Bollettino_Salesiano_196803


Bollettino_Salesiano_196803

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IN QUESTO NUMERO:
Perchè Don Bosco eresse la chiesa di Maria Ausiliatrice
Si preparano i futuri apostoli: dalle aule di studio alle baracche di periferia
Il Cuore di San Francesco di Sales a Torino
Sono tornati dal viaggio apostolico in India
I giovani prendono l'iniziativa
Giovani Cooperatori a convegno
Ramoscelli di ulivo a Nazaret
Maria Ausiliatrice nell'Assam
Cento anni fa Don Bosco scriveva:
IN COPERTINA:
Il sorris•o del missionario.
L'inconttoche porta gli uomini
alla fede, nei paesi della
civiltà come nel mondo della
selva, avvieni! sempre per le
vie del cuore e della gioia
TRASCRIZIONE DELL'AUTOGRAFO DI SAN GIOVANNI BOSCO :
DIVOZIONE DI PIO IX A MARIA AUSILIATRICE IN TORINO
« Trattandosi di po11e le fondamenta di una chiesa in uno dei più popolati quartieri di questa città,
scelto il luogo, compiuto il disegno, si andava pensando a chi dovesse dedicarsi il progettato edifizio.
Il vigilante pontefice, a cui nulla sfugge di quanto torna a gloria di Dio, informato della necessità di
quella chiesa, mandò la sua prima graziosa offerta di f. cinquecento tacendo conoscere che Maria
Ausiliatrice sarebbe stato un titolo certamente gradito all'augusta Regina del cielo».

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Nel centenario
della Basilica di Valdocco
Perehè Don Bosco
eresse la chiesa di
Maria Ausiliatrice
Nel clima della preparazione alla data centenaria
della Basilica I nostri lettori leggeranno con vivo
interesse il bellissimo capo IX del primo volume
degli Annali della Società Salesiana, scritto da
don Eugenio Caria, biografo di Don Bosco. È una
sintesi del pensiero dì Don Bosco e degli ideali che
animarono l'Apostolo dell'Ausiliatrice nell'erigerle un
monumento che doveva avere risonanze mondiali.
Lo riportiamo con qualche lieve ritocco e riduzione.
rczione della chiesa di Maria Ausiliatrice ha nella
storia della Società Salesiana un'importanza ecce-
[
zionale. La Società non godeva ancora di esistenza
canonica; interiormente, era tuttora in via di for-
mazione sia quanlo a numero di soci che quanto alla
loro organiz1.azione; esteriormente, lottava contro for-
midabili forze avverse per conquistare, come si dice,
il suo posto al sole.
A Don Bosco, per la vitalità della sua Opera, bisognavano
tre cose: un saldo puuto d'appoggio, donde muovere ognora
con sicurezza; un focolare sacro, che fosse quasi ideale
ritrovo unificatore di tutta 1a sparsa famiglia; un monu-
mento che parlasse al mondo e apparisse agli occhi del-
l'universale come consacrazione vivente e perenne del
voluto sodalizio. Orbene, San Giovanni Bosco nella
chiesa di Maria Ausiliatrice diede all'Oratorio il suo
centro, alla Congregazione il suo tempio, al mondo un
gran santuario.
Di questa chiesa Don Dosco parlò esplicitamente la
prima volta nel 1862; ma l'aveva sognata e risognata
dal 1844 in poi. Fece conoscere nel 1862 anche il titolo
che intendeva darle e il perché. << La Madomia - disse -
vuole che la onoriamo sotto il titolo di Marta Ausiliatr,ce.
I tempi corrono così tristi che abbiamo proprio bisogno che
la Vergine Santissima ci aiuti a conservare e a difendere
la fede cristiana». Due anni dopo Pio IX, inviando
un'elargizione, manifestò il pensiero che quello sarebbe

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stato un titolo certamente gradito all'Augusta Regina
del Cielo. Nel 1863 fu posta la pietra basilare, nel 1865
la pietra angolare, nel 1866 l'ultimo mattone della cupola
e nel 1868 se ne celebrò la solenne consacrazione.
La chiesa-madre
dei Salesiani
Una chiesa di tali dimensioni veniva a operare un'evo-
luzione nel luogo dove sorgeva. I giovani salesiani che
ne vedevano crescere i muri, non poterono a meno di
pensare che l'Oratorio si avviava a diventare qualche
cosa di più e di meglio che un semplice ospizio per ra-
gazzi poveri. Un'atmosfera di grandezza sentivano for-
marsi intorno a loro e già ne respiravano i primi aliti.
Don Bosco di tanto in tanto sollevava un lembo del velo
che ricopriva il futuro; e i suoi salesiani nutrivano un
vago presentimento di e3sere i pionieri chiamati ad aver
parte agli inizi di un'opera straordinaria.
Intanto a lui premeva di far sì che presto la chiesa
di Maria Ausiliatrice divenisse veramente il cuore del-
l'Oratorio. Vagheggiava già con la mente svariate forme
di attività che all'ombra della sua cupola avrebbero
preso sviluppo fra un mondo di persone; pregustava la
gioia che avrebbe provato vedendo tutti, riuniti sotto
le sue volte, fare un sol coro, cantando le lodi del Si-
gnore e della Madonna, e dissetare le loro anime alle
fonti della grazia; si rappresentava l'emulazione generale
per celebrarvi con solennità le feste maggiori, nelle
magnificenze del culto. Il concerto delle sue campane
avrebbe ricreato e sollevato gli spiriti come armonie
scese dal cielo. Per le sue porte sempre aperte sarebbero
passati grandi e piccoli durante il giorno per andar
a pregare dinanzi al tabernacolo di Gesù Sacramentato
e al q_uadro della Vergine Ausiliatrice. Magnifici ponti-
ficali; funzioni quotidiane fatte non solo con gravità
sacerdotale, ma anche con divota partecipazione di folte
schiere giovanili; abbondanza della parola di Dio. In-
somma, eretta che fosse la bella casa di Dio, egli scor-
geva nel suo interno pietà, 3ll'esterno festevole ammjra-
zione, nella sua area serenità di pensieri e giocondità
di vita, e sul vertice la Madonna benedicente.
A cent'anni dai bei giorni della storica dedicazione
noi oggi, abbracciando un sì fecondo passato, compren-
diamo in pieno quello che i primi testimoni non pote-
vano se non vagamente indovinare intorno agli ideali
che animavano Don Bosco nel far sorgere la sua amata
chiesa di Maria Ausiliatrice sul suolo imporporato dal
sangue dei Martiri tebei. Egli mirava ad accendere qui
un mistico focolare, a cui si sarebbero scaldate e sarebbero
tornate a ritemprarsi generazioni di operai evangelici,
mandati largamente a lavorare nella vigna del Signore.
L'intelligente don Cagliero n'ebbe qualche sentore,
quando, udendo Don Bosco parlare del suo disegno
d'innalzare questa chiesa, gli disse:
- Non le pare, Don Bosco, che sarà la chiesa-madre
della futura Congregazione e il centro dal q_uale ema-
neranno tutte le opere salesiane ?
- Hai indovinato I - prontamente gli rispose il
2 Santo.
"Cose unD più
strepitoso doll'altra"
Don Bosco nelle cose che intraprendeva portava ordi-
nariamente la maggiore ampiezza di vedute possibili.
Costruendo la chiesa di Maria Ausiliatrice non mirò
solo all'Oratorio, non si limitò alla Congregazione, ma
allargò il suo sguardo a tutto il mondo; voleva farne
un santuario mariano, in cui la Madre di Dio fosse
universalmente glorificata. Per questo egli rivolse i suoi
appelli a tutto il mondo; e il mondo non fu sordo ai
suoi inviti.
La Vergine non solo mostrò il suo gradimento, ma
venne potentemente in aiuto, dispensando a larga mano
grazie e favori e anche prodigi a quanti concorrevano
a costruire, decorare e arredare il sacro edificio. Don Bosco
alla vigilia di dar inizio ai lavori, aveva detto al chierico
Albera: «lo non ho u11 soldo, non so dove prenderò il
denaro, ma questo non imp<JTta. Se Dio la vuole, la d1iesa
si farà l>. Quando i lavori volgevano al termine, scrisse:
<< Ogni giorno cose una più strepitosa dell'altra di Maria
Ausiliatrice per la chiesa. Ci vorrebbero volumi». Non fu
dunque esagerato il dire durante le feste della consacra-
zione: «Maria Ausiliatrice si è costruita la sua casa».
Maria edificò la sua casa e non l'abbandonò dopo
averla edificata. Ne è luminosa prova il non essersi
essiccata mai la f6nte delle sue grazie fatta scaturire
nel santuario; il che spiega l'estendersi della divozione
a Maria Ausiliatrice in ogni angolo della terra.
La regale effigie dipinta nel grande quadro del Loren-
zoni non ha cessato mai né di essere riprodotta su tela
o modellata in plastica per migliaia di altari, cappelle
e chiese, di venir incisa su milioni di medaglie o
stampata in tutte le lingue a milioni di copie su im-
magini da far correre per le mani dei fedeli, né di es-
sere tirata in tutte le dimensioni sulla pietra litografica
per uso di quadri domestici. Sono tutti richiami del san-
tuario torinese. La festa del 24 maggio ebbe e ha sempre
ampia risonanza anche fuori Torino, come ebbe e ha
seqipre infinite imitazioni con fervido consenso popo-
lare. I pellegrinaggi edificano con le loro pie manife-
stazioni gli assidui frequentatori del santuario.
Rispondeva quindi a un bisogno l'istituire ivi quell'as-
sociazione dei di,voti di Maria Ausiliatrice, che, rami-
ficandosi per ogni dove, tenesse unite al centro le le-
gioni dei fedeli desiderosi di partecipare più abbondan-
temente ai benefici spirituali, di cui qui è la perenne
sorgente. Nessuno ignorava a chi fosse dovuta una cosl
larga divulgazione del culto di Maria Ausiliatrice; il
popolo, intuitivo e semplificatore, ha chiamato Maria
Ausiliatrice la «Madonna di Don Bosco».
Tre presagi
avverati
Chiesa veramente nùracolosa questa di Maria Ausi-
liatrice: miracolosa, per essere stata mostrata molto
tempo prima al Santo nel suo luogo e nella sua forma;
miracolosa nell'erezione, perché a Don Bosco, povero
e padre di poveri, solo i mezzi venuti dalla Provvidenza

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Torino • La chiesa di Maria Ausll/atrice al tempi di Don Bosco.
Balzano agli occhi le differenze tra quello che era ieri e quello che è oggi la piazza Maria Ausiliatrice:
manca il monumento a Don Bosco, la facciata è disadorna. i costumi sono dell'altro secolo.
permisero di innalzarla; miracolosa per il fiume di grazie
,che non ha cessato mai di scaturire da lei come da fonte
inesauribile; miracolosa infine per i restauri, cominciati
mezzo secolo dopo la morte del Fondatore e condotti
a termine in modo quasi incredibile. Quando infatti
fu deciso di rendere al santuario il decoro che conveniva
a si venerando monumento della bontà di Maria, bastò
pubblicare la notizia, perché, come se si fosse tornati
al tempo dell'erezione, affluissero contributi da ogni
parte, espressione non solo d'intensa pietà filiale, ma
molto spesso anche di viva gratitudine per insigni fa-
vori ottenuti. E bene vi stanno oggi in posto d'onore
· le rtliquie del Santo, che spese la vita nel glorificare
senza posa la sua e nostra celeste Patrona.
Scriveva Don Bosco nel 1877: «Il ricorso a Maria
Ausiliatrice si va aumenta]l(J.o ogni dì più tra il popolo
fedele e porge motivo a pronunciare che tempo verrà, i11
cui og11i buon cristiano, insieme C011 la divozione al San-
tissimo Sacramento e al Sacro Cuore di Gesù, si farà
1111 vanto di pro/es.rare ima divozione tenerissima a Maria
Ausiliatrice>>.
Questa constatazione, fatta nove anni dopo l'apertura
della chiesa al culto, va messa in relazione con due af-
fermazioni del 18621 quando Don Bosco cominciava
appena a rivelare nell'intimità il segreto dell'impresa.
Nel dicembre di quell'anno, guardando la chiesa di
San Fran<:esco, disse al chierico Paolo Albera: ~ La
nostra chiesa è troppo pfrcola. Ne fabbricheremo un'altra
più bella, più g.,.ande, che sia magni.fica».
Con quel plurale << fabbricheremo », detto a un suo
successore, egli parve andare oltre all'opera propria,
impegnandovi anche coloro che sarebbero venuti dopo
di lui. Se infatti i due primi aggettivi stavano bene ap-
plicati alla forma primitiva del sacro edificio, il terzo
doveva avere la sua piena attuazione più tardi.
Qualche tempo dopo, toccando dello stesso argomento
con il chierico Anfossi, uscl nelle seguenti espressioni:
{< La chiesa sarà molto ampia. Qui verra11no molti a irivo-
care la potenza di Maria Vergine&. Parole che sanno
di profC'tia.
Ampiezza e sontuosità della chiesa, fedeli che si af-
follano e gremiscono il santuario, divozionc mondiale
a Maria Ausiliatrice: ecco tre presagi tutti avverati.
Quanto all'universalità del culto, ne sono l'eco alcuni
documenti degli ultimi Sommi Pontefici. Essi infatti
sollecitarono il mondo cattolico a invocare nelle gravi
necessità dei tempi il potente aiuto di Maria, sotto il
titolo di q Aiuto dei Cristia11i ».
3

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N SI PREPARANO I FUTURI APOSTOLI
È facile intendere oggi, anche da
el rifleN/ìO di alcune ibtan:tr
portale tisi Concilio e nel
quadro di una Chiesa sempre
parte dei laici, questo invito: s1
più presente nel mondo con-
temporaneo, la Congregazione salc-
preparino I futuri sacerdoti all'apo- 1,iana sta affrontando con coraggio
stolato a contatto diretto col mondo e animo ecclesiale il problema della
Le soluzioni proposte sono molte preparazione " paHLOrale" dei futuri
fino a quella di far vivere gli aspi
ranti al sacerdozio fuori dei semi
nari. tra la gento del mondo No
sacerdoti.
I chierici tli tutLe le no~ue ca~e di
formazione, ri;;pettando le esigenze
di studio - d'intesa con i superiori
qui presentiamo l'esperienza dellE e i parroci clclll~ zone - si dedicano
nostre case d1 formazione, che
sembra conciliare le esigenze di
una formazione ascetica e culturale.
con quelle di una aperta e agglor-
all'aposLolato diretto, specialmente la
domenica, soprattutto tra i giovani
delle pan-occhic> e degli orillori, con
non lieve ,·antaggio per la Joro for-
ma:done sacerdotale. A quci,ta atti-
4 nata preparazione all'apostolato vità pastorale tra i gio, ani i nostri
studenti di teologia si sono allenati
nei tre anni di ''tirocinio pratico",
che sono prescritti per tutti i chierici
salesiani dopo gli studi filosofici, allo
scopo di esercitarli nell'apostolato
giovanile in mezzo alla gioventù
degli oratori e dei collegi.
lntrocclano la ricerco
'' ! " di nhn
Ecco l'allività degli !ltadentì del
Pontificio Ate11eo Salesiarto di Roma,
un ambiente iutemazionale tra i più
qualificati in seno alla famiglia di
Don BobCO. Terminata In setti•
mana di studio e di Ticerca sc-ien-
tifica, questi allievi sciamano - è
proprio il caso di u are il trrmine -

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nelle diverse parrocchie della peri-
feria e degli ambienti dei baraccati
cli Prato Rotondo e Fosso Sant'A-
gnese, per eva11gelizzare tutto quel
mondo di persone ai margini della
cosiddetta "società-bene".
Si tratta di un coraggioso tenta-
tivo nell'affrontare e programmare
attuazioni apostoliche concrete. So-
prattutto · si persegue con animo
salc~iano il bene dei giovani di q_uelle
zone, infiuendo quindi direllamente
e i11direLtamt"11te sulle loro famiglie.
Con i catechismi, la prassi litur-
gica, il gioco, l'interessarsi dei pro-
blemi che sono i loro, i chierici del
PAS cercano ùi avvicinare questi
adolescenti, talvolta indifferenti o
insensibili a una mentalità cristiana.
Oltre alle attività segnalate, ne
vengono messe in atto altre, quali:
riunioni a diversi livelli con i giovani;
scuola di musica: preparazione alla
prima Comunione o alla Cresima;
dibattiti, cineforum: scautismo; atti-
·vità rforcative varie; iueontri con i
genitori.
È noto che per orientare i giovani
a una apertura verso la vita cri-
stiana, hisogna entrare in sintonia
con il J.oro· mondo. Don Bosco era
maestro in quest'arte. Questi suoi figli
cercano di imitarlo, ~fruttando tutte
le risorse che i moderni program-
matori del tempo libero, consigliano.
Si parte, generalmente, da una ani-
mazione sportiva per arrivare all'in-
serimento di questi giovani nella
vita deUa Chiesa, che si manifesta
nell'assistenza alla Messa domeni-
cale, neUa frequenza ai sacramenti,
nella lettura della Bihhia, nell'im-
pegno di aiuto cristiano vel'So chi è
più bisognoso di soccorsi materiali.
11 lavoro al Fosso Sant'.A.gnese è
incominciato quasi per èaso. Chi
proviene da viale Libia e si avvia
verso l'Ateneo, percorre un lwlgo
ponte che sovra.sta due linee ferro-
viarie c l'Aniene. Dal ponte. vol-
gendo lo sguardo verso destra, si
nota, sotto i palazzi del quartiere
Sa1ario, una lunga fila di casette e
baracche: è la circonvallazione Sala-
ria e via del Fosso Sant'Agnesc.
Nella bella stagione - e quando
non è bella stagione lungo le rive del
Tevere e dell'Aniene? - frotte di
ragazzi giocano qui al pallone. Quale
migliore occasione per i chierici
salesiani per "inserirsi" nel quadralo
di gioco, magari dando lezione di
stile e di palleggi?...
Fu così che 1m giovecU due gio-
vani studenti di teologia, sacrifi-
cando lo svago del passeggio setti-
manale, si presentarono a quei loro
"amici". La conoscenza fu presto
fatta, gra7,ie pure a qualche cara-
mella cli cui ogni salesiano general-
mente è fornito quando va a caccia
di ragazzi. Dopo la partita, nelle
domeniche successi·ve, attirando Ja
curiosità dei genitori e degli adulti
che andavano al prato per osser-
Yarli, i chierici, seduti ai margini
del camro, parlavano ai loro ra-
gazzi di Gesù. Poi vennero le maglie
sportive, regalo dell'oratorio di Ci11e-
città, qualche lieta scampagnata,
una visita allo zoo e... urta nutTita
frequenza al catechismo domeni-
cale e alla Messa fosti va.
Ha già una storia densa di ma-
gni.fiche realizzazioni, questa atti-
vità dei chierici del PAS al Fosso
Sant'.A.gnese dove l'Urbe scon-
fina e sfilaccia nei prati e negli
acquitrini. Ecco alcuni capitoli tra i
più significativi: ricostruzione di al-
cune cai,ette; colletta per famiglie
più povere; ripetizioni scolastiche
agli alunni delle medie e delle ele-
mentari; ritiri per gruppi di ragazzi.
Primi contatti con ragazzi che prima o poi
s1 aprono ai valori della catechesi cristiana

