Bollettino_Salesiano_199707


Bollettino_Salesiano_199707

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Mensile • Anno CXXI • nr. 7
Spec!izione in Abb. P.T. • COlfflKI 27, art. 2, legge 549/95
Sj,edizione nr. 7/1997
Auloriiz. Direz. Prav. P.T. 35100 Padova C.M.P.
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
(~ ~
jl I I ~-j

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- LA GRANDE VIGILIA
di Juan E. Vecchi
LE PAROLE DEL
GIUBILEO/
VITA CRISTIANA
Chi sono i credenti e come si distinguono? Non occorrono
etichette o distintivi. I pagani non capivano bene quale fosse
il credo dei primi cristiani, vedevano però il loro stile di vita:
si amavano gli uni gli altri come fratelli.
A lcune
parole
di Gesù ci al-
lertano sul-
l'autenticità
della fede .
«Non chi di-
ce Signore,
Signore ,
entrerà nel
Regno , ma chi fa la volon-
del Padre ». E riferendosi agli
scribi: « Fate quello che dicono ,
ma non imitate quello che fanno ».
L'opposizione «dire-fare » è evi-
denziata anche nella parabola dei
due servi: quello che dichiara di
essere disposto ad andare , ma
non si muove, e quello che si rifiu-
ta in un primo momento di obbe-
dire , ma poi adempie .
In molte altre circostanze Gesù in-
dicò sentimenti e comportamenti
conformi al Regno: perdonare , do-
nare gratuitamente, non giudicare,
aiutare chi è caduto sulla strada,
dare il superfluo.
Chi sono i credenti e come li si di-
stingue? Quale fosse il credo dei
primi cristiani , i pagani non lo capi-
vano granché. Vedevano però il
loro stile di vita: si amavano gli uni
gli altri come fratelli indipendente-
mente dalla nazionalità, colore e
condizione sociale ; lo dimostrava-
no mettendo in comune i beni in
modo che nessuno patisse mise-
ria ; partecipavano alla preghiera
insieme.
altri : essi partecipavano alla vita
della città, si muovevano nelle piaz-
ze e nei mercati come gli altri, ve-
stivano e lavorano come il resto dei
cittadini . Individuava però alcuni se-
gni per scoprirli: « Meravigliano tutti
per il loro modo di stare insieme
che ha dello straordinario ; adem-
piono con lealtà i loro doveri di cit-
tadini ; si sposano come tutti e han-
no dei figli , ma non abbandonano i
neonati; sono uomini , ma non agi-
scono seguendo il proprio interes-
se ; obbediscono alle leggi dello sta-
to, ma con la loro vita vanno oltre la
legge ; sono poveri , ma arricchisco-
no molti ».
D La fede è culto e religione, ma
non solo . Ci sono verità, espresse
imperfettamente in proposizioni , cui
assentire ; ma non come fine a se
stesse. Il tutto tende a trasformare
la vita: i sentimenti, gli atteggia-
menti , i comportamenti , le abitudini,
affinché corrispondano alla nostra
realtà di figli di Dio, fratelli di Gesù ,
uomini e donne abitati dallo Spirito.
D Poco tempo dopo, la lettera di
un testimone a un pagano interes-
sato al cristianesimo, di nome Dio-
gneto , rilevava che socialmente i
cristiani non si distinguevano dagli
LUGLIO-AGOSTO 1997 IJS

1.3 Page 3

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Quando lo scriba chiese una spie-
gazione teorica o dottrinale su chi
doveva considerare suo prossimo,
Gesù glielo spiegò presentandogli
un modo di agire e gli diede il con-
siglio : « Vai e comportati allo stesso
modo ». Vivendo ciò che già si è ap-
preso si va comprendendo il resto .
Un programma completo per
la vita del credente lo propone
Gesù nelle Beatitudini. Le pronun-
ciò in uno scenario stupendo che
ancora ogg i ci impressiona: il mon-
te, il verde pendio, il lago, il sole
terso e caldo che per la configura-
zione del terreno arriva dappertut-
to, l'orizzonte: un'immagine toccan-
te della luminosità e trasparenza
della vita. Disse parole gravide : po-
vertà, purità di cuore, verità in paro-
le e opere, fame e sete di giustizia,
misericordia, pace , resistenza nel
bene, fiducia in Dio .
Il paradosso cristiano consiste nel-
l'affidarsi a un'apparente debolezza
per cercare un bene duraturo, nel-
l'accettare una provvisoria sconfitta
per un eterno trionfo. È infatti de-
bolezza per la mentalità corrente
la povertà intesa non solo in senso
materiale, ma come ca-
pacità di dare spazio
ai progetti di Dio piut-
tosto che ai propri.
Sembrano sconfitta la
mitezza e lo spirito di
pace quando nel mon-
do prevale la durezza
contro i concorrenti , g!i
avversari, i diversi. E
follia mettere da parte
se stessi per cercare
solidarietà e condivi-
sione con gli ultim i,
pensando che da loro
riceviamo più di quello
che doniamo. D'altra
parte la gente rimane
stupefatta quando in-
contra ch i sa realiz-
zare tutto ciò . Ha tro-
vato uno che ci crede!
I IMMAGINI DALLA
TERRA SANTA.
Nazareth.
Recital sulla vita
di Don Bosco.
Luglio-agosto 1997
Anno CXXI
N um ero 7
In copertin a:
una strada di Y uen Long
a Hong Kong . Con il
prim o lugli o H ong Kong
ritorna c inese, non senza
qualche timore.
IL BOLLETTINO SALESIANO
1 Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Maria Antonia Chi nello - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Motto
10 GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
Parigi: « Ven ite e vedrete»
14 VENEZUELA
di SILVANO STRACCA
Strade d'argilla
17 DALLE MISSIONI
di MARIA ANTONIA CHINELLO
La mia giornata a Sakiago
di BRUNO RUGGIERI
18 ESCLUSIVO
Don Milani e Don Bosco
21 DOSSIER
di UMBERTO DE VANNA
a cura di CARLO SOCOL
HONG KONG, RITORNO ALLA «MADREPATRIA»
La nostra storia
I giovani di Hong Kong
« Una nazione, due sistemi»?
34 ONLINE
Un mago in missione
di ELVIRA BIANCO
38 PROFILI
Stefano Ferrando, vescovo missionario
di TERESIO BOSCO
RUBRICHE
2 li Rei/or M aggiore - 4 Jl punto gim1ani - 6 !n Italia & nel mondo - 8 Lettere - 13 Prima pagina -
29 Zoom - 30 Libri - 32 Il doctor J. - 33 Box - 36 Come D011 Bosco - 37 Carta di Comunione -
41 I nostri morti - 42 I nostri Santi - 43 Don Bosco a fum etti - 46 Solidarietà - 47 In primo piano
Collaboratori : Teresio Bosco - Angelo Botta - Ernesto
Gattoni - Giuseppina Cudemo - Graziella Curti -
Margherita Dal Lago - Serge Duhayon - Bruno Ferrere -
Sergio Giordani - Antonio Mélida - Jean-François Meurs -
Pietro Moschetto - Angelo Montonati - Giu seppe Morante
- Gaetano Nanetti - Ange lo Paolu zi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter : Cipriano De Marle - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali e
19 lingue diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie)
in: Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Boemia - Bolivia -
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Bretagna - Italia - Korea del Sud - Lituania - Malta -
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Portogallo - Slovacchia - Slovenia - Spagna - Sri Lanka -
Stati Uniti - Thail andia - Ungheria - Uruguay -
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Edizione Cooperatori . A cura dell'Ufficio Nazionale
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Don Bosco in the W orld
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BS LUGLIO-AGOSTO 1997

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IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
TEMPO D'ESTATE/
GIOVANI SEN OLLA
Esiste ora, a differenza dal passato, un « piano d'azione
del governo italiano per l'infanzia e l'adolescenza».
È la prima volta che d'estate si dovrebbe respirare un'atmosfera
di attenzione ai giovani.
N elle roventi battaglie sulla
riforma dello stato sociale,
molti di quelli che volevano tagliare le
protezioni sociali raggiunte nel paese ,
hanno usato strumentalmente
la questione giovanile per mettere
all 'angolo le fasce più anziane
e costose della popolazione. Questi
alleati occasionali hanno giurato
di essere mossi dalla più genuina
preoccupazione di rispondere
alla mancanza quasi generale
di prospettive future per i giovani.
Il " piano » è calato nel contesto
di questo acceso confronto , cercando
di accreditare la volontà politica
di rendere le città, ora deturpate
dal degrado ambientale e sociale ,
" più amiche dell 'infanzia ».
Gira una sorta di voglia politica
di voler edificare per i giovani
una « città del sole ».
Un tempo erano i giovani
a essere utopisti e perciò venivano
sbrigativamente trattati da sognatori .
Adesso che la condizione giovanile è
davvero disperante sotto molti profili ,
anche dal punto di vista della
compagnia, l'utopia sembra trasferirsi
alla politica finora assolutamente
sorda agli sl anci del cuore. Un salto
forse troppo grande e repentino
per apparire vero e credibile .
Specialmente se si considera
la distanza quotidiana tra il dire e
il fare della pubblica amministrazione .
Ora è tempo d'estate. La scuola e
molte istituzioni che svolgono attività
educative se non si sono svuotate ,
hanno certamente rallentato i loro
servizi in modo vi stoso . Se durante
l'anno scolastico , ragazzi e giovani ,
hanno costituito un problema
quotidiano, ora sono diventati
una specie di desaparecidos. Il caldo
se li porta via con i loro problemi.
Ma, si sa, l'estate è bella
non per tutti. Per tantissimi giovani
si ripete l'esperienza che tocca
ai cani quando i loro protettivi padroni
LUGLIO-AGOSTO 1997 BS
vanno in vacanza. Girano senza
collare per la città e rischiano
davvero di finire forzosamente
nei canili se riescono a salvarsi dalla
morte sull'asfalto e dal dimagrimento
per scarsa alimentazione . La « città
del sole » promessa ai giovani
continua ad essere un miraggio.
Qualcosa, forse , potrebbe cambiàre
con l'autonomia scolastica
e la riforma dei cicli se la scuola
i trasformerà in funzione
di accompagnamento per tutto l'anno ,
periodo estivo compreso .
Per il momento, insieme ai campi
scuola, per pochi , alle vacanze
all'estero, per pochi , agli stages,
per pochi , alle colonie ai monti
e al mare, per pochi , la stragrande
maggioranza del popolo giovanile
brucia l'estate come un tempo
insignificante e scarsamente
costruttivo . Chiude o riduce la propria
attività anche qualche oratorio
e centro parrocchiale.
L'estate sono giorni programmati per
la libera uscita, costi quel che costi .
Un rito collettivo per la dispersione.
E anche i giovani diventano
una forza in esubero da far scendere
in corso d'opera.
Chissà che non sia proprio la
lontananza di questi mesi tra giovani
e istituzioni educative a rallentare
la fiducia. Se si considera la scarsa
affluenza dei giovani alle urne per
le elezioni universitarie
(a La Sapienza di Roma solo 19mila
su 1?0mila iscritti) , come indice
sicuro di disinteresse e scarsa
partecipazione a quella istituzione
scolastica che dovrebbe essere il top
della partecipazione giovanile ,
qualche dubbio dovrebbe nascere.
Tenerli lontani per un po', dar loro
corda senza che nuocciano o siano
problema, non giova a nulla se poi ,
chiusa la girandola estiva, la casa
sociale di tutti i giorni resta per
i giovani estranea e poco ospitale.

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IN ITALIA&NEL MONDO
MALTA
L'OSTELLO
DI SLIEMA
Nell '88 i sa lesiani di Malta
hanno aperto un ostello per i
ragazzi. La casa fu messa a
di sposizione dalla benefa ttri-
ce Osanna Pi a Be li , di origine
austri aca. Trovatasi vedova e
senza fig li , ha vo lu to devol-
vere tutti i suoi averi ai sale-
sia ni , dicendo loro: « Quando
venni a Ma lta non avevo
nie nte, appena il necessario
pe r vivere. Ma il Signore mi
ha dato più del necessario.
Come lui è stato gene roso con
me, così voglio esserlo io, la-
sciando la mia casa ai giovani
c he, come lo ero io, si trova-
no in difficoltà ». Oggi l'ostel-
lo porta il suo nome e spalan-
ca le porte ai giovani in diffi -
coltà offrendo vitto e allog-
gio, ma soprattutto un ambien-
te di fami glia dov e possono
sentirsi acco lti e amati , spinti
a ricominc iare in senso positi-
vo la loro vita. Ci sono anche
ex-tossicod ipendenti , che do-
po aver te rminato il program-
ma di ricupero hanno bisogno
di aiuto per reinserirsi nella
soc ietà. Ospita anche giovan i
che desiderano imparare la
lingua ing lese. Da q uando ne
è d iventato responsabile do n
Charles Cini, che è stato pe r
molti anni delegato mondiale
degli exallievi, l' ostello riesce
a coinvolgere laici e volontari
ne ll ' impegno di ani mazione
tra questi ragazzi. Occorre an-
che agg iungere che l'opera
rappresenta un ' iniziativa ine-
dita per l' isola.
ISliema (Malta). Don Charles Cini,
responsabile dell'ostello.
A sinistra in alto, l'ingresso
al numero 85, Rudolphe Street.
Sotto, la benefattrice
Osanna Pia Bell.
ANNULLO POSTALE
PER DON VIGANÒ . Un
annullo postale per la gior-
nata nazionale della fila-
telia è stato emesso a Son-
drio in onore di don Egi-
dio Viganò . L'iniziativa è
del Circolo culturale nu-
mismatico della città. Don
Egidio Viganò, futuro set-
timo successore di Don
Bosco, era nato a Son-
drio nel 1920. Entrò tra i
salesiani giovanissimo e
a 20 anni era partito per il
Cile, dove si fece davve-
ro «latinoamericano ». Ma
il legame con la sua terra
lo ha sempre conservato
forte, insieme ai suoi due
altri fratelli salesiani, don
Angelo e don Francesco.
Don Viganò è morto nel
giugno di due anni fa.
SUDAN
LA RUSPA CONTRO
I CATTOLICI
Il 3 1. marzo, lunedì di Pasq ua,
alle 11 de l mattino, una ruspa
de ll a « Sec urity » islamica ha
rid o tto in maceri e la chieset-
ta d i Tereya, succ ursale de lla
parrocchia salesiana di Kala-
kala-G ubba (Kh artoum). Con
la chiesetta ha distrutto anche
la tettoia c he ospita la scuo la
elementare per 350 ragazzi,
tutti fig li di rifugiati.
Quando la ruspa si avv ici
alla chiesa, alcuni protestaro-
no, ma furono portati via con
la forza . Poi i cristiani si sono
messi a cantare e a pregare tra
le mace rie. La veg lia è durata
tutta la notte: sacerdoti , suore,
tanti cristiani . La celebrazione
è culminata con la celebrazio-
ne de lla messa nel pomeriggio,
presieduta da l nun zio mo ns.
Erwin Ender. « La vostra chie-
sa riso rgerà, come è risorto il
Signore», ha detto il nunzio.
ISudan. Kalakala-Gubba,
Khartoum . La chiesetta di Tereya,
rasa al suolo dalla ruspa
della « Security » islamica.
Sulle macerie si prega
e il nunzio celebra l'Eucaristia.
1
LUGLIO-AGOSTO 1997 BS

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COSTA RICA
«JOVEN »,
RIVISTA GIOVANE
La ri vista è interamente a co-
lori , di grande formato, carta
patinata. È opera dei giovani
del «Colegio Técnico Profe-
sionat D on Bosco » di San Jo-
di Costa Rica. I giovani ti-
pografi pensano a tutto, dalla
stampa, alla scelta delle tema-
tiche e all a stesura degli arti-
coli. L a rivi sta diventa per gli
alliev i esercizio pratico del lo-
ro futuro mestiere e scuola di
giornalismo. Ma anche occa-
sione formati va, perché si riu-
niscono una volta alla settima-
na per sensibilizzarsi per pri-
mi alle tematiche che verran-
no proposte agli altr i. Il pe-
riodico conta già quas i quat-
tromila abbonati, ma viene
venduto anche nelle edicole e
nei supermercati . Unico in-
conveniente, la quadricromia,
che viene realizzata con una
macchina che stampa un co-
lore alla vol ta, con non pochi
disagi. E il direttore dell a
scuola, don José Cor6, per ve-
nire incontro alle loro esigen-
ze e a quelle della scuola, si è
impegnato a provvedere loro
al meno una bicolore.
San José di
Il direttore d
e gli allievi in
ad allestire u
numero dell
OBIETTIVO CD. Due buo-
nissimi Compact Disc so-
no entrati nel «mercato
salesiano ». Il primo è usci-
to dalla scuola brasiliana
Santa Teresinha di Sa.o
Paolo ed è eseguito dalla
«Coral do Colégio », più
di cento giovanissimi che
nel modo più piacevole e
professionale eseguono
brani famosissimi del repertorio mondiale, ma anche il
folk brasiliano e qualche brano religioso.
L'inno « Don Bosco nel
mondo » è un CD prepa-
rato dai salesiani del Bel-
gio nord. Viene eseguito
in olandese, inglese, ita-
liano, francese , portoghe-
se , tedesco , coreano (vo -
ce solista, il vicario gene-
rale don Van Looy!) , slo-
vacco , ruandese , arabo,
thailandese , tam il, irlan-
dese. Il brano è efficace e
sarà cantato dai giovani che prenderanno parte al-
I'« Euro-Forum » del luglio 1998 a Hechtel, in Belgio,
che concluderà le manifestazioni del centenario della
presenza salesiana nel Belgio nord . L'iniziativa è del
vulcanico don Robert Kino, bravissimo nel coinvolgere
i giovani nell 'animazione . Uno spettacolo di luce,
suono , danza, proiezione , mimo ha coinvolto nel mese
di aprile oltre duemila persone che hanno preso parte
alla festa, presente il rettor maggiore don Vecchi.
SUDAFRICA
PER I GIOVANI
DELLA STRADA
I sa lesiani di Cape Town ce-
lebrano il centenari o dell a lo-
ro presenza in Sudafrica. E
molte sono state le manifesta-
zioni in programma. Tra le
ini ziative di rilievo vale la
pena ri cordare il progetto «Ca-
pe Town Cares » a favo re dei
cos iddetti « giovan i della stra-
da». Uno dei problemi cruci ali
di questa città è quello dell a
sicurezza de lle macchine in
posteggio. Spesso si tratta di
spazi custoditi da personale
non autorizzato o da mendi-
canti. I sa lesiani hanno dato
vita al gru ppo «vi gilanza mac-
chi ne» inventando un'occu-
pazione per i giovani biso-
gnos i di lavoro. I giovani in-
dossano un pettorale giall o
fluorescente che li rende ben
riconoscibili e gli automobili-
sti stanno imparando a fi darsi
di loro, che in questo modo
si garantiscono l' indipendenza
economica. Grazie ali ' interes-
samento di padre Collins e al
co involgimento delle autorità,
tutto procede bene. Padre Col-
lins ha già ricevuto parecchie
telefonate d' incoraggiamento.
D 'altra parte ha imposto ai
giovani rego le chi are: niente
alcol, niente droghe, niente ris-
se, incoraggiare gli autisti, pre-
sentare la tessera che spiega il
progetto, che porta i l numero
del custode e un contatto te-
lefonico.
ICape Town (Sudafrica).
Il consigliere
delle missioni
don Luciano Odorico
con due ospiti
del « Don Bosco Hostel » .

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r......... BS domanda ·········i
GIULIO VALOTTI E
GLI ALTRI . « Ho apprez-
zato mo lti ss imo lo spaz io
ded icato all ' arc hitetto G iu-
li o Ya lotti (cf. BS/f ebbraio)
e vi prego vivamen te di pro-
seg uire co n altri profili di
artis ti legati al mondo sale-
siano » (Giuliano Poggi, Ge-
nova). « Mi co ngrat ul o pe r
l'opportun a " riscoperta" de l-
l' architetto Giu li o Ya lo tti.
Quante cose , v ice nde, per-
son e c i rimangono ancora
poco note de lla storia sale-
s iana' Og ni vo lta che pre-
sentate un a perl a, ecco che
ne ri sp unt a un ' a ltra non
meno preziosa. Ma venendo
al Valotti , un amico mi dice
che c i fu un altro architetto
che lavorò con continuità
pe r i sa les ia ni prima del
Va lotti , all a fine del secolo
sc orso » (Giustino Bechis,
Alessandria).
Risponde Stanislaw Zim-
miak* Ho pensato imme-
diatamente anch' io la stessa
cosa leggendo l'arti colo su l
Va lotti. Il mi o pe nsiero è
a nd ato subito al professor
Mario Cerad ini , che pur non
essendo salesiano, operò sot-
to il rettorato di don Miche-
le Rua e del uo successore,
don Paolo Albera. Membro
dell 'Accademia Albertina di
Torino, con il suo lavoro re-
se nota l'arte italiana fuori
del co nfin e de lla Penisola.
Le opere del Ceradini si pos-
sono visitare e ammirare, per
q uanto mi ri s ul ta, nei se -
guenti paesi: Austria, Polo-
nia, Portogallo , Slovenia e,
naturalmente Italia. Su suo i
disegni furono costruiti mo l-
ti istituti e varie chi ese. Ec-
co la lista degli istitu ti pro-
ge ttati da lui : que lli di Li-
sbona, Osw ieci m (Polonia),
Prze mysl (Polonia ), Ra-
kovn ik -Lub iana (Slovenia)
e Vienna. Pure su suoi dise-
gn i so no so rte le c hi ese cl i
Ma ria Libera tri ce a Ro ma.
ne l popo lare q uar1 iere Te -
stacc io, di Sa n Gi useppe a
Prze mys l. ne lla zo na Zasa-
nie e cl i Mana Ausiliatrice a
Lubi ana, ne l sobborgo Ra-
kovnik. Elenco solo queste
opere di cui sono a conoscen-
za, ma senza dubbio l'elen-
co potrebbe ri sultare ben più
lungo . Mi riferisco ali ' atti-
vità del Ceradi ni svolta da l
1899 al 19 12, che abbraccia
quindi un periodo relativ a-
mente breve, ma che prece-
de il lavoro co ns imile de l
Yalotti. Anche se non sono
es perto di arc hitettura, av-
verto una vicinanza tra lo
sti le del professor Ceradini
e que llo del salesiano Valot-
ti . Tn ogni caso sarebbe inte-
ressante poter stabilire se ci
sia stata reciproca conoscen-
za tra i due architetti e se ci
sia stata un ' influe nza reale
del primo s ul seco ndo , in
modo che si potrebbe parla-
re di una continui tà artistica
che si ven ne a creare e a svi-
luppare intorno alla società
salesiana. Indipendentemen-
te da questa proposta di stu-
dio , mi sembra che ci sia
spazio per un secondo arti-
colo, che ci faccia
conoscere qual-
cosa di più su
questo benemeri-
to architetto».
AMAREGGIA MOLTI RA-
GAZZI. « Ho 15 an ni e leggo
sempre la vostra ri v ista. Da
un po ' di tempo però sono
mo lto amareggiata da l fatto
che voi , pur parlando sempre
de i problemi de i giovani, non
avete mai parlato della so litu-
dine, cosa che affligge molti
ragazzi, me compresa. Mai un a
parola di incoraggiamento, mai
un consiglio. Se uno resta sen-
za amic i se la deve cavare da
solo, ness uno lo aiuta. Non
fate altro che pubblicare foto
di ragazzi in gruppo, amici
insieme, e a vo lte mi fa star
ma le . Ma perché ness uno si
preocc upa di noi ? Siamo for-
se destinati a passare tutta la
vita da so li ? ».
Viky '82
SCIOPERO. « Nei mesi scorsi
s iamo stati le vi ttime di molte
categori e in sc iopero. Ma que-
sta gente ap re g li occhi? E i
sindacati non sanno trovare
altre forme di lotta che que-
sta, che è stata inve ntata cen-
to an ni fa? Quando vedo un
pullman che mi sfreccia vic i-
no vuoto perché è in sciopero,
e guardo la facc ia soddisfatta
dell ' auti sta, provo m o lta rab-
bia. Stia tranquill o: il padrone
e i dirigenti de ll 'aziend a non
viaggiano in pullman e non
ne avranno alc un danno. Un
tempo lo sciopero era contro i
padro ni , adesso è solo più
contro di noi . Tanto più che
(segnateve lo in rosso) le azien-
de sono coperte dall'assicura-
zione, e lo sc iopero o rmai en-
tra nel bilancio normale di
un 'azie nd a, c he in vita add iri t-
tura i dipe nd enti a scioperare,
perché la giorn ata è stata ormai
programm ata e ass icu rata ».
Armando Stefanutto , Vicenza
* del/'1stiruto Storico
Salesiano (ISS)
MESSINA. L'Istituto San Luigi, progettato dall 'archi-
tetto Giulio Valotti. La segnalazione ci è gradita. Nel
nostro servizio di febbraio ci è stato possibile presentare
soltanto una breve «selezione » delle notevoli realizzazio-
ni di questo abile salesiano laico.
NON SONO PIÙ SOLA.
« Quando ho letto l'arti colo " I
! fig li sono come pal line di gom-
t ma" (cf BS!febbraio) ho senti-
to immedi ata me nte l' impul so
; di scrive re e rin g raziare I' au-
; tore de ll' artico lo . Mi sono pro-
; prio sentita toccata nel pro-
i. fo ndo e mi è venuta vog li a di
.+ raccontare la mia espe rienza,
Don Giovanni Fedrigotti
SCUOLA . Partecipando
alla seduta del Consiglio
nazionale della scuola cat-
tolica, don Giovanni Fedri-
gotti , regionale dei salesia-
ni d'Italia, ha riportato l'im-
pressione della urgenza dei
problemi , dell'accelerazione
dei processi in corso, ma
anche del ritardo operativo
delle forze cattoliche inte-
ressate alla scuola in Italia.
" In questo momento in cui
sono in gestazione propo-
ste che possono segnare il
volto della scuola cattolica
in Italia », ha scritto in una
lettera agli ispettori , " dob-
biamo dare forza a tutte le
istanze che possono porta-
re un contributo positivo " .
E chiede un "raccordo ope-
rativo con l'AGESC (Asso-
ciazione Genitori della Scuo-
la Cattolica) ", per favorire
il coinvolgimento dei geni-
tori degli allievi delle nostre
scuole, quali laici impegnati
a costruire la comunità edu-
cativa scolastica. Un'esor-
tazione da tenere presente
in vista del prossimo anno
scolastico e alla vigilia del-
le annunciate e importanti
riforme governative.
perché io sono una delle tan-
tissime palline di gomma. Fi-
no a non mo lto tem po fa e ro
aperti ss ima, es pans iva, piena
di vita. Parl avo tant issimo, a
mio padre di cevo tutto, era il
mio migliore am ico e mi vie-
ne da piange re dov endo usare
un verbo al passato. Di mia
madre ricordo solo delle cose
negative, come quando da
bambina, dai 4 a i 13 anni, mi
costringeva a inginocchiarmi
LUGLIO-AGOSTO 1997 BS

