i libri
mie limita,ioni, accetto con grandis- unione della famiglia ... E' quanto ac- seri della LDC che suo figlio Angelo -
sima spcran1:a».
cadeva in casa Viganò.
direttore dell'Editrice - le invia\\·a.
Chi i: l'uomo che con questo tuffo Egidio vi arrivò ottavo di dieci fra- «Aveva in dono da Dio una fede
riducioso nella Provviden,a si accinge telli: lo precedevano due sorelle, e al- straordinaria - riconosce don Angelo
a prendere in mano il timone della tri cinque prematuramente volati nel stesso - una fede che portavo nella
Società Salesiana, che fu già impu- cielo: lo avrebbero seguito Angelo e vita di ogni giorno, ben alimentata
3

1.4 Page 4

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con la preghiera e la messa quotidia-
na». Con intuito educativo cristfano
seppe creare attorno ai figli l'ambien-
te adatto a maturare nell'amore, nella
fatica, nella disciplina, nello studio,
nella gioia. «Papà e mamma - ilice
ancora don Angelo - avevano riser-
vato il primo posto a Dio, non alle
cose, non al lavoro, non al risparmio,
non alla salute, non al guadagno».
Ed ecco che Egidio a un anno e
mezzo si ammala. Lo si apprende da
uno scrillo della mamma (un ampio
testamento spirituale tracciato su un
quaderno di scuola, con grossi carat-
teri ma con mano sicura, nel 1965 a 80
anni). «Te Egidio sei lontano; sono
s icura però che ·è volontà di Dio. Mi
pare di averti già detto di una pro-
messa che ho fatto al Signore quando
avevi un anno e mezzo. Eri tanto ma-
lato, e io ho detto al'Sigriore: fammelo
guarire: non sarà per me, ma per Te.
Ora il Signore ci ha esauditi, e ha
proprio voluto che tu andassi lontano.
Sii contento, non te la prendere a
male, vedrai cosa saprà fare il Signore
su di te». Metà consolazione e metà
prol'czia, come è nello stile dei pa-
uiarchi.
Una falciata. Don Bosco entTÒ nella
casa Viganò di straforo, come in tante
altre famiglie, con i ragazzi che vanno
a giocare all'oratorio. In più, nel 1929
il parroco invitò i fedeli - chi volesse
- a un pellegrinaggio fino a Torino:
per la beatificazione di Don Bosco.
Papà non poteva lasciare il lavoro, le
sorelle avrebbero badato ai fratelli
più piccoli, e la mamma andò. Sfilò da
Valsalice nel grande corteo che ac-
compagnava la salma di Don Bosco a
Valdocco, e visitò le camerette in cui il
santo dei giovani era vissuto. C'era un
suo quadro appeso al muro: si guar-
darono. «Mi ha guardato con occhi
vivi e penetranti - riferirà più tardi
mamma Maria -. Che occhi ha Don
Bosco!" Ed ebbe l'impressione che le
chiedesse i suoi figli: «Io ho capito
che glieli dovevo dare tulli e tre, e
glieli ho dati». In un solo colpo. In
dialetto precisava: « Na ranzada », che
vuol dire una falciala.
Da quel giorno l'immagine di Don
Bosco entra in casa, e Don Bosco è 1.ra
le persone da consultare nelle deci-
sioni importanti.
Intanto il rt1gazzo Egidio - rife1i-
sce ammiccando il fratello don Ange-
lo - non era proprio di quelli che en-
tusiasmavano gli agiografi dei tempi
andati: « Era un po' scatenato. Sui
ghiaccio si rompe una gamba, un ca-
ne lupo lo aggredisce, a scuola la
maestra ne lamenta la scarsa appli-
cazione. Papà sovente deve ricorrere
ai modi forti per farlo studiare». Otti-
mi precedenti, non c'è dubbio, per un
futuro educatore.
L'oratorio salesiano di Sondrio,
aperto nel 1887, è l'oratorio disadorno
di quei tempi, popolare e alla mano, e
vicino alla gente. Era fatale che i tre
4
fratelli lo frequentassero. E vi trova-
rono salesiani cresciuti dire11amente
alla scuola di Don Bosco, come quel
don Saluzzo che aveva iniziato l'opera
salesiana in Milano. O quel don Bor-
ghino, uno dei tanti salesiani di Lu
Monferrato, che seppe entrare nel
cuore della gioventù sondriese con la
sua bontà ruvida ma sostanziosa.
«Credo che l'oratorio sia stato vera-
mente importante nella nostra vita»,
ricorda don Angelo.
Si dà il caso che don Borghino non
parlasse mai di vocazione, ma che ne
maturasse molte alla vita salesiana
con il suo semplice stile di vita.
Quanto alla mamma, era tranquilla
Mamma Maria Viganò: oEgldlo è un teologo,
ma di fronte a sua madre ha ancora qualcosa
da Imparare• .
circa il futuro del suo futuro don Egi-
dio, e lo portò all'aspirantato salesia-
no di Chiari. Ciò naturalmente non
bastava a cambiare questo ragazzo,
ancora bisognoso per studiare delle
cure paterne. Di fallo dopo la terza
ginnasiale, come si diceva allora, nei
superiori del collegio sorsero perples-
sità sul suo 1itomo alla casa di for-
mazione. La mamma viene convocata
dal Direttore, ma lo rassicura comu-
nicandogli la sua convinzione: «Non
sono io a dirlo, ma quesw è la sua
strada». (E la mamma lascerà andare
a Chiari anche gli altri due fratelli,
Angelo e Francesco, che Don Bosco le
aveva falciato).
L'americano . Era davvero la sua
strada: a 15 anni Egidio è novizi<>, ri-
ceve la talare. Cent'anni prima, nel
1835, a ricevere la talare era stato il
chierico Giovanni Bosco, e la Congre-
gazione pensa di sparpagliare i novizi
di quell'anno nelle varie case salesia-
ne perché il rito della vestizione serva
a commemorare la ricon·enza. Don
Egidio1iceve la talare da don Saluzzo,
nella sua Sondrio.
La svolta decisiva e imprevista
giunge al termine degli studi filosofici
a Torino. quando apprende dai suoi
superiori che la sua domanda di par-
tire per le missioni è stata accettata, e
che è destinato al Cile. li fatto è che lui
questa domanda non l'ha mai fatta.
Don Berruti, il superiore con cui si
spiega, fa eseguire ricerche e risulta
che c'è stato un db,guido: a fare la
domanda era stato un altro Viganò, di
nome Pietro (salesiano, pa1Toco di
Codigoro, mai mandato in missione).
Quando Lutto è chiarito, don Bcr-
ruti guarda il chierico Egidio negli
occhi e gli domanda: «Ma tu ci an-
dresti in missione? E i tuoi genitori
avrebbero qualche difficoltà?» « I
miei genitori certamente non porran-
no difficoltà - risponde-. E quanto
a me, se: mi mandate vado».
Così una sera di dicembre del 1939
c'è una mamma sul molo di Genova,
che piange perché il suo figlio pa,-te e
va in America, ma trova pieno con-
forto nella sua fede: «Te Egidio sci
lontano. Sono sicura però che è la vo-
lontà di Dio».
Tre anni fra i ragazzi di una scuola
di formazione, 4 anni di studi teologici
(frequenta la Pontifici~1 Università
Cattolica di Santiago), poi il sacerdo-
zio, poi la laurea. La mamma lo chia-
ma «l'americano» e dice: « Quello è
un teologo, ma di fronte a sua madre
ha ancora qualcosa da imparare».
Per la Chiesa del Concilio. II 1949
segna una svolta nella sua vita: l'ad-
dio al lavoro tra i giovani (con loro ha
lavorato sempre, dal giorno in cui è
arrivato in America, e anche durante
gli anni intensi degli studi universita-
ri). Ora è chiamato a insegnare nello
Studentato salesiano, e nell'Univer-
sità Cattolica. Direttore del Centro
salesiano è un certo padre Raul Silva
Henrfquez, oggi cardinale e primate
del Cile. Poi direttore diventa lui.
Vent'anni di magistero, gcneraz.ioni di
salesiani e di sacerdoti diocesani alla
sua scuola.
Un punto forte della sua riflessione
teologica, che trasmette ai discepoli
riguarda il sacerdozio: che cosa si~
gnifica per il sacerdote la teologia, la
spiritualità, l'impegno apostolico, in-
somma la sacerdolalità.
La sua tesi sul Corpo Mistico lo
porta ad approfondire soprattutto la
teologia ecclesiale, per sé e per i suoi
discepoli: «Ha risvegliato un senso

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SCHEDA BIOGRAFICA DEL NUOVO RETTOR MAGGIORE
Don Egidio Viganò, di Francesco e Maria Cattaneo, operai.
Nasce a Sondrio il 26.7.1920, ottavo di dieci figli.
Frequenta da ragazzo l'Oratorio salesiano di Sondrio.
1932: è a Chiari (Brescia) nella casa per ragazzi che studiano la loro vocazione.
1935: passa nel noviziato di Montodine (Cremona).
1936: emette la prima professione re ligiosa, e è mandato per gli studi filosofici a
Torino-Rebaudengo.
1939: viene inviato In CIie, e lavora per tre anni fra la gioventù del collegio di Macul.
1942: pronuncia i voti perpetui. Trasferito a Santiago del Cile per gli studi teologici
presso l'Università Cattolica, è nello stesso tempo animatore del giovani che
frequentano la scuola professionale della« Gratitud Nacional •·
1947: è ordinato sacerdote (31 maggio). Consegue la laurea in teologia dogmatica
con una tesi sul Corpo mistico.
1948: è al suo ultimo anno di lavoro con I giovani della « Gratitud Nac1onal •· è
catechista, assistente In tipografia, Incaricato dello sport.
1949: inizia l'attività di docente, insegnando nello Studentato teologico salesiano di
La Cisterna, e quindi anche nella stessa Pontificia Università Cattolica di
Santiago.
1962: è nominato direttore del nuovo Studentato salesiano di La Florida (Santiago).
Continua nell'insegnamento, e partecipa a Roma al Conclllo Vaticano Il nella
qualità di perito conciliare dell'Episcopato cileno
1968: è nominato Ispettore del Cile, e lascia dopo quasi vent'anni rinsegnamento
teologico. Nello stesso anno partecipa come «religioso• alla Conferenza
Episcopale di Medellin (Colombia).
1971: partecipa a Roma al Capitolo Generale Speciale della Congregazione, da cui
esce eletto Consigliere per la formazione salesiana. Dopo quasi 33 anni tra-
scorsi in Cile, torna in Italia.
1977: il 15 dicembre viene eletto Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana. E'
il settimo successore di Don Bosco.
della Chiesa molto forte, tra i salesiani
e nel clero diocesano - asserisce pa-
dre Cuevas, auuale Ispettore del Cile
- . Lo riconoscono anche i Vescovi: se
il Clero del Cile ha una buona base
ecclcsiologica, un vivo attaccamento
ai pastori, va attribuito anche al lavo-
ro che don Egidio ha svolto dalla cat-
tedra».
li Concilio lo trova preparato: l'E-
piscopato cileno lo sceglie come
esperto e lo vuole a Roma. Contribui-
sce tra l'altro ad arricchire i testi ma-
riologici della Costilltzione sulla
Chiesa, e lo schema su «La Chiesa nel
mondo».
Poi è chiamato a Mcdellin, dove i
vescovi del!'America La1ina si pro-
pongono di applicare il Concilio alla
situazione del loro continenic, e dove
egli dà un solido contributo. « Ha sa-
pulo sentire la Chiesa del Concilio
come un senso nuovo - precisa pa-
dre Cucvas - , ba sapuLo realit.zare il
dialogo fede-cultura, fede-situazioni
storiche, fede-ideologie. Ha aiutato
molti a conoscere meglio le situazioni
dell'America Latina, il ruolo della
Chiesa di fronte ai problemi umani.
insomma a guardare alla realtà con
senso di Chiesa».
E, molto più semplicemente, ha
giocato al calcio con i suoi chierici
teologi. Da consigliere per gli s tudi, da
dire1tore. Perché la teologia educa,
ma anche il giocare insieme col pal-
lone.
Messo come Ispettore a capo dei
salesiani del Cile, don Viganò in tre
anni ha intensificato il dialogo della
Congregazione con le altre forze della
Chiesa: le Congregazioni, i Vescovi, il
clero.
Ed ecco la contestazione giovanile:
scoppia in Cile, coinvolge l'Università
Cattolica, mina le sue i.Lrullure, fa
saltare il tradizionale modo di gover-
nare e cli insegnare. L'Università con-
tava nel 1968-69 qualcosa come 48
mila studenti, politicizzati al massi-
m(). Agitazioni. manifestazioni, dibat-
titi anche alla tv.
Gli studenti erano decisi a spingere
la loro azione fino in Condo, e cerca-
vano una persona di mentalità rinno-
vala. Don Viganò panccipò a un dia-
logo con i giovani dirigenti, metten-
doci la consueta chiarezza e fran-
chezza: si trauava di dare il via a una
profonda revisione di tutLO. E gli stu-
denti trovarono in lui il candidato va-
lido e adai to: quando si presentarono
al Cardinale di Santiago (da lui di-
pendeva l'Università Cattolica) con la
lista dei nomi che essi proponevano
per la carica di Rettore Magnifico,
don Viganò figurava al primo posto.
Fu scelto un laico, come esigeva la
congiuntura, ma il fatto rimane.
Nel 1971 partecipa come Ispettore
al Capitolo Generale speciale, quello
voluto dalla Chiesa per il rinnova-
mento della Congregazione, e vi par-
tecipa fin dalle Commissioni prepa-
ratorie; alla fine è chiamato al d.ifficile
ruolo di Consigliere per la formazione
salesiana. li «missionario per errore»
rientra in patria, e la mamma senten-
zia: «L'hanno mandato a Roma vici-
no al Rettor Maggiore: adesso ha da
imparare ad abbassare il capo», e ne è
molto felice.
Gli ultimi 6 anni. Il settore della
Formazione Salesiana, che gli è stato
affidato negli ultimi sei anni, usciva
dissestalo e da reimpostare dopo la
grandt: « rimessa in questione» ope-
rata dal Concilio, e dopo la contesta-
zione del '68 (che non poteva non
avere ripcrcLtssioni anche negli stu-
dentati salesiani). In più il suo Dica-
stero si occupò intensamente della
formazione permanente dei salesiani
in attività, e del settore delicato dei
Coadiutori Salesiani.
Molti documenti, con le idee del
rinnovamento. Molti incontri, giorna-
te di studio, convegni, corsi di forma-
zione. U Pontificio Ateneo Salesiano,
divenuto nel fraltcmpo Università, ha
allacciato solidi legami con i più im-
portanti centri della formazione sale-
siana nel mondo; tutti insieme hanno
rinnovato i loro statuti e i metodi.
Ai salesiani in attività il dicastcrn di
don Viganò ha offerto la possibilità di
un rinnovamento in otlo corsi qua-
drimestrali svoltisi a Roma, e imitali
in altre parti della Congregazione.
Ogni anno a Roma ha pure avuto
luogo una «settimana di spiritualità»,
su temi di vivo interesse s;alcsiano; le
idee confluivano ogni volta in un vo-
lume. che moltiplicava i frutti di
quell'incontro. La prima di queste
sellimane, svolta nel '73 sul tema della
Famiglia Salesiana, aveva anche il
merito di chiamare a raccolta forse
per la prima volta in modo così con-
sistente i rappresentanti di tutti i rami
di questa vasta realtà nata dal cuore
di Don Bosco.
I Coadiutori salesiani ebbero (sem-
pre a Roma, nel '75) un Congresso
Mondiale, in cui ristudiare da capo la
loro figure) secondo il pensiero di Don
Bosco e nella luce del Concilio per
1innovare il loro ruolo a servizio dei
giovani d'oggi.
Se è troppo presto per tracciare un
bilancio del lavoro svolto da don Vi-
ganò nei sci anni trascorsi come Con-
sigliere della formazione salesiana, è
già un giudizio quello espresso dal
Capitolo Generale che l'ha scelto co-
me Relle>r Maggiore. Mamma Maria
doveva presentire tutto questo, lei che
gli aveva scritLo: « Vedrai cosa saprà
fare il Signore su di te».
Due testimonianze. Com'è dunque,
questo settimo successore che la
Congregazione ha dato a Don Bosco?
Ecco alcuni aspetti della sua perso-
nalità, messi in luce dalla testimo-
nianza di due salesiani vissuti accanto
a lui in America e in Italia.
«Ha una scorza valtellinese: rude.
austera, che a prima vista suscita ti-
more - dice don Pietro Brocardo,
suo collaboratore negli ultimi anni-.
Invece è l'opposto: l'amico, quasi il
camerata, l'individuo che ~a scendere
a condividere con te il mo lavoro, il
tuo momento di svago e di allegria. Sa
capire e incoraggiare. Mi ha molto
colpilo la sua umanità~.
5

1.6 Page 6

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«Gli piace il lavoro in équipe - ag-
giunge don Cuevas, cileno - , non
prescinde dagli altri. Se vede auomo
a sé chiarezza di idee su quel che si
intende fare, lascia via libera. Sa ap-
poggiare, sa animare».
« Non ha mai fatto pesare la sua
auwrità nel gruppo, ci ha lasciato
massima libertà di agire. Era conten-
to se ci vedeva in giro a raccogliere
esperienze. a vedere come fanno gli
altri. Ci interpellava sempre sui vari
progetti, voleva sentire i nostri pareri,
discuterne insieme. Nel gruppo aveva
desiderato che ci dessimo del tu, an-
che con lui».
« Ha bisogno continuo del dialogo,
del trovarsi insieme, dell'adunanza
anche informale, per sentire le varie
opinioni, per conoscere le tendenze e
le correnti sui vari problemi».
«H a faci.lità di parola, ma quando
parla in pubblico è molto rispettoso
del suo uditorio: non gli piace im-
provvisare, perciò pensa a lungo quel
che ha da dire. Vuole trasmettere un
messaggio valido. E' per istinto de-
fensor veritatis».
Di don Viganò viene sottolineato
soprattutto l'ottimismo. « Il suo non è
un ottimismo razionalizzato ma
spontaneo, istintivo, che lo riporta
sempre al punto di tranquillità. Anche
quando deve riconoscere uno scacco,
lo fa senza agitarsi, senza inquietarsi,
e subilo ricupera la serenità».
«Mai ho sentito don Viganò espri-
mersi in modo pessimista. Anche
quando in Cile abbiamo avuto da
soffrire per le difficoltà della situa-
zione, mai l'abbiamo visto scoraggia-
to. Nei momenti difficili arrivava con
la sua parola, con una lettera: "E' il
Signore che guida la storia, non noi.
Quindi, non dobbiamo avere paura".
Ma nello stesso stesso tempo non ri-
maneva passivo, anzi era l'uomo fatto
per rispondere ai problemi con l'azio-
ne».
Più futuro che passato. Quest'uo-
mo pieno di fiducia, guarda dw1que
con fiducia all'avvenire. Ha scritto nel
suo primo messaggio ai salesiani:
«Condivido con tutti voi la convinzio-
ne della bellezza della nostra voca-
zione, da attuare in un tempo che ra-
pidi mutamenti rendono problemati-
co ma anche ricco di speranze». Per-
ciò ha rinnovato loro l'invito a « un
impegno a tempo pieno e a piena esi-
stenza, per la gioventù».
E nel primo incontro con i Coope-
ratori salesiani, additando loro il pro-
getto di Don Bosco che si compie nel
tempio e nello spazio, ha precisato:
«C'è più futuro che passato: cento
anni di storia, e secoli di avvenire». E'
forse questa sua convinzione, radica-
ta in solidi motivi di fede, che lo ha
spinto, ora che si trova al timone della
Congregazione, a dire: «Accetto con
grandissima speranza"·
ENZO BIANCO
6
Libreria---------
- « Mondo Nuovo»
CES "':--.,
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e: I
« Mondo Nuovo• è una felice iniziativa lanciata nel 1977 dal Cooperatori
Salesiani e dalla editrice lDC, con la consulenza del Centro Catechistico Sale-
siano di Torino. Consiste in una collana di opuscoli e una serie di posters a
colori, contenenti un messaggio schiettamente cristiano.
loro scopo è di facilitare negli ambienti più vari una lettura cristiana dei
problemi del nostro tempo.
Una collana di agili opuscoli
GII opuscoli affrontano gli argomenti vivi del nostro tempo, visti nella luce del
Vangelo. Sono scritti con stile popolare, sono semplici, pratici, economici. Si
riallacciano Idealmente alle a letture Cattoliche• lanciate nel secolo scorso da
Don Bosco, e ne vogliono essere la continuazione. SI prestano a una diffusione
capillare col sistema .a tu per tu •. In mano a chi intenda farsi promotore di una
lettura cristiana, possono diventare strumento efficace di apostolato. vera cate-
chesi degli adulti.
la loro pubblicazione è mensile. Ciascun opuscolo si aggira sulle 40 pagine,
e costa quanto un giornale: 200 lire.
Una serie di posters a colori
Ogni poster reca un'Immagine fortemente evocativa, accompagnata da una
scritta di carattere biblico o esistenziale. Immagini e scritte esprimono un mes-
saggio religioso per l'uomo d'oggi: non un messaggio astratto, ma un giudizio
cristiano su situazioni e atteggiamenti concreti del nostro tempo. I posters pos-
sono essere utilmente esposti nelle sedi delle associazioni e gruppi, nelle scuole,
in sale di riunione, nelle chiese, in posti di transito. E I ragazzi Il appiccicheranno
nelle loro camere.
Ogni anno viene pubblicata una serie di otto posters a quattro colori, formato
44x64. Ogni poster ai modico prezzo di !Ire 300.
Il 1977 era l'anno di prova
Durante l'anno 1977 si sono lanciati I primi dieci opuscoli e i primi otto
posters. Ecco i titoli degli opuscoli: Aiutiamolia crescere- Ma c'è poi questo Dio?
- Prevenire la droga - Maria: una donna d'eccezione - Don Cesare, prete a 19 anni
- La Bibbia, parola di Dio - Marxismo, comunismo e cristianesimo (numero
doppio) - Ritorna il problema dell'aborto - Siate liberi quando leggete.
Il materiale è stato diffuso attraverso le librerie religiose e le rivendite dei
Cooperatori (giunte a 372 durante l'anno). Era anno di prova, e I risultati sono
stati buoni: gli opuscoli hanno avuto una tiratura di 30.000 copie ciascuno (in
qualche caso si è dovuto ristampare); di ciascun poster si sono tirati 3.000
esemplari (anche qui con ristampe). Il bilancio è tanto più confortante se pensa
che gli opuscoli girano da una mano all'altra, e i posters sono visti da tanti occhi.
Il 1978, anno del rilancio
Anche per 111978 sono previsti dieci opuscoli e otto posters, ma con tiratura
più elevata. Già si conoscono alcuni titoli degli opuscoli: I/ messaggio educativo
di Don Bosco - Piccola sintesi del cristianesimo - I Testimoni di Geova - L'aldilà:
che sarà della nostra vita? - Parliamo di cinema - Il cristiano e le missioni...
l'iniziativa merita pieno appoggio: si richiama alla più schetta tradizione
dell'apostolato salesiano. Dirigenti di associazioni e di gruppi, parroci, educatori,
possono rivolgersi alle librerie religiose. O intendendo Istituire rivendite e centri
di diffusione, direttamente a •Cooperatori Salesiani, Ufficio nazionale• - Viale
dei Salesiani 9 - 00175 Roma. Telefono (06) 74.80.433.

1.7 Page 7

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KOREA DEL SUD
Gli Apprendisti
con gli occhi a mandorla
« Don Bosco guida i giovani poveri sulla retta via», dice un titolo
apparso sul quotidiano di Seoul « The Korea Times » . E l'articolo
racconta il lavoro di un gruppo di salesiani impegnati ad assicurare
un futuro a ragazzi di periferia.
P011are sulla reLLa via i ragazzi che
si trovano in difficoltà e il pro-
gramma del noto «Centro Giovanile
Don Bosco» di Seoul. ha sc1•i110 co-
gliendo nel segno un ceno Hong
Son-l1i, giornalista del Korea Times,
sul suo giornale. ln un ampio articolo
e{{li riferisce la visita falla a q11es1 'ope-
l"CI salesiana in capo al mondo, e ripor-
ta l'intervista rilasciaw dal Coadiulore
salesiano Jwnes Comino, capo dei la-
boratori.
« Don Bosco guida i ragazzi sulla
retta via» dice appunto il tiwlo del-
/'ar1icolo, e precisa il 111e1pdo: «Asse-
condando le loro qualità naturali».
Da dicci anni il « Don Bosco Youth
Center» sta lavorando per i ragazzi.
Dice il loro istruttore, il sig. Comino
(39 anni, venuto dall'Italia 15 anni fa):
« Noi li aiutiamo a diventar capaci di
fare da soli. Noi vogliamo che essi
siano sani di mente nello stesso tempo
che li rendiamo abili nel loro mestie-
re». In questi dieci anni l'istituzione
ha già sfornato quasi mille operai
specializwti, che in silenzio ma con
diligenza lavorano nelle industrie e
per lo sviluppo della nazione.
Ogni anno a gennaio il Centro ac-
cetta un centinaio di ragazzi poveri,
scelti fra gli apprendisti di Seoul,
molli dei quali sono piovuti nella ca-
pitale senza saper bene che cosa ci
venissero a fare.
Il Centro sottopone i ragazzi che
chiedono l'ammissione a una facile
prova scritta e a un test attitudinale,
per una prima scelta. Quelli che han-
no dato buona prova sono chiamati a
un colloquio personale; e si parla an-
che con i genitori, se cc li hanno, in
modo da accogliere quelli che assicu-
rano veramente una buona riuscita.
« Vorremmo poter accettare tutti
quelli che si presentano, ma con le
attrezzature che abbiamo attualmen-
te in dotazione possiamo accogliere
solo un centinaio di studenti per vol-
ta», lamenta il sig. Comino.
I ragazzi che non avessero potuto
completare gli studi nella scuola me-
dia a causa delle difficoltà economi-
che, imparano le no1Joni fondamen-
tali di matematica, koreano, inglese,
storia e educazione civica, prima di
cominciare il vero e proprio corso di
18 mesi. Le lezioni sono tenute di sera,
tra le 18 e le 22. perché molti di questi
ragazz.i 1·ic:.cono a trovarsi qualche
piccola occupazione da svolgere di
giorno, nelle fabbriche dei dintorni. Il
corso è divi~o in due sezioni: tornitura
e rifinitura.
Comino, che ha studiato al Pasade-
na College, famoso istituto tecnico
degli Stati Uniti, ricorda che il lavoro
La preoccupazione di Don Bosco per gll apprendisti è giunta anc he nella lontana Seoul, tra gli otto
mtlionl del suol abitanti.
nel settore delle macchine richiede
molla precisione, e lo ritiene quindi
mollo adatto ai koreani, che sono co-
stant..i e per niente impetuosi.
Sono istruttori nella scuola sia i sa-
lesiani koreani che quelli venuti dal-
l'estero, alcuni laureati che frequen-
tano corsi di perfezionamento, inge-
gneri professionist..i, e anche giovani
diplomati dal Centro a pieni voti negli
anni precedenti.
«Attraverso una costante opera di
persuasione, lo studio, gli incontri re-
ligiosi, cerchiamo cli fare in modo che
i nostri ragazzi acquistino fiducia in
se stessi, e si rendano conto che con
quel corso di 18 mesi stanno realiz-
zando qualcosa di importante per la
loro vita».
Gli apprendisti possono trovare nel
Cemro villo e alloggio. Un ente assi-
stenziale della Germania Occidenta le
nel 1972 ha dato un forte contributo
per costruire l'edificio del Centro e
per dotarlo delle attrezzature occor-
rénti; quanto ai salesiani, essi sosten-
gono tulle le a ltre spese necessarie
per il funzionamento della scuola.
Il «Don Bosco Youth Center» è una
delle tante iniziative che la Congrega-
zione salésiana realizza nel mondo;
opere del genere si trovano nelle Fi-
lippine, in Thailandia. a H ong Kong,
in lndia... E quanto alla Korea, sta
sorgendo un secondo Centro simile al
primo, sempre nella periferia di
Seoul. Un ampio terreno è staio ac-
quistato dietro l'aeroporto interna-
zionale di Kimpo. Il sig. Comino ha
ora lasciato il Centro Giovanile per
iniziare la nuova opera, ma dichiara
che non si sono ancora prese deci~ioni
sul tipo di attività che vi si svolgeran-
no. «Noi non cominceremo subito
con un vasto programma, ma dal po-
co, e allargheremo le attività man
mano, in base alle esperienze fatte»,
dice. E intanto accoglie già 26 ap-
prendisti con gli occhi a mandorla,
bisognosi di una casa e di tutto.
7