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quindicinali o mensili; sopràttutto
costituzione di una comunità apo-
stolica di laici che mirano a una
presenza cristiana e di lievito, oltre
che a un'azione comune con gli stu-
denti salesiani.
Intendono aprirsi
Non meno interessanti sono state
le esperienze dei giovani chierici
dello studentato filosofico di San Gre-
gorio di Cata11ia. Anch'essi hanno
voluto seguire l'invito ùel Concilio
indirizzando « con piena armonia
. tutti gli aspetti della loro forma2iione
sacerdotale al fine pastorale ». Vi
sono stati spinti anche dal timore
che una prolungata lontananza clalla
realtà umana I' cristiana così come
è viBsula dagli uomini d'oggi, potesse
rallent1ll'e il processo della loro
maturazione all'apostolato.
« Per far entrare elementi nuovi
nella propria vita di aspiranti al
sacerdozio - essi affermano - onde
vagliare la forma:rione già realizzata,
per meglio guardare a guanto è da
acquistare in futuro, siamo stati in-
11itati dai superiori per alcune espe-
rienze apostoliche a Riesi ».
Hanno idee molto chiare questi
giovani salesiani. Scrivono infatti:
« Intendiamo aprirci a nuovi oriz-
zo111i, capaci di affinare la nostra
sensibilità apostolica; mmitenere sem-
pre fresco u,1 ideale che può in!orpi-
dire a contatto del 1ra1Hra1i quoti•
<1iano; ridimensionare problemi, reali
o creduti tali, nella vita del nostro
ambiente di studio... ».
Come fine immediato per gli altd,
essi intendono mettersi a contatto
con persone che ahhualme)lte vivono
lontane dalle ordinarie strutture del
lavoro parrocchiale. E hanno scelto
Riesi, come terreno più adatto per
il loro lavoro, perché meno progre-
dito cult:Qralmente, socialmente, reli-
giosamente, e soprattutto perché da
molti anni è campo di una intensa
propaganda protestante.
Anche per questa attività, lon-
tana dai libri e dalle aule scolastiche,
si comincia salesiana:mente con i
ragazzi: si va a cercarli per le strade,
nelle campagn.e, nelle case per rac•
coglierli e iniziare con loro un dialogo
su presupposti morali e religiosi.
Si sceglie un campo di gioco; lo si
spietra e si piantano i pali per le
porte. Nasce l'oratorio. La gente,

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buona per natura, accetta quei
giovani vestiti da preti, che si pre-
sentano con cordialità e gentilezza.
Sono gli stessi salesiani che si inte-
resseranno poi - Y-isitando le bot•
teghe degli artigiani - delle condi-
z-ioni degli apprendisti. A sera,
questi chierici si intrattengono con
i confratelli anziani della casa, ri-
portandone l'insegnamento - scrive
uno di loro - che la loro vita
« acquista il suo senso più pieno
allorché viene costantemente pervasa
e trasformata dall'amore per Cristo
e le anime ». Certo, non saranno
questi giovani che risolveranno 1a
triste realtà di Riesi: economia
prevalentemente agricola arretrata;
artigianato paralizzato da difficoltà
locali; atteggiamento di rassegnata
passività; forte corrente emigratoria
delle migliori forze del paese; tasso
di analiahetismo elevato; cristia-
nesimo infarcito di pratiche super-
stiziose, e di manifestazioni pura•
mente folcloristiche, espressione di
un popolo che pur tuttavia vanta
esempi di grande fede. La lezione,
però, che essi ne ricavano è oltre-
modo positiva e pratica. << Il nostro
è stato un contatto con, l'umanità
sofferente - scrive uno - ; siamo
giunti a una partecipazione sofferta
alla miseria di esseri come noi,
intelligenti, liberi aventi quindi gli
stessi diritti, in ima società pompo-
samente chiamata del benessere ».
E ancora: « Da questa esperienza
apostolica siamo in grado di giudicare
rettamente, secondo il Vangelo, su ciò
che ~ necessario, semplicemente con•
veniente o addirittura superfluo; ab-
biamo avuto elementi per decidere sulle
dimensioni concrete della povertà no-
stra, commisurata con le condizioni
di mi-seria in cui vivono tanti nostri
fratelli, vicini e lontani ».
Ha sentito ingigantire
• • ... 11
rdo ·
Come gli studenti del Pontificio
Ateneo di Roma e di San Gregorio
di Catania, così in proporzioni che
variano a seconda delle esigenze
locali, tutti gli studenti di filosofia
e teologia. Citiamo ancora i chierici
Si comincia con I piccoli. sfruttando le risorse
che il metodo di Don Bosco offre: dallo
spon all'inserimento nella vita della Chiesa.
Sotto: baraccati di Prato Rotondo; sopra: i
gr.indi palazzi periferici di Roma
di Bollengo (Torino), che la domenica
si' portano nelle parrocchie viciniori
o si recano a 'l'orino per affiancare
l'opera dei sacerdoti in diretta cura
d'anime.
« Il lavoro svolto finora, con sacri-
ficio, ha influito positivamente nella
mia formazùme religiosa », scrive
uno studente di teologia. Un altro:
« l: tanto bello far nostri i problemi
di qu-esta o quella parrocchia e delle
persone che si incon.tran,o ogni dome-
nica... ». Ancora: « Dopo questa espe-
rienza, ho sentito nel cuore irigigan•
tire La bellezza del mio prossimo
sacerdozio. Ora sono contrinto che,
per me, non esiste alternativa di scelta:
tante anime mi aspettan-o, pur non
conoscendomi ancora ».
Se avessimo bisogno di una veri-
fica, di mi avallo a queste esperienze
postconciliari, le parole sopraccitate
servirebbero allo scopo.
Da molti, in diverse maniere si
esperimentano - in Italia e fuori -
nuove forme di preparazione all'apo-
stolato sacerdotale per i futuri mini-
stri del culto. Un tempo i giovani
chiamati al sacerdozio, per Jo più
approfondivano La loro vocazione nel
silenzio, nella disciplina, lontani da1·
la vita di tutti i giorni. Nel Concilio
è emersa chiaramente la volontà di
formare uomini e sacerdoti capaci
di testimonianza di fede e di coraggio.
I chierici salesiani hanno accen•
tuato il loi:o inserimento su questo
metodo di preparazione al mini-
stero. Domani, sacerdoti, saranno la
realtà nuova di una Chiesa che vive
nel mondo, al servizio degli uomini. 7

1.10 Page 10

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a famiglia salesiana ha voluto
· iudere il quarto centenario
ella nascita di San Fran-
cesco di Sales realizzando un
siderio comune: venerare accanto
alle sacre spoglie del fondatore Don
Bosco il cuore del patrono San Fran-
cese.o di Sales, che si conserva nel
monastero della Visitazione in Tre-
viso.
Non era la prima volta che la
città di Torino invocava la potenza
d'intercessione del grande Vescovo
savoiardo. Nell'anno 1706, al tempo
dell'assedio di Torino, la superiora
della Visitazione, suor !.viaria Graneri,
faceva esporre nel luogo più elevato
del monastero uno stendardo su cui
era raffigurato san Francesco di
Sales in abiti prelatizi. Era stato of-
ferto alle Visitandine dal "corpo de-
curionale della città di Torino" l'anno
1665, in occasione della canonizza-
ziont: del loro fondatore. Dice la
cronaca del monastero cbe la comu-
nità andava tutti i giorni dove era
stato issato lo stendardo, <i esponen-
dosi alla batteria dei cannoni », per
a rivolgere al Santo questa preghiera:
«G1tarda dal cielo, visita e difendi
questa t1ta vigna, che hai piantato con
la tua destra... >►. << Per i signori della
città - continua la cronaca - dopo
una novena in onore del Santo, gli
affari cambiarono piega e diedero
le migliori speranze ». A riconoscenza
del fatto si recarono processional-
mente con il clero nella chiesa del
monastero, cantando l'lste Co11fessor
con accompagnamento di musica,
<• Con questa funzione pubblica
- conchiude la cronistoria - i re-
sponsabili della cosa pubblica dichia-
ravano il nostro beato Padre protet-
tore della città e continuarono in
seguito a riconoscerlo tale inviando
tutti gli anni alla sua festa un grosso
cero)>.
San Francesco di Sales, come
vescovo savoiardo e suddito dei
Duchi di Savoia, aveva sempre ma-
nifestato una grande simpatia per
Torino e vi si era recato piu volte
per conferire col Duca Carlo Ema-
nuele I e per venerarvi la santa Sin-
done e la Consolata. Si può quindi
pensare che abbia gradito assai il
gesto dei suoi discepoli, i "salesiani",
e sia tornato a Torino non solo con
la reliquia del cuore, ma anche con
la soddisfazione di chi ritorna tra
persone e luoghi cari.
E a Torino il cuore di San Fran-
cesco di Sales fu degnamente ono-
rato. I Vescovi di Mondovì, Casale,
Vercelli, Ivrea, l'Ausiliare e il Vi-
cario Generale di Torino, il Vescovo
salesiano mons. Cognata,· si sono sus-
seguiti nelle celebrazioni liturgiche
e ai microfoni per esaltare la vita e la
mirabile attività apostolica del Santo.
11 ciclo delle cerimonie si è con-
cluso con due celebrazioni liturgiche:
la prima, presieduta dal Rettor Mag-
giore don Ricceri ; la seconda dal
Cardinale Pellegrino, arcivescovo di
Torino. Nei discorsi del Cardinale e
dei Vescovi citati sono emersi alcuni
motivi dominanti che hanno dato
risalto all'attualità di San Francesco
di Sales, il cui cuore, esplodente
bontà e dolcez,za, è stato paragonato
al cuore di due altre impressionanti
incarnazioni della bontà del cuore di
Cristo: Don Bosco e Papa Giovanni.
Forse è in questa bontà del cuore
del Santo della dolcezza la spiega-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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zione della fervida venerazione che
durante tutte le giornate torinesi i
fedeli hanno tributato alla preziosa
reliquia nella Basilica di Maria Ausi-
liatrice.
Di una particolare suggestività è
stata, il giovedì, 14 dicembre, la
funzione dell'accoglienza, che fu ri-
servata alle case di formazione dei
salesiani e delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice: santuario gremitissimo, ce-
rimonie solenni e canti trionfali ac-
e<>mpagnati dalle trombe del Colle
Don Bosco, frequenza generale ai
Sacramenti.
Il sabato vide l'affiuenza delle
rappresentanze di tutti gli Istituti
maschili e femminili di Torino, che
rinnovarono le note di fervore gio-
vanile del primo giorno. Alla dome-
nica si alternarono nel santuario le
Figlie di Maria Ausiliatrice, gli ora-
tori maschili e femminili di Torino
e i fedeli, in varie gremitissime
funzioni.
Com'era naturale, la famiglia sa-
lesiana si strinse con più larga pre-
senza attorno al cuore di San Fran-
cesco di Sales, quasi volesse ritem-
prare in qu.esto incontro il proprio
spirito e le proprie caratteristiche di
e vita interiorc·e apostolicil. Non facile
A
Mons, Carlo Maccari, arcivescovo di Mondovl,
acco_glie il cuore di San Francesco di Sales, nella Basilica di Maria Ausiliatrice
(a pag. 8)
Il cuorn di San Francesco di Sales
presso le Visitandine di Torino
Nella giornata conclusiva dei fes1eggiamen1ì
il Retto, Maggiore don Luigi Riccerf
celebra la Messa per la gioventù,
presenti I membri del Cons1gllo Superiore
e la Delegazione Vescovile d1 Treviso
'f'

2.2 Page 12

▲back to top
trovare un'altra sede dove sia così
viva e presente la figura di San Fran-
cesco cli Sales, come al centro del-
l'Opera "salesiana".
Il fatto poi che si trovassero tanto
vicine le reliquie del cuore di San
Francesco e le spoglie mortali di
Don Bosco sembrava mettere in mag-
giare evidenza la comune ricchezza
spirituale dei due Santi e accentuarne
la risonanza n~l cuore dei salesiani
e delle Figlie di Maria Ausilia-
trice.
Il cuore di San Francesco cli Sales,
nel suo passaggio a Torino, fu ve-
nerato anche fuori dell'ambito sale-
Il Cardinale Michele Pellegrino con una solenne concelebrazione
conclude le feste torinesi In onore del cuore di San Francesco dì Sales
In preghiera presso il cuore del Titolare dei Salesiani.
Da destta: Don Renato Zigglotti, Rettor Maggiore emerito,
mons. Giovanni Marchesi, vescovo missionario salesiano, mons. Giuseppa Cognata, vescovo salesiano
e i tre Monsignori, membri della Delegazione Vescovile di Treviso,
che aveva accompagnato a Torino l'insigne reliquia
siano. Il venerdì sera ebbe l'omaggio
veramente imponente e devotissimo
di tutte le religiose della città, con-
venute nel santuario di Maria Ausi-
liatrice. Il ve11erdl mattino la reli-
quia aveva lasciato la Basilica per
essere esposta alla venerazione dei
fedeli nel Santuario della Consolata,
presso il quale il Santo aveva preso
dimora durante le sue visite a To-
rino. Nel santuario si conserva an-
cora una pianeta del Santo e si indica
la stanza del Convitto annesso dove
alloggiava.
Commovente il passaggio del cuore
di San Francesco nei monasteri
delle sue Suore della Visitazione.
Un primo atto di venerazione fu
riservato al monastero di Milano,
nel viaggio verso Torino. A Torino,
per tutta la prima notte, la reliquia
fu esposta alla venerazione delle
Visitandine di Corso Francia. Era
una tappa d'obbligo presso la più
diretta famiglia spirituale di San
Francesco; e la nostra Congrega-
zione, che dal Santo prende il nome,
fu lieta di vedersi associata a co-
loro che ebbero il Santo come fon-
datore.
Il privilegio delle Visitandine di
Torino toccò anche al monastero
dello stesso Ordine di Pinerolo, il
giorno di sabato; mentre la notte
tra il venerdì e il sabato il cuore
accolse la preghiera e la venerazione
delle Suore di Vische.
A coronamento delle celebrazioni
religiose di Torino ci fu un altro
solennissimo atto di omaggio dei
salesiani del Veneto nella città di
Treviso, prima che il cuore di
San Francesco venisse restituito al
monastero della Visitazione, ansioso
di riavere il suo tesoro.
In questo eccezionale pellegrinag-
gio, che condusse il cuore di San
Francesco di Sales a Torino, il mes-
saggio di amore in cui è riassunta
la dottrina del Santo e tutta la sua
spiritualità è stato fatto sentire con
potente attrattiva all'anima dei fedeli,
e la figura del grande Vescovo di
Ginevra è apparsa ancora più vicina
alle esigenze del nostro tempo.
Non si poteva trovare una più
eloquente e viva conclusione al quarto
centenario della nascita del Santo
che Don Bosco scelse a titolare,
patrono e maestro della sua fa-
miglia.

2.3 Page 13

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SO OTORNATI
DAL !AGGIO POSTOLICO
ININDIA
« Ogni fratello indiano sembrava volerci dire qualcosa; ci parlava con lo sguardo,
limpido e buono. Noi non potevamo avere per tutti che riconoscenti sorrisi... »
racconta uno dei partecipanti al "Viaggio apostolico in India".
A Benares, a Calcutta, a Madras alla tomba di don Mantovani
e tra i lebbrosi che erano stati i "suoi gioielli", in tavole rotonde con
le famiglie indiane gli orizzonti della fede si sono dilatati. I missionari strappano
l'ammirazione: sono dei meravigliosi propagandisti del Vangelo
L«
e opere missionarie da noivii,itate ormai formano
un lungo elenco. Possiamo certamente dire ohe
ciascuna di esse ci è parsa, nel suo genere, nuova
· e originale. Sapevamo dell.i loro e$iste1tza, ma
non conoscevamo le loro r eali dimensioni: lasciateci dire
che queste dimensioni sono grandiose e spettacolari... ».
Questa la riflessione di un partecipante al "Viaggio
apostolico in India", auspicato e incoraggiato dal
Rettor Maggiore don Luigi Riccei:i e realizzato dai
membri dell'Ufficio nazionale dei Cooperatori salesiani
con sede in Roma.
La permanenza di 19 giorni in terra indiana di
28 Cooperatori e amici - la prima del genere - è
stata per chi ha avuto Ja fortuna e la gioia di viverla,
-un'esperienza tra le più sconvolgenti della propria
esistenza.
Dicono i protagonisti: « È estremamente difficile
esprimere in paru]e le impressioni che se ne sono ripor·
tate. È un :mondo totalmente diverso per condizioni
ili vita, usi, melltalità dei suoi eterogenei abitanti... » .
Il più giovane della spedizione afferma: « Avere avuto
la possibilità cli fare un'esperienza com.e questa, è
stata la grazia maggiore che finora abbia avuto; eppure
sono stato favorito cli molte e grandi ».
Che cosa si proponevano, cosa han visto, con quale
bagaglio di ricordi sono tornati questi 28 Cooperatori
italiani dal primo viaggio apostolico al fronte delle
Missioni?
11

