Bollettino_Salesiano_199704


Bollettino_Salesiano_199704

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Mensile • Anno CXXI • nr. 4
Spec!izione in Abl,. P.T. • comma 27, art. 2, legge 549/95
Sj,eclizione nr. 4/1997
Aulorizz. Direz. Prov. P.T. • 35100 Poclow • c.M.P.
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

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- LA GRANDE VIGILIA
di Juan E. Vecchi
LE PAROLE DEL
GIUBILEO/BATTESIMO
Siamo chiamati in quest'anno a scoprire
sempre più il significato del battesimo.
Il battesimo non è un rito compiuto una volta per sempre,
ma il dono della vita nello Spirito, una specie di DNA
del cristiano, un gene da sviluppare durante tutta l'esistenza.
Mi i~pres-
s, on a
sempre il bat-
tesimo di un
bambino . I
genitori lo
avvolgono
di tenerez-
za e que-
sta si diffonde
tra tutti i presenti. Si sente
che la vita è un dono di Dio oltre
quello che l'uomo può produrre e
quello che si vede. Le parole della
celebrazione riportano a un'altra di-
mensione, nascosta ma reale: nella
vita non c'è solo un prodigio biolo-
gico, c'è il mistero di Dio che chia-
ma la persona a partecipare della
sua pienezza.
Se il battesimo di un bambino col-
pisce per la tenerezza, quello di un
adulto provoca a pensare. Che co-
sa avrà mosso una persona matura
a compiere quello che agli occhi di
molti sembra solo un costume reli-
gioso? Per arrivarci ha dovuto con-
siderare e assumere le esigenze
della fede e ripensare la sua deci-
sione di essere cristiano. Sarà pro-
fondamente convinto che il battesi-
mo fa una differenza.
Per entrambi l'importante è sco-
prirne sempre di più il significato, ri-
svegliarne le energie. Il battesimo
non è un rito compiuto una volta per
sempre, ma il dono della vita nello
Spirito, una specie di DNA del cri-
stiano, un gene da sviluppare du-
rante tutta l'esistenza. Può rimanere
rachitico o produrre una cristiano doc.
Proprio per questo noi segniamo
con una lapide il fonte battesimale,
quasi fosse la casa natìa, dove è
APRILE 1997 BS
stato battezzato un santo o una per-
sona di rilievo nella Chiesa come
Don Bosco o Giovanni Paolo Il.
L'incontro con Cristo provoca
alla fede. Il battesimo esprime la ri-
sposta positiva all'invito ed esprime
la scelta di vivere conforme a esso .
Innesta la fede individuale in quella
della Chiesa. In tal modo essa di-
venta completa e sicura. Inizia così
la nostra trasformazio-
ne interiore in Cristo per-
ché partecipiamo nel
mistero della sua vita,
morte e risurrezione. Il
battesimo richiede la fe-
de. E, viceversa, la fede
richiede il battesimo e
l'ingresso nella comuni-
tà cristiana per conso-
lidarsi , svilupparsi, veri-
ficarsi , portare « molto
frutto ». Il Vangelo rac-
conta il battesimo di
Gesù, tra la decisione
di assumere la sua mis-
sione e l'inizio di que-
sta. È come la sintesi
anticipata di tutta la sua
vicenda. Preannuncia la
sua morte e risurrezio-
ne. Nel battesimo di
Gesù è raffigurato il no-
stro. Egli è il Primogeni-
to di molti fratelli. Si
udì , dice san Luca, una
voce dal cielo che dice-
va : « Questo è il Figlio
mio » e apparve lo Spi-
rito Santo. È quello che
avviene in ogni battez-
zato. Come Gesù è sta-
to proclamato figlio di
Dio, così noi per lui sia-
mo costituiti in un rapporto filiale
con il Padre. Come nel battesimo
Gesù fu abitato visibilmente dallo
Spirito Santo, così anche a noi ci è
dato fino a diventare suoi templi.
Come nel battesimo Gesù comincia
la sua esistenza e missione messia-
nica, così il cristiano entra a far
parte della Chiesa ed è inviato al
mondo a testimoniare il primato di
Dio e la forza dell'amore.

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Il battesimo non è solo un rito
di promessa o investitura. Ma una
autentica nascita, la fondazione di
un nuovo essere che crea possibi-
lità nuove. A essa si riferiva Gesù
nel dialogo con Nicodemo quando
affermava che era necessario al-
l'uomo « nascere dall'alto ». Alcuni
segni della celebrazione indicano
quello che consentirà lo sviluppo di
tale vita. Si viene abilitati ad ascol-
tare la parola di Dio conforme al
senso di Cristo e dello Spirito. Per
questo il sacerdote compie il gesto
di aprire le orecchie . Si consegna la
preghiera « Il Padre Nostro ». Non
sono solo parole da ricordare a me-
moria. Lo Spirito crea nel nostro
cuore i sentimenti di figli per cui le
parole scaturiscono con verità e
amore. Si consegna il simbolo della
fede della Chiesa che plasmerà il
nostro modo di pensare cristiano.
La veste bianca significa che ci rive-
stiamo di Cristo e siamo come lui
pieni di grazia e di verità. Il lume
che ci si consegna viene acceso dal
cero pasquale. La luce di Cristo ci
guiderà ed essa dobbiamo cercare.
È determinante dunque il bat-
tesimo nell'orientamento della no-
stra esistenza. Eppure viene da
molti dimenticato e ignorato. In una
scuola un direttore mi diceva: stan-
no arrivando ragazzi non battezzati.
Ma sono di più coloro che non san-
no che cosa significhi il battesimo
nella loro vita. Migliaia di turisti visi-
tano i grandi battisteri : San Giovan -
ni a Roma, Firenze, Pisa, Ravenna,
Parma. Ascoltano i connotati artisti-
ci e curiosità varie. Ma poco della
ragione che li ha fatti sorgere. Nei
paesi cristiani bisogna ormai distin-
guere tra battezzati e credenti. D'al-
tra parte nelle parrocchie i sacerdoti
preparano sempre meglio genitori e
parenti al battesimo dei loro figli. E
questo viene celebrato con sempre
maggior consapevolezza e parteci-
pazione. Bisogna riappropriarsene
in questo cammino verso il duemila.
Così si rinnoverà il senso dell'iden-
tità cristiana e la gioia del nostro es-
Isere con Cristo.
IMMAGINI DALLA TERRA SANTA.
La trasmissione della vita
non è solo un dono biologico, ma
anche consegna dei misteri di Dio.
April e 1997
Anno CXXI
Numero 4
in copertina:
il riconfennato
pres idente deg li exall ievi
italiani Renzo Romor.
Il nostro servizio
sul dopo-Rimini
a pag. 18
(foro © Biesse)
IL BOLLETTINO SALESIANO
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE :
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Maria Anlonia Chinello - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever - Francesco Motto
10 ATTUALITÀ ECCLESIALE
La Chiesa europea conta i suoi preti e le suore
di SILVANO STRACCA
14 SOCIETÀ
Il commercio equo e solidale
18 COPERTINA
Exallievi in cantiere
di ALESSANDRO RISSO
di LUCA SORRENTINO
22 TAIWAN
A Taipei il bue sale sull'albero
di MICHELE FERRERO
26 CARAIBI
Haiti: il prezzo del cambiamento
30 FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
Un centro per il dialogo interreligioso
38 PROTAGONISTI DELLA SANTITÀ
Zatti: la carità dieci e lode
di JACQUES MÉSIDOR
di MARIA ANTONIA CHINELLO
di ANGELO BOTTA
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore - 6 fil Italia & 11el mondo - 8 L ettere - 13 Prima pagina - 17 A scuola -
21 Libri - 29 Zoom - 33 11 doctor J. - 34 Come Don Bosco - 39 Box - 40 Carta di Comu nione -
4 1 J nostri morti - 42 I nostri Santi - 43 Don Bosco a/umetti - 46 Solidarietà - 47 fil primo piano
Collaboratori: Teresio Bosco - Angelo Botta - Ernesto
Gattoni - Giuseppina Cudemo - Graziella Cuni -
Margherita Dal Lago - Serge Duhayon - Bruno Ferrere -
Sergio Giordani - Antonio Mélida - Jean-François Meurs -
Pietro Moschetto - Angelo Monlonati - Giuseppe Morante
- Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Maria - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerri no Pera - Pietro Scalabrino
Prog etto grafico e Impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 45 edizioni nazionali e
19 lingue diverse (tiratura annua oltre 1O milioni di copie)
in: Anti lle (a Santo Domingo) - Argenti na - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Boe mia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in Guatemala) - Cile -
Cina (a Hong Kong) - Colombia - Croazia - Ecuador -
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Venezuela Zaire.
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Sta mpa: MEDIAG RAF s.p.a. - Padova
Don Bosco in the W orld
È possibile leggere in antici po
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Opere Don Bosco, Roma.
BS APRILE 1997

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IL PUNTO GIOVANI
di Carlo Di Cieco
QUEI RAGAZZI
DI PIETRA
Una donna giovane colpita a morte con un lancio di sassi
dal cavalcavia di un'autostrada. È successo a Tortona,
ma poteva succedere in qualsiasi altra parte d'Italia.
Si è parlato di povertà di valori e di cinismo, ma si deve capire
e rimuovere la causa che genera questi killer di pietra.
G ennaio è stato un mese buio
per la condizione giovanile :
giovane la morta ammazzata,
Maria Letizia Berdini , 32 anni .
Giovani - alcuni suoi coetanei -
i lanciatori di pietre assassine .
È successo a Tortona, ma poteva
succedere in qualsiasi altra parte
d'Italia, stando alle segnalazioni
di lanci di sassi dal cavalcavia
pervenute in molte questure.
Un particolare alla volta, le indagini
accerteranno che gli undici accusati
si riunivano per gioco su quel
cavalcavia scelto come una specie
di poligono di gara. Undici «amici »
di giochi crudeli , con ruoli definiti
e differenziati tra loro. Giochi di
morte, per il brivido di affogare
la noia o rifarsi dalle frustrazioni
quotidiane.
IL DIBATTITO SCATENATO sulla
vicenda è stato subito impietoso .
Spacciando per verità, intempestive
e incerte indiscrezioni .
Già alle prime mosse,
quando l'inchiesta brancolava
nei chiaroscuri delle iniziali
testimonianze, i mass media hanno
sbattuto in prima pagina i fratelli
Furlan , uniche vittime sacrificali
di un'ira diventata, d'improvviso ,
collettiva. La pubblica opinione ,
dimenticandosi che il gioco idiota
del lanciasassi sulle auto dura
in Italia dalla fine degli anni
cinquanta , ha trovato il modo di
scaricare sulla condizione giovanile
in generale, la stupidità di
un gruppo di giovani assassini ,
un po' stagionati negli anni .
Si è giunti a diffondere per veri ,
senza riscontri necessari sempre ,
ma specialmente in una delicata
fase emotiva nazionale , i dati di
un'inchiesta secondo cui in Italia
dieci giovani su cento sarebbero
APRILE 1997 BS
disposti a lanciare sassi sulle auto,
imitando i killer di Tortona.
ALLA SCUSA di essere nuovi
vitelloni è seguito l'immancabile
richiamo alla mancanza di valori
e di riferimenti morali che si registra
tra i giovani. È stato come un rito
di purificazione collettiva: trovati
i responsabili , fustigati i costumi
di chi a turno è colto con le mani
nel sacco, tutto può tornare come
prima. In realtà episodi di questa
gravità dovrebbero inquietare
non solo le istituzioni e le agenzie
educative di ogni ordine e grado,
ma ogni adulto che abbia
a che fare con giovani. E non per
declamare la loro povertà di valori
e il loro cinismo , ma per cogliere
e rimuovere le cause che generano
mostri asociali . Nessuno
può sostenere a cuor leggero che
nel nostro paese tutto funziona
alla perfezione e che il sistema
educativo per le nuove generazioni
sia la prima preoccupazione
nazionale . In realtà essa
è agli ultimi posti e, per lo più,
occasionale. Il consumismo acritico
non a caso è l'idolo più attraente
e pericoloso per i giovani che sono
portati facilmente a identificarsi con
modelli adulti.
RA I GIOVANI DEL CAVALCAVIA
'era anche un quarantenne. Ciò
cleve far pensare che i giovani
5ai oggi saranno gli adulti di domani.
uel cavalcavia di Tortona può
refigurare, in forma emble atica,
imo dei possibili esiti del nostro
futuro collettivo, dove ciascuno,
con sempre maggiore facilità,
otrà scegliere un ruolo attivo
o di spettatore connivente
ai giochi di morte.

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IN ITALIA&NEL MONDO
Porto Velho (Brasile). Laboratorio di ceramica
al «Centro del minorenne lavoratore».
BRASILE
(da 500 a duemila ghiaccioli
al giorno). I ragazzi stessi di-
vis i a gruppi si occupano della
IL CENTRO SOCIALE vendita dei prodotti. Il 30%
DI PORTO VELHO
del guadagno va a loro. Il
gruppo più numeroso sceglie
Ne llo stato di Rondònia, a la ceramica, che può contare
Porto Velho , sono 350 i ra- su un ' officina ben attrezzata,
gazzi dai 12 ai 16 anni che il con quattro torni elettrici e
Centro avv ia al lavoro. Con la sette manuali. Altri ragazzi
coll aborazione di 16 istruttori imparano falegnameri a, mec-
laici regolarmen te stipendiati, canica e altro ancora. Tutti si
gestisce laboratori che mentre ritrovano volentieri e lavora-
insegnano un mestiere ai ra- no con soddisfazione. A tene-
gazz i, dividono già con loro il re alto il clima e l ' interesse, al
ri cavato de ll a ve ndita dei pro- mattino di ogni giorno c
dotti . Così è per la panetteria un a riuni one, in cui i ragazzi
(mille pagnotte al giorno) , per esprimono le loro domande e
la produzione di ghi acc io li i loro punti di vista .
ETIOPIA
FAR CRESCERE
LA DONNA
Sono cinquanta bambine che
. I non sono mai andate a scuola
e che adesso, a 8-12/13 anni,
vivono per la prima volta l'e-
speri enza di prendere in mano
la penna e scri vere. È la nu o-
va opera di Zway. Le suore le
hanno trovate al mercato, do-
ve spendevano le giorn ate a
vendere un vassoio di arance
o un a manciata di arachidi. Al-
tre le han no cercate tra le ca-
panne di fango del gheter, il
vill agg io alle spalle di Zway,
intente a custod ire le mucche,
curare i frate llini o a cercare
acqua . Al mattino arri va no
chiassose, ogni g iorno un po'
più attente ad avere il fazzo-
lettino o il ves tito in ordine.
Poi si cominc ia. Amarico, ma-
tematica, di segno, inglese . . .
L 'atteso intervallo, con tanto
di pani no e tè. A l pomeri gg io
c i si al lavoro manuale: cu-
cito, orticoltura e piccoli la-
voretti . E all a fine dell a setti -
mana lo «stipendio »: pochi
so ldi , per sostenere le " moti -
vazioni " dei genitori all 'edu-
cazione sco lastica dei fi gii.
A ll a fin e de ll 'anno si spera di
poterl e inserire ne lla sc uola
rego lare . Sempre a Zway , è
sorta una cooperativa che si
propo ne d i creare posti di la-
voro per ragazze di buona vo-
lontà, decise a fare qualcosa
di fronte alle deficienze dell a
nazione. Le fondatri ci sono
circa 30 giovani donne che,
dopo aver imparato da lle suo-
re il mestiere, hanno deciso di
fa re in proprio. Producono la-
vori di arti gianato, sull a base
di arti sti ci disegni tradi zionali
etiopi: magliette, casacche, cu-
sc ini , tovagliette da tè.
I Etiopia.
Le FMA aiutano le donne ad aumentare le loro
abilità e a rendersi economicamente indipendenti.
RITORNO ALLA CROCETTA. Don Juan Vecchi , ret-
tor maggiore dei salesiani , è tornato all 'Ateneo di Tori-
no-Crocetta, dove fu studente di teologia dal 1954 al
1958. Qui ha parlato all'équipe formatrice , ai chierici e
ai professori e ha inaugurato la nuova splendida aula
magna. Agli studenti ha detto: « Una formazione intel-
lettuale robusta e completa è oggi più urgente di ieri.
La leggerezza, per dir così , nella formazione intellet-
tuale non paga in nessun contesto e l'immediatezza
pastorale , se dà qualche frutto immediato, si esauri-
sce presto , anche nella media scadenza ». Nella foto
storica, don Vecchi al campeggio di Saint Jacques
(Valle d'Aosta) nel 1956, con i giovani dell'Oratorio
Crocetta.

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-
MISSIONI
BOSCO
« UN VIAGGIO VERSO
L'UOMO». È il titolo di
una mostra missionaria
che è già stata esposta a
Torino-Valdocco, Torino-
Monterosa, Chieri, lntra,
Novara, Alessandria, Ca-
scine Vica, Castelnuovo
Don Bosco, Mede Lomel-
lina, Torino-Venaria. At-
tualmente sta viaggiando
lungo l'intero arco delle
opere dell'ispettoria Adria-
tica, da Ortona a Rimini.
La finalità della proposta
non è esclusivamente mis-
sionaria, ma fa riferimen-
to all'uomo nella sua glo-
balità. Ed è articolata at-
torno a vari temi che met-
tono a fuoco l'uomo, il
cristiano, il missionario,
l'apostolo. Visivamente la
mostra si apre con il te-
ma del «viaggio » (ogni
uomo deve affrontare il
viaggio della vita); quindi
attraverso un passaggio
oscuro si arriva a un vil-
laggio (se decidi di fare
un viaggio dovrai con-
frontarti con realtà che
vanno conosciute e af-
frontate con coraggio) ; e
si conclude con la propo-
sta dell'intervento e del-
l'azione concreta (come
intervenire) . La mostra è
stata pensata e allestita
dall'Associazione «Missio-
ni Don Bosco » di Torino .
Al termine del «viaggio »
viene rilasciato un foglio
per la riflessione che invi-
ta i partecipanti a prose-
guire "entrando nella vi-
ta": «Continua il viaggio
con maggiore consape-
volezza e dignità. Questo
puoi farlo . Vivi il tuo quo-
tidiano da missionario ».
VOLONTARI SHUAR . La fotografia è stata scattata a
Sevilla Don Bosco (Ecuador) , una missione Shuar pres-
so la città di Macas. Due salesiani , padre Zanovello ,
delegato di pastorale giovanile (nella foto , al centro ,
con la barba) , e padre Broseghini, vicario della pasto-
rale Shuar nel vicariato, sono tra un gruppo di giovani
indigeni che hanno fatto domanda di fare un anno di
volontariato . Essendo cresciuto il numero dei giovani
Shuar che si offrivano per il volontariato , ed essendoci
il rischio che lo facessero per entrare nel mondo dei
«bianchi », ma anche la necessità di capirli meglio
nella loro cultura, è stato deciso di avviarli con un'e-
sperienza previa, in cui vengono aiutati a prendere de-
cisioni serie , ed eventualmente selezionati . Nella foto,
oltre ai dieci giovani , ci sono anche tre ministri Shuar.
CUBA
IL «GRAZIE»
DEL CARDINALE
È arrivato a Cuba 25 anni fa,
negli anni '70. Erano già ben
impiantate le istituzioni di ispi-
razione marxista-lenini sta: il
partito unico, gli organismi di
base, l'impressionante appa-
rato di propaganda, l' eserc ito
rivoluzionario, la nuova costi-
tuzione che legalizzava il po-
tere assoluto. La Chiesa si tro-
vò ridotta ai minimi termini.
240 i sacerdoti, ma niente
scuole cattoliche, opere as-
sistenziali. Soppresse tutte le
associazioni cattoliche. La pro-
paganda aveva finito per sv uo-
tare le chiese. Chi era cattoli-
co o anche solo credente, era
mal visto all ' università, nei
centri del lavo ro, neg li uffici
pubblici. Don Brun o Roccaro
arriva a Cuba non come sa-
cerd ote, ma come professore
di matematica. Nel seminari o
di ocesano ha fa tto scuo la per
25 anni , di matematica, ma
anche fi sica, fil osofia , e tutto
ciò che era in grado di inse-
gnare. Era arrivato con un al-
tro prete, il francese René Da-
vid e insieme diventarono i for-
matori del clero cubano. Oggi
a Cuba c'è una Chiesa rinno-
vata, che guarda al futuro più
che al passato. E in una ceri-
moni a che si è tenuta ad Ha-
bana Yieja, il cardinale Orte-
ga y Alamino ha voluto rin-
graziarli. Il loro sacrificato la-
voro ha contribuito in modo
notevole ali ' animazione e a lla
ricostru zione della nuova Chie-
sa cubana.
Habana Vieja (Cuba).
Il cardinal Ortega
y Alamino con don Bruno
e padre René,
i due festeggiati.
Nell'altra foto sono
circondati da alcuni
exallievi, tra i quali
vi sono oggi tre vescovi.
8 S APRILE 1997