1.8 Page 8

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GIOVANI
8
Così tracciano
il progetto di se,
« C'è un momento nella storia personale di ognuno, in cui l'intuizione
del proprio futuro si fa più luminosa e viva». Questo momento - gli
educatori sono tenuti a saperlo - è l'adolescenza. Ne parla (con
linguaggio insieme tecnico e facile) lo psicologo Severino De Pieri, in
un "Corso di Psicologia in audiolibro".
e un momento nella sto1ia per,o-
nalc cli ognuno, in cui !"intuizio-
ne del proprio I u!uro si la più lumi-
no~a e vi, a E" come l'emergere alla
i;m,cien,a cli un evento num·o. la ,co-
pcna dello sviluppo di <;è in una dire-
zione che è -;entila coml' propria, del
tulio personale.
Questa lase, tipica del «vissuto»
psicologico <.kll'ad()lcsccnte, viene
dc1,crilla come ricerca della rropria
identità, come defini,:ione del «'ié».
come 01ientamen10 ,·c1•so il futuro. E'
una scoperta dinamica: l'adolescente
coglie il divenire del proprio s\\'iluppo
c. sentendosi capace di scelte più
con1,apcvoli t' auL<mome. gli imrrime
uno svolgimento più pcr-;onalc. In
que~ta presa di coscien;:a della c.lirc-
zione fondamen tale verso cui orien-
tare il proprio sviluppo consiste ap-
punto il «progetto di sé».
TI « progcuo generale dcll'esistcn-
1:a » è un dinamismo psichico che
presiede alla piena realizzazione del
proprio essere. in rapporto cun l'am-
bicnt~• sudale e all'interno di un de-
tc1-minato quadro di valori.
I I « prugct Lo di è prc<;cn Il: già
ririmn dell'adolescenza. coml' nuck·o
coMruttivo e integrativo della pers.o-
nalità in divenire. Ma è durante l'a-
dolescenza che diviene più cosciente,
attivo e Mimolante.
Ma come avviene questa scelta di
valori? Fine) a che puntl> e!>~a è dav-
1•crn libera? In quale misura invee<:
agbce il condizionamento ambienta-
le? E come an-iene in concreto il col-
legamento tra l'intuizione del proget-
to di s0, e la sua londazionc: su un
quadro portante di ,·a lori?
11 rapporto che intercorre tra pro-
getto e valo1·c. quale viene stabilito
durante la g.iovinen.a, è di grave im-
portanza: dalla sua corretta imp<>l>ta-
zione dipende la rcalizza;,;ionc più o
meno positiva di ciascuno nella vita.
Nell'età adulta e matura intatti si
porta a compimento quanto di solido
è stato intuito e acquisito negLi anni
giovanili.
li processo di valorizzazione. Ve-
diamo dunque in che modo il proget-
to di -,é si ronda sui valori durante
J'ctf1 e\\'olutiva.
E' opportuno anzitulto definire il
conct:tto di «\\·alon.•». Esso è una rap-
prc-.cnta,ione concettuale di qualco-
sa, in tc:rmini di dignità. bontà, utilità
imponan1:a. E" cio(• un motivo ra-
1:i<malc, rdativamcnte stabile e per-
manente.
Una personalità che fonda su un
quadro organizzato di valori, è ben
motivata e maggiormente dotata di
autonomia. La conquista tlci valori
rappresenta pcrci<J il traguardo di
ogni ,1utcntica educazione.
1clla lormazionc dei l"alori, c'è
molta diversità nel modo di procedere
del bambino r-ispeuo al giovane e al-
l'adulto. li hw11hi110 è dominato da
criteri poco pcrsonalizniti: egli agisce
!,econdo le -..pinte dell'istinto o sollo le
indicazioni ddl'adulto. In pratica è
deterrninato dal proprio inconscio, o
regolato dall'ambiente educativo cl19
lo circonda. L "ado/e.\\cente in vece in-
troduce un principio proprio, altivan-
do i processi della logica e della critica
che carauednano la s ua intelligenza.
TI ha111hi110 agisce nella dipendcma
totale, /'adulesce11te ini;,;ia un processo
di «controdipcndcnza». E' la fase che
uno studioso, l'Ausubel, ha definito
con il termine di «dcsatellizzazio ne»,
c-arallcrìz;,;ata prima dalla protesta <)
contestazione nei confronti degli
adulti e poi dal distacco e dall'auto-
nomia ideologica e operati va.
Nel processo di valorizzazione,
adolescenti e giovani vanno dunque
alla ricerca di criteri in base a i quali
giudicare i valori che stanno conqui-
stando. Questi criteri non sempre so-
no desunti da considerazioni di ordi-
ne razionale: sovente si ispirano alle
mock cultura li del proprio tempo, o si
basano esclusivamente sulla fiducia
nella propria esperienza.
Oltre a ll'appello alla ragione, per i
credenti anche la fede diviene criterio
di valore, in quanto si fonda sulla pa-
rola di Dio resa credibile da eventi
simici inconfutabili. All'inte rno de lla
personalità del credente i valori recati
dalla fede, quali ad esempio il perdo-
no dei nemici e la carità, arricchisco-

1.9 Page 9

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no e rafforzano le motivazioni otte-
nute alla luce della sola ragione.
Tuttavia all'origine dei \\'alori per-
sonali non vi è :,.emprc un principio tli
ragione o di fede, ma sovente giocano
altri lattori di indole emotiva, am-
bientale e sol.'.io-culturale: vengono ad
avere importanì'a decisiva la scuola e i
me.:,:i ili c:01111111ica:.icme sociale che
diffondono ovunque model li di com-
portamento fondali !>LI 1·alori più o
meno autentici.
Il m e to do della ricerca . li progcllo
di ,;é si fonda dunque ,;ui valori. e
questi dipendono dai criteri in base ai
quali 1·cngono raggiunti. Diviene per-
ciò estremamente nt·ce~sario fornire
a ciascun giovane un modo adeguato
per con.seguire opportuni clementi di
val utazione m~i confronti tiella realtà.
In pa~sato tali criteri erano ~ovcnte
mutuilli dall'educazione, che assicu-
rarn la permanenza e l'uniformità di
una deLerminata cultura nell'ambite,
della ~ocietà. Oggi assistiamo invece
al 1iriuto e).prcs~o dalla conlcsLazione
giornnilc, nei confronti <lei \\'al<>ri tra-
dizionali e del metodo autorita.-io per
lo più usato nel conseguirli.
In mi~ura sempre cre~centc i git>·
vani di tutto il mondo ormai non ac-
cettano più lo ~•ili.! e il melo<lo del-
l'imposi,1:ione nella formazione ai va-
lori. Al massimo essi permettono agli
adulti di esprimersi con una proposta
di princìpi, d i front...- ai quali si riser-
vano il diritto <ldla critica, del con-
fronto e della ~celta. Sentono cioè l'c-
sigc1na di londare i valori mediante il
metodo della ricerca e della rarted-
paLione: ricerca come analisi critica t'
confronto ope1·ati\\ o delle esperienze
(che comprcn<le studio, rinessione, e
non solo discu1,sioni). e partecipazio-
ne come pre»a <li posi;,,ionc personale
nelle loro decisioni.
Tale modifica nel comportamento
gim·anilc rappresenta un cambia-
mcnlO che po~siamo dire storico: essa
l' destinala a imp1imerc un volto
num·o ai tratlii'ionali rapporti fra le
gener·azioni.
E' indubbio che siamo all'alba di
un'impcwlantc innc)\\'azione culturale,
ma n on è ancora certo che gli s1 iluppi
saranno -,cn.t.'altrQ positivi. Tn altri
termini. la nascila di Y,llori nuovi è più
1111 bisogno ancora sofferto, che una
conqui,ta già avvenuta. Accanto a fc.
nomcni innovatori persistono pur-
troppo ,·igurg.iti di involuzione. La
«resi.~tcnza al cambiamento», radica-
ta nella paura del nuovo e nella diffi-
coltà reale a mutare inveterate abitu-
dini, custitui!>Cl' un pericolo per Lutti.
La nascita di nuovì va lori. Tutte le
indagini compiute sui giovani affer-
mano che stiamo per assistere alla
na::-cita di v.:ilori mH>vi, soni in seguito
alla crisi di quclli tradi1.ionali. Gli stu-
diosi di !Ullo il mondo rilevano che
esistono le prcme!>se per l'emergere di
una num·a immagine d'uomo.
Va subito detto che il nuovo è av-
vertilo da frange piutlQ~to modeste
(anche .,e hattaglicre) <li giOl'ani, e che
accanto a un'clite aperta al cambia-
mento <.,ui-.,;i.,lono posi11oni lradii'iO-
nali o ambivalenti. Ma un dato è cer-
to: c'è una mllura nel fronte giovanile
e gli '-Viluppi sembrano prcluderc ad
una progre:,siva innovazione cultura-
le nei valori e nei modelli di compor-
tamento. E' un nuc,vo tipo d'uomo
che !>la emcrgcntlo, finalizzato a una
nuova società, rondata sugli ideali
della realizzazione della personalità e
della solidarietà sociale.
In questo contesto tendono a
emergere i bisogni di 1111 umanesimo
•Quali sono I veri valort? Cl sono valori nuovi?
E' possibilecostruireoggi una scaladi valori?•
sociale, quali la liber tà, l'autonomia,
l'au1orealiz7.azione, l 'amore, l'ugu a-
glian;,..a, e la solidarietà, in contrappo-
sizione alle ideologie che hanno con-
dotto l'uomo all'alienazione, come
l'autoritarismo, l'individualismo, lo
sfruttamento e l'oppressione.
L'odierna cultura giovanile, intesa
come insieme di valori e di modelli
che ispirano i1 comportamento, pren-
de dal passato alcuni ideali, con sot-
tolineature recenti di tipo più sociale e
collettivo che personale e individuale.
Soprattutto reca una novità nel me-
LO<lo rormativo, basato non sull'assi-
milazione di contenuti trasmessi, ma
sulla loro autonoma el aborazione,
nello stile della ricerca e della speri-
mentazione.
E' cominciata così una storica av-
\\1entura, che procede faticosamen te
tra realismo e utopia, e che costituisce
il contesto concreto nel quale i giova-
ni d'oggi costruiscono difficili valori.
IL CORSO DI PSICOLOGIA IN AUDIOLIBRO
li testo di questo articolo è tolto da una delle dodici lezioni di cui si compone il
« Corso completo di psicologia in audiolibro•• dello psicologo salesiano Severino De
Pierl.
L'audiolibro, edito dalle Paoline col tltolo • Progetto di sé e partecipazione»,
comprende sei cassette e un volume, raccolti in confezione originate e pratica.
La materia è svolta nella prospettiva della maturazione della persona umana:
l'autore, lasciando in disparte le vie della psicanalisi e del comportamentismo,
percorre quella più ricca e convincente delle psicologie umanistiche.
Le dodici conversazioni di. mezz'ora ciascuna, presentate nelle cassette e ri-
proposte per Intero dai libro (con l'aggiunta di tracce di riflessione e di una breve
bibliografia), affrontano questi temi: Formazione dinamica della personalità; Ge-
stione dell'ansia e del conflitti; Dinamica della scelta e della decisione; Orientamento
e creatività; Progetto di sé e valori; Maturazione della vita affettiva; Psicologia e vita
morale; Maturazione della religiosità; Relazioni Interpersonali; Dinamica di gruppo;
Rapporto persona-comunità; La formazione permanente.
Il sussidio, da qualche tempo in vendita con felice esito, risulta utile per comu-
nità, gruppi giovanili, scuole. parrocchie, centri di cultura e spiritualità. Come pure a
studenti d1psicologia, Insegnanti, animatori dì gruppo. Serve da spunto per proie-
zioni con diapositive. e per dibattiti. Di recente è stato proposto agli ascoltatori
anche da radio private...
Due pregi dell'opera. Anzitutto, la trattazione è rigorosamente scientifica. ma è
resa In linguaggio accessibile. E poi è coerente con la prospettiva cristiana: In
pratica, progetto dfe partecipazione sono la traduzione in linguaggio psicologico
dei termini teologici di vocazione e carità.
L'audiolibro . Progetto di e partecipazione• è in vendita a 23.000 lire presso
le Librerie Paoline, e presso Il • Centro Dischi•• via Antonino Pio, 75 - 00145 Roma.
9

1.10 Page 10

▲back to top
Il progetlo fondato sui valori. Se il
progetto di si fonda sui valori e
questi vengono elaborati nel quadro
di una cultura giovanile fortemente
socializzala, quale spazio resta alla li-
bertà personale? E' ancora possibile
parlare di un «progetto autonomo di
sé?»
L'interrogativo posto è lecito per la
ragione che, oggi soprattutto, sem-
brano prevalere nuove forme cti con-
dizionamento, che vanno - per dirla
in breve - dalla rnassifica.zione alla
manipolazione dell'uomo.
Una soluzione del quesito sembra
esistere, e consiste essenz.ialmcnte
nella partecipazione cosciente, critica
e responsabile dell'individuo, all'ela-
borazione della cultura. In ciò sta la
novità del metodo nella moderna
fondazione dei valori, in quanto cia-
scuno è coinvolto personalmente in
un processo che avviene secondo
modalità colJeuive di ricerca e speri-
mentazione.
La stessa necessità della partecipa-
zione sorge da questa esigenza di
«costruire insieme» i valori, con l'e-
ventualità anche di giungere a un
pluralismo nei modi cti vedere la
realtà, la vita e l'uomo. Ciò potrà con-
durre i singoli e i gruppi a forme di
connillualità tra quadri di valori di-
vergenti, ma è il prezzo da pagare per
il progresso dell' uomo nella storia.
Appello critico e liberazione. In
concreto oggi è possibile fondare il
progetto sui valori a due condizioni:
che individui e gruppi si tengano di-
sponibili alla critica, e operino per la
liberazione dai condizionamenti.
L'appello alla critica diviene neces-
sario non solo per preservarci dalla
manipolazione che su tutti incombe,
ma anche per ritrovare genuini criteri
di valutazione di fronte ad avveni-
10
menti, situazioni e scelte. Infatti il
modo di valutare della persona ma-
tura procede da una corretta analisi
dell'esperienza, e sfocia in atteggia-
menti percepiti come significativi e
vissuti come propri.
Ma è soprattutto al processo di libe-
razione che è necessario ricorrere per
assicurare la crescita dei valori. Libe-
razione anzitutto dai condi7jonamen-
ti che variamente ostacolano o impe-
discono la realizzazione della persona
nel contesto sociale, come la miseria,
l'ignoranza, la malania, l'oppressione,
l'ingiustizia, lo sfruttamento. E libe-
razione poi delle capacità, intesa co-
me sviluppo positivo delle potenzia-
lità di ciascuno, attraverso l'inseri-
mento sociale, la formazione perma-
nente, la partecipazione alla gestione
dei beni e del potere.
Queste istanze, fortunatamente og-
gi così sentite, connuiscono verso una
nuova sensibilità politica, traguardo
obbligato della maturazione della
personalità in un contesto sociale e
culturale sottoposto a rapide e pro-
fonde trasformazioni.
Traccia dj riflessione
E' arduo impostare - per esempio
in una conversazione con giovarti -
un tema come questo. Da un lato c'è
l'urgenza di garantire la costruzione
di un progetto di vita sentito come
proprio. E dall'altro si constata che i
valori, sui quali oggi si dovrebbe fon-
dare ogni progetto individuale, ven-
gono mediati da un contesto forte-
mente socializzato, sovente esposto
alla manipolazione. Quale libertà ha
dunque l'uomo d'oggi, per costruire
un autonomo progetto di sé?
La riOessione sarà utilmente orien-
tata sulla ricerca dei criteri autentici
da adoperare nella valutazione di av-
venimenti, situazioni, scelte.
Non vanno perciò indicati dei valo-
ri, né tantomeno va assegnata una
«gerarchia» tra di essi. Va messo in
luce, invece, il metodo della ricerca
nella fondazione di essi. E va solloli-
ncato lo stile partecipativo con cui
tale ricerca dovrà essere compiuta.
Ci si può allora chiedere:
I. Quali sono i veri valori?
2. Ci sono oggi valori nuovi?
3. Oltre alla ragione, è valido ricor-
rere anche alla fede nella fondazione
dei valori?
4. E' possibile costruire una «scala
di valori?»
5. Come regolarci in caso di plura-
lismo e connittualità tra valori?
6. Come realizzare l'istanza critica
verso i valori?
7. Come intendere il processo cli li-
berazione?
8. E in questo contesto, quale volto
nuovo dare alla «politica?»
SEVERlNO DE PTERI
Libreria---.
GIGI DI LIBERO
Educazione al linguaggio
dell'Immagine
Voi. 1 - li linguaggio dell'lmmaglne: dalla
fotografia al racconto fotografico (in pre-
parazione)
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Voi. 3-11 quotidiano. Pag. 72, lire 1900
Voi. 4 - Schede per la lettura di fllm - pa-
gine di storia del cinema. Pag. 208, lire
3.400
Una nuova materia
di studio: questi
mass media che
stanno invadendo il
mondo e danno un
nuovo volto all'uma-
nità. Conoscerli e
farli conoscere ai ra-
gazzi è oggi indi-
spensabile, perché i
mass media possono costituire per gli
sprovveduti un pericolo, e per chi sa
prendere !"iniziativa diventano un'arma
nel bene e nel male.
I quattro volumi della LDC, pratici, pen-
sati per l'educazione dei ragazzi, conten-
gono una carica di «liberazione•, posso-
no costituire • una base reale di autono-
mia, dì responsabilizzazione sociale e di
partecipazione a tutti I livelli•·
MARCO BONGIOANNI
Giochiamo al teatro
LDC 1977. Pag. 208, lire 2.900
Una vita salesia-
namente dedicata al
mondo dello spetta-
colo autorizza l'au-
tore a fare il punto
sul teatro oggi, co,:,
lo sguardo rivolto al
mondo della gio-
ventù e dell'educa-
zione. li libro non è il
solito repertorio d1 modelli ed esercitazio-
ni già confezionate, ma una guida anzi-
tutto ideologica (quanto confluisce di va-
lido dalla tradizione, quali idee e consue-
tudini vanno svecchiate, quali nuove pro-
spettive vanno assunte); ma è anche una
guida pratica (come far nascere un co-
pione, l'Impianto di scena. le attività cor-
pbree, ecc.).
Suggestivo Il capitolo su « la proposta
teatrale di Don Bosco., come pure Il di-
scorso dell'ultima parte (proposte di lavo-
ro), incentrato sulle possibilità e modalità
di inserimento del teatro cristiano nella
realtà attuale.
ROMANO BERTOLA
Le avventure di Maria Rosa
SEI 1977. Lire 4.500
Qualche adulto potrà anche non sapere
chi sia questa Maria Rosa, ma i ragazzi
fino a ieri diligenti spettatori di Carosello
la conoscono bene. L'autore del libro, che
è un mago del carosello pubblicitario (ha
lanciato Jo Condor, Miguel son mi. Pau/1-
sta, ecc.), ha raccontato con i fumetti le
avventure di Maria Rosa per la gioia dei
ragazzi. Una splendida strenna a colori.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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ECUADOR
Gli Etserfn
a servizio
di Dio
I missionari non possono arriva-
re dappertutto, ma ora gli Shuar
hanno in ogni villaggio un capo
spirituale che chiamano Etserfn.
In principio non volevano accet-
tarli, perché pensavano che la
religione fosse un'esclusiva dei
bianchi. Ora gli Etserfn diventano
anche ministri dell'Eucaristia, e
con loro è tutto il gruppo etnico
che si avvia a diventare un giorno
Chiesa autosufficiente.
Padre Siro Pelllzzaro (autore dell'articolo) durante la settimana sanla manda gli Elserfn a portare
l' Eucaristia nei loro villaggi.
e higuaza (Oriente Ecuatoriano).
Eccomi di ritorno dalla visita alle
comunità degli Shuar: sono stati per
me 11 giorni di marcia a piedi nella
foresta, a visitare i 18 villaggi affidati-
mi. In ogni villaggio ho incontrato
uno shuar « ministro». in pratica diri-
gente della piccola comunità cristia-
na, che nella loro lingua è chiamato
Etserin. Sono molto contento di loro.
E non soltanto io. Oggi gli Etscrin
sono visti come qualcosa di normale,
e accettati nella comunità. Grazie a
loro gli Shuar crisuani cominciano a
«sentire» il culto domenicale, come
un dovere e un bisogno. I villaggi che
non hanno ancora un Etserfn, lo cer-
cano e ce lo mandano ai corsi di pre-
parazione. (Da quasi due a1mi il loro
movimento si è esteso a quasi tuuo il
Vicariato di Méndez. Facciamo corsi a
livello vicariale, □ella casa di forma-
zione di Sucua, con la collaborazione
di tutti i sacerdoti che lavorano con gli
Shuar nell'Oriente Ecuatoriano).
Gli Shuar oggi superano i 60 mila,
se si contano anche i gruppi affini : gli
Achuar, gli H uampis e gli Aguarunas.
Vivono ormai Lulli a contatto con i
coloni meticci, e ne subiscono forti
pressioni e influssi, sul piano fisico e
culturale. Molti Shuar vivono ancora
in famiglie isolate, ma si danno già
gmppi p luri-familiari, piccoli villaggi
agricoli che di solito non toccano le
300 persone. E in mezzo a loro gli Et-
serfn vengono a svolgere un ruolo
possiamo dire determinante ai rini
dell'evangelizzazione.
Presiedono la celebrazione. Siamo
soliti distinguere tra gli individui che
compongonola comunità shuar, i non
cristiani, poi i catecumeni e infine gli
Jcsus-Shuar. Questi ultimi sono i cri-
stiani, che hanno diritto ai sacramenti
e voglio imitare Gesù Cristo. Molti tra
essi, e in particolare gli anziani si as-
sumono a volte spontaneamente dei
ministeri da svolgere nella comunità,
soprattutto per l'educazione dei gio-
vani. A un gradino già nettamente su-
periore si collocano gli Etserin, che
svolgono un vero e proprio ,, ministe-
ro maggiore».
Essi, in quanto dirigenti delle co-
Un Etserln col suo cpltak», cesto, In cui con•
serva l'Eucarlstla.
munità cristiane, presiedono la cele-
brazione clomenicale, che comprende
tre momenti principali. Anzitullo il
momento della com•ersio1ze: ognuno è
invitalo a riflettere se conduce una
vita morale secondo le buone tradi-
zioni shuar e secondo lo spÌ.lito del
Vangelo. Segue il momento della Pa-
rola di Dio: l'Etserin aiuta gli Shuar a
confrontare la loro tradizione con il
Vangelo, per prendere coscienza
sempre più chiara del rinnovamento
portato da Cristo. Infine la preghiera:
riti tradizionali e nuovi, per ringrazia-
re il Signore e domandare ancora il
suo aiuto.
Nessun Etserfn lavora a tempo pie-
no, per evitare al Vicariato il peso non
sostenibile del finanziamento. Svol-
gono la loro missione nei giorni non
lavorativi, e così possono occuparsi
regolarmente per il sostegno della fa-
miglia. La comunità sa bene che l'Et-
serin non è un funzionario pagato dal
clero. ma è un vero apostolo, che si è
messo al servizio di Dio perché crede
in lui. Ciò del reslo è fondamentale
per creare la mentalità cli fede, so-
pralluuo in certi ambienti dove si
continua a vedere la Chiesa come
«un'organizza7Jonc straniera» impo-
sta dall'esterno.
Sarete perseguitati. Ma se gli Et-
serin oggi sono bene accetti e deside-
rati dalle loro comunità, al p,incipio
non è stato così. [I loro primo mira-
colo è che hanno saputo perseverare
nonostante tulio. Perché hanno avuto
una forte opposizione da parte dei fe-
deli, abituati a vedere il cristianesimo
come una faccenda dei bianchi. Non
potevano quindi accettare che uno di
loro parlasse del Vangelo, o distri-
11

2.2 Page 12

▲back to top
buisse la comunione. Li c1·iLicavano
dicendo: «Com'è possibile che un
peccatore come noi faccia le cerimo-
nie? Come è possibile che un uomo
sposato ci dia la comunione?» Non
cera ancora l'abitudine di_ santificare
le feste nei villaggi, e quindi i cristiani
non volevano riunirsi. Dicevano: « Per
caso sci sacerdote, per chiamarci a
pregare?» Altri perfino deridevano
l'Etscrin, chiamandolo scherzosa-
mente «prete».
Oggi possiamo dire che gli Etserin
ce l'hanno falla. Come? Perché hanno
1icevuto una forte «mistica della per-
sccu,:ione». Li abbiamo avvertiti: sa-
rete perseguitati. Perseverano nella
quasi totalità ormai da cinque o sci
anni. Nella mia ultima visita ho bat-
tezzato una trentina di adulti, ben
preparati da loro. Insegnano il cate-
chismo a una cinquantina di catecu-
meni, e li preparano al battesimo; al-
tri preparano per la confessione, la
c'bmunionc, la cresima.
caristia, ecc. E abbiamo stabilito che
per ascendere a un ministero supe-
riore, uno Shuar deve preparare un
ahTo nel ministero c he l:.La già eserci-
tando da almeno 2 anni. E' un pro-
getlo molto bello, e permellerà agli
Shuar di rompere la lunga dipenden-
za dal missionario, e di arrivare presto
a costituire una chiesa autonoma. Ma
è un progctlo che richiede ancora
tanto tempo. Gli shuar non hanno il
nostro ritmo di lavo ro, sono molto più
lenti. Per que!>to motivo siamo ancora
nella fase degli Etserin.
Se i;'è stato un periodo di sosta, è
perché coloro che avevano ricevuto il
ministero di Etserin non sentivano il
bisogno <li avanzare, e non si preoc-
cupavano cli preparare qualcun altro
a sostituirli nel loro apostolato. C'è
voluto lutto un lavoro di coscicntiz-
zazfone: si è dovuto far capirc il biso-
gno degli allri ministeri per portare la
éòmunità all'autosufficienza. Ma ora
si comincia a camminare in avanti,
Anche I plccoll Shuar sono l igll di Dio, la loro comunità a poco a poco diventa e chiesa • .
Noi del Vicariato li riuniamo ogni
mese, per discutere con loro e risol-
vere i problemi che vanno sorgendo
nella comunità. Per rare il ritiro e la
comunione mensile, per approfondire
qualche punto di dollrina. Si 1ra1ta
delJa rormazione permanente, per
mantenere vivo il loro impegno, e per
un continuo aggiornamento.
Ve rso una chiesa autonoma. Quello
degli Etserin è il primo dei ministeri
maggiori previsti dal piano pastorale
del nostro Vicarialo. Più in è previ-
sta la figura dell'Ayurkanin, ministro
dell'Eucaristia, incaricato di distri-
buire la comunione alla comunità e di
portarla agli infermi. Poi l'esorcistato,
il diaconato. Ma sono traguardi anco-
ra lontani da conseguire.
Abbiamo traccialo il curriculum
per tultc queste tappe: 4 corsi di una
settimana per ricevere il ministero di
Etserin; 2 corsi in più per coloro che
vogliono diventare ministri dell'Eu-
12
anche se pian piano. Da Ire anni al-
cuni Etserin portano la comunione ai
villaggi, nelle feste principali dell'an-
no: Pasqua. Pentecoste, Assunta. Na-
tale. Ma lo fanno non come ministri
deU'Eucaristia, bensì con un permes-
so speciale del Vescovo. Però da que-
st'anno forse qualcuno . compirà il
w.:ande passo, e potrà conservare
I Eucaristia stabilmente nel suo vil-
laggio.
Ci vuole molla costanza per andare
avanti, ma quella intrapresa sembra
la via giusta, che darà frulli abbon-
danti con il tempo. Personalmente
sono convinto che Dio vuole tutto
questo, e mi faccio coraggio anche in
mezzo alle molte difficoltà. In ultima
analisi è il Signore che agisce. Per
questo prego e faccio pregare, perché
il suo Spirito che invia i missionari,
e chiama gli Etserin al suo servizio -
farà mollo più di noi uomini.
Padre SIRO PELLIZZARO
7 FEBBRAIO 187l
1846. Il 12 aprile Don Bosco con i
suoi ragazzi finalmemc prende dimo-
ra fissa a Valdocco. Il 16 giugno a Ro-
ma i cardinali riuniti in conclave
eleggono per acclamazione, dopo due
soli giorni dall'apertura, il nuovo Pa-
pa Pio IX.
Egli inaugura il pontificato con
un'amnistia generale di cui beneficia-
no anche i prigionieri politici, poi ri-
duce le s pese della corte pontificia,
sopprime gran numero di inutili ap-
pannaggi, chiama a governare Io Sta-
to Pontificio uomini aperti alle rifor-
me. sostituisce uomini inetti, avvia
grandiosi lavori pubblici (tra cui le
ferrovie). propone un'unione doga-
nale tra gli stati in cui è divisa l'llalia.
C'è da andare in visibilio: viene defi-
nito «il Papa liberale»; perfino gli an-
ticlericali si entusiasmano. La sua
popolarità giunge al punto che le si-
gnore ::.i vestono in bianco e giallo,
colori della bandiera papale, e nei ri-
storanti - come testimonia il Dc Ce-
sare - viene incoraggiato il consumo
delle uova sode, anch'esse con i colori
papali...
li grido Viva Pio IX riempie l"llalia,
ma la « congiura degli applausi"· co-
me verrà chiamata, in realtà è una
manovra contro il Papa. Don Bosco,
che l'ha capilo, spiega a chi lo vuole
ascoltare: «Certa gente vuol separare
il Sovrano di Roma dal Pontefice;
l'Uomo. dalla sua divina dignità». E a i
suoi ragazzi travolti dalla febbre col-
lettiva egli precisa: « Non gridate Viva
Pio IX, ma Viva il Papa». «Perché? -
gli domandano quegli ingenui-. Non
è lo stesso?» « Voi non vedete più in
del senso naturale - spiega Don Bo:
sco - ; si loda la persona, ma non ve-
do che si voglia prestare ossequio alla
dignità di cui essa è'.': rivestita. Dunque,
se vogliamo metterci al sicuro, gri-
diamo Viva il Papa!» E i giovani ripe•
tono in coro.
1849. Mazzini ha proclamato a Ro-
ma la Repubblica Democratica; Pio
IX caduto nella « polvere» ha dovuto
ritirarsi a Gaeta. li cuore di Don Bo-
sco sanguina. Egli parla ai suoi ra-
ga1..zi: per venire incontro alle stret-
tezze economiche del Papa in esilio, li
invita a compiere qualche rinuncia e
raggranellare qualche soldino. Essi
mettono insieme 33 lire, scrivono una
bella lettera, e mandano tutto al Papa.
"In libero Stato". A Torino il go-
verno Liberale ha esiliato l'arcivesco-
vo e ha cacciato i gesuiti. li conte Ca-
milio di Cavour lancia lo formula
«Libera Chiesa in libero Stato» e la
applica sopprimendo 300 case reli-
giose, incamerando i loro beni. la-
sciando 5 mila persone sul lastrico.
Don Bosco e la sua opera a Valdocco
faranno la stessa fine? Egli comincia a
pensare a una sua congregazione, ma
che futuro potrà avere?