2.4 Page 14

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Uno spettacolo incredibile
Lo scopo dell'iniziativa, è evidente, era quello di
immergersi, corpo e anima, nella Tealtà dell'evange-
lizzazione. Volevano studfarc i problemi del mondo
missionario da vidno, arricchirsi della fede ·viva c
fresca di quelle corntllllta cristiane. Intendevano
ancora. con la loro presenza negli avamposti della
predicazione evangelica, dare un aiuto morale, oltre
che materiale, ai missionari.
Che cosa han visto? Certo, non poteva loro sfuggire
tutto ciò che forma l'interesse di ogni turista che ·si
reca nell'immenso subcontinente indiano. Hanno fatto
la conoscenza - anche se fugace per la brevità dcl
soggiorno - con. un popolo, il cui senso di dignità, a
ogni livello sociale, è caratterizzato da un animo
sinceramente onesto e leale. Dichiara uno dei parteci-
panti: « La gentilezza era spontanea in tutti coloro che
siamo riusciti ad avvjcinare. Ogni fratello indiano
sembrava volerci dire qualcosa: ci parlava con lo
sguardo. limpido e buono. Noi non potevamo avere
per tut.ti che riconoscenti sorrisi... ».
I Cooperatori sono stati colpiti dal sentimento
religioso delle popolazioni, anche se diverso dal nostro
ed cSprcsso nelle forme più , arie e spesso strane.
Qualcuno ricorda Brnares, la città santa degli indiani;
il Gange, fiume sacro. Uno annota: « Siamo andati a
questa immensa via d'acqua: il sole era appena sorto
o s pecchiandm;i sul fiume sc.m.brava legarne le due spon·
de con un nastro rosso. Giù a quell'ora migliaia di
indiani erano lit, su quclle s ponde: lo percorrevano in
}1arca per lungo tratto. Uno sp etlacolo incredibile:
pregavano con grande devozione, nelle forme più
varie e pers onali}>.
A Calcutta non poteva mancarn una v1s1ta all'opera
di Madre Teresa: è la ùonna più mpettata e più stimata
dell'India. Questa monaca accoglie, con le sue con•
sorelle, le persone considerate il rifiuto della società:
moribondi e bambini abbandonati. Non può offrire
molto a queste creature, che vengono collSiderate
la sbavatura della misera popolazione: un pos lo al
riparo dal s ole e dalla polvere, una sola coperta; ma
quanto affetto! I Cooperatori, dopo la visita a q uell'an-
ticamera diretta della morte, decidono, in albergo, di
fare subito qualche cosa di concreto: ciascuno s'im-
pegna a dare il suo contcihuto per il mantenimento di
un bambino e tra tutti s'impegnano aJla retta occor-
rente per 24 di essi.
A Bombay sono stati impressionati dal breve ma
intenso incontro con il cardinal Gracias, ma anche dal-
l'immenso « fiume umano che senza sosta fluisce tra i
sontuosi, caratteristici palazzi orientali e le moltissime
baracche, davanti alle quali si notano le scene più
strane e spessò più tristi», annota il cronista del
viaggio.
Tra i lebbrosi di don Mantovani
Ma questi Cooperatori hanno visto soprattutto le
IllJSSlon.Ì e
missionari. Sono stati impressionati
dalle loro opere a Bomhay-Matunga, a Krishnagar,
a Ranabondo. Di qu.es l'ultima scrivono: « È una
tipica missione, in un piccolo villaggio. Per raggiun-
gerla dobbiamo attraversare un lago liu una z.attera
di hamhù. Sull' altra riva, c'è una grande croce bianca
che primeggia avendo come sfondo il verde di tante
Una iniziativa in atto
Le iniziative di chi lavora nelle re-
trovie con i missionari vanno moltipli-
candosi. Di alcune abbiamo già parlato,
di e/tre parleremo nei prossimi numeri.
Qui presentiamo quella delle ACL/ di
Legnano. di circa un anno e mezzo fa
quando gli appelli del Papa resero pre-
sente in tutta la sua drammaticità il
problema della fame. Numerose inizia-
tive s; svilupparono allora, ma molte eb-
bero la durata di un giorno. Le ACL/ di
Legnano vollero che /"iniziativa conti-
nuasse. perché il problema della fame
nel mondo rimanesse operante nella co-
scienza degli abitanti di Legmmo.
L'iniziativa doveva consentire:
1. di raccogliere aiuti;
2. di sensibilizzare gli aclisti e i cit-
tadini di Legnano ai problemi della
fame;
3. di avere continuità.
A ciascuno dei consiglieri delle ACL/
si affidò un gruppo di iscri/Ci con il
compito di visitarli una volta al mese e
raccogliere un chilogrammo di riso.
12 Destinatario dell'aiuto satebbe stato
il concittadino don Carlo Reste/li, che
dirige un'opera sociale nel Sud India.
Il giorno dell'inaugurazione del Salone
del/"Automobile a Torino, 14 dicembre,
tre macchine targate Milano entrano a
Valdocco, ne scendono giovanotti e ra-
g8zze. e Sergio Rossi, l'animatore della
iniziativa, dice: !< Siamo qull ». Quindi
dalle macchine escono e si alline;mo
sulle tavole dei pellegrini pacchfJtti di
riso di tutte le marche.
A tutto dicembre 1967 sono stati rac-
colti 400 chilogrammi di riso e circa
lire 100.000.
L'iniziativa I! stata pubblicizzata con
lettera agli iscritti. con un articolo sul
qiornale locale e con avvisi periodici che
puntualizzano la situazione.
Una iniziativa proposta
Da una lettera del missionario don Aldo
De Caroti da Ranabondo (Bengal - India)
a1 reduci dal viaggio apostolico in India:
« La Loro venuta a Ranabondo ha
l8sciato nella popolazione un'impres-
sione incancellabile. Tutti ne parlano
ancora con ammirazione. Oramai li con-
siderano loro amici e benefattori.
E poiché nella Loro bontà mi hanno
chiesto di esporre le necessità più urgenti,
oso presentare loro due piccoli pro-
grammi per il progresso di questa buona
e povera popolazione:
1 . Una scuola . La scuola attuale è
troppo stretta: si è dovuto ospitare una
classe nella casa del missionario, due
classi in una casa vicina, e mandare
i piccoli (un centinaio e più) in una
casa in mezzo al vill8ggio.
Per quest'opera occorrerebbero piu di
30.000 rupie (più o meno 6 milioni).
2. Coope rativa di contadini. Qui
tutti sono contadini. Si tratterebbe di
fare una spesa iniziale. Questa spesa
andrebbe a favore di tutti; servirebbe
per case, campi, bestiame e irrigazione.
Questo lavoro. una volta bene iniziato,
produrrebbe, attraverso la cooperativa del
gruppo dirigente, in maniera che tutti
possano poi approfittarne. La somma
b8se sarebbe di 25.000 rupie.
Scusate la mia libertà, ma ormai siete
i nostri ..amici" e con gli amici ci si
confida volentieri... ».

2.5 Page 15

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palme. Questa missione è retta da un solo sacerdote:
don Aldo De Caroli ».
Nei ricordi e nei commenti affiorano molti altri nomi
di evangelizzatori, figli di Don 13osco: noti e meno noti.
Con don Ravalieo (del quale mentre scriviamo rice•
viamo la dolorosa notizia della morte), i nostri orga-
nizzan<> tavole rotonde, cliscutendo sulle varie esperienze
e ricevendo utili informazioni. Possono costatare che
i missionari sono molto ben accetti e che si dà la pre-
ferenza alle loro scuole.
Sono particolarmente indicative le riflessioni che
questi signori e signore fanno, al ritorno dall'India,
sw sacerdoti che hanno incontrato laggiù_: fanno capire
che l'essenza del viaggio è stata raggiunta. Eccone al-
cune:
« Dedicando la vita a portare il Vangelo in questa
terra, ricca di tradizioni millenarie, profondamente
radicate n ei suoi abitanti e per aiutare gli indigeni
a migliorare e a progredire, i missionari si trovano di
fronte a enormi difficoltà, che superano unicamente
con la loro eroica fede ».
« Solo uomini superiori ed eletti potevano compiere
il miracolo che ahhiamo v isto in India. Miracolo che
si è attuato attraverso la loro gran fede, urniltà, fra-
ternità... ».
« Vediamo opere ch e rispecchiano l'abnegazione dei
nostri simili e viene spontanea la costatazione che
troppo poco facciamo per sostenerli... ».
Due "esperienze" hanno particolarmente impres$io-
nato i partecipanti al primo viaggio apostolico dei
Cooperatori "in India. Anzitutto la preghiei:a comuni-
taria che essi Lanno compiuto nella cattedrale di
Shillong, gremita da una folta rappresentanza di ogni
tribù della regione, mentre la santa Messa veniva
I partecipanti al viaggio apostolico
hanno ammiralo ovunque la grandiosità
delle Opere dirette dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Qui sono tra le 1010 aspiranli 1nd1ane d, Bandai
Abbiamo goduto immensamente...
«Abbiamo goduto immensamente Il fraterno in-
contro. Tutti, compresi i non cristiani, hanno mostrato
una gioia spontanea e sincera, mai provata, e vorremmo
affermare, inaspettata, specialmente da parte dei non-
cattolici.
Anziani e giovani hanno rafforzato la loro fede in
modo singolare. Hanno costatato quanto sia grande
la Chiesa e come ci troviamo uniti nel Signore con
i "fratelli" di tutto il mondo. I maestri e le persone
più istruite erano fuori di sé dalla commozione e
dall'entusiasmo. La visita dì veri cristiani dall'Europa
cancella in parte l'impressione lasciata da altri visitatori
che mostrano una condotta poco edificante.
L"effetto. più duraturo della visita è l'incoraggia-
mento ai missionari. Per i sacerdoti e le suore è stata
una soddisfazione grandissima ».
Mons. LUIGI L R. MORROW,
vescovo d, Kroshnagar {West Bengal India)
Un solo rincrescimento...
«l missionari. i cristiani dell'Assam furono molto
contenti di vedere i Cooperatori salesiani del viaggio
apostolico.
Ci siamo trovati finalmente a contatto con i nostri
fratelli lontani m uno spirito di gioia, di unione, che
ci ha fatto comprendere la grandezza della Fede che
ci fa uni in Cristo.
Risultati positivi. Un solo rincrescimento: nel pros-
simo viaggio apostolico bisognerà portare i turisti di
Dio nelle stazioni lontane, nelle trincee più avanzate,
perché vedano i soldati di Gesù all'opera... ».
Mona. STEFANO FERRANDO,
vescovo d, Shìllong (Assam India)
In caso di un rinnovato viaggio...
« La loro visita ci ha portato dall'Italia un'ondata di
entusiasmo. Qui i salesiani dicono che il viaggio è
senz'altro apostolicamente positivo.
In caso di un rinnovato viaggio. abbiano fa bontà
di farci sapere quali siano i desideri dei pellegrini,
perché corre grande differenza tra ciò che possiamo
pensare noi, abituati da tanti anni all'ambiente, e ciò
che possono pensare quelli che vengono freschi
freschi da un altro mondo...
Forse converrebbe anche prendere le cose con più
calma per poter mettersi a contatto col popolo e
conoscere meglio le condizioni in cui vivono... ».
Don R. STROSCIO,
ispeltore dei Salesiani a Calcutta
Guardava attorno come una reginetta...
« La visita dei çooperatori ha portato un'onda di
fervore apostolico, di fraternità cristiana e di salesiana
allegria. Posso testimoniare ciò perché Il sottoscritto
ebbe l'onore di accompagnare il gruppo dei visitatori
qui nella diocesi di Shillong.
L'incontro con i nostri cristiani, le preghiere e i canti
innalzati assieme hanno lasciato un solco che non
si cancellerà facilmente. Ricordo in modo speciale
la Jingiaseng (riunione) nella casa di un nostro neofita.
La riunione aveva già avuto inizio quando arrivammo
con una dozzina di Cooperatori. Fu una grata sorpresa
per quei cristiani venuti anche dai rioni vicini. Lascia-
rono subito quelle poche sedie e panche per dar posto
agli ospiti e si accoccolarono per terra.
Una Cooperatrice italiana a cui toccò accomodarsi
su uno sgabello fatto di vimini e chiamato murha,
prese sulle sue ginocchia una bambina, che gongo-
lando di gioia guardava attorno come una reginetta...
E si cantò e si pregò tutti assieme con un fervore
che non si poteva desiderare più grande... ».
Don GIUSEPPE DALBROI,
direttore del Sacred Hearl College • Shìllong 13

2.6 Page 16

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A Delhi, come dovunque.
I pellegrini del viaggio apostolico
hanno avuto dai salesiani e dai crìstlenl
accoglienze festose e, potremmo dire, affettuose
lmpre.ssìonante, a Madras,
la visita al villaggio dei lebbrosi di don Mantovani.
Commoventi i loro canti, pill commovente
la serenità cristiana cho splende sui loro volti
celebrata in lingua lrhu.si. Quindi la riunione dei nostri
in una picçola ma accogliente casa di lilla famiglia
cattolica per una tavola rotonda su.i problemi locali
e per l'orazione in comune. Scrive un partecipante:
« Si è pregato in lingua lrhasi e noi, pur non compren-
dendola affatto, rispondevamo e cantavamo in 1.ale
idioma, leggendo su un Libro che ci fu disLrihu.ito...
Il momento pjù suggestivo della cerimonia fu la consa-
crazione della famiglia al Sacro Cuore di Gesù: un'espe-
rienza cl1e non potremo dimenticare ».
Poi, nel sud dell'India, a :Madras, J'incontto con i
lebbrosi e l'opera di don Mantovani. Di questo eroico
mis:,ionario visitano la tomha, l'unica tomba in u.na
vasta distesa di prato e terra rossa, cintata e destinata
a diventare cimitero: una semplice croce nera circon-
data da qualche pianta appena nata. I Cooperatori
vanno quindi al lebbrosario, fuori città, in un villaggio
tra molte palme: « Tutti gli abitanti di questo agglo-
merato umano - scrive uno - sono lebbrosi: uolnini
che la società rifiuta. che l'uomo sano teme senza mo•
tivo e che don Mantovani chiamava "i miei gioielli".
Di loro ricordiamo il canto, eh.e .nella semplicità del-
l'esecuzione era dimostrazione di riconoscenza e affetLo;
riéordfaJllo le <:apaime, fatte çon l'efòSenziale ma ben
curate e pulite; ricordiamo, soprattutto, lo spirito
con cui, in questo villaggio, si lavora per ren.dere questi
esseri um.ani come tutti gli altri ».
Prima di lasciare Madras, i partecipanti al viaggio
apostolico fanno da padcin.i o madrine a un grappolo
di nuovi cristiani. Commentar\\o: « L'impressione è
vivissima, ma incomu.nicabile: altre 33 anime sono
state illuminate dalla luce del cristianesimo e noi
abbiamo potuto assisterle in questo fondamentale
14 momento della loro vita di credenti ».
Per aiutare chi non ha nulla
I protagonisti riassumono le loro impressioni e di-
chiarano elle ogni Missione li ha accolti come fossero
dei "trionfatori", con danze tipiche e canti nella
lingua del luogo. << Come ricordare - esclamano com-
mossi - tutti coloro che abbiamo incontrati e ci hanno
accolti con tanta simpatia? ». Tra gli altri essi vogliono
almeno ringraziare pubblicamente l'Arcivescovo di
Calcutta, i Vescovi di Krishnagar. di Shillong, di
Tezpur e i tre Ispettori salesiani dell'India.
Della vita eroica dei missionari hanno riportato un
ricordo indelebile. Afferma uno: « Ci hanno chiamati
benefattori, ma crediamo, onestamente, che i veri
benefattori siano proprio e solo i missionari; per
quello che fanno non solo per gli indiani, ma anche
per noi, avendoci dimostrato qualche cosa di grandioso:
che, cioè, l'operare con spirito di carità vera può fare
miracoli... ».
E il più giovane dei partecipanti, ricordato sopra:
« Un'esperienza molto importante per me, proprio
perché conto vent'anni e ho la possibilità di cambiare
molto nel lnio modo di vivere e pensare. Ora devo chie-
dere una grazia, forse ancora più grande di quelle che
ho avuto: il coraggio di seguire la nuova strada su cui
mi ha indirizzato questo viaggio e poter immettere
altri sulla stessa via... ».
Per questo-il direttore della spedizione, don Armando
Butta:relli, conclude: « Dobbiamo conquistare gli altri
aTla causa missionaria; dobbiamo far pervenire loro
le accorate richieste di chi si dedica ai poverj, ai malati,
agli infedeli. I nostti sonni non potranno essere tran-
quilli finché non avremo fatto quanto è in noi per
aiutare - noi che abbiamo molto - chi non ha nulla».

2.7 Page 17

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un fatto noto: le organizzazioni di
apostolato da tempo subiscono una
crisi, sotto vari aspetti. Non ultimo,
la scarsezza di elementi giovani. Questi
infatti stentano a inserirsi in gruppi di men-
talità diversa e a fare l'apostolato seguendo
schemi prefabbricati.
Per i Cooperatori salesiani ci sono buone
prospettive per una soluzione a lieto fine.
Se il buon giorno si vede dal mattino, bisogna
dire che la nostra Associazione non tarderà
ad avere un Ramo giovanile robusto e vivo,
non solo come consolante riserva per i Cen-
tri formati in prevalenza da adulti, ma quale
organismo direttamente produttivo dell'opera
di animazione cristiana in chiave salesiana.
Appunto per sollecitare questa soluzione è
stato organizzato il Primo incontro interre-
gionale dei Cooperatori del Ramo giovanile,
che non fu un convegno clamoroso né tanto
meno accademico. Si sa infatti che i giovani
d'oggi s6h0 più realisti di quel che non sem-
bri, più autentici.
Cosi dal 2 al 5 novembre scorso a Grottafer-
rata (Roma), si sono incontrate rappresen-
tanze di varie regioni d'Italia, presente don Lui-
gi Fiora, Direttore generale dei Cooperatori,
per scambiarsi esperienze, ma soprattutto per
fare una verifica sulla applicabilità della for-
mula "Cooperatori" ai giovani del nostro tempo
che vogliono offrirsi a un apostolato prevalen-
temente giovanile, ma a largo respiro eccle-
siale, nello spirito sempre attuale di Don Dosco.
Parlarono degli "altri" (uno dei temi fu: « gli
altri ci appartengono »); dei principi teologici
dell'apostolato; della vita interiore come con-
dizione indispensabile per l'apostolato; poi
centrarono il concetto di « Cooperatore sale-
siano, per la Chiesa, oggi ».
La mozione finale non è un documento reto-
rico destinato alle cronache, ma la risultante
"di un lavoro appassionato, che dovrà origi-
nare per la periferia cieli'Associazione una
spinta in avanti.
Una esortazione vorremmo far giungere a
tutti i Cooperatori: incoraggino e sostengano
con generosa collaborazione i nascenti Gruppi
e Centri giovanili; guardino ad essi con viva
simpatia come alle più promettenti speranze
della nostra Terza Famiglia.
GIOVANI
OPERATORI
ACONVEGNO
Gro11aferrata (Rama)
Glavani Cooperatori d1 varie regioni d'Italia
riuniti a convegno per concertare insieme
I mezzi di animazione cristiana in chiave salesiana
15