1.8 Page 8

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~
TTERE
BS DOMANDA
TROPPI SANTI? «Come
mai Giovanni Paolo Il pro-
clama tanti nuovi beati e
santi? È più semplice oggi
la procedura ? A che servo-
no poi questi nuovi santi se
il giorno che segue alla fe-
sta molte volte più nessuno
si ricorda di loro? Ho visto
anche la lista di attesa dei
futuri santi salesiani: non è
un po' troppo lunga? Non
c'è il pericolo del!' inflazio-
ne? Una volta i santi ave-
vano vissuto una vita dav-
vero straordinaria (san
Francesco, Don Bosco,
sant' Antonio, santa Rita)
ed era impossibile ignorar-
li. Perché infine si aspetta
così tanto a fare santo pa-
pa Giovanni ? Chiedo scusa
per la lunga lista di do -
mande e l' apparente pe-
danteria » (Carlo Taglia-
bue, Piacenza).
Risponde Pasquale Libe-
ratore* Le domande sono
tutte giustificate e merite-
rebbero maggiore spazio
per una risposta che, se
eccessivamente breve, ri-
schia di risultare superfi-
cialmente sbrigativa. L 'au-
mento del numero delle
beatificazioni è dovuto a
varie motivazioni : si pensi
solo alla riforma legislativa
del 1983 (un solo « proces-
so» invece di due e un solo
miracolo invece di due)
che ha certamente abbre-
viato i tempi. Ma il proble-
ma non riguarda tanto il
punto di arrivo (bea-
tificazione o canonizzazio-
ne), quanto invece il punto
di partenza, ossia l'intro-
duzione di una «Causa ». La
novità sta proprio qui: oggi
è di molto aumentato il
numero delle « Cause » che
vengono introdotte. Per-
ché? Perché è mutato il
modo di concepire la san-
tità: non un raro privilegio
di persone eccezionali,
dotate di doni straordinari,
ma invece una meta del
normale sviluppo del cam-
mino spirituale di tutti i
fedeli ; persone non solo da
venerare, ma da imitare.
Perciò mentre prima veni -
vano scelti pochi eletti la
cui vita era caratterizzata
da fatti straordinari e ma-
gari si rimproverava alla
Chiesa proprio questa scar-
sezza numerica rispetto al-
1' o sc ura moltitudine di
gente comune che si santi-
fica nell'umile e logorante
quotidiano, oggi - coeren-
temente alla chiamata uni-
versale alla santità - si ama
additare modelli di santità
feriale , di laici, e di laici
sposati. Rischio di inflazio-
ne? Il prendere atto della
ricchezza spirituale che fio-
risce intorno a noi, è una di
quelle scoperte non sogget-
te a inflazione. Rischio di
disattenzione? Questa sa-
rebbe attribuibile esclusi-
vamente a noi e, se ci fos-
se, non scalfirebbe l'ogget-
tivo splendore del bene. Ri-
schio vero invece potrebbe
essere quello di annacquare
la santità. Ma la serietà di
un processo (oggi non infe-
riore a quella di ieri) è
garanzia di un vaglio sicu-
ro sul! ' obiettiva eroicità
della vita e delle virtù. È
molto vasto il panorama
dei santi salesiani? Ma non
le pare un prezioso vantag-
gio che questa quantità per-
metta una varietà di model-
li : da anziani a giovani, da
sacerdoti a vescovi , da laici
consacrati a laici coniugati,
da martiri a confessori, da
mistici a fondatori di con-
gregazioni, da menti eccel-
se a umili persone? Infine,
la prolungata lunghezza di
« Cause » come quella di
papa Giovanni o di padre
Pio è dovuta solo alla mole
di problemi e di studi (e
quindi di tempo!) che figure
così eminenti comportano.
* Postulatore generale della
congregazione salesiana.
APRILE 1997 BS
SANTITÀ CHE EDIFICA.
« Un ringraziamento a Teresio
Bosco, autore dei begli artico-
1i sulla vita de i perso nagg i
de lla santità de ll a Fami g lia
Salesiana. Mi emozionano,
mi commuovono, mi edifica-
no. Vorrei far li conoscere an-
che ad altri: c'è qualche pub-
blicazione che raccoglie que-
ste biografie? Vorrei rileggere
e far leggere queste belle sto-
rie di santità».
Pierluigi Sandrucci , Varese
Sappiamo che tra le letture
preferite del beato Filippo Ri-
na/di c'erano le biografie de i
santi . Com' è noto, l'esempio
« trascina », e vale più di tanti
discorsi. Teresio Bosco assi-
cura che entro l'anno prepa-
rerà l'edizione completa dei
santi della Famiglia Salesia-
na. E sarà certamente , come
dice lei, un libro stimolante
«da leggere e dafar leggere ».
IL MISSIONARIO. « Leggo
Il Bollettino Sales iano "ma-
gno cum amore" nei tempi
liberi che ho ... Mi arriva in
ritardo, perché prima, con
passo lento, deve passare da
Taiwan. Macao, come sapete,
è territorio amministrato dai
portoghesi fino a ll a mezza-
notte del 21 dicembre, non
plus ultra. Qui alcuni giornali,
anche il cattolico, ogni setti-
mana contano quanti giorni
m ancano ... Se sapessero
quan ti giorni mancano per
andare al mondo che ci aspet-
ta, molte più anime si salve-
rebbero! M a il Signore fa
tutto bene. Come sapete, sono
exa llievo di ben sei coll eg i
sa lesian i: Caltagirone, Mar-
sala, Catania Cibali , Catania
Barriera, Pedara, Gaeta ... poi
s top forever : so no stato in
tutti g li angol i de lla Cina,
almeno nel desiderio ».
Don Gaetano Nicosia,
Macao, Cina
STARE ALLA FINESTRA.
« Sono un exalli evo che rice-
ve con molto piacere il Bol-
lettino. Lo leggo subito, dan-
dogli la precedenza a tutti gli
altri giornali o riviste. Le vo-
stre storie di santi e di sante
imprese mi commuovono. Ho
anche tanti bei ricordi dei
miei insegnanti. Ma non scri-
vo per dirvi questo, anche se
è vero e importante. Vi scrivo
per dirvi che queste storie mi
commuovono, ma le sento un
po ' distaccate dalla mia vita.
Con moglie e figli non posso
andare a fare il missionario in
terre lontane. Ma se mi volete
mettere in crisi e farmi fare
un esame di coscienza, questo
succede quando raccontate
storie di laici, di gente come
me, in fondo non ricca da po-
ter essere generosa senza sa-
crificio. Tale è la storia del
dott. Andrew (novembre 1993)
o ultimamente l'iniziativa de-
gli exalliev i francesi che han-
no organizzato delle case/va-
canza per famiglie. È perfet-
tamente g iu sto parlare de i
sacerdoti e delle suore, ma,
data la diffusione della rivi-
sta, io vi prego di prendere in
considerazione la mia propo-
sta di raccontarci, se possibi-
le, storie di laici che non c i
facciano dormire sonni tran-
quilli . Esempi di fronte ai
quali io, o altri come me, non
possiamo dire: questo per me
è proprio impossibile, che non
ci perm ettano di stare alla
11 Bollettino Salesiano
esce dalla tipografia dieci
giorni prima del nuovo me-
se e viene spedito con sol-
lecitudine. Sappiamo pur-
troppo di notevoli ritardi e di
copie che vanno smarrite.
Ogni mese le poste ci
restituiscono alcune centi-
naia di copie che non sono
state recapitate ai destinata-
ri. Questo causa a volte l'in-
terruzione dell'abbonamen-
to, nonostante la nostra buo-
na volontà.
Se qualcuno si vedesse
interrompere l'arrivo della
rivista per due numeri con-
secutivi, sarà sufficiente che
ce lo faccia sapere e rimet-
teremo immediatamente in
corso l'abbonamento.

1.9 Page 9

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XV EDIZIONE
PREMIO LETTERARIO
INTERNAZIONALE
DI POESIA
in collaborazione con
l'università della terza età e
il patrocinio della presidenza
del consiglio regione Piemonte
Organizzato dalla L.I.D.H. Italia
(Ligue Interregionale
des Droits de l '.Homrne).
Tema: « I diritti dell 'uomo »
(I ibera interpretazione
dell ' art. 25 della Di chiarazione
Universale Diritti dell 'Uomo,
con particolare ri ferimento
al! "'anziano").
In lingua itali ana, straniera,
dialettale. Una sola opera
che non superi i 30 versi.
Scadenza: IOgiugno 1997.
Per inf ormazioni:
LIDH - ULIVO D' ORO
Via Leini, 48/A
10155 TORINO
Te/. e Fax 0 111284218
ca mbi ando il vo lto alla mia
patria. Bisognava che l'Alba-
ni a mu sulm an a d ive ntasse
atea nei cinquant 'anni della
dittatura comunista per essere
il primo paese islamico a con-
ve rtirsi. La pi cco la Chi esa
d ' Albania ha fa tto la resisten-
za più eroica. Sono state sop-
presse tutte le reli gioni , ma
gli albanesi sopra le macerie
dei santuari della Madonna e
di sant 'Antonio, senza clero e
so tto il naso dei po li ziotti ,
pregavano e chiedevano mira-
coli . C'erano anche musulma-
ni e ortodossi e a chi li rim-
proverava per questo fa tto,
dicevano come il cieco nato :
"Voi potete dire ciò che vole-
te contro Dio, ma noi intanto
ve ni amo g uar iti da ll a Ma-
donna e da sant ' Antonio !".
Ho v is to il B S de l m a rzo
scorso: siete arrivati anche in
Siberia.. . ».
Padre Simon Jubani,
Ahkoder, Albania
fin estra. Non so se questa mia
proposta sia possibile, perché
tanti eroismi sono nascosti. A
og ni modo, mette te qu es ta
mia lettera in un cassetto
senza cestin arl a s ub ito. C i
ripenserete ».
Paolo Oman, Roma
D ALL ' ALB ANIA. « Sono
uno dei pochi superstiti dell a
p c rude le persec uzio ne.
Sono exalunno dei padri Ge-
suiti che erano in Albania nel-
l' anteguerra e che furono poi
cacc iati assieme a tutti gli al-
tri missionari. Ora i salesiani
e altre congregazioni stanno
SE CI FOSSE UN DON
BOSCO. « Su RAI/2 ho visto
un servizio sui bambini . Tra
l 'altro faceva no vedere un
gran nu mero di ragazz ini
ru ssi . E ss i si riuni scono in
bande e per ottenere i soldi
per divertirsi sono costretti a
una vita spericolata e moral-
mente deprim ente. Si sono
a ll o ntan ati da ll a fa mi g li a,
fi ni sco no ne ll e m ani dell a
polizia che li mette in istituti
e poi tornano alla stessa vita.
L 'ammini strazione pare non
acco rgersi di loro e li tratta
con indifferenza. Stanno bene
solo tra di loro. Ho visto che
la tro upe che faceva il servi-
zio ha instaurato con quei
~
JTl .Il .r' , I'
J'
;,
l>ALE ATU (UERDo ALEGR(A, Ml\\CAQENA ,JJ JJl r ~
/ HEEEEEEY M~(AREN~~JiHOURG~FFF!l!
«
J ' JJl
./Jl .IJ' r
rr \\
JJ .r
ragazz i un be l di a logo ne l
corso delle riprese, e parlando
sembravano normali . Ho pen-
sato che se ci fosse stato un
salesiano tra di loro, le cose
potrebbero and are diversa-
mente e avrebbero una possi-
bilità di vita diversa».
l etterafirmata, Varese
CATECHISTI. «Vorrei espor-
re un mio pensiero. Abito in
un piccolo paese per cui ci si
conosce molto bene, compre-
se le condizioni economiche
di ognuno di noi. Nella nostra
comunità il catechismo viene
insegnato da persone bene-
stanti , con un te nore di vita
lussuoso. Come si può conci-
liare l'insegnamento di Gesù
(nato povero a Betlemme), che
ci insegna che per arricchire il
nostro spirito dobbiamo libe-
rarci dalle ricchezze materia-
li? Forse che i ricchi sono più
inte ll igent i de ll e perso ne
povere e modeste? Come pos-
sono i bambini e i ragazzi
raccogliere il vero significato
della vita cristiana, se i loro
insegnanti non sono coerenti
con ciò che insegnano? Non
poss iamo accontentarci di un
catechismo nozionistico ».
Non na Ma ria,
Ala di Stura (Torino)
ALMENO DA 60 ANNI. « Il
Bollettino Sales iano entra
nella nostra fam iglia almeno
da 60 anni : ci aveva abbonati
nostra zia suor Anna Dutto,
sorella della mamma. Il sotto-
scritto per bontà del Signore e
per le preghiere di mamma e
zia è sacerdote da 40 anni .
Dovunque sono stato, in mon-
tagna, alla periferia della cit-
tà, e ora nella quiete dei cam-
pi , il Bollettino Salesiano mi
ha seguito sempre, anche per-
ché mamma ci teneva a leg-
gerlo. E non solo lei. Se il BS
potesse parlare, ricorderebbe
senz'altro che ha pure esso
una parte nella mi a vocazione
e ne l mi o serv iz io d i prete
diocesano ... ».
Sac. Bernardino Agnese,
Caraglio , Cuneo
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli amici.
Comunicate subi-
to il cambio di in-
dirizzo (mandan-
do sempre la vec-
chia etichetta).
Per la vostra corrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656 .12.556
E-mail: biesse@sdb.org
BS APRILE 1997

1.10 Page 10

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A maggio, un congresso farà il punto a Roma sulle vocazioni
più diffi
ani una scel
I n tutto il mondo i sacerdoti sono
oggi 406 mila. Nel 1978 erano
416 mil a. In Europa, il loro nu-
mero nel 1994 ammontava a 218 mi-
la, 33 mila in meno rispetto al '78.
Ma la parabola discendente, iniziata
con la grave crisi delle vocazioni e
degli abbandoni della fine degli an-
ni sessanta, sembra ormai arrestata.
In Europa nel 1978 erano stati or-
dinati 1.805 sacerdoti diocesani. Nel
'94 sono saliti a 2.479, con un au-
mento pari al 37 per cento. Tuttavia
l 'aumento non compensa ancora le
perdite dovute a decessi e defezioni.
Ciò spiega il calo numerico dei pre-
ti. A questo fenomeno è collegata
anche l'età media sempre più alta.
Circa 62 anni per il clero italiano.
Ci vorrà dunque ancora tempo
perché l'aumento dei sacerdoti sia
visibile anche in termini assoluti. I
dati sui seminaristi di filosofia e
teologia in Europa sono però con-
APRILE 1997 BS
fortanti. Globalmente, tra diocesani
e religiosi, sono passati da 23.915
nel 1978 a 29.511 nel 1994, con un
incremento del 23 per cento.
Siamo già oltre il guado della cri-
si? Ai primi di maggio, a Roma, un
congresso farà il punto sulla situa-
zione nel vecchio continente. E se la
risposta non sembra essere univoca
per tutta l'Europa, anz i, nell ' ambito
di una stessa nazione coesistono
ombre e luci, con grandi differenze
tra Est e Ovest, un fatto è comunque
certo. Mai forse si è lavorato per le
vocazioni come nel nostro tempo.
Un compito delicato e complesso.
Perché non si tratta di coinvolgere
delle persone e dei giovani per un
impegno « ad tempus », ma per un
impegno che duri tutta la vita. In
un 'epoca in cui si teme soprattutto
l' irrevocabilità della scelta.
Monsignor Antonio Buoncristiani
è da circa tre anni ve covo della
I
Dopo l'ordinazione,
mons. Buoncristiani abbraccia un
neo-sacerdote della sua diocesi.
diocesi di Porto-Santa Rufina, una
delle più estese del Lazio. Nel suo
territorio, a nord di Roma, si trova
la casa generalizia dei salesiani alla
Pisana. Ordinato sacerdote ali ' indo-
mani della contestazione del '68,
monsignor Buoncristiani è uno dei
più giovani vescovi italiani . Dopo

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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nella vecchia Europa. Sul tema, una nostra intervista a mons. Buoncristiani.
Vietnam. Aspiranti salesiani. A destra
giovani salesiani dell'ispettoria Lombardo-emiliana.
aver lavorato al servizio della Santa
Sede in America Latina e in Africa,
è stato a lungo parroco in varie zone
della montagna umbra. Contempo-
raneamente docente di sociologia ad
Assisi, è venuto a contatto con mol-
tissimi candidati al sacerdozio e alla
vita religiosa.
I NUOVI GIOVANI
Monsignor Buoncristiani , quali le
sembrano come sociologo le diffe-
renze dell'attuale condizione giova-
nile rispetto a quella degli anni '60 ?
«La giovinezza è oggi una situa-
zione di vita completamente nuova.
I giovani hanno già una loro matu-
rità fisica a 15-16 anni, ma si parla
ancora di "ricerca di identità" psico-
logica attorno ai 30 anni. Un perio-
do lunghissimo e faticoso prima di
inserirsi dinamicamente nella vita
sociale ed economica. La matura-
zione fisica anticipata rischia talvol-
ta di farci dimenticare di avere da-
vanti ragazzi cresciuti molto in fret-
ta, che hanno in una moltitudine
di problemi. I sociologi parlano dei
giovani come di "identità impe1fet-
te" e non è più possibile fare una net-
ta distinzione tra adolescenza e gio-
vinezza, come non è facile emettere
giudizi non generici. A me sembra
che i giovani d 'oggi non possano
che essere figli del nostro tempo. In
prevalenza, preferiscono piegarsi su
se stessi, piuttosto che aprirsi pro-
gettualmente verso il mondo esterno.
Gli slogan, le parole d'ordine, iter-
mini con i quali è possibile definire
la cultura giovanile attuale, si riferi-
scono quasi tutti all 'autorealizzazio-
ne soggettiva: bisogno, desiderio,
piacere, felicità, gioia di vivere».
Dunque è difficile proporre un se-
rio cammino di fede, una proposta
vocazionale.
«Il processo di soggettivismo con-
duce a una mitizzazione esasperata
della propria identità, dei propri bi-
sogni, con la conseguenza di una vi-
sione radicalmente soggettivistica del-
l'esperienza propria e altrui. Ne sca-
turisce la tendenza a ridurre il valo-
re a bisogno soggettivo, senza tener
conto che esistono anche bisogni
negativi, alienanti e improduttivi. In
questa situazione generale, spesso
non avendo fatto esperienza concre-
ta delle difficoltà della vita, i giova-
ni subiscono la tentazione di assu-
mere acriticamente qualsiasi biso-
gno, trasformandolo in valore. In
maniera sempre più consistente ri-
nunciano a porsi il problema del sen-
so, manifestando una specie di al-
lergia per le grandi tradizioni filoso-
fiche e religiose e verso le ideologie
ormai crollate.
Anche il senso di appartenenza al
gruppo di riferimento - qualunque
esso sia - cattolico, politico, cultu-
rale, ricreativo, sportivo, ecc. - si è
disgregato in appartenenze multiple
coinvolgenti solo relativamente. Ne
consegue quasi naturalmente l'assen-
za di una progettualità per il cam-
biamento; ci si limita alla quotidia-
nità senza alimentare la speranza».
MA C 1ÈIL VOLONTARIATO
Dietro questi aspetti negativi c'è
però per molti un risvolto positivo
su cui far leva...
«L'attenzione alla quotidianità e
alla concretezza porta a una mag-
giore sens ibilità, a darsi da fare a fa-
vore del prossimo più bisognoso.
Una delle espressioni migliori è
queUa del volontariato. La caduta
I
Russia. Nell'agosto scorso il rettor maggiore ha ricevuto
le prime professioni di dodici giovani salesiani
provenienti da Bielorussia, Ucraina, Georgia e Russia.
I Jakarta (Indonesia).
Chierici dello studentato filosofico
con l'ispettore don Carbone!.