2.3 Page 13

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>IO IX NEL CENTENARIO DELLA MORTE
<<
padre,,
iani
I salesiani del secolo scorso hanno visto in Pio IX il «secondo padre »
della loro congregazione, dopo Don Bosco. E Don Bosco stesso lo
chiamò «fondatore». Una lunga serie di avvenimenti, sgranati in
trent' anni di storia, ricorda quanto Don Bosco lo abbia amato come
Papa e come amico, quanto abbia lottato al suo fianco per la Chiesa,
e quanto abbia da lui ricevuto.
San Giuseppe Cafa.,so lo consiglia
di recarsi a Roma, e di esporre i ,;uoi
progetti direttaml·nte al Papa. Don
Bosco obbedisce; la una buona con•
fcssione, e fa 1estamcn10 (viaggi del
genere, a quell'epoca. erano un 'av•
ventura coniro cui premunirsi), e
parte. Lo accompagna il chierico Mi-
chele Rua.
Don Bosco monsignore. Don Bosi;o
ama Roma: la Roma cm,tiana, la Ro-
ma del Papa (altre 18 volle prima di
morire \\·i si recherà, e sempre per
parlare con i Pontdici). La lama dr
questo singolare prete piemontese ha
già raggiunto Pio IX. ma quando ,,
1ra11a di conceder gli udienza. le cose
vanno per le lunghe. Finalmente è in-
trodotto. e il prelato lo prescm1a al
Papa come MAbate 80-;scr». Don Bo-
'>CO è al colmo della commozfonc. ì:
impressionato dall'a!'tpetLo di Pio IX.
uomo affabile. n:nemntlo, «nd 1cm
po ste!.so il più ,oa\\c c:he pm,'>a di
pingcn: un piilor~·•·
« Voi siele piemontese?•, domanda
~ostcnuto Pio JX. •Si. Santità, e in
questo momento provo la consola-
1.ione più grande della mia ,;ta •·
«ln che ,i occupate?• «Nell"istru•
I.ione della gioventù•·
« Fu cosa utile in tutti i tempi, ma
oggidì è più ncces!>aria che m ai. Vi è
anche un altro prete in Torino che si
occupa dei giovani•.
Don Bosco allora si fa coraggio,
chiarisce rispctto::.amente l'equivoco
sul suo cognome. e Pio [X si apre in
un largo sorriso. li Papa ora vuol sa•
pere Luno su quel che Don Bosco
combina, e passano a parlare della
futura congregazione: « Bisogna -
conclude Pio IX - che voi stabiliate
una società la quale non possa essere
incagliala dal governo•. E insieme ne
studiano k: modalità.
Dodici giorni dopo Don Bosco tor-
na con un progc110 dettagliato, che il
Papa esaminerà con calma. Ma in•
tanto vuole conoscere la sua storia
per filo e per -;cgno, compresi i «So•
gni». e com:lu<.lc· «Tornando a Torino
scri\\·ctc 4uc~ll .,ogni e ogni altra cosa.
quale patrimonio per la vostra con
grcga7jonc•. E gli manifcs1a l'in1en-
1ionc di crl·:t1 lo monsignore. •San111à
- .,, ,dw, mi,..:l' Don Bo!>C0 - . che
hgura la, l"I ljll,1ndo Iossi monsignore.
lii 111C//ll ,Il 111ll'I rngaLli? Ntm ose-
1ebbcro piii t1ra1 llli da una parte e
dall'alu-a come lanno adesso. E poi il
mondo mi ul·d,•rebbc ricco. e non
avrei più il coraggio di presentarmi a
que:.tuare per il m io oratorio...».
In una Lcr1.a udienza Pio lX si ri-
cor<.la dell'obolo delle 33 lire ricevute
dai ragani dell'Oratorio. apre uno
scrigno. ne cava un grunole u o di
monete d'oro e le consegna a Don
Bosco: «Dale una buona merenda ai
vostri figlioli•· Sul più bello arriva un
cardinale che ha parecchie scartoffie
da far firmare, e l'udienza fin isce...
Nel 1859 ceco arrivare all'Oratorio
un mesr,,o da Roma. Lo manda il Papa
in segreto, con due lettere, una per
Doo Bosco e l'altra da recapitare
nientemeno che a l Re. U quale si trova
in Val d'Aosta, a caccia. E Don Bosco
LrO\\•a uomini di fiducia per recapitare
in segreto la lcllera e rimandare la
risposta a Roma.
E poco dopo, con la seconda guerra
d'indipendcn1.a. lo Stato Pon1ificio si
trova ridotto a un fazzoletto di terra...
Pio IX consegna a Don 801co le Costituzioni (particolare da un bouetto del pittore Crlda).
Il sUlogismo. Don Bosco aveva
buoni motivi di lemere per la sua isli-
tu1jone: viene accusato di essere uno
dei capi del partito cattolico, e \\iene
asl.alito dai giornali liberali, che de-
scrivono l'Ora1orio come un covo di
cospiratori assoldati da Pio IX. Dal
1860 e per parecchio tempo glì piom-
bano in casa gli emissari del governo,
che eseguono minuziose perquisizio-
ni. Non trovano nulla. Seccalo, Don
Bosco rie!-tce a farsi ricevere dal conte
Camillo di Cavour.
13

2.4 Page 14

▲back to top
« La sua istituzione - gli spiega
Cavour - è incompatibile con la po-
litica del Governo. Onde io ragiono
così: lei è col Papa; ma il governo è
contro il Papa; dunque lei è contro il
governo. Di qui non si scappa».
« Eppure io scapperò al suo sillogi-
smo - risponde tranquillo Don Bo-
sco - . Se io sto col Papa e il governo è
contro il Papa, non ne segue già che io
sia contro il governo ma piuttosto che
il governo sta conh·o di me. A parte
questo, in fallo di religione io sto col
Papa, e col Papa intendo rimanere da
buon catlolico fino alla morte».
Un giorno del 1862 DonBosco parla
ai suoi primi salesiani: « E' tempo or-
mai che ci sh-ingiamo sempre più at-
torno a Pio IX. e con lui combattiamo,
se sarà necessario fino alla morte».
Le sedi vacanti. Dopo gli avvenienti
del 1860, la situazione nella Chiesa
italiana si è fatta delicata: molli ve-
scovi sono in esilio, altri soggetti a
persecuzione hanno preferito allon-
tanarsi, aJlri deceduti non sono stati
sostituiti. Troppe sedi episcopali sono
vacanti. E il Papa e governo non si
intendono per le nuove nomine.
Don Bosco soffre per questa ferita
aperta nel fianco della Chiesa. Egli a
Torino conosce tanti uomini politici,
potrebbe forse fare qualcosa; nel 1864
si rivolge a Pio IX, che lo autorizza ad
agire. Re Vittorio Emanuele giunge a
nominare un uomo di sua fiducia pe1·
tratlare la questione delle sedi vacan-
ti; ma appena la notizia si diffonde
negli ambienti politici, si ha una rea-
zione così violenta che lutto va a
monte.
Don Bosco attende una nuova oc-
casione, che si verifica nel 1866. li
Governo ora è a Firenze, e il Presi-
dente dei ministri Ricasoli si mostra
lieto di incontrare Don Bosco per
riallacciare le u·auative. Per pl'Ìma
cosa Don Bosco espone le sue cre-
denziali: « Eccellenza, sappia che Don
Bosco è prete all'altare, prete in con-
fessionale, prete in mezzo ai giovani;
e come è prete a Torino, così è prete a
Firenze, prete nella casa dei poveri, e
prete nel palazzo del re e dei suoi mi-
nistri"·
Le trattative, per andare in porto,
richiedono che la Santa Sede ingoi
non pochi rospi, ma non lutti nel Va-
ticano sono disposti a farlo. Don Bo-
sco nel '67 decide di fare la sua se-
conda visita a Roma.
La politica del Padre Nostro.
« Dunque - gli dice Pio TX appena lo
vede -, continuando il discorso in-
terrotto l'ultima volta quando ci di-
sturbò quel cardinale che veniva per
le firme... » Don Bosco trasecola a
quel prodigio di memoria. E il Papa
continua: «Avete scritto quelle cose
che riguardano !'ispirazione di fon-
dare la vostra società?» « Santo Padre
- balbella Don Bosco preso in con-
tropiede - non ne ebbi tempo... »
14
«Quand'è così - 1iprende Pio [X - .
non solo ve lo consigLio ma ve lo or-
dino».
Don Bosco vorrebbe che le pratiche
per la sua congregazione andassero
avanti sollecite, ma negli uffici com-
petenti si sollevano cavilli in quantità.
Esito miglforc hanno le trattative per
le sedi vacanti.
Egli infatti riesce a far superare le
«questioni di principio» che impedi-
scono alla Santa Sede cU andare
avanti nelle trattative. «Con quale
politica vi cavereste voi da tali diffi-
coltà?», domanda Pio IX. E Don Bo-
sco: «La mia politica è quella di Vo-
stra Santità, la politica del Pater No-
ster. Nel Pater Noster noi supplichia-
mo ogni giorno che venga il Regno del
Padre celeste sulla terra, e è ciò che
più imporla•. Come dire: preoccu-
piamoci di dare i vescovi alle diocesi,
lutto il resto è secondario.
Il Conclllo VaUcano I (particolare da una ■tam­
pa dell'epoca).
Le trattative riprendono. Si convie-
ne che la Santa Sede avrebbe compi-
lato un elenco di candidati, tre nomi
per ciascuna diocesi vacante, e che il
governo .italiano avrebbe fatto altret-
tanto. Alla fine si sarebbero confron-
tate le liste, e dove i nomi avessero
coinciso si sarebbe proceduto alle
nomine.
In quei giorni Don Bosco fa la spola
tra il Vaticano e i rappresentanti del
governo, e l'impazienza di Pio rx di-
venta febbri le. «Presto, Don Bosco! -
si sente apostrofare un giorno dal
prelato dell'anticamera - sono quat-
tro ore che sua Santità vi attende!
Venite perché ora il Sante> Padre di
Roma, come dice sua Santità, siete
voi». Trentaquattro diocesi ottengono
il loro pastore. Sarebbero state di più,
se i governi non avessero avuto già nel
secolo scorso la malinconica consue-
tudine di cadere.
Una strana lettera. Rientralo a Ro-
ma, sulla fine del '67 Don Bosco deve
di nuovo occuparsi del Papa. E' forse
l'avventura più romanzesca: i gari-
baldini preparano un'insurrezione.
Da qualche tempo GaribalcU, la-
sciata Caprera. gira per l'Italia al gri-
do di «guerra ai preti». La sua prosa è
esplicita: « I preti sono i flagelli della
nostra penisola. Gli assassini io li co-
nosco: sono i preti. li Papalo è la can-
crena d'Italia». Questo eroe non pro-
prio senza macchia dice di peggio,
scende anche al volgare (ma non è "il
caso di imbratiare il Bollettino).
Ed ecco !'insurrezione: mine ver-
ranno posale in punti strategici, a un
segnale convenuto si faranno saltare
in aria i dicasteri pontifici, la caserma
degli svizze1i, la polve1iera Castel
Sant'Angelo, gli appartamenti del Pa-
pa... Don Bosco sta predicando gli
esercizi spirituali a Trofarello presso
Torino, quando gli viene recapitata
una strana lettera contenente i piani
della congiura. Ha modo di appurare
che qualcosa vero ci deve essere, e
riesce ad avvertire Pio IX.
E' la nolle del 22 ottobre 1867: armi
e bombe vengono scoperte, diversi ri-
voluzionari arrestati. Solo un angolo
della caserma Serristori salta per aria,
uccidendo 27 zuavi. li giorno seguen-
te le truppe pontificie sconfiggono i
rivolu1Jonari a Villa Glori, sei giorni
più tardi i Francesi sbarcano in difesa
del Papa a Civitavecchia, il 3 novem-
bre Garibaldi è sconfillo a Mentana.
Forse non si saprà mai bene se e
quanto peso abbia avuto Don Bosco
in queste vicende.
Per fortuna si ammala. Nel 1869
Don Bosco è a Roma per lél terza vol-
ta: vuole l'approvazione della sua
congregazione, ma la forma che in-
tende darle è così insolita che gli uffici'
appositi continuano a creare diffi-
coltà. Pio IX ne è dispiaciuto, dice ai
carclina li: «Contentate il povero Don
Bosco». E a un avversario particolar-
mente tenace: «Si studj il modo di
superare le difficoltà, e non di farle!»
L'ultimo ostacolo è un certo mons.
Svegliati. Per fortuna ... si ammala cU
polmonite, e Don Bosco va a trovarlo.
lo benedice. Quello guarisce, e è affa-
re fatto: la Congregazione salesiana il
9 febbraio 1869 è approvata.
Consigliere sia uno su mille. In-
tanto il Papa ha già indetto il Concilio
Vaticano: 767 vescovi conlluiscono a
Roma, e mai un Concilio ne ha avuti
tanti. La massoneria organizza a Na-
poli un anti-concilio, e Garibaldi rin-
verdisce la sua prosa: «Rovesciare il
mostro papale, eliminare il prete bu-
giardo e sacrilego... ». Don Bosco è di
nuovo a Roma, e prende parte alle
dispute intorno all'infallibilità ponti-
ficia.
C'è una minoranza di vescovi che,
pur ammettendo il dogma dell'infalli-
bilità, ritiene inopportuna, date le cir-
costanze, la sua proclamazione. E'
una minoranza brillante e·baltagliera,
che sembra guadagnare sempre più

2.5 Page 15

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terreno. Don Bosco vede invece l'op-
portunità di quella proclamazione.
che avrebbe il suo peso nell'eliminare
alcuni errori del tempo {gallicanesi-
mo, giurisdi1.ionalismo). Promuove
incontri. distribuisce le sue pubblica-
zioni, riesce persuasivo: molti arriva-
no a lui che sono anli-infallibilisti, e se
ne tornano infallibilisti convinti.
Anche Pio IX vuole sentire Don
Bosco sull'argomento. Nel lontano
1827. quando era semplice sacerdote
e si preparava in ritiro alla consacra-
zione episcopale. egli aveva annotato
per un consiglio dell'Antico Testa-
mento: «Abbi mohi amici, ma consi-
gliere Li sia uno su mille•. Da diverso
tempo Pio TX ha scelto, fra mille. Don
Bosco. Questa volta egli non risponde
subilo, ma in una successiva udienza
gli presenta un foglio su cui ha rac-
contato un •sogno• e formu lato un
chiaro orientamento: troncare tutte le
l'Angelo di Israele, si fermi al suo po-
sto a guardia della città di Dio•.
Quanto sia saggia questa scelta lo dirà
la storia futura.
Intanto Don Bosco manda a Pio IX
()iccoli aiuti, raccolti dalle rinunce dei
suoi ragazzi, poco più che simboliche.
E va a trovarlo. 11 Papa, che in altre
occasioni si è sdebitato con generosità
verso i ragazzi di Don Bosco, una vol-
ta si trova nei pasticci. Apre la casset-
ta e la trma vuota. «Olà!- esclama
ridendo-. Che il mondo non sappia
che il Papa non ha più un soldo!•
Pio lX conosce davvero la povertà.
Don Bosco, da lui mandato segreta-
mente a chiamare, un giorno lo trova
ammalato su un letticiolo da camera-
La, in una stanza spoglia e col pavi-
menlo di mattoni sconnessi.
In quegli anni le occasioni di anda-
re·da Pio IX non mancano a Don Bo-
sco. Nel 1871 è di nuovo alle prese con
~
.
Nel 1846, mentre Pio IX nllva al sogllo ponUflclo, Don Bosco dava una dimora stabile al auo
Oratorio (rfcoatruzlone alorlca).
difficollà che si oppongono alla pro-
clamazione del dogma.
Non potreste lasciare Torino e ve-
nire qui con mc a Roma? - gli do-
manda Pio IX -. La vostra congre-
gaLione ne soffrirebbe?• «Santo Pa-
dre. sarebbe la sua rovina•. risponde
Don Bosco. li Papa non insiste. Ma il
18 luglio. mentre Don Bosco è tornato
da un pezzo a Torino - tronca gli
indugi e proclama il dogma dell'infal-
libilità. Due mesi dopo. il 20 seuem-
bre, i «piemontesi» entrano in Roma
per la breccia di Pona Pia e il Concilio
viene sospeso. Ma ha già detto tutto
quel che la Chic:.a doveva dire al
mondo.
Aiutiamo un povero prete. Dopo la
presa di Roma, Don Bosco continua a
tenersi in stretta relazione col Papa,
che si considera prigioniero volonta-
rio nel Vaticano. Molti gli consigliano
la via dell'esilio. ma egli prima di de-
cidere vuole interpellare anche Don
Bosco. La risposta non si fa attendere.
e è in tono profetico: • La Sentinella.
le diocesi vacanti. e si presenta al mi-
nistro Lan2a: « Vostra eccellenza
saprà che io prima di tutto sono cat-
tolico•. «Oh, lo sappiamo che Don
Bosco è più cattolico del Papa», ri-
sponde il ministro. Questa volta più di
cento diocesi vengono provvedute di
vescovo.
In quei giorni il Papa riceve la con-
tessa Matilde di Rommellev, turista a
Roma, e le domanda a bruciapelo:
L'avete visto il te-soro d'Italia?» la
contessa sorpresa dichiara che !>l, ha
intenzione di visi1are in quei giorni il
Tesoro Vaticano, ma Pio IX: •E' il te-
soro d'ltalia che dovete visitare: il
nostro Don Bosco».
Nel 1872 Don Bosco L-ralla con il
Papa la fondazione dell'Istituto delle
FMA. Nel '74 olliene l'approvazione
delle Costituzioni salesiane. Una fati-
caccia più improba delle precedenti.
Pio IX andava dicendo ai cardinali:
Voglio che terminiamo questa fac-
cenda. Aiutiamo un povero prete•.
Ma tre soli cardinali su quattro danno
alle Costituzioni l'approvazione defi-
rùtiva. «Ebbene - si inserisce Pio IX
- . il voto che manca lo metto io•.
Non metteteli ln sacTestia. In ()ri-
vato Don Bosco dice al Papa tuua la
sua gioia, ed egli raccomanda: I vo-
stri chierici, non metteteli in sacrestia
perché diventino oziosi, ma occupa-
teli a lavorare». Don Bosco ha ancora
un problema spinoso: i suoi salesiani
sono tutti giovani, non hanno l'età ri-
chiesta dal dirillo canonico per occu-
pare le cariche di superiori della con-
gregazione: ci vuole una dispensa. Pio
IX con finta drammaticità esclama:
« li tempo ()orrà rimedio a questo
sconcio!», e concede la dispensa ri-
c hie s t a .
Ancora nel '76 Don Bosco è dal Pa-
pa: ottiene il riconoscimento dell'U-
nione dei Cooperatori salesiani, e ot-
tiene l'iscrizione di Pio IX come pri-
mo dei cooperatori. Don Bosco sa-
rebbe anche al lello di mone del Pa-
pa, sulla fine del '77 e all'inizio del '78.
solo che chi vigila sulla porla lo la-
sciasse entrare. Ma Don Bosco a Ro-
ma non ha solo amici. (Più tardi rife-
riranno questo lamento del Papa:
•Don Bosco è a Roma e non viene
neppure a vedermi. E io ho cose im-
portanti da dirgli...•). Si vedranno in
cielo.
La spalla sotto U piede. Nel suo
primo viaggio a Roma, nel 1858, Don
Bosco un giorno commise una gaffe
clamorosa. Era Pasqua, ed egli parte-
cipava al corteo papale; a un ceno
punto dovette come smarrirsi, e ven-
ne a imbattersi nientemeno che nella
sedia gestatoria: le sue stanghe, giun-
gendogli alle spalle, lo stavano impri,
gionando. Nel tentativo di tirarsi fuori
Don Bosco finì per un momento con
una spalla sotto il piede sporgente di
Pio IX, urtandolo.
Qualche giorno più tardi, aJJ'udien-
za, Don Bosco si sente rimproverare:
«Abate Bosco, dove vi siet!! andn1u a
cacciare il giorno di Pasqua? Là, di-
nanzi al Papa! E tenendo la spalla
sotto il suo piede, come se il Pon tefice
avesse bisogno di essere sostenuto da
Don Bosco!•
L'episodio ha un riferimento stori-
co in un famoso sogno di san France-
sco d'Assisi. Ma la circostanza, trat-
tandosi di Don Bosco, non poteva non
assumere una venatura giocosa: in-
fatti il Papa confessò poi che nella
grandiosa solennità di quel momento
in cui s tava per impartire la benedi-
zione «urbi et orbi•, doveuc fare
sforzi eroici per non scoppiare a ride-
re dinanzi ai fedeli.
In realtà Don Bosco ha messo a so-
stegno di Pio IX non solo una spalla
ma tutto se stesso. In questo senso ha
educato i suoi ragazzi e i suoi figli
spirituali. E ha ricevuto da Pio IX
piena comprensione e aiuto, al punto
che i salesiani del secolo scorso lo
hanno considerato «secondo padre•
della loro congregazione.
15

2.6 Page 16

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HAITI
Povere col libretto in banca
A Thorland, sobborgo della capitale haitiana, le FMA hanno aperto un
Centro Sociale dove ragazze in necessità imparano una professione,
si rinnovano nella fede, raggranellano qualche soldino e si preparano
alla vita. Così riferisce suor Nicolle.
L I idea di un Centro Sociale, in una
pastorale di sviluppo, non è una
cosa nuo\\·a nell'attivi là delle Figlie di
Malia Ausiliatrice ad Haiti. Esse in-
fatti da quando, ➔2 anni fa, si erano
~tabilite in questa Repubblica, hanno
~cmprc lavoralo nei quartieri piì.1 po-
,·cri. In tre case, irn,ieme alla scuola
regolare si sono occupate, in collabo-
razione con i Salesiani, della promo-
lione delle ragaac emarginate.
Quando nel 1970 inaugurar\\lno la
loro quarta casa, oltre alle scuole pri-
maria, secondaria e tecnica, aprirono
anche il «Centro Sociale Maria Maz-
1.arcllo». Quest'opera si trova a Thor-
land. borgo periferico molto esteso, a
sud-est della capitale. La popolazione
è qui composta da famiglie di operai
,·cnuti da ugni parte del paese.
Animale da un !orte spiJito di ac-
coglienza (caratteristica del popolo tli
Haiti), quasi tutte queste famiglie
ospitano in casa loro qualche ragaz7.a
<> cono~ccntc venuta a cercare Lavoro.
Le giovani dividono lraternamcntc,
con la l'amiglia che le ospita, i pasti e
l'alloggio. Per molte però, col passar
del tempo, questo genere di vita di-
1·enta difficile: il sentirsi di peso agli
a ltri o l'impossibilità di trovare un la-
voro per mancanza di una prepara-
zione adeguata, genera in loro una
vera depressione. E la mLscria diventa
spesso cattiva consigliera...
Il «Cen tro Sociale Maria Mazzarcl-
lo » vuole csse1·e una presenza attiva a
favore di queste giovani, moralmcnle
sane ma in pericolo di perdersi.
con lc1.ioni di religione e di morale.
Uno catechesi ben falla aiuta le gio-
vani a rirtetterc e a ragionare.
Durante l'anno il loro numero di-
minuisce, poiché parecchie non po-
tendosi adattare alla nuova vita ritor-
nano al loro paese; altre poi cambia-
no quartiere. Da 80 a 90 solamente
liescono a frequentare fino alla fine
dell'anno. La loro presenza viene re-
golarmente annotata, e alla fine del-
l'anno come premio ricc,·ono gratui-
tamente l'uniforme compleia per en-
trare al «Centro Sociale».
Le scelte sono ordinaliamcnte una
cinquantina fra le maggiori di età: le
altre devom1 aspettare fino all'anno
scgue111e.
Secondo le attitudini. Gli studi du-
rano 3 o 4 anni, secondo le altitudini e
l'età del soggetto; le lezioni sono im-
partite dal lunedì al venerdì, dalle
13,30 alle 17,30: sono 20 ore settima-
nali, comprendenti religione e mora-
le, educazione sessuale, letteratura,
scrittura, aritmetica, conoscenze ge-
nerali (storia - geografia - educazione
civica - scienze - puericoltura - dise-
gno), poi taglio, cucito, ricamo, unci-
nello, lavoro a maglia, macramé. arte
culinaria.
A ogni allieva, secondo le sue atti-
LUdini, viene dato un lavoro da conti-
nuare a casa. Questo metodo è un
mezzo eccellente per insegnar loro a
lavorare con ordine, diligenza e svcl-
tez1.a. E il lavoro tcrminaw viene
messo in vendita all'esposi1.ionc se-
mestrale.
Due volte all'anno infatti l'esposi-
zione viene allestita in un locale del
«Centro Sociale Maria Manarcllo», e
i lavori delle alunne sono messi in
vendita.
Ordina.-iamente questi articoli si
vendono subito: il prezzo fisso copre
le spese e anche la manu d'opera, che
costiLUisce il guadagno.
11 libre tto. TI 25110 del guadagno ri-
mane al •Centro Sociale Maria Maz-
zurello» per la «Cassa d'assistenza»
prevista pt•r i casi particolari e urgenti
delle allieve ed exallicve. Il 75"o del
guadagno rimane all'alunna che ha
lavorato. Naturalmente il guadagno
di ognuna dipende dalla sua attività e
competenza. Questo è un grande sti-
molo che le aiuta a gareggiare nello
sforzo.
I cors i prepa ratori. Nell'ottobre del
1970 si fecero le prime iscrizioni, se-
condi) il criterio di accogliere di pre-
fere112a: lc giovani tra i 14 e i 25 anni
circa; le analfabete: quelle che non
hanno i genitori e vivono con degli
estranei: le più povere.
Dopo un anno di espe1icnza ci sia-
mo rese conto che queste gio,·ani
erano particolarmente dotate per i la-
vori manuali: imparavano con molta
facilità cucito e ricamo, non interpni-
ravano invece con fedeltà i disegni da
riprodurre. Avevano inoltre tanto
buon senso pratico. ma poca apertura
intelle11uale per imparare a lcgg:t>re,
scrivere e fare i conti.
Ci parve opportuno, p.-ima di am-
metterle al «Centro Sociale Maria
Mazzarello», risvegliare la loro intel-
ligema. Abbiamo quindi organizzato
corsi preparatori di uno o due anni,
Le giovani di Thorland Imparano una professione e si assicurano un avvenire.
16