1.9 Page 9

▲back to top
Da sinistra,
don Giovanni Rizzato
(con l'ambasciatrice italiana
in Camerun), don Gianni
Bocchi (con la barba)
e don Paolo D'Alessandro.
CAMERUN. « Il BS di feb-
braio , con l'articolo sull 'Afri-
ca di Gianni Mazzali, è stato
per noi motivo di grande in-
teresse , di appassionata let-
tura, ma anche di non poca
delusione. Perché non è sta-
to nominato anche don Gian-
ni Becchi? Eppure ha inizia-
to tutta l'opera, sia a Ebo-
Iowa che a Yaoundé, tra mil-
le indicibili difficoltà...
Un gruppo di amici,
cooperatori e non,
di La Spezia
(seguono 13 firme)
Ci scusiamo. L'articolo spa-
ziava sul Camerun, senza
nominare nessuno. Poi nella
ricerca delle illustrazioni, per
motivi di spazio, la redazio-
ne ha presentato le foto che
pare vano più adatte. Rime-
diamo in qualche modo, ri-
cardando ora il generosissi-
mo don Bacchi, attuale par-
roco a Yaoundé. Ma anche
don Giovanni Rizzato, diret-
tore del « Centro del legno "
a Ebolowa e l'indimentica-
to don Paolo D'Alessandro,
morto tragicamente in Ca-
merun nel 1991. L'elenco
naturalmente potrebbe con-
tinuare. Sono molti i missio-
nari che operano con gran-
de slancio nel paese africa-
no e sono seguiti, come don
Bacchi, da tanti amici.
d i fronte a lei e chiedere per-
do no . .. Papà c'era molto po-
co, lavorava sempre e mia ma-
dre era una presenza sempre
più insopportab ile. A 15 anni
sono scappata di casa, ma fui
costretta a ritornare. A 2 1 riu-
sci i di nuovo ad andarmene,
ma vivendo immersa nei sen-
si di colpa .. . Quando il lavo-
ro con cui mi mante nevo finì
dovetti ritorn are a casa. Mio
padre mi ha dato mo lti ssimi
so ldi, ma non l' insegnamento
sul valore de ll a v ita, de i so ldi,
de l lavoro; lui si gongola an-
cora nel suo sogno di avere
una famigli a un ita, che lavora
la terra. Da un anno esco con
un ragazzo che amo immen-
samente, sono contraccambia-
ta e sento che non manca
molto per usc ire da questo cu-
ni colo stretto . Adesso non ho
più sensi di colpa ad anda re
via, perché non è più un fug -
gire, ma un perseguire un fi ne
più elevato, realizzare una
realtà d i vita in armoni a ed
eq uilibri o con una persona. È
amore. Due pa lline di gom-
ma. Che bello!.. . non sono
più sola».
C.27
Ho dovuto tagliare il tuo rac-
conto, che ho però trasmesso ,
come desidera vi, a Bruno Fer-
rero. Sei molto sensibile e in-
telligente: forse è questo che
ha reso cosi acuto il tuo rap-
porto con papà e mamma. M i
auguro che l'altra «pallina »
sappia capirti e renderti f elice.
UNA LUNGA AMICIZIA.
« Mi decido alle soglie della
vecc hi ezza a scri vere questa
letterina che av re i vo lu to spe-
dire da giov inetto. Da sempre
infatti sono ammi ratore di Don
Bosco e de i salesiani . A li 'età
UNIVERSITARI COSTR UT-
TORI. Siamo un gruppo di
volontari che opera dal 1966,
organizzando campi di lavo-
ro estivi . Abbiamo lavorato
nel Fri uli dopo il terremoto e
costruito case per anzian i e
bisognosi , comun ità e ce ntri
per handicappati. Quest'an-
no lavoreremo a Palermo ,
Pontassieve (Firenze) , Bo-
log na e Assisi per rist ruttu -
rare edifici di diverse comu-
nità che si interessano del-
l'assistenza a persone han-
dicappate ed emarginate.
Per questo ch iediamo l'aiu-
to di chiunque vog lia dedi-
care una settimana delle pro-
pMe vacanze a una espe-
rienza di lavoro e di vita co-
munitaria. Non chiediamo al-
cuna qualifi ca professionale
o pratica di lavoro di canti e-
re, poniamo preclusioni
di 17 anni avevo g ià letto cir-
ca di ec i v ite de l Santo, com-
prese quelle volumi nose de l
card inal Salotti e del Lemoy-
ne. Ma non è mai troppo ta r-
di. Anche « Il Bollettino Sale-
siano » g ioverà a rendere più
ricca qua lche ora dell a m ia
g iorn ata di pensionato o, me-
g li o, di di rettore did att ico in
pe ns io ne » .
R. G., Figline Va ldarno
ideologiche o relig iose. L'età
minima di partecipazione è
di 16 anni. In tutte le località
lavore remo a tu rn i settima-
nali, nei mesi di luglio e
agosto 1997. La scorsa esta-
te vi han no partecipato 611
volontari. I campi sono au-
tofin anziati , con quote setti-
manali per il vitto , l'alloggio e
l'assicurazione. Chiunque vo-
glia saperne di più , da que-
st'anno abbiamo anche un
sito internet:
http: //www.ge oc iti es.co m/
Baja/2941/unicost. htm .
Scrivere o telefonare a:
Universitari costruttori
Via Donatello, 24
35100 Padova
Fax 049/87.53.092
Te/. 049/65. 14. 44
(segreteria telefonica)
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli amici.
Comunicate subi-
to il cambio di in-
dirizzo (mandan-
do sempre la vec-
chia etichetta).
Per la vostra corrispon -
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656 .12.556
E-mail: biesse@sdb.org
BS LUGLIO-AGOSTO 1997

1.10 Page 10

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L'appuntamento di agosto con Giovanni Paolo Il. «Giovani,
PARIGI:
di Silvano Stracca
« VENITE E VEDRETE»
GIOVANI DEL MONDO
Roma, Buenos Aires, Santiago de
Compostela, Czestochowa, Denver,
):
Manila, Parigi. Le tappe del pelle-
-I
grinaggio che Giovanni Paolo II,
ormai da dodici anni, percorre as-
I
sieme alla gioventù del mondo inte-
\\'.
.,' '•
ro. Dietro la grande Croce del!' An-
no Santo della Redenzione che, la
Domenica delle Palme 1996, i gio-
vani filippini hanno consegnato ai
loro coetanei francesi e che da allo-
ra ha attraversato tutta la Francia.
Passando di mano in mano dall 'A-
tlantico ai Pirenei, alle Alpi, sino
alle rive della Senna.
Più di un milione di giovani per la
prima volta in America Latina nel
1987. Oltre un milione e mezzo per
il primo raduno nell 'Europa dell 'Est,
nel 1991 , due anni dopo la caduta
dei muri. Addirittura quattro milioni
per la prima Giornata nell 'Asia,
culla delle altre grandi religioni
mondiali , nel gennaio 1995. Quanti
sarebbero stati per la prima volta in
Africa, dove si sarebbe dovuto svol-
gere l'incontro 1997 se, come per il
Sinodo africano, non si fosse accer-
tata l'impossibilità di trovare un
paese ospitante e non si fosse così
scelta la Francia, che mantiene da
lunga data intensi rapporti con quel
continente?
Quale altro leader, spirituale o tem-
porale, del nostro tempo avrebbe ri-
scosso un tale consenso, una simile
rispondenza, al suo invito che chiun-
que era libero di raccogliere o di de-
A Parigi, nel cuore d'Europa,
crocevia di popoli, di arte e
contri di preghiera e di riflessione,
scrive ancora Papa Wojtyla, «nel
clinare? A che si deve questo potere
di appello che il Papa gode nei con-
fronti delle nuove generazioni dal
di cultura, « vivremo insie- dialogo che unisce al di delle dif- lontano giorno dell 'inaugurazione
me la celebrazione di questa Gior- ferenze di lingua e di razza, nella del pontificato, il 22 ottobre 1978,
nata », scrive Giovanni Paolo II, in- condivisione degli ideali, dei pro- quando disse ai giovani sul sagrato
vitando i giovani. L'avvenimento do- blemi e delle speranze, faremo espe- di san Pietro: « Voi siete la speranza
vrà essere ancora una volta « icona rienza viva della realtà promessa da della Chiesa e del mondo, voi siete
vivente della Chiesa pellegrina lun- Gesù: dove sono due o tre riuniti nel la mia speranza »? Da dove nasce il
go le strade del mondo ». Negli in- mio nome, io sono in mezzo a loro ». suo fascino che genera una tensione
wGuo-AGosro 1997 BS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

▲back to top
nel nome di Cristo asciugate ogni lacrima», dice loro il Papa.
Giovanni Paolo Il in Spagna
nel 1989: « lo sono la Via, la Verità e la Vita ».
In Polonia nel 1991:
«Avete ricevuto uno spirito di figli».
immediata, quasi palpabile, spesso
magnetica, sempre trascinante?
A questi interrogativi la risposta
può essere solo congetturale. Quel
che è certo è il desiderio reciproco,
da parte di Giovanni Paolo II e
da parte dei giovani, d'incontrarsi.
Ovunque si rechi, in capo al mondo
o in una parrocchia romana, il Papa
cerca i giovani e ovunque dai giova-
ni viene cercato. «In verità», sotto-
linea, «non è lui ad essere cercato.
Chi è cercato è il Cristo, il quale sa
"quello che c'è in ogni uomo", spe-
cialmente in un uomo giovane, e sa
dare le vere risposte alle sue do-
mande! E anche se sono risposte
esigenti, i giovani non rifuggono af-
fatto da esse; si direbbe, piuttosto,
che le attendono».
GIORNATE DEI GIOVANI
Nel suo libro-intervista Varcare la
soglia della speranza, Giovanni Pao-
lo II ricorda che i giovani vennero
invitati una prima volta a Roma nel
1984 per il Giubileo della Reden-
zione e di nuovo nel 1985 per l'An-
no internazionale della Gioventù,
indetto dall'Onu. «Questo fu l'ini-
zio», afferma. « Nessuno ha inven-
tato le Giornate mondiali dei giova-
ni. Furono proprio loro a crearle.
Quelle giornate, quegli incontri, di-
vennero da allora un bisogno dei
giovani in tutti i luoghi del mondo.
Il più delle volte sono state una
grande sorpresa per i pastori, e per-
sino per i vescovi. Hanno superato
quanto anch 'essi si aspettavano ».
Le Giornate sono diventate così
« una grande e affascinante testimo-
nianza che i giovani danno di loro
stessi». Sono diventate « un mezzo
potente di evangelizzazione ». « Nei
giovani c'è infatti », è ancora il Papa
a parlare, « un immenso potenziale
di bene e di possibilità creative.
Quando li incontro, in qualunque
parte del mondo, attendo prima di
tutto ciò che vorranno dirmi di loro,
della loro società, della loro Chiesa.
E sempre li rendo consapevoli di
questo: Non è affatto più importante
ciò che vi dirò. Importante è ciò che
mi direte voi. Me lo direte non ne-
cessariamente con le parole, lo dire-
te con la vostra presenza, con il vo-
stro canto, forse anche con la vostra
danza, con le vostre rappresentazio-
ni, infine con il vostro entusiasmo».
«Abbiamo bisogno dell'entusiasmo
dei giovani. Abbiamo bisogno della
gioia di vivere che hanno i giovani.
In essa si riflette qualcosa della
gioia originaria che Dio ebbe crean-
do l'uomo. Proprio questa gioia i
giovani sperimentano in loro stessi.
E la medesima in ogni luogo, ma è
anche sempre nuova, originale. Non
è vero che è il Papa a condurre i
giovani da un capo all'altro del
globo terrestre. Sono loro a condur-
re lui. E anche se i suoi anni aumen-
tano, essi lo esortano ad essere gio-
vane, non gli pennettono di dimen-
ticare la sua esperienza, la sua sco-
perta della giovinezza e della gran-
de importanza che essa ha per la
vita di ogni uomo ».
In San Pietro, passaggio della croce del Giubileo
dai giovani filippini a quelli francesi.
Sono stati i giovani a volere
questa giornata, dice il Papa.
BS LUGLIO-AGOSTO 1997

2.2 Page 12

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Suor McPake (al centro).
In un simpatico girotondo con i giovani e don Van Looy.
IL MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO. Saranno 2500 i rappresentanti del Mo-
vimento Giovanile Salesiano all 'appuntamento del 19 agosto , quando il cardinale
Lustiger, arcivescovo di Parigi , celebrerà la Messa di apertura ai piedi della torre Eif-
fel. Buona parte arriverà dall'Italia, dalla Spagna, dalla Polonia. Ma anche l'Europa
dell'Est sarà ben rappresentata. Giungeranno giovani pure dal Portogallo , dalla Slo-
venia, da Haiti. Suor Georgina McPake , scozzese, incaricata mondiale per la pasto-
rale giovanile delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ci parla della preparazione del Movi-
mento al grande evento ecclesiale.
Quale tipo di coinvolgimento è stato attivato ?
« L'idea che sostiene fin dall 'inizio le Giornate mondiali , è quella di radunare giovani
adulti appartenenti a movimenti ed associazioni ecclesiali. Il Movimento Giovanile
Salesiano è, dunque, un movimento tra tanti. In questo senso il coinvolgimento è av-
vertito come partecipazione ed inserimento nel cammino ecclesiale della propria dio-
cesi. Abbiamo insistito affinché la partecipazione avvenisse tramite le diocesi proprio
per accrescere l'esperienza e l'appartenenza alla Chiesa. Una sensibilizzazione, in
questi anni , è stata fatta , ma dobbiamo arrivare a far sì che i giovani che partecipano
alle giornate si sentano "portavoci" dei giovani , della storia, della Chiesa dei loro
paesi di appartenenza. Far loro capire che non vanno a titolo personale, ma sono
"mandati" da altri giovani che non possono vivere direttamente quest'esperienza ».
Come si inserisce la proposta delle Giornate mondiali nel cammino del Movimento
Giovanile Salesiano ?
« L'esperienza vuole porsi nella linea della continuità e non dell 'evento isolato in sé
stesso. Per questo il desiderio è che coloro che partecipano siano poi "moltiplicatori"
nelle proprie parrocchie, che possano proclamare l'esperienza ad altri giovani , alla
loro gente. Si tratta di vivere la reciprocità: dare speranza e vita a chi non ne ha mai
sentito parlare ed aprirsi ai bisogni della Chiesa e della società particolare. La meta a
cui si vorrebbe arrivare, pensando alle Giornate del futuro , è quella di una più attenta
scelta dei giovani partecipanti . Attuare concretamente una rete di solidarietà che
permetta anche a chi ha meno possibilità di entrare dentro l'avvenimento e di viverlo
sulla propria pelle. Un bel sogno ?».
I giovani del movimento salesiano avranno a Parigi momenti in cui ritro varsi e anche
presentarsi "pubblicamente"?
« Il programma prevede una giornata in cui tutti i movimenti, nei diversi luoghi fissati,
si presentano . Sono spazi aperti dove possono inserirsi tutti coloro, appartenenti o
meno ad altri movimenti, che vogliono sapere, conoscere , condividere con gli altri. Il
Movimento Giovanile Salesiano comunicherà la spiritualità che è alla sua base. Lo
farà con tutti i linguaggi giovanili: danza, musica, canti , teatro. Le giornate del raduno
saranno precedute dal Forum , in cui dal 14 al 19 agosto 300 giovani rappresentanti
di tutti i movimenti dialogheranno con le autorità e gli organizzatori dell'incontro per
partecipare e far sentire più profondamente la propria voce nelle comunità ecclesiali.
Per noi vi parteciperà un ragazzo del Mozambico , Vincente ».
(A cura di Maria Antonia Chine/lo)
FRANCIA OSPITALE
La XII Giornata presenterà una
novità rispetto alle precedenti. La
Chiesa di Francia offrirà un ' ampia
accoglienza ai giovani in tutte le
diocesi nei giorni che precederanno
la festa di Parigi. A Manila la dele-
gazione fran cese aveva desiderato
incontrare veramente la Chiesa fi-
w au o -Aaosro 1997 BS
lippina e conoscere da vicino le co-
munità cristiane impegnate nella
lotta contro la povertà e l' esclusio-
ne. Così anche il prossimo raduno
internazionale avrà un prologo nelle
Chiese locali. Ogni diocesi riceverà
alcune centinaia di giovani dal 14 al
18 agosto. Accoglienza e ospitalità
mobiliteranno parrocchie, istituti re-
ligiosi e, soprattutto, le fami glie.
Molto si attende la Chiesa di
Francia dall a Giornata mondiale. Le
indagini socio-religiose parlano di
una gioventù che si dichiara cattoli-
ca al 70 per cento, ma frequenta la
Messa solo per il 2-3 per cento,
anche se non mancano segnali di ri-
sveglio. L'anno passato , i vescov i
hanno dedicato un 'assemblea alla
proposta dell a fede alle nuove gene-
razioni nel! ' ora attuale. Vescovi, sa-
cerdoti, laici impegnati sono consa-
pevoli del! 'invecchiamento delle co-
munità ecclesiali. Invitando in ogni
diocesi le comunità a vivere l'acco-
glienza e l' ospitalità, la speranza è
che l'esperienza lasci una traccia
duratura nelle persone di ogni età e,
soprattutto, favorisca una ripresa del
rapporto della Chiesa con i giovani.
Come garanzia del suo avvenire. Una
bella sfida, dunque, per il cattolice-
simo francese. Come non fac ile sarà
la sfida che il Papa proporrà ai gio-
vani e che ha anticipato nel suo
messaggio: «Abbattete le barriere
della paura e della superficialità!».
IL BASTONE DEL PAPA
La croce, i dolori e le sofferenze,
che Giovanni Paolo II porta sulle
sue spalle, saranno una forte testi-
monianza agli occhi della gioventù
convenuta a Parigi. Il bastone su cui
si appoggia resterà come segno del-
l' incontro. Il Papa arriverà la sera
del 21 agosto e subito rivolgerà ai
giovani il primo saluto nei pressi
della torre Eiffel. Si unirà poi a loro
nella grande veglia della notte di sa-
bato 23, durante la quale battezzerà
dieci giovani. La mattina dell 'indo-
mani celebrerà la Messa conclusiva
del raduno all ' ippodromo di Long-
champ, che può accogliere sino a un
milione di persone.
Ancora una volta Giov anni Pao-
lo II inviterà la gioventù di tutto il
mondo a inserirsi con fiducia nella
serie delle generazioni. Ad assumer-
si le proprie responsabilità di fro n-
te al futuro. A cercare la verità, il
bene, la giustizia. A incontrare Gesù
«là dove gli uomini soffrono e spe-
rano », nel volto «dei più poveri, de-
gli emarginati ». Ad «asciugare, in
suo nome, ogni lacrima».
Silvano Stracca

2.3 Page 13

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PRIMA PAGINA
Marcello Matté
<< D urante il mio re-
cente viaggio in
per morenti presso il
tempio di Kalighat, la pri-
India », racconta su // Re-
ma aperta da Madre Te-
gno Marcello Matté, « so-
resa quando , nel 1952,
no passato dalla Casa
portò via dalla strada
madre , dove si teneva il
una donna che stava
capitolo delle Missiona-
morendo in mezzo ai to-
rie della Carità di Madre
pi, non con la pretesa di
Teresa . Di documenta-
guarirla, ma per resti-
zione non ve n'era; con-
tuirle la dignità di una
ferenze stampa non era-
morte umana. Decise al-
no previste. Ho chiesto
lora della sua vocazione
di poter ragionare con
e la sua intuizione viene
qualche suora sui temi
mantenuta genuina a
cari alla loro famiglia re-
Nirmal Hridaya. Vengo-
ligiosa. Avrei voluto capi-
no ospitati quotidiana-
re come intendono la
mente un 'ottantina, fra
povertà evangelica e co-
uomini e donne, di mala-
me intuiscono e interpre-
ti dalla strada. Spesso
tano la risposta di carità
vengono identificati da
nei contesti da loro pri-
un numero , perché non
vilegiati. Avrei voluto sen-
c'è altro modo. Davanti
tire come rispondono al-
a ogni brandina c'è un
le critiche dei denigrato-
volontario, che si limita a
ri, che descrivono Madre
massaggiare le parti do-
Teresa sulla riva del tor-
lenti del corpo , pulire e
rente intenta a tirar fuori
lenire qualche piaga,
il pesce dall 'acqua per
muovere, sostenere, ac-
"salvarlo" dall'insidia del
carezzare.
pescatore a valle. Mi tro-
vavo ripetutamente da-
NESSUNA TERAPIA IN-
vanti suore di estrazione
TENSIVA, nessuna ap-
europea ferme nel re-
spingere ogni domanda.
Madre Teresa, in Libano. Compirà 87 anni
ad agosto. In alto, con don Odorico.
parecchiatura sofisticata.
Perfino la « cartella clini-
« Madre Teresa non ha
mai scritto niente... Go,
See and Do (vai , vedi e
ccVAI, VEDI
ca » viene compilata su
pezzi di carta recupera-
ta , eppure basterebbe
agisci) è il nostro pro-
gramma e l'invito che fac-
E AGISCI>>
uno schiocco delle dita
di madre Teresa per ave-
ciamo agli altri ».
Nei mesi scorsi è stata eletta l'indiana
re camion di carta pati-
nata e attrezzature ospe-
«VAI , VEDI E AGISCI »: suor Mirmala, 63 anni, a superiora generale daliere. Ma la madre
con questa immediatez-
za madre Teresa ha da-
to una testimonianza di
raro valore al mondo in-
delle Missionarie della Carità
di madre Teresa. È laureata in scienze
politiche, ma sin dalla « prima ora»
non vuole . « Vai , vedi e
agisci »; quello che puoi
fare tu , con le tue mani ,
con il tuo cuore, e con il
tero, e ha conquistato in
breve tempo 4.050 fra
è stata accanto a madre Teresa.
tuo tempo .
Al termine della messa,
religiosi (440) e religiose, in 123 paesi , senza dire le suore fanno cordone attorno alla madre. Mi
dei numerosi volontari che da ogni parte del chiama e mi vuole ringraziare per aver celebrato.
mondo vanno a prestare servizio. Ho visto alcune È in carrozzella, ha 86 anni e una cartella clinica
delle case delle Missionarie a Calcutta. L'impegno severa, ma è sorridente e molto vivace. « Non im-
è davvero con i più poveri (morenti , bambini porta chi sia la superiora generale », scriveva l'ar-
abbandonati , donne dal carcere , malati di men- civescovo di Calcutta sul settimanale cattolico del-
te ... ). Lo stile è dei più poveri : pochi mezzi , tante la diocesi, « la madre resterà la madre sempre ».
persone , pochi perché . Sono entrato nella casa
D
BS LUGLIO-AGOSTO 1997