2.2 Page 12

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IL PRETE, LA SUORA,
Valentina: « Anche nel mio am-
I GIOVANI
biente di lavoro è diffusa una visio-
ne negativa della Chiesa. Perché?
« Perché farsi prete o suora oggi Non sanno dirlo. I preti , le suore , li
appare una scelta assurda a tanti criticano e basta ».
giovani? E perché l'irrevocabilità de/- Martina: « Ciò che spesso resta
l'impegno è così lontana dalla men- impresso nella gente è l'immagine
talità del mondo? Interrogativi che del prete , della suora, diffusa dai
vanno al fondo del problema della giornali, dalla TV. La suora che si è
vocazione e che giriamo a tre gio- svestita, il prete che ha gettato la
vani romani, vicini ai salesiani: Enri- tonaca, e sono scappati insieme ».
co, studente di medicina; Valentina, Enrico: « Credo che nei giovani
impiegata; Martina, contabile.
non ci sia un 'immagine non positiva
Enrico: « Molti giovani vivono alla solo della Chiesa. Ma c'è una visio-
giornata. Senza sapere quello che ne negativa di tutto. Non va bene la
è giusto o sbagliato, senza valori. Chiesa, la scuola, il lavoro, la politi-
Senza regole da rispettare . Magari ca .. . sono pessimisti su tutto ».
divertendosi per noia a gettare sas- Martina: « Manca lo spirito di sa-
si da un cavalcavia ».
crificio . Lo vediamo anche per il
Valentina : « Nella società attuale matrimonio. In passato , quando era
è difficile fare certe scelte. Una vol- più complicato separarsi o divorzia-
ta era comune andare a messa. re, ci si pensava bene prima di spo-
Adesso se dici che vai in chiesa, sarsi. Adesso si dice: se va male,
vieni quasi segnata a dito ».
divorzio, mi separo. Semplicemen-
Martina: « lo sono catechista e te, tranquillamente , come se fosse
faccio parte della Caritas. I miei la cosa più normale ».
amici non riescono a concil iare l'im- Enrico: « lo non ho paura di spo-
magine di una persona che sente sarmi , ma di chi mi sposo. Non ho
alcuni valori e che , nello stesso timore dell'impegno per sempre.
tempo , si trucca, va qualche volta in Anzi penso che sia la cosa più
discoteca, condivide i problemi e i bella ».
divertimenti dei propri
Valentina : « La gen-
coetanei ».
te ammira chi , pur non
Enrico: « All'universi -
avendone l'obbligo , fa
tà, molti non credono .
del bene agli altri .
Però rispettano il sa-
Mentre è convinta che
cerdote. Magari dicono :
per il sacerdote e la
è uno che ha fatto la
suora, sia quasi un ob-
sua scelta, anche se a
bligo , una professione.
me non interessa. Ma i
E poi non comprendo-
ragazzi di 15-16 anni
no il sacrificio, le ri-
non hanno neppure l'i-
nunce che la loro vita
dea di che cosa è un
comporta. E soprattut-
prete. Quando non pen-
to l'impegno per tutta
sano : , il prete , quel- Madre Teresa
la vita ».
lo è peggio di tutti!
di Calcutta.
della tensione ideologica ha prodot-
to un maggior senso di tolleranza e
di rispetto della diversità, il rifiuto del-
1' ingiustizia e della violenza. Le dif-
ficoltà evidenziate prima, evitando i
luoghi comuni che descriv ono i gio-
vani come generosi e incostanti, ci
aiutano a intuire la complessità del-
la situazione in cui dobbiamo indi-
viduare seri cammini di fede per ge-
nerare il clima adatto a un a proposta
vocazionale. E anzitutto bisogna di-
re che non esistono più modelli pre-
fabbricati. Nel rapporto interperso-
nale bisogna essere capaci di aiutare
ciascuno a fare luce nella propria sto-
ria e a far ordine nelle proprie esi-
genze insoddisfatte, ponendogli da-
vanti la proposta cristi ana con gran-
de fi ducia nell'azione dello Spirito,
che ci dimostra quotidi anamente di
aver seminato anche in terreni che
sembravano imposs ibili ».
Quali sono i limiti della prima
evangelizzazione e della catechesi
che di f atto ostacolano la matura-
zione della vocazione?
«In una società sempre meno cul-
turalmente cristiana, i vecchi modelli
di prima evangelizzazione e di cate-
chesi sacramentale appaiono sempre
più come una parentesi di "istruzioni
per l'uso", che vengono messe da
parte appena non si sente più l'utilità
di servirsene. Onnai il cristianesimo
non è più una "dottrina" da dover
imparare per capire meglio la cultura
e le tradizioni che fanno parte della
nostra vita quotidiana, ma un 'espe-
rienza che dobbiamo vivere in prima
persona. Solo quando si sente che
Gesù Cristo è entrato nella nostra
vita sino a sconvolgerla, si può avere
il coraggio di affidargliela per intero
mettendoci al suo servizio. Senza
calcoli o "richiesta di sconti" ».
I Mons. Antonio Buoncristiani.
Per alcuni anni è stato a servizio
della Santa Sede
in America Latina e in Africa.
Pensa che l' immagine spesso ne-
gativa de lla Chiesa sui mass media
allontani i giovani da lla proposta
vocazionale?
«La grande responsabilità dei mass
media, che pure esiste, viene enfa-
tizzata. Essi stessi sono frutto della
nostra cultura secolarizzata e del con-
sumo invadente che si serve di tutti
i mezzi disponibili per continuare
ad alimentarsi. Per cambiare ten-
denza non sarebbe sufficiente tra-
smettere in televisione più program-
mi culturali e religiosi. Il punto no-
dale da cui bisogna ripartire è quel-
lo della famiglia, che è il primo nu-
cleo di ogni comunione e comunità
tra gli uomini e, quindi , il primo
centro di inadiazione del mistero del-
l'amore divino ».
Cosa deve fare la comunità per
sostenere la maturazione di una vo-
cazz.one.?
«Deve essere anzitutto se stessa,
cioè sentirsi autenticamente Chiesa.
In una comunità di fede vissuta, la
proposta vocazionale diventa quasi
automatica, perché c il terreno
adatto a farla germogliare, crescere
e irrobustire. E ciò attraverso la te-
stimonianza della carità e il soste-
gno della preghiera. Una comunità
cristiana che non ha vocazioni deve
sentirsi "sterile" e porsi il problema
di che cosa c'è che non funziona ».
Silvano Stracca
APRILE 1997 BS

2.3 Page 13

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I
PRIMA PAGINA
Francesco Casella
11 tema del convegno è
stato Gesù Cristo, in li-
to ha proposto ai gruppi
un comune quadro di rife-
nea con la riflessione che
rimento per aiutare i gio-
impegna la Chiesa nel
vani ad accoglierlo. Ogni
1997 per la preparazione
gruppo , ha sottolineato
al terzo millennio . L'origi -
do n Vecchi , deve farsi
nalità è venuta dalla ricer-
portatore di alcune « icone
ca fatta dai quindici gruppi
salesiane » su Gesù Cri-
presenti , che hanno pre-
sto, immagini del resto già
sentato la « figura di Ge-
presenti nei vari progetti di
» così come era pre-
vita apostolica della Fami-
sente nelle loro Costituzio-
glia Salesiana: Gesù buon
ni. Di qui sono emersi non
pastore, Gesù amico dei
solo i tratti specifici di ogni
giovani, Gesù uomo nuo-
gruppo , ma soprattutto
vo . Infine - per eliminare
quanto questi gruppi han-
le distanze che spesso si
no di comune. E molti so-
frappongono tra educatori
no stati gli elementi emersi
e giovani - don Vecch i,
incentrati su Gesù : il riferi-
con singolare immagine ,
mento a Gesù buon pasto-
ha invitato a « salire sul
UN CONVEGNO re, i percorsi formativi , la
stessa scelta dei giovani ,
carro dei giovani , come
fece il diacono Filippo ».
dei piccoli , dei poveri, dei
SU GESÙ CRISTO sofferenti , il sistema pre-
ventivo come impegno so-
PROSPETTIVE. La grande
quantità di materiale con -
ciale e metodo educativo-
fluito nel libro degli « Atti
apostolico, la centralità del-
Si è tenuto al Salesianum di Roma
del Convegno » se da un
l'Eucaristia, la Riconcilia-
zione, la fedeltà alla Chie-
il XIX Convegno di Spiritualità
lato può essere di aiuto ai
diversi gruppi per rispon-
sa , e altro ancora. Una della Famiglia Salesiana. 150 i partecipanti dere all'interrogativo di Ge-
scorsa anche solo ai titoli , da tutto il mondo, 15 i gruppi rappresentati. sù: « Voi chi dite che io
così come sono stati ripor-
tati dagli « Atti del Conve-
Tema: Gesù Cristo.
sia? », dall'altro, nella misu-
ra in cui si risponde come
gno », trasmette una forte In sintonia con la Strenna '97 e il Giubileo. l'apostolo Pietro: « Tu sei il
carica di suggestione.
Cristo », conduce ogni sin-
CINQUE CONFERENZE hanno accompagnato da
vicino il lavoro dei gruppi. Il vescovo di Anversa ,
monsignor Paolo Van Den Berghe , ha parlato sul
tema: La nostra fede in Gesù Cristo. La sua rifles-
sione biblica si poneva come risposta agli interroga-
tivi più problematici dell 'uomo d'oggi. Don Fran -
cesco Motto , direttore dell'Istituto Storico Salesiano,
ha presentato Gesù salvatore nella storia e nell'e-
sperienza di Don Bosco, e ha inquadrato il tema
nella cultura e nella pratica religiosa dell 'Ottocento.
Jean-Paul Muller ha offerto una riflessione dal
versante pedagogico: Il sistema preventivo e l'orien-
tamento a Cristo, con un'attenzione particolare alla
condizione dei giovani d'oggi. Suor Marcella Farina
ha sviluppato l'aspetto teologico-mistico: L'Eucari-
stia nella mistica apostolica salesiana. Alvaro Ginel
ha proposto un'interessante lezione di metodologia
catechetica: Cari giovani, vi presento Gesù.
la Famiglia Salesiana a
impegnarsi nella sequela
di Gesù . Stimolante al ri-
guardo è stato il modello
proposto dal « postula-
tore generale » don Pa-
squale Liberatore , che
ha presentato il profilo
spirituale del servo di
Dio e cooperatore
salesiano Attilio Gior-
dani, che ha vissuto
con particolare in-
tensità il carisma
educativo di Don
Bosco.
golo membro del-
IL RETTOR MAGGIORE ha commentato la Stren-
na, collegata, com noto, al Giubileo: Con lo sguar-
do fisso in Gesù, primogenito di molti fratelli, aiutia-
mo i giovani ad accoglierlo nella fede. E il commen-
I La copertina degli « Atti» ,
a disposizione dei partecipanti
sin dall'inizio dei lavori.
8S APRILE 1997

2.4 Page 14

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•••••••••••••••••• •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
IL COMMERCIO SOCIETÀ
NELLA NOSTRA
EQUOE BORSA DELLA SPESA
I GRAVI PROBLEMI
DELLE
DISUGUAGLIANZE
SOLIDALE TRA IL NORD E
IL SUD DEL MONDO.
COSA SI PUÒ FARE.
di Alessandro Risso
E' l'unico uomo di spettacolo
rifiutato dalla televi sione. E
non perché le sue apparizio-
ni riscuotono poco successo. Al
contrario, ogni sua trasmissione è
sempre un evento, e l'affetto del
pubblico nei suoi confronti si mi-
sura con regolari « tutto-esaurito »
nelle tourné per i teatri d'Italia. Ep-
pure la nostra TV, capace di conce-
dere a chiunque un quarto d 'ora di
celebrità e di sfruttare sino alla
noia chiunque sia capace di cattu-
rare - e con ogni mezzo - I 'atten-
zione del telespettatore, lo boicotta
sistematicamente. Parliamo eviden-
temente di Beppe Grillo. Il comico
genovese patisce il bando non per
I Beppe Grillo. La denuncia
dei misfatti del 144 è stata
l'ultima trasmissione televisiva
a cui il comico ha partecipato.
le sue battutacce su politici e po-
tenti di turno, né per la grevità del
linguagg io (altrimenti gente come
Benigni o la coppia Boldi-De Sica
sarebbero già da tempo condannati
al taglio della lingua): il suo pecca-
to mortale, da alcuni anni, è quello
di aprire gli occhi ai consumatori,
coloro che sono felici di « pagare
due e prendere tre », ma quasi sem-
pre inconsapevoli dei meccanismi
che regolano l'immenso circo del
«consumismo », incapaci di fare un
passo per uscire dalla pista e ragio-
nare al di fuori dello stordimento
da « consigli per l'acquisto ».
IL CONSUM-ATTORE
I consumatori hanno un immen-
so potere: quando a esempio si dif-
fonde la notizia di un prodotto fal -
lato o avariato, crollano le vendite
e « muore » il prodotto. Eppure di
tale forza sono inconsapevoli. La
Agricoltori indonesiani.
Bassi i profitti di chi produce.

2.5 Page 15

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• t
temono invece i colossi del merca- compiere una scelta cultural e: ecco
to, « poteri forti » che giocano d'an- a voi il commercio equo e solidale
ticipo presentandosi con la facc ia (ComES). Questo nuovo commer-
bella, tanti « giganti buoni », rassi- cio «equo », si contrappone a quel-
curanti « a vostra completa di sposi - lo esistente che a ragione possiamo
zione», perfino « soci», anzi « ami- definire « iniquo », e ne vediamo il
ci » dei clienti, blanditi e garantiti perché.
dal « soddisfatti o rimborsati». E
questa strategia si sublima al me-
glio nel mondo fatato della pubbli- LE MULTINAZIONALI
cità, popolato di bimbi radiosi e fa-
miglie felici: comprare e consuma- Es iste un Sud del mondo atTetra-
re porta gio ia e serenità. A turbare to tecnologicamente, che ha grande
l' idillio so lo qualche fastidioso ricchezza di materie prime, agrico-
servizio giornalistico , confuso tra le e non, esportate nei paesi del
le sfilate di moda e i battibecchi Nord del mondo, che hanno cap ita-
della politica, le ultime su Lady D li e tecnologie per trasformarle. A
e i dissapori
loro volta que-
nell o spoglia-
toio del Milan:
scene di fame,
morte, violen-
za, sfruttamen-
to. È la rea ltà in
tanti paesi del
Come diventare consumatori
consapevoli. Senza farsi con-
dizionare da «offertissime » e
« grandi concorsi», compiendo
anche una scelta solidale e
culturale.
sti espo1t ano nel
Sud prodotti fi -
niti e tecnolo-
g ie (in genere
obso lete e quin-
di non concor-
renziali). Sem-
Sud del mondo.
brerebbe il « tu
Eppure potremmo fare mo lto di dai una cosa a me che io do una
più face ndo semplicemente qual- cosa a te». In realtà questo scam-
cosa di diverso: è sufficiente essere bio mondiale è viziato alla radice
consumatori consapevoli , diventa- perché il libero mercato, che deter-
re cioè dei consum-attori. Il con- mina il prezzo in base all'incontro
sum-attore non si fa sballottare tra della domanda e dell'offerta, non
« offertissime » e « grand i concor- esiste: infatti, mentre da un lato i
si », ma sceglie con attenz ione, prodotti finiti (un pacco di zucche-
guardando sì alla qualità e al ri- ro, un copertone d'auto, un cavo
sparmio, cercando però anche di e lettrico) hanno compratori in ogni
Al supermercato. Dietro i barattoli,
spesso lo sfruttamento del Sud del mondo.
Alcuni grafici di queste pagine sono
tratti da un dossier che la rivista
MONDO E MISSIONI ha dedicato
al «commercio equo e solidale".
(3/ 1996) Lo si può richiedere in
Via Mosè Bianchi, 94
20149 Milano. Una copia lire 3.500,
abbonamento annuale lire 35.000.
Il peso dei colossi
Confronto fra il fatturato di alcune multu1azionali
e il prodotto nazionale lordo di alcuni Stati
angolo del pianeta, gli acqui-
renti di materi e prime sono po-
chissimi. Si tratta delle multina-
zionali, che assumono un peso
economico enorme, capace di con-
dizionare e piegare le scelte econo-
miche dei governi: basti pensare
che il fatturato annuale di una di
loro supera il prodotto interno
lordo di un qualsiasi stato africano
o sudamericano.
Non esiste libero commercio per-
ché non esiste domanda al di fuori
di questo oligopoli o, riferimento
obbligato di tutta l'offerta mondi a-
le. In più i prezzi sono determinati
anche dall' andamento delle mone-
te fo rti , che sono in competizione
tra loro ma fan no fronte comune
verso le economi e dei paesi terzo-
mondiali. Il prezzo del caffè non è
diminuito in questi ultimi anni - an-
zi, da no i la tazzina è liev itata a
1400 lire - eppure il costo del caf-
fè verde pagato ai produttori si è
men che dimezzato nei primi ann i
'90 (da 3,2 a l ,5 dollari al chilo).
Presi per il coll o in questa maniera,
i lavoratori dei paesi poveri vedo-
no ulteriormente peggiorare il loro
già precario tenore di vita e aggra-
vars i il loro sfruttamento per man-
tenere la concorrenzialità rispetto
ad altre nazioni nelle stesse condi-
zioni. Inoltre, quando i margini di
guadagno sono in realtà margini di
sopravvivenza, si perpetua la piaga
dell'indebitamento per poter affron-
tare l' attiv ità dell'anno seguente.
BS APRILE 1997

2.6 Page 16

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, ..............................................•.....•.•.•..•..........................
A fette la giustizia
Composizione del prezzo della banana
NORD
Sovrapprezzo dettaglianti 31 ,6
SPESE
di produzione
11,8
di trasporto
18,7
PROFITTI
di produzione
2,2
di commercializzazione 6,6
di maturazione
21 10
L'a nalisi sui costi di una semplice
banana ci fa capire meglio di altri
esempi quanto sia piccola la parte che
spetta al Sud che produce rispetto al
Nord che fissa le regole del gioco. Se
pensiamo che delle 3.000 lire che
paghiamo al fruttivendolo per un chilo
di banane solo 250 sono restate al di
dell'oceano , ci rendiamo conto del-
l'iniquità strutturale del sistema dei
commerci mondiali . Il commercio equo
e solidale rifiuta la semplice logica del
più forte e imposta i rapporti economi-
ci su base diversa. La tabella sui costi
di un chilo di cacao è un esempio
significativo che subito l'idea di una
maggiore giustizia distributiva, anche
se ovviamente i due grafici non sono
direttamente comparabili, trattandosi
di prodotti diversi.
IL PREZZO DEL CACAO
rtura costi dell
ura lavoro
lne mecllo
Ivendltor_l__ __
APRILE 1997 BS
RAPPORTO DIRETTO
CON CHI PRODUCE
Il ComES ribalta queste logiche
ingiuste e violente. Per prima cosa
stabilisce un rapporto diretto tra chi
produce e chi consuma, eliminan-
do il ruolo di intermediazione svol-
to dalle multinazionali. Poi finan-
zia i produttori sia fissando un prez-
zo equo, quindi superiore a quello
imposto dagli oligopoli, sia versan-
do anticipi sulla produzione del-
1'anno successivo e liberando così
il produttore dalle incertezze del
mercato e dalla schiavitù del debi-
to. Inoltre, con margini di guada-
gno dignitosi, i contadini non sono
tentati di passare alla più remune-
rativa coltivazione del papavero o
della coca per sopravvivere.
A questi aspetti si aggiunge la
promozione di lavorazioni in loco
della materia prima, in grado di au-
mentare il valore aggiunto, quindi
il guadagno, e il numero degli occu-
pati, privilegiando la forma coope-
rativa, socialmente più formativa , e
valorizzando su un piano di parità il
lavoro femminile. E infine caratteri-
stica del ComES è l'attenzione alle
forme di sviluppo sostenibili dal
punto di vista eco logico, richieden-
do colture biologiche che mettono al
bando l'uso di prodotti chimici e lo
sfruttamento intensivo dei terreni ,
che obbliga a nuovi disboscamenti.
Questa autentica « rivoluzione » e-
conomica rappresentata dal ComES
ha com inciato a proporsi in modo
significativo solo in questi ultimi
anni. In Italia esistono due organ iz-
zazioni principali per la sua diffu-
sione: CTM (sigla storica del com-
mercio equo in Italia) e Commer-
cio alternativo, pool di cooperative
con circa 170 punti vendita e un
volume di importazioni che nel '95
è arrivato a dieci miliardi di lire.
Poca cosa, sicuramente, se pensia-
mo che un colosso mondiale nel
settore alimentare come la Nestlé
nello stesso anno ha fatturato oltre
39 miliardi di dollari. Ma dare
gambe a questo progetto è faci li s-
simo, come bere una tazzina di caf-
fè, un tè o una cioccolata calda.
Basta indirizzarsi nella bottega spe-
cializzata, in attesa di poter vedere
anche sugli scaffali dei supermer-
cati i prodotti del ComES. Da poco
più di un anno la Coop ha inserito,
per prima nella grande distribuzio-
ne, il Caffè Solidarietà con mar-
chio Transfaù; che certifica l'ac-
quisto della materia prima alle con-
dizioni del mercato equo. E quan-
do passando con il carrello abbia-
mo a portata di mano, oltre al caf-
fè, il cacao, il tè, le marmellate, il
miele, all ora è sufficiente scegliere
esercitando così il vero potere del
consum-attore.
Alessandro Risso

2.7 Page 17

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A SCUOLA
Giuseppina Cudemo
E,.
uscito qualche tempo
fa il libro di Francesco
do il bambino è occu-
pato, sta al sicuro e noi
Tonucci « La solitudine
siamo più tranquilli .
del bambino» (La Nuova
Italia). Vi ho trovato una
LE SCALE , IL CORTILE,
dichiarazione che mi ha
IL PRATO un tempo ave-
colpito, è di una bambina
vano i requisiti essenziali
di sei anni di Torino, che
perché il gioco fosse tale.
si era inventata una
Oggi la speculazione edi-
compagna di giochi, Alice.
lizia e un certo sviluppo
Alla nonna che le chiede-
non solo hanno occupato
va chi fosse Alice, la pic-
tutti gli spazi , ma hanno
cola ha risposto : « È il no-
creato attività estranee al
me della mia solitudine ».
mondo dei ragazzi. Il
tempo libero è oggi dedi-
A SCUOLA capita che un
cato in larga parte dalla
ragazzo , specie se timido
TV, che è il compagno di
e introverso, non riesca a
giochi, la baby sitter che
fare amicizia. Nelle socie-
li fa stare buoni. La loro
tà più ricche ed evolute i
solitudine è riempita da
ragazzi sono privi di com-
giocattoli sofisticati e co-
pagnia, di conflitti , di aiu-
stosi. Il gioco richiede in-
ti, e restano all 'interno
della famiglia prigionieri
di ruoli precostituiti e de-
cisi dagli altri. Il mondo
esterno è visto come qual-
I Lo sviluppo delle nostre città ha espropriato
tutti gli spazi, un tempo a disposizione
delle attività libere dei nostri ragazzi.
vece strumenti umili, che
favoriscono l'inventiva.
Con la creta, per esem-
pio , si possono fare infi-
nite cose: si passa dal
cosa da cui difendersi: i
malintenzionati , i ladri , la
droga, l'AIDS. Ai bambini
I RAGAZZI E
niente del materiale non
lavorato, al tutto della
materia modellata.
LA SOLITUDINE si insegna a non fermarsi
con nessuno, a non farsi
La scuola deve farsi ca-
rico di questi problemi. A
aiutare da nessuno , a
scuola si può usare la
non aprire a nessuno la
porta di casa e tutta una
serie di «barriere » viene
alzata : spioncini e video-
Il bambino da anni è studiato, osservato,
riconosciuto e difeso. L'UNICEF gli
ha dedicato l'Anno Internazionale nel '79.
creta per sviluppare la
manualità ; oppure co-
struire aquiloni e altri gio-
chi. Giocattoli di carta,
citofono per vedere sen-
za essere visti e altro .
Una ragione c'è, perché
la nostra città non appar-
Ma sta conoscendo una sofferenza
imprevista, terribile ed estrema: è solo.
Vediamo perché.
stracci. In realtà spesso
si prBferisce scegliere la
strada breve degli ogget-
ti-gioco , freddi e perfetti ,
tiene più alla gente , ma
anonimi , senza storia. E i
alle sirene urlanti, alla luce e ai rumori violenti. ragazzi a casa e a scuola si riducono a scartarli ,
Uscire da soli, cercare un amico, decidere un gioco provarli , abbandonarli , distruggerli , aspettare un
e fissarne le regole , litigare e tornare a casa è gioco nuovo. Ma rimangono soli con i loro dubbi e
un 'esperienza che i nostri ragazzi non fanno più , desideri, che spesso nessuno conosce.
perdendo così occasioni preziose per crescere.
C'È DA AGGIUNGERE CHE LA SOLITUDINE dei
FINO A POCHI DECENNI FA il tempo dei ragazzi ragazzi spesso non è una colpa dei genitori, ma
era diviso in due parti: quello della scuola e del una situazione di fatto a cui non si può sempre
dovere e quello del piacere . Il primo era dedicato rimediare personalmente. La scuola può venire in
all 'apprendimento scolastico , ai compiti , al cate- aiuto , creare spazi per delle ludoteche in cui i
chismo ; l'altro ai giochi e agli amici : uno spazio da ragazzi useranno ancora la televisione , ma insie-
vivere senza particolari vincoli. Ci si poteva orga- me ; e dove troveranno insegnanti che li aiutino a
nizzare e divertire. Era il tempo dell 'autonomia e coltivare hobby, a incontrarsi, a giocare in gruppo
del rischio , il tempo in cui si cresceva e si imparava spontaneamente. Scuola allargata, dove si possa
a conoscere il mondo . Oggi questo tempo libero è fare musica e sport con un andamento non stretta-
scomparso, sostituito da altre scuole, da altri obbli- mente scolastico.
ghi : i corsi di inglese, di nuoto, di judo. Così quan-
o
BS APRILE 1997