2.7 Page 17

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HAITI
Haiti fa parte delle settemila Isole e
isolette dell'arcipelago delle Antille
che attorniano il mare dei Caraibi.
Questo arcipelago si estende dallo
s1retto di Yucatan, vicino al Messico,
fino al nord del Venezuela.
Haiti in lingua indigena vuol dire
terra di montagne•. Cristoforo Co-
lombo, quando la scoprl nel 1492. la
chiamò Hispanlola per Il suo aspetto
fisico. che ricorda le regioni monta-
gnose della Spagna.
Nella pianura e sulle coste Il clima
caldo è mitigato dalla brezza marina,
che favorisce una lussureggiante ve-
getazigne tropicale. Sulle montagne,
che raggiungono in qualche luogo i
3.000 m., si gode invece un'eterna
primavera, con i prodotti vari tipici del
paesi mediterranei. Purtroppo fra
agosto e novembre i cicloni e le inon-
dazioni distruggono strade e campa-
gne
Dal 1492 l'isola fu colonia spagnola,
nel 1697 la parte occidentale divenne
possedimento francese. Ma già nel
1804 gli haitiani proclamarono la loro
indipendenza.
Don Bosco ad Haiti Don Bosco si
interessò della gioventù haitiana. Nelle
sue Memorie Biografiche leggiamo:
• La Repubblica di Liberia in Africa e
quella di Haiti nelle Antille chiesero a
Don Bosco missionari salesiani per i
loro giovanetti, ottenendo promessa
che non sarebbero dimenticati•.
In realtà i Salesiani giunsero nell'I-
sola solo nel 1936, e alcuni mesi dopo
le Figlie di Maria Ausiliatrice. Ma Il
paese • fu nel cuore del santo•
Maria Auslllatrlce ad Haiti Mana
Ausiliatrice precedette le sue figlie ad
Haiti. Presso l'Internato Ste. Madelel-
ne, diretto dalle Suore di San Giusep-
pe dì Cluny, esiste ìn una piccola cap-
pella un quadro che ritrae la Vergine
con ìl Bambino Gesù e lo scettro; In
basso vi è scritto: ..Auxilium Chnstta-
norum• Nessun particolare docu-
mento ne definisce le orig1m, ma la
tradizione orale fa risalire cappella e
quadro al tempo della colonizzazione,
cioè prima del 1804 .
Durantc l'anno l'alunna 011icrn:, a
spC'>C <lei Ct·ntr<>, lutto ciò di cui ab-
bisogna: -.1ofla per vesti e ,ollovc-.Li,
scarpe, il necessario per la «toilette,..
Dopo la vendita dei lavori, con il '>U0
guadagno l'alunna paga i debiti con-
tratti al banco di vendita del Centro.
Quello che rimane viene versa10 <;ul
suo librello di risparmio alla banca.
Part·cchic di queste ragaz7e, alla fi-
ne dei tre o quattro anni. con i loro
risp,am,i riescono a comperar;i una
macchina per cucire.
Tuua"ia. per aiutarle a conservare i
loro rbparmi, il librello di banca ri-
mane al Centro: questo mezzo le di-
fende dalle eventuali pressioni abusi-
ve dei parenti per estorcere i loro ri-
sparmi.
GUATEMALA
La tenerezza di Dio. L'obiettivo
delle FMA è fare cli queste ragav:c
« buone cristiane e oneste dltadine •.
come vole,·a Don Bosco.
Per educarle ~iamo com·inte che
più di ogni altra cosa sia indispensa-
bile l'amore, olcua. Frustrate negli
affctù familiari, sradicate dalla fami-
glia, private <,pesso anche del nccec,-
sario, esse sono d'una grande vulne-
rabilità. Per questo noi cerchiamo di
Un Teologato
a servizio
della
Chiesa locale
supplire al vuoto lasciato in loro dalla
famiglia: pur essendo esigenti, le
L trauiamo con molto calore umano.
Difficoltà economiche ve ne sono e
'btituto Teologico Salc,iano di
Guatemala non t",,111ri,cc il -.uo
ve ne saranno sempre molte, ma an- lan110 nella l<ffl11atrom· dl'i gilnani
diamo avanti coraggiosamente confi- ,alc<,ìanr, ma da c.11,·er,i anni <Jf'mai -,i
dando nella Prowidenza, che alla no- è posto a l>en·i1io ddl,1 Chic,a loeak.
stra povertà e al nostro distacco la in particolare del clero e tki rcligio,i
corrispondere, giorno per giorno, il ddk -.ci Repubhlic:hc dw lormano il
suo aiuto. Possiamo citare con gioia e Ccntm America.
commozione episodi che testimonia-
L'Istituto svolge il , egolarc corso
no la tenercua di Dio.
quadriennale di teologia per un cen-
Una volta non avevamo denaro
per pagare un forte debito: si traua,•a
di stolfa molto cara per le divbe,
qua!>i un milione di lire. A colazione ci
consultavamo sull'opportunità di
chiedere un prestito quello Mci.so
giorno. per saldare il debito. Ed ecco
giunge un autista con un assegno di
mille dollari, mandato eia una bene-
fattrice. Alle 10 tuIlo era pagato.
Un'altra volta la costruz.ionc del
Cenlro per mancan,a di fondi doveva
essere sospesa, sebbene mancaso,e
solo il teno. La mamma di una suora
ci domanda il perché: ascolta, e poi
dice: •Da anni risparmio denaro per
la mia ultima malallia. Vi darò il mio
libretto di risparmio interamente».
Abbiamo potuto completare subito i
lavori.
tinaio di studenti, e inoltre sva,;a1i
corsi speciali. Un servi1io affine è reso
anche dal ,•icino Filosofato Salesiano,
di recente affiliato all'Università Pon-
tificia Salesiana di Roma. In com-
plesso i due centri im,ieme sono fre-
quentali da oltre duectmlo futuri i,a-
ccrdoti della Chiesa del Centro Ame-
rica. Tenuto conto anche dei vari corsi
!tpeciali, ammontano a 15 le congre-
gazioni di religiosi e religiose che in-
viano loro membri a frequentare i due
centri salesiani.
L'Istituto Teologico affianca all'at-
1ività magistcrialc svariale altre aui-
vità culturali e apo1itoliehc:
pubblica alcune collane di libri
nei settori della cntcchesi biblica, sto-
ria della Chiesa, s 1liri1ua lità, liturgia,
pastorale:
Eravamo giù alla vigilia ùell'a-
pertura del Centro, e mancavano i
mobili per una clas.-,e. Riceviamo un
assegno bancario da una benefattri-
pubblica l'unica rivista ieologica
del Centro America.~ Estudios Tcolò-
gicos• giunta al quinto anno di vita;
sta organizzando una solida bi-
ce...
blioteca, che gra1ic al dinamismo del
Contro il sottosviluppo. OucMe
giovani, dopo aver trascorso da 4 a 6
suo responsabile si va arricchendo
delle opere necessarie per una seria
ricerca scientifica;
a nni nella nostra casa, conservano
molta riconoscenza e confidcn7a ver-
ha la direzione della Società Bi-
blica Callolica del Guatemala e del-
so le loro suore.
l'Accademia arcidiocesana cli Cate-
Escono dal •Centro» con un diplo-
ma in cui i.i dichiara che hanno se-
guito regolarmente i corsi di econo•
chesi:
gesùsce la <:ingoiare « parrocchia
mia domestica al «Centro Sociale
Maria Mattarello• per tre anni, e
universitaria•; cht- invece di essere
•territoriale• come le altre è «perso-
•con un profitto adeguato alle loro
allitudini pcr<.onali •· L'allestato della
loro frequenla alla nostra scuola è
nale•, e si prende cura della gioventù
delle cinque univcl'!)ità guatemalte-
c he.
sufficiente per aprire loro tulle le
Gli studenti che frequentano l'Isti-
I porte.
li «Centro Sociale Maria Maaarcl-
lo» arriva così a dare una buona pro•
moz.ione umano-crisùana, a tutto
,·antaggio delle giovani che lo fre-
quentano. E partecipa in modo ap•
prc7.z.abile alla campagna contro ìl
souosviluppo. intrapresa dalle au to-
rità di Haiti e lortcmente sostenuta
dalla Chiesa.
tuto trovano in queste sue a11ività il
modo di mellcre a !"rullo - durante i
fine setùmana e le vacanze - la ver-
-,atilità negli studi e le capacità pas1<>-
rali.
Una seria responsabilità pesa dun-
que sui due centri ~alesiani di forma-
1Jonc, ma essi hanno anche la gioia di
rendere un qualificato ,ervi:,io alla
Chiesa del Centro America.
Suor N!COLLE GMLLARD
ANGFL RONCERO
17

2.8 Page 18

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Il Consiglio Superiore
della Congregazione
Questo paginone presenta il nuovo Consiglio Superiore della Congrega•
zìone Salesiana, come è uscito rinnovato dal 21° Capitolo Generale (ottobre
1977-gennaio 1978).
Il Rettor Maggiore è il superiore della Società Salesiana. Egli è il successore
di Don Bosco, il padre e Il centro di unità di tutta la Famiglia Salesiana.
Il Consiglio Superiore partecipa con il Rettor Maggiore al governo della
Congregazione.
Il Consiglio Superiore si compone del Vicario del Rettor Maggiore, dei Con-
siglieri incaricati di settori speciali (detti comunemente dicasteri), e dei Consi-
glieri incaricati di gruppi di lspettorie o Consiglieri Regionali.
NB. Al momento di andare in stampa il CG21 non ha ancora ultimato ti dibattito
sulle strutture: qualche termfne usato in questo paginone può risultare non
esatto,
I Consiglieri
incaricati
di Dicasteri
Questi Consiglieri sono cinque:
Consigliere per la formazione (ha la
responsabilità della formazione iniziale e
permanente del Salesiani);
Consigliere per la pastorale giovani-
le (promuove e coordina l'azione salesia-
na soprattutto tra I giovani);
Consigliere per la famiglia salesiana
(promuove a livello mondiale l'organizza-
zione di Cooperatori ed Exallievi, Il colle-
gamento con altri rami della Famiglia Sa-
lesiana. e rlmpegno salesiano nelle co-
municazioni sociali);
Consigliere per le missioni;
Economo Generale.
FORMAZIONE SALESIANA
Don Giovenale Dho
E' nato a Roccaforte (Cuneo, Italia) il
13.2.1922. Missio'lario in Cile, dove fa il
noviziato e la prima professione (1939).
Nel 1971 è Vice Rettore dell'UPS; nel
1973 viene chiamato dal Rettor Maggìore
al Consiglio Superiore per il dicastero
della pastorale giovanile. Nel 1977 gli è
affidato Il nuovo dicastero.
PASTORALE GIOVANILE
Don Giovanni Vecchi
E" nato a Viedma nel Rio Negro {Argen-
tina) il 23.6.1931.
E' salesiano dal 1948, ordinato a Torino
nel 1958.
Direttore a Viedma dal 1965, nel 1972 è
nominato dal Rettor Maggiore Consigliere
per la Regione Atlantica. Nel '77 il nuovo
dicastero,
I Consiglieri
Regionali
Collaborano al bene delle
Comunità lspettoriali del grup-
po a loro affidato, e promuovo-
no un più diretto col legamento
delle lspettorie con Il Rettor
Maggiore e Il suo Consiglio.
I "Regionali" sono sette, e si
occupano di queste aree:
Italia e Medio Oriente
Europa Centrale (e Africa
Equatoriale)
Regione Iberica
Regione di Lingua Inglese
Regione Asiatica
Regione Atlantica (Ameri-
ca Latina)
Regione del Caribe-Paclll•
co (America Latina).
ITALIA E MEDIO ORIENTE
Don Paolo Natali
F nato ad Arezzo (Italia) il
24.3. 1925.
Salesiano dal 1941, è stato
ordinato sacerdote nel 1951.
Dal 1972 era Vicario lspettoria-
le nella Ligure-Toscana.
EUROPA CENTRO-NORD
D. Ruggero Van Severen
E' nato a Schuiferskapelle
(West-Vlaanderen, Belgio) il
7.10.1926.
Salesiano dal 1945, è stato
ordinato a Torino nel 1954.
Fatto Direttore nel 1963, dal '65
al '72 è Ispettore del Belgio
Nord: quindi ancora Direttore.
REGIONE IBERICA
Don Giuseppe Rico
E' nato a Candelario (Sala-
manca, Spagna) il 7.2.1924.
Salesiano nel 1941, è ordina-
to sacerdote a Torino nel 1950.
Fatto Direttore nel 1965, e poi
Ispettore a Madrid dal 1972.
18

2.9 Page 19

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IL RETTOR MAGGIORE
Don Egidio
Viganò
E' nato a Sondrio (Italia) il 26.7.1920.
Salesiano dal 1936, nel 1939 parte missio-
nario per Il Cile, paese di cui conserva la cit-
tadinanza
Ordinato sacerdote nel 1947. è per sei anni
Direttore dello Studentato teologico cileno, e
per tre anni Ispettore del Cile.
Dal 1971 appartiene al Consiglio Superiore;
eletto per un sessennio Consigliere per la
Formazione Salesiana e ora Rettor Maggiore.
IL VICARIO DEL
RETTOR MAGGIORE
Don Gaetano Scrivo
E' nato a Serra San Bruno (Catan-
zaro, Italia) il 10.3.1921.
Salesiano dal 1937. è stato ordinato
sacerdote nel 1947.
Direttore dal 1954 a Lecce, Taranto
e Caserta; Ispettore dal 1962 nella
Romano-Sarda.
Fç1 parte del Consiglio Superiore dal
1965: per sei anni è stato Consigliere
per l'apostolato giovanile, e nel ses-
sennio successivo Vicario del Rettor
Maggiore (ora confermato).
FAMIGLIA SALESIANA
Don Giovanni Raineri
E' nato a Schilpario (Bergamo, Italia) il
27.2.1914.
Salesiano nel 1931 , ordinato sacerdote
nel 1939. Direttore negli anni 1950-65;
quindi Ispettore della Ligure-Toscana.
Nel 1971 viene eletto Consigliere per la
Pastorale Adulti, e nel 1977 riconfermato
nello stesso dicastero (che cambia nome),
MISSIONI SALESIANE
Don Bernardo Tohill
E' nato a Bellast (Irlanda del Nord) Il
12.8.1919. Salesiano dal 1937, si reca
missionario in Cina e è ordinato sacerdote
nel 1948 a Shanghai. Ispettore dal '58 al
'65 prima nell'lspettoria Cinese e poi negli
Stati Uniti Ovest.
Nel 1965 viene eletto Consigliere per la
Regione di Ungua Inglese; dal 1971 è
eletto Consigliere per le missioni.
ECONOMATO GENERALE
Don Ruggiero Pilla
E' nato a Pesco Sannita (Benevento,
Italia) Il 27.4.1911. Salesiano dal 1927, è
stato ordinato sacerdote nel 1935.
E' Direttore a Soverato (1940-51 ), poi
Ispettore della Napoletana e Romana.
Nel 1963 è chiamato a tar parte del
Consiglio Superiore come supplente del-
l'Economo Generale, incarico a cui viene
eletto nel '65 e riconfermato sia nel '71
che nel '77.
REGIONE DI
LINGUA INGLESE
Don Giorgio Williams
Nato a Wallasey (Cheshire,
Gran Bretagna) il 21.5.1916.
Salesiano nel 1947, è ordina-
to sacerdote nel 1954.
Nel 1971 è eletto Regionale
della Regione di lingua Inglese.
Viene riconfermato nel 1977.
REGIONE ATLANTICA
Don Walter Bini
E' nato a Sao Paulo (Brasile)
il 31 .5.1930.
Salesiano nel 1947, è ordina-
to sacerdote nel 1959. Direttore
nel 1971 , Ispettore nel '76 del-
l'lspettoria di Campo Grande.
REGIONE ASIATICA
D. Tomaso Panakezham
E' nato a Champakulam (Ke-
rala. India) il 21.1.1930. Sale-
siano nel 1950, è ordinato sa-
cerdote nel 1960.
E' i1 primo salesiano dell'Asia
che viene a far parte del Consi-
glio Superiore.
REGIONE
CARIBE-PACIFICO
Don Sergio Cuevas
E' nato a Valparaiso (Cile) il
9.11.1931.
Salesiano nel 1949, ordinato
a Torino nel 1958. E' stato DI-
rettore dal 1965, poi Ispettore
del Cile dal 1972.
E' il più giovane del Consiglio
Superiore.
19

2.10 Page 20

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DON LUIGI PASA
Vecchio burlone non morirete mai
Cosi hanno apostrofato don Luigi Pasa, morto il 27 agosto scorso. Figura leggendaria di cappellano
militare, don Pasa si era prodigato per alleviare le sorti dei suoi sventurati compagni. E solo alla fine
seppero che egli non era uno dei tanti prigionieri di guerra ma un volontario, che liberamente aveva deciso
di condividere con i soldati la fame, la sete, gli abiti a brandelli, le malattie, la sporcizia e I topi.
« F ·gura dalla taglia vigorosa, dal-
/'at1ivilà inswncabile, dalla
trovata furbesca, - lo ha ricordato 1111
amico compagno di lager, il prof. l.,a;;-
zati, oggi rettore de/l'U11h·ersità Catto-
lica-. Dire don Pasa è dil'e per mille e
rnille di noi LtnO spiraglio di sereno fra
nubi opprimenti, 11na /11ce di ~peranza
in una cupa disperazione, 1111a cer1e;:.:,11
di fede in tanto freddo di incerte::::.e e di
dubbi».
Che cosa abbia fatto in venti /11nghi
mesi di prigionia lo ha raccomato lui
stesso, in tu/la semplicità, in 1111 diario.
E come abbia pot11to scrivere un dia-
110, e porzar/o fuori del lager, è solo
11na delle delle irnprese di questo "vec-
chio burlone». «Fin dai prfrni giorni
della prigionia - si legge nell'introd11-
done - ho segnato giorno per giorno
quanto avveniva intorno a me. Il diario
l'ho tenwo nascosw sempre nella w1/i-
ge11a-altare, in mezzo ai paramenti sa-
cri. E quando mi presentai alla poliz ia
tedesca per la timbratu ra dei cenificati
di cresima da me amministrata, riuscii
ad apporre il timbro su tuttequellecarte
che mi urgevano, e che senza timbro in
una delle tante perquisizioni mi sareb-
bero state slmppate. E' così che ora
posso scendere ai minimi parricolari».
lor0 tra~krimcnto nell' Italia meridio-
nale, ma non lo si potè ra re perché
l'autonom ia degli aerei non era ,uffi-
cientc.
Poi 1'11 seuembre ogni comunica-
:rfone col comando fu intc1To1ta, e i
soldati rimasero in balìa d i se :,tessi.
li briorno dopo \\'crso mezzogiorno
atterrarono s ull'aeroporto d ue Junker
52 tedeschi, e ne scesero una \\'Cntina
di militari cbn armi in pugno. Con-
temporaneamente seppimo di una
colonna tedesca che avanzava verso
di noi. E presto essa arrivò. La sor-
presa fu grande: !.C>lda ti e ufficiali -
salvo a lcuni che profittarono della
confusione per fuggire - si trovarono
falli prigionieri.
Profi ttando anch'io della confusio-
ne, mi diressi pian piano al rcnnonc
su cui svcnwlava il tricolore, e senza
dar sospello feci scorrere la corda nel
più angoscioso ammaina bandiera;
Condensato dal volume
"Tappe di un calvario"
di don Luigi Pasa.
Editrice Sat, Vicenza 1947
Aeropo rto di Aviano, nell'alto Friuli
occidentale. lo fui qui cappellano mi-
litare dal 1935 al settembre '43. Sale-
siano, assegnato al collegio Don Bo-
sco di Pordeno ne, dalla città salivo
regolarmente ogni giorno per la mia
opera assistenziale, prcndcnd<>mi cu-
ra dei caduti, dei prigionieri e dei di-
spersi in Africa e in Grecia.
Dal 25 luglio 1943, quando Badoglio
prese le redini del governo, una terri-
bile incognita turbava la mente di
tutti noi: che cosa faranno i tedeschi?
Come si comporteranno con noi? L'8
settem bre, dichiarato l'armistizio,
s uccesse quel c.:aos che tutti sanno.
Fra ordini, contro rdini e interferenze
dei tedeschi, i comandi finirono col
perdere la tes ta e accelerare il dissol-
vimento dell'esercito italiano.
Prigionieri. Ad Aviano era giunto
l'ordine di preparare gli aer·ci per il
20
piegai il drappo, e lo nascosi sotto la
talare (lo tenni a lungo nella mia vali-
gia, lo portai con me in prigionia e nel
1947 lo restituii ai comandanti del-
l'aeroporto).
11 giorno 13 un ut ficiale tedesco
parlò agli uomini per conoscere c hi
fosse dis posto a cooperare con le for-
✓,C armate germaniche. Su 1200 uomi-
ni solo 5 o 6 risposero di s1. Da quel
momento venimmo trattati come veri
piigionicri.
In qualità di cappellano avevo una
certa libertà di movimento; trascorsi
quelle notti ne lla ca~a salesiana di
Pordenone, di giorno ero al campo.
"Voi dovete rimanere a Pordenone -
mi dice\\'ano gli uffi'Ciali - per conso-
la re le nostre famiglie». «No - preci-
c;ai s ubito - io seguirò la sorte dei
miei a,·ieri. E' mio dovere rima11ere
vicino a lo ro».
li pomeriggio del 15 i tedeschi mi
sorpre:,ero a parlare con gli avieri e mi
misero in prigione: senza permesso
non potevo farlo. Risposi: «Sono i
miei al'ieri, e io il loro cappellano». Mi
rimisero in libcnà.
Intanto chi poteva fuggiva; la gente.
di Pordeno ne veniva a gettare di na-
scosto fagotti con abiti civili. Molti
soldati ita liani non profittarono del-
l'occasione, persuasi che con l'armi-
stizio tulio sarebbe presto finito:
questione di pochi giorni.
Domenica 19, a sera, corsero al col-
legio ad avvertirmi che i soldati sa-
rebbero partiti il ma ttino seguente. Li
raggiu nsi alla stazione: erano abbat-
tuti e afflitti. Mi accolsero con un'e-
splosione di gioia (un'esplosione che
serbo ancora nel cuore come un ri-
cordo sacro).
La popolazione offriva viveri, siga-
rette, frutta, denaro. Arrivò anche il
direttore dell'oratorio, con i suoi ra-
gazzi, tutti carichi di roba: pane, vino,
perfino polenta...
Ecco. giunse in stazione una lunga
tradotta di carri bestiame, già piena di
italiani destinati alla deportazione.
Fecero salire anche i nostri soldati. Io
avevo un solo desiderio: avvicinarli
tutti, lasciarmi semplicemente vede-
re, perché sapessero che c'era con lo-
ro una persona che nei momenti dif-
ficili avrebbe saputo parlare al loro
s piiito. Una sentinella mi prende per
il braccio: o salivo s u un carro, oppure
andavo Iuori dai piedi. Salii...

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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1. Il lager di Sandbostel
E cominciò il nostro viaggio verso
l'ignoto. Le stazioni erano sorvegliate,
le sentinelle ~paravano a chi acce n-
nava a fuggire. Quando il treno ral-
lentava nelle curve, qualche soldato si
bullava giù a rischio di rompersi una
gamba e di ricevere una fucilata.
A ogni paese che lasciavamo, al-
lontanandoci forzalameme, la tri-
stezza aumentava, si cambiava in an-
goscia. Andavamo in Germania. Ma a
chc fare? A la\\'orarc? O volevano farci
comballcrc? Da un pezzo avevamo
passato il confine. Sentivamo freddo,
tanto freddo. freddo e fame. Ed era-
vamo sfiniti. Qualcuno diceva che
andavamo tulti alla morte... Io inco-
raggiavo, ma anche in fondo al mio
cuore ogni fiducia svaniva.
Giungemmo a Monaco. Un aviere
aveva spono la testa fuori della porta
scorrevole; una senunella chiuse con
rabbia e lo [erì. Avanti, avanti... A una
stazione ci fecero scc.r:idere. Leggem-
mo il nome Bremervorder. Che loca-
lità è? Avevo in lasca la cartina della
Germania, strappata all'ultimo mo-
mento da un a tlantino. La tirai fuori
per guardarla, e gli avieri mi si affol-
larono attorno. Due sentinelle piom-
barono di corsa, una mi strappò di
mano la cartina, l'altra mi colpì con
due ceffoni.
Ci incolonnarono, ci fecero marcia-
re. Eravamo stanchi, affamati, asse-
tati, la vista mi si appannava. Cam-
minavo a stento in testa alla colonna,
sotto il peso del bagaglio. La testa mi
girava. Ma dovevo reggere: ero di-
ventato il padre di tutti quei soldati.
Centomila. Camminiamo per 15
km., cd ecco un campo di concentra-
mento: si chiama Stalag XB, è nasco-
sto nella grande brughiera di Sand-
bostel fra Amburgo e Brema (come
sapremo più tardi). Reticolati, torret-
te di legno simili a pozzi di petrolio, e
senunelle pronte a sparare.
All'entrata subiamo una visita me-
ticolosa: ci tolgono il denaro, l'oro, il
vino, i liquori. Un italiano esce dal
gnrppo dei tedeschi e mi chiama in
disparte: « Voi siete intelligente, non
vorrete tradire la patria: venite a par-
lare ai soldati. dite che collaborino
con i tedeschi, e sarete libero di tor-
nare in rtalia». «lo in llalia ero libero
di rimanere- gli rispondo - . lo sono
cappellano militare: il mio compito è
l'assistenza spirituale, non politica».
« Siete un traditore!», e con uno spin-
tone mi manda contro il reucolato.
Mi mettono con i 700 ufficiali ita-
liani. Ma Sandbostel è enorme e mo-
struosa: ci sono militari russi, france-
si, inglesi, belgi, serbi; in tutto cento-
mila prigionieri!
Dovunque si scorgevano sentinelle.
Due volte al giorno l'appello. Priva-
-- .. ~o...u,..,..,, )I e
otT•-•"'
«Camminavo a stento, la testa ml girava... Ma dovevo reggere: ero diventato padre per quei
soldatl• (I disegni dell'articolo sono stati eseguiti nel lager dall'ufflclale M. Tomadlnl).
Un pazzo o che altro?
Il• Mattino » di Napoli il 16.9.1977 accompagnava la notizia della morte di don
Pasa con questo trafiletto. scritto da un compagno di prigionia.
Vecchio burlone, volete farci credere d i essere morto? Via, don Pasa, voi non
morirete mal. O almeno qualcosa di voi resterà su questo mondo. finché sarà vivo
uno solo di coloro che vi conobbero nel lager di Wietzendorf.
Non sono sentimentalismi, o trasposizioni verbali di lacrime non versate. Il fatto
è. don Pasa (sia brutalmente detto), che il vostro ricordo fa comodo al superstiti ex
internali. A volte quando la vita sembra una favola insensata che non vale la pena di
stare a sentire fino in fondo. l'eco del vostri passi risuona ancora, e conforta più del
discorso di un teologo. L"eco dì quei passi rapidi e spavaldi, sulla torba di Sandbostel
o sulla neve di Wietzendorf...
In verità, più che un salesiano e un cappellano, sembravate un maggiore dei
bersaglieri sui punto di mandare all'assalto il suo battaglione. Rude e gentile era il
vostro linguaggio. Vedendovi trascorrere scarnito, sicuro e veloce il ·campo, non
c'era alcuno che non si rammentasse - se un improvviso scoramento glielo aveva
fatto dimenticare - come deve comportarsi un vero uomo dinanzi alla fame, al
freddo, a un futuro aperto a oscuri pericoli.
Ma voi - per ciò vi chiamo burlone - a nessuno avevate detto che eravate
andato volontario in quel luoghi di disperazione stata poi qualche agenzia di
stampa a farlo sapere). Siete stato dunque un pazzo, o che altro?
Comunque voi fate comodo, e sono ancora migliaia le persone che non accet-
tano la notizia della vostra morte. Allora dovete rassegnarvi a restare vivo In qualche
modo ancora per qualche anno, su questa terra, sia pure nel palpito di cuori non tutti
degni di voi.
VITTORIO SALABELLE
7Joni, umiliazioni. Fame, freddo, ma-
lessere fisico. E negli uomini nasceva
un i,'Tàndc bisogno di nulrirsi di fede.
Cercavano il cappellano, volevano
parlare, confessarsi, ricevere la co-
munione. Giravo per il campo, parla-
vo, ascoltavo, confessavo. Quante la-
crime ho visto e ho anche versato.
Un giorno molti soldati partirono,
avviali ai campi di lavoro: forse non
avrebbero più incontrato il sacerdote.
Detti loro l'assoluzione genèrale.
Le autorità del campo un altro
giorno avvertirono che esso non era
adatto agli ufficiali, che ci sarebbe
stato un trasfel"imento. Quanto a me,
ero libero di rimanere con gli avieri.
Ma al giorno stabilito mi costrinsero a
partire con gli ufficiali.
In cerca di un lager. li 4 ottobre
venimmo svegliati alle 4 del mattino e
messi in fila per cinque. E per prima
cosa ci contarono. Sembrava una
mania, decine di volte ci conteranno
durante quel viaggio. All'uscita dal
campo ci fecero passare in una ba-
racca per una perquisizione melico-
losissima del bagaglio. Se qualcosa
era stato salvato dalle perquisizioni
precedenli, allot'a ci fu tolto lutto.
Alla stazione non ci furono carri
bestiame per tutti, e alcuni furono
«costretu» a viaggiare in ter✓.a classe.
Passammo per Berlino: ci colse un
bombardamento aereo. "Più avanti
leggemmo un nome, Posen. Eravamo
in Polonia. Avanti... A Deblin ci fecero
scendere. Era il 7 ottobre, festa del
Rosario. Qualche ufficiale suggerì di
recitare il rosario: saltai su un carro
bestiame e mi segnai. Gli altri si uni-
rono alla preghiera. Gruppi di polac-
chi che lavoravano sotto la sorve-
glianza dei mitra nazisti, unirono le
loro voci aUe nostre senza interrom-
pere il lavoro...
Deblin era così stipala di prigionieri
che non c'era posto per noi. Tenen-
doci in fila, ci fecero ingollare una
sbobba pressochè immangiabile, e
poi ci rimisero sul treno. Lublino: non
c'era posto. Leopoli: neppu re. Ci ri-
portarono a Varsavia, e poi a Zegze.
Sette chilometri più in là, percorsi a
piedi, ci accolse finalmente il campo
21