2.8 Page 18

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I giovani
prendono
11iniziativa
I giovani sono spesso oggetto di giudizi unilaterali e sommari. Si applìca
alfa gioventù d'oggi quello che è triste prerogativa di alcuni giovani.
Occorre cautela nel dare giudizi in blocco. Vivono nel mondo di oggi
dei giovani di fede meravigliosa, che hanno preso l'iniziativa del bene e
aprono viè nuove al cammino della Chiesa. La nostra Libreria della
Dottrina Cristiana ha pubblicato un volume di incoraggiante ottimismo
sulle possibilità dei giovani. Da esso togliamo le pagine che seguono
Per la maggior parte degli
uomini èormai una cosa acqui-
~ira il fatto che la gioventù
odierna non sia buona a gran
che. Essa, dicono, è superficiale e
s'interessa soltanto di sport, moda,
divertimenti e di far denaro, mentre
ai nostri tempi le cose erano diverse.
Per gli psicologi e i pedagogisti
la gioventù viene considerata come
<< non giovanile •>: non vi sarebbero
più fanciulli, ma soltanto dei piccoli
adulti precoci e viziati, non dei gio-
vani ma dei vecchi I Questa gioventù
è schiava di ogni parola alla moda,
si lascia << guidare dall'esterno», è
conformista, livellata. Dei giovani che
vanno in collera? Dove ce ne sono?
Si è comodi, stanchi, annoiati, si
sa ormai tutto. Atteggiamento, dun-
que, da consumatore. L'importante
16 eottenere qualcosa dalla vita. Purché
non si facciano sforzi l Per cui si
hanno idilli da piccoli borghesi, una
certa dose di romanticismo, tratte-
nimenti allegri, questioni di moda,
automobili eleganti, viaggi durante
le vacanze: ecco le preoccupazioni
dei noslri giovani ! Questa, si dice,
è la nuova generazione.
Ma io dico: fra questi giovani
d'oggi vi sono cristiani che sono la
nostra speranza e il nostro orgoglio.
Essi stanno al nostro fianco, al fianco
cli noi adulti, di noi sacerdoti, ci
stimolano, notano le nostre manche-
volezze, ci castringono a riflettere...
E spesso ci fanno del bene (e ci fanno
vergognare) con la loro fede, il loro
spirito di sacrificio, il loro amore.
Voi direte che queste sono ecce-
zioni. .Belle fin che si vuole e confor-
tanti, ma pur sempre eccezioni, ed
eccezioni molto rare. La regola è che
questi giovani hanno un atteggia-
mento passivo, si lasciano trascinare,
e persino calpestare, e che da essi
non proviene iniziativa alcuna.
In line.i. di massima vi do ragione.
Anche per quel che riguarda la
fede. C'è un'enorme indifferenza
verso le cose della religione. Però
qua e là si notano tracce di consape-
vole imitazione di Cristo, una vera
carità, testimonianze di vera fede,
un interesse fresco e vivo per la reli-
gione, la formulazione di problemi...
E penso a tanti giovani cristiani...
Gianna e Irene si occupano ogni
sera dei vestiti per bambini. Recen-
temente hanno visitato un campo di
profughi ai margini della città ed
hanno trovato che ~ fanciulli non
avevano di che vestirsi decentemente
e nessun giocattolo. Allora si sono

2.9 Page 19

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messe a fabbricare giocattoli, e altri
li hanno raccolti presso conoscenti e
a.inici. Durante le ferie hanno gua-
dagnato un po' di denaro con il
quale hanno comprato della stoffa e
confezionato degli abiti infantili, dei
calzoncini, dei grembiuli. Nel loro
gruppo giovanile hanno tessuto un
abito da messa per un sacerdote
negro della Tanzania.
I giovani, a loro volta, hanno mon-
tato una motocicletta per quella stessa
parrocchia africana. 1 fanciulli rac-
colgono francobolli da circa sei mesi:
ne hanno già settantamila. Con il
ricavo essi desiderano contribuire al
finanziamento di una Casa per la
gioventù.
Gerardo lavora in un'azienda chi-
mica, e quest'anno è diventato il
capo dei giovani dell'azienda. t:
un giovane con un vivace interesse
per le questioni sociali e politiche, e
cerca di raccogliere i suoi gi?vani
colleghi per formare con essi un
gruppo aziendale che abbia il senso
della responsabilità per ogni cosa.
Malgrado qualche delusione - solo
pochi giovani sono aperti a questi
problemi - il suo zelo non viene
mai meno. Egli ha compreso che
essere cristiano vuol anche dire
sentire una schietta responsabilità
politica.
Carla, da qualche tempo, la in-
contro due volte la domenica, alle
funzioni religiose. Al mattino e alla
sera. 1 suoi genitori sono separati. li
padre non è religioso, e neppure a
Natale lo si può indurre a recarsi
alla Messa. Carla si è proposta,
tutte le volte che le è possibile, di
andare in chiesa una seconda volta
al posto di suo padre.
Per Federica le cose non stanno
diversamente. l suoi genitori non
capiscono come si possa essere così
"esageratamente" religiosi. Essi vanno
a Messa a Natale e a Pasqua: questo
lo considerano già sufficiente. Per
loro la cosa più importante è essere
persone ammodo. Federica però dice:
Quello che si è bisogna esserlo com-
pletamente. E talvolta le vengono le
lacrime agli occhi quando le si chie-
dono rtotizie della sua famiglia.
Nicola ha un amico; questi re-
centemente gli raccontò che la mam-
ma doveva essere ricoverata in ospe-
dale e non sapeva a chi affidare i
fratellin i, dato che il babbo lavora
tutto il giorno. Nicola raccontò la
cosa ad alcU11i amici, e questi alle
loro ragazze, e tutti insieme pensa-
rono sul da farsi. Non era semplice,
poiché tutti lavoravano... Però du- 17

2.10 Page 20

▲back to top
rante l'intervallo di mezzogiorno?!
E magari le rispettive mamme avreb-
bero potuto... Per farla breve, non
passò una settimana che quei piccoli
avevano trovato assistenza.
Claudia la conobbi durante una
pausa tra du.e conferenze; essa stava
seduta sul davanzale della finestra,
con la sigaretta fra le dita: «Non da-
tevi pena - essa mi disse - sono
completamente incredula ». Essa era
molto severa con se stessa e aveva
un atteggiamento critico anche verso
gli altri. Quel che faceva voleva
farlo in modo integrale. E quando
fu conquistata dal grande messaggio
di Cristo, era come se conoscesse
Cristo in persona. Difatti non ho
mai udito qualcuno dire con tanta
sicurezza: <• Ma è Cristo che ha
detto ciò»: come se essa avesse par-
lato con Cristo mezz'ora prima.
E Gianfranco? Egli è verniciatore,
e esternamente lo si potrebbe defi-
nire un teppista: calzoni stretti, ca-
pelli lunghi, accanito guidatore di
auto, con la quale, di sera, rende
màlsicuro il quartiere, gesti vio-
lenti, alquanto litigioso... Un giorno
mi disse: «Sapete, faccio il violento...
Ma qualcosa bisogna pur fare! ».
Però quando volevamo allestire una
festa per bambini egli era il primo a
collaborare, e come!
Alcune ragazze erano in corri-
spondenza con una suora missionaria
18 della Rhodesia, e avevano preso l'ini-
Ci &0no ancora
nel mondo di oggi
giovani
di fede meravigliosa
che scrivono
pegìne belle
di caritè cristiana
ziativa di cucire e confezionare degli
indumenti infantili. Un giorno a
una di esse venne l'idea di chiedere
a diversi medici della città di poter
esporre i loro manufatti nella sala
d'aspetto degli ambulatori. E venne
appeso un cartello che indicava lo
scopo dell'iniziativa. Così le donne
che erano in attesa, entusiasmate
dall'idea, si misero anch'esse a cucire
e a far la maglia per occupare il
tempo. E ogni settimana le ragazze
passavano a ritirare gli indumenti
già finiti e ne esponevano dei nuovi.
Ed ora ecco Margherita. Essa è
fidanzata con un suonatore di tromba,
ed è sempre presente tutte le volte
che egli suona nella sua orchestra di
musica jazz. È una magnifica ra-
gazza, impiegata alle poste. Da quando
la conosce, il suo fidanzato è tornato
a frequentare la chiesa. La prossima
primavera si sposeranno. Margherita
è anche riuscita a riconciliare Oreste
e Doris, che erano sul punto di la-
sciarsi. Sl, essa è una ragazza vera-
mente ammodo.
Ed eccoci a Lucia. Ogni tre o
quattro settimane si fa imprestare
un libro nuovo, ma non romanzi o
descrizioni di viaggi. I suoi libri
preferiti sono per esempio: Adam,
Gesù Cristo; Schmaus, Dogmatica;
Lortz, Storia della Chiesa. Lucia è
magra ed elegante. Lavora io un
grande laboratorio. E non appena
si scopre che è cattolica e credente,
tutti provano una certa meraviglia.
Essa è sola soprattutto per quel che
riguarda i concetti di amicizia e di
amore. «È spaventoso - essa ri-
pete - quel che pensano gli altri
su questi argomenti ». E tutti l'at-
taccano: «Chiesa, religione, tutto è
assurdo I >>. Allora essa si difende.
Talvolta c'è daimpazzire, specialmente
quando gli altri non vogliono nem-
meno discutere... Essa ha cercato per
esempio di dimostrare che Cristo ha
voluto fondare realmente una Chiesa,
una grande comunità visibile, e una
soltanto, non molte. Ma a questo
punto la gente alza le spalle e dice:
«Può darsi, ma quelli che vanno in
chiesa non sono già i migliori! ».
Ecco un'altra ragazza - una delle
più dotate che io abbia mai cono-
sciuto, con attitudine per la musica,
l'arte varia, le canzoni moderne - la
quale dopo l'esame di maturità è
entrata in convento e ora desidera
diventare suora missionaria. «Ma
guarda un po' - disse un suo pa-
rente - questo non è normale >>.
E quello è un uomo che in ogni occa-
sione io odo imprecare contro la
"gioventù moderna".
Nella parrocchia di Maria Regina
alcuni giovani hanno allestito di loro
iniziativa un'esposizione. che dimostra
l'assurdità dell'odio e delle persecu-
zioni razziali, e che mette in evidenza
come il cattolicesimo abbracci tutte
le razze. Sono andato a visitarfa.
Soprattutto le persecuzioni agli Ebrei
erano rappresentate in modo quanto
mai vivido. E poi v'era la discrimina-
zione dei negri negli Stati Uniti e
nel Sud Africa, e sotto certi aspetti
anche da noi: si pensi solo alla
questione della residenza...
Debbo ora raccontare di Michele,
che si sta preparando per gli esami e
che perciò ogni sera sta chino sui
libri ? E di Elda che lavorava io un
ufficio e che adesso è riuscita a di-
ventare direttrice di un asilo infantile?
E di Alfredo che provvede al sosten-
tamento della mamma e di due so-
relle minori e per il quale il lavoro
non è mai troppo ? E di Bernardo
che studia medicina per recarsi in
seguito nei Paesi sottosviluppati, nel
caso in cui abbia bisogno di lui?
Debbo raccontare di Clara, di Gianni
o di Rodolfo... ?
Ma credo che, a questo punto, voi
sappiate quel che intendo dire.
(DaZANETTI, / giovaniprendono l'inlllativs, LDC).

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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A 93 anni
con vivacità giovanile
celebra il suo 70°
di sacerdozio
Ncl 1891, alle celebrazioni del
primo cinquantenario dell'O-
pera di Don Bosco, fece udire
la sua voce un piccolo cantore-
solista del Collegio San Giovanni
Evangelista di Torino. La Madonna
predilesse quel ragazzo, che divenne
salesiano, sacerdote e padre spirituale
di molti salesiani come e maestro dei
novizi•• finché lo scorso 18 dicembre,
ancora sotto lo sguardo benedicente
di Maria Ausiliatrice, celebrava con
voce robusta, malgrado i 93 anni,
il suo 70° di sacerdozio.
Don Luigi Terrone, il ragazzo
solista di 80 ànni fa, è nativo di Trino
Vercellese, e oggi rivive con animo
commosso le numerose tappe della
sua vita salesiana: dalla professione
religiosa (75 anni fa) per mano del
venerabile don Michele Rua, dalla
laurea in filosofia e in sacra teologia
presso la Pontificia Università Grego-
riana di Roma, all'insegnamento nel
'oviziato di Foglizzo, alla direzione di
varie Case (Penango, Vienna, Schio,
Chieri, Genzano, San Gregorio di Ca-
tania, Strada Casentino, Caselette) e
specialmente al suo apostolato spe-
cifico di maestro dei Novizi a Schio
(Treviso), Genzano (Roma), San Gre-
gorio (Catania), Castel de' Britti
(Bologna), Cumiana, Pinerolo (To-
rino) e Varazze (Savona).
Nel 1935 il Rettor Maggiore don
Pietro Ricaldone lo volle accanto a sé
come suo collaboratore; più tardi,
durante la seconda guerra mondiale,
gli affidò il piccolo orfanotrofio di
Caselette, dove lo stesso don Rical-
done si recava spesso per maturare
la soluzione dei problemi organiz-
zativi e formativi inerenti alla vita
della CongregaziQne.
Al magistero della parola e del-
l'esempio don Terrone seppe unire
quello della penna e scrisse opere
Torino • Nella 8a5ilica di Maria Ausiliauice
don Luigi Terrone, asslsmo dal Renor Maggiora don Luigi Rlcceri
e da don Luigi Fiera dal Consiglio Superioro,
celobra la Messa commemorativa
dei tuoi seuam·annl di sacerdoiio
ascctjche, apologetiche e ricreative.
Ma la sua gloria più bella è la corona
di salesiani, capeggiati dallo stesso
Rettor Maggiore, da lui formati
come maestro dei novizi. Essi ne
ricordano il magistero genuinamente
salesiano, sempre ottimista e inco-
raggiante, in un clima di pietà dj-
sinvolta e di costante letizia schiet-
tamente aderente alle richieste dei
tempi. Quanti di loro hanno potuto
intervenire al suo 70° di Messa, si
sono stretti con affetto a comin-
ciare dal rev.mo Rettor l\\rlaggiore
don Rie.ceri e dai membri del Con-
siglio Superiore don Pianazzi e don
Fiora.
E ci fu anche una provvidenziale
coincidenza. Quel giorno fu don Ter-
rone, il più anziano salesiano d'Italia,
a dare l'ultimo bacio alla reliquia del
Cuore di Sa11 Frm1cesco di Salts,
ospite a Valdocco, quasi a suggellare,
nella sua veneranda persona, il pro-
posito di fedeltà "salesiana" e di
continuità nello spirito di Don Bosco
nell'epoca tanto laboriosa e promet-
tente del postconcilio.
19

3.2 Page 22

▲back to top
· NELMONDO
~ Il ministro Bosco inaugura
, a VP.rl'ln il Cen r af"co
~ stato inaugurato dal Ministro del Lavoro al Borgo Milano,
fuori di porta San Zeno, in Verona, uno dei tre padi-
glioni destinato alla Scuola Grafica. L'opera, affidata ai sale-
siani, auspice il Comune che ha offerto i cinque ettari di
terreno, è ben visibile nei moderni edifici da chi proviene. in
ferrovia, da Trento. Gli studi degli allievi comprendono un
ciclo addestrativo triennale. La nuova opera rappresenta un
primo esperimento di collaborazione tra scuola e industria
in Italia. I figli di Don Bosco mettono a disposizione i locali,
parte delle attrezzature e la loro esperienza in campo adde-
strativo professionale. L'industria partecipa con il completa-
mento delle attrezzature e finanziando i corsi. Questa formula
di collaborazione è stata concordata con l'ENIPG (Ente
Nazionale Istruzione Professionale Grafica). L'industria gra-
fica - come è noto - a Verona ha un nome: Mondadori.
Delegazione Islamica Iraniana
s i d . - 1- .
Nei giorni 20-24 novembre 1967. una Delegazione di Mini-
stri del Culto Islamico, proveniente dall'Iran, è stata ospite
dei salesiani a Torino. Era composta dal signor Gholam
Hossein lbrahimi, Mohamed Tavakoli e Sied Estehbanati,
nonché dal Dott. Ahmad Ghavami, Ispettore al Ministero
per gli Affari Religiosi. Su invito del Segretariato per i
« Non Cristiani », la belegazione ha visitato numerose opere
sociali e assistenziali cattoliche in Europa. A Torino gli illustri
Ospiti si sono in modo speciale interessati alla conoscenza
del Cottolengo, dell'Istituto Salesiano E. Agnelli. e delle
Opere delle Figlie di Maria Ausiliatrice: Centro Ricreativo
Laura Vicui\\a, Istituto Pedagogico e Scuola Internazionale
di Servizio Sociale. Vollero ancora visitare l'Istituto Missio-
nario Cardinal Cagliero d'Ivrea, l'Opera Getini di Roma a
Ponte Mamolo, le Catacombe e l'Asilo Savoia diretto dalle
Figlie di Maria Ausiliatrice. • Il Rettor Maggiore don Riccerì.
offri in onore degli Ospiti un pranzo alla casa madre di
Valdocco, presenti parecchi membri del Consiglio Superiore.
I Visitatori lasciarono l'Italia quanto mai soddisfatti, e in clima
ecumenico di mutua comprensione e riavvicinamento tra fedeli
di religioni diverse. Nella foto: Il Rettor Maggiore con ì
membri della Delegazione davanti al Monumento a Don Bosco.
Rosario (Argentina) - S'inaugura
· " - · to · i
1a ·
I Salesiani di Rosario (Argentina) hanno inaugurato le mo-
derne installazioni del Gabinetto di Psicopedagogia. Con
esso si è resa concreta un'aspirazione da lungo tempo acca-
rezzata: disporre di uno strumento indispensabile e di sicura
efficacia per l'educazione moderna. I suoi obiettivi principali
sono: l'orientamento professionale e vocazionale, la solu-
zione dei problemi di apprendistato. l'orientamento e l'assi-
stenza familiare, l'organizzazione di corsi di perfezionamento
in psicologia, pedagogia e didattica, ecc. Il Gabinetto di
Psicopedagogia dispone di specialisti in psicologia, pedagogia
e problemi dell'adolescenza. Possiede un reparto medico e
uno di educazione fisica. Nella foto: il Ministro della Educa-
zione e Cultura della Provincia apre l'accesso alle nuove in-
stallazioni. Alla sua sinistra il Direttore del Collegio.