2.4 Page 14

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Una scuola tecnica industriale offre alle giovani del Venezuela
STRADE D'ARGILLA
di Maria Antonia Chinello
- II.,.
A Coro, in Venezuela,
le Figlie di Maria
Ausiliatrice sono attente
alla realtà ambientale
e decidono di dare una
svolta alla loro scuola.
e oro è situata a nord-ovest del
Venezuela, in un a zona di
bellezze naturali sorprenden-
ti , a pochi chilometri dal Mare de lle
Antille. Le case, in stile coloniale, si
allineano in ordine lungo le strade.
La città è un punto di incontro ob-
bligato . Ricca di tradizioni lettera-
rie, musicali e artistiche, il turi smo
trova casa facilmente. Dichiarata dal-
1'UNESCO «patrimonio culturale del-
!' umanità », Coro offre i contrasti
più sorprendenti . La tradizione arti-
gianale di lavoraz ione dell ' argi Ila,
di cui la zona è ricca di giac imenti ,
LUGLIO-AGOSTO 1997 BS
I
Coro (Venezuela).
Un gruppo di giovani allieve
della scuola tecnica.
non ha saputo creare, lungo gli anni,
un mercato fiorente per l'acqui sto e
la vendita dei manufatti. La gente
lavora sodo, molte ore al giorno ,
alla continu a ricerca de ll 'argilla, ma
le grandi imprese pagano poco i
prodotti e la povertà de lle famiglie
di venta sempre più endemica. A
farne le spese sono soprattutto i gio-
vani che crescono in situazioni di
forte disagio e di incertezze riguar-
do il futuro. Molti di loro , prestissi-
mo abbandonano la scuola per gua-
dagnarsi da vivere. Fanno i venditori
di dolci o di verdura per il mercato
nero. Le ragazze, escluse dall a scuo-
la e dal lavoro , restano in casa ad
accudire all a fa mig li a, oppure, spin-
te sull a strada della prostituzione in-
grossano ben presto le file delle ado-
lesce nti - m adri.
CON I GESUITI
Le Figlie di Maria Ausiliatrice
sono a Coro dal 1937 e hanno subi-
to dato vita al Collegio Maria Ausi-
liatrice per l'educazione delle gio-
vani e dei ragazzi. Poi le opere si
sono moltiplicate: oratori, gruppi
giovanili , catechesi nei quartieri ,
corsi di promozione per le giovani
donne e le mamme. Il 1995 è un
anno storico. Al collegio si aprono
le porte della UCAB (ll_niversità Cat-
tolica Andrés B ello). E un progetto
in cui si unifica il lavoro attento
delle FMA e l'esperienza dei gesui-
ti. L'obiettivo è quello di preparare
professionisti nel campo dell ' inse-
gnamento, gente che sia consapevo-
le fino in fondo della propria fun-
zione ed ucativ a e che diventi pro-
motrice di cambi o. L'università è un
segno ev idente della possibilità di
progettare insieme: infatti non è
così frequente che due congregaz io-

2.5 Page 15

▲back to top
la possibilità di aprire piccole imprese di lavorazione artigianale.
ni diverse si integrino su un itinera-
rio educativo e, ancora più eccezio-
nale, che donne e uomini riescano a
riflettere e a operare insieme, a pari
condizioni.
RICOMINCIARE
DAL FUTURO
Precedentemente, nel 1960, era
stato necessario aprire una seconda
comunità in una delle zone più po-
polari della cittadina. Dedicata a
madre Mazzarello, le suore avevano
cominciato a lavorare tra la gente e
avevano aperto una scuola primaria.
L'oratorio e il centro giovani le bru-
li cavano di giovani, ma la povertà
non allentava la sua morsa.
« Ricominciare dal futuro » è stato
lo slogan, o meglio il desiderio del-
la comunità educante. In sieme alle
suore, le exallieve e le cooperatrici
hanno cominciato a guardare in fac-
cia la realtà, sono andate alla ricerca
delle rad ici della povertà della loro
gente e hanno deciso. Nel 1991 la
Scuola Madre Mazzarello si è tra-
sformata in scuola tecnica industria-
le. Alla base un progetto di educa-
zione al lavoro e alla promozione
sociale. Un programma complesso
che ha previsto, fin dall ' inizio, il
coinvolgimento delle famiglie e dei
Coro (Venezuela). Suor Gabriela con le giovani « istruttrici».
genitori dell e allieve con la costitu-
zione di micro-imprese.
« Questa nuova attiv ità», racconta
suor Wendy, un a giovane FMA, « ha
il fine di rispondere alle necess ità
dei giov ani più poveri . Abbiamo fa-
vorito alcuni settori e con il nostro
progetto educativo, nelle dimens io-
ni cristiana, salesiana e di educazio-
ne al lavoro, vogliamo offrire una
formazione integrale, in cui parteci-
pi tutta la comunità educante. Desi-
deriamo incidere sull'ambiente dal
quale provengono le ragazze che
frequentano la sc uola. L'obiettivo è
quello di contribuire a migliorare
sia la qualità della vita delle perso-
ne , sia lo sviluppo della produzione
artigiana le de ll a zona ».
Il « Progetto Ceramica » unisce al-
i' insegnamento teorico laboratori
pratici per lo sfruttamento di una
ricchezza naturale e culturale del
luogo. Con le ragazze si studiano la
storia e le tradizioni locali. Tutto il
processo di lavorazione parte da lì.
La realizzazione degli oggetti arti-
giani è fatta interamente all ' intemo
della scuola: dalla polverizzazione
dell 'argilla alla confezione di colori
e di altre sostanze necessarie per la
lavorazione, fino alla fabbricazione
e alla vendita. In questo modo le
alunne assumono il lavoro in forma
solidale e vivono l'esperienza di una
produzione in cooperativa. « Per en-
trare nella cooperativa di produzio-
ne, sono necessarie solo buona vo-
lontà e voglia di lavorare. Plasmare
l'argilla, confezionare un oggetto è
solo l' atto concreto. Dietro c'è tutta
I Coro (Venezuela).
Escuela Tecnica Industriai
Madre Mazzarello. Con suor Julia,
lavorando l'argilla.
8S LUGLIO-AGOSTO 1997

2.6 Page 16

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dei nuclei fami liari. « La m1111-1m-
presa fami li are è stata una porta
i
aperta per tutta la comunità », afferma
Carmen Alicia. « Sono già un buon
numero le famiglie che vi prendono
parte. Papà, mamme, sorelle e fra-
telli, grandi e piccoli: tutti sono
coinvolti. Per tutti c'è la possibilità
di frequentare corsi di formazione
professionale. Le famiglie compren-
dono così che il lavoro produce sta-
bilità econom ica e, nello stesso tem-
po , non rimane ch iuso nelle mura
della casa, ma raggiunge il bene della
città. Si sentono investite di una re-
sponsabilità sociale molto forte».
Un gruppo di Figlie di Maria Ausiliatrice valuta i risultati
e ridefinisce il progetto ispettoriale.
un'educazione e una valorizzazione
della persona che lotta per formare
se stessa e per cambiare la realtà
circostante ». Le ragazze chiacchie-
rano volentieri nel patio assolato. È
tempo di ricreazione e di sosta. Al
centro, perso in mezzo all a veoeta-
zione tropicale, c'è un pozzo. il
nostro simbolo », racconta suor Ga-
briela, la direttrice della sc uol a.
«Per lavorare l' argilla ci vuole mol-
ta acqua e la pazienza di fare e di-
sfare, limare e livellare le parti inu-
tili. E un itinerario in profondità.
Dal lavoro manuale è poss ibil e fare
il passaggio alla propri a storia, alla
tradizione d~lla città, alle urgenze
della gente. E un modo per valoriz-
zare il patrimonio c ultu rale c ustod i-
to a Coro».
L'ARGILLA IN FAMIGLIA
Il secondo progetto è I' « Unità di
Produzione Ceramica». Con questo,
si vuole offrire alle giovani diplo-
mate la possibilità di perfezionarsi
nelle tecniche di lavorazione e di
aprire poi dei laboratori in proprio.
«S iamo giovani e abbiamo voo li a
di lavorare», esordisce Jenny. «La-
vorare con l' argilla ci piace e desi-
deriamo , in questo modo, migliora-
re le nostre risorse economiche
ma anche avere la possibilità di ere~
scere come persone, di educarci a
LUGLIO-AGOSTO 1997 /JS
co ll aborare e a condividere ins ieme
le difficoltà ». In questa unità del
progetto, si approfondi scono le tec-
niche di modellaggio e di lavorazio-
ne. Le ragazze, costituite in p icco li
gruppi di lavoro, assumono a turno
la responsabilità delle varie fas i del
processo: questo permette una con-
tinua verifica dei lavori in via di
esecuzione e l'acquisizione di una
sicurezza di sé e colgono la neces-
sità di una continua autoformazione
e qualificazione professionale. Le
stesse g iov an i, aiutano e collabora-
no in qualità di « preparatrici» alla
formazione dei giovani dei corsi di
primo livello. Ricevono un salario
e, nello stesso, tempo possono con-
tinuare a specializzarsi. La sc uol a è,
com unque, in contatto con altri cen-
tri nazionali di lavorazione artigia-
nal e e offre corsi di aggiornamento
con la collaborazione di famosi mae-
stri nel lavoro della ceramica. Un
benefattore illu stre è la «Fondazio-
ne Kellogg », un 'assoc iazi one statu-
nitense che ha seguito fin dall'inizio
il sorgere della scuola e che ora sov-
venziona e sostiene le micro-impre-
se, il salario delle g iovani di secon -
do livello, gli studi di aggiornamen-
to delle insegnanti. Le mini-coope-
rative sono il nocciolo da c ui scatu-
ri scono le micro-imprese familiari.
li rapporto tra scuola e famiglia di-
venta più intenso e s i traduce in
utile per la sussistenza economi ca
IL PROGETTO DI
PROMOZIONE SOCIALE
Una seconda spec iali zzaz ione che
offre la scuola è quella della promo-
zione sociale con la formazione di
tecnici in ammini strazione dei ser-
vizi di sanità. In tre ann i le g iovani
apprendono a preoccuparsi delle lo-
ro comunità dal punto di vista uma-
no e sociale. Nell'ultimo anno sono
previsti tirocini pratici, che permet-
tono di venire a contatto diretto con
storie di povertà e di disagio. « Il ti-
rocinio per me è stato molto signifi-
cativo », dice Josefa. « Sono stata in
un ricovero di anziani. Prima avevo
molto paura di invecchiare, di di-
ventare anziana. Invece, loro mi
hanno dimostrato che la vecchiaia è
una tappa della vita molto bella, che
bisogna saper vivere nella gioia e
nell'allegria. Lo spirito non invec-
chia mai, il corpo può decadere, ma
la voglia di vivere continua a essere
giovane ».
Altre esperienze prevedono le vi-
site all e famiglie più povere, la for-
mazione di centri di assistenza sani-
taria, la creazione di oratori volanti
nei quartieri in cui accogliere ed
educare i bambini e le bambine. « Al
centro di tutti i progetti che la sc uola
offre», conclude suor Wendy, «c'è
il cammino catecumenale. Un itine-
rario che coinvolge tutta la com u-
nità nella crescita e nella formazio-
ne della fede, che aiuta ad approfon-
dire la vocazione cristiana e a testi-
moniarla ».
Maria Antonia Chinello

2.7 Page 17

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DALLE MISSIONI
Bruno Ruggieri
S ono stati qui tra noi
un gruppo di giovani
fondi per intervenire con
distribuzioni di cibo , ab-
del VIS ( Volontariato In-
ternazionale per lo Svilup-
biamo pensato con i no-
stri leader di bloccare
po) di Torino. Hanno pas-
questa catena di strozzi-
sato un mese lavorando
insieme ai nostri giovani,
intessendo profondi lega-
mi di amicizia con loro. È
un 'amicizia che continua.
Abbiamo finito l'allarga-
mento del nuovo dispen-
sario , dove ci saranno
laboratorio, sala dentisti-
ca, oculistica, sala consul-
to e tre sale per i gruppi
parrocchiali . Abbiamo so-
speso i lavori per le chie-
se in costruzione : sono
sei. Il problema è che ab-
biamo esaurito i fondi. Sia-
mo comunque riusciti a
mettere il tetto a tutte le
chiese , cosicché possono
essere usate. Mancano
porte , finestre , pavimenti ,
banchi ... se qualcuno vuol
prendere qualche lavoro
da finire , lo ricorderemo
con una piccola placca.
Le chiese sono dedicate
al Sacro Cuore , a San
Giuseppe , a San Giaco-
mo della Marca , a San
Giovanni , alla Madonna
del Rosario e a San Luca.
Sakiago (Kenya). Un kikuyu in veste di cittadino.
LAMIA
GIORNATA
A SAKIAGO
Siccità, ingiustizie sociali,
problemi di sopravvivenza. Ma anche
la solidarietà di amici e volontari.
E il coraggio di lavorare a fianco
naggio e abbiamo cercato
altri mercati per il bestia-
me . Abbiamo creato , tra-
mite i gruppi delle donne,
punti vendita a prezzo di
costo , senza calcolare il
trasporto di mais e fagioli.
La cosa ha funzionato , an-
che se ha creato una pri-
ma reazione dei commer-
cianti, fino a mandarci la
polizia in casa. Ma i com-
mercianti sono stati co-
stretti ad abbassare i loro
prezzi, e ad accontentarsi
di guadagni più modesti.
Riforn iamo il nostro centro
di Kerie (a 30 km da qui)
col trattore. È interessante
vedere come la gente lo
aspetta. Quando ne sen-
tono il rumore da lontano,
si accodano al trattore ,
pronte a comprare il cibo
trasportato . Questo siste-
ma ci sembra il più utile
e fattibile per noi. Nello
stesso tempo a circa 300
famiglie veramente pove-
re facciamo libera distri-
buzione settimanale.
LA SUZUKI DI DON
della popolazione più povera.
PER FORTUNA È INIZIA-
CHARLES rimaneva trop-
TO A PIOVERE: non so-
po spesso per strada ... dopo nove anni su queste no piogge abbondanti , ma sono benedizione per le
strade . Abbiamo ricevuto un aiuto dal provinciale di campagne . Speriamo solo che continuino . La piog-
Nairobi , cosi abbiamo potuto rimpiazzarla con un 'al- gia vuol dire cibo e acqua da bere, vuol dire com-
tra di seconda mano importata dal Giappone. Il vec- prarsi vestiti, mandare bambini a scuola, vuol dire
chio Suzuki era dell'88 , il nuovo abbiamo poi sco- debellare malaria, tifo , ameba, dando possibilità di
perto che è dell '85 ... ma avendo viaggiato poco e comprare medicine.
solo su strade asfaltate, c'è speranza che vada Abbiamo avuto tra noi ancora Pierino e Renzo, due
avanti per almeno cinque o sei anni. Il problema più ottimi bergamaschi , che ci hanno messo a posto
grosso in questo momento è quello della fame. È l'impianto elettrico e l'innesto con il generatore che
incredibile , ma per due stagioni il raccolto è stato avevamo ricevuto , non nuovo , ma in ottimo stato.
piuttosto misero per cui ci siamo trovati di fronte a Qui troppo spesso manca la corrente , e allora si ri-
una situazione di emergenza per oltre 35mila per- vela veramente utile.
sone della nostra zona. Quando la scarsità di cibo Abbiamo tra noi il signor Luigi con la sig nora Maria,
arriva, si scatenano alcuni meccanismi di mercato che ci stanno mettendo le mattonelle che avevamo
che puniscono i più poveri. Per comprare il cibo de- ricevuto due anni fa col container. Poco al la volta
vono vendere il bestiame , e allora i commercianti lo con l'aiuto di tanti metteremo in ordine anche la
comprano a prezzi incredibili (una mucca 50mi la
lire) . Gli stessi commercianti poi vendono il cibo a
prezzi esagerati (un sacco di mais a 60mila lire),
vista la forte richiesta di cibo. Che fare? Non avendo
casa.
Don Bruno Ruggieri, Salesians of Don Bosco
P.O. Box 89
SIAKAGO (Mbeere) - KENYA
BS LUGLIO-AGOSTO 1997

2.8 Page 18

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
I
IN QUESTA INIERVISTA•
CONFRONTO,
IL SACERDOZIO DI
DON LORENZO MILANI
E DI DON BOSCO,
LE LORO SCELTE
EDUCATIVE.I
LA FEDELTA
ALLA CHIESA.
DONMILANIE
DON BOSCO
I Don Bosco prete
per i giovani,
in uno stendardo
del nord-Europa.
di Umberto De Vanna
H o sempre pensato che
, /, /
do n Milani sia stato un
''
gigante del cattoli cesi-
mo come Don Bosco », ha detto Vit-
torio Messori inserendosi nella re-
cente polemica iniziata dal Manife-
sto, che ha contestato per la prima
volta don Milani «da sini stra ». « Cer-
to, con un temperamento e in un 'epo-
ca differenti : ma in comune con Don
Bosco, che passa per tradizionalista,
don Milani aveva non solo la stessa
divorante passione per i giovani, ma
anche una fede granitica e del tutto
01todossa ». Il 13 lu-
glio, saranno cin-
quant' ann i dall ' or-
dinazione di don
Lorenzo Milani,
prete fiorenti no, ri-
cordato soprattutto
per le sue scelte
educative e le in-
tuizioni pedagogi-
che. Come hanno
vissuto il loro sa-
cerdozio don Lo-
renzo Mi/ani e san
Giovanni Bosco?
La loro scelta edu-
cativa, così signifi-
cativa sul piano
"sociale" , fino a
che punto è scatu-
rita dal loro essere
« Gli anni passano, gli uomini
che sbagliano invecchiano
e muoiono: quelli che hanno
ragione non invecchiano »
(Don Lorenzo Milani).
prete ? Abbiamo gi-
rato queste domande a due esperti. A PRETI APERTI
Maurizio Di Giacomo , appassionato
studioso di don Milani sin dal 1972,
AL SOCIALE
co ll aboratore dell ' ANSA per l' info r- Di Giacomo. « Don
mazione religiosa; e a don Francesco Milani aveva del sa-
Motto, direttore dell ' Istituto storico cerdozio una conce-
sales iano (ISS).
zione alti ss im a, tra-
LUGLIO-AGOSTO 1997 BS
dizionale, quasi con-
servatrice. Fu prete,
e gran parte delle
cose che fece sono
legate al suo essere
prete. Divenne edu-
catore per necessità.
Ali ' inizio del suo sa-
cerdozio cercò di av-
vicinarsi ai giovani
della sua parrocchia,
a San Donato di Ca-
lenzano, dove arrivò
nel '47, e utilizzò gli
strumenti della cul-
tura cattolica media
del tempo , il ca-
techismo , il pallone,
l'oratorio. Portò ad-
dirittura maschere e
spade per insegnare
ai ragazzi la scherma. Ma si accorse
presto che i ragazzi non lo capivano
e che non riusciva a instaurare con
loro un rapporto comunicativo. Si
trattava di ragazzi per lo più analfa-
beti, che lavoravano spesso di notte.
Capì che non poteva fare davvero il

2.9 Page 19

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
prete se "non riusciva a spezzare la
parola semplice con loro". Di fronte
a quel muro d'ignoranza, a quell 'a-
nalfabeti smo pesante, non gli sa-
rebbe stato possibile trasmettere
quanto gli stava a cuore e portare "la
parola del Vangelo". Nacque così
SANTO? « Che importa a me, ai
suoi "ragazzi ", a tutti quelli che
hanno conosciuto e scoperto
con lui una nuova dimensione
della cultura, del rapporto con
Dio, dello stare al mondo con dignità, che importa se don Lorenzo non è
stato e non sarà mai proclamato santo? In momenti difficili , l'esempio di
l' esperienza della scuola popolare ».
vita di Lorenzo Milani è stato uno dei pochi motivi per continuare a essere
Motto . « Don Bosco volle sin dal-
l' inizio essere prete per i giovani del
ceto popolare. In lui l'essere prete e
l'educatore coincisero. Fu un sacer-
dote del "clero diocesano", che ri-
nunciò a fa re il parroco per fa re il
prete dei giovani senza parrocchi a.
Questo lo costrinse a essere un sa-
cristiani e cattolici, mantenere stretta la speranza, sapere che si doveva e
poteva ancora vivere conservando gelosamente nel cuore il sogno che il
regno di Dio è incarnazione, è nella storia di ogni giorno, qui, in terra, un
regno fatto di volti , quelli del nostro prossimo , e di parole , quelle necessa-
rie come il pane . Sopra il mio tavolo, mentre scrivo , ho una foto di don Lo-
renzo in mezzo ai suoi "ragazzi " e, guardandolo, posso riascoltare la sua
voce, comprendere la sua parola più di quanto non ne fossi stato capace a
Barbiana. « Se dicessi che credo in Dio - ripete quella voce - , direi troppo
poco, perché gli voglio bene. E capirai che voler bene a uno è qualcosa di
cerdote un po ' speciale, quello che
esce dalla sacrestia, che va per le
più che credere nella sua esistenza » (Ferruccio Parazzoli in I Santi , uto-
pia realizzata, Edizioni San Paolo, pp. 44-48) .
strade. Non si è seduto sul modello
di prete puramente tradizionale. In
qualche modo ha inventato un nuovo
modell o di sacerdote. Ma fu la sua
scelta educativa, non la sua teologia,
che lo costrinse a essere moderno ».
scelli a mo' di frusta, all a maniera
dei co llegi inglesi. Ma vo leva essere
amato dai suoi ragazz i, cercava il
dialogo serrato, personale con cia-
scuno di loro. Si sentiva maestro - lo
mentale. Ancora oggi escono dalle
sue scuole notevoli professionisti,
magari di orientamento politico op-
posto. Anche don Milani voleva una
scuola che insegnasse a lavorare.
diceva -, e voleva portarli alla pie- Nel limite delle sue possibilità cercò
DIFFERENZA DI STILE?
nezza della loro vita ».
i fo ndi per montare un laboratorio
Motto . « Don Bosco fu attento al- con tornio e fresa, dove si potesse
Don Bosco e don Milani f urono l'insieme e al singolo, ma ebbe una pe- imparare un mestiere. Sosteneva che
animati dallo stesso amore per i ra- dagogia della massa, del cortile. Con- i lavoratori dovevano stare al passo
gazzi, dallo stes-
tava sui grossi del mercato comune europeo, voleva
so grande desi-
derio di ricupe-
rarli, di « salvar-
li », di aprirli al-
la vita in modo
pieno. Entrambi
Cinquant'anni fa, il 13 luglio,
veniva ordinato sacerdote élon
Lorenzo Milani, morto nel
1967 a 44 anni, mentre era
parroco a Barbiana.
numeri . E all 'o-
ratorio era po-
chiss imo es igen-
te. Soprattutto
nei primi anni si
accontentò che
che i suoi ragazzi conoscessero due-
tre lingue. Si pro poneva la massima
affermazione umana, sociale dei suoi
ragazz i ».
si sono legati ai
non dicessero
ragazzi in modo personalissimo, parolacce e bestemmie, che non si
dando inizio ad amicizie « per sem- dessero al fu rto, allo scandalo, al-
pre ». Ci furo no però differenze di sti- i' immoralità. Fu più esigente poi
le? Don Bosco ha dato importanza al nell ' internato, nella scuola, nei labo-
collettivo, alla comunità , ali' am- ratori, ma non più di tanto. I ragazzi
biente, mentre don Mi/ani si è preso si trovavano bene nelle sue case. Gli
a cuore i ragazzi uno per uno ?
exall ievi conservavano i più bei ri-
Di Giacomo. « Le diversità ci so- cordi e si dicevano contentissimi .
no, e mi pare siano legate anche all a Più che chiedere tanto, riusciva a far
loro di versa estrazione sociale. Don amare ciò che chiedeva. Pro poneva
Bosco era fi glio di contadini , don la santità, ma accettava di fa tto il ra-
Mil ani faceva parte dell 'alta bor- gazzo nel punto in cui si trovava.
ghesia fio rentina, e a un certo punto Don Bosco dava importanza all a
per motivi destinati a rimanere mi - struttura, che educasse già nel modo
steriosi si converte realmente al cri - in cui era gestita. Ed era attento agli
stianes imo. Visse come prete a Bar- educatori, che fossero in linea con il
bi ana, in una situazione partico lari s- suo stile educati vo, con la sua linea
sima, tra un numero molto ristretto pastorale ».
di ragazzi bi sognosi di tutto. E chie- Di Giacomo. « C'è però un ele-
se loro moltissimo. Alla fi ne dovette mento che lega bene i due, e mi pare
riconoscere di essere stato troppo
es igente. Osc illava tra l'essere ma-
terno e paterno negli interventi puni-
tivi , fino a usare a volte dei ramo-
quello del rapporto tra scuola e mer-
cato del lavoro. Per Don Bosco to-
gliere i ragazzi dalla strada e inserirli
nel mondo del lavoro, è stato fo nda-
Scuole professionali Don Bosco.
Il manifesto è del 1926
per un'esposizione
che si è tenuta in Belgio.
BS LUGLIO-AGOSTO 1997