3.2 Page 22

▲back to top
di Benjaminow denominato Stamm-
lager 333.
2. Il lager di Benjaminow
Le baracche erano luride. Cimici,
pulci, pidocchi, topi. E 200 ufficiali
per baracca. I gabinetti in una barac-
ca fuori mano, senza porte e finestre,
consistevano in una grande buca. Più
di uno vi cadrà dentro.
Avemmo un pagliericcio di carta;
qualcuno, fortunato, riuscì a trovare
un po' di trucioli da mellervi dentro.
Ma eravamo così stanchi che dor-
mimmo bene ugualmente, senza
nemmeno sentire gli assalti dei pa-
rassiti. fn barba alla severa perquisi-
zione, eravamo riusciti a far entrare
nel lager, martelH, tenaglie, perfino
una radio campale.
Fino allora avevamo conservato il
nostro nome e cognome; ora venim-
mo immatricolati e diventammo un
numero. Era il 12 ouobre 1943. Ci
tennero in cortile al freddo per ore e
ore. Uno per uno entravamo nella ba-
racca del comando e declinavamo le
generalità, cioè deponevamo la nostra
personalità in cambio di un numero.
lo divenni la matricola 4765.
TI cibo: poco pane di farina di
pioppo, sbobba di miglio e rape, a
turno pochi grammi di margarina o
marmelJata deteriorata.
L'I I novembre un generale della
Repubblica Sociale llaliana venne a
parlarci. Ci esortò ad aprire gli occhi
sulla nuova realtà. e ci invitò a «col-
laborare». Un pugno di ufficiali, una
trentina in tuIlo, aderirono: iJ genera-
le se ne andò palesemente seccato.
Bisognava alleviare il grigio di
quella vita. Sorse un gruppo filo-
drammatico, poi un'orchestrina e una
schola cantorum che ravvivarono le
funzioni liturgiche.
Come si seppe che ero salesiano, mi
spuntarono attorno come funghi gli
Exallievi di Don Bosco; decidemmo
di riunirci ogni 24 del mese. Deci-
demmo che se fossimo tornati vivi a
casa, avremmo compiuto un pellegri-
naggio tutti insieme a Val<locco.
Erano molti anche i giovani dell'A-
zione Cattolica, ed essi pure presero a
1iunirsi due volte alla settimana: un
incontro di carallerc organizzativo, e
un altro di carallere culturale. Furono
oggetto di riflessione le encicliche so-
ciali dei Papi.
Cinque uova. li 24 ottobre passeg-
giavo con un altro cappellano lungo
l'estremità del campo che dava sul
bosco. Al di là, alcune donne polacche
con i loro bambini. Tra noi e loro le
sentinelle. Quando la sentinella ci
volse le spalle, uno dei bambini trot-
terellò vicino al reticolato, buttò alcu-
ne mele, con le punte delle dita mi
mandò un bacio, e scappò via. La
22
sentinella ripassò, e il bambino tornò
di corsa con altre mele dategli dalla
mamma: le buttò, e di nuovo corse a
nascondersi.
L'indomani uno dei polacchi che
lavoravano nel campo, mi portò di
nascosto cinque uova. Le cuocemmo,
e le dividemmo tra i 13 cappellani del
campo.
Saputo che ero salesiano, quel bra-
vo polacco mi consigliò di scrivere ai
salesiani di Varsavia. lndirizzaj all'I-
spettore, e il giorno dopo gli conse-
gnai la lellera. Ricevelli pacchi, con
pane bianco, salame e sii,rarelte. l
pan-oci dei dintorni, sempre allraver-
so quel bravo polacco che rischiava
forte, mi fornirono di ostie e vino per
la messa. TI farmacista, di medicine.
Era il cuore della Polonia callolica.
che s perimentammo in tante occasio-
ni.
Un pacco. I malati più gravi erano
portati all'ospedale di Varsavia. Quelli
che tornavano mi dicevano: « Perché
non è venuto a trovarci?» In realtà
avevo chiesto il permesso, ma non mi
era stato concesso.
Il 17 febbraio mi feci coraggio e
scrissi nientemeno che al Papa. Scris-
si pure al NumJo Apostolico di Berli-
no. Le lettere furono inoltrate di na-
scosto, e non so se arrivarono a desti-
nazione. Anche la Croce Rossa venne
informata di noi e delle nostre estre-
Allora il permesso ce lo prendemmo
da soli. Le baracche erano 30, ne
toccò più di una ciascuno. Gli ufficiali
si prodigarono nel costruire in ogni
baracca un piccolo altare: andarono a
gara, con entusiasmo di fanciulli, a
chi faceva meglio. Il 9 dicembre trovo
su un altare una piccola statua della
Madonna: era una povera statuetta
mutilata delle braccia. che un ufficia-
le aveva raccolto sul fronte italo-
franccsc, ferita da una scheggia: se
l'era portata sempre dietro, fino in
Albania.
Una coperta serviva per addobbare
l'altare. Un ferro sospeso a un trave
serviva da campana.
La parola magica. li 19 ottobre un
cappellano fu sorpreso da una senti-
nella mentre celebrava. «Chi vi ha
dato l'ordine?», domandò furioso.« li
cappellano capo, don Pasa». «Egli
non poteva dare quest'ordine. lo an-
dare da lui».
Venne e si mise a gridare. Fu allora
che scoprii il valore di una parola
dall'effcllo magico su quei rudi sol-
dati: «Vaticano». «Noi siamo cattoli-
ci, non pagani, noi sacerdoti cattolici
abbiamo l'obbligo di celebrare ogni
giorno. E poi io sono del Vaticano».
Rimase interdetto. Qualche tempo
dopo, mi aiutò a costruire l'altare
della baracca 12...
I miei carcerieri non volevano che
A sinistra: un ufficiale che per lavarsi s'era avvicinato pericolosamente al reUcolalo, viene ucciso
dalla sentinella. A destra: una perquisizione.
me necessità.
Un giorno ricevemmo un grosso
pacco. Conterrà cibo... Radunai i pri-
gionieri della baracca e dissi loro:
« Per tutti, non basta. Siamo generosi,
e destiniamo quanto contiene ai no-
stri malati». Furono d'accordo. Aprii
e vennero fuori ... un pallone da calcio
e un paio di guantoni da pugilato.
La Madonna mutilata. A noi cap-
pellani militari non veniva concesso
di celebrare la messa per i prigionieri.
io parlassi durante le celebrazioni. Ma
l'ho sempre fatto, alla fine della mes-
sa, anche senza il nulla osta. Anzi,
presi a girare le baracche ogni giorno
per recitare il rosario. E in ogni ba-
racca prima di partire dicevo due pa-
role d'incoraggiamento, aggiungendo
le notizie che mi venivano fornite da
chi ascoltava la radio clandestina.
Cominciavo quel giro alle 14 e lo fini-
vo alte 21. Come entravo, smellevano
di giocare, pregavano con me, ascol-
tavano avidi le no tizie. Che esplosione

3.3 Page 23

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di gioia quando erano buone... Sullo
scorcio del ·43 avemmo l'impressione
che lutto sarebbe rinito molto in fret-
ta. Invece...
Il « servizio religioso» influiva in
profondità su quegli animi travagliati.
La prigionia è il tempo del silenzio,
della riflessione. Tornano alla mente
le memorie più care, il paese natio, la
fede della fanciullcz1.a. li sacerdote
che vive con loro e come loro, attra-
verso la stessa miseria, sollo la neve o
la pioggia nelle estenuanti ore degli
appelli, mangiando la stessa sbobba,
diventa figura preziosa e insostituibi-
le. l:. il prete si accorge che anche i
«lontani» non sono callivi, come ma-
ga1i aveva potuto credere, ma molto
spesso dei malati nell'anima che na-
scondono problemi e soffcren1.c an-
goscianti.
La sera del I" novembre eravamo al
solito all'aperto per l'appello. Oltre il
reticolato, il cimitero del campo che
conteneva dalle 30 alle 40 mila tombe.
Con l'aumentare del buio notammo
qualcosa di insolito, qualche lumino
acceso nel cimitero. Man mano i lu-
mini aumentavano: gli abitanti dei
dintorni, i polacchi, con quel gesto
venivano a dire la loro fede e la loro
solidarietà con i prigionieri.
Il 7 dicembre mi chiamarono a l
campo tedesco: « Volete andarvene?,,
« Per dove?» « Forse per l'Ttali~ ». « No
- risposi - . Il cappellano resta qui
finché c'è un soldato».
La fiaba di Natale. Per la novena di
Natale passammo ogni sera in tulle le
baracche. Una fisarmonica accompa-
gnava il canto delle profezie. Con cose
da nulla ma sovente con vera arte
vennero costruiti i presepi. A vederli
non potevamo trancnere le lacrime.
La nolle santa faceva freddo da mo-
rire, ma in 2.000 pigiati in una baracca
ci scaldavamo tulli insieme. Nel po-
me1iggio del 25 la Cilodrammatica si
produsse in LITI lavoro da I titolo « La
fiaba di Natale». Auto1·c, uno dei pri-
gionieri: il tenente Giovanni Guare-
schi, il noto scrillore.
Una mallina celebravo nella barac-
ca 12. I soldati venivano a inginoc-
chiarsi, ricevevano la comunione, poi
si alzavano per tornare al posto. Due
di essi alzatisi, rimasero un allimo
immobili a guardarsi, poi si gettarono
l'uno nelle braccia dell'altro. Erano
cugini, erano prigionieri nello stesso
campo. e non lo sapevano: se n·erano
accorti nel momento della comunio-
ne.
Un altro giorno circolò la voce che
saremmo stati trasferiti in altro cam-
po. La vita a Benjaminow era un in-
ferno, ma cambiare non ci appariva
un piacevole diversivo. La debolezza
ci portava a una specie di sonnolenza,
di assopimento, di letargo. Ci voleva
poco a immaginare incontro a quali
fatiche e sofferenze stavamo andan-
do. Lasciammo il campo il 12 marzo
1944, verso t.lestinazionc ignota.
3. Di nuovo a Sandbostel
Ci svegliarono alle 4 e subilo cele-
brai per i 2.000 partenti. Erano venuti
a prelevarci reparti della pol.izia di
Berlino. L'ordine era di non portarci
dietTO niente, se non asciugamano e
sapone. I bagagli viaggiavano a parte.
La perquisizione fu minuziosa: ci tol-
sero di dosso tutti i vestiti, e frugarono
anche le scarpe.
Alla stazione di Zegzc trovammo i
ca1Ti bestiame. Ci misero così fitti su
ciascun carro che non potevamo
muoverci. Dovevamo rimanere sem-
richiamarono alla realtà: avanti, sal-
tare sui carri, si ripartiva. La mattina
del 16 ci fecero di nuovo scendere.
Era un posto noto: Bremervordcr in
Germania, 15 chilometri da Sandbo-
stel.
E ripercorremmo il calvario dei 15
inlem,inabili chilometri che ci sepa-
ravano dal campo. Partendo ci ave-
vano dato viveri per due giorni, il
viaggio era duralo 5 giorni.
Le coperte. Trovammo i nostri ba-
gagli scaricati in mezzo a un cortile,
sotto la pioggia e alleggeriti dalle per-
Sandboslel; le cresime. Uno schlaffetto, e l'ulflclale dell'esercito diventa anche soldato di Cristo.
pre in piedi. Le porte dei cani venne-
ro chiuse alle 15; partimmo il giomo
dopo alle IO, e in tutta la lunga allesa
le porte non vennero aperte. Credo
non occorra scendere a particolari sul
modo in cui ci trovammo, così pigiati
e chiusi, nell'impossibilità di soddi-
sfare in maniera dignitosa alle neces-
sità più elementari. Perché portarci a
soffrire così? Nevicava. Perché tener-
ci al freddo per quelle J9 inutil.i ore?
Finalmente si partì, e alle 13 erava-
mo a Varsavia. La destinaLione finale
1imancva un mistero. Ora vedendo il
IJ·eno diretto a nord ci accoglieva lo
scoraggiamento (qualcuno aveva ti-
rato fu01i il nome della Norvegia); ora
il treno puntava a sud, verso l'Italia, e
il cuore si allargava di spcra.nza. Scese
la notte e ci si accasciava l'uno sul-
l'altro, e si litigava per J'impossibilità
di trovare un appoggio. All'alba del 14
scoprimmo dalle fessure del carro che
continuava a nevicare. Alle sci di sera,
giunti a una staz.ione, ci fecero scen-
dere. Le sentinelle erano auomo con i
fucili spianati. Affondavamo nella
neve le scarpe sporche di lordura. ln
quelle condizioni udimmo il suono
delle campane. Da mesi non le udiva-
mo, e ci parvero un sogno, un'illusio-
ne, una derisione per farci soffrire di
più. Ci guardavamo come a llucinati
immaginando che fossero le campane
della propria chiesa...
Le sentinelle con i calci dei fucili ci
quisizioni. Venni assegnato alla ba-
racca 198. Entrare e accasciarmi a
terra fu tutt"uno. Venne distribuito un
po' di cibo (da tre giorni non si man-
giava), lo divorammo, e cademmo in
un sonno profondo pieno di incubi. Al
mattino non mi sentii di celebrare la
messa, non riuscivo a reggermi in
piedi.
E si ricominciò con gli appelli, due
al giorno, per ore e ore. Ricordo il 20
marto: rimanemmo impalati nel cor-
tile, muti, per 5 ore, durante le quali
era nevicalo, grandinato e piovuto.
A poco a poco tornammo alla vita
«normale» del campo. Fu scelto tra i
prigionieri il comandante che ci rap-
presentava di fronte alla Gestapo, la
nobile figura del Lenente di vascello
Giuseppe Brignole, medaglia d'oro.
Era l'uomo che ci voleva. Presto le
sentinelle cominciarono a requisirci
le coperte: quelle militari perché era-
no militari: e quelle civili perché era-
no... civili. Brignole andò al comando
tedesco, e disse senza mezzi termini:
« Vi credevo galantuomini, ora mi ac-
corgo che siete dei ladri». Le coperte
ci vennero restituite.
La musica. E riorganiz7.ammo la
musica. TI maestro Maggioli, compo-
sitore e organista, mise su i cori e
un'orchestra. Compose una «messa
dei prigionieri». un mottelto in onore
di Don Bosco e una quantità di altra
23

3.4 Page 24

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musica sacra. Prosciugando un aval-
lamcnto del terreno, e liberandolo dal
ciarpame, ottenemmo una piccola
arena per le recite. Tulle le festività
erano allietate dalla musica.
Concerti. cori, conferenze, tratteni-
menti... Diventarono uno straordina-
rio s upplem ento al magro cibo che ci
passava il la_ger.
Altro conforto veniva ai prigionieri
dalla fede. Ottenemmo un ambiente
da adibire a cappella, ma alla dome-
nica la messa era celebrata nel piaz-
zale più vasto. A sera, dopo l'ultimo
appello, se il tempo era buono si reci-
tava il rosario all'aperto. Il numero
dei cappellani era salito di molto: ar-
rivammo a essere anche 60. L'Azione
Cauolica fu rimessa in piedi. i corsi di
cullura si moltiplicarono. Uomini
pieni di [ede impregnavano l'ambien-
te con la loro ricchezza interiore. « In
mezzo alla fame. al freddo, a tulle le
~offerenze - mi ricorderà più tardi
uno scampato - eravamo più buoni
di oggi».
Mons. Orsenigo. Un giorno pensai
di interessarlo alla nosu·a sorte. Ma
come raggiungerlo? Accompagnato
da un interprete mi presentai al co-
mando della Gestapo. La risposta fu
che non potevo scrivergli. Qualche
giorno dopo tornai alla carica sfode-
rando la mia parola magica: parlai del
Vaticano.• Potreste perdere la guerra,
e allora diplomaticamente pagherete
caro questo vostro rifiuto». Era una
ballula così inverosimile che lasciò
interdetli i comandanti del campo.
«Chiederemo il permesso a Berlino»,
risposero, e furono di parola: il per-
messo venne. Mi chiusi in una barac-
ca e scrissi una lettera di otto pagine.
Descrivendo la situazione disumana, i
70 morti già avuti, le migliaia di ma-
lati. Invitavo il Nunzio a venirci a tTo-
vare.
Portai la leucra a un poliziotto. gli
dfilai un pacchetto di sigarette, e ot-
tenni che stampigliasse « verificato
per censura» senza che l'a,·essc nep-
pure aperta.
Tra i prigionieri tanti eulllevi di Don Bosco, e anche tanti aatesianl: nella loto don Vincenzo
Craviolto (a sinistra), e don Michele Obbermlto (a destra, col cappello da alpino).
Le medicine. La mancanza di me-
dicinali era assai grave. Spesso si
avt:va malati in condizioni pietose, e
non c'era un po' di chinino o un'inie-
zione da fare: le medicine più sempli-
ci avrebbero salvato molte vite. Mi
misi a girare di baracca in baracca,
dicendo che la Provvidenza ci avreb-
be aiutato se noi avessimo fatto qual-
cosa per i nostri malati. Quanto era
stato tenuto gelosamente nascosto -
bende. cotone idrofilo, medicine -
saltò fuori dalle valigette e dai ripo-
stigli. Qualche volta portammo tutto
sull'altare, come un'offerta, cd era
davvero l'offerla della carità cristia-
na.
Più tardi la situazione migliorò: ar-
rivarono i medicinali del Papa e vari
altri soccorsi, ottenuti dal Nunzio
della Santa Sede a Berlino, mons. Ce-
sare Orsenigo.
24
Mons. Orsenigo mi confidò più tar-
di che non liusciva a credere che una
lettera così esplosiva potesse essere
giunta fino a lui. Ma allora rispose (in
data 30.6.J 944): « Una visila l'ino a voi
è un mio antico desiderio, ma non di-
spongo di sufficiente carburante an-
che uti(i7..zando i treni». Solo uno
scaltrito diplomatico come lui avr·eb-
be potuto scrivere un non-senso del
genere, il cui significato del resto mi
risultò chiarissimo. Non gli crn stato
concesso di (arei visita, perché iJ no-
st-ro era un «campo di punizione».
Ma mons. Orsenigo non ci abban-
donò. Ricevemmo auraverso lui mol-
tissimi pacchi, dono del Papa, o d'al-
tra provenienza. E ottenne che potes-
simo inviare notizie ai nostri cari lon-
tani. lo raccoglievo i messaggi (ne
misi insieme ottomila in cinque mesi),
e glieli trasmelle,·o. Dapprima il
Nunzio li inviava via radio, ma quan-
do furono troppi li inoltrò con valigia
cliplomalica.
E attraverso il Nunzio giunsero an-
che le risposte dalle famiglie. Ricordo
che mandavo a chiamare gli interes-
sati nella mia baracca, e li informavo.
Piangevano dalla gioia, e io piangevo
con loro.
Le radio. Prigionieri venuti dalla
Grecia erano riuscili a portarsi dielro
delle buone radio campali. Ci furono
di enorme utilità e sollievo: venivamo
informati della situazione militare,
della patr-ia lontana. Un tenente
ascoltava le trasmissioni, un altro re-
digeva ogni sera i bollettini. Lo sbarco
degli Alleati ad Anzio. la liberazione di
Roma, li apprendemmo in questo
modo. AnLi, quest'ultima notizia
lummo noi a comunicarla... alle no-
stre sentinelle.
Gli uomini della Gestapo sapevano
che ave,·amo le radio, c'era qualche
spia tra noi. Una delle no~trc guardie,
un caporale piccolo e buono. cauoli-
..:o. mi era diventato amico, e mi aiu-
tava per quanto poteva. Mi diceva:
« State attenti! Tra voi ci sono delle
spie». Un giorno giunse a precisare:
« La spia è i.I tale. Guardatevene!»
Conseguenza delle de lazioni furono
le perquisizioni per scoprire le radio.
Furono numerose. Un giorno gli uo-
mini della Gestapo arri,·arono con
dicci sacchi. sicuri di riempirli di ma-
teriale proibito. Ci fecero uscire dalle
baracche e cominciarono la perquisi-
zione. Frugarono ogni angolo, butta-
rono all'aria tutto (nell'infermeria
schiodarono il pavimento). ma non
trovai·ono le radio. Alla finl' contaro-
no i sacchi vuoti: erano solo piiL nove.'
Qualche prigioniero ne aveva fatto
sparire uno.
E le radio? Erano con noi. Cuori. al-
l'aperto, sotto i cappolli, appesi a uno
spago.
I pacchi dall'Italia. Presero ad arri-
vare pacchi dall'llalia, mandati dalle
famiglie. Ma giungevano solo dal
Settentrione (la guerra impediva le
comunicazioni con il Centro e il Sud),
e giungevano a pochi. Uno riceveva e
un altrn no, uno aveva pane bianco da
masticare e un altro se ne stava ap-
partato e avvilito. Era uno spettacolo
insopportabile. Presi di nuovo a girare
di baracca in baracca, tendendo la
mano. E tutti mi davano qualcosa dai
loro pacchi. Magari poco, ma l'insie-
me alla fine risultava considerevole. Il
mio posto si riempì di scatolette e
sacchettini; a sera non sapevo più
dove mettermi a dormire. E ogni tan-
to, si faceva la distribuzione a chi era
più nel bisogno.
te cresime. Molti soldati non ave-
vano ricevuto la cresima e ne scrissi al
Nunzio invitandolo a venire tra noi.
Mons. Orsenigo rispose che non po·
teva (più esattamente non lo lascia-

3.5 Page 25

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vano); ma mi autorizzò ad ammm1-
strare la cresima a suo no me. Con un
corso di religione preparammo i sol-
dati. Ed essi prepararono un altare
nella piccola arena. C'era anche un
bel quadro, dipinto per l'occasione, s u
pezzi di carta tenuti insieme con pun-
tine da disegno. Furono 84 i cresimati,
e alcuni solda ti fecero la Prima Co-
munione. Altri s i presentaro no, a n-
ch'essi sen,.a cresima. e organizzam-
mo altri corsi e a ltre funzioni. Ci fu
qualche banesimo. Le funzioni erano
sentite fino alla commozione e alle
lacrime, la fede ci univa sempre più.
Il tifo. rn settembre scoppiò il tifo
petecchia le. I colpili dovevano essere
subito isolati; m a dove, se non c'era
posto? Non era il caso di scherzare, i
russi nel reparto vicino molivano co-
me mosche. Fu utilizzata la cappella.
Eravamo sporchi, senza biancheria di
Jicambio, e l'acqua difettava. Come
difenderci? Svuotammo le baracche,
disinlenammo LUllo, bruciammo ogni
cosa superflua. Per parecchi giorni
pulizia radicale, dalla mattina a lla se-
ra. Fummo fortunali: iJ tifo non s i ge-
neralizzò. Ci fu un solo morto, e una
ventina di malati che s i ripresero.
Avemmo anche un'altra fortuna: per
tutto il te mpo del pericolo, i nostri
carcerieri girarono alla larga e ci la-
sciarono in pace.
Veri delitti. Le sentine lle fecero più
vittime del tifo. Veri delitti. Ricordo
un tenente che in magliena e con
asciugamano si avvicinò a una pompa
presso il reticolato. La guardia della
torrella lo prese di mira con calma. e
fece fuoco. Ricordo un allro uffi ciale
felito dalle sentinelle: da un'ora gia-
ceva al suolo, senza che fosse possi-
bile soccorrerlo. Lo raggiunsi, a l cap-
pe llano non spararono. Aveva una fe-
rita profonda all'addome. Mi parlò
d e lla moglie e della figlia con l'ango-
scia di chi sente prossima la fine. Ot-
tenni c he lo ricoverassero all'ospeda-
le. Andò sotto i reni, e l'o perazione
riuscì. Mo 1ì il giorno dopo per bron-
copolmonite.
L'inverno era feroce, i mo rti di ma-
lattia e di stento si facevano sempre
più numerosi, una grande tristezza
invadeva il campo. E s ulla Iinc di
gennaio, la notizia che il campo sa-
rebbe stato svuotato. Le partcn7.e co-
minc iarono, a piccoli contingenti. Nel
cuore dell'inverno, sotto la tormenta.
Pe r noi c he restavamo, la s bobba s i
fece ancor più scarsa: 500 gramm i di
rape, una fetta di pane nero di 13-0
grammi, e 125 grammi di patate. E
sempre que i lunghi appelli, e le per-
quis izioni...
Il 26 marzo toccò a noi partire. An-
co1-a una volta il calvario di quei 15
chilometri. Eravamo mezzo m orti,
ma volenti o nolenti dovevamo cam-
minare. Alla stazione i soliti carri be-
stia me. Mo lti si sentivano male. Ma
avanti... Il convoglio si le rmò in una
E don Pasa rientrò nei ranghi
Trenta giorni dopo la « liberazione•, ufficiali e soldati italiani erano ancora
n~I campo, e nessuno in Itali~ o altrove aveva trovato tempo e modo di occuparsi
d1 l~ro. Don Pasa s1 ~resento al comando inglese chiedendo di poter tornare in
Italia. Partl 1112 maggio 1945, con lettere per il governo italiano e per il Papa con
l'e_lenco degli 8 mila uomini del campo, e i loro messaggi per le famiglie. Saltò sul
pnmo autocarro che 911 capitò e attraverso Belgio e Francia arrivò a Roma il 23
mag_gio. Il giorno dopo era ricevuto da Myron Taylor, il rappresentante degli Stati
Uniti presso la Santa Sede. Poi davanti a una commissione Interministeriale
Italiana espose in tre sedute la situazione degli internati e l'urgenza del rimpatrio.
Il 29 era ricevuto da Pio Xli.
Intanto la Radio Vaticana trasmetteva le notizie alle singole famiglie. e ci fu
un accorrere a Roma di genitori e parenti: si dovette improvvisare un ufficio in cui
don Pasa potesse ricevere tutti quelli che cercavano informazioni.
Il governo italiano non riusciva ancora a mettere insieme mezzi di trasporto·
la Missione Pontificia invece stava organizzando un'autocolonna. Don Pasa vi si
unì:
che
il 7 luglio
subito gli
p~affrit~i ?da_laMv\\islaitnaoa,_1i 'c1a1msipiin_dceolnlatr_azvoanaa
lnnsbruck con mons.
nord della Germania.
Orsenigo
1115 lugliÒ
don Pa~a _comincio 11 pnmo_g1ro: 4 mila chilometri e 30 campi visitati. Indescrivi-
bile l_a .91o!a quand_o arrivò finalmente a Wietzendorf, portando ai suoi compagni
d1 prigionia la corrispondenza e i pacchi dei parenti.
Do~o Il primo giro, don Pasa in agosto ne compì un secondo per distribuire i
soccorsi e provvedere ai rimpatri più urgenti; un terzo in settembre, un quarto in
ottobre e In novembre.
_Coml:)lessivamente p~rcorse 30 mila Km, visitò un centinaio dì campi, una
ventina d1 ospedali, una cinquantina di cimiteri di guerra, avvicinando 150 mila
italiani ~quasi _100 mila prigionieri di altre nazionalità. E quando tutti i prigionieri
furono nentrat1 a casa loro, anche don Pasa rientrò nei ranghi.
stazione per 24 ore, e noi sempre
chiusi. Supplicavamo che c i aprisse-
ro, un soldato rispose: «Crepate!»
Il 28 marzo arri,·ammo a Wie tzen-
dorf.
4. Il lager di Wietzendorf
11 nuovo campo, dapprima destina-
to ai russi, era poi stato dichiarato
inabitabile dalle Commissio ni sanita-
rie tedesche. Dal seuembre 1943 ave-
va però accolto decine di miglia ia di
solda ti italiani, e dal gennaio 1944 -
senza alcuna miglioria di abitabilità o
di igiene - era s tato ritenuto idoneo
ad accogliere gli ufficiali italiani. Nel-
le baraccbe non riscaldate d 'inverno
pendevano i ghiaccioli; dai tetli fiJ-
trava l'acqua; al posto dei vetri c'era
carto ne. Si e bbero numerosi casi di
cornogeelbabmi einl toco. nforto di trovare vari
miei confrate lli salesiani, cappellani
militari: don Giacomo Manente, don
Mario Romani, don Vincenzo Cra-
viouo, don Michele Obberrnito, d o n
Ettore Gamaleo, don Vittorio Loren-
zalli.
Durante i frcquemi a llarmi aerei ci
era proibito mctler fuod il naso dalle
baracche (le sentinelle s paravano a
vis ta), e così stavamo rinc hius i gran
parte della giornata. Di nollc a te nerci
a llegri c'erano i topi: c i cammina vano
a ddosso, ci m ordevano, ci s vegliava-
no di soprassalto.
Il 13 aprile fummo svegliati da
scoppi fragorosi; un'ora dopo seppi-
mo cbe i te deschi in ritirata avevano
fatto saltare i ponti della zona. E su-
bito un 'altra notizia e lettrizzante: le
to rreue erano prive di sentinelle, gli
sbirri della Gestapo erano fuggiti...
Ci tendevamo la mano, ce la strin-
gevamo, la gioia ci accendeva le pu-
pille come solo sa fare il delirio...
Ma alle 11 mi portarono la triste
notizia: nell'infermeria uno d e i n ostri
compagni malati era deceduto. Aveva
fallo tutta la prigionia con me. Tante
volte mi aveva parlato d e lla sua fa.
miglia lontana, dei suoi tre figli. Ogni
volta concludeva inva1iabilmente:
«Non vedrò più i miei cari».
Quella morte ci richiamò d'im-
provviso alla realtà. La guerra volge-
va a l termine, ma noi saremmo so-
pravvissuti alle sue ultime convulsio-
ni? Pres to ci accorgemmo che ci tro-
vavamo tra due fuochi: gli alleati da
un lato, i tedeschi dall'altro...
Il IS aprile ci apprestavamo a sep-
pellire il nostro compagno morto,
quando si foce udire vicino il rombo
del cannone. { proiettili presero a in-
crociarsi sul nostro capo. A notte lo
spettacolo divenne terrificante.
Il giorno dopo, nel pomeriggio, di
nuovo ci apprestavamo a l funerale.
Partecipavano anche i soldati tede-
s chi, una volta tanto con l'esclusivo
compito di rendere gli onori mili1ari,
non più di sorvegliarci. Ci avviavamo
ve rso la cella mortuaria, quando ve-
demmo arrivare una macchina e fer-
marsi davanti al cancello: ne balzò
Cuori un maggiore in divisa inglese!
Le due sentine lle s i lasciarono disar-
mare senza resis tenza, I prigionieri
inglesi ricoverati nell'infermeria, ri-
conosciuta la divisa del loro compa-
triota, uscirono di corsa, sollevarono
il liberatore, lo po rtarono in trionfo.
Finalmente eravamo liberi!
FERRUCCTO VOGLINO
25