2.8 Page 18

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Dopo il Congresso di Rimini, riconfermato Renzo Romor alla guida
EXALLIEVI
IN CANTIERE
di Luca Sorrentino
La nuova presidenza nazionale
degli exallievi/e di Don Bosco.
Riceve l'eredità di quattro intensi
anni di attività.
I n ogni associazione è sempre
diffi~ile smuove_re la periferia,
ragg iungere tutti , rimuovere o
modificare le tradizioni più consoli-
date. Per quel pi zz ico di di sorie nta-
mento che le novità portano con sé.
Questo sta capitando precisamente
agli exalliev i ita liani , che da qual-
che anno respirano aria nu ova. Lo
ha detto senza complessi il pres i-
dente riconfe rmato Re nzo Romor al
Congresso di Rimini , in una relaz io-
ne g iudicata coragg iosa e realistica:
« Dobbiamo smette rla con la nostal-
gia e fare dell a nostra bandiera solo
que llo che abbiamo ricev uto. Alla
scuola sales iana dobbi am o molto ,
ma non poss iamo costruire la nostra
vita di assoc iazione sul ri cord o dei
nostri anni giov anili . Dobbi amo vi-
vere il presente, inserirci ne ll a so-
cietà e nell a vita eccl es iale di ogg i ».
COSA È SUCCESSO
L'immagine del cantiere è quella
che rende meglio 1' idea. Perché le
iniziative mandate avanti negli ulti -
mi anni dag li exa lli evi portano con
il timbro di un a magg iore dina-
micità e la c hi ara sensazione che
l ' assoc iaz ione stia vivendo qualcosa
di ined ito. «In poche parol e non è
fac ile tracciare un bilancio delle at-
tività deg li ultimi qu attro anni », di-
ce il delegato nazional e don Ilario
Spera. « Abbiamo te ntato di far cor-
rere nell'associazione alcune idee
unificanti , l ' idea dell' associazione,
per sentirc i verame nte parte di un
tutto . Il tema formativo lanciato dal
Consig lio Nazionale ha raggiunto in
questi anni tutte le Unioni locali , ha
caratterizzato i convegni e le attivi-
tà. Un altro impeg no di rili evo è sta-
to quello dell a solidarietà. Con lo
slogan "Regaliamo un oratorio ai
ragazzi dell'Est", è sorto grazie alla
nostra collaborazione, uno dei primi
oratori a Brno, nella Repubblica Ce-
ca. Quanto ai giovani exallievi, stan-
no vivendo una stagione molto vi -
vace e hanno dato prova di grande
maturità, capacità organizzativa e
voglia di protagonismo nei Forum
socio-politici. Recentemente infine
« Voci Fraterne»,
oltre 20 mila copie, è la rivista
associativa degli exallievi italiani.
. . ..... Sempre più alta la S{Ualità, ,
sem~ più gr1:1dita.

2.9 Page 19

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degli exallievi d'Italia. Confessa: «È questo il mio modo di sentirmi exallievo».
iniJ0/13 Otto
Al Congresso di Rimini.
Renzo Romor con il presidente confederale.
il Congresso di Rimini ha dato fo rza
all a nostra identità associativ a e ha
contribuito a una nuova mentalità. Il
Congresso è stato preced uto da un
anno e mezzo di lavoro intenso, co l-
laudato, se si vuol e, dalla macchin a
organizzativa dei Forum ».
DAL FRIULI
Renzo Romor, il presidente ricon-
fe rm ato, ha studiato dai sales iani a
Pordenone. Sono usc iti dall a scuo la
di Pordenone anche i suoi due fra-
te lli . Il figlio , anche lui exa lli evo, ha
LA NUOVA «NAZIONALE»
DEGLI EXALLIEVI
Presidente:
Renzo Romor
Delegato nazionale :
Don Ilario Spera
Politiche giovanili:
Roberto Cavaglià
Marilena Albarano
Decentramento, tesseramento,
amministrazione:
Vittorio D'Agostino
Domenico Cordisco
Centro di fraternità
e organizzazione:
Emidio Ducci
Alessio Cardacino
Rapporti con
la Famiglia Salesiana e
la Confederazione mondiale:
Antonino Cubeta
Exallievi. Sempre più «squadra »,
nel panorama
delle associazioni cattoliche.

2.10 Page 20

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frequentato a Torino il liceo Valsali-
ce. Una storia da sempre legatiss i-
ma ai salesiani. Presidente degli ex-
alli ev i dell ' ispettoria Veneta Est do-
po l'Eurobosco di Lovani o, ne l 1991
è succeduto a Wa lter Sudanese alla
guida deg li exalli evi d ' Italia.
Presidente, sente il peso di questa
riconferma ?
« A dire il vero, l ' occuparm i del-
l'associazione dalla presidenza è il
mio modo di vivere e di sentirmi
exa llievo. Sarei sperso se non potes,-
s i lavorare per l' associazione . E
q uesto lavoro c he continu a a farm i
sentire legato a Don Bosco e mi aiu-
ta ancora a crescere ne ll a m ia iden-
tità salesiana ».
« Exallievi ce ne sono ovunque e
ogni giorno se ne scoprono dei nuo-
vi. E alcuni sono presenti in ambiti
di rilievo nella società: da Giorda-
no Bruno Cuerri a Sgarbi, da Berlu-
sconi a Tomba , da Pippo Baudo al
procuratore Caselli.. . Si sente presi-
dente di tutti o solo degli associati?
« Non basta aver fatto gli studi dai
sa les iani . E non tutti i nomi che ha
fatto sembrano remare da ll a nostra
parte. Sarebbe bell o che tutti g li
exa lli ev i vivessero in sintoni a con i
valori ricevuti. Tanti lo fan no e ci
fanno onore. Ma anche chi si presen-
ta come il più apparentemente lon-
tano da noi, in realtà qualcosa ha con-
servato: un a certa apertura sociale,
quella caratteristica sensibilità nata
da una comune matrice salesiana ».
I Umbero Eco
e Francesco Paolo Casavola,
illustri exallievi « non associati
L'ASSOCIAZIONE
Uno degli impegni più avvert1t1
oggi dagli exalliev i è quello di dare
visibilità all 'assoc iazione , farle tro-
vare un posto nel panorama dei
gruppi catto lic i associati. Don Spera
ricorda con soddisfazione che al
Congresso di Rimini sono state in-
vitate le ACLI , Com unione e Libe-
raz ione, l' AGESCI , Sant ' Eg idi o, la
GIOC , la FUCI.. .: « Di fronte alle
m aggiori associaz ioni laicali nazio-
nali abbiamo voluto rendere pubbli-
ca e quasi ufficiale la nostra volontà
di crescere come associaz ione per
poterci co llocare senza comp lessi e
in modo credibile accanto a loro ».
FEDERAZIONE ITALIANA EXAlLIEVIIE DI DON BOSCO
Rinnovarsi per Rinnovare
VIII l'ON(ilU:'SSO .\\'.,\\ ì'.ft ,,\\ \\ J t:.'wiui ({J/13 01111hrc: /9 96
I .Il Congresso di Rimini. Don Martinelli ha detto
, « Ho partecipato a tanti congressi, questo è il più organizzato
dal punto di vista dei contenuti e anche delle prospettive
APRILE 1997 BS
E lei, presiden-
te, si ritiene soddi-
sfatto ?
« Quelle associa-
zioni in realtà han-
no alle spalle molti
anni di esperienza,
mentre noi ci siamo
mossi un po ' lenta-
mente nel sottoli-
neare la nostra iden-
tità associativa. Ci è
sembrato sufficiente
rimanere collegati
con una tessera, una
riunione, una cena
piena di bei ricordi,
il grande ritrovo an-
nu ale. Per questo ci rimane ancora
molto cammino da fare ».
Tuttavia ormai vi siete messi sulla
strada della "visibilità" .
« Certo . E in tutte le sce lte degli
ultimi ann i abbiamo cercato l'ag-
gancio con i più importanti avveni-
menti eccles iali. Di recente per esem-
pio è stato esplicito da parte nostra
il riferirci alle tematiche della Chi e-
sa italiana riunita a Palermo (Evan-
gelizzazione e testimonianza della
carità ) e a quelle dell ' ultim o Capi-
tolo Generale dei sales iani , sull ' im-
portanza del protagonismo dei laici ».
Negli anni della sua presidenza il
passo più lungo sembrano averlo
fatto i GEX (Giovani EXallievi).
« Soprattutto attraverso i Forum so-
cio-politici, preparati e vissuti da loro
stessi, i giovani hanno espresso un 'o-
riginalità e un 'efficacia notevoli. L' i-
dea dei Forum così fuori dagli sche-
mi usuali poteva farci coITere qualche
rischio. In realtà li ha portati a rag-
giungere non solo un notevole livello
organizzativo, ma anche dei risultati
di grande apertura, soprattutto nel so-
ciale. Hanno cominciato nel '91 a
Venezia e di anno in anno hanno af-
fro ntato i temi più cruciali : i cam-
biamenti della società, il protagoni-
smo nello sv iluppo, la democrazia, la
cultura della vita, la Costituzione. Su-
perando le accuse di fare l' occhiolino
più che al centro alla sinistra, hanno
dato voce a personaggi di primo
piano di tutto l'arco parlamentare ».
Luca Sorrentino

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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IL MESE IN LIBRERIA
Libri novità a cura di Giuseppe Morante
LA VITA DEL CREDENTE
di Carlo Molari
LDC , Leumann (To) 1996
pp. 182, lire 15.000
L'ascetica cristiana deve
coniugare due dimensioni
spirituali , integrandole nel-
l'armonia del battezzato : la
consapevolezza o coscien -
za personale (soggettiva) e
il dono gratuito dello Spirito
che la fonda e la illumina.
Nessuna delle due va tra-
scurata. Quando se ne ac-
centua un solo aspetto, o la
persona si ripiega su se
stessa dimenticando di es-
sere creatura, o trascura la
sua concretezza e fugge il
reale per immergersi nel-
l'immaginario .
Queste pagine suscitano la
nostalgia degli spazi interio-
ri dove appunto la vita spiri-
tu al e si rivela nella sua
completezza. Il modo mi-
gliore diventa l'esercizio
della preghiera e del silen-
zio interiore dove le parole
che si ascoltano risuonano
in modo inedito e le espe-
rienze che si compiono ri-
velano sensi sconosciuti.
padre di famiglia , un marito ,
una moglie ... Comunque era
qualcuno che aveva in mano
gli strumenti per esserlo. Ora è
solo un individuo che deve
cominciare a capire che è un
rifugiato e far capire agli altri
chi è, oltre ad essere un rifu-
giato ... ». Da questa prospetti-
va è partita la ricerca del
Consiglio italiano per i rifugiati ,
descritta nel presente volume ,
attraverso le testimonianze di
vita di molti rifugiati.
IO CREDO IN DIO
I segreti della fede
di René Laurentin
LDC , Leumann(To) 1996
pp. 190, lire 15.000
PIERO EALBERTO
costituisce un chiaro e utile
vademecum per la madre , in
grado di rispondere alle do-
mande e ai dubbi relativi al
mistero di una nuova vita che
nasce e si sviluppa.
Nel clima di preparazione al
grande giubileo del 2000 , que-
sto libro può aiutare i credenti
a rileggere in maniera più co -
sciente e comprensibile il pro-
prio "credo " per rinvigorire la
fede . Infatti si tratta di pagine
limpide e profonde, che vanno
meditate in atteggiamento di
preghiera quasi contemplativa.
Il Credo , quello cosiddetto
apostolico , il più antico credo
della Chiesa che oggi si pro-
fessa in ogni liturgia festiva ,
viene presentato nel suo signi-
ficato vitale con l'esposizione
delle verità fondamentali della
nostra fede. Lo sforzo di attua-
lizzarlo porta anche a rispon-
dere alle obiezioni che posso-
no venire dalla scienza o dalla
vita concreta.
RENÉ MmrnNTIN
mtFi omtm
i segreti
LA STRAORDI ARI\\
\\WE 'I' RADtUNA
VITA CHE NASCE
NOVE MES I
NEI. VENTRE MATERNO
~Al ·ERI
LA STRAORDINARIA
AVVENTURA DI
UNA VITA CHE NASCE
Nove mesi
nel ventre materno
di Piero e Alberto Angela
RAI -ERI-MONDADORI ,
Roma 1996
pp . 324 , lire 35 .000
È un racconto dedicato alla " fu-
tura mamma », ma anche a co -
loro che desiderano conoscere
i percorsi e gli scenari della
propria preistoria personale:
una grande avventura , un
viaggio come autocostruzione ,
che ogni persona ha compiuto
nel ventre materno. Come uno
scultore che plasma se stesso ,
il feto si costruisce per ritocchi
successivi , aggiungendo man
mano al suo nucleo di parten-
za vari tipi di strutture sempre
più complesse. Ci appare co-
me una straordinaria avventu-
ra raccontata alla luce delle più
aggiornate ricerche mediche
sui nove mesi di gestazione e
LA MOGLIE DI LOT
Vivere in esilio
di Elsa Maria Hein Alocco
Edizioni Lavoro, Roma 1996
pp. 108, lire 15.000
La moglie di Lot simboleggia
l'impossibilità a staccarsi dal
telaio della propria esistenza e,
fuori metafora, descrive la con -
dizione obbligata di chi è
costretto a passare la vita in
un esilio forzato da un conti-
nente all'altro del nostro piane-
ta. Questi rifugiati, se non si
adattano in fretta alle nuove
usanze , diventano presto
oggetti dimenticati in qualche
angolo polveroso. " Forse pri-
ma era un dottore , un poeta,
un architetto , un impiegato, un
La moglie
di Lot
Vivere In esilio
-
STORIE DI ORDINARIO
GENOCIDIO
La guerra del Kivu
di A. Ferrari - L. Scalettari
EMI , Bologna 1996
pp. 126, lire 12.000
Le cronache mostrano scene
da esodo biblico dei 700 mila
profughi da Goma e di altri 500
mila dai campi di Bukavu e
Uvira: è la tragedia dello Zaire
orientale (ottobre 1996). Bam-
bini , donne, anziani muoiono di
sete , fame e di malattie. L'ONU
sta a guardare, paralizzata dai
giochi politici di Francia e Stati
Uniti, dei regimi di Uganda, Bu-
rundi , Rwanda, Sudan . Entra
di nuovo in gioco la secolare
guerra etnica fra Tutsi e Hutu: i
banyamulenge, zairesi di etnia
tutsi , attaccano il campo profu-
ghi di Goma, ma questa strage
non interessa proprio a nessu-
no , se non ai pochi volontari e
missionari pronti a dare la vita.
Per i potenti del mondo in que-
sta zona non ci sono interessi
umani, se non giochi commer-
ciali . Ma si può essere inno-
centi del dolore e del sangue
di tanta atroce persecuzione
politica?
8S APRILE 1997

3.2 Page 22

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L/;1/E-
A TAIPEI IL BUE SALE
SULL ALBERO di Michele Ferrero
J
« O gni cosa ha avuto inizio 1'8 dicembre », dice-
va Don Bosco . E questo vale per tutte le
case salesiane sparse per il mondo . Così ogni 8 di-
cembre i salesiani cercano di iniziare qualcosa, se non
altro per far contenta la Madonna, che in questo gior-
no vuol vedere cortili pieni di ragazzi. Anche a Taipei ,
la capitale di Taiwan , la Cina repubblicana in plu -
ridecennale conflitto con la Cina comunista, 1'8 dicem-
bre è stato giorno di inaugurazioni. Niente di straordi -
nario, forse. Però abbiamo offerto due piccoli segni ,
che parlano della presenza, e della potenza, dell'Im-
macolata anche in questo paese , dove i cristiani sono il
3 per cento , e il Vangelo è considerato straniero.
Dal diario di un neo-missionario.
L'Immacolata e il Natale a Taiwan.
Riflessioni sulle feste cristiane in Cina.
Eppure quella domenica il cortile si è riempito di ra-
gazzi. Tutti non cristiani («non ancora » dicono i più ot-
timisti) , ma tutti affascinati da quello spirito salesiano
di gioia e accoglienza che non conosce confini , e che i
soldi non possono comprare. Oltre a ciò , visto che
nessuno di loro era in chiesa quando abbiamo dato
l'avviso dell 'apertura ufficiale dell 'oratorio , vuol dire
che è proprio la Madonna che li ha fatti venire.
IL PRIMO SEGNO è stato
l'apertura ufficiale del nuo-
vo « Youth Centre », con
tanto di solenne benedi -
zione dei nuovi canestri da
parte del direttore ed ex -
ispettore don Giovanni
Battista Zen, e con il taglio
del nastro affidato al diret-
tore dell'asilo don John
Ma. L'oratorio è affidato al
diacono don Francis Huan ,
che può contare sulla
collaborazione dei quattro
missionari che sono qui a
studiare cinese : don
Tonetto , don Carbon, don
Flores e il sottoscritto . Un
confratello cinese ha detto
una volta che evangeliz-
zare a Taipei è come
cercare - testuali parole -
« di portare un bue su un
albero ». In questa città
circolano un sacco di soldi ,
Taiwan è considerata una
delle "tigri del Sud-Est
asiatico", con Hong Kong e
Singapore, e annunziare
Cristo ai ricchi non è facile .
Il bue sull 'albero corri-
sponde insomma all 'evan-
gelico "cammello nell'ago".
I Taipei (Taiwan).
Min Sheng West Road.
Il centro cittadino.
APRILE 1997 BS

3.3 Page 23

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Don Giovanni Zen benedice i nuovi canestri
nel cortile dell 'oratorio salesiano.
IL SECONDO SEGNO è un articolo apparso sul quoti-
diano «China News » proprio 1'8 dicembre, per presen-
tare il « St. John Bosco Parish Philipino Choir » (coro
filippino della parrocchia San Giovanni Bosco) . I Filip-
pini sono uno dei segreti del boom economico di
Taiwan : costretti a lasciare il loro paese per motivi
economici , lavorano qui a basso costo, senza ferie , e
senza garanzie . Sono migliaia, spesso sfruttati e indi-
fesi, ma tutti cordiali e profondamente cristian i. E così
don Francisco Flores , che è qui dalla Spagna per stu-
diare il cinese , ha pensato bene di organizzare un pic-
colo coro , prima per la messa, e poi, come si legge nel-
l'articolo del giornale , per una pubblica esibizione na-
tal izia. È per loro motivo di orgoglio e di gioia non solo
cantare in pubblico, ma anche apparire sul giornale, e
per una volta non negli annunci che offrono domesti-
che o manovali .
25 DICEMBRE. OVVERO NATALE IN CINA. Il ragaz-
zo della via Gluck si troverebbe a suo agio in questa
parrocchia. Là dove c'era l'erba - e i vecchi salesiani
ricordano quando si arrivava qui passando attraverso
risaie e case di latta - ora c'è una città, o meglio una
«city »: banche, uffici , hotels e un frenetico fast food
soffocano la piccola chiesa tra il cemento e l'acciaio.
Le offerte maggiori che ricevono i salesiani sono of-
ferte di comprare il cortile : « Cosa ve ne fate di un
corti le? Sapete quanti uffici potremmo costruire al
posto del vostro campetto da basket? ». Uomini d'af-
fari in doppiopetto e segretarie frettolose passano
quotidianamente davanti alla nostra chiesa, senza
capire che commercio avvenga dietro le vetrate colo-
rate e il portale di ferro .
EPPURE IL PICCOLO PRESEPIO che brilla è ben
visibile dalla strada, e a tutti racconta una storia
meravigliosa: una mamma e un bambino, tra un bue
e un asinello , e pastori festanti , nel cuore di Min
Sheng East Road, il centro finanziario di Taipei. Cosa
dice al cuore di chi passa quel bambino di gesso?
Perché tutti si fermano un istante di fronte alle
statuine mute? Perché anche gli affari più urgenti
P.Ossono aspettare un momento?
È strano: sembra che tutti sentano una voce, la stes-
sa che si ripete da duemila anni : « Pace agli uomini di
buona volontà ».
Non fa rumore quel bambinello di gesso, e d'altronde
il traffico soffoca ogni parola. Qui , dove Confucio e il
capitalismo si sono scoperti anime gemelle , dove il
Buddismo è il modo migliore per rilassare la mente,
dove il culto degli antenati è un'assicurazione contro
la sfortuna, anche qui a Taipei il bambino di Betlem-
me bussa al cuore degli uomini.
Oggi come allora c'è chi dice « Non c'è posto », c'è
chi si avvicina dubbioso e perplesso, c'è chi sente i
cori degli angeli , e ci sono forse uomini saggi venuti
da lontano per portare i loro doni al re del cielo .
NEL TRAMONTO LE VETRATE DEI GRATTACIELI
sono specchi , e quando riflettono le nuvole bianche e
rosse invitano tutti e guardare in alto , là, dove punta-
no le manine rosa di quel bambinello che sorride .
Non ha paura dei banchieri , quel bambino , perché
passerà la vita a parlare di talenti , dracme perdute,
tesori nel campo, e ricchezze in cielo. Non rimprovera
le segretarie , perché conosce l'amore della Madda-
lena, e la fede della Samaritana.
Non rifiuta chi gli dona solo uno sguardo rapido e
furtivo , perché si ricorda di Nicodemo.
Sembra quasi che guardi con particolare simpatia
questi affaristi piccoli , ricchi e senza scrupoli : gli ricor-
dano Zaccheo, e sa che un giorno o l'altro anch 'essi
saliranno su un sicomoro per poterlo vedere, ed egli
mangerà a casa loro, e li perdonerà.
I cristiani sono pochissimi a Taipei , i problemi familiari
enormi , le tension i sono nascoste ma taglienti come
rasoi . Ogni finestra illuminata nasconde spesso un
dramma, una sofferenza, una paura, o la delusione di
essere ricco e non felice. Per questo non esiste luogo
a questo mondo dove Gesù sia fuori posto. Per que-
sto, e per tutta la speranza che porta, brilla il prese-
pio in Min Sheng Don Lu .
D
BS APRILE 1997