2.10 Page 20

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LA RICREAZIONE
La ricreazione è davvero la gran-
de diversità tra i due? In alcune dio-
cesi il clero si è diviso sul!' oratorio
« alla Don Bosco » in nome di scelte
educative e pastorali che si ispirava-
no a don Milani .. .
Di Giacomo. « Come abbiamo ri-
cordato, don Lorenzo cominciò con
il pallone e la scherma. Ma in lui ci
fu l' ansia di non sprecare il tempo e
per lui la ricreazione fu la « bestem-
mia del tempo ». A pagina 135 di
Esperienze pastorali lo teorizzò e
scrisse: "Piccolo peccato? Ma un pre-
te che si dedica ai ricreatori è spesso
costretto a porre operazioni per far
divertire. Piccolo peccato? E dobbia-
mo accettarlo? Ma è veniale quando
questo diventa regola di vita? Butta-
re via il tempo, e organizzare ai gio-
vani il modo di far l'ora di cena, cioè
di "bestemmiare il tempo", dono pre-
zioso di Dio, che passa e non torna?"».
Motto. « Siamo agli antipodi , si di-
rebbe. Per Don Bosco il cortile è es-
senziale. Come attività libera, non
organizzata, gioia, canto, amic izia.
Quello che chiamiamo tempo libero è
per lui tempo impmtante come la stes-
sa scuola. Mi domando come don Mi-
lani ricuperasse alcune esigenze dei
ragazzi, che hanno bisogno di dedi-
care ogni giorno qualche ora al gioco.
L'immagine positiva del Don Bosco
educatore è legata in molta parte alla
sua concezione del cmtile. Don Bosco
si è presentato come il prete dei ra-
gazzi, che sta con loro " perdendo
tempo". Da sempre, il salesiano sta
in corti le e gioca al pallone ... ».
Di Giacomo. « In realtà don Mila-
ni giocava con i ragazzi e socializza-
va utilizzando gli strumenti culturali
che facevano parte del suo insegna-
mento: con ricerche stimolanti, con
la visione critica di un film, con atti-
vità pratiche utili, come il tagliare la
legna. In compenso ha fatto scavare
a Barbiana per i suoi ragazzi una
piccola piscina, perché il nuotare era
sport completo e poteva servire a
salvare in caso di bisogno delle vite
LUGLIO-AGOSTO 1997 BS
umane. Non dimentichiamo che don
Milani da ragazzo era cresciuto nella
bambagia e scoprì so lo tardi , guar-
dando al di de l muro, un altro
mondo, la pesantezza del lavoro du-
rissimo del contadino, quello in cui
vivevano i ragazzini della sua scuola».
PRETI PUBBLICI
Don Mi/ani e Don Bosco hanno
fatto parlare di sé, hanno coltivato
notevoli relazioni sociali. Lo hanno
fatto solo per motivi educativi o anche
per temperamento e scelta culturale?
Motto. « Per Don Bosco fu conse-
guenza della sua scelta educativa.
Vedeva dei ragazzi abbandonati da
salvare, un a società da migliorare.
Quei giovani avevano bisogno di tut-
to e ha allargato le sue richieste, le
sue conoscenze. Contattare i nobili e
gli aristocratici gli serviva, sia per-
ché aveva bisogno dei loro soldi, sia
perché faceva lui la carità a loro. Di-
ceva: "Facendo la carità, i ricchi si
salvano l'anima". Era convinto che
dovesse coinvolgerli nella sua mis-
sione. E si è fatto capire perché tanti
lo hanno aiutato . Si rivolse ai po litici
per non trovare ostacoli nella legisla-
zione del tempo ; si rivolgeva ai ve-
scov i e ai papi per aver appoggi ,
aiuti, per iniziare nuove opere; ai sa-
cerdoti per diffondere le sue Letture
Cattoliche , perché gli mandassero
dei ragazzi, per trasmettere un ' im-
magine positiva della sua opera ».
Di Giacomo. « Don Bosco aveva
uno slancio uni versale e lo ha concre-
tizzato in una serie di strutture. Don
Milan i era costituziona lmente legato
al suo particolare. Lo ha detto chia-
ramente: io sono legato solo a queste
persone della mia parrocchia. Il gior-
no dopo il suo arrivo a Barbiana si era
comprato il posto al cimitero, dove fu
poi sepolto. Certo, molta gente amica,
o semplicemente curiosa e interessata
è stata a Barbiana, su di lui furono gi-
rati dei documentari e scritti articoli ,
ma si rifiutò sempre di esportare il
suo progetto pedagogico. Odiava i di-
scorsi non applicabili con assol uta
coerenza nel concreto. Quanto ai
soldi, ne ebbe bisogno anche lui. Di
quelli della madre, soprattutto. Senza
di lei a Barbiana talvolta avrebbero
fatto la fame. Ma lo ai utarono anche
altri, lo stesso papa Giovanni XXIII,
che magari era critico verso di Iui ».
LE SCELTE DIFFICILI
Come hanno vissuto i due l' appar-
tenenza ecclesiale? Uno fii « ribelle
perseguitato » e l'altro un « obbe-
diente perseguitato »?
Motto. « Don Bosco è stato con la
Chiesa sempre. Ha avuto difficoltà
solo quando il suo vescovo non ac-
cettò il modo con cui a Valdocco si
formavano i futuri preti. Il vescovo
giustamente voleva controllare la
preparazione teologica e formativa
dei chierici che avrebbe ord inato per
la sua diocesi. Don Bosco aveva bi-
sogno cli formarsi i chierici secondo
il suo stile e le sue esigenze, e aveva
bisogno di collaboratori immediati ».
Di Giacomo. «Nella vicenda di don
M ilani ebbe il suo peso l'incomunica-
bilità con il suo vescovo, il friulano
cardinal Florit, un biblista di cu ltura
piuttosto tradizionale. C'era diversità
di temperamento, ma entrarono in
g ioco anche i fi ltri della curia e alcu-
ni momenti di tensione. In realtà don
M ilani fu un obbediente. Diceva lui
stesso: "Non si riuscirà mai a trovare
in me la più piccola disobbedienza.
Il primo ordine che il vescovo mi dà,
io mi arrendo immediatamente .. ." . Il
cardinal F lorit gli aveva scritto: " Sei
di quelle persone che certo rendono
a modo loro testimonianza al Signo-
re perché credono in lui e per lu i si
sacrificano, ma che sono anche spiri-
tualmente dei solitari". Comunque
don Milani pur da Barbiana vo lle
sentirsi sempre al centro della Chie-
sa, in comunione con la sua diocesi e
il suo vescovo. Diceva che le sue
erano le scelte che la Chiesa aveva
compiute sempre da duemila anni ».
Umberto De Vanna

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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DOSSIER
a cura di Carlo Socol
HONG KONG ·
RITORNO ~-
ALLA «MADREPATRIA»
CINA
MAR CINESE MERIDIONALE
L a colonia inglese di Hong
Kong (= porto profumato)
nacque nel 1841. La cessione
dell ' isola, ora rinomata per la sua
fitta selva di grattacieli, ma a quel
tempo rocca brulla, rifugio di poche
centinaia di pescatori , avvenne come
indennizzo di guerra. La guerra del-
!'oppio fu detta così perché scoppia-
ta in rappresaglia nei confronti della
Cina, che aveva cercato di tenere
fuori dai propri territori oppio e in-
fluenza straniera. A quei tempi 1'In-
ghilterra dominava i mari e la East
India Company, la multinazionale
che importava il maledetto prodotto
che infiacchiva il popolo e svuotava
le casse dell 'erario, era un potentato
in Asia. Bastarono poche cannonie-
re per mettere in ginocchio la cor-
rotta e traballante dinastia Ching.
Hong Kong, oltre sei milioni
di abitanti.
BS LUGLIO-AGOSTO 1997

3.2 Page 22

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IL PASSAGGIO
DI LUGLIO
Ora le so rti si sono capovolte. Il
sole è tramontato sull ' impero di sua
maestà britanni ca. La Cin a, dopo i
suss ulti violenti della rivolu zione
cultu rale ha ritrov ato un certo equi-
librio interno. Ha aperto le porte a
una riforma settori ale, spec ie nel
campo dell 'economi a. E ora vuole
affermarsi come « Nazione » che il
mondo deve trattare con ri spetto. E
chi può ignorare un popolo, o un
mercato di potenziali consumatori ,
di un miliardo e duecento milioni?
Nel 1997 scade uno dei trattati con
cui la Cina aveva ceduto in prest ito
Hong Kong. Manifestazione per i 50 anni della liberazione.
un mi gli aio di kmq di entroterra ag li
ingles i. La fa tidi ca data ha innesca-
to un a reazione a catena, e così tutto
iI territori o ri entrerà sotto la sovra-
nità della « madrepatri a ». Il passag-
gio avverrà a mezzanotte tra il 30
giugno e il I lugli o, quando sarà
amm ain ata la bandi era britannica e
la bandi era della co lonia, e saranno
alzate la bandi era cinese e quell a
dell a «Special Admini strati ve Zo-
ne » o SAR. Così sa chi amata la
nu ova Hong Kong.
Subito affascinati da Hong Kong, in realtà i salesiani vi arrivarono solo nel 1910,
come rifugiati da Macao. Oggi gestiscono 12 grandi scuole e sono presenti
anche nel campo dell'emarginazione giovanile.
LA NOSTRA STORIA
I salesiani , quando vennero in Ci-
na nel 1906, sbarcarono a Ma-
cao, so nn acchiosa coloni a por-
toghese all a foce del fiume dell e
Perl e, ricca solo di ricordi di glori e
passate. Vi giunsero passando attra-
verso la vi cin a, assai più movimen-
tata e viv ace coloni a britannica.
L' impress ione lasc iata nel piccolo
drappello di mi ssionari da quelle
poche ore di transito fu assa i viva,
tanto che don Lui gi Versiglia, ad ap-
pena un anno dall 'arrivo, scrisse ai
superiori di un suo progetto di aprir-
vi una casa. Fu don Rua che bloccò
ogni cosa sul nascere, perché biso-
gnava consolidare la prima opera.
Ai primi sal es iani , in realtà, Macao
andava un po' stretta: quell a prima
destinazione pareva così lontana
dalla mi ssione che Don Bosco ave-
va sognato!
A Hong Kong i sales iani c i anda-
rono come rifugiati nel 19 1O qu an-
do, a causa dell a rivoluzione repub-
blican a in Portoga ll o, abbandonaro-
no temporaneamente Macao. Vi si
stabilirono definiti va mente nell 'ot-
LUGLIO-AGosrn 1997 BS
tobre del 1927, qu ando presero in
mano la condu zione de ll a St. Lewis
(poi St. Loui s) industriai School,
già di pro prietà ciel vicari ato aposto-
li co. All ora i sales iani avevano già
all argato la loro opera: avevano un
vica ri ato apostoli co proprio, quello
di Shiu Chow, con a capo mons.
Luigi Versigli a, che sarà il primo
martire sales iano ass ieme al giova-
ne sacerdote don Calli sto Caravari o;
la Cin a era già stata eretta a ispet-
toria, con un isti tuto a Shanghai
(1924), uno a Diii (Timor), oltre al-
l' orfanotrofi o di Macao. Pochi mes i
prima erano state staccate ed erette
in propri o le due mi ss ioni dell a
Thail andia e ciel Giappone. In se-
guito, a Hong Kong furono aperte
nel 193 1 la casa cl i studi di Shauki -
wan e nel 1934 la Aberdeen indu-
striai School.
Hong Kong nel 1902.
Così l'hanno vista i primi salesiani.

3.3 Page 23

▲back to top
- Tang King Po School (Hong Kong). Anche così si fa «animazione » tra i giovani.
DOPO LA CRISI,
LE SCUOLE
Una vera espansione si ebbe negli
anni '30 e '40, con case aperte a
Kunming, a Shanghai, a Macao, a
Suchow e, nel 1947, a Pechino. I
confratelli nel 1949 erano 263 , di
cui un vescovo , 121 sacerdoti, 83
chierici e 58 coadiutori. In quello
stesso anno la bufera com uni sta
portò all ' espulsione di tutti i sale-
s ian i stranieri, ali ' imprigionamento
di quelli locali e alla grad uale chiu-
sura di tutte le case in Cina. Hong
Kong e Macao divennero luogo di
tri nceramento per quanti erano usci-
ti, sa lesian i e aspiranti. A ltri scia-
marono nelle Fi lippine o a Taiwan.
Fu rinforzata l'opera del Vietnam.
Hong Kong e Macao pullulavano di
giovani rifugiati che domandavano
educazione come l' uni co mezzo per
farsi strada nella vita. Fu questa
gente laboriosa, appoggiata dagli
indu striali di Shanghai e dal! 'am-
ministrazione britann ica a c reare il
boom di Hong Kong, che divenne la
prima « piccola tigre » de l! 'econo-
mia del sud est asiatico. A questi
giovani le scuole cattoliche apri rono
le loro porte: sales iani e suore ne
eressero di nuove. Agli inizi degli
anni ' 70 l'opera sa les iana in Hong
Kong contava dodici scuo le prima-
rie e secondari e: que lli furono però
anche gli a nni de ll a seco larizzazio-
ne, del materialismo e della crisi
de lle vocazion i.
Con le gradua li riforme economi-
c he e l' apertura de ll a Cina il boom
crebbe a ritmi ancora più serrati,
creando benessere, e vittime anche
tra i giovani , per cui si sono aperte
opere per ven ire incontro a g iova-
ni in difficoltà, come la Youth Ou-
treach, che si prende cura dei ragazzi
che fuggono di casa, o il Don Bosco
Youth Centre di Kwai C hung, che
offre corsi per ri -rnotivare giovani
in difficoltà o alla deriva.
Salesian School (Hong Kong).
Con i giovani in chiesa, a scuola, in palestra.

3.4 Page 24

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3.5 Page 25

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Hong Kong. Lo storico ritorno
alla « madrepatria Cina» avverrà nella notte
tra il 30 giugno e il primo luglio.
--■--■ St. Louis School
1927
P+S
9
103
1962
Salesian House
1931
15
Aberdeen Tech.
1934
T
11
81
1028
Salesian School
1951
2P+S
9
131
2423
TKP School
TKP College
St. Anthony's
1952
T
11
1965
s
1
1966
p
9
103
1552
67
980
74
1210
Ng Siu Mui
1968
T
6
SJB Ngau Tau Kok
p
Vip Hon - On Yam
p
73
1040
27
420
71
1499
Casa ispettoriale Mary Help of Christians
FMA 15 - Anno di fondazione 1952 - Sede ispettoria-
le, scuola materna, oratorio e attività parrocchiali -
centro di spiritualità, doposcuola, caritas - Insegnanti
laici 30 , allievi 875.
Our Lady's College
FMA 6 - Anno di fondazione 1967 - Scuola media e
superiore, attività parrocchiali - Insegnanti laici 47, al-
lievi 1155.
Aspirantato, Juniorato
FMA 6 - Anno di fondazione 1975 - Aspirantato, po-
stulato, juniorato, scuola elementare , attività parroc-
chiale - Insegnanti laici 38, allievi 1318.
Siu Ming Catholic Secondary School
FMA 4 - Anno di fondazione 1974 - Scuola media,
catechesi parrocchiale - Insegnanti laici 51 , allievi 1154.

3.6 Page 26

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I salesiani cominci arono a pensa-
re al 1997 molto alla lontana e con
qu alche trepidaz ione. Ma furono de-
terminati a continuare per servire i
giovani di Hong Kong. E in futuro,
quando lo si potrà, la gioventù del-
l'intera Cina. Oggi a Hong Kong
sono 76, età med ia 57. I ; altri 54
sono a Taiwan, a Macao o spa rsi
nella diaspora cinese. Mentre si pre-
parano al trapasso conducono, nella
I
La psicologa suor Monica Liu
nel centro dì orientamento
alla scuola cc Madre Mazzare Ilo ,, .
sola Hong Kong, 12 sc uol e con
12.114 alliev i. Nonostante i servizi
speciali e gli oratori, sono sempre le
scuole a fare la parte del leone, per-
Hong Kong.
Doposcuola cc Mamma Margherita"·
ché - come un po' dappertutto in
Asia - so no grand i scuole, a volte
con oltre 2000 studenti.
Studenti accaniti. Ma parecchi lasciano gli studi per darsi presto al lavoro.
Il rischio di entrare nella malavita, specie quando fallisce la scuola e manca la famiglia.
I GIOVANI DI HONG KONG
<< L a maggioranza dei gio-
vani di Hong Kong
sono studenti abbasta n-
za impegnati », dice don Lanfranco
Fedrigotti, professore di Sacra Scrit-
tura e cappellano di un carcere mi-
norile. «Mo lti com pletano gli studi
secondari superiori , ma non accedo-
no all'università, che è ancora il pri-
vilegio di un a minoranza. Gli stu-
denti di Hong Kong, pur essendo tra
i più dili genti del mondo, non arri -
vano però ag li eccess i di "studi o di
ripeti zione" caratteristico del Giap-
pone e di Taiwan. La maggior parte
ha come ideale l' entrata all ' un iver-
sità, il buon impiego e un mi gli or
salario , che permette di sistemare
meg lio i loro genitori, compiendo
così il fondamentale dovere della
pietà fili ale, tanto radicato nella cul -
tura cinese.
« Una grossa fasc ia di giovani non
fini sce però la scuola secondaria in-
feriore e spesso nemmeno la prima-
ria, e dopo qu alc he ann o di studi o
prefe ri sce guadagnarsi qu alcosa la-
vorando. Ma sono lavori precari , in
disaccordo con la legge dell'obbligo
scolastico, come servi zi nei risto-
ranti, portare messaggi, accom pa-
gnare camion di trasporto. Spesso
questi giovani lavoratori portano
parte del salario a casa per sostenere
le spese di famiglia. Ma ancora più
spesso, finito il lavoro, vanno a di-
vertirsi nelle sale dei gioc hi elettro-
LUGLIO-AGosro 1997 /JS
ni ci o nelle sale da bigliardo. Sono
capaci di giocare per 12 ore di fila,
dalle 4 del pomeriggio all e 4 del
mattino.
«Questi giovan i che si danno pre-
sto al lavoro , diventano a volte
preda delle soc ietà segrete di malaf-
fare. Ma anche i giov ani studenti
che vanno a sc uola senza imparare a
sufficienza sono fac ilmente adescati
dall a mafia criminale. Sono giovani
che vivono in un mondo tutto loro,
un a sub-c ultura dove i va lori sono
capovolti. « Denaro e donne » sono
gli idea li che perseguono. Oppure
« ness un ideale »!
«Questa crescente minoranza di
giovan i in difficoltà è controb il an-
ciata da un ' altra minoranza di gio-
vani merav igli os i che si danno al
servizio soc iale ed eccles iale con
un a dedizione sorprendente ».
Sono molti i ragazzi e ragazze
sempre più giovani che fuggono di
casa per un contrasto avvenuto in fa -
miglia. Lo sa molto bene il salesia-
no fat her Peter Newbery, che per es-
si ha messo su Youth Outreach, un
centro di «crisis managemen t», che,
oltre a dar rifu gio al minore per un
massimo di tre mesi prima che di-
vent in o vittime della mala, cerca di
ai utare genitori e figli a capi re quan-
to è successo, risolvere la crisi e im-
parare a evitarne di altre in futuro.
Spiega don Peter Ho, ispettore sa-
lesiano: «La società di Hong Kong
è una società sv iluppata, soggetta a
cambi veloci. Non fa sorpresa che la
ri cerca di beni materiali influisca
sul modo di essere dei giovani, a
qualsiasi fascia di età appartengano.
Se le famiglie hanno la possibilità
di procurare loro un 'educazione, i
fi gli crescono abbastanza buoni. Ma
quando i genitori sono troppo preoc-
cupati della ca rri era, del danaro, del
lavoro e non seguono i fi gli , privan-
doli del necessario calore familiare
e danno loro tutt ' al più cose mate-
riali , questi facilmente non hanno
interesse a studiare, o a crescere
um anamente: non sono soddi sfatti
I Hong Kong. Il pulmino
di Youth Outreach, base mobile
degli operatori in missione
notturna. Contatto con i giovani
che non rientrano a casa.

3.7 Page 27

▲back to top
I
Hong Kong . Gli operatori sociali di Youth Outreach
entrano in amicizia con ragazzi e ragazze hanging out
(che gironzolano fuori casa) nelle ore piccole della notte.
I
Un ragazzo che ha già conosciuto il carcere minorile.
Un gruppo di giovani guidati da un salesiano
si occupa di loro.
dell a soc ietà e d iventano dei ribelli , si, condotta catti va. Sembra che ab-
se ne vanno da casa, non studiano, bi ano mi g li ore poss ibili tà cl i riuscita
pensano so lo a di vertirsi. Nel caso, i figli de ll a classe media. Per quanto
poi, in c ui la fa mi g lia si spacca, la ri g uarda i giovani che entrano ne l
cond izione de i g iovani di venta an- mondo ciel lavoro, la soc ietà non
cora più tragica. Anche nelle fam i- sempre li aiuta a c rearsi valori inte-
g lie più povere, qu and o i genitori gri e sono fac il e preda dell 'arri vi-
devono ambedue lavorare per fa r smo e de l mate ri ali smo. Ma se par-
quadrare il bil ancio, per c ui non tono da principi cristiani , c rescono
han no c ura dei fi gli , i ri sultati sono più pos iti vi e hanno capac ità critica
più o me no gli stess i. A sc uo la d i- ne i co nfro nti dell a società» .
ventano studenti -problema: voti bas-
O•
Hong Kong . Attività industriali.
Bilancio e stato d'animo alla vigilia di passare alla Cina. Il futuro della Chiesa
e quale potrà essere il ruolo di monsignor Giuseppe Zen.
«UNA NAZIONE, DUE SISTEMI»?
< H ong Kong è stata per
J
lungo tempo un a col o-
~
ni a, anche se con po-
polaz ione qu as i comp letame nte ci-
nese e so lo pochi e uro pe i, ma pur
sempre un a co loni a », spiega monsi -
gnor G iuseppe Zen. G li ing les i so-
no stati inte lli genti e hanno c reato
un sistema abbastanza aperto. La
gente ha goduto sempre abbastanza
libertà. E in questi ul timi decenni ,
da qu ando cioè i comuni sti hanno
preso il pote re in C ina, ha visto pure
un grande prog resso. Molt i sono
stati co loro c he scappa rono, per ve-
ni re a Hong Kong. Mo lti e rano de i
poveracc i, c he arri vavano con nien-
te; ma c i fu ro no anche deg li indu -
striali e de i comme rc ianti che s i
portarono die tro i loro capitali . La
Chiesa, dal canto suo, s vista espel-
le re i mi ss ionari , che s i portarono
di etro pe rsonale locale, spec ialme n-
te giovani o com unque gente in for-
mazione. C i fu, quind i, nel dopo-
guerra un grande concentrame nto di
capitale e cli m anodope ra. Questo ha
portato un grande progresso e ha
co ntribui to a fa re di Hong Ko ng una
città mode rna, dove la laboriosità de i
cines i e l'esperi enza d i governo de-
gli ing les i fece ro causa comune . E
in questo progresso la Chiesa ha avu-
to un a gra nde parte, spec ialme nte a
moti vo cie li 'ed ucaz ione sco lasti ca.
No i sa les iani abbi a mo a Hong Ko ng
diverse sc uole di li ve llo secondari o:
se i, pe r la prec isio ne, e tu tte grandi .
Ma anc he g li altri ord ini re li gios i e
la stessa dioces i hanno costruito mol-
te scuole, q uas i trecento, cli dive rso
li ve ll o. Attrave rso un lungo e pa-
ziente impegno abbi amo contribu ito
a formare manodopera e professio-
nisti veramente capaci. I sales iani la-
voran o di preferenza tra il ceto po-
po lare, mentre i ges uiti hanno pi ut-
tosto mi rato a formare l'é li te. Non
sorpre nde quindi se nel governo vi
sono mo lti loro exa lli evi . I nostri li
trovi più spesso tra i quadri inte rme-
d i, tra i tecni ci o i liberi profess ioni-
sti . O ltre a essere elementi attiv i ne l-
le parrocchi e , dove i nostri exa llievi
so no in ev ide nza, ovvi ame nte anche
a live ll o socio-c ulturale hanno gran-
de influ sso ne ll a società» .
Incontro con i grandi della finanza . Al centro il Fi nancial Secretary di Hong
Kong Donald Tsang siede accanto al nuovo presidente della Cina Jiang Zemin.