3.3 Page 23

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Ascurra ha dato vocazioni
a tt.o ·I
La città di Ascurra, nello Stato di Santa Catarina nel Brasile,
ha celebrato con manifestazioni a carattere cittadino i 50 anni
di lavoro dei salesiani. Le massime autorità sono intervenute
personalmente. Il popolo è accorso in massa. Ci fu la conce-
lebrazione del Vescovo con 50 sacerdoti. In essa mons. Or-
lando Cheves commemorò l'opera svolta rilevando lo straor-
dinario numero di vocazioni uscite dall'asplrantato e oggi
sparse in tutto il Brasile e all'estero. Al tro atto solenne: l'in-
coronazione di Maria Ausiliatrice. Quindi la commemora-
zione civile del Giubileo, nella quale il primo sacerdote
salesiano dello Stato dì Santa Catarina, don Giuseppe Strin•
gari, rievocò la storia dei 50 anni di amv1tà in Santa Catarina.
Oggi l'asprrantato di Ascurra accoglie 270 asp1rant1 salesiani.
:rimo Corso .~:z~ionale... SJ.~~~-~o ~
«... Data la particolare efficacia degli strumenti di comuni-
cazione sociale (stampa, cinema. radio, televisione) il Capi-
tolo Generale XIX ne propone rispettivamente la promozione
e l'uso, auspicando la formazione di alcuni confratelli a tali
forme di apostolato, nello spirito del Decreto Inter Mirifica
del Concilio Vaticano Il ». Cosi il Documento Xli del mas-
simo incontro legislativo dei salesiani, tenutosi a Roma
nell'aprile-g1ugno 1965.
Da quella data si sono Intensificate le iniziative di carattere
informativo e formativo, pastorale, educa11vo e organizza-
tivo. perché « I Salesiani a servizio della gioventù » del
nostro tempo, col cuore di Don Bosco, siano sempre più
presenti, quantitativamente e qualitativamente, a valorizzare
in senso apostolico la potenza degli strumenti d1 comuni-
cazione sociale.
Tra le iniZlative per la formazione degli educatori all'apo-
stolato della comunicazione sociale c'è stelo 11 primo Corso
Nazionale Italiano Salesiano sulla comunicazione audiov1•
siva, durato complessivamente 20 giorni, con l'alternarsi di
le.zioni teoriche e pratiche, e ha avuto la sua conclusione
a Roma il 4 novembre u.s. con la consegna a 65 salesiani.
provenienti da tune le regioni d'Italia. di un diploma del
Centro D1dantco Nazionale por la Scuola Media, riconosciuto
dal Ministero della Pubblica Istruzione, per professori-anima•
tori della Comunicazione audiovisiva nelle attività parascola•
stiche.
Nella loto: Il prof. Tamborlini. Direttore del Centro Didattico
Nazionale Scuole Media, consegna il diploma.
Per l'aggiornamento scientifico
,.. •
• ... "'l • •
Manila, Isole FIiippine Il sacerdote salesiano don Giorgio
Schwarz è ormai divenuto famoso nelle Isole F1hppine per
i corsi estivi da lui organìuati in cooperazione col Ministero
dell'Educazione, per l'egg1ornamen10 screnhfico di centinaia di
docenti nelle scuole secondarie. L'opera personale dell'ottimo
salesiano è altamente apprezzata dai Centri delrEducazione
Pubblica.
AL !IERVl?ID
OELU GIDYENTU'

3.4 Page 24

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ana Aus~··atrice
'I
Mons. Mathias ai suoi collaboratori di m1ss1one nell'Assam era solito domandare:
« Che cosa significano le lettere M.A.? ». E rispondeva: « Significano Missione
Assam, ma per noi hanno un significato ancora più bello. Significano: Maria Ausiliatrice».
I I 21 luglio del 1921 il Rettor
i\\Iaggiore dei Salesiani don Paolo
Albera scriveva al cardinale pre-
fetto Propaganda: «Poiché la
Santa Sede. crede di insistere nella
proposta di affidare ai Salesiani la
Prefettura Apostolica dell'Assam, a
noi non resta che rispondere con le
parole evangeliche: "Nella tua pa-
rola getterò la rete...". Forti dell'ub-
bidienza al Supremo Gerarca della
Chiesa, riputiamo grande ventura
per noì il poter manifestare la nostra
piena sottomissione in circostanze
così difficili >>.
Un gesuita scriveva in quell'anno:
«La Missione dell'Assarn offrirà ai
figli di Don Bosco un campo aperto
alle forme più sublimi di abnega-
zione e di eroismo >>.
IL cortdottiero della spedizione, il
futuro Arcivescovo di Madras, mons.
Luigi Math.ias, affidava la nuova
missione alla materna protezione di
Maria Ausiliatrice, e prima di par-
tire da Torino, i missionari fecero
insieme la solenne promessa di diffon-
derne la devozione. Mons. Mathias
sorridendo domandava ai suoi com-
pagni di missione: «Che cosa signifi-
cano le lettere M .A.?)). E rispondeva:
«Significano Missione Assam, ma _per
noi hanno un significato che è un
auspicio: Maria Ausiliatrice •>.
I primi salesiani arrivarono a
22 Shillong, capitale dell'Assam (India),
nel gennaio del 1922. ~ Al giungere
alla sede centrale - ha scritto uno
di loro - troviamo issata sul tetto
della chiesa la bandiera bianca e
gialla: al fondo della scalinata esterna
un gruppo di ragazzi Khasi con un
padre e un fratello Salvatoriani ci
salutano in italiano con la frase:
"Buon giorno, padri!". Rispondiamo
commossi al saluto e facciamo la
nostra prima visita alla chiesa. Ma-
gnifica, pulita, devota. Quello che più
ci sorprende è il trovare posta in
venerazione sull'altare di destra una
bella statua di Maria Ausiliatrice, la
nostra Madonna! L'animo si riem-
pie di commozione e gli occhi di
lacrime. Maria Ausiliatrice ha voluto
precedere i suoi figli e preparare loro
il posto.
Allora abbiamo compreso tante
cose: abbiamo capito perché il viaggio
andò così bene, così allegramente;
abbiamo capito il perché ogni osta-
colo che veniva a mettere in trepida-
,zione i nostri cuori, appena sorto, si
superava; abbiamo compreso in ogni
istante del viaggio quanto sia gra-
dito alla Vergine che i salesiani ab-
biano questa missione ,.
Il servo di Dio don Filippo Rinaldi
scriveva ai salesiani dell'Assam: «Ri-
cordatevi che Don Bosco ha visto i
missionari trionfanti con lo stendardo
di Maria Ausiliatrice; ponete in
questa buona Madre tutta la vostra
fiducia, con Lei vincerete i nemici
esterni e interni, che non manche-
ranno».
I salesiani Iiattivarono la piccola
stamperia dei Padri Salvatoriani, e
per prima cosa stamparono la Novena
di Maria Ausiliatrice. 11 24 maggio se
ne celebrò la festa con la più grande
solennità. La statua fu portata per
la prima volta in processione per le
vie di Shillong. Da 45 anni, nel giorno
della sua festa, Maria Ausiliatrice
passa in trionfo per le vie della capi-
tale dell'Assam, con un continuo
crescendG di entusiasmo e di fede.
Alla sera di quel giorno memorando
mons. Mathias radunava i salesiani
attorno alla statua del!'Ausiliatrice
e consacrava l'Assam alla Madonna
di Don Bosco.
Un tragico Venerdl Santo
I Fratelli Irlandesi delle Scuole
Cristiane dirigono in Shillong un
fiorente collegio. Nel 1927 costrui-
rono una bella chiesa in cèmento
armato e la vollero dedicata a Maria
Ausiliatrice. Fu benedetta il 24 mag-
gio. L'altare di marmo e l'artistica
statua furono importati dall'Italia.
Era la prima chiesa dedicata in Assam
alla Madonna di Don Bosco; ma ora
la dolce immagine dell'Ausiliatrice
sorride in decine e decine di chiese

3.5 Page 25

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La ca1tedrate di Sh,llong (Assam) dedicata a Maria Ausilla1rice.
A Shillong un Venerdl Santo bruciò la cattedrale; poi si abbatté la guerra che spopolò
le opere missionarie. Ma nell'anno dell'indipendenza dell'India, fu benedetta la nuova
cattedrale dedicata a Maria Ausiliatrice, che venne proclamata patrona dell'Assam.
che punteggiano l'Assam, nei vil-
laggi delle colline Khasi e delle col-
line Garo, ai piedi dell'Himalaya e
sulle sponde del maestoso Brama-
putra. Dall'a}to di un colle sopra
Tura, capitale delle colline Garo,
benedice questa fiorente zona mis-
sionaria.
Ma l'Assam è una regione soggetta
a frequenti scosse sismiche. Dopo il
terremoto del 1897, che rase al suolo
Shillong, si adottò il metodo giap-
ponese di costruzione in legno. Con
quel sistema venne costruito lo stu-
dentato filosofico e teologico di Shil-
long: era fra gli edifici più vasti e
più belli della città.
Nel Venerdl Santo del 1936, men-
tre i chierici cantavano l' « Ufficio
delle Tenebre», il fuoco divampò in
un angolo remoto del fabbricato.
L'edificio divenne come una fornace
ardente. Le fiamme divoratrici, aiu-
tate da un vento secco e gagliardo,
balzarono in alto sulla collina so-
vrastante, ove sorgevano la catte-
drale, l'episcopio, la casa parroc-
chiale e l'oratorio. Tutta la collina
diventò come un vulcano, e la gloria
della Chiesa cattolica fu ridotta a
mucchi di cenere e di lamiere di-
storte come fogli d i carta straccia.
Passione di Gesù e passione nostra.
Quella notte tutto fu consumato dal
fuoco; ma non la nostra fiducia
nell'Ausiliatrice.
Maria Ausiliatrice
s i costruis c e la catte drale
Questo disastro suscitò la carità
universale. Un rinomato architetto
di Calcutta offrl i suoi servigi gratis
e preparò i piani per una chiesa io
cemento armato, secondo i moderni
metodi antisismici. La nuova catte-
drale, dedicata a Maria Ausiliatrice,
sarebbe sorta come la Basilica di
Lourdes, sopra la collina, con la
cripta, con l'anfiteatro ai piedi della
collina, con due rampe di scalinate
che portano alla chiesa troneggiante
in alto, con la spianata di fronte
chiusa dalla cornice dell'artistica Via
Crucis e dal gruppo del Calvario.
Dopo due anni di lavori, la crjpta
dell'Immacolata di Lourdes era aperta
al culto.
Ma nel 1940 un disastro ancora
più tragico s'abbatteva sulla missione.
Quando l'Italia venne travolta nel-
l'immane conflitto della seconda guer-
ra mondiale, 135 missionari salesiani
vennero internati in campo di con-
centramento, migliaia di chilometri
lontani dall'Assam. Novantacinque di
essi appartenevano a questa missione.
Rimanevano sul posto pochi sacer-
doti col vescovo. Intervenne di nuovo
l'Ausili~trice. Il coadiutore salesiano
signor Mantarro, costruttore della
cattedrale, era tra coloro che dove-
vano essere internati. Ci rivolgemmo
a Maria Ausiliatrice. La nostra sup-
plica fu come un ultimatum alla
Mamma celeste: «Se vuoi la tua
chiesa, pensaci tu». E il segretario
del Governo dell'Assam, signor Den-
nchy, sebbene non cattolico, can-
cellò Mantarro dalla lista dei sale-
siani internati. Cost i )avori conti-
nuarono in piena guerra, mentre le
superfortezze americane volavano nel
cielo assamese e le truppe giapponesi
avanzavano in Assam. L'opera na-
scosta, paziente, costante del bravo
confratello, nonostante la scarsezza
generale di materiali, con l'aiuto
dcli'Ausiliatrice, compi il miracolo.
La guerra trasformò Shillong in
un immenso campo militare, di sog-
giorno e di riposo per soldati prove-
nienti da tutte le parti del mondo.
Nella processione della Madonna una
turba cosmopolita onorò l'Ausilia-
trice. Le offerte affluirono numerose
da parte degli stessi soldati che rin-
graziavano la Madonna per tanti
pericoli scampati, specie gli aviatori
americani, che dovevano sorvolare
l'Himalaya.
Passò ·1a guerra. 11 15 agosto del
1947 le campane della risorta cat-
tedrale suonavano a distesa per cele-
brare l'indipendenza dell'India. Il
15 novembre seguente la cattedrale
veniva solennemente benedetta. Io
quei giorni la Madonna ci ha fatto
un regalo. li segretario del Go-
verno dell'Assam, il signor Dennehy,
che ci aveva tanto aiutati in quegli 23

3.6 Page 26

▲back to top
A
-V
... ...,.......;;......,...,..............a,,..,_ _.::-
Suore diocesane missionarie di Maria Ausiliatrice. fondate da mons. Ferrando nel 1944. Dall'alto:
novi~ie (In nero) - professe (,n bianco) - aspiranti (sedute).
anni di guerra, in cui il demonio terremoto, sul fuoco, sulla guerra,
pareva volesse distruggere la missione, sulle opposizioni d'ogni genere.
e che per la costruzione della cat- I cattolici, che in Assam erano
tedrale aveva tenuto il signor Man- 5000 nel 1922, sono ora più di
tarro fuori del campo cli concentra- 200.000. Nel 1922 non c'era che la
mento, ebbe da Maria Ausiliatrice la prefettura apostolica di Shillong; oggi
grazia della conversione.
ci sono tre diocesi affidate ai salesiani
e una prefettura apostolica. Nel
1q22 le stazioni missionarie in Assam
e~ano 5, ora sono 45. Nel 1922 non
L 'Au~iliatrice proclamata vi erano seminari, noviziati ecc.;
Patrona di Shillong
ora c'è una meravigliosa fioritura di
Da quell'anno la cattedrale-san-
tuario divenne un centro mariano cli
pellegrinaggi dei villaggi Khasi, della
valle del Bramaputra e delle colline
Garo.
Dopo il 1947 seguirono avveni-
menti importanti. Si ebbe l'incoro-
nazione solenne del simulacro del-
l'Ausiliatrice con corone artistiche,
case di formazione; ci sono scuole
industriali e agricole, molte scuole
superiori e quattro collegi universi-
tari. Nel 1922 il nostro apostolato si
svolgeva fra i Khasi e_ i cristiani
Oraon e Munda nelle piantagioni del
tè: ora anche i Garo, i Boro, i Mikir,
i Lalung e i Santali hanno ricevuto
la buona novella.
imitazione delle corone dell'Ausilia-
trice in Torino, cesellate da un ore-
fice indiano con oro e argento of-
ferti dai fedeli.
L'Ausiliatrice venne proclamata dal-
La Madonna di Don Bosco
in Cherrapoonjee
la Santa Sede patrona ufficiale della Cherrapoonjee sulle colline Khasi
diocesi cli Shillong. Per la concessione (Assam) è uno degli innumerevoli
di questo decreto sorsero diliìcoltà villaggi che punteggiano l'India. Il
impreviste: la pratica parve arenata suo nome si trova nei libri di geo-
per sempre, ma quando si stava per grafia, perché è il paese più piovoso
abbandonare ogni speranza, il Rettor del mondo. Don Aurelio Maschio
Maggiore ci faceva pervenire il so- nel 1933 fu inviato a Cherrapponjee
spirato decreto con queste parole: e vi inizib subito la stampa cli un gior-
«È la Madonna che l'ha voluto». naletto mensile dal titolo La Madonna
Un terzo avvenimento fu il pro- di Don Bosco e lo lanciò in tutto il
gressivo abbellimento del Santuario. mondo. Maria Ausiliatrice dispensb
Siamo poveri e abbiamo fatto quel grazie e favori a coloro che la invo-
che si è potuto, ma anche senza cavano. Afil.uirono le offerte di de-
marmi preziosi il Santuario è una voti riconoscenti e la chiesa della
delle più belle chiese dell'India. Così Madonna di Don Bosco aveva già
24 la Vergine Ausiliatrice trionfò sul le sue fondamenta, quando don Ma-
schio fu trasferito a Bombay dove,
in un campo immensamente più
vasto, doveva diventare l'apostolo del-
)' Ausiliatrice.
Per dieci anni la pioggia si rovesciò
a torrenti su quelle fondamenta. Al
termine della guerra don Pietro To-
nello venne incaricato della missione
di Cherrapoonjee e con fede rico-
minciò il lavoro di don Maschio.
Il signor Mantarro, il costruttore
della cattedrale di ShiUong, sor-
vegliò i lavori cli una chiesa che do-
veva sfidare i 15.000 mm. cli pre-
cipitazione atmosferica annuale e
resistere alle scosse dei terremoti e
alle furie dei cicloni.
Finalmente nel 1952 il Vescovo cli
Shillong aveva la gioia di benedire
il nuovo tempio fra l'esultanza
generale. La bella facciata domina
l'altipiano sottostante, che dopo tre
miglia si avvalla giù nella pianura
del Pakistan con altissime pareti roc-
ciose, dalle quali predpitano rumo-
reggianti le acque del diluvio, in un
paesaggio fra i più interessanti.
Don Bosco ha detto: • Propagate
la devozwne a Maria Ausiliatrice e
vedrete che cosa sono i miracoli•>.
Noi abbiamo parlato solo dell'umile
Assam, ma l'Ausiliatrice ha compiuto
meraviglie ancor più grandi sulle
vie dei figli di Don Bosco a Krish-
nagar, a Calcutta, a l\\iladras, a Bom-
bay, a Delhi.
Nel 1949 tutto l'Episcopato del-
l'India presentava alla Santa Sede
umile supplica per ottenere l'esten-
sione della festa cli Maria Ausilia-
trice alla Chiesa universale.
I salesiani in India sono circa 900;
le Figlie di Maria Ausiliatrice, glo-
riosa corona della celeste Regina,
sparse per tutta l'India, hanno an-
ch'esse il loro inno cli gloria e di rin-
graziamento da innalzare all'Aiuto
dei Cristiani, il cui nome e amore
esse diffondono ovunque arrivano
con le loro meravigliose opere di
educazione. Con ragione l'Arcive-
scovo mons. Luigi Mathias, di santa
memoria, soleva scherzosamente mo-
dificare le parole viste in sogno da
Don Bosco nel Santuario di Valdocco:
<t Hic domus mea; inde gloria mea »
in queste altre: «Hic domus mea;
India gloria mea ».
STEFANO FERRANDO
Vescovo di Shillong

3.7 Page 27

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RAMOSCELLI DI ULIVO
ANAZARET
Intervista col direttore
dell'opera Salesiana a Nazaret
Nazsret. In alto domina il complesso sale-
siano con la Basilica dì Gesù Adolescente.
Don Carlo Bécot viene da N azaret.
Nazaret eonta oggi 30.000 arabi
(metà cristiani e metà musulmani)
e in più 20.000 israeliani della vicina
N azarct-Ilit.
Nazarct è piena di rico.rdi di Gesù,
che ci visse quasi trent'anni, nel
silénzio e nel na!lconùimento,
Dice il Ricciotti che la Nazaret
dei tempi di Ge:-ù e di Maria « non
doveva essere niente di più che un
villaggio trascurabile e privo di
attrattive». Nient'altro che poche
case in un terreno un po' acciden-
tato, che attualmente noi si consi-
dererebbe pittoresco, ma che l'an-
tichità sicuramente apprezzava mol-
to poco. Una sorgente, chiam.ata
oggi « Fontana della Madonna »,
riforniva di acqua i nazaretani e le
carovane che vi passavano in pro-
venienza dalle regioni desertiche.
Negli immediati dintorni alcune al-
ture: una rupe di una decina di
metri, accanto alla quale si presume
sia i,tata edificata la prima sill;i•
goga. A tre chilometri, un picco che
domina da più di 300 metri di altezza
la vallata di Esdrelon.
Secondo Daniel-Rops e secondo lo
storico israelita Klausner, Nazaret,
invece doveva essere una città pri-
vilegiata. Daniel-Rops vi scorge « un
cerchio di colline armoniose, disse-
minate di piccoli recinti. Neri ci-
pressi svettano fra gli oliveti, le
vigne e i campi di grano. I suoi
giardini sono fioriti di gigli e di
verbene. e sopra numerosi muretti
e muri le buganvillee ostentano
sontuosamente la loro cappa epi•
scopale ».
Secondo Klausuer « la bellezza di
Nazaret e delle montagne che cin-
gono la Galilea, e il panorama
meraviglioso di questo paese calmo
e dolce non si possono più dimenti-
care».
Comunc1ue tria, il turi5ta o il pel-
legrino che oggi arriva per la -prima
volta a Nazaret, rimane affascinato
dalla suggestione e dalla maestà
del luogo. Nazaret è costruita su
una balconata di colline che domi- 25