3.4 Page 24

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3.5 Page 25

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« Continui a lavorare con lo stesso entusiasmo,
la stessa ede, lo stesso impegno»
(Giovanni Paolo li) .
« Una sola cosa vi chiedo: che no scenda
il silenzio su io Paese»
(mons. Belo vendo a Roma
il premio Os Romero).
IL BOLLETTINO SALESIANO -APRILE 1997;

3.6 Page 26

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Giovanni Paolo Il visitando Haiti ha detto: «Occorre che le cose
ILPREZZO
Haiti è divenuta una nazione indipendente,
ma la strada per crescere è ancora lunga.
DEL CAMBIAMENTO
di Jacques Mésidor*
Haiti. Povertà diffusa.
Nelle zone di periferia
i sal~siani
hanno aperto 195
« Petites écoles » , ""
premiate
l'anno scorso
dall ' UNESCO.
D ieci anni fa Haiti evocava
« Duva lier e i Tontons Ma -
coutes ». Oggi si canta per
«Ari stide e Minouche ». Ma se si
vuole capire qualcosa di Haiti e dei
suoi abitanti, occorre risalire al ' 500
con la saga di Cristoforo Co lombo e
la tratta dei negri.
Lunga stori a, quell a, punteggiata
di ingiu stizie, violenze, di struzioni
materiali e psico logiche, fr ustrazio-
ni , resistenze e lotte. Questi fa tti
APRILE 1997 BS
hanno lasciato conseguenze inev ita-
bili , impercettibili , nelle istituzioni ,
nei comportamenti e nella struttura
mentale de ll a nazione e de i suoi
abi tanti.
Ha iti è nata da l mov imento vitto-
ri oso di lotta e res istenza degli hai-
tiani . La sua cultura ne porta il mar-
chi o, una cultu ra di resistenza e di
lotta. Ha creato una sua lingua, il
créolo per uscire dal muti smo ne l
quale la si voleva rinchiu sa. Ha pure
creato una sua reli gione, il vudu,
che non è espressione di una evan-
geli zzazione insuffi ciente, ma un
processo di dirottamento e di rapi -
mento di elementi cristiani per ser-
vire la lotta e la nasc ita di una nuo-
va cultura.
Ha creato /' haitianità, concetto di-
namico che non evoca insularità o
iso lamento , ma arricchimento nato
da tutti gli elementi esogeni che non
riescono ad avvelenarla.

3.7 Page 27

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I cambino affinché tutte le categorie di poveri si mettano a sperare!».
Gli americani e il pasticcio di Haiti.
« Un giorno diventeranno
degli alberi, faremo una barca
- Y-r'71~ ,.-
Once they become trees, -,
' ·'
e lasceremo questo maledetto
we'II make a boat and leave
paese!» (da «Time» , 15/96).
this godforsaken island!
UNA SITUAZIONE
IN MOVIMENTO
Ma se l'indipendenza di 1en non
ha portato la libertà, la dipendenza e
l'ingerenza odierna non sembrano
portare l'auspicata liberazione.
Sul piano sociale, Haiti è in piena
crisi. Crisi caratterizzata da elementi
conosciuti e non esclusivamente pro-
pri di Haiti: disuguaglianza striden-
te, ingiustizia istituzionalizzata, op-
pressione e repressione. Il vecchio
dittatore Duvalier parlava, nel suo
tempo, della «minoranza dei ricchi
sfruttatrice della classe maggiorita-
ria, del popolo vero ... ». Il giovane
e ardente Aristide, sulla stessa scia,
parla oggi di «Lavalas bo tab-la ».
Che tradotto significa: la massa de-
gli impoveriti, affamata come Laz-
zaro sotto la tavola dei ricchi, con-
vocata a cacciarli via per prendere il
loro posto a tavola. Come avverrà
questo? Pacificamente, in un clima
di giustizia e di riconciliazione? Cer-
tamente no , perché ci sono troppi
rancori e odi accumulati. La bomba
è innescata e può esplodere in ogni
momento.
Sul piano politico. Washington e
le nazioni unite si fregano le mani.
Haiti non è diventata una second a
Somalia. Il 7 febbraio dell ' anno scor-
so, Aristide ha consegnato il potere
al suo successore democraticamente
eletto. Viva la democrazia! Nono-
--· ------- ----...._
I Port-au-Prince (Haiti). Due milioni di abitanti.
Sotto, due foto consegnate alla stqria: il ritorno di Aristide e l'assalto
ai negozi nei giorni dell'embargo. E la cronaca degli ultimi anni difficili.
BS APRILE 1997

3.8 Page 28

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Haiti, un lembo d'Africa
in terra d'America.
stante ciò, la nazione è purtroppo
sotto tutela. Tale è il prezzo da pa-
gare per entrare nella modernità e
nel nuovo ordine mondiale. L' inter-
vento esterno e già costato più di tre
miliardi cli dollari USA , quattro vol-
te l'ammontare del debito estero del
paese più povero del continente.
Sul versante economico, la situa-
zione non è bella. Le sanzioni eco-
nomiche imposte dal! ' ONU e dal-
l'OEA per cacciare via i militari
go lpisti hanno rovinato un 'econo-
mia già debole. L'embargo petroli-
fero ha accelerato il disastro ecolo-
gico, riducendo a niente la capacità
produttiva della classe contadina, la
quale, ormai , incapace di vivere del
prodotto della terra, emigra in mas-
sa verso la città. Il progetto del pre-
sidente Aristide era di condurre la
nazione daJla miseria a una povertà
dignitosa. E cap itato il contrario.
Haiti, divenuta una nazione indi-
pendente e ass istita, sembra dover
conoscere la sorte del lupo della fa-
vo la di La Fontaine: « O il lupo ri-
mane libero, ma affamato ed emar-
ginato, oppure diventa un cane gras-
so, ma legato al col lare!».
Sul piano religioso . In questo pa-
norama chiaroscuro, il versante reli-
g ioso sembra proiettare un lembo di
luce. In Haiti non ci sono propria-
mente pagani, né zone paganizzate
in senso stretto. Tutti credono in
Dio. Quando si parla di religione, si
fa riferimento al cristianesimo (cat-
tolico o protestante) e al vudu. So-
ciolog icamente queste tre rea ltà re-
li g iose stanno be ne. Tra i protestanti
pullulano soprattutto le confession i
di tipo americano. Poss iedono mez-
zi logistici e normi: templi , scuole,
APRILE 1997 BS
università, ospedali, ambulatori , sta-
zioni radio potenti , linee aeree, ecc.
Attirano molti seguaci tra i quali
molti battezzati cattolici. Il gruppo
dei vudu ha sofferto a lungo della
proscrizione e della clandestinità.
Oggi , con il vento della democrazia,
ha beni al sole e parla ch iaro e forte
per rivendicare quelli che crede i
suoi diritti legittimi. Aristide ha ri-
cev uto nel suo palazzo i sacerdoti
vudu dell ' intero paese. Tutti questi
ne hanno approfittato per rivendica-
re alcuni privilegi. Quanto a i catto-
lici, nel 1986, quando cadde la dit-
tatura, il popolo spontaneamente gri-
dava Viva la Chiesa, viva l'eserci-
to! ». Queste due istituzioni , infatti,
avevano molto contribuito al cam-
biamento. In seguito, l'esercito è
stato squalificato e sciolto. La Chie-
sa però ha vi sto la sua credibilità
messa a dura prova. La Ch iesa di
Haiti è accusata di aver perseguitato
il profeta diventato re, Aristide. Si
dice che ha tradito il popolo , avall a-
to il co lpo di stato militare contro il
sacerdote presidente e custodito un
si lenzio complice sulla repressione.
Un profondo malessere regn a tra la
gerarchia, il clero e i religiosi. Si rim-
provera ai vescovi di essers i allonta-
nati dal popolo , anzi di averlo tradi-
to . Una corrente di chiesa popolare
nata con le comun ità ecclesiali di
base, alcune commissioni (G iustizia
e Pace), la Confe renza dei re lig ios i,
manifestano un 'autonomia e una di-
stanza poco favorevo li a un indi-
spensabile e urgente dialogo interec-
cles iale. Nonostante questo , la Chie-
sa di Haiti rimane un ' istituzione con
la quale occorre fare i conti: due
prov ince eccle iastiche, nove clioce-
s i, undici vescovi , quasi tremila reli-
g iosi/e, numerose vocazioni , un ' im-
press ionante infrastruttura educativa
e pastorale, sanitaria e caritativa. I
medi a parlano di una C hi esa divisa.
Per essere più oggettivi , bisogna par-
lare di ten sioni e di conflitti. Sono
inev itabili in ogni soc ie tà, anzi ne-
cessari per provocare il dialogo e la
convergenza, soprattutto tra i credenti
che s i vog liono impegnare. Quando
questo dialogo sarà stabilito, il popo-
lo di Dio, che continua a riempire le
chiese, non potrà che beneficiare
delle prospettive della nuova evan-
gelizzazione esaltata da una Chiesa-
comunione.
IL FUTURO DI HAITI
C'è quest'oggi in Haiti una volontà
di cambi amento irrevers ibile. I suoi
sostenitori sono più nume ros i e de-
terminati che quelli dello status quo.
Qual è il p_osto dei salesiani in
tutto questo? E nel mese di maggio
del 1936 che i primi figli di Don
Bosco hanno scoperto Haiti. Oggi ,
sessant'anni dopo, è una nazione
del tutto diversa. I pochi missionari
superstiti e i giovani confratelli in
formazione devono ri scoprirla per
meglio evangelizzarla. Quando so-
no arrivati, Haiti contava non più di
tre milioni di abitanti. Port-au-Prin-
ce, la capitale, appena centomila. Og-
gi la popolazione è più che raddop-
piata e la capitale scoppia letteral-
mente sotto la press ione dei suoi due
milioni di abitanti, i quali si accal-
cano giorno e notte nelle strade in-
gorgate. Otto anni fa, nel momento
più forte della faccenda Aristide, i
sales iani hanno attraversato un mo-
me nto difficile. Ma in generale, do-
po sessant'anni, siamo ben voluti e
soprattutto ben collocati tra i giova-
ni , che aiutiamo a diventare i prota-
gon isti del cambiamento. Non s ia-
mo né sovve rsivi , né rivoluzionari ,
ma pensiamo che il carisma di Don
Bosco preso sul serio nel nostro con-
testo latino-americano e caraibico può
produrre liberazione e civili zzazione.
Ha iti è povera, non ha petrolio
uranio. Ma ha vocazioni. E qu esta è
la nostra concreta speranza .
Jacques Mésidor
* superiore salesiano di Haiti

3.9 Page 29

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elo,
la do-
el pre-
esteg-
ori sa-
pette-
re don Pietro Zago. Ma nel-
le varie parrocchie , sono
stati tanti che hanno voluto
incontrarlo e festeggiarlo ,
esprimergli ri conoscenza
nelle loro tradizioni culturali.
. A Kou-
nario il
Missoni .
ito l'opi -
no state
· ni an-
timeningite e antivaiolo »,
scrive. « Qui si muore per
un'ernia o un'appendicite e
stiamo costruendo il blocco
operatorio. Le strutture pub-
bliche respingono i poveri ».
DOR . Data s
vicariato apostoli
dez. Mons. Gabr
mpagnato da altri
covi e 22 sacer
a i prim i quattr
rrocchia sale-
chabamba. È
issionario don
zo. « In Bolivia
rsone , 50 sono
tica. Nella mia
veri. Si riesc e a soprav-
vivere, anche se spesso ci
mancano carne , pesce ,
latte e uova . Non tanto
perché non ci siano , ma
perché manca il denaro ».
BS APRILE 1997

3.10 Page 30

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Tre anni fa si è costituito nel cuore di Madras un Centro di
UN CENTRO PER IL
DIALOGO RELIGIOSO
di Maria Antonia Chinello
Affascinata
dalle grandi religioni
della sua terra, l'indiana
suor Rosalia Doss
ha approfondito
il filone del dialogo
interreligioso
ed ecumenico.
M adras è la città dei
. /. /
contrasti», si introdu-
' -' -
ce suor Rosalia Doss.
«Metropoli al primo posto nella
produzione di film indiani, porto di
approdo per chi cerca nuove avven-
ture, crocevia per i rapporti con il
sud del Pacifico. Ricchezza e pover-
si incontrano, qui. Eppure nel
traffico, che stringe come una mor-
sa la città, si sente il bisogno di si-
lenzio, di spazi in cui riflettere e ri-
trovare il senso della vita e aprirsi
alla gratuità ».
In questi ultimi anni , il pellegri-
naggio ve~so l'estremo oriente è in
continuo aumento. Giovani , donne e
uomini, in modo indistinto, ricerca-
no, in particolare nei centri buddisti
e indù, una ragione di vita e una
spiritualità più profonda, nella vo-
lontà di dare «time out » all'affanno
dell 'Occidente che sembra soffocare
i rapporti e condurre sempre più alle
soglie del vuoto e dell ' assenza di si-
gnificato.
L'INCONTRO
CON IL PROFONDO
Per suor Rosalia, i fattori che
stanno alla base di questo fenomeno
non sono solo di tipo socio-cultura-
le, ma sono da ritrovare in un diver-
so approccio alla spiritualità e alla
ricerca del trascendente che ha gui-
dato il cammino dei secoli passati
sia in Oriente che in Occidente.
«Si tratta di un cammino verso
l'interiorità », spiega suor Rosalia.
«NeJle comunità religiose di tradi-
zione indiana, i maestri o le maestre
spirituali accompagnano e conduco-
no a !:ma esperienza più profonda di
Dio. E il senso del mistero che man-
tiene viva la ricerca. La spiritualità
è intesa come liberazione progressi-
I Tempio indiano a Palitana.
Sul còlle, affacciarsi di cupole
e guglie.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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spiritualità e di dialogo tra le religioni.
I
Il cammino della donna è crescente anche in India.
Il « Centro interreligioso » le aiuta a non perdere la tradizionale carica di spiritualità. Suor Rosalia Doss,
che ha studiato Scienze dell'educazione e catechetica al Pedagogico di Torino, conosce a fondo l'animo della sua gente.
va dall'egoismo, per poter entrare in
comunione con Dio e con tutto il
creato ».
Per suor Rosalia e i suoi collabo-
ratori al Centro, non e'è età per in-
cominciare il viaggio e l'incontro
con il profondo. Questa convinzio-
ne guida l'organizzazione delle pro-
poste e delle iniziative avviate in
questi anni. A guardare il calendario
ce n'è davvero per tutti, per tutte le
età e per tutti i contesti di prove-
nienza e di vita.
"LIVE IN
CAMP EXPERIENCE11
È sabato e non e'è lezione. Ma il
cortile della scuola di Kodambak-
kam , quartiere di Madras, si anima
fin dalle prime ore del mattino.
Bambini, bambine, giovani, ragaz-
ze, insegnanti e suore si ritrovano
per vivere la giornata mensile del
«Live in Camp Experience ». È un
puzzle colorato dalle tinte vivaci dei
sari, dagli occhi scuri e intensi, quel-
lo che si presenta al visitatore. I par-
tecipanti arrivano numerosi da varie
scuole statali della città. L'invito
l'hanno avuto attraverso contatti pre-
vi della direzione scolastica con
suor Rosalia stessa. «È un 'esperien-
za nuova nel suo genere », dice suor
Rosalia. «Con questa giornata men-
sile di riflessione vogliamo aiutare i
bambini e i preadolescenti all'ascol-
to della voce interiore e all'apertura
reciproca». La giornata trascorre,
infatti, attraverso l'ascolto della Pa-
rola, la condivisione della preghiera
e l'amicizia con una persona nuova.
L' ospitalità, così sacra nella cultura
orientale, è il primo segno dell 'ac-
coglienza profonda di chi è "diver-
so" per religione ed estrazione so-
ciale. Per un giorno si vive al ritmo
dell'altro e si unisce la preghiera al-
l'azione. «I ragazzi, le ragazze e i
giovani dell 'India vivono sognando
la magia dello sviluppo economico
per poter risolvere i piccoli e i gran-
di problemi dell 'esistenza. Non so-
no molto sensibili alle sofferenze
degli altri. Le cause sono da ricerca-
re nella divisione in casta, nei con-
trasti etnici, nell'emarginazione del-
la donna e nella povertà dei bambini
e delle bambine della strada. Questo
è per noi appello a educare i giovani
a una spiritualità di comunione nel-
la quale ci si incontra come fratelli e
sorelle di una stessa famiglia, come
figli di un solo Padre. Solo così è
possibile scoprire e gustare la rie-
chezza dell'essere umano, e sentirsi
spinti alla costruzione di un mondo
nuovo basato su relazioni interper-
sonali più autentiche, perché più
semplici e aperte alla bellezza e alla
meraviglia ».
IL PRIMO PASSO
È IL DIALOGO
Oggi si sente forte il bisogno del-
l'unità. Tra i continenti, le persone
umane, le culture e le religioni. Una
unità, però, che non sia omologazio-
ne, ma mentalità favorevole al con-
fronto sulla verità, che non sta mai
tutta da una parte sola. È un 'esigen-
za che emerge anche dalla scienza.
Ognuno di noi scorge e possiede un
frammento di realtà. Il mio fram-
mento unito al frammento dell'altro
costruisce l'intero, la globalità, la
visione più ampia. Non si perde
niente, anzi si guadagna in qualità.
Anche ali' interno del dialogo in-
terreligioso si avverte l' urgenza di
avvicinarsi ali' esperienza di unità
portata avanti dai mistici delle di-
verse religioni e di aprirsi l'uno al-
l'altro. C'è inoltre il desiderio di
contrapporre al sorgere dei movi-
menti fondamentalisti e fanatici, la
BS APRILE 1997

4.2 Page 32

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I
La religiosità vissuta al « Centro interreligioso » conduce a un senso vivo di solidarietà verso i piccoli e i poveri;
e al superamento delle caste. Foto a destra, manifestazione di protesta.
La gente dell'India vive sognando la magia dello sviluppo economico.
testimonianza di un ' intensa comu-
nione nell'armonia e nella pace. È
possibile incontrarsi anche se diver-
si, diventare pellegrini deila verità
insieme con tutti i credenti delle
altre religioni.
Il Centro per il dialogo interreli-
gioso opera in questa direzione.
L'invito è rivolto a persone adulte:
docenti, collaboratori, runici. L' im-
magine con cui suor Rosalia identi-
fica questa attività è il cerchio d'on-
da. Il primo cerchio si è allargato e
ha contagiato altri, che sono venuti.
Sono cristiani, indù, buddisti , di dif-
ferente estrazione sociale. I gruppi,
al presente, sono due di circa 18/25
laici l' uno.
« Ci si ritrova a scadenza mensile.
La struttura degli incontri è sempli-
ce: informazione sulle singole reli-
gioni per aiutarci a sradicare incom-
prensioni reciproche; momenti di pre-
ghiera e di condivisione, verifica del-
1'impegno preso nell'incontro pre-
cedente». È proprio il camminare a
piccoli passi che ha favorito il cre-
scere dell'iniziativa. Ormai il Cen-
tro è andato oltre Madras, iniziando
1' attività in altre quattro zone dello
stato del Tamil Nadu.
Dalla condivisione comune sorge
l'esigenza di lavorare insieme per la
promozione dei più poveri e per
aiutare a rendere la vita più umana a
APRILE 1997 BS
chi soffre. Nel quotidiano si è dato
così avvio a piccoli progetti di aiuto
e di solidarietà: pasto per i poveri,
educazione dei bambini e dei giova-
ni, incontri con le famiglie , visite ai
villaggi circostanti.
UNA CASA
LUNGO LA STRADA
Il Centro accoglie chiunque pro-
venga da lontano in cerca di nuovi
significati per la propria vita. I gio-
vani, soprattutto, chiedono un aiuto
per un cammino di contemplazione
più profonda. Sono come viandanti
stanchi di consumismo e di benes-
sere sfrenato.
Nel corso degli anni il loro nume-
ro è aumentato e si sta già pensando
a una ristrutturazione dei locali del
Centro per poter offrire ospitalità
per numeri sempre maggiori e per
periodi anche a lungo termine. Suor
Rosalia non tralascia di mantenere i
contatti con le giovani che, dopo la
sosta a Madras, ritornano nella loro
terra. Qualcuno fa dei sacrifici du-
rante l'anno per potersi concedere
un viaggio e una permanenza in In-
dia. Le ragazze, ma anche gli adulti,
provengono per la maggior parte dal-
1'AustraUa, dal Canada, dal Sud-
Africa e dall ' Italia.
Tra gli impegni del Centro, vi è
anche l'offerta, per le Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice, di fru·e esperienza di
vita del carisma salesiano a con-
fronto con le più antiche tradizioni
di vita consacrata indiana. Soprat-
tutto una, la tradizione Ashram, che
in India ha più di tre millenni di sto-
ria, sembra attuale e rispondente
alle esigenze dell'oggi. «Studiando
la spiritualità di questa tradizione,
ho ritrovato alcune caratteristiche
che mi sono parse fondamentali per
il nostro tempo e per le malattie di
cui soffre: l'esperienza di Dio, l'at-
mosfera di quiete e di pace, la co-
munità aperta e solidale, la sempli-
cità e l'essenzialità, la libertà, la
flessibilità». Suor Rosalia sorride.
La si ascolta volentieri, affascinati
dalla tranquillità della sua esistenza.
Il rinnovo della vita religiosa, testi-
monianza dell ' amore grande di Dio
per l' umanità, si tinge dei colori del
dialogo che sostiene le convinzioni
e le proposte di questo piccolo an-
golo di Madras, stretto tra le case,
circondato dagli slum, percorso dal
grido dei venditori ambulanti, sol-
cato dalla lotta per la sopravvivenza
dei poveri, attraversato dal silenzio-
so soffrire delle donne, aperto allo
sguru·do luminoso dei piccoli.
Maria Antonia Chinello

4.3 Page 33

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IL DOCTOR J.
di Jean-François Meurs
VIDEO-GAME sempre di più i giochi sul PC si fan-
no in gruppo.
<< e ar? Doctor J. , ho chiesto a
mio padre un nuovo com-
puter al posto del mio 16 bit, ma lui
dice che è troppo caro e che farei
meglio ad andare a giocare a/-
l'aperto, e che sto già troppo tempo
davanti al piccolo schermo. Eppure
io faccio basket con la mia squa-
dra. Quanto a mia madre, con lei è
guerra totale. Per lei, tutti questi
giochi sono violenti, pieni di mostri
disgustosi, totalmente al di fuori di
ogni realtà, e provocano /'epilessia.
Come convincerli? Non potresti
aiutarmi a dimostrare che si tratta
di giochi semplici e primitivi, anzi,
allegri e raffinati? A meno che
anche tu non faccia parte di quei
genitori «surgelati », tipo « spara-
tegli subito » appena non appro-
vano una cosa, e che non vogliono
adeguarsi al progresso» (Mario) .
Caro super Mario,
sei tu dunque un «bionico » gene-
rato da genitori «fossili »? Personal-
mente non so dove collocarmi , ma
non mi lascio accalappiare dall'idea
del progresso, perché non si pos-
sono confondere tecnica con etica!
È vero, abbiamo fatto molta strada
con macchine sempre più potenti ,
dai colori allucinanti e dai suoni che
spaccano i timpani. Ma se , come
fosse una raffinatezza, i «giochi dei
bastoni» ti offrono soltanto l'alter-
nativa di spolpare l'avversario o di
staccargli la testa .. .! Questo umori-
smo non è sempre del migliore: un
eroe sgangherato che vomita sui
suoi nemici non fa ridere nessuno!
Cosa pensi degli ultimi perfeziona-
menti dei rallye automobilistici , nei
quali è così facile schiacciare gli
spettatori , e lasciare sul terreno una
pozza di sangue? Questo sviluppa
la sensibilità, la finezza di spirito ,
l'immaginazione? Rende più umani
e soprattutto più felici? Fin qui,
nessun elemento a tuo favore!
Ma vediamo il «pro », perché è
questo che tu domandi. Studi seri
hanno dimostrato che i video-game
non fanno trascurare le altre forme di
divertimento: molti continuano a
darsi allo sport, agli amici, a fre~uen-
tare i movimenti giovanili. E so-
prattutto alla televisione che fanno
concorrenza. E a questo riguardo, tu
hai un buon argomento a tuo favore ,
perché giocare è più attivo. Si dice
«interattivo »! È meglio che bere
passivamente delle immagini, in-
ghiottendo chips afflosciati su un di-
vano. Un buon punto per te, dunque.
Ahimé! Come un gioco sadico,
devi evitare però certe trappole
infernali! Il problema dell'epilessia
sembra superato : solo chi è già
predisposto è in pericolo. Ma atten-
zione , sollevato da questa buona
notizia, rischi di dimenticare il resto :
le mega-fatiche delle notti bianche,
la super-tensione e l'iper-aggressi-
vità. Fai attenzione poi , se passi
troppe ore a giocare , il tuo poten-
ziale di vita si svuota precipitosa-
mente .. .
La rivista «Joypad » racconta la
disavventura di alcuni adolescenti
che hanno organizzato la «caccia ai
vecchi » e hanno spaccato le costo-
le a uno di loro , inscenando un'a-
zione di karaté. Si dice che questo
capita solo ai ragazzi fragili , ma mi
dici tu chi non è fragile in questa
nostra società? Per aver dimen-
ticato questi particolari, hai dato un
punto a chi non la pensa come te.
Fortunatamente noi siamo in un
gioco, e puoi ricominciare la partita.
«Try again »: io
sento che stai ac-
quistando dei pun-
ti .. . Tutti sono d'ac-
cordo che i giochi di
tiro o di simulazione
sportiva stimolano i
riflessi. «Tetris » fa-
vorisce la concen-
trazione , i giochi di
gestione e di stra-
tegia sviluppano la
riflessione . Per que-
sti ultimi , l'identità
dei giocatori non
necessariamente
militare . Si tratta di
pacifisti che amano
i giochi complessi .
Non sono necessa-
riamente dei solitari:
Il fatto più positivo dei video-ga-
me è di aver avvicinato i giovani al-
l'informatica. L'hanno resa fami-
liare , amica. Chi si è reso esperto
con il computer sarà poi capace di
passare a cose più serie . Di fatto ,
dai video-game, che ti piacciono
tanto, dagli strumenti multimediali,
si passa dolcemente all'educativo e
al culturale. Come vedi, il tuo pun-
teggio continua a salire in frettai
Ma non è automatico. Perché
l'inclinazione verso ciò che è più
facile è sempre la più convincente .
Sappi che c'è un solo padrone a
bordo : la tua intelligenza. Se il
computer sollecita la tua curiosità,
costruisce universi aperti e in dia-
logo, allora sarà uno strumento uti-
le . Non è il computer che fa la cul-
tura, ma la ricchezza culturale sin
dall 'in izio potrà fare la differenza:
da parte dell'inventore del gioco,
sarà quella che renderà i giochi
attraenti e ben costruiti ; da parte di
chi lo utilizza, a cui il gioco darà di
più in divertimento e in scoperta :
tanto più quanto più grande sarà la
sua cultura. Tutto dipenderà dalle
tue letture , dai tuoi studi , dalla tua
capacità di vita sociale: la tecno-
logia non serve a niente se il com-
puter perde l'anima ... Se capirai
questo , l'uso del computer ti por-
terà a migliorare.
Game aver per me. Adesso tocca
a te.
r
8 S APRILE 1997

4.4 Page 34

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- COME DON BOSCO
di Bruno Ferrero
LA STRATEGIA DEL
PERDONO
Nel sistema educativo di Don Bosco il perdono occupa
un posto importante. Nell'educazione familiare attuale conosce
purtroppo una pericolosa eclisse. Il clima culturale in cui viviamo
non ha una gran stima del concetto di perdono,
e la «misericordia» è una virtù sconosciuta.
A I giovane segretario Gioachino
Berto, che si mostrava timido e
apprensivo nel suo lavoro, Don Bo-
sco un giorno disse : «Guarda, tu
hai troppo timore di Don Bosco :
credi che io sia rigoroso e tanto esi-
gente, e perciò sembra che abbia
timore di me. Non osi parlarmi libe-
ramente . Sei sempre in ansietà di
non potermi accontentare . Deponi
pure ogni timore . Tu sai che Don
Bosco ti vuol bene : perciò , se ne
fai delle piccole non ci bada, e se
ne fai delle grosse te le perdona ».
La famiglia è il luogo del perdono
per eccellenza. In famiglia il perdono
è una di quelle forme di energia che
evita il deterioramento dei rapporti.
Possiamo fare alcune semplici
considerazioni.
La capacità di perdonare si
impara dall'esperienza. Perdona-
re si impara dai propri genitori. In
questo campo siamo tutti appren-
disti . Dobbiamo imparare a perdo-
nare. Se quando eravamo bambini
i nostri genitori ci avessero chiesto
scusa dei propri errori , sapremo
come perdonare . Se li avessimo
visti perdonare a vicenda, saprem-
mo molto meglio come perdonare.
Se avessimo vissuto l'esperienza
di essere ripetutamente perdonati
per i nostri errori , non solo sa-
premmo perdonare , ma avremmo
vissuto in prim a persona la capa-
cità che il perdono ha di trasfor-
mare gli altri .
Il vero perdono riguarda le
cose importanti. Troppo spesso
associamo il perdono con errori e
colpe tutto sommato lievi . Il vero
perdono avvi ene quando è succes-
so qualcosa di veramente grave e
sconvolgente senza un motivo vali-
do. Passar sopra alle piccole man-
canze è facile. Il perdono riguarda
le cose serie. È un atto «eroico ,,.
Il vero perdono non si na-
sconde la verità. Il vero perdono
riconosce che è stato davvero
commesso un errore , ma afferma
che la persona che l'ha commesso
merita comunque di essere amata
e rispettata . Perdonare non è giu-
stificare un comportamento: lo
sbaglio rimane uno sbaglio.
Non è debolezza. Il perdono ri-
chiede che l'errore commesso deb-
ba essere riparato o almeno non
ripetuto. Una riparazione non è mai
una forma larvata di vendetta, ma
la volontà concreta di ricostruire o
ricominciare .
Il vero perdono è vin-
cente. Quando si capisce
di avere perdonato e si
esprime il perdono, ci si
libera da un enorme pe-
so . Grazie a quelle due
semplici parole , «ti per-
dono », è possibile risol-
vere situazioni intricate,
salvare rapporti destinati
alla rottura e tante volte
ritrovare la serenità fami -
liare. Il perdono è sempre
una iniezione di speranza.
Il vero perdono di-
mentica realmente. Per
troppi , perdonare significa
solamente seppellire l'a-
scia di guerra con il mani-
Mamma e tiglio.
Un rapporto a volte
difficile, soprattutto
quando ci si ritrova
diversi per gusti
o per circostanze
sociali, come nel film
« Little man tate »
(Il mio piccolo genio).

4.5 Page 35

▲back to top
co di fuori . Sono pronti a riaffer-
rarlo alla prima occasione.
È necessario l'allenamento. La
forza di perdonare sonnecchia in
tutti noi , ma come con tutte le altre
doti dobbiamo allenarci per tirarla
fuori. All 'inizio ci vuol'? tempo. E
anche tanta pazienza. E facile fare
propositi di indulgenza, poi al mini-
mo disappunto scattano le accuse
passate, presenti e future . Biso-
gnerebbe sempre ricordare che chi
punta un dito contro gli altri, ne
punta almeno tre contro se stesso.
È sempre espressione di vero
amore. Chi non ama sincera-
mente , non riesce a perdonare .
Per questo , in fondo , i genitori per-
donano molto . I figli purtroppo per-
donano molto meno. Secondo la
formula di Oscar Wilde: « I bambini
cominciano con l'amare i loro geni-
tori ; divenuti grandi , li giudicano ;
qualche volta , li perdonano ». Il
perdono è il respiro dell'amore.
« Perché non sanno quello che
fanno». Il messaggio che Gesù ha
portato all'umanità è un messaggio
di perdono. Le sue parole sulla
croce sono state : « Padre , perdo-
nali perché non sanno quello che
fanno ». In questa semplice frase è
contenuto il segreto per imparare
a perdonare. Soprattutto quando si
tratta di ragazzi , l'ignoranza e l'in-
genuità sono la causa di quasi tutti
gli errori. L'ira e la punizione rom-
pono i ponti , il perdono è una ma-
no tesa per aiutare e correggere .
Il vero perdono nasce dall 'al-
to. Uno dei fulcri del sistema edu-
cativo salesiano è il sacramento
della riconciliazione. Don Bosco
sapeva bene che chi si sente per-
donato è più facilmente disposto a
perdonare. Oggi pochi si confessa-
no: per questo c'è così poco per-
dono. Dovremmo sempre ricordare
la parabola evangelica dei due
debitori e le quotidiane parole del
Padre Nostro: « Rimetti a noi i no-
stri debiti come noi li rimettiamo ai
nostri debitori ».
o
DIZIONARIO PEDAGOGICO
a cura di Jean-François Meurs
ncontrarsi. La verità , l'educa-
tore la fa in gran parte essendo
presente con i giovani , ve ra-
mente , nei loro luoghi di vita. Il
cortile della ricreazione , il foyer,
le sale da gioco, la palestra e il
campo di calcio , sono luoghi
ideali per incontrarsi. Condivide
la vita e gli interessi dei giovani .
Nel limite del possibile , egli
ama ciò che amano i giovani.
consiste nell'aiutare i giovani ad
accogliere in sé questo dono di
Dio.
V ero. L'educatore salesiano è
vero nel suo comportamento e
nei suoi discorsi di fronte ai gio-
vani. E questo lo porta a svelar-
si , a consegnarsi in una certa
misura.
ispetto . Gesù Cristo non ha
spezzato la canna già piegata,
non ha spento la candela che
fumava. Ecco il nostro modello.
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BS APRILE 1997

4.6 Page 36

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È imminente il riconoscimento ufficiale dell'«eroicità delle virtù»
~
ZATTI: LA CARITA
DIECI ELODE
di Angelo Botta
I Un bel ritratto del salesiano
Artemide Zatti.
Veduta aerea sul Rio Negro,
con le città di Patagones
e Viedma.
« Dio mi ha tenuto
sempre in braccio, ora mi
vuole più vicino», disse
andando in Paradiso.
La sua vita la donò
agli ammalati e ai poveri:
«Un uomo vale più
di mille pecore», diceva.
< Senza fretta! ». Così il
J
malato salutò, con il suo
'-
grande sorriso, l'amico
impresario di pompe funebri venuto
a trovarlo. Anche le ricette prepara-
te metodicamente da lui stesso co-
privano vari giorni ancora. L' ultima
era per il 14 marzo 1951. All ' indo-
mani Artemide Zatti, sales iano coa-
diutore, se ne andava in paradiso al-
1'età di 70 anni, dicendo: « Dio mi
ha tenuto sempre in braccio. Adesso
mi vuole più vicino ».
APRILE 1997 BS
Rispondeva sollecito all a chiama-
ta, come era sua abitudine. Chi si
sentiva male non consultava l'oro-
logio per far avvertire Zatti, e lui
era subito lì. Durante la notte poteva
toccargli varie volte di alzarsi, in-
forcare la bicicletta e correre a de-
stinazione. « Scusi se l'abbiamo di-
st~rbato con il freddo e la pioggia ».
« E il mio dovere. Freddo, caldo o
pioggia non importano ».
Prestava le cure, salutava e ritorna-
va a riprendere il sonno nella came-
retta dal mobilio ridotto ali 'essenzia-
le: tavolino, sedia e letto, questo oc-
cupato con frequenza da un degente
senza sistemazione in corsia. O ma-
gari da un morto da seppellire il
giorno dopo. Un posto per terra l'in-
fe1miere-medico lo trovava sempre.
Alle 5 era di nuovo in piedi, ac-
cendeva il fuoco perché la Patago-
nia a quell'ora è una gh iacciaia e an-
dava in chiesa a preparare il neces-
sario per la messa. Chi arrivava un
poco più tardi non si stupiva di tro-
varlo lungo di steso con la faccia sul
pavimento: Zatti pregava anche così.
SULLE SPONDE DEL PO
Era nato a Santa Croce, frazione
di Baretto, il 12 ottobre 1880, terzo
di otto fratelli. Il comune di Baretto
aveva quattromila abitanti e una bel-
la chiesa parrocchiale, dall'alta cu-
pola che si specchiava nelle acque
del Po. I genitori , Albina e Luigi
Zatti, erano fittavoli e ottimi cristia-
ni. Poveri, naturalmente, con risorse
da poveri. Un giorno in cui il picco-
lissimo Artemide Gioachino Desi-
derio - i tre nomi ricevuti nel batte-
simo - non smetteva di piangere, la
sorella appena più grande lo portò
nella stall a a poppare direttamente
dalla mucca. Fu una soluzione effi-
cace e da allora in famiglia lo chia-
marono «Gioacca della vacca ». Sui
due anni osservò, incuriosito, un ope-
raio che si alzava dalla sedia per pre-
parare delle corde e sedeva poi di
nuovo. Il bambino a un certo mo-
mento ritirò la sedia e continuò a
guardare in silenzio, con le braccia
incroc iate. Quando il poveretto, che
non aveva avvertito il cambio di si-

4.7 Page 37

▲back to top
di Artemide Zatti, salesiano infermiere vissuto in Patagonia.
tuazione, finì a terra con un tonfo
solenne, Artemide scoppiò a ridere
felice. Al crescere combinò mara-
chelle più solenni, ma c'era il papà
attento a educare. Con la mamma. E
il lavoro. « Alle quattro del mattino
- raccontava molto più tardi Albina - ,
una fetta di polenta. E si andava tutti
a lavorare in campagna». Scalzi. Le
scarpe si portavano legate al collo
per metterle al ritorno.
Aveva sei anni quando incomin-
ciò la scuola. Possediamo il suo
Certificato di proscioglimento del-
!' obbligo del!' istruzione elementare
inferiore: 7 e mezzo in italiano, 8 in
aritmetica. Come gli altri fratelli e
sorelle, a nove anni fu garzone di
campagna presso una famiglia be-
nestante. Il salario consisteva in ca-
sa e cibo, completati da venti lire e
un paio di calzoni all'anno.
EMIGRANTE
Tutto cambiò nel 1897, quando
papà Zatti lasciò l'Italia ed emigrò
in Argentina con moglie e figli, ce-
dendo alle insistenze di uno zio che
fornì i soldi per il viaggio.
Bahia Bianca, 770 km a sud di
Buenos Aires, chiudeva una cintura
di fortini destinati a fermare le in-
cursioni degli indi. La bella posizio-
ne, il porto che favoriva attività com-
merciali, la fertilità del territorio e il
fatto di essere il luogo da cui dove-
va irradiare l'azione per la conqui-
sta materiale e morale del Sud ar-
gentino vi facevano confluire immi-
granti spagnoli, italiani, tedeschi , po-
LA CARITÀ PURIFICA TUTTO
Zatti ha una filosofia delle finanze
tutta sua, e piuttosto originale. Il de-
naro deve circolare , e passare di
mano in mano in modo che tutti pos-
sano godere dei suoi benefici. E lui
ha fatto l'impossibile per mettere in
movimento il denaro, e farlo servire
a beneficio di tutti. Zatti riesce in
questa sua ardua impresa, anche
perché conosce l'arte di chiedere per
amor di Dio. « Don Pedro , perché
non presta 5.000 pesos al Signo-
re?» . «Al Signore? », domandq stupi-
to don Pedro. «Sì, don Pedro. E sem-
pre un buon affare prestare al Signo-
re ». Zatti convince, perché quando
si presenta a chiedere c'è qualcosa
lacchi. Accolse gli Zatti, che seppe-
ro lavorare sodo, pagare allo zio i
soldi del viaggio e crearsi una siste-
mazione comoda. Sommersi da con-
nazionali che in maggioranza ave-
vano lasciato alle spalle non soltan-
to la patria ma anche la fede, conti-
nuarono a essere persone di chiesa,
religiosamente esemplari.
Reggevano la parrocchia i salesia-
ni e Artemide legò bene con loro.
La confessione divenne settimanale.
Ogni mattina, prima di andare al la-
voro, era in chiesa per meditazione,
messa e comunione, dedicava poi il
tempo libero ad aiutare in parroc-
chia. Nessuno si stupì quando di-
chiarò che si faceva sacerdote sale-
siano anche lui.
Sui banchi dell 'aspirantato di Ber-
na! sedette, insieme a ragazzini di
11-12 anni, il giovanotto che ne ave-
di soprannaturale che lo avvolge. Un
giorno un ricco possidente gli rispon-
de male e lo manda via a mani
vuote. Zatti si allontana con un acco-
ramento sul viso così intenso, che
poco dopo il possidente chiama uno
dei suoi dipendenti : «Corri da Zatti,
digli che torni indietro subito ». E gli
dà tutto ciò che gli occorre. Qualche
volta gli fanno notare che certo
denaro giunto nelle sue mani da
certi ricchi non è proprio "pulito", che
egli non dovrebbe accettarlo. « Non
preoccupatevi! », replica Zatti : « ci
penso io a purificarlo nel crogiolo
della beneficenza. La carità, sapete,
è un fuoco che purifica tutto ».
Enzo Bianco
va compiuti venti. In casa si respira-
va l'entusiasmo della evangeli zza-
zione della Patagonia. I progressi nel-
lo studio furono rapidi , diventò il
factotum di mille lavori diversi. Si
preparava a ricevere la veste di chie-
rico quando gli chiesero di assistere
un giovane prete tubercoloso: disse
di sì. La tubercolosi era feroce a quei
tempi, il sacerdote morì e, poco più
tardi, Artemide scoprì di avere con-
tratto la malattia. Lo mandarono a
Viedma presso un famoso missiona-
rio-medico, don Evasio Garrone. Ma
le cure non davano effetto, le emottisi
si presentavano sempre più freq uenti.
« Se non vuoi finire come tanti altri
- gli disse un giorno don Garrone -
prometti a Maria Ausiliatrice di ri-
manere con me a curare i malati ».
« Ho creduto, ho promesso, sono
guarito», raccontava poi Artemide.
- A Viedma, la via dedicata a Zatti.
La famiglia Zatti a Bahfa Bianca nel 1900.
Al centro in seconda fila Artemide. Ha 20 anni.
BS APRILE 1997

4.8 Page 38

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- Zatti (il primo a sinistra) tra ammalati e infermieri.
L'INFERMIERE CON I BAFFI
Sembra che non si possa pensare a Zatti se non intento a curare malati,
e sembra che i malati siano divenuti tali proprio perché egli li curi . E men-
tre li cura canticchia, per sollevare il loro spirito. O ciarla con mille trovate
serene, per distrarli e alleviare il loro dolore. « Come una mamma con i
suoi bambini ,, , ha precisato un suo paziente . Uno dei medici vissuti a
lungo al suo fianco : « Don Zatti non solo era un abilissimo infermiere nel
medicare , ma era lui stesso una medicina, perché curava con la sua pre-
senza, con la sua voce , con le sue battute scherzose , col suo canto» .
Scherzava e perfino rideva, ma per fare coraggio; poi, quando era solo, di
nascosto piangeva. Unisce insieme la teoria e una scienza empirica sem-
pre più vasta. Gli presentano un ragazzo di 17 anni , che finora veniva
curato come tubercolotico. « Mandatemelo all 'ospedale », dice dopo aver-
gli gettato un lungo sguardo indagatore. « Questo ragazzo ha più la faccia
da affamato che da tisico ». Avutolo all 'ospedale , prescrive la ricetta:
« Zuppa abbondante , due bistecche, patate , verdu ra e frutta , e un buon
bicchiere di vino ». Qualche mese più tardi il ragazzo entra a lavorare in
un 'azienda agricola, perfettamente guarito.
Enzo Bianco
«I MIEI AMMALATl11
Nell 'Argentina di inizio seco lo
non diventava prete chi aveva alle
spalle una malattia subdola come la
tuberco losi, capace di ripresentars i
in qualsiasi momento. Deciso a non
abbandonare né Don Bosco, né i
malati , lui scelse per la strada del
consacrato coadiutore: ali 'età di 27
anni emise i voti .
Le poche migliaia di abitanti de ll a
Viedma di allora costituivano una
Babilonia internazionale, dove sale-
siani e Figlie di Maria Ausiliatrice
operavano con parrocchia, scuole,
tipografia e ospedale. Nel 1911 don
Garrone se ne andò in paradiso e la
sua responsabilità passò a Zatti che,
in mezzo a medici e suore, infer-
mieri e infermiere, si trasformò nel-
1'anima di tutto.
Completò la costruzione, miglio-
rando, ampliando, ottenendo i più
moderni strumenti dell 'epoca. Offrì
l' unico centro con possibi lità di ri-
covero in un raggio di centinaia di
APRILE 1997 BS
chilometri, sposò ogn i miseria e cam-
biò l ' aspetto sanitario dell ' intera zo-
na. Se ne accorsero soprattutto i de-
relitti , nei quali vedeva il Signore.
« Indumenti per un Gesù anziano. ..
Biancheria per un Gesù di dodici
anni», diceva alla suora. « I superio-
ri non vogliono che i degenti siano
più di settanta, e se il 71 ° che bussa
è lo stesso Gesù? », domandava al
personale.
Le sue corse in bicicletta per le
strade cittad ine - terra e fa ngo - lo
resero familiare a tutti. A ndava a
trovare gli ammalati reggendo con
una mano il manubrio e con l'altra
il rosario. Mani enonni e forti , quel-
le di Artemide, genti li nel toccare
un corpo infermo, efficaci fino al
punto da essere ritenute miracolose.
Quando pedalav a con il cappello in
testa - un vecchio arnese ereditato
da un amico e che gli servì tutta la
vita - voleva dire che si recava in
banca a chiedere un prestito. Perché
l'ospedale esigeva tante spese e i
deb iti furono una costante nella vita
di Zatti. Debiti proverbiali i suoi,
anche per l' abil ità con cui sapeva
ammi nistrarli. Quando la banca vol-
le una dichiarazione di beni prima
di concedergli un nuovo prestito, "il
parente di tutti i poveri" (lo chiama-
vano così) rispose: «Beni? I miei
ammalati. Un essere umano vale più
di mille pecore ». Ebbe i soldi. La
domenica pomeriggio giocava a boc-
ce, a carte e a scacchi per due o tre
ore nel Circolo Operaio Cattolico.
Era la sua pausa di respiro. Non eb-
be vacanze, tolto un viaggio in Ita-
lia, nel 1934, come rappresentante
dei sales iani della Patagonia all a ca-
nonizzazione di Don Bosco. E cin-
que giorni in cella, quando dall ' o-
spedale sparì un carcerato. Davanti
alla prigione ci fu ressa di popolo,
rallegrata dalla banda dei ragazzi
dei sa lesiani che suonava marce mi-
litari. Zatti ritornò a casa con ver-
detto di innocenza e trionfo da im -
peratore romano .
TUTTI I GIORNI
SONO BUONI
Quarant'anni trascorsi così. Impe-
gnato nella formazione profess iona-
le e morale de i collaboratori, nel
fare dell 'ospedale una famiglia, nel-
!' infondere ottimismo con la sua al-
legria contagiosa, simpatica, entu-
siasta. « Tutti i giorni sono buon i
perché li manda il Signore », ripete-
va. Quando un suo malato moriva,
lo faceva con il perdono di Dio nel-
l'anima e il sorriso sulle labbra.
D iffico ltà e sofferenze furo no pe-
santi e continue. Le sopportava con
serenità, osservando: « Gesù ha sof-
ferto di più ». Durante la malattia
che lo portò alla tomba rifiutò persi-
no i calmanti: « Non toglietemi l' ul-
tima moneta che mi rimane ».
« Credo in Dio da quando ho co-
nosciuto Zatti », disse qualcuno alla
sua morte. Il funerale fece abbassa-
re le saracinesche dei negozi e rac-
co lse la gente di Viedma attorno al-
la bara. Con tali segni di venerazio-
ne che parecchi osservarono: « Se ci
fosse ancora la canonizzazione a
voce di popolo, oggi avremmo un
santo in più ».
Angelo Botta

4.9 Page 39

▲back to top
=.~10©•••~•••=- - - - - - - - - - - - - - - - ~ - ~
GENZANO
aveva per motto « Signs of the
seas on ». Si è trattato di un
campo bilingue, che tra l'altro
ha chi esto ai partecipanti di
pre parare le domand e per
un ' intervi sta immaginaria a
Gesù Cri sto. Soddi sfatti i due
responsabili , don Mick Court
(Au strali a) e Joseph Vu Hai
Dang (USA) .
Mary » so no state fondate a
Bang Nok Khuek, Thailandia,
nel 1937 dal sales iano missio-
nario monsi gnor Gaetano Pa-
sotti e fanno parte uffi c iai-
mente della Famiglia Salesia-
na dal 1987.
A TOLMEZZO
Un o spec iale annullo postal e
ha chiuso le ce lebrazioni del-
1' inizio dell 'opera sales iana di
Genzano di Roma. Per la con-
clu sione dell e manifestazioni
aveva ass icurato la sua pre-
senza il sind aco de ll a c ittà,
Gino Cesa roni , exa lli evo e
molto legato da sempre all 'o-
pera. Nel 1988 aveva messo a
di s pos iz ione il te rre no e la
messa in o pe ra di un be l
monumento a Don Bosco. In-
vece la città intera è stata co l-
pita dall a sua morte impro v-
vi sa a ca usa di un inc idente
stradale. li sind aco Cesaroni
era molto popol are ed è rima-
sto in carica per ben 28 anni ,
favorendo una politica a fa vo-
re dei giovani .
GIOVANI
IN AUSTRALIA E
CALIFORNIA
Boscolink , l' agenzia di Be r-
ke ley (USA ), c he inform a
qu o tidi a na me nte il mond o
sa les iano tramite E-mail , ha
dato re laz ione di due campi
giovanili organi zzati in nazio-
ni di lingua inglese. L' Austra-
1ia ha radun ato 50 g io va ni
animatori dalle varie sc uole,
parrocchi e e centri giovanili
per un campo scuol a di cinque
g iorni a Dromana, Vittori a.
Ad Arro wbear, nell e monta-
gne di San Bern ardino, a sud
dell a California, si sono radu-
nati una qu ara ntina di giovani
v ie tn a miti- a me ri ca ni d a ll e
dioces i di Los Angeles e Oran-
ge . li campo dei giovani lea-
der australiani aveva per mot-
to: «Just do it », e doveva pre-
parare i partec ipanti ad ani-
mare i campi estivi per i ra-
gazzi. Quello degli americani
VESCOVO
IN GUATEMALA
MONS. OSCAR
JULIO V/AN
li direttore del collegio « Don
Bosco » di Città di Guatemala
Oscar Juli o Vi an, 59 anni , è
stato nominato vicari o aposto-
lico di E l Petén (Guatemala).
Nell o stes o tempo la Congre-
gazione per I'evange li zzazio-
ne dei popoli ha deciso di met-
tere il vicariato sotto la respon-
sabilità dell a Soc ietà Salesiana.
CAMBOGIA
GUARDARE DIO NEGLI
OCCHI DEI POVERI
Le « Sister Servants of the Im-
maculate Heart of Mary » han-
no aperto in Cambog ia la loro
prima ope ra a l di fu o ri de i
confini dell a Th a il andi a. Le
due suore pioniere si sono pre-
parate con cura , andando per
due anni al nord de ll a Thai-
landia a lavorare tra i poveri e
gli ammalati, inclusi i giovani
colpiti dal l'AIDS. «Ora siamo
pronte a incontra re Dio faccia
a facc ia nel volto della gente
che andiamo a servire », han-
no detto. Le « Sister Servants
of the Imm ac ul ate Hea rt of
CORSO PER GIOCOLIERI
Presso il colleg io salesiano di
Tolmezzo si è svolto il primo
Corso per giocolieri e anima-
tori di strada . Il Corso era in-
dirizzato ai giovani delle scuo-
le superi ori, agli animatori e a
quanti partecipano attivamen-
te all e vari e realtà giova nili .
L'iniziativa è nata all ' interno
del « Pro ge tto C ittà di Tol -
mezz o », in collabora z ion e
con il Centro di agg regaz ione
giov ani le « Don Bosco» e la
locale ammini strazione.
NUOVE ISPETTORIE
IN INDIA E CAMBOGIA
Le Figlie di Mari a Ausili atri -
ce hanno affid ato a suor Lina
Chi andotto la nuova visitato-
ri a del Sud-Est asiatico « Ma-
ri a Nostro Aiuto », con sede a
Phnom Penh , comprende nte
case in Cambogia, Myanmar,
Timor e Vietnam.
In India è nata invece la nuova
is pe tto ri a sa les iana « Ges ù
Buon Pas tore», con sede a
New Delhi , comprendente tut-
to il bac ino de l Gange, fino
agli stati dell 'ovest, Kashmir e
Paki stan.
IN LIBRERIA
&/M;g@ ®0 "' "-'
"'""" ~@
DoNBosco
era così!
UNA PJCCO!A BIOGRAFIA
Enzo Bianco
DON BOSCO
ERA COSÌ!
Una piccola biografia
pp. 120, lire 13.000
Si tratta del remake di un
fortunato tascabile che
raggiunse le 200 mila
copie . Totalmente riscrit-
to , propone in modo or -
ganico episodi , aneddoti ,
spunti biografici su Don
Bosco. Un Don Bosco vi-
vo e piacevole a leggersi.
Tra le novità , il capitolo
« Don Bosco educava co-
,, e le due appendici:
« Dizionarietto dei pensie-
ri di Don Bosco ,, e « Tutte
le date ».
Il libretto è ideale per una
prima conos cenza del
« Padre e maestro della
gioventù ».
Circondato da un folto
gruppo dei suoi ragazzi, un
giorno Don Bosco doman-
dò a uno di loro : " Qual è
la cosa più bella che tu
hai visto al mondo? ». Il
ragazzo rispose a botta
sicura: «Don Bosco' " ·
Presso le librerie
cattolich e
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 01 1/95.91 .091
c/c Postale 8128
BS APRILE 1997

4.10 Page 40

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IN LIBRERIA
CARTA DI COMUNIONE
di Piero Bore lii
r. .,.. - ;;. - -
, •' I
/~·~:\\ ~,N. "'
LA GENERAZIONE f~tç~:::~~~
;ll~J7 1!Bt DELL'ALTROVE ,:---;;:, )1/ ,-- ,ii,,,
La «Carta di Comunione» chiama
la Famiglia Salesiana a rispondere alle
\\'S \\ I,,'~'~_,~:-:t::-,..',5l!i/
\\ ~,.~.:~
. ,~f. :~---·:.J'1·I·I
esigenze di giovani che spostano
d1. conti.nuo Ie Ioro attese e .I Ioro des,'den..
~\\\\,?~,.v
\\\\
\\,\\,
Dal rinnovamento e dal coinvolgimento di tutte
le forze operanti sul campo possono nascere progetti
che si fanno aiuto, addirittura« risposta».
DIAGROUP
Rivista in diapositive
per l'educazione religiosa
dei ragazzi nella catechesi
e nella scuola.
PROGRAMMA 1997
1. Gesù , Galileo di Nazaret
2. Gesù , uomo libero
3. Gesù , Messia e Figlio
di Dio
4. Gesù , morto e risorto
5. Gesù , annuncio del regno
di Dio
BIMESTRALE :
cinque numeri all 'anno.
Ogni numero un diapomon-
taggio di 24 diapositive e
una guida didattica di 32
pagine.
ABBONAMENTO
Gennaio-dicembre 1997
Italia lire 110.000
Estero lire 135.000
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Articolo 3: « Numerosi gruppi co- nostri «progetti educativi » devono
stituiscono oggi la Famiglia Sale- inoltrarsi nell 'aggancio dell 'attimo fug-
siana. Essi formano un unico orga- gente con giovani aspirati da dina-
nismo vitale e questo spiega le miche travolgenti come moti ondosi,
convergenze di ciascuno con gli che d'un subito cancellano la verità di
altri, e anche le differenze di cia- appena ieri . La " generazione dell 'al-
scuno fra loro ».
trove », della ricerca di oasi o di de-
serti , di idiozie o di equilibrio, è ancora
Dalla linfa carismatica di Don Bo- sempre sintomo dell 'età del males-
sco sono sorti e continuano a fiorire sere. Sintomo nuovo, febbre nuova.
gruppi che ne sviluppano una sempre
nuova potenzialità. Accanto o assieme « Rinnovamento » è la parola che
ai salesiani e alle Figlie di Maria Ausi- circola nella Famiglia Salesiana. La
1iatrice , laici motivati accolgono , in " Carta di Comunione » chiama al coin-
libertà, l'impellente domanda che sale volgimento di tutte le forze operanti
dal mondo giovanile e tentano di atti- sul campo per una sinergia finalizzata
vare, con mobilità, la risposta aderen- alla risposta. Don Bosco dice: " I gio-
te e consequenziale , sul filo dell 'antica vani sono i nostri padroni ». Padroni
originalità .
esigenti . Ma vibra una generosità
nuova.
O La domanda dei giovani è avvolta
di complessità e re-
spira mutamenti re-
pentini e impre\\(edi-
bili , asmatici. E di
ieri che si parlava
della « generazione
della vita quotidia-
na» , e sembrava la
lettura più attinente
all 'universo giova-
nile , ma oggi stia-
mo già inoltrandoci
nella «generazione
dell'altrove»: la
danza del desiderio
sposta di continuo i
suoi confini. L'altro-
ve è indice di fugq.
Subito domani . E
l'immediatezza, ma
più in là. È sempre
un essere sulla stra-
da: senza né tetto ,
né legge , vagabon-
daggio della ricerca
di sicurezze.
O E di continuo
« Generazione dell'altrove ». Non uno slogan ad effetto,
ma una lettura attenta della nuova identità giovanile.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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I NOSTRI MORTI
ZUCCA sac. Virgilio , salesiano ,
t Cirié, Torino, il 6/10/1996 a 67 anni.
Aveva il cuore oratoriano e la paternità
salesiana, unita a un grande entusiasmo
nel lavorare tra i giovani. Sacerdote zelan-
te, ricco di fede e di preghiera, disse con la
vita che è bello lavorare per il Signore e
per i giovani.
MASI suor Argentina ,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Livorno il 4/12/1996 a 59 anni.
Cresciuta a Moron, Argentina , dove la
mamma si era recata per lavoro, dopo aver
conosciuto le Figlie di Maria Ausiliatrice
decise di entrare nell 'Istituto e dedicarsi ,
come maestra elementare , al bene delle
giovani. Ritornata in Italia, continuò la sua
missione con entusiasmo , semplicità e
impegno. Colpita da un male incurabile ,
mantenne fino alla fine la serenità di chi sa
di essere amata da Dio.
MOLARO Valerio , cooperatore,
t Coderno-Sedegliano (Udine)
il 5/1/1997 a 64 anni.
Di costituzione robusta, faceva volentieri i
lavori pesanti della campagna. Con entu-
siasmo partecipava alla vita della parroc-
chia e fu presto delegato degli aspiranti e
poi presidente dei giovani. La domenica,
insieme a un suo compagno, raccoglieva i
ragazzi per intrattenerli in attività ricreative .
Alla visita militare fu dichiarato abile , ma
poco dopo gli fu riscontrata la sclerosi a
placche. Incominciò così la sua nuova vita.
Nel 1962, a 30 anni, si acquistò la prima
carrozzella. Gli costò molto il doversi fer-
mare e non lavorare come era sua abitudi-
ne e piacere. Verso la fine degli anni '60
conobbe un sacerdote colpito dalla stessa
malattia, che fondò una comunità per l'ac-
coglienza e l'aiuto ai disabili. Legata a que-
sta ci fu un'altra comunità di volontariato
«Dinsi Une Man » (Diamoci Una Mano) , di
cui Valerio fu il vice presidente. Ma il male
lentamente e inesorabilmente lo consumò
e la morte lo colse prematuramente. Il suo
testamento è un incredibile inno alla vita. Si
legge tra l'altro: " Con tutto il cuore ringra-
zio Dio per aver creato la vita, scintilla della
sua divinità. La mia vita, non facile , mi ha
impegnato in un colloquio con me stesso, a
pensare e meditare quanto è bella la vita,
nella sua essenza . Con la preghiera ho
potuto apprezzare la bellezza del colloquio
con Dio .. . A tutti i miei cari familiari , che a
causa della mia malattia e conseguente
invalidità, hanno sopportato tante sofferen-
ze, disagi e privazioni , va il miq affettuoso
e riconoscente ringraziamento . E certo, Dio
li ricompenserà. A quanti , vedendomi in dif-
ficoltà, mi hanno offerto un fattivo e cordia-
le aiuto ; particolarmente a quanti , giovani e
anziani , hanno fatto la fatica di portarmi su
e giù per la scalinata della chiesa, vada il
mio riconoscente grazie. Alla comunità
« Pier Giorgio " di Udine , che mi ha cerca-
to, togliendomi dal mio isolamento e poi
dato la possibilità di conoscere e vivere la
sua bella e nuova dimensione dell'amore
attraverso il volontariato , che fa un servizio
sincero e disinteressato ai disabili , rispet-
tando la loro libertà di opinione , di ideologia
e di fede, vada il mio elogio e grazie rico-
noscente, perché ha trasformato questo
mio tramonto cronologico in un'alba radio-
sa. Per quanti occupano posti di responsa-
bilità: si preoccupino che tutti abbiano la
possibilità di vivere la propri a vita, in libertà
e dignità. A quanti io abbia re cato danno
con i miei pensieri , parole , opere e omis-
sioni , chiedo umilmente perdono. Perdono
e pace a quanti mi avessero procurato
qualche danno morale e materiale. Per
manifestare la mia gioia a Dio e per ringra-
ziarlo di avermi dato la vita, con la possibi-
lità di viverla qui nel tempo sulla terra e nel-
l'eternità, desidero che al termine del mio
funerale si canti il "Magnificat"» .
SANTACOLOMA Jorge, salesiano,
t Santafé de Bogota (Colombia)
il 23/9/1996 a 75 anni.
Era un salesiano laico allegro , gioviale e
fedele alla sua vocazione. Per molti anni fino
all'ultimo, amava cantare sia nelle celebra-
zioni liturgiche che nelle feste di comunità. Fu
esemplare nella vita comune e si distinse per
la sua umiltà, allegria e sempl icità. Lavorò
con dedizione sia nel collegio di Duitama
che nelle missioni dell'Ariari e altrove .
DE BERNARDI Maddalena,
vedova Patrucco , cooperatrice,
t Torino il 24/9/1995 a 92 anni.
Seppe affrontare con fede le numerose e
dure prove della vita, donandosi alla figlia
Rosalina, malata sin dall 'infanzia e manca-
ta prima di lei , e al figlio don Tino, salesia-
no, da tempo ammalato. La sua casa era
sempre aperta a chi cercava amicizia, aiu-
to, conforto. Ha insegnato a quanti l'hanno
avvicinata, come cristianamente si ama, si
soffre, si spera e si prega.
BUFFA Domenico, cooperatore,
t Villanova Monferrato, Alessandria il
31 /12/1996 a 64 anni.
Collaborava generosamente in paese con
la scuola materna e alle attività sportive gio-
vanili (PGS). Lettore assiduo del Bollettino
Salesiano, era devotissimo di Don Bosco e
impegnato nella famiglia a coltivare la parte-
cipazione alla vita della comunità ecclesiale.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROM A, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1 97 l n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto l3-l-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
« .. . lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire . .., (oppure)
l' immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dal! 'Ente,
e particol armente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l 'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l' uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«.. . annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don. Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con.
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente
per l'esercizio del culto, per la
fo nnazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari
e per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
NB . Il testamento deve essere scrit-
to per intero di mano propria
dal testatore.
BS APRILE 1997

5.2 Page 42

▲back to top
I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
HA GUIDATO LA MANO
DEL CHIRURGO
Suor Eusebia
Palomino, dichiarata
«Venerabile »
il 17 dicembre scorso.
A Giulia, docente di sociologia
e autrice di numerose pubbli-
cazioni , viene diagnosticato
un tumore maligno , fra l'altro
difficilmente operabile per la
r l DOTTORI
PREVEDEVANO
NON PICCOLE
DIFFICOLTÀ
La nostra Paola era in attesa
del suo primo bambino. Noi l'af-
fidammo alla protezione di san
Domenico Savio. La futura
mamma indossò pure l'abitino.
La nostra preghiera si fece in-
tensa quando venimmo a sape-
re dai medici che il parto si pre-
vedeva non privo di serie diffi-
coltà. Trascorremmo giornate di
grande ansia . Ma il 9 ottobre ,
senza particolari problemi , nac-
que un bambino sano e bello
che ora è la gioia di tutti .
Famiglia Remondino, Asti
r VISSE FINO
A 99 ANNI
Quando ero ragazzo, mia mam-
ma era spesso malata di fegato ,
sicché doveva passare la gior-
nata a letto . Essa era contenta
che io mi facessi prete , ma desi-
derava che andassi in semina-
rio, perché - pensava - " ti fa-
ranno parroco e io verrò a farti i
servizi di casa ,,. Quando però ,
dopo la quinta ginnasiale, le dis-
si che volevo farmi salesiano ,
essa vide d'un tratto croll are il
suo sogno ; perciò si mi se a
piang ere. Tuttavia mi di ede il
consenso perché andassi in no-
viziato. In quello stesso anno ,
posizione . Il marito preoccu -
patissimo , invia una lettera a
monasteri , religiose e a varie
persone per invocare preghie-
re. Quando tale lettera giunse
nelle mie mani , mi affrettai a
inviare a Giulia una reliquia di
suor Eusebia Palomino
dicendole : " La porti con in
sal a operatoria : guiderà la
mano del chirurgo ,, . La signo-
ra viene rico verat a e dopo
mesi di analisi e incertezze -
fino al punto di far dubitare i
medici sull 'opportunità di inter-
venire - finalmente viene ope-
rata. Quando telefonai al mari-
to per conoscere l'esito dell'in-
tervento , mi sento dire: " La
pi ccola Eusebia ha guidato
veramente la mano del chirur-
go! Tutto bene ». A distanza di
sei mesi, la dç,cente ha ripreso
i suoi studi. E serena e, con-
vinta di do ve re a Eusebia
Palomino l'incredibile risultato,
mi prega di renderlo noto.
suor Maria Ossi, FMA , Roma
essa dovette essere ricoverata al-
l'ospedale Mauriziano di Torino.
Col permesso dei miei superiori
potei andarla a tro vare. Essa
allora mi disse : " In settimana
hanno operato due signore , ma
sono morte ambedue . lo ora ho
paura di farmi operare e perciò
tornerò a casa senza operazio-
ne ». Tornò difatti a casa e, sen-
za ulteriori cure , guarì dal suo
male e visse in buona salute
fino all'età di 99 anni e 40 giorni.
Fu certamente una grazia otte-
nuta da S. Giovanni Bosco per
il suo sacrificio . Bell 'esempio
per i genitori , di non ostacolare
la vocazione religiosa dei figli.
Don Tiburzio Lupo, S08, Torino
r SI PENSÒ A
UNA MALATTIA
CONGENITA
Desidero ringraziare il piccolo
grande santo, protettore delle
nascite , san Domenico Savio,
per il suo prezioso aiuto durante
la gravid anza di mia figlia . Al
terzo mese alcune analisi fecero
pensare a una malattia congeni-
ta del nascituro. Ci affidammo
con tanta fiducia a san Domeni-
co Savio e dopo quindici giorni
le stesse analisi risultarono
completamente normali. Ora
abbiamo un bellissimo bambino
del tutto sano.
R.F., Gaeta
r Uf'lA PERITONITE
GIA IN CORSO
Sono un 'affezionata lettrice del
Bollettino Salesiano e, in parti-
colare , della rubrica " I nostri
santi Poco tempo fa mio figlio
è stato colto da una dolorosissi-
ma colica cui è seguito il ricove-
ro in ospedale e, dopo due gior-
ni , l'operazione d'urgenza per
una peritonite già in corso. I me-
dici erano preoccupati e noi di-
sperati per il rischio che egli cor-
reva. Allora ci siamo rivolti al
beato Michele Rua pregandolo
di aiutarci affinché tutto andasse
per il meglio . Siamo stati esau-
diti perché dopo un 'ora abbiamo
saputo dai medici che si trattava
di un calcolo alla colicisti e che
l'intervento era riuscito . Il decor-
so post-operatorio è stato ottimo
e dopo la necessaria convale-
scenza mio figlio ha potuto
riprendere il lavoro.
Zucca Luigi, Moncucco (At)
r NESSUNO
RIMASE
CONTAGIATO
Avevo invitato a casa un certo
numero di persone adulte più
due bambini. Quando fummo
tutti insieme, venni a conoscere
che uno di quei bambini era nel
pieno di una malattia esantema-
tica particolarmente infettiva.
Non si poté , lì per lì , cambiare
nulla a quan to era stato già
organizzato. Non potei far altro
che raccomandare i presenti al
servo di Dio Elia Comini e ciò
per molti giorni. Ora a distanza
di tempo posso dire che nessu-
no è rimasto contagiato .
Teresa T.P., Bologna
r HOLOTTATO
TRA LA VITA E
LA MORTE
Nell 'agosto sc orso mi a sorella
Rita è stata colta da un male
mortale: meningite acuta. Rico-
verata in ospedale , ha perduto
la cono sce nza ed è entrata in
coma. Per venti giorni , intubata,
è stata tra la vita e la morte . Ma
noi , comunità delle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice e parenti, non ab-
biamo mai perduto la speranza
in Maria, Madre di misericordia.
Rita svegliatasi dal coma ha
chiesto i sacramenti che da
sana era solita ricevere. L'ab-
biamo sentita asserire che Ma-
ria le era stata sempre accanto
e aveva goduto visibilmente la
sua presenza anche nello stato
di coma. Ora è tornata tra noi.
Ha ripreso le sue attività di madre
e di sposa. Ti rendiamo grazie ,
o Maria Ausiliatrice, per aver
ascoltato le nostre preghiere.
suor Carmen Giannini, FMA,
Torre A. (Na)
r OGGI CONDUCE
UNA VITA
NORMALISSIMA
Desidero far conoscere una gra-
zia ricevuta per intercessione di
Mamma Margherita di cui sono
molto devota. Il 7 dicembre mio
marito è stato investito da un'au-
to e ha battuto violentemente il
capo sull'asfalto . È stato in co-
ma per circa quindici giorni sen-
za ricordare assolutamente nul-
la. I medici facevano del loro
meglio per salvarlo ma l'impresa
risultava molto difficile. I giorni
passavano ma lui non migliora-
va: grandi dolori alla testa, alla
schiena, alle gambe , memoria
nulla. Durante le notti trascorse
al suo fianco per vegliarlo ho
sempre pregato Mamma Mar-
gherita, fiduciosa che non sarei
stata abbandonata. Infatti mio
marito ha cominciato a migliora-
re lentamente tanto da essere
dichiarato fuori pericolo fra la
meraviglia e lo stupore di tutto il
personale ospedaliero . Oggi , a
distanza di dieci mesi , gode di
ottima salute e conduce una vita
normalissima. Tutti noi che ab-
biamo seguito il caso da vicino,
siamo convinti che si è trattato di
un vero miracolo.
Gareggio Anna, Torino
Per la pubblicazione non si
tiene conto delle lettere non
firm ate e senza recapito . Su
richiesta si potrà omettere
l'indicazione del nome.
APRILE 1997 BS

5.3 Page 43

▲back to top
IL RAGAZZO DEL SOGN0/4
A Cil!::>4 e,1 ESEfi?CITAÌ J
A LUNGO. GLI
Cl VOGLIONO MESI
DI CO'E:>TANZA , DI
CAPI TOM E30LI.
POI UN POME- ,
RIGGIO D I
00/ll!EN !CA •.•
!::::>IGN
TE0DO
e,uo
E ' UNA
IAFOl2T
ONTAN
NO
A!3
,MAN
UA BOR
·• •• UN
ED ORA
FACCIO R'IPD-
~ARE LA MIA
BACCHETTA MA-
GICA. E E:>ICCOME
MOLTI DI VOI
'NON E~O IN
CH/EeiA e:>TA-
MATTINA •••
BS APRILE 1997

5.4 Page 44

▲back to top
Jé'ECITA ::>PIGLIATO E VIVACE
LE PAROLE PILI' INTEeE::>~N-
r, DETTE Cl<'.\\L PAFZROCO. È L'OF-
FERTZl CWE CWIEDE AL SUO
PUBE!>LICO, IL BIGLIETTO CWE
QUEI DUE
FA PAGAl.?E A PICCOLI E
!?E NE
GRANDI.
VANNO.? Ml Di-
E:>PIACE PER
LORO, !:?I PER-
DONO NON €:>OLO
UNA BUONA PAR'O-
LA, MA ANCHE LA
PARTE MIGLIORE
DELLO ~PETTA-
COLO /
ED ORA
COL
VO~TRO
PERME~SO
VADO A
FARE UNA
PA~E:>EGGIA-
TINA ... !:7UL-
LA CORDA .'
Lo ACCOMPA-
GNANO IMPl<?OV-
Vlf:>I !:>ILENZI
E OVAZIONI
FRENETICHE.
APRILE 1997 BS
ECCO IL
PAGLIACCI.O."
IL POLTRONE.'
IO Ml ROMPO
LE OSSA NEI

5.5 Page 45

▲back to top
ALL'ARRIVO DELL'INVERNO,
MAR61-1ERITA TEN"TA 01
PERSUADEl;?E AN°TON /0,
RE TE
P R IGLI O
CHE PO
/NSE -
E IL LA
G1ovANNI
INr:tJ.NTO CONTI -
NUA A LEGGERE
E A e>TUDIARE,
FINCJ-IÉ LJNA
!:::>ERA DEL FEB-
Bl<A/0 -:182'?
~COPPIA LA
LITE CJ-IE
SAPPIAMO,., E
GIOVANNI
DEVE CERCARE
LJN PebTO
DI GARZONE
ALLA
CA6CINA
M08LIA,
BS APRILE 1997

5.6 Page 46

▲back to top
GUIDA ALLE
ASSOCIAZIONI
GIOVANILI
SALESIANE
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MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO (MGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/49.40.442
Via San Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.43.855
GIOVANI
COOPERATORI
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.09.45
GIOVANI
EXALLIEVI (GEX)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.85.22
OBIETTORI
DI COSCIENZA
SERVIZIO CIVILE
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.09.45
MISSIONI
E VOLONTARIATO
INTERNAZIONALE
VIS, via Appia Antica , 1
00179 Roma
Tel. 06/513.02.53
VIDES, via S. Saba, 14
00153 Roma
Tel. 06/57.50.048
CINEMA
E COMUNICAZIONE
SOCIALE (CGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.70.01 .45
POLISPORTIVE
GIOVANILI
SALESIANE (PGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/446.21 .79
TURISMO
GIOVANILE
SALESIANO (TGS)
Via Marsala, 42
00185 Roma
Tel. 06/44.60.946
APRILE 1997 JJS
SOLIDARIETÀ
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
I
Akure (Nigeria). David, Samuel, Patrick e Chukwudi,
quattro neosalesiani, alla cerimonia
della prima Professione religiosa il 16 agosto 1996.
Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Mamma Margherita, a cu-
ra di Bossi Luisa, L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice, S. Giovan-
ni Bosco, a cura di Nicolosi
Anita, L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco , a c ura di Tarditi E li sa,
L. 200.000.
Don Luigi Zavattaro e Don Fran-
cesco Meotto, in suffragio de l
dott. Dino Cavallo: i condisce-
poli (1934-37) di Valdocco, a
cura di Pastrane Fiorenzo,
L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per ringraziamento e pro-
tezione, a cura di C.P., Torino,
L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a cura dell e sorelle Maifre-
di, L. 200.000.
San Domenico Savio, per gra-
zia ricevuta, a cura di Bonin Ce-
sa rin a, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice , Santi Sa-
lesiani , per graz ia ricev uta, a
c ura di Fantoni Bartolomeo,
L. 200.000.
Don Bosco, in memoria di Bruno
Bozzi, a cura di N.N., L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Domeni-
co Savio, a cura di Matta Elsa,
L. 200.000.
San Domenico Savio, proteggi-
ci. A cura di Roncoroni Uslen-
ghi Luisa, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, Santi Sa-
lesiani , a cura di Marcon Enri -
co, L. 200.000.
San Giovanni Bosco, per gra-
zia ricevuta, a cura di Tango
Emanuele, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e San Gio-
vanni Bosco, a cura di Fattore
Teresina, L. 150.000.
Borse missionarie da
L. 100.000
Maria Ausiliatrice e San Gio-
vanni Bosco, per grazia rice-
vuta e in vocando protezione
per Mario e Sara, a cura di Ga-
glione Rosa. - Maria Ausilia-
trice e Don Bosco, a cura di
N.N. - Don Bosco e Mamma
Margherita invocando una gra-
zia, a cura di Bogino Lina. - Ma-
ria Ausiliatrice e Don Bosco
invocando protezione, a cura di
Z.R. - Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Suor Eusebia, a cura di
N.N. - Maria Ausiliatrice e
Don Bosco, per grazia ricevuta
e invocando protezione, a cura
della fam iglia Bergui. - Maria
Ausiliatrice e S. Giovanni Bo-
sco, a cura di Clemente Nerina.
- Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, a cura di Casale Arciere Lu-
cia. - Maria Ausiliatrice, a cu-
ra di Bacca Giovanni. - Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, Do-
menico Savio, ringraziando e
invocando protezione, a cura di
Luciano Daverio. - Don Bo-
sco, a cura di Michelazz i Ma-
ria. - Maria Ausiliatrice e San
Giovanni Bosco, per protezio-
ne, a c ura di Cortesi cav. Giu-
seppe. - Santi Salesiani, pro-
teggete i mi e i cari, esaudi te le
mie suppliche, a cura di N.N.
exallieva. - S. Cuore di Gesù,
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
a cura di Gallirò Alfina. - San
Domenico Savio, in ringrazia-
mento per la nascita del nipote
Cesare, a cura di Dal Pane
Adriana. - Maria Ausiliatrice,
Don Bosco, Domenico Savio, a
cura di Bozzano Caterina. - S.
Cuore di Gesù e Maria Ausi -
liatrice, a cura di Piovano M.
Giuseppina. - Don Bosco e Do-
menico Savio, a cura di Di Bia-
gio don Ugo. - S. Cuore di Ge-
sù, Maria Ausiliatrice, Santi
Salesiani, a cura di Novelli
Franca. - Maria Ausiliatrice,
a cura di Juliano Giovanna. - In
memoria di P. Giovanni Pian, a
cura di Pizzamiglio Rita. - Ma -
ria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, in suffragio
di Domenico Telesca, a cura di
Telesca Rosa. - Maria Ausi-
liatrice, San Giovanni Bosco,
per grazia ricevuta, a cura di
Dal Degan Fausta. - Maria Au-
siliatrice, a cura di Solinas An-
na. - Maria Ausiliatrice, San-
ti Salesiani, a cura di Parlani
Giorgina. - Maria Ausiliatri-
ce, Don Bosco, Domenico Sa-
vio, a cura di B.M. - Maria Au-
siliatrice, Santi Salesiani, a cu-
ra di Pisemi Maria Ausilia. - Ma-
ria Ausiliatrice in suffragio di
Giustino Giannetti , a cura di
Giannetti Checcacci Jole. - Ma-
ria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, a cura di
Grezzani Lucia. - San Dome-
nico Savio e Santi Salesiani, a
cura di Dal Pane Adriana. - Ma-
ria Ausiliatrice, a cura di Bet-
tega Stella. - Maria Ausiliatri-
ce e Santi Salesiani, in suffra-
gio di Margherita, a cura di Men-
sitieri Giorgio e Ivana. - San
Giovanni Bosco, in memoria
di padre Aurelio Maschio, a cu-
ra di Refell ato Capocello An-
gela. - Maria Ausiliatrice, in
memoria e suffragio di Nunzia-
tina Lanza, a cura di Cantarella
Mario . - San Giovanni Bosco,
Suor Eusebia, venerabile Ro-
dolfo Komorek, a cura di Dal
Pane Adriana - Maria Ausilia-
trice, a cura di Melandri Aure-
lia. - Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, in suffragio dei nostri
defunti, a cura d i Pessina Teresa.

5.7 Page 47

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Suor Maria de
Los Angeles Contreras
è animatrice della
Famiglia Salesiana per
il Consiglio generale delle FMA.
Ha il compito di sottolineare
l'elemento femminile e mariano
nella Famiglia Salesiana
e di collegarsi con le istituzioni
umanitarie e i gruppi di ricerca per
la promozione della donna.
Quali sono le tue radici?
Sono nata in Venezuela e sono cresciuta in una famiglia numerosa
(sette figli) con profonde convinzioni cristiane. Mio padre era un
educatore fortemente impegnato in politica. La mia città, Barqui-
simeto, è chiamata città musicale. Siamo allegri, affettuosi e so-
cievoli. Ho frequentato le scuole delle FMA e ho fatto parte del
«Movimento studentesco cattolico » animato dai Gesuiti che ave-
va lo scopo di formare i giovani all'impegno sociale secondo il
magistero della Chiesa. Questa appartenenza orientò la mia scelta
vocazionale.
Ricordi qualche fatto o periodo della tua vita che potrebbe essere
letto come preparazione al tuo nuovo compito?
La forte esperienza con i giovani poveri del popoloso rione di La
Vega, a Caracas. La loro lotta per sopravvivere, carica di gioia e
speranza, mi ha fatto scoprire il volto di un Dio Padre vicino e
provvidente. Tale certezza mi dà forza in questa chiamata a lavora-
re per la difesa della vita e per la dignità della donna. Nel-
l'ispettoria dalla quale provengo ho potuto vivere una bella e impe-
gnativa esperienza di Famiglia Salesiana.
Intravedi già qualche prospettiva per il tuo nuovo compito?
Mi sembra importante partire dalla vita prendendo contatto prima
di tutto con persone e gruppi che hanno già un'esperienza in propo-
sito. Tra i rami della Famiglia Salesiana intravedo un futuro di con-
divisione molto forte con le exallieve e mi piace pensare a un cam-
mino di arricchimento reciproco per un impegno più incisivo nella
realtà sociale ed ecclesiale nei diversi contesti. La realtà donna mi
appassiona particolarmente e vorrei che l'approfondimento delle
sfide educative fosse uno dei compiti più importanti e condivisi
con tutti.
Quando dici «famiglia » a che cosa pensi?
Rifacendomi alla mia esperienza familiare, penso a una presenza
amorosa, propositiva e discreta. Penso alla condivisione, al dialo-
go, al gioire e al soffrire insieme, al rispetto della diversità. Penso
alla vita che si allarga, si moltiplica nella fecondità dell'amore e si
espande verso nuovi orizzonti pur nel dolore della separazione e
della morte.
GOLEADOR NELLA
ROMA E NELLA VITA
Molti in questi ultimi tempi hanno
parlato di Abel Balbo, il calciatore
italo-argentino della Rom a, cam-
pione non solo nello sport, ma so-
prattutto nelle scelte di vita. È un
uomo soddisfatto de ll a sua fami-
glia (« Ho avuto la fortuna di tro-
vare la donna gi usta che mi è stata
sempre molto vic ina nei mome nti
difficili . Mi ha dato molto equili-
brio e serenità »); a chi gli chiede
se non ha avuto paura di sposarsi a
23 a nni , ass um e nd o presto g li
impegni del matrimon io, ri spo nde :
« No n ho av uto paura , perché ho
trovato la donna gi usta, ho capito
che lei era la donna per me ». Ma è
anche un uomo che non nasconde
la sua fede, che va a messa e recita
il rosario. « Di o mi ha dato tanto
nella mia vita, non soltanto a livel-
lo profess ionale . li mi o modo di
ringrazia rl o è quello di parlarne,
soprattutto ai giov ani ». E quello
dei giovani sembra pe r lui un suo
chiodo fi sso, convinto comche a
un uomo pubblico i giovani diano
più fac ilme nte fiducia: « Un prete
può arrivare a certe persone. Un
calciatore, un canta nte, un artista
possono arrivare più faci lmente a
molti giovani che ci vedono come
persone un po ' spec iali ». Ed è
questo il suo impegno, la sua pro-
messa: « È que llo che farò fino
all ' ultimo gio rno de lla mia vita:
stare con i giovani e comunicare
loro anche la mia fede ».
BS APRILE 1997

5.8 Page 48

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©
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
Ripartire dalla strada
La presenza salesiana accanto
ai minori in difficoltà,
ai tossicodipendenti, agli immigrati
a cura di Domenico Ricca
Prefazione di don Juan E. Vecchi
Manuali, pag . 376, L. 28.000
RIPARTIRE
DALLA STRADA
~~~:;:~;~:::mori difficoltà, Lapresenzasales·
ai tossicodipende,:~1~;1
•.
in
a cura di Domenico Ricca
25 anni di lavoro dei
salesiani italiani sul pianeta
dei minori a rischio,
-
I
dei tossicodipendenti
:uD.. e degli immigrati, riletti
o<o>
~
nell'ottica della tradizione
educativa di Don Bosco
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e delle sfide che l'attuale
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