3.8 Page 28

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LO STATO D'ANIMO
«I salesiani, come tutta la gente,
hanno dei sentimenti misti, ecce-
zion fatta di quella piccola parte di
gente che vogliono fare tutto quello
che piace al governo cinese: costoro
vogliono fare grandi festeggiamenti
e si mostrano oltremodo felic i. Ma
la stragrande maggioranza dell a gen-
te ordinaria ha sentimenti misti,
cioè da una parte questo ritornare a
essere parte integrante della Cina è
cosa più che giusta e perciò in un
certo senso da celebrarsi , perché
Hong Kong è stato ceduta all 'Inghil-
terra dopo guerre ingiuste e dopo i
trattati ineguali. E perciò, finalmen-
te, saremo parte della Cina. Però
sapp iamo che questa Cina è gover-
nata adesso dal partito comunista,
che da sempre, ancora adesso, per-
seguita i cristiani. Questo governo
comunista, totalitario, anche recen-
temente ha mostrato di non avere ri-
morso di opprimere i dissidenti. È
vero che sapendo di questi senti-
menti di paura, di preoccupazione
della gente, la Cina ha promesso di
trattare il territorio secondo il prin-
cipio dengh iano di « Una nazione,
due sistemi », cioè ha accettato il si -
stema capitalista e il modo di vivere
di adesso per Hong Kong. Però, da-
to il passato, remoto e recente , non
è che ci si fidi completamente. Si
potrebbe paragonare questa nostra
situazione ai sentimenti che prova
un ragazzo che da piccolo è stato
scambiato di famiglia per errore, op-
pure che è stato
adottato e il tri-
bunale adesso or-
dina che sia re-
stituito alla pro-
pria madre; però
questo ragazzo
trova che la ma-
dre adottiva è di
famiglia più agia-
ta, molto ind ul-
gente e amore-
vole. E invece la
vera madre è po-
vera, oppressiva,
ecc. Perciò è un
I Il card. lgnatio Gong Pin-mei,
96 anni: 30 passati
nelle carceri cinesi.
LUGLIO-AGOSTO 1997 BS
I tre vescovi di Hong Kong.
IAl centro, il card. John B. Wu,
vescovo della diocesi.
A sinistra, mons. Joseph Zen ,
vescovo coadiutore;
a destra mons. John Tong,
vescovo ausiliare.
sentimento misto che condividiamo
con tutto il popolo di Hong Kong ».
Il 23 marzo di quest ' anno, a meno
di cento giorni dalla fatidica data,
sono stati resi noti i risultati di
un'inchiesta a riguardo del rientro
di Hong Kong. Tra gli intervistati,
lo 0,8 % si è detto « excited » per il
prossimo rientro; il 20% pensa che
il ritorno sia un evento glorioso; il
29% adotta l'atteggiamento dello
« staremo a vedere » ed eventual-
mente si tengono pronti a partire
(circa 750mila hanno doppio passa-
porto, per lo più canadese, statun i-
tense o australiano); il 27 % dice di
non aver scelta e accetta l'evento.
IL RUOLO DI MONS. ZEN
« Quale ruolo giocherà il vescovo
di Hong Kong? », si domanda mon-
signor Zen. « In questa diocesi io
sono abbastanza nuovo, nel senso
che, anche se sono vissuto per molti
anni qui, i miei contatti sono stati
molto limi tati, perché facevo la vita
dell'insegnante nel seminario. Ho
lavorato, sì, nelle nostre scuole, poi
sono stato ispettore, ma ho agito
sempre in un ambiente relativamen-
te ristretto. E poi gli ultimi sette
anni trascorrevo sei mesi ali ' an no in
Cina. C'è inoltre il fatto che sono
vescovo coadi utore, vuol dire che il
capo della diocesi è ancora il cardi-
nale John Bapti st Wu. Per conto
mio il mio proposito è di imitare
Don Bosco, che diceva che faceva il
prete dovunque, sempre il prete, pre-
te cattolico, prete salesiano. Vuol
dire che anzitutto cercherò di essere
pastore per i fedeli ; cercherò di aver
il cuore molto aperto per l'evange-
lizzazione, che è dovere di ogni ve-
scovo nella Chiesa. Mi preoccuperò
specialmente di difendere i diritti
della Chiesa, la libertà religiosa, e
anche tutto quello che viene dalla
dottrina sociale della Ch iesa, aven-
do però sempre cura di non politi-
cizzare troppo il mio ruolo, di esse-
re cioè sempre prete cattolico. Ri-
guardo poi a quello che noi potremo
fare per la Ch iesa in Cina, purtrop-
po in questo momento mi sembra di
prevedere che le cose saranno più
difficili. Sembra, infatti, che la Cina
si sia accorta di certi effetti che con-
sidera « deleteri » della politica di
apertura, e comincia a preoccuparsi.
Il testo della Basic Law , la mini
costituzione che governerà Hong
Kong, dice che tra le due Chiese
non ci sarà mutua dipendenza, e non
ci dovrà essere mutua interferenza,
ma mutuo rispetto. Ora è chiaro che
non ci sarà dipendenza, che ci sarà
mutuo rispetto. Ma quel che farà
problema è la questione dell 'interfe-
renza, perché se la Cina tende a
controllare in maniera più stretta
queste relazioni, domani qualunque
cosa che facciamo potrà essere pre-
sa come interferenza negli affari in-
terni della Cina, in violazione alla
Basic Law. E purtroppo in questi ul-
timi tempi la Cina ha ripreso a strin-
gere. E in molte cose! Per esempio,
molte personalità della Chiesa da
Taiwan o dall'Europa si vedono ne-
gato il permesso di andare in Cina.
Anche qualcuno di Hong Kong, ma
pochi. E poi qui anche per questi sa-
cerdoti e suore che vanno a insegna-
re nei sem inari in Cina, c'è ora una
legge più stretta: si richiede un per-
messo specifico che sembra sempre
tardare a venire. C'è poi il caso di
alcuni studenti di teologia che erano
attesi a Hong Kong per i loro studi:
è da tempo che aspettano e non rice-
vono il permesso. Per cui c questa
preoccupazione. Ma come Don Bo-
sco, sempre ottimista, cercheremo
di avv alerci di ogni possibilità per
lavorare con prudenza per ai utare i
nostri frate lli della Chiesa in Cina ».

3.9 Page 29

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BELGIO. Ad aprile il Rettor
Maggiore ha partecipato al-
le celebrazioni per il cente-
nario dell 'opera salesiana
del Belgio , che si conclu-
deranno nel '98. Ha incon-
trato autorità , visitato le
opere, preso parte a mani-
festazioni ufficiali e giovani-
li. Qui è con i ragazzi della
scuola tecnico-professio-
nale di Gent, 1300 allievi.
r
BELGIO. Manifestazione
religiosa nella catted rale di
Anversa. 2500 persone,
con il Rettor Maggiore ,
mons . Van Den Berghe ,
mons. Van Luyn, il nunzio,
don Van Hecke. All'uscita,
una trenti na di sbandiera-
tori della scuola di Bruxel-
les . Poi i giovani si sono
sparsi per le vie della città
a portare i loro messaggi.
COLOMBIA. L'ospedale di
Santafé di Bogotà accoglie
soldati e poliziotti feriti,
raccolti sui vari campi di
battaglia: guerriglia, narco-
trafficanti e paramilitari. La
colombiana suor lnés Oli-
vos, FMA, visita i feriti e le
loro famiglie . « La nostra è
una situazione di guerra
non dichiarata" , dice .
« L'anno scorso i morti so-
no stati cinquemila ".
ALBA . « Educare al lavoro
significa elevare e far la
fortuna, la massi ma carità ,
il massimo bene di un gio-
vane, per la vita e per l'eter-
nità " . Lo ha ricordato il car-
dinal Giovanni Saldarini ,
citando don Alberione ,
nell 'Eucaristia cele brata
con maestranze , giornali-
sti, dipendenti di Famiglia
Cristiana, prese nte il ve-
scovo di Alba.
SPAGNA. Hanno 16 anni ,
frequentano il Colegio Ma-
ria Au xi liadora di Siviglia,
hanno partecipato al Con-
corso nazionale per gio-
vani inventori e hanno vin-
to . Il brevetto è un « volta-
"-
pagina elettronico " , che
permette a persone disabili
di sfogliare un libro senza
problemi. Nella foto sono
con il coordinatore del
progetto.
VENEZUELA. Terzo in -
contro nazional e dell'«As-
sociazione Damas Sale-
sianas " a Caracas. Nella
foto presidenti e vicepresi-
denti, delegate di 21 nazio-
ni , dall'Asia, Europa, Ame-
rica Latina e Nordamerica,
che al l'incont ro si sono
scambiate esperienze e
nuovi progetti, in un clima
di grande fraternità, alle-
gria, profonda spi ritualità .
BS LUGLIO-AGOSTO 1997