3.8 Page 28

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nano la pianura. Al riparo dei grandi
turbini della storia, Nazaret li do-
mina dall'alto dei suoi valloncelli,
delle sue dolci ondulazioni, de]le sue
case ammucchiate. A Nazaret Gesù
visse i suoi « anni oscuri ». Pascal
·d dedica una frase: « Di trentatré
anni, Gesù ne visse trenta senza
manifestarsi ».
Lo lunga strada
•••
1 ·-
Don Bécot viene da Nazaret.
È naturale quindi che lo sottopo·
niamo a un interrogatorio per ca-
vargJi fuori qualche notizia sull'opera
salesiana a azaret. Prima però
gli rivolgiamo una domanda sulla
guerra dei sei giorni tra Israele e
gli Arabi, che ba sconvolto la carta
della Palestina:
- Riusciranno gli arabi e gli
israelia11i a trovare la pace?
llisponde:
- Io penso che le speranze di
pace - shalòm, salaàm - nel
Medio Oriente siano oggi maggiori
di quanto mol ti credono.
Poi passiamo a parlare della vita
a Nazaret e dell'opera salesiana. A
Nazaret araba ci sono tre parroc-
chie cattoliche: una greco-cattolica
o melchita, l'altra latina e la terza
maronita; e ci sono parecchie chiese
o cappelle protestanti: anglicana,
battista, Chiesa di Cristo ecc.
- Allora siete in condizioni ideali
per svolgere un lavoro ecumenico ?
- Certo - :risponde - l'ecume-
nismo è possibile, ma difficile, anche
dopo la visita del Santo Padre
Paolo VI a azaret e anche dopo il
Concilio Vaticano II; il passato non
lo si cancella con un colpo di spugna;
si stenta a seppellire l'ascia della
polemica; è però v:isihile uno sforzo
comune per andare d'accordo; i sale-
siani, per esempio, che nella loro
Scuola di Gesù Adolescente hanno
ràgazzi e giovani di tutti i riti e
cli tulle le religioni, fanno tutto ciò
che possono per favorire il reciproco
avvicinamento, ma non si nascon-
dono che la strada è ancora molto
]unga. A intervalli regolari notiamo
che avvengono riunioni e scambi di
idee tra i vescovi melchita e orto-
dosso, il vicario generale maronita
e il pastore protestante. Dunque,
26 nonostante tutto, c'è da sperare.
Un gruppo di allievi salesiani in ritiro
spirituale sul Tabor,
il monte della Trasfigurazione.
Il nuovo laboratorio di meccanica,
dono del!a Caritas Olandese.
Non meno grandioso è Il laboratorio di saldatura,
offerto dai cattolici della Germania.
L"abslde della basilica di Gesù Adolescente.
In primo piano
li laboratorio di meccanica in costruzione.

3.9 Page 29

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- Ed eco11omicamen1e rom'è Na•
::aret?
- Ecco: la Nazarct degli arabi è
una città che vive sull'artigianato,
ma è un artigianato che si sta spe-
gnendo insensibilmente. In com-
penso sono sorte alcune piccole
industrie (di mobili, di vestiario, di
acque gassose). Prima della ultima
« Guerra dei Sci Giorni », parec-
chie migliaia di arabi andavano a
lavorare quotidiamunente nrlla città
vicina di Ilaifa e nei kibbm:im C'brei.
Oggi In ripre:;a è difficile e un po'
lenta.
Ma l'argomento che interessa di
più don Bécot è la Scuola di (;c,.ù
Adolesct•nte. Quando ne parla gli
occhi gli si illuminano. Dice che la
scuola per molti anziani e ,·cc·cb.i tli
Taza.rot conserva ancora il nome ili
« Ahuliatama », che significa Scuola
del P11di:e degli Orfani. Gli allie'"i
appartengono a tutte Je religioni.
Ci sono i cristiani di diveree sfu-
matllre: cauolici. ortodo~si e riro-
teetanti; e111<i• non hanno difficoltà a
seguire i cor:;i di istruzione religio,a
e a partecipare alle funzioni in
chiesa. Poi ci sono gli allievi non cri-
stiani, cioè mu~ulmani, che natural-
mente non frequentano i corsi dì
religione e non assistouo 1111<' fun-
zioni in chiesa, però ci sono affe-
zionatissimi. Ogni anno le domande
di iscriH!n<i ai cor,;i tecnici da parte
dei mW<ulmaui aumentano. Ciò è
do, uto nU'a.lto grado di prestigio e
di serietà educativa di Clii godt> la
scuola. Non abbiamo invece allie, i
ebrei, perch~ tutto il nostro s i1,te11:1a
scolastico è basato s u1l'arabo.
- Don Bécot, rome li gimlico i
ragaz~i arabi?
- Come tutti i ragazzi del mondo.
Cc ne ~ono di buoni, di docili~"imi,
di mnlleabili; ce ne i.ono di refrat-
tari, di duri, di scorbutici, di bibo·
gnobi di pazienza. Ma io penso che
il guaio per questi ragazzi difficili
non pro, cng-a da loro (poveri ra-
gazzi! sono anche troppo hlloni) ma
da.i loro genitori che ne hanno molti
da crc1,cerc e non li curano. Quindi
li abbandonano a se stes,,i. E lei
sa, il ragazzo lascjato senza briglie
è come u1J puledro matto. Chi lo
ferma?
Un
,n - ••
Don Bh'ot, tutti quelli rhe
passano per Nn::aret ci dicono (h<>
i salesiani hanno una basilica mera-
t·igliosa. Del resto, l'abbiamo vista
sui ielesrh~rmi in occasione della
visita del Santo Padre. È d'accordo
nel dPfinirlo un gioiello?
- D'arcordissimo. Ha un'archi-
tettura incantevole; è di stile gotico
all'interno, l'unica di questo genere·
in tutto lo Stato di Israele; e po•
la sua 1,emplicità di linea strappa
un '"ah" di ammirazione a ogni
in-rendente che la vede.· Pensi che
attira ogni anno migliaia di pelle-
grini e di turisti. I grandi pellegri-
naggi franrebi 80prattutto l'hanno
messa in LC!lla nella loro agendina
di visite. Qlla~i tutti i pellegrinaggi
anglicani in Terrasnnta vi si dànno
convegno perché vi trovano pace
e un clima raccolto. La gente ci
viene tanto ,olentirri a prega-rP. È
uno dei grnndi appuntamenti del-
l'anima a Naznrtrt.
Don Bécol rìfcriHcc anche il lavoro
che svolgono n "'ìazaret, paralle-
lamente ai ~nle,iaui, le Figlie di
}faria Au~iliatrice. Hanno asilo, seno·
Ja di taglio, oratorio, con;i di i,tru-
zione catet·hi,-t ìc,a. Fanno quello chi·
Gesù racconla in una parabola:
come una buona madre di famiglia,
mettono il pugnetto di lievito nella
pasta araha, \\ID t)uguotto di lievito
cristiano. E la pasla viene lie" itata,
diventa soffice r noccante. « Com
misterio,,o il Regno di Dio! ».
...
Qui il l!uperiore dei salesiani tli
Nazaret si abbandona a una spNil'
di bilancio conclush o.
- Dal punto di vista religioso
(che è quello che fondamentalmente
ci interecsa) i nchlri ragazzi rice, ono
alla scuola una formazione religio~a
che noi vogliamo solida: corsi di
~tniziope, tnl'~~e dialogate e c(ln•
tate .in arabo, confereozine aJ mat-
tino e buo11euotli alla sera, ritiri
mensili. Noi cerchinmo di suscitare
tra i nobtrì giovani i futuri quadri
dirigenti ddl'-\\7.ionc Cattolica e le
Yocazioni &acerdotali. I sale,,iani non
sono i soli a lavonue a l'iazaret;
ci sono tra gli altri i Francescani e
i Fratelli deUe Scuole Cristiane. M11
s i pensa cl1e i figli di Don Bosco
Scuole dt Gesù Adolescente,
Mons. Isodoro,.
vescovo ortodos90 di Na:uret {al centro)
col direttore Don BécoL
siano attrezzati per allevare ragazzi
nell'epoca degli spuinik e dei mis!!ili.
La nostra responsabilità è pesante
perché la gerarchia ecdt>•iastica di
qualsia:;i rito conta :,ui :,alesiani.
Ci dicono: « Ci sopl"le fare. Fate ».
I dodici snlcsiani attuali di Na-
zaret, saccrdol i e coatliutol'i (il
ruolo dei coadiulori è insostituibile),
si sentono rct,,ponsaliili dell'avvenire
materiale e spirituale clei gio'\\'ani e
delle loro famiglie. Lottano c<>n
coraggio e fiducin contro difficoltà
finanziarie enormi; 001.i hanno il
rischio della fede: coi,.truibCOno ca-
pannoni importanti e molto moderni
(tra l'altro due lahoralori di mecca-
nica generale e di iialtlat ura) mercé
l'aiuto di opere caritativi' di molti
Paf'"i esteri. Ma molle rose restano
ancora da fare: per e,cmpio. l'ac-
quio.to di nuo, e macchine: di torni
:.oprattutlo, per completare l'equi-
paggiamento im1ufficienle della scuola
cli meccanica. Quando lutto sarà fì..
nito (un sogno forse?) Naremo in grado
di accogliere non più 300 giovani
come adesso, ma 400 e anche più.
- Don Bé<'ot, - gli chiediamo
per finire - pensa rhe ques10 avverrò.
presto?
- Lo spe-ro - risponde. e una
Hcinlilla tli Hperanza e di gioia gli
traluce negli occhi. Don Boi;co
ha lottato tutta la v ita per i suoi
ragazzi. I suoi figli di Nazaret con•
tinuano sulla !>l tlstia str11da e cer-
cano di con..~en·arc intatto il su.o
otlimi5:mo e la oua fede. Dopo tntto,
non facciamo opera pt•rsonalt": lavo-
riamo per la Chie~a. È questo il
noHtro modo di piantare gli ulivi
per la pace llt!l l\\1◄-dio Oriente.
27

3.10 Page 30

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Torna a vederci
dall'occhio sinistro
Mio fratello maggiore frequentava
a Milano il corso di capostazione.
Un giorno si accorse che non ci ve-
deva quasi più dall'occhio sinistro.
Consultato un oculista e poi altri
ancora, tutti confermarono che si trat-
tava di cosa grave. Ricoverato all'Of-
talmico, si senti ripetere la stessa dia-
gnosi dal professore primarie), che
tuttavia prescrisse al fratello una cura
allo scopo di fermare la malattia, ma
senza dargli speranza di riacquistare
la vista. Appena lo seppimo, comin-
ciammo in famiglia una novena a
Maria Ausiliatrice e, trovata in casa
un'immaginè con la novena, la inviai
al fratello. Frattanto mi venne sotto
mano il Bolletti.110 Salesiano in cui si
narrava la guarigione di un bimbo
all'occhio sinistro per intercessione di
San Domenico Savio. Interponemmo
quindi anche la sua intercessione.
Dopo pochi giorni, con stupore e
grandissima gioia ricevemmo una let-
tera del fratello con la notizia che
Maria Ausiliatrice l'aveva guarito e
ci vedeva cli nuovo chiaro. Espri-
meva quindi tutta la sua gioia rico-
noscente.
Tt'"t Archirofi (C11tania)
NUNZfO COSTANZO
La bimba era caduta
col ginocchio s ulla falce agricola
La nostra piccola Maria Grazia di
6 anni, mentre pap~ e mamma erano
occupati nella vendemmia, si diver-
tiva poco lontana da loro con alcune
compagne. Ma ecco che una di esse,
inavvertitamente, la urtò facendola
cadere su di una falce dimenticata
da un contadino. Si udì un grido
straziante: la piccola aveva battuto
il ginocchio destro sulla tagliente falce,
che le aveva reciso due tendini e la
28 rotula che ricopre l'osso del ginocchio.
Ne segul un'abbondante emorragia.
I genitori, affranti dal dolore e im-
potenti a soccorrerla, la portarono al-
l'ospedale, ma non trovarono subito
un chirurgo che la operasse. La povera
mamm.'l piangeva e pregava Maria Au-
siliatrice con tra le brc1ccia la bimba,
che pur soffrendo molto, pregava
anch'essa con un fervore com.movente.
Finalmente si trovò un chirurgo di-
sposto a operarla, ma assai dubbioso
circa l'articolazione del ginocchio. La
bimba rimase senza dar segni di vita
per z4 ore. Nel frattempo la zia,
Figlia di Maria Ausiliatrice, unì le
ardenti preghiere sue e della oomu-
nità. E la bimba, con meraviglia del
chirurgo stesso che pensava di do-
verla ingessare per qualche ternpo,
usci dall'ospedale perfettamente gua-
rita e riprese a correre e a giocare
con gli altri bimbi con una gioia più
sfavillante di prima.
Besnca (Treviso)
Coniugi GIOVANNI MARCON
EGlDIA 1'AR ARA'7
Era in condizioni disperate
per meningite
La nostra bambina, alunna delle
Figlie di Maria Ausiliatrice di Pa-
lermo, a chiusura dell'anno scolastico,
si ammalò gravemente di meningite,
per cui venne ricoverata d'urgenza
all'ospedale di quella stessa città e
posta sotto le cure di valenti m~~ici;
Questi non nascosero le cond1z1om
disperate della piccola degente. An~
gosciati, implorammo la validissima
intercessione di Maria Ausiliatrice e
di San Domenico Savio, mentre po-
nemmo sul cuore della bambina l'a-
bitino del Santo. Si assodarono alle
fiduciose suppliche le buone Suore e
tutti i nostri cari. Al termine della
novena le condizioni della piccola non
erano più disperate: a poco a poco
riacquistava conoscenza e migliorava
fino alla guarigione. Adempiamo
quindi il voto fatto, chiamando la
nostra figliuola col bel nome cli 11:aria,
e come segno della nostra infinita ri-
conoscenza, inviamo modesta offerta.
Caltabe/loua (Palermo)
GIUSEPPE e MARIA COLLETTI
Evidente l'intervento divino
Mio fratello si era deciso a entrare
in clinica per sottoporsi a una rese-
zione gastrica per ulcera duodenale.
Premetto che nel 1961 era già stato
operato di ulcera perforata. Quando
lo aprirono, trovarono aderenze e com-
plicazioni tali che il chirurgo a u'.n
certo momento si volse a me e disse
che l'avrebbe chiuso limitandosi a
fare una gastro-entero. In quei mo-
menti di angoscia invocai Maria Au-
siliatrice e San Giovanni Bosco
perché illuminassero il chirurgo e i
suoi assistenti; ed ecco che essi si
decidono a fare una gastro-resezione
normale. Dopo tre ore l'intervento
ebbe fine, ma non ebbero fine i guai,
perché cominciò una emorragia infre-
nabile. Dopo qualche giorno si ag-
giunse una broncopolmonite da stasi
e intolleranza degli antibiotici. Inten-
sificammo la fede e le preghiere, e
oggi posso affermare che Maria_ Au:
siliatrice e Don Bosco ci hanno aiutati
in forma evidente. Il fratello è gua-
rito. Io che lavoro in ospedale, ho
potuto darmi conto dell'intervento
divino.
Rovereto (Trento)
LIDIA BERTOLINI
Anna Daffronto in Lorla (Lercara Friddi - PA)
dichiara che il fratello, affetto d~ spondilosi
ri~omcliCII, fattosi vplontario dello sofferenza
e, consolatore a sua volta di anime afflitte,
già ridotto in fin di virai si rip_r~•e _procligio-
samente invocando l\\1ana A\\ISihatr,ce.
"Rosa Perego, lnsegnan1e (Lecco - CO) attri-
buisce a M. A. e a S. G. B. la guarigione di
un"allieva in fin di vita, uttenuta dalle pre-
ghiere dei condiscepoli.
Beatrice Riboldi ved. G alliani (Milano) rin-
grazia S. C. B. per la sua salv~zo. in una
caduta pcricoloaa.
Ida Vlanclli Suwan (Banano dd Grappa - VI)
ringruia Snn Giovanni Bosco per 111 salute
ricuperam.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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CON QUALI MEZZI FU EDIFICATA
LA CHIESA DI MARIA AUSILIATRICE?
Rispande Don Bosco
Quelli che hanno parlato o udito a par•
lare di questo sacro edifizio avranno de-
siderio di sapere donde siansi ricavati i
meui. lo mi trovo in grave difficoltà di
rispondere a me stesso, perciò meno In
grado di soddisfare agli altri. Dirò adun-
que che i corpi legali diedero da principio
belle speranze; ma in pratica giudicarono
di non concorrere. Alcuni agiatì cittadini
scorgendo la necessità di questo edi-
fizio, fecero promessa di vistose elargi-
zioni, ma per lo più cangiarono divisa-
mento e giudicarono meglio di impiegare
altrove la loro beneficenza.
Coll'offerta del Santo Padre e di qual•
che altra pia persona si poté far acquisto
del terreno e non altro; sicché quando
si trattò di cominciare i lavori io non
aveva un soldo da spendere a questo
scopo. Qui da una parte vi era certezza
che quell'edifizio era di maggior gloria di
Dio, dall"altra contrastava l'assoluta man•
canza di meni. Allora si conobbe chiaro
che la Regina del cielo voleva oon 1
corpi morali, ma i corpi reali, cioè i veri
divoti di Maria dovessero concorrere alla
santa impresi,, e Maria volle essa mede•
sima porvi la mano e far conoscere che
essendo opera sua Ella stessa voleva edt•
ficarla: Aedificavn sibi domum Maria
lo adunque Intraprendo il racconto delle
cose come sono succedute, e racconto
coscienziosamente la verità. Ecco adun•
qua. Gli scavi erano cominciati, e si avvi •
cinava il giorno di quindicina quando
appunto si doveano pagare gli zappatori,
e non si aveva danaro di sorta; quando
un fortunato avvenimento apri una via
inaspettata alla beneficenza. A motivo
del sacro ministero fui chiamato al letto
di una persona gravemente inferma. Gia-
ceva immobile da tre mesi, travagliata da
tosse e febbre con grave sfinimento di
stomaco. Se mai, ella prese a dire, po-
tessi riacquistare un poco di sanità, sarei
disposta a fare qualunque preghiera, qua•
lunque sacrifizio; sarebbe per me un
gran favore se potessi anche solo alzarmi
di letto.
Che cosa intenderebbe di fare 7
Quanto mi dice.
Faccia una novena a Maria Ausilia•
trice.
- Che cosa dire 7
- Per nove giorni reciti tre Pater, Ave
e Gloria al SS. Sacramento con tre
Salve Regina alla Beata Vergine.
- Questo lo farò; e quale opera di
carità 7
- Se giudica bene e se otterrà un vero
miglioramento alla sua sanità, farà qual•
che offerta per la chiesa di Maria Ausilia•
trice che si sta cominciando in Valdocco.
- Si. si· ben volentieri. Se nel corso
di questa novena io otterrò solamente dt
potermi alzare d1 letto e fare alcuni passi
per questa camera, farò un'offerta per la
chiesa dì cui mi parla ad onore della
Santa Vergine Maria.
Si cominciò la novena ed eravamo già
all'ultimo giorno, io doveva dare in
quella sera non meno di mille franchi a1
terrazzieri. Vado pertanto a Visitare la
nostra ammalata, nella cui guang1one
erano tutte le mie risorse, e non senza
ansietà ed agitazione suono il campanello
dell'abitazione di le,. La fantesca mi apre
e con gioia m1 annunzia che la sua pa•
drona era perfettamente guarita, aveva
già fatte due passeggiate ed era già an•
data in chiesa per ringraziare il Signore.
Mentre la fantesca in fretta quelle cose
raccontava, s1 avanza giubilante la stessa
padrona dicendo: lo sono guarita, sono
già andata a ringraziare la Madonna San•
tissima; venga, ecco il pacco che le ho
preparato; è questa la prima offerta, ma
non sarà certamente l'ultima. Prendo il
pacco, vado a casa. lo verifico, e c, trovo
cinquanta napoleoni d'oro, che forma-
vano appunto I mille franchi di cui abbi•
sognavo.
Questo fatto, primo di questo genere,
io tenni gelosamente celato: nulladimeno
si dilatò come scintilla elettrica. Altri e
poi altri si raccomandarono a Maria Au-
siliatrice facendo la novena e promet•
tendo qualche oblazione se ottenevano la
grazia implorata. E qui se io volessi
esporre la moltitudine dei fatti, dovrei
farne non un piccolo libretto, ma grossi
volumi.
Male di capo cessato, febbri vinte, pia-
ghe ed ulceri cancranose sanate, reuma-
tismi cessati, convulsioni risanate, male
d'occhi, di orecchie, di denti, di reni
istantaneamente guariti; tali sono i meuì
di cui servissi la misericordia del Signore
per somministrarci quanto era necessa•
rio a condurre a termine questa chiesa.
Torino, Genova, Bologna, Napoli, ma
pii) di ogni altra città, Milano. Firenze.
Roma furono le città che, avendo in
modo speciale provata la benefica Influen-
za della Madre delle grazie invocata
sotto il nome d, aiuto dei cristiani, dimo-
strarono eziandio la loro gratitudine colle
oblazioni. Anche pii) remoti paesi come
Vienna, Parigi, Londra e Berlino ricor-
sero colla solita preghiera e colla solita
promessa a Maria Ausiliatrice. Non mi
consta che alcuno sia ricorso invano.
Se tu, o lettore, entrerai in questa
chiesa, vedrai un pulpito per noi di
elegante costruzione; è una persona gra-
vemente inferma. che ne fa promessa a
Maria Ausiliatrice. guarisce ed ha com -
piuto il suo voto. L'altare elegante della
cappella a destra è di una matrona romana
che lo offre a Maria per grazia ricevuta.
Se gravi motivi, che ognuno può di
leggeri supporre, non persuadessero diffe-
rirne la pubblicazione, potrei dire paese e
nome delle persone che da ogni parte
fecero ricorso a Maria. Anzi potrebbesi
asserire che ogni angolo, ogn, mattone
di questo sacro edifizio ricorda un bene-
fizio, una grazia ottenuta da questa au-
gusta Regina del cielo.
In questi ultimi tempi la miseria fa-
cendosi in modo eccezionale sentire, noi
pure andavamo rallentando i lavori per
attendere tempi migliori alla continua•
zione dei medesimi, quando altri mezzi
provvidenziah vennero in soccorso. li
colèra morbus che infieriva tra noi e
ne' paesi confinanti commosse i cuori più
ìnsensibili e spregiudicati.
Fra le altre una madre vedendo un suo
unico figliuolo strouato dalla violenza del
male. lo invitò a fare ricorso a Maria San-
tissima aiuto dei cristiani. Nell'eccesso del
dolore egh profferl queste parole: Maria
auxilium Chr,stianorum, ora pro nobis.
Col più vivo affetto del cuore la madre
ripeté la medesima giaculatoria. In quel
momento si mitigò la violenza del morbo.
l'infermo diede in un copioso sudore a
segno che in poche ore restò fuori di
ogni pericolo, e quasi intieramente gua-
rito. La notizia di questo fatto s, dilatò,
altri e poi altri si raccomandarono con
fede in Dio onnipotente e nella potenza
di Maria Ausiliatrice con promessa dt
fare qualche offerte per continuare la
costruzione della sua chiesa. Non si sa
che alcuno abbia in questo modo ricorso
a Maria senza essere stato esaudito.
Mentre scrivo ricevo (maggio 1868)
un'offerta con una relazione di per-
sona di molta autorità, che mi annun•
zia come un paese mtiero fu in modo
straordinario liberato dall'infestazione del
coléra mercé la medaglia, il ricorso e la
preghiera fatta a Maria Ausiliatrice. In
questa guisa sopravvennero oblazioni, da
tutte le pani, oblazioni, è vero, di pic-
cola entità, ma che messe Insieme ba-
starono al bisogno.
Cosi noi abbiamo condotto questo per
noi maestoso edifizio con un dispendio
sorprendente senza che alcuno abbia mai
fatto questua di sorta. Chi lo crederebbe 7
Un sesto della spesa fu coperto con obla•
zioni di persone dlvote; il rimanente
furono tutte oblazioni fatte per grazie
ricevute.
Dal libro: M1,r•vlflh• dt1/la Mt1dr11 di O/o M•tla
Ausiliaulce del Sac. Giovanni Bosco • To11no. 1868 29