3.6 Page 26

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INDIA
I Lalung imparano a leggere
Quando presero il libro delle preghiere alla rovescia, il missionario
padre Balavoine decise di ripartire dal sillabario e tradusse nella loro
lingua le favole di La Fontaine. I Lalung sono una piccola tribù del-
l'~ssam, che rischiava di scomparire assorbita da un gruppo etnico
p1u grande. Ora trovano nelle scuole della missione un legame co-
mune e l'Incontro liberatore con Cristo.
Padre Balavoine esercita il suo
apostolato presso i Lalung, una
delle« tribù delle montagne» dell'As-
sam, ai piedi dell'Himalava. Questa
tribù conta circa SO mila abitanti, e tra
loro 800 cattolici. r missionari salesia-
ni hanno cominciato a interessarsi di
loro nel 1945. « Il terreno è dissodato e
si è instaurato un clima di fiducia -
dice padre Micbcl - ; dopo il Lungo
ristagno degli inizi, è giunto il mo-
mento dell'espansione•. E' stato un
decollo molto lento, ma padre Bala-
voine è i.olido, e la sua fede ancor più.
La carallcristica originale - epos-
siamo aggiungere umanitaria - del
lavoro missionario di padre Balavoi-
ne, è di aver sottratto i Lalung all'as-
sorbimento da parte di un'altra tribù,
quella dei Mikir, salvando la loro lin-
gua e fornendo loro con essa gli stru•
menti dell'istruzione e dell'evangcli?·
zazione.
Sono in pratica tre le lingue princi-
pali parlate in questa regione: il khasi,
il mikir e il lalung. Libri e dizionari
esistevano già per le prime due lingue,
ma il lalung era solo parlato e neppu-
re i Lalung lo sapevano scrivere. Al-
cuni di loro, educati nelle m1ss1oni
salesiane. sapevano leggere e scrivere
in khasi, e quando un Lalung scriveva
a qualcuno della sua tribù. doveva
farlo in quella lingua per lui straniera.
Durante i lunghi giri per visilare le
missioni, padre Balavoine si rcce
scortare da alcuni Lalung più istruiti.
Egli li interrogava in lingua khasi, e
attraverso un lungo lavoro di con-
fronto, prendendo nota accurata di
ogni parola, poté costruire un primo
dizionario e una prima gramma1ica
lalung.1 due testi furono rivisti da un
grupp~ di indigeni, e poi stampati
nella upografia Don Bosco di Shil-
long. 11 dizionario comprende un
centinaio di pagine di\\•ise in tre co-
lonne, con le parole in lalung, inglese
e i- hasi.
Prima di questo di7ionario, padre
Balavoine aveva lallo stampare . e
fu la prima opera in assoluto nella
lin~a l~lung - un libretto liturgico·
•~mde1 Khruma•. ~ioè • Pregate
010». Conteneva preghiere. canti. sal-
mi, e consentl alla piccola cristianità
di pregare insieme alla domenica.
All'inizio molli fedeli, piccoli e
grandi, tenernno il lihro a l ro\\"escio
pe.rché non ,ape,·ano leggere. Padre
M1chcl a\\\\ erti allora più urgente il
bisogno di insegnare l'abbecedario.
Ne compose uno soprallullo per ira-
gazz.i. e poi aggiunse due libri di let-
tura: • Impara a leggere~ e «Studia!»,
sui quali i piccoli hanno fatto cono-
scenza con le... favole di La Fomaine.
In un te170 Librcllo intitolato • Leg-
gende divcn,e• il mi.,sionario ha pure
raccontato le più importanti leggende
della tribù.
Partendo dal suo dizionario, padre
Balavoinc ha redauo anche una pic-
cola Storia sacra•. che ora ~erve ai
catechisti pc1 i corsi di istrulionc reli-
giosa impartiti ogni domenica ai fa-
deli. Essa è usata anche nelle scuole
che ha aperto (e che non sa come
mandare avanti perché è sempre sen-
za fondi). Attualmente sta lavorando
alla 1radu1ionc dell'intero Nuovo Te-
stamento: i quauro Vangeli sono già
terminati, e pubblicati in edi1Jone
provvisoria al dcloslilc. L'intero la-
voro e alleso con impa1icnLa dai
«lettori" per le messe, che sc1:,'Uono il
ciclo liturgico dei Lrc anni. I salesiani
di Francia stanno aiutando padre Mi-
che! per -.o~tcncre le spese di 'itampa.
Con tulle le -.ue traduLioni, viene da
pensare che padre Belavome si sia
trasformato in un missionario da La-
volino. Niente affallo. Egli continua a
visitare le comunità dei convc11iti e
più ancora i villaggi pagani che lo in-
\\ iLano con insistenza perché parli di
Gesù Cri-.to Sovente si porla dietro
qualch1.• gruppo di giovani cristiani.
che con canti, preghiere e anche di-
scorsi rendono 1eslimonian1.a viva
della loro fede.
GEORGE LAlRESSE
26

3.7 Page 27

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•.
;--...::
~~,..
>-;:.
=-tr -~
o Bimba e agnello Lalung.
Strumenti musicali: I Lalung hanno un lor..
oo mldablle talento musicale.
o
- o Una ■cuoia per I Lalung: I ragazzi abban-
donano gll abiti della tribù.
o Vita rude, ma tanta tenerezza ver■o I bam-
bini plccoll.
() Grosse canne di bambù per Il trasporto
dell'acqua.
o Un po' di pazienza, e oggi mangeremo pe-
sciolini.
o Precisione quando si pesa Il riso.
o I bambini Lalung hanno la patente per tutti
I... vel<:oll della zona.
o
27

3.8 Page 28

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INDIA
Tre milioni di senzatetto, nel novembre scorso, per una paurosa
calamità naturale. E tra essi 150 bambini orfani e handicappati, che i
salesiani avevano raccolto in una casa sfasciata dal ciclone.
I I 19 novembre scorso la gente dello
stato indiano Andra Pradesh aspet-
cMerni bloccati dalla pioggia. Ed ecco
il vento si ra rabbioso. li primo a farne
tava il ciclone, ma nessuno immagi- le ,;pese è un piccolo edificio vicino,
nava che si sarebbe scatenato con con le aule: ha il Lello di paglia. e il
quella violenza. Qualcuno ha deuo vento lo solleva e lo lascia ricadere
che è stato « il più grave disastro na- pesantemente. Per fortuna l'cdiricio
turale conosciuto dal paese in questo era vuoto.
secolo».
Ma poi il ciclone comincia a mor-
Padre Joy. che qualche giorno dopo dere anche la ca~a abitata, che è a
corse da Madras a vedere che ne fosse forma di Le ha il teuo di solido eter-
delle due case salesiane della zona, è ni!. L'acqua entra dalle porte, dalle
rimasto per tuIlo il \\'iaggio inchiodato finestre, dalle aperture nei muri per la
al finestrino del treno. incredulo a ventilazione. Volano i primi fogli di
guardare. « I villaggi uno dopo l'altro eternit: il vento scoperchia un locale
distrutti. Per lunghi tratti non un solo dopo l'altro. I ragaai corrono da una
palo della luce o del telegrafo in piedi. stan1-a all'altra, in cc1·ca di un riparo.
Qualche villaggio ancora sotto il li- A un tratto un'ala dell'edificio cede, i
vello dell'acqua. Centinaia di migliaia muri ricadono all'interno, ma i ragaz-
di banani abbattuti. ln certi luoghi zi sono nell'altra ala. Ormai i tetti so-
non solo le capanne scoperchiate, ma no volati via tulli, l'acqua entra da
anche i grossi edifici sfasciati; era ogni parte, la si beve, la i,i mangia, la si
stupefacente vedere come il vento respira. Ci sono i log:li di compensato
aveva piegato e contorto i robusti . del piccolo laboratorio: li si allarga sui
tralicci di ferro... ».
tavoli e tra un tavolo e l'altro, ci si
E giunto a Mangalagiri dov'era una ripara SOilo...
casa salesiana, non riconosceva più il
E' notte quando il ciclone si placa;
posto, tanto era rimasto stravolto alle 23 si ode un clakson: è il pullmino
dalla furia degli elementi.
delle FMA di Guntur! Avrebbe dovuto
venire al mauino, ma un tronco ca-
duto davanti all'ingresso della loro
Quel giorno. La piccola casa sale- casa aveva impedito ogni passaggio.
siana di Mangalagiri, nella diocesi di « Presto, ragazzi, saltare su!": il pull-
Guntur, ospitava 150 ragazzi, in parte mino li porta dalle suore, dove la casa
orfani e in parte handicappati fisici. era solida e ha tenuto.
Una vera e propria opera di miseri- Poveri ragazzi, non hanno mangia-
cordia, ini1-iata nel 1972 e affidata a to né a mezzogiorno né a merenda né
due salesiani indiani.
a cena. E hanno il terrore negli occhi.
Quel giorno, sabato 19 novembre, Per fortuna ci sono le suore, che li
uno dei due salesiani ha accompa- ristorano, e li mettono a dormi.re al
gnato all'ospedale di Guntur un paio sicuro. Ma per quanti altri è andata
di ragazzi malati.
peggio, sono ancora fuori esposti alle
Piove fin dal mallino. Nella casa si intemperie, o sono morti?
trova solo don Adaikalam, con i ra- Nessuno dimenticherà più il giorno
gazzi interni, più una trentina di del ciclone.
28
Doppiamente sventurati. A Gunlur
c'è un 'altra opera s::ilcsiana. bella
grande: una ~cuoia industriale con
internato. che i salesiani hanno rile-
vato nel 196-.i e potcnz.iato anno dopo
anno. Accanto al laboratorio tii fale-
gnameria nel ·72 hanno allrezzato un
moderno laboratoriu per lipogralì;
nel ·73 hanno inauguralo la nuova
chiesa: nel '77 hanno aggiunto un la-
boratorio per meccanici-motoristi. Gli
allievi sono circa 180. I danni qui sono
stati limiloti: qualdw roglio di eterni!
è volato via, qualche albero caduto.
I chierici e i ragazzi più grandi su-
bilo si sono prc!,Lati per i soccorsi. si
sono prodigati nei villaggi dei dintorni
ponando cibo, indumenti. conforto.
Il ciclone del I9 novcm bre ha di-
~tn.ilto ottomila ettari di colture, e ha
causato almeno diecimila morti. [
drammi maggiori si sono avuti lungo
la costa investita dal mare: hanno
calcolato un sus~cguirsi di ondate alte
d::i dieci a quindici metri, per una
lunghezza di 90 Km di costa. e una
larghezza di 18 Km nell'entroterra.
Ma non è tutto. I cicloni disastrosi
nel giro di una settimana <;ono !>Lati
non uno ma tre: il 16 novembre un
primo an:va colpito il sud--<!st dell'ln-
dia, il 22 no\\1embre era stata la \\'Olta
della costa occidentale. C'è chi dice
ventimila morti in tultù, e chi dice
cinquantamila.
E si parla di tre milioni di senzatet-
to, «ciascuno con il suo dramma da
narrare, e i suoi morli da piangere».
Fra i tanti doppiamente S\\enturati,
i 150 bambini di Mangalagiri: orfani
handicappati, e ora con la casa sfa-
sciata.
~
r .. ..A
.
Foto sopra li titolo: l'opera aale1lana di Man--
galagfrl, •planata dal ciclone. Qui aopra: un
handicappato rlmaato ora anche senza caaa.

3.9 Page 29

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Dal 1nondo salesiano
GIAPPONE/LA «SORPRESA.
DI MONS. CIMATTI
Nel 1976 è stato aperto il processo di
canonizzazione di mons. Vincenzo Ci-
matti, iniziatore dell'opera salesiana in
Giappone, deceduto a Tokyo nel 1965. I
salesiani del Giappone hanno raccolto le
deposizionidi 53 testimonid'ogni ordine e
grado, le hanno tradotte e inviate a Roma
perché siano presentate alla Sacra Con-
gregazione per le Cause dei Santi.
Quei salesiani lontani con la loro solle-
citudine dimostrano quanto sono convinti
della santità del loro antico capo e supe-
riore. Ma anche mons. Cimattl, a quanto
pare, fa del suo meglio per riuscire per-
suasivo. Il 18 novembre scorso ha infatti
riservato aisuoi amici una bella sorpresa.
Scrive da Tokyo don Alfonso Crevacore:
Il 18 novembre ci fu la ricognizione della
salma di mons. Cimatti. Sapete: due anni
sotto terra nel cimitero cattolico, e dieci
anni nella cripta dello studentato salesia-
no. Devo dire che a causa della nostra
Inesperienza erano state poste le condi-
zioni più sfavorevoli per la conservazione
della sua salma. Aperte le casse, quella di
legno si sfasciò subito. I bottoni, il colletto
e perfino il metallo si erano corrosi. Invece
le mani e la faccia cl apparvero subito
perfettamente intatte!
E abbiamo potuto constatare che era
tutto intatto: non Il minimo segno di cor-
rosione. La sua pelle conservava il colore
naturale, tutte le parti conservavano la lo-
ro elasticità...
Si può immaginare l!l meraviglia e la
commozione di tutti. I medici hanno di-
chiarato che dal punto di vista medico era
loro impossibile spiegare il fenomeno.
E come se non bastasse, in quei giorni
avemmo la notizia della guarigione per-
fetta e istantanea - da cancro ormai al-
l'ultimo stadio - di un medico che si era
raccomandato al nostro Servo di Dio. Non
possiamo che dire: Dea gratias!
ITALIA/ BIGHELLONANO?
li FACCIA CANTARE
« Sono troppi i giovani che bighellonano
per le strade. Don Masper, mi faccia un
piacere: li raduni e li faccia cantare•. Don
Masper, eccellente musico e composito-
re, prese sul serio l'invito del parroco. E
cosi è nato il «Gruppo Polifonico Don Bo-
sco• di Ancona.
Dieci anni di vita, servizio inappuntabile
assicurato nella chiesa parrocchiale, bel-
le divise (in un primo tempo azzurre, ora
color cammello), due riunioni infrasetti-
manali per le prove, musica sacra e musi-
ca profana, esecuzioni in chiesa e in tea-
tro, inviti da varie parti d'Italia, partecipa-
zioni a rassegne e incontri di cori e cap-
pelle musicali...
Gli elementi del gruppo sono una qua-
rantina: gli «exallievi•, cioè ragazzi era-
gazze che per cause varie (traslochi, ma-
trimoni) hanno lasciato, sono 105: tutti
amicissimi e nostalgici.
,
Il gruppo non riceve sussidi fissi e non
ha entrate. Qualche rara sowenzione a
carattere straordinario, qualche introito
per servizi svolti dietro invito. E poiché le
divise e le partiture costano (si fa in fretta
a raggiungere i milioni), i componenti si
tassano con una quota mensile.
In occasione del decennale della fon-
dazione (9 novembre 1977) il Gruppo Po-
lifonico Don Bosco ha fatto festa alla sua
maniera: un solenne concerto con in-
gresso libero. Musiche di Benedetto Mar-
cello, Carissimi, Bach, Perosi, e del loro
capo don Masper. E per chiudere in bel-
lez:za, l'immancabile Alleluìa di Haen-
del.
L'inquietudine di Don Bosco - togliere
i ragazzi dalla strada - ha dunque dato
ancora una volta eccellenti risultati.
ITALIA/DON CALONGHI
SPIEGA LA SCHEDA
La tradizionale pagella con I voti
espressi in decimi quest'anno è stata so-
stituita - com'è noto - da una scheda
dove Il rendimento dell'allievo viene
espresso mediante giudizio. La scheda è
in fase di sperimentazione, e al suo primo
apparire ha provocato non poche e vivaci
reazioni.
In un articolo sull'argomento il settima-
nale Epoca in data 14.12.1977 ha pubbli-
cato un'intervista al salesiano don Luigi
Calonghi, pedagogista molto noto, do-
cente di didattica generale all'Università
di Torino» e ordinario presso la Facoltà di
Scien2e dell'educazione nel Pontificio
Ateneo Salesiano. Secondo il settimanale
milanese don Calonghi • va considerato
l'inventore delle schede, anche se ne ri-
fiuta ostinatamente la paternità•: ha tra
l'altro «partecipato alla commissione mi-
nisteriale per l'attuazione della riforma».
Nell'intervista egli spiega il perché del-
ITALIA/A PASQUA
PELLEGRINI IN TERRA SANTA
L'associazione Cooperatori ha orga-
nizzato un pellegrinaggio che visiterà i
Luoghi Santi e le opere salesiane della
Palestina. Il pellegrinaggio si svolgerà
dalla Domenica delle Palme al lunedì do-
po Pasqua.
Ogni pellegrinaggio offre sempre una
carica di spiritualità, avvia a una mutua
conoscenza, e è occasione di nuove ami-
cizie. Questo pellegrinaggio In particolare
è aperto, oltre che ai Cooperatori, a quanti
altri della Famiglia salesiana desiderano
vivere questa forte esperienza di fede.
Programmi e informazioni presso l'Uffi-
cio Nazionale Cooperatori, Viale dei Sale-
siani 9, 00175 Roma; telefono (06)
74.80.433.
Case Nuove a Tope. Tape, in riva al mare, è una piccola borgata di pescatori
cristiani presso Oullon, nello stato indiano del Kerala. Le famiglie dei pescatori, con
l'aiuto dei salesiani. appena hanno raggranellato quanto basta per costruire un paio
di casette le tirano subilo su, e il villaggio cresce. Sono case piccole ma dignitose. e
la comunità è fiera di farle sorgere. La presenza cristiana da quelle parti è quanto mai
antica: risale al tempo degli apostoli.
29

3.10 Page 30

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l'innnovazione, e risponde ad alcune
obiezioni. • Rispetto al voto - sostiene -
la scheda è un passo avanti, tant'è vero
che è usata con successo in tutte le
scuole sperimentali. In Italia. E all"estero
• le schede sono già usate negli Stati Uniti,
in Belgio, in Francia, In Scozia... • ·
• I maggiori pedagogisti del mondo - si
legge sempre nell"intervista - affermano
da anni che la scheda è uno strumento
utile sia per gli allievi che per gli inse-
gnanti... Una volta si diceva '"Il tal ragazzo
vale 4'", e basta. Oggi con l'introduzione
delle schede può risultare che vale 4
perché • una particolare situazione fami-
liare lo disturba al punto che non riesce a
adeguarsi alla programmazione dell'Inse-
gnante • .
All'obiezione: .con i nuovi criteri di va-
lutazione si boccerà di meno., don Ca-
longhi ha risposto: •E' vero, nella scuola
dell'obbligo sarà più ditfìcile bocciare. Ma
ne verranno dei vantaggi. Un insegnante
che fonda la sua autorità sul "timore del
voto'" non è certo un modello pedagogico.
Comunque, lasciando da parte i lamenti di
retroguardia, rimane il problema vero: un
ragazzo di dieci anni ha più bisogno di un
Insegnamento formativo che di nozioni-
smo e di paure... ·
Non poche difficoltà mosse alla scheda
provengono dal fatto che • molti dei nostri
docenti sono convinti di dover esprimere
un verdetto, più che un giudi;zio», ritiene
in sostania don Calonghi.
ITALIA/ IL BERSAGLIO SBAGLIATO
Nei giorni 12-16 dicembre scorso si è
svolto all'Eur (Roma) un «Simposio inter-
nazionale sulla Medicina indigena e po-
polare dell'America Latina», con la parte-
cipazione di eminenti studiosi di 19 na-
iionl, e di un unico missìonario: il salesia-
no don Luigi Cocco. Tutti vantavano vi-
stosi titoli accademici, unico titolo di don
Cocco - presente perché invitato -
quello di essere missionario salesiano.
Dopo la gioia di trovare tra quegli studiosi
diversi exalliev1, e molti che per motivi di
studio avevano trovato ospitalità nelle
missioni salesiane dell'America.
Ma tra i partecipanti c'era anche un
contestatore, che nei suoi interventi fece
sgarbate allusioni alla barba bianca del
missionario, attribul al medico santo del
Veneiuela José Gregorio Hernandez, in-
camminato verso gli altari, comportamenti
superstiziosi e ridicoli (come Introdurre in
bocca dei malati Il Crocifisso invece del
termometro), e pronunciò altre scioc-
chezze.
Dopo la relazione tenuta da don Cocco
sul tema «Le piante medicinali tra gli indi
Yanomaml•, il contestatore intervenne
ancora con altri pesanti discorsi, sca-
g liandosi contro «l'impero del Vaticano»
che manda i suoi scagnozzi in terre lon-
tane per• distruggere la cultura dei popoli
primitivi•; e concluse facendo voto che da
quel simposio sì levasse• una voce contro
l'impero di San Pietro• che ha Invaso Il
mondo. Don Cocco stesso era sollecitato
a unirsi in quel coro universale di protesta,
In nome della scienza...
Nella sessione successiva prese la pa-
rola un altro studioso, che pur conceden-
do a quel contraddittore il diritto di avere
opinioni personali diverse, gli disse chiaro
che nel confronti di don Cocco stava
semplicemente sbagliando bersaglio. E
raccontò: • Nel 1963 io sono stato ospitato
nella sua missione, nell'Alto Orinoco, e vi
ho trovato un rifugiato politico comunista,
ricercato dalla polizia, che doveva la sua
salvezza proprio alla missione del sacer-
dote cattolico». Ricordò che un giorno
arrivarono da Puerto Ayacucho uomini
della polizia per arrestarlo, e che don
Cocco li affrontò così: • E' qui, ma finché è
sotto la mia protezione voi non lo toccate.
Se volete portate via me, ma non portate
via lui•· E i pollziotti dovettero tornarsene
a mani vuote.
Quello studioso continuò ricordando
come il padre Cocco durante la guerra
partigiana nel periodo 1943-45 si meritò
due decorazioni al valor militare partigia-
no, per aver salvato a Torino molte per-
sone dalla cattura e dalla morte, e precisò
che non poche di esse la pensavano in
modo completamente diverso dal suo.
Quindi lei ha sbagllato di grosso attac-
cando Il padre Cocco, Il suo bersaglio è
completamente fuori tiro •. Un lungo ap-
plauso coronò queste parole, tanto più
autorevoli in quanto pronunciate da uno
studioso di fama Internazionale, il decano
della Facoltà di Parassitologia dell'Istituto
di Roma. prof. Ettore Blocca.
CAPITOLO GENERALE/UN INDIANO
TRA I SUPERIORI SALESIANI
Per la prima volta un salesiano nativo
dell'Asia è stato eletto fra i superiorì della
Congregazione Salesiana: è l'indiano don
Tommaso Panakezham, Il fatto sottolinea
la presenza e Il peso sempre maggiore, In
Congrega;zione. dei salesiani di questo
continente pieno di promesse.
I 14 membri del Consiglio Superiore
espressi dal 21 Capitolo Generale appar-
tengono per nascita: 6 all'Italia, 2 alla
Gran Bretagna, 1 rispettivamente ad Ar-
gentina, Belgio, Brasile, Cile, India e Spa-
gna. Sono 1Oeuropei, 3 dell'America La-
tina, 1 asiatico. Il numero degli italiani è in
continua diminuzione: erano 9 nel Consi-
glio Superiore del 1965, 7 nel 1971, e ora 6
(di cui 2 formatisi alla vita salesiana del
Cile). E' segno dell'internazionaliizaiione
della Congregazione.
Altri dati significativi riguardano l'età. Il
superiore più aniiano ha 66 anni, il più
giovane 46. L 'età media è di anni 54 e un
mese (relativamente bassa. se si pensa
che a quei posti di responsabilità normal-
mente si giunge attraverso una lunga
esperienza di governo).
Cominciano subito. Un novizio salesiano di Canlubang (Filippine) sta facendo
lezione di catechismo ai ragazzini di una scuola pubblica. Questi salesiani in erba
com inciano subito a impegnarsi nella formazione cristiana della gioventù, ben ri-
cordando che - come disse un giorno Don Bosco - la Congregazione Salesiana è
nata da un catechismo.
30
CILE/LE SERATE
DELLA PREGHIERA GIOVANE
Si svolgono al centro di spiritualità
• Casa della Famiglia Salesiana• a La
rtorida, presso Santiago del Cile. Sono,
come spiega il dépliant che le illustra,
«esperienze di riflessione e preghiera per
giovani che si sentono chiamati a cresce-
re dal di dentro, per ragazzi e ragaize che
non si adattano alla mediocrità e alla su-
perficialità, per quelli che cercano e vo-
gliono trovare motivi validi per sperare e
per vivere•.
Gli incontri si realizzano l' ultimo sabato
di ogni mese, e sono impostati come mo-
menti forti di meditazione e contempla-
zione. Non si tratta di una dolce e futile
esperienza di preghiera egoistica, ma di
un'azione tonificante per ritrovare in sé
quella forza di lottare che è richiesta dal-
l'impegno di vivere In coerenza e di servi-
re i fratelli.
• Per me - ha dichiarato un giovane
che non manca mai - le serate della
preghiera giovane sono il momento più
ricco del mese. Sono come un rinnova-
mento Interiore che mi anima a vivere i
piccoli e grandi avvenimenti di ogni giorno
con il Cristo dentro».
E una ragazza: ~ Vado a La Florida con
gusto, perché là posso condividere la
gioia di sapere che il Signore mi ama, e ml
manda mese dopo mese a comunicare il