3.10 Page 30

▲back to top
IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
~~~
GLI ATTI DEGLI
APOSTOLI IN TEATRO
Drammatizzazione
per una catechesi attuale
e partecipata
Prefazione del card. Carlo
Maria Martini
di Luigi Melesi
LDC, Leumann(To) 1996
pp. 220, lire 21.000
Scrive il cardinal Martini
che questo libro «propone
un metodo assolutamente
originale per avvicinare la
gente alla Bibbia ». In ve-
rità traccia una strada che
permette di penetrare effi-
cacemente nella ricchez-
za delle pagine bibliche,
stimolando a rivivere i
sentimenti e le azioni dei
primi testimoni della fede.
Per drammatizzazione l'au-
tore non intende una sem-
plice recitazione, una tra-
smissione scenica ; ma è
un invito a essere il perso-
naggio, a entrare nei sen-
timenti e negli atteggia-
menti che hanno caratte-
rizzato i primi cristiani. Per-
ciò non si accontenta di
dare alcune indicazioni
per una trasposizione sce-
nica, ma premette a ogni
atto unico una riflessione
sul testo, che è avvio a un
vero e proprio ascolto
nella fede della parola di
Dio contenuta nel libro
sacro. Alla riflessione se-
gue la meditazione, come
metodo che aiuta a sco-
pri re l'attualità sorpren -
dente di un testo di 2000
anni , che appare più fre-
sco del quotidiano vendu -
to oggi nelle edicole.
RIPARTIRE
DALLA STRADA
La presenza salesiana
accanto ai minori
in difficoltà,
ai tossicodipendenti,
agli immigrati
di Domenico Ricca (a cura di)
SEI, Torino 1997
pp. 358, lire 28.000
La «strada » è carica di un
forte simbolismo biblico che
rimanda ai bei tempi delle
origini i molti salesian i, im-
pegnati sui fronti dell 'emar-
ginazione giovanile . Il loro
attuale « prato Pinardi » sono
le stazioni ferroviarie, le car-
ceri minorili , le comunità di
poveri dove ha inizio la ricer-
ca dei ragazz i in difficoltà.
Questo libro raccoglie la sto-
ria e la testimonianza di 25
anni di sforzi, di confronti con
altri operatori del settore, di
crescenti solidarietà laicali
ed ecclesiali. Si tratta di te-
stimonianze segnate dalla
gioia di aver visto fiorire au-
tentici cammini di liberazio-
ne per molti di questi ragaz-
zi , ma anche dall 'angoscia
di fallimenti e da inadegua-
tezze davanti a tanti bisogn i.
Ancora oggi il volto dei nuovi
giovani « poveri e abbando-
nati », interroga i salesiani
senza lasciare scampo , im-
pegnandoli a riscoprire la
strada come osservatorio di
bisogni e di risorse .
RIPARTIRE
DALLA STRADA
Lo prac,,u, salnùuloa«tWO ol11d11,riin diJT,rohA,
ai lo.f..ckod/pffldmJI, a,li /Jnlffignul
Gérard Daucourt
La vita spirituale in una comunità dell'Aro,
NON POSSO DIRE GESÙ,
MA LO AMO
La vita spirituale in
una comunità dell'Arca
di Gérard Daucourt
EDB, Bologna 1997
pp. 56, lire 18.000
Si sa che diverse famiglie vi-
vono l'esperienza di un han-
dicappato che non riesce a
dire il nome della mamma o
dei fratelli , ma ne percepisce
profondamente l'affetto e la
presenza. E i disabili che
non hanno la fortuna di una
famiglia come questa, spes-
so la riscoprono in una co-
munità di vero amore.
Chi ha scelto di condividere
nella propria vita quella dei
poveri (per esempio gli edu-
catori delle comunità del -
l'Arca) sperimenta che que-
sti disabili si appellano conti-
nuamente a ciò che vi è di
meglio nell'uomo, che li spin-
gono a liberarsi dei loro egoi-
smi e condividono con essi
ricchezze di tenerezze e di
gioia. Non possono dire Gesù,
ma lo portano nella loro vita.
Il volumetto parte da questa
esperienza per descrivere
come nella comunità dell 'Ar-
ca « Il Chicco » si trasmette il
sem e di Dio a chi non può
chiamare Gesù per nome, e
tuttavia lo ama.
UNA SETTIMANA CON
IL MAESTRO DI NAZARET
Per la riflessione
personale e la preghiera
di Gianni Ghiglione
LDC , Leumann(To) 1997
pp. 168, lire 12 .000
Queste pagine costituiscono
un valido aiuto a vivere con
frutto questa seconda parte
del 1997, in preparazione al
Giubileo del 2000 , che ha
per tema appunto la figura
umana e divina di Gesù Cri-
sto , offrendo un materiale
semplice, di facile lettura. Il
libretto continua la riflessio-
ne di uno precedente dello
stesso autore che focalizza-
va per i giovani la dimensio-
ne umana del « figlio del fa-
legname ». Qui si presenta
Gesù in quanto « Maestro »,
realtà che nei vangeli ha una
grandissima rilevanza, poi -
ché Gesù stesso si è defini -
to « la verità » per essenza. I
giovani sono così invitati ad
accogliere per una settima-
na Gesù in casa propria e a
farsi discepoli , ascoltandolo
come maestro di preghiera,
di obbedienza, di servizio, di
misericordia, facendo chia-
rezza nella propria coscien -
za e scoprendo i segni del
progetto di Dio sulla propria
vita .
LUGLIO-AGOSTO 1997 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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~~~
L'ANNO DUEMILA
Grande Giubileo
o apocalisse millenarista?
Di Carlo Maccari
LDC, Leumann(To) 1996
pp. 118, lire 11 .000
IL PARENT TRAINING
Metodologie e tecniche
per la formazione
dei genitori
di Simonetta Robiati
Cittadella editrice, Assisi 1996
pp. 190, lire 20 .000
C A RLO
8 \\JZZCTTI
L'autore si pone davanti una
domanda: come è possibile
programmare un giubileo
straordinario per celebrare e
vivere il più grande evento
della storia, l'incarnazione di
Cristo Unico Salvatore, da-
vanti a uno scenario segna-
to da grandi sconvolgimenti?
Infatti l'umanità di questo
fine millennio registra gravi
fenomeni: genocidi tribali e
politici , forte declino demo-
grafico in occidente, riserve
di armi atomiche , sconvol-
genti epidemie, rivolta di po-
poli sottosviluppati , crescen-
te cultura dell'anti-vfta, guer-
re e focolai di guerre, fonda-
mentalismi religiosi, diffuso
senso di vuoto personale ,
profonda crisi con perdita di
speranza, un non senso alla
propria vita. Se si aggiunge
la foresta delle sette e dei
nuovi movimenti religiosi che
diffondono quasi sempre
visioni a sfondo apocalittico,
il quadro della paura e delle
ansie di fine millennio si dila-
ta . Ma nonostante tutto è
possibile celebrare il giubileo
a condizione che sia un cam-
mino di speranza, di fiducia
nella vita e nella salvezza.
Lo smarrimento di fronte al-
l'i nadeguatezza del proprio
compito di madre ha portato
l'autrice di questo libro agli
studi di pedagogia e a inter-
rogarsi se non esistesse una
sorta di tirocinio , un addestra-
mento, una formazione ade-
guata che riguardasse la
professione più disconosciu-
ta ma più difficile di tutte: es-
sere genitori . In realtà geni-
tori non si nasce , ma si di -
venta, perché l'essere biolo-
gicamente genitori e l'amore
verso i propri figli non bastano
a salvaguardarsi dalle tante
negatività psichiche e spiri -
tuali , che non permettono di
educarli a una crescita sana,
equilibrata nel corpo e nello
spirito, creativa. Il libro si of-
fre come aiuto nella proposta
del modello operativo del
« parent training », applicato
nei paesi di cu ltura anglo-
sassone e convalidato da an-
ni di lunga esperienza. È una
psico-guida che mette alla
base del programma di for-
mazione dei genitori la loro
personalità, facendo leva sul-
le loro risorse interiori spes-
so inespresse e inesplorate.
clttade ll a e d i tr ice
ILPARENT
TRAINING
metodologie e tecniche
per la formazione dei genitori
Simonetta Robiati
PSICCX3UIDE
ED IT RICE ELLE D I Cl
GIOVANI
INCONTRO ALLA BIBBIA
di Carlo Buzzetti
LDC , Leumann (To) 1996
pp. 176, lire 17.000
Tra i tanti libri sulla Bibbia e
su Gesù che stanno veden-
do la luce nel clima del Giu -
bileo , questo sussidio mi
sembra veramente urgente,
se si considera che una cul-
tura biblica non è ancora dif-
fusa tra i nostri cristiani, spe-
cialmente tra i giovani .
Ecco allora una mappa di
istruzione per introdurre il
lettore all 'uso della Bibbia,
prendendone in esame vari
modi e diversi contesti del
nostro usarla.
Si tratta di una condizione
preliminare per amare la
Bibbia e comprenderne il
messaggio. Appare quindi
come un semplice ma effica-
ce manuale pratico, che in-
dica scelte che rispondano a
domande di questo tipo :
come, dove , perché , quan-
do , possiamo e dobbiamo
usare la Bibbia? È materiale
di consultazione per gruppi
(giovanili , biblici, catechisti -
ci) e per guide e animatori.
NON SI FA VENDITA PER
CORR ISPONDENZA. I libri
che vengono segnalati si pos-
sono acquistare presso le libre-
rie cattoliche o vanno richiesti
direttamente alle rispettive
Editrici.
Corsi estivi
di orientamento
universitario
1997
Il Corso si rivolge a studenti
dell 'ultimo e penultimo anno
delle scuole superiori di tutte
le regioni d'Italia. Si tiene a:
Molfetta, Bari , 26-31 luglio.
Folgaria, Trento, 17-22 agosto.
PROGRAMMA
Primo giorno:
Presentazione del Corso.
Secondo giorno:
Relazione : Affacciarsi all'uni-
versità : quale facoltà sce-
gliere e come affrontare gli
studi universitari (relazione
psicologica).
Esercitazioni multimediali.
Relazione : L'istruzione uni-
versitaria e il metodo di stu-
dio: presentazione delle
facoltà per aree disciplinari.
Terzo giorno:
Relazione: La struttura e
l'organizzazione dell'Univer-
sità in Italia.
Tavola rotonda.
Forum. Gruppi di approfon-
dimento.
Quarto giorno:
Gita.
Quinto giorno:
Relazione: Essere giovani
credenti oggi: sfide culturali,
creatività giovanile e propo-
ste culturali.
Gruppo di studio .
Relazione : Scelta universita-
ria e vocazione intellettuale:
prospettive di impegno per-
sonale, in università e servi-
zio sul territorio.
Conclusione dei lavori e
consegna degli attestati di
partecipazione .
Per informazioni: Segreteria
Corso Orientamento
Universitario Pubbliche
Relazioni Toniolo
Via Sant'Agnese, 2
20123 Milano
Fax 02/72342827
ISTTTIITO
GIUSEPPE TONIOLO
DI STUDI SUPERIORI
ASSOCIAZIONE
~ICI DELL'UNIVERSITA'
CATTOLICA
CEI - UFFICIO
PER LA PASTORALE
GIOVANILE
CEI - UFFICIO
PER LA PASTORALE
UNIVERSITARIA
BS LUGLIO-AGOSTO 1997

4.2 Page 32

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- IL DOCTOR J.
di Jean-François Meurs
A un pelo dal rischio.
Con alcuni ragazzi funziona.
GIOCARE CON
IL PERICOI.O?
A VOLTE SERVE
<< e aro Doctor J., sento par-
lare con sempre mag
gior insistenza di vacanze co-
stose offerte a giovani in dif-
ficoltà : in barca, in monta-
gna, attraverso i fiumi. Alcuni
si avventurano in progetti
pazzi, come attraversare
il Sahara in 4x4. Si cre-
dono alla Parigi Dakar? Lo fanno
per mettersi in mostra davanti a lo-
ro proponendo cose che fanno col-
po? E tutto cinema? Crede che si
aiutino questi giovani offrendo loro
delle attività così costose, sapendo
che non potranno permettersele in
seguito? Non pensa che sia un
mezzo per gli educatori di dedicarsi
in modo furbesco a cose che piac-
ciono loro? Francamente mi do -
mando se vi sia davvero qualcosa di
educativo in questo, e se non sia in-
vece soltanto polvere negli occhi... »
(Carlo Venturi , Alano di Piave).
Caro signor Venturi,
da una decina d'anni lo sport-av-
ventura è usato come un 'utile e-
spediente pedagogico da educatori
e insegnanti che lavorano tra gio-
vani socialmente fragili o in perico-
lo. All'inizio si è andati avanti d'istin-
to e per motivi pratici. Si provava
un po' di tutto, e senza capire bene
il perché, i risultati sono stati buoni .
Perché allora non continuare?
Gli educatori ci trovano gusto? Non
è solo per questo . Coloro che si
lanciano in questo tipo di progetti
sono molto spesso delle persone
aperte, di buona volontà e pronti a
mettersi in discussione. Essi devo-
no affrontare serenamente le loro
stesse paure. Non sono sempre de-
gli esperti verso gli sport che pro-
pongono e a confronto degli alle -
natori patentati, sono dei novellini.
A volte le relazioni possono inver-
tirsi : il giovane si mostra più dotato
ed è lui a dare una mano all 'edu-
catore. Questo rapporto più eguali -
tario ha delle ripercussioni favore -
voli sul lavoro pedagogico a lungo
LUGLIO-AGOSTO 1997 BS
termine , ma non rende il
lavoro educativo più sem-
plice lì per lì : l'educatore
deve vivere questa ulterio-
re complicità riuscendo
a rimanere « il garan-
•te del proseguimen-
to dell 'obiettivo ».
È una responsa-
bilità in più .
Il D'altra parte,
il lavoro dell'educatore è
cominciato molto prima
dell'inizio dell 'avven-
tura , e si prolunga
anche dopo . L
sport-avventur
non è concepibil
che nel quadro
un 'azione pedago-
gica più lunga e pi'
globale . Non ha, i
sé, delle virtù miracolose di reinse-
rimento sociale. Ciò che garantisce
un certo risultato , è il lungo lavoro
di preparazione, così come l'ac-
compagnamento professionale nel
corso dell'esperienza, e dopo, al ri-
torno, per meglio consolidare i buo-
ni risultati . In queste attività, il con-
tatto con la natura e la vita in piccoli
gruppi sono essenziali.
L'ambiente selvaggio impone
ai giovani di lasciare un terreno che
loro conoscono bene per accettare
l'ignoto. Sono costretti di continuo a
ricollocarsi , a osservare, a com-
prendere l'ambiente. Le regole , qui ,
non sono fissate in modo arbitrario,
come può essere il regolamento
degli sport tradizionali , molto rituali:
è la sicurezza e la prudenza che
impongono in modo indiscutibile, ciò
che è bene fare o non fare . Chi non
le rispetta, lo fa a rischio della vita.
Perché sono gli sport più av-
venturosi, quelli che ti portano a
un pelo dal rischio, che assicura-
no i migliori risultati? Fare delle
cose impossibili è proprio dell 'uo-
mo . È il solo animale che dice di
«no » alla natura per sopravvivere .
Non si accontenta di essere ciò
che i nostri geni ci impongono di
essere, ma grazie a coloro che gli
stanno attorno (l 'avventura è dun -
que collettiva), affronta e sfida la
natura. Per i giovani in grande
difficoltà, fare delle cose im-
possibili significa ge-
111eralmente giocare
coh il pericolo più
grande . Di qui dei
comportamenti suicidi,
una specie di « giudizio
Dio»: si mettono alla prova
ul significato della vita, verifi-
andolo nel loro corpo.
È il problema dei giovani
enza punti di riferimento .
uando la società non rie-
ce a dare un senso al la lo-
o esistenza, a loro non ri-
mane che interrogare la
morte, per sapere se
I vita ha ancora un
senso. « Se l'adolescen-
te non è sufficientemente sostenuto
dalle strutture sociali e culturali affi-
dabili e significative ai loro occhi, se
gli vengono a mancare gl'interlocu-
tori, allora il giovane ricorre a simboli
di contrabbando, dandosi a prove
personali che gli facciano conoscere
i suoi limiti » (David Le Breton , pro-
fessore all'università di Strasburgo).
È questo che permette lo
sport-avventura, e tocca agli edu-
catori orientarlo: essi vigilano af-
finché il rischio sia calcolato , ridotto
al minimo, e vissuto in gruppo. Gli
obiettivi non saranno troppo ambi-
ziosi , ma sulla misura dei parteci-
panti. L'importante non è che il ri-
schio sia grande: il rischio porta
con sé prima di tutto delle sugge-
stion i. Dal momento che mette in
gioco tutte le risorse di un giovane
che si dà a queste attività: per lui,
la paura è grande e la prova supe-
rata è sorgente di senso .
O

4.3 Page 33

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=.•••~\\_I?)©••)Ai
EXALLIEVI
FILIPPINE
CANADA
CATECHESI VIA ETERE
RINNOVO DELLA
PRESIDENZA MONDIALE
Il pres id e nte confederal e ,
prof. Ant onio G. Pires , ha
convocato l' Assemblea eletti-
va, che si ritroverà al Sales ia-
num di Roma dal IO al 5 mag-
g io de l pros s im o anno. Vi
prenderanno parte i pres identi
de ll e fe de raz ioni na zion a li ,
che dovranno rinnovare la pre-
sidenza mondiale. Ogni fede-
razione nazionale è stata invi-
tata a prese ntare fino a tre
nom inati vi di candid ati, che
comporranno poi la lista defi-
nitiva, dall a quale emergerà il
nuovo consiglio centrale. L'As-
se mbl ea sa comunqu e un
momento fo rte dell a vita del-
1'assoc iaz ione, che si ritrova
anche per fa re un attento bi-
lancio degli ultimi sei anni di
atti vità .
NEPAL
NUOVA PRESENZA FMA
Le Figlie di Mari a Ausiliatrice
sono presenti a Kathmandu , in
Ne pal. Acco lte ali ' aero porto
dai padri Gesuiti , al cui invito
si deve questa nuova presen-
za, le tre pi oniere, suor Mary
George U. , suor Victoria Nu-
nes e suor Em erencia Bara,
fanno ora parte dello staff del
St. Xavi e r 's Sc hool di Ka -
thmandu. Ma accanto all 'atti-
vi scolastica, si pensa già di
av vi are un centro per la pro-
mozione e l'educazione popo-
lare. Il permesso di entrare in
Nepal, 18 mili oni di abita nti ,
indui smo com e re li g ion e di
stato, è stato concesso ai mi s-
sionari solo nel I994.
Suor Teres ita Mi slang, FMA,
responsa bile del Centro cate-
chi sti co « Auxilium » di Min-
glanilla, fa parte di un gruppo
di religiose e laici incaricati di
prepara re per la radio DYRF,
un pro g ramm a d a l titol o
« Source of Fa ith », che rag-
g iun ge par ti co larm e nt e le
zone de l sud de lle Filippine.
Al programma sono interessa-
ti in modo parti colare giovani
e adulti che abitan o le zon e
rurali , che dopo se i mes i di
ascolto possono sostenere un
esame e ottenere un attestato.
BOLOGNA
CONGRESSO
EUCARISTICO
DI FINE SECOLO
In preparazione al 23 ° Con-
gresso Eucari stico nazional e,
che si terrà a Bologna il 20-28
settembre, e che sarà conclu so
dallo stesso Giova nni Paolo II,
è stato messo in programma il
« Proge tto cultura », c he ha
co invo lto un ce ntinaio di in-
tellettuali itali ani . I loro con-
tributi so no stati racc o lti in
quattro volumi e pubblicati da
Il Mulino e Città Nuova, e il-
lu strati ne l corso di cinqu e
convegni , di stribui ti nei mes i
di april e-settembre , che a f-
frontano i temi dell a bioetica,
del pensiero fil osofi co-teolo-
gico, l'economia e la società, i
giovani e i cambiamenti gene-
raz io na Ii. Pe r la se ttim ana
co nc lu s iva so no att es i no n
meno di 300mil a fede li , che
co nfluirann o dall e d odi c i
porte dell a città. Ogni giorna-
ta sarà dedicata a un tema: i
giovani , lo sport, carità e sof-
fe renza, Euca ri stia , Cri sto e
l' uomo, vocazioni , Mari a, la
fa migli a.
MEZZO SECOLO FA
È grazie al Bollettino Salesia-
no francese che Don Bosco si
è fa tto conoscere in Canada.
Sin dal 1924, un sal es iano
dag li Stati Uniti si occupava
di una parrocchi a di immigrati
itali ani a Toronto. Ma solo nel
1947 fu aperta la prima opera
a Nouveau-Brun wick, e il pri-
mo sales iano che la diresse fu
il belga padre Albert Thy s,
che era pro fess ore di mecca-
nica in una scuola degli Stati
Uniti. Ogg i i salesiani in Ca-
nada so no un a quarantina e
no ve le o pe re : ne l Qué bec
(Montréal, Sh erbrooke), nel-
!' Ontari o (Toronto e Hamil-
ton), ad Alberta (Edmonton)
e in Co lombi e-Britannique
(Surrey). Per lo più parrocchie
e centri giov anili per immi-
grati , qualche scuol a e case di
form azione.
INDIA
MONS. IRUDA YARA Y
Il card. Simon Lourdsam y ha
pres ieduto il 24 aprile all 'or-
dinazione episcopale del sa le-
siano Joseph Antony Irudaya-
ray. li nu ovo vescovo, che è
nato ne l 193 5 a Madras, era
direttore de lla grande opera
Our Lady of Refu ge di Ma-
dras, che oltre alla scuola se-
condari a superi ore, pensiona-
to e ce nt ro g iova nil e, com-
prende il santuario « San Do-
menico Savi o ». Mons. lruda-
yaray è il primo vescovo della
nuova dioces i di Dharmapuri ,
nota come una delle zone più
arretrate e pove re del Tamil
Nad u.
IN LIBRERIA
Dalla Collana
« La Sindone di Torino»
Giuseppe Ghiberti
SINDONE, VANGELI
E VITA CRISTIANA
pp. 36, lire 4.000
Pier Luigi Baima Bollane
LA SINDONE
AL MICROSCOPIO
Esame medico-legale
pp. 36, lire 4.000
Gian Maria Zaccone
SULLE TRACCE
DELLA SINDONE
Storia antica e recente
pp. 68 , lire 5.000
Nello Balossino
L'IMMAGINE
DELLA SINDONE
Ricerca fotografica
e informatica
pp. 52 , lire 5.000
Barberis - Savarino
SINDONE,
RADIODAT AZIONE
E CALCOLO DELLE
PROBABILITÀ
pp. 48, lire 5.000
Presso le librerie
cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN -TO
Tel. 011 /95.91.091
c/c Postale 8128
BS LUGLIO-AGOSTO 1997

4.4 Page 34

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LII/E
di Elvira Bianco
UNMAGO
IN MISSIONE
È diventato ormai famosissimo
Mago Sales, un prete speciale,
mago con i fiocchi, che riscuote
successo e simpatia in ogni angolo
d'Italia e da qualche tempo in giro
per il mondo, nelle zone
missionarie.
Mago Sales, al secolo il prete salesiano don Silvio
Mantelli , ormai famosissimo per i suoi fantasiosi
personaggi , ospiti fissi dei suoi spettacoli : Mago Mer-
luzzo e il domatore di leoni ; Sherlock Holmes e il
clown , il fantasma, il pirata; Sbrendola e il fattucchiere
arabo. Mille volti dietro cui si nasconde questo simpati-
co salesiano di mezza età, con un paio di buffi occhia-
lini tondi e una gran voglia di incantare e divertire i
bambini. Mago Sales ha scelto di fare come Don Bo-
sco portando in giro per il mondo i giochi di prestigio,
le illusioni e gli spettacoli di animazione.
LE SUE TOURNÉE HANNO FATTO RIDERE I BAM-
BINI DI OGNI LATITUDINE . Si è già esibito nelle
Ande boliviane e nelle favelas brasiliane ; nei villaggi
africani della Nigeria, Kenya, Madagascar; tra i ragazzi
delle Filippine e nelle missioni di Macao , di Hong
Popolari ovunque. Due prestigiatori , Pascal Vincent
e Marcel Zini (a destra) animano la festa di Maria
Ausiliatrice a Nice , in Francia. Zini è un salesiano
laico .
LUGLIO-A GOSTO 1997 BS
- SUDAFRICA. Tra i ragazzini di Cape Town.
Kong , in Indonesia, in Cina. Terre lontane, e non solo
per le 17 ore di volo , ma soprattutto per la diversa e
sofferta situazione sociale in cui si trovano a vivere
quelle popolazioni . In Madagascar gli hanno rubato le
valigie con i suoi trucchi e ha dovuto arrangiarsi.
I suoi oltre 150 spettacoli all 'anno rich iamano, sempre
più , folle di grandi e piccini. Sorride felice e dice : « L'il-
lusionismo aiuta a comunicare con i giovani e a tra-
smettere messaggi positivi. Lo usava pure Don Bosco
per fare il catechismo ». Lui , missionario di gioia e di
amore (così è stato definito all 'estero), raccoglie fondi
per le missioni sparse in tutto il pianeta.
MOLTE LE ESPERIENZE TOCCANTI CHE DON SIL-
VIO HA VISSUTO . Un ragazzino in istituto , rifiutato
dalla mamma perché colpito da un male inguaribile, gli
ha scritto : « Ti ho visto mentre con la bacchetta magi-
ca facevi uscire fazzoletti di ogni colore. Sarà che tu
riesca a farmi riprendere di nuovo in casa dalla mia
mamma? ». Per un giorno quei giochi affascinanti lo
hanno fatto sorridere e sognare. Sorride il mago : « lo
sono un bambino appena nato: venite a giocare con
me !». E si propone di far sbocciare un po' d'amore nei
cuori increduli , farli incontrare con l'allegria e l'incanto
della vita.

4.5 Page 35

▲back to top
MOLTO Cl SAREBBE ANCORA DA DIRE sul mago
don Silvio Mantelli. L'ultima novità è la nascita di
un'« associazione magica », che si propone un corso
per animatori teatrali e molte altre iniziative. Sempre
viva la finalità missionaria, a vantaggio soprattutto dei
bambin i poveri del terzo mondo. E un giornalino di
collegamento, « Sim Sales Bim » , dove si parla dei
sogni nel cassetto di don Silvio. Chi volesse ricevere a
casa il suo giornale , coloratissimo, può scrivergli a
questo indirizzo : MAGO SALES , Via Paisiello, 37 -
10154 Torino -Tel. e Fax 011 /24.81.101.
I INDIA. A Calcutta,
nel lebbrosario
delle Missionarie
della carità.
INDIA. Con Madre Teresa.
- FILIPPINE. Tra i bambini di Makati-Metromanila.
CAMBOGIA. In un monastero buddista di Phnom Penh.
- VIETNAM. A Phuoc Loc, un villaggio del sud.
THAILANDIA. A Banpong, scuola delle suore salesiane.
BS LUGLIO-AGOSTO 1997

4.6 Page 36

▲back to top
- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrero
,,LETTERA APERTA>>
Al MIEI GENITORI
« Cari mamma e papà, sto vivendo un periodo particolarmente
confuso, cambiamenti che in gran parte sono tipici della mia età.
Se vi sforzerete di capirmi e di trattarmi in modo diverso,
vedrete che riusciremo ad andare d'accordo
e a superare questa fase della mia vita senza tanti problemi».
S to cambiando, non sono più un
bambino , sono un adolescente.
Non potete più controllarmi come
quando ero piccolo. Cercate invece
di trattarmi come uno dei vostri
amici adulti. Ricordate , imparo più
da un buon esempio che da una
critica o da un rimprovero .
L'opposizione, la resistenza,
la testardaggine, la ribellione e il
desiderio di indipendenza sono
comportamenti tipici di un adole-
scente. Non arrabbiatevi se non
sono d'accordo con voi , se comin -
cio a manifestare atteggiamenti , in-
teressi , e opinioni diverse dalle vo-
stre . In ogni caso , ricordatevi: ho
bisogno di voi soprattutto adesso.
Evitate gli scontri diretti con
me. La forza crea vincitori e vinti .
In passato , quando ero piccolo , vin-
cevate sempre voi , ma ora non è
detto che avvenga la stessa cosa.
Stabilite con precisione regole e
relative conseguenze ai miei com -
portamenti e appl icatele con coe -
renza e in modo pacato e obiettivo.
Cercate sempre il compromesso, e
in questo modo saremo in due a
vincere !
Non obbligatemi mai con la forza a
fare quello che volete . In questo
modo non solo mi portate a essere
aggressivo e irascibile , ma l'un ica
cosa che mi insegnate è che con la
forza si ottiene tutto . Mi rendete an-
che più ribelle e testardo . Tutto
questo molto probabilmente mi por-