4.2 Page 32

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Riacquista 1,uso del braccio
In seguito a una caduta non riuscivo
più a muovere un braccio, che
restava inutilizzato con ~vidente mio
disagio. Ebbi l'ispirazione di rivol-
germi a don Rua, pregandolo di
Ottenermi di potermene nuovamente
servire. E don Rua mi esaudì.
Tutta la mia riconoscenza va a Dio,
che ha dato al suo servo tanto
potere.
Mo11tuchio P. (Vicenza) MARIA TRETTI
Esaudita due volte
Mio marito ha avuto un incidente
automobilistico pe~ cui la parte
investita versava m fin di vita.
Rivoltami a don Michele Rua, la
vittima si è ripresa con grande
meraviglia dèi professori curanti.
Per una seconda volta mi sono
raccomandata a don Michele Rua
in occasione di una ~ave malattia
dalla quale è stato colpito mio marito.
Anche in questa occasione la diagnosi
dei medici era disperata ; ma per
intercessione di don Michele Rua
la salute è rifiorita e presentemente
mio marito è in ottime condizioni
fisiche e morali. Desidero perciò
pubblica-re le grazie ricevute.
Bol(lìasco (Genova)
BALBO LUISA MARlA 13KRTELLA
Era affetta da sarcoma osseo
I genitori A. e K. B. di Zagreb
(Iugoslavia) sono sommamente rico-
noscenti al venerabile don Michele
Rua per la iuarigione della loro
bambina Maria. La piccola aveva
una gamba affetta da sarcoma osseo.
I medici per curarla le avevano già
tolto l'osso più sottile sotto il gi-
nocchio, ma la malattia era ormai
avanzata. Il personale addetto pre-
vedeva al massimo ancora due mesi
di vita e non dava alc11na speranza
di guarigione.
Per consiglio del sottoscritto ab-
biamo fatto una serie di novene chie-
dendo l'intercessione del venerabile
don Rua. Ormai sono passati alcuni
anni e posso affermare che la bam-
bina è guarita completamente, non
porta alcun segno della malattia
subita, frequenta la scuola ed è tanto
riconoscente al Venerabile.
Zagabria (l11go:,ia,·ia)
Per i genitori
DON MARINO MANDIC, salesiano
Giuseppina Ardillo (Villa/ba - Cal-
tanissetta) offre «modesta somma
ad onore e gloda del caro venerabile
don Michele Rua con il cuore pieno
di gioia e di gratitudine o, perché
in una grave circostanza ha potuto
costatare quanto sia grande la sua
carità e comprensione verso gli af-
flitti e i bisognosi di aiuto.
Rosina Bruno (San Damiano - Asti)
attesta che il suo piccolo Sergio di
tre anni veniva colto da appendi-
cite acuta con accesso peritonale.
Trasportato d'urgenza all'ospedale,
veniva operato con prognosi riser-
vatlss1ma, mentre nel dolore lei
pregava Maria Ausiliatrice interpo-
nendo l'intercessione del venerabile
Michele Rua. Ora il piccolo gode
ottima salute.
Anche quando non aveva più che un filo di voce...
Il 22 febbrafo 1888 - venti giorni dopo la morte di Don Bosco - il
suo primo successore don Michele Rua fu ricevuto in udienza dal Papa
Leone Xlii. Il giorno stesso don Rua ne dava relazione a Torino. Del lungo
dialogo svoltosi tra lui e il Papa diamo qui una sola battuta:
- Santità, il nostro amato Don Bosco c' inculcava tanto di professare la
più Illimitata obbedienza, rispetto e affezrone al Vicario di Cristo. Anzi
ricordiamo benissimo come in quest'ultima malattia, anche quando non
aveva che un filo di voce, di tratto In tratto parlando al superiori, che cir-
condavano il suo letto, loro diceva: « Dovunque vadano i Salesiani pro•
curino sempre di sostenere l'autorità del Sommo Pontefice, e di insinuare
e inculcare rispetto, obbedienza e affetto alla Chiesa e al suo Capo».
A queste parole ·11 Santo Padre parve commuoversi e disse:
- Oh, si vede che il vostro Don Bosco era un Santo simile in questo
a San Francesco d'Assisi, che quando venne a morire raccomandò cal-
damente ai suoi religiosi di essere sempre figli devoti e sostegno della
Chiesa romana e del suo Capo. Praticate queste raccomandazioni del
vostro Fondatore e il Signore non mancherà di benedirvi.
30
Vittoria Follloley Pramotton (Don-
11az - A.osta) dichiara che la cara
nipotina Paola di mesi tre era caduta
gravemente ammalata affetta da asma
bronchiale acuta con pericolo di
vita. Ncll'angos<;ia di quei terribili
giorni invocò con fede don Rua e
fu esaudita. Ora che la piccola sta
bene, invia modesta offerta per la
beatificazione del Venerabile.
Maddalena Accomino (Monteru-
biaglio - Tertii) ringrazia il venera-
bile don Michele Rua per la guari-
gione da una flebite con embolo che
- secondo il parere del medico -
metteva in pericolo la sua stessa vita.
Famiglia Gallino Roveto (Torino)
ottenne, pregando don Rua, un favore
che non era riuscita a ottenere con
i mezzi umani e che era indispensa-
bile per la salute molto debole della
sua bimba.