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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suo amore a quelli che ne sono privi•·
Le -serate della preghiera giovanlle•
non sono un fuoco di paglia: cominciate
nel 1974, da allora hanno visto crescere
senza sosta ii numero e l'interesse dei
giovani partec1pant1
NOZZE NEL LEBBROSARIO
Più di 50 ragazzi e ragazze del Movi-
mento Giovanile Salesiano di Villa Col6n
(Uruguay) sono stai, invitali as assistere al
matrimonio di due infermi celebrato nel-
l'Istituto Hanseniano della città. Ha bene-
detto le nozze Il parroco salesiano padre
Rivero; è stata una cerimonia semplice e
commovente, sotto Il punto di vista litur-
gico, umano e anche dell'allegria che quei
giovani hanno saputo creare.
Perché erano stati invitati? Perché sono
ormai considerati am,cl di famiglia sei
volte durante l'anno scolastico si sono
recali nell'Istituto per intrattenere quegli
infermi tanto sfortunati.
Ai due non proprio giovani sposi, l'Isti-
tuto ha assegnato una casetta, e Il parro-
co ha provveduto a munirla di una stufa a
gas. Nella circostanza anche Il padiglione
delle donne è stato fornito di frigorifero e
televisione. Molto più Intendono fare i ra-
gazzi del Movimento Giovanile (che fre-
quentano il «Collegio Pio• del salesiani e
il Maria Auxiliadora delle FMA). per le
leste di flne anno s, sono ImpegnatI in una
• Operazione Natale• che procurerà agli
ospiti dell'Istituto Hanseniano qualche
nuovo regalo e un po' di schietta allegria.
BRASILE/ I GUATO'
NON SONO ANCORA ESTINTI
A dari/ perestmt, erano glt antropologi e
gll etnologi. Ma gli Indi Guatò esistono
ancora. sebbene alla macchia e davvero
sul punto di sparire per sempre. E' quanto
ha potuto constatare 1/ missionario padre
Mario Gosso, di Corumbà. Ecco quanto
racconta:
Nel 1976 alcuni nostn giovani della
«équ1pe mIssIonana diocesana• impe-
gnali nel censimento delle famiglie ap-
partenenlì ai gruppi etnIc1 Kampas e Kol-
las emigrati nel Mato Grosso dalla vicina
Bolivia, scoprirono In un quartiere di Co-
rumbà una famiglia della trìbù Guatò, che
gli studiosì ritenevano pratìcamente
estinta
Josefina. la capo-famiglìa (tra loro vige
Il matriarcato). si dichiarò appartenente a
quella tribù e spiegò con orgoglio come
aveva fatto a sopravvivere. Rìvelò pure
che esistono numerose altre fam,ghe
Guatò, le quali per sfuggire alte minacce
del fazendelros e del Jegunços (pollzlottl
privati al servizio del possidenti locall),
erano costrette a non navigare più con le
loro canoe lungo I fiumi (Il San Lorenzo e Il
Paraguay), e a vivere sparpaglìati lungo le
sponde ripide o sulle colline vicine.
Per vedere come stessero realmente le
cose, l'équipe missionaria di Corumbé
decise di compiere un viaggio di esplora-
zione Il comandante della llottìglia navale
di Ladario cl mise a disposizione un ri-
morchiatore agli ordini del tenente Sad De
Ollveìra Facevano parte della spedizione
un esploratore della Funai (l'ente che si
occupa degli Indigeni). uno psicologo, un
medico, Celso - Il figlìo di Josefìna -
come guida. e il sottoscritto
11 «DOMENICO SAVI O» DI CARLO MOSCARDINI
Gli Exalhev1 del aGruppo
Artistico Don Bosco • pro-
pongono un disegno del
pittore Carlo Moscardini
Riprodotto in formato cm.
35x50. farà bella figura sulle
pareti di casa
Carlo Moscardini, é nato
a Modena nel 1953 e vive a
Bologna E pittore. sculto-
re, ritrattista, e studia archi-
tettura. Benché giovane. ha
già preso parte a numerose
collettìve, ottenendo rico-
noscimenti ufflcIall
Il Domenico Savio» al
carboncino che egll ha do-
nato agli Exalllev1 di Bolo-
gna può essere richiesto
(offerta lire 5.000 per esem-
plare) scrivendo a
Gruppo Artistico Don
Bosco•, Via Jacopo della
Quercia, 1; 40128 Bologna.
L'offerta è destinata dagli
Exalliev1 ai terremotati del
Friuh, in particolare, alla
scuola salesiana d1 Tolmez-
zo (Udine) dove 200 ragazzi
sono costretti a seguire le
lezioni in un prefabbricato.
Il viaggio aveva come meta la laguna di
Uberaba al confine con la Bolivia, ma non
cl arrivammo perché a un certo punto la
nostra Imbarcazione si Impigliò e non cl fu
modo di proseguire nonostante gfl sforzi
compiuti. Ma abbiamo potuto incontrare
quattro tam1ghe dI Guatò
Per quel che po1emmo notare, c'era In
loro una certa prevenzione a ricostìluirsl
nuovamente in tribù, per paura di essere
espulsi dalla zona I Guatò anticamente
con le loro canoe scorazzavano in lungo e
In largo per le paludi del Malo Grosso
Hanno una lingua propria e abitano in mi-
sere capanne camuffate sotto la vegeta-
zione rivierasca (per questo è d1ffic1le lo-
calizzarli). Non sanno leggere né scrivere
vestono però come gli abitanti della re-
gione. Vivono di caccia e pesca, in condi-
zioni precarie, e mostrano evidenti segni
di denutrizione. SI curano con le erbe e le
radici. Alcuni lavorano a giornata, altri
praticano l'artigianato e vendono I loro
prodotti ad avventurieri d1 passaggio Op-
pure vendono il pesce essiccato Scam-
biano le poche loro cose con cibi e oggetti
di uso comune Sono socievoli. espongo-
no con naturalezza le loro consuetudini di
vita e le loro lradlzloni In maggioranza
sono celibi, non si fondono con altri
gruppi etnici, e praticamente si condan-
nano cosl all'auto-eliminazione
Celso assicura che a Uberaba cl sono
almeno sei famiglie patnarcali, e che la
zona abitata un tempo dai Guatò era l'I•
sola Bela Vista do Norie
Ftn qw padre Mar,o Gosso. Al termine
del viaggio g/1 esploratort hanno compila-
to una relazione dettagliata e l'hanno fatta
pervenire alla Funai, alle autorità compe-
tenti, e a quanti hanno Interesse alla so-
pravvivenza degli tndlos E hanno detto
esplicitamente • Occorre intervenire in
loro a,uto al più presto, In modo pacifico e
sistematico.
Il primo salesiano di origine Swazi. A
Dublino (Irlanda) nel settembre scorso ha
fatto la pnma prolesslone religiosa nelle
file salesiane il chierico Teofilo Lupupa,
nato a Manzlni, Swaziland. E' il primo sa-
lesiano di origine Swazi.
Lo Swaziland è una piccola monarchia
dell'Africa del Sud, Indipendente dal
1968.1 salesiani vi lavorano dal 1953, con
una grossa scuola e la parrocchia nella
città di Manzini, patria del chierico Lupu-
pa. Egli si fermerà ora a Dublino per con-
tinuare gli studi.
1genitori vanno a scuola. A Barcelona
(Spagna) due salesiani e due cooperatori
- tutti esperti in pedagogia - da cinque
anni raccolgono a souola non gli allievi ma
i loro genitori. Questi. suddivisi in due
gruppi (A e 8), si riuniscono di sera dalle
ventidue a mezzanotte per affrontare temi
fondamentali sull'educazione dei figli, e
temi liberi proposti dalla base •·
Dapprima a partecipare erano solo I
genitori dei ragazzi della scuola salesiana,
ma l'iniziativa ha avuto successo e ora
aderiscono genitori di altre scuole e as-
sociazioni della città.
Alcoy da cinquant'anni salesiana. Sul
finire del 1927 I salesiani facevano li loro
Ingresso ad Alcoy, cordiale città spagnola
in provincia di Valenza. E vi entrarono in
processione solenne, preceduti dall'Im-
magine di Maria Ausiliatrice. La città con-
ta ora centomila abitanti, e si vanta di aver
donato a Don Bosco 47 salesiani e 14 FMA
sparsi per il mondo.
La città poi è piena zeppa di exalllevl
delle due opere salesiane, e «si sente•
sbaralezsioiannea.deLlosoha.
dimostrato
che è staia
nella cele-
presieduta
dal Vescovo di Plasencia, exallievo sale-
siano di Atcoy.
31

4.2 Page 32

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suo amore a quelli che ne sono privi • .
Le «serate della preghiera giovanile•
non sono un fuoco di paglia: cominciate
nel 1974. da allora hanno visto crescere
senza sosta Il numero e l'interesse dei
giovani partecipanti,
NOZZE NEL LEBBROSARIO
Più di 50 ragazzi e ragazze del Movi-
mento Giovanlle Salesiano di Villa Col6n
{Uruguay) sono stati invitati as assistere al
matrimonio di due infermi celebrato nel-
l'Istituto Hansemano della città Ha bene-
detto le nozze 11 parroco salesiano padre
Rivero; è stata una cerimonia semplice e
commovente, sotto Il punto di vista Utur-
gico, umano e anche dell'allegria che quei
giovani hanno saputo creare
Perché erano stati invitati? Perché sono
ormai considerati amici di famiglia; sei
volte durante l'anno scolastico si sono
recati nell'Istituto per intrattenere quegli
infermi tanto sfortunati.
Al due non proprio giovani sposi, l'Isti-
tuto ha assegnato una casetta. e il parro-
co ha provveduto a munirla d1 una stufa a
gas. Nella circostanza anche Il padiglione
delle donne è stato fornito di frigorifero e
televisione. Molto più intendono fare I ra-
gazzi del Movimento Giovanile (che fre-
quentano il «Collegio Pio• del salesiani e
11 • Maria Au,<iliadora. delle FMA). per le
feste di fine anno si sono impegnati in una
operazione Natale. che procurerà agli
ospiti dell'lstltuto Hanseniano qualche
nuovo regalo e un po· di schietta allegria
BRASILE/I GUATO'
NON SONO ANCORA ESTINTI
A dari, per estmt, erano glt antropo/ogle
g/, etnologi. Ma gh mdi Guatò esistono
ancora, sebbene alla macchia. e davvero
sul punto d1 spame per sempre. E' quanto
ha potuto constatare il missionario padre
Mario Gosso, di Corumbli Ecco quanto
racconta.
Nel 1976 alcuni nostri giovani della
• èqu1pe missionaria diocesana . impe-
gnati nel censimen to delle famiglie ap-
partenenti ai gruppi etnici Kampas e Koi•
las emigrati nel Malo Grosso dalla vicina
Bolivia, scoprirono in un quartiere di Co-
rumbà una famiglia della tribu Guaio, che
gli studiosi ritenevano praticamente
estinta.
Josefina, la capo-famiglia (tra loro vige
li matriarcato), si dichiarò appartenente a
quella tribù e spiegò con orgoglio come
aveva fatto a sopravvivere Rivelò pure
che esistono numerose altre famigUe
Gustò. le quali per sfuggire alle minacce
del fazendeiros e del ,agunços {poliziotti
privati al servizio dei possidenti locali),
erano costrette a non navigare più con le
loro canoe lungo I fiumi (il San Lorenzo e 1I
Paraguay), e a vivere sparpagliati lungo le
sponde ripide o sulle colline vicine.
Per vedere come stessero realmente le
cose, l'équipe missionaria di Corumba
decise di compiere un viaggio di esplora-
zione Il comandante della flottiglia navale
di Ladario cl mise a disposizione un ri-
morchiatore agli ordini del tenente Sad De
Oliveira. Facevano parte della spedizione
un esploratore della Funai (l'ente che si
occupa degli indigeni), uno psicologo, un
medico, Celso - 11 figlio d1 Josefina -
come guida. e Il sottoscritto.
Il DOMENICO SAVIO DI CARLO MOSCARDINI
Gli Exallievi del «Gruppo
Artistico Don Bosco.. pro-
pongono un disegno del
pittore Carlo Moscardini
Riprodolto in formato cm.
35x50. farà bella figura sulle
parei! dl casa.
Carlo Moscardini, è nato
a Modena nel 1953 e vive a
Bologna pittore. sculto-
re, ritrattista, e studia archi-
tettura Benché giovane ha
già preso parte a numerose
collettive, ottenendo rico-
noscìmenll ufficiali
Il . Domenico Savio• al
carboncino che egli ha do-
nato agli Exalhevi di Bolo-
gna può essere richiesto
(offerta hre 5.000 per esem-
plare) scrivendo a
«Gruppo ArtlsUco Don
Bosco. , Via Jacopo della
Quercia, 1; 40128 Bologna.
L'offerta é destinata dagli
Exallievl al terremotati del
Friuli; In particolare alla
scuola salesiana di Tolmez-
zo (Udine) dove 200 ragazzi
sono costretti a seguire le
lezioni ln un prefabbricato.
,, ,.) .. y J
Il viaggio aveva come meta la laguna d1
Uberaba al confine con la Bolivia, ma non
cI arrivammo perché a un certo punto la
nostra 1mbarcaz1one si impigliò e non ci fu
modo di proseguire nonostante gli sforzi
compiuti Ma abbiamo potuto Incontrare
Quattro famiglte di Gustò
Per quel che potemmo notare. c·era In
loro una certa prevenzione a ricostituirsi
nuovamente in tTibù, per paura di essere
espulsi dalla zona. I Guatò anticamente
con le loro canoe scorazzavano in lungo e
in largo per le paludi del Malo Grosso.
Hanno una lingua propria e abitano in ml-
sere capanne camuffate sotto la vegeta-
zione rivierasca (per questo è difflclle lo-
calizzarli). Non sanno leggere né scrivere,
vestono però come gli abitanti della re-
gione. Vivono di caccia e pesca in condi-
zioni precarie e mostrano evidenti segni
d1 denutrizione SI curano con le erbe e le
radici. Alcun! lavorano a giornata; altri
praticano l'artigianale e vendono I loro
prodotti ad avventurieri di passaggio. Op-
pure vendono il pesce essiccato. Scam-
biano le poche loro cose con cibi e oggetti
di uso comune. Sono socievoli, espongo-
no con naturalezza le loro consuetudini di
vita e le loro tradizioni. In maggioranza
sono celibi, non sI fondono con altri
gruppi etnici. e praticamente si condan-
nano cosi all'auto-eliminazione
Celso assicura che a Uberaba ci sono
almeno sei famiglie patriarcali, e che la
zona abitata un tempo dal Guatò era l'I-
sola Bela Vista do Norte
Fin qui padre Maflo Gosso. Al termine
del viaggio gli esptorator, hanno compila-
to una relaz,one dettagliata e l'hanno fatta
pervenire alla Funai, alle autor,tli compe-
tenti. e a quanti hanno interesse alla so-
pravvivenza degli 1nd10s. E hanno detto
esplicitamente. Occorre intervenire in
loro aiuto al più presto. In modo pacifico e
sistematico•
Il primo salesiano di origine Swazi. A
Dubhno (Irlanda) nel settembre scorso ha
fatto la prima professione religiosa nelle
file salesiane li chierico Teofilo Lupupa,
nato a Manzlni, Swaziland. E' Il primo sa-
lesiano d i origine Swazi.
Lo Swaziland è una piccola monarchia
dell'Africa del Sud. indlpenden1e dal
1968. I salesiani vi lavorano dai 1953, con
una grossa scuola e la parrocchia nella
città di Manzlnl, patria del chierico Lupu-
pa. Egli si fermerà ora a Dublino per con-
tinuare gli studi
1genitori vanno a scuola. A Barcelona
(Spagna) due salesiani e due cooperatori
- tutti esperti ln pedagogia - da cinque
anni raccolgono a scuola non gli allievi ma
I loro genitori. Questi, suddivisi In due
gruppi (A e B). si riuniscono di sera dalle
ventidue a mezzanotte per affrontare temi
fondamentali sull'educazione dei figli, e
temi liberi proposti dalla • base.
Dapprima a partecipare erano solo I
genitori dei ragazzi della scuola salesiana,
ma l'Iniziativa ha avuto successo e ora 111
aderiscono genitori di altre scuole e as-
sociazioni della città.
Alcoy da cinquant'anni salesiana. Sul
finire del 1927 I salesiani facevano il loro
Ingresso ad Alcoy, cordiale città spagnola
In provincia di Valenza. E vi entrarono In
processione solenne, preceduti dall'im-
magine di Maria Auslllatrice. La città con-
ta ora centomila abitanti, e si vanta di aver
donato a Don Bosco 47 salesiani e 14 FMA
sparsi per il mondo.
La città poi è piena zeppa di exallievl
delle due opere salesiane, e • si sente.
bsaralezsioiannea.deLlosoha.
dimostrato
che è stata
nella cele-
presieduta
dal Vescovo di Plasencia. exallievo sale--
siano di Alcoy.
31

4.3 Page 33

▲back to top
UNA FAMIGLIA IN DIFFICOLTA
ringraziano
Da parecchi anni
pregavo per mio fl.
gho, che si trovava in
una cattiva s1tuaz10-
ne familiare. Le cose
si aggravarono al
punto che si temet-
tero decisioni disa-
strose. Con dolore e
preoccupazione ho
Iniziato una Novena a Maria Ausiliatrice
affinché Intercedesse presso lo Spirito
Santo a salvezza di mio figlio. La Vergine
mi esaudì, e le cose sembrano tornate a
posto. Ringrazio di cuore e invio un'offer-
ta per i bambini bisognosi delle vostre
missioni.
Marano Vicentino
Caterina Xii/o
l'OTEI CELEBRARt:
" •ESE DELLA MADO~NA
Nel mese di aprile fui costretto a letto da
forti dolori al ginocchio destro, che si
estesero poi anche al piede. Si trattava di
artrite cosl dolorosa che non potevo più
camminare. Le medicine consigliatemi dal
dottore mi causarono un'ulcera al duode-
no con forti emorragie. Dovevo essere
operato. Ma lo invocai la Madonna Ausl•
llatriee che mi concedesse di celebrare
tutto il mese con i cari oratoriani Fui
esaudito: mi sentii guarito d1 tutti i mali, e
potei celebrare il mese di Maria Ausiliatri-
ce con grande entusiasmo.
San Luis Potasi (Messico)
Don Giovanni Vergara SDB
SI MOLTIPL C~kO O -E PREGHIEkE
Mentre si trovava per un soggiorno In
montagna, mio fratello fu colto da un in-
farto improvviso, e trasportato d"urgenza
all'ospedale. Al pronto soccorso tu giudi-
cato gravissimo, e quindi trasferito In ca-
mera Intensiva per tentare di strapparlo
alla morte con tutte le risorse della scien-
za. Tutta la famiglia si unl in preghiera a
Maria Ausiliatrice e a Don Bosco. con
tanta tede. L'ammalato accettò con fede
la reliquia del Santo. invocandolo con
sguardo im~lorante Dopo ripetute nove-
ne, Iniziò un piccolo miglioramento, e su-
bito si moltiplicarono le preghiere con la
speranza di ottenere la grazia completa.
Infatti il pericolo fu scongiurato, e ora a
distanza di un anno mio fratello sta beni-
no.
Alba (Cuneo)
Sr Dalia Orsi. FMA
Giuseppe Barber,no {Tonno) ringrazia
Maria Auslllatrlce per la guarigione della
moglie da una grave malattia.
Eraldo Palladfno (Torino) è profonda-
mente riconoscente a Maria Auslllatrlce e
a San Giovanni Bosco per aver superato
prodigiosamente una lesione ulcerosa
duodenale.
Santina C. (Ivrea, Torino) ringrazia di
cuore Maria Au1lllatrlce, San Giovanni
Bosco e Mamma Margherita, per aver ri-
cevuto una grazia Importante; e ne invoca
ancora la valida protezione su tutta la la•
miglia.
Una FMA (Austria) compie la promessa
fatta alla M adonna ringraziandola pubbll•
camente per il suo costante e materno in-
tervento in numerose circostanze.
32
Maria Albenga (Nizza Monferrato, Asti)
esprime riconoscenza a Maria Ausiliatri-
ce e a san Giovanni Bosco per essere
stata aiutata in tante difficoltà, e special-
mente nel caso di un delicato intervento
chirurgico.
Silvana Ftlippucc, (Cannara, Perugia)
desidera esprimere pubblicamente la sua
riconoscenza a Maria Ausiliatrice, San
Giovanni Bosco e a Santa Maria Mazza-
rello per la guarigione ottenuta da una
lunga e dolorosa malattia Inoltre ha otte-
nuto molte grazie d1 ordine spirituale. di
cui è profondamente grata.
Pierma G1acomel/1 (Valdidentro Son-
drio) ringrazia Maria Ausiliatrice per la
protezione accordata al nipotino 1n occa-
sione di un difflclle Intervento, e ne Invoca
la protezione per tutta la vita.
Ho quarant'anni
Nel giugno del 1975
fui ricoverato d' ur•
genza in ospedale I
medici diagnostica-
rono leucemia acu-
ta, e informarono
mia moglie che mi
restavano pochi
giorni di vita Allora
ci rivolgemmo con molta fiducia a San
Giovanni Bosco e a San Domenico Savio.
Migliorai quasi Improvvisamente, e In bre-
ve lui dichiarato fuori pericolo, tanto che
potei tare a meno anche delle trasfusioni
di sangue. La malattia ha preso un decor-
so a forma cronica. Proseguo tutte le cure
necessarie. ma da tempo ho ripreso il mio
lavoro. San Giovanni Bosco conceda al
mio bambino la stessa mia fede.
Sannazzaro (Pavia)
Carlo Pollroner,
SIAMO GENI ORI FELICI
Sposati da cinque anni, non riuscivamo
ad avere figli Due aborti consecutivi ci
hanno fatto tanto soffrire, anche perché
tutti gli speclahsti consultati non riusciro-
no a individuarne la causa. Era un auten-
tico dramma familiare, con conseguenze
psicologiche gravissime. Un..91orno c1 ca-
pitò di leggere sul Bollettino Salesiano le
segnalazioni di grazie ricevute. Ci s1
aperse il cuore, e con molta fede e spe-
ranza ci rivolgemmo a San Domenico Sa-
vio (del quale abbiamo chiesto l'abitino), a
Maria Auslllatrlce e a Don Bosco.
Ebbene. ricorrendo naturalmente an-
che agli aiuti della scienza, una nuova
gravidanza ebbe un decorso normale, ed
é terminata felicemente senza il minimo
inconveniente. Ora siamo genitori felici di
un bel bambino sano e robusto.
Alba (Cuneo) Graziella e Felice Rosse/li
Anna Montano (Genova) ringrazia infi-
nitamente Maria Auslllatrlce e San Gio-
vanni Bosco per aver scampato il nipote e
un suo amico da un pauroso incidente
E' POSSIBILE FAR TRIONFARE LA VITA
Quando si seppe
che ero in attesa del
quarto figlio, mentre
le mie condlz1oni ge-
nerali erano scaden-
tissime, mi parve che
tuttl, parenti, medici,
conoscenti, si fosse-
ro messi d'accordo:
chi per deridermi,
chi per indurmi all'aborto volontario. Mi
assicuravano che era impossibile portare
a termine una gravidanza nelle mie con-
dizioni di salute. e che non sarei assolu-
tamente riuscita a soprawivere.
Figuratevi la mia ansia, la mia angoscia
nel timore di lasciare orfane le altre mie
creature. E tuttavia ero fermissima· niente
e nessuno ml avrebbe indotta a uccidere
la creatura che portavo in seno. Un sale-
siano. dell'Istituto frequentato dai miei ra-
gazzi, m1 consigliò di affidarmi a San Do-
menico Savio, e ml portò l'abitino che su-
bito indossai, e Il libretto con la Novena al
Santo delle culle, che subito iniziai. L'at-
tesa fu lunga e difficile, Il parto assai dlHl-
coltoso. Ma tutto andò bene: tanto io che il
mio caro piccolo siamo in buona salute: e
a tutte le mamme in attesa che si trovas-
sero in difficoltà, assicuro che è possibile
con l'aiuto di 010 far trionfare la vita
Ivrea (Torino)
M. Cavai/era
SARANNO POI VERE?
Una signora, assai devota di san Do-
menico Savio, Il cui abitino portò durante
durante la gravidanza, una settimana do-
po Il parto, che era awenuto felicemente
con ntaglio cesareo. fu colta da una forte
lebbre, con la conseguenza della scom-
parsa totale della secrezione lattea. Il me-
dico diagnosticò che non sarebbe più ri•
comparsa. Per due giorni il bambino fu
allattato artificialmente. Il terzo giorno, la
nonna, quasi Indispettita con Domenico
Savio, prese l'abitino che stava sotto Il
cuscino della mamma. ed esclamò: Ma
neppure tu cl vuoi aiutare?»: poi rimise
l'abìtino sotto il cuscino. E' vero che il latte
materno non è di assoluta necessità, ma la
nonna riteneva che il Santino quella gra-
zia potesse farla Ed ecco che, fatto clini-
camente inspiegabile, am:i, impossibile, la
secrezione lattea ricompare, la lebbre
cessa. e la mamma ha la gioia di allattare
la sua creatura. La nonna afferma:
Quando leggevo le "grazie ottenute" sui
Bollettini pensavo: saranno poi vere? Ora
ne sono convinta!"
Genova
Emilia Bozzo Costa
IL MIO FIORELLINO SOPRAVVIVE
Il 6 ottobre 1976, dopo tanta trepidazio-
ne per la difficile attesa, la nostra casa fu
allietata dalla nascita di una bimba bellis-
sima, che chiamammo Miriam. Ben presto
però la gioia venne turbata dal vomito In-
sistente della neonata, che dovette essere

4.4 Page 34

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ricoverata in ospedale e sottoposta a in-
tervento chirurgico a soli sette giorni di
vita. lo che l'avevo votata a San Domenico
Savio, pregai con tutte le mie forze perché
Il mio fiorellino sopravvivesse.
Dimessa dall'ospedale, Miriam restò a
casa solo pochi giorni. Affetta ora da sal-
monellosi. ritorna in ospedale, e per circa
un mese lotta contro la morte tra collassi e
trasfusioni. Superata la salmonellosi, ri-
comincia ìl vomito. E' necessario un nuo-
vo intervento chirurgico. Ma il fisico della
piccola già cosl provato resisterà? Solo la
fede sostenne noi genitori in questo alter-
narsi di speranze e timori. San Domenico
Savio veglia su di lei, e la salva per mira-
colo. A distanza di un anno la bimba cre-
sce sana. sempre più bella e tanto vivace.
Gittane (Reggio C.)
Rocco e Aurora Simonetta Coppola
GRAZIE, LAURA!
Mia figlia, studen-
tessa universitaria,
soffriva da oltre due
anni di un forte
esaurimento fisico
con grave depres-
sione psichica. Cure
di valenti professori
non valsero a nulla.
Allora mi sono rivolta
con fiducia a Laura Vlcuna , implorando la
guarigione di mia figlia. Ebbene, nel giro
di pochi giorni essa migliorò sensibilmen-
te; oggi è completamente guarita, e ha
ripreso con serenità gli studi. Con viva ri-
conoscenza.
Bolzano
Una mamma cooperatrice salesiana
DUPLICE GRAZIA
Mia nipote era In attesa di un bambino.
ma la gravidanza si presentava molto dif-
ficile. lo le inviai l'abitino di San Domenico
Savio, consigliandole di indossarlo e di
iniziare una novena di preghiere, alla
quale mi unii fervidamente anch'Io. Il
Santo delle culle ci esaudl: nell'aprile
1977 è nata Simona, una bella e sana
bambina. Dopo cinque anni di matrimonio
e di trepide attese questa creatura ha rin-
novato l'amore e la gioia dei miei carissimi
nipoti, e rende felici tutti i familiari.
L'anno prima un mio nipote di 12 anni
dovette sottoporsi a un difficilissimo in-
tervento al cervello. Ci raccomandammo
fervidamente al Santo, e l'operazione
riuscì bene. Oggi Il ragazzo gode buona
salute.
Busto Arsizio (Varese)
Sr. Candida Carnaghi FMA
DOPO DODICI ANNI 01 ATTESA
E DI PREGHIERA
I medici mi avevano tolto ogni speranza,
ma io ho sempre avuto fiducia in San Do-
menico Savio, e l'ho pregato con fede
perseverante. Ed ecco che dopo dodici
anni di snervante attesa, oggi posso an-
nunciare con il pianto in gola che il più bel
dono di Dio è arrivato, rinnovando lo sco-
po della nostra vita. Mio marito e lo siamo
felicissimi per questo bellissimo bimbo.
che continuiamo a tenere sotto la prote-
zione del piccolo Santo.
Piano Vetraie (Salerno)
Rita e Alfonso Pesca
Teresina Ba/lari (Torre San Giorgio,
Cuneo) è riconoscente a Padre Pio e a
San Domenico Savio per la grazia di
averle ottenuto da Dio, dopo un parto pe-
ricoloso, il piccolo Giuseppe Pio Domeni-
co, che è la gioia sua e di tutta la famiglia .
Marilena Chiappero (Torino) ha tanto
pregato San Domenico Savio per la
mamma molto ammalata, e ne ha ottenuto
la guarigione. Ora continua a invocarlo
perché non l'abbandoni.
La piccola Monica Delaurentis (Rivaro-
lo Canavese) ringrazia sentitamente San
Domenico Savio per la protezione avuta
durante ranno, e insieme con I genitori ne
invoca la costante assistenza.
Lucia e Giovanni La Mattina (Mussa-
meli, Caltanissetta) ringraziano Il piccolo
Santo per la particolare assistenza divina
nella nascita della primogenita.
Maria Au111fatrlce, raffigurala nella 1ua regalità
dallo scullore Aurelio Quaglino di Torino.
PREGO PERCHE' SI REALIZZI
IL TUO DESIDERIO
Una mamma risponde a/l'appello della
signora M. Vittoria Pontici «Datemi una
mano ne/fa preghiera (B.S. novembre
1977):
Cara M, Vittoria, permettimi di darti del
tu perché ti sento amica e ti sono vicina.
Voglio dirti che partecipo al tuo desiderio
di diventare mamma e prego perché si
realizzi presto. Sarai esaudita. E quando
avrai Il bambino, non dimenticare gli altri
meno fortunati del tuo.
lo ho due bimbi e invio sempre Indu-
menti e giocattoli (in buono stato, ovvia-
mente) a un Missionario. Un'altra bella
iniziativa è diventare madrina (per esem-
pio degli orfani di padre Ernesto Saksida,
in Brasile). Attendiamo tutti la bella notizia
del lieto evento. Ciao•. A T., Cuneo
CON STUPORE DEGLI SPECIALISTI
Cinque anni fa do-
vevo subire un grave
intervento chirurgi-
co, che avrebbe
avuto serie ,conse-
guenze non solo per
la creatura che por-
tavo in seno, ma mi
avrebbe pure tolto
per sempre la possi-
bilità di diventare mamma. Mia madre al-
lora chiese a Dio per intercessione di Ar-
temide Zatti che il bimbo potesse nascere
normalmente e che l'operazione fosse
evitata. Dopo due mesi di preghiere quo-
tidiane insieme con I nipotini, la creatura
venne alla luce In forma normale, senza
alcun bisogno di intervento chirurgico.
con stupore degli specialisti di Buenos
Aires.
Viedma (Argentina)
Teresa I. de Bugliolacchi
Il sig. Julio Andrés Caballero scrive:
«Sono convinto che se ho superata una
grave difficoltà di salute è stato per la va-
lida intercessione del Servo di Dio Arte-
mide latti..
Rosa Otero scrive da Viedma che, tro-
vandosi In condizioni nervose deplorevoli,
ricorse all'intercessione del Servo di Dio
Artemide Zatti, con una novena nella
quale si confessò e comunicò; e tutti i suoi
mali scomparvero.
ANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Alesclo S..bastiano - Ansaldl Maria - Arflero Palmira
Barale Mar,a - Baralìs Bernardino - Baralls Luisella
Barbieri Mercedes - Bassotti Domenica - Bello Massiml--
llano - Bereru Alt!Ssandra - Beretta Irene - Berthod Emila
- Bisconti Giuseppe - Bisio Maria - Bonfoco Pierino -
Bonlno Calerina • Borgo Maria - Bottero Maddalena
Bracco Anna Bringlottl Sr Domenica - Buscemi Cle-
men1ina - Calabrena Anna - Calzolarì Silvia - Cantoni
Silvia Bormollnl - Carnovall Piera - Casella Pierina Primo
• Caslelletti Rosina - Cataldi Fausta - Cateni Maria -
Celhnl Adele Celotto Claudlna - Chiavetta Grazia -
Chiesa Concetta - Chlttero Plelro - Cinquemanl Can.co
Salvatore• Cocco Veneranda- Colussl Romana • Coppo
Maria - Costanza Giovannina Crapanzano Sa1va1ore -
Crea ZapPia Antonia Cuaza Stefania - Oel Rosa - Del
Duce Rosa - Del Fior Antonia Offorti Salvatore - Di-
martino Gauden.zla - Ferrarls Maria Fianco Alda Fio-
rello Agostino - Formanti Silvia Franchlnl Passarottl •
Frittita Francesca - Froio Vittorio - Gaela Bina Gaido
Pietro - Galimberti Adele• Gamba Eugenia - Gandolfo
Maria• Garavaglia Alfredo - Gatti Rosa . Giardino Orte-
mia leardi Pina lngrascl Maria - lnvernlzzl Piera Joll
Matilde - Lorenzonl Ellce Loverso Mariangela Maggi
Versiglla EIsa - Magni Monica - Manclnella Famiglia
Manlìneo Giuseppe - Marchi Anna - Marcone Annlta -
Marconi Giuseppina - Marescotti Ada . Ma,jano Orazio.
Mega Bianca Melchiorre Adela Messina Giandome-
nico • Mlgllavacca Angiolina - Mlgllorlni Anna. Milocco
Livia · Mogavero SaJvatrice - Mola Maria - Mottola Anna .
Muscella Letizia - Nerone Giustina • Noce Rosalia -
Ogmbene Giuseppina - Olzeri Paolina - Ottonello Anna .
Palmerl Enza-Paolino Rosa Maria - Pepiti Maria. Parodi
Lorenzo· Parrinello Maria• Pedrotll Ines - Pepe Cristina
Pesce Paola - Pettinati O Enrico - Pistoni Rina - Po-
gliano Sanllna Ponte Benedetta - Pugliesi Caterina •
Rab,osl Verilda - Radaelll Luigi - Raso Llllìna - Rotlrotl
Giuseppina Rubino Elena - Salvegno Margherita
Scereslnl Giuseppina - Slgona Vincen2a Spadarl Giu-
seppina Scribano Maria - Suracl Francesco - Tentoni
Ester - Tommasl Itala - Tome Luisa - Trincheri Adelina.
Vaccaro Vita Vallerga Pia • Valli Pasquale Vecchlalo
Giovanni- Viola Sesta - Zlsa Mana - Zonca Adriana
33