te a fare esattamente il contrario
di quello che mi avete chiesto .
Evitate di ripetermi le stesse
cose, di farmi sempre le stesse
domande, e di lamentarvi in con-
tinuazione. Se lo fate , per proteg-
germ i dovrò per forza reagire fa-
cendo la parte del sordo. Non abbia-
mo più così tante occasioni per par-
lare come un tempo perché sono
troppo occupato con i miei amici , al
telefono o in camera mia. Anche
per questo motivo, la maggior parte
delle nostre conversazioni è esclu -
sivamente rivolta a mettere in rilie-
vo i miei insuccessi , gli errori , quel-
lo che dovrei o non dovrei fare , e al-
tri comportamenti negativi. Non fate
altro che propinarmi prediche dalla
mattina alla sera, cercando di con-
vincermi o dimostrarmi qualcosa («il
valore della vita », « il significato del-
la responsabilità »). Perché ogni tan-
to non parliamo giusto per parlare?
Perché non cercate anche di parla-
re dei miei successi , dei miei inte-
ressi , delle cose che mi piacciono?
Dovete avere pazienza. Sono
praticamente convinto di essere un
genio! Di sapere tutto quello che
c'è da sapere. Le uniche persone
che sembrano eguagliare la mia
intelligenza sono i miei amici e
compagni. Tra qualche anno mi ren-
derò conto di quanto io abbia impa-
rato da voi durante la mia adole -
scenza. E di quanto debba ancora
imparare dalla vita.
Molto spesso sono confuso sul-
1' ordine delle priorità che dovrei
avere. Il fatto è che per me i miei
amici , le ragazze , parlare al telefo-
no, uscire e divertirsi , e altre attività
simili sono molto più importanti di
cose come fare i compiti , portare
Vorrei essere trattato come
un adulto e non come un bambino.

4.7 Page 37

▲back to top
fuori l'immondizia, o mettere in ordi-
ne la mia camera. Non è questione
di essere pigri, è solo che ho da
fare cose per me molto più impor-
tanti. Preferisco stare con i miei
amici piuttosto che con voi o con la
famiglia. Non arrabbiatevi se rifiuto
i vostri inviti a uscire a cena con
voi , ad andare a trovare i nonni o
comunque a passare del tempo
con voi.
A volte anche le più piccole
cose che fate mi fanno arrab-
biare. Anche banali domande co-
me « Come è andata la tua giorna-
ta? » hanno il potere di suscitare in
me una risposta irritata. Non arrab-
biatevi troppo per questo , sono pro-
babilmente preoccupato da qualco-
s'altro e me la sto prendendo con
voi. A volte sono arrabbiato con me
stesso, perché so benissimo di es-
sere ingiusto con voi . Vorrei essere
gentile e affettuoso , ma in questo
periodo non ci riesco. Non voglio che
siate preoccupati per me. Voglio
cavarmela da solo!
A volte mi sembrate affetti da
gravi crisi di amnesia. Non vi ri-
cordate più che cosa significa es-
sere adolescenti o che mi avete
fatto la stessa predica il giorno pri- .
ma. Non vi ricordate che mi avete
già ordinato di mettere in ordine la
mia camera o che mi avete già chie-
sto per venti volte: « Hai fatto i com-
piti? ». Avete anche dimenticato co-
me cucinare o andare a fare la
spesa. Non c'è mai niente di buono
da mangiare in questa casa, prefe-
risco mangiare patatine fritte dalla
mattina alla sera piuttosto che man-
giare quello che prepara la mamma.
(Mi passerà. Tutte le volte che so-
no lontano rimpiango la cucina del-
la mamma).
Sebbene io voglia essere trat-
tato da adulto, a volte so di com-
portarmi come un bambino. Tut-
tavia invece di farmelo notare in
continuazione, ditemi esattamente
quello che devo fare o non fare per
guadagnarmi i privilegi, le respon-
sabilità e le libertà di un adulto. An-
che se non sembra, ho tanto biso-
gno di comprensione , incoraggia-
mento e attenzione positiva da par-
te vostra. lo, in questo mondo, pos-
so contare solo su di voi.
CARTA DI COMUNIONE
di Piero Borelli
UN SOGNO
ORIENTÒ
LA SUA VITA
Famiglia di Don Bosco, il sognatore.
Sin da ragazzo, quando tutto sembrava
,,-;:-:-.--.f-. ---
/.'.'·e:.\\ ~,N. -\\
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\\\\~ \\\\ ··· .\\;
\\1, '~,
remargli contro. E poi sempre, in ogni scelta, pensando
sempre oltre, per evangelizzare il maggior numero di giovani.
Articolo 7. « Don Bosco è un gi-
gante dello spirito che ha la-
sciato in eredità un ricco e ben
definito patrimonio spirituale.
Egli è l'iniziatore di una vera
scuola di spiritualità apostolica,
nuova e attraente. La Famiglia
Salesiana si costruisce intorno
a lui, centro e unificatore, da cui
deriva un criterio e uno stile».
Don Bosco , padre e maestro , è
cuore e polmone della Famiglia
Salesiana. Ma Don Bosco è stato
Giovannino : un ragazzo con un
sogno rivelatore , con una mamma
che gli insegna a leggere nella vi -
ta la potenza e la provvidenza di
Dio, con una crescita attraversata
da incomprensioni e conflitti , fino
al punto da dover migrare da ca-
sa . Cresce tra studio , lavoro e il
tempo di trasformarsi in giocolie-
re , animatore di coetanei senza
interessi , con una scel-
ta vocazionale precisa
e guidata dall'alto ...
Il «sogno» è il per-
no su cui si snoda la
vita di Don Bosco e di
tutta la grande Famiglia
Salesiana, ed è profe-
zia che ancora avvince.
Nel sogno tanti giovani
sono colti in una realtà
di violenza per i quali
Maria, maestra dolcis-
sima, gli dà la dritta di
un mandato apostolico
specifico: « Va' in mezzo
a loro e con la bontà
portali alla ragione e al-
I l'altruismo ». Alla scuola
Boyaca (Colombia).
Madonna del sogno
di Duitama.
di Maria apprende la pedagogia
fondamentale che deve animare il
formatore : « Renditi umile, forte e
robusto ... », base indispensabile
per co ltivare l'amore di pre-
dilezione per i giovani.
Don Bosco vive di questo
sogno e lo realizza dimostrando
così che la carità pastorale, ono-
rata da un impegno a tutto cam-
po, vince . Il logo « Da mihi animas
coetera talle », nella sua radicalità,
è la misura di un'esperienza totali-
taria, assoluta: l'estasi dell'azione,
felice intuizione mutuata da san
Francesco di Sales, al cui umane-
simo Don Bosco fa costante riferi-
mento , salda interiorità ed effi -
cienza, è l'agire pastorale impre-
gnato di quell'amore di Dio senza
il quale nessuna esperienza uma-
na è feconda.
BS LUGLIO-AGOSTO 1997

4.8 Page 38

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Visse momenti più drammatici della storia indiana, favorendo
STEFANO FERRANDO,
VESCOVO di Teresio Bosco
MISSIONARIO
I Mons. Stefano Ferrando.
« Saranno i sacerdoti
e i religiosi indiani
a evangelizzare la loro patria».
I 1 giovane salesiano Stefano Fer-
rando è insegnante a Borgo San
Martino, quando gli giunge una
lettera dalla «Direzione Generale
delle Opere Don Bosco ». È invitato
a indicare a quale genere di apostola-
to vorrebbe dedicarsi una volta di-
ventato prete! Nella casella lasciata
libera, Stefano scrive una sola paro-
la: missionario.
Ha appena spedito la lettera che dal
distretto militare gli giunge la car-
tolina-precetto. È il 1915. L'Italia è
entrata nella prima gue1Ta mondiale,
e il ventenne Ferrando è chiamato
alle armi. Per quattro anni, a ridosso
della prima linea, è sergente di sanità.
Corre con la barella tra lo scoppio
delle bombe, croce rossa sul braccio,
a raccogliere i feriti. Per lo «sprezzo
del pericolo » (che per lui è solo «ca-
rità cristiana ») gli viene assegnata la
medaglia d'argento al valore.
1920. Integro nel corpo e nell'a.n:i-
WGuo-AGosro 1997 BS
ma, il venticinquenne Ste-
fano Ferrando può tornare
tra i suoi salesiani. Gli sem-
bra un sogno. È ordinato
prete a Borgo San Matti-
no il 18 marzo 1923.
Va a dire la prima
Messa al suo paese
natio Rossiglione
(Genova). Gli sono
accanto papà Ago-
stino, mamma Giu-
seppina, il fratello e
la sorella. Dirà un
giorno: « Dalla mia
fa.miglia ho ricevu-
to una ricca eredità:
un grande a.more a
Dio, un notevole spirito di sacrificio,
e un carattere inclinato alla gioia ».
È appena tornato a Borgo San
Martino che riceve un'altra comuni-
cazione: « Sei stato destinato alla mis-
sione salesiana in India, Assam. Gui-
derai La spedizione dei novizi che sta
per partire. Tienjti pronto ». Confi-
derà: «Caddi dalle nuvole. Non ero
preparato, non sapevo una parola
d ' inglese, lingua ufficiale dell'India.
Ma ero abituato a obbedire. Nella mia
vita non ho mai chiesto niente, non
ho mai rifiutato niente. Accettai ». A
capo di dieci giovanissimi salesiani e
aspiranti salesiani arrivò a ShiIJong,
capitale dell ' Assam , il 23 dicembre
1923. L' Assam è sempre stata la
grande strada delle invasioni dal-
]'estremo Oriente. Sulle colline im-
pervie sono le tribù dei monti, prove-
nienti da antichi popoli giunti dal-
1'Hirnalaya, dal Giappone, dalla Thai-
landia, dalle Filippine, dalla Poline-
sia. Ora quella zona è un mosaico di
tribù che parlano 160 lingue o dialetti
diversi e hanno usanze che si ri-
scontrano soltanto in zone lontanissi-
me come le Filippine e l'Indonesia.
Guidò la spedizione
salesiana in Assam,
diventando il padre
di quel primo gruppo
di salesiani. Fu vescovo
e fondatore
di una congregazione
di suore indiane.
IMPARARE DALLA GENTE
Un mese dopo l'arrivo si diede im-
zio al noviziato. Padre Deponti era il
superiore e maestro, padre Ferrando
il suo giovane aiutante, tutto proteso
a imparare. Ma in pochi mesi padre
Deponti si ammalò gravemente e fu
costretto a tornare in Italia. Padre
Ferrando che aveva avuto appena il
tempo di guardarsi attorno , fu chia-
mato dal capo-missione mons. Ma-
thias e nominato superiore e maestro
dei novizi. Invece di scoraggiarsi,
sorrise: «Non ho ancora imparato
niente e già devo insegnare. II Signo-
re continua a scherzare con me! Se si
fida lui ... ». Fu maestro di vita sale-
siana e di spiritualità soda per dieci
anni filati. Ricordava: «I novizi e i
giovani salesiani provenienti dall 'Ita-
lia tentarono di imparare la lingua
Khasi sulla grammatica. Ma presto
trovammo un metodo migliore: an-
dammo in mezzo ai ragazzi e alla
gente e ci mettemmo a parlare con
loro. Alla domenica prendevamo al-
legramente d'assalto i villaggi e or-
ganizzavamo con i ragazzi l'oratorio
festivo, come faceva Don Bosco. Io
confessavo e dicevo la messa per le
famiglie cattoliche, poi modesta refe-
zione e giochi e allegria per tutti.
Nella casa salesiana regnava un cli-

4.9 Page 39

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le vocazioni locali. Attraversò colline e villaggi per incontrare la sua gente.
ma di famiglia serena. Dopo cena, il
nostro superiore mons. Mathias chia-
mava tutti attorno a sé. Ci sedevamo
a terra in cerchio sotto il bel cielo
stellato, si cantava in coro, si com-
mentavano i fatti del giorno. E quan-
do cominciava ad affacciarsi il son-
no, si recitavano le preghiere, seguite
da una cordiale buona notte ».
"BACIAI LA TERRA»
Nelle sue memorie ha scritto sorri-
dendo: « La mia promozione da ser-
gente a capitano avvenne nel 1934,
quando con mia grande sorpresa fui
consacrato vescovo. Mi mandarono a
reggere la diocesi di Krishnagar, nel
Bengala Occidentale, a cento chilo-
metri a nord di Calcutta. Lasciai la
mia Shillong con vivo rimpianto.
Pensavo che non l'avrei mai più rivi-
sta. Invece il Signore continuava a
scherzare con me e dopo un anno fui
richiamato proprio a Shillong come
vescovo. Mons. Mathias infatti era
stato inviato come arcivescovo nella
grande città di Madras, nel sud del-
1'India. E io ero chiamato a prendere
il suo posto. Ricordo il mio ritorno a
Shillong. Vennero a incontrarmi i sa-
cerdoti della diocesi, i miei carissimi
chierici salesiani e centinaia di cri-
stiani. Mi inginocchiai e baciai la
terra che ora era della mia diocesi,
poi in groppa a un cavallo bianco
percorsi tre chilometri fra due ali di
popolo festante. Cadevano le ombre
della sera e la processione a torce ac-
cese si srotolò come un lungo nastro
luminoso ».
Cominciò la sua nuova vita. I mis-
sionari lavoravano nelle prime comu-
nità cristiane sparse nelle valli e sulle
colline. Ai suoi sacerdoti il nuovo
vescovo raccomandò: « Non potete
convertire le anime spostandovi in
automobi le; per avvicinarle e risolve-
re i loro problemi occorre camminare
a piedi ». E dando loro l'esempio co-
minciò a spostarsi continuamente, at-
traversando tutta la sua diocesi, dalle
colline alle pianure, per mantenere i
contatti personali con la gente. Cam-
minava per chilometri e chilometri
tra foreste e paludi. Scrisse: « La mia
giornata di vescovo missionario è
stata lunga, lunghissima: è durata 34
anni. Gesù creò le missioni quando
disse: "Andate e fate discepoli tutti i
popoli!". Disse anche: "Ecco, il se-
minatore uscì a seminare". I missio-
nari dell ' Assam non si sedettero cer-
to sopra un tappeto ad aspettare che i
Khasi, i Naga, i Bhoi andassero da
loro. Uscirono a seminare e furono
instancabili camminatori. Diventam-
mo i commessi viaggiatori del Van-
gelo. Che viaggi! Nei primi tempi
c 'erano poche strade ed era frequente
smarrirsi nella giungla, popolata di
animali feroci che facevano sul serio
e più di una volta i missionari passa-
rono la notte appollaiati sugli alberi
in attesa dell 'alba. A Golaghat un
giorno ascoltai le confessioni per due
ore di seguito, seduto sopra uno sga-
bello. Mi allontanai un po' per sgran-
chirmi, e quando tornai mi fecero ve-
dere: sotto lo sgabello, ben acciam-
bellato e tranquillo, se ne stava un
serpente velenosissimo. Per fortuna
non lo avevo disturbato. E le zanza-
re? A milioni attaccano il povero
viandante. I soldati americani , che
durante la seconda guerra mondiale
vennero a combattere i giapponesi,
dicevano: "Il nemico numero due
sono i giapponesi. Il nemico numero
uno sono le zanzare". Quanto al vit-
to, le tribù dell 'Assam mangiano di
tutto, anche i bruchi neri e pelosi. Io
preferivo far digiuno, il mio stomaco
non ce la faceva proprio. Dormire si
dormiva, dovunque, anche in capan-
ne che mal proteggevano dalla piog-
gia, e davano rifugio anche ai topi.
Una notte ho dormito nella barac-
chetta di due lebbrosi. E un'altra vol-
ta, svegli atomi al mattino, fui sorpre-
so di trovare tanti bambini attorno al
mio letto: silenziosi, con le mani
giunte, quegli angioletti contempla-
vano come dormiva il loro vescovo ».
IL PICCOLO ROBERT
1939-40. In Europa è iniziata la se-
conda guerra mondiale che travol-
gerà in breve tutto il mondo: tedeschi
e italiani contro inglesi e francesi.
L'India è una colonia inglese. Scrive
mons. Ferrando. «L'Italia entra in
guerra il 10 giugno 1940, e il mattino
seguente, al primo risveglio, trovia-
mo sulla porta i soldati con le baio-
nette in canna. L' arresto dei missio-
nari è affidato a un funzionario catto-
lico, il quale protesta che non toc-
cherà mai i "padri della sua anima".
Più tardi ci viene comunicato che
dobbiamo vivere a "domicilio coatto".
Si continua a lavorare com possibi-
le. I ragazzi eludono la vigilanza alle
porte. Vengono alla scuola e a fare
accanite paitite di calcio nel cortile.
Il grande lavoro itinerante viene com-
piuto solo da alcuni sacerdoti nati in
nazioni alleate dell'Inghilterra e dai
primi sacerdoti indiani. Da tempo
tutti i nostri sforzi sono puntati in
questa direzione. Siamo persuasi che
solo i sacerdoti e i religiosi del! 'India
potranno evangelizzare pienamente
la loro patria». I Giapponesi, interve-
È il 1966 e a Delhi il presidente indiano Radhakrishnan
incontra tutti i vescovi. Qui saluta mons. Ferrando.
L'accoglienza festosa dei ragazzini a mons. Ferrando,
in visita ai villaggi.

4.10 Page 40

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I Mons. Robert Kerketta.
Da ragazzino aveva detto
a mons. Ferrando :
« lo desidero diventare vescovo!».
nuti ne lla guerra fi n dal 1941 , hanno
occupato la Birmanja e stanno pene-
trando in Assam. Il governo decide
l'immediato allontanamento dei mis-
sionari stranieri. « Il IO agosto 1942,
i soldati arrestano 52 miss ionari e li
deportano a 1500 chilometri di di-
stanza. La gente è attorno ai partenti.
Molti piangono. Rimango io e i po-
chi salesiani indiani a continuare un
lavoro immenso!».
Durante quel 1942 un ragazzino di
dieci anni, nero come un chicco di
caffè tostato, continuò a venire a
scuola quando era possibile. Era stato
battezzato quando aveva quattro anni
insieme a suo papà, sua mamma e
suo frate llo. È lui stesso che raccon-
ta: « Un giorno mons. Ferrando ven-
ne nella nostra classe e ci domandò
che cosa volevamo fare nella vita.
Ricordo che il primo rispose: "Voglio
diventare Papa". Il secondo disse:
"Io farò l'insegnante". Il terzo ero io
e dissi molto fiero: "Io desidero di-
ventare vescovo". Mons. Ferrando
non si mise a ridere. Mj mise una
mano sulla testa e rispose: "Va bene.
Lo diventerai" ». Era un ragazzino
intelligente e tenace e il vescovo spe-
rava che ne nascesse una bella voca-
zione sacerdotale. Oggi quel ragaz-
zetto, Robert Kerketta, è il vescovo
salesiano di Tezpur in Assan1.
SUOR INNOCENZA
E LE ALTRE
«Le Figlie di Maria Ausiliatrice
erano arrivate in Assam nel mio stes-
so anno, il 1923 », scriveva mons.
Ferrando. «Le guidava suor Innocen-
za Vallino, piena di vita e di entusia-
smo, che cominciò subito la visita ai
villaggi parlando un miscuglio di pie-
LUGUO·AGosro 1997 BS
montese e siciliano e soprattutto con
la mimica e i gesti. Andò anche a
Jowai , un grosso borgo popo lato di
Khas i e roccaforte dei protestanti. I
protestanti non vo levano saperne del-
le suore e facevano di tutto per ren-
dere la loro vita imposs ibi le. Ma uor
Innocenza e le altre si prodigarono
per la povera gente con tanta carità,
che i protestanti presto smisero di
molestarle e passarono all ' ammira-
zione incondizionata. Quante visite
ai villaggi , quante marce anche di
venti o trenta chilometri al giorno,
confuse tra la gente, curve sotto il
peso di viveri, indumenti, medicine
da distribuire nelle capanne, attente
nella foresta a scansare serpenti, co-
raggiose sui ponti traballanti di
bambù ».
Spingendo lo sguardo nel futuro e
prevedendo che presto o tardi anche
le suore straniere avrebbero dovuto
essere sostituite da suore locali, fin
dal 1939 aveva animato un gruppo
di catechiste. Il gruppo si irrobustì
lavorando negli asili, preparando i
catec umeni, insegnando ai ragazzini
delle prime elementari. « Quando nel
1945 finalmente i missionari torna-
rono dai campi di prigionja, trovaro-
no al loro fianco una congregazione
di suore indiane », scrive mons . Fer-
rando. « Avevo raccolto in associa-
zione otto g iovani generose e il 24
ottobre 1942 era nata la Congrega-
zione delle Sorelle Missionarie di
Maria Aiuto dei Cristiani (SMMAC) .
Con la benedizione del Signore si
sono moltiplicate: prima qualche de-
cina, poi qualche centinaio. Lavora-
no tra le giovani occupate nelle
piantagioni del tè, girano di villag-
gio in villaggio portando una testi-
monianza calda e generosa» (vedi la
rubrica « In primo piano » a pag. 47
di questo numero).
ORE LIETE E ORE TRISTI
Al la mezzanotte del 15 agosto
1947 l 'in1mensa India ria.equi tò la
libe1tà. La Chiesa cattolica si unì alla
gioi a generale, suonando a distesa Le
campane. Un anno dopo il governo
centrale decise di non ammettere più
l'entrata ili nuovi missionari dall'e-
stero. Scrive rnon . Ferrando: « La
prudenza consigliò di elimin are poco
alla volta tutto quello che sapeva di
straniero. Anche i vescovi furono scelti
tra gl i indiani. Poiché non era più
permesso l'ingresso di nuovi missio-
nari, si rese più urgente la necessità
di curare le vocazioni locali ».
Ottobre 1962. Le truppe armate
dell a Cina comuni sta superano i vali-
cm de ll'Himalaia e si affacciano alla
pianura assamese. Poi soddisfatti di
aver gettato nel panico tutta l' India,
si ritirano. Da questo momento l' As-
sam diventa il punto nevralgico del-
1'India. Tra le varie disposizioni
prese sotto l' urto del! 'emergenza, c' è
la disposizione: « Via i 111 issionari
stranieri dall ' Assam ». « I cristiani si
levarono spontaneamente a loro dife-
sa, organizzando manifestazioni im-
ponenti e appassionate », scrive mons.
Ferrando. « Una delegazione di Khasi
cristian i inoltrò alle autorità dello
stato un memorandum che tra l'altro
diceva: "Nessuno qui sapeva leggere,
non avevamo un alfabeto. I missio-
nari hanno portato le colline Khasi a
un li vello di istruzione tra i più alti
dell'India. Devono quindi restare e
completare il loro lavoro". Per alcuni
anni il governo centrale non osò insi-
stere sugli ordini emanati ».
20 giugno 1969. Mons. Ferrando ha
74 anni e presenta le sue dimissioni
al Papa che le accetta. Prima di ripar-
tire per l'Italia, ordina vescovo Ro-
bert Kerketta, il ragazzino che un
giorno gli ha detto: «Io desidero di-
ventare vescovo ». Aveva trovato in
Assam quattromila cattolici. Ne la-
sciava 500mila.
In Italia il vecchio vescovo missio-
nario si ritirò nella casa salesiana di
Quarto (Genova). Scriveva nel 1970
sul Bollettino Salesiano: « Qui in Ita-
lia mi domandano spesso: "Come
mai hai lasciato l' Assam dopo 47
anni di vita missionaria?". Rispondo:
perché finalmente è spuntato il gior-
no che da 47 anni sospiravo, il gior-
no in cui la Chiesa in India può far
da sé! ». Si spense ne lla pace del Si-
gnore il 20 giugno 1978. Nove anni
dopo le sue figlie predilette, le Suore
Missionarie di Maria Aiuto dei Cri-
stiani vollero riavere presso di i
resti mortali del loro fondatore. L'ur-
na di mons. Ferrando fu deposta
ne lla cappel la del Convento di Santa
Margherita a Shillong, nella terra che
era stata la sua seconda patria.
Teresio Bosco

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
CERESA sac. Pietro , salesiano ,
t Torino il 19 aprile 1997 a 77 anni .
A 12 anni si presentò al l'aspirantato di
Chiari con l'intenzione di farsi missionario.
Ordinato prete a 27 anni, fece le sue prime
esperienze tra i giovani di Parma, Comac-
chio e Codigoro , e poi in parrocchia a Bo-
logna, dove fu anche delegato ispettoriale
dei cooperatori ed exal lievi. Vi rimase 25
anni , zelante, disponibile, entusiasta. Nel
1978 fu trasferito a Valdocco, come incari-
cato del "Centro di documentazione stori-
ca e popolare mariana». In questo incarico
si trovò perfettamente nel suo clima. Sin
da ragazzo amava co llezionare immaginet-
te . Un'attrattiva che si consolidò quando a
Bologna dovette organizzare una mostra
mariana presso il Santuario del Sacro Cuo-
re. Tutto il materiale che aveva raccolto
con cura per anni, don Ceresa lo portò con
sé a Torino . E qui rimase il sacerdote di
sempre: predicatore efficace e convinto,
attaccato al mondo sa lesi ano e a Don
Bosco . Collaboratore competente della rivi-
sta Maria Ausiliatrice, fondò il « Gruppo di
filatelia religiosa ». L'attuale presidente trac-
cia con espressioni indovinate il ritratto di
questo indimenticabile sacerdote: "Aveva
uno spirito brillante e giovanile . Durante le
riunioni sapeva con pacatezza e carisma
sanare ogni contrasto , creare un clima di
amicizia e fratellanza. Si avvertiva il suo
grande amore alla Madonna, con la quale
dialogava, esponendo nel suo Centro d1
documentazione l'immagine che in qualche
parte del mondo veniva proprio in quel
giorno venerata. Abbiamo imparato anche
noi ad amare di più la Madonna e siamo
sicuri che non è venuto un angelo a pren-
dere la sua bella anima, ma gli è venuta
incontro la Vergine Maria, che lui per tutta
la vita ha amato , studiato, fatto amare e
conoscere ».
BABULIC sac . Vojtech , salesiano
t Pezinok, Slovacchia il 2/3/1997 a 87 anni.
Era un eccellente predicatore delle «m is-
sioni popolari ». Preparava le prediche con
molta cura. Fu professore, consigliere sco-
lastico, confessore, poi cappellano e parro-
co a Sastin, nella basilica nazionale dell'Ad-
dolorata, patrona della Slovacchia, diretto-
re fino agli anni cinquanta, quando ci furo-
no la repressione e i campi di concentra-
mento. Negli ultimi decenni fu parroco in un
villaggio .
ROSSO Giuseppe, salesiano,
t Cumiana il 16/12/1996 a 79 anni.
BEALESSIO Stefano , salesiano,
t Castelnuovo Don Bosco
il 20/12/1996 a 86 anni.
Il signor Rosso a 20 anni sentì il desiderio
di donarsi al Signore e di farsi missionario.
Anche il signor Bealessio dopo il servizio
militare, divenne salesiano e maturò la vo-
cazione missionaria. Entrambi furono de-
stinati al Giappone, dove furono accolti dal
venerabile mons. Vincenzo Cimatti. Vi ri-
masero gran parte della loro vita, dando
esempio di vita laboriosa e competente.
Trascorsero poi gli ultimi anni in Italia.
NAGLIATI Giuliana, cooperatrice ,
t Pavia il 27/3/1997 a 69 anni.
Catechista parrocchiale , ministra straordi-
naria dell'Eucaristia, visitatrice degli infer-
mi. Anima semplice e profonda, sempre
pronta a rendere servizio, anche nella co-
munità salesiana, alla quale si sentiva uni-
ta. Coraggiosa nella sofferenza, ha lascia-
to in quanti l' hanno avvicinata un vero
esempio di vita cristiana.
DAGLIO suor Angela ,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
.
t Shillong (India) il 27/12/1996 a 86 anni.
Era nata a San Francisco, in California , da
genitori italiani. Ritornata in Italia, dopo la
morte del padre, sentì la chiamata alla vita
re ligiosa e partì , nel 1935, come missiona-
ria per l'India. Qui , nella povertà e nel sa-
crificio degli inizi, si dedicò con slancio e
amore ai ragazz i e alle ragazze più povere.
Fu preside e direttrice in diverse case del
Nord Est. Trascorse gli ultimi anni nel novi-
ziato , dedicandosi all 'insegnamento della
lingua italiana alle giovani indiane, mante'.
nendo i co ntatti con i numerosi benefattori
e assistendo in cortile i bambini dei vil laggi
che frequentano l'oratorio .
DEEVASIIS Olga in Lacchio, exallieva,
t Torino il 31 /7/1996 a 62 anni .
Di profonda fede , accolse la sua dolorosa
malattia che in breve tempo e a soli 62
anni , la portò a lasciare mamma anziana,
marito e figlia , bisognosa di accompagna-
mento, che lei fece per 24 anni, consuman-
do la sua esistenza per il bene dei suoi .
COLUSSI sac. Guido , salesiano
t Ranchi (Kokar, Bihar, India)
il 24/2/1997 a 66 anni .
Grande missionario e grande costruttore di
case salesiane. Da giovane sacerdote ha
fondato la residenza missionaria di Tangla
nell'Assam . Ha costruito la scuola Don Bo-
sco Park Circus di Calcutta , Don Bosco
Okhla a Delhi , Don Bosco Hatia-Ranchi e
Don Bosco Kokar-Ranchi. Infaticabile nel-
l'attirare anime a Cristo, è morto mentre
stava reali zzando un progetto per un villag-
gio di lebbrosi e altre stazioni missionarie.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni , annunciamo che
LA DJREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA , riconosciuta
giurid icamente con D.P. del
2-9-197 1 n. 959. e L'ISTITUTO
SALES[ANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto J3-1-1 924 n. 22, possono
lega lmente ricevere Legati ed
Ered ità.
Formule va lide sono:
- se si tratta d' un legato:
« .. . lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all 'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire ..., (oppure)
l'i mmobile sito in .. . per gli scopi
perseguiti da ll ' Ente,
e particolarmente per l'esercizio
del cu lto, per la fo rmazione del
Clero e dei Re ligiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana .
- se si tratta invece di
nom inare erede di ogni sostanza
l' uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mia
precedente disposiz ione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure/' Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi persegui ti
dall'Ente, e particolarmente
per l'esercizio del culto, per la
fo rmazione del Clero e dei
Religios i, per scopi miss ionari
e per l'educazione cristiana.
(luogo e data )
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
/JS LUGLIO-AGOSTO 1997

5.2 Page 42

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
USCITE ILLESE
Qualche tempo fa ho avuto un
incidente di macchina insieme
a mia sore lla. Percorrevamo
una strada diritta quando un
giovane è sbucato lateralmen-
te a ve locità sostenuta senza
rispettare lo stop. Ci ha investi-
to in modo da distruggerci la
macchina e noi invece siamo
uscite illese senza neppure un
graffio. Per noi è stata una gra-
zia di Maria Ausi liatrice di cui
siamo molto devoti . Per questo
La ringraziamo con tutto il cuo-
re per la protezione ricevuta.
G.A. Brescia
UN ANNO MOLTO
PROBLEMATICO
Si sta concludendo per me un
anno carico di preoccupazioni
e di problemi legati alla salute
per cui sono stata costretta
anche a un lungo ricovero in
ospedale. Molte complicazioni
r GRAZIE
A CATENA
Avuta conferma di essere in at-
tesa di un bambino , mi accinge-
vo a comunicare la mia immen-
sa gioia agli amici , quando dopo
non poco tempo ebbi già la pri-
ma minaccia di aborto. Fui co-
stretta a molte attenzioni che
però non fugarono lo scetticismo
dei medici. lo opposi loro il mio
fervoroso ricorso a san Domeni-
co Savio, il quale mi esaudì. Mi
nacque un bimbo che io chiamai
Matteo Domenico . Risu ltò però
affetto da criptorchidismo sini -
stro , problema risolvibile - se-
condo il chirurgo - solo mediante
un intervento da effettuare all'età
di tre anni circa. Pregai ancora
intervenute hanno prolungato
la degenza in un alternarsi di
speranze e de lusioni che mi
hanno seg nata anche moral-
mente , con una interruzione
involontaria di una gravidanza
che , nonostante le previsioni
negative , avevo accettato pie-
namente . Ora mi vedo guarita
dopo aver tanto pregato Maria
Aus iliatri ce alla quale sono
sempre ricorsa con fiducia .
Adempio alla mia promessa di
ringraziare pubb licamente
I'" Aiuto dei cristiani ., per la sa-
lute ritrovata .
A.E. , Seveso (Mi)
AVEVA LO
STELLARIO ACCESO
Quest'anno ho avuto la gioia
di avere la Madonna pellegri-
na in casa mia. L'ho collocata
nel posto d'onore della mia
abitazione . La Madonna in ca-
sa mia è diventata tutto ed era
per me come se fosse viva .
Un giorno ero uscita di casa
nel tardo pomeriggio: rientran -
do la sera dopo cena, ho tro-
vato nel l'entrata del lo stabi le,
tanta gente che mi aspettava:
dicevano che dalla mia came-
ra usciva odor di gas . Entrai
con molta cautela , senza ac-
cendere la luce . La Madonna
aveva lo stellario acceso. In
realtà tutta la casa era piena
di gas perché avevo lasciato
aperto il forne llo grande del la
cucina. Aprii subito la finestra
e poi con gl i occhi umidi di
lagrime baciai l'Aus iliatrice
che aveva evitato a me e a
tutto il condominio una gravis-
sima sciagura.
Di Girolamo Maria Grazia,
Trapan i
Domenico Savio e a un succes-
sivo controllo , tra lo stupore del
pedi atra , il bimbo risultò com-
pletamente a posto. Ma i proble-
mi non erano finiti. A 15 giorni di
età, il bambino presentò coliche
addominali che gli causavano
pianti disperati per alcune ore.
Le medicine risultavano poco ef-
ficaci. L'unico rimedio - mi dice-
vano - è il tempo. Non mi persi
d'animo. Somministravo le gocce
ma soprattutto non smettevo di
pregare Domenico Savio e dopçi
pochi giorni il disturbo cessò. E
facile immaginare quanta sia og-
gi la mia riconoscenza , perciò
ho voluto ring raziare pubbli ca-
mente il mio grande protettore .
Mariagiovanna Piovesan,
Povegliano (Tv)
Il venerabile
Simone Srugi.
r FU UNO
SCONVOLGIMENTO
NELLA MIA VITA
Ai primi di febbraio del 1996 sen-
tii dei malori improvvisi. Fui rico-
verato d'urgenza in ospedale ,
ove si diagnosticò sin dall'inizio
che si trattava di un fortissimo
esaurimento fisico . Fu un vero
sconvolgimento nella mia vita
che mai aveva co nosciuto il mi-
nimo disturbo di salute. Ciò po-
teva diventare ancor più pesan-
te per il fatto che questo stato si
protraeva per alcuni mesi nono-
stante la cura e i rimedi apporta-
ti . Non solo non si intravedeva
alcuna via d'uscita, ma lo stato
generale di salute dava segni di
peggioramento. Fin dall'inizio
della malattia mi son messo
fiduciosamente nelle mani del
Signore ricorrendo all'interces-
sione del venerabile Simone
Srugi. Tenevo costantemente la
sua reliquia vicino a me. La sera
non andavo a letto senza prima
recitare la preghiera per la sua
glorificazione. Tanti lo pregava-
no per me e con me. Più volte ho
fatto a lui delle novene e mio fra-
tel lo don Gianmaria pregava per
me sulla sua tomba a Bei! Ge-
mal. A distanza di un anno , non
posso che ringraziarlo: alla sua
intercessione presso Dio attri-
buisco il mio costante migliora-
mento e la mia guarigione. Nella
nostra comunità salesiana invo-
ch iamo ogni giorno il Signore
perché voglia glorificare il suo
Servo .
Pier Giorgio Gianazza, SDB
Betlemme
r QUELLA
MEDICINA
VENUTA
DAL CIELO
Maria Ausiliatrice , di cui sono
molto devota, mi ha aiutata a
risolvere problemi fami liari , di
salute e di lavoro. Ma nella pri-
mavera passata, per un grande
dispiacere mi sono ammalata.
Non dormivo, non mangiavo e
avevo difficoltà a parlare. Un
pomeriggio mi venne l'ispirazio-
ne di rivolgermi a Mamma Mar-
gherita da me molte volte invo-
cata per le mie bambine : ho im-
plorato questa grande mamma
di aiutarmi , di non abbandonar-
mi e ho iniziato a sperare. Gior-
no dopo giorno, lentamente mi-
glioravo, mi sentivo sollevata, co-
minciavo a mangiare , a dormire,
a prendere forza. Son passati
ormai alcuni mesi. A volte mi
fermo e penso: che nome avrà
avuto quella miracolosa medici-
na venuta dal cielo?
Garola Giuseppina, Torino
r ÈTROPPO
PICCOLO
"C riptorchidi smo si nistro », mi
disse il medico, " intervento im-
mediato ». Era la diagnosi fatta
al mio bambino di nome France-
sco. Dopo quella notizia, noi non
vivevamo più. Quante corse in
diversi ospedali nella speranza
di sentire pareri diversi da altri
medici. Avrei sopporlq.lo tutto
ma non l'intervento : " E troppo
piccolo », mi dicevo. Mi rivolsi a
san Domenico Savio pregan -
dolo che mi facesse trovare la
persona giusta. Così in realtà
avvenne. Un vice primario mi
disse che avrebbe provato con
una cura ormonale per sei setti-
mane, prima di procedere all'in-
tervento : in alcuni casi rarissimi
può risultare efficace. Non pas-
sarono tre settimane che tutto si
era risolto spo ntaneamente ,
scongiurando quindi il temuto
intervento .
Marinella L. , Sava (Ta)
r HO AFFIDATO
A LEI LA MIA
MALATTIA
Si tratta di un male che io mi
porto sin dalla nascita. Crescen-
do negli anni è stato un conti-
nuo passare da uno specialista
all'altro, in cerca della guarigio-
ne. Un giorno leggendo il Bollet-
tino Salesiano, ho visto la foto di
Mamma Margherita e da quel
momento l'ho pregata affidando
a lei la mia malattia e promet-
tendo che una volta guarita, avrei
resa nota la grazia. Ed è quello
che faccio in questo momento,
perché è stata proprio la sua
intercessione a guarirmi.
Rosanna R. , Lecce
Per la pubblicazione non si
tiene conto delle lettere non
firmate e senza recapito. Su
richiesta si potrà omettere
l'indicazione del nome.
LUGLIO-AGOSTO 1997 8S

5.3 Page 43

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IL RAGAZZO DEL SOGN0/7
G1ovANJ../I VIVE TeA GLI E::>TU-
DENTI POV ERI S0PPOl2TANDO
QLJELV IDENTICA POVEl<TA' E
RIESCE A GUADAGNARE
QUALCHE SOLDO LAVORANDO
NELLA FALEGNAMERIA DI
UN AMICO.
LO SCAL-
PELLO LO USI
BEN E. MA DEV I
PERFEZIONAR -
TI NELLA
S0RE E:;,PIEGA UN
Bl<:!ANO DI LATINO,
GIOVANNI Fl5SA
CON IMPEGNO IL
LIBRO DI MA-
TEMATICA .
TRA IL f:>ILENZIO GENERALE,
GIOVANNI '::71 ALZA CON IL
LIBRO DI MATE/l'TATICA IN
MANO, E RIPETE PA/.i!OLA
PER PAROLA CIO' CI-IE IL
PR0FES!::>0RE AVEVA AP-
PENA SPIEGa.TO.
HO DI-
MENTICATO
IL LIBRO DI
LATINO/ IL
PROFE!:>E::>01<
CIMA Ml
MANGIA
VIVO/
MATE/11A-
TtCAPE HAI
QIPETUTO IL MIO
LATINO.~ .. TI PER-
DONO PER LA TUA
FELICE MEMORIA .
PROCURA DI
SERVIRTENE
BENE/
BS LUGLIO-AGOSTO 1997
35

5.4 Page 44

▲back to top
,/ C OMPAGNI
COM INCIANO
AD AMMIRARLO
PER I SUOI
'::>UCCESSI
!::>COL.<'.\\STICI ,
E GIOVANNI
LI AIUTA
VOLENTIERI .
ESAGEQA
A N C I-IE .
NELL ' ESAME
FINALE
DEL -1833. ..
MLl. CO!':>A
HA I COM B INATO:-'
LO bAI CH E D OVREI
BOCCIARTI .~ MA CQ,\\/\\ E
'::>I FA A BOCCIARE I N
L ATINO UNO CH E N E
bA PIU ' DEGLI ALTRI. . .
T I FARO' RIPETERE
L'E:':>AME D I T RA -
DUZ IO NE.
!::>UL <.:?ERI O I
LORO DOV ERI , E
POI bi 0CATE -
N ANO COM E
M A TTI.
Cl ~TA TE.-'
LUGLIO-AGOSTO 199 7 BS
GIOCf.llAMO,
GAREGGIAMO
AL '::>ALTO, ALLE
CORbE . GIOVAN ·
NI FA I GIOCI-I/
DI PRE<.:?TIG/0,

5.5 Page 45

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·JL !37/GNOR PIANT4,
OLTRE ALL'ALLOG-
GIO, GLI FA SER-
VIRE UN PIATTO DI
/1,flNE<E:;,TRA A
PRANZO E 4 CENA.
V ERAMENTE
POCO PEQ UN
(510VANE
ROBUE?TO
E GIOVANNI
PER FORTUN4 GIU-
SEPPE BLANCJ-IARD,
SUO AM ICO, E' F IGLIO
DI UNA FeUTTIVEN·
DOLA.
ME NE
ACCORGO
Nl!::>01MO. MA Gl.UEL
GIOVANNI E' UN BRA•
VO RAGAZZO , E
LA FAME, ALLA
SUA ErA', E " UNA
GRAN E3R'UTr.<l.
BE!?TIA.
E TU
lAf:>CIA L'IDEA
DEL SEMINARIO
E V IENI CON NOI.
DI V ENTERAI
PRETE SENZA
DOVER CHIEDERE
UN ':?OLDO AL·
LA TUA FA ·
MIGLIA.

5.6 Page 46

▲back to top
GUIDA ALLE
ASSOCIAZIONI
GIOVANILI
SALESIANE
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO (MGS)
Vi a Marsala, 42
001 85 Roma
Tel. 06/49.40.442
Via San Sa ba , 14
00153 Roma
Tel. 06/57.43.855
GIOVANI
COOPERATORI
Vi a Marsala , 42
001 85 Roma
Tel. 06/446.09.45
GIOVANI
EXALLIEVI (GEX)
Via Ma rsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.85.22
OBIETTORI
DI COSCIENZA
SERVIZIO CIVILE
Via Ma rsala , 42
00185 Roma
Tel. 06/446. 09.45
MISSIONI
E VOLONTARIATO
INTERNAZIONALE
VIS , via Appia Antica, 1
001 79 Roma
Tel. 06/51 3.02.53
VIDES , via S . Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.50.048
CINEMA
E COMUNICAZIONE
SOCIALE (CGS)
Via Ma rsala , 42
00185 Roma
Tel. 06/44.70.01.45
POLISPORTIVE
GIOVANILI
SALESIANE (PGS)
Via Marsala , 42
00185 Roma
Tel. 06/446.21.79
TURISMO
GIOVANILE
SALESIANO (TGS)
Vi a Ma rsala , 42
00185 Roma
Tel. 06/44.60.946
LUGLIO-AGOSTO 1997 BS
~
SOLIDARI ETA
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
I COLOMBIA. Opera dei « ragazzi della strada » di Tambora,
regi one di Vich ada, presso il fiume Tuparro,
al confine con il Venezuela. L'opera è una delle iniziative
di don Javier De Nicolò, che manda avanti una ventina
di opere a fa vore di questi ragazzi in difficoltà.
Ma ria Ausiliatrice, per ringraz ia-
mento e protez ione dell a Famiglia, a
cura di Malano Franca, L. 700.000.
Ma ria Ausil iatrice, per grazia ri -
cevuta , a cura di Marti ni Franca,
L. 600.000.
In memori a del dotr. Gi ovanni
Ronco, benemerito insegnante dell a
scuola Carducci di Torino, a cura dei
co lleghi ed ex alunni , L. 550.000.
S. Giovanni Bosco, in memoria di
padre Josè M. Bertola, a cura dell a
nipote Laura , L. 500.000.
Ma ri a Ausiliat rice, Don Bosco.
Domenico Savio, in memoria di don
Zavattaro, invocando benedi zione e
protezione sulla famiglia, a cura di
Pier Carl o Rosemrn a, L. 500.000.
Ma ria Ausili at rice, per grazia ri -
cev uta, a cura di Silvestri Ita li a,
L. 500.000.
In memoria di Atti li o e Lu isa Ma-
sotti Cristofo li, a cura dei fa mili ari ,
L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
invoc ando intercess ione di grazie
per salute e se renità, e in suffr a-
gio dei defu nri , a cura di G. e C. F.,
L. 300.000.
Maria Ausiliatrice per rin graz ia-
mento e protezione, e in memori a
dei miei genitori , a cura di B.M.T.,
L. 300.000.
Beato Fil ippo Rin alcli e don Gui-
do Favini , a cura di All ari a Euge-
nio, L. 260.000.
Sacro Cuore di Gesù , Mar ia Au-
siliatri ce e Santi Salesian i, a cura
di N.N.. L. 250.000.
Ma ria Ausiliatrice e S. Giova nni
Bosco, in memoria e suffragio di
mia ni pote Ama li a, a cura di Fu lvia
De Ma rco, L. 250.000.
Maria Ausili at rice , Don Bosco ,
Domeni co Savio, in suffrag io di
Bianconi Teresa, a cura di N.N..
L. 200.000.
Maria Ausiliatrice. Don Bosco. Do-
menico Savio, per grazia ricev uta, a
cura di Demartini Maria, L. 200.000.
Ma ria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni, a cura di Mapell i D., L. 200.000.
Maria Ausil iatrice e Don Rin aldi.
per grazia ricev uta, a cura di Bersa-
no Mari a R., L. 200.000.
Ma ri a Ausiliatri ce , Don Bosco,
Domen ico Savio, in vocando prote-
zione, a cura di N.N., L. 200.000.
Ma ria Ausiliatrice , per protezione
dell a fam iglia, a cura di Clara Ron-
con , L. 200.000.
Sacro Cuore di Gesù, a cura di
Distefano Giovanni, L. 200.000.
Sacro Cuore di Ges ù e Domeni co
Sav io, a cura di Distefano Giovan-
ni, L. 200.000.
Maria Ausiliatri ce, in memoria clel-
1' ins. T ristelli , a cura del persona-
le didaltico I3 1° Circ. Di f. Roma,
L. 150.000.
Ma ria Ausiliatri ce e S. Giova nni
Bosco, in vocando protezione, a cu-
ra di N.N., L. I 50.000.
S. Maria D. Mazzarello, in suffra -
gio dei miei defun ti, a cura di Z.M. ,
L. 150.000.
Maria Ausili atrice, Santi Sa lesia-
ni , invocando protez ione sull a so-
rell a Ada e sui miei cari, a cura di
Pecc hi oli Lucia M., L. 150.000.
Borse missionarie da
L. 100.000
Maria Ausiliatrice , a cura cl i Da-
glia Deicida Anna. - S. Giova nni
Bosco, in su ffra gio cli mio padre e
del fratell o, a cura cl i Nocera Vi tto-
rio. - Ma ria Ausili atrice, a cura cl i
Di Bona Giuseppe. - Mamm a Mar-
gheri ta , a cura di Ad riano Pont e. -
Ma ria Ausili atri ce, a cura di Di
Pierro Nun zia. - S. Domenico Sa -
vio, per la protez ione di Marta-So-
fi a e Fabrizio, a cura di Fissare
Giusepp ina. - Ma ria Ausili atri ce
e S. Giovanni Bosco, per ri ngra-
ziamento e invocando protez ione, a
cura di Marena Elsa. - Maria Au-
siliatrice e Don Bosco, in vocando
protezione e salute per me e i miei
cari , a cura di Z.R. - Don Bosco ,
per graz ia ri cev uta, a cura del sig.
Satta. - Ma ria Ausiliatrice, Don
Bosco , Ma mm a Margherita per
protezione dell a fam iglia, a cura di
Bazzana e Giac inta. - Maria Ausi-
liatri ce e Santi Salesiani, in me-
moria di mio marito Giovanni e per
protez ione, a cura di Aimi no Cate-
rina. - S. Domenico Savio, per gra-
zia ricev uta, a cura cl i Bened icenti
G. Batti sta. - Ma ri a Ausiliatrice e
Santi Sa lesiani in suffrag io dei no-
stri defunti, a cura di Giorgio e Iva-
na Mensitieri. - Maria Ausiliatri-
ce, Sa nti Salesiani, per protez ione
dell a fami glia, a cura di Zanell a
Lucia. - S. Giova nni Bosco, proteg-
gi la nostra fa mi gli a, a cura di Ca-
ron Mari a. - Ma ria Ausiliatrice e
S. Giovanni Bosco, a cura di Straz-
zull a Adalberto. - Maria Ausili a-
tr ice, a cura di Soles ini Mari a. -
S. Cuore cli Gesù, Maria Ausiliatri-
ce, Santi Salesiani, in memori a cli
mia mamma Ange la e nonni Maria
e Giu seppe, a cura di Zanell a Lu-
cia. - Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in suffrag io dei nostri defunti,
a cura di Abbo Alessandro. - Santi
Salesiani , per protezione dei miei
nipoti , a cura di nonna M.L. E. -
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
M. Mazzarello, a cura _di Chiappone
Rosita. - Maria Ausil iatrice e Don
Bosco, in suffrag io di Benedetti Ar-
turo, a cura dell a moglie. - Ma ria
Ausili atrice e Don Bosco, per rin -
graziamento, a cura di G.V.B. - Ma-
ri a Ausiliatrice, per protez ione
della fam igli a, a cura di Cucco
Giuseppina Martinoni. - S. Gio-
va nni Bosco, « protettore dell a mia
fami glia », esa udisc i le mie supp li -
che, a cura di N. . exallieva. - Do n
Bosco , in memoria del sac. Domi-
noni, a cura di Tesoro Laura. - Ma-
ria Ausiliatrice, in memoria di Fa u-
stino Giu seppe e Francesca, a CL1ra
dell e sorelle Elsa e Valeri a. - Don
Bosco e Domenico Savio, a cura di
Civat i Luigia. - Ma ria Ausili atri-
ce, per la protez ione dell a famigli a,
a cura di Cont rini Pietro . - Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, per rin-
graziamenlo e protezione, a cura di
M.M.G. - Ma ria Ausil iatrice e
Don Bosco , a cura di N.N. - Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, in me-
moria e suffragio dei genitori e
dell a sorell a, a cura cli Pess ina Te-
resa. - Maria Ausili atrice e Don
Bosco . in memoria di Giovanna
Procaccini, a cura di Ma ria Grazia
e fa migli a. - Don Bosco, Santi Sa-
les iani , invocando protez ione, a
cura di N.N . - Ma mma Ma rgher i-
ta , prega per tutt i i mi ei cari , a cura
di .N. exa ll ieva. - Ma ria Ausilia -
trice, a cura cl i Falla re Teres ina.

5.7 Page 47

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L'indiana suor Philomena
Mathew, delle Suore Missionarie
di Maria Ausiliatrice , che fanno
i;,arte della Famiglia Salesiana.
E stata segretaria generale e ora
segue come vice postulatrice
la " causa di canonizzazione »
del loro fondatore ,
mons. Stefano Ferrando.
Qual è in breve la storia della vostra congregazione ?
La nostra congregazione è stata fondata da mons. Ferrando subito
dopo la seconda guerra mondiale, quando i mi ssionari stranieri lascia-
rono l'India. A quel tempo presso le Fig lie di Maria Ausiliatrice, a
Guwahati , vi erano otto ragazze che desideravano diventare suore, ma
le FMA allora non ammettevano le ragazze indigene tra di loro. Per
questo mons. Ferrando diede inizio all a prima congregazione indigena
in questa zona dell ' India. Affidò la loro forniazione alle Figlie di
Maria Ausiliatrice e nei primi anni avemmo come madre generale una
FMA, così pure era FMA la maestra delle novizie. Così fino a quando
nel 1970 abbiamo avuto la nostra prima Madre Generale. Per 25 anni
quindi fummo molto legate alle Figlie di Maria Ausiliatrice, che ci la-
sciarono un'eredità veramente salesiana.
Siete numerose.? E di quali attività pastorali e caritative vi occupate?
Siamo 650 suore, 120 novizie e quasi 200 aspiranti. Abbiamo tre
ispettorie e presto ce ne sarà una quarta. Le nostre 98 comunità sono
sparse in tutta l' India, ma quattro si trovano in Italia. Il nostro cari sm a
è legato alla missione. Siamo " missionarie" nelle parrocchie , nei vil-
laggi, nelle famiglie , nell ' oratorio, ne lle scuole, ovunque. Quello che
chiamiamo «direct evangelization » costitui sce il nostro programma.
In ogni comunità abbiamo almeno due suore che girano nei vill aggi.
Per due o tre settimane rimaniamo in un villaggio per preparare la
gente ai sacramenti. Lavoriamo anche nelle scuole pan-occhiali , nelle
infermerie, negli orfanotrofi, nelle case di riposo.
Volete introdurre la causa di canonizzazione di mons . Ferrando. ..
Quando mons. Fe1i-ando nel 1969 dove tte ritornare in Itali a, soffrì
molto, perché voleva morire in India. Ma nel 1987 siamo riusciti a tra-
sportare la sua salma a Shillong e ora è sepolto nella nostra casa
madre. Ci sono « grazie » attribuite alla sua intercessione e ci chiedono
di introdurre la sua « causa ». L' anno scorso la nostra madre generale
mi ha mandato in Italia per raccog liere le testimonian ze scritte de l no-
stro fondatore e studiare come poter introdurre la sua «cau ·a di cano-
nizzazione ». Abbiamo già stampato tutte le lettere che ha scritto alle
suore fin dall ' inizio e abbiamo scoperto nelle sue parole ve ri tesori di
spiritualità.
o
ocus
PIÙ FORTE
DELLA SCIENZA
Mesi fa il paese di Bollulos, vi-
cino a Huelva in Andalusia, era in
subbugli o e i giornali di tutta la
Spagna hanno mandato inviati
speciali. Rosari o Clavijo, una gio-
vane donna con una grande fede e
coraggio, non ha dato retta ai dog-
mi della scienza moderna che la
invitavano ad andare contro il suo
senso materno . Per quasi sette
mes i ha portato avanti una gravi-
danza di otto gemelli e non ha vo-
luto scegliere chi doveva vivere e
chi no. Quando le hanno chiesto
di indicare quale dei gemelli do-
veva sopravvivere e quale morire,
Rosari o ha rifiutato : « Io non sono
nessuno per dire "tu muori e tu
vivi". Se lo facess i, quando doma-
ni guarderò quelli nati , non potrei
non pensare a quelli che sono
morti ». Si sono levate subito le
grida dei giornali , che parlarono
di "fan atismo religioso". A un cer-
to punto lo stesso sindaco comu-
ni sta si è sentito in dovere di di-
fe ndere la giovane coppia e la no-
biltà del loro gesto.
Rosario ha dato all a luce sei bam-
bini belli ssimi , quattro maschi e
due fe mmine. Il fa tto straordina-
rio di questa gra vidan za non è
tanto il numero dei gemelli , quan-
to il rifiuto dell 'aborto selettivo.
«Ormai l'aborto selettivo sembra
essere di ventato la routine», ha
detto Gi anni Brenci del Mendel di
Roma, uno dei maggiori esperti
itali ani in gemelli.
Rosario non è una intellettuale.
Non ha studiato e a 15 anni era già
a lavo rare come operaia. Ha solo
3 1 anni , ma ha capito che la più
grande dignità di una donna è quel-
la di essere madre fino in fondo.
BS LUGLIO-A GOSTO 1997

5.8 Page 48

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
~
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
A. Santini
Il primo Giubileo
ni
:t::
dell'era telematica
~
·ls"i:i'
Storia di un evento da Bonifacio VIII
a Giovanni Paolo Il
~
c.
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Religione, pag. 232, L. 22.000
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Il primo Giubileo dell'era telematica
·".o::' assume un particolare significato
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e""'' perché la Chiesa, a duemila anni
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dalla nascita di Gesù , si propone
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di celebrarlo attraverso «un esame
.e'!l di coscienza» capace di rendere
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.iE:: più chiare le ragioni per le quali
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un messaggio di liberazione
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e di salvezza venne messo in ombra
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da crociate , inquisizioni, divisioni
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tra cristiani , intolleranze e altre rotture.
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Viene quindi ripercorsa una storia
uo tormentata e complessa per
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individuare come, dopo la tradizione
<ti biblica, da Bonifacio VIII in poi ,
:~~ i Papi si sono confrontati attraverso
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l'evento giubilare con il loro tempo,
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dal medioevo alla modernità,
e come Giovanni Paolo 11 intende
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celebrarlo per proiettare la Chiesa
"E' nel Terzo Millennio.
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Alceste Santini
!~~t!!~ Il PRIMO GIUBILEO
TELE~ATICA
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a Giovanni Paolo IIda Bonifacio VIII
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