4.3 Page 33

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Nessun m edico le consigliava
l'operazione
Da tanto tempo ero sofferente di
cuore a causa cli una caduta che aveva
provocato una lesione al cuore e uno
spostamento alla bile. Era necessario
togliere la bile, che mi provocava
tanti dolori e tante coliche; ma nes-
sun medico mi consigliava di sotto-
pormi a un intervento chirurgico
perché il cuore non avrebbe soppor-
tato l'intervento né l'anestesia.
D'altronde cosi non potevo vivere per
le coliche che erano continue, nono-
stante le molte cure. Perciò decisi di
affrontare il pericolo invocando l'in-
tercessione di don Filippo Rinaldi e
promettendo, in caso di riuscita, di
offrire ogni anno per la sua beatifi-
cazione un mese della mia pensione.
L'operazion«r riuscì benissimo, anzi
- come disse il professore a mio ma-
rito che attendeva fuori della sala
operatoria - (( meglio di così non
poteva andare 1>. Qualche giorno dopo
l'operazione, feci vedere al professore
l'elettrocardiogramma fatto tre mesi
prima in altro ospedale. Mi disse che
se lo aves::;e visto prima dell'opera-
zione, non mi avrebbe operata, per-
ché - aggiunse - «per me non è
un complimento che una persona mi
rimanga sotto i ferri )). Ho creduto
mio dovere clichiarare quanto sopra
a gloria cli don Filippo Rinaldi,
perché sia tenuto presente nella sua
causa di beatificazione.
Montl!Teale Valullina (Udine)
.ELIA STEFANUTTO
La risposta è stata imm.ediata
Ero disoccupato da oltre otto mesi
causa la crisi economica che aveva
prima diminuito e poi tolto il lavoro
alla fabbrica dove lavoravo. In questo
lungo periodo ho cercato .iffannosa-
mente una qualche possibilità cli im-
piego, ma invano. La mia situazione
era aggravata dal fatto che non potevo
giovare ai miei genitori e ai numerosi
fratelli, e che dovevo differire la mia
sistemazione, pur avendo già un'età
discreta. Mi fu suggerita una novena
a don Filippo Rinaldi, che io ho
conosciuto attraverso la lettura del
Bollettino Salesiano. L'ho iniziata con
grande fede. La risposta è stata im-
mecliata e generosa. Non posso espri-
mere adeguatamente la mia ricono-
scenza per questa grazia di don Ri-
naldi, che risolve le mie difficoltà e mi
ridona serenità e speranza; grazia
tanto più grande in quanto il livello
di occupazione accenna tuttora ad
aumentare. Riconoscente, invio l'of-
ferta promessa.
SalzanQ {Vene.zia)
BRUNO MANENTE
GRAZIE ATTRIBUITE A
DON PIETRO BERRUTI
I. I
t
Da uria lettera
dell'Ispettore dei Salesiani del Cile
al direttore del Bollettino
a Con animo pieno di riconoscenza
a don Berruti devo comunicarle una
bella grazia da lui ottenuta.
11 giorno 18 ottobre ricevetti da
casa un cablogramma in cui il fra-
tello mi comunicava che la mamma
era ricoverata in ospedale, molto
grave. Scesi subito in cappella e rac-
comandai la mamma a don Berruti,
incominciando una novena, con pro-
messa di rendere pubblica la grazia.
Quindi inviai un cablogramma assi-
curando i familiari che ero spiritual-
mente vicino alla mamma e la bene-
dicevo.
Aspettai notizie. Passarono i giorni
e non arrivando nulla, mi convinsi
che don Berruti aveva ascoltato la
mia preghiera. Dopo quasi un mese
il fratello mi scrisse per annunciarmi
«con immensa gioia il miglioramento
della salute della mamma 1>; aveva
aspettato per accertarsi del migliora-
mento. Ricoverata nell'ospedale il
giorno 13 con dolori fortissimi e
febbre molto elevata, in pochi giorni
si era ridotta in ,fin di vita e i meclici
avevano dichiarato che non c'era spe-
ranza alcuna. Allora mi inviò il ca-
blogramma. Ma lo stesso giorno in
cui ricevette la mia risposta, (I con
stupore dei medici cominciò a dare
segni di miglioramento, scomparvero
i dolori e diminuì la febbre &. Dopo
un mese, anche se delicaL'l, le sue
condizioni di salutesono soddisfacenti.
Voglia unirsi a me per ringra-
ziare il caro don Berruti ».
Santiago (Cile) Don EUGENIO PENNATI
La grazia è venuta completa
Nell'estate scorsa un amico di mio
figlio, per una brutta caduta, è stato
25 giorni in coma. I medici non
davano nessuna speranza. Tutta la
fiducia era riposta neJla preghiera.
Leggendo sul Bollettino Saksia110 un
caso analogo risoltosi bene per in-
tercessione di don Bertuti, ho rivolto
le mie preghiere a tutti i Santi sa-
lesiani, ma in modo particolare a
don Berruti. La grazia è venuta
completa. I dottori hanno parfato di
grazia divina. Io sento che don Ber-
ruti ha fatto molto, perciò cicono-
scente invio una modesta offerta e
autorizzo la pubblicazione della grazia
affinché aumenti la fiducia nei Santi
salesiani.
Cremolino (Ale!l!;!indria) ANGELA BERETTA 31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Luigi Borino t Piossas~o (Torino) a 88 nnni.
Sacerdote di pt10fonda vita lntooriore, svolse un fecondo apostolato
all"estero (Medio Oriente e Svizzera) e in varie case d'Italia con u(..
fici di reaponsabihd. Sa ammirava in lui una mttezza di spinto, un
equilibrio psicologico, una finez.za di tra.tto che C:icevuno pensare a
San Francesco di Sales e a Don Bosco.
Amava ricordare un c,pisodw nel quale aveva avuto una pro\\'a lumi•
nosa dell• fede del venerobile don Run. Don Dorino ern direttore •
htambul quando ebbe la visita dl don Rua. Convcrsondo col Vcntl"11buc
sii manifestò l'idea di ampliare- l1 btìtuto eon l'acquisto di un terreno
~e il propr1etario non volcvn ci:e.dtrc. Don Rua volle vt'.'dcrt il luogo
e vi 2enò ~Jlcunc medsglit mormorando una preghiera. Qualrhe giorno
dopo il propdetario ,sì dichiarava disposto a. vende.re il terreno.
Don Giov anni Vitto rio Monticelli t a Buenos Aires " 78 anni.
Consacrb h sua vira ol culto dello religione e dello ociem:a. Ooçente
universitario di scienze nMuraU. fu injiun1to di med.aglia d·oro e. Jcl
premio HStrobcl" del1 1universitd dj Buenos .\\ires. Come scrittcre
lnsci11 numerose opere di divulg,-.zjone sciem1fica. Figura arnmir"llto.
e ama,a negli -ambienti scientifici è u.ni\\'ersitari del P.ae!J:e., re!ìt:t csempid
di una \\"oc.azione sacerdotale rutta spesa ad approfondLre la cono-
scenza di 010 e ol servi.zio degh uomini.
Don Jg naslo Muttu t a Tirupouor (Indio) a 88 onnl.
Coad. Saverio Savarimuthu t Tfrupauur (lndial u 80 .,nni.
Coad. Vlrla to CJprfano t u Cuìabà (llr..llt) a 85 anni.
Don Mattia Jager t a Treviri (Germon,a) o 78 onni.
Coad. E111erico Bartko t a GyOr (Unaheria) n 75 unni.
Don Nasareno PagnaneW t n l\\taccnta (Italia) a 67 anni.
Don Luigi Ravallco t a Shillong (Indio) a 61 anni (pa,/,r,,,,ro di /«i
,.n un pronlrua 11u.mt""ro).
lcnaslo RacCI t a Bahi• Bianca (.\\rgentlna) a 60 anni.
Coa d. Viro Loro f a Fire.me a 58 anni
Don Eugenio Dantec f a Pleumerit.Quinton (Frrmcia) a so anni,
Don Malachia Curran t a Hobart (Austrnlia) a 50 anni.
Coad. Mario Fontana t n Santa T"cl• (El Salvador) ;Q anni.
Don Alessandro De Neva ires t • Bùenos .-\\iros (.\\rgenullll) a 44 anni.
Don Ercole Galimberti t a Montevideo (Urugllll)') a 39 anni.
Don V l ttori,ano Rodrleue s t a Vigo (Spagna) a 38 anni.
COOPERATORI DEFUNTI
P. Cesta o Pera O. P. t a Torino 11 78 noni.
Conobbe i salesiani a. [scambul e .si legò in intima :1nua.z1a con nl-
cuni di essi, segnatamente col compianto don Puddu; poi segTeta:rio
del Consiglio Superiore. Per l'altezza dell"infl'egno e per la prepa-
razione scientifica fu richjamsto io lt3lh1 come docente. nello Studio
Generale cli Chieri. Dal 1927 visse nel convento di San Domenico in
Torino e da allora ebbe cordiali relazioni con l'Istituto lnternuionnle
Oon Bosco, oggi Pontificio Ateneo Salesiano,
Si prciltava per conferenze, per esa_mi, per revisione di libri; e i.n tal.i
contatti mostrava sempre la sua calda aimpada per l1 0pe-ra salesiana.
Nel 192Q. in occasione delta beatificazione di Don Bosco, ,eubblicò il
suo studio: / doni dello $piriro Sanro ntfl"am'ma d~I 8,0.10 Don Bo,co,
e nel tQS0! La 1antitd raulunta dal Savio, Quale contributo agli -studi
in occasione della beatificazione dj Domenico Savio. Nel r956 (u no.
minato socio effettivo della Pontificiil Accademia 'I"eologica Romana.
li Prefetto Oene..rnle don Albi.no li'edrigotti a11si1tcne alle onoranze fu.
ncbri in rappresentanza del Rettor Maggiore, unitamente ad altri
superiori e. .salesia11i.
Mons. Giovanni Gua.sso 1' a Capaccio (Salerno) • 60 nnni,
Parroco al Capac.cio da 17 anniJ lusda un ricordo inconceUabile per
il suo 7,e}o a_postolico. An1ava di un .amore sincero i golesi:mi e a.veva
c.osrituito nella su:1 p.arroechia un centro di Cooperatori thc curava
con amorè. ln memoria del fratello chierico snlesinno, mono 1n con..
ceuo di santità, era felice quando poteva avere in p.lrrOtchia qualche
chierico salesiano che si p.-cndesse cura dei ragùz:ZÌ.
Mons. Mario Villa t a Como • So 11nni.
Canonico Prevosto della Basilica Cattedrale di Como, decurione dei
Cooperatori salcsi3ni. zelontissimo pastore cli aoimc e sapiente con-
sigliere 1n non :,:empre Cac,ìli situazioni, ebbe una s-piçcata devozione
a San Giovanni Bosco. di cui era ~mmiratore, e: cercò di attuarn.c lo
•pirito ne.Ile molteplici opere cli apos-tO!ato.
Maestro don Giuseppe De Matteis t a Caluso (Torino) m 82 anni.
Educatore e apostolo, iconsacrò la fiU-8 lungQ: viu all'inaegnamen10
elementare come u unca mi&~ionc, preparando una schiera cli buoni
padri di Camiglia, di professionisti e dirigenti cli Azione Cattolica.
Cappellano per 30 anni nell'Orfanotl"Qfio delle Figlie di Moria Au-
s.iliatricc in Caluso, si prodigò quale paUr~ affettuoso per le or-fanine,
che guidò con tanto amore sulla vi-a del bene.
Amede o B l.zsouo t a Ros•àno Veneto (Vìomza) a QO nnni.
Pé.r molti anni fu benefattore della missione dd Giappone e del suo
studentato, Parecchi chierici giunsero al sacerdozio aiutati dalla 6ua
bontà. Sul letto dei ,uoi dolori volte ricordare anc.orn con una gene-
rosa offerta lo sua missione predilena.
Dr. A lb erto A v ert.n.l t a Roma.
Era orgoglioso di an·cr dato n Dio un figlio n~lla famiglia sn1esiann.
Per il auo amoTe a Don Bosco e l'alta stima che oveva del S\\10 metodo
educativo. volle che anche gli altri quatt,co suoi figli fos.s.,ro educni
dai salcsi3.nl e dalle Figlie di M:iria Ausiliatrice. Fu Cooperatore e
benefattore delle Opere d1 Don Bosco.
Anselmo Bernas coni t n T'orino n 86 anni.
Ln pusione del lavoro imt>resse all.a i;ua vita un"at,ivit.4 che lo man-
tenne .ah1cr~ di spirito nncht nel decorso dClld mala.uia, nella quale
ebbe. 11 conforto dell".1$slst~nzn della fi~li.l, consacrata a Oio nett'lsti-
turo delle Figlie di l\\luria \\usiliatricc.
Luigi A r n ui t a Vige,•ono (Pavi<1) • 46 anni.
Ocvia1ore nel!" Centrale di MiLmo. edificò cun l'eau11,;zzu e il con-
tegno amabile, dii-involto, n,a sen'lpr~ dag:niloso, i collaboratori, che
condividevano con Jui Jinlta res.ponsobilità del l::t\\..oro. Si donò a quanti
a tu.i ricorrevano con ~e.nerosjti\\, Coopcrutorc salesiano, scgUiva con
interesse Jo sviluppo dell'opera di Don Bosco nrrraverso il Bolltttiua,
teli cc d1 avere ncll' ls-tituto delle Figlie di l\\1ario Ausiliatrice la 10•
rella $r. Maria.
Marc hesa Maria Luisa Marana Fatc onl t a Roma,
Ern to11$igliera ispt-ttoriale per gli Esercizi Spirituali. Di animo !.en-
s.Jbiliss1mo, ~i er.i messa Blb scuola di bontà e dolcezza di San Francesco
d, Salo:$ e di .Don Bosco. Spese I.a sua vira nelle opere cli carità. o sol-
lievo dei poveri e de111i ammolati.
Fior enza Veglia o Pìsa a 84 anni.
Zelatrice convintil, offri\\'~ preghier e e le nlolte sofferenze per la Chiesa
e pc.r 1c anime. Reggendosi male in pii::di pregava: Gesù, accetta
q ucttB mia ,rnfferenz.a e fa che un miHionario possa camminare spe-
dito e giunaere 1n tempo a salvare anime!,.
Gi u seppina Trtn c h e ro v ed. Sc aglio la 1' a Calosso (Asti) 11 83 anni·
Visse dì fede, di amore 11 Dio e di lavoro instancabile per la sua fa-
miglia. Donò con amore la figlia, suor Cl:audin.s" llllè FiijliC di Maria
Ausilio.trice. Anche ncll'ultima malatrìa fu maestra a qW1nti la visi•
tavgno ntll 'acc-c-tta..re, adorandola, la volontà di Dio.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Agne,;one Tercs• - Almonino Domcnic:2 - Al.Lirio Lucia - Alticr! dote. Co-
sjmo • Altina. c.an. Frane-esco - Amore Giova..llntl • Apra Marto.no Orsola -
Bals1ru oan. Carlo - BattmellJ 1\\1arìa - Bozzoli Ciovannì - Begni Caterina -
Bella De Andrea Anno - Bellone Dante - Benedettini don Francesco -
Denincasa Franeesco - Bernrdi Corrado - Demasconi Anselmo - Bigliardi
Lu11:ia - Biondi Francesco - Dlotto Atessondro - Bodio Carlo - Campailla
Matz-a Ada - Cnpella Anita - Caramie.llo doll. Gianni - Cati1pan0 dott.
Alfredo • CiYitanov11. An[onia • Colli MaTia - Cremascoli Romeo - Crove.ro
Ca..ssa Amalia - Cutuli Maria - Delrnastro Rosa - De Simoni Irene - F'o-
rineni Defenùe.nie - F'errero Mollo Fninces<:a • F'iaminRO llonanno ~- O_
Mario - Fomero Angeln - Foschini Malvina - Funcone IJocca Rosa - Gal-
vagno Roso - Ghirardello Adele - Giannuzz1 Savelli avv. Bernardo - Gi-
ltudi Giovonna - Gillio Cesuc - Crlllllia Fantino Rino - Lachia Felicita -
Lombardo do11. l~no~io - :vlACtl.no Teres-a - Maggio Ciuseppe - Moglioli
Giuseppina - Maincro C.srmcla - Maio don Alfredo - Malagoh Corba,,
Ro,aria. - ~In.rana Falconi M.s« M. Luisa - ~larino Salvnto.re - M.anano
Ottavia - ~1ascali can. don Francesco Mossa 1eol. don Antonio - Mer-
lone Co1erintt - Morea Nicola - Nappo Angela - Olivetti Te.rese ved. Oli-
vetti - l'aglio Margherita - Papale F.ssui Anllll - Pnrisi Adele - Passoni
Cecilia - Pensini C1.1terina • Pepe Anna - J1iovano Lujgia - Portl\\le Maria
Rasll Di Mauro :\\1aria - Ronco Lucia vcd. Fruncbino - Rossìllo Giusep-
pina - Sacchetto Lucia • Sola Egidio - Saletta. Ida - Saletta Lucin - Sca-
lafiotri Felicita - Sèarfizr.i Martucci march. n. d. Michelina - Sciuto n. d.
bar. Patti Francicannva Antonietta - Sciuto Patti n. u. Carmelo - S~
Flencdetto - Stellino Ugo - Strigari .Elena T,ipparo Fiore Domenica -
T•pparo Tessilore Maria - Tonoloni Ant21ia - Torta Angela - Tri,·cro Giu-
lia - Trombetta Emilia - Vasi.no Rosetta - Vauticr BriSJlda - Veglia Fio-
rçnza - Vergnano C~rolina - Verlucca Giustina - Verznroli Alessandra -
Vittone Attilio - ZoUa Domen.ic:2 ved. Conti - Zucchtlli Chcruhiua - Zuc-
cbclli Luigia - ZucchclU Pietro - Zuul,elli Sandra - Zucchelli Stefano
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto in Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n. 22, può legalmente rice•
vere Legati ed Eredità. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule:
Se trattasi d"un legato: «... lascio aJl'lstituto Salesiano per la Missioni con s11de In Torino a titolo di legato la somm<1 di Lire... (oppure) !"immobile
sito in... ».
Se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostonza !"Istituto, la formula potrebbe 1>ssere q ue!.la:
«... Annullo ogni mia precedente disposizio~e testamentaria. Nomino mio erede universale l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino.
lasciando ad esso quanto mi appaniene a qualsiasi titolot.
32
(luogo e data)
(firma par esteso)

4.5 Page 35

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T OTALE MINIMO PER B,ORSA L. 50.000
Avvertiamo che la pubbllcazlone di una Borsa Incompleta al effettua
quando Il v ersamento Iniziai• raggiunge la somma di L. 25.000, ovvero
quando tale somma v iene raggiunta con offerte successive
Non potendo fondare una Borsa, si può contribuire con qualsiasi somma
a completare Borse già fondate
CROCIATA
MISSIONARIA
BORSE COMPLETE
.
Borsa: Sacra Famiglia, itt mjfrugiò tldi gm,itori
l11u e Giova1111i Berti, a cura del rag. Al&cdu
Berti (Firenze). L. 50.000.
Borsa: Don Rlnaldi, p. g. r., a cura di Angda
Cargasacchi (Lecco). L. 50.000.
Borsa: Beato LuigiPalaz:rolo, a cura del sac. Ca-
milio Besana e genitori (Milano). L . 100.000.
Borsa: SS. Maria Bambina e S. D. Savio, pro-
teggete i miei w"pati11i e fateli puri e santi,
a cura di Leontina Spinelli (Barzogo - Como).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausllia1ricc e Don Bosco, a cura
del dottor Egidio Orecchia. L. 50.000.
Borsa: Maria Awriliatrlce e s. G. Bosco, ;,,.
voca11do protezione, & cura di R. B. Guazzoni
c M. R. Battaglia (Novara). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Papa Giovanni XXllI
e tutti i Santi salesiani, i11 mflragio e i111pé-
trando grazie, a cura di N. N. (Bergamo).
L. 50.000.
Borsa: Maria SS. Ausiliatrice, in rendimento
di grazie, e in suffragio dell'anima del papd,
a cura di suor Orsola Mocciardini (Casanova
di Carmagnola - Torino). L. 50.000.
Bona: Mari.a Ausiliatrice, in 111e111oria e s,if-
fragio dei cònirlgi Ercole e ,'lifaria Garo11e, a
cura dei figli. L. 50.000.
Borsa: Don Ezio Polla, a cura della sorella
Bice Giorda (Torino). L. 50.000.
Borsa: Famiglia Iorio, a sujfragio dei dt,funti
e a protezione dei vivi, a cura di Iorio Carlo
(Morrone nel Sannio - Campobasso).L. 50.000.
Borsa : Maria Ausiliatrice e S. G . Bosco, a
cura di Màrcucci Agnese (Lucca). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco. ÌII
suffragio dt!i miei cari defunti, invoca,ulo prote-
zio11e in vita e suffragi dopo morte, a cura di
Pagella Ernestina ved. Capra (Valenza - Ales-
sandria). L. 50.ooe.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
memoria e suffragio dei miei genitori Giovanni
e JU11ria l'e::::i, a cura ùi Valeria Pcui (Bo-
logna). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice c S. G. Bosco, i11
suffragio e ricordo ,ii Maria Variscl1io i,i Fag-
giotto, a cura della figlia Caterina (Bassano
del Grappa). L. 50.000.
-Borsa: SS. T rinJtà, Madonna del Rosario e
S. Antonio da Padova, fo suffragio e memoria
,ui figli def,mti Maria e Fra11cesco, sacerdote
salesia110, a cura dei genitori e famiglia
Resta R osario (Modica Alta - Ragusa).
L. 50.000.
Borsa: San Giova.nni Bosco, a cura di Reda
l oia e Luciana (Milano). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausilia-
trice e Santi Salesiani, per grazie ricwute e
implora11done altre, a cura di N.N. (Torino).
L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, i,, rirrgra:n"amento
e ruffragio dt!i nostri de/unti, a cura di N .N.
(Torino). L . 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Rlnaldi,
affi11c/1è salga presto agli ottori degli altari,
a cura di N.N. L. 50.000.
Borsa: Et1ore Ianes, ili num1oria e s11ffragio,
a cura dellamoglie e amici (Torino). L. 50,000.
Borsa: Ave Maria, i11 me11wria del Cano11ico
Pizzocaro, a cura della famiglia di Don An-
gelo Carù (Pavia). L. 50.000.
Borsa: San Domenico Savio, a cura di l\\lfonsi-
gnor Salvatore Maggi (Altamw-a). L. 50.000.
Borsa: San Domenico Savio, in suffragio dei
fratelli Marciante e Familiari, a cu.ra di
fu Celestina e Vincenzo. L. 100.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, im-
plorando grazie t protezione, a cura di Gjbin
Pierina (Padova). L. 50.000.
Borsa : Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
anime del Purgatorio, i,,V(X)ando grazie, a cura
di Vittoria Zaffagni (Pavia). L. 50.000.
Borsa: San Dome.nico Savio, p. g. r., a cura
ùi Mons. Maggi Salvutorc (Altamura - Dari).
L. roo.ooo.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e Sacro
Cuore di ~ù, aiutatemi!, a cura di Zonato
Luigia (Monteforte d'Atpone - Verona).
L. 50.000.
Borsa: Gilardonl Castelllna, i,, memoria e ruf-
fragio, a cura di Gilardoni Angda (Milano).
L. 50.000.
Bor sa: Sacro Cuore dl Gesù, Maria Ausllia-
Lrice e S. G. Bosco, a cura di N. N. (Torino).
L. 50.000.
Borsa: Marla Auslllatrice, pree;a per noli (1•),
in neflragio di Galli Ida in De Gra11de, a c ura di
De Grande Carlo (AlessandrLll). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, prega per noi! (2•).
in st4]ragio di Gatti Ida in De Grande, a cura di
De Grande Carlo (Alessandria). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
rittgraziamento, a cura di Stranda Ercole
(Sant'Ambrogio di Susa - Torino). L. 50.000.
Borsa: Vittorio e Arcangela Castagno, ;,. ri-
cordo e rico11oscenza, a cura di N. N. L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice. Don Bosco e S. D.
Savio, intercedete per tutti i 11ostri bisogni, n cura
di Viherti Cerri (La Mona - Cuneo). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S. D . Savio, proteggete Ada, e cura della fa-
miglLll De Guglielmi (Onegtia - Imperia).
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in-
vocando continua protezione, a cura di Pina
Gandolfo (Alassio). L. 102.000.
Borsa: Maria AusiJJatrlce, in suffragio di SBfJe-
rina Macel/ari ved. Ferranti, a cura cli Wanda
Ferranti L. 25.000. l!ersano Domenico
L. 10.000. Addis Maria L. 5000. Giovanni
Zadro L. 10.000.
Borsa: San Domenico Savio, a cura di un
Exallievo di Alassio L.10.000. N. N.L.20.000.
Valot11, Maria L. 12.000. N. N . L. 5000.
Teresa di Maio L. 3000.
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BORSE DA COMPLETARE
Borsa: Vaira Giovanni, Enrico e Aldo fu
Giuseppe, ;,, suffragio e memoria, a cura dei
coniugi Vai.ra Matteo e Sorba Secondina
(Alba - Cuneo). L. 25.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, a
cura di MarLll Gorla (Cassano Magnago).
L. 30. 000.
Borsa : San Dom enico Savio, a cura di Valsesia
Annetta (Borgosesia - Vercelli). L. 25.000.
Borsa: A Don Bosco, a cura <li Claudio e
Valeria Turto (Catania). L. 25.000.
-Borsa: Dlv.ma Provvid enza, a curn di Boglione
Francesco (Torino). L. 35.000.
Bor sa: Prof. Carlo Antonio Averuiti, i11 me-
moria, a cura della signora Maria Bordesano
Avenati (Torino). L. 25.000.
Borsa : Padre Alfio Barbagallo, a c ura degli
Exallievi di Pedaro (Catnnia). L. 29.500.
Borsa: San Giovanni Bosco, aiutaci, 11011 ci
abba11do11are, a cura di ColeHa Assunta (Na-
poli). L. 25.000.
Borsa: Maria Ausillatri.ce e S. G. Bosco, ili
suffragio dti miei cari defunti, a cura di Fossa-
relli Rina (Saliceto - Cuneo). L. 30.000.
Borsa: M aria Ausiliatrice e Don Bosco, invo-
ca11do aiuto e protezio11e per il figlio, a cura di
Ferrara Cado (Turino). L. 25.000. (C0$'1Hll•l

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