4.5 Page 35

▲back to top
preghiamo per
SALESIANI DEFUNTI
Sac, Giovanni Luigi Fanzollllo t a Boulogne (Argentina)
a 84 anni
Nato in provincia di Treviso, a diecl anni era già In Ar·
gentlna, ove lrequentO il collegio salesiano di Almagro
(Buenos Aires). Da allora tino al termine della sua lunga
vita restò ledele a Don Bosco. Fu direttore e parroco, e
fece della sua vita sacerdotale un Infaticabile dono di
bontà verso tutti. La sua comprensione e la sua umanità,
soprallutto nell'accogliere I penitenti, gli suscitarono
vasta simpatia e lo resero confessore apprezzato La
lunga Infermità ne mise in evidenza la penitenza e l'at-
taccamento alla vila della comunttà.
t Coad. GluMJ)pe Alo! a Cremlsan a 73 anni
FatloSl salesianoa 26 anni, lasciò l'Italia per la Palestina,
e svolse la sua attività prima a Beltgemal e poi a Cremi-
san. Visse per molti anni accanto al Servo di Dio Simone
Srugl, la cui sanUtà Impresse In lui un'orma lncancella-
bìle. Fu un salesiano di profonda pietà: fedele agli In-
contri comunitari di preghiera, godeva pure di trascor-
rere alcune ore deUa domenica in devota meditazione
nel luoghi santi. La mone, giunta all'improvviso, lo trovò
In vigile e amorosa attesa dell'Incontro con Il Padre.
Sac. Paaquerlello Pietro t a Vietrl sul mare (Salerno) e
69 anni
Fu parroco e direttore di vari Oratori, generosamente
Impegnato In ogni attività di bene. Fedele a Don Bosco e
ai superiori. si distinse per zelo nella scuola, nella cate-
chesi, nella predicazione e nella dìffuslone della buona
stampa.
t Sac. Luigi Brug,..ro a Pordenone a 63 anni
Spese la sua vita per la scuola; credeva nel suo valore
educallvo, perciò non risparmiò fatiche e sacrifici per
essere con tutti e sempre educatore salesiano come
voleva Don Bosco I suoi allievi non dlmentìcheranno la
sua disponibilità cordiale e fraterna, la bontà con cui
sapeva rasserenare e Incoraggiare soprattutto nel mo-
menu più diHicill.
Coad. Ludovico Mnaenz t a Valdobbladene (Treviso) a
56annl
Lavorò con salesiana dedizjone In vari ora1orl. special•
mente a Trieste. Una lunga e dolorosa malattia agli ani
lo costrinse a letto gll ul!ìmi anni della sua vita Maanche
in mezzo alle sofferenze mantenne Inalterabile Il sorriso
e la serenlta, convinto di collaborare con Il suosacrificio
all'azione educativa del confratelli.
COOPERATORI DEFUNTI
t Lorenzo Lupano a Borgo San Manina (Alessandria)
li figlio don Luigi, salesiano, cl Invia una lunga e com-
mossa rievocazione delle ultime ore del caro Papà Ne
riferiamo qualche tratto. Ebbe Imo all'ultimo la consa-
pevolezza di far parte della comunità parrocchiale, a cul
aveva consacrato la sua vita. cercando il bene di tutti.
vicini o lontani che fossero dalle sue idee e dalla sua
lede Segui senza tentennamenti te direttive del Pastori
della Chiesa, dal Papa al singoli sacerdoti, che volle
strmare, e del quali non tollerò mal che si sparlasse Dio
solo sa quanto Ieee e pali per difendere l'onore della
religione e del sacerdozio. sorretto da tanta preghiera e
dalla comunione quotidiana_
Nelle ultime ore ebbe un pensiero per un tale lontano
dalla lede: , Salutatemelo, disse; che si converta e ven-
ga In paradiso anche lui, Amò tanto Don Bosco e I
Salesiani. e con essi collaborò tutta la vita, anche In
memorabili 1rattenimenll teatrali. Le sue ultime affettuo-
se attenzioni furono per l'amaUsslma consone e li figlio
più giovane: non volle che lo vedessero morire, A lutti
lasciò come testamento l'Invito a pregare, a ubbidire. a
volersi bene; e una promessa di gioia: ,Se la mlserlcor•
dia di Dio ml prende In paradiso, vi assicuro che verrete
tutti con me,
Pia Brandi Bombino t a Minervino Murge (Bari)
Conobbe Don Bosco come aJHeva delle FMA a Roma, e
lo scelse come padre e protettore per tutta la vite Fu
salesiana nella lamlgUa di origine e In quella che formò
sposando ll dott. Geremia. Irradiò ques1a salesianità in
tutta la cittadina. Minervino non ha casa salee,ana, ma
essa per plu di dieci anni preparò e animò nel paese la
festa di Don Bosco. Lavorava con passione per le vo-
cazioni, e partecipava al corsi annuari di esercizi per I
giovani, sostenendo anche le spese per qualcuno più
p0vero da lelinviatoli questa forte esperienza spirituale
Ma Dio volle da lel un'altra testimonianza e un'altra of-
lena Nel pieno del suo dinamismo coraggioso, ecco
Insorgere all'Improvviso I sintomi di un male tanto raro
quanto Implacabile: una forma dl paralisi progressiva.
accompagnata da sofferenze sempre più atroci. Iniziò il
suo calvario lucidamente. Nonostante I dolori e l'Iniziale
inabilità, organizzò nell'ospedale gruppi di preghiera e
di conversazione splrltua.le, Il suo repano si trasforma in
una comunità che prega, che canta1 che dlscule con
serenità del grandi temi della vita e della lede. Finché il
progredire Inesorabile del mate le tolse anche la parola
E Il Signore perrnlse che fosse sottoposta a una soffe-
renza ancora più grave Suo sostegno e suo conteno
era Il martto. Dopo la giornata di intenso lavoro - due
embulatorl de seguire e la condotta del paese - pas•
sa.va la notte ad assistere la consorte, incurante della
propria salute. Ma propno un giorno dolori lancinanti
esigono un immediato lntervenlo chirurgico Troppo
tardl, la povera donna offre In sllentlo Il mistero di un
dolore cosi sconvolgente. che ne affretta ra fine. Esat•
tamente una settimana dopo anch'essa lascia Il Calvario
per raggiungere il marllo nella Pasqua eterna4si seppe
poi che il doti Geremia visitava gratis l malati poveri privi
di assistenza. e In non pochi casi lasciava anche Il de-
naro neçessarla per le medicine piil costQ'SQ I due co-
niugi. che ancora tento bene avrebbero potuto e voluto
operare. ci lasciano un messaggio di vita evangelica
Integralmente vissuta
A1111elo Cofbella t a Como
Lasciata la Banca dopo 35 anni dj servizio, esprime la
sua gioia di poter cosi collaborare di più con la moglie al
Centro diocesano di A C., nel gruppo FamlglJa cristiane
Passano appena due mesi, ed ecco un infarto. Sereno,
calmo, pieno di dignità, dice alla moglie ,Coraggio,
Udfa, se Il Signore ml vuole sono pronto. Passano
giorni di ansia, di preghiera. e di lenta ripresa Ma pro-
prio il giorno prima di essere dimesso, un secondo In•
!ano lo suonca Ha lasciato Il grande esempio della
fede. La moglie ripete con le due giovani fighe. ,Signo-
re, Padre santo, sia fa.tta Ja tua volonta .
t Mon•. Fetlu Canelll a San Severo (Foggia) a 97 anni
Nella meravlgllosa sinfonia della sua esJstenz.a la nota
dominante è stata la saieslanltà. Di Don Bosco sapeva
tutto: ne aveva assimilato Il sistema pedagogico, l'abilità
che fa fiorire l'oratorio. sveva eretto un complesso di
opere che sognava di lasciare al Salesiani Aveva visto
nascere l'opera salesiana a San Severo, e l'aveva co-
stantemente aiutata con tutti I mezzi, compresa la per-
fetta conoscenza del bisogni educativi della zona, dan-
do spesso nuovo slanolo al lavoro tra la gioventù san-
severesa. La sua plu grande sofferenza fu veder partire I
salesiani da San Severo, cos1re1tl dalla mancanza di
personale. Lavoro fino all'ultimo per Il suo popolo e per I
più poveri. La sua mone fu dichiarata dalle autorità l utto
cittadino.
Maria Con,olata Dell'An"" In Antonuccl t a Lecce a 63
anni
Cooperatrice salesiana convinta della sua missione, si
prodigò per tutta la vita a diffondere bontà e sereno
ottimismo Regalò a Don Bosco II flglio don Pietro. e lo
segui con affetto materno flno alla gioia di poter baciare
le sue mani consacrate da Cristo Sacerdote. Ci lascia Il
ricordo di tanta vlnù e bontà.
Sac. Salvatono Sclbetta t a Sutera (Caltanlssetta) a 86
anni
Fu sateslano lino al 1929quando, col regolare permesso
del Superiori e per desiderio del Vescovo di ca11anls-
setta, lu lnvìato a Sutera come parroco. La sua lunga
attività apostolica pano l'impronta dello spirito di Don
Bosco, piena di zelo e d1 amore per la glori a di Dio e il
bene del suo popolo. Col suo aiuto ha dato la posslbllltà
al nipote don Antonino di seguire la vocazione e diven-
tare sacerdote.
Maria Banollo t e Torino a 77 anni
Madre di selle figli, seppe con Il suo esempio farli cre-
scere sani e forti nella fede Non risparmiò fatiche e
privazioni per Il bene della famiglia: nulla per sé, per gli
altri tutto. Donò generosamente due figli alla Congre-
gazione salesiana, e Il segui continuamente con la pre--
ghiera e l'offerta delle sue sofferenze.
Guido Ottella t In Valle Androna (Novara) a 30 anni
Era Ingegnere dell'ENEL, e s1 trovava In Valle Androna
per seguire I lavori dl ripulita d1 una diga. Un giorno non
torni) al Cantiere:luntrovato privo dlvllaper unacaduta
da ire metri di altezza Era sposato da un paio d'anni
appena, e non aveva tralasciato la sua attività nella
Gioventù Cattolica e nena San Vincenzo. La sua ecce-
zìonale bontà si ispirava al valor( perenni della vita, che
aveva attinto fin dalla giovinezza dal suoi amali educa-
tori salesfanl
Alnaandro Coresat t a Roma a 73 anni
Era cooperatore salesiano da 16 anni Uomo colto, pie,
no di onestà e di rellltudlne, di fedeltà al lavoro, educò l
figli al valori perenni della lede e alle carairerlstlche
dello spirito salesiano, Ira I quali la profonda devozione
all'Ausiliatrice I tre figli, don Bruno salesiano, Aldo e
Teresa. cooperatori, sono Il grande dono che cl ha la•
sciato.
Alma Celdlnl t a Goriz,a a 75 anni
Fu maestra elementare per vocazlone. e Intensamente
dedita alle più varie forme di apostolato nella Chiesa
goriziana. Amava tanto Il Papa, Il Vescovo, la Chiesa,
collaboral/8 con zelo all'opera delle vocazioni. Suo
grande rammarico fu di non veder nessuno del suol
alunni diventare sacerdote. Era presidente dlocesa.na
dell'Apostolato della Preghlera, e come lampada lumi-
nosa attirava all'adorazione eucaristica e alla parlaci•
pazione attiva alla Messa, Cooperatrice zelan1e, entu-
siasta df Don Bosco. ne praticava i princìpi educativi e
ne diffondeva la devozione, curando In modo particola•
re II decoro del suo altare nella chiesa parrocchiale
Sull'esempio di san Francesco di Sales, si Ieee tutta a
tutti con Inesauribile generosità. e nascondendo le sue
sofferenze con eccezionale forza di volontà.
Per quanti ci hanno chiesto Informazioni, annunciamo che LA DIRE·
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA. r icono-
sciuta giuridicamente con D. P. del 2·9·1971 n. 959 e L 'ISTITUTO
S!'-LESIANO PER LE MISSIONI con sede m TORINO, avente personalità
giuridica per Decreto 13--1-1924 n 22, possono legalmente ricevere
Legati ed Eredità. Formule legalmente valide sono:
se trattasi d'un legato: e ... lascio alla Direzione Generale Opere Don
Bosco con sede In Roma (oppure all'Istituto Salesiano per le missioni con
sede in Torino) a tìlolo di legato la somma di lire ....... _ . (oppure)
l'Immobile sito In ...• • per gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolar•
34
mente di assistenza e beneficenza. di Istruzione e educazione. di culto e
di religione >.
se tratlasi, invece, dl nominare erede di ogni sostanza l'uno o l'altro del
due Enti su Indicati
e ...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con sede in
Ro~a (oppure l'Istituto Salesiano per le M,ssior,i con sede in Torino)
lasciando_ ad ~sso quanto ml appartiene a qualsiasi tìtolo, per gli scopi
perseguili dall Ente, e partlcolarmente di assistenza e beneficenza di
istruzione e educazione, di culto e di religione »
'
(luogo e data)
(firma per disteso)

4.6 Page 36

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Borsa: Guù ucr1menlato1 Marta Au1'9
llatrlce • Santi Saleslanl, suffragio del
nostri parenti defunti. a cura di Martina
Marghenta e Comm. Alessandro L
1000000
Bo...a: Maria A.,.lllatrlce • S. Giovanni
8o1CO, in memoria e suffragio del caro
/ì{/lluolo C.Jest1no. a cura di Barbero Er•
cole, Arona (NO) L 200 000
Bona: Don llo9co, ,n memoria del Pro/.
Don Mario Ghlplleno e ramlg/la, In r/ce>-
noscenza delbene ricevuto, a c ura di N.N.
L 200.000
8ofN: Marta~eDonlloaco, ln
wtrrag,o di ~nhle Oomen,ca, a cura dl
Oon Gentlla G.. To,ino L 150.000.
Bo...a: Sacro Cuore di 0..u, In sutrragio
di Bianco Angela ved. Gent,/f, a cura di
Oon GenlJJe, Torino L 150 000
Borsa: S. Domenico Savio par due mera-
vigliose grazie ottenute ad Intercessione
d&I picco/o grande santo. a cura di La
Rosa Francesca. Roma L 150 000
Bona: S. GlovaMI Bosco, In suffragio di
Fo/1/s Gaspare e Implorando protezione
par la lamlglla, a cura di Almlno Orsolina
ved Follls. Reggio Emilia L 100 000
8-= Don Allppo Rlnaldl, ,n memoria
della Cooperarrlce Salesrana Botto ZIiii
Graziosa. a cura della Famiglia Collazuol,
Torino L 100.000
8 -: Van. Andro Beltrami, par gnwa
11cevuta In la w,,e della bambina guarita
dalla paresi, a cura di N.N , Crusmallo
(NO) L 100.000
Boraa: Maria Auslllatrtce • Ven. And-
Bellraml. a cura di una bene/attrice di
Crusma!lo (NO) L 100.000
Borsa: In memoria e suffr,glo di Suor
Onorina Lanfranco, a cura del Prol. Luigi
M- Lanlranco, Torino L 100.000
Bona:
Aualllalrice, "' memoria e
wttrag/o de, compianti genitori P,etro e
Mar,a, a cura di Sabatini Giuseppe. Roma
L 100.000
,,._nt, Bona: Don BolCO, In memom, del com-
gemtort Ptetto e Mar,a, cura di
Sabalini Giuseppe, Roma L. 100 000
Bo...a: Marta Auatllatrtce, a cura di Do-
solidarietà
nanan Maria, Fetlette di Romano Ezzell•
no (VI) L 100 000
Bona: Don Allppo Rinaldl, in graziamefl-
to perottenuta guangione, a cura dì N N .
Bologna L 100.000.
Borsa: Miria Aualllatrtce, In su/fraglo
della Mamma Narclsa, a cura dì Galvani
Maria, Wla LaQarina (TN) L 100 000
BCH'N: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, In memoria e sulfragto del pap'
Evasio, e~ al/levo sales/ano. a cura di
Copp. Don. Adriano, Milano L. 100.000
Borsa: Don Faortzio Go~ par r,conoscer,.
za, a cwa di Turrini Maria, Bologna L.
100.000.
Bo..a: s. Glo,aMI Bosco, In su/fragto del
mie, defunti• Invocando p,orezlone par1
m,el cari, a cura d1 Baudino Bolm1da Vlt-
tona, Monesf911o (CN) L 100000.
Bol'N: Maria Aualllalrlce, ,n memoria e
suffragio di Fìanca Angellna, a cura di
Pianca Mari.I. s Martino di C u (TV) L
100000.
Borsa: In ringraziamento per drvlna assi-
stenza, a c ura della Famiglia Ricci, Roma
L 100.000
Bona: In sutrrag,o delle Antme del Pur-
gatorio, a cura di Suor Vlrg,ma Cucco,
FMA Totlno L. 90.000.
Bol'N: Maria Au•lllatrlce, S. Glo,annl
llolco e S. Domenico Savio, par Invocare
prorez,one sulla mia Famlglia e per me
una santa mone, a cura di e,acco Alina,
Milano L 80.000
Bona: Maria Aualllatrtce • Don llolco,
pt,r graz,a ottenuta, a cura di Scarpulla
Carmelina. Torino L 76.500
Bona: M- ~•lllatrlce • Santi Sales1--
nl, Invocando grazie e benedlzlon, per la
famiglia, a cura di Battaglino Fiorenzo e
Patnzia, Guarena (CN) L 60 000
8oru: Otwlna-., a cura di Bo-
glione Francesco, Torino L 60.000.
Bona: Maria Aualllatrlce e Don BollCO, a
cura di Faccia Miria Schierano. Chler1
(TO)L 60000
Bona: Maria Au11Jlatrlce • S. Giovanni
8o11CO, in memoria del piccolo Giampiero
BORSE DI STUDIO PER I GIOVANI MISSIONARI
PERVENUTE AL BOLLETTINO SALESIANO
Invocando protezione par I m!el cari, a
cura d1 Torreeno Se<gio L 60 000.
Bona: In suffrag,o der delunt, della Fami-
91/a lnvem,zzl. a cura di lnvemlul Adele,
Truccazzano (Ml) L. 55.000.
Bo...a: Maria A.,.lllalrice • S. Giovanni
Bosco, parcM intercedano par la grazia
tanto desrderata, a cura d1 Consani Iride,
PIS8 L 50 000
Bo...a: Maria A.,.lllatrlce • s. Giovanni
Bosco, In ringraziamento a Invocando
ancora grazie. a cura di Cnatl-Tumlattl
Ivana, Ariano Polesine (RO) L 50.000.
Bo...a: Marta Aualllatrfce, Santi Sateal■nl
e Laura Vlculla, In rlngrazlamanto par
grazia ricevuta e Invocando •ncora Inter•
cessione per conso#damento delf.t g,..
zia, a cura di una ex allieva di Faenza (RA)
L 50.000
Bo...a: SS. Cuori di Geaù e di Maria,
sulfragio de, nostri defunti e par aV9re
protezrone In vtta e ,n morte. • cura d, N N
L50.000
..a.,,.., Mono. Vincenzo Clm•ltl. In rlngra-
z,amento, a cura di Don Luigi Loss L
50.000.
Bona.: Mana Ausrtlalrice S. Glo'll,nnl
Bosco, ,n sultrag,o della sorella Maria, a
oura della sorelle e lratelli Baruttaldi, But-
ttgliera d 'Asti L 50 000
8ona: Sacro Cuore di Gesù, Maria Aual-
Nalrlce • S. Giovanni Boaco, per ottenere
aiuto e protezione, a cura di N N., Asti L
50 000.
Bona: S . Glovannl Boaco, a cura dl N.N ,
Tonno L 50 000
Boraa: S . Giovanni Boaco, a cura di N.N.,
Torino L 50.000.
Borsa: Maria Au1Uiatrtce e S. Glonnnl
Boaco, a cura di Guallnl Clara Torino L
50000
Borsa: Marta Aualllatrlce S. Olonnnl
Bosco. in rmgraz,amento Invocando
nuoV9 grazre. a cura dei Coniugi Revello,
Tonno L 50 000
Borsa: Sacro Cuore di Geaù, perché la
lamlg//a s,a nascosta sempre In Lui. a cu-
ra di N N , Rivaroasa (TO) L 50 000
lloraa: S . Domenico Savio, In ringrazia.
mento e ,mpetrando nuove g,.z,e, a cura
d1Zago Olga e Achille, Lutrano L 50.000
Borsa: Mana Aualllatrlc• • S.a Maria
Mau..,Jlo, a cura di B.C. L. 50 000.
Bona: In memoria del Can Oon Pretro
Glg/1a, a cura di N.N. L. 50.000.
80...a: In memoria di Beccarla Sergio. a
cura dl N N. L 50 000.
Bona: S. Domenico Savio, In sutrrag,odel
Papa Ooman/co, a cura di N N , Arquata
(AL) L. 50.000
Boru: Marta Aualllatrlce Don Bosco, a
cura della Famiglia Molino, T0<mo L
50000.
BorN: S. Domenico Savio, a comp,mento
della promessa e Invocando protezione
par la piccole Angela. a/lesa con lede per
otto anni, a cura del nonni felici, Bianchi
Angelo, Olgiate 0 . (VA) L 50 000
Boraa: M - Au11Jlatrtce, m 1/fettuosa ri-
conoscenza alla ax al/leva Brove//1 Virgi-
nia, a cura delle ex allieve Roma e Cecilia
MigNni, MIiano L 50.000.
8ona: M- SS. Aaaunla, In memoria d1
m,a madra, nel 3' annlV9rsarlo della mor-
te, a c ura di De Paoll Fabio, Piove di S
(PO) L 50.000.
-•o Boraa:
O. Rua. SanU Salesiani e
Anime del Purvatono, lnw,cando grazie
tanto necessarie, a cura di Casalegno
Giuseppina, Moncucco T0<lnese L
50.000.
8ona: S. Domenico Savio, ,n nng~
mento par lavori ricevuti e lnw,cando a,,.
eora protezione, a cura di Noli Adele, Re>-
gorede>-Casa1enovo (CO) L. 50,000.
P.- Bona: I l - Aualtlalrice, Sarltl S.leslanl
Giovanni, In rlngrniamento par
guarigione del figlio e mw,cando prote-
zione suita lsmlglla, a cura di MO'o Gia-
cherlo Glldina, Locana, L 50.000.
Borsa: S. Giovanni Bosco, In sultragio di
un cugrno sacerdote. a cura di N.N., F
S. L50.000
Bo...a: Maria Aualllatrtce o Senti Salesi.
nl, In suffragio tJeì defunti e Invocando
protezione sulla Famiglia, a cura di Re
FeUce, Rho (Ml) L 50.000
Boraa: S. Domenico Savio, In ringrazia-
mento par felice nascite de/la nipotina
Paola e Invocando protezione, a cura di
Bruno Rosa, Marmorito (AT) L 50.000.
Boraa: Maria Aualllatrlce • Anime Sani.,
In suffragio di Pacilìc, Oomantcangelo e
Fet,cetta, a cura di De Rubels Lina, Ga-
gl/ano Alerno (AO) L 50 000
Bona: Maria Aualllatrlce • S. Giovanni
Bosco, nngraziando e chledando prole-
zrone e In sulfraglo dei de/unti. N.N.. Mar•
sala (TP) L, 50.000.
Bona: Marta Aualllalrice • S. Giovanni
Bosco, In suffragio del mrel àefunt;. a cu-
ra di N.N.. Livigno (SO) L 50 000
Boraa: Maria Aualtlalrtce e S. Giovanni
8o11CO, In memoria di Don F Rlgamontl.
o. • c - mvocando p,oteztone e a,uto, e cura dei
Coniugi Babblnf
B•
(FO) L
50000.
Bona: Beato Don Rua, a cura di Glannonl
Luigi; S. Stelano M (SP) L. 50.000.
8ofSe: Maria Ausiliatrice • S. Giovanni
llo9co, in nngr,;riamento suppl,candoper
g,azra urgente, • cura dl Zattagnlnl Gh,-
seppe, S. Agata a/Sani. (RA) L. 50.000.
lloraa: Maria Aualllatrlce, nel 5(}' di pre>-
/usrone a 40" di Messa, ch-ndo pre-
ghrere, a cura di Stefam don Antonio.
Tezze Valsugana (TN) L 50.000
Bo...a: per grazia ncevuta. a cura di Nat-
taglla Geom Luigi, Milano L. 50 000.
8ona: Maria Aualllatrlce, Don Bosco •
Sani! S.leslanl, mvocando continua pre>-
tezione sulla lsmlgtla, a cura di Parlanl
Giorgina, Bologna L, 50.000
3:

4.7 Page 37

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o
e
!
Spediz. in abbon. postale • Gruppo 2° (70) 1• quindicina
VITTORIO MESSORI
Ipotesi su
su
AWISO PER IL
PORTALETTERE
In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
TORINO
CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
17• edizione
220.000 copie
L'inchiesta lucida e
documentata di un giornalista
sulle origini
del cristianesimo.
Il viaggio alla ricerca del
Gesù della storia.
Un saggio vivacissimo
e rigoroso per chi,
credente o no. si interroghi
sulle «ragioni» della fede.
L. 